Summer Love

di xhoranzabal
(/viewuser.php?uid=193630)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Image and video hosting by TinyPic



Capitolo 1



Guardava fuori dalla finestra impaziente che quell’ora di lezione finisse. Voleva solamente che la campanella suonasse il prima possibile. Non vedeva l’ora che quel suono segnasse la fine della scuola e l’inizio delle vacanze estive. La ragazza dai lunghi capelli biondi boccolosi venne riportata alla realtà dalla sua insegnante di letteratura italiana:
«Rocio Igarzabal, potrebbe concederci l’onore della sua attenzione?»«Mi scusi professoressa».
Odiava quella donna. Era stata la sua insegnante per ben quattro anni  e le era sempre risultata antipatica. Ad un suo minimo errore era pronta a rimproverarla. Ma soprattutto era convinta che sbagliasse di proposito la pronuncia del suo nome, pronunciandolo Rocio, esattamente come si scriveva, con un sorriso malefico sul suo volto, quando invece si pronunciava Rosio. Non era un nome molto diffuso in Italia, infatti suo padre aveva origine argentine mentre sua madre era italiana. Rocio era nata a Buenos Aires e all’età di tre anni si trasferì con la sua famiglia a Roma per motivi di lavoro.
Finalmente udì quel suono tanto atteso.
L’intera scuola in un men che non si dica era in subbuglio. Uscì dalla sua classe e si diresse verso l’uscita, felice che quell’anno in cui la scuola aveva occupato la maggior parte del suo tempo fosse finito.
 Varcata la porta che dava sul cortile, si vide tirare in pieno viso una secchiata d’acqua dal suo migliore amico, nonché suo cugino.
«Ma che fai idiota?!» disse un po’ irritata.
 «Dai Ro, sai quanto amo i gavettoni di fine anno, non potevo privarmi di questo divertimento». Disse Mattia con un sorriso a trentadue denti.
Di risposta Rocio sorrise avvicinandosi a lui e con un gesto furtivo gli strappò di mano il secchio correndo verso la fontana che stava nel mezzo del cortile. Sentiva la voce di Mattia, affannata a causa della corsa, gridare:
 «Su, dai, restituiscimelo!»
Lentamente si avvicinò a lui, porgendogli, senza vendicarsi, l’oggetto di cui si era impossessata precedentemente. Quando fu vicino  il più possibile, alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi. Sulle sue labbra apparve un sorriso vendicativo e dopo un solo istante, Mattia si ritrovò bagnato fradicio.
«Certo, ora puoi prenderlo». Disse con aria soddisfatta.
«Ora è guerra». Disse il ragazzo.
Rocio lasciò cadere dalle sue mani il secchio e iniziò a scappare dal cugino che la rincorreva. Per il ragazzo non fu difficile raggiungerla e quando cinse con le sue braccia la sua vita iniziò a farle il solletico.
«Mattia Igarzabal ti prego smettila!» disse tra una risata e l’altra. «Ti prego smettila! Non posso più resistere». Così smise di farle il solletico. «Sono arrabbiata con te» «Ed io ti dico invece che tra qualche secondo scoppierai a ridere. Non puoi tenermi il broncio per più di qualche secondo». Disse con un sorriso stampato sul volto. I due ragazzi scoppiarono a ridere come dei bambini.
«Dai su, andiamo a casa». 
 
Mattia l’aveva salutata davanti al vialetto d’ingresso della sua casa per poi dirigersi verso la casa accanto.
Rocio non vedeva l’ora di arrivare in camera sua e cambiarsi quegli abiti bagnati poiché, nonostante fosse giugno, tremava come una foglia. Entrata in casa salutò la madre schioccandole un bacio sulla guancia.
«Ciao tesoro. Come mai tutta bagnata?»
«Gavettoni di fine anno» rispose la bionda.
Salì velocemente le scale dirigendosi verso camera sua.
 
«Rocio! Scendi è pronta la cena!»
«Arrivo subito mamma!»
Rocio era molto affamata, aveva saltato il pranzo e quindi non vedeva l’ora di assaporare le gustose pietanze che la sua mamma aveva cucinato quella sera.
«Eccomi!»
«Ciao piccola».
«Ciao papà, ben tornato«» disse avvicinandosi a suo padre per lasciarli un piccolo bacio sulla guancia. Di risposta il padre le baciò la fronte. Era una cosa che Rocio adorava. Il suo papà era stato sempre molto affettuoso con lei, si chiedeva come avrebbe fatto senza di lui. Era una ragazza che andava molto d’accordo con i propri genitori, non gli nascondeva niente e questo era molto apprezzato da loro. Rocio li reputava più che genitori, amici, amici ai quali poteva rivolgersi per qualsiasi problema. Adorava i suoi genitori. La cena si concluse tra una chiacchiera e l’altra.
Aiutò la madre a sparecchiare e quando ebbe concluso decise di andare in camera sua per guardare un bel film, visto che quella sera non aveva di meglio da fare.

 
«Rocio aspetta» disse il padre con un tono di voce serio.
La ragazza iniziò a preoccuparsi. Non sapeva cosa stava succedendo, ma in quella piccola stanza era calato il silenzio assoluto.
«Papà che è successo? Ho fatto o detto qualcosa che non dovevo?»
«No piccola mia, è solo che dobbiamo dirti una cosa».
Rocio si sedette nuovamente nella sedia e si mise in posizione di ascolto. Era veramente curiosa di sapere cosa le dovessero comunicare i genitori.
«Ecco, tesoro, ti ricordi quando ci hai parlato qualche anno fa, del regalo che ti sarebbe piaciuto avere per i tuoi diciotto anni?»
«Si, ma mi avevate detto che non potevate ed io avevo capito il motivo. Mamma, non c’è bisogno di affrontare nuovamente il discorso, sono grande ormai per accettare anche i no».
«Ed è proprio questo che ci ha spinto a rifletterci su» disse suo padre con un tono di voce dolce. «Sappiamo che tu sei una ragazza responsabile, di cui ci si può fidare. Per questo abbiamo deciso che ti meriti questo viaggio a Londra. Tra una settimana partirai in Inghilterra per quel corso di recitazione che hai sempre sognato fare!»
Rocio spalancò gli occhi. Non poteva credere che tutto quello stava accadendo realmente. Aveva sempre parlato di quel viaggio, di quel corso meraviglioso al quale avrebbe sempre voluto prendere parte. Lei amava recitare, riusciva a esprimere tutte le emozioni che attraverso le parole non si potevano descrivere , su un semplice palco.
Cercò di ricacciare dentro quelle lacrime di felicità e corse ad abbracciare i suoi genitori. «Grazie mamma, grazie papà. Vi sarò immensamente grata per questo! Non sapete quanto questo significhi per me! Mi state dando la possibilità di realizzare il mio sogno! Grazie, grazie, grazie!» Stritolava i suoi genitori con quel suo abbraccio. Era veramente felicissima.

Writer's Corner
 
Salve bellezze! Eccomi qui con una nuova storia!
Spero tanto che vi piaccia questo primo capitolo. E' diciamo un capitolo in cui parlo principalmente della prtagonista. La ragazza si chiama Rocio Igarzabal, che nella realtà è una cantante e attrice argentina e che io amo particolarmente. Volete sapere cosa succederà nel viaggio a Londra? Non ve lo dico! Ahahahahah. Lasciate qualche recensione per farmi capire se vi è piaciuto questo primo capitolo!
Love you, Marti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Image and video hosting by TinyPic



Capitolo 2

The day I first met you
You told me you'd never fall in love
But now that I get you
I know fear is what it really was


Quella settimana che mi era parsa un’eternità alla fine era volata, ed ora mi ritrovavo li con i miei genitori. Le occhiaie marcavano i miei occhi, segno delle poche ore di sonno che avevo fatto la notte precedente. I miei amici avevano organizzato una festa a sorpresa per salutarmi, era stato un pensiero veramente carino.
Mia madre era in lacrime, non voleva lasciarmi andare. «Piccola mia, mi mancherai così tanto!» «Anche tu mamma, ma infondo sono solo tre mesi!»«Lo so, ma per me saranno un’eternità senza di te» «Ci sentiremo tutti i giorni, te lo prometto».
Mia madre smise di stritolarmi e fu il turno di mio padre. «Tesoro, posso solo dirti una cosa: divertiti e fai la brava. Realizza il tuo sogno». «Grazie papà, ti voglio bene» dopo quelle sue splendide parole mi buttai tra le sue braccia. Mi sarebbero mancati tantissimo, ma non avevo intenzione di rimanere li. Dovevo partire, era il mio sogno, il mio sogno che diventava realtà. Ma oltre a quello avevo bisogno di cambiare aria, di vivere in un posto dove nessuno conosceva quella parte oscura della mia vita da cui ero uscita solamente da qualche mese. Avevo bisogno di riprendere in mano la mia vita, ma non potevo farlo continuando a stare li.
«Le hai prese le chiavi della casa?»«Si mamma» «Hai preso..» «Mamma, puoi stare tranquilla, ho preso tutto. Ora non c’è bisogno di rifare l’elenco di tutto ciò che dovevo mettere in valigia» dissi in tono ironico.  Abbracciai per l’ultima volta i miei genitori e mi diressi verso il Gate. L’avventura stava iniziando.

Dopo due ore di volo che furono abbastanza tranquille, tralasciando qualche turbolenza di tanto in tanto, atterrai all’aeroporto di Heathrow. Appena ebbi recuperato la mia valigia mi diressi verso l’uscita dell’aereoporto e, appena vidi un taxi libero gli feci cenno con la mano e subito si diresse verso di me. Salii e diedi all’autista l’indirizzo della casa. Non smettevo un momento di guardare fuori dal finestrino. Mi sembrava tutto così surreale. Mi trovavo in quella città che sempre avevo desiderato visitare, che avevo solamente visto tramite delle foto e che mi avevo sempre lasciato senza parole. Ora ero li ed una marea di emozioni si erano impossessate del mio corpo.
Il taxi si fermò di colpo e sentii l’autista gridare «Ma che fai idota!» Sentii la portiera dell’auto aprirsi, di conseguenza mi girai per vedere chi stesse salendo su quello stesso taxi. Era un ragazzo che avrà avuto si e no diciotto anni, con dei capelli boccolosi e con un corpo niente male. Lo avevo già visto da qualche parte, ma proprio non ricordavo dove.
«Mi perdoni se mi sono buttato sul suo taxi, ma vede lei è la mia unica salvezza». Ascoltai le parole del ragazzo stupita. «Ragazzo che ti è successo? Qualcuno ha cercato di farti del male?» disse l’autista preoccupato. «No, no. Può stare tranquillo. Stavo solamente scappando dalle migliaia di fans che mi hanno riconosciuto e hanno iniziato ad inseguirmi».
A quelle parole ricollegai tutto. Si avevo già visto quel ragazzo, faceva parte di quella nuova band di cui ormai non si faceva altro che parlare, dei One Direction. A me non piacevano particolarmente, avevo ascoltato qualche loro canzone che mi era parsa orecchiabile, ma non ero una di quelle fan che appena vedeva uno dei membri della band iniziava ad urlare e strapparsi i capelli.
«Dove la devo portare?» chiese l’autista al ragazzo. «Prima porti questa bella ragazza che sta accanto a me a destinazione». Alle sue parole inarcai un sopraciglio come per dire «Ma che cazzo dici?»
«Non fare quella faccia piccola, ho detto solamente la verità. Sei una ragazza bellissima».
«Sentimi, non fare il casca morto con me che non attacca» risposi con tono irritato.
«Mi piacciono le donne con un carattere forte» «E a me non piacciono i ragazzi montati come te» «Comunque piacere io sono Harry, Harry Styles».
«Ecco signorina, siamo arrivati a destinazione» disse l’autista distogliendomi dai miei pensieri. «Grazie» risposi porgendogli la somma di denaro da lui richiesta e scesi dall’auto. «Ma come, te ne vai e non mi dici nemmeno il tuo nome?» disse sporgendosi fuori dalla portiera prima che riuscissi a chiuderla. «Mi chiamo Rocio e non posso dire che per me sia un piacere conoscerti». Gli chiusi la portiera in faccia, girandomi per poi rimanere estasiata davanti alla visione di quella che sarebbe stata la mia casa per i prossimi mesi.
Era una casa enorme circondata interamente da un prato all’inglese nel cui perimetro vi era una staccionata bianca.
Trascinai la valigia sino alla porta d’ingresso, cercai le chiavi dalla borsa e appena riuscii a trovarle tra le mille cianfrusaglie che tenevo li dentro, le infilai e girai la chiave due volte. Entrata subito sentii un profumino niente male provenire dalla cucina. C’era qualcuno in casa? Pochi secondi dopo davanti a me si presentò una ragazza dai capelli castani lisci, alta e non troppo magra, ma in perfetta forma. «Ciao, tu devi essere Rocio!» disse sorridendo evidentemente felice del mio arrivo. «Ciao, si sono io. E tu sei..» «Piaciere Lizzie, ma puoi chiamarmi Liz. Sono la tua coinquilina» disse con un tono di voce esuberante. Una coinquilina? Mio padre non mi aveva detto niente. Si era occupato lui di affittare la casa, mi aveva fornito qualsiasi informazione, ma di quello non mi aveva parlato. Ero stupita, ma non mi dispiaceva affatto condividere la casa con un’altra ragazza, anzi, mi faceva piacere. «Piacere Liz». «Ti faccio fare un giro della casa,ti va?» «Certamente! »

«Questa pizzeria è veramente carina» «Si hai ragione, Ro. Posso chiamarti così o ti dispiace? » «Certo che si, nessun problema» «Allora Ro, raccontami un po’ di te» «Cosa posso dirti. Sono una ragazza che tra qualche giorno compirà diciotto anni nella città dove a sempre sognato di vivere. Ho la passione per la recitazione che mi ha portata qui dall’Italia. Tu invece cosa mi dici di te? » «Ho diciannove anni e vengo da Manchester e come per te la mia grande passione mi ha portata qui. Adoro cantare e ritengo di avere un voce abbastanza orecchiabile.  Sono venuta qui per prendere parte alle selezioni di X-Factor. Spero di riuscire a realizzare il mio sogno! » «Se ci credi, il tuo sogno diventerà realtà! E comunque devi cantare qualcosa per me, voglio sentirti cantare assolutamente» «Va bene, ma non qui. Quando torniamo a casa faccio un concerto solo per te». Scoppiammo a ridere entrambe. Era una ragazza veramente simpatica, sentivo che saremo andate molto d’accordo. La serata passò tra una chiacchiera e l’altra.
«Ro, vado un momento in bagno poi possiamo tornare a casa» «Va bene Liz. Ti aspetto qui vicino all’uscita». C’erano tantissime persone che parlavano del più e del meno e le loro voci mischiate tutte insieme erano come un ronzio fastidioso.
«Guarda chi si rivede». Quella voce, non poteva essere di nuovo quell’energumeno irritante. «Cosa ci fai qui? Mi stavi seguendo?» «No, io non ho fatto nulla, è stato il destino a farci incontrare. E poi anche se fosse, non sei felice di rivedermi?» «Sinceramente? No! Sei abbastanza irritante» «Come puoi dirlo se nemmeno mi conosci?» «In due volte che ti ho incrociato per un arco di tempo molto ristretto, mi hai fatto saltare i nervi» «So che infondo, un pochino ti piaccio» «Oddio, ma quanto sei montato? Solo perché sei famoso e tutte quelle ragazzine urlanti cadono ai tuoi piedi quando ti vedono non vuol dire che a me succeda la stessa cosa. Anzi, a me, come ti ho detto prima irriti e basta» «Cambierai idea piccola». Mi schioccò un bacio sulla guancia ed uscì da quel locale.

Writer's Corner
Ciao bellezze mie! Finalmente sono riuscita a trovare un po' di tempo per postare il secondo capitolo. La scuola mi sta uccidendo, ho un sacco di interrogazioni e verifiche, ma per fortuna le vacanze di Natale sono sempre più vicine.
Comunque in questo capitolo entra in scena il nostro Harry, che ne pensate? Vi incurioscisse la storia? Vi piace? Be fatemelo sapere con una piccola recensione!
Love you,
Marti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1437066