Incontro Casuale

di BlueJayWay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scontro ***
Capitolo 2: *** Scambio di opinioni ***
Capitolo 3: *** Rapida discussione ***
Capitolo 4: *** Inizio giornata ***
Capitolo 5: *** Daniel ***



Capitolo 1
*** Scontro ***


Salve a tutti! Questa FF l'avevo già postata (avevo postato un solo capitolo ad essere sincera) qualche mese fa qui su EFP, poi per vari motivi ho deciso di toglierla e ora la ripropongo completamente diversa e revisionata. Per chi l'avesse già letta tempo fa consiglio di rileggere anche questo primo capitolo, perché, in particolare verso la fine é completamente diverso. Diciamo che da una base che già avevo ho cambiato molte cose. Inutile che mi dilunghi come al mio solito :) Vi lascio alla lettura del capitolo e spero vi piaccia.
Bye!
B.J.W.





Quella mattina si svegliò di soprassalto. La testa le girava in maniera incredibile, la tenne con le mani per alcuni secondi, come per voler far passare il dolore, a qualcosa servì, perché dopo non molto si senti un po’ meglio.
Aprì gli occhi, la luce del sole che filtrava dalle fessure degli scuri era piuttosto debole, ma dopo alcuni secondi li richiuse e si girò nel letto affondando il viso nel cuscino.  Non aveva voglia di alzarsi, oltre la testa le dava noia pure lo stomaco, tutto da incolpare alla serata precedete, troppo cibo, troppo alcool, troppa musica mediocre e insopportabile.
Quella festa non era neppure stata nel suo stile, ma le amiche e gli amici avevano insisto molto sulla sua presenza. Quella loro mania di voler farle cambiare parere su determinati argomenti era un chiodo fisso, e lei non sempre riusciva a prendere la cosa con filosofia, tanto meno accettarla.
La sera prima però aveva deciso di sacrificarsi, perché si era trattato del compleanno del suo amico. Tuttavia, era ancora convinta, che la domenica fosse un giorno pessimo per festeggiare, visto che, quella mattina era lunedì e non poteva certo permettersi di poltrire sul letto, doveva andare al liceo. Lei, non era certo una di quelle persone che decidevano di saltare le lezioni.
Dopo alcuni minuti si fece forza e si mise seduta sul letto, in quel momento fu presa da un altro giramento di testa ed ebbe l’istinto di coricarsi nuovamente, ma rimase nella sua posizione.  Guardò l'orologio sul comodino, segnava, le sei e venti, tutto perfetto, aveva ancora molto tempo per prepararsi, l'autobus sarebbe arrivato alle sette e trenta, proprio sotto casa sua. Si alzò con molta calma, aprì il grande armadio che troneggiava nella stanza e ne analizzò il contenuto. Scelse qualcosa di comodo e sufficientemente elegante, poi andò in bagno, per sua fortuna era libero, Appoggiò i vestiti sulla lavatrice, entrò nella doccia e si godette un lungo bagno sotto il getto dell’acqua calda. Con altrettanta calma si vestì e si truccò con cura.
Nonostante lo stomaco in subbuglio si accorse di avere fame, e il tempo per la colazione c’era. Scese in soggiorno ed entrò in cucina, cominciando a pensare su cosa prepararsi da mangiare, si avviò verso il frigorifero, e si fermò davanti ad esso. Lo fissò ancora chiuso, per pochi secondi, e rimase immobilizzata. Tra i vari magneti e i veri post-it appiccicati sopra, ce n’era uno che si distingueva tra gli altri, e non tanto per il colore rosa sgargiante, ma per quello che c’era scritto sopra.
“LUNEDI 3 OTTOBRE: SCIOPERO AUTOBUS” la frase era scritta a caratteri cubitali ed era cerchiata di rosso. La prima cosa che le venne in mente fu il giornale sul quale aveva letto l’annuncio. Poi lanciò un grido di rabbia e disapprovazione.
< Non è possibile! > esclamò < Dove ho la testa? Eppure era da giorni che lo sapevo > si rimproverò, aprendo il frigo con rabbia < Tutta colpa di quella stupidissima festa! Lo so bene! Cose che fanno diventare matti! Se non fosse stato per Dan, col cavolo che ci andavo! E adesso cosa caspita faccio?!> richiuse il frigorifero con un colpo secco, con tanta forza che all’interno si sentirono traballare alcune bottiglie di vetro.
Guardò l'orologio appeso alla parete, segnava le 7.20. Se non ci fosse stato lo sciopero, non ci sarebbe stato nessun problema, ma così l'unico mezzo che aveva  a disposizione per andare a lezione era una bici, e le probabilità di arrivare in tempo erano molto scarse. Qualunque altra persona, avrebbe sicuramente optato per un ritorno nel comodo giaciglio, ma lei no. Doveva andare.
Uscì di casa puntando gli occhi al cielo, il debole sole di qualche ora prima era scomparso, solo tante nuvole e tanto grigio.
< Ma sì, una pioggia mattutina non ce la toglie nessuno, ed é giusto quello che mancava > si lamentò la ragazza e si precipitò in garage per prendere la bicicletta, per fortuna le ruote non avevano bisogno di essere gonfiate.
Uscì in strada e imboccò la pista ciclabile, come aveva predetto, con grande intuito, qualche minuto prima, cominciò a piovigginare.
< Mai più una festa di quel genere la domenica. Dovrò andare a lamentarmi con Dan dopo! Oh mi sentirà! > la ragazza pedalava con grande foga, la rabbia le dava probabilmente la carica, fissava la ruota anteriore come per supplicarla di andare più velocemente. Se quel mezzo avesse avuto le ali, probabilmente sarebbe decollato, ma non vi fu alcun tipo di decollo, al contrario dopo poco vi fu uno schianto. La sua bici supersonica ne investì un'altra che procedeva in senso contrario, verso di lei.
Fu un attimo, la ragazza perse completamente il comando del manubrio, e la sua brusca frenata servì solo a rendere più spettacolare il suo breve volo, che si concluse con un atterraggio altrettanto spiacevole. In pochi secondi, si ritrovò distesa sull'asfalto bagnato, i capelli completamente addosso e la pioggia che continuava a battere insistente su di lei. Rimase immobile, il suo unico pensiero fu “Che vergognosa figura ”.
Anche l’altro passeggero si ritrovò steso per terra, ma si rialzò immediatamente. Il suo atterraggio era stato sicuramente meno spettacolare del volo della ragazza, che giaceva per terra senza accennare a muoversi.
< Hei ragazzina, ma non riesci a stare più attenta? Dico io, guardare la strada? O perlomeno mantenere un limite di velocità? >
La mora non rispose, non emise parola, si limitò ad alzare lo sguardo fin dove poteva.
Vide due gambe avvicinarsi verso di lei.
< Tutto bene?> continuò con tono un po’ preoccupato, la voce maschile.
Le gambe si avvicinarono ancora di più, e arrivate a pochi metri dal viso della ragazza, si piegarono verso il basso come per accovacciarsi.
< Tutto bene?> tornò a ripetere il ragazzo, che in quel momento temette di aver ucciso quella fanciulla. Fece penzolare la testa davanti agli occhi della ragazza.
Lei in tutta risposta s’immobilizzò completamente, gli occhi fissi sul viso del ragazzo che si trovava davanti. “La giornata non sarebbe potuta andare peggio” pensò subito aggrottando le sopracciglia.
Davanti a lei stava quel faccino da falso bonaccione di Paul McCartney. Lei non poteva sopportarlo, non poteva sopportare lui né tantomeno la sua banda di amici strimpellatori. Nonostante questo notò nel volto del ragazzo un velo di sincera preoccupazione, ma la cosa non la intenerì per nulla.
< Tutto, perfetto, grazie! > rispose alla fine con tono seccato.
Paul la guardò un po’ incredulo, non era stato lui ad investirla in fondo, come si permetteva di rispondergli in quella maniera.
< Vuoi che ti aiuti? > chiese poi quasi dubbioso della domanda.
< NO, grazie! Ce la faccio benissimo da sola! > continuò la ragazza rimanendo come un salame in mezzo alla pista ciclabile.
Al ragazzo scappò una risata < Molto bene allora > disse rialzandosi < Fai pure con comodo, io mi godrò la scena > detto questo si appoggiò al muretto che delimitava la pista ciclabile e si mise ad osservare la ragazza, con le braccia conserte e un’espressione divertita in volto.

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Capitolo 2
*** Scambio di opinioni ***


La moretta cercò di rialzarsi in piedi. La cosa però risultava un po’ difficile, sentiva un dolore insopportabile al ginocchio. Ma doveva farcela, a costo di impiegarci delle ore, a costo di morire lì. Doveva riuscire a rialzarsi da sola, piuttosto di essere aiutata da quello che ora, era diventato il suo spettatore.
Paul continuò a guardarla divertito, poi le sue labbra si distesero e il viso assunse un’espressione più seria e preoccupata.
< Senti ragazzina, se continui così rischi d essere investita da un’altra bicicletta. Posso aiutarti? >
< NO! > ribadì lei quasi digrignando sotto i denti. < Non voglio avere a che fare con te, non voglio neppure la tua falsa compassione, quindi, per quanto mi riguarda, puoi anche andartene > detto questo, fece forza con le braccia e dopo l’ennesimo tentativo riuscì a sollevarsi da terra.
Guardò Paul con aria trionfale.
< Hai visto? > esordi la ragazza ripulendosi con la mano i jeans, mentre la pioggia continuava a bagnarla. < Senza il tuo inutile e ignobile aiuto! >
< Ora però stai esagerando! > disse Paul scocciato chinandosi verso la sua bicicletta per rimetterla in piedi < Potrei farti causa > continuò accennando un sorriso, e sfoderando un viso angelico.
< Perché non ti bastano i soldi che già hai in cassa? >
Il Beate la squadrò dalla testa ai piedi, poi tornò a guardarla negli occhi e scoppiò in una fragorosa risata.
< Che problemi hai adesso? > chiese sistemandosi i capelli mentre il ragazzo continuava a ridere.
< Sei, buffa > confessò lui appoggiando la sua bici al muretto.
< Sarà ma almeno non faccio parte della categoria, “scalmanate”! Quelle che corrono dietro a tipi come te! > rispose lei convinta.
< Noto un certo odio ingiustificato nei miei confronti > continuò il bassista appoggiandosi col gomito sul muretto e sostenendo il viso con la mano. Il solito sorriso divertito sulle labbra.
< Come sei perspicace! Hai sbagliato solo sull’’“ingiustificato”> ribatté subito la mora.
< Come ti chiami ragazzina? >
< Che t’importa? >
< Che t’importa? Bel nome > rise < Be’ diciamo che ho una cosa da comunicarti > cominciò Paul mordendosi il labbro <…e vorrei farlo inserendo il tuo nome nella frase >.
La ragazza aggrottò le sopracciglia, confusa <… Caroline >.
< Molto bene Caroline, volevo informarti che la catena della tua bici si è rotta! > Paul scoppiò a ridere in maniera forse troppo esagerata, tanto che, dopo non molto cercò di contenersi e riprendere la sua espressione da, dolce ragazzino innocente.
Carol lo guardò negli occhi adirata, ma scaricò la sua rabbia dando un calcio alla bicicletta, poi senza volerlo scoppiò a ridere anche lei.
< Se vuoi ti accom >
< NO! E sai cosa, è meglio se ti allontani, non vorrei che qualcuno ci facesse una foto mentre parlo con te. Non vorrei finire sui giornali con uno strimpellatore, ne va della mia, e ripeto mia, reputazione! > detto ciò, alzò la sua bici da terra e cominciò a spingerla verso la strada che riportava a casa sua.  
La pioggia nel frattempo aveva cessato di scendere, anche se l’asfalto era rimasto bagnato e scivoloso.
Paul non esitò nemmeno un secondo, prese anche lui il suo mezzo e raggiunse Caroline affiancandosi a lei.
< Ma allora sei duro di comprendonio! > sbuffò Carol cercando di aumentare il passo nonostante il dolore lancinante al ginocchio.
< Hai cambiato strada. Salti scuola è? > la punzecchiò Paul divertito.
< Liceo, prego, ultimo anno > specificò la ragazza con aria infastidita.
< Ho capito sei una fan di Mick Jagger e quindi mi odi > disse con voce quasi offesa.
< Ma che dici? Il peggio del peggio! Non hai nemmeno un buon intuito McCartney, non mi piacerai mai come persona. Mai. Mettitela via. Né tu né la tua musica, se così la vogliamo chiamare! Sai solo pavoneggiarti! Tu gli altri tre scemi che suonano con te, e pure quei tuoi amici dei Rolling Stones… visto che li hai citati. >.
Paul si fermò di colpo < Non permetto a una ragazzina qualunque di offendermi in modo gratuito! >
Carol fece finta di nulla e continò per la sua strada.
< Su, su, con tutte le ragazzine che ti salterebbero addosso, perché te la prendi tanto con una che non lo farebbe mai e la pensa diversamente?! >
Paul non ripose e continuò a seguirla aumentando a sua volta il passo per rimanerle accanto. Carol intanto si mise a guardare con rabbia la ruota della bicicletta, se non fosse stato per quel Paul, tutto quello non sarebbe successo. Non avrebbe saltato le lezioni di quella mattina. Ora invece se lo trovava appiccato e sembrava non volesse lasciarla in pace, a quel punto dopo avere rimuginato per un bel po’, cercò di sferrare il colpo definitivo, che avrebbe allontanato da lei il bassista, una volta per tutte.
< Sai una cosa McCartney? Ora che ti ho visto dal vivo, posso confermare che non sei nemmeno carino >.
A quelle parole il Beatle s’immobilizzò con gli occhi spalancati, la guardò per qualche secondo poi montò sulla sella della sua bicicletta, stizzito.
< Mi hai stancato Caroline, e in tutto questo non ti sei nemmeno scusata per avermi investito! >
La ragazza si fermò voltandosi verso di lui.
< Il tuo caschetto è tutto bagnato, ti si è rovinata la messa in piega, se lo scuoti non fará il solito effetto che fa gridare quelle esaltate delle tue fan! >
Paul istintivamente portò la mano ai capelli per risistemarli al meglio. La ragazza rise di gusto.
< Tu sembri uno spaventapasseri con quei boccoli che svolazzano da una parte all’altra > rispose cercando di controbattere l’offesa.
Carol fece spallucce
< Non mi toccano le offese da parte tua, sappilo. Ora se vuoi scusarmi, io, sono arrivata a casa e non ho intenzione di invitarti per offrirti il tè delle cinque, e chissà quali altre cose, che tu pervertito vorresti tanto. Addio! >
Paul preferì non rispondere, altrimenti la cosa si sarebbe dilungata davvero troppo e lui stava andando a casa di John in quel momento. Certo, John non si sarebbe accorto del suo ritardo, e probabilmente stava ancora dormendo.
Il bassista quindi alzò gli occhi verso l’abitazione come per memorizzare bene, struttura, e specialmente numero civico.
< Non provarci! > sottolineò immediatamente Caroline fulminandolo con lo sguardo.
< Via, via, stai calpestando sulla mia proprietà privata > aprì il cancello di casa ed entrò richiudendolo immediatamente < Oh, e se vuoi sporgermi denuncia, fai pure! >
Paul la guardò tra il confuso e l’adirato.  Inoltre, era sempre più convinto di aver avuto un incontro ravvicinato con una pazza, peggio di qualsiasi genere di fan. E se le fans sono pericolose, questa lo era ancora di più.
In tutta risposta alzò le spalle e scosse la testa < Sei matta, lasciatelo dire > strizzò l’occhio, dopodiché ripartì pedalando velocemente.
Caroline entrò in casa e salì le scale sbattendo i piedi con rabbia e maledicendo quella mattinata.



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BuonSalve a tutti :).
Allora questa volta le note dell’autrice ho deciso di metterle in fondo al capitolo visto che approfitterò dello spazio per dire anche altre cose.
Intanto spero che vi sai piaciuto, nonostante sia stato un po’…semplice(?) insomma non è nulla di che, ma spero vi abbia fatto sorridere e spero che non vi abbia fatto passare la voglia di continuare a leggere questa FF. È venuto in modo piuttosto spontaneo tutto quando, quindi questo è ;).
Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che mi seguono e recensiscono e per informarvi sullo sviluppo delle mie altre “creazioni”
“Just Good Friends” ( Fan Fic, sempre sui Beatles) sarà aggiornata martedì 6 novembre (o mercoledì in caso di imprevisti :))
“Incubo di sogni”  (Originale, Romantico, Slash )sarà aggiornata domenica 4 novembre ( o lunedì sempre in caso di imprevisti ;))
Per quanto riguarda “Lo Scrutatore” (Originale, Giallo, Romantico (?)) non ho ancora date di scadenza, forse il mese prossimo riuscirò a resuscitarla.
Infine per quando riguarda questa, l’aggiornamento è previsto per venerdì 9 novembre :).
E ora che mi sono fatta pubblicità vi dico addio, e ringrazio ancora una volta tutti quelli che mi seguono e recensiscono!
Un bacio!
Bye!
Blue Jay Way!

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Capitolo 3
*** Rapida discussione ***


Allora eccomi con l nuovo capitolo! Come richiesto da “Lady Madonna” in una recensione, ho aggiornato prima questo che “Just Good Friends” che sarà però aggiornato venerdì 9 (salvo imprevisti, come sempre). Volevo aggiungere, visto che ancora non l'ho fatto, che, questa FF è di mia completa invenzione, io non posseggo i Beatles ed io non la penso come la protagonista;)
Mi rendo conto che sia un capitolo un po’ confusionario, ma spero vi piaccia comunque. Intanto ringrazio come sempre tutti quelli che seguono e che recensiscono!
Bye!
Blue Jay Way!





Non appena Caroline, raggiunse il piano superiore, la porta di una delle quattro stanze si aprì all’improvviso.
Margaret, la sorella maggiore, la interpellò dopo averla guardata con disappunto.
< Caroline! Ti sembra il modo di entrare in casa? Vuoi svegliarci tutti? >
La mora, guardò la sorella come l’ennesimo punto negativo della sua giornata.
Quando le parlava con quel tono, aveva sempre qualcosa da nasconderle, ma lei non era certo l’ultima arrivata.
In casa, avrebbero dovuto esserci solo loro due. I genitori le avevano lasciate incustodite perché erano partiti per un breve viaggio di lavoro. Il “tutti” della sorella, dunque, (sorella poco sveglia, secondo un modesto parere di Caroline) implicava che ci fosse anche Alec in casa loro. Alec era il ragazzo di Marge.
Carol ne era convinta, la sorella maggiore, che si spacciava per “madre numero due” senza alcun motivo, si era portata a casa il suo amichetto, vista l’assenza dei supervisori.
< Non cominciare con la tua solita ramanzina > ribatté subito la più piccola piazzandosi davanti alla sorella di qualche centimetro più alta di lei < Diventi irritabile quando ti porti Alec a letto. Vuoi far vedere che sai mantenere l’ordine e cha hai quattro anni più di me? Non ho ben capito. Solo quando c’è altra gente lo fai, altrimenti sei pure sopportabile! A me non m’importa un bel niente, se Alec c’è o non c'è, mi da fastidio che tu ti spacci per una che non sei, davanti a lui >.
Margaret alquanto infastidita cercò subito di controbattere.
< Non c’è nessun Alec! E comunque perché non sei a scuola? Ti sei dimenticata dello sciopero immagino! >
Caroline si alzò in punta di piedi per cercare di vedere meglio dentro la stanza di Margaret, ma la visuale, era completamente coperta dai capelli della sorella, che erano ancora più voluminosi dei suoi, ed anche molto più scuri.
< Liceo, prego. Ultimo anno > disse. Quella frase le veniva sempre in modo molto spontaneo.
< Io non dimentico mai nulla. Lo sai. > continuò poi, tornando a riprendere la sua altezza naturale e guardando la sorella negli occhi.
< Ho preso la bici, ma qualcuno ha ben pensato di venirmi addosso. E si è pure rotta la catena > precisò sbuffando. < Ora che ci penso, avrei dovuto dirgli di ripararmela. Anzi di comprarmi una bicicletta nuova! Tanto i soldi li ha! >
Marge la guardò un po’ confusa, sapeva che le idee della sorella erano sempre alquanto strane, sicuramente più strane delle sue, ma qual discorso non aveva senso. Era una brava ragazza in fondo, non avrebbe mai fatto ricomprare qualcosa a qualcuno.
Così decise di indagare.
< Come fai a sapere che è ricca questa persona? >
Carol scoppiò a ridere.
< Perché è così divertente? > chiese la maggiore, incuriosita.
< Si chiama Paul quella persona. Paul McCartney! > le rispose subito, con un sorriso sulle labbra e un tono di disprezzo nella voce.
In quell’istante, nello stesso momento in cui Margaret sgranò gli occhi, la testa di un ragazzo spuntò da dietro le spalle della sorella, e la precedette nel delirio.
< Paul McCartney?! > esclamò il biondo, quasi gridando < Hai visto Paul McCartney?! >
Caroline guardò i due con aria di sufficienza. < Come non detto, lo sapevo che eri qui Alec! Caspita, almeno da te mi aspettavo un briciolo d’intelligenza in più > concluse la ragazza con tono tranquillo e dirigendosi verso camera sua.
< No, ferma! > gridò la sorella eccitata, acchiappandola per un braccio.
 < Tu hai incontrato Paul? >
La più piccola si voltò e cominciò a scuotere nervosamente il braccio per liberarsi della presa.
< Sì, ho incontrato quel McCartney e posso confermare tutte le mie teorie su di lui!
Ora scusatemi ma ho bisogno della mia intimità! > detto questo, la mora entrò nella sua stanza chiudendo la porta a chiave.  < Tua sorella è pazza > sentenziò immediatamente Alec accompagnando la frase con cenni decisi del capo.
< E pensare che io ho fatto di tutto per educarla al meglio > rispose Margaret richiudendo la porta della sua stanza < Non ci posso credere! Solo lei, che butterebbe all’aria tutti i loro dischi, ha avuto la fortuna di incontrarlo! >
< Chissà come l’ha trattato > disse Alec ridendo e tornando a distendersi sul letto.
Margaret guardò il suo ragazzo, allarmata.
< Non voglio nemmeno pensarci, che vergogna! >
< L’ho trattato come si trattano tipi come lui! > rispose Caroline, che dalla sua stanza riusciva a sentire ogni singola parola dei due, visto lo scarso spessore dei muri che parevano fatti di carta pesta.
< Sei una decerebrata!> ribeccò subito Margaret!
< Ascolto musica io! Non strimpellatori stonati, accompagnati da uno sbattitore di pentole accanito > gridò la minore con voce convinta, detto questo si allontanò dalla parete che separava le due stanze. Poi come se si fosse dimenticata di dire la cosa più importante tornò al suo altoparlante.
< Che poi, le pentole, le suono molto meglio io! > gridò! Se avesse accompagnato la sua affermazione con un pugno sul muro, questo sicuramente si sarebbe sgretolato.
< Sei una causa persa! > le rispose Margaret quasi esausta.
 A quel punto Caroline decise che non era più il caso di ribattere, non perché non avrebbe potuto ma perché non ne aveva voglia. Doveva prepararsi per andare a fare la ramanzina a quel matto del suo migliore amico Daniel. Anche lui uno strimpellatore, tanto per cambiare.
Per lei la questione di Paul era chiusa, Paul era stato solo un brutto capitolo della sua giornata. Sicuramente non lo avrebbe più rivisto. Se poi, per qualche disgraziata ragione, questo sarebbe successo, gli avrebbe detto che lei, voleva una bicicletta nuova.

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Capitolo 4
*** Inizio giornata ***


Mi scuso per il ritardo, e mi scuso anche per la semplicitá e brevitá del capitolo. Sero che vi piaccia comunque, almeno un pochino c:.
Buona Lettura
Bye!
Blue Jay Way!



Caroline controllò prima di tutto i danni al ginocchio provocati dalla caduta, per sua fortuna, o meglio, per fortuna di Paul, si trattava solo di una sbucciatura.
< Maledetto bassista > bisbigliò fra se massaggiandosi la parte ferita.
< Ho proprio bisogno di Dan! > disse poi sempre più convinta. Si cambiò in fretta e furia i vestiti bagnati, poi con altrettanta rapidità scese le scale.
< Io esco! > gridò la ragazzina, e senza aspettare nessuna risposta dalla sorella uscì di casa sbattendo la porta dietro di se.
Daniel abitava a pochi isolati da casa sua, quindi non c’era bisogno né di autobus, né di biciclette, si sarebbe arrangiata con le sue gambe. Dopotutto ormai aveva smesso anche di piovere.

Nel frattempo il signorino McCartney raggiunse la casa di Lennon.
Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che gli era appena successo, il suo orgoglio era stato colpito da una lunga serie d’insulti, che lui ovviamente, non accettava.
Quelli erano stati insulti veri e propri, non giudizi critici costruttivi. Paul era decisamente innervosito dal comportamento di quella ragazzina, peggio di una qualsiasi fan, che almeno lo avrebbe elogiato, come ovviamente lui si meritava.
Appoggiò il suo mezzo sul muretto della casa e cominciò a suonare ripetutamente il campanello, in modo quasi insistente, con lo sguardo fisso a controllare una delle numerose finestre dell’abitazione.
Finalmente, dopo una decina di minuti, vide del movimento nella stanza che stava controllando con lo sguardo, e poco dopo sentì il rumore secco del cancello che si aprì per lasciarlo entrare. Paul si mosse subito con passo deciso, mentre il cancello cominciava già a richiudersi dietro le sue spalle. Entrò in casa in casa con naturalezza, come se abitasse anche lui lì dentro, e si diresse senza esitare troppo alla stanza di John, sperando naturalmente di trovarlo da solo.
Nonostante la rapidità di Paul nel raggiungere la stanza, non appena entrò, ritrovò John sprofondato sotto le coperte che lo guardava con aria di disapprovazione, le sopracciglia inarcate.
Davanti a lui la televisione accesa, che parlava ad un uditore apparentemente disinteressato.
Paul curvò gli angoli della bocca in un sorriso da falso dispiaciuto.
< Buongiorno John! >
< Ti sei rincretinito Paul? Hai idea di che ore sono? > chiese l’altro sistemandosi sotto le coperte e affondando il viso nel cuscino.
< Ma dobbiamo andare a registrare John, suvvia! Alza le chiappe e andiamo! > continuò l’altro, provando una pena più divertita che reale verso l’amico, che gli proponeva una scenetta come quella, tutte le volte che lui si presentava a casa sua.
< Ti sei fumato il cervello Paul, sono le nove, le nove! Da quando passi alle nove a svegliarmi? Sono stanco, le registrazioni possono aspettare! > detto questo, voltò la schiena all’amico chiudendo gli occhi con forza.
Paul con molta tranquillità, andò a sedersi su una poltrona, poco lontano dal letto.
< Ho incontrato una ragazzina > gli disse poi rimanendo sul vago.
< Te la sei portata a casa? Bene, buon per te, se è ancora dalle tue parti, dille pure che può passare anche da me! > gli rispose John ridacchiando.
Paul rise < No! Quella è matta, mi ha insultato fino a casa sua! Avresti dovuto sentirla! > disse poi esprimendo nella sua breve frase tutta la sua disapprovazione e il suo disgusto.
< Oh povero Paul, il suo orgoglio è stato ferito! Colpito senza pietà da una ragazzina qualsiasi! > John scoppiò di nuovo a ridere in tono canzonatorio, mettendosi seduto sul letto per vedere meglio l’espressione dell’amico, che cercò di rimanere impassibile ma non riuscì a camuffare completamente il suo disappunto verso Caroline.
< Vorrei ben vedere se ti capitasse una come lei…> continuò Paul guardando John con un sorriso stampato sulle labbra.
< Haaa! Scoppierei a ridere, non me ne fregerebbe un bel niente! Lo sai! >
< Bah! Comunque faresti meglio ad alzarti John Winston Lennon! Stiamo già perdendo troppo tempo! Abbiamo un bel po’ di lavoro da fare > fece Paul alzandosi dalla poltrona.
< Ma come? La tua storia mi affascina McCartney > disse lui guardandolo dritto negli occhi, con un’espressione nella quale si leggeva tutto tranne interesse per l’argomento.
< Sei il solito! > sbuffò l’altro ridacchiando < Su, alzati Lennon! Muoversi! Uno due! Giù dal letto! >
< No! >
< Sì! >
Dopo quasi un’ora d’insistenza, interrotta da veri e proprio crolli di sonno di John, Paul la ebbe vinta. A quel punto John si preparò con molta calma e con altrettanta tranquillità fecero colazione, dopodiché i due amici uscirono per recarsi finalmente agli studi.

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Capitolo 5
*** Daniel ***


Salve a tutti :)!Ecco il nuovo capitolo! ammetto che mi sarebbe piaciuto approfondire un po' di piú su questo loro rapporto e sulla figura di Daniel,ma penso che per ora possa bastare anche perché la FF non ruota intorno a lui, almeno, e le altre cose verrano fuori pian piano :).Spero che, nonostante non ci siano Paul e gli altri in questo capitolo,vi piaccia, diciamo che era indispensabile per me farlo :).In caso abbiate consigli o qualcosa che non vi piaccia particolarmente ditemi pure! 
Ringrazio come semrpe tutti quelli che passano a leggere e chi recensisce!
Buona Lettura!
Bye!
Blue Jay Way!




Arrivata davanti alla casa del ragazzo, Carol cominciò a suonare il campanello, con insistenza, premendo con forza il pulsante, senza accennare a levare il dito.
Il suono si sentiva anche all’esterno, lungo, stridulo e ininterrotto. Nel frattempo la ragazza controllava l'orologio sul polso, dopo un minuto esatto lasciò il pulsante. Si massaggiò piano l’indice un po’ dolorante, a causa della posizione in cui lo aveva tenuto, mentre con occhi vigili cominciava a controllare la porta d’entrata.
Dan se la stava prendendo comoda come al solito, e lei stava diventando impaziente come al solito. C'erano tre cose certe: a quell'ora i suoi genitori erano fuori casa, lui era in casa, lui stava ancora poltrendo nel suo letto. A parte le prime due, la terza la irritava parecchio.
Dopo pochi secondi, che lei interpretò come interminabili minuti, allungò di nuovo la mano verso il campanello e in quello stesso istante un ragazzo più alto di lei di almeno una testa, aprì la porta e si fermò all’uscio, cominciando a guardarla con aria stressata e contrariata.
Daniel era un ragazzo alto e slanciato, piuttosto magro ma nonostante questo con delle spalle e delle braccia robuste. Il viso spigoloso, un’espressione apparentemente sempre seria a causa del taglio delle sopracciglia scure, occhi castani chiari, un naso leggermente allungato con una piccola curvatura poco prima della punta che troneggiava elegante sopra delle labbra tanto carnose da fare invidia a qualsiasi ragazza. Capelli scuri, tagliati a caschetto, o qualcosa che più si avvicinava ad un caschetto. Indossava un bellissimo, pigiama.
Guardò ancora la ragazzina con aria scocciata, senza dire nulla.
< Be’ cosa ci fai lì impalato? In tenuta da notte poi! > fece immediatamente Carol spingendo il ragazzo dentro e irrompendo in casa.
< Sai cosa mi è successo oggi? > cominciò subito buttandosi sul divano e guardando il ragazzo che ancora le dava le spalle e con molta calma richiudeva la porta.
< Lo sai? > continuò poi, spostando all’indietro i lunghi ricci che le ricadevano sul viso.
 < No, certo che non lo sai e come potresti mai saperlo? E poi cosa t’importa? Tanto tu puoi permetterti di poltrire fino a chissà che ora! Io invece no, io faccio il mio dovere e mi succedono tutte le disgrazie del mondo! E quando dico tutte le disgrazie del mondo, dico tutte le disgrazie del mondo! >
Daniel si voltò piano verso di lei, e senza badare alla provocazione che gli era stata lanciata sorrise alla ragazza.
< Mi fa piacere che lei si sia accomodata signorina, ora la prego, mi esponga tutti i suoi problemi. Attenda solo un minuto che vado a prendere il mio blocco per gli appunti > gli sfuggì una risata.
< Ah! > sbottò Carol lanciandogli il cuscino addosso.
Daniel lo prese al volo con gesto esperto, raggiunse il divano e rimise il cuscino al suo posto.
< Dai spostati > disse poi alla ragazza sedendosi accanto a lei.
Caroline si spostò per fargli posto e fece poi ricadere la testa sulla sua spalla di Daniel.
Daniel la lasciò fare e le sorrise dandole un bacio sulla fronte. Poi allungò la mano al comodino che stava vicino al divano, per prendere una penna e un blocchetto di carta, solitamente utilizzato per annotare numeri telefonici.
< Povera mia piccola e sfortunata Carol > disse appoggiandole la mano sulla testa.
< Dimmi pure, quali sono oggi le cose che ti turbano e le ragioni per cui mi hai buttato giù dal letto a quest’ora > detto questo cominciò a far finta di prendere appunti. Caroline rise, poi gli strappò di mano entrambi gli oggetti e li buttò sull’altro lato del divano.
< Le due cose direi che sono collegate > rispose la ragazza con tono più calmo, ma sempre irritato.
< Allora dimmelo… Tua sorella ha organizzato una festa in stile Rock N’Roll? Con Beatles al primo posto? > chiese ridacchiando.
< Questo lo hai già fatto tu ieri! > sbottò Carol dandogli un pugno sulla spalla.
< Quel che è successo oggi, è peggio! > continuò guardando Daniel con espressione sconsolata.
< Molto peggio! Ho incontrato Paul McCartney! O meglio quel bassista da quattro soldi mi è venuto addosso con la bicicletta! >
Il ragazzo rimase per un po’ senza parole, incredulo, convinto che la sua amica stesse raccontando una storiella inventata al momento, ma l’atteggiamento della ragazza non provava per nulla la teoria della bugia.
< Spiegati meglio, Caroline! > le disse poi con voce pacata e con la curiosità che cominciava a salire in lui.
Caroline iniziò a spiegare tutte le sue disgrazie, insistendo in particolare sul fatto che Paul le avesse messo fuori uso la bicicletta e che Paul fosse un grattatore di corde perditempo.
Daniel ascoltò tutta la “triste vicenda”, cercando di trattenersi, finché non riuscì più a contenersi e scoppiò a ridere di gusto.
Carol lo guardò contrariata.
< Così è questo il modo con cui una persona più matura e con qualche anno in più aiuta la sua amica? Ma bene! Complimenti Dan! Allora vediamo di rinfacciarti anche il fatto che, a causa della tua festa, oggi non sono andata a lezione?! >
< Ma non era a causa di Paul McCartney? > chiese l’altro coprendosi il viso con il cuscino e continuando a ridere < Sei la sola ragazza che io conosca che può reagire in questo modo dopo aver visto McCartney, lo avessi visto io…>.
< Bah! > sbuffò lei, esasperata < Nessuno mi capisce! > a quelle parole si alzò dal divano e si diresse a passo spedito verso la camera di Daniel.
Daniel si alzò per seguirla < Ma no! Io ti capisco, cara la mia Caroline! Ti capisco e ti compatisco anche > le rispose poi di rimando, continuando a ridacchiare.
Caroline entrò nella camera di Daniel e si precipitò ad un mobiletto, nel quale, erano sistemati con ordine rigoroso numerosi vinili.
< Dov’è? > chiese al ragazzo, cominciando a passarli uno dopo l’altro e assumendo un’espressione disgustata ad ogni copertina che vedeva.
< Dov’è? Scommetto che lo hai buttato! >
< Ti prego Carol, ora calmati, ho capito che hai visto Paul McCartney! Ho capito che la tua giornata non è iniziata nel migliore dei modi, ma calmati, per piacere > si avvicinò a lei e dopo una rapida occhiata alla sua collezione di vinili estrasse quello che Carol cercava.
La copertina raffigurava un paesaggio, disegnato con colori soffusi, sopra la scritta Edward Grieg, e appena sotto, in caratteri poco più grandi, il titolo, “Peer Gynt”. Quel disco gli era stato regalato da Carol qualche anno prima.
“Così ascolti anche qualcosa che è veramente musica” gli aveva detto la ragazza, senza badare al fatto che Daniel avesse già qualche vinile di musica classica nella sua collezione. Da allora, quasi tutte le volte che andava a casa sua, chiedeva di poterlo ascoltare, anche per assicurarsi che Daniel non lo avesse gettato in pasto ai cani.
< Io non butto nulla > aggiunse poi, estraendo il disco dalla custodia e mettendolo sul giradischi < E poi mi piace, lo sai > sorrise alla ragazza e accese l’impianto, impostando il volume non molto alto, in modo da poter continuare a parlare con Caroline.
< Vorrei ben dire! > rispose la ragazza andando a distendersi sul letto disfatto e socchiudendogli occhi per godersi completamente quella musica.
< Così va molto meglio > sorrise poi soddisfatta.
< Se vuoi > disse il ragazzo andando a distendersi sul letto accanto a lei < Dopo andiamo a fare una passeggiata >.
< Va bene, dopo, dopo, però > rispose lei rimanendo con gli occhi socchiusi e prestando più attenzione alla musica che all’amico.
< Certo, cara la mia amica paranoica > Daniel rise e le scompigliò i capelli.
< Stt! Zitto, fermo e ascolta! Questa sì che si può chiamare musica, non quella che fanno i tuoi amici Beatles e altra gente come loro >.
Daniel sospirò guardando il soffitto < Certo Carol! > disse per farla contenta.
< Sai che ti dico? > fece la ragazza voltandosi verso Daniel < Se mi capita di incontrarlo di nuovo gli dico che voglio i soldi per una nuova bicicletta! >
Daniel spalancò gli occhi, cercando di capire se, la sua amica, stesse parlando seriamente o no.
< Scherzi vero? >
< No, certo che no Dan! Non scherzo! >
Daniel portò le mani dietro alla nuca tornando a fissare il soffitto, pensieroso.
< Oh ma, vedrai che non avrai più la sfortuna di incontrarlo, cose del genere capitano solo una volta, Car > disse convinto e sperando allo stesso tempo di avere ragione.
< Be’ si spera, ma se capitasse ancora, ora sai cosa farei > rispose lei convinta, poi sospirò avvicinandosi al ragazzo e abbracciandolo < Meno male che ci sei tu ad ascoltarmi >.
Daniel rise. < Questo ed altro per la mia amica pazza >
Non erano certo fidanzati loro due, se qualcuno poneva a loro quella domanda Carol rispondeva con un
< Mai! Nemmeno se i Beatles si sciogliessero > mentre Daniel si limitava a scuotere la testa sorridendo, anche se ogni tanto aggiungeva ridendo.
< Tu la sposeresti una pazza? >
Il loro rapporto era di una semplice ma profonda amicizia che andava avanti ormai da parecchi anni. Nonostante i gusti a volte contrastanti, nonostante il modo con cui si rapportavano, si volevano più che bene, e riuscivano sempre a comprendersi a modo loro, e diventare il momento più positivo della maggior parte delle loro giornate. Dopotutto la sola presenza di Daniel riusciva a calmare dopo un po’ i nervosismi di Caroline, e lei, pur in modo inconsapevole faceva altrettanto per Dan.
Dopo qualche minuto, mentre la musica continuava ininterrotta a diffondersi nella stanza, Daniel si addormentò di nuovo, assonnato. Caroline dapprima scosse la testa vedendo l’amico di nuovo nel mondo dei sogni, poco dopo si addormentò anche lei.

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