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ATTENZIONE!! SPOILER PER TUTTI
COLORO CHE NON HANNO VISTO L’ULTIMO EPISODIO DELL’ANIME DI
FMA!!!
HAI PERSO UN FRATELLO CHE CREDEVI
RITROVATO, E UN GIORNO RITROVERAI UN FRATELLO CHE CREDEVI PERSO…
PROLOGO
L’estate è ormai alle
porte, e le Rovine di Xerxes, punto di sosta per i viandanti stanchi che
attraversano il Grande Deserto, erano animate da un insolito numero di
viaggiatori che, da una parte all’altra della distesa sabbiosa, si spostavano
di paese in paese: c’erano viaggiatori di Xing, dalle buffe vesti chiare e
ricamate, alchimisti di Amestris, con le lunghe vesti nere e rosse tipiche
degli alchimisti di Stato, appartenenti al popolo di Ishbar,
dall’inconfondibile carnagione scura e dagli occhi rossi, e svariate carovane
di mercanti provenienti da Creta e Aerugo, in pace con Amestris dopo la fine
della guerra. Un caldo insopportabile regnava nell’area desertica, mentre le
poche sorgenti venivano letteralmente prese d’assalto dai carovanieri e dai
viandanti; il cielo, azzurro e privo di nuvole, sembrava un sogno ad occhi
aperti, un sogno bellissimo, che si univa con il colore ambrato della sabbia in
un vincolo millenario. Un bellissimo ragazzo, dai lineamenti prettamente
orientali, accompagnato da una giovane donna dai lunghi capelli neri, anch’essa
coi lineamenti orientaleggianti, entrambi riccamente vestiti, erano seduti su
un mezzo capitello, e fissavano pensierosi l’orizzonte, lontano e
irraggiungibile. Le loro menti erano completamente assorbite dai ricordi di una
vita passata, di avventure vissute, di antiche esperienze… “Vostre Altezze,
possiamo ripartire.”. uno strano figuro, avvolto da una lunga cappa nera e con
una maschera di cuoio sul viso, si era avvicinato, rapido e silenzioso, ai due
giovani, e si era prostrato davanti a loro; il ragazzo, con un sorriso, fece
cenno all’uomo di tirarsi su, poi, con una voce dolce e gentile, rispose al
servitore: “si, adesso alliviamo… Grazie Foo.”Interloquì, prima di balzare a terra con un’agilità impressionante.
Dopodiché, diede il braccio alla sua compagna, molto galantemente, e insieme si
diressero verso la vicina carovana. Improvvisamente, un uomo distinto, col capo
da una bandana nera, che portava un paio di occhiali scuri, corse verso di
loro; il suo viso aveva un espressione di paura, e sembrava preoccupato: “Han,
cosa succede?” interloquì il giovane, estraendo dallo stivale destro un lungo
coltello intarsiato, “ venite, presto! Ho trovato un corpo!” quasi urlò l’uomo,
era visibilmente sconvolto. “Senti, adesso calmati, e conducimi a vedele il colpo…
Lan Fan, tu lesta qui.” Comandò il ragazzo, con piglio guerriero, rivolgendosi
poi alla sua compagna; poi, prese a seguire la guida. Insieme, i due uomini
corsero sotto il sole cocente, fino a raggiungere un luogo a dir poco
singolare: sembravano le rovine di un tempio, ma erano ancora in buono stato, e
di fronte ad esse, in un piazzale molto ampio, davanti a un enorme affresco,
raffigurante senza alcun dubbio, un cerchio alchemico molto complesso, c’era
effettivamente un corpo umano: era un giovane, di circa 16 anni, i lunghi
capelli erano biondo cenere, e a malapena se ne scorgevano i lineamenti del
volto, perché, al posto del viso, c’era una maschera di sangue, il naso era
rotto, e aveva la febbre alta. Indossava un paio di pantaloni neri, e nera era
anche la maglietta aderente la quale copriva il busto, che però mostrava dei
muscoli non comuni per un ragazzo così giovane, soprattutto nelle braccia, mentre
la giacca che aveva a completamento del tutto era rosso cupo; lo strano giovane
orientale gli tastò rapidamente il polso, e s’avvide che era ancora vivo:
“Aiutami a portarlo alla carovana, non possiamo lasciarlo qui.” Poi lanciò un
fischio acuto, e al suo fianco ricomparve lo strano figuro mascherato: “Sua
Altezza ha chiamato?” interloquì, inchinandosi nuovamente, “si, mi daresti una
mano a portarlo? Verrà con noi, non lo possiamo lasciare qui.” Decretò,
passando un braccio del sedicenne dietro il suo collo. il suocollaboratore fece lo stesso. Ritornati
indietro, furono accolti da una Lan Fan pallida e preoccupata: “Cosa è
successo, Ling?” chiese al giovane sovrano, “Nulla, Han ha trovato questo
ragazzo mezzo morto vicino alle rovine.” Spiegò brevemente Ling Yao, imperatore
del Grande Stato di Xing, il più giovane imperatore degli ultimi secoli. “Su,
caricalo nella carrozza, lo cureremo strada facendo” affermò decisa la giovane
sovrana, sposa dell’imperatore.
E così, la carovana ripartì, dirigendosi verso Amestris, ancora molto
lontana.
Verso il passato.
Nessuno immaginava cosa sarebbe successo di lì a poco.
SALVE A TUTTI!
QUESTA È LA PRIMA PARTE DEL MIO AMBIZIOSO PROGETTO. I PARTICOLARI VE LI DARÒ A TEMPO DEBITO, MA VI
BASTI SAPERE CHE CI SARÀ UNA SORPRESONA!!!!!
E CON QUESTO,
PASSIAMO A RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE HANNO GENTILMENTE COMMENTATO “ANCHE GLI
EROI PIANGONO”:
·The_Dark_Side: Mi dispiace averti fatto piangere, e ti
ringrazio molto per le tue recensioni!! Hehe!
·Havoc_Fan: Eccoti accontentata! Grazie ancora!
·Elyxyz: eh, si. Roy è proprio così!
·Aduah: eccolo il progettino ambizioso!!! Grassie!! ^^
·_ALE2_: Le fic su FMA sono tristi per forza, ma sono anche
le migliori! Hehe!
·Setsuka: mmm, ci hai azzeccato in pieno! Tutto ciò che hai
detto nella recensione rispecchia il mio doppio fine! MUAHAHAHAHAHA!
·Winry4ever: Sono contenta che Roy riscuota tutto questo
successo!! Hehe!!
ANGOLO DELLE ANTICIPAZIONI E DELLE
NOTE:
Nel prossimo capitolo, compariranno
dellevecchie conoscenze… Non vi dico
altro!! Visto che sorpresa?? Ling, imperatore, eh?
HAI PERSO UN
FRATELLO CHE CREDEVI RITROVATO, E UN GIORNO RITROVERAI UN FRATELLO CHE CREDEVI
PERSO…
CAPITOLO
1
DELIRI
FEBBRILI
La notte era
calata ormai da un pezzo, e la carovana reale si era fermata a riposare. Era una
chiara notte estiva, e la temperatura era di gran lunga più sopportabile che di
giorno; Ling Yao, appena fermatisi, aveva aiutato la sua gentile consorte a
poggiare a terra il ragazzo ferito: egli, preda di una febbre altissima che lo
divorava e gli infiammava le vene, delirava e urlava parole sconnesse, tipo: “il
portale, devo varcare il portale!! Devo ritornare a casa mia!!”; il giovane
imperatore era riuscito, dopo molti sforzi, a ripulirlo dal sangue, e così
facendo, s’accorse che, oltre al naso rotto, il suo “ospite” aveva anche una
lunga cicatrice che, dalla fronte scendeva fino allo zigomo sinistro, passando
per la palpebra; dopo un attento esame, Lan Fan, Imperatrice di Xing, constatò
che solo la palpebra era stata ferita, mentre il bulbo oculare era,
fortunatamente, intatto, e privo di lesioni. Ma, nonostante questo, il ragazzo
non accennava a svegliarsi, e la febbre non sembrava calare, dando non poche
preoccupazioni e grattacapi all’imperatrice, ottimo medico, che non riusciva a
capacitarsi di ciò che poteva essere accaduto al giovane per essere ridotto in
quel modo: “èstlano, questo tipo di lesioni si proculano
dopo un violento pestaggio, di solito, ma il resto del colpo non sembra avele
questo tipo di felite… e poi, gualda qui” la giovane si rivolse al marito,
tirando su una manica della maglietta fino alla spalla, “vedi questa? È una
cicatrice. E cinge tutta la spalla: se velamente aveva una lesione pure lì, è
plessoché impossibile che si sia ligenelata così lapidamente, e poi, è molto
vecchia, almeno un anno.”; in quel momento, il ragazzo prese a urlare come un
pazzo, urlava e sbraitava, piangeva, tossiva e scalciava, ma in compenso la
febbre sembrava calare. I lunghissimi capelli biondi, legati dalla sovrana per
comodità, svolazzavano qua e là, mossi dal vento e dai movimenti inconsulti del
loro proprietario; passarono un paio d’ore, e una voce chiamò Ling: “Altezza?
Dovlebbe venile a vedele una cosa…”, Foo si era avvicinato a Yao con aria grave,
quasi preoccupata, “Cosa c’è?” rispose seccato il giovane, impegnato come era a
scambiarsi effusioni amorose con la sua bella, dopo che il loro giovane ospite
si era calmato. “Nel bagaglio del ferito, io e Han abbiamo trovato una cosa
piuttosto interessante, ma vorremmo mostrarvela.” Spiegò, inchinandosi; “e va
bene! Su, andiamo.” Sbuffò il sovrano, seguendo il servitore. “Allora, vediamo
un po’…” fece per dire, quando l’uomo gli sventolò sotto al naso due fotografie,
una a colori, che raffigurava una famigliola felice con due bambini piccoli, e
un’altra, in bianco e nero, che raffigurava un ragazzo sorridente, con una
dedica: “A Ed, con affetto, e con la speranza che ti ricordi di me… Buona
Fortuna! Spero tu ce la faccia.” E una piccola firma in calce, “Alfons
Heiderich”.
Sull’accampamento, cadde un gran silenzio, mentre Ling fissava
pensieroso le due fotografie, con un espressione tra il sollevato e il
preoccupato, era sicuro ormai di conoscerlo, ma non era possibile! Il ragazzo
s’alzò, e guardò in faccia il suo collaboratore: “Foo, pensi anche tu quello che
penso io?” domandò il giovane sovrano, “Si, Altezza, senza dubbio è lui… Mi
chiedo pelò che fine hanno fatto le plotesi, è velamente un mistelo!” replicò il
ninja.
Nessuno potè dare
risposta.
Central City era
immersa nell’oscurità della notte, e solo pochi tra soldati, civili ed ufficiali
passeggiavano per le ampie vie della città-capitale di Amestris. Il cielo era
trapunto di stelle e il vento, soffiando dolcemente, muoveva le fronde odorose
degli alberi che costeggiavano i viali e decoravano numerosi i giardini della
città. Tutto pareva tranquillo, e anche il Quartier Generale, il massimo organo
di governo dello Stato era immerso nella dolce calma del sonno. O forse no.
Perché, un occhio attento, e allenato a tutto, avrebbe notato una figura umana
seduta sul tetto, con la testa incassata tra le gambe, che piangeva
sommessamente, un ragazzino. Non poteva avere più di 14 anni, lunghi capelli
biondi gli ricadevano disordinatamente sulle spalle, legati in una lunga coda di
cavallo, tenuta ferma da un nastro color del sangue; aveva bellissimi occhi
color dell’ambra più pura, ma che riflettevano un animo tormentato, triste,
troppe volte ferito e mutilato. Occhi così belli, ma così tristi; indossava una
veste molto particolare, completamente nera, maglietta, pantaloni e giacca
completamente neri, e solo il lungo mantello che gli cingeva la schiena era
differente, di un rosso cupo: era la veste con cui veniva da sempre identificato
uno degli eroi di Amestris, il celeberrimo Alchimista D’Acciaio, Edward Elric.
Un fruscio alle sue spalle scosse il ragazzo dai suoi pensieri tristi, ma era
solo un gattino, impaurito e spaventato; con un sorriso triste, il ragazzino lo
prese tra le braccia, e prese a coccolarlo, sentendo il piacevole calore che
emanava. Poi, alzò il viso al cielo, e gli parve di vedere un volto, disegnato
tra le stelle, un volto di ragazzo, sorridente e sbruffone, ma sempre felice:
“Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, soffrire come hai sofferto, se poi
ci hai lasciato così giovane… Tu ed io, noi, ne abbiamo passate tante assieme,
abbiamo lottato, abbiamo perso, abbiamo vinto, abbiamo sofferto, ma avevamo noi
stessi, e questo ci bastava per affrontare il mondo, ma ora… Io, non so più che
pensare.” Dopo questo breve monologo, lacrime calde e sincere presero a rotolare
giù dalle rosee guance del giovane; in quel momento, una mano gli si poggiò
sulla spalla, facendolo sussultare, una mano guantata. Si voltò, e il suo
sguardo triste si perse in un paio d’occhi neri come l’ebano, il Comandante
Supremo era lì. “Comandante, come ha scoperto che ero qui?” domandò il ragazzo
stupito, alzandosi in piedi di scatto, “Semplice, anche tuo fratello si
rintanava qui, quando voleva stare solo.” Disse solo, prima di sedergli accanto.
“Cosa succede, Alphonse? Sono giorni che sei strano.” Disse, l’uomo,
sollevandogli il viso; il minore degli Elric non rispose, si limitò solo ad
alzarsi in piedi, e a guardare con aria malinconica il panorama che Central City
offriva di notte, luci, suoni, odori… “Ed è morto, per me, per salvarmi, per
salvarCI tutti, e non posso perdonarmelo! Lui ha fatto tanto per me, e io non ho
potuto neppure dirgli grazie…”, in fondo, Al era solo un bambino, non era pronto
per perdere il fratello, ma in fondo chi lo era? Ma era triste vederlo così,
nessuno poteva però farci nulla, anche se tutti cercavano di stargli vicino il
più possibile, soprattutto Winry. Sul tetto cadde il silenzio, poi Roy Mustang,
ex colonnello dell’esercito e nuovo Comandante Supremo, sorrise e gli rivolse
una domanda, che lasciò Alphonse Elric letteralmente spiazzato: “Senti, ti ho
già rivolto questa domanda una volta, sicuro che per te non ci siano problemi a
mantenere il titolo di tuo fratello? Non vorrei tu soffrissi ancora…” cercò di
dire l’uomo, ma il ragazzino lo prevenne: “non si preoccupi, mio fratello era un
eroe, il punto di riferimento per questo paese, ed è un onore per me continuare
la sua opera, ne sono fiero.”. in quel momento s’udì uno schianto, e la porta
che conduceva al tetto s’aprì all’improvviso, facendo uscire una padella, che
quasi colpì il giovane alchimista: “Alphonse Elric, dove eri finito?? È mezz’ora
che ti sto aspettando dabbasso! Dobbiamo andare alla stazione, non te lo
ricordi?!”, una bella donna, alta e slanciata, dai lunghi capelli corvini, aveva
fatto la sua comparsa vicino al Comandante, vestita con un paio di pantaloni
bianchi, una camicia del medesimo colore e uno sguardo che non prometteva nulla
di buono, “arrivo, maestra!” disse, spaventato, il
ragazzo.
Vicino al
Portale, in una dimensione parallela alla nostra, c’è un luogo, misterioso e
fantastico, un luogo segreto, un luogo magico, dove le anime di alcune persone,
se sono fortunate, possono finire. Queste anime privilegiate potrebbero, se sono
fortunate, e se l’alchimista è bravo, tornare in vita. Questo, è il
Limbo.
FLASHBACK:
“Edward, sei
sicuro di ciò che fai?”, “No, ma devo tentare… Mamma non è possibile riportarla
in vita, ma almeno a lui lo devo, se non altro per tutto quello che ha fatto per
me.”. Un ragazzino biondo, vestito con proprietà e pulizia, finì di tracciare un
complesso disegno a terra, sotto lo sguardo attento di un uomo, già abbastanza
avanti negli anni, anch’esso biondo, che portava un paio di occhiali tondi;
entrambi, sembravano preoccupati, soprattutto il ragazzo, era la seconda volta
che lo faceva e, nella sua mente, il dolore della prima volta era ancora vivo e
presente: “Senti, Ed. Se tutto va bene, tornerete a casa, giusto? Ti ricordo,
però, che il Portale può essere varcato uno alla volta, e voi siete in due…
Bene, io avrei un’idea, potrei accompagnare io il tuo amico ad Amestris, tanto
il Portale non conta me.” Propose l’uomo, strappando un sorriso al ragazzo, “Ok,
papà, faremo come dici tu! Grazie.” Aggiunse solo, prima di congiungere le mani,
come se stesse pregando. Subito, una quantità enorme d’energia venne sprigionata
dalle sue mani, che furono poggiate all’interno dello strano disegno: l’intera
stanza fu avvolta da una luce intensa, che accecò per qualche istante il padre
del giovane, mentre il figlio, preda di un grande dolore, urlava come un pazzo;
poi, tutto finì, e l’uomo, con sommo stupore, vide il figlio inginocchiato per
terra, con tutti gli arti al suo posto! Poco lontano, sdraiato nel mezzo del
disegno, un cerchio alchemico senza alcun dubbio molto complesso, vi era un uomo
di circa quarant’anni, vestito con la azzurra divisa degli ufficiali
dell’Esercito di Amestris, con un paio di occhiali sul naso, il petto che
s’alzava e s’abbassava al ritmo del suo respiro, era vivo! Il ragazzo, s’alzò in
piedi, e gli corse vicino, scuotendolo gentilmente: “Generale, si svegli!”
ridacchiò il giovane, mentre l’uomo, lentamente, ritornava alla vita; subito, si
stupì di essere vivo, poi mise a fuoco chi lo aveva svegliato, e per poco non
gli prese un colpo: “Ed, ma cosa…”, non riuscì neppure a finire la frase che
Edward Elric, il geniale Fullmetal Alchemist, gli balzò al collo, e lo abbracciò
fortissimo, sconvolgendolo non poco. Poi, il ragazzo sciolse l’abbraccio:
“Generale Hughes, adesso le spiego tutto, non mi guardi così… Lei, è tornato tra
i vivi, e tutto senza infrangere alcuna regola!” rise Fullmetal, sedendosi
davanti a Hughes,che però fissava, stranito, la sua
gamba sinistra: “Ed, come hai fatto a riavere la tua gamba?”,
anche Ed era stupito, non se n’era proprio accorto, nella frenesia di salutare
il generale. Fu Hohenheim a rispondergli: “Penso che i tuoi arti siano tornati
al loro posto durante la trasmutazione, anzi ne sono certo!”. Dopo aver spiegato
l’accaduto a Hughes, il padre dell’alchimista tracciò un cerchio alchemico sul
proprio petto, aprendo una specie di porta: “Adesso ascoltatemi bene. Papà, tu e
il generale mi seguirete dopo, dobbiamo rincontrarci a Central City, chiaro?
Almeno lì ritroveremo gli altri. A presto, e buona fortuna.”, e poi varcò la
porta, sparendo in un mare di luce. Poco dopo, anche i due uomini lo
seguirono.
FINE
FLASHBACK
Alphonse Elric
stava sognando. Sognava la cosa più bella che potesse
sognare.
Ritornato a casa
dopo essere passato in stazione a prendere il sottotenente Ross, di ritorno
dall’esilio forzato a Xing, dopo i disordini di un anno prima. Il giovanissimo
alchimista, riaccompagnata a casa la sua maestra, era andato subito a casa, e
s’era infilato a letto, completamente nudo, e col morale a pezzi; dio, come
somigliava al fratello il piccolo Ed, il figlio adottato della sua maestra. Si
sentiva terribilmente solo.
Sognava sua
madre.
Erano seduti in
riva al fiume che costeggiava la cittadina, lui era accoccolato vicino alla
madre, si sentiva felice e protetto. Suo fratello non c’era, ma nonsi preoccupava. Era molto piccolo. Improvvisamente, una luce intensa
avvolse lui e la madre, che gli mormorò parole cariche di affetto: “Al,
ascoltami bene. Tuo fratello è nelle tue mani, proteggilo, te ne prego.” Implorò
la donna, “Ma mamma, Ed è morto…” rispose piangendo il piccolo Al. “No,
hai perso un fratello che credevi ritrovato, e un giorno ritroverai un
fratello che credevi perso… Non disperare.” E la donna
scomparve in un lampo di luce. Il ragazzo si svegliò di soprassalto, sentendo
che, presto, qualcosa sarebbe cambiato.
BUONASERA A
TUTTI! CAPITOLO FINITO, E SPERO CHE LA MIA SORPRESA NON VI ABBIA SCONVOLTO
TROPPO, MA ERO RIMASTA SCIOCCATA DALLA MORTE DI HUGHES! NEL PROSSIMO CAPITOLO,
CI SARà UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE, E I NOSTRI EROI INCONTRERANNO UNA
VECCHIA CONOSCENZA IN UN POLVEROSO CENTRO MINERARIO DEL SUD… NON VI DICO ALTRO!
RINGRAZIO SOPRATTUTTO ED92 PER IL SUPPORTO MORALE DURANTE LA LAVORAZIONE, CON LE
SUE BATTUTE E LE VOLPETTE DI MSN CHE FANNO LE SMORFIE! GRAZIE TESORA! MA ORA
PASSIAMO AI RINGRAZIAMENTI!
Fedar: Ling
come imperatore mi piaceva molto come idea, anche perché è un personaggio che
apprezzo molto…
Ed92: Grazie
per avermi supportato e ispirato con le tue fotografie un po pazze, ma tanto
dolci! Sei veramente un amica!
Aduah: Grazie
per i complimenti, ma sei stata tu a darmi, seppur in parte, quest’idea! La tua
fic “Primo Natale” mi ha convinto a fare una storia in cui Ed ritorna indietro!
Grazie a te!
Havoc_Fan;
Grassie, spero che la tua curiosità sia stata un po’ soddisfatta in questo
capitolo! Goditi il nuovo!
Winry-93: So
che Ed l’ho ridotto un po’ male, ma sta tranquilla, tutto s’aggiusterà! Intanto,
eccoti il capitolo!
E CON QUESTO
VI SALUTO, E VI AUGURO BUONA NOTTE, E BUONA FORTUNA CON I VOSTRI
LAVORI!!
Il mattino dopo, di buon ora, Alphonse s’alzò e uscì di casa,
voleva andare a parlare con la sua insegnante: fin da bambini, in un modo o
nell’altro, quella donna era stata un pò la loro mamma, e loro le erano molto
affezionati… Ecco, l’aveva fatto di nuovo. Aveva pensato di nuovo come se suo
fratello ci fosse ancora, anche se non era così. “Ma guardatemi, dovrei essere
il nuovo Fullmetal Alchemist, ma non faccio altro che piangermi addosso,
soprattutto ora che ricordo nuovamente tutto. Sono proprio un caso disperato,
eh?” si sgridò. Mentre rimuginava su questi pensieri, era finalmente arrivato
davanti a casa della sua ex insegnante, e collega, e la trovò nel giardino,
assieme al piccolo Edward, il bambino che adottò pochi mesi dopo la scomparsa
del geniale alchimista; erano nel giardinetto, che giocavano sull’altalena:
“Fratellone!” urlò il piccolo, balzando giù dal sellino dell’altalena, e gli
corse incontro, facendosi prendere in braccio, “Ciao campione! Come stai?” gli
chiese, mettendolo a cavalcioni sulle spalle. “Buongiorno Alphonse.” Lo salutò
la donna, andandogli incontro, “Tutto bene, maestra? E questo piccolo genietto
come sta? Non ha alcuna voglia di rispondermi.” Ribattè il ragazzo, inchinandosi
in segno di saluto davanti alla donna, “questa piccola peste sta a meraviglia,
non si vede? Mi fa disperare! Ohi, piccolo! Va in casa, io e Al-kun arriviamo
subito, ok?” istruì la donna, ricambiando il saluto, spingendo il figlio verso
l’uscio, “va bene, ma non metteteci troppo.” Rispose Ed, mettendo su una faccina
imbronciata che faceva tenerezza solo a vederla; “vedo che con lui non usa i
metodi da caserma che usava con noi!” constatò sorridendo il giovanotto, facendo
svolazzare la veste, non appena il figlio della donna ebbe varcato l’uscio, “gli
anni cambiano, e anche io. Allora, cosa è successo? Non venirmi a dire che
passavi di qui per caso, perchè non ci credo. Avanti, dimmi tutto.” Disse,
sedendosi sui gradini di casa, e invitando l’ex allievo a fare altrettanto.
“ormai non mi stupisco più di nulla, è veramente una donna speciale, maestra
Izumi. Va bene, ha vinto, è tutta colpa di un sogno, ma è doloroso parlarne...”,
ora il tono del ragazzo s’era fatto triste; la donna gli poggiò una mano sulla
spalla, esortandolo a continuare, “ero a Reseembol, assieme alla mia mamma, Ed
non c’era, e noi avevamo i piedi immersi nel fiume, e giocavamo e scherzavamo.
Improvvisamente, mia mamma venne avvolta da una luce, e, prima di sparire, mi
disse solo una frase: hai perso un fratello che credevi ritrovato, e un giorno
ritroverai un fratello che credevi perso.”, e il ragazzo abbassò il viso,
“Maestra, che vuol dire?” aggiunse, con voce bassa. La donna s’alzò, con un
espressione indecifrabile, e restò immobile, con gli occhi chiusi, lasciandosi
cullare dal vento, poi riaprì gli occhi: “C’è qualcosa di strano nell’aria, pare
che si stiano muovendo delle entità, ma sono sfuggenti... come se non volessero
farsi identificare. Non riesco a capire, ma sembra che presto saremo coinvolti
in qualcosa di grosso.” affermò enigmaticamente. In quel momento, una bionda
ragazza fece la sua comparsa davanti al cancelletto: “Buongiorno a tutti, ciao
Al.”; il ragazzo si voltò, e ricambiò il saluto, “ciao Winry, qual buon vento ti
porta qui?” le chiese l’amico d’infanzia. “Vento di baby sitter.”Rispose la ragazza, con una risata, “La
tua maestra mi ha incaricata di badare alla pioccola peste mentre lei è al
lavoro con te.” Affermò, varcando il cancelletto. “Ciao Winry, la piccola peste
è in casa, ti sta aspettando,” La maestra prese le redini della situazione: “Su,
entrate tutti, vi preparo un buon caffè.” Affermò decisa, muovendosi verso la
porta di casa.
I due amici seguirono la donna attraverso la porta, e si
ritrovarono in un ingresso dallo stile semplice, ma di buon gusto e decisamente
rustico, dove si tolsero le scarpe, e poiraggiunsero il piccolo Edward in salotto, impegnato com’era a giocare con
le costruzioni; Alphonse, toltosi il mantello, e poggiatolo sul divano, gli si
sedette vicino: “cosa stai facendo?” gli chiese curioso, “una casetta, dove
potremo stare tutti insieme. Tu, Winry, la mamma, e il papà! Verrai, vero? Ho
già preparato tutto, io e te dormiamo nella stessa camera, Winry in una
stanzetta separata e mamma e papà assieme, che ne pensi?” gli chiese il
piccolino, guardandolo con aria implorante; Al gli carezzò la testa, e se lo
caricò in spalla: “certo che verrò, razza di piccola peste!” gli rise il
giovanotto, portandolo senza troppe cerimonie in cucina. Lì, trovò Winry e la
signora Izumi: “Ecco il campione! Maestra, non dovremmo andare?” interloquì Al,
poggiando il piccolo su una seggiola, “Hai ragione! Winry, ti affido Edward,
cercherò di tornare presto, va bene?” disse la mora, schioccando un bacio sulla
guanciotta rossa e grassottella del piccolo, “ok, mamma!” gioì il bimbo,
tornando a giocare con le costruzioni, mentre i due alchimisti prendevano i
mantelli rossi della divisa. Per chi non fosse stato a conoscenza della
terribile scomparsa del geniale Fullmetal Alchemist, vedendo Alphonse
passeggiare con la sua maestra per le vie caotiche e affollate di Central City,
senz’altro lo avrebbero scambiato per Edward, tanto erano simili, e peraltro la
divisa rossa e nera non aiuta certo a distinguerli: era stato proprio il nuovo
Comandante Supremo a istituire l’obbligo della divisa a tutti gli alchimisti di
Stato, in memoria di quel geniale alchimista la cui memoria sarebbe sempre
rimasta nel cuore di Roy Mustang, e della sua squadra, ma soprattutto di tutti i
suoi amici e compagni durante quegli anni, così terribili, ma spesso così
divertenti, e piacevoli, proprio perchè potevano ognuno godere della presenza
degli altri, senza remore, nè problemi. Era una bella mattinata di sole, e il
cortile dell’Accademia Militare era molto invitante, e infatti, visto il gran
caldo, l’intero comando fu esentato per un paio d’ore dal lavoro, per poter
godere del sole. Nell’ingresso, semi deserto, i due incontrarono il maggiore
Armstrong, in procinto di partire: “Oh, buongiorno Alphonse, signora Curtis. Il
Comandante mi ha chiesto di comunicarvi che vi vuole vedere, lo troverete nel
cortile interno, sono tutti lì.” Spiegò l’Alchimista Nerboruto, “Grazie
Armstrong-dono, è in partenza?” domandò Al, con un inchino, “Si, il Comandante
mi ha incaricato di andare ad esaminare la città mineraria di Youswell, la nuova
amministrazione sta facendo un ottimo lavoro e voleva avere un rapporto
completo. E poi, ho l’importantissimo e delicato incarico di passare a prendere
l’imperatore di Xing, Ling Yao, e la sua gentil consorte, Lan Fan. Penso tu te
li ricorda, giovane Alphonse, giusto?” interloquì l’uomo. Al annuì, che bei
tempi erano stati quelli quando erano con Ling, i casini che avevano combinato a
Rush Valley, a Central, alla ricerca di quei bastardi di homunculus... “Certo,
come potrei scordarmi di Ling?” sorrise il ragazzo, “I particolari ve li fornirà
il Comandante, io devo andare alla stazione, il mio treno partirà tra breve,
rischio di perderlo. A presto.” E si congedò con un inchino, spingendo i due
alchimisti verso il cortile. Fuori c’era un bel caldo, e tutti gli ufficiali del
Comando erano sparsi come tante pecorelle sul prato; in lontananza, spiccavano
le sagome della squadra del comandante, e lo stesso Roy Mustang, seduti
all’ombra: “Ehilà! Venite, si sta così bene!” urlò Havoc, non appena li vide,
“Buongiorno, avete incontrato il maggiore?” s’informò il comandante, facendo
segno ai due suoi sottoposti di evitare il saluto militare e di sedersi, “Si, e
ci ha comunicato che doveva parlarci.” Affermò Izumi, sedendosi accanto a Riza.
Roy annuì, e tirò fuori da una vecchia cartella di pelle nera alcuni fogli: “Tra
poco meno di tre giorni sarà l’anniversario della scomparsa di Ed, ricordate? Un
anno fa, avevamo insignito del titolo di eroi sia Edward che il generale di
brigata Hughes, ed è giunto il momento di celebrare una cerimonia di
commemorazione, ho già contattato l’imperatore di Xing, ed è già in viaggio,
ormai è tutto organizzato.” Affermò il Flame Alchemist, con un espressione
indecifrabile, sembrava quasi esserne estraneo. Ma tutti sapevano che da quel
lontano giorno, Mustang non aveva più riso, sorrideva raramente, e quei pochi
sorrisi, erano forzati; egli, si sentiva in colpa per ciò che era accaduto al
suo migliore amico, a Maes, e poi a Edward.
Stiracchiandosi, Breda s’alzò: “ non so voi, ma io ritornerei
dentro, comincia a fare troppo caldo.” Affermò,
fischiettando.
Intanto, nel deserto del Sud la carovana reale stava per ripartire
verso Amestris, e i preparativi fervevano, mentre Ling e Lan Fan, preoccupati,
camminavano avanti e indietro per il campo, incuranti del sole che batteva forte
fin dalle prime ore del mattino. “Maestà, siamo plonti a paltile, il lagazzo è
già stato calicato sulla lettiga.”, Foo era comparso improvvisamente davanti ai
due giovani, che lo seguirono docilmente: “Come sta?” chiese il sovrano, con un
epressione ansiosa, “non bene, continua a delilale e glidale, ha ancola la
febble alta.” Rispose l’uomo, scostando la tenda che copriva la lettiga, “adesso
è caduto in uno stato di incoscienza.” Aggiunse. Agli occhi dei due, si mostrò
un volto reso rosso dal caldo, dalla febbre, e dal sudore, trasfigurato dal
dolore, e scavato, sembrava una maschera grottesca; con delicatezza, Lan Fan
prese una pezza bagnata, si issò sulla lettiga, e prese a detergegli dolcemente
il volto, tentando di far calare la febbre, “ Ling, io lesto qui, ha bisogno di
cule, almeno finchè non si sveglielà.” Affermò decisa la giovane sovrana, con
uno sguardo di fuoco, che non ammetteva repliche, sembrava di aver davanti una
forza della natura. L’imperatore sorrise: “va bene, entlo domani saremo allivati
alla fine del deselto.” Constatò Yao, “se lo conosco bene, si liplendelà plesto,
ne sono celto!” aggiunse, dandole un veloce bacio, prima di seguire Foo sui
cavalli; con un potente nitrito, i cavalli della carovana partirono, mordendo il
freno, e divorando strada su strada, sulla pista
polverosa.
Poco lontano da loro, in groppa a due bellissimi pezzati lanciati
al galoppo, due figure, ravvolte in ampi e comodi mantelli, percorrevano una
pista secondaria, dirigendosi verso un gran numero di tende e case che si
scorgevano poco lontano: era la neonata Ishbar, fondata per ordine di Roy
Mustang; dopo molti anni, quel glorioso stato si era riformato, anche se ci
sarebbe voluto un pò per farlo tornare agli antichi fasti, come prima della
guerra civile. Però, le basi erano buone, e presto tutto sarebbe tornato come 10
anni prima. “Che le pare? Questa è la nuova Ishbar.” Affermò il più alto dei
due, che montava un bel cavallo fulvo, “Veramente... Ma cosa è successo? Non
pensavo che King Bradley ne avesse deciso la ricostruzione.” Constatò il più
basso, con un espressione stupita. Improvvisamente, una figura umana gli si
affiancò, e li fermò: era un uomo, giovane, con la pelle scura, abbronzata, e
penetranti occhi rossi come una fiamma. Una profonda cicatrice a forma di croce
gli solcava il volto; con un salto, Hohenheim e Hughes balzarono giù
elegantemente da cavallo, e fu l’Alchimista di Luce a parlare: “Salve Scar, il
mio nome è Hohenheim della Luce, e sono il padre di Edward Elric, vorremmo
parlarle un momento.” Disse, spiccio, l’uomo. Il suo compagno, un bell’uomo dai
folti capelli scuri, squadrò da capo a piedi quello che gli stava davanti, era
sicuro di conoscerlo... “Ma certo! Scar, l’assassino di alchimisti!” affermò
Hughes, tranquillo. Scar annuì: “Mi ricordo di lei.” Disse solo, con un ombra di
sorriso, “il Comandante è’ stato gentile con noi, ci ha ridato la speranza, ci
ha ridato una patria. Adesso so che non era stata colpa vostra, anche se è stato
difficile capirlo... Dobbiamo ringraziare il Comandante Mustang se ora possiamo
tornare a vivere alla luce del sole.” Aggiunse poi. “Un momento, frena! Mi sta
dicendo che Roy ha preso il posto di King Bradley? Fiuu, ne sono successe di
cose!” sbottò l’uomo, aggiustandosi gli occhiali sul naso, “Si, il Flame
Alchemist è diventato Comandante. Però, molti non hanno potuto vederlo coi loro
occhi, come l’Alchimista d’Acciaio, è morto tempo fa...” affermò Scar, con la
voce incrinata dal pianto; “Mio figlio non è morto.” S’intromise Hohenheim, in
quel momento. Le parole dell’uomo stupirono l’Ishbariano: “come?!” interloquì
quello, spalancando gli occhi, “si, sta bene... È una storia lunga, ma è vivo, e
dovrebbe raggiungerci presto a Central City. Avremmo bisogno del suo aiuto.”
Spiegò l’Alchimista di Luce. Scar annuì: “certo, come posso
aiutarvi?”.
SALVE A TUTTI!! INNANZITUTTO, VOLEVO
CHIEDERVI SCUSA PER IL CAPITOLO CORTO, MA HO DOVUTO OPTARE PER ALCUNI TAGLI
IMPORTANTI, IN MODO DA EQUILIBRARE IL NUMERO DI CAPITOLI. PER IL MOMENTO, LA
STORIA NON è MOLTO INTERESSANTE, MA IL PROSSIMO CAPITOLO, VI ASSICURO CHE SARà
ALL’ALTEZZA DELLE VOSTRE ASPETTATIVE. (O ALMENO SPERO,
NDA)
WINRY-93: Grazie per aver lasciato un
contributo alla mia fic, lo apprezzo molto! Si, ci sono parecchi riferimenti col
manga, perchè volevo cambiare un pò, vi piace questa mia
iniziativa?
ADUAH: Ma ciao!! Come va? Si, mi hai
ispirata tanto, mi sei stata di grande aiuto, e anche Alex lo è stato... Ihih!
Riguardo alla tua domanda, certo che ho letto il numero 13, e anche il 14,
HEHE!! Cosa credevi? Che un otaku come me non li
leggesse?
Ed92: Ciao Ely! Anche a me è dispiaciuta
molto la morte di Hughes, e mi sembrava giusto che ritornasse tra noi,
soprattutto per la figlia, la piccola Elycia. Grazie di cuore per i complimenti,
mi commuovo ora... UEEEE!! Ok, evitiamo di degenerare, anche perchè è ciò che mi
viene meglio... ihih! Un grande bacio, con la speranza che vi stia
appassionando.
WINRY4EVER: E pensare che le descrizioni
sono la parte che mi viene più difficile... Beh, grazie mille per i complimenti,
te ne sono grata! È bello quando ciò che scrivi poi viene apprezzato. Per la tua
domanda, ebbene si, il nostro Ed-kun rimarrà con la cicatrice. Ma il suo fascino
resterà immutato! (Qualcuno ha qualcosa da ridire?? NdAutrice che brandisce una
catena, affiancata da Shun, puccipucci!!!) (E chi è questa
pazza?NdShun)
Havoc_Fan: Spero che questo capitolo non
abbia deluso nessuno, soprattutto spero che le mie degne compari lo abbiano
apprezzato, come te, tesora, e come Ed92, Aduah, e molte altre!!! Vedrai, presto
ci saranno delle sorpresone, soprattutto nel finale!
The_ Dark_Side: Ciao!! Spero che anche tu
sia rimasta soddisfatta del mio operato! Io apprezzo molto il tuo stile, e
soprattutto i tuoi dialoghetti comici alla fine di ogni capitolo! Se ci fosse
qualcosa che non va, ditemelo, please!!
AH, DIMENTICAVO: VOLEVO PRECISARE, CHE
PRENDO ISPIRAZIONE DAL FILM PER QUANTO CONCERNE IL PERSONAGGIO DI HEIDERICH, O
COME DIAVOLO SI CHIAMA, PER IL RESTO, IL FILM NON C’ENTRA
NULLA!
Era
notte fonda quando il Comandante Supremo rientrò nel suo appartamento, avvolto
dal silenzio quasi opprimente. Stancamente, lanciò il suo mantello, blu come la
notte, sull’attaccapanni; con passo leggero, si diresse stancamente verso la
scrivania che si scorgeva in controluce, illuminata dalla luce argentea della
luna, enorme e bellissima, che dominava incontrastata su Urano. Con un gesto
stanco, che sembrava fosse stato ripetuto centinaia e centinaia di volte, si
sedette, volto a rivolto verso Selene, e chiuse gli occhi. Alcune lucenti
lacrime cominciarono a scorrere giù dalle sue guance pallide mentre, come ogni
sera, s’abbandonava a uno dei ricordi più dolorosi della sua
vita.
FLASHBACK:
Pioveva.
Era
una giornata triste e piovosa; un mesto corteo di anime scure traversava
lentamente il piccolo villaggio di Reseembol, un lungo corteo che avanzava verso
il piccolo cimitero del paesello. In testa, quattro militari con le divise da
cerimonia trasportavano una bara bianca, adorna di fiori, mentre due ragazzi,
entrambi biondissimi, la seguivano senza fiatare, tenendosi stretti. Dietro di
loro, una donnina piccola, vestita a lutto, era affiancata da una donna alta e
snella, dai capelli lunghi e neri come l’ebano, il cui viso esprimeva una
profonda tristezza, che s’acuiva ogniqualvolta incrociava con lo sguardo la
bianca bara. Ancora dietro, venivano due ragazzi, due fratelli: il più piccolo
si teneva stretto al maggiore, che gli carezzava il capo color del grano,
cercando di trattenere le lacrime. Alla fine, in seguito ad un tempo che pareva
infinito, il corteo, dopo aver attraversato in silenzio il villaggio, giunse al
cimitero. La pioggia picchettava sulla bara, mentre i militari la poggiavano a
terra, riunendosi poi dietro di essa, in ginocchio. Un piccolo scranno era stato
montato dietro di essa. Lentamente, il gruppo di militari si dispose ad ala
attorno ad essa, mentre ognuno dei presenti, con una rosa bianca tra le dita, si
avvicinava alla cassa, la baciava delicatamente, e poggiava il fiore sulla
superficie liscia. Alla fine di questo semplice ma toccante rito, un uomo dai
folti capelli sbarazzini, neri come l’ala del corvo che vola nella tempesta, e
dalla carnagione pallida come il marmo, guardò con tristezza il bianco della
cassa e si diresse verso lo scranno: “Siamo qui oggi per celebrare il rito
funebre in onore del più giovane alchimista di Amestris, Edward-kun. Un amico,
una persona su cui contare, sempre sorridente, che sapeva aiutare e confortare,
malgrado giocasse a fare il duro. Tutti noi gli eravamo enormemente affezionati,
e mi dolgo solo di non essere riuscito a dirgli nulla, neppure quando ormai
avevo capito tutto, che somigliasse a un complimento, o a un minimo cenno di
saluto. Nulla. Ricordo che, quando lo incontrai per la prima volta, era solo un
mocciosetto, ma non appena vidi i suoi occhi, vidi in essi un fuoco
inestinguibile, che sarebbe arso per sempre. Ma non fu così.. Addio, Ed-kun, e
perdonami, se puoi. Sei triste? No, non devi esserlo.. Noi non ci dimenticheremo
di te.”. le parole del Comandante turbarono non poco i presenti, non riuscivano
a capirne l’esatto significato, oscuro ai più, ma non a tutti. Dopodiché, i due
giovani biondi salirono sullo scranno, gli ultimi membri della famiglia di
Edward erano lì. Alphonse, con voce roca, prese la parola. La sua voce era
triste, e carica di pianto, sembrava quasi surreale quel momento. Nessuno,
avrebbe mai pensato che proprio Ed avrebbe raggiunto per primo il Generale
Hughes, non era giusto. Dopo il suo discorso, fu la volta della bionda
ragazzina; un pianto di bambina ruppe il silenzio del luogo come una pietra
scagliata contro un cristallo, mentre una piccola bambina, quasi del tutto
avvinghiata alla gonna della madre, piangeva: “perché mamma?? Prima papà, poi
Ed-kun.. Non è giusto!!!”. La donna la sollevò, era così leggera, e la strinse
forte, cercando di tranquillizzarla. Allora la ragazza bionda scese dallo
scranno, e le fu subito acanto, prendendola tra le sue braccia: “shh, non
piangere sorellina. Ed ci guarda da lassù, e non sarebbe contento di vederti
piangere.. Su, vieni con me.” Disse la ragazza, conducendola con sé. Rimasero
assieme a lungo, finché la bimba non s’addormentò. “Fin dalla prima volta in cui
io e Fletcher abbiamo incontrato Ed, ci eravamo subito affezionati a lui,
sembrava un angelo disceso da cielo come a volerci guidare con la sua luce.
Provai subito un forte affetto per lui. Poi, quando giungemmo a Central per
mostrargli gli appunti di nostro padre, capii che quella sarebbe stata l’ultima
volta che l’avremmo rivisto. Non so perché, ma lo percepii chiaramente. Ed,
proteggici da lassù, e non scordarti di noi, ti prego.” Russel chinò il capo,
lasciando che la pioggia bagnasse il suo capo, poi, seguito dal fratello, si
mise accanto ad Al.
E
la pioggia cessò.
FINE
FLASHBACK
Da
quel giorno, erano passati ormai quasi 11 mesi, e Roy, da quel giorno, non aveva
più sorriso. Dentro, si sentiva rotto. Era tutta colpa sua. Per colpa della sua
ottusità, Ed era morto. “ Oh, Kami.. Perché me lo hai tolto? Non ero pronto per
soffrire ancora, la ferita che la morte di Maes mi ha inflitto era ancora
aperta, e la morte di Fullmetal l’ha allargata ancora di più… Dio, non so cosa
darei per vedere ancora una volta il suo sorriso solare, per sentire i suoi
commentino sarcastici, per sentirlo ridere. Per vederlo di nuovo con noi..
Perché io lo amo..” si ritrovò a pensare Roy Mustang, l’inflessibile Comandante
Supremo. In quel momento, alzò lo sguardo al cielo, e vide una piccola e lucente
stella. Cadere: “Nagareboshi, ti prego… Restituiscimi
Ed.”
DEDICATO
A LIENA.
GRAZIE
A TUTTI: aduah, Ed92, WINRY-93 e La dy Greed.
La
sera era calata da un pezzo sull’accampamento, e il caldo opprimente del giorno
aveva lasciato posto a un freddo penetrante che giungeva fino alle ossa, e un
forte vento alzava pesanti nuvole di sabbia. Cionondimeno, il giovane imperatore
continuava imperterrito la sua passeggiata perlustrativa intorno al campo,
scoccando di quando in quando un occhiata preoccupata verso la lettiga che, da
ormai tre giorni, ospitava quel misterioso ragazzo; Ling era quasi del tutto
sicuro della sua identità, ma c’era la questione degli auto-mail da risolvere:
dov’erano finiti? “Edwald, se sei davvelo tu, svegliati.. Ci sono delle pelsone
che ti stanno aspettando.” Mormorò il nativo di Xing, mettendosi a sedere sulla
sabbia. In cielo, una stella cadente lasciava la sua scia. Quella medesima
stella che era passata sopra Central City.
************
“Senta,
signor Hohenheim. Posso farle una domanda?”
Era
notte, e solo una fioca luce di accampamento rompeva la cappa di buio che
avvolgeva il deserto: due viaggiatori, seduti l’uno di fronte all’altro intorno
al fuoco, scambiavano di quando in quando due parole. quello che sembrava, anche
se di pochi anni, all’apparenza, il più giovane, un moro dall’aria simpatica e
sbruffona, si rivolse all’altro. “Posso farle una domanda?” ripeté
egli.
Il
biondo alchimista alzò lo sguardo verso il suo compagno di viaggio con aria
interrogativa: “Mi dica.” Disse solo, poggiando la tazza accanto a se, e
allacciando le mani tra loro. Il generale Hughes si rassettò gli occhiali, e
prese fiato: “Mi chiedevo, perché mi ha aiutato?” chiese l’uomo, prendendo la
sua tazza da terra. Il suo compagno lo fissò negli occhi scuri: “C’è una ragione
per cui si deve aiutare una persona?” rispose l’uomo, con un furbo sorriso sotto
i biondi baffi.
************
Lan
Fan scese dalla lettiga, senza fare alcun rumore.
Era
rimasta a vegliare il ragazzo fino a sera tardi, ma non v’era stato alcun
miglioramento, e la sovrana temeva che non si sarebbe mai più svegliato. Lacrime
di rabbia e impotenza scesero rabbiose dai suoi occhi color del mare, lacrime di
tristezza per il timore di veder morire quel ragazzo con cui avevano vissuto
fantastiche avventure al limite del possibile… . Non se lo sarebbe mai
perdonato.
Prese
a camminare lentamente, misurando i suoi passi verso l’interno del deserto,
sentiva il bisogno di muoversi, di dissipare quella sensazione orribile che le
opprimeva l’anima.
Sentì
le sue gambe non rispondere più ai comandi, e muoversi frenetiche, spingendola a
correre via, lontano. Quando, finalmente, riuscì a riprendere possesso di tutte
le sue facoltà, si lasciò cadere sulla sabbia soffice e fresca. Se la passò sul
viso, cercando di fermare i battiti del suo cuore agitato, raggomitolandosi su
se stessa; quando finalmente riuscì a ritornare al campo, una dolce luce rosata
stava avvolgendo l’intero deserto dell’Est.
Era
l’aurora.
Rinvigorita
dalla luce che stava nascendo, la sovrana rientrò nella lettiga, e si accorse
solo in quel momento, che gli occhi del ragazzo, fino a poche ore prima chiusi e
gonfi, ora erano aperti, e l’incantesimo di due laghi d’oro puro la prese e la
conquistò, con la dolcezza di un sorriso. Quel sorriso che aveva accompagnato
lei e il marito in quei due anni di rimorsi.
“Edwald-san,
sta bene?” domandò la ragazza, dandogli alcuni sorsi d’acqua da bere. Il ragazzo
bevve avidamente quel nettare, sentendo finalmente quel terribile calore che gli
infiammava le vene, chetarsi e sentendosi finalmente libero di respirare un po’;
“Ma cosa…” sussurrò quello, cercando di mettersi seduto, “Shh, zitto. Sono io,
Lan Fan, si ricorda di me?” chiese la ragazza, con voce rotta dall’emozione. Il
giovanotto chiuse gli occhi, scavando nei suoi ricordi, e rivide il volto di una
ragazza, molto giovane, ma dagli occhi di fuoco, decisa più che mai a proteggere
il suo signore… .
Era
tornato finalmente a casa.
“Lan
Fan… Certo che mi ricordo.” Cercò di dire Edward, ma dalla sua bocca ne uscì
solo un gorgoglio strozzato; “Non si sforzi… Adesso è al sicuro. Si riposi,
parleremo dopo.” Disse decisa l’imperatrice, costringendolo a mettersi
sdraiato.
Edward
ringraziò con un caldo sorriso, e scivolò nuovamente tra le maglie
dell’incoscienza. Col cuore che le batteva a mille nel petto, Lan Fan corse
fuori dalla lettiga, e si scagliò come un toro selvatico inferocito nella tenda
dove il marito riposava di un sonno inquieto: “Ling, Ling!!! Alzati!! S’è
svegliato, sta bene!!” urlò la donna, scuotendo il marito, sdraiato a terra
sulla stuoia da viaggio. Con un mezzo grugnito di disappunto, il giovane uomo
aprì un occhio color dell’ebano, e fissò la moglie: “Che…?” sbadigliò quello.
“Edwald-san s’è appena svegliato!” ripeté la donna, con gli occhi colmi di
lacrime di felicità. Non appena le parole della consorte giunsero al cervello
dell’imperatore, egli strabuzzò gli occhi, e dopo nemmeno un secondo le saltò al
collo, baciandola appassionatamente: “Ce l’hai fatta. L’hai salvato.” Disse
solo, con un bellissimo e radioso sorriso, baciandola nuovamente. All’orizzonte,
il sole, sorgendo, dava l’inizio a un nuovo, sfavillante
giorno.
************
Quando
il Comandante giunse al Quartier Generale, tutti rimasero letteralmente a bocca
aperta dallo stupore nel vedere che il Flame Alchemist stava fischiettando
allegramente; era da almeno due anni che Roy Mustang non sorrideva più, e
vederlo addirittura modulare un allegra canzoncina era una specie di miracolo. A
lunghi passi, i suoi sottoposti lo viderodirigersi verso l’ ampio ufficio
che condivideva con la sua squadra, cercando di nascondere un moto di sorpresa
per ciò che stavano vedendo, e chiedendosi quale sarebbe stata la reazione dei
collaboratori più stretti dell’ex Colonnello: essi, infatti, erano già presenti
da alcune ore e si stavano prodigando nel chiudere tutte le veneziane e impedire
così alla luce di entrare; da quando era diventato Comandante Supremo, Roy
Mustang detestava la luce del Sole, e aveva ordinato di chiudere tutti i
possibili spiragli che davano sul’esterno, usando solamente le lampade interne
sulle scrivanie, dando all’intera sala un aspetto molto spettrale. Quella
mattina, però, non appena il Comandante ebbe fatto il suo ingresso nella stanza,
fu dato un ordine che mai si sarebbero aspettati di udire. Non quella mattina,
almeno. La vigilia dell’anniversario della morte di Edward: “Su, cos’è questo
buio? Apriamo le finestre, facciamo entrare un po’ di luce in questo loculo!”
esclamò l’uomo, fischiettando allegramente un nuovo incalzante motivetto. Breda
e Fury erano letteralmente a bocca aperta: “Capo, si sente bene?” chiesero,
impauriti da quel repentino quanto inaspettato cambiamento. Roy piroettò su se
stesso, con molta grazia, fissandoli con un radioso sorriso: “Certo, mai stato
meglio! Forza, diamo una parvenza di normalità a questo posto, e poi tutti
fuori!! Si va in missione!” esclamò l’uomo. Mormorii diffusi avvolsero la
stanza, non avevano mai visto il loro Comandante sorridere in quel modo.. Doveva
essere accaduto qualcosa di bello. Decisamente. “Forse le ferite stanno
cominciando finalmente a guarire…” sussurrò Havoc, prendendo in braccio il
piccolo Hayate che gli lasciò un piccolo “regalino” sulla divisa;
“Ahhhhhhhhhhhhh!!” sbraitò il militare, cercando di ripulirsi e correndo da una
parte all’altra dell’ufficio. Tutti, scoppiarono a
ridere.
************
Alcune
ore dopo, Edward s’era svegliato completamente e faceva colazione con i suoi
amici; quasi gli andò di traverso il boccone che stava ingoiando quando, quasi
come se la cosa non lo riguardasse minimamente, Ling gli comunicò che era
diventato imperatore del paese di Xing: “COSA?!?! E me lo dici così??” urlò il
Fullmetal, tossendo rumorosamente; “Ahaha! Già, amico, e non è tutto!” ribattè
il ragazzo, pregustando con innato sadismo la reazione del compagno, “E cioè? Ti
prego, non dare altri shock a questo povero cuore malandato!” domandò Edward con
un po’ di timore, “Mi sono sposato!!!!!!!!!!” strillò il moro, saltando al collo
della moglie, seduta accanto a loro. Si erano messi a sedere sotto una tettoia,
montata in pochi minuti da Foo, e l’atmosfera s’era subito animata con voci e
risate; “Che faccia che hai fatto!” rise Ling, facendogli le boccacce, proprio
come ai vecchi tempi, quando si stuzzicavano per un nonnulla. “Ahahah, no, a
parte gli scherzi.. Sono contento per voi, ero sicuro che prima o poi sarebbe
successo, davvero! Ero certo che, prima o poi Lan Fan ti avrebbe impalmato!”
sorrise Fullmetal, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi color oro.
“Devo ringrazialti.” Disse Ling, dopo alcuni istanti di silenzio, “Si, devo
ringrazialti. Se non fosse stato pel te, non avlei mai avuto il colaggio di
dichialalmi a Lan..” disse il ragazzo, abbracciandolo, “Ci sei mancato, pazzo di
un alchimista.”
Ed
si trovò spiazzato, non se lo aspettava. Le sue braccia si strinsero alla vita
dell’amico, ricambiando l’abbraccio: “Anche voi, te lo assicuro… Ma ora sono
tornato, e sta pur certo che l’Alchimista d’Acciaio non ha alcuna intenzione
di andarsene un'altra volta, lo
giuro.”
SCUSATE,
MA NON CE LA FACEVO A RESISTERE!! QUESTO è UNO DEI MIEI CAPITOLI PREFERITI, E
VOLEVO CONDIVIDERLO IL Più PRESTO POSSIBILE CON VOI. DA QUESTO MOMENTO, CERCHERò
DI AGGIORNARE IL Più REGOLARMENTE POSSIBILE, LO
PROMETTO.
Lady
Greedy: Macchè Kami-sama, è Shun-sama che è sadica! ^^
Grazie..
Liena:
TESO!! Grazie per i complimenti, non sai quanto mi hai fatto felice. Come sai,
la sottoscritta è un filino sadica, ma spero che tu continui a
seguirmi!!
Aduah:
Ciao! Vedi che Ed s’è salvato? Grazie di cuore^^
WINRY-93:
Ciao!! Visto che ho aggiornato in fretta?? Chiedo perdono per il capitolo breve,
ma voglio mantenere un minimo di suspence^^
Un gran polverone si sollevava sulla pista che si dirigeva verso
Amestris; tre mustang bellissimi, snelli e agili, correvano a spron battuto
sulla sabbia, e i loro cavalieri li spronavano verso la fine dell’immenso
deserto dell’Est, verso occidente. “Quanto manca a Youswell?” chiese Edward,
voltandosi in direzione di Ling, che lo seguiva poco lontano, “poco, ormai
dovlemmo esselci. È lì che abbiamo appuntamento con l’emissalio mandato dal tuo
governo per scoltalci.” Rispose l’amico, aumentando l’andatura del suo cavallo,
“Questo me lo hai già detto… Ma il motivo di questo viaggio no! Io mi ero ormai
rassegnato di doverti venire a cercare fino a Xing…” esclamò il biondo
alchimista, “Segleto di Stato! Non ti rivelelò nulla fino a Youswell!” gli
ribattè l’imperatore, guardandosi alle spalle. La moglie li raggiunse in poco
tempo, con un kunai sguainato e serrato tra le labbra, facendo segno loro di
stare in silenzio: “Qualcuno si sta avvicinando.” Sussurrò solo, passando una
corta spada al marito e un gladio dorato all’amico. I tre si disposero
silenziosamente in difesa, mentre, in lontananza, un polverone terribile non
presagiva nulla di buono, che fossero banditi? Ed deglutì, sentiva l’adrenalina
scorrergli nuovamente in circolo, infondergli nuovo vigore. Era tornato di nuovo
il Fullmetal di un tempo, l’eroe di Amestris.
Il cane dell’esercito che aiuta la gente semplice, senza troppi
scrupoli.
Ormai, i misteriosi scorridori delle sabbie erano vicini, molto
vicini, e Lan Fan diede il segnale: Ed sentì l’emozione del combattimento sulla
sua pelle, ne avvertì distintamente il sapore, l’odore… Era felice di aver
ripreso possesso della sua vita. Senza pensarci su, smontò da cavallo con un
balzo, e si gettò nella mischia, assieme a Ling e Lan Fan, ma ciò che videlo stupì grandemente, così bloccò gli
amici: “Fermi!! Non sono pericolosi! Sono amici miei!” esordì, correndo poi
incontro ai nuovi venuti, abbracciandoli. “Mio padre, Hohenheim, e il Generale
Maes Hughes.” Presentò semplicemente. “Felici di conoscervi.” Risposero i due
con un inchino. “Ling Yao, imperatore di Xing, e mia moglie, Lan Fan.” replicò
l’imperatore, inchinandosi a sua volta.
Il moretto squadrò a lungo l’uomo davanti a lui, un tipo umano
particolare, sorridente e dall’aria simpatica. Era sicuro di averlo già visto da
qualche parte. Poi, il flash! “Ora ricordo! Lei è quel militale, morto circa due
anni fa, del cui omicidio era stata accusata quel sottotenente!” esclamò, tra lo
stupore generale. Ed annuì, scambiandosi un occhiata complice col padre, mentre
Hughes, strabuzzando gli occhi: “COSA?? Che vuol dire accusata??? E di chi state
parlando??” il povero Generale era a dir poco sconvolto. “Ok, ok, sarà meglio
dare delle spiegazioni, non trovate? Ma prima, dobbiamo raggiungere Youswell.”
Rise Ed, balzando nuovamente in sella al suo cavallo, “Forza, volete restare qui
tutto il giorno? Io no di certo!” esclamò piccato il giovanotto biondo,
legandosi i capelli in una lunga coda
svolazzante.
§§§
Il Comandante Supremo camminava per le strade di Central
canticchiando e fischiettando allegramente. Aveva un aria serena e allegra,
sembrava quasi felice. Havoc non credeva ai suoi occhi: “Ma che diavolo gli è
successo?? Il capo ha un comportamento strano!” constatò il biondo tenente,
accendendo la terza sigaretta della mattinata. Non fece neppure in tempo a
tirarne una boccata che un colpo di calibro 9 gli passò a nemmeno un centimetro
dal naso, andandosi a conficcare nel muro a fianco, spegnendo la sigaretta: “Non
mi sembra il caso di sottolineare l’ovvio.” Rispose il tenente Hawkeye,
rinfoderando l’arma e guardando il suo superiore; era vero, Roy Mustang si
comportava in modo strano, perché si stavano dirigendo verso Piazza d’Arme?
Era una calda e tersa mattinata, e i commercianti cominciavano
proprio in quel momento ad aprire i loro negozi: vecchi librai dagli spessi
occhiali poggiati sul naso spazzavano il marciapiede dinanzi all’ingresso dei
loro esercizi commerciali, mentre un penetrante e appetitoso odore di pane
appena sfornato e di farina usciva prepotentemente dalle panetterie. Garzoncelli
di tutte le età aiutavano i padroni a scaricare le merci dai camioncini o
correvano da una parte all’altra della via, consegnando lunghi e dorati filoni
oppure voluminosi pacchi. Le casalinghe, incrociatesi nei negozi, si scambiavano
allegri saluti e chiacchieravano mentre facevano la spesa, mentre gruppetti di
bambini giocavano agli angoli delle strade. La via che conduceva alla piazza
centrale della città, però, era stranamente animata quella mattina; coppie di
militari e alchimisti la percorrevano in lungo e in largo, chi portando lunghe e
pesanti assi di legno dipinto, chi applicando l’alchimia per rendere più rapidi
i lavori, sembrava un immenso e laborioso formicaio. Una giovane dai corti
capelli neri corse loro incontro, trasportando un gran numero di pannelli rossi
in compensato, tutti con la stampa del simbolo degli alchimisti sul davanti:
“Buongiorno Comandante. Tutto a posto, ho appena lasciato il sottotenente Brosh
a supervisionare gli ultimi preparativi prima di domani. Ormai è tutto pronto.”
Interloquì quella, facendo un leggero inchino all’indirizzo del suo superiore,
“Bene, sapevo di potermi fidare di voi. Sheska dov’è? Devo parlarle
urgentemente.” La lodò Roy.
§§§
Per gli abitanti del piccolo centro minerario fu un vero shock
vedere un gruppo di persone entrare a cavallo in paese dalla pista che
s’inoltrava nel deserto: era strano veder giungere visitatori da quella parte,
visto che l’attraversare il deserto equivaleva a un vero e proprio suicidio. In
silenzio, i nostri eroi attraversarono la via principale tra due ali di folla
curiosa, mentre Ed si guardava attorno con gioia malcelata, erano almeno 4 anni
che non vedeva più la città, e doveva constatare che dopo la sua “opera di
pulizia”, l’intero centro era più allegro, più vivo: “E allora, Ling. Sei almeno
a conoscenza dell’identità di questo misterioso emissario?” lo stuzzicò Ed con
un ghigno ironico dipinto sul volto pallido, fermando il suo mustang e
smontando. “Non ne sono sicuro. So solo che è un alchimista di stato, proprio
come te.” diede risposta l’imperatore di Xing, imitandolo. Inaspettatamente, da
quella folla di persone, si levò un gridolino, e un ragazzino biondo, di circa
12 anni, si fece strada, fino a giungere vicino al Fullmetal; dopodiché, lo
abbracciò forte: “Edward! Da quanto tempo!”, era un bel ragazzo, robusto e
abbastanza alto, con i capelli tenuti corti. Ed gli sorrise, malinconico: “Ciao
Khayal! Eh già, è passato un bel po’ di tempo! Come stai?” gli chiese,
inginocchiandosi fino a raggiungere l’altezza del suo piccolo amico: in quegli
anni s’era irrobustito, e i lineamenti infantili cominciavano a lasciare il
giusto spazio a un espressività più adulta, temprata da lunghi anni passati a
lavorare duramente nella miniera oppure come aiutante del padre. Abbronzato,
ormai quasi del tutto sviluppato, ormai del ragazzino impertinente di un tempo
era rimasto solo il sorriso furbetto. “Tutto a posto. Sai la novità? Ora siamo
noi i diretti responsabili della miniera! Papà ha detto che il nuovo Comandante
ha ritenuto più giusto darla in gestione a noi, non è fantastico?? Ah, quasi
dimenticavo! Sai che è arrivato in città un alchimista di stato?”. Di tutto quel
fiume di parole, Ed riuscì ad afferrare solo “Alchimista di stato”, e subito
sentì l’adrenalina scorrergli nellevene e riversarsi in ogni angolo del suo corpo, il suo passato era così
vicino… “Dov’è adesso questo alchimista?” intervenne Maes, giunto alle spalle
del minore; Khayal rise: “Seguitemi, è arrivato qui ieri. Se non sbaglio,
dovrebbe essere assieme a mio padre, a casa.” Aggiunse quello, guidandoli
attraverso vicoletti e stradine. Dopo alcuni minuti, il gruppo si ritrovò
davanti a un edificio rustico, in pietra e con una piccola veranda in legno, la
locanda della famiglia del ragazzo. In quel momento, la porta di quella si aprì,
e ne uscirono due marcantoni; uno era il padre del ragazzo, e l’altro era
inconfondibile: lunghi baffi biondi, carnagione molto chiara, e una
considerevole muscolatura. Non c’erano dubbi. “Maggiore.” Salutarono i due
nativi di Amestris, portando la mano alla
fronte.
§§§
“Eccomi capo, doveva parlarmi?”
Dopo qualche istante, una ragazza dai capelli rossi aveva fatto la
sua comparsa alle spalle di Maria Ross, Sheska. In quegli anni era cambiata
molto, si era fatta carina, e non pochi suoi colleghi le facevano la corte. “Si,
avrei un favore da chiederti. Dovresti accompagnarmi in un posto.” Affermò
tranquillo l’uomo, “Nessun problema.” Replicò
quella.
Roy sorrise soddisfatto: “Eccellente, Allora, domani mattina alle
9 fatti trovare davanti all’Headquarters. È importante.” Aggiunse il moro.
“Scommetto che riguarda la cerimonia, sbaglio” domandò la rossa, con un
sorrisino sornione. Sapeva già la risposta.
§§§
Il maggiore Alex Louis Armstrong ne aveva viste di cose strane
nella sua vita, dalle chimere trasmutate e tenute come cani da guardia, alle
trasmutazioni umane fallite, agli homunculus… Ma nulla poteva essere comparato a
quello che aveva davanti, a ciò che il suo cervello si rifiutava di accettare.
Come era possibile che due persone, di cui una morta e sepolta da tempo e
l’altra sparita nel nulla, potessero ripresentarsi ai suoi occhi così, come se
niente fosse? Ma ai sentimenti non si poteva comandare. I suoi occhi si
riempirono di lacrime, lacrime di felicità, di incredulità: “Edward, generale…”
mormorò emozionato, prima di gettarsi loro addosso, abbracciandoli forte. “La
situazione si fa interessante, chissà cosa ci aspetta ancora prima di arrivare a
destinazione.” Meditò Ling.
§§§
“EH??? Potrebbe ripetere, per
favore??”
“Te l’ho detto Fullmetal. Il Comandante Supremo in persona ha
istituito questa importante cerimonia in vostra memoria.”
Ed non credeva alle sue orecchie.
Seduto comodamente su una sedia nell’ampia sala da pranzo della
locanda, assieme a Khayal e a suo padre, e accompagnato dai suoi amici,
ascoltava incredulo le parole del maggiore Armstrong: “Scusi maggiore, ma come è
possibile che il Comandante Supremo abbia tributato simili onori a noi, se era
stato proprio lui a ordinare l’eliminazione del generale e proprio lui era a
capo degli homunculus.” Cercò di capire Ed, infervorato come non mai; “Ma cosa
hai capito, giovane Fullmetal?! Ora il comando del paese non è più in mano a
King Bradley, bensì è passato in mano al colonnello Mustang!” spiegò Armstrong.
A quelle parole, Ed non potè trattenere un nuovo moto di sorpresa:
“EH???!!!”
Buonanotte!!!
Come vedete, la sottoscritta ha preso la decisione definitiva: vi toccherà
sopportarla ancora a lungo!!!! Beh, in questo capitolo vi sono parecchi colpi di
scena, e nel prossimo sarà ancora meglio! Non ho tempo per ringraziarvi uno a
uno perché è un po’ tardi, quindi esprimo gratitudine nei confronti di Ed92,
Bea, liena, WINRY-93 e Lady Greedy. GRAZIE A TUTTI!!
“Scusi, Maggiore, forse non ho capito bene…” mormorò Ed, balzando
in piedi, “Cosa ha detto? Potrebbe ripetere?”.
Il nerboruto militare lo guardò divertito, reprimendo a stento una
risatina da sotto i baffi, poi rispose: “Certo, ma penso tu abbia capito alla
perfezione, mio giovane Alchimista. L’ex Colonnello Mustang ha preso il posto
del Fuhrer e ora è a capo del paese!” esordì trionfante l’uomo; “Forse è meglio
che andiate, il treno dovrebbe partire a breve, e poi non mi sembra che siano
molto propensi a collaborare, almeno dalle espressioni sconvolte che hanno.”
Affermò divertito il capo villaggio, indicando i due militari, che s’erano
abbandonati sulle sedie con rassegnazione, Ling riuscì ad afferrare qualche
brano di frase, tipo “uno sta lontano per qualche giorno e gli stravolgono
tutto…” o ancora, “Non c’è limite al peggio…”.
“Forza! Andiamo! Basta poltrire, abbiamo un treno da prendere!”
esclamò deciso Alex Louis Armstrong, spingendo i due superiori fuori dalla porta
e salutando frettolosamente tutti.
“Ehi, ce la faccio da solo a camminare!! Non ho bisogno della
balia!” si inalberò Fullmetal, cercando di divincolarsi dalla stretta del biondo
militare
“Si, invece, P-I-C-C-O-L-E-T-T-O!” esordì Ling, prendendolo in
giro.
“CHI SAREBBE IL
FAGIOLINO ULTRAMINUSCOLO CHE NON RIUSCIREBBE NEPPURE A MUOVERSI PERCHÈ INCAPACE
A CAMMINARE???!!!” , era furioso.
“Tu! Forza,
andiamo!” ribattè l’Imperatore, prendendolo per un polso e trascinandolo via,
tra le urla del ragazzo e le risate di
Hohenheim.
§§§
“Sei appena tornato e già devi partire… è ben dura la vita di un
alchimista!!” osservò Khayal, mentre Ed saliva sul
treno.
“Si, ma ti riempie anche di soddisfazioni, te lo assicuro!
Comunque, presto tornerò a trovarti, lo prometto, piccola peste!” gli sorrise
l’Alchimista, scompigliandogli divertito i capelli, “Cerca di non fare troppi
danni in mia assenza! Ci vedremo presto!!” esclamò il ragazzo, issandosi sul
vagone e affacciandosi subito dopo al finestrino, “Addio Youswell!!” urlò,
proprio mentre il mezzo, lentamente, cominciava a muoversi; quando cominciò a
prendere un po’ di velocità, il ragazzino sulla banchina prese a corrergli
dietro, agitando le braccia in segno di saluto, urlando e strepitando saluti al
loro indirizzo, “Ciao!!!! Buon viaggio!!!!” urlò il ragazzo, fino a ché il
treno, con un ultimo sbuffo, non sparì dalla sua
vista.
§§§
Il treno correva placido attraverso i campi e le foreste dell’Est.
Dai finestrini si vedevano le risaie ricolme d’acqua, e le contadine che
lavoravano duramente: era la stagione del raccolto, la stagione più bella, la
stagione dei viaggi e delle vacanze, ma anche la stagione dei divertimenti, la
stagione degli arrivi e delle partenze. La stagione dei
ritorni.
Edward, non appena aveva toccato il sedile, s’era subito
addormentato, raggomitolandosi come un gattino accanto al finestrino; “Questa
volta Roy me la paga! Poteva aspettarmi, almeno, a fare carriera!” scherzò Maes,
sedendosi accanto a Ling e Lan Fan; “Avete avvertito qualcuno del vostro
rientro?” domandò Armstrong, facendo posto a Hohenheim, “No, assolutamente. Non
ne abbiamo avuto il tempo. Noi siamo rientrati solo ieri.” Affermò il generale,
guardando Ling, “E neppure Ed. Da quando l’abbiamo tlovato non abbiamo
incontrato nessuno, a parte loro due.” Assicurò il ragazzo, ravvivandosi i
lunghi capelli neri. Il maggiore rimase un istante in silenzio: “E allora sarà
una gran bella sorpresa per tutti! Meglio così, non stiamoci più a pensare! Tra
una decina di ore saremo a East City, dove prenderemo domattina la coincidenza
per Central. Tutto secondo i piani.”.
§§§
“Sottotenente Ross! Sottotenente
Ross!”.
Una squillante voce di ragazzo bloccò la giovane donna, oberata dal
peso di voluminosi plichi. Ella si voltò, scorgendo, tra la folla di militari e
alchimisti che la circondavano, indaffarati negli ultimi ritocchi, una
capigliatura biondo scuro e una mantella rossa svolazzante: “Buongiorno
Alphonse! Ti stavo aspettando, dov’eri sparito?” accennò un leggero inchino
all’indirizzo del giovane Elric; “Gomen me, sottotenente, ma ho dovuto
accompagnare il sergente Brosh a prendere le ultime assi di compensato per il
palco. Come sta andando qui?” chiese, incaricandosi di prendere i pacchi che la
donna trasportava, “Tutto a posto, grazie. Ormai siamo pronti per cominciare.
Nel pomeriggio sistemeremo le ultime luci e stasera le testeremo un l’ultima
volta. Domattina arriverà quel ragazzo da Xing e Sheska si occuperà degli ultimi
ospiti.” Spiegò ella, asciugandosi con un fazzoletto la fronte. Camminarono in
silenzio per alcuni minuti, avviandosi verso Piazza
d’Armi.
Sbucati nella piazza, Al non potè non rimanere a bocca aperta nel
vedere ciò che l’ex Colonnello aveva architettato per l’Anniversario: centinaia
di divise blu e di vesti nere e rosse s’affaccendavano su e giù da un enorme
palco, completamente dipinto di rosso. Fury e Falman sistemavano le luci sulla
tettoia che lo copriva, Breda e Havoc trasportavano cavi e attrezzi, inciampando
di quando in quando nei loro stessi piedi mentre Riza montava gli ultimi
pannelli di compensato. “Buongiorno a tutti.” Salutò Al, togliendosi la mantella
e abbandonandola in un angolo, sopra la giacca di Kain, correndo ad aiutare:
“Ciao Al” risposero tutti al saluto; “Alphonse!” una nuova voce aveva sovrastato
quella degli altri e la testa del Comandante sbucò da dietro il palco, la fronte
leggermente imperlata di sudore. “Salve Comandante.” porse i suoi saluti
l’adolescente, “Prendi i cavi e aiuta Havoc e Breda a sistemarli.” Ordinò
l’uomo, rituffandosi nel retro ad armeggiare con qualcosa. Con entusiasmo, il
giovanotto si sbrigò ad eseguire gli ordini.
§§§
La notte scura era giunta rapidamente su Amestris su alati cavalli
d’argento, avvolgendo tutto di buio e stelle, sprofondando il mondo nel dolce
tepore del risposo. Dolce notte limpida, notte di sogni irrealizzabili ma
comunque desiderati, una notte dove tutto è
possibile.
La stazione di East City era molto frequentata nonostante l’ora
tarda; nodo cruciale dei traffici commerciali e del trasporto di tutto il Paese,
la locale stazione non si fermava mai: vi erano sempre nuovi treni in arrivo,
nuovi mezzi in partenza, operai impegnati in operazioni di carico e scarico.
Una figuretta alta e smilza era seduta su una scomoda poltrona,
come possono esserlo solo le poltrone delle stazioni; aveva la fronte poggiata
sui palmi delle mani intrecciati, sembrava dormire. Un'altra figura, poggiata
contro un muro poco lontano, si spostò, dirigendosi lentamente verso il
compagno, all’apparenza profondamente addormentato. Silenzioso come un gatto, si
mosse e gli si sedette accanto.
“Avrebbe fatto meglio a restarsene a dormire, generale.”. Una voce
tranquilla fece sobbalzare l’uomo, “Allora non stavi riposando!” s’indispettì
quello, raddrizzandosi gli occhiali sul naso; l’altro alzò la testa: “e chi
dorme? Non ci riesco!” ammise Ed, stiracchiandosi come un gatto e sbadigliando,
“tanto tra poche ore dovremmo prendere il treno, sono troppo agitato per
dormire.” Confessò il ragazzo, rassettandosi la treccia. I due rimasero un
momento in silenzio, poi Hughes rise, guardando il suo biondo amico con un
espressione furbetta dipinta sul volto: “Oh, andiamo! È inutile che tenti di
nascondere ciò che provi, sai?.” disse improvvisamente, guardandolo con un
ghigno, “Me ne sono accorto subito.” Disse con espressione trionfante. Ed lo
fissò con un sopracciglio inarcato in un’espressione dubbiosa. “Su, ammettilo!
Per te Roy è qualcosa di più che un superiore e un mezzo rivale, vero?” chiese
il moro, spiazzante; Ed sbiancò per un istante, conscio che il suo segreto fosse
stato svelato, poi piegò la testa in avanti e scrollò le spalle, “Ero sicuro che
non se ne fosse mai accorto nessuno… Come ha fatto?” ammise il giovanotto. “Non
è stato difficile!” replicò l’altro, vittorioso, “Indizio numero 1, quando lo
guardi hai sempre una faccia felice, anche se, da quando vi siete incontrati,
non avete fatto altro che litigare. Indizio numero 2, hai passato tutto il
viaggio in treno a dormire e, solo io me ne sono accorto, per tua fortuna,
continuavi a chiamarlo nel sonno. Ti bastano come prove??” chiarì il generale,
con un ghigno di vittoria. Ed fece spallucce: “Sono invecchiato se mi si riesce
a fregare in questo modo! Ok, ha vinto! Ci ha preso in pieno… Sembrerà stupido,
ma… Amo alla follia quel dannato Colonnello!” arrossì visibilmente Fullmetal,
nascondendo il volto tra le mani imbarazzato; “Ehi, guarda che non c’è nulla di
cui vergognarsi, te lo assicuro.”, sussurrò l’occhialuto, sollevandogli il mento
con un dito, “Ehi, perché piangi? Mi dispiace, ho fatto qualcosa di sbagliato?”
si spaventò quello, ritraendosi alla vista di lucenti lacrime che scivolavano
giù dagli occhi del ragazzo, che subito scattò in piedi, e corse via. “Devi
accettare ciò che provi, Edward, o non potrai mai essere felice.” Pensò,
togliendosi gli occhiali per pulirli. Fuori, cominciava ad
albeggiare.
Ammissioni, rivelazioni e un viaggio che comincia!! Questo è il mio
personalissimo regalo di Natale per tutte coloro che mi seguono con passione a
cui devo tutto il mio successo!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE
VOI!!
LIENA
FEDAR
WINRY 93
BEA
IRENE ADLER
BUON NATALE A TUTTI COLORO CHE MI SEGUONO E A CUI VOGLIO
BENE!!
“Non, non si preoccupi. Solo pochi
minuti. Vuole seguirmi?”.
Era mattino a Central City, il
fatidico mattino. Una macchina dai vetri oscurati era partita molto presto dal
Comando, dirigendosi verso il quartiere residenziale; a bordo, il Comandante,
ravvolto nel suo mantello color della notte. Dopo alcuni minuti di viaggio,
l’auto si fermò dinanzi una casetta in muratura dipinta di un pallido rosa
salmone, con un giardinetto ben curato tutto all’intorno: un altalena faceva
bella mostra di sè in un angolo del cortile, le corde abbandonate al vento.
Tutto, esprimeva malinconia e tristezza. Con decisione, Sheska traversò il
giardino, seguita da Roy e suonò alla porta; il Comandante fece appena in tempo
a vedere una figuretta bionda alla finestra che quella sparì all’istante; due
secondi dopo, la signora Glacier, ravvolta in una veste da camera color lillà
aprì. Si stupì molto nel vedere Sheska accompagnata da un uomo, ebbe paura,
molta paura. Roy se ne accorse, e si esibì in un sorriso, vero e sincero, un
sorriso che non si vedeva tutti i giorni sul viso del moro; l’avvicinarsi di
quella data sembrava avergli restituito l’antico buonumore. “Konnichiwa,
signora.” salutò educatamente Sheska, inchinandosi in segno di rispetto. Roy la
imitò. La donna ricambiò il saluto e li fece entrare nella
casa.
§§§
“Quanto manca a Central City?? Io
comincio ad annoiarmi!!” esclamò Edward, sbuffando
seccato.
Il viaggio attraverso le campagne
procedeva tranquillo, fin troppo tranquillo, e ciò metteva a dura prova la
pazienza del giovane Fullmetal, non molto paziente, come è noto. “Edward, sta
tranquillo, tra poco saremo arrivati. Cercò di calmarlo il padre. Il ragazzo
s’accoccolò sul sedile, sbuffando e lamentandosi, “Edwald, sei ploplio noioso!”
lo redarguì Ling, col chiaro intento di provocarlo, “Porta rispetto per i
maggiori!!” grugnì Edward, cercando di ignorarlo, “Maggiole a chi? Io vedo solo
un nanetto…”, Ling lo guardò con aria falsamente confusa. “Sono due bambini…
Elycia sarebbe più matura di loro due messi insieme.” sussurrò Hughes
all’orecchio di Hohenheim. I due continuarono a battibeccarsi per un po’, finchè
Lan Fan, seccata da quei continui litigi stupidi e privi di senso, uscì e
rientrò con due kunai e li puntò alla loro gola: “Basta, ok?” ordinò, con
cipiglio minaccioso. I due si zittirono all’istante, mentre il maggiore
Armstrong ridacchiava: “Beh, penso che ora se ne staranno tranquilli, almeno
finché non saremo arrivati a Central! Finalmente un po’ di pace!” constatò Maes,
immergendosi nella lettura di un libro di alchimia, prestatogli dal padre di
Edward.
§§§
Roy e la signora Glacier, assieme a
Sheska ed Elycia salirono a bordo dell’elegante berlina dai vetri oscurati,
dirigendosi verso la Piazza: i militari e gli alchimisti avevano fatto un ottimo
lavoro, davvero. La città era tappezzata di festoni rossi e neri e fiocchi blu,
e ovunque si vedevano gruppi di militari terminare di porre le ultime
decorazioni e di alchimisti che creavano nell’aria figure mitiche di
animalie le facevano scorrazzare
per le vie, allietando piccoli e grandi, l’intera città era in festa. La piccola
bionda guardava tutto ciò che la circondava con grande attenzione, lanciando
piccoli urletti di gioia, con somma felicità di Roy, seduto nel sedile accanto
al guidatore, che non potè fare a meno di pensare che era la prima volta, dal
giorno del funerale dell’amico, che vedeva la bambina così serena; finalmente,
arrivarono in Piazza.
“Signora,
Elycia!!”
Una allegra voce di ragazza si fece
udire alle loro spalle, e i quattro videro l’intera truppa, accompagnata da
Winry e dalla maestra Izumi, venire loro incontro. Il Sole era ormai alto nel
cielo, ormai era mezzogiorno.
L’ora X si stava
avvicinando.
“Noi siamo pronti. Il tenente è
andata a prendere il maggiore e gli altri ospiti in stazione, ci raggiungeranno
a breve.” Spiegò Al, comparso in quel momento con il piccolo Edward tra le
braccia, “Su, va a giocare con Elychan!” lo incitò l’ultimo degli Elric,
poggiandolo a terra. I due bambini si sedettero a terra e cominciarono a giocare
con le macchinine del piccolo Ed. Facevano molta
tenerezza.
Roy Mustang diede il braccio alla
vedova Hughes e salì sul palco, assieme alla
truppa.
Era
ora.
§§§
Il tenente Hawkeye sbuffò seccata.
Teneva saldamente il guinzaglio di
Hayate e si guardava attorno per capire dove sarebbe giunto il treno che
interessava a lei.
L anotte prima, il maggiore aveva
contattato il comando e aveva avvertito che sarebbero giunti col treno di
mezzogiorno, ma nessun avviso era stato ancora dato, e lei, che odiava la
confusione, sopportava malvolentieri il chiasso che torme di viaggiatori e
visitatori facevano, coprendo in parte il suono
dell’altoparlante.
Finalmente, tra la confusione, riuscì
a udire la voce che annunciava l’arrivo: “Il treno militare da Youswell è in
arrivo al binario 4C. Si pregano i signori passeggeri di non scordare bagagli e
zaini sul vagone, grazie.” Trillò la sinistra voce metallica. Riza e Hayate
scesero le scale e raggiunsero il binario, manco a dirlo era quello più lontano
di tutti, essendo un mezzo militare. Arrivarono a destinazione un attimo prima
del treno che, sferragliando e gemendo, si fermò, proprio davanti a loro. Ne
scesero poche persone, militari per di più, e qualche funzionario che la giovane
donna conosceva di vista e con cui scambiò brevi cenni di saluto.
Un gruppo molto chiassoso attirò la
sua attenzione, troppo lontano per identificarne gli appartenenti, ma notò una
capigliatura dorata spiccare su tutti e una figura enorme, doveva essere il
maggiore: “Già, ma chi sono gli altri? Che siano dei servitori dell’imperatore?”
si chiese, non senza un pizzico di preoccupazione, la donna, portando una mano
alla fondina. Improvvisamente, Hayate le sfuggì di mano, correndo incontro a
quello strano gruppo, balzando in braccio alla figura bionda, che lo abbracciò.
Ora, erano molto più vicini, e il tenente potè distinguere chiaramente le
figure: “buongiorno tenente! Che ci fa qui?” domandò stupita una voce, “Mi
sembla ovvio, piccoletto! Salà venuta a plendele il maggiore!” “GRRR!! CHI è LA
BAMBOLINA COSì PICCOLA DA NON AVERE NEPPURE LA PARVENZA DI UN ESSERE
UMANO!!!???”, “Ecco che ci risiamo… Ling, non provocarlo, o Edward ti butterà
sotto il primo treno in arrivo.”. Questi discorsi resero la donna molto confusa,
che subito non capì, ma poi, visto chi aveva davanti, si lasciò scappare una
lacrimuccia dagli occhi: “Ed-kun… Generale…” i suoi occhi si riempirono di
lacrime e balzò quasi addosso al biondo, che superò ogni soglia di rosso, tra le
risatine ironiche dell’amico e del generale. “Ma come…” riuscì a dire, una volta
ripresasi un po’, “Te lo spieghiamo
dopo, ora andiamo!! Non vorrei che abbiano già cominciato la cerimonia.” Esclamò
il nerboruto militare, “Avete ragione! Forza, andiamo!” incitò la giovane
soldatessa, guidando il gruppo fuori.
Avevano una cerimonia da guastare e
non dovevano perdere tempo.
§§§
In piazza, intanto,era tutto
preparato.
L’enorme palco, su cui tutti avevano
convogliato ogni loro sforzo, era pronto: completamente rosso, con i simboli
degli alchimisti sui pannelli di compensato sulle pareti e il simbolo
dell’esercito sui pannelli blu che componevano il pavimento. Un microfono era
stato posto sul palchetto, in attesa del Comandante, in quel momento, in un
angolo, che tentava di nascondere a tutti la sua commozione: per lui, era un
grave colpo, quella cerimonia voleva dire accettare, seppur passivamente, la
scomparsa dei sue due amici, e lui sapeva di non volerlo, per lui non sarebbero
mai morti; lui avrebbe sempre sperato di vedere la chioma svolazzante di Edward
entrare a razzo nel suo ufficio e inveire contro di lui oppure le telefonate del
suo migliore amico in piena notte per parlare della figlia, o ancora le uscite
in gruppo, le risate che ogni volta si facevano…Per lui, tutto questo non era
assolutamente morto!!
Ma ora, non poteva più
sperarci…
Era il momento di guarire per il suo
cuore lacero.
Con un sospiro e un ultima occhiata
al Sole, salì sul palchetto, misurò i passi che lo separavano dal microfono,
respirò profondamente, e cominciò a
parlare.
Il Sole rimandava l’immagine felice
dei due militari, e un suono, come un clacson, si udiva in lontananza, ma
nessuno pareva essersene accorto.
Tranne i due bambini che,
incuriositi, sfuggirono alle madri e scesero, reggendosi l’uno all’altro,
sedendosi sui gradini in silenzio: “Lo senti anche tu?” chiese Ed alla piccola,
tenendole la mano. La piccola non rispose, ma un piccolo sorriso le increspò le
labbra: “Papà…”.
§§§
La macchina sfrecciava veloce
attraverso le vie di Central, deserte e decorate a festa. Edward e Hughes erano
seduti dietro, assieme a Ling, Lan Fan e Hohenheim. Davanti, c’era il maggiore.
“Siamo quasi arrivati!!!!!” esclamò Ed, guardando fuori dal finestrino,
all’orizzonte si stagliava Piazza d’armi. Ling aprì l’altro, spenzolandosi
fuori: “Youhhh!!!! Urlava, mentre Riza premeva di più sull’acceleratore e
cambiava marcia: “Preparatevi a un entrata in scena spettacolare!!” urlò la
giovane donna ai passeggeri dietro, “TENETEVI FORTE!!” strillò, esaltata come
non mai. I due interessati si scambiarono uno sguardo complice, poi imitarono
Ling: “STIAMO TORNANDO!!” urlarono, sbilanciandosi dai
finestrini.
Quando l’auto si fermò in piazza, con
uno stridere di freni, ai presenti quasi non venne un colpo, “Ma perché Riza
deve fare sempre così?” si chiese sconsolato il Comandante, profittando di quel
momento di confusione per asciugarsi una lacrima fuggiasca dall’occhio
ferito.
Riza e il maggiore scesero di colpo
dall’auto: “Scusate il ritardo, ma abbiamo avuto qualche contrattempo!”
salutarono, aprendo poi le porte dietro. “Salve!” salutarono Ling e Lan Fan,
accompagnati da Hohenheim; “Papà??!!” esclamò Al, stupito, anche Roy era
stranito.
“Ehi, ma dove sono quei due??”
sussurrò Ling alla moglie, “non ci sono più nella macchina.”. Era vero, i due
“redivivi” erano spariti.
Improvvisamente, s’udì una voce
squillante nell’aria: “E così Central City e Amestris devono sopportare un
Alchimista borioso e ciarlatano come Coamndante?? Buono a sapersi!!!”, “Su,
Edward, non dire così! Sono certo che il Colonnello Mustang ha tante buone
qualità.. NASCOSTE, però!! Non ce la doveva fare questa!! Diventare Comandante
senza dirci nulla?? Non si fa!!” disse un’altra voce con tono saputo. Tutti si
guardarono intorno, mentre la piccola Elycia e il piccolo Edward ridacchiavano
in un angolo, puntando i loro ditini paffuti verso un palazzo poco lontano da
loro: “Papà!!” urlò la piccola tra le
lacrime.
Edward e Hughes erano in piedi,
stagliati contro il Sole, schiena contro schiena, sul tetto di una palazzina,
“Ehi, Ed, che ne pensi?” sussurrò, “è fantastico respirare l’aria di casa.”
Rispose lui, balzando giù dal tetto, seguito dal
Generale.
SALVE A
TUTTI!!!! Eccoci qui!! Finalmente il penultimo
capitolo!!!
Ringrazio
sentitamente tutti coloro mi hanno spronato e aiutato ad andare avanti in questa
avventura, in questo progetto!! Nel prossimo capitolo, ringraziamenti precisi a
tutti: per ora, saluto e ringrazio di cuore liena, fedar e
WINRY-93!!!
Per Seastorm,
non preoccupatevi, finisco questa fanfic e poi mi dedicherò completamente a
lei!!
AMOR, FAMIGLIA, SONO LE
COSE CHE MAI PIÙ ABBANDONERÒ.
Edward e Hughes balzarono a terra, tra lo stupore generale, facendo
svolazzare le mantelle in un tripudio di
colori.
Una piccola saetta bionda balzò in braccio al moro, era la piccola
Elycia, mentre il suo compagno si avvinghiava alle gambe dell’alchimista
d’Acciaio, non volevano mollare la presa: “Papà!!” urlava la piccola,
stritolando con i suoi braccini sottili il collo del
padre
La piazza era avvolta nel silenzio, che venne improvvisamente rotto
da un urlo penetrante, e un lampo rosso s’avventò sul giovane Fullmetal,
stringendolo tra le lacrime: “NIISAN!!!!!” urlò Alphonse piangendo di gioia,
“Al, ciao..” sussurrò Ed, completamente spiazzato da quella reazione, potè solo
ricambiare l’abbraccio, sotto lo sguardo divertito e intenerito di Hughes, erano
sempre stati legati, ma in quel momento lo erano come non mai. “Niisan, dove sei
stato? Perché sei sparito?” continuava a singhiozzare il piccolo; Edward gli
accarezzò la bionda testolina: “Shh, non piangere, otooto-kun, ora sono qui, e
non ti lascerò più, lo prometto… Mi dispiace di averti abbandonato qui da solo…”
gli mormorò all’orecchio, stringendolo piano, con dolcezza infinita. Un urlo
unanime s’alzò dalla folla di militari, che andò loro incontro, li sollevò in
aria e li portò in trionfo, gridando e strepitando; Al e Edward erano
abbracciati, Hughes teneva in braccio la piccola Elycia, e guardava con affetto
i due fratelli, il minore sembrava non volersi mai più staccare dal maggiore,
temeva forse che scomparisse di nuovo? “Hip hip, urrà per i fratelli Elric!
Evviva i giovani alchimisti!” urlava la folla con urla di giubilo, trasportando
i cinque personaggi fino al palco, il piccolo Edward avvinghiato alla gamba di
Al. Il palco, intanto, era nel caos più totale: Winry e la signora Glacier
avevano avuto un mezzo mancamento e la maestra Izumi era letteralmente
paralizzata dallo stupore, mentre il gruppo composto da Breda, Falman, Havoc e
Fury festeggiava e saltellava tutto intorno, inneggiando ai due Elric e a
Hughes. L’unico che pareva aver mantenuto una parvenza di lucidità era Roy,
ritto e immobile dinanzi al microfono ma, un esame più accurato, avrebbe
rivelato la presenza di grossi lucciconi che scendevano giù dagli occhi del
Comandante, troppo orgoglioso per farsi vedere in
lacrime.
Finalmente, Edward e Maes “approdarono” sul palco, sempre avvolti
dall’abbraccio dei loro cari.
Winry e la signora Glacier si avvicinarono, titubanti, gli occhi
lucidi.
Poi gettarono le braccia al collo dei due, abbracciandoli forte,
mentre il sole continuava a illuminare imperterrito la città, sembrava quasi che
il cielo volesse rendere indimenticabili quei momenti; Ed scostò il viso
dell’amica d’infanzia: “Winry, ti avevo detto che ti avrei fatto piangere solo
lacrime di gioia, che avrei ritrovato ciò che avevo perso! Ebbene, guarda.”
sorrise Ed, risvoltando gli orli dei pantaloni e delle maniche, mostrando il
rosa pallido dei suoi arti, “Ce l’ho fatta.” disse
solo.
La ragazza restò un istante interdetta, poi scoppiò nuovamente a
piangere, e lo avvolse con un abbraccio: “Ce l’hai
fatta…”.
Improvvisamente, la bionda fu spostata con malagrazia e una padella
si abbattè con violenza sulla testa del giovane alchimista: “EDWARD ELRIC!!!!
DOVE DIAMINE TI ERI CACCIATO?!?!” urlò Izumi, trattenendo a stento le lacrime,
“Ahia!! Scusi maestra, ho avuto qualche incidente di percorso… Sarei tornato
prima, lo giuro!!!” cercò di scusarsi, ma la donna non gliene diede il tempo,
gli si gettò addosso, stringendolo forte: “Stupido moccioso!! Hai la minima idea
di quanto tu ci abbia fatto preoccupare, stupido incosciente!?” lo sgridò la
donna tra le lacrime, ma la sua voce tradiva l’emozione; Edward non aveva mai
visto la maestra sciogliersi così.
Al, per tutto quel tempo, era rimasto attaccato al fratello, non si
era più mosso.
Non voleva più essere lasciato solo.
D’istinto, lo riabbracciò: “Promettimi che non te ne andrai mai più,
fratellone!!!” pianse disperato il minore degli Elric; Ed gli accarezzò la
schiena, nascondendo il viso pallido tra i capelli profumati del fratellino,
“Non preoccuparti, non me ne vado più, non ti lascerò di nuovo da solo, è una
promessa.”.
Roy, non visto, sceso dal palco, si nascose tra i fili nel retro del
palco, e pianse: “Grazie Kami-sama.”.
§§§
UNA SETTIMANA DOPO.
La vita era tornata alla normalità.
Ed e Hughes erano stati reintegrati nei loro ruoli, e ora facevano
parte della squadra del Comandante.
Ogni giornata passava tranquilla, tra le urla di Ed, i tentativi di
Al di tenerlo buono, le risate dei loro commilitoni, le prese in giro di Roy e
le battute di Maes.
Tutto era tornato alla normalità.
Fino a che….
“Mi ha fatto chiamare Comandante?”.
Fullmetal aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio del Comandante,
proprio accanto al loro; Riza gli aveva detto che Roy doveva
parlargli.
Roy alzò la testa dalle carte che stava, come al solito, firmando:
“Ah, Ed, vieni pure.” affermò, vedendolo.
Ormai aveva deciso.
Quei giorni passati a vedere il suo migliore amico e Edward
finalmente insieme a loro, l’aveva convinto.
E anche la chiacchierata avuta nemmeno dieci minuti prima con
Riza.
FLASHBACK
“Quando ha intenzione di
dirglielo?”.
La domanda di Riza lasciò letteralmente spiazzato il Comandante,
proprio non se lo aspettava; con calma, cercando di mascherare la tensione, alzò
lo sguardo: “Cosa intendi?”. “Oh, andiamo. Non mi venga a nascondere una cosa
così ovvia. Se ne sono accorti tutti.” affermò Riza Hawkeye con un sorriso
sornione, “Pure il Generale se n’è accorto da tempo.” Continuò, “D’altronde, non
era così difficile da intuire, no?”.
“Lei è innamorato di Edward-kun.” dichiarò spiazzante la
bionda.
Roy alzò lo sguardo dai fogli, completamente cianotico, come aveva
fatto?
Cercò di trovare una soluzione, ma il suo cervello non ne voleva
sapere di collaborare, si era semplicemente arreso, forse all’infantilismo
assurdo del suo padrone: “Come avete fatto....” cercò di rispondere Roy, ma le
parole gli morirono in gola, era stato
scoperto.
E ora?
“Beh, da tante cose, ma soprattutto è stato il Generale a darci
l’imbeccata giusta. Ha farfugliato qualcosa riguardo a una notte in stazione e a
un fagiolino depresso, ma non abbiamo capito granchè, continuava a
ridacchiare...” riflettè il biondo militare.
Roy alzò il capo, guardandola negli
ochi.
“Secondo me dovrebbe dirglielo, sa? Quel giorno, quando siamo
rientrati a Central, ricorda?” continuò saggiamente Riza; il moro annuì, “Bene,
ricordo che aveva un comportamento strano, era agitato, senza dubbio, ma anche
impaziente. Io credo, che non vedesse l’ora di rivederla.” ammise spiazzante il
tenente, finendo di poggiare l’ultima pila di documenti da
firmare.
“Bene, ho finito. Se ha bisogno, io sono in ufficio.” terminò,
salutando e lasciando la stanza, senza neppure dare il tempo al Comandante di
rispondere in alcun modo.
La porta si richiuse con un sinistro
tonfo.
Il moro Comandante si lasciò cadere sulla poltrona, possibile che il
suo segreto fosse stato scoperto? Che si fosse fatto beccare come un
dilettante?
Era possibile.
D’altronde, i suoi sentimenti per il ragazzino erano molto difficili
da gestire, e qualcosa poteva essere
trapelato...
Quella tremenda risoluzione infuse nuovo coraggio al Capo Supremo del
Paese, che prese la decisione più importante della sua
carriera.
E ora, l’oggetto delle sue attenzioni si trovava dinanzi a
lui.
Era giunto il momento.
FINE FLASHBACK
“Mi ha fatto chiamare Col... Scusi, Comandante?” ripetè Edward,
rassettandosi la lunga treccia che gli scivolava placida lungo la schiena,
coperta dal corto mantello rosso d’ordinanza degli
Alchimisti.
“Si, Edward, siediti pure.” affermò con aria apparentemente
tranquilla Mustang, facendo cenno di accomodarsi, “Devo parlarti di una cosa
importante.”.
A quelle parole, il cuore del biondo perse un battito e per un
istante il suo respiro si bloccò in gola.
Possibile che....?
Edward non udì che solo una frase di tutto quell’intricato discorso,
e ciò gli bastava, era ciò che voleva, che bramava
sentire.
Quel “Ti amo”, sussurrato con una tale dolcezza, fece saltare Il suo
cuore sulle nuvole.
Timidamente, il minore arrossì vistosamente e, con un sussurro
sommesso, il viso nascosto dalla frangetta, “Ti amo anche io...”, s’alzò e corse
fuori dall’ufficio, completamente scarlatto.
Roy, rimasto sconvolto per i primi istanti, balzò in piedi e gli andò
dietro, chiamandolo a gran voce.
Ma il biondo, nonostante gli appelli, non accennava a volersi
fermare, era troppo timido...
Giunti nella hall centrale, dove gran parte del Comando si era
riunita per le uscite pomeridiane, si fece
silenzio.
Avevano capito che qualcosa stava per
succedere.
Edward, bloccato al centro del salone, percepì il clima d’attesa e si
voltò: inginocchiato a terra, c’era il moro: “Edward Elric, io ti amo dal
profondo del mio cuore!” esclamò lui, dinanzi a
tutti.
L’Elric impallidì, aveva udito bene?
Quel dannato Col.. Comandante l’aveva davvero
detto?
E ora?
Il ragazzino aveva paura.
Ma nulla di quello che temeva
accadde.
I loro colleghi applaudirono.
Roy lo abbracciò.
Da un angolo della sala, felice, una figura imboccò il corridoio: “Te
l’avevo detto, Edward..” ridacchiò Maes tra sè e sè, sparendo
nell’ufficio.
Tutto, era tornato alla normalità.
Tutto era a posto.
Finalmente.
BUONASERA!!! FINALMENTE QUESTO “COSO” HA VISTO LA SUA CONCLUSIONE,
TEMEVO DI NON RIUSCIRE A TERMINARE IN
TEMPO!
LA STORIA COL NOME Più COMPLICATO DELL’INTERO FANDOM DI FMA, è UN
RECORD!
Che dire, vi devo ringraziare tutti, siete stati veramente
fondamentali per me, non ho parole per ringraziarvi,mi siete stati accanto a lungo, tra
aggiornamenti saltellanti e casini!
GRAZIE A TUTTI:
Ed92
Ginny
Liena (Miry^^^)
Winry-93
Saku-chan
Irene Adler
Bea
Lady Greedy
Aduah
Gokychan
GRAZIE A TUTTI!!! WINRY, SPERO CHE IL CAPITOLO NON SIA TROPPO PER TE…
Non sapevo non ti piacesse lo Yaoi/Shonen Ai… Gomen
Me!