The Moment I Knew

di Lully Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo5. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buonasera ragazze!

Lo so, non ce la fate più a vedere il mio nome su Efp, ma non posso farci nulla, questa volta sono innocente.

Stavo ascoltando le nuove canzoni di Taylor Swift, e poi è arrivata quella propizia, a parte che mi ha messo una tristezza colossale addosso, ma mi ha dato l'ispirazione.

E dato che io mi sfogo scrivendo, ecco quello che ne è uscito.

Per il ritardo di LIP, posso dirvi che entro questa settimana aggiorno, quella lestofante di mia sorella ha rotto il computer, e quindi abbiamo dovuto aspettare il nuovo.

Beh, vi lascio al Prologo, fatemi sapere cosa ne pensate, è breve, ma sto già lavorando al primo capitolo. Questa fic è nata grazie alla canzone The Moment I Knew di Taylor Swift, da cui prende anche il titolo.

Buona lettura!

 

 

 

 

THE MOMENT I KNEW

Prologo.

Lanciai un ultimo sguardo alla porta, mentre il magone saliva, rendendomi la respirazione difficoltosa. Le lacrime stavano per uscire, ne ero sicura, ma non volevo piangere, infondo lo sapevo che prima o poi sarebbe andata così, il principe azzurro non esiste, non esiste nemmeno il cattivo ragazzo che si innamora una volta per sempre della ragazza che con un sorriso gli ha strappato il cuore, togliendogli il respiro.

Le luci di Natale rendevano quasi tutto surreale, quello sarebbe dovuto essere un momento di gioia; mi ero già immaginata tutto,ti avevo detto che mi avevano trattenuta all'ospedale per un codice rosso, ma in realtà ero andata a prendere la torta al cioccolato che adoravi, volevo darti una notizia sensazionale, non stavo più nella pelle, sarebbe stato il mio regalo di compleanno per te.

Ero entrata silenziosamente, pensando che stavi già dormendo, così avevo aperto la porta, stando attenta a non farla schricchiolare, pronta a raggiungerti sul letto e farti gli auguri di buon compleanno. Ma nella vita niente va come pianificato, esiste quel mastino chiamato Fato, che è sempre pronto a darti le legnate quando meno te lo aspetti; ma in quel caso non era stata colpa del destino, la sorpresa me l'avevi fatta tu.

Ho ancora la tua voce che invoca il suo nome nelle orecchie, ho ancora quella voglia di urlare e piangere fino allo sfinimento. Anzi, stavo già piangendo, era una delle peggiori vigilie di Natale della mia vita. Cercai di asciugarmi le lacrime con le mani, mentre il rimmel si era ormai liquefatto, sospirai e guardai il mio riflesso nella vetrina della Apple Pie, pieno di tutine e scarpette. Portai una mano sul mio grembo e ricominciai a piangere, mentre scoccava la mezzanotte. " Buon Natale amore mio "

 

--

A voi il verdetto, un bacione!

Lully.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Buonasera ragazze!

Ri eccomi ad aggiornare la nuova storia. Domani mattina o in serata, come promesso aggiornerò LIP; prendetevela con mia sorella, si porta il computer all'università per prendere appunti.

Comunque, prima di tutto, volevo ringraziarvi per l'affetto che mi dimostrate ogni volta, anche solo leggendo il mio nome, aprite la pagina leggendo ciò che scrivo: vi ringrazio dal profondo del cuore.

Secondo, vi spiego un pò: Bella ed Edward si mettono insieme ( e non parlo di quando si conoscono quello è  a parte), vanno a convivere a 21 anni, e il disastro succede a 28 anni. Quindi, l'episodio che è narrato in questo capitolo è otto anni prima.

Terzo: nella storia ci sarano i flashback, che saranno tutti in corsivo! 

E beh, per ultimo, ma non per ordine di importanza, vorrei ringraziare con tutto il mio cuore CASSIE

L'ho conosciuta qui, e da allora è diventata una grande amica, mi da consigli, pareri, ma soprattutto mi supporta, anche se in questa storia vorrebbe uccidere Edward ( e soprattutto me).

Vi ringrazio ancora, buona lettura!


 

 

 

Questa notte è scintillante,

non lasciarla andare,

Sono super meravigliata,

arrossendo per tutta la strada verso casa,

passerò la vita a chiedermi

se tu sapevi che è stato incantevole incontrarti.

( Taylor Swift- Enchanted )

 

Capitolo 1.

 

Flashback-8 anni prima

 


Non ero mai stato il tipo da feste mondane, amavo la calma, e per me la calma includeva un buon libro, una tazza di thè, un divano su cui sdraiarmi, e una fervida immaginazione. Non amavo molto uscire, era già tanto se mettevo il naso fuori da casa una volta a settimana per l’uscita serale, insomma, tutta colpa del gene pantofolaio che mi aveva trasmesso mio padre Charlie, con il quale vivevo.

Charlie Swan era lo sceriffo di Forks, molti ragazzi ritenevano che era colpa sua se non uscivo mai, dicevano persino che avevo il coprifuoco, insomma Charlie era stato dipinto come il cattivo della storia, ma il vecchio sceriffo era tutt’altro che cattivo, anzi, era proprio lui che mi obbligava a uscire alcune volte; mi prendeva in spalla e mi trascinava in camera e stava lì fuori fino a che non uscivo con un sorriso tirato e dei vestiti decenti. Ma di solito non erano i genitori quelli che preferiscono che i figli stiano a casa?

“Bells, stai comoda? “ Ecco, come non detto. Charlie era sbucato dalla cucina con una lattina di birra tra le mani e un sorriso sornione stampato in faccia. Distolsi lo sguardo dalla pagina ventitré di Cime Tempestose e lo guardai.

“ Molto papà, ma lo sai che adoro particolarmente questo divano “ Riportai il mio sguardo sulla pagina sgualcita, mentre il divano si abbassava a causa del peso di Charlie.

“ Sai che giorno è oggi? “ chiusi il libro e mi misi composta, dato che prima ero quasi sdraiata.

“ Sai che so già cosa vuoi dire? “ ogni sabato era la stessa storia, mi chiedeva che giorno era, per poi intimarmi di andarmi a cambiare.

“ E allora perché devi farmelo ripetere ogni settimana? Alzati e vatti a cambiare “ sbuffai e guardai fuori dalla finestra, sperando che si fosse scatenato un nubifragio di quelli potenti, in modo da non poter uscire. “ Bells, è da due anni che ripetiamo le stesse cose. Possibile che tu non ti sia ancora arresa? Hai diciott’anni, esci! Quando hai intenzione di uscire, a novant’anni? “ Mi alzai e lo guardai male. Salii le scale con una marcia funebre mentale da sottofondo, entrai in camera e afferrai un maxi-pool, un paio di leggins e gli stivali , sciolsi i capelli e scesi in cucina. Charlie era seduto sul divano con i piedi sul tavolino, mentre guardava una partita di football.

“ Oh, finalmente Bells. Con chi esci? “ andai a sedermi vicino a lui e lo fissai.

“ I soliti “. Un colpo di clacson interruppe la nostra ‘conversazione’, mi alzai abbattuta e con un bacio sulla guancia salutai quel traditore di mio padre. Forks era un piccolo paesino della penisola di Olympia, a detta degli anziani che abitavano qui dalla nascita e che avevano come età minima i cinquant’anni, era un paesino tranquillo,una grande famiglia.

Secondo i giovani abitanti però, e parlo soprattutto dei miei compagni di scuola, Forks era una prigione, senza nessuna attrattiva, nessun locale, nessuna discoteca, aveva solo un supermarket( affollatissimo il sabato),una tavola calda, e un negozio per articoli da campeggio. Si insomma, non era di certo la grande Mela, soprattutto se contiamo che la macchina più utilizzata erano i vecchi Pick-up. E a proposito di pick-up, anche io ne possedevo uno, era aranciato…una sorta di mix tra il cachi e una carota.

“ Allora ragazzi andiamo alla festa di Lauren? “ la domanda di Jessica, seduta davanti vicino a Mike, il suo ragazzo, era quasi una domanda retorica.

“ Certo! Hanno detto che sarà una bomba!”Angela era decisamente su di giri. Cercai di fare il migliore dei miei sorrisi e annuii “ ci divertiremo!” continuò Ben. Sparatemi, pensai io. La musica era piuttosto assordante, scesi dalla Land Rover di Mike e mi guardai intorno, era tutto pieno di lucine a intermittenza, sembrava che fosse tutto già addobbato per Natale. “ Forza Isabella!” Angela mi afferrò la mano e mi trascinò dentro.

All’improvviso mi sentii del tutto fuori luogo: perché erano tutte con le cosce di fuori? Avevano dei vestiti corti, come per dire “ hey, bel prototipo di gorilla maschile, non mi vedi? Scompigliami i capelli!”, che fine avevano fatto i vecchi e cari Jeans e Leggins?

No, non ero pudica, ma certe volte facevo fatica a capire le ragazze, e lo ero anche io! Riconobbi Girls like me di Ladyhawke, e ringraziai il cielo che almeno ci fosse della buona musica. Io, Isabella Swan, amavo la musica. La ascoltavo da appena sveglia, e finivo prima di andare a letto. C’era chi sosteneva che chi ascoltava tanto la musica era depresso; ma per carità, solo perché ascoltavo tanto la musica e stavo chiusa in casa non significava che ero depressa! Semplicemente non ero a mio agio, ecco tutto.

Afferrai un Cosmopolitan e mi misi in un angolino in disparte, si stavano veramente strusciando tutti, soprattutto Stravoskj, il capitano della squadra di Football si stava dando da fare. Finii in una sola bevuta il cocktail ed uscii a prendere una boccata d’aria, la canzone cambiò, la voce di Katy Perry che cantava Last Friday Night era tutta un programma, sorrisi, e mi sedetti sugli scalini, fino a quando non sentii un tonfo e un’imprecazione soffocata. Mi voltai e vidi un ragazzo con una chioma rossiccia steso a terra. Cercai di non ridere e lo aiutai a rialzarsi anche se era piuttosto difficile dato che non si reggeva in piedi.

“ Stai bene? “ in quel momento mi sarei stretta la mano da sola; complimenti Isabella, chiedi a un ubriaco se sta bene.

“ Una favola “ rispose l’altro con una voce acuta. Puzzava di alcool come le cantine in cui viene fatto fermentare il mosto, storsi il naso mentre lo sconosciuto mi fissò. I suoi occhi, seppur lucidi a causa della sbronza, erano di un verde meraviglioso, più profondi dei miei, che io ritenevo banali.

“ Tu scei? “ Se solo avesse allungato qualche tentacolo avrei incendiato il suo tronco riproduttore.

“ Isabella “ dissi porgendogli la mano, lui la guardò e scoppiò a ridere, come se avessi fatto la battuta più divertente degli ultimi cinque anni. Si accasciò sulla ringhiera e continuò a ridere. “ Ah-ah “ lo beffeggiai, scendendo le scale, dirigendomi verso la panchina illuminata dal lampione. Vai a fare del bene, si mette pure a ridere sto stupido ingrato.

“ Hei, asp.. “ Tonf. Era caduto di nuovo, dalle scale. Questa volta scoppiai a ridere io, sedendomi sulla panchina. “ Aiutami!” Continuai a ridere e lui si aggrappò alla fontana che c’era nel giardino.

“ La ringrazio signora fontana “ borbottò, mentre barcollando si dirigeva verso di me. “ Non mi sciono presentato, io sono E-Edward “ annuii e lo vidi sedersi vicino a me.

“ Sono a malapena le dieci, si può sapere quanto hai bevuto? “ Non che volessi fare la madre o cose simili, ero semplicemente curiosa.

“ Due Cocktail “ disse mostrandomi cinque dita.

“ Due o cinque? “ domandai confusa.

“ Cinque “ si guardò le dita come per assicurarsi che fossero giuste e poi me le mise sotto al naso. “ Ma non lo reggo l’alcool “.

“ E allora perché hai bevuto? “

“ Scommessa “.


Edward Cullen, o almeno così si era presentato, veniva da Seattle, si era trasferito con la sua famiglia per seguire il padre che era stato spostato qui a Forks nell’ospedale. Aveva tre fratelli e due sorelle, e sua madre insegnava all’asilo.Era un tipo abbastanza simpatico, non so se era la sbronza o era così di per sé, e soprattutto stava tenendo i tentacoli apposto.

“ Vuoi qualcosa da mangiare? “ domandai inclinando il capo. Lui mi guardò confuso, “ è per aiutarti a riprendere, il cibo assorbe l’alcool “, spiegai.

“ No, ti ringrazio, mi sto più o meno riprendendo, per lo meno non mi sembra di essere in una lavatrice “. Guardai l’orologio e poi guardai verso l’interno della casa; erano quasi le due. “ Ti starò annoiando, scusami, non deve essere molto bello passare del tempo con un ubriaco “ disse sorridendo.

“ Oh! No, è che dovrei rientrare, ma sono venuta con degli amici e mi sembra brutto andare dentro e chiedergli se mi riaccompagnano “ ammisi, alzando gli occhi verso il cielo.

“ Potrei accompagnarti io “ Propose. Mi voltai verso di lui e inarcai un sopracciglio.

“ Vorrei almeno diplomarmi prima di morire, e poi, non ti hanno avvertita che sono la figlia dello sceriffo? Non credo che a mio padre farebbe piacere vedermi con qualcuno che guida in stato di ebrezza “ finii scoppiando a ridere immaginandomi la scena.

“ Touchè, ma io intendevo a piedi, così mi riprendo un po’ “ Sospirai e annuii. Anche se la testa mi diceva che era uno sconosciuto, e che avrebbe potuto abusare di me e poi buttare i miei resti in un cassonetto, il mio cuore mi diceva che potevo fidarmi, così iniziammo ad incamminarci verso casa.

“ Sappi che se vuoi farmi del male, sarà peggio per te. “ mormorai, mentre lui scoppiava a ridere.

“ Non ti fidi? “ domandò iniziando a camminare di spalle, accennando a un minimo barcollamento.

“ Diciamo che l’accoppiata, sconosciuto più ubriaco non vanno molto a braccetto “. Edward si fermò e mi afferrò la mano, attirandomi verso di sé. Il suo respiro si infrangeva sul mio viso, mentre la sua mano era sulla mia.

“ Signorina Swan, è la vena ironica che pulsa più delle altre? “ Lo allontanai con un buffetto sulla spalla e fulminandolo con lo sguardo.

“ Cretino “.

“ E comunque, non sono poi tanto ubriaco: mi reggo in piedi, cammino… “

“ Purtroppo spari ancora cazzate “ dissi interrompendolo. Lui sgranò gli occhi e offeso iniziò a camminare per i fatti suoi. “ Edward, dobbiamo svoltare a destra! “ lui continuò ad andare dritto e io sorrisi.

“ Vedi che sei ancora ubriaco? “ . Lo raggiunsi e mi misi davanti a lui. “ Sei arrabbiato? Perché? Dimmi, parla, dimmi perché sei arrabbiato! “ dissi velocemente. Lui mi caricò in spalla e svoltò a destra.

“ Edward, mi farai cadere e mi rovinerai il bel faccino che mi ritrovo, e che tra l’altro è la parte più bella che ho. “ mormorai coprendomi la faccia con le mani.

“ La smetti di pensare che sono ubriaco? La sbronza mi è passata “

“ Okay, ti credo, ma siamo arrivati, e non vorrai trovarti con un buco in fronte “ Mi mise giù, e io afferrai le chiavi di casa che erano nella tasca del cappotto.

“ Grazie per avermi accompagnata, e si, per la serata “ dissi imbarazzata.

“ Grazie a te, non mi divertivo così da tanto “ rispose.

“ Per quello ringrazia Lauren e i suoi cocktail. “ scoppiai a ridere e infilai le chiavi nella toppa.


“ Buonanotte Edward “.

“ Buonanotte Isabella “ disse prima di fare dietro front e salutarmi con la mano, mentre io rientravo a casa con il sorriso sulle labbra.

 

--

Primo capitolo flashback terminato. Ditemi cosa ne pensate! 

Alla prossima!

Lully

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Buonaseraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!

Rieccomi con il terzo capitolo della storia. Le recensioni di LIP non le ho lette, non voglio rovinarmi la sorpresa...bugiarda, alcune le ho lette, poi quando vedevo che altre scendevano nel dettaglio, ho cliccato quella simpatica X che sta in alto sulla sinistra.

Allora, per questa storia ho tante idee! Muhahahah, sì, ho tipo uno schemino.. niente di definito, niente di sicuro... Decisioni, decisioni.. ( sono in spirito The Twilight Saga ).

Volete sapere quanto sono sfortunata? TANTO. Mia sorella sta male -.- le ho detto che vado da sola, faccio prima.. ma lei: no, vengo anche io,tanto ho il raffreddore. 

Beh..non sto nella pelle * balla GANGNAM STYLE*

 

Okay, vi lascio al capitolo, ci leggiamo sotto.

Buona lettura!

 

Capitolo 2.

Avrei voluto essere concentrata,

Lo dicevano che l’amore era complicato,

Ma è qualcosa in cui mi sono ritrovata

Ed è stato sopravvalutato

Ma guardate quello che ho creato

Ne sono uscita viva, ma sono piena di lividi.

Prima che mi chiediate se sto bene,

Pensate a quello che ho dovuto fare:

Svegliarmi e assaporare la rottura. Riparare il mio cuore, mettermi la maschera

Un altro casino che non avevo programmato

( Taylor Swift – I heart?)


25 Dicembre 2019

Era esattamente da due ore che il mio telefonino aveva iniziato a illuminarsi senza sosta, era esattamente da due ore che avevo varcato la soglia dell’appartamento di Rosalie in lacrime, era esattamente da due ore che ero accucciata nel letto a piangere. Dire che stavo male era riduttivo. Avevo appena beccato mio marito che si scopava la segretaria, avevo appena perso la persona che mi ero immaginata affianco a me per il resto della mia vita, insieme nei momenti belli e brutti. E invece eccomi qui, a versare le lacrime amare dello sconforto e della delusione: ero incinta, ero sola. Afferrai il fazzoletto dalla scatola Kleenex da centocinquanta e mi soffiai il naso. Era talmente da tanto che piangevo che avevo il naso otturato, mi faceva male la testa e avevo gli occhi gonfi.

“ Bella… “ Rosalie varcò la porta con una tazza di camomilla fumante, che appoggiò sul comodino al lato del letto e si accomodò vicino a me, iniziando ad accarezzarmi i capelli.

“ Scusami Rose, non sarei dovuta piombare così e rovinarti il Natale. “ mormorai singhiozzando.

“ Non dirlo nemmeno per scherzo questa è anche casa tua”. Ero piombata a casa di Rosalie in lacrime, non sapendo dove andare, dato che avevo venduto il mio appartamento esattamente nove anni fa, all’età di ventun’anni, quando Edward mi chiese di andare a convivere con lui.



“ Non capisco perché ti ostini a voler stare in quella casa se stai sempre da me “ mormorò Edward abbracciandomi.

“ A Charlie verrebbe un colpo se sapesse che sua figlia non è più vergine “ risposi infornando la teglia di lasagne nella cucina di Edward.

“ Non gli devi dire che ho carpito la tua virtù, anche se questo è successo in quarto superiore “ Sorrisi al ricordo e iniziai ad apparecchiare la tavola.

“ Edward, andare a vivere insieme è un passo importante, non è come pettinare le bambole “ spiegai esponendo il mio punto di vista.

“ La nostra storia è importante Bells, è importantissima. Altrimenti perché ti chiederei di andare a vivere insieme? Voglio passare tutta la mia vita con te, sposarci, avere cinque figli, passare i week-end in montagna, tornare a casa da lavoro stanco morto per poi riprendermi vedendo che sei lì ad aspettarmi con il tuo magnifico sorriso.. Voglio te Bella, sempre “.


Voglio te Bella, sempre.

Quante cazzate! Chissà da quanto tempo si scopava Lauren, magari tutte quelle volte che mi diceva che doveva rimanere in ufficio a sbrigare delle pratiche importanti andava da qualche parte con Lauren a scopare. Magari aveva portato anche lei in quella baita in montagna, magari aveva fatto anche con lei l’amore mentre fuori scendeva la neve, e magari le aveva detto anche che l’amava. Bastardo.

“ Bella, lo so che mi manderai a quel paese quando sentirai quello che ti sto per dire, ma se continui così farai del male al bambino, te lo dico come tua migliore amica e ginecologa. “ Mi asciugai le lacrime con le mani e la guardai “ Hai ragione, ma non ci riesco “ singhiozzai, ero consapevole che non dovevo stressarmi a causa del bambino, ma come potevo rimanere calma in una situazione come questa? Ma soprattutto, non si vergognava a chiamarmi?Magari si aspettava che gli rispondessi e mi congratulassi con lui, ‘ complimenti amore, scopi alla grande!’.

“ Posso entrare? “ Emmett era appoggiato allo stipite della porta, la sua figura era in ombra, a causa del buio che regnava nella stanza. Annuii e poggiai le spalle contro la testiera del letto, Emm si sedette vicino a Rose e mi afferrò una mano, che strinse nelle sue.

“ Ti giuro che gli spaccherò la faccia e poi lo castrerò con le mie mani Bells “. Emmett McCarty era il mio migliore amico dai tempi dell’università, ex coinquilino di Edward, mi aveva sempre trattata come una sorella, era sempre pronto a difendermi e non si faceva problemi a mettersi contro il suo migliore amico, ovvero Edward. In quegli anni avevo legato molto anche con la sorella di Emmett, Alice, fidanzata con il fratello gemello di Rosalie, Jasper. Eravamo diventati una grande famiglia, nel vero senso della parola; e anche se non c’era nessun legame di sangue poco importava.

“ Ti ringrazio Emmett “ tirai su con il naso “ ma non ne varrebbe la pena. E’ solo un viscido bastardo “ mormorai schifata. Non avevo neanche del tutto realizzato; se qualcuno mi avesse detto che mio marito mi tradiva gli avrei riso in faccia, sarebbe stato impossibilie: troppo attento, troppo getile, premuroso e amorevole.

“ Ricordati che ci siamo sempre noi con te Bells, sempre. Abbiamo una camera libera,potresti venire stare da noi… “ Rosalie era sempre dolcissima, probabilmente se fosse stato necessario mi avrebbe ceduto il suo letto, e lei avrebbe dormito a terra.

“ No Rose, con il bambino vi sarei soltanto di impiccio “ risposi sorridendo. Io la avevo una casa, io avevo una camera dove poter mettere le cose del bambino…Le avevo, ma ora non avevo più nulla, né un tetto, né un marito. Ero sola.


“ Dai amore, cosa ti costa? Hai scelto tutto tu! “ sbuffai continuando a sfogliare il depliant di colori.

“ Edward, non possiamo fare la camera da letto rossa! Sa di…perverso “ lo guardai negli occhi, mentre lui ridacchiava.

“ Ma il rosso sta bene in una camera da letto; il rosso è simbolo di passione, amore… tutto quello che facciamo sotto le lenzuola “ ghignò.

“ Uhm, fammici pensare...no. La camera da letto sarà azzurra “ affermai convinta, chiudendo con un botto il piccolo catalogo. “ bene, i colori sono decisi. Scusa amore ma adesso devo andare in facoltà, ciao amore “ lo abbracciai lasciandogli un bacio sulle labbra e andai via

. --

“ Ci pensi? Ora sei la signora Cullen “ soffiò nel mio orecchio, posando la mano sulla base della mia schiena aiutandomi ad ondeggiare.

“ Ci pensi? Tra un po’ diventerai zoppo “ risposi tenendo il mio sguardo puntato sui miei piedi.

Le mie qualità da ballerina lasciavano a desiderare, ciò era ormai di dominio pubblico, ma il mio adorabile neo marito non ci teneva ai suoi piedi. Ero arrivata a questa conclusione dopo che mi aveva poco elegantemente trascinata in pista, nonostante io mi rifiutassi categoricamente di alzarmi dalla sedia. Sì, si era messa su una bella scenetta: io che mi aggrappo alla colonna e lui che mi tira; avrei lasciato immediatamente il mio appiglio dalla vergogna se non avessi saputo che sicuramente dopo avrei fatto una figura ancora più pessima: ballare. Quando Edward mi portò al centro della pista fu un trionfo, una standing ovation… ma non so ancora se mi stavano prendendo in giro, o esultavano,o se si stavano pregustando la scena.

“ Smettila, sei leggera come un moscerino “ sfregò il naso sul mio collo e sospirai.

“ Dillo al mio tacco dodici che si schianterà sul tuo pollicione “ Edward scoppiò a ridere e mi strinse a sé.

“ Tra poco ci sarà il momento che sogno tutte le notti, da quando ti ho chiesto di sposarmi “ continuò guardandomi negli occhi.

“ Pensavo che fosse il fatidico sì “ ero confusa. Che momento aspettava così impazientemente?

“ Beh, è un ex equo… non vorrai mica dirmi che sfilarti la giarrettiera con i denti non è una cosa erotica “ sospirò.

“ Sai cos’è ancora più erotico? Charlie che estrae la sua pistola e ti spara “ sgranò gli occhi e sbiancò. “ Scherzavo amore, ormai sei mio marito. E io non voglio diventare vedova a sole cinque ore dal matrimonio “.

--

“ Finalmente signora Cullen, non vedevo l’ora di slacciarti quel corpetto, e di rompere quei tre fili che formano un perizoma. “ mormorò roco Edward sbattendomi contro il muro e scostandomi i capelli, iniziando a baciarmi il collo. “giuro che se fosse stato per me, ti avrei fatta mia appena ho messo la testa sotto il vestito. Stavo per rimanerci secco amore “.

Sospirai e infilai le mie mani tra i suoi capelli. “ Fallo adesso allora “ ansimai.

“ Con calma, abbiamo tutta la vita davanti. “ rispose spiazzandomi, scostando una ciocca di capelli che era davanti agli occhi.

“ Tutta la vita… “ ripetei.

“ Sì, tutta la vita. Perché il mio posto è dove sei tu Bella “.

-

  “ Voglio parlare con lei, dannazione! “

“ O te ne vai, o ti spacco la faccia. Hai dieci secondi per decidere. “ Aprii gli occhi, mi guardai intorno, dalla cucina provenivano delle voci concitate, una era quella di Emmett, mentre l’altra… Presi un profondo respiro e mi diressi in cucina. Emmett cercava di sbarrare la strada a Edward, mentre Rosalie era sulla porta della cucina.

“ Devo parlarle, accidenti! “

“ Non hai più nulla da dirmi, e io non voglio dire nulla a te “ dissi fredda spuntando alle spalle di Rose.

“ Bella… “ mi appoggiai allo stipite della porta e lo guardai. Accidenti, se avessi potuto sarei corsa tra le sue braccia piangendo, non agognavo altro che un suo tocco, un suo bacio. Avrei dato la mia vita per Edward, il mio avvocato da strapazzo… era uguale a quell’adolescente ubriaco che si aggrappava alla fontana dopo essere caduto; lo stesso sorriso, gli stessi occhi verdi come i prati dell’Irlanda. Il mio Edward.

“ Io..perchè non sei tornata a casa stanotte? Stavo per impazzire...tu non rispondevi… Ho chiamato tutti gli ospedali, Alice, Jasper… “ iniziò balbettando. Chiusi gli occhi e respirai, la sentivo, la rabbia cieca…le sentivo le lacrime che stavano per uscire. Come poteva prendermi in giro anche adesso? Non si era accorto che lo avevo scoperto?

“ Non volevo interromperti prima di arrivare all’orgasmo… “ risposi mentre lui sgranò gli occhi alle mie parole. “ Spero che la scopata di buon compleanno che hai fatto con Lauren sia stata di tuo gradimento “.

“ Bella…io… “

“ Io cosa? Eh? Io sono uno stronzo? Forza, dillo! Lo sai che ti stavo organizzando una sorpresa? Lo sai che volevo dirti di essere incinta? “ Ormai piangevo, urlavo… come aveva potuto farmi questo? Erano dieci anni, porca miseria!

“ Incinta… “

“ Si! E sai una cosa? Torna a scopare Lauren, perché sarà l’ultima cosa che ti rimarrà. Perché per quanto mi riguarda, tu non hai più né una moglie e né un figlio! “ Sentii Rose afferrarmi per le spalle e cercare di tirarmi fuori dalla cucina.

“ Calmati Bells “ la sua voce raggiungeva le mie orecchie, ma non il mio cervello, e né tantomeno il mio cuore.

“ Vorrei dirti che è colpa mia, ma sei tu quella che mi ha trascurato per il lavoro. Emergenze, casi su casi, codici rossi, straordinari… non avevi più tempo per me! “ sbottò.

“ Io ho sempre avuto il tempo per te! Quando tornavo la mattina presto, quando tornavo in piena notte… e ora vorresti dare la colpa a me? Vorresti dirmi che non facciamo sesso da due anni a questa parte? Oh, guarda, sono incinta di tre mesi! Ma vaffanculo Edward! “

“ Il sesso c’era. Era l’amore che non c’era più “ disse abbassando la voce.

“ E Lauren ti ha dato amore? “ domandai guardandolo negli occhi.

“ Sì. “

“ Allora torna da lei. Addio Edward “ Gli diedi le spalle, mentre il mio cervello applaudiva, mentre i miei occhi piangevano, mentre il mio cuore sanguinava.

 

 

--

Edward.. grande stronzo.

Beh, non dico nulla, lascio tutto nelle vostre mani.

Domanda random: secondo voi come si riavvicineranno Edward e Bella?

alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo3 ***


 

Buonasera ragazze, eccomi qui con il nuovo capitolo di " The moment i knew".

Sono andata a vedere Bd2, è stato spettacolare, anche se per 10 minuti volevo prendere la borsa e andare via; chi lo ha visto può capirmi.

Bene, vi lascio al capitoletto, è un capitolo di transizione.

Buona lettura!!

 

Iko- Heart of Stone -> suggerimento musicale.( aprite voi youtube, io sono una capra a mettere link collegati xD)

 

 


Capitolo 3.

 


Dicono che l’amore è una bugia, che in realtà esso non esiste, è solo un invenzione dell’uomo per non passare la sua vita da solo, che i gesti che si compiono tra marito e moglie non sono dovuti all’affetto, ma all’abitudine. Fino a due giorni fa avrei detto che erano tutte balle, l’amore esiste, l’amore è di chi lo sa curare… ma deve essere curato da entrambe le parti, o appassisce.

 Dicono che quando ami una persona si vede dagli occhi. Occhi che piangono, amano.

Afferrai la foto sul comodino e sorrisi amaramente.

Siamo davvero finiti a questo punto, Edward?

Le mie dita tracciarono il profilo di quel viso sorridente, i miei occhi piansero ricordando quel giorno. Il 13 Agosto, il giorno più bello della mia vita, il giorno del mio matrimonio. Allora pensavo che niente e nessuno avrebbe potuto intralciare il nostro amore, eravamo in una bolla, eravamo nel nostro nascondiglio segreto, eravamo insieme.

Dov’era l’Edward di allora? Quello pronto ad aspettare fino a tardi, fino a quando Charlie non si addormentava, per venire a darmi la buonanotte, scalando la quercia.

“ Bella…” La voce di Emmett mi ridestò dai miei pensieri. “ Ho preso tutto”. Mi voltai verso di lui e vidi le enormi valige chiuse, valige che contenevano i miei vestiti, i miei libri, la mia vita qui.

“ Ti dispiace andare? Credo che farò una camminata “ mormorai guardandomi intorno. Lui fece per ribattere ma scossi il capo. “ Ti prego, vorrei stare un po’ da sola “.

“ Va bene, ti aspetto a casa Bells “ Avrei voluto urlare che era quella casa mia, che era quello il mio posto…o almeno,una volta il mio posto era qui, insieme ad Edward; tra queste pareti color panna, tra le sue braccia.

Tolsi la foto dalla cornice e la fissai, come se non ci fossi io in quell’attimo immortalato su un pezzo di carta, come se quel giorno non l’avessi vissuto davvero io, come se il mio presente non fosse andato in mille pezzi. Stracciai la foto in tanti piccoli pezzi e li lasciai cadere a terra.

Era così che mi sentivo, a pezzi. Sospirai e mi diressi al piano di sopra, nella camera da letto, quella stanza che mi aveva vista piangere, ridere, che mi aveva nascosta, protetta… Aprii la porta e il mio sguardo cadde sul letto, sul letto dove Edward mi aveva amata tante volte, dove aveva ripetuto di amarmi più volte. Il letto in cui aveva amato anche Lauren.

Tirai su con il naso e guardai la nostra parete dei ricordi, su di essa vi erano tutte le foto più belle che ritraevano momenti dolci tra me ed Edward, il nostro matrimonio, la nostra partita a scacchi.

Iniziai a staccarle dalla parete, cosa avrei dovuto farne? Avrei dovuto buttarle, ma sapevo che infondo non avrei voluto separarmene, ero troppo egoista e masochista per poterlo fare. Le infilai nella borsetta e scesi le scale. Proprio in quel momento entrò mio marito, anzi, Edward.

“ Bella…” alle sue spalle comparì Lauren. Bionda, sorridente, felice. Era come ero io qualche giorno fa, radiosa, aperta alla vita. Ma non si faceva schifo da sola? Non si facevano schifo entrambi?

“ Sono venuta a prendere le mie cose. Emmett avvierà entro breve le pratiche del divorzio “ dissi cercando di passare tra i due. “ Vi auguro tante belle cose “ e con queste parole mi lasciai alle spalle la mia vecchia vita, il mio amore.

 

 

 

Avete presente quando più non volete vedere una cosa e più ve la sbattono in faccia? Ecco, in quel momento, passeggiando per Central Park, vedevo un sacco di famiglie felici; erano lì come a dire “ noi siamo felici, tu no. Guarda cosa ti stai perdendo!”.

Ma nessuno muore d’amore, vero? Solo nelle grandi tragedie come Romeo e Giulietta si moriva a causa dell’amore, ma io non posso lasciarmi andare, ho un batuffolino dentro di me che sta crescendo. Sarà lui a darmi la forza, sarà lui la mia forza.

--

“ Una stella cadente! “ urlai indicando il cielo. “ Edward, esprimi un desiderio “ gli dissi sorridendo.

“ Ma ora che l’hai detto ad alta voce non si avvererà “ rispose sghignazzando.

“ E chi te lo ha detto? “ mi voltai verso di lui, mentre le sue mani accarezzavano la mia testa. Eravamo distesi sul prato del nostro albergo, in Irlanda. Amavo i prati dell’Irlanda, verdi come gli occhi di Edward.

“ Si dice così. E poi, non mi serve esprimere un desiderio. Io ho già tutto quello che voglio “ sussurrò baciandomi la fronte. “ Vorrei solo che durasse per sempre “.

“ Non la facevo così romantico signor Cullen. “

“ Al peggio non c’è mai fine, signora Cullen “.

“ Non è brutto…è tenero “ dissi spiegandogli la mia frase.

“ Beh, sappia che con lei sarò molto tenero. “

“ Ti amo Edward “

“ Anche io Bella “.

--

 

Posai una mano sul mio ventre e scossi il capo. Non era giusto che lui passasse quello che avevo passato io da piccola, l’assenza di un genitore è pesante per un bambino, e io lo sapevo bene. Charlie era stato un ottimo genitore, ma su certe cose proprio non era ferrato, ad esempio quando mi venne il ciclo per la prima volta, chiamò Sue per spiegarmi che era una cosa del tutto normale.

Idem per i discorsi importanti come quello del sesso: Charlie non usava metafore, nessuna ape, nessuna cicogna, nessun cavolo. Si insomma, era abbastanza, anzi molto schietto. Sospirai, afferrai il telefono e avviai la chiamata.

“ Ciao papà… come stai? “

“ Bells, che piacere sentirti! Non pensi mai al tuo vecchio? “ la sua risata, quanto mi era mancata la risata di mio padre.

“ Certo che no, lo sai che ti voglio bene. “ risposi pensando che probabilmente se mio figlio non mi avesse chiamato per tutto quel tempo, probabilmente avrei preso il primo aereo e lo avrei raggiunto.

“ Che hai Bells? “

“ Niente…è che.. posso venire per Capodanno lì? “

“ Solo tu? E Edward? “ domandò tentennando un po’.

“ E’ una storia lunga. Te ne parlerò quando sarò lì “ mormorai a bassa voce.

“ Va bene Bells. Sappi solo che io ci sono, e che ti voglio bene “ Le lacrime iniziarono a scendere sul mio volto, di nuovo. Non so dire il perché, la tristezza, gli ormoni? Volevo solo mettermi in un angolino e piangere, tanto, troppo, fino ad addormentarmi, esausta da tutte quelle lacrime.

“ Ti voglio bene anche io papà. “ Non so se l’amore tra uomo e donna sia per sempre, l’unico amore che dura per sempre, è quello tra genitore e figlio; di questo ero sicura.

 

--

La foto che straccia Bella:

Casa di Edward e Bella:

 

FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE, ALLA PROSSIMA!

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Capitolo 5
*** Capitolo4. ***


 

Buonasera ragazze, eccomi con l'aggiornamento!

Lip sarà aggiornata la settimana prossima dato che venerdì è il mio compleanno.

Vi lascio al capitolo perchè ho poco tempo,  fatemi sapere consa ne pensate, un bacione!!

 


 

Capitolo 4.


Sto trovando la strada che mi riporti alla sanità mentale

sebbene non sappia veramente cosa fare quando ci arriverò

e prendere respiro e restare in attesa ruotare intorno ancora una volta

e cadere leggermente tra le braccia della grazia di Dio.

Sto guardando alle ombre nella mia mente alla ricerca della verità

e sto cercando di identificare le voci nella mia testa

Dio qual è la tua fammi sentire ancora una volta cosa si prova a sentire

e rompere questi miei calli ancora una volta

( Lifehouse- Breathing)


Dicono che la cosa più naturale del mondo è respirare.

Il respiro è l’unica cosa che ti mantiene in vita, ma respirare è essenziale, è vitale.

Se non respiri, muori.

Ma l’unica cosa facile che ti permette di restare in vita, è il fatto che non bisogna ricordarsi di respirare, lo fai, senza rendertene conto. E’ un po’ come dormire, non sai mai con certezza quando ti addormenti, un momento prima sei a fissare il soffitto della tua camera nel buio, e un momento dopo ti ritrovi a spegnere la sveglia. Sì, senza dubbio…respirare è vitale.

Ci sono tanti modi di respirare, quello normale, quello accelerato… e sapete qual è la cosa buffa? Ogni singolo respiro, è collegato al battito del cuore. I battiti cardiaci aumentano? Aumenta anche il respiro.

I battiti cardiaci sono normali? Normale è anche il respiro. Il problema è uno solo: se il cuore non batte è possibile respirare? A quanto pare sì. Io ne ero la prova “ vivente”. Respiravo, camminavo, mi muovevo…tutte gran belle cose che fanno dire alle altre persone ‘ guardala, lei è viva’.

Tuttavia non ero così che mi sentivo, non mi sentivo viva, tutt’altro, ero come una di quegli zombie che vagavano nell’oscurità in cerca di pace.

“ Siamo arrivati Bells “ mi voltai verso Charlie ed annuii. Come avevo detto, avevo raggiunto mio padre per Capodanno, non volevo essere troppo di impiccio a Rosalie ed Emmett, nonostante sapessi che per loro non ero un peso, volevo lasciare loro un po’ di intimità; non sarei stata molto di compagnia nel divanetto davanti alla finestra, mentre mi piangevo addosso e loro cercavano di rialzarmi il morale stappando lo spumante. Un respiro.

Guardai la mia vecchia casa e Giasone, la vecchia quercia che Edward aveva scalato più volte per darmi la buonanotte. Un respiro. No, non dovevo pensare a lui, non dovevo pensare alla persona che in questo momento si stava strastullando con la sua nuova futura moglie.

Un respiro.

Non dovevo cadere di nuovo nell’abisso. Seguii mio padre entrando in casa e posando il borsone a terra riguardai il mio vecchio nido, la mia vecchia bolla al riparo del mondo,in cui mi rifugiavo con un libro e una tazza di cioccolato caldo.

“ Dovresti smetterla di bere cioccolata quando leggi Bells, ti farà venire i brufoli “

“ Edward, io starei bene anche con una voglia di lamponi che mi occupa mezza faccia “ mormorai bevendo un altro sorso di cioccolata al mou.

“ Touchè. Beh, che ne diresti di uscire a fare un giro? “

“ Non si sta meglio a casa, invece che uscire al freddo? “

“ Solo se dividi il tuo plaid e la tua cioccolata con me “ disse sorridendo. Scossi il capo e sorrisi, alzando un braccio e indicandogli il posto accanto a me.

“ Ora iniziamo a ragionare “.

 

Un respiro.

Forse non era stata una scelta del tutto saggia tornare da mio padre. La prossima cosa che avrei fatto appena rientrata a New York, sarebbe stato trovare una casa in affitto. Una casa per me e il mio batuffolo.

 

“ Ti ho messo le cose in camera “

“ Ti ringrazio papà “ mormorai abbracciandolo.

“ Sai che non ti chiederò cosa è successo Bells, ma sappi che sono il tuo vecchio, e sarò sempre qui, per te “ Charlie non era mai stato un tipo espansivo, non era il genere di padre che manifestava il suo affetto con baci, carezze o coccole, ma con lo sguardo, con le parole. Scoppiai a piangere e mi strinsi a lui.

“ Io ed Edward ci siamo lasciati “ mormorai tra i singhiozzi.

A volte realizzi una cosa solo quando la dici ad alta voce. Forse perché la testa le accetta dopo un po’, pensi a quella cosa, ma rimane nella tua testa, come un 45 giri che continua a girare, nonostante le tracce siano finite. Eppure, quando le pronunci, vuol dire che anche il cuore si è arreso. No, non c’è più motivo di combattere. E’ davvero finita.

Tutto quello che puoi fare è respirare.

-- Breathing- Ingrid Michaelson

La neve aveva iniziato a scendere anche su Forks, sulla cittadina più piovosa d’America.

Da piccina adoravo l’atmosfera quasi fiabesca che si veniva a creare in questo periodo, la città era piena di lucine e addobbi per Natale, e la neve rendeva quella piccola cittadina quasi surreale.

La neve poi, rendeva tutto più magico.

La neve era magica. Un respiro. Inalai un po’ di aria fredda e la espirai con la bocca aperta, lo facevo sempre, sin da piccolina avevo il vizio buttare fuori l’aria con la bocca; cercavo di creare dei piccoli cerchietti come quando fumi, ma era impossibile, eppure a detta di Charlie ero una testa dura, perché nonostante sapessi che era scientificamente non possibile, io continuavo a provarci.

 

Ero una fan delle case perse sin da piccina praticamente. Mi trovavo davanti l’albero di natale che si faceva a Forks in questo periodo, ero sempre venuta a vederlo, mi incantava il contrasto che c’era tra la neve candida e le lucine di Natale.

“ Isabella? Sei Isabella Swan? “ mi voltai verso quella voce e mi ritrovai davanti un energumeno dalla carnagione scura e gli occhi neri.

“ Ehm si… tu sei? “ il ragazzo scoppiò a ridere e scosse il capo.

“ Oh, avanti non è difficile. Mettimi i capelli lunghi e toglimi i muscoli “ disse indicando la sua figura. La ragazza al suo fianco mi sorrise come per incoraggiarmi.

“ Oh mio Dio, Jake sei tu? “ si battè un pugno sul petto e annuì.

“ In carne ed ossa Bells! Lei invece è Leah, ti ricordi di lei? “ scoppiai a ridere e feci un cenno positivo con la testa, vennero verso di me e mi abbracciarono.

“ Cosa ci fai nella vecchia e tetra Forks? “ mi domandò il mio amico Quileute, non vedevo Jacob da quando avevo diciotto anni, era davvero cambiato un sacco, da ragazzino smilzo e secco era diventato muscoloso.

“ Sono venuta a trovare il mio vecchio, e mi ha detto che vi siete sposati! “ esclamai contenta per loro.

“ Già, anche io sono finito nel circolo vizioso. E ti dirò, il matrimonio è la tomba dell’amore! “ mormorò a bassa voce alzando e abbassando le sopracciglia. Leah gli tirò uno scappellotto e lui sbuffò. “ Vedi quanto è mane… “ Jake non riuscì a finire la frase che la sua consorte gli fece vedere la mano. “ … manegevole! Leah è magrissima, la prendi e la sposti come vuoi e quando vuoi! “ scoppiai a ridere.

“ E tu? Come va con Edward? “ domandò Leah sorridendo “ E’ anche lui qui? “.

Un respiro.

“ No, Edward è rimasto a New York… con la sua amante “ posai il mio sguardo sull’albero di Natale e un sorriso amaro si dipinse sul mio volto.

“ Io… mi dispiace Bella “ rispose affranta, mentre Jake la stringeva a sé, in quel momento le stava dicendo che lui non lo avrebbe fatto, che non l’avrebbe mai tradita.

“ Non ti preoccupare, me ne sto facendo una ragione. D’amore non si muore “ la mia voce si era un po’ abbassata, non ci credevo nemmeno io alle mie parole. Un respiro, è l’unico a non farti andare nel panico.

--

“ Edward me lo avevi promesso, dobbiamo andare a vedere l’accensione delle luci dell’albero di Natale! “ mormorai battendo i piedi a terra come una bambina.

“ Non so di cosa tu stia parlando amore “ rispose avvolto nel suo plaid davanti la partita di baseball, davanti a una replica della partita.

“ Edward! Alzati o ti lascio. “ lo minacciai prendendo la mia borsa e guardandolo in cagnesco.

“ Bells, accendono solo delle luci, non possiamo andarci domani? “ sbuffai e negai con il capo.

“ Non è la stessa cosa, assistere all’accensione delle luci per la prima volta e vedere l’albero già acceso non sono per niente due cose uguali!” sbottai. “ sai che ti dico? Vado da sola. “ Mi voltai senza nemmeno salutarlo e mi avviai verso la porta, fino a quando non sentii qualcuno afferrarmi il braccio.

“ Scherzavo scema, fammi almeno prendere il cappotto prima che mi venga un accidente “ . Vedere l’accensione dell’albero con Edward fu una delle cose più romantiche della mia vita: la neve scendeva,Edward mi teneva stretta a sé, e le luci si accendevano.

“ Ti amo Bells, per sempre. “

“ Anche io Ed “.

 

Un respiro.

 

“ Puoi contare su di noi Bells “ Disse Leah abbracciandomi.

“ Vi ringrazio “.

A volte un respiro,può aiutarti a farti capire che dopotutto non è ancora la fine. Tutto quello che devi fare è respirare.

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Capitolo 6
*** Capitolo5. ***


Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!

Eccomi qui ad aggiornare The Moment I Knew. Come avevo detto dell'altra storia " Heart Of Stone" ( Andatela a leggere ;)) la continuerò. Devo trovare solo il finale :D

Vi ringrazio per il vostro supporto, davvero... non me lo aspettavo di avere così tante supportatrici, e non mi aspettavo che la storia vi piacesse fino a questo punto. Sono senza parole...vi ringrazio davvero.

Spero di non deludervi.

GRAZIE.


Beh, questo capitolo è importante, almeno a mio parere.

Parla molto di quello che sente Bella. Spero di aver dato voce alle sue emozioni nel migliore dei modi..Fatemi sapere cosa ne pensate.

Buona Immacolata a tutte!

Alla prossima!

PS: Dove ci sono quelle frasi in corsivo sottolineato, il suggerimento musicale è Same Mistake di James Blunt.

Recensite :D

 

 

Capitolo 5.

 

23:30

Sento, respiro.

Il mio cuore batte, ma è un pezzo di ghiaccio. Un pezzo di ghiaccio frantumato. E quando le cose si riducono in tanti piccoli pezzi è sempre impossibile ricomporle perfettamente. Per quanto tu ti impegni, per quanto tu ci creda, mancherà sempre quel tassello che farà combaciare perfettamente tutti i pezzi.

E’ così che mi sento… a pezzi. E non posso ricomporli, perché il pezzo più importante lo hai tu Edward. Tu ti sei preso il mio cuore, e non me lo hai più restituito. Avevi promesso che te ne saresti preso cura fino alla morte, lo avresti protetto da tutti e da tutto…ma hai visto Edward? Alla fine non lo hai protetto da te stesso. Ci hai giocato, lo hai calpestato… lo hai trattato come carta straccia.

E io ci avevo creduto, sai?

Nel mio bellissimo sogno eterno, nella mia vita perfetta. Ma mi sono dimenticata che ogni sogno ha un inizio, e anche una fine. La fine io non l’avevo calcolata, o almeno, non l’avevo calcolata così. Ho sognato un finale felice, bello. Io e te seduti su una veranda con i capelli argentati, a guardare i nostri nipoti giocare, mentre i nostri figli ci tenevano compagnia con un buon thè caldo. Noi donne siamo molto romantiche, voliamo in alto, non ci piace volare basso. E io sono volata troppo in alto, come Icaro che è volato troppo vicino al sole e alla fine gli si sono sciolte le ali. E tu eri il mio sole Edward. Eri il mio sole… e adesso sono rimasta qui, al buio, sola.

 

23:44

Non so esattamente come mi sento. Mi sento bloccata qui, come se stessi aspettando il mio turno … in fila. In fila per qualcosa che non so, è come trovarsi nel centro del nulla, così… soli. Mi ero sempre chiesto come fosse possibile arrendersi così in fretta davanti a una delusione; perdi il senso delle cose, il senso del dovere, perdi il senso della vita.

Si muove tutto così, per inerzia.

E’ come se tu fossi lo spettatore della tua vita, la vedi, la commenti, ma resti lì in disparte, a provare pena per quella donna che è lì, sola, davanti a quella vecchia casa bianca dalle enormi vetrate. E quasi non ti rendi conto che provi pena per te stessa, che quella ragazza sola, che sta versando fiumi di lacrime, in realtà sei tu.

Non sai nemmeno quando hai iniziato a piangere.

Non sai nemmeno quando smetterai di farlo.

Perché a pensarci ti batte forte il cuore, come se stesse per esplodere, e urla, scalcia, muore. E’ come se una vertigine infinita ti scuotesse, come se ti trovassi in bilico sul cornicione di un grattacielo, e il vento spingesse per farti cadere. Ma sai che se cadi perderai tutto, se cadi non ti rialzerai più, se cadi sei morta.

Sei sola.

Sei sola in un mondo dove mille persone ti porgono la loro mano per aiutarti, ma non è la loro mano di cui hai bisogno, non è il loro aiuto che vuoi. E lo sai, stai cadendo sempre più giù. Ma cerchi di camminare, a tentoni. Proprio come stai facendo su quella neve che ti arriva ai polpacci e ti rende difficoltoso camminare. Ma devi farlo, devi andare via da lì, dalla casa piena di ricordi. Dalla sua vecchia casa. E il baratro si allarga, sempre di più.

23:59

Mi chiedo cosa tu stia facendo. Sei con lei? Magari nel nostro letto, tra le lenzuola rosse che avevamo comprato per Capodanno, magari starete facendo l’amore, e tu le starai accarezzando le guance sorridendo, mormorandole quanto la ami.

Come sono caduta in basso.

Io, qui a piangere come una dannata. Tu, lì con la tua amante.

Volevo solo dirti che sei entrata nella mia vita come una meteora. E che ti amo.

Ci ho creduto, ci ho creduto davvero alle tue parole. Ho creduto ai tuoi occhi verdi e al tuo sorriso, e mi sono trovata con le spalle al muro, in un vicolo cieco. Sola.

E le sento, le ginocchia cedermi e schiantarsi contro la neve fredda.

Lo sento, il respiro che si spezza a causa dei singhiozzi.

Lo sento, il pugno infrangersi contro l’asfalto.

Lo sento, l’urlo che mi squarcia il petto.

Lo sento, il rumore dei fuochi d’artificio coprire l’urlo di frustrazione trattenuto fino ad ora.

Lo sento, il dolore divampare nel mio corpo, bruciare ogni singolo tessuto, ogni parte.

Perché il tempo non è altro che benzina, non lenisce il dolore, non fa dimenticare. Come fai a dimenticare qualcuno che è stato vitale per te? Come fai a dimenticare il tuo primo amore? La sento, la disperazione venire a galla. E mentre lei sale, io affondo nel baratro. Nel baratro in cui mi hai spinto tu Edward…e non serve spezzarsi le unghie per risalire in superficie.

Tutto quello che vuoi è chiudere gli occhi e dormire, sperando di svegliarti domani e trovarti con lui affianco, con lui che ti sorride e ti augura il buongiorno. E con un ultimo sospiro mi lascio cadere sul manto innevato, chiudendo gli occhi e sospirando… perché mi sono stancata di lottare, non voglio più arrampicarmi e arrivare in superficie.

Il buio non è così male, dopotutto. ..

“ Bella… Dio Mio, Bella rispondi! Sue, chiama un’ambulanza, presto! “ vorrei aprire gli occhi per vedere chi mi chiama, vorrei dirgli di non urlare.. che per sfortuna non sono ancora morta. Sono viva. Vorrei dirgli di lasciarmi in pace, che voglio dormire. Ma non ce la faccio, non ho la forza per aprire la bocca e parlare.

“ Perde sangue “ la voce dell’uomo si fa più agitata, come se fosse preoccupata per me. Ma non è la voce di Edward, non è la sua voce roca a parlare. Vorrei piangere, ma non voglio fare nemmeno quello. Voglio tornare a dormire. “ Sta arrivando, saranno qui tra cinque minuti. Speriamo non sia un aborto spontaneo “ alla voce maschile se ne aggiunge una seconda, femminile questa volta.

“ Bella, figlia mia.. apri gli occhi ti prego “. E’ Charlie. E’ preoccupato. Vorrei dirgli che non deve essere preoccupato, voglio solo dormire . Poi mi alzerò e mi metterò a pulire la casa per il pranzo di Capodanno, farò un bel pranzetto per fargli vedere che sto bene, che Bella è forte.

Lui è orgoglioso della sua Bella, della sua dolce e tenera figlia, che non da problemi, che si impegna sempre nel suo lavoro, che è sempre in prima fila ad aiutare il prossimo. E lui è sempre in prima fila, sempre pronto a darmi una parola di conforto, è lì a darmi il suo sostegno, quando sono in bilico. E’ il mio papà. Il papà che ha sopperito alla mancanza della mamma… c’era sempre. Il primo giorno di asilo, delle elementari, delle medie, delle superiori… mi ricordo che era persino venuto a vedermi il primo giorno di università. Non volevo che Charlie piangesse per me, non lo meritava. “ Sta arrivando l’ambulanza Bella, il tuo papà è con te “ un bacio sulla fronte, proprio come quelli che mi dava Edward prima di stringermi tra le sue braccia e dormire. Poi un suono, e tanto rumore.

Provai ad aprire gli occhi, ma non ce la feci. Ero troppo stanca, il buio era troppo forte,ci avrei pensato dopo, domani.

Il buio era accogliente, per ora.

 

non c'è posto in cui non posso andare,

 la mia mente è confusa ma il mio cuore è pesante

e lo dimostra perdo il sentiero, che perde me...

 così vado via .

Spesso ci si trova davanti a una decisione: combattere o arrendersi? Lasciare che il buco nero ti risucchi, oppure tentare di combattere? Io la mia scelta l’avevo fatta, avevo deciso di mollare tutto, di arrendermi e lasciarmi cadere nel vuoto, senza speranza.

Perché lo avevo capito troppo tardi che il mio nemico non era più solo Edward, il mio nemico ero io, dovevo combattere contro me stessa; ma non volevo, ero troppo stanca. Non sono fatta per combattere, non sono fatta per prendere decisioni.

Bip…Bip…

Quel rumore fastidioso lo conoscevo, dava a molte persone la speranza di farcela, erano vive, avevano una seconda possibilità. Ma io non la volevo la mia seconda possibilità. Cosa devi fartene di un’altra occasione se non sai come sfruttarla? Se non sai accettarla...

L’avrei sprecata, ricommettendo gli stessi errori, di nuovo.

Bip…Bip…

Non volevo svegliarmi, no. Non volevo aprire gli occhi, non volevo piangere di nuovo, volevo rimanere lì, dove nessuno mi avrebbe trovata, dove nessuno avrebbe potuto farmi del male. Nessuno a parte me. Perché erano le mie mani che stringevano la mia gola, talmente forte da mozzarmi il respiro. Erano le mie mani che stavano stringendo il mio cuore cercando di far cessare i suoi battiti.

Bip…Bip…

Per cosa avrei dovuto combattere? No, non la volevo la mia seconda possibilità. Sarei rimasta qui, ancora un po’.

 

non sto chiedendo una seconda possibilità,

 sto urlando a squarciagola dammi una ragione,

non darmi la possibilità di scegliere perchè farei ancora lo stesso sbaglio .

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