IL BENE & IL MALE

di Nihal guerriera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aires ***
Capitolo 2: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 3: *** Il covo di Kurz ***
Capitolo 4: *** L'incarico maledetto ***
Capitolo 5: *** L'ombra e la luce ***



Capitolo 1
*** Aires ***


IL BENE & IL MALE -Accidenti a questa dannata porta!- Era una notte di marzo e Aires stava imprecando con la porta sul retro di casa sua. Come ogni notte era uscita di nascosto e tornata allo stesso modo. Peccato che quella sera avesse dimenticato a casa le chiavi. Bussare non poteva: avrebbe svegliato la sua famiglia, che era ignara di ciò che la figlia faceva di notte. Le alternative erano due: dormire fuori e farsi trovare lì la mattina dopo, dando delle spiegazioni oppure arrampicarsi sull'albero che arrivava fino alla finestra della sua stanza. Aires scelse la seconda opzione. Si era già arrampicata una volta e, nonostante si trattasse di tanto tempo fa, si ricordava il metodo. Con un po' di fatica e qualche graffio alle mani, arrivò alla sua finestra, che per fortuna aveva lasciato leggermente aperta. Soddisfatta di se stessa si disinfettò i graffi scarlatti e, dopo essersi messa il pigiama, scivolò sotto le coperte, pronta ad archiviare dentro di se quell'ennesima notte d'inferno. **** Quando aprì gli occhi era già mattina e la sveglia stava suonando. Aires guardò fuori dalla finestra: era una bella giornata. Se la notte precedente era stata come tutte le altre, quella mattina sarebbe stata diversa. I suoi professori non la volevano sopportare oltre e perciò, l'avevano fatta assegnare a un'altra classe, che avrebbe conosciuto quel giorno. Scese dal letto e si vestì, poi andò a fare colazione e uscì in fretta di casa. I suoi genitori avevano insistito tanto per accompagnarla, ma lei non aveva voluto. Loro ritenevano fosse un giorno importante, Aires invece pensava fosse un giorno come un altro e perciò andò a scuola da sola. La fermata dell'autobus era poco distante. Quando arrivava lì si sedeva sempre ad aspettare e intanto pensava. Il pullman impiegava una ventina di minuti ad arrivare all'istituto superiore Melker. Aires frequentava il quarto anno del corso di lingue. Adorava il francese e lo spagnolo, ma odiava la storia e la matematica. Entrata nell’istituto, si recò in segreteria, poiché non sapeva a quale classe era stata assegnata. -Sono Aires Seabay, potrebbe dirmi qual è la mia nuova classe?- chiese in fretta alla segretaria, che non fece in tempo a rispondere perché qualcuno parlò prima di lei. -Venga con me signorina Seabay.- disse una voce femminile alle sue spalle. - Sono la sua nuova insegnante e la sua classe è la 4F. Prego mi segua.- Così dicendo, la donna si avviò in fondo al corridoio. Aires, senza dire nulla, la seguì. Arrivate all’ultima aula, la professoressa le fece cenno di aspettare fuori. Sbuffando la ragazza si sedette sull’unica sedia che c’era e dopo qualche minuto la donna si affacciò sulla porta e la invitò ad entrare. -Questa, ragazzi, è la vostra nuova compagna, si chiama Aires Seabay.- I ragazzi dissero un timido -ciao- e osservarono la nuova arrivata. Aveva i capelli lisci e castani, raccolti in una treccia, due grandi occhi color nocciola e un corpo snello. Portava un berretto marrone messo di lato, che lasciava intravedere un mare di ciuffi ribelli, una maglia bianca con sopra una canottiera marrone e un paio di pantaloni dello stesso colore. Aires si guardò intorno, individuò l’unico banco vuoto e, dicendo un veloce -ciao-, si andò a sedere. -Bene, possiamo cominciare la lezione.- disse l’insegnante, cercando di richiamare l’attenzione degli studenti, ancora intenti a osservare la ragazza. -Oggi leggiamo un brano scritto dal grande Shakespeare.- disse entusiasta la donna. Tutti allora tirarono fuori i loro libri, tranne Aires che non li aveva. La professoressa iniziò a leggere e la ragazza intanto guardava fuori dalla finestra. -Signorina Seabay!- tuonò ad un certo punto la donna -Perché non segue la lezione?- - Semplicemente perché non ho il libro.- rispose impassibile lei. -Beh, dovrà procurarselo. E si tolga immediatamente quel cappello, è maleducazione.- concluse. Sbuffando la ragazza si levò il berretto. La lezione continuò e quando suonò la campanella del pranzo tutti se ne andarono. Aires uscì dall’aula e si recò alla mensa. Quando finì di mangiare mancavano ancora una ventina di minuti alla fine della pausa pranzo, perciò andò nella sua vecchia aula che era vuota. -Dunque, vediamo un po’- così dicendo iniziò a frugare abilmente nelle borse dei suoi ex compagni. Trovò parecchi soldi, alcuni cellulari e un paio di occhiali da sole firmati. -Bene! Kurz sarà entusiasta!- disse tra se. Infilò tutto nella borsa e si allontanò guardinga. La lezione pomeridiana fu identica a quella del mattino, se non più noiosa poiché la materia trattata era geometria. ****

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Capitolo 2
*** Un nuovo amico ***


La mattina dopo, andando a scuola, Aires rubò qualche portafoglio sul pullman e poi alcuni nell’istituto. Quel giorno avevano il compito in classe di matematica: la sua bestia nera. Arrivata in classe, Aires si sedette al suo posto. All’improvviso si sentì una mano sulla spalla e si voltò di scatto. -Ciao Aires! Io sono Betty, come va? Sei pronta per il compito?- disse sorridendo una ragazza bionda. -Lasciami in pace e fatti i fatti tuoi!- sbottò Aires. Tutti le osservavano e Betty rimase di sasso. - Ma io cercavo di esserti amica..- disse dolcemente. -Non voglio amici, grazie.- rispose secca Aires, tornando a ripassare matematica. Gli altri si guardavano con aria interrogativa nel più totale silenzio. Poi arrivò l’insegnante e iniziarono il compito. **** Finita la mattinata, ci fu la pausa pranzo e Aires decise di andare a mangiare in cortile. C'era un bel sole quel giorno e furono in molti ad avere la sua stessa idea. I soldi per Kurz se li era già procurati, perciò poteva stare tranquilla, seduta sotto il suo albero preferito. Quando ormai aveva quasi finito il pranzo, vide venire verso di lei un ragazzo. Quando arrivò sotto l'albero, la guardò un secondo e poi le disse: - Ciao Aires. Io sono Andrew, un tuo compagno di classe.- Aires rimase zitta e il ragazzo proseguì. -La prof. di matematica ha corretto subito i test, e mi ha detto di consegnarli....ecco, questo è il tuo.- disse dandole la verifica. Aires la prese e la guardò: era piena di segni rossi e il voto era il peggiore che avesse mai preso. - Accidenti! Un'altra insufficienza!- esclamò lasciando cadere i fogli sull'erba. Il ragazzo si sedette accanto a lei, prese il test e lo guardò attentamente. -Ho capito cosa c'è che non va: non ti è chiara la moltiplicazione delle radici. Non è tanto complicata, guarda..- prese una matita e iniziò a spiegarle il procedimento. Aires lo osservava: aveva i capelli neri, non molto corti, che gli ricadevano davanti agli occhi azzurri. -Capito adesso?- le chiese sorridendo. Aires era titubante e non sapeva cosa dire. - ..sì, almeno credo..- Il ragazzo allora si alzò e salutandola fece per andarsene, quando Aires lo chiamò - Emh Andrew..ti ringrazio molto..- disse facendo comparire sul suo volto un timido sorriso. Lui tornò indietro. -Figurati..è stato un piacere. Anzi, se vuoi, posso venire anche domani, così facciamo un po’ di esercizi..che ne dici?- le disse sempre sorridendo. Aires fu colta di sorpresa. -..ok..allora ci vediamo..ciao- rispose. Andrew le fece l’occhiolino e se ne andò. Da quel giorno lui andò da Aires ogni pausa pranzo. Le spiegava la matematica con i suoi modi buffi e allegri. Inoltre iniziarono a parlare anche di cose che non avevano a che fare con i numeri. Iniziarono a conoscersi e dopo qualche mese potevano considerarsi amici. ****

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Capitolo 3
*** Il covo di Kurz ***


La sera passò in fretta e quando era ormai mezzanotte e i suoi genitori erano a letto, Aires presa la borsa, le chiavi e uscì silenziosamente di casa. Giunse nel covo di Kurz poco dopo e bussò tre volte alla porta. La fecero entrare e lei andò subito con passo deciso nella stanza del ragazzo. Lo trovò stravaccato sulla sua poltrona, intento a dialogare con un giovane che era tenuto fermo da altri due. -Oh cara Aires!- esclamò non appena la vide -Sono subito da te, dammi qualche minuto.- La ragazza si sedette e lui si voltò verso l’altro ospite. - Stavamo dicendo? Ah sì..cosa sai tu di tutta questa storia Phil?- chiese Kurz. Il ragazzo rimase in silenzio, tremando e guardando il pavimento. -Non vuoi rispondere?.. vediamo se ora lo farai..- Così dicendo prese la sigaretta che stava fumando e la spense sulla guancia di Phil che urlò di dolore. Aires chiuse istintivamente gli occhi per un secondo. - Adesso parli?- chiese Kurz al giovane. Ancora una volta la risposta fu il silenzio. Kurz iniziava ad innervosirsi. Prese il suo coltellino e incise una M sulla mano del ragazzo. Phil urlò di nuovo e più forte. - Questa M sta per Morte..- disse Kurz -quella che troverà la tua ragazza se non mi dai le informazioni che ti ho chiesto..- Mentre la M di sangue brillava sulla sua mano, Phil chiuse gli occhi e bisbigliò - Ok.. ti dirò ciò che vuoi, ma ti prego, lascia stare Corin..- - Finalmente ragioniamo!- esclamò il padrone del covo -Ragazzi portatelo di là..- ordinò ai due che tenevano fermo Phil. I ragazzi ubbidirono. Lui ripulì il coltello e si girò verso Aires, che era scioccata per ciò che aveva visto. -Eccomi, cara. Vediamo cosa mi hai portato..- Aires svuotò il contenuto della borsa sul tavolo e Kurz lo esaminò con cura. Dopo aver contato i soldi, le ridiede la borsa. -Bene, hai fatto un buon lavoro, cerca di fare lo stesso domani.Puoi andare ora..-disse con sufficienza. Aires si avviò verso la porta a testa bassa, quando Kurz disse: -Dimmi un po‘, la tua famiglia sta bene?- e sul suo viso apparve un ghigno crudele. -Sì..- rispose Aires in un bisbiglio. Detto ciò, se ne andò e Kurz rise alle sue spalle. ****

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Capitolo 4
*** L'incarico maledetto ***


Giugno arrivò in fretta. Aires, con l’aiuto del suo nuovo amico, aveva capito un po’ di più la sua nemica e le vacanze erano vicine. La notte andava sempre da Kurz, gli consegnava la roba che aveva rubato di giorno e ogni tanto assisteva a scene crudeli e strazianti. Una di quelle notti di giugno lui le disse che aveva un importante incarico da affidarle. Kurz era un ventiduenne di bell’aspetto, con una sfilza di ragazze ai suoi piedi e con la crudeltà nelle vene. Chiuse a chiave la porta e si sedette vicino ad Aires. - Senti piccola, ciò che sto per chiederti deve restare un segreto, ok?- Aires annuì. -Dunque ti chiedo di fare una cosa che non hai mai fatto, ma non avrai difficoltà ..- Lei ascoltava terrorizzata. -Stavolta devi....uccidere.- disse Kurz sorridendo. Alla ragazza saltò il cuore in gola. Pensava di non aver capito, anzi lo sperava. - Sei sorpresa? Mi spiace, ma devi farlo oppure..sai cosa farò alla tua famiglia vero?- Aires tremava. Non aveva scelta: se non gli avesse ubbidito,Kurz avrebbe fatto fuori suo padre, sua madre e suo fratello. Fece cenno di sì con la testa. - Brava tesoro! Ebbene, devi uccidere il figlio di un avvocato che ha mandato al fresco i miei due migliori amici.- Così dicendo, andò alla scrivania e prese una foto. - E’ questo qui, si chiama Andrew Cofway..- disse, mostrandole la foto. Vedendola Aires non ce la fece più e scoppiò a piangere. Non poteva uccidere Andrew, l’unico amico che aveva: era così dolce e simpatico. Kurz la guardò incuriosito e si accovacciò vicino a lei - Cosa c’è? Conosci questo tipo?- disse. Aires annuì tra i singhiozzi. - Non importa, devi farlo lo stesso..se no i tuoi faranno la fine di Soana..- A sentire quel nome Aires prese a piangere ancora più forte. Kurz l’aveva nominato apposta, per far affiorare dentro di lei quel doloroso ricordo. Il ragazzo si alzò e le consegnò un pugnale. -Ora va, e non metterci più di tre giorni.- Aires prese l'arma e andò a casa. Non dormì per ore pensando a come fare ciò che non avrebbe mai voluto fare. Decise di agire la sera dopo. Sapeva che Andrew andava a giocare a basket e che rientrava verso le undici. ****

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Capitolo 5
*** L'ombra e la luce ***


Il giorno dopo non andò a scuola: stava troppo male. Alle dieci e mezza di quella sera però era già fuori casa. Andò dove sapeva che Andrew sarebbe sceso dal pullman e si nascose. Il ragazzo arrivò poco dopo e con la borsa in spalla si avviò verso casa. Aires lo seguiva silenziosamente. Ad un certo punto Andrew cambiò strada e andò ai bagni pubblici. La ragazza decise che era giunto il momento: avrebbe agito quando sarebbe uscito dal bagno. Quando Andrew aprì la porta, Aires gli andò contro e lo colpì, chiudendo gli occhi all’ultimo istante. Il ragazzo per puro caso si girò e il pugnale andò a infilarsi nella parte superiore del braccio sinistro. Andrew urlò di dolore e respinse il suo assalitore che cadde a terra. Sotto la luce del lampione il ragazzo vide il viso di Aires e rimase sconvolto. Lei cominciò a piangere. - Perdonami Andrew perdonami....non volevo..- disse tra le lacrime che correvano veloci, una dopo l’altra, sulle sue guance. -Per favore cerca di capire..- implorò Aires. Il ragazzo si guardò la ferita: non era molto profonda, ma sanguinava parecchio. La ragazza si sedette per terra e, prendendosi la faccia tra le mani, continuò a piangere. - Cosa devo capire?- urlò Andrew - Capisco solo che quella che consideravo un’amica sta cercando di uccidermi e non so perchè!- Aires lo guardò. I suoi dolci occhi azzurri erano lucidi e il respiro affannoso. - Chi sei davvero Aires? Perchè mi hai fatto questo?- chiese lasciandosi cadere a terra. - E’ una storia lunga..- iniziò lei. - Sono tutt’orecchi..- rispose il ragazzo. -Tutto cominciò due anni fa. La mia migliore amica, Soana, si era innamorata di un ragazzo, che però apparteneva a una banda di delinquenti. Con lei aveva recitato la parte del buono: l’aveva illusa. Un giorno infatti le chiese se voleva spacciare droga con lui, ma lei rifiutò. Nonostante gli volesse bene, decise di lasciarlo e mi chiese di andare con lei la notte in cui gliel’avrebbe detto. Andammo al loro covo e lei gli parlò davanti a tutti.- Aires parlava singhiozzando ed Andrew ascoltava, tamponandosi la ferita. - Lui s’infuriò. Non voleva essere lasciato. Iniziarono a litigare, finchè lui perse la pazienza e la uccise. Io vidi tutto. Loro mi costrinsero a mentire con i suoi genitori e mi dissero che se non lo avessi fatto potevo dire addio ai miei. Sono due anni che rubo per loro. Però ho sempre e solo rubato. Ieri invece Kurz, il capo, mi ha detto che dovevo ucciderti perché tuo padre ha fatto andare in prigione i suoi amici. Se non lo faccio i miei moriranno..- -Perché non hai mai detto nulla alla polizia?- chiese Andrew sorpreso. -Non posso, mi ricattano in continuazione. Sono spietati e noi non possiamo farci nulla..- disse Aires tristemente. Andrew la guardò negli occhi - E’ qui ti sbagli Aires..Cosa esiste a fare il bene se non per sconfiggere il male?- le chiese. -Non esiste il bene!- urlò lei -se esistesse, Soana non sarebbe morta e io non sarei costretta a fare ciò che faccio!- Andrew le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. - Ascolta Aires: il bene e il male sono come l’ombra e la luce. L’ombra non potrebbe esistere senza la luce, perché non avrebbe nulla da oscurare, e allo stesso modo la luce non esisterebbe senza l’ombra perchè non saprebbe cosa rischiarare. Tu puoi liberarti da quei mostri, puoi farlo. C’è la polizia per questo. Ai tuoi non succederà nulla e mio padre ti aiuterà. Quello che è successo alla tua amica Soana è orribile, non permettere che succeda a qualcun’altro.. Ora capisco perché non volevi amici, per paura di dover soffrire ancora.- Aires ascoltò in silenzio. Le lacrime ora scorrevano più lente. Intanto aveva anche cominciato a piovere. Gettò le braccia attorno al collo di Andrew e lo abbracciò. -Non volevo..scusami..- disse riprendendo a singhiozzare. Lui la strinse forte. -Stai tranquilla. Domani andiamo dalla polizia.- Lei si sciolse dall’abbraccio e lo guardò negli occhi. -Mi perdoni?- gli chiese asciugandosi il viso. Lui la guardò con dolcezza. -Certo che ti perdono!- le disse sorridendo. -Ti perdono perchè ti voglio bene..- Sorrise anche lei, sentendosi finalmente libera e tranquilla. Pioveva a dirotto. Aires col pugnale si strappò una manica della maglia e fasciò la ferita di Andrew. Lo aiutò ad alzarsi e insieme si avviarono verso casa di lui. Ad un certo punto Andrew si fermò, prese Aires per un braccio e la avvicinò a se. Le prese la testa fra le mani e la baciò. Entrambi si abbandonarono a quel bacio felici, nonostante la ferita, la pioggia, le lacrime. Poi Andrew la abbracciò e le disse: - Vedi Aires, anche questo è il bene: il bene che ti voglio.-

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