Tempesta di Melitot Proud Eye (/viewuser.php?uid=1469)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di fulmini ***
Capitolo 2: *** Di neve ***
Capitolo 1 *** Di fulmini ***
Nota: parte
nona
della serie Presso
fuochi di campo e troni di re incoronati. Avvertimenti
per l'energico, volgare turpiloquio
in apertura e non solo. Ci sono andata pesante XD;
Perché l'amore è bello, ma non sono tutte rose e
fiori. E Midgard non ha arricchito solo la personalità di
Thor *risatina colpevole* Povera Frigga.
Avvertimento anche - ma ormai dovrest saperlo - per pseudo-incesto.
Per chi non lo sapesse, Eir era la dea della medicina e grande amica di
Frigga, di cui era damigella; so non aveva figli, ma questa
è pur sempre una fanfiction. E on another note: il suo nome
significava "aiuto" o "misericordia". Accurato, in questo caso...
Disclaimer: Thor
e Avengers
appartengono a Marvel e agli altri aventi diritto; con questa storia
non guadagno altro che la gloria il
divertimento.
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Tempesta
I
Di
fulmini
Loki è incazzato, ma guarda.
No, Loki è incazzoso e Thor
è incazzato – ma sul serio. Perché Loki
può esser cambiato
quanto vuole, ma si offende ancora per le cose più stupide e
in
certi periodi non gli si può neanche parlare (senza che ti
stacchi
la testa, s'intende). Lui e le sue stizze della malora. Dovrebbero
aver superato queste buche. Invece no, a quanto pare; che rottura di
coglioni.
E fanculo il parlar forbito.
Thor macina metri a falcate nel salotto
di sua madre, mentre Frigga tiene in braccio la neonata di Eir e
cerca di ragionare con lui. Le ha chiesto di non farlo uscire da
lì,
a costo di legarlo: se dovesse metter piede nelle proprie stanze,
nella sala delle udienze o anche in un fottuto corridoio e incrociare
Loki, comincerebbero a volar fulmini. Fuori sta già
grandinando.
«Ma cosa crede che sia, il suo
cagnolino?» sbotta, girando su se stesso con uno schiocco di
mantello. Dannato abbigliamento cerimoniale. «Devo mendicare
le sue
gentilezze, ora? Di nuovo?»
La bambina corruccia il viso e strilla.
L'occhiata di Frigga è carica di disapprovazione.
Thor allarga le braccia, esasperato.
«Che colpa ne ho io, se sono tutti
così sensibili?» commenta.
«Thor, un po' di pazienza non fa mai
male coi piccoli e con gli innamorati» lo rimprovera sua
madre.
«Pensa a quando avrai dei figli. Lo so che Loki si aspetta
molto da
te, ma è normale. E sta attraversando un momento
delicato.»
«Vuoi dire che la sua guersa si sta
facendo sentire più del suo uccello» fa,
sarcastico.
«THOR!»
Le strida della mocciosa raggiungono
vette inesplorate dall'onda del suono.
«Oh va bene, va bene, ho capito!»
Riprende la sua marcia, nero. «Non posso più
parlare liberamente
con nessuno, in questo palazzo! Lei ha le coliche, Loki cavalca
l'onda rossa della guerra, e tu–forse anche tu,
madre?»
Sa di aver passato il segno non appena
la domanda gli esce di bocca. Il volto di Frigga diventa pallido e
aguzzo.
È dieci volte il re che è lui, perché
tutto ciò che dice, mentre gli indica bruscamente la porta
con un
braccio e culla la neonata con l'altro, è un secco:
«Fuori».
Thor esita, pugnalato dal senso di
colpa. «Madre–»
«Fuori, figlio. Stai assomigliando a
tuo padre nel modo meno lusinghiero, adesso. Va' a farti un
giro.»
«Io...»
«E parla con Loki, quando ti sarai
calmato. Siete persone adulte.»
Le madri dei sovrani sanno zittire i
sovrani come non potrà mai alcun nemico vincitore.
Impacciato,
farfugliando scuse che non sono ancora prive di collera (convinci
lui che è adulto, madre), Thor esce.
«Maledizione.»
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Capitolo 2 *** Di neve ***
Note: credevo che
fosse finita, invece la sfuriata di Loki preferisco attaccarla a quella
di Thor, invece che postarla a sé :)
Scritta per la Sfida 6 della Staffetta in Piscina, col prompt: orfano,
Tempesta primaverile. Avvertimenti:
una parolaccia ;p Enjoy.
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II
Di neve
È un'inenarrabile mattina di
primavera: petali di fiori volano su un vento freddo come bora, il
sole opacizza i vetri, gli uccellini gracchiano sulla grondaia e la
figlia di uno dei giardinieri rantola a gola spiegata mentre cosparge
di letame le aiuole del giardino. Sotto la sua finestra. Rotta in un
momento di sfiducia.
Sì, Loki è irritato. Gentile chiedere
da parte tua, ora porta via quel rosolio prima che te lo faccia bere
dal naso – ampolla e vassoio compresi. Sì, lo so
che sei soltanto
uno scudiero. So pure che ambasciatore non porta pena.
No, non me ne importa niente.
«Uh. Il buongiorno si vede dal
mattino» commenta Sif dalla porta, lasciando passare il
ragazzetto
in lacrime.
Loki le punta gli occhi addosso. Si è
impedito di andare alla colazione ufficiale per evitare incidenti non
ritrattabili, ma non significa che rifiuterà chi gli si
offre come
vittima così generosamente.
«Cosa vuoi?» chiede, vellutato.
Lei fa dondolare il pugnale che tiene
alla cintura e studia i resti delle suppellettili d'arredo. Alza le
spalle, distratta dal caos.
«Thor ti sta cercando.»
«E lo sta facendo così bene che non
gli è passato per la testa di guardare qui, in camera
mia?»
A Sif scappa un sorrisetto. «Forse
vuole prendere tempo.»
«Oh, risparmiami la commedia» dice,
astioso, girando sui tacchi per consumare un po' di pavimento.
«Di'
quel che ti ha detto di dirmi e vattene. E ricordagli che non
accetterò niente di meno della prostrazione. Stavolta ha
davvero
passato il segno.»
«Che le Norne mi guardino bene
dall'immischiarmi nelle vostre faccende» esclama lei, offesa,
gettando le braccia in aria. «Io imparo dai miei errori,
grazie!»
E sparisce, inghiottita dalle quinte
del corridoio.
Loki impreca, buttando a terra un
libro. E appioppando un calcio alla scrivania. Poi si rende conto che
avrebbe potuto appiccicare addosso a Sif un incantesimo-regalino per
Sua Maestà, o accorciarle i capelli (quello si che avrebbe
fatto
incazzare Thor!). Invece s'è lasciato sfuggire l'occasione.
E'
distratto e inconcludente.
Crolla su una poltrona. Poi digrigna i
denti e si morde le nocche di una mano, mugolando per la rabbia,
l'ansia e la frustrazione.
Accidenti a Thor. Gliela pagherà.
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