Just Love

di Vahly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Pensieri ed emozioni ***
Capitolo 3: *** Confusione - i pensieri di Tom ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


JUST LOVE

Titolo: JUST LOVE

Sommario: Tom e Daniel si conoscono abbastanza a fondo… ma quanto?
Pairing: Daniel Radcliffe/Tom Felton – Emma Watson/Rupert Grint

Raiting: R

Disclaimer: Questa fanfiction non è scritta a scopo di lucro, e non è intesa nessun’offesa nei confronti delle persone citate. Tutti i personaggi sono maggiorenni, ed ogni possibile collegamento con luoghi e/o situazioni realmente esistenti è puramente casuale.

Avvertimenti: Questa storia contiene riferimenti all’omosessualità. Se queste cose vi turbano o non vi piacciono, non proseguite con la lettura.

Questa fan fiction non vuole rendere la vita reale dei protagonisti, e tutto ciò che è scritto, quindi, compresi i loro orientamenti sessuali, sono unicamente frutto della mia mente malata.

Elenco dei personaggi/attori:

Harry Potter = Daniel Radcliffe

Draco Malfoy = Tom Felton

Hermione Granger = Emma Watson

Ron Weasley = Rupert Grint

Ginny Weasley = Bonnie Kathleen Wright

Fred Weasley = James Phelps

George Weasley = Oliver Phelps

Remus Lupin = David Thewlis

Sirius Blak = Gary Oldman

Cho Chang = Katie Liu Leung

JUST LOVE

Prologo

Lavorando assieme, soprattutto dopo anni, si impara a conoscersi.
Di certo, dopo 4 film già terminati ed uno in produzione, non si può assolutamente dire di non sapere nulla l’uno dell’altro.
Così, nonostante a volte entrambi avessero la sensazione di non essere poi così vicini, avevano imparato a comprendersi molto bene. Fra i due, con il passare del tempo, era nata una sintonia incredibile, e bastava uno sguardo perché si intendessero a vicenda.
Fu proprio grazie a questo che Tom seppe esattamente dove andare a ripescare l’amico dopo l’ennesimo litigio con Katie Liu.
Daniel, infatti, durante le riprese del quinto film, aveva creduto di poter amare la ragazza, e i due erano finiti insieme. Per poco, però: alla fine le differenze di carattere, di idee e di opinioni, oltre al fatto che ognuno di loro si era reso conto di non provare per l’altro ciò che credeva, l’avevano portati sempre più spesso a furibonde liti, ed infine, alla rottura. Definitiva, a quanto sembrava.


Il problema di Daniel, però, era anche un altro.
Aveva infatti capito che la sua relazione con l’attrice gli era servita soprattutto per tentare di autoconvincersi della sua eterosessualità, ormai da tempo messa in discussione dalla sua coscienza.
Esattamente, da quando si era reso conto di sentirsi attratto dal suo collega ed amico, Tom Felton.
Ovviamente non aveva mai rivelato all’amico ciò che provava, né gliene aveva accennato, fosse anche solo per sondare il terreno.
Era sicurissimo che Tom fosse indiscutibilmente etero, e che non potesse assolutamente essere interessato a lui, in alcun modo.
Chissà, forse l’avrebbe persino disprezzato se ne fosse venuto a conoscenza… e Daniel sapeva che non avrebbe retto, nel vedere il disgusto nel volto dell’altro, soprattutto se rivolto a lui.
No, senza dubbio quei sentimenti se li sarebbe portati nella tomba. O almeno così aveva deciso.

Il moretto fu molto sorpreso quando vide qualcuno avvicinarsi verso di lui: si trovava in una zona isolata all’interno di un parco giochi frequentato pochissimo, in cui andava spesso quando aveva bisogno di pensare, ed in cui non aveva mai trovato nessuno.
Quando poi vide chi era ad avvicinarsi, per poco non gli venne un infarto.
- Tom…?
Mormorò sospreso, con un filo di voce.
Il biondo gli sorrise.
- Chi altri, sennò? Sono l’unico a sapere che ti rintani sempre qui!
A Daniel sorse spontaneo un sorriso, ma subito si rabbuiò di nuovo.
Come avrebbe voluto che l’amico fosse interessato diversamente a lui, che volesse qualcosa di più… Ma questo non era possibile.
- Che ci fai qui, Tom?
Chiese retoricamente.
Sapeva già la risposta.
- Ma sono venuto a raccattarti, no?
- Non ce n’era
bisogno, grazie. Sto benissimo così.
- Lo vedo
.
Ribattè ironicamente il biondo.
Daniel, che era seduto su un’altalena cigolante, cominciò ad andare avanti ed indietro. Ma, quando vide che l’altro non aveva la minima intenzione di andarsene, la bloccò di colpo. Poi alzò lo sguardo, e fissò intensamente gli occhi di Tom.
- Sto bene, sul serio. Io non l’amavo… non l’ho mai amata. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine ce l’ho fatta. È stato un bene, per entrambi, che sia finita. Questa relazione ci stava solo logorando… è stato meglio così, davvero.
Tom lo guardò, comprensivo, poi gli posò una mano sulla spalla.
Sembrava più sereno, ora.
- Però c’è qualcosa che ti turba ugualmente….
- Te l’ho detto, non mi pento di aver rotto con lei.
Rispose il moro apparentemente tranquillo, mentre cercava di non pensare al punto di contatto tra la mano del biondo e la propria spalla. Provò un misto di sollievo e tristezza quando Tom la tolse, per inginocchiarsi davanti a lui.
- Ti senti in colpa nei suoi confronti?
Daniel scosse vigorosamente la testa.
- No, affatto.
- E allora cosa?
Chiese Tom, leggermente apprensivo, avvicinandosi un po’ a lui.
Fu allora che Daniel non resistette più. Si sporse e lo baciò.
Tom rimase pietrificato sul posto, ed il moro si staccò subito, totalmente imbarazzato.
- Io… non volevo. Scusami Tom… non so davvero cosa mi sia preso…
Il biondo lo fissava, turbato.
Ma non disse nulla, mentre Daniel si voltava per poi scappare via.



(commentino?)

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Capitolo 2
*** Pensieri ed emozioni ***


Just Love

Just Love

Pensieri ed emozioni





Daniel rientrò nella sua stanza sbattendo la porta con forza.
Era stato davvero un idiota… come aveva potuto farlo?
Aveva rovinato tutto, lo sapeva. Tutto.
Se anche non avrebbe mai potuto averlo come fidanzato, perlomeno poteva essere amico di Tom… e invece no.
Lo aveva baciato, maledizione, con che coraggio avrebbe potuto ancora guardarlo in faccia?
Non ci sarebbe riuscito. No, non ci sarebbe riuscito di sicuro.



Tom era ancora sconvolto.
Quando Daniel era andato via non era riuscito a muovere un muscolo, né per tentare di fermarlo, né per dire alcunché. Ma d’altra parte era stato meglio così, perché non avrebbe saputo cosa dirgli.
Com’era possibile che Daniel fosse gay, quando era stato con Katy Liu per mesi? Era stato forse l’orientamento sessuale dell’amico a causare tutte le loro discussioni, o gran parte di esse?
Non sapeva davvero cosa pensare, e non era sicuro di sentirsi pronto ad affrontare l’argomento.
Così, quando finalmente si era deciso a tornare in albergo, pregò con tutto sé stesso di non incrociare Daniel.
E le sue preghiere vennero accolte.



La mattina dopo Tom non scese per colazione.
Quando se ne rese conto, Daniel sollevò lo sguardo preoccupato verso le scale che conducevano al piano superiore, dove tutta la troupe era alloggiata.
Possibile che fosse colpa sua? Davvero lo aveva turbato a tal punto?
Poteva essere rimasto a fissare quel punto, con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, per pochi secondi oppure per ore intere, questo non avrebbe saputo dirlo.
Si riscosse dai suoi pensieri solo quando sentì una voce alle sue spalle, che lo chiamava.
- … tutto bene?
Daniel si voltò, sforzandosi di sorridere.
- Come? Sì, sì, tutto bene.
Confermò, annuendo con la testa per rafforzare le sue parole.
La ragazza di fronte a lui, però, non sembrava molto convinta.
- Mah, non ne sono sicura. Sembri uno straccio… è per Katie, vero? Ho saputo poco fa che avete rotto, e…
- Non è un problema, Emma, davvero. Non era destino che stessimo assieme.
Lei scosse la testa.
- Oh, no, Daniel… eravate una bella coppia! Insomma, litigavate, certo, ma… chi è che non litiga mai con l’uomo o la donna che ama? Sono certa che risolverete tutto!
Daniel sospirò.
Era evidente che Emma Watson credesse che il motivo del suo malumore fosse il litigio con Katie Liu, e una parte di lui gli era perfino grata per il tentativo della collega di risollevargli il morale. Ma un’altra parte di lui soffriva enormemente, perché sapeva di non poter smentire quelle affermazioni, sapeva di non poter rivelare la vera causa del suo dolore… sapeva di doversi tenere tutto ciò per sé, e questo gli pesava come un macigno sullo stomaco, perché quella parte di lui continuava anche a ripetergli quanto fosse sbagliato ciò che provava, ciò che voleva, sapeva quanto fosse sbagliato star male per lui, star male perché non poteva averlo… e si chiedeva come avrebbe reagito Emma, se solo lo avesse saputo. Come avrebbero reagito i colleghi, Katie, il pubblico… Perché quello che per lui era solo una questione personale, per tutti gli altri sarebbe stata la notizia gossip più succulenta della stagione, da sbattere in prima pagina di tutti i giornali. “Daniel Radcliffe gay”… già poteva immaginare le copertine dei giornali scandalistici recitare a caratteri cubitali quelle parole. E non sarebbe stata considerata una notizia positiva, ma uno scandalo… “I perversi desideri di Daniel”, o “La mente malata di Daniel”. Sì, queste sarebbero state le parole successive, e tutti lo avrebbero odiato, tutti.
Di sicuro, Tom lo odiava già.
- Mi stai ascoltando, Daniel?
Domandò la ragazza che gli stava di fronte, con aria preoccupata.
- Io… no, scusami. Mi ero un attimo distratto…
- Non scusarti, so quanto si possa star male. Quando ho lasciato Tom, è stata durissima per me…
Le parole di Emma avrebbero voluto essere di consolazione per lui, ma invece ebbero l’effetto di mille pugnali che gli attraversavano il petto.
Già, Emma e Tom… per un attimo lo aveva scordato.
Voleva una prova del fatto che Tom fosse etero? Ce l’aveva davanti agli occhi, in tutto il suo splendore. Certo, anche lui era stato con Katie, ma…non era durata molto, ed era evidente che ci fossero dei problemi.
Tom ed Emma, invece, erano perfetti, nel modo più assoluto. E quando si lasciarono, fu solamente per via del nascente amore di Emma nei confronti di Rupert.
- Hai ragione, devo solo abituarmici.
Disse tristemente, sperando che la ragazza lo lasciasse in pace. Non aveva voglia di parlare, in quel momento, e le sue parole in realtà avevano un significato del tutto diverso da quello che chiunque avrebbe potuto intendere. Ma non importava, ed anzi, era meglio così.
Non gli era mai piaciuto parlare per sottointesi, soprattutto se gli altri non lo capivano, ma odiava mentire, e in questo modo poteva evitare di farlo, bastava semplicemente parlare in modo abbastanza ambiguo da far credere al suo interlocutore di aver capito, mentre lui intendeva invece tutt’altra cosa. Oramai era diventata un’abitudine farlo, ed in qualche modo gli risultava spontaneo.
- Non preoccuparti, di certo risolverete. E se così non fosse… beh, il mondo è pieno di ragazze, no? Tu e Bonnie siete così carini nei film, che potresti farci un pensierino anche nella realtà.
Daniel scosse la testa, e mormorò semplicemente:
- Non credo che possa funzionare.
Per poi allontanarsi, scusandosi con Emma, che gli disse di non preoccuparsi per poi dirigersi da Rupert, il suo attuale ragazzo.
Non ce la faceva più a parlare, non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
Fino a quel momento non aveva mai affrontato a viso aperto i propri sentimenti, né le proprie preferenze sessuali, ed ora tutto ciò che aveva represso stava esplodendo violentemente dentro di lui.
“Perché proprio io? Perché?” Continuava a ripetersi, come un mantra.
Perché lui, con tutte le persone che ci sono al mondo?
Non sapeva rispondersi. Non ne era in grado.



Non parlò con nessun altro né a colazione, né durante la mattinata.
Non c’erano riprese in cui sarebbe apparso, quel giorno, e durante il pomeriggio si sarebbero svolte delle semplici prove tecniche, per cui sapeva di poter rimandare il confronto con l’amico.
Ma non poteva rimandarlo per sempre…
Evidentemente, però, Tom non era dello stesso parere, perché lo aveva evitato per tutta la mattina, e così Daniel si era convinto del fatto che il biondo ce l’avesse con lui. Come biasimarlo, dopotutto?
L’aveva visto di sfuggita parlare con Bonnie e Rupert, probabilmente per spiegargli il motivo per il quale non era potuto essere presente a cena.
Neppure Katie si era fatta viva, e Daniel sapeva perfettamente che lo aveva fatto di proposito.
La ragazza gironzolava sempre per il set per curiosare, o anche solo per passare il tempo quando non erano assieme, dunque doveva averlo evitato di proposito.
Perfetto.
Aveva rotto con la sua ragazza, due dei suoi amici si erano appena messi assieme – e dunque preferivano stare da soli, – Tom non gli parlava, e Bonnie di certo avrebbe passato le sue giornate a consolare Katie, assieme ad altre comparse che simpatizzavano per la ragazza.
“Perfetto,” si ripetè di nuovo.
Era rimasto solo.
Completamente solo.


*** continua ***


Mi scuso per il tempo che ci ho impiegato ad aggiornare, ma è un periodaccio.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa fanfiction, ed in particolar modo chi ha commentato.

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Capitolo 3
*** Confusione - i pensieri di Tom ***


Just love
Cap.03 - Confusione - i pensieri di Tom




Tom era disteso sul suo letto, una braccio piegato sulla sua fronte che gli copriva in parte gli occhi socchiusi.
Quel giorno non si era fatto vedere per nulla ed aveva evitato ogni possibile contatto con Daniel… non si sentiva pronto ad affrontarlo.
Del resto, cosa avrebbe potuto dirgli?
Non sapeva se l’amico avrebbe o meno affrontato l’argomento, o se invece avrebbe preferito glissare e far finta che nulla fosse accaduto. Ma entrambe le opzioni avevano le loro conseguenze, e Tom non sarebbe stato in grado di decidere quali preferiva.
Se ne avessero parlato, Tom avrebbe dovuto mettere in chiaro la propria posizione al riguardo… ed in quel momento davvero non sapeva cosa pensare: nonostante sapesse da qualche anno di essere bisex, ed avesse avuto un paio di flirt con dei ragazzi, non si era mai spinto oltre, quindi non sapeva gestire un rapporto con un ragazzo… ma già pensando una cosa del genere stava correndo troppo.
Se anche Daniel l’aveva baciato, ciò non voleva necessariamente dire che volesse stare con lui. Forse era stato solo uno sfogo momentaneo, o forse si sentiva attratto fisicamente ma la cosa finiva lì… d’altro canto, se non ne avessero parlato affatto, non avrebbe mai saputo cosa l’altro pensava di lui, le ragioni della sua azione; e senza un confronto probabilmente Tom stesso non avrebbe saputo comprendere i suoi veri desideri.
Si era sempre considerato amico di Daniel, ed era stato con Emma per mesi. Ciononostante, quando anche Dan si era fidanzato, aveva provato una punta di fastidio. Nulla di più, ed all’epoca quasi non ci aveva fatto caso, raccontando a se stesso che semplicemente gli dispiaceva non poter più stare con lui come prima, perché una volta fidanzato avrebbe passato quasi tutto il suo tempo con Katie, probabilmente a discapito della loro amicizia.
Ma non si era mai posto il problema di cosa provasse o meno, non aveva mai preso in considerazione l’idea di volere qualcos‘altro da lui, qualcosa che andasse oltre il rapporto fraterno che li legava. Eppure ciò che lo aveva sconvolto di più non era stato il bacio in sé, ma il fatto che al di là dello shock iniziale non si era sentito disgustato, o tradito dal suo amico… ed anzi, il pensiero di loro due in un altro senso continuava a tormentarlo, sotto forma di un interrogativo che si riproponeva di continuo nella sua mente. In quelle ultime 24 ore non aveva fatto altro che pensare se Daniel lo amasse, se lo volesse, se voleva una relazione… si domandò se Daniel avrebbe provato a baciarlo di nuovo - ed in quel caso lui che cosa avrebbe fatto? - oppure avrebbe lasciato stare, continuandogli a stare vicino.
E questi pensieri non lo disgustavano, sebbene si sentisse confuso come non mai. Perché si sentiva in quel modo? Era come se improvvisamente il suo cervello avesse ricevuto troppe informazioni per riuscire a rielaborarle tutte.
Non riusciva a venirne a capo.
Sarebbe stato incredibilmente più semplice, se solo avesse potuto prendere da parte Daniel e dirgli che non era interessato e di non provarci mai più.
Ma per qualche ragione, sentiva di non poterlo fare.
Si alzò di scatto dal suo letto, come se le coperte su cui era disteso scottassero.
“Stare seduto qui non mi aiuterà per nulla…” meditò fra sé e sé.
Sospirò, si passò una mano sulla fronte, quasi a voler scacciare via gli ultimi sgraditi pensieri, e si mise a posto la camicia.
Poi si diresse verso la porta, ed uscì silenziosamente, chiudendola talmente lentamente da rendere impercettibile ogni altro rumore che non fosse lo scatto della serratura.


- Ehi, Tom!
Lo raggiunse una voce, non appena ebbe messo un piede fuori dalla villa dove erano alloggiati.
Un po’ per evitare fotografi e paparazzi e un po‘ per smorzare i sentimenti di nostalgia causati dalle asettiche stanze degli hotel, infatti, la troupe aveva preferito evitare i bellissimi alberghi a 5 stelle e prendere in affitto una villa in campagna, vicino ad un paesino di periferia. Ciò che aveva spinto la produzione a rispettare quella scelta, in realtà, era stato soprattutto il fatto che i paesaggi erano perfetti per ambientare “Harry Potter e il calice di fuoco”, con le vaste praterie a disposizione per organizzare il labirinto, e quel vecchio parco giochi dove avrebbero potuto girare la scena iniziale di Harry e Dudley. Nonostante all’inizio la sorveglianza avesse creato qualche pensiero agli organizzatori, in quanto era molto più complicato controllare una villa e i dintorni che impedire ai curiosi di entrare nell’albergo, tutto stava procedendo per il meglio, ed i ragazzi sembravano essersi ambientati benissimo. E questo era molto positivo, perché quando si sentivano rilassati lavoravano molto meglio.
Tom si voltò, sentendosi chiamare, e sorrise al suo interlocutore.
- Ciao Rupert!
Lo salutò, andandogli incontro.
Il rosso fece altrettanto, ed in breve si ritrovarono faccia a faccia.
- Senti… - iniziò, come se non sapesse bene cosa dire, - volevo chiederti una cosa. Ho visto Daniel un po’ giù di corda, da quando ha rotto con Katie, anche se lui dice che non è per quello… ma a me ed Emma dispiace vederlo così. Sai mica se c’è qualcos’altro… qualche altro motivo per cui…
Tom si accigliò improvvisamente.
- E cos’altro vuoi che ci sia? - lo interruppe, - lui e la sua ragazza si sono appena lasciati, credo che sia legittima un po’ di depressione.
Rupert annuì.
- Sì, sì hai ragione. È solo che lui… continua a negare che sia per la fine del rapporto, ed io non me lo spiego… perché non c’è nient’altro che sia successo in questi giorni che avrebbe potuto…
- No, infatti, non c’è.
Mormorò Tom, sentendosi un po’ in colpa.
In fondo era stata anche una sua responsabilità: sebbene in teoria avrebbe avuto tutto il diritto di essere sconvolto dal bacio ricevuto da Daniel, in pratica era stato da perfetto stronzo abbandonarlo ed evitarlo in quel modo, in un momento di difficoltà. Sapeva che il moro doveva essere confuso, e tutto quello che era accaduto doveva aver pesato come un macigno su di lui.
Guardò Rupert, senza sapere cosa dire.
Non poteva rivelargli la verità…
- E comunque, anche se ci fosse un motivo, come farei a saperlo?
Domandò infine, fingendo una tranquillità che non gli apparteneva.
Rupert sospirò.
- So che siete molto amici… credevo che forse, con te, sarebbe riuscito a confidarsi.
- No, non l’ha fatto. Mi dispiace.
Ribatté con naturalezza il biondo.
- Capisco. Comunque, se ti viene in mente qualcosa… non è per farci gli affari di Daniel, ma se ti viene in mente qualcosa in cui possiamo essergli d’aiuto, magari puoi dircelo. Abbiamo provato a sondare il terreno con lui, ma è impenetrabile.
Ammise il rosso.
“E ne capisco il motivo…” meditò fra sé e sé Tom. Dopotutto, anche se si conoscevano da anni, era perfettamente normale che Daniel non riuscisse ad aprirsi su un argomento del genere. Sempre che avesse avuto qualcosa da dire, ovviamente… per quel che ne sapeva lui, il bacio poteva anche non avere nulla a che vedere con la tristezza dell’amico.
Ma nel caso che fosse stata una delle cause… beh, Tom riusciva perfettamente a capire perché l’altro non volesse parlarne: e se loro non avessero accettato, né capito? Se l’avessero rifiutato?
Erano stati gli stessi pensieri che avevano ronzato per la sua mente, imperterriti, per giorni e giorni, quando aveva compreso la sua bisessualità.
Per questo riusciva a comprendere ciò che poteva provare Daniel.
E per questo, ammise con sé stesso, avrebbe dovuto aiutarlo, o per lo meno stargli accanto, invece di scacciarlo come se fosse un appestato.
Si era comportato da stupido, e doveva porre rimedio a quell’errore.


Salutato Rupert, decise che era ora di parlare con Daniel.
Aveva promesso al rosso che se gli fosse venuto in mente qualcosa per sollevare il morale del loro amico in comune, glielo avrebbe fatto sapere… ma era conscio del fatto che non avrebbe potuto mantenere quella promessa.
E non ce ne sarebbe stato bisogno.
Per una volta, sarebbe stato lui a farsi carico della depressione di qualcuno, perché teneva a lui e non voleva vederlo soffrire.
Anche se lo considerava solo un amico… sì, anche se era solo un amico, era una delle persone più care e a cui più teneva. E non gli avrebbe permesso di abbattersi per una cosa del genere.

Girò nei giardini della villetta, e controllò lungo il perimetro della casa, ma senza alcun risultato. Decise quindi di guardare all’interno, ma fu inutile. Stava quasi per recarsi nella sua stanza, quando incrociò Emma, intenta a dialogare con Bonnie.
Si avvicinò alle ragazze e domandò loro:
- Scusate, avete visto Daniel?
Emma scosse la testa, ma Bonnie rispose:
- Sì, ma non è qui… oggi era un po’ nervoso, quindi ha deciso di farsi un giro.
- Sai dov’è andato?
- No, mi dispiace… ha preso la macchina ed è andato via.
Tom imprecò a bassa voce.
- C’è qualche problema?
Domandò Emma, un po’ preoccupata.
- Io… beh, volevo solo chiedergli cosa non andasse… mi ha detto Rupert che è un po’ giù, vorrei capire il perché, - mentì il biondo, - tutto qui.
Bonnie stava per dire qualcosa, ma il biondo continuò.
- E comunque è un cretino. Uscire così, da solo… e se gli succedesse qualcosa? La villa è piena di controlli e sempre sorvegliata… ci sarà un motivo, no?
Emma alzò il sopracciglio, in un modo molto Malfoyesco, come aveva visto tante volte fare a Tom nelle scene in cui compariva.
- Non sarai troppo apprensivo?
Il ragazzo strinse i pugni, e assottigliò gli occhi.
- No, non lo sono. Vado a cercarlo.
Detto questo, salì nella propria stanza a prendere le chiavi dell’auto, ed uscì.

Si recò al bar dove qualche volta era andato con Daniel, ma lì non c’era.
Alla fine decise di prendere il telefonino e chiamarlo.
Squillò numerose volte, fino a che non partì la segreteria.
Il biondo riattaccò, maledicendo quel cretino del suo amico, ed invertì la direzione di marcia, per dirigersi nel parco dove si trovava quando gli aveva dato quel bacio… Ma quando vide che era deserto, capì che probabilmente non sarebbe riuscito a trovarlo.
La soluzione migliore era tornare a casa ed aspettarlo… ma lui non era il tipo. Era capace di far snervare gli altri nell’attesa, poteva evitare qualcuno per ore, giorni, ma quando toccava a lui aspettare qualcuno… perdeva il controllo.
Soprattutto se si trattava di qualcuno con cui voleva chiarire la situazione, a tutti i costi.
Scese dalla macchina, e prese il cellulare.
Se lo rigirò fra le mani per un po’, prima di decidersi a chiamare Dan.
Esattamente come prima, rispose la segreteria. Ma questa volta non riattaccò… Un po’ titubante, domandò dopo il segnale acustico:
- Dove sei? Per favore, quando trovi questo messaggio chiamami… devo parlarti.
Richiuse il telefonino, ma non fece in tempo a metterlo in tasca che udì una voce alle sue spalle.
- Eccomi. Cosa devi dirmi?

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