Amori che io veramente boh.

di JaxRahl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4. ***



Capitolo 1
*** #1 ***


«Roseroserose vieni in pizzeria stasera?»

«Okay Kate. Che ora? Chi c’è?»

«Ottemmezza a dopo!»

Tipico di Kate. Arriva dal nulla, ti da un appuntamento e torna nel nulla. Ero curiosa, volevo sapere che aveva di urgente da dirmi. Faccio una lunghissima doccia e mi piastro nonostante i 30 gradi della mia stanza. Non ha specificato se saremo sole o con chi saremo, perciò opto per una maglietta a maniche corte bianca, dei jeans neri stretti e le amate DC, ormai sfondate. Un filo di eye-liner nero, mascara, prendo la borsa ed esco. Mi incammino verso il punto d’incontro, trovo Kate seduta con due ragazzi. Rimpiango di non essermi curata un po’ di più.

«Ehi Kate! Sono in orario?»

«Per i tuoi orari sì. Rose ti presento Dan e Fred.»

«Ciao!» mi apro in un sorriso e gli porgo la mano.

«Stiamo aspettando altre due persone, Liz e Fabian.» annuncia Kate.


-Bene, altri sconosciuti, evviva.- penso.
Oggi non mi va di conoscere altra gente, speravo in una cena sole io e Kate. Nonostante ciò sorrido e chiacchiero con lei ed i ragazzi, parlando di stupidaggini.
Dopo poco arriva Liz, affannatissima.

«SCUSATESCUSATESCUSATE MIODDIO SCUSATE IL RITARDO CIAOKATYCOMESTAIDAMMIUNBACINO»

Ottimo, mancava proprio una gallina che mi perforasse il timpano con la sua voce isterica. Mi accendo una sigaretta per distrarmi e sento alle mie spalle una voce che mi chiede: «Accendino?»

Allungo l’accendino allo sconosciuto e sento Kate salutarlo.

«Rose lui è Fabian, è un po’ maleducato, non si presenta mai.»

 
«Ah beh, Rose, ciao.» gli allungo la mano e me la stringe.

Rimaniamo per un po’ a chiacchierare sulla panchina e, complice l’ennesima sigaretta, ne approfitto per squadrare il gruppo.
La gallina si agita, urla, non sta zitta un attimo. È alta, ma solo per le gambe chilometriche, cicciottella, coi capelli castano scuro a caschetto e gli occhiali. C’è qualcosa in lei che mi urta.
Dan ha la faccia da pesce lesso, biondino, occhi castani chiari, altissimo, si vede lontano tre miglia che Kate è cotta di lui, ma lui non se ne accorge. Maschi.
Fred, invece, sembra tanto l’amico gay che tutte vorremmo. Capelli neri pettinati alla perfezione, sopracciglia fatte, barbetta curata, vestito benissimo. Se non è gay ci resterò malissimo.
Quando il mio sguardo passa su Fabian lo trovo intento a fissarmi, anche lui con un’altra sigaretta. Per un istante mi chiedo chi gliel’abbia accesa, poi lo vedo tirare fuori dalla tasca una scatola di fiammiferi. Mi sfugge una risatina e ne approfitta per avvicinarsi a me. Alto, capelli neri corti, occhi scuri, magro, ma con un accenno di fisico modellato dalla palestra. Quel che noto di più son le mani. Enormi. E se le tortura in una maniera impressionante mentre parla.

«Cristo, ma le vuoi tenere ferme ‘ste mani?» esclamo mentre parla e prendo le sue mani nelle mie.

Si gira, mi guarda, per un istante mi sento mancare il terreno sotto i piedi. Arrossisco, balbetto un “Scusa”, libero le mani e mi giro.








---
Angolo di Jax:
Questa è una storia che ho iniziato tempo fa, ho deciso di riprenderla per finirla definitivamente.
Apertissima a qualsiasi suggerimento, recensite e ditemi cosa ne pensate.
Spero questo primo capitolo vi sia piaciuto, vi mando tanti bacini!

P.S.: Lo so, il titolo è scemo, ma non saprei come definire meglio l'intreccio che si creerà.

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Capitolo 2
*** #2 ***


«Kate ma non ci andiamo in pizzeria? Io inizio ad avere fame!» il mio tono di voce è leggermente alto.
 
«Ahahaha hai ragione Rose, andiamo ragazzi, è qui vicina.»
 
Ci fa strada, e dopo due vie troviamo una pizzeria molto carina, la facciata arancione pallido è sormontata dall’insegna con il nome del locale. Gioisco internamente quando vedo che c’è uno spazio per i tavoli all’esterno, ma cambio idea dopo un secondo. Sono tutti occupati. Impreco mentalmente, significa che dovremo morire di caldo all’interno.
 
«ROOOSE posso sedermi vicino a te non abbiamo parlato niente noi due!» la gallina vuole fare amicizia. Mi sforzo di non tirarle il piatto in testa e le sorrido.
 
«Certo Liz!» il mio tono non doveva essere molto convincente, perché vedo Fabian ridersela sotto i baffi.
 
Kate a capotavola, Dan da un lato, la gallina dall’altro, io accanto a lei, Fabian di fronte a me e Fred all’altro capo del tavolo. Ordiniamo le pizze, ma vedendo che il locale è pieno sappiamo già che aspetteremo, e per me significa sorbirmi Liz. Inizia a parlare a raffica, in cinque minuti ha cambiato argomento tre volte ed io ho potuto solamente annuire e guardarlo traumatizzata. Guardo Fred e Fabian sperando che mi salvino, ma sono impegnati a discutere della nuova patch di un videogioco e manco mi calcolano. Vorrei strozzarli, ma l’unica cosa che posso fare e tornare ad ascoltare il monologo di Liz, maledicendo il pizzaiolo che non ha ancora preparato le pizze.
 
Approfitto del fatto che ha finalmente deciso di lasciare in pace i miei timpani per parlare con Kate e scappo fuori con la scusa di un’altra sigaretta. Tiro un sospiro di sollievo appena varcata la soglia, mi siedo in terra e frugo nella borsa alla ricerca del pacchetto, che trovo vuoto. Impreco a voce bassa e sento un:
«Senza siga? Te ne giro una?» provenire alle mie spalle. Mi giro, Fabian.
 
«No grazie, davvero, era solo una scusa per scappare da quella gallina urlan-Macchecos-EHI!» mentre parlavo Fabian mi ha ficcato in bocca la sigaretta appena girata.
 
«L’hai sbavata ora non la voglio più te la tieni tu gnegnegne zitta.» e riprende a girare per lui.
 
Ridacchio, «Grazie, te ne devo una.» e me l’accendo.
 
Fumiamo con calma e chiacchieriamo. «Che fai nella vita?» mi chiede.
 
«Studio Lingue a Roma, ho dato l’ultimo esame dell’anno settimana scorsa ed ora intendo godermi queste settimane di vacanze prima di riprendere la vita da eremita per dieci mesi. E tu?» espiro il fumo creando delle fantastiche nuvolette.
 
«Io? Il nullafacente. Ho fatto un anno di Informatica a Pisa, ma poi ho capito che non mi andava di studiare per altri cinque anni e son tornato qui, in questa schifosa cittadina con la speranza di trovare un lavoro. Sto ancora aspettando che diano una risposta ai miei curricola.»
 
«Oh, no, mi dispiace! Ma se posso permettermi, hai fatto una cazzata a lasciare l’Uni. Lo so, mi dirai “che ci faccio con un foglio di carta?” ma il punto è questo, con o senza foglio di carta non si può fare niente, quindi tanto vale studiare che rimanere a fare un cazzo dalla mattina alla sera.»
 
«Potresti avere ragione, ma sinceramente io…»
 
«Ragazzi stanno portando le pizze!» Fred sbuca dalla porta della pizzeria e ci sorride.
 
Rientriamo e prendiamo posto. Subito arriva la mia adorata patatine e bacon, la pizza più buona che io abbia mai mangiato in tutta la mia vita.
Inizio a mangiare e mi ritrovo a fissare dritto di fronte a me, ovvero Fabian. In principio non me ne accorgo, è lui che mi fa notare che l’osservo agitando un pezzo della sua pizza rucola e grana di fronte alla faccia.
 
«Se continui a fissarmi non mangio più.»
 
«Cos-No scusa davvero non ce l’ho con te ahahahah! È che sei davanti. Va bene vuol dire che mi girerò così potrai mangiare in pace la tua brutta pizza.»
 
«Brutta pizza? Come ti permetti? Rucola e grana è la fine del mondo!»
 
«Ceerto, come no.» gli faccio la linguaccia  mi giro a parlare con Fred.
 
Ne approfitto per cercare di capire se è realmente gay, ma dalle sue risposte non si capisce. Lascio perdere e mi godo la conversazione. Scopro che è un ottimo imitatore e rischio più volte di strozzarmi mangiando. Liz ogni tanto si inserisce nel discorso, scopro che quando non urla è quasi accettabile.
 
Mi accorgo che Fabian si è zittito e ci osserva di sottecchi. Cerco di renderlo partecipe, ma esce fuori a fumare. Ci resto un po’ male, sembrava l’unico sano di mente in questa piccola gabbia di matti. Sono tentata di raggiungerlo, ma cambio idea pensando che voglia stare da solo.
 
Torno alla realtà del tavolo, mi accorgo che Kate e Dan si sono creati un mondo a parte, sorrido, sperando sia la volta buona che lui si accorge di lei. Andiamo a pagare, s’era deciso per l’ognuno-paga-per-sé, ma scopro che la mia parte era stata già pagata. Non poteva essere stato che Fabian. La cosa mi fa sorridere, ma da una parte mi irrita. Esco fuori e lo trovo seduto sui gradini con una birra in mano.
 
«Hai le pigne in testa?» gli dico, guardandolo malissimo.
 
Fa un mezzo inchino e mi risponde «No, sono un esponente della galanteria.»
 
Soffoco una risata e assumo il tono più infastidito che mi riesce. «Sta zitto e tieni, non mi piacciono i debiti.» gli metto i soldi dentro la maglietta.
 
Si alza in piedi, prende i soldi e me li rimette in mano. Sorride. Gli sorrido, mi avvicino a lui, metto le mani intorno alla sua vita, avvicino il viso al suo, abbasso le mani verso il sedere. Labbra pericolosamente vicine, «Ho detto: non mi piacciono i debiti», gli infilo i soldi nelle tasche posteriori dei pantaloni e mi allontano ridacchiando.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
----
Angolo di Jax:
 
Parto subito ripetendo ciò che ho già detto a Bruli e SStronglygirlyy: i capitoli sono un po’ cortini perché questa storia è stata scritta con un’app del telefono che permette l’utilizzo di solamente 1500 caratteri.
Sia questo che il precedente capitolo sono l’unione di due dei capitoli originali.
In questo ho cercato di aggiungere descrizioni, riflessioni e dialoghi dove mi era possibile.
 
Detto ciò, spero vi sia piaciuto questo capitolo. So che ancora non si è entrati nel vivo della storia, ma portate pazienza, il prossimo avrà qualche risvolto inaspettato!
 
L’invito è sempre lo stesso: fatemi sapere cosa va bene e cosa no.
 
Fatemi i compimenti, ho aggiornto dopo solo un giorno! Vi mando tanti bacini!

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Capitolo 3
*** #3 ***


Ancolo di Jax:

Scusascusascusascusa vi chiedo immensamente scusa se vi ho fatto aspettare così tanto, ma ho avuto dei problemi col pc in cui avevo salvato la storia e l'ho potuto recuperare solo ieri sera.


 

Okay, ci siamo, leggete questo capitolo, spero vi piaccia anche se è un po' cortino.


 

Solito invito, recensite e fatemi sapere che ne pensate.


 

Vi mando tanti bacini!


 

---


 


 


 


 


 

Fabian POV


 

Baciami.


 

È l’unica cosa che ho pensato quando Rose si è avvicinata per restituirmi i soldi. Non so perché l’ho fatto, io ho Gin. Okay che il subconscio è ciò che guida le nostre azioni e pensieri, ma non avrei mai pensato potesse succedere una cosa simile.


 

Insomma, io ho Gin.


 

Però Rose è scema. È simpaticissima, spiritosa, ha un ottimo senso critico. Ho subito sospettato che non fosse una tipa tranquilla. E poi è bella. Alta, magra, belle tette, belle chiappe, capelli nerissimi ed occhi blu come il mare in tempesta.


 

Fabian, hai Gin.


 

Parcheggio l’auto di fronte ad un condominio dall’aria triste e malandata, nemmeno le persiane verdi riescono a rallegrare a facciata. Scendo dall’auto e mi dirigo al portone, suono il citofono ed aspetto una risposta.


 

«Sì?»


 

«Amore, sono io, scendi!»


 

«Arrivo subito tesoro!»


 

Mi accendo una sigaretta mentre aspetto che Gin arrivi, quando sento squillare il telefono. Guardo il display e vedo il nome Kate. Che diamine vuole ora, non ho tempo per le sue uscite improvvisate. Non oggi.


 

«Che vuoi Kate ho un imp-»


 

«Fabian ho bisogno di te! Dan ha avuto un incidente ti prego vieni siamo in ospedale!»


 

«Cosacazz-Arrivo, dammi dieci minuti!»


 

Chiudo la chiamata e butto il telefono in macchina, vedo Gin arrivare e per un momento mi perdo ad ammirarla. Ha un vestito panna con una stampa a fiorellini rosa antico, i lunghi capelli ramati che le cadono sulle spalle e gli occhi verdi che sorridono.

Sorriso che si spegne appena vede la mia espressione tirata.


 


 

«Amore che succede?»


 

«Il nostro programma salta, un amico ha avuto un incidente e sto andando in ospedale.»


 

«Vengo anch’io, dai metti in moto veloce!»


 

Saliamo in macchina e corriamo in ospedale. In silenzio. Per quanto sia vicino l'ospedale il viaggio sembra durare un'eternità.

Trovo tutti che aspettano fuori dal Pronto Soccorso, Kate con gli occhi rossi stretta a Liz, Fred con lo sguardo assente e Rose che fuma nervosamente.


 

«Ehi.» saluto «Sapete niente? Com’è successo?»


 

«No, ci han detto di aspettare qui. Quel che è successo è molto semplice, un coglione non ha rispettato uno stop e l’ha preso in pieno. La moto è da rottamare. Comunque, io sono Rose.» rivolgendosi a Gin e tendendole la mano.


 

«G-Ginevra, ma per gli amici Gin.»

 

 

 

 

Rose POV


 

Ginevra. Bel nome. Bella ragazza. Dovevo sospettarlo che era già accoppiato. Eh, pazienza. Non è questo il momento di accalappiare ragazzi.


 

Cioè, lo sarebbe stato e non fossimo in un ospedale aspettando risposte sulla vita di un nostro amico.

Non il fatto che abbia una ragazza. Per quello chissenefrega.


 

Oddio ma sentitemi, sembro una di quelle stronze che non apetta altro che il ragazzo che le piace si lasci per provarci.


 

Basta vaneggi, torniamo alla realtà.


 

«Kate è molto scossa, credo si senta responsabile perché stava andando da lei.» tiro l’ultima boccata e spengo la cicca.


 

Rimaniamo ad aspettare fino all’una, poi andiamo a mangiare a coppie. Io e Fred andiamo per primi, torniamo con i panini ancora in mano, sperando di avere qualche buona notizia.

E più o meno è così, perch-è durante la nostra assenza un medico ha chiamato Kate e l'ha informata sulla situazione di Dan.

Ci dice che sarà ricoverato e dovrà subire un'operazione al il gomito sinistro, colpa della frattura scomposta, il piede destro invece è "solamente" rotto e basterà una gessatura. In più, è pieno di lividi e dolori più o meno ovunque.

Ci comunicano che possiamo entrare per vederlo, ma il telefono che squilla mi impedisce di entrare con gli altri.

Cerco il telefono nella stramaledetta enorme borsa. Perché mi ostino a comprarle enormi, qando so benissimo che non troverò mai niente?


 

Finalmente lo trovo. Vedo il nome nel display, Francis.


 

Il mio cuore si ferma.

Mi appoggio al muro.

Non rispondo, ma non perché non faccio in tempo.

Perché sono rimasta a fissare lo schermo del telefono, paralizzata.

Dai ricordi forse.

Dal dolore.

Sento salire le lacrime.


 

Sto ancora fissando lo schermo, ormai spento, quando mi arriva un messaggio, suo.


 

Dobbiamo vederci subito, sono in Piazza Garibaldi.


 

Cosa diamine vorrà?


 

Mi asciugo le lacrime, recupero un po' di determinazione, orgoglio, rabbia, e un po' di emozioni a caso che fanno sempre comodo e mi stacco dal muro.


 

Mando un sms a Kate per scusarmi e per salutare Dan, corro in macchina ed imbocco la strada per la Piazza.


 

Stereo a volume altissimo, canto Yellow insieme a Chris Martin, mi maledico per quel che sto facendo, perché Francis è in quella canzone, ed il suo ricordo fa ancora male.

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Capitolo 4
*** #4. ***


Rose POV


 

Sulle note di Uno dei Muse imbocco la via che porta alla piazza, mentre parcheggio lo vedo. Inutile negare che un po’ mi si scalda il cuore. Impeccabile, al solito.

Camicia bianca arrotolata ai gomiti, gilet nero, cravatta rossa e pantaloni neri, il fedora in testa ed un sigaro in bocca. Lui non mi vede, è girato dall'altra parte. Non riesco a vedere i suoi meravigliosi occhi verdi.

Resto a fissarlo un attimo, aspettando che si giri.

Sorrido, ricordando come ci siamo conosciuti.

Mi riscuoto dai miei pensieri e decido di scendere dalla macchina. Indosso l'armatura di razionalità e percorro i pochi metri che ci separano. Lui è ancora girato.


 

«Signore.» dico schiarendomi la voce.


 

Si gira, «Signorina.» mi sorride, leggermente sorpreso, e fa un accenno di inchino.


 

Dentro di me sorrido, ma mi limito ad un tesissimo «Cosa vuoi, perché sei riapparso?»


 

«Quale accoglienza. Vengo in pace Rose, seppellisci l’ascia di guerra.» tira una boccata dal sigaro.


 

«No, cosa vuoi. Ho mollato un amico che ha avuto un incidente per venire qui, cosa vuoi.»


 

«May I offer you a cup of Tea?» dice espirando il fumo. Sento che il sigaro è alla vaniglia. Li adoro.


 

«Piantala di fare il dandy inglesotto e portami al bar, idiota.» sorrido. Vorrei non se ne accorgesse, ma lo fa.

E mi guarda vittorioso.


 


 

Francis POV


 

Mi sorride.

Lo maschera, ma sorride.

Le porgo la mano, ma mi sfila accanto senza prenderla. Glielo leggo negli occhi, vuole darmi un cazzotto sul naso ed al contempo abbracciarmi. La conosco troppo bene.

La conduco nel bar, scelgo un tavolino all’aperto abbastanza appartato. Si siede mentre cerca freneticamente le sigarette in borsa.

Le tiro un pacchetto di Chesterfield rosse ancora incartato. Mi guarda, lo guarda, ma non lo prende. Stupida orgogliosa.


 


 

Rose POV

Non le voglio le sue sigarette, non le voglio, maledizione. Tiro fuori il telefono e dissimulo la mia ricerca.

«Sto smettendo, grazie per il pensiero, ma non le accetto. Cosa vuoi da me?»


 

Mi accorgo che non lo ricordavo. Non ricordavo i lineamenti eleganti, ma decisi, non il sopracciglio spezzato da una cicatrice, non i capelli castani, gli occhi verdi, il fisico asciutto e l’altezza.

Non sento che parla col cameriere e decide cosa farci portare, torno alla realtà quando mi accorgo di avere in mano un sigaretta a metà e vedo lui che ridacchia. La spengo.


 

«Francis, vuoi dirmi cosa diamine vuoi?»


 

«Te.»


 

«Sì adesso ce lo portano il thé, voglio sapere che vuoi da me.»


 

Ride. «Voglio te, non il thé. Cioé sì, voglio il thé ma non da t-Dannazione Rose ti voglio, ti è più chiaro?»


 


 

Francis POV


 

Mi fissa. Conosco quello sguardo. Posso immaginare il suo cervello che lavora frenetico per trovare l’insulto che più mi si addice. E quando lo trova lo sguardo si indurisce.


 

«Io no.» risponde. Fredda, dura. Un pezzo di marmo sarebbe più caloroso.


 

«Prego?»


 

«Non ti voglio.» ripete, con la stessa fermezza.


 

Mente, lo vedo, lei mente. Non vuole ammetterlo, mente.


 

«Sicura?»


 

Sorride sarcastica e abbassa la testa e la scuote, per poi fissarmi dritto negli occhi.


 

«Quanto è passato? Un anno? Quanto hai impiegato, un anno fa, per rifiutarmi? Un minuto?»


 

«Ma poi ci ho ragionato, ho capito che avevo fatto un enorme casino, Rachel non era quella giusta, tu sì. E in fondo l’ho sempre saputo.»


 

«Certo, l’hai sempre saputo e me l’hai dimostrato benissimo.»


 

«Beh ma io lo sai come sono su. Se avessi insistito un pochino di più, magari…» le dico, con un tono poco convincente.


 

Mi guarda allibita. Non capisco il perché di tanto stupore. Mi fissa e poi finalmente parla.


 

«Non puoi essere serio. Non puoi. Non esiste che io dovessi insistere dopo tutto ciò che mi hai detto. Tu sei pazzo, io... Io boh, io me ne vado.»


 

Prende borsa, sigarette e telefono, si alza e va verso all’uscita. Mi alzo per seguirla.


 

«No Rose aspetta, ROSE!»


 

Non si gira, rischio di scontrarmi col cameriere e perdo abbastanza tempo per perderla di vista. Torno al tavolo, mentre sorseggio il Chai ripenso a quel che mi ha detto.

Non esiste che io dovessi insistere dopo tutto ciò che mi hai detto.”


 

Il problema è che non mi ricordo che le avevo detto.


 


 

Rose POV


 

Bestia, animale, infame, lo odio.

La portiera della macchina risente dell’odio che Francis provoca. Verme.

Inserisco la chiave nel quadro, ma non la giro. Poggio i gomiti al volante e mi prendo la testa tra le mani.

Respiro. Faccio sbollire la rabbia. Accendo lo stereo e nell’abitacolo risuonano le note di Penelope dei Linea 77.

 

__

Angolo di Jax:

 

Sì, ci ho messo un po' di tempo a pubblicare questo capitolo, ma la scuola e i telefilm mi hanno rapito.

Soite cose, leggete recensite, fatemi sapere.

Baci gente!

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