After the sunset

di DadaOttantotto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** The Girl, The Soldier & The Vampire ***
Capitolo 3: *** Light & Darkness ***
Capitolo 4: *** Meat & Blood ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


After the sunset Prpologue
- Prologue -


"I Vampiri esistono, e sono cattivi. Non sono come quelli che si vedono in televisione o nei libri; non bevono sangue animale, ne tantomeno quello sintetico. Loro uccidono, si dissetano direttamente dal collo degli esseri umani. Sono feroci, rapidi. Mortali."
Quando aveva certi pensieri, Judith si rannicchiava sotto le coperte, stringendo al petto il vecchio Teddy. Quell'orsetto di peluche era una parte importante della sua vita, in quanto primo regalo di suo fratello Oliver. Più che un regalo, il suo era stato un tentato omicidio. Quando glielo aveva portato, non aveva esitato a tirarglielo, colpendola in pieno. Ciò nonostante, i rapporti tra lei e il fratello erano sempre stati ottimi.
Un giorno le aveva detto "Quest'orso ti proteggerà quando io non ci sono". Non avrebbe mai dimenticato quelle parole. Le facevano coraggio ogni volta che si ritrovava a pensare a qualcosa di brutto. Come, ad esempio, i Vampiri.
Tirò il piumone fin sopra il mento, cercando di ignorare i brividi che la tormentavano da quando era calato il sole. La notte, il buio, non le piaceva. Era allora che quelle creature uscivano a caccia, alla ricerca di chiunque fosse tanto stupido da essere ancora in giro.
Un altro tremito la sorprese, e Judith decise che era ora di smetterla di pensare a certe cose. Le avrebbero sicuramente causato qualche incubo, ma ormai c'era abituata.
Abbandonò definitivamente la testa sul cuscino e, pochi minuti dopo, cadde in un sonno profondo.


Eccomi con un nuovo attacco di SdPC (Sindrome da Prologo Compulsivo)!
Perchè una nuova storia? Beh, sapete com'è...  averne già sei aperte non mi sembrava abbastanza, e, allora, ecco la settima!
Vi avviso già adesso che gli aggiornamenti saranno lenti, perchè, anche se ho già tutta la storia in testa, il tempo è poco e le cose
da scrivere tanta... perdono!
Ringrazio in anticipo chiunque recensirà o inserirà in una delle tre liste questa storia!
Bene, ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci8

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Capitolo 2
*** The Girl, The Soldier & The Vampire ***


After the sunset cap 1
- Chapter 1 -
- The Girl, The Soldier & The Vampire -

- 'Giofno, papà - biascicò, e per poco il toast che avrebbe dovuto essere la sua colazione non le andò di traverso.
- Buongiorno, principessa - rispose lui, il solito sorriso mattutino stampato in faccia.
- Dov'è Oliver?
- In macchina che ti aspetta. Dice che se non ti muovi, ti lascia a piedi.
Imprecò infilandosi il maglione.
Possibile, pensò, che ogni mattina io non debba sentire la sveglia, con la conseguenza di dover fare tutto di corsa?
Ingoiò quello che restava del toast, prese la giacca e corse alla porta.
- Jude! - la richiamò sua madre.
Si voltò, incrociando lo sguardo della donna e il suo sorrisetto divertito.
- Le scarpe - fece, indicando i suoi piedi.
Quando guardò in basso, capì di cosa la madre stesse parlando.
- Giusto - rispose.
Afferrò le Converse, poi, saltellando per tutta la cucina, riuscì ad infilarle.
Era pronta. Ma, come sempre, aveva impiegato un minuto di troppo a prepararsi.
Sentì un rumore che conosceva benissimo. Si precipitò fuori, preparandosi all'inevitabile.
- Oliver Jackson Carter!! Fermati subito!! - gridò con quanto fiato aveva in corpo.
Ma non servì. Il fratello era già lontano, e con lui l'unica possibilità di un passaggio in auto fino alla scuola. E, quindi, di arrivare in orario.
Sopirò guardando il cielo.  Grossi nuvoloni neri incombevano minacciosi sopra la sua testa, facendole temere il peggio. L'ultima volta che la pioggia l'aveva sorpresa per strada, era arrivata a scuola completamente zuppa. Ricordava com'era stato rimanere tutta sola e infreddolita nel corridoio, perchè il professor Hutton, la versione scolastica di Hitler, l'aveva accusata di "lordare l'aula". Così l'aveva buttata fuori, facendole prendere un sonoro raffreddore.
Iniziò a camminare, anzi a correre, lungo la piccola stradina che separava la sua abitazione dal caotico centro di Dunston, maledendo suo fratello e la sua stramaledetta fissa per la puntualità.
La calca di gente l'avvolse non appena raggiunse la zona principale della città. Sembrava quasi che tutta la popolazione avesse qualcosa da fare, e che quel qualcosa dovesse essere fatto di prima mattina. O almeno prima che il sole calasse, lasciando il buio a cancellare ogni forma di vita. Perchè quello che usciva di notte non era vivo; non respirava, il suo cuore non batteva . Ma camminava. Correva. Uccideva. Succhiava sangue. Silenzioso e veloce. Il perfetto predatore.
Scosse la testa, quasi a voler scacciare qualsiasi cosa vi fosse all'interno. Pensare a certe cose di prima mattina non era certo la cosa migliore per affrontare la giornata...

La coda di macchine si era fatta lunghissima. Non ne poteva più di stare fermo, impegnato a suonare il clacson con una maestria che, siccome quella situazione si ripeteva ogni santo giorno, gli era ormai penetrata fin dentro le ossa.
Si trattenne a stento dallo scendere e insultare chiunque gli capitasse a tiro, che fosse colpevole o meno di quel casino. La città era troppo piccola, la popolazione troppo abbondante. Questo, unito alla quasi totale disorganizzazione nelle ore diurne, portava a un tale marasma. Sì, Dunston era sicuramente la città più caotica e confusionaria di tutti gli Stati Uniti, se non del mondo intero. Nessuno si era mai impegnato più di tanto per mettere un po' d'ordine, così com'era più facile, di notte, lasciare tutto nelle mani dei Soldati. Lasciare che fossero loro a rischiare la vita contro quei cacciatori sanguinari. Troppi compagni aveva già perso, troppi amici aveva sotterrato. Odiava i Vampiri con tutte le sue forze, le stesse che impiegava per combatterli.
Quando finalmente l'auto davanti alla sua si mosse, ringraziò il cielo e chiunque gli avesse permesso di avanzare di qualche metro. Ma perchè diavolo non si decideva a comprarsi una moto? Sarebbe stato tutto più semplice.
Bip Bip
Quel suono lo distrasse per un istante dalla guida; allungò il braccio verso il sedile accanto, senza staccare lo sguardo dalla strada, e afferrò quell'oggetto trillante.
Uno dei vantaggi dello Zelda era il potenziamento dei riflessi, oltre che di forza e velocità. Questo gli permetteva di leggere il messaggio che gli era appena arrivato e guidare perfettamente allo stesso tempo.
Abitanti di Duston, state tranquilli, pensò. Non sono io quello da temere.
"Allenamento e caccia Squadra 4"
Poche parole che, però, ebbero la forza di mandarlo su tutte le furie. Come potevano fargli questo? Come potevano affibbiargli la squadra dei novellini? E, per di più, avrebbe dovuto portarseli dietro durante la notte in cerca di Vampiri da sterminare. Fantastico. Adesso il Quartier Generale aveva deciso di usarlo come babysitter. Forse era ora di far capire a quella gente che lui era un Greyhound.
Quella missione cominciava già a puzzargli di morte.

William diede una rapida occhiata al Vampiro che lo precedeva. Alto, ben piazzato, capelli corti... un culturista, forse. O un lottatore. Un duello sarebbe potuto essere interessante, giusto per saggiare la sua forza. Peccato che gli Eletti non permettessero scontri all'interno del gruppo, altrimenti quel tipo sarebbe stato polvere già da tempo. E dire che nemmeno si ricordava il suo nome...
La grande porta si aprì non appena Dimitri, il primo di quella fila di Vampiri che camminavano lenti e silenziosi per i corridoi dell'immensa villa, vi appoggiò sopra le mani. Socchiuse gli occhi per non rimanere abbagliato dalla luce intensa emanata dai sontuosi lampadari in cristallo. Entrò nella sala che funzionava da "ritrovo" per gli Eletti, contemplando le lunghe pareti color avorio, le imponenti finestre coperte da lunghi tendoni affinché il sole non riuscisse ad entrare. Poter uscire di giorno, sentire il calore di quella palla di fuoco sulla faccia, era l'unica cosa di cui sentiva la mancanza. Per il resto... viva i Vampiri! Cosa avrebbe fatto senza la supervista, il superudito, la superagilità, il superqualsiasi cosa la sua nuova condizione gli aveva portato? Sarebbe ridotto ad un mucchietto di polvere, ecco cosa.
- Benvenuti, amici miei!
Spostò lentamente lo sguardo sul proprietario di quella voce baritonale. L'imponente figura di Vladimir sembrava occupare tutta la stanza, la pelle nivea in netto contrasto con il nero del pavimento.
- Salve, Vlad - biascicò, superando il Vampiro e avvicinandosi al grande tavolo rettangolare posto al centro del salone.
Dimitri lo raggiunse dopo pochi secondi e occupò la sedia accanto alla sua.
- Se continui così, penseranno che tu sia un associale, ragazzo - fece il più anziano, sorridendo.
- Che ci vuoi fare - replicò William, stringendosi nelle spalle - Non sono il tipo da baci e abbracci.
- Dovresti portargli più rispetto. Dopotutto, è il nostro capo.
- E chi l'ha deciso?
- E' il Primo Vampiro.
- Ne sei sicuro? Tu c'eri, lo hai visto con i tuoi occhi?
- Cielo, Willy!
Una massa di capelli ricci si intrufolò tra i due conversanti con la grazia di una ballerina classica. Quando sollevò la testa, un gran sorriso le illuminava il volto pallido.
-  Dovresti provare a fidarti un po' di più, sai?
- Fatti gli affari tuoi, Roxanne.
La ragazza storse il naso, poi rivolse al più giovane uno sguardo seccato.
- Diventi davvero intrattabile quando non mangi - esclamò subito prima di sparire con la stessa velocità con cui era apparsa.
Quasi avesse udito quelle parole, lo stomaco di William iniziò a brontolare. Si portò una mano al ventre, tentando inutilmente di nascondere quel rumore.
Non era un segreto che da qualche tempo i Soldati si fossero fatti più forti, e che i Vampiri non riuscissero a farsi una scorpacciata di sangue degna di questo nome. E la sua non era di certo l'unica pancia a non essere piena. Tuttavia lo irritava mostrare i segni della fame, apparire debole agli occhi degli altri Eletti. Lui era William McCoy, non un Vampiro qualunque.
- Benvenuti, amici miei.
Il suo sguardo si posò sugli occhi cerulei di Vlad. Il "capo" si era posizionato a metà del tavolo, poggiandovi sopra le mani, e sembrava pronto a parlare. Bene. Prima iniziava, prima finiva. E prima poteva uscire da quella sala pregna del profumo del Primo Vampiro. Quell'odore gli dava il voltastomaco, sapeva di vaniglia e miele, qualcosa di estremamente dolciastro e disgustoso.
- Mi rincresce avervi mandato a chiamare, cari compagni - esordì - ma questa riunione era indispensabile. Sappiamo tutti che la battaglia contro i nostri nemici Soldati è particolarmente dura in questo periodo. E che, purtroppo, questo porta ad una sostanziale riduzione di sangue fresco a nostra disposizione.
Dal gruppetto di Vampiri si levò un mormorio di disappunto, che Vlad frenò con un gesto della mano.
- Il fatto più grave è che stiamo perdendo molti componenti del nostro esercito, molti valorosi combattenti che cercavano soltanto di trovare qualcosa da mettere sotto i denti, se mi passate il gioco di parole.
Questa volta la sala si riempì di una vivace risata.
William si mosse nervoso sulla sedia. Si sentiva come se gli mancasse l'aria, benchè respirare non fosse una cosa essenziale per lui. La puzza del Primo Vampiro gli era ormai penetrata nel cervello, incrementando il senso di nausea; in più quell'armadio si era messo a parlare di sangue, e il suo stomaco brontolò ancora più forte. Certo, era preoccupato anche lui per il continuo assottigliamento del numero dei Vampiri combattenti, ma i morsi della fame avevano la precedenza.
- Questa notte uscirete in caccia - continuò Vladimir, quel sorrisetto perennemente stampato in faccia - Divisi in coppie, perlustrerete tutta la città. Se trovate qualcuno, ve ne ciberete per primi, poi sarà il turno della vostra squadra. E se avanza qualcosa... beh, ricordatevi di me!
William fece finta di ridere insieme agli altri, nel vano tentativo di accelerare i tempi e poter uscire di lì il prima possibile.
Vlad iniziò ad elencare gli abbinamenti. Quando arrivò al suo nome, William non potè trattenersi dall'imprecare.
Tra tutti quelli che gli poteva affibbiare, il Primo Vampiro era andato a scegliere proprio lui. Quell'imbecille, incapace e sbruffone di Marco. L'Eletto che più gli stava sulle scatole.
Rivolse uno sguardo contrariato a Vlad; poi si alzò di scatto e uscì dalla stanza, ignorando un Dimitri seccato che lo richiamava indietro.

Eccomi di ritorno... finalmente! Mi scuso per il tremendo ritardo, ma tra poca ispirazione, poco tempo e pc rotto, non sono riuscita a far prima.
Allora, iniziamo presentandovi i tre personaggi principali:
Judith Carter è Amber Tamblyn
Gabriel Greyhound è Jeremy Sumpter
William McCoy è Kevin Zegers
Rngrazio di cuore e r a t o, shasha5, LightningStrike e periwinkle per le recensioni;
e r a t o, shasha5, LightningStrike e FranciWhitlock per averla inserita tra le seguite; bersa per averla inserita tra quelle da ricordare e shasha5 per averla inserita tra le preferite!
Grazie a tutte! Vi adoro!!! :)
Alla prossima!
Baci8

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Capitolo 3
*** Light & Darkness ***


After the sunset cap 2
- Chapter 2 -
- Light & Darkness -

Luce. C'era ancora troppa luce. Doveva aspettare. E lui odiava aspettare.
Voleva andarsene, uscire da quel posto. Cominciava a soffrire di claustrofobia. Era come se le pareti della villa si avvicinassero ogni minuto di più, pronte a intrappolarlo e stritolarlo.
Si passò una mano tra i capelli, portando contemporaneamente l'altra allo stomaco. Non c'era verso di nasconderlo: aveva fame. Tanta, troppa fame. Sarebbe arrivato persino a mangiarsi uno degli Eletti, se solo avessero avuto del sangue nelle vene.
Aveva sentito parlare di un oggetto, qualcosa che rendeva i Vampiri immuni alla luce del sole. Si era ben guardato dal parlarne a Vlad, soprattutto dopo che Dimitri gli aveva raccomandato caldamente di farsi gli affari suoi. Cosa avessero da nascondere non lo sapeva, né tantomeno gli interessava.
Lui voleva solo mangiare.
- Non credere di poter fare sempre ciò che ti pare e piace, ragazzo.
- Non sono più un ragazzo da molto tempo, Dimitri - replicò, senza nemmeno voltarsi.
- Ma è così che ti comporti.
Lo sentì estrarre un pacchetto dalla tasca della camicia e portarselo alla bocca; il Vampiro prese poi una sigaretta con i denti e l'accese con il suo accendino d'argento. William conosceva bene la storia di quell'oggetto e non gli piaceva. Era stato versato parecchio sangue, in gran parte di bambini. Ogni momento di quel massacro, ogni fotogramma, era ben impresso nella sua memoria. E non gli piaceva. Insomma, era un assassino, ma aveva dei principi: i bambini non andavano toccati. E poi non erano nemmeno utili come combattenti.
- Cos'hai contro Marco? - chiese Dimitri, ignorando il suo silenzio.
- Chi?
- Smettila.
Finalmente William si girò, incrociando lo sguardo severo del suo mentore.
- Intendi quell'idiota che l'ultima volta si è lasciato sfuggire la nostra cena, la prima vittima catturata dopo quasi un mese di fallimenti? - rispose sarcastico - Niente, assolutamente niente.
Avrebbe solo voluto potergli staccare la testa dal collo, dargli fuoco, piantargli un paletto nel cuore... qualsiasi cosa. Invece era costretto a sopportarlo e, per di più, a portarselo dietro. Stupide regole.
- Cercherò di non farlo fuori stanotte, promesso.
Dimitri si strinse nelle spalle, aspirando un'abbondante quantità di fumo.
- Fai come credi - disse - Solo trovati qualcosa da mangiare, il brontolio del tuo stomaco comincia a darmi sui nervi.

Luce. La colpiva in pieno viso, ferendole gli occhi. Alzò un braccio nel tentativo di ripararsi e riuscire a vedere la strada davanti a sé.
La scuola distava quasi un quarto d'ora di cammino da casa sua. Generalmente, quando cioè si svegliava in tempo, Oliver le dava un passaggio in macchina. Il problema era, però, la sua pessima abitudine a spegnere la sveglia e concedersi i famosi "altri cinque minuti" sotto le coperte. Minuti che poi diventavano dieci, anche quindici a volte. Ollie aveva rinunciato a cercare di tirarla già dal letto da molto tempo ormai: non voleva rovinarsi la giornata litigando con una testona come lei.
Accelerò il passo, facendosi largo tra uomini in giacca e cravatta e madri frettolose con figli assonnati per mano. Dunston poteva essere anche peggio delle grandi metropoli, in quanto a caos e disordine. Eppure le piaceva vivere in quella città, amava quel disordine. Vampiri a parte, ovviamente. Ma quelli erano un po' dappertutto.
- Judith!
Sentendosi chiamare, la ragazza voltò la testa fino a posare gli occhi su un ragazzo che le sorrideva da un'automobile nera.
- Sono Gabriel, un amico di tuo fratello. Ti ricordi di me?
No, non si ricordava di lui. Era quasi certa che Oliver non li avesse mai presentati... sempre ammesso che fosse veramente amico di Oliver.
La macchina rallentò ulteriormente per stare al suo passo; il conducente sembrava non curarsi della coda di auto che si era formata.
- Avanti, sali. Ti do un passaggio.
Jude scosse la testa.
- Ti ringrazio, ma preferisco andare a piedi.
- Guarda che non mordo! - esclamò lui divertito.
Cercando di camminare più veloce, la ragazza strinse le mani attorno alle bretelle dello zaino e abbassò lo sguardo.
- Non lo metto in dubbio - borbottò, - ma continuo a preferire le mie scarpe come unico mezzo di trasporto.
Gabriel proruppe in una sonora risata.
- Oliver mi aveva detto che sei una tosta.
Le guance le si imporporarono all'istante. Suo fratello parlava di lei ai suoi amici? Che diavolo gli passava per la testa? Come si permetteva?
Azzardò un'occhiata veloce a quel biondino che, a quanto pareva, non aveva alcuna intenzione di andarsene e lasciarla in pace.
Ok, era carino, doveva ammetterlo. I suoi occhi, di un insolito color grigio fumo, sembravano riflettere la luce del sole. Per qualche istante non riuscì a pensare ad altro. Fino a quando, almeno, non mise un piede in fallo, rischiando di cadere a terra e fare una delle peggiori figure della sua vita.
- Senti, io... io... devo andare.
Iniziò a correre in direzione della scuola.
Che idiota! Si era comportata come un'emerita cretina. Non osava pensare a cosa si sarebbe detto in giro. "Judith Carter? Chi è? Ah sì, è quella che scappa come una scema davanti ai ragazzi!". Fantastico, davvero.
Gabriel la superò con l'auto, volgendosi appena indietro per rivolgerle un sorriso.
Raggiunse il fratello nel cortile dell'istituto e, istintivamente, si nascose dietro le sue spalle.
- C'è uno che mi segue - mormorò.
Sentì i muscoli di Ollie irrigidirsi, il suo tono di voce farsi più grave.
- Chi è?
- Il biondo, laggiù.
Si trattenne a stento dall'allungare il braccio e indicare il ragazzo.
- Come se ce ne fosse uno! - si lamentò Oliver.
- Quello che sta scendendo dalla macchina nera, Ol.
Nemmeno sapeva perché lo stava facendo. In fondo, Gabriel non aveva fatto niente di male. Eppure... chi le assicurava che quello che le aveva detto corrispondeva a verità?
- Intendi Gabe? - le chiese il fratello. - Gabriel Greyhound, uno dei migliori studenti di questa scuola, nonché mio carissimo amico? E' lui che ti segue?
Bene, quindi Gabriel era veramente amico di Oliver. Non le aveva mentito. Un'altra figuraccia da aggiungere alla già lunga lista.
- Sì - ammise mestamente. - Cioè, no. Credo di aver travisato un po' le cose.
- Sì o no, Jude?
L'ombra di nervosismo che passò negli occhi di Oliver la fece sussultare. Sapeva che, per difendere lei, anche se non fosse stato del tutto sicuro, il fratello avrebbe potuto decidere di passare sopra a un'amicizia come un carro armato. Se lei avesse dato una risposta positiva alla sua domanda, tra lui e Gabriel sarebbe potuta nascere un'accesa discussione.
- No. Non mi stava seguendo. Mi ha solo offerto un passaggio.
Oliver parve rilassarsi. Si voltò fino a trovarsi faccia a faccia con la sorella.
- Dì un po', sei diventata matta? Ti sembrano cose da dire?
- Mi dispiace.
- Fai bene a dispiacerti. E ora fila in classe.
Si incamminò verso l'entrata principale dell'edificio, trascinando i piedi come se fossero stati di piombo. Sì, doveva essere davvero diventata matta. Incolpare qualcuno di un reato che non aveva commesso. Era troppo persino per lei.
- Ehi, Jude!
Tornò a girarsi verso il fratello.
- Oggi vai da Lynn per quel progetto scolastico, vero?
Lei annuì, guardandolo confusa. Ne avevano già discusso a lungo, che problema c'era adesso?
Lo sguardo di Oliver si fece serio mentre le si avvicinava.
- Ti voglio a casa prima del tramonto, intesi? E se non ce la fai, rimani a dormire dalla tua amica e domani mattina passo a prenderti io. Non ti azzardare assolutamente ad uscire da sola quando fa buio. Sai cosa potrebbe succedere.
Come ogni volta che il fratello le faceva una raccomandazione di quel tipo, Judith non riuscì a dissimulare il brivido che le attraversò tutto il corpo.

Eh sì, sono tornata. Non vi chiedo neanche se siete contenti. In fondo, era solo un anno e un giorno che non aggiornavo... :)
Quindi... qui abbiamo il primo incontro tra Jude e Gabriel... direi che lei ha fatto subito un'impressione stupenda! XD
E William che aspetta che tramonti il sole per andare a caccia. Eh, la fame è una brutta bestia...
Bon, bando alle ciance, ringrazio di cuore ardiarsun, sayuri_88, e r a t o e Tinella_Periwinkle per le recensioni; chiunque abbia inserito questa schifezzuola in una delle tre liste o la legge soltanto. G-R-A-Z-I-E!!
Al prossimo capitolo, sperando che ci metta meno di questo ad arrivare! :)
Baci8

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Capitolo 4
*** Meat & Blood ***


After the sunset cap 3
- Chapter 3 -
-  Meat & Blood -

Era quasi ora di pranzo e la scuola stava cominciando a rianimarsi. Le discussioni sul menù, sempre a bassa voce per evitare di venire scoperti dai professori a chiacchierare, erano una costante in quella parte della giornata.
Benché non avvertisse la fame come qualunque altro essere umano, anche Gabriel aveva bisogno di mangiare. Il pasticcio di carne non era esattamente il suo piatto preferito, soprattutto dato che, tra colore e sapore, di carne lo sembrava ben poco, ma si sarebbe accontentato.
Incrociò le braccia dietro la schiena, continuando a passeggiare lungo il cortile dell'istituto. Poche ora prima, in quello stesso posto, aveva spaventato Judith Carter. Beh, non che fosse del tutto colpa sua: se lei gli avesse creduto subito, e magari accettato il passaggio che le stava offrendo, non ci sarebbero stati problemi. Invece non si era fidata. Tutti si fidavano di lui, sempre.
Non era un caso se in quella scuola era trattato con un occhio di riguardo: essere il figlio di Jonah Greyhound equivaleva a essere una sorta di essere superiore. Per esempio, poteva permettersi di andarsene in giro durante un'ora di lezione, anche se di supplenza.
Superò l'entrata principale dell'edificio, salutando con un cenno del capo uno dei suoi professori.
Sapeva con certezza che mezzogiorno era passato da diciassette minuti. Come sapeva di aver assunto l'ultima dose di Zelda esattamente settantanove ore e quaranta minuti.
Odiava chiamarla "dose", lo faceva sentire un drogato. Ma non c'era altro termine, non avevano trovato altro nome. In fondo, era un po' come una droga: senza lo Zelda non avrebbe potuto essere quello che era. L'unico vantaggio era la totale mancanza di eventuali crisi d'astinenza.
Prese il telefono dalla tasca e digitò velocemente un messaggio.
Squadra 4 ore 15. Avvisa.
Sapeva che Allie avrebbe capito. E poi non voleva rischiare di dover aspettare qualcuno per iniziare l'allenamento. Succedeva sempre con quella squadra, la più disorganizzata e inutile di tutte.
Riprese a camminare, borbottando tra sé e sé, lanciando di tanto in tanto occhiate in giro. Controllare sempre tutto era ormai diventata un'abitudine di cui non poteva fare a meno.
La campanella suonò, segnando la fine delle lezioni mattutine. Era ora di andare in mensa, il pasticcio di carne lo stava aspettando.

- Allora, chi era quel bel fusto di stamattina?
Judith sollevò lo sguardo dall'orrendo pasticcio di carne per osservare Lynn, la sua migliore amica, posare il vassoio sul tavolo e sedersi di fronte a lei.
- Di chi parli? - chiese vaga.
- Di quello che per poco Oliver non prende a botte.
- Oh, lui. E' Gabriel, un amico di mio fratello.
- E cosa voleva da te?
Ripensando a quanto successo qualche ora prima, Jude non riuscì a trattenere un sospiro. Le risultava impossibile riuscire a non fare brutte figure. Ogni volta che parlava, ogni movimento che faceva... tutto era materiale per un nuovo danno. Era davvero destinata ad umiliarsi in quel modo per tutta la vita?
- Darmi un passaggio fino a scuola - rispose. - Ma l'ho rifiutato.
All'occhiata sarcastica dell'amica Jude rispose con un lungo sospiro.
- Sai che non ci si può fidare di nessuno, Lynn.
- Non ci si può fidare di nessuno di notte. Ma alla luce del sole, un tentativo lo si può anche fare.
- E' Gabriel Greyhound.
L'amica sgranò gli occhi, posando le mani sul tavolo e sporgendosi in avanti.
- Quel Gabriel Greyhound? - sussurrò.
- Com'è che tutti conoscono il suo nome e non la sua faccia?
Era risaputo che molti tra i Soldati preferivano mantenere segreta la loro identità; ma i Greyhound erano in assoluto la famiglia più famosa di tutta Dunston. Generazioni di Soldati, una lunga discendenza di combattenti sempre al servizio della popolazione.
- I Greyhound sono leggenda - convenne Lynn, quasi avesse ascoltato i suoi pensieri. - Sono stati loro a creare i Soldati, senza di loro nessuno ci proteggerebbe da tu sai chi.
E per l'ennesima volta, Judith si chiese quale fosse il problema della ragazza nel pronunciare la parola 'Vampiri'.
- Giusto - borbottò, - hanno preso dei ragazzi e li hanno fatto diventare dipendenti da quello... quello... Zinco.
- Zelda.
- E' lo stesso.
Era nota a tutti la profonda avversione che Jude provava nei confronti dei Soldati. Non sopportava l'idea che tutti quei giovani, molti dei quali avevano solo un paio di anni più di lei, fossero costretti ad assumere una sostanza che li rendeva più forti e più veloci, al pari dei Vampiri. Nessuno diceva loro, però, che quell'affare creava dipendenza e che era impossibile smettere di prenderlo.
Con Lynn evitava di parlarne, dato che suo fratello apparteneva a quel gruppo. La sua amica ne andava talmente fiera che proprio non se la sentiva di ricordarle ogni volta quanto questo fosse pericoloso e dannoso per la sua salute.
Si alzò, afferrando il vassoio del pranzo con entrambe le mani; poi, subito seguita dall'altra ragazza, si diresse verso l'uscita.
- Va bene, hai ragione - concluse sbuffando. - Soldato è cosa buona.
Quando vagò con lo sguardo alla ricerca del fratello, Jude si imbattè negli occhi di Gabriel. La stava fissando. Chissà, magari aveva riso di lei tutta la mattinata, insieme ai suoi amici. Probabilmente aveva raccontato a tutti della bella figura che aveva fatto.
Abbassò la testa e riprese a camminare, aumentando il passo fino a ritrovarsi quasi a correre.

Ogni Vampiro aveva il proprio rituale precaccia. C'era chi scherzava con gli altri, chi si isolava e meditava... Dimitri si limitava a sedere nella vecchia poltrona del salone principale e osservare il resto del gruppo.
Da vivo aveva una famiglia, moglie e figlio. E ancora non si spiegava perché avessero scelto lui, perché avessero ucciso loro e risparmiato proprio lui. Col tempo si era rivelato essere un ottimo combattente prima, un abile stratega poi, una volta diventato Eletto.
Ma quello che aveva gli mancava, gli mancava davvero.
Adesso aveva William. Quel ragazzo era sangue del suo sangue, ma non avrebbe potuto essere più diverso. Era impulsivo, irritabile, sempre pronto a litigare. Era un eccellente Vampiro, quello sì, ma a volte si perdeva nella sua testardaggine, finendo per risultare quasi arrogante. Ma Dimitri lo conosceva bene, sapeva quanta insicurezza si nascondeva dietro quella sfacciataggine che tanto si divertiva ad ostentare.
Poi c'era Roxanne.
Anche lei era figlia sua, ma non c'era lo stesso legame che esisteva tra lui e Will. Roxanne era esuberante, una ragazza sempre allegra. Dimitri era stato costretto a trasformarla, proprio per rimediare ad un errore del suo altro figlio.
Il sole stava cominciando a calare, lo sentiva, ma era ancora presto per poter uscire. Avevano tutti bisogno di mangiare. Potevano solo sperare di trovare qualche essere umano tanto sprovveduto da azzardarsi ad uscire di notte.

Eccomi! Sono quella che aveva promesso che non ci avrei impiegato un altro anno per aggiornare.
Purtroppo, però, è quello che è successo, e me ne scuso. Mi avvalgo della scusante dell'ispirazione ballerina :)
Ringrazio sayuri_88 e alya16 per le recensioni allo scorso capitolo!! E un grazie anche a chi legge soltanto e/o ha inserito la storia in una delle tre liste!
Alla prossima! :)
Baci8

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