Who wants to live forever? Or.. Just in the past.

di Deddie9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Depression Mode. ***
Capitolo 2: *** E.. Bam! Catapultata. ***
Capitolo 3: *** Nuovo giorno e.. ***



Capitolo 1
*** Depression Mode. ***


I wish I could run, 
away from this ship going under 

Non trovo canzone più adatta a come mi sento oggi. Mi sento come se l’intero mondo mi stesse per crollare addosso,come se tutti i miei sforzi,le mie fatiche non fossero abbastanza. E dire che avevo intenzione di cambiare le cose,di portare un mondo migliore,fatto di pace e di amore,di essere un giorno quel qualcuno che tutti avrebbero riconosciuto,quel qualcuno che quando lo guardi pensi “vorrei essere come lei”; ma non in fatto di estetica,perché questo non me lo posso proprio permettere perché non mi reputo affatto una bellezza;ma come una persona che grazie alle sue azioni viene ricordata anche dai libri di storia.
Eppure oggi,sento che non riuscirei neanche ad aprire un barattolo di maionese,neanche se lo volessi.
Sicuramente vi starete chiedendo il perché della mia super mega depressione,e io sono qui perché voglio condividere la mia storia con voi.
 
Sono una ragazza di sedici anni,abito in un paesino sperduto dell’Italia,che a malapena è segnato sulle cartine geografiche. Sono un tipo piuttosto riservato con chi non conosco bene,infatti non ho moltissimi amici,ma con questi pochi che ho mi reputo una persona abbastanza allegra.
La mia passione è la musica,infatti suono il violino e per un po’ di tempo ho preso anche lezioni di chitarra. Credo che la musica sia la più alta espressione d’arte; mescolare le note,dipingerle su uno spartito,suonarle con diversi strumenti ma soprattutto cantarle,per me è qualcosa da far venire i brividi. Adoro cantare,ma per mia sfortuna non sono molto intonata,e perciò canto solo chiusa nella mia cameretta o sotto la doccia.
Ma passando al perché di questa storia,vi devo raccontare prima del mio più grande amore,o forse per meglio dire dei miei quattro grandi amori: i Queen. I Queen sono ciò che c’è di meglio della musica,sono quel pizzico di carica che hai bisogno la mattina,quel tocco di panna su una tazza fumante di cioccolata calda,sono.. Insomma,loro sono e basta. Li conosco praticamente da quando sono nata,me li faceva ascoltare il mio papà,infatti è suo il racconto di me a quattro anni che canto We Are The Champions,la mia Don’t Rain On My Parade.
Potete immaginare la mia delusione da bambina quando sono venuta a conoscenza che il mio idolo,il mio Freddie,non c’era più. Una malattia se l’era portato via pochi anni prima della mia nascita,e questo mi ha segnato profondamente. Non avrei mai potuto vedere un loro concerto,non avrei mai assaggiato quell’emozione che si prova quando si aspetta un nuovo disco.. Niente. Non avrei mai provato niente di questo. Quindi il mio più grande sogno era quello di poter tornare indietro nel tempo e di incontrarli. Chi l’avrebbe mai detto che una noiosa giornata di scuola mi avrebbe dato quest’opportunità?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Annotazioni:
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto;so che era un po’ noioso,troppo descrittivo,ma come si dice,la fortuna aiuta i principianti,no? Quindi spero che il prossimo sia più “movimentato”.
Qui sotto vi spiegherò delle citazioni,dei termini che magari non avendo gli stessi interesessi potrebbero non essere capiti. Quindi,cominciamo:
La citazione all’inizio: preso dalla canzone “Get It Right” di Glee,una serie televisiva americana che mi ha letteralmente cambiato la vita. Se non lo conoscete,guardatelo,ve lo consiglio.
“La mia Don’t Rain On My Parade”: sempre da Glee,ma questo merita una spiegazione più dettagliata: in una puntata,la protagonista canta Don’t Rain On My Parade (di Barbra Streisand,dal musical Funny Girl) dichiarando di cantarla da quando aveva appena tre anni. Quindi diciamo che mi sono permessa di indicare We Are The Champion come tale,come la canzone che ha segnato la mia infanzia.
Non credo di dover spiegare altro,quindi alla prossima and.. Get down on it!
Deddie9

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Capitolo 2
*** E.. Bam! Catapultata. ***


Quando si dice “il buon giorno si vede dal mattino”. Alzarsi e vedere i propri genitori litigare,come facevano da tempo ormai,non era proprio il massimo. Sentivo il bisogno di andare a scuola,anche se non mi sentivo nel migliore dei modi,e isolarmi almeno per qualche ora da casa che ormai era diventata un bordello.
 
Ora di filosofia. Mentre la professoressa è intenta a spiegare Socrate,io sto letteralmente per morire sul banco: non ho fatto colazione,e mi sento piuttosto debole,oltre ad essere sicura di avere qualche decimo di febbre. Devo per forza andare a prendere una boccata d’aria.
«Professoressa,potrei andare in bagno?»
«Ora sto spiegando,più tardi.» Sempre la solita rovina guai.
«Prof non mi sento molto bene..»
«Uff.. Va bene,vai.»
Mi alzo dal banco,esco fuori dall’aula e mi avvio verso la finestra del corridoio,sperando che un po’ d’aria fresca mi avrebbe giovato. Poi … Poi non ricordo più nulla. Ricordo solo un’immagine sfocata della bidella che mi chiama e più nulla.
Fino a quando non mi sono risvegliata,ma non più dove ero prima. O per meglio dire,non più dove temporalmente ero prima.
 
Faccio per alzare la testa,ma sbatto contro qualcosa di duro.
Un lavandino? Come ci sono finita in un bagno?
Cerco di alzarmi appoggiandomi a qualcosa,e finalmente riesco ad inquadrare il posto in cui mi trovo. E’ un bagno,ora ne sono sicura,ma non è quello della mia scuola. Sembra piuttosto ridotto male,con scritte sui muri e il pavimento rotto. Esamino qualche scritta: “Rock ‘n Roll!” e “God Save The Queen!!” con il disegnino di una donna con uno scettro in mano;strano,non ho mai visto graffiti di quel genere nei bagni pubblici.
Forse è meglio uscire,almeno vediamo di capirci qualcosa di questa storia.
Esco dal bagno e mi ritrovo in un locale abbastanza buio,con qualche luce soffusa sparsa qua e là,tre uomini a tre tavolini diversi,uno intento a leggere il giornale,e un barista che pulisce lentamente i bicchieri. Arrivo barcollando al bancone e domando al barista:
«Scusi,sa dove mi trovo?» Mi rendo conto che parlo inglese,e capisco anche!
Ommiodio parlo e capisco l’inglese!
 Il barista mi lancia un’occhiataccia,come se gli avessi chiesto il numero di telefono del papa,e risponde
«Siamo al Reverenge, Lancastern Road»
«Lancastern Road?» Mai sentito questo posto. «Ehm,più precisamente?»
«Lancastern Road, vicino ai Sarm West Studios,Notthing Hill.. Le dice niente? Scusi ma ti sente bene?»
 Notthing Hill? Non può essere. Non posso essere veramente a..
«..Londra? Qui siamo a Londra?»
«Certo. Dove crede che sia?»
Credo di stare per svenire. Di nuovo. Ma questa volta cerco di tenermi in forze.
«Ehm,scusi ma credo di aver sbattuto la testa in bagno e mi si sono confuse le idee. Grazie mille per l’informazione!»
Sotto lo sguardo sbigottito del barista,esco di corsa dal bar.
Londra? Come cavolo sono arrivata a Londra? E come faccio a tornare a casa mia?
Merda,piove. Cerco di ripararmi sotto l’entrata di un negozio e guardo la strada. Per essere Londra si,è lei,me ne rendo conto dal nome dalle targhe delle auto. Ma c’è qualcosa di strano… Non sembra la vera Londra,o per lo meno quella che si vede in televisione quando parlano di William e Kate,sembra più.. Diversa.
Osservo le macchine: non me ne intendo di automobilistica,ma sono abbastanza sicura che quelle che circolano davanti ai miei occhi sono vecchi modelli,almeno di vent’anni fa. E i vestiti della gente.. Gonne o shorts a vita altissima con maglietta dentro per le donne,e pantaloni a zampa di elefante per gli uomini; e tutti con una capigliatura abbastanza superata,capelli a caschetto o capelli alla hippie.
Ma che sta succedendo?
Istintivamente mi viene l’impulso di cercare un giornale; ne trovo uno dentro ad un cestino,lo raccolgo e a momenti non ci rimango lì,affianco alla spazzatura,sotto la pioggia.
13 Marzo 1976?! 13 MARZO 1976?!
Cado per terra e mi inginocchio vicino al cestino.
Come è potuto succedere?

Me ne sto lì come una sperduta a fissare il marciapiede,mentre le persone passano e mi guardano senza dire una parola. Non so come riesco ad alzarmi,e cerco di mettere a posto un po’ le idee.
Bene Debbie,e adesso? Che facciamo?
La voce della mia coscienza non aiuta.
Sono a Londra,precisamente a Notthing Hill,e sono nel 1976. Che fare? L’unica cosa che mi viene in mente è quella di cercare un riparo,almeno per la notte,dato che l’orologio di un negozio segnavano le sei del pomeriggio.
Frugo le tasche,sperando che l’essermi improvvisamente catapultata a Londra abbia catapultato con sé un po’ di denaro. Niente,non trovo neanche un fottutissimo centesimo italiano del ventunesimo secolo.
Qualcosa mi dice che è meglio che troviamo qualcuno che ci dia dei soldi. Cosa c’è meglio di un lavoro?

Questa volta do ragione alla mia coscienza e inizio a cercare qualche posto per un eventuale lavoro. Ad un certo punto mi trovo davanti ad un ristorante,con il cartello “Help wanted” e mi sento al settimo cielo.
Entro e chiedo all’uomo dietro la cassa:
«Scusi,ho letto che cercate aiuto..» L’uomo,sulla cinquantina con un grembiule al quanto sporco, mi squadra dall’alto al basso.
«Si. Tu che sai fare?»
Merda. Chi ha mai lavorato in un ristorante? A malapena lavo i piatti a casa mia.
«Ehm.. So lavare i piatti,e me la cavo con le pulizie in generale,poi..»
«Ok ok ok,va bene. Sei assunta. Cominci adesso. Vai nel dietro cucina e chiedi a Mark,lui ti dirà che cosa fare»
Mi precipito nel dietro cucina,dopo aver attraversato una stanza piena di rumore e di persone che mangiavano e fumavano allo stesso tempo. Ma l’educazione negli anni Settanta non esisteva?
Arrivo nel dietro cucina e chiedo di un certo Mark. Arriva un ragazzo alto con il cappello da cuoco,con le spalle alte,capelli scuri e occhi azzurri. Insomma,proprio un bel vedere.
Mi sorride: «Posso esserti d’aiuto?»
«Ehm si.. Sono stata appena assunta per quell’aiuto che cercavate..»
«Oh.. Bene! Seguimi,ti dirò quello che devi fare.»
Facciamo un giro della cucina e ci fermiamo davanti ad uno scaffale,da dove Mark prende un grembiule e me lo porge.
«Ecco,questa è la tua uniforme. Mettitela tutti i giorni e fai in modo di non lasciarla in giro.»
Me la metto subito,per provare come mi sta. Un po’ troppo lunga,ma non dico niente.
«Allora,comincerai dai piatti. Sei fortunata,oggi non è il fine settimana,e quindi non abbiamo moltissime persone. Lava i piatti,e mettili sopra questo scaffale. Alle nove finisce il tuo turno. Se hai bisogno di qualcosa,io sono ai fornelli ad aiutare a cucinare.»
Detto questo,mi sorride e sta per andarsene quando si rigira,riviene da me e mi porge la mano:
«Comunque io sono Mark,ma penso che questo lo sai già» E mi sorride.
«Io sono Debbie,piacere» E cerco di sfoderare il mio sorriso migliore. Mark mi saluta con la mano e si dirige verso i fornelli. Mi giro verso il lavandino.
Bene,i piatti. Cerchiamo di lavarli decentemente.
Comincio a lavare e non mi muovo da lì finché non arriva Mark e mi dice sorridendo:
«Il tuo turno è finito. Puoi andare»
Oh,meno male. Un altro piatto e l’avrei scaraventato a terra.
«Bene! Senti,un favore.. Siccome sono,ehm,appena arrivata in autobus e non ho portato con me i soldi,potrei ricevere la paga per questa sera?»
«Non sei proprio di qui vero?» Mi domanda con uno sguardo compassionevole.
«Non proprio..»
«Senti,siccome mi sei simpatica ti faccio un favore. Siccome la paga è settimanale,adesso ti presto i soldi per una settimana e appena ricevi la paga me li ridai,ok?» Mi sorride. Ok,adesso voglio lanciarmi addosso a lui.
«Sarebbe stupendo! Grazie grazie grazie!»
Mi porge quattro o cinque banconote,e mi saluta:
«Ora devo andare. Ci vediamo domani,alle dieci in punto qui! Il turno finisce alle tre e poi ci rivediamo alle sei. D’accordo?»
«Va bene!» E corro felice verso l’uscita.
Ok,ora devo trovare solo un posto dove stare la notte.

Cammino per strada e svolto a sinistra,fissando le vetrine dei negozi. Certo che erano proprio strani a quei tempi: vestiti super attillati,televisori più spessi di un frigorifero,telefoni a gettoni.. wow,e pensare che credevo il Ventunesimo secolo strano.
Mentre mi guardo attorno,vedo l’insegna di un hotel: decido di entrare,e domando:
«Quanto viene una camera?»
«Singola viene 20 pound.»
Capisco di non intendermene di soldi britannici,e faccio vedere una banconota al ragazzo dietro al bancone:
«Bastano questi?»
«Sisi certo. Vuole cenare anche qui? L’albergo offre anche servizio di ristorazione. E le possiamo fare un prezzo speciale»
Cena. Si,in effetti avevo proprio fame.
«Sisi,grazie mille.»
Dopo aver mangiato come non mai,una bella bistecca con insalata,mi ritiro nella mia camera. Mamma mia,certo che è proprio strana la vita. Un giorno sei a scuola e.. Bam! Ti ritrovi improvvisamente a Londra,e non sai neanche il perché. Ma strano che nessuno abbia notato che ho solo sedici anni. Mi guardo allo specchio e noto che in questo momento non dimostro più la mia età,ma ne dimostro minimo venti.
Preciso! Oltre al fatto che sono in un posto sconosciuto,adesso sono anche più vecchia!
Mi lascio andare sul letto,ma con lo sguardo verso il palazzo di fronte. C’è un’insegna, Sarm West Studios.
Sarm West Studios.. Sarm West Studios.. Dove ho già sentito questo nome?
Mi affaccio alla finestra per vedere meglio e per capire.. quando all’improvviso,vedo uscire da quel palazzo un uomo,con i capelli lunghi e il fisico molto asciutto,e molto,ma molto familiare. Cerco di guardare meglio e.. Porca miseria,ma quello è Freddie Mercury!
 
 
 
 
 
 
 
Annotazioni:
Bè vi avevo detto che questo capitolo sarebbe stato un po’ più interessante.. E spero che vi sia piaciuto. Finalmente abbiamo capito che succede alla nostra protagonista e il resto.. E’ tutto da scoprire!
L’unica cosa che magari devo spiegare di questo capitolo è Sarm West Studios. Per chi non è un fan super-mega-arci-sfegatato come me,può non sapere che gli Sarm West Studios è dove i Queen registrarono A Day At The Races,l’album della stupenda Somebody To Love.
Per ora non c’è nient’altro quindi.. Get Down On It!
Deddie9

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Capitolo 3
*** Nuovo giorno e.. ***


Mi stropiccio gli occhi. No,non può essere. Il mio più grande idolo,il mio più grande amore,è appena passato sotto la mia finestra.
Respira Debbie,respira profondamente.
Non ce la faccio.
 Corri sotto! Corri per vedere se è lui!
Questa volta do ascolto alla mia coscienza e mi precipito verso la porta,ma aprendola vado a sbattere contro una cameriera con un vassoio e una bottiglia in mano,la quale per non si sa che grazia riesce a non perdere l’equilibrio,mentre io finisco a terra come un sacco di patate.
«Oddio mi scusi signora,sono così spiacente! Si sente bene?»
Mi alzo a fatica,mi sistemo i vestiti che ormai erano da lavare,e le rivolgo un sorriso:
«Sisi,tutto bene,anzi,mi scusi lei,sono io che sono corsa fuori un po’ troppo violentemente! Ma comunque.. Quella è la cena?»Indico il vassoio che ha in mano.
«Si signora. Le ho portato zuppa di pomodoro,una fettina di pollo con insalata e una bottiglia d’acqua. Le occorre altro?»
Zuppa di pomodoro. Brr,rabbrividisco solo al pensiero di mangiarla. Odio le cose con il pomodoro,ad eccezione della pizza,ovviamente.
«Ehm,no grazie,va benissimo così»E lancio una seconda occhiata al vassoio,stavolta però con aria minacciosa.
«Allora le appoggio il vassoio qui sul tavolo e passerò domani mattina a riprenderlo. Poi per altro,gli asciugamani sono lì,le coperte sopra all’armadio e le lenzuola pulite dentro. Se ha bisogno di me,non esiti a chiamarmi. Buonanotte»Detto questo,appoggia il vassoio sopra ad un tavolino (che ricordava vagamente quello di mio zio Piero nella sua camera da ragazzino a casa di nonna) e,sorridendomi,se ne va.
Istintivamente mi affaccio dalla finestra e punto lo sguardo dove prima avevo visto Freddie: purtroppo non c’è più nessuno,se ne sono andati via tutti. Capisco che ormai sarebbe inutile scendere sotto e decido di mangiare: la zuppa,rossa come il sangue,ha fatto una specie di pellicola sopra che mi fa passare di mente il solo tentativo di provarla; decido di passare direttamente al secondo e comincio a mangiare la fettina con un po’ di insalata: non un granché,ma per fermare la fame è perfetto.
Mangiando comincio a pensare a quello che avevo visto.. Il mio eroe in carne ed ossa. Passare sotto il mio hotel,uscendo dai Sarm West Studios.
I Sarm West Studios! Ecco dove li avevo già sentiti! Se non mi sbaglio è dove i Queen registrarono Somebody To Love! Mamma mia,e se Freddie fosse stato lì proprio per registrarla in quel momento?
Un sorriso enorme mi spunta sulla faccia,e finisco di fare cena canticchiando con la bocca piena.
Quella sera mi addormento subito,forse per il trauma e la stanchezza,forse perché i letti degli anni Settanta erano incredibilmente comodi,ma anche nel sonno non riesco a non sentire la voce della mia coscienza,che urla strepitante nella mia testa.
Preparati Debbie,sono sicura che le cose stanno per cambiare! Sento che succederà qualcosa di strabiliante!
 
 
Mi sveglio di soprassalto.
Che cazzo di ore sono?
Controllo l’orologio. Dieci meno un quarto. Sono in ritardo! Mi precipito in bagno e dopo una doccia ad velocità a tempo record,mi vesto,do una sistemata ai capelli che sono in condizioni terrificanti, ed esco dalla camera. Certo che anche in una realtà parallela sono costretta ad essere perennemente in ritardo.
Esco dal hotel,e cercando di ricordare la strada che avevo percorso la sera prima,giro a destra  e comincio a guardami intorno. Scorgo l’insegna del ristorante e,ringraziando tutti i santi del paradiso per non essermi persa,corro ed entro tutta affannata.
«Sei in ritardo!Sei licenziata!»Una voce maschile familiare urla dietro di me. Sicuramente il capo.
«Mi scusi mi scusi mi scusi,mi ero persa e non ritrov.. oh.»Mi giro e vedo che la voce non era del capo,ma di Mark,che mi guarda e mi sorride.
«Tranquilla,stavo scherzando,non decido io chi licenziare!» E scoppia a ridere. Che bella risata! «Ma sei veramente in ritardo. Per questa volta ti copro,è il tuo primo giorno,ma la prossima volta stai attenta!»
«Grazie,veramente,per tutto l’aiuto che mi stai dando!»Gli sorrido e gli tendo la mano destra.
«Ricordo anch’io i miei primi giorni,e non furono affatto semplici,e quindi ti capisco. Un aiuto è sempre ben accetto!»Mi stringe la mano  «Ora però ai fornelli!».
Tra un’ordinazione e un'altra le ore passano veloci e non riesco neanche a respirare: Debbie prepara quello,Debbie prepara l’altro,Debbie porta questo,Debbie porta quest’altro… Sono diventata la domestica tutto fare. Alle tre finisco il mio turno e rimetto apposto il grembiule,quando Mark si avvicina a me e mi dice:
«Io sto andando a mangiare qui vicino. Mi fai compagnia?»
Ci penso un po’. Non è per niente una cattiva idea.
«Si certo! Passo a casa a prendere i soldi…»
«Non serve,oggi offro io!»
Lo guardo negli occhi: ha proprio dei bei occhi azzurri. Mi ricordano il mare d’estate.
«E’ per caso una mezza specie di appuntamento?»
«No »dice,distogliendo gli occhi dal mio sguardo e cominciando a fissare il muro «Solo due colleghi di lavoro che vanno a mangiare insieme. Infatti per questa volta pago io,ma la prossima offri tu!»E scoppia a ridere;io non riesco a trattenermi e scoppio a ridere insieme a lui.
«D’accordo! Allora andiamo!»
 
Siamo entrati un locale veramente carino,tipico degli anni settanta. Due cheeseburger e due Cole,cosa c’è di meglio per pranzo? Mentre mangio mi guardo intorno: non è molto decorato,ma ci sono un mucchio di fotografie in bianco e nero appese alla parete: un poster di Elvis Presley,varie fotografie del mare e una foto della regina. Mi piace.
Mangio il mio panino molto lentamente,anche perché parlo con Mark tutto il tempo e vengo a sapere che è un grande fan dei Beatles.
«Let It Be. E’ la mia canzone preferita. Non riesco a stare senza ascoltarla almeno due volte al giorno con il mangiadischi. E tu invece? Qual è la tua canzone preferita?»
«La mia canzone preferita è certamente Don’t Stop M.. »Mi rendo conto dell’enorme casino che sto per fare. «Ehm.. No scusa,ho sbagliato a dire! In realtà,non ho una canzone preferita..»E cerco di abbozzare un sorriso cercando di ridere. Mark mi guarda un po’ male e scoppia a ridere con me.
«Certo che sei proprio strana eh! Prima cominci a dire una cosa,e poi non la finisci!»E continua a ridere «Dai,avrai pure una canzone preferita,no?»
Ti prego memoria musicale,non mi tradire .Aiutami a trovare una canzone precedente al 1976.. Ma certo! E’..
«… Bohemian Rhapsody! »
«Bohemian Rhapsody? Ma quale, quella lunga sei minuti?»
«Esattamente quella. Dei Queen.»
«I Queen. Si ne ho sentito parlare.. Non è moltissimo che si sono formati,ma pare che abbiamo riscosso abbastanza successo.»
E siamo ancora all’inizio,caro Mark.
«Già. Mi piace davvero molto il loro stile e quella canzone.. Ne vado matta!»
«Capisco cosa significhi andare in estasi per una canzone!»E mi sorride,mentre io ricomincio a ridere per nascondere la mia faccia da ‘pericolo scampato’.
Finiamo di pranzare e Mark purtroppo non può restare con me,perché l’addetto principale del rifornimento del ristorante,ha alcune commissioni da fare.
«Ce la fai fino all’hotel,vero? O ti devo accompagnare?»
«Tranquillo,so cavarmela. Poi non è molto lontano,non ci metterò molto ad arrivare. Ci vediamo stasera,e grazie per il pranzo!»E lo saluto agitando la mano.
Mi incammino verso l’hotel. La strada in questo momento è deserta: non passa una macchina, c’è un bellissimo silenzio e senza neanche accorgermene comincio a cantare,tenendo socchiusi gli occhi mentre cammino lentamente.
 
I’ve been working so hard
I’m punching my car
Eight hours for what?
Oh tell me what I got
 
E continuo a cantare,mentre mi siedo su una panchina di un parco.
 
Lose your blues everybody cut footlose!
 
Quando cade qualcosa da un albero. O meglio,qualcuno. Mi avvicino lentamente e per poco non cado anche io: un batterista è caduto da un albero. O meglio, il mio batterista è caduto da un albero.
Non riesco a proferire parola,e rimango lì a fissarlo come un’ebete,mentre lui a fatica si rialza da per terra.
«Ma.. Tu.. Cioè.. Albero.. Sopra.. Terra.. Tu.»
Mi guarda come se avessi parlato in alienese (cosa che hai fatto,tesoro) e cerca di sorridermi mentre si ripulisce dalla terra.
«E’ una situazione abbastanza.. Imbarazzante,non trovi?»
Annuisco. Meglio esprimesi a gesti,considerando il precedente tentativo di abbozzare una frase.
«Sicuramente ti starai chiedendo perché ero sopra ad un albero,ed è più che comprensibile,ma prima forse è meglio che mi presenti. Mi chiamo..»
«ROGER TAYLOR!»Gli urlo praticamente in faccia.
Ti sei ricordata al momento giusto di parlare,eh?
«Si ma.. Come mi conosci?»
«Sei il batterista dei Queen!»
Roger sorride soddisfatto.
«Bene,vedo che già conosci me e i miei amici e mi fa piacere. Hai sentito il nostro ultimo pezzo? Forte eh?»
«Si,è favoloso,mi piace tantissimo e.. ma aspetta,cosa ci facevi su quell’albero?»
Roger si porta una mano dietro ai capelli e cerca di spiegare:
«Ecco,io tutti i giorni vengo a fare una passeggiata qui in questo parco per rilassarmi un po’ ma essendo abbastanza famoso in questa città,per trovare un po’ di pace sono costretto a salire su questo albero. Solo che oggi ho sentito qualcuno cantare,ed eri tu,e sembravi talmente immersa nella musica che mi sono sporto un po’ di più per poterti sentire meglio ed osservarti. Mi piace davvero molto la tua voce e il modo in cui canti,sei molto brava! Sei una cantante?»
«No,in realtà vado a scuo.. Ehm,faccio la cameriera.»
«Convinto invece che fossi una cantante professionista,ma meglio così. Davvero bella la canzone che stavi cantando,l’hai scritta tu?»
«No,è di Kenn.. Ehm,di un certo Kenny,ma non sono sicura. L’hanno passata alla radio e mi è piaciuta,e quindi io adesso.. Aspetta,hai detto che sono brava a cantare? Ma mi stai prendendo in giro?»Lo riguardo malissimo.
«Senti bambolina,se ti dico che se brava,significa che sei brava. Poi se te lo dico io,che di musica me ne intendo meglio di chiunque altro,devi fidarti.»Mi fa l’occhiolino.
Ok che è Roger,ma bambolina non mi ci chiama!
«Bambolina? Ehi,guarda che io ho un nome,non sono mica un pupazzo!»
«E si può sapere o devo continuarti a chiamare bambolina?»Mi fa una carezza sulla guancia. Involontariamente avvampo tutta.
«Mi chiamo Debbie,e non provare più a chiamarmi così,capito?»
«Mamma mia quante storie.. Però non ti assicuro niente,mi esce involontariamente quando ho una bella ragazza davanti.»
«Senti,se stai cercando di fare colpo o non so che cosa con me,stai completamente sbagliando strada. Comunque,io adesso devo andare che tra non molto devo tornare al lavoro,quindi piacere di averti conosciuto di persona,Roger»
«Ehi ehi,aspetta un momento. Voglio farti una proposta: siccome sei molto brava a cantare e mi pare di capire che ti intendi di buona musica,che ne dici di provare ad essere la nostra assistente? Dei Queen,intendo. Ne stavamo giusto cercando una,e tu mi sembri perfetta.»
IO? ASSISTENTE DEI QUEEN? Respira,respira.Fiuuu
«Io,sarebbe.. Perfetto,cioè si,certo!»Ancora non riesco a crederci.
«Allora perfetto,ci vediamo domani alle.. Tu a che ora finisci il lavoro?»
«Alle tre del pomeriggio e poi ricomincio alle sei»
«Va benissimo. Allora ci vediamo alle 3 e mezza ai Sarm West Studios. Ah e comunque non vorrei allarmarti bambolina,ma sono le sei meno dieci minuti.»
«Ti ho detto di non ch.. LE SEI??! Devo correre! Oddio sono in ritardo.. Ciao Roger,a domani!»
Gli faccio un cenno con la mano e corro via verso il ristorante.
 
Dopo essermi persa una volta,lo trovo. Sono così sollevata! Fortunatamente sono in orario e comincio il mio turno senza problemi. Oggi sono felice,e lavoro con serenità.
Evidentemente la mia felicità si deve proprio vedere,perché ogni tanto Mark mi guarda e mi sorride. Sono contenta di aver incontrato un ragazzo come lui! Però,nonostante gli sguardi e sorrisi di Mark,non riesco a smettere di pensare a suoi occhi azzurri.
 Che mi succede? Ok,era il batterista del gruppo con il quale sono cresciuta insieme ma.. Questa volta non penso ai Queen,ma solo ai suoi occhi.
Fottutissimi occhi azzurri.
 
 



 
Note dell’autrice a pié di pagina:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Chiedo venia per tutto il tempo che ci ho messo per pubblicarlo,ma non avevo neanche un briciolo di tempo e non trovavo l’ispirazione; per fortuna,è arrivata!
Adesso passiamo alla parte delle fonti:
-Debbie si rende conto che non può dire Bohemian Rhapsody come canzone preferita perché,essendo nel 1976,ancora non esiste
- La canzone che canta Debbie è “Footlose” di Kenny Loggins,se volete ascoltarla (e ve lo consiglio) è questa http://www.youtube.com/watch?v=XrqrpMFxMo8
Mi pare che non ci sia nient’altro da dire e quindi ci rivediamo al prossimo capitolo!
Get down on it!  Deddie9

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