Hoppìpolla.

di MakieyoMela
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Music is family. ***
Capitolo 2: *** Battiti mancati. ***
Capitolo 3: *** Colpi di fulmine. ***



Capitolo 1
*** Music is family. ***


-Prologo.


Ascoltava tutte le note.
Una dopo l'altra.
E le rimanevano impresse nella testa.

 
Indossò le cuffie del suo iPod quella mattina mentre la canzone risuonava con un tono felice nella sua testa, nel tragitto che stava facendo con l'auto. Tamburellava le dita sulle sue ginocchia e guardava fuori dal finestrino un po' appannato. Per quel poco che vedeva, c'era neve dappertutto: sugli alberi, sulle case, a terra. Sorrise. Le piaceva la neve. Era così bianca e soffice, le faceva pensare alle nuvole che poteva ammirare solo da lontano.
La canzone continuava a suonare nelle sue cuffiette e lei non smise di godersi il paesaggio. La mamma non disse nulla, anche se il volume delle cuffiette era talmente alto che persino lei riusciva a sentire qualche nota. Ma meglio così. Lei doveva distrarsi un po'.
Vedeva la strada sfrecciare sotto le ruote della macchina, o almeno per quel che riusciva a vedere. Voltò lo sguardo verso la madre e le fece cenno di rallentare, trovandola perfino distratta a guardarla. Scosse la testa e ritornò a stimare il paesaggio da dietro al finestrino, tranquillizzandosi solo dopo che la madre aveva diminuito la velocità.
La mamma parcheggiò l'auto tra le tante che ce n'erano, spegnendo il motore e cacciando un grande sospiro guardando l'edificio davanti a se. Quell'edificio che la figlia e lei stessa odiavano a morte ma a cui erano, allo stesso tempo, grate.
Scesero dall'auto e insieme, mentre la madre passava un braccio sulle spalle della figlia, entrarono in quell'edificio sotto lo sguardo di pochi vecchietti della zona. L'aria calda subito le pervase, e la più piccola si tolse il capello di lana, con tanto di palla, dalla testa mettendo in mostra i suoi lunghi capelli biondi platino, che si adattavano per bene alla pelle pallida.
Tolse le cuffiette dalle sue orecchie e posò il cellulare nella sua borsa a spalla, storcendo di poco il naso rosso per via del raffreddore e guardò sua madre -Non facciamo tardi, il dottore si arrabbierà- Borbottò a voce bassa, con quel tono così pacato e rilassato che sua madre proprio non riusciva ad avere.
-Si, Dasom, andiamo.. - Scosse di poco la testa, per riprendersi dai suoi pensieri e si avvicinò al grande bancone all'entrata, rimanendo la figlia indietro, chiedendo dell'appuntamento.
-Sua figlia è...?-
-Dasom. Jung Dasom-
-Che malattia?-
-Anoressia-  

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Capitolo 2
*** Battiti mancati. ***


Capitolo I.
 
Il corpo appena scheletrico della ragazza era coperto solo da un fascio di "divisa" ospedaliera. Quel lurido tessuto quasi di carta di un blu scuro era così orrido agli occhi di Dasom. L'avevano fatta camminare per ben quattro piani, lasciando la madre nella sala d'aspetto al piano terra.  E lei aveva così paura di affrontare tutte quelle visite da sola.
Sentiva il freddo del pavimento sotto ai suoi piedi. Le avevano vietato di indossare scarpe e di lì a poco anche quella divisa sarebbe dovuta volare via per altre visite più intime, o così aveva sentito dire.
Tre ore e quarantacinque minuti. Era lì da tutto quel tempo e non poteva scampare da tutti quei medici che la tartassavano con siringhe e pillole colorate che all'apparenza forse potevano sembrare anche belle.
Finito il tutto si ritrovò nella sala d'aspetto, in cui fino a poco prima c'era proprio sua madre ad aspettare su quella stessa sedia, dove era lei adesso. Strinse le gambe tra di loro, con le braccia dolenti tese e le mani sulle ginocchia. Si guardava attorno ma le uniche cose che poteva scorgere in quei visi era tristezza e malinconia.
Non voleva deprimersi, cosicché prese le sue cuffie dalla borsa e ritornò a sentire quella canzone che amava da impazzire da un anno e cinque mesi, esattamente. Ma già dalle prime note, un viso diverso dagli altri sbucò da dietro la porta, seguito da quello di sua madre.
Ne rimase folgorata e sorpresa al tempo stesso. Quel viso era diverso da quegli altri venti che ce n'erano intorno in quel momento, compreso il proprio. Era solare, anche se di sorrisi non ce n'era traccia. La pelle pallida e gli occhi sorridenti, i capelli castani scuro e il viso magro come il suo corpo.
Avrebbe giurato di essere morta e di aver visto il suo angelo custode se non avesse visto che lui e sua madre stavano parlando con un viso serio, 'sta volta. E se ne accorse. Si alzò dal posto, calando radicalmente il volume delle cuffiette e si avvicinò a lui cercando di sorridere.
-Mamma, andiamo?- Le chiese, attaccandosi al suo braccio come fanno i bambini in presenza di uno sconosciuto. Strinse tra le mani un pezzo di stoffa della giacca della madre e si sentì sopprimere dallo sguardo dell'altro.
-Dasom, lui è Lee Taemin. Sarà il tuo tutore fin quando non.. Riuscirai a guarire- Spostò di nuovo lo sguardo sul ragazzo ben piazzato e alto che guardava la bionda con sguardo pieno di pietà. Quello sguardo che Dasom aveva sempre odiato. Perché lei non aveva bisogno di compassione.
Lo squadrò da capo a piedi e sorrise appena, facendo un piccolo inchino -Sono Jung Dasom-
-Lee Taemin, è un piacere- E la sua voce fu la goccia che fece traboccare il vaso. Le guance della piccola ragazza che gli arrivava se non alla spalla, si colorarono di un rosso acceso che contrastava con tutto ciò che aveva indosso. Era una voce di un angelo, quella. Lei lo sentiva.
Non poteva essere molto più grande di lui, insomma.. Anzi, sembrava addirittura più piccolo. I suoi lineamenti tondi e perfetti, i suoi occhi così lucidi e scuri. Le uniche cose che mancavano a quel ragazzo dinanzi a lei erano un paio di ali e un'aureola.
 
Dasom quella notte sognò Taemin.
Dasom quella notte, fu la prima delle tante in cui, non vomitò.
Dasom quella notte rimase nel suo letto a dormire.
Come non faceva per molto molto tempo.
 
Si sentiva accaldata ancor prima che i suoi occhi vedessero la luce del sole. Girò il viso verso la finestra e piano aprì le palpebre notando i sole già ben alto nel cielo. Quel cielo che quella stessa mattina sembrava diverso delle altre volte; sembrava più colorato. Eppure era strano. Era dicembre.
Scosse la testa e si mise a sedere nel bel mezzo del letto, portando i pugni al viso, stropicciandosi gli occhi come facevano i bambini, mentre un piccolo sbadiglio usciva dalle sue labbra carnose e un po' sporche di bava secca. Fece cadere le gambe esili ad un lato del letto sfatto e si issò in piedi guardandosi attorno. E solo nel momento in cui si guardò allo specchio, appeso al muro di fronte al letto, si rese conto che le sue guance erano così colorate e dolci.
Alzò le sopracciglia e si avvicinò meglio allo specchio per controllarsi meglio, fregandosene di quelle lacrime mattutine e della bava secca. L'unica cosa che riusciva a vedere in quel piccolo quadretto, erano le sue guance tinte di rosso. Strano, pensò lei, non mi capitava da molto tempo.
La porta della sua camera si spalancò portando dietro di se una donna con un dolce sorriso sulle labbra -Amore! Sei già sveglia. Meglio così. Taemin arriverà tra non molto, quindi preparati e non fare brutte figure- Oh. Eccome se la madre aveva notato quelle chiazze rosse sul suo viso. Decise di non dire nulla, decise di scomparire di nuovo da dietro quella porta e lasciarla in pace.
Solo in quel poco di tempo realizzò che quel Taemin sarebbe stato lì in poco tempo. Balzò all'altro lato della camera e cacciò fuori dal suo piccolo armadio una valanga di vestiti che non metteva quasi nemmeno per uscire la sera con i suoi amici. O di quel che ne rimanevano.
Taemin era diventato il suo tutore a domicilio. Perché? Perché Dasom era terrorizzata. Terrorizzata di aver a che fare con persone belle davanti ai suoi occhi, o peggio, persone magre e stupende. Cosa che lei, o almeno la sua testa, mirava a diventare. Con un finale fasullo. Perché quello che stava vivendo.. Non era altro che dolore e sofferenza.
Si spogliò del tutto, come faceva ogni mattina e si mise davanti allo specchio grande nel bagno della sua camera. Guardò il suo corpo e guardò come stava cambiando sotto ai suoi occhi. E forse senza nemmeno il proprio consenso. Prese il cellulare dalla mensola e si scattò una foto, di routine, visionandola subito dopo. Lei era brutta.
-Dasom? Sei pronta? Taemin è giù che ti aspetta!-Sentì bussare alla sua porta più volte e lì ritornò alla realtà, lanciando il cellulare sul letto sfatto e pieno di vestiti, prendendone alcuni e vestendosi, con un piccolo sorriso falso sul volto. Aprì la porta di camera sua salutando con un cenno di testa la madre e scese le scale in piena lentezza, notando già quella testa castana sbucare da dietro al salotto.
-Dasom, sei qui, finalmente- Sorrise l'altro. Qualche altro miglior modo di iniziare la giornata? Dasom fece un altro copioso cenno di testa e lo raggiunse, con il capo chino -Oggi faremo storia dell'arte. So che ti piace, giusto?-
Un impercettibile arrivò alle orecchie di entrambi e un altro tenero sorriso riempiva il viso del ragazzo e cacciò dalla cartellina di fianco a lui un libro di molte pagine poggiandolo sul tavolo. Si mise seduto su una delle sedie e picchiettò quella affianco a lui invitandola a sedersi, cosa che fece dopo breve.
Lee Taemin era un bravo oratore. Lui sapeva ascoltare, parlare, era sociale. Era bello. Tutta quella perfezione si racchiudeva in un piccolo ragazzo che in quel momento cercava di far capire la storia alla ragazza che annuiva solamente ad ogni sua parola.
Tutte quelle nuove emozioni erano così strane per lei. Dasom era abituata a vedere le persone tristi oppure con finti sorrisi sulle labbra, tanto per far felice qualcun'altro. Scosse nuovamente la testa e lo guardò.
-Taemin-sshi- Richiamò la sua attenzione, e un altro battito mancato raggiunse il cuore della piccola bionda -Come fa ad essere così perfetto?-


Quella fu la prima volta in cui Dasom disse più di due parole al ragazzo e che chiamava il suo nome.
Quella fu la prima volta in cui, il battito mancato, fu da parte di Taemin. 

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Capitolo 3
*** Colpi di fulmine. ***


Capitolo II.

Le settimane passarono veloci e ogni giorno, Dasom col suo pennarello rosso, disegnava una lurida X sui giorni passati notando che quella data cerchiata stava arrivando. Dasom amava il capodanno e ogni anno lo aspettava quasi fosse il suo compleanno. E finalmente arrivò. 
Quella mattina stessa, la ragazza dai lunghi capelli biondi platino, un po' sfatti, era in cucina con tanto di tovaglia legata al corpo e cappello da cuoca stretto. Amava cucinare con sua madre e sbuffò sapendo che quel momento stava per essere interrotto per i suoi studi; Lee Taemin stava per arrivare a casa sua. No, non le aveva dato nemmeno qualche giorno di ferie, Taemin voleva farla studiare e studiare ancora fino a Giugno inoltrato e da quella notizia, Dasom aveva iniziato ad odiare il ragazzo dai tratti angelici.
Nessuno si era mai permesso di interrompere quell'avvenimento, e nemmeno lui doveva, non poteva. Mentre della farina e del latte rimanevano attaccati al viso della ragazza sorridente, il campanello bussò più volte e la madre andò ad aprire.Quella madre che era ancora preoccupata per la malattia della figlia. Perché Dasom.. Non voleva guarire. Era diventata così masochista che ormai soffrire in quel modo e non avere una vita sociale le andava bene. E la madre... Diamine, lei se ne sentiva responsabile.
Aprì la porta lentamente, venendo innondata dalla ventata fredda che portava la fine di dicembre e con un piccolo sorriso fece entrare il ragazzo, ricoperto di neve, in casa. 
-Dasom è di là.. Sta cucinando.. Io devo uscire per comprare altro cibo, abbiamo finito le carote- Ridacchiò l'anziana signora che prese il suo cappotto in pelliccia finta appeto all'attaccapanni e scappò quasi da quella casa calda. Sarebbe stato Taemin ad avvertire la ragazza che era ancora in cucina a preparare il cenone.
Chiuse la porta alle sue spalle e raggiunse lei con un piccolo sorriso sulle labbra. E lui sapeva che quelle carote erano inesistenti perché.. Era stato lui a chiedere alla signora di farli rimanere un po' soldi. Taemin doveva parlarle.
-Ciao Dasom- Pronunciò con quella voce che la bionda amava da morire, difatti alzò lo sguardo alla svelta da ciò che stava facendo e arrossì di botto, tirando su col naso. Solito raffreddore.
Deglutì, mostrando un tenero sorriso e fece un cenno di capo -.. Ciao Taemin- Inutile dire che il loro rapporto era migliorato, no? Ma c'era un grosso problema tra i due.. Che forse nessuno sarebbe mai riuscito a risolvere davvero. 
-Stai scrivendo il tuo diario?- Sorrise l'altro, poggiando la cartellina sulla sedia del tavolo e afferrando il diario contornato di cose femminili e tenere della ragazza poggiato per di lì -Posso leggerlo?-
-No, Taemin-sshi. E' il mio diario- Scosse lievemente la testa e si pulì le mani con un panno poggiati sul davanzale, per poi avvicinarsi a lui e sfilargli da mano quel diario -Te lo farò leggere quando sarai pronto- Si.. Perché quel diario conteneva tutti i pensieri della ragazza. Da quando l'aveva visto, da quanto gli piaceva e tutto. E Taemin non era ancora pronto per sapere certe cose. Non solo dopo tre settimane dal loro primo incontro.
Il castano sospirò rassegnato e si avvicinò alla cucina, lanciando un'occhiata al cibo che l'altra stava cucinando con tanta grazia -Dovremmo studiare, sei pronta?-
-Oggi non si studia, l'ho deciso io.. Ora indossa qualcosa per coprirti e dammi una mano a cucinare..- Dasom tornò sul cibo con un sorriso felice sulle labbra, vedendo che l'altro non si era nemmeno sprecato a ribattere e si era messo subito a lavoro -E' strano vedere un'anoressica cucinare, vero?- Sussurrò dopo poco.
Taemin rimase in silenzio e la guardò con un piccolo sorriso malinconico sul viso -Guarirai..- Sussurrò solamente, dandole una leggere pacca sulla spalla tutt'ossa ormai. 
-Non dire sciocchezze. In questa settimana sono stata tre volte in ospedale per dei mancamenti.. E poi.. Sono bruttissima- 
-Non lo sei-
-Non mentire-
-Non sto mentendo.. Sei bellissima- Quelle parole uscirò con così tanta facilità dalla bocca del più grande che entrambi stentarono a crederci e i loro visi si imporporarono all'instante. 
-Sei il mio tutore, non dovresti dirmi queste cose- Dasom abbassò lo sguardo e diede un piccolo sospirò, sentendosi andare a fuoco.
-Te l'ho detto d'amico, infatti- La mano grande del ragazzo andò a scompigliare allegramente i capelli di lei che non tardò e lanciargli una brutta occhiataccia. Lei odiava quando qualcuno le toccava i capelli.

*******

La madre non era ancora tornata a casa e Taemin si era offerto di rimanere lì quella notte, guarda caso..
Trascorsero la serata davvero bene e il cibo era perfetto. Per la prima volta in quell'anno, Dasom aveva mangiato senza fare storie e senza rimettere nulla. Si era così interessata al discorso che si era creato tra i due che non badava a cosa mangiava o a quanto ne mangiava.
La serata passò nei migliori dei modi e la madre era rimasta a casa di alcuni amici per passare il capodanno, tutto questo per la figlia. Sparecchiando la tavola, un risolino si creò tra i due e qualche occhiatina romantica si lasciava prendere. 
-Forse dovresti andare.. Devo scrivere il mio diario- Annunciò la ragazza, sedendosi al tavolo ormai pulito, con una penna ad inchiostro nero e il suo diario -Oppure puoi semplicemente girarti-
Non appena il ragazzo voltò le spalle ridendo, lei prese la penna e iniziò a scrivere di quella serata.

Caro Minnie
Non ho mai creduto ai colpi di fulmine e ne tanto meno alla felicità, ma devo ricredermi. Oggi è andato tutto alla grande.
Mi è mancata la mamma, ma credo l'abbia fatto apposta. Lei sa del mio amore incondizionato per Taemin.
Chissà se ricambia.
Lui adesso è dietro di me, di spalle.. Non so quando gli farò leggere tutto questo.. Ma.. Lo amo.
Umma.. Grazie per essertene andata stasera, so che l'hai fatto apposta..


Poche righe che ricchiudevano gran parte di quella serata, se non tutta. Poggiò la penna sul tavolo e si voltò verso di lui -Puoi girarti- Disse solo, chiudendo il diario e mettendolo in uno degli scaffali in salotto. Taemin si girò verso di lei e sorrise -Ho scritto poco, poi continuerò dopo-
-Che ne dici di accendere la televisione e contare i secondi che mancano con me?- 
Dasom annuì lievemente e accese la tv con un semplice tasto del telecomando poco distante da lei, prima, e si mise seduta sul divano, aspettando l'altro che non tardò ad arrivare.
Un mese prima non avrebbe mai pensato di passare il Capodanno lontano dalla propria madre e ne tantomeno con uno sconosciuto, se così si potrebbe chiamare. Ma ne era felice. Tanto.
E quei secondi iniziarono a comparire sullo schermo, grandi e colorati, ognuno di una scrittura diversa, e il sorriso di Dasom si allargò non appena sentì la mano del ragazzo prendere la sua e stringerla, intrecciarla alla propria e darle calore. 
Ed eccolo.. Il nuovo anno, una nuova vita e un nuovo modo di vivere, vero? 2013. Cosa sarebbe cambiato? 
Le loro mani non si distanziarono e Taemin la guardò sorridente -Buon anno, piccola Dasom- Si abbassò su di lei, che prese un grande respiro, e le diede due piccoli baci sulle guance arrossate, come l'intero suo viso ormai.
-Buon anno a te, Taemin-sshi- Sussurrò in preda all'emozione di avere quel viso così perfetto a poco dal suo. 

Perché adesso era un nuovo anno e lei doveva cambiare.
Doveva andare avanti e dimostrare a se stessa e a tutti di essere migliore e di poter superare quella cazzata che aveva messo in atto.


Era ormai notte e Taemin era rimasto a casa sua. Le accarezzava i capelli con una mano, mentre con l'altra leggeva il suo diario all'insaputa dell'altra. Taemin leggeva sempre quel diario, e sapeva che sbagliava e che non era corretto. Ma era così.. Felice di essere il primo amore di quella ragazza, che non riusciva a smettere.
La guardava di tanto in tanto e sorrideva.. Perché lei sarebbe diventata sua.. Perché Lee Taemin ormai era cotto di lei.

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