L'ora più buia di Rik Bisini (/viewuser.php?uid=6347)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ronda notturna ***
Capitolo 2: *** Sotto attacco ***
Capitolo 3: *** Dopo la battaglia ***
Capitolo 1 *** Ronda notturna ***
L'ora più buia * Ronda notturna
A Marilena - 26 maggio 2007
Spesso un dono raffigura in una certa misura la persona che lo offre.
Tra queste pagine è presente quella parte di me che ama perdersi in invenzioni, narrazioni, trame articolate.
Una parte di me che, dopo aver letto altri miei scritti, mi hai confidato di ritenere sinceramente di valore.
Come desideravi, ho scritto questa storia, nella speranza di esprimere al meglio questo valore, che mi è stato anche esso donato.
E a te la offro, dedicandotela nel giorno delle tue nozze.
Con immenso affetto,
Riccardo
L'ora più buia
Ronda notturna
Il sole era calato dietro i monti, in una calda sera di estate. La sola luce della luna e delle stelle non bastava a far emergere dall'oscurità i contorni delle alte torri e delle massicce mura del castello.
Ma Ninfadora Tonks non aveva bisogno della minima luce per indovinare le dimensioni di ogni singolo elemento architettonico del mausoleo che era attorno a lei.
Conosceva alla perfezione la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva studiato per sette anni durante l'adolescenza e dove era tornata, nell'ufficio della Vicepreside, Minerva McGranitt.
Ninfadora, che da tempo tutti chiamavano Tonks, era una ragazza dal viso a forma di cuore, incorniciato da capelli grigio topo che le conferivano un'aria vagamente depressa. Nella stanza, assieme alla ragazza c'erano altre tre persone, una donna e due uomini. Alla scrivania sedeva la donna, un'anziana con occhiali quadrati ed i capelli raccolti in uno chignon. Ad occupare le altre due sedie accanto a lei c'erano un bel giovane dai lunghi capelli rossi che scendevano in una lunga coda e un uomo dall'aspetto stanco, con striature di grigio sui capelli castano chiaro.
Tonks lasciò che la sua fantasia le suggerisse la teoria delle torri e dei porticati che si estendeva al di là del muro che si ostinava a fissare, pur di non volgersi verso l'uomo che sedeva sulla sedia accanto a lei.
« Credo che Albus abbia già lasciato Hogwarts. » annunciò la donna, « È probabile che non torni prima di domani. Quindi, questa notte, ho disposto i turni in modo che la scuola sia sorvegliata ininterrottamente da noi docenti, con il vostro aiuto. Non c'è bisogno che vi ricordi che siamo in guerra contro Voldemort e che i suoi Mangiamorte sono più pericolosi che mai, dopo l'incursione dello scorso anno al Ministero della Magia ».
Incrociò le dita delle mani.
« Bill, » continuò rivolta al giovane dai capelli rossi, « tu dovrai sorvegliare la torre di Grifondoro. Mentre tu, Remus, e tu, Tonks, » aggiunse rivolta agli altri due, « controllerete il corridoio del settimo piano e quelli dei piani inferiori ».
Remus si irrigidì sulla sedia e intervenne.
« Minerva, non ritieni opportuno che sia io a rimanere da solo? Non metto in dubbio le capacità di Bill e di Tonks. Ma io appartengo all'Ordine da molto più tempo di loro e so di avere la piena fiducia di Silente ».
Bill lanciò all'uomo un'occhiata incuriosita. Tonks si decise a inquadrare un istante il suo vicino di sedia, per poi tornare a puntare lo sguardo verso il muro. La McGranitt lo squadrò, prima di rispondere con un forzato sorriso condiscendente.
« Remus, » osservò, « la missione che svolgi in questi mesi è molto sfibrante. Pensavo che avresti preferito un compagno di ronda. E d'altra parte Bill è certamente in grado di custodire da solo quella area della scuola. Ma sia come tu vuoi ».
Gli occhi della Vicepreside cercarono per un istante quelli di Tonks, ma trovarono solo la sua chioma color topo.
Pochi minuti dopo, Tonks camminava con Bill lungo il corridoio del settimo piano.
« Non ha chiesto di essere solo perché non ha fiducia in te. » esordì la giovane.
Bill annuì.
« Comunque non riesco a spiegarmi il suo atteggiamento, » rifletté, « Remus è sempre pronto a mediare tra chi si trova in disaccordo. Oggi invece ha rischiato di creare un contrasto ».
« Non ha potuto farne a meno. » sospirò Tonks.
« Perché? Che cosa lo turba? Si sente messo alla prova dall'Ordine? Ha dell'ostilità verso qualcuno di noi? »
Tonks rifletté. « Abbiamo una differenza di vedute. » gli confidò. « Ed abbiamo avuto una specie di diverbio, questo pomeriggio. Ma non si tratta di ostilità ».
Bill scosse la testa. « Capisco la sua posizione, » commentò, « ma la preoccupazione di Minerva è giusta. E se lui ha chiesto di rimanere da solo, pur non essendo in grado di farlo... »
« Sono preoccupata anche io, Bill, » replicò Tonks, « ma lui mi aveva già detto che ha le forze necessarie e io gli credo ».
Bill alzò gli occhi meditabondo.
« Noi siamo abituati a certi agi. » continuò la ragazza, « Per noi, cibo e riposo non sono solo necessità, ma anche dei piaceri ».
Bill soffocò una risata. « Non dire mai nulla del genere a mia madre ».
« Sii serio, » lo rimbeccò Tonks, con un sorriso incupito dal suo stato d’animo, « quello che voglio dire è che a causa della sua malattia, a causa dei pregiudizi verso quelli come lui, Remus ha dovuto privarsi di molti agi. È uno stato di necessità che lo ha portato a questa virtù ».
« In effetti, » considerò Bill pacatamente, « non è certo invidiabile quello che ha dovuto sopportare, ben prima dell’inizio della guerra ».
« È la sua vita. » gli rammentò Tonks, con un fugace scintillio negli occhi « E per quanto sia la vita di un Lupo Mannaro, per quanto sia diversa da quella di un mago comune, lui ci è caro per quello che è ».
Bill annuì convinto.
La mano di un Remus di circa venticinque anni, con un sorriso cordiale ed un aspetto molto meno affaticato, si posò sulla testa piena di ricci di una bambina di una decina di anni.
« Arrivederci, Ninfadora. » si accomiatò l'uomo.
« Aspetta signor Lupin. » lo pregò la bambina. « Mamma, accompagno io il signor Lupin alla porta, posso? »
La donna presente nella stanza, già in piedi accanto ad una poltrona, inarcò con dolcezza un sopracciglio.
« D'accordo, Ninfadora. » convenne, « Remus a presto ».
« A presto, Andromeda. » replicò Remus avviandosi verso la porta, seguito subito dai rumorosi passi di Ninfadora.
Lasciato il salotto, attraversarono un breve corridoio e giunsero in uno spazioso ingresso. Ninfadora salì su uno sgabello e porse il mantello a Remus. Mentre l'uomo si avvolgeva nell'indumento lo sgabello traballò e Ninfadora atterrò su di un piede, recuperando rapidamente l'equilibrio. Andromeda non si era mossa dalla sua posizione accanto alla poltrona e teneva gli occhi fissi sulla figlia.
« Posso farti una domanda, signor Lupin? » sussurrò Ninfadora.
« Un'altra? » puntualizzò Remus con un sorriso, « Ti ho già detto molto di Hogwarts e presto vedrai con i tuoi occhi tutto quanto. Dimmi, cosa vuoi sapere? »
« Non è qualcosa di Hogwarts, » spiegò la bambina con un sussurro appena percettibile. « volevo sapere perché non rimani per cena con noi stasera ».
« Come ho detto a tua madre, » replicò l’uomo, « non voglio darle il pensiero di avere per cena una persona in più ».
« Guarda, » precisò la bambina, « che mamma comunque la cena l’ha già preparata quasi tutta. E poi tu devi avere fame, non hai preso nemmeno un biscotto nel tè ».
Remus rise di cuore.
« Mi hai osservato con attenzione! » commentò.
« Allora? » insisté Ninfadora imperterrita.
« Ad undici anni, » argomentò Remus, « una persona deve ancora crescere ed è giusto che mangi in abbondanza e riposi serenamente. Da adulti, è bene imparare ad avere misura in questo genere di cose. Non ci fa bene alla salute mangiare in continuazione, tutte le volte che si vuole. E poi pensando sempre e solo ai propri bisogni, questi non svaniscono. Anzi rischiano di diventare la sola cosa a cui riusciamo a dare importanza ».
Ninfadora lo guardò scettica.
« Non mi credi? » domandò l’uomo.
« Non lo so. » rispose Tonks, « Lo vedrò quando sarò cresciuta anche io. Ma tu, sicuro di non dover mangiare? » abbassò di nuovo il tono della voce ad un sussurro. « Mamma mi dice sempre che devo mangiare di più quando sono pallida. E tu oggi sei pallido ».
Remus distolse per un attimo lo sguardo.
« Non è per quello che mangio. » riferì con un sospiro, « ho avuto una malattia e non mi sono ancora ripreso del tutto ».
« Ho capito. » annunciò Tonks, « Allora ti auguro di guarire presto ».
Remus sorrise con un velo di amarezza. « Grazie. » disse.
Tonks represse uno sbadiglio. Udiva chiaramente il suono dei suoi passi e del suo respiro. L'aria soffiava con dolcezza dalle strette finestre, in alto verso il soffitto. Era rimasta per molti minuti sola con i suoi pensieri, dopo aver incrociato Bill a metà di uno dei corridoi al sesto piano.
Pensieri che si discostavano dalla notte di ronda per tornare agli anni trascorsi tra quei corridoi, in quelle aule, tra lezioni e colleghi. In quel tempo, dopo la temporanea caduta di Voldemort, il mondo dei maghi conosceva una lunga tregua e quel luogo era inconfutabilmente al sicuro dalla crudeltà di efferati assassini.
Un rumore di passi affrettati la scosse. Sollevò di scatto il capo per individuare la direzione del rumore. Si affrettò verso un rampa di scale e si diresse al settimo piano. La sua familiarità con i passaggi del castello la portò esattamente alle spalle di un gruppo di ragazzi. Non esitò a riconoscere le vivaci chiome rosse che due di quei ragazzi possedevano.
« Ron! » chiamò, « Ginny! »
Fu la ragazza a voltarsi, una bella ragazza non molto alta e con vivaci occhi castani.
« Tonks! » esclamò. « Sei qui. Ci sono i Mangiamorte nel castello! Malfoy li ha aiutati ad entrare ».
« Cosa? » trasalì Tonks.
« Seguici! » la esortò Ginny.
Tonks si affrettò a raggiungere il gruppo. Con Ginny e Ron c'era un terzo ragazzo, bruno e dal volto rotondo, che si trovò subito a chiudere la fila.
« Quanti sono, Ginny? » domandò Tonks.
« Non lo sappiamo. » rispose per lei Ron, voltandosi a controllare che tutti seguissero il suo lungo passo. « Si è fatto tutto buio quando li abbiamo incrociati. Ma abbiamo sentito diverse persone correre via ».
« Dove? » domandò Tonks.
« In questa direzione. » ansimò il ragazzo bruno. « Ma ci sono diverse strade che avrebbero potuto prendere ».
Il viso di Tonks si illuminò.
« Fermiamoci! » ordinò perentoria.
I tre le ubbidirono. Ron e Ginny la fissarono disorientati, l'altro ragazzo si chinò a prendere fiato. Tonks estrasse la bacchetta e l'agitò con un ampio gesto. Apparve un luminoso fumo argenteo che prese via via maggiore consistenza e la forma di un grosso animale con quattro zampe. I tre ragazzi fecero appena in tempo a distinguerne vagamente la forma che corse via, in un silenzioso lampo.
« Se non sapete quante persone sono penetrate nel castello, né dove sono » spiegò, « potrebbe succedere facilmente che uno di loro si apposti per un agguato. O potremmo trovarci in campo aperto ed in numero inferiore ».
« Oh! » commentò Ron.
« Che facciamo allora? » chiese Ginny.
Tonks abbozzò un incerto sorriso.
« Quello, » illustrò alludendo alla creatura da lei evocata, « era il mio Patronus. Ho avvisato del pericolo la professoressa McGranitt. I professori sono in ronda. E ci sono anche Bill e Remus ». Mentre pronunciava l'ultimo nome il suo sorriso svanì del tutto.
« E noi? » s'informò con un filo di voce il ragazzo bruno.
« Restiamo con Tonks, Neville. » rispose decisa Ginny. Guardò la giovane. « Ci hai appena ricordato che può essere pericoloso trovarsi contro troppi Mangiamorte ».
« Non posso dire che non vi siate dimostrati validi al Ministero lo scorso anno, » convenne Tonks, « ma usate tutta la cautela che vi è possibile ».
« Naturalmente Tonks, » concordò Ron con un sorriso sornione, « ma questa sera so che avremo fortuna! »
« Io e te, Ron, » precisò Ginny. « Ma non siamo solo noi in pericolo, ora. Tonks ha ragione. Non dobbiamo agire con leggerezza ».
Remus Lupin, con l'aspetto molto stanco e muovendosi con difficoltà insolita per i trenta anni che dimostrava, si avvicinò alla porta di casa e girò la maniglia, respirando a fatica. Oltre la porta si rivelò trovarsi una ragazza di circa diciotto anni, con capelli color rosa acceso e un sorriso solare.
« Buonasera, Remus. » esordì.
« Ninfadora! » esclamò, « Ma perché sei qui? »
« Remus, » si indignò lei, « ti ho pregato di chiamarmi Tonks! »
La ragazza varcò l'uscio senza dare modo all'uomo di riprendersi dalla sorpresa. Con sé trasportava un voluminoso borsone, pieno fino all'orlo. Remus la guardava allibito mentre si dirigeva verso il camino all'angolo della stanza.
« Che stai facendo? » domandò perplesso.
« Non ricordi? » replicò Tonks « Ti ho mandato un gufo per dirti che sarei passata per cena, questa settimana ».
« Io non ho risposto a quel gufo. » ricordò Remus.
« Esatto. » convenne Tonks, « Quindi non avevi nulla in contrario. Dove hai le pentole? »
Remus indicò il basso mobile accanto al camino. Tonks aprì uno sportello.
« Ohibò! » commentò Tonks, « C'è un sacco di spazio qui dentro. Hai incantato il mobile di cucina, vedo ».
« Non avevo molta scelta, » osservò Remus, « non posso mettere in questa casa mobili grandi e non posso permettermi una casa più grande ».
Tonks si rivolse all'uomo con uno guardo di sincera partecipazione.
« Capisco. Non è facile trovare lavoro per chi ha il tuo male. Tutti credono che tu sia pericoloso ».
Remus scosse la testa.
« Io sono, » sottolineò l'ultima parola, « pericoloso. Sono un Lupo Mannaro. Anche tu devi usare cautela quando ti avvicini a me. Sai quanto manca alla prossima luna piena? »
« Un bel pezzo. » tagliò corto Tonks, ridacchiando. « Comunque sei il Lupo Mannaro meno pericoloso del mondo. Anziché aggredire la gente, la schivi. Che ci metto nello stufato? »
Remus lasciò cadere le braccia.
« Capisco che lo sprezzo del pericolo sia una dote importante per un'aspirante Auror, ma... »
« Senti, » propose Tonks frugando nella sua borsa, « ho con me peperoni colti in giornata. Ti piacciono, no? Cosa dicevi degli Auror? »
« Che non devono agire avventatamente. » continuò Remus, « Nessuno di loro darebbe la schiena e preparerebbe la cena ad un Mannaro, senza riflettere ».
« Ma io stavo riflettendo! » protestò Tonks indignata, « Pensavo di insaporire la carne con un bel fungo porcino ».
Remus si avvicinò alla ragazza, a braccia incrociate e con sguardo serio.
« Sai bene che quando divento un Lupo Mannaro perdo l'uso della ragione. Sai perfettamente che divento preda dell'istinto a sopravvivere, a nutrirmi. E non certo di stufato con i peperoni, ma di carne fresca, cruda, come la tua. Quanto manca alla luna piena, Tonks? »
La ragazza si alzò in piedi ed indietreggiò, con aria ferita.
« Non so quanto manchi alla prossima luna piena Remus, » confessò, « ma sono certa che non c'è pericolo, oggi ».
« Hai ragione. » confermò Remus, « Perché se fossi in pericolo ti avrei già mandata via. Ma non puoi contare sempre sugli altri per proteggerti ».
Tonks diede nuovamente le spalle a Remus, la sua voce era rotta dall'emozione.
« Credo di sapermi proteggere, Remus ».
Girò il capo e fissò l'uomo con occhi lucidi. « È passato appena un giorno dalla fine dell'ultimo plenilunio ».
Remus spalancò la bocca. Tonks diede un calcio alla sua borsa, che si afflosciò.
« Accidenti a te, Remus! » gridò. « Non pensavo che anche tu mi vedessi come una inguaribile pasticciona. Perché credi che io sia venuta, stasera? So perfettamente che dopo la trasformazione e tutta la notte chiuso nella tua stanza blindata senza mangiare è una fatica per te prepararti un pasto decente! »
Remus chinò il capo e fissò i suoi piedi. « Tonks, » sussurrò, « mi dispiace sinceramente, io... »
« Tu cosa? » berciò Tonks.
« Io vivo nell'incubo di costringere altri alla vita che sto facendo. » spiegò l'uomo.
« E io vorrei solo renderla un po' migliore. » insisté la ragazza stizzita.
« Non vorrei dirlo, Tonks, ma non ci riuscirai così. » disse Remus con uno strano sguardo.
« Davvero? E perché mai? » ringhiò lei.
« La borsa ti sta prendendo fuoco. » constatò Remus.
Tonks si girò di scatto verso il caminetto ed estrasse la bacchetta. Ne scaturì un potente getto d'acqua che estinse le fiamme sulla borsa, facendo salire un fumo grigiastro e maleodorante.
La ragazza tornò a volgersi verso Remus. Arrossì.
« Credo che mi concederò il lusso di una cena fuori. » suggerì l'uomo, che evidentemente stava sforzandosi di rimanere serio, « Sarai mia ospite, vorrei scusarmi per come mi sono comportato oggi ».
Tonks scoppiò a ridere e Remus si unì alla risata.
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Capitolo 2 *** Sotto attacco ***
L'ora più buia
Sotto attacco
Minerva McGranitt apparve in fondo al corridoio, nel punto dove Tonks e i tre ragazzi, si stavano dirigendo con rapidità. Dietro di lei giunse il professor Vitious, che aveva difficoltà a tenere il passo della donna per via della sua scarsa statura. Tonks accennò un saluto agitando la bacchetta in direzione della donna.
La McGranitt la guardò distrattamente, ponendo subito il suo sguardo severo sui tre ragazzi. Quando i sei furono vicini, la Vicepreside prese la parola.
« I ragazzi hanno ragione. » annunciò, « Ci sono estranei nel castello. Remus li ha individuati mentre si dirigevano verso la Torre di Astronomia. Bill sta per raggiungerlo. Ora lasceremo i ragazzi al sicuro... »
« No davvero! » esclamò Ron.
« Non contraddirmi, Weasley, » lo zittì la McGranitt, « la sorveglianza della scuola non è affare che riguardi gli studenti ».
« Noi non siamo studenti qualsiasi. » sottolineò Ginny, « Abbiamo già messo alla prova lo scorso anno la nostra conoscenza della Difesa contro le Arti Oscure ».
« Il vostro comportamento al Ministero della Magia, » rammentò Vitius, « è indubbiamente degno di lode, ma non dovete essere coinvolti dove non è necessario ».
« Stiamo perdendo tempo, » intervenne Tonks con il cuore che batteva a perdifiato, « dobbiamo raggiungere Bill e... » il nome di Remus le rimase in gola.
« Bill e Remus ci aspetteranno prima di affrontare i Mangiamorte, » la tranquillizzò la McGranitt, « ma Tonks ha ragione, qualunque cosa abbiano in mente quelle canaglie, è bene fermarli in fretta. Ragazzi, voi siete ancora minorenni... »
« Io no! » protestò Ron.
« In tal caso, Weasley, » replicò la Vicepreside con le labbra strette, « sarai sicuramente abbastanza responsabile da allontanare tua sorella minore dalla battaglia ».
Ginny fece un verso stizzito.
« La difesa della scuola non è un nostro compito, Professoressa. » intervenne Neville, « Ma la guerra ci riguarda. Riguarda noi, come voi ».
I tre adulti puntarono su lui i loro occhi. Neville continuò imperturbabile.
« E nessuno di noi può scegliere di non farne parte ».
« Neville, » cominciò debolmente la McGranitt dopo alcuni secondi di silenzio, « capisco che tu voglia dimostrare la stessa determinazione dei tuoi genitori. Conosciamo tutti il loro valore di Auror. Ma non è questo il momento degli eroismi ».
Neville scosse il capo. Il suo volto tondeggiante era insolitamente serio.
« Nessuno di noi sta cercando di mettersi in mostra. » insisté, « Il pericolo è qui, ora, vicino a noi. E noi siamo in grado di combatterlo. È necessario farlo ».
L'urgenza che Tonks avvertiva dentro di sé si tramutò in una inattesa consapevolezza.
« Ha ragione. » decretò.
La McGranitt sgranò gli occhi in direzione della giovane, poi li calò.
« Sì, » confermò con mestizia, « la guerra ci riguarda tutti, personalmente. »
Sospirò.
« Andiamo. » decise. I sei, con in coda il professor Vitious, proseguirono oltre l'angolo del corridoio, con una corsa leggera.
« Entra pure, Tonks. » chiamò la voce di Remus dall'interno della sua casa.
Tonks, con i suoi capelli rosa, varcò perplessa la soglia. Individuò la familiare sagoma di Remus che sedeva sul divano con accanto un uomo. La colpì immediatamente la gamba dell'uomo, una gamba di legno il cui piede aveva la forma di una testa di leone. Poi si soffermò a considerarne il volto seminascosto dai capelli grigi, un volto segnato da innumerevoli cicatrici. Infine vide l'occhio. Uno dei suoi due occhi, chiaramente magico, era di color blu elettrico e si muoveva in modo innaturale.
« Volevo che tu venissi, » spiegò Remus, « per poterti presentare Alastor Moody ».
Tonks sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
« Maloc... Voglio dire, il famoso Auror? »
« Ex-Auror, » precisò l'uomo con un ghigno, « dovresti sapere che sono in pensione, dato che mi sembra che tu conosca il mio soprannome ».
« Alastor Moody, » continuò Remus, « che talvolta si fa chiamare Malocchio. » Si voltò verso l'uomo e continuò. « Lei è Ninfadora Tonks. Da quest’anno frequenta il corso per diventare Auror ».
Agitò la bacchetta ed una poltroncina apparve al centro della stanza. « Siedi pure Tonks. » la invitò « Io vado a prenderti da bere. Burrobirra? »
« Va benissimo, grazie. » rispose la ragazza, accomodandosi.
« Per te Malocchio? » aggiunse Remus con uno sorriso furbo.
L'uomo digrignò i denti. Prese una fiaschetta da sotto il mantello e la mostrò all'altro. « Il solito. » replicò.
Stappò la fiaschetta e prese una sorsata. Intercettò lo sguardo di Tonks e sorrise compiaciuto.
« Sorpresa che io beva solo quello che porto con me? »
Tonks lo tornò a guardare con un misto di curiosità e commiserazione.
« I maghi oscuri sono abilissimi a scegliere occasioni del tutto innocue per cogliere impreparate le loro vittime. » sentenziò l'uomo.
Prese un altro sorso.
« Hai idea di quanti Mangiamorte siano in prigione ad Azkaban perché io li ho arrestati? E sai quanti membri delle loro rispettabilissime famiglie, per non parlare dei loro altrettanto rispettabili amici ancora a piede libero, mi augurano di strozzarmi con quello che bevo? »
« Siamo pochi, noi maghi. » osservò Tonks torva, « È fin troppo facile essere imparentati con elementi di quella genia ».
Moody si portò una mano al mento, perplesso. L'occhio blu si piantò su Tonks.
« Già. » commentò l'ex-Auror, « Remus mi ha detto che tua madre si chiama Andromeda Black. Presumo che si tratti di una parente di Sirius Black ».
« Una cugina. » confermò Tonks.
Moody ridacchiò.
« Così, » constatò, « una parente dell'uomo imprigionato come il più stretto e fedele collaboratore di Voldemort, vuole diventare Auror ».
« Esatto. » si intromise Remus sopraggiungendo, « E ne ha tutte le qualità, a parer mio ».
Porse la Burrobirra alla ragazza e ne tenne una per sé.
« Remus, tu sei molto indulgente, vorrei poter esser io a dirlo. » commentò Moody. Si rivolse a Tonks. « Hai detto bene, è facile avere parenti tra quella gentaglia. Ti aspetteresti una maledizione a bruciapelo, per dire, da tua zia Narcissa? »
« Immagino che dovrei farlo, » replicò Tonks, « d'altronde non sarebbe difficile per un Mangiamorte assumere le sue sembianze, chiunque egli sia. E, per inciso, sarei piuttosto perplessa di trovarmi a portata di bacchetta da mia zia, dato che mia madre ha perso i contatti con tutta la famiglia, dopo il suo matrimonio ».
Moody rise. « Ottima risposta, Ninfadora ».
« Tonks. » lo corresse la ragazza, « Lo preferisco ».
Moody fece un verso a metà tra un grugnito e un mugugno. « Come vuoi. Per me, allora, facciamo pure Malocchio ».
Tonks sorseggiò discretamente la Burrobirra.
« E perché, » riprese Moody, « hai intenzione di diventare Auror, Tonks? »
La ragazza alzò le sopracciglia.
« Perché è la professione in cui mi sento di poter dare il mio massimo. » rispose con semplicità.
Moody fece una smorfia ed un breve sbuffo.
« Beh, l'Auror non è mica una professione come un'altra! » perorò Malocchio, « Cacciatori di maghi oscuri, questo sono gli Auror. Non si torna indietro. Non c'è la possibilità di dimenticare per un momento la propria missione. Non si è mai al sicuro. Vanno tenute a mente due sole parole: vigilanza costante ».
« Malocchio ha l'abitudine di preparare al peggio. » sottolineò Remus sorridendo.
« È quello che si dice in giro. » aggiunse Tonks con un tono di voce più basso, ma perfettamente udibile.
Malocchio fece un gesto minaccioso in direzione in Remus, ma la sua bocca era piegata in un sorriso che le cicatrici rendevano grottesco.
« Ragazza, » riprese rivolto a Tonks, « hai pensato che genere di vita dovrai affrontare? Ti sembra un tipo di vita comoda e desiderabile? »
« Né l'una né l'altra, Malocchio, » rispose l'interpellata con uno scintillio negli occhi, « è un lavoro che bisogna fare. Ed io credo di potermi qualificare a farlo ».
Questa volta l'inquietante sorriso dell'ex-Auror fu rivolto a Tonks.
« Ma voi due, » s'interessò improvvisamente Tonks, « come diamine vi siete conosciuti? »
Moody tornò serio, Remus si fece triste.
« Quando Voldemort era potente, » spiegò quest'ultimo, « il professor Silente raccolse un gruppo di volontari per contrastarne l'ascesa. Fu lì che ci incontrammo ».
Tonks sgranò gli occhi. « Anche tu! » esclamò.
« Anche tu, » ripeté, « hai combattuto i Mangiamorte ».
« Come hai detto tu stessa, » confermò Remus, « talvolta ci sono cose che si devono affrontare ».
Tonks si abbassò per evitare un raggio di luce rossa che era scaturito da una bacchetta. Ron, pochi passi alla sua destra, tentò di prendere la mira, ma anche verso di lui arrivò un raggio che si spense su un candeliere accanto a lui. Un clangore metallico accompagnò la caduta del candeliere, mentre Ron era costretto a spostarsi per evitarlo.
Un terzo anatema si materializzò verso i due. Tonks lo respinse con un Sortilegio Scudo.
« Dobbiamo avanzare. » suggerì Ron.
« Non è facile. » osservò Tonks, « Non siamo neppure sicuri di quanti siano ».
La ragazza prese il braccio di Ron, allontanandolo dalla traiettoria di un ennesimo raggio e guidandolo oltre una porta.
I Mangiamorte erano circondati. Da un lato Bill e Remus, riparati da un angolo, tenevano in scacco gli intrusi. Dall'altro, con Ron e Tonks, c'erano Ginny, Neville, ed i professori Vitious e McGranitt. Il piccolo professore, appiattito conto la parete, offriva un bersaglio pressoché impossibile. La Vicepreside ed i due ragazzi, pochi passi dietro di lui, cercavano di prendere accuratamente la mira. Ma la distanza alla quale si trovavano consentiva ai loro avversari di difendersi o schivare gli incantesimi in arrivo.
« Ci stanno tenendo lontani dalla scala! » gridò Vitious al di sopra del rumore della battaglia.
« Non vogliono affrontarci uno contro uno! » aggiunse la McGranitt.
Tonks annuì.
« Qualcuno dovrà arrivare in mezzo a loro. » spiegò a Ron, « Per eliminare lui, i Mangiamorte rischierebbero di colpirsi uno con l'altro. Quindi sarebbero costretti ad affrontarci uno contro uno. Una delle principali tattiche che utilizzano gli Auror ». Accompagnò l'ultima frase con un sorriso forzato.
« Siamo avvantaggiati, uno contro uno? » domandò Ron.
« Assai probabile. » rispose Tonks, « Ci sono duellanti molto esperti tra di noi ».
« Andrò io, lì in mezzo. » si offrì Ron.
« Non credo affatto. » replicò secca Tonks, « Ci andrà qualcuno di più qualificato e con la necessaria resistenza fisica. » fece una pausa, « Penso di sapere chi sceglierà la professoressa ».
Ron e Tonks si affacciarono di nuovo al corridoio che portava alla Torre di Astronomia, lanciando un paio di Schiantesimi a caso, che i Mangiamorte evitarono.
Tonks intercettò lo sguardo della McGranitt. Diretto verso Bill. Poi la Vicepreside cercò lo sguardo di Tonks ed indicò un punto con la bacchetta.
« Sarà tuo fratello. » annunciò la ragazza, « Noi lo copriremo. Pronto? »
Ron mosse appena un paio di passi verso il corridoio prima che Bill si facesse avanti. Remus dietro di lui muoveva rapidamente la bacchetta, puntando verso le scale, per disorientare i Mangiamorte.
Tonks e Ginny agirono all'unisono, come mosse dalla medesima volontà, lanciandosi nel corridoio. Due raggi, uno verde ed uno rosso, sfiorarono Ginny, mentre Tonks si gettava a terra per evitarli. Nel rialzarsi, la ragazza distinse una figura massiccia, a stento contenuta dal mantello di Mangiamorte, pararsi di fronte a Bill che avanzava. Le maledizioni degli intrusi continuavano a piovere incessanti. Tonks riprese a correre, seguita da Ginny, oltrepassando lo schieramento dei loro avversari, fino al punto dove era rimasto Remus.
L'uomo fece appena un cenno alle due ragazze e rimase con gli occhi fissi in direzione dei Mangiamorte.
« Si aspettavano questa mossa. » decretò, « O comunque hanno reagito con prontezza. Bill ha di fronte a sé un avversario pericoloso ».
« Dove sta andando il professore? » chiese Ginny.
Vitious, all'altro capo del corridoio, si allontanava correndo a più non posso dalla scena della battaglia.
« Ci sono altri che possono aiutarci, qui. » ricordò Remus, « Credo che vada a chiedere aiuto. Ma non possiamo aspettare nemmeno un minuto ».
« Perché? » insisté Ginny, allarmata.
« Credo di aver riconosciuto l'avversario di Bill. » replicò Remus, freddo e distante, « Fenrir Greyback ».
Ginny sussultò.
« Andrò io. » annunciò Remus. « Copritemi ».
Tonks afferrò il braccio dell'uomo, che, senza guardarla, sorrise.
« Bill non è tipo da farsi sorprendere o da arrendersi alla prima difficoltà. » continuò Remus, « Può resistere, ma ha bisogno di aiuto. Voldemort conta su di questo, su quanto sia allettante la scelta di cedere, di smettere di combattere. Gli mostreremo che non siamo così. Bill non lo è, io non lo sono... »
Alzò lo sguardo ed incontrò quello di Tonks, « E tu non lo sei ».
« Ho grossi problemi al corso di Auror, Remus. » annunciò Tonks.
Si grattò dietro la nuca, scompigliando i suoi capelli rosa.
« Ecco, l'ho detto. » aggiunse.
Era nella casa di Remus, seduta sul pavimento a gambe incrociate, con una bottiglia di Burrobirra mezza piena in mano. Remus la guardò condiscendente, restando seduto sul divano.
« Che genere di problemi? » chiese prima di prendere un sorso dalla tazza di tè che teneva in mano.
« È la mia sbadataggine! » spiegò Tonks, « Hai presente quando mi sfuggono le cose di mano, o urto o inciampo in qualcuno. Ohibò, certo che lo hai presente! » si portò alla bocca la bottiglia, « Non so quante volte ho inciampato... su di te ».
Remus la fissò perplesso.
« E questo comporta... » iniziò.
« Che rischio la bocciatura per Segretezza e Inseguimento, ahimè. » completò Tonks con un sospiro, « e non saprei proprio che altro fare ».
« Riprova gli esercizi, pi&ùgrave; volte, » le consigliò Remus, « ed abbi fiducia in te ».
« Ma qui non si tratta di cose da imparare! » protestò Tonks, « È per me, per come sono fatta! Non mi dicevi, prima ancora che avessi il diploma, di essere me stessa, prima di essere un Auror ».
« Ma naturalmente. » insisté Remus, « Non devi negare a te stessa la tua spontaneità. Si tratta di controllarla ».
« Controllarla? » ripeté Tonks.
« Certo, » riprese Remus, « la spontaneità è una tua qualità, di cui devi andare fiera. Ma in circostanze critiche, il tuo esame o il mestiere di Auror, saperla mettere da parte diventa utile ».
« Non penso che sia possibile. » sentenziò Tonks, aggrottando le ciglia e prendendo un sorso di bevanda.
« E vuoi darti per vinta? » domandò Remus.
Tonks tossì. La Burrobirra le era quasi finita di traverso.
« Certo che non voglio! » replicò, « Ho già quasi finito il secondo anno del corso! »
« Riprova. » ripeté Remus, « Ed abbi più fiducia in te ».
« Ma, secondo te, » obiettò Tonks, « potrei riuscire a mettere da parte quello che sono abituata a fare e controllarmi completamente? »
« Potrai. » dichiarò Remus, « Se lo vorrai costantemente ».
« A dirlo è semplice. » osservò Tonks, « ma a farlo... »
« No, » puntualizzò Remus, « non lo è. Non lo sarà per te, come non lo è per me ».
Tonks abbassò la bottiglia semivuota lasciando che toccasse il pavimento mentre rivolgeva a Remus uno sguardo vuoto.
« Ogni notte di luna piena, » ricordò Remus, « io mi costringo ad essere diverso da quello che sono ».
« È diverso! » protestò Tonks, « Quello non dipende da te! È la malattia! »
Remus alzò una mano, chiedendo alla ragazza di tacere.
« Sono un Lupo Mannaro. » proseguì Remus, « Pretendo di vivere come gli altri maghi e tra gli altri maghi, ma non sono come loro. Non importa il motivo per cui divento una belva sanguinaria. Non importa che ne possa fare a meno o se vi sia rimedio. Certo è che lo sono. Certo è che potrei scatenare l'istinto della creatura che è in me, invece di trattenerlo con le precauzioni che prendo di mia volontà. » il suo sguardo si spostò verso la porta blindata che si affacciava nella stanza. « Alcuni che hanno il mio stesso male lo facevano, quando Voldemort era potente. Alcuni lo fanno anche oggi, per odio verso i maghi che li emarginano ».
« Non è giusto! » esclamò Tonks, « Non è pensabile che una persona sia cattiva solo perché è un Mannaro. Insomma, chi lo pensa intanto non ha conosciuto te! » Arrossì.
« Grazie, Tonks. » riprese Remus, con un sorriso dolce e cordiale. « Ovviamente hai ragione. Perché ciascuno di noi ha spesso di fronte a sé una scelta facile e sbagliata ed una scelta giusta e difficile. Ed è sapere prendere la scelta difficile, che misura la nostra capacità di agire per amore degli altri. Ed hai ragione che questo non avviene solo a chi ha la sfortuna di essere contagiato dalla mia malattia, infatti in questo momento è quello che avviene a te ».
Tonks lo guardò imbronciata, con un velo di disprezzo.
« Mi stai dicendo, » suggerì, « che sarei una persona pessima, se non mi controllassi a dovere? »
« Ti sto dicendo, » precisò Remus tristemente, « che io sarei un mostro, se non mi rinchiudessi quando mi trasformi in Mannaro. » Sorrise a Tonks. « Tu hai la tua scelta. Controllare la tua spontaneità come il migliore degli Auror o darti per vinta, per dedicarti a qualcosa di diverso ».
« Questa è la mia scelta. » annunciò Tonks risoluta, « Sarò un Auror. E darò il mio meglio per contrastare la mia sbadataggine. » il suo tono di voce divenne titubante, « Mi aiuterai? Oppure credi davvero che ce la posso fare da sola? »
« Dovrai farlo da sola. » concluse Remus, « Ma ti aiuterò ».
Trick grazie per il tuo commento ed i complimenti, spero di essere riuscito con questo capitolo ad alternare momenti teneri e drammatici come per il precedente.
aKifer sì, infatti. Prendo spunto dalla scena in cui Tonks compare per la prima volta in OOP per ricordare che le preferisce farsi chiamare per cognome. Nelle vicende che ho immaginato, qui come in "Cresciuta dentro", Remus la conosce da bambina e quindi è invece abituato a chiamarla per nome. Grazie per il tuo meditato commento e continua a seguirmi!
Bj90 grazie. Ecco il secondo capitolo.
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