L'ora più buia

di Rik Bisini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ronda notturna ***
Capitolo 2: *** Sotto attacco ***
Capitolo 3: *** Dopo la battaglia ***



Capitolo 1
*** Ronda notturna ***


L'ora più buia * Ronda notturna
A Marilena - 26 maggio 2007

Spesso un dono raffigura in una certa misura la persona che lo offre.
Tra queste pagine è presente quella parte di me che ama perdersi in invenzioni, narrazioni, trame articolate.
Una parte di me che, dopo aver letto altri miei scritti, mi hai confidato di ritenere sinceramente di valore.
Come desideravi, ho scritto questa storia, nella speranza di esprimere al meglio questo valore, che mi è stato anche esso donato.
E a te la offro, dedicandotela nel giorno delle tue nozze.
Con immenso affetto,
Riccardo

L'ora più buia

Ronda notturna

Il sole era calato dietro i monti, in una calda sera di estate. La sola luce della luna e delle stelle non bastava a far emergere dall'oscurità i contorni delle alte torri e delle massicce mura del castello.
Ma Ninfadora Tonks non aveva bisogno della minima luce per indovinare le dimensioni di ogni singolo elemento architettonico del mausoleo che era attorno a lei.
Conosceva alla perfezione la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva studiato per sette anni durante l'adolescenza e dove era tornata, nell'ufficio della Vicepreside, Minerva McGranitt.
Ninfadora, che da tempo tutti chiamavano Tonks, era una ragazza dal viso a forma di cuore, incorniciato da capelli grigio topo che le conferivano un'aria vagamente depressa. Nella stanza, assieme alla ragazza c'erano altre tre persone, una donna e due uomini. Alla scrivania sedeva la donna, un'anziana con occhiali quadrati ed i capelli raccolti in uno chignon. Ad occupare le altre due sedie accanto a lei c'erano un bel giovane dai lunghi capelli rossi che scendevano in una lunga coda e un uomo dall'aspetto stanco, con striature di grigio sui capelli castano chiaro.
Tonks lasciò che la sua fantasia le suggerisse la teoria delle torri e dei porticati che si estendeva al di là del muro che si ostinava a fissare, pur di non volgersi verso l'uomo che sedeva sulla sedia accanto a lei.
« Credo che Albus abbia già lasciato Hogwarts. » annunciò la donna, « È probabile che non torni prima di domani. Quindi, questa notte, ho disposto i turni in modo che la scuola sia sorvegliata ininterrottamente da noi docenti, con il vostro aiuto. Non c'è bisogno che vi ricordi che siamo in guerra contro Voldemort e che i suoi Mangiamorte sono più pericolosi che mai, dopo l'incursione dello scorso anno al Ministero della Magia ».
Incrociò le dita delle mani.
« Bill, » continuò rivolta al giovane dai capelli rossi, « tu dovrai sorvegliare la torre di Grifondoro. Mentre tu, Remus, e tu, Tonks, » aggiunse rivolta agli altri due, « controllerete il corridoio del settimo piano e quelli dei piani inferiori ».
Remus si irrigidì sulla sedia e intervenne.
« Minerva, non ritieni opportuno che sia io a rimanere da solo? Non metto in dubbio le capacità di Bill e di Tonks. Ma io appartengo all'Ordine da molto più tempo di loro e so di avere la piena fiducia di Silente ».
Bill lanciò all'uomo un'occhiata incuriosita. Tonks si decise a inquadrare un istante il suo vicino di sedia, per poi tornare a puntare lo sguardo verso il muro. La McGranitt lo squadrò, prima di rispondere con un forzato sorriso condiscendente.
« Remus, » osservò, « la missione che svolgi in questi mesi è molto sfibrante. Pensavo che avresti preferito un compagno di ronda. E d'altra parte Bill è certamente in grado di custodire da solo quella area della scuola. Ma sia come tu vuoi ».
Gli occhi della Vicepreside cercarono per un istante quelli di Tonks, ma trovarono solo la sua chioma color topo.
Pochi minuti dopo, Tonks camminava con Bill lungo il corridoio del settimo piano.
« Non ha chiesto di essere solo perché non ha fiducia in te. » esordì la giovane.
Bill annuì.
« Comunque non riesco a spiegarmi il suo atteggiamento, » rifletté, « Remus è sempre pronto a mediare tra chi si trova in disaccordo. Oggi invece ha rischiato di creare un contrasto ».
« Non ha potuto farne a meno. » sospirò Tonks.
« Perché? Che cosa lo turba? Si sente messo alla prova dall'Ordine? Ha dell'ostilità verso qualcuno di noi? »
Tonks rifletté. « Abbiamo una differenza di vedute. » gli confidò. « Ed abbiamo avuto una specie di diverbio, questo pomeriggio. Ma non si tratta di ostilità ».
Bill scosse la testa. « Capisco la sua posizione, » commentò, « ma la preoccupazione di Minerva è giusta. E se lui ha chiesto di rimanere da solo, pur non essendo in grado di farlo... »
« Sono preoccupata anche io, Bill, » replicò Tonks, « ma lui mi aveva già detto che ha le forze necessarie e io gli credo ».
Bill alzò gli occhi meditabondo.
« Noi siamo abituati a certi agi. » continuò la ragazza, « Per noi, cibo e riposo non sono solo necessità, ma anche dei piaceri ».
Bill soffocò una risata. « Non dire mai nulla del genere a mia madre ».
« Sii serio, » lo rimbeccò Tonks, con un sorriso incupito dal suo stato d’animo, « quello che voglio dire è che a causa della sua malattia, a causa dei pregiudizi verso quelli come lui, Remus ha dovuto privarsi di molti agi. È uno stato di necessità che lo ha portato a questa virtù ».
« In effetti, » considerò Bill pacatamente, « non è certo invidiabile quello che ha dovuto sopportare, ben prima dell’inizio della guerra ».
« È la sua vita. » gli rammentò Tonks, con un fugace scintillio negli occhi « E per quanto sia la vita di un Lupo Mannaro, per quanto sia diversa da quella di un mago comune, lui ci è caro per quello che è ».
Bill annuì convinto.

La mano di un Remus di circa venticinque anni, con un sorriso cordiale ed un aspetto molto meno affaticato, si posò sulla testa piena di ricci di una bambina di una decina di anni.
« Arrivederci, Ninfadora. » si accomiatò l'uomo.
« Aspetta signor Lupin. » lo pregò la bambina. « Mamma, accompagno io il signor Lupin alla porta, posso? »
La donna presente nella stanza, già in piedi accanto ad una poltrona, inarcò con dolcezza un sopracciglio.
« D'accordo, Ninfadora. » convenne, « Remus a presto ».
« A presto, Andromeda. » replicò Remus avviandosi verso la porta, seguito subito dai rumorosi passi di Ninfadora.
Lasciato il salotto, attraversarono un breve corridoio e giunsero in uno spazioso ingresso. Ninfadora salì su uno sgabello e porse il mantello a Remus. Mentre l'uomo si avvolgeva nell'indumento lo sgabello traballò e Ninfadora atterrò su di un piede, recuperando rapidamente l'equilibrio. Andromeda non si era mossa dalla sua posizione accanto alla poltrona e teneva gli occhi fissi sulla figlia.
« Posso farti una domanda, signor Lupin? » sussurrò Ninfadora.
« Un'altra? » puntualizzò Remus con un sorriso, « Ti ho già detto molto di Hogwarts e presto vedrai con i tuoi occhi tutto quanto. Dimmi, cosa vuoi sapere? »
« Non è qualcosa di Hogwarts, » spiegò la bambina con un sussurro appena percettibile. « volevo sapere perché non rimani per cena con noi stasera ».
« Come ho detto a tua madre, » replicò l’uomo, « non voglio darle il pensiero di avere per cena una persona in più ».
« Guarda, » precisò la bambina, « che mamma comunque la cena l’ha già preparata quasi tutta. E poi tu devi avere fame, non hai preso nemmeno un biscotto nel tè ».
Remus rise di cuore.
« Mi hai osservato con attenzione! » commentò.
« Allora? » insisté Ninfadora imperterrita.
« Ad undici anni, » argomentò Remus, « una persona deve ancora crescere ed è giusto che mangi in abbondanza e riposi serenamente. Da adulti, è bene imparare ad avere misura in questo genere di cose. Non ci fa bene alla salute mangiare in continuazione, tutte le volte che si vuole. E poi pensando sempre e solo ai propri bisogni, questi non svaniscono. Anzi rischiano di diventare la sola cosa a cui riusciamo a dare importanza ».
Ninfadora lo guardò scettica.
« Non mi credi? » domandò l’uomo.
« Non lo so. » rispose Tonks, « Lo vedrò quando sarò cresciuta anche io. Ma tu, sicuro di non dover mangiare? » abbassò di nuovo il tono della voce ad un sussurro. « Mamma mi dice sempre che devo mangiare di più quando sono pallida. E tu oggi sei pallido ».
Remus distolse per un attimo lo sguardo.
« Non è per quello che mangio. » riferì con un sospiro, « ho avuto una malattia e non mi sono ancora ripreso del tutto ».
« Ho capito. » annunciò Tonks, « Allora ti auguro di guarire presto ».
Remus sorrise con un velo di amarezza. « Grazie. » disse.

Tonks represse uno sbadiglio. Udiva chiaramente il suono dei suoi passi e del suo respiro. L'aria soffiava con dolcezza dalle strette finestre, in alto verso il soffitto. Era rimasta per molti minuti sola con i suoi pensieri, dopo aver incrociato Bill a metà di uno dei corridoi al sesto piano.
Pensieri che si discostavano dalla notte di ronda per tornare agli anni trascorsi tra quei corridoi, in quelle aule, tra lezioni e colleghi. In quel tempo, dopo la temporanea caduta di Voldemort, il mondo dei maghi conosceva una lunga tregua e quel luogo era inconfutabilmente al sicuro dalla crudeltà di efferati assassini.
Un rumore di passi affrettati la scosse. Sollevò di scatto il capo per individuare la direzione del rumore. Si affrettò verso un rampa di scale e si diresse al settimo piano. La sua familiarità con i passaggi del castello la portò esattamente alle spalle di un gruppo di ragazzi. Non esitò a riconoscere le vivaci chiome rosse che due di quei ragazzi possedevano.
« Ron! » chiamò, « Ginny! »
Fu la ragazza a voltarsi, una bella ragazza non molto alta e con vivaci occhi castani.
« Tonks! » esclamò. « Sei qui. Ci sono i Mangiamorte nel castello! Malfoy li ha aiutati ad entrare ».
« Cosa? » trasalì Tonks.
« Seguici! » la esortò Ginny.
Tonks si affrettò a raggiungere il gruppo. Con Ginny e Ron c'era un terzo ragazzo, bruno e dal volto rotondo, che si trovò subito a chiudere la fila.
« Quanti sono, Ginny? » domandò Tonks.
« Non lo sappiamo. » rispose per lei Ron, voltandosi a controllare che tutti seguissero il suo lungo passo. « Si è fatto tutto buio quando li abbiamo incrociati. Ma abbiamo sentito diverse persone correre via ».
« Dove? » domandò Tonks.
« In questa direzione. » ansimò il ragazzo bruno. « Ma ci sono diverse strade che avrebbero potuto prendere ». Il viso di Tonks si illuminò.
« Fermiamoci! » ordinò perentoria.
I tre le ubbidirono. Ron e Ginny la fissarono disorientati, l'altro ragazzo si chinò a prendere fiato. Tonks estrasse la bacchetta e l'agitò con un ampio gesto. Apparve un luminoso fumo argenteo che prese via via maggiore consistenza e la forma di un grosso animale con quattro zampe. I tre ragazzi fecero appena in tempo a distinguerne vagamente la forma che corse via, in un silenzioso lampo.
« Se non sapete quante persone sono penetrate nel castello, né dove sono » spiegò, « potrebbe succedere facilmente che uno di loro si apposti per un agguato. O potremmo trovarci in campo aperto ed in numero inferiore ».
« Oh! » commentò Ron.
« Che facciamo allora? » chiese Ginny.
Tonks abbozzò un incerto sorriso.
« Quello, » illustrò alludendo alla creatura da lei evocata, « era il mio Patronus. Ho avvisato del pericolo la professoressa McGranitt. I professori sono in ronda. E ci sono anche Bill e Remus ». Mentre pronunciava l'ultimo nome il suo sorriso svanì del tutto.
« E noi? » s'informò con un filo di voce il ragazzo bruno.
« Restiamo con Tonks, Neville. » rispose decisa Ginny. Guardò la giovane. « Ci hai appena ricordato che può essere pericoloso trovarsi contro troppi Mangiamorte ».
« Non posso dire che non vi siate dimostrati validi al Ministero lo scorso anno, » convenne Tonks, « ma usate tutta la cautela che vi è possibile ».
« Naturalmente Tonks, » concordò Ron con un sorriso sornione, « ma questa sera so che avremo fortuna! »
« Io e te, Ron, » precisò Ginny. « Ma non siamo solo noi in pericolo, ora. Tonks ha ragione. Non dobbiamo agire con leggerezza ».

Remus Lupin, con l'aspetto molto stanco e muovendosi con difficoltà insolita per i trenta anni che dimostrava, si avvicinò alla porta di casa e girò la maniglia, respirando a fatica. Oltre la porta si rivelò trovarsi una ragazza di circa diciotto anni, con capelli color rosa acceso e un sorriso solare.
« Buonasera, Remus. » esordì.
« Ninfadora! » esclamò, « Ma perché sei qui? »
« Remus, » si indignò lei, « ti ho pregato di chiamarmi Tonks! »
La ragazza varcò l'uscio senza dare modo all'uomo di riprendersi dalla sorpresa. Con sé trasportava un voluminoso borsone, pieno fino all'orlo. Remus la guardava allibito mentre si dirigeva verso il camino all'angolo della stanza.
« Che stai facendo? » domandò perplesso.
« Non ricordi? » replicò Tonks « Ti ho mandato un gufo per dirti che sarei passata per cena, questa settimana ».
« Io non ho risposto a quel gufo. » ricordò Remus.
« Esatto. » convenne Tonks, « Quindi non avevi nulla in contrario. Dove hai le pentole? »
Remus indicò il basso mobile accanto al camino. Tonks aprì uno sportello.
« Ohibò! » commentò Tonks, « C'è un sacco di spazio qui dentro. Hai incantato il mobile di cucina, vedo ».
« Non avevo molta scelta, » osservò Remus, « non posso mettere in questa casa mobili grandi e non posso permettermi una casa più grande ».
Tonks si rivolse all'uomo con uno guardo di sincera partecipazione.
« Capisco. Non è facile trovare lavoro per chi ha il tuo male. Tutti credono che tu sia pericoloso ».
Remus scosse la testa.
« Io sono, » sottolineò l'ultima parola, « pericoloso. Sono un Lupo Mannaro. Anche tu devi usare cautela quando ti avvicini a me. Sai quanto manca alla prossima luna piena? »
« Un bel pezzo. » tagliò corto Tonks, ridacchiando. « Comunque sei il Lupo Mannaro meno pericoloso del mondo. Anziché aggredire la gente, la schivi. Che ci metto nello stufato? »
Remus lasciò cadere le braccia.
« Capisco che lo sprezzo del pericolo sia una dote importante per un'aspirante Auror, ma... »
« Senti, » propose Tonks frugando nella sua borsa, « ho con me peperoni colti in giornata. Ti piacciono, no? Cosa dicevi degli Auror? »
« Che non devono agire avventatamente. » continuò Remus, « Nessuno di loro darebbe la schiena e preparerebbe la cena ad un Mannaro, senza riflettere ».
« Ma io stavo riflettendo! » protestò Tonks indignata, « Pensavo di insaporire la carne con un bel fungo porcino ».
Remus si avvicinò alla ragazza, a braccia incrociate e con sguardo serio.
« Sai bene che quando divento un Lupo Mannaro perdo l'uso della ragione. Sai perfettamente che divento preda dell'istinto a sopravvivere, a nutrirmi. E non certo di stufato con i peperoni, ma di carne fresca, cruda, come la tua. Quanto manca alla luna piena, Tonks? »
La ragazza si alzò in piedi ed indietreggiò, con aria ferita.
« Non so quanto manchi alla prossima luna piena Remus, » confessò, « ma sono certa che non c'è pericolo, oggi ».
« Hai ragione. » confermò Remus, « Perché se fossi in pericolo ti avrei già mandata via. Ma non puoi contare sempre sugli altri per proteggerti ».
Tonks diede nuovamente le spalle a Remus, la sua voce era rotta dall'emozione.
« Credo di sapermi proteggere, Remus ».
Girò il capo e fissò l'uomo con occhi lucidi. « È passato appena un giorno dalla fine dell'ultimo plenilunio ».
Remus spalancò la bocca. Tonks diede un calcio alla sua borsa, che si afflosciò.
« Accidenti a te, Remus! » gridò. « Non pensavo che anche tu mi vedessi come una inguaribile pasticciona. Perché credi che io sia venuta, stasera? So perfettamente che dopo la trasformazione e tutta la notte chiuso nella tua stanza blindata senza mangiare è una fatica per te prepararti un pasto decente! »
Remus chinò il capo e fissò i suoi piedi. « Tonks, » sussurrò, « mi dispiace sinceramente, io... »
« Tu cosa? » berciò Tonks.
« Io vivo nell'incubo di costringere altri alla vita che sto facendo. » spiegò l'uomo.
« E io vorrei solo renderla un po' migliore. » insisté la ragazza stizzita.
« Non vorrei dirlo, Tonks, ma non ci riuscirai così. » disse Remus con uno strano sguardo.
« Davvero? E perché mai? » ringhiò lei.
« La borsa ti sta prendendo fuoco. » constatò Remus.
Tonks si girò di scatto verso il caminetto ed estrasse la bacchetta. Ne scaturì un potente getto d'acqua che estinse le fiamme sulla borsa, facendo salire un fumo grigiastro e maleodorante.
La ragazza tornò a volgersi verso Remus. Arrossì.
« Credo che mi concederò il lusso di una cena fuori. » suggerì l'uomo, che evidentemente stava sforzandosi di rimanere serio, « Sarai mia ospite, vorrei scusarmi per come mi sono comportato oggi ».
Tonks scoppiò a ridere e Remus si unì alla risata.

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Capitolo 2
*** Sotto attacco ***


L'ora più buia

Sotto attacco

Minerva McGranitt apparve in fondo al corridoio, nel punto dove Tonks e i tre ragazzi, si stavano dirigendo con rapidità. Dietro di lei giunse il professor Vitious, che aveva difficoltà a tenere il passo della donna per via della sua scarsa statura. Tonks accennò un saluto agitando la bacchetta in direzione della donna.
La McGranitt la guardò distrattamente, ponendo subito il suo sguardo severo sui tre ragazzi. Quando i sei furono vicini, la Vicepreside prese la parola.
« I ragazzi hanno ragione. » annunciò, « Ci sono estranei nel castello. Remus li ha individuati mentre si dirigevano verso la Torre di Astronomia. Bill sta per raggiungerlo. Ora lasceremo i ragazzi al sicuro... »
« No davvero! » esclamò Ron.
« Non contraddirmi, Weasley, » lo zittì la McGranitt, « la sorveglianza della scuola non è affare che riguardi gli studenti ».
« Noi non siamo studenti qualsiasi. » sottolineò Ginny, « Abbiamo già messo alla prova lo scorso anno la nostra conoscenza della Difesa contro le Arti Oscure ».
« Il vostro comportamento al Ministero della Magia, » rammentò Vitius, « è indubbiamente degno di lode, ma non dovete essere coinvolti dove non è necessario ».
« Stiamo perdendo tempo, » intervenne Tonks con il cuore che batteva a perdifiato, « dobbiamo raggiungere Bill e... » il nome di Remus le rimase in gola.
« Bill e Remus ci aspetteranno prima di affrontare i Mangiamorte, » la tranquillizzò la McGranitt, « ma Tonks ha ragione, qualunque cosa abbiano in mente quelle canaglie, è bene fermarli in fretta. Ragazzi, voi siete ancora minorenni... »
« Io no! » protestò Ron.
« In tal caso, Weasley, » replicò la Vicepreside con le labbra strette, « sarai sicuramente abbastanza responsabile da allontanare tua sorella minore dalla battaglia ».
Ginny fece un verso stizzito.
« La difesa della scuola non è un nostro compito, Professoressa. » intervenne Neville, « Ma la guerra ci riguarda. Riguarda noi, come voi ».
I tre adulti puntarono su lui i loro occhi. Neville continuò imperturbabile.
« E nessuno di noi può scegliere di non farne parte ».
« Neville, » cominciò debolmente la McGranitt dopo alcuni secondi di silenzio, « capisco che tu voglia dimostrare la stessa determinazione dei tuoi genitori. Conosciamo tutti il loro valore di Auror. Ma non è questo il momento degli eroismi ».
Neville scosse il capo. Il suo volto tondeggiante era insolitamente serio.
« Nessuno di noi sta cercando di mettersi in mostra. » insisté, « Il pericolo è qui, ora, vicino a noi. E noi siamo in grado di combatterlo. È necessario farlo ».
L'urgenza che Tonks avvertiva dentro di sé si tramutò in una inattesa consapevolezza.
« Ha ragione. » decretò.
La McGranitt sgranò gli occhi in direzione della giovane, poi li calò.
« Sì, » confermò con mestizia, « la guerra ci riguarda tutti, personalmente. »
Sospirò.
« Andiamo. » decise. I sei, con in coda il professor Vitious, proseguirono oltre l'angolo del corridoio, con una corsa leggera.

« Entra pure, Tonks. » chiamò la voce di Remus dall'interno della sua casa.
Tonks, con i suoi capelli rosa, varcò perplessa la soglia. Individuò la familiare sagoma di Remus che sedeva sul divano con accanto un uomo. La colpì immediatamente la gamba dell'uomo, una gamba di legno il cui piede aveva la forma di una testa di leone. Poi si soffermò a considerarne il volto seminascosto dai capelli grigi, un volto segnato da innumerevoli cicatrici. Infine vide l'occhio. Uno dei suoi due occhi, chiaramente magico, era di color blu elettrico e si muoveva in modo innaturale.
« Volevo che tu venissi, » spiegò Remus, « per poterti presentare Alastor Moody ».
Tonks sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
« Maloc... Voglio dire, il famoso Auror? »
« Ex-Auror, » precisò l'uomo con un ghigno, « dovresti sapere che sono in pensione, dato che mi sembra che tu conosca il mio soprannome ».
« Alastor Moody, » continuò Remus, « che talvolta si fa chiamare Malocchio. » Si voltò verso l'uomo e continuò. « Lei è Ninfadora Tonks. Da quest’anno frequenta il corso per diventare Auror ».
Agitò la bacchetta ed una poltroncina apparve al centro della stanza. « Siedi pure Tonks. » la invitò « Io vado a prenderti da bere. Burrobirra? »
« Va benissimo, grazie. » rispose la ragazza, accomodandosi.
« Per te Malocchio? » aggiunse Remus con uno sorriso furbo.
L'uomo digrignò i denti. Prese una fiaschetta da sotto il mantello e la mostrò all'altro. « Il solito. » replicò.
Stappò la fiaschetta e prese una sorsata. Intercettò lo sguardo di Tonks e sorrise compiaciuto.
« Sorpresa che io beva solo quello che porto con me? »
Tonks lo tornò a guardare con un misto di curiosità e commiserazione.
« I maghi oscuri sono abilissimi a scegliere occasioni del tutto innocue per cogliere impreparate le loro vittime. » sentenziò l'uomo.
Prese un altro sorso.
« Hai idea di quanti Mangiamorte siano in prigione ad Azkaban perché io li ho arrestati? E sai quanti membri delle loro rispettabilissime famiglie, per non parlare dei loro altrettanto rispettabili amici ancora a piede libero, mi augurano di strozzarmi con quello che bevo? »
« Siamo pochi, noi maghi. » osservò Tonks torva, « È fin troppo facile essere imparentati con elementi di quella genia ».
Moody si portò una mano al mento, perplesso. L'occhio blu si piantò su Tonks.
« Già. » commentò l'ex-Auror, « Remus mi ha detto che tua madre si chiama Andromeda Black. Presumo che si tratti di una parente di Sirius Black ».
« Una cugina. » confermò Tonks.
Moody ridacchiò.
« Così, » constatò, « una parente dell'uomo imprigionato come il più stretto e fedele collaboratore di Voldemort, vuole diventare Auror ».
« Esatto. » si intromise Remus sopraggiungendo, « E ne ha tutte le qualità, a parer mio ».
Porse la Burrobirra alla ragazza e ne tenne una per sé.
« Remus, tu sei molto indulgente, vorrei poter esser io a dirlo. » commentò Moody. Si rivolse a Tonks. « Hai detto bene, è facile avere parenti tra quella gentaglia. Ti aspetteresti una maledizione a bruciapelo, per dire, da tua zia Narcissa? »
« Immagino che dovrei farlo, » replicò Tonks, « d'altronde non sarebbe difficile per un Mangiamorte assumere le sue sembianze, chiunque egli sia. E, per inciso, sarei piuttosto perplessa di trovarmi a portata di bacchetta da mia zia, dato che mia madre ha perso i contatti con tutta la famiglia, dopo il suo matrimonio ».
Moody rise. « Ottima risposta, Ninfadora ».
« Tonks. » lo corresse la ragazza, « Lo preferisco ».
Moody fece un verso a metà tra un grugnito e un mugugno. « Come vuoi. Per me, allora, facciamo pure Malocchio ».
Tonks sorseggiò discretamente la Burrobirra.
« E perché, » riprese Moody, « hai intenzione di diventare Auror, Tonks? »
La ragazza alzò le sopracciglia.
« Perché è la professione in cui mi sento di poter dare il mio massimo. » rispose con semplicità.
Moody fece una smorfia ed un breve sbuffo.
« Beh, l'Auror non è mica una professione come un'altra! » perorò Malocchio, « Cacciatori di maghi oscuri, questo sono gli Auror. Non si torna indietro. Non c'è la possibilità di dimenticare per un momento la propria missione. Non si è mai al sicuro. Vanno tenute a mente due sole parole: vigilanza costante ».
« Malocchio ha l'abitudine di preparare al peggio. » sottolineò Remus sorridendo.
« È quello che si dice in giro. » aggiunse Tonks con un tono di voce più basso, ma perfettamente udibile. Malocchio fece un gesto minaccioso in direzione in Remus, ma la sua bocca era piegata in un sorriso che le cicatrici rendevano grottesco.
« Ragazza, » riprese rivolto a Tonks, « hai pensato che genere di vita dovrai affrontare? Ti sembra un tipo di vita comoda e desiderabile? »
« Né l'una né l'altra, Malocchio, » rispose l'interpellata con uno scintillio negli occhi, « è un lavoro che bisogna fare. Ed io credo di potermi qualificare a farlo ».
Questa volta l'inquietante sorriso dell'ex-Auror fu rivolto a Tonks.
« Ma voi due, » s'interessò improvvisamente Tonks, « come diamine vi siete conosciuti? »
Moody tornò serio, Remus si fece triste.
« Quando Voldemort era potente, » spiegò quest'ultimo, « il professor Silente raccolse un gruppo di volontari per contrastarne l'ascesa. Fu lì che ci incontrammo ».
Tonks sgranò gli occhi. « Anche tu! » esclamò.
« Anche tu, » ripeté, « hai combattuto i Mangiamorte ».
« Come hai detto tu stessa, » confermò Remus, « talvolta ci sono cose che si devono affrontare ».

Tonks si abbassò per evitare un raggio di luce rossa che era scaturito da una bacchetta. Ron, pochi passi alla sua destra, tentò di prendere la mira, ma anche verso di lui arrivò un raggio che si spense su un candeliere accanto a lui. Un clangore metallico accompagnò la caduta del candeliere, mentre Ron era costretto a spostarsi per evitarlo.
Un terzo anatema si materializzò verso i due. Tonks lo respinse con un Sortilegio Scudo.
« Dobbiamo avanzare. » suggerì Ron.
« Non è facile. » osservò Tonks, « Non siamo neppure sicuri di quanti siano ».
La ragazza prese il braccio di Ron, allontanandolo dalla traiettoria di un ennesimo raggio e guidandolo oltre una porta.
I Mangiamorte erano circondati. Da un lato Bill e Remus, riparati da un angolo, tenevano in scacco gli intrusi. Dall'altro, con Ron e Tonks, c'erano Ginny, Neville, ed i professori Vitious e McGranitt. Il piccolo professore, appiattito conto la parete, offriva un bersaglio pressoché impossibile. La Vicepreside ed i due ragazzi, pochi passi dietro di lui, cercavano di prendere accuratamente la mira. Ma la distanza alla quale si trovavano consentiva ai loro avversari di difendersi o schivare gli incantesimi in arrivo.
« Ci stanno tenendo lontani dalla scala! » gridò Vitious al di sopra del rumore della battaglia.
« Non vogliono affrontarci uno contro uno! » aggiunse la McGranitt.
Tonks annuì.
« Qualcuno dovrà arrivare in mezzo a loro. » spiegò a Ron, « Per eliminare lui, i Mangiamorte rischierebbero di colpirsi uno con l'altro. Quindi sarebbero costretti ad affrontarci uno contro uno. Una delle principali tattiche che utilizzano gli Auror ». Accompagnò l'ultima frase con un sorriso forzato.
« Siamo avvantaggiati, uno contro uno? » domandò Ron.
« Assai probabile. » rispose Tonks, « Ci sono duellanti molto esperti tra di noi ».
« Andrò io, lì in mezzo. » si offrì Ron.
« Non credo affatto. » replicò secca Tonks, « Ci andrà qualcuno di più qualificato e con la necessaria resistenza fisica. » fece una pausa, « Penso di sapere chi sceglierà la professoressa ».
Ron e Tonks si affacciarono di nuovo al corridoio che portava alla Torre di Astronomia, lanciando un paio di Schiantesimi a caso, che i Mangiamorte evitarono.
Tonks intercettò lo sguardo della McGranitt. Diretto verso Bill. Poi la Vicepreside cercò lo sguardo di Tonks ed indicò un punto con la bacchetta.
« Sarà tuo fratello. » annunciò la ragazza, « Noi lo copriremo. Pronto? »
Ron mosse appena un paio di passi verso il corridoio prima che Bill si facesse avanti. Remus dietro di lui muoveva rapidamente la bacchetta, puntando verso le scale, per disorientare i Mangiamorte.
Tonks e Ginny agirono all'unisono, come mosse dalla medesima volontà, lanciandosi nel corridoio. Due raggi, uno verde ed uno rosso, sfiorarono Ginny, mentre Tonks si gettava a terra per evitarli. Nel rialzarsi, la ragazza distinse una figura massiccia, a stento contenuta dal mantello di Mangiamorte, pararsi di fronte a Bill che avanzava. Le maledizioni degli intrusi continuavano a piovere incessanti. Tonks riprese a correre, seguita da Ginny, oltrepassando lo schieramento dei loro avversari, fino al punto dove era rimasto Remus.
L'uomo fece appena un cenno alle due ragazze e rimase con gli occhi fissi in direzione dei Mangiamorte.
« Si aspettavano questa mossa. » decretò, « O comunque hanno reagito con prontezza. Bill ha di fronte a sé un avversario pericoloso ».
« Dove sta andando il professore? » chiese Ginny.
Vitious, all'altro capo del corridoio, si allontanava correndo a più non posso dalla scena della battaglia.
« Ci sono altri che possono aiutarci, qui. » ricordò Remus, « Credo che vada a chiedere aiuto. Ma non possiamo aspettare nemmeno un minuto ».
« Perché? » insisté Ginny, allarmata.
« Credo di aver riconosciuto l'avversario di Bill. » replicò Remus, freddo e distante, « Fenrir Greyback ».
Ginny sussultò.
« Andrò io. » annunciò Remus. « Copritemi ».
Tonks afferrò il braccio dell'uomo, che, senza guardarla, sorrise.
« Bill non è tipo da farsi sorprendere o da arrendersi alla prima difficoltà. » continuò Remus, « Può resistere, ma ha bisogno di aiuto. Voldemort conta su di questo, su quanto sia allettante la scelta di cedere, di smettere di combattere. Gli mostreremo che non siamo così. Bill non lo è, io non lo sono... »
Alzò lo sguardo ed incontrò quello di Tonks, « E tu non lo sei ».

« Ho grossi problemi al corso di Auror, Remus. » annunciò Tonks.
Si grattò dietro la nuca, scompigliando i suoi capelli rosa.
« Ecco, l'ho detto. » aggiunse.
Era nella casa di Remus, seduta sul pavimento a gambe incrociate, con una bottiglia di Burrobirra mezza piena in mano. Remus la guardò condiscendente, restando seduto sul divano.
« Che genere di problemi? » chiese prima di prendere un sorso dalla tazza di tè che teneva in mano.
« È la mia sbadataggine! » spiegò Tonks, « Hai presente quando mi sfuggono le cose di mano, o urto o inciampo in qualcuno. Ohibò, certo che lo hai presente! » si portò alla bocca la bottiglia, « Non so quante volte ho inciampato... su di te ».
Remus la fissò perplesso.
« E questo comporta... » iniziò.
« Che rischio la bocciatura per Segretezza e Inseguimento, ahimè. » completò Tonks con un sospiro, « e non saprei proprio che altro fare ».
« Riprova gli esercizi, pi&ùgrave; volte, » le consigliò Remus, « ed abbi fiducia in te ».
« Ma qui non si tratta di cose da imparare! » protestò Tonks, « È per me, per come sono fatta! Non mi dicevi, prima ancora che avessi il diploma, di essere me stessa, prima di essere un Auror ».
« Ma naturalmente. » insisté Remus, « Non devi negare a te stessa la tua spontaneità. Si tratta di controllarla ».
« Controllarla? » ripeté Tonks.
« Certo, » riprese Remus, « la spontaneità è una tua qualità, di cui devi andare fiera. Ma in circostanze critiche, il tuo esame o il mestiere di Auror, saperla mettere da parte diventa utile ».
« Non penso che sia possibile. » sentenziò Tonks, aggrottando le ciglia e prendendo un sorso di bevanda.
« E vuoi darti per vinta? » domandò Remus.
Tonks tossì. La Burrobirra le era quasi finita di traverso.
« Certo che non voglio! » replicò, « Ho già quasi finito il secondo anno del corso! »
« Riprova. » ripeté Remus, « Ed abbi più fiducia in te ».
« Ma, secondo te, » obiettò Tonks, « potrei riuscire a mettere da parte quello che sono abituata a fare e controllarmi completamente? »
« Potrai. » dichiarò Remus, « Se lo vorrai costantemente ».
« A dirlo è semplice. » osservò Tonks, « ma a farlo... »
« No, » puntualizzò Remus, « non lo è. Non lo sarà per te, come non lo è per me ».
Tonks abbassò la bottiglia semivuota lasciando che toccasse il pavimento mentre rivolgeva a Remus uno sguardo vuoto.
« Ogni notte di luna piena, » ricordò Remus, « io mi costringo ad essere diverso da quello che sono ».
« È diverso! » protestò Tonks, « Quello non dipende da te! È la malattia! »
Remus alzò una mano, chiedendo alla ragazza di tacere.
« Sono un Lupo Mannaro. » proseguì Remus, « Pretendo di vivere come gli altri maghi e tra gli altri maghi, ma non sono come loro. Non importa il motivo per cui divento una belva sanguinaria. Non importa che ne possa fare a meno o se vi sia rimedio. Certo è che lo sono. Certo è che potrei scatenare l'istinto della creatura che è in me, invece di trattenerlo con le precauzioni che prendo di mia volontà. » il suo sguardo si spostò verso la porta blindata che si affacciava nella stanza. « Alcuni che hanno il mio stesso male lo facevano, quando Voldemort era potente. Alcuni lo fanno anche oggi, per odio verso i maghi che li emarginano ».
« Non è giusto! » esclamò Tonks, « Non è pensabile che una persona sia cattiva solo perché è un Mannaro. Insomma, chi lo pensa intanto non ha conosciuto te! » Arrossì.
« Grazie, Tonks. » riprese Remus, con un sorriso dolce e cordiale. « Ovviamente hai ragione. Perché ciascuno di noi ha spesso di fronte a sé una scelta facile e sbagliata ed una scelta giusta e difficile. Ed è sapere prendere la scelta difficile, che misura la nostra capacità di agire per amore degli altri. Ed hai ragione che questo non avviene solo a chi ha la sfortuna di essere contagiato dalla mia malattia, infatti in questo momento è quello che avviene a te ».
Tonks lo guardò imbronciata, con un velo di disprezzo.
« Mi stai dicendo, » suggerì, « che sarei una persona pessima, se non mi controllassi a dovere? »
« Ti sto dicendo, » precisò Remus tristemente, « che io sarei un mostro, se non mi rinchiudessi quando mi trasformi in Mannaro. » Sorrise a Tonks. « Tu hai la tua scelta. Controllare la tua spontaneità come il migliore degli Auror o darti per vinta, per dedicarti a qualcosa di diverso ».
« Questa è la mia scelta. » annunciò Tonks risoluta, « Sarò un Auror. E darò il mio meglio per contrastare la mia sbadataggine. » il suo tono di voce divenne titubante, « Mi aiuterai? Oppure credi davvero che ce la posso fare da sola? »
« Dovrai farlo da sola. » concluse Remus, « Ma ti aiuterò ».

Trick grazie per il tuo commento ed i complimenti, spero di essere riuscito con questo capitolo ad alternare momenti teneri e drammatici come per il precedente.
aKifer sì, infatti. Prendo spunto dalla scena in cui Tonks compare per la prima volta in OOP per ricordare che le preferisce farsi chiamare per cognome. Nelle vicende che ho immaginato, qui come in "Cresciuta dentro", Remus la conosce da bambina e quindi è invece abituato a chiamarla per nome. Grazie per il tuo meditato commento e continua a seguirmi!
Bj90 grazie. Ecco il secondo capitolo.

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Capitolo 3
*** Dopo la battaglia ***


L'ora più buia

Dopo la battaglia

L'avanzata di Remus doveva aver colto di sorpresa i Mangiamorte. Finalmente Tonks riuscì a contarne il numero e a distinguerli. C'era Fenrir Greyback, che duellava con Bill cercando di accorciare la distanza che li separava. Remus sembrava tenere a bada da solo due Mangiamorte, un uomo ed una donna. Ma un quarto uomo, un enorme biondo, insisteva a far piovere maledizioni verso Ron e Neville. Ginny prese la mira verso di lui, ma l'uomo se ne accorse e la precedette. La ragazza schivò per un pelo un raggio verde. Un altro Mangiamorte, un tale dalla faccia brutale, sosteneva gli attacchi di Minerva McGranitt, non frequenti ma terribilmente precisi. Tonks decise di spostarsi per dare man forte a Remus.
Riavutisi dalla sorpresa, l'uomo e la donna stavano cercando di sopraffare il loro avversario forti del vantaggio numerico e lanciando maledizioni a ripetizione. Tonks mirò e inquadrò l'uomo con uno Schiantesimo. Il Mangiamorte riuscì ad evocare uno Scudo in tempo per ridurre gli effetti dell'incantesimo, ma ruzzolò a terra. Si rialzò e agitò subito la bacchetta per lanciare sortilegi a caso, uno dei quali finì quasi sul piede di Greyback.
Tonks si trovò schiena a schiena con Remus.
« Cercano di colpirci senza neppure mirare. » gridò al di sopra del rumore della battaglia, « Così potrebbero ammazzarsi tra di loro ».
« Probabilmente non si pongono il problema, » intuì Remus, « direi che Voldemort ha chiarito ai suoi uomini che non gradirebbe che tornassero vivi, dopo aver fallito ».
Tonks sussultò.
« Che facciamo, allora? » guardò verso Neville. Stava rialzandosi da terra con difficoltà. Sembrava deciso a continuare la battaglia, sebbene Tonks si sentisse certa che era stato ferito da una maledizione.
« Non ci resta che combattere, Tonks. » replicò Remus, « E stai attenta ».
« Anche tu, Remus. » si raccomandò lei, con un'inopportuna sensazione di calore nel petto.
Il Mangiamorte che aveva colpito in precedenza si era rialzato e, duellando con lei, allontanò Tonks dal punto dove si trovava Remus. L'enorme Mangiamorte biondo continuava a lanciare sortilegi a raffica, in più direzioni. La scala dietro di lui restava irraggiungibile.
Si udì un grido soffocato. Greyback aveva avuto la meglio su Bill, spingendolo verso il muro del corridoio. Invece di usare la bacchetta lo colpiva a morsi e con unghie simili ad artigli. Un raggio rosso lo prese di striscio ad una gamba. Fece un urlo simile ad un guaito ed abbandonò il suo avversario a terra. Bill si muoveva ancora, ma sanguinava da numerosi tagli. Greyback si diresse verso Ginny, che lo aveva colpito, ma trovò Remus sulla sua strada.
Non era il momento di valutare la situazione. Non c'era che da combattere. Era il momento di agire fino al limite delle proprie forze, fisiche e mentali, confidando di raggiungere il loro obiettivo, di proteggere la scuola. Tonks si concesse un solo istante il tempo di chiedersi quale fosse l'obiettivo degli intrusi, per poi tornare ad una dura schermaglia con uno degli intrusi, questa volta l'uomo dalla faccia brutale. Nel volgere della battaglia, i duellanti si scambiavano spesso avversari, cercando di cogliere impreparato il nuovo bersaglio. Ma nessuno era riuscito ad avere successo.
Remus si era liberato abilmente di un avversario ed era giunto quasi alle spalle del Mangiamorte biondo. Anche questi ebbe una reazione tempestiva, rabbiosa, e scagliò una maledizione mortale verso le scale. Qualcuno ne scendeva. Remus schivò e il nuovo venuto rovinò sugli ultimi gradini privo di vita. Il mantello lo identificava come uno dei Mangiamorte. I suoi compagni continuarono a combattere con la medesima folle determinazione.
« Dove sarà Malfoy? L'ho visto tra loro, per un istante. » domandò Ron che in quel momento passava accanto a Tonks.
La ragazza notò che anche altri due Mangiamorte, l'uomo e la donna, si stavano allontanando dalla battaglia, muovendosi verso la scala che conduceva in cima alla torre. Solo il Mangiamorte biondo sembrava intenzionato a non cedere il campo, Tonks si parò di fronte a lui mentre gli altri tentavano di oltrepassare le scale, che in qualche modo gli intrusi avevano bloccato.
A rassicurarla apparve per un istante la figura di Severus Piton, il Professore di Difesa contro le Arti Oscure, che corse sulle scale.

La scala a spirale, muovendosi di moto proprio, condusse Tonks in cima. Bussò ed una voce rispose prontamente « Avanti! »
Oltre la porta Tonks riconobbe un volto familiare. Il naso storto e gobbo su cui si trovava un paio di occhiali a mezzaluna e una lunga barba bianca, appartenevano senza dubbio al Preside, Albus Silente.
« Buona sera, Albus! » salutò Tonks con voce stanca.
« Ciao, Ninfadora. » rispose l'uomo. « So che mi hai cercato e posso dirti che non hai motivo di temere. Remus non è in pericolo, per ora ».
Il cuore di Tonks le concesse un battito regolare, per poi tornare a pesarle nel petto.
« Allora, se non c'e altro... » iniziò la ragazza.
« Siediti pure, per qualche istante. » la invitò invece il Preside, indicandole una sedia con la mano destra, scura e raggrinzita. La ragazza obbedì.
« Sei preoccupata per Remus. » asserì l'uomo.
Tonks annuì.
« Anche io. » le confidò, « Sono tempi difficili. La guerra ci costringe a dure scelte. Se potessi prendere io stesso il posto di Remus, non esiterei a farlo. Ma per dimostrare ai Lupi Mannari che è ancora possibile la pace con i maghi, occorre un altro di loro, su cui si possa contare ».
Tonks strinse le labbra.
« Ma questo, » continuò Silente, « ha poco peso nei confronti di quello che provi, immagino ».
Tonks conosceva bene la fama di Albus Silente nella Legimansia, ma dubitava che il Preside avesse avuto bisogno di farvi ricorso. I suoi sentimenti per Remus erano palesi, lo provavano la forma del suo Patronus, ora simile ad un lupo, e il colore dei capelli mutato a causa della preoccupazione.
« Sì, è così. » confermò Tonks.
« Remus cerca solo di proteggerti da questo pericolo. » le ricordò Silente.
« No, » precisò la ragazza, « lui vuole proteggermi da qualsiasi pericolo. Ed è convinto di essere un pericolo lui stesso ».
L'anziano si portò l'indice della mano sinistra sul viso, strofinandosi sotto all'occhio, accanto al suo caricaturale naso.
« È abituato ad essere considerato tale. Sono pochi quelli che sono riusciti a vedere in lui qualcosa di diverso... »
« Io ci sono riuscita, Albus! » esclamò Tonks con foga, « Per me in lui c'è qualcosa di infinitamente diverso. Io accanto a lui mi sento al sicuro. » Arrossì e riprese in tono appena udibile, « So che è assurdo ma è così ».
Gli occhi del Preside fissavano dolcemente ed intensamente la ragazza.
« Naturalmente. » convenne, « E credo che Remus avesse da tempo smesso di sperare che qualcuno trovasse in lui quello che hai trovato tu ».
« Ma comunque ora è successo. » rimarcò Tonks, « Dovrebbe essere il primo a rallegrarsene ».
« I sentimenti maturano nel modo che è necessario, Ninfadora, » osservò Silente, « e credo che sia giusto chiedere chiarezza con la dovuta calma. In un diverso clima. Non ora. Remus non ha tempo per valutare una situazione. Nonostante » uno scintillio apparve nei suoi occhi azzurri, « essa possa essere una situazione favorevole. Fenrir Greyback guida una fazione sempre più violenta e risoluta di Mannari e temo che molto presto saremo costretti a richiamarlo dalla sua missione ».
« Ma se non c'è modo di riuscire... » iniziò Tonks, lasciando sospesa la frase.
« Il punto, Ninfadora, » sottolineò Silente, « è che Remus non deve piegare i seguaci più stretti di Fenrir. Deve infondere fiducia in loro. Fiducia che, schierandosi dalla parte giusta, essi non riceveranno più disprezzo e diffidenza da noi maghi, alla caduta di Voldemort. Non saranno più temuti a dismisura ».
« Ma mentre Fenrir li guida, che senso ha correre il rischio? » obiettò la ragazza.
« Quando affronti una battaglia » osservò Silente, « non hai il tempo di chiederti se la vittoria è alla tua portata. Agisci facendo conto sulle tue capacità, cercando di sostenere i tuoi compagni, ma anche affidandoti ad essi. Così è adesso per Remus. Lui non conosce l'effetto delle sue parole e della sua presenza. Non sa quanto è lontano o vicino a convincere uno solo di quegli sventurati a non lasciarsi condurre in una spirale di violenza ».
L'uomo sorrise.
« Dobbiamo ricordare che una parola che dirà domani potrebbe scuotere l'animo di uno dei Mannari. Potrebbe suggerire una valida alternativa alla condotta suggerita da Fenrir. Anche l'ombra del dubbio in uno degli alleati dei Mangiamorte può rivelarsi preziosa ».
Tonks represse un moto di sconforto.
« Quindi io devo rassegnarmi. Continuare a tremare nell'attesa di ricevere sue notizie e tornare a tremare mentre le aspetto di nuovo? Angustiarmi sapendo di non potere fare nulla? »
« Ahimè, sì, Ninfadora, » rispose Silente, « come chiedo a Remus di rischiare la sua vita, io ti chiedo di rassegnarti all'attesa, con il rammarico di non poter essere io a portare i fardelli che vi assegno. Ma non devi affatto pensare di non poter fare nulla. Il maggiore sostegno di Remus è la certezza che noi continuiamo a vedere in lui qualcosa di diverso da un mostro. Il suo tesoro più prezioso, oggi, è quello che tu hai nel cuore ».

Albus Silente era morto quella fatidica notte. Era stato Severus Piton a formulare contro di lui l'Avada Kedavra, l'Anatema che Uccide. Colui che tutti avevano creduto un fidato alleato ed una preziosa spia dell'Ordine guidato da Silente, era divenuto il suo assassino.
Questo stava raccontando Harry Potter, nell'ala dell'ospedale, mentre ai feriti venivano impartite le cure del caso.
Il Preside si era caricato anche egli di pesanti fardelli e, nel desiderio di salvare delle vite, aveva ceduto la propria.
Ma non era il solo ad aver pagato un alto prezzo nella battaglia contro i Mangiamorte. Bill Weasley giaceva inconscio nell'ala ospedale di Hogwarts. Le ferite infertegli da Fenrir Greyback gli avrebbero lasciato profonde cicatrici ed altre conseguenze erano temute, sebbene Remus avesse escluso il contagio della licantropia.
Tonks si sentiva scossa, come tutti, dal racconto che Harry aveva fatto su sua richiesta. Cercava invano parole che potessero esprimere il significato di quella realtà, quando le venne in aiuto il canto. Un canto che non sembrava suonare nell'aria ma piuttosto nell'anima. Un canto meraviglioso e terribile insieme.
E nessun canto, nessuna parola, nessuna immagine poteva esprimere in modo più fedele il dono della vita. Della vita data in un atto eroico, della vita dedicata con infiniti gesti quotidiani.
Restarono in attesa. Uniti in un dolore senza lacrime, perché la vita che si chiude con amore per gli altri sottrae la presenza di una persona e colma di gratitudine coloro a cui quella persona si è donato. All'arrivo di Minerva McGranitt il silenzio si interruppe. C'era bisogno di spiegazioni, nonostante tutto. C'era bisogno di comprendere l'irreparabile per non ripetere gli stessi errori.
Tonks chiese come Piton avesse convinto Silente della sua buona fede e fu Harry a spiegarlo, raccontando la pretesa dell'uomo di temere per la sorte della famiglia Potter.
Questo scosse Remus dalla sua apatia. Tonks sentì che in quel momento era lui ad aver perso più di tutti i presenti. Capì che non poteva sostenere più da solo il suo fardello. Fece un passo verso di lui, quindi un altro. Poi intercettò lo sguardo dell'uomo e si fermò. Si guardarono a lungo.
Fu lui, sorpreso, a porre gli occhi altrove. Sorpreso, si disse Tonks, da quanta determinazione era sorta con quel canto in lei. Remus parlò di nuovo, cercando di spiegare alla Vicepreside che nessuno tra loro era in grado di immaginare quello che Piton avrebbe fatto.
Poi toccò a Ron ed Hermione, anche ella ingannata da Piton, dare altre spiegazioni dell'accaduto.
Molly ed Arthur Weasley, i genitori di Bill, arrivarono assieme a Fleur, la sua promessa sposa.
Tonks e Remus si alzarono entrambi per lasciare spazio ai familiari dell'amico. Sconvolta, la madre si chinò sul figlio, mentre il padre si informava sulla sorte del Preside.
Molly balbettava scomposta il rimpianto per come suo figlio era stato sfigurato, ma un'allusione ad un possibile ostacolo al suo matrimonio fece scattare Fleur. La giovane si dichiarò certa che qualunque fosse stata la sorte di Bill lui l'avrebbe amata. Aggiunse che qualunque cosa gli fosse successo il suo amore per lui sarebbe rimasto intatto. Senza ammettere repliche si sostituì alla donna e prese a spargere un lenitivo sulle ferite di Bill.
Tonks cercò di nuovo lo sguardo di Remus. E l'uomo tentò di guardare altrove. Ma questa volta la ragazza si mosse con decisione. Gli si pose di fronte, gli afferrò l'abito, gli ripeté che già un milione di volte gli aveva assicurato che non le importava cosa lui fosse, né della sua età, né della sua povertà.
Tra i presenti, si levò qualche voce che sorprese Remus, voci che sottolineavano che la vita intera di Silente era stata spesa perché si preservasse la possibilità di tutti di esprimere amore.
E mentre Hagrid, il Guardiacaccia, entrava per annunciare che il corpo di Silente era stato spostato, le mani di Tonks restavano strette, chiuse a pugno, ancorate al solo a cui lei fosse devota.

« Non potresti smettere, Remus? » chiese Tonks.
L'uomo fece un sospiro e sollevò il capo verso la ragazza. Erano seduti ad un tavolo, nella piccola stanza di una locanda. Di fronte a loro c'erano piatti di biscotti, torte e caraffe di latte, tè e caffè.
« Parli della mia missione? » domandò inorridito.
« Sei a pezzi. » insisté Tonks, « Sei dimagrito tantissimo, fatichi a reggerti in piedi. Questa sera hai anche la ronda ad Hogwarts, con me e Bill. Laggiù, tra i Mannari, devi essere nel pieno delle tue forze. Devi essere pronto a combattere o almeno a fuggire... »
Remus sorrise, servendosi una fetta di torta al cioccolato, « Ho davvero bisogno di sonno, in un vero letto, per cambiare. » convenne, « Dormirò due o tre ore, prima dell'appuntamento con Minerva. Basteranno. E comunque se fossi in pericolo, in questo preciso istante, avrei comunque abbastanza forze per Materializzarmi lontano da qui ».
Tonks commentò con una smorfia. La tazza fumante accanto a lei le restituì l'immagine del suo volto corrucciato, incorniciato dai capelli color topo.
« Silente conta su di me, » le ricordò, « non solo perché oggi saremo di ronda ad Hogwarts in sua assenza, ma anche per la missione che mi ha assegnato. E proprio ieri mi ha confermato che anche riguardo alla decisione di restare tra i Mannari, confida pienamente nel mio giudizio.
« Rimane il fatto che hai già fatto molto, » osservò Tonks, « e con grosso rischio. Non puoi rimanere tra di loro fino alla fine della guerra. Ti aspetti per caso di portare anche Greyback dalla nostra parte? »
Remus fece una smorfia di disappunto. « È a lui che devo ciò che sono, sai? E tuttavia, se ci fosse la possibilità di sottrarlo alle schiere di Voldemort, lo farei di certo. Farebbe parte della mia missione ».
Tonks incrociò le braccia, indispettita.
« Non prendermi in giro, » lo ammonì, « sto parlandoti seriamente. Tutto quello che hai fatto è già stato importante. Hai dato a quelli come te una scelta, la possibilità di desiderare una vita pacifica. Credi sinceramente di poter dare loro di più o stai cercando di scontare delle colpe che non hai? »
« Che intendi dire? » s'informò Remus con uno sguardo improvvisamente freddo.
« Che non è giusto vedere in te un mostro. » riprese Tonks, « Che è inaccettabile che i Mannari vengano emarginati dai maghi! »
« Questo lo so Tonks. » replicò l'uomo.
« Invece agisci come se pensassi il contrario. » protestò la ragazza, « Sembra che tu sia soddisfatto di soffrire ».
« È la mia missione che lo richiede. » puntualizzò Remus.
« Io ti crederei, » lo rassicurò Tonks, « se non ti comportassi con me come stai facendo, se non mi allontanassi di continuo ».
« Per l'ennesima volta, Tonks, » riprese stancamente Remus, « sono troppo povero per te, troppo più anziano di te e sono un Lupo Mannaro. Mi sembra abbastanza per allontanarti ».
« Per Merlino, Remus, » esclamò Tonks, « lo vedi come ti comporti? Tu hai su di te il fardello di una missione disperata, fai di tutto per prenderti cura di aspiranti feroci assassini. E ti preoccupi che qualcuno voglia amarti? »
« Io non ho una scelta diversa, » sottolineò l'uomo, « tu puoi trovare di meglio ».
« Sei un vigliacco! » tuonò la ragazza. « Temi le cose che sfuggono al tuo controllo, alla tua aspettativa. Mi sono innamorata di te, senza che tu lo volessi. Questo è il mio torto? Neanche io lo volevo. Ma io ho il coraggio di ammettere quello che è successo. Pensando che possa essere l'inizio di qualcosa di sorprendentemente bello. »
Tirò su con il naso. Aveva gli occhi lucidi.
« Sei un vigliacco. » ripeté. « Non hai veramente la capacità di prendere una responsabilità su di te. Guarda Silente. È il più potente mago del mondo. Voldemort lo teme. E lui si fa aiutare da noi. Mi ha parlato qualche tempo fa di questo. Lui lo fa a malincuore. Ma lo fa perché si può sostenere qualcuno, solo se si ammette di avere bisogno di sostegno ».
Prese un grosso respiro e tirò fuori la frase tutta d'un fiato.
« E, per le stelle, tu hai bisogno di me, Remus ».
L'uomo tacque, addentò una fetta di dolce e masticò lentamente.
« Forse hai ragione, Tonks. » cominciò l'uomo.
La ragazza sentì il cuore fuggirle via dal petto.
« Sono troppo vigliacco per te. » proseguì l'uomo.
Il cuore di lei tornò al suo posto, schiantandosi dentro al petto.
« Quindi dovresti rassegnarti, » concluse, « e non tornare più sull'argomento ».
Tonks afferrò la tazza di fronte a sé, ora tiepida. La sua mano tremava e qualche goccia si versò. « Non dovevi dirmi questo. » protestò.
« Ora sei tu, » le rinfacciò l'uomo, « a pretendere che le cose non sfuggano al tuo controllo ».
« No, Remus, » insisté la ragazza, « sto solo lamentandomi che non sei coerente con te stesso e lo fai a danno tuo, oltre che mio ».
Prese fiato. Si alzò dalla sedia.
« Il Remus Lupin che conosco io, » spiegò, « è in grado di affrontare imprevisti ben più terribili che quello di una ragazza tremendamente innamorata di lui ».
Si incamminò verso la porta, con dolorosi passi decisi.
« Solo, » aggiunse, « che, per quanti tentativi faccia, non riesco in nessun modo a farglielo ammettere ».
Lo guardò un'ultima volta, rassegnata, prima di lasciare la stanza.

« Non potresti smettere, Tonks? » chiese Remus.
L'uomo abbasso il volto verso la ragazza. Teneramente, i suoi occhi incontrarono quelli di lei.
« Il vestito è già abbastanza malridotto, » osservò con un sottile sorriso, « ma se stringi un altro po' rischio di soffocare ».
Tonks allentò la stretta. La sue mani improvvisamente consapevoli che Remus era rilassato di fronte a lei, trasformarono la presa in qualcosa di molto vicino ad una carezza. La ragazza si guardò intorno. Minerva McGranitt, Hagrid ed Harry non erano più nella stanza. Ginny, Hermione e Ron stavano salutando un inconsapevole Bill, mentre i suoi genitori sembravano decisi a rimanere ancora un po' con lui. Fleur era sempre intenta a lenire le piaghe del fidanzato e Neville riposava.
« E poi, » aggiunse Remus, « non vorresti che ti stringessi un po' anche io? »
Le ginocchia di Tonks furono sul punto di cedere. Le sue mani scesero fino ai fianchi dell'uomo, che le pose le mani dietro al collo. Lei appoggiò la testa sul suo petto, senza curarsi dell'odore di sudore, polvere e stoffa bruciata.
« Che ti succede, Remus? » domandò, certa di vivere un sogno.
« Ho trovato il coraggio di affrontare un fatto inatteso. » rispose l'uomo. « Un fatto che non avrei mai creduto possibile. Specie quando eri bambina e ti carezzavo i riccioli ».
Tonks si scostò per mostrargli la lingua.
« Non sono più una bambina. » protestò.
« Lo so bene, » precisò l'uomo, attirandola verso di sé, « altrimenti non ti abbraccerei in questo modo ».
« Ohibò, » replicò lei maliziosa, « non mi sembra che tu ti stia facendo qualcosa di tremendamente audace ».
Remus trattenne una risata.
« È una fortuna, » le confidò, « che tu non stia facendo ricorso alla Legimansia in questo momento ».
« Chissà, » sussurrò lei, « potrebbe piacermi quello che hai in mente ».
« Ascolta Tonks, » insisté Remus in tono duro, ma carezzandole dolcemente i capelli, « la situazione non è cambiata rispetto a questo pomeriggio. Sono quello che sono. Ed inoltre non sono una persona che cede incondizionatamente ai suoi desideri ».
Tonks si liberò dall'abbraccio. Guardò Remus, tentando di gelarlo con uno sguardo di disapprovazione. Ma il suo modo di guardarla teneramente le fece venire gli occhi lucidi e tremare la voce.
« Hai intenzione di mettermi ancora alla prova? » esclamò, « Vuoi veramente farmi uscire di senno! »
Remus si portò un dito alla bocca. Tonks si rese conto che nell'infermeria erano rimasti solo Neville, Fleur, Bill e i genitori di questr17;ultimo e che nessuno parlava. Intercettò uno sguardo incerto e compiaciuto di Molly.
« Voglio essere realista. » spiegò Remus, « Per noi, forse, c'è una possibilità. Ma è una possibilità, in un mare di incertezza. Qualcosa su cui scommettere, ma da custodire attentamente ».
« Per le stelle, Remus! » obiettò Tonks, trattenendosi dall'alzare il tono della voce, « Davvero credi che io sia ancora una bambina? »
« Ti sto dicendo solo che voglio che facciamo un passo alla volta. » continuò l'uomo, « E questa notte il primo passo lo abbiamo fatto. Ora penso che riposerò un po', prima che Minerva torni a darci i nuovi ordini ».
Tonks diede le spalle a Remus, indispettita.
« E quanti mesi hai intenzione di farmi aspettare per il secondo passo? »
« Non tornerò tra i Mannari. » annunciò lui. Tonks voltò il capo per cercare l'espressione dei suoi occhi. Capì che diceva seriamente. « Ho duellato con Fenrir. » continuò, « Certamente non sarebbe facile giustificare il mio appoggio di stanotte all'Ordine. E poi, come dicevi questo pomeriggio, quello che ho fatto è stato utile. Forse non ho convinto i miei simili che esiste la possibilità di un futuro di pace con i maghi, ma ho ricordato loro che è possibile desiderarlo ».
Tonks tornò a volgersi verso l'uomo.
« E...? » lo esortò.
« Ed è giunto il momento, » concluse, « che custodisca i tuoi desideri. Ed i miei ».
La ragazza sorrise, gli si fece vicino e gli prese delicatamente la mano. Remus la guardò incerto, ma lei lo tranquillizzò con un radioso sorriso. Stringendogli la mano, lo guidò con cautela ed entusiasmo verso la porta dell'infermeria.

La notte sembrava ancora lontana dal suo termine. Una notte priva di serenità e di riposo. Gli studenti, allarmati ed affranti, erano certamente desti nelle rispettive Sale Comuni, anche ora che i professori li avevano allontanati dai corridoi, dove in precedenza circolavano sgomenti. Remus si era coricato in una delle stanze per gli ospiti e dormiva un sonno leggero, mentre Tonks vegliava su di lui. Un sonno che non avrebbe restituito forze, ma sarebbe servito a lenire il dolore.
Tonks fu presa dai suoi pensieri in quella cupa notte.
Pensieri che non si traducevano in frasi, che non formavano un percorso. Più che comprendere, la ragazza percepiva un'insieme di sensazioni contrastanti che, invece di aggrovigliarsi nel suo animo, si stendevano in una teoria di diritti e di rovesci che componevano una trama. Una trama dove era decritto il suo destino, come i destini di tutti coloro che Silente aveva amato e protetto.
Espresso degnamente il dolore per la scomparsa del grande mago, dell'insigne Preside, del caro amico, la comunità magica avrebbe dovuto affrontare Voldemort senza la sua guida. I Mangiamorte avrebbero agito senza timore della furia e del potere del più temuto avversario del loro Signore.
Non ci sarebbero stati luoghi sicuri, non ci sarebbero stati giorni di tregua.
Sarebbe giunto un tempo cupo e buio come quella notte.
Ma Tonks non si sentiva intimorita. Per trovare coraggio, le bastava volgere il capo verso l'uomo che amava, addormentato accanto a lei, verso l'uomo che aveva accettato di camminare verso di lei e poi, forse, assieme a lei.
C'era solo la possibilità che passassero indenni attraverso le difficoltà di quel tempo di guerra e le diversità delle loro esistenze. Ma l'esistenza di quella possibilità le appariva come l'esistenza di una luce in grado di dissolvere le tenebre.
Ed era certa, sinceramente, che tutti gli altri, maghi, streghe o Babbani, vivevano ugualmente nell'attesa di quella luce, come si vive l'attesa del sole nell'ora più buia della notte.
L'ora più buia era calata sulla comunità magica di Inghilterra.
L'ora più buia. Quella che precede l'alba.


ramona55 Grazie per i complimenti, sai quanto impegno metto nel presentare personaggi più aderenti possibile al canon e ho apprezzato come tu sottolinei questo aspetto in ciascuno di essi. L'intervento di Neville mi è scaturito dal ricordo di quel lato del personaggio che non si è ancora visto nei film (una delle aspettative che avrà probabilmente il pubblico de "L'ordine della Fenice"). Meno facile è stato dare voce a Minerva, come mi assicuri, dando giustizia alla sua severità e determinazione, ma anche alla sua capacità di accogliere le ragioni altrui.
Trick annoto gli aggettivi della tua recensione con orgoglio (bellissimo, perfetta, inattaccabili, meravigliosamente). Le parole di Neville sono molto simili, non a caso, a quelle che usa per convincere Harry l'anno prima a fargli prendere parte alla famosa spedizione al Ministero della Magia. Spero che anche questo capitolo sia stato a tua opinione all'altezza dei precedenti.
BlackRoseImmortal grazie per il tuo commento e per la tua aspettativa. Sono contento che la fic scorra bene per i primi due capitoli. Spero che il modo in cui raggiunge il culmine e poi si chiude continui a mantenersi scorrevole e non ti dispiaccia troppo essere già all'ultimo capitolo. Tonks usa nell'originale alcune esclamazioni (Gotcha!) che ho cercato di imitare in italiano con esiti sicuramente discutibili. La nota su Ron mi fa molto piacere, perché è un personaggio che ho "esplorato" poco e su cui sto pensando di puntare per le prossime storie.
Colgo l'occasione per salutare tutti i lettori che non hanno recensito, sperando che la storia sia stata apprezzata anche da loro. Mi concedo una breve pausa sulla scrittura di fanfic su Harry, in attesa di scrivere consapevole dei nuovi imminenti sviluppi.
A tutti quanti, arrivederci a dopo l'uscita di "Harry Potter and the Deathly Hallows"

Postfazione - per Marilena
La storia che hai appena letto era suddivisa in quattordici piccole scene, tutte narrate dal punto di vista di Ninfadora Tonks.
Sette scene sono ambientate nella fatidica notte dell'attacco ad Hogwarts, ad esse sono alternate altrettante scene che seguono la storia tra Tonks e Remus nel corso degli anni.
Sette è un numero legato alla saga di Harry Potter in un modo molto stretto, fino ad essere definito magico nella saga stessa. Ma la magia non c'entra nulla con il fatto che io lo abbia scelto.
Nonostante il simbolismo presente nelle vicende originali sia estremamente simile, se non identico, a quello che si riscontra in riti demoniaci, in questa vicenda ho cercato di porre elementi riconducibili a ben altro.

Le scene raccontate, due a due, sono legate in modo più o meno evidente, ad una virtù.
Le prime quattro coppie di scene alle quattro virtù cardinali: nell'ordine temperanza, prudenza, giustizia e fortezza. Le altre tre alle tre teologali: rispettivamente fede, carità e speranza.
Ti descrivo questo spunto un po' macchinoso, frutto del desiderio di porre in questo dono non solo il massimo che possa esprimere il mio talento, ma anche e soprattutto la presenza di Colui che da oggi ti è vicino in modo tanto particolare.

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