Cassiopea - La Sacerdotessa Guerriero. di aresian (/viewuser.php?uid=6877)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 - Un'avventata virago. ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 - Il Comandante delle Guardie ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 - Caratteri a confronto. ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 - Un nuovo Sensei. ***
Capitolo 1 *** Cap. 1 - Un'avventata virago. ***
cassiopea 1
DISCLAIMER:
I
Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle
serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei Production
e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
CASSIOPEA - LA
SACERDOTESSA GUERRIERO
CAPITOLO
1 – UN’AVVENTATA VIRAGO’
E’
così anche Shun si era “impiccato”. Ikki osservo il volto
raggiante del fratello mentre, mano nella mano con Nemes salutava gli
invitati al loro matrimonio. A ben vedere si trattava per lo più di
persone che lavoravano a Villa Kido, il personale e i bambini
dell’Orfanotrofio di Nuova Luxor dovere erano cresciuti, e gli
immancabili compagni d’avventura. Insofferente alla bolgia in cui
si era trasformata la festa a Villa Kido, nonché all’insopportabile
cravatta che lo stava, letteralmente, soffocando Ikki si avviò verso
il bosco, al limitare del giardino, alla ricerca di un po’ di pace
e silenzio.
“Salve, Ikki. Ammetto che vederti in giacca e
cravatta è stata una vera e propria sorpresa”.
Il tono
dolcemente ironico di Shaina, lo fece voltare. Accanto ad un
gigantesco platano la giovane sacerdotessa guerriero, per l’occasione
priva dell’inseparabile maschera d’argento e fasciata in un
elegante vestito da cerimonia, pareva disperatamente volersi isolare
dal trambusto generale. Evidentemente non era il solo ad essere
insofferente alle chiacchiere “inutili” da salotto.
Con una
smorfia eloquente, dipinta sul volto, Ikki si tolse la cravatta,
orrendo strumento di tortura, prima di slacciarsi il colletto
dell’immacolata camicia. Il completo blu, giacca e pantalone, che
Lady Saori lo aveva costretto ad indossare lo faceva sentire
impacciato.
^Ikki, insomma, sei il testimone dello sposo, non puoi
presentarti alla cerimonia in jeans e maglietta. Infilati questo e
per una volta, cavaliere, non fare storie^.
Al pensiero di quanto
fosse stata autoritaria in quell’occasione gli venne da
sorridere.
Tornando a guardare Shaina notò la sua bellezza fuori
dal comune, e l’incredibile somiglianza con Shun. Gli stessi colori
tinteggiavano i loro capelli e i loro occhi. Bizzarro scherzo del
destino.
“Anche tu non mi sembri particolarmente a tuo agio
senza la maschera d’argento e l’inseparabile cloth guerriero”
l’apostrofò dopo un attimo, appoggiandosi all’albero.
“Dove
hai lascito Seiya?” la punzecchiò poi, dopo qualche istante di
silenzio.
“Ad abbuffarsi di ogni ben di dio al buffet” fu la
pronta risposta della giovane, con un vago tono di riprovazione.
Ikki
guardò nella direzione indicata da Shaina e intravide, in mezzo alla
ressa, la capigliatura castana dell’amico. Seiya era sempre lo
stesso. Poco distante da lui Shyriu e Shunrei stavano discorrendo
pacatamente con Lady Saori, mentre Hyoga e Flare erano affianco alla
neo-coppia di sposi, presumibilmente con l’intento di fornir loro
ragguagli sulle insidie della vita in comune.
Notando ove si fosse
posato lo sguardo azzurro del cavaliere Shaina gli chiese, in tono
tranquillo.
“Adesso che cosa farai, Ikki. Sparirai nuovamente
per un periodo medio lungo, sino al prossimo evento rilevante, tipo
la nascita di un nipote o hai deciso di mettere radici?”
Ikki
ripensò a quanto era successo nell’ultimo periodo, al confronto
avuto con Saga (vedi “Un confronto chiaritore” – N.d.A.). Ad
essere onesto non aveva preso ancora una decisione in merito. Con
tutta probabilità ne avrebbe discusso con Lady Saori nei giorni a
venire.
“Credo che per ora resterò un po’ a Nuova Luxor. Poi
si vedrà” fu la laconica risposta.
Shaina non fece commenti, ma
si limitò a studiare il profilo deciso del ragazzo. Non poteva dire
di conoscere bene Ikki, in effetti, non aveva mai avuto modo di
frequentarlo molto, giacché spariva sempre. Aveva tuttavia
l’impressione che qualcosa gli rodesse dentro, che lo rendesse
irrequieto. Quel giorno, purtuttavia, gli parve diverso. Non c’era
la solita ombra cupa ad oscurare i suoi occhi. In quel mentre, il
gesticolare plateale di Seiya la richiamò al presente. O si sbrigava
a raggiungerlo, o tutti gli invitati al ricevimento avrebbero riso
per la sua spontanea, quanto esagerata, allegria.
Erano
trascorsi due mesi da quel giorno. L’arroventato sole di Grecia, ed
il profumo di ulivi ed oleandri, accolse l’arrivo di Ikki al Grande
Tempio. Con l’immancabile cloth (armatura – N.d.A.) della Fenice
al seguito si avviò lungo la marmorea scalinata che, più di
quindici anni prima lo aveva visto impegnato nella sanguinosa lotta
contro i Gold Saints fedeli ad Arles. Un pensiero da cancellare, un
ricordo che andava bene esclusivamente per evitare di incorrere negli
errori del passato ma che, come gli aveva suggerito Saga, non doveva
lacerargli l’anima. Era passato, il presente ed il futuro contavano
adesso. Gli fece in ogni modo effetto attraversare le case deserte di
Mu e Aldebaran. Una sensazione particolare gli portò la vista della
3^ Casa, quella di Saga. L’armatura dei Gemelli era sempre lì,
unica silente custode di quel luogo. Quando abbandonò il piccolo
tempio, avvertì una strana sensazione di benessere, era come essere
tornato a casa, anche se non sapeva bene il perché di
quell’impressione. Tuttavia qualcosa lo lasciava perplesso. Era
presumibile che Saori avesse avvertito i soldati del Grande Tempio
del suo arrivo imminente, ma la facilità con la quale era giunto
sino alla soglia della 9^ Casa di Sagitter era sconcertante.
Possibile che non vi fossero guardie in giro? Si aspettò, per lo
meno, di trovare Seiya a custodire la casa che fu di Aiolos, invece
ad attenderlo… il silenzio più assoluto. Ottimo, di questo passo
avrebbe raggiunto il sacrario, ove si ergeva la statua di Athena,
assolutamente indisturbato. Cominciava a comprendere le ragioni di
Lady Saori quando, una settimana prima, gli aveva proposto di
trasferirsi al Grande Tempio con il ruolo di Comandante delle Guardie
che costituivano l’Esercito di Athena. Gli venne il sospetto che
avrebbe avuto un bel po’ di lavoro da fare.
^Di certo non
avrò di che annoiarmi^ pensò ironico.
All’improvviso, un
movimento furtivo alle proprie spalle lo mise in allarme.
Evidentemente qualcuno si era degnato di controllare la sua scalata
al Tempio principale. Fingendo noncuranza, proseguì la salita verso
la casa di Shura, i sensi in allerta. All’improvviso, l’ombra che
lo seguiva, balzò in avanti con agilità, tentando di agguantarlo
alle spalle, ma Ikki fu più lesto e con decisione afferrò il
braccio che aveva tentato di ghermirlo per la gola e, con un brusco e
repentino colpo di polso, catapultò il mal capitato oltre la propria
testa, contro le bianche colonne che costeggiavano la scalinata.
Rimase vagamente sorpreso nel notare l’agilità con la quale
l’avversario si coordinò in volo, per usare la colonna come
trampolino e lanciarsi, audacemente, in un attacco frontale. Il
luccichio al sole della maschera d’argento gli fece comprendere che
aveva innanzi una sacerdotessa guerriero, ma di certo non era Shaina,
giacché l’avversaria che ora lo incalzava con feroce rapidità
aveva ricci e folti capelli neri. Evitando il suo nuovo attacco, la
spiazzò con un modesto pugno all’altezza dello stomaco, che la
fece indietreggiare di qualche passo.
“Chi diamine sei,
straniero. Non sai che non è concesso salire al Grande Tempio?”
domandò all’improvviso la giovane.
Ikki sogghignò leggermente,
simpatica la ragazza prima attaccava e poi gli rivolgeva la
parola.
“Conosco perfettamente le regole, sacerdotessa
guerriero. Piuttosto mi sorprende l’inefficienza delle Guardie
giacché sono giunto sin qui senza trovare ostacolo alcuno” rispose
tagliente, mentre studiava la reazione della giovane guerriera.
“Beh,
puoi considerarti fortunato ad essere giunto sin qui, perché la tua
salita al Grande Tempio si conclude ora” fu la pronta risposta
della ragazza, apparentemente per nulla turbata dalle parole del
cavaliere, mentre il suo microcosmo si espandeva avvolgendola in
un’aura d’energia.
^Però, decisa la ragazza^ pensò Ikki.
Evidentemente, prima di ragionare con lei… bisognava batterla.
Sarebbe stato uno scontro breve, ma divertente. Istantaneamente il
cosmo vigoroso della Fenice avvolse il corpo del cavaliere, mentre
partiva, questa volta per primo, all’attacco.
La giovane
guerriera fu letteralmente travolta dall’impeto del Saint che,
senza troppi complimenti, la scaraventò a più di sei metri di
distanza, prima di sovrastarla, inchiodandole una spalla al suolo
ponendovi sopra, un po’ di malagrazia, un piede.
Un gemito di
dolore sfuggì alla giovane. Era stato talmente rapido che non lo
aveva neanche visto attaccare.
“Lasciami!” urlò, furiosa,
consapevole che al minimo gesto il cavaliere avrebbe potuto spezzarle
il braccio, senza alcuno sforzo.
“Prima rispondi ad una semplice
domanda. Dove posso trovare Seiya il Saint di Pegasus?” chiese
Ikki, senza allentare minimamente la pressione del piede.
La
ragazza parve sorpresa da quella domanda, ma non volle
rispondere.
“Va al diavolo” esclamò furente, prima di
sprigionare al massimo il proprio cosmo di fatto, costringendo Ikki a
scostare il piede onde evitare di ustionarsi. Con felina rapidità la
sacerdotessa schizzò in piedi, e con un paio di capriole si portò a
distanza di sicurezza, massaggiandosi la spalla dolorante.
Ikki si
stava spazientendo. Non era sua intenzione usare le maniere forti, ma
quella testarda di una ragazza non gli stava offrendo alcuna via
scelta.
“L’hai voluto tu, ragazzina. Ma poi non lamentarti se
proverai dolore” disse ironico, prima di liberarsi dello scrigno
ove riposava la sua sfavillante armatura. Non aveva bisogno delle sue
vestigia di cavaliere per piegare la resistenza di quella
mocciosa.
Perplessa la giovane, assunse istintivamente una
posizione di difesa, sentiva che l’avversario si era stancato di
“giocare”. Neanche il tempo di congetturare tali pensieri che la
violenza devastante delle “Ali della Fenice” piombò su di lei,
travolgendola. Per evitare di recarle gravi ferite, Ikki aveva
notevolmente contenuto il colpo. Travolta da una sorta di uragano
rovente, la giovane fu scagliata in aria e poi contro le scoscese
rocce a strapiombo, prima di crollare dolorante e semi-svenuta al
suolo. Non ebbe il tempo per riprendersi dalla violenza del colpo che
Ikki l’aveva già agguanta per le spalle, stringendola in una morsa
decisa e dolorosa.
“Allora, sacerdotessa guerriero, ti decidi
ora a dirmi dove posso trovare Seiya, o debbo continuare?” le
sibilò all’orecchio il Saint della Fenice.
“Basta così,
Ikki. Lasciala andare” si intromise all’improvviso il tono deciso
di Seiya, mentre osservava con rimprovero l’amico e i tagli che
segnavano il corpo della giovane.
“Alla buon ora, Seiya. E’ in
questo modo che proteggete il Grande Tempio? L’unico Gold Saint
presente che si eclissa e una sacerdotessa, alle prime armi, non mi
sembrano il massimo” fu la pronta risposta di Ikki, mentre lasciava
andare la giovane che, con un rantolo sommesso, si lasciò scivolare
al suolo.
“Va tutto bene, Cassiopea?” chiese Seiya, ignorando
la sfuriata dell’amico. Certo che Ikki non c’era andato tanto sul
delicato, un rivolo di sangue fuoriusciva da sotto la maschera, segno
che la giovane aveva ricevuto un colpo sul viso.
“Insomma, Ikki.
Che ragione avevi per conciarla in questo stato?”. Seiya pareva
realmente arrabbiato. Ikki, non rispose, osservando il corpo tremante
della giovane. Forse non aveva tutti i torti. Aveva contenuto, e
parecchio, la sua forza, ma evidentemente non abbastanza. Vide Seiya
chinarsi accanto alla giovane, con l’intento di sincerarsi sulle
sue condizioni ma, quest’ultima scansò con un gesto violento la
sua mano protesa.
“Volevo difendere il Tempio in vostra assenza,
cavaliere. Ma non ne sono stata capace. Vi chiedo perdono” e prima
che qualcuno potesse aggiungere qualcosa scattò in piedi, fuggendo
lungo la scalinata.
“Di un po’, ma chi era quell’avventata
virago?” chiese Ikki, perplesso.
Gli occhi castani di Seiya si
restrinsero un attimo, mentre studiava il volto abbronzato
dell’amico.
“Si chiama Cassiopea ed un’allieva di Shaina.
Hai davvero esagerato con lei, Ikki. Non ha ancora completato
l’addestramento, avresti potuto farle veramente male”. Il tono di
Seiya era carico di rimprovero, ma il Saint della Fenice prevenne
altre recriminazioni dell’amico dicendogli in tono deciso “In
primo luogo è stata lei ad attaccarmi. In secondo luogo, non è
certo un vanto di eccelsa organizzazione porre alla difesa del Tempio
una principiante. Se invece del sottoscritto si fosse fatto vivo un
nemico pronto a tutto, la ragazzina adesso sarebbe morta e non,
leggermente ammaccata” fece notare, infatti, in tono duro.
Seiya
abbassò lo sguardo, traendo un sospiro rassegnato.
“Hai
ragione, ma dopo lo scontro con Hades, e la scomparsa dei Gold
Saints, il Tempio è rimasto sguarnito, non mi hai trovato alla 9^
Casa perché ho l’abitudine di presiedere quella di Aphrodite,
dalla cui cima riesco a vedere gran parte della Vallata. Di solito,
alle altre case pensano i soldati capitanati da Shaina, ma oggi c’è
stato un incendio al Villaggio e la maggior parte di loro sono andati
a dare una mano” spiegò, riprendendo la salita verso il Tempio
principale mentre Ikki, raccolto lo scrigno con il cloth, si
incamminava al suo fianco.
“E Marin che fine ha fatto?” chiese
lanciando un’occhiata in giro. Anche la Casa del Capricorno aveva
un aspetto trasandato, come le precedenti.
“Si occupa
dell’addestramento delle nuove reclute, dovrebbe essere
all’Anfiteatro dei Tornei, in questo momento”.
“Dimmi un
po’, eri al corrente del mio arrivo, o il messaggio di Saori non ti
è pervenuto”.
Se neanche la posta funzionava più, al Grande
Tempio erano proprio messi male.
“No, la lettera l’ho
ricevuta. Non diceva però l’ora del tuo arrivo. Quando hai
iniziato la lotta con Cassiopea ho riconosciuto il tuo cosmo e ti
sono venuto incontro”.
Improvvisamente Seiya scoppio a ridere,
di gusto.
“Sai amico, non ti ci vedo nelle vesti di Comandante
delle Guardie del Tempio” rifletté poi, ad alta voce, attirandosi
un’occhiataccia da parte dell’amico.
“Sì, certo. Come io
non ti vedo in grado di gestire tutto questo complesso, data la
spensierata sbadataggine che fa parte della tua indole” fu la
pronta risposta di Ikki.
Seiya era già pronto a ribattere, quando
uno sparuto gruppo di soldati si fece loro incontro.
“Cavaliere
di Pegasus, volevamo informarla che l’incendio è stato domato.
Tutti i soldati sono rientrati pochi minuti fa” disse uno di
questi, chinandosi in un ossequioso saluto.
“Ehm. Molto bene.
Dite loro…” iniziò a dire Seiya, prima di essere bruscamente
interrotto da Ikki.
“Sono il Saint della Fenice e per ordine
della Dea Athena da oggi assumo il comando della Guarnigione. Dite al
vostro comandante che lo aspetto, entro mezz’ora, alla 5^ Casa. E’
tutto, puoi andartene”.
Il tono di Ikki non ammetteva repliche
e, seppur confuso, il soldato si chinò prima di rivolgere uno
sguardo a Seiya che annuì prontamente confermando, di fatto,
l’autorità che Ikki aveva palesato.
“Vedo che hai deciso di
prendere in mano la situazione fin da subito” costatò Seiya,
incuriosito dal cipiglio severo apparso sul volto dell’amico.
“Non
sono venuto per una vacanza. Torna pure alla casa di Aphrodite, io
scendo a quella di Aioria. Ci vediamo dopo il tramonto, al Tempio”.
Detto questo, senza neanche attendere la replica del cavaliere, Ikki
girò sui tacchi e ridiscese la scalinata, sparendo oltre la curva
naturale della montagna.
Seiya, perplesso, si passò una mano tra
i folti capelli, prima di sorridere debolmente. Forse Athena aveva
trovato l’incarico giusto per l’irrequieto cavaliere della
Fenice.
-
continua -
|
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Capitolo 2 *** Cap. 2 - Il Comandante delle Guardie ***
cassiopea 1
Note di
Autore: Mi
scuso per il ritardo abissale. Cercherò di essere
più celere ora. Riguardo le recensioni al Cap. 1 ho risposto
direttamente ad esse. Grazie per chi ha letto e leggerà
ancora la mia Fanfiction.
DISCLAIMER:
I
Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle
serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei
Production
e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
CASSIOPEA
- LA
SACERDOTESSA GUERRIERO
CAPITOLO 2 – IL
COMANDANTE DELLE GUARDIE
Cassiopea
irruppe
nel quartiere delle Sacerdotesse, come una furia. Quel dannato
l’aveva battuta,
umiliata, e senza indossare nemmeno un’armatura. Non era
riuscita a farli
neanche un graffio, incapace di arginare il suo cosmo devastante. Con
un gesto
stizzito, si avviò al pozzo, dove si levò la
maschera e si rinfrescò il viso.
Un leggero taglio sulla guancia, ormai rimarginato, era il segno palese
della
sua sconfitta.
“Si può sapere che
cosa ti è successo?” chiese ad un tratto la voce
ben nota di Shaina alle sue
spalle.
“Niente” bofonchiò,
reindossando la maschera.
Il Silver Saint
dell’Ofiuco non parve molto convinto da
quell’affermazione. Aveva la netta
impressione che si fosse scontrata con qualche pugno di troppo, e non
certo
delle compagne di addestramento. Tra le aspiranti
all’investitura, Cassiopea
era quella molto più dotata. Forse aveva avuto un duello
d’allenamento con
Marin. In ogni modo non aveva il tempo, ora, di occuparsi di quel
problema.
Doveva affrettarsi a raggiungere Ikki alla 5^ Casa. Nuovo Comandante
della
Guarnigione, se qualcuno le avesse detto, due mesi prima al matrimonio
di
Shun, che quello sarebbe stato il punto d’inizio di una nuova
vita per il Saint
della Fenice, lo avrebbe tacciato di pazzia. Comunque fosse, la lettera
di Lady
Saori era stata più che eloquente. Era pertanto il caso di
non far attendere
l’irascibile cavaliere. Sospettava che la decadenza, e a
dirla tutta, scarsità
di efficienza delle Guardie di Athena lo avessero irritato alquanto.
Anche se aveva
indossato, per pochi istanti, il cloth dorato del Leone, Ikki non si
sentiva
affatto un potenziale successore di Aioria. Aveva accettato di
presiedere a
quella casa esclusivamente perché era l’unica
armatura d’oro che fosse in grado
di indossare, in caso di necessità ma lui sarebbe rimasto
per sempre, solo e
soltanto, il Saint dell’Araba Fenice. Mentre era perso in
quelle filosofiche
considerazioni avvertì il cosmo inconfondibile di Shaina,
pertanto si avviò
verso l’ingresso della “casa”.
“Sei puntuale” si
limitò a dire, osservando la sacerdotessa salire rapidamente
i gradini e
piazzarglisi di fronte.
“E’ una qualità di
cui, generalmente, faccio un vanto. Volevi vedermi?”.
^Sempre pungente,
come i denti del Cobra che ti diverti a scagliare contro il nemico^
pensò
divertito il cavaliere.
“Non ho gradito
affatto, al mio arrivo, riscontrare la totale assenza di guardie non
solo nelle
varie “case”, ma e soprattutto
all’accesso alla Scalinata” iniziò a
dire, in
tono deciso.
Shaina fece per
interromperlo ma Ikki, con un gesto brusco della mano, la dissuase,
giacché non
aveva concluso la propria invettiva.
“Sono al corrente
del problema occorso al Villaggio ma questo non giustifica il lasciare
il
Tempio totalmente sguarnito… o quasi. A proposito come sta
la tua allieva?”
concluse con un pizzico di ironia.
La maschera d’argento
di Shaina lampeggio, per un istante, nella penombra del colonnato. Ecco
con chi
si era scontrata Cassiopea. Ora le era tutto chiaro.
“Direi piuttosto
bene, orgoglio a parte. Sono
spiacente
che ti abbia attaccato, ma ritengo che la responsabilità sia
solo mia. Quando
sono stata costretta a lasciare il mio posto di Guardia, si
è offerta di
sostituirmi ma mi sono scordata di avvertirla del tuo imminente arrivo.
Ha
ritenuto suo dovere indefesso fronteggiarti, al fine di impedirti di
raggiungere il Tempio” spiegò quietamente. Il
pensiero le corse alla ragazza.
Cassiopea aveva avuto una dura lezione quel pomeriggio, che valeva come
venti
allenamenti. Non era, tuttavia, un male. Quest’esperienza
l’avrebbe fatta
maturare più rapidamente delle compagne. Era, tutto sommato,
fiera del fatto
che non si fosse tirata indietro, davanti ad un avversario temibile,
era segno
di carattere.
Ikki non era,
tuttavia, intenzionato a perdersi in riflessioni e pertanto
ordinò, in tono
perentorio.
“Ora si cambia
metodo. Hai 48 ore di tempo per presentarmi un elenco col numero esatto
dei
soldati, delle sacerdotesse e delle reclute che risiedono al Grande
Tempio e
procurami una carta sia del Tempio che di tutta la zona limitrofa,
Villaggio
compreso. Piazza una dozzina di uomini al posto di guardia poco oltre
l’accesso
alla 1^ Casa e metti due guardie fuori da ogni
“Casa” incustodita. In ultima
istanza, mandami qualcuno che conosca la zona, domani voglio fare un
giro di
perlustrazione”.
^Perfetto^ pensò la
sacerdotessa, studiando il volto abbronzato e deciso del suo neo
comandante. ^A
quanto ne so ha comandato l’esercito dei Black Saints in
passato, dato il
cipiglio e il tono sicuro ed arrogante non mi sorprende affatto^.
“Come vuoi.
Custodirai la 5^ Casa?” chiese in tono pacato, per nulla
turbata dalla mole di
lavoro che gli aveva appena affibbiato.
“Sì” fu la laconica
risposta che ottenne.
“Molto bene. Ti
mando la guida che hai richiesto” e senza aggiungere altro si
allontanò,
sparendo con la stessa rapidità con la quale era
sopraggiunta.
Ikki si rilassò. Al
contrario di quanto aveva voluto mostrare, non era affatto sicuro di se
stesso
e delle sue capacità di comando. Ma per niente al mondo
avrebbe palesato ad
altri questa sua perplessità. Il tempo, e Lady Saori,
avrebbero detto se era in
grado di portare a termine l’incarico ricevuto.
Rientrata al quartiere dei soldati,
Shaina impartì pochi
e secchi ordini, disponendo affinché quanto richiesto da
Ikki avvenisse nel più
breve tempo possibile. L’unico problema, di fatto, era
scovare la “guida” da
appioppargli. Già era a corto di uomini, senza contare che
le reclute non
potevano certo essere distratte dal loro addestramento.
Era ancora dietro ad arrovellarsi il
cervello quando vide sopraggiungere Marin in compagnia di Seiya.
“Ciao, Shaina. Com’è
andato il colloquio con Ikki?” chiese quest’ultimo
notando una certa rigidità
nei movimenti della ragazza, sintomo che era vagamente irritata.
"Sai com’è fatto. Ha
sproloquiato per dieci minuti sull’innefficenza delle guardie
e, di fatto, del
mio operato per poi sciorinarmi in scioltezza i suoi ordini”
disse in tono
ironico.
“E tu non hai
ribattuto?” chiese incuriosita Marin, di fatto era difficile
mettere a tacere
Shaina.
“Come potevo? Quando
è arrivato nessuno si è degnato di fermarlo e
chiedergli chi fosse. Ero in
torto marcio” bofonchiò la sacerdotessa,
scrollando irritata la folta chioma
verde.
“Beh, a dire il vero
qualcuno ha tentato di fermarlo, ma con pessimi risultati. Come si
sente
Cassiopea?” chiese Seiya, vagamente divertito
dall’evidente frustrazione della
compagna.
“Cassiopea?! Ma
certo… come ho fatto a non pensarci prima…
Cassiopea è la donna che fa al caso
mio” sbottò Shaina, lasciando completamente
spiazzati i due, prima di fiondarsi
alla ricerca dell’allieva.
La trovò seduta su
una roccia, al promontorio che dava sul porticciolo di pescatori del
villaggio,
intenta ad osservare il mare mentre il giorno volgeva al tramonto.
“ho un incarico per
te” esordì in tono freddo. Quello che solitamente
utilizzava quando si
allenavano.
Cassiopea si volse a
studiare il suo volto, prima di alzarsi lentamente in piedi.
“Di che si tratta?”.
Shaina ponderò bene
le parole, studiando la reazione della giovane.
“Il cavaliere che
oggi ti ha messo al tappeto è il nuovo Comandante delle
Guardie. Ha richiesto
una guida. Questo incarico è tuo”.
“Che cosa?”.
Cassiopea si era
irrigidita. Di male in peggio. Non solo si era fatta battere, come una
novellina, ma per lo più aveva osato levare la mano contro
il nuovo Comandante.
“Ma io…” balbettò
confusa.
Incurante del
disagio che permeava l’animo della ragazza Shaina si
limitò a dire.
“E’ un ordine.
Muoviti, ti sta aspettando alla Casa di Leo” e detto questo
se ne andò.
Cassiopea doveva
affrontare questa nuova situazione, era un’altra prova alla
quale sottoporla.
Inoltre, essendo nativa della Grecia, conosceva molto bene sia il
Tempio che
tutta la zona circostante. Era pressoché perfetta.
Il cielo era
infuocato da uno dei caldi tramonti greci, quando Cassiopea raggiunse
la 5^
Casa. Esitò per un istante sulla soglia, strano non
percepiva alcun cosmo in
quel luogo, forse il cavaliere si era allontanato. Indecisa sul da
farsi si
sedette sui gradini prospicienti l’ingresso, aspettandone il
ritorno. L’aria
della sera le scompigliava i riccioli scuri mentre ritemprava in parte
il suo
fisico dolorante. Non la stupiva più l’idea di
aver perso miseramente lo
scontro, quel pomeriggio. Se il nuovo cavaliere era stato nominato
Comandante
doveva essere, come minimo, un Silver Saints come Shaina.
“Che diamine ci fai
tu qui?” esordì all’improvviso una voce,
dolorosamente nota, alle sue spalle.
Balzando in piedi di scatto la giovane si voltò a
fronteggiare lo sguardo
determinato e l’espressione interrogativa di due occhi
azzurri freddi ed
impenetrabili. Suo malgrado si sentì a disagio, e la cosa la
indispettì.
“Shaina ha detto che
richiedevate i servigi di una guida. Sono ai vostri ordini,
cavaliere” disse
tuttavia, con semplicità. Dopo che aveva osato attaccarlo,
nel pomeriggio,
rivolgergli una risposta al vetriolo non sarebbe stato molto saggio.
Ikki si rilassò,
aveva percepito il suo micro-cosmo quando si trovava nella Casa di
Libra,
mentre rientrava dal suo incontro con Seiya. Almeno a prima vista
pareva
essersi ripresa rapidamente dallo scontro avvenuto poche ore prima.
Tutto
sommato era più resistente di quanto si fosse aspettato. Con
tutta probabilità
Shaina aveva mandato lei per farla riprendere dalle botte incassate,
giacché,
in teoria, avrebbe dovuto ancora seguire delle sedute di allenamento.
Poco
male, a lui serviva una guida, le ragioni della scelta del Cavaliere
dell’Ofiuco, di fatto, non lo interessavano.
“Voglio controllare
tutti i punti di approdo, e i vari punti di accesso alla Scalinata
principale
ed al Villaggio. Mi accompagnerai domattina” le
spiegò deciso. La vide annuire
brevemente, in attesa di altri ordini. Colse pertanto
l’occasione di studiarla
meglio. Aveva un fisico longilineo e ben formato. Come Shaina e Marin
non
palesava una muscolatura evidente, anche perché la vera
forza di un cavaliere
poggia sul cosmo non sulla mera forza fisica. Il suo cloth era quello
tipico
d’addestramento, di semplice cuoio. Fu attratto, tuttavia,
dal curioso disegno
serigrafato sulla sua maschera. Infatti, due ali spiegate di arancio
dipinte,
capeggiavano all’altezza degli zigomi. Sapeva perfettamente
che quel tipo di
decorazioni era lasciato alla libera fantasia delle ragazze, che spesso
vi
sintetizzavano le caratteristiche della costellazione di appartenenza,
come
Shaina, o più semplicemente la lasciavano intatta come
Marin. Chissà quale
significato avevano per la giovane quelle due ali…
Cassiopea si rese
perfettamente conto dell’attento, e scrupoloso, esame alla
quale la stava
sottoponendo il cavaliere, pur senza sapere le ragioni di tale accurata
“ispezione”.
Favorita dalla maschera, che ne celava lo sguardo, si concesse tuttavia
lo
stesso onore. Ricordava che il Saint di Pegasus lo aveva chiamato Ikki,
ma
tutt’ora ignorava la sua Costellazione di appartenenza e
quale armatura si
celasse dentro lo scrigno che gli aveva visto in spalla. Doveva
ammettere che
era curiosa. Al di là dello strano colore dei suoi capelli,
blu come l’oceano,
erano i suoi occhi ad avere un’attrattiva particolare. Erano
profondi e gelidi
e davano l’impressione che attraverso essi lui riuscisse a
“vedere” oltre le
apparenze. Per assurdo, ebbe l’impressione che potesse vedere
il suo volto
oltre la maschera, per questo chinò repentinamente lo
sguardo. Per mettere fine
a quello strano silenzio, che la stava innervosendo sempre
più si azzardò a
dire.
“Mi spiace di avervi
attaccato, questo pomeriggio. Nessuno mi aveva avvertito del vostro
arrivo ed
io…”.
“Non scusarti. Mi
avresti deluso se non lo avessi fatto” fu la sorprendente
risposta che ottenne.
“E’ tutto, Cassiopea. Puoi andare”.
Un po’ spiazzata
dalla risposta dell’uomo, la giovane rimase immobile per un
attimo, prima di
chinare il capo e allontanarsi rapidamente. Doveva chiedere a Marin
informazioni su di lui. Shaina difficilmente si sarebbe sbottonata al
riguardo.
Non le piaceva ignorare la reale identità di chi le stava di
fronte.
-
continua -
|
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Capitolo 3 *** Cap. 3 - Caratteri a confronto. ***
cassiopea 1
Note di
Autore: Mi
scuso per il ritardo abissale. Cercherò di essere
più celere ora. Riguardo le recensioni al Cap. 2 rispondo direttamente ad esse. Grazie per chi ha letto e leggerà
ancora la mia Fanfiction.
DISCLAIMER:
I
Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle
serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei
Production e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
CASSIOPEA
- LA
SACERDOTESSA GUERRIERO
CAPITOLO 3 – CARATTERI A CONFRONTO
Come
d’abitudine Ikki si svegliò all’alba. La foschia si
stava lentamente diradando, recando all’austero silenzio della
Scalinata una sorta di aurea surreale. L’ultima volta che aveva
frequentato quei luoghi non aveva certo avuto il tempo per osservare il
panorama. A dire il vero non era questo il suo scopo neanche adesso, ma
se doveva disporre opportune ed efficienti difese al Tempio era
necessario che conoscesse ogni più piccolo spaccato di roccia,
ogni singolo ulivo di quella brulla parte di Grecia. A tal proposito
gettò uno sguardo verso la Casa di Cancer, intravvedendo
l’elegante figura della sua intraprendente guida.
“Sei in ritardo” l’apostrofò duramente.
La giovane si strinse nelle spalle, con un gesto di noncuranza.
“Ho dovuto attendere le consegne di Shaina per il cambio della
guardia. Mi spiace” si limitò a rispondere in un tono
volutamente neutro. La sera prima lui non aveva precisato a che ora
avrebbe dovuto recarsi da lui. Pertanto non si riteneva in torto.
“Spero che tu sia più precisa come guida, giacché
come guerriero non sei un granché” fu l’ironica
osservazione di Ikki, che istantaneamente la fece andare in collera.
Contando sino a dieci prima di rispondere, e serrando i pugni per
impedirsi di commettere il madornale errore di attaccarlo una seconda
volta, Cassiopea gli chiese con un tono di voce che sperò
sufficientemente pacato e incolore.
“Da dove vuole cominciare? Il porto o le scogliere?”.
“Dalla zona più facilmente abbordabile” rispose Ikki
dopo avere studiato per un attimo la sua interlocutrice. Era ovvio che
rinfacciarle la misera sconfitta del giorno precedente l’aveva
alquanto indispettita, segno palese il prolungato silenzio e quei pugni
serrati sino a farsi venire le nocche bianche. L’aveva stuzzicata
di proposito per studiare la sua reazione e rimase sorpreso dal suo
autocontrollo. Shaina, come minimo, avrebbe tentato di cavargli gli
occhi per quell’affermazione.
La vide voltare lo sguardo verso le rocce, come se stesse valutando la sua domanda.
“Allora è meglio cominciare dal porto. E’
sicuramente il luogo più abbordabile di tutto il Tempio”
sentenziò dopo un attimo, sicura.
“Fa strada”.
I due scesero pertanto, senza più rivolgersi la parola, sino
alla base della lunga scalinata del Grande Tempio raggiungendo in breve
il posto di guardia, ora custodito da una dozzina di soldati come
richiesto espressamente da Ikki. Qui il cavaliere si fermò un
attimo per dare nuove e più precise disposizioni mentre
Cassiopea si teneva tranquillamente in disparte.
La sera prima, rientrata nel quartiere ove risiedevano le Sacerdotesse,
era andata a cercare Marin con il puro intento di scoprire qualcosa di
più su questo cavaliere. La donna, tuttavia, oltre le gloriose
battaglie alle quali aveva preso parte, e pertanto la riconferma del
suo grande valore di guerriero, non aveva saputo dirle molto di lui
come persona.
*Ikki è un tipo solitario, per lungo tempo è stato al
servizio di Arles, ovvero dell’oscurità, ma da quando si
è liberato del controllo malefico del vecchio Gran Sacerdote
è diventato uno dei migliori guerrieri delle schiere di Athena.
Durante lo scontro con Arles gli è persino riuscito di
sconfiggere il grande Shaka della Vergine, che tu non hai avuto la
fortuna di conoscere. Ad essere onesta non l’ho mai visto in
azione. Se vuoi sapere qualcosa di più su di lui devi chiedere a
Shaina, che ha combattuto al suo fianco e a quello di suo fratello
durante la Guerra di Asgaard. Sei stata fortunata a cavartela con
qualche ammaccatura. Si racconta che quando combatte non abbia
pietà per nessuno, indipendentemente dal fatto che sia uomo o
donna*.
“Ci siamo incantate?” la riportò al presente una
voce fredda e sardonica. Accidenti, ma possibile che non le riuscisse
in alcun modo di non prendere secchi rimproveri da lui?
“Niente affatto. Proseguiamo?” chiese tuttavia, dandosi mentalmente dell’idiota.
Ikki si limitò a farle il cenno di incamminarsi verso valle e
lei, desiderosa di evitare altri rimproveri al vetriolo, si
affrettò ad obbedire. Una ventina di minuti dopo giungevano in
vista del Villaggio di pescatori e del porto. Una grappolo di povere
casupole bianche si stagliava contro il sole mattutino,mentre stretti
viottoli, adornati di oleandri in fiore, scendevano dolcemente verso la
baia e il mare. Al molo, occupati attorno a qualche malandata feluca o
intenti a riparare le reti, un gruppo di anziani dalla pelle cotta dal
sole mentre l’azzurro mare dell’Egeo lambiva dolcemente,
con morbide e spumose onde, l’istmo di sabbia che dava verso
nord. Quella era la sua terra e lei l’amava con l’orgoglio
tipico di un greco. Fece per scendere verso il villaggio ma si accorse
che Ikki si era inerpicato lungo le rocce a strapiombo. Evidentemente
qualcosa aveva attirato la sua attenzione, pertanto si affrettò
a seguirlo.
“Che cosa sono?” chiese deciso, non appena gli fu al fianco, additando alcuni ruderi rivestiti di piante erbacee.
Cassiopea li esaminò per qualche istante, chinandosi a studiare alcuni blocchi marmorei dall’insolita foggia.
“Direi i resti di un antico faro. Quello nuovo è ora
dall’altra parte del promontorio” rispose tranquilla.
Ikki osservò ancora i ruderi, poi si volse a studiare la
posizione rispetto al colonnato del Tempio, intravedendo tra gli gli
spuntoni rocciosi l’Altura delle Stelle.
“Per quale ragione non hanno bonificato quest’area per
costruire il nuovo faro?” chiese dopo un istante, perplesso.
Cassiopea studiò il suo volto deciso e fiero.
L’espressione determinata del suo volto dava ad intendere che
stesse riflettendo.
“Per quel che ne so perché nelle notti di tempesta il faro
non era visibile da questa posizione. Pare che in epoca antica ci
fossero stati diversi naufragi” gli rispose riferendo quanto
raccontato spesso, quando era bambina, dagli anziani del villaggio.
“Così questo promontorio è difficilmente
individuabile dal mare rispetto la punta ad est” in realtà
Ikki non si aspettata una risposta, stava semplicemente riflettendo ad
alta voce. Gli era venuta un’idea per rendere più sicura
la baia.
“Vorrà dire che al posto del vecchio faro vi ergeremo una
torre di guardia. La posizione è perfetta giacché questa
parte di costa è visibile anche dall’Altura delle Stelle.
Posta qui una torre, ed ivi una postazione di guardia, saremmo in grado
di sapere, in tempo reale, l’eventuale approdo di ospiti
indesiderati prima che tentino la scalata al Grande Tempio”.
Un sorriso compiaciuto si delineò sul volto di Ikki, mutandone
la fisionomia austera, mentre faceva cenno a Cassiopea di tornare verso
il villaggio.
La giovane non replicò, convinta che tanto a lui non
interessasse il suo parere ma che avesse parlato ad alta voce per
alimentare i suoi stessi pensieri.
Dall’alto i tetti bianchi delle case avevano celato il mezzo
disastro causato dall’incendio del giorno precedente ma, come
misero piede nelle vie del villaggio, le pareti annerite dal fumo e le
strutture danneggiate balzarono immediatamente agli occhi. Cassiopea
provò un senso profondo di sconforto nel vedere il disastro che
ne era derivato. Gli abitanti non erano certo ricchi e quello
sciagurato incendio aveva messo in ginocchio la loro già poco
edificante esistenza. Con un gesto quasi timoroso la giovane
scostò un paio di tronchi anneriti dalla strada, che si erano
abbattuti sul tetto di un’abitazione devastandolo.
“Cassiopea!!!” strillò all’improvviso una
bimbetta di poco più di cinque anni, correndole incontro, salvo
bloccarsi di colpo alla vista del cupo cavaliere che le sostava al
fianco.
“Miri” esclamò la sacerdotessa, chinandosi a terra
allargando le braccia, ove la piccola si gettò di slancio
iniziando a piangere.
Le si strinse il cuore a quei singhiozzi disperati. Con delicatezza la
strinse al petto, carezzandole i corti capelli dimentica della presenza
di Ikki alle sue spalle.
“Va tutto bene, Miri. Non piangere” le sussurrò
quietamente, cullandola. Evidentemente le fiamme l’avevano
spaventata, povera piccola.
“Ci sono stati dei feriti nell’incendio?” chiese ad un tratto Ikki, il tono deciso ma cortese.
“Qualche ferito lieve ma fortunatamente nessun morto”
spiegò la giovane, allontanando leggermente la piccola, che si
era calmata, rialzandosi in piedi tenendola teneramente per una mano.
Prima che potesse fermarla Miri si aggrappò alle gambe di Ikki,
tirandogli i pantaloni con le piccole manine. Cassiopea fece per
riprendere la piccola, dubitando seriamente che l’ombroso
comandante apprezzasse quel genere di confidenze, ma rimase sorpresa
nel vederlo chinarsi, poggiando un ginocchio a terra, per trovarsi
all’altezza del viso della piccola.
“Che cosa vuoi dirmi?” lo sentì chiedere in tono
serio mentre gli occhi azzurri abbandonavano il solito cipiglio altero
per illuminarsi di una luce gentile.
“I cavalieri proteggono i bambini come me vero?” chiese in tono serio la piccola.
Con lo stesso tono Ikki le rispose “Certamente. E’ il nostro primo dovere”.
Miri fissò per un attimo il volto abbronzato del suo
interlocutore poi, mettendosi un dito in bocca, un po’ intimidita
proseguì.
“Mio fratello dice che ora che non c’è più la
barca non possono pescare e che questo è un guaio. Puoi aiutarlo
tu?”.
Sotto la maschera calde lacrime sgorgarono dagli occhi di Cassiopea,
essere una sacerdotessa guerriero non le impediva, pur se avrebbe
dovuto, di provare dei sentimenti. Povera piccola Miri….
“Vedrò cosa posso fare, Miri. E’ questo il tuo nome giusto?” chiese Ikki, sempre con lo stesso tono.
La piccola annuì.
“Molto bene ma in cambio devi promettere a questo cavaliere che
non verserai più lacrime. Quello che è successo ieri
è il passato. Ora devi vivere per il presente e sorridere in
vista del domani. Se farai questo tuo fratello avrà nuovamente
la barca”.
Cassiopea lanciò un’occhiata sorpresa al cavaliere mentre
Miri si affrettava ad asciugarsi le lacrime e lo gratificava di un
timido sorriso.
“Brava. Adesso torna a casa” concluse il cavaliere
sorridendole debolmente, prima di arruffarle gentilmente i corti
riccioli ribelli. Quel sorriso aveva mutato completamente la fisionomia
del Cavaliere di Athena. Improvvisamente Cassiopea ebbe
l’impressione di trovarsi innanzi ad uno sconosciuto.
Qual’era il vero volto della Fenice?
Ignorando la perplessità della sua giovane amica Miri si
affrettò di corsa verso casa salutando i due con un rapido gesto
della mano mentre Ikki si rialzava in piedi, il sorriso scompariva dal
suo volto e gli occhi azzurri tornavano distanti ed indagatori.
“Il nostro giro di perlustrazione, oggi, termina qui. Diamo
un’occhiata qui attorno e vediamo quali sono le primarie
necessità di questa povera gente”.
Il tono di Ikki era pacato e controllato. Proteggere il Grande Tempio
da eventuali intrusi aveva la sua rilevanza ma anche ripristinare il
Villaggio era un dovere che gli spettava giacché esso era sotto
la protezione della Dea Athena ed in assenza di Lady Saori qualcuno
doveva prendere in mano la situazione. Così i due trascorsero il
resto della mattinata al villaggio, Ikki ad ispezionare le case
danneggiate dalle fiamme, appurando l’entità dei danni,
mentre Cassiopea si recava a far visita ai feriti per sincerarsi sulle
loro condizioni. I pescatori erano povera gente, poco al di dentro di
quanto accadeva oltre la Scalinata che conduceva al Tempio Sacro alla
Dea Athena. Abbastanza abituati alla presenza di Cassiopea, che spesso
si aggirava per l'abitato scambiando qualche parola con i più
anziani mentre sostavano all’ombra di un ulivo, sorseggiando un
bicchierino di Ouzo, rimasero turbati dalla presenza di Ikki. A dirla
tutta era da tempo memorabile che i Saints del Tempio non si
mischiavano con i comuni mortali. Il giovane cavaliere si rese conto
dello scompiglio generato dalla sua presenza ma, volutamente, non vi
diede peso. Constatò personalmente che un paio di casupole
avevano riportato seri danni strutturali e che, pertanto, avrebbero
necessitato di qualche riparazione prima di essere nuovamente abitabili.
“Non appena possibile vi farò consegnare il materiale
necessario per riparare i danni, nel frattempo cercate una sistemazione
alternativa, ad esempio alla taverna, non è prudente che
restiate sotto questo tetto, è pericolante” disse deciso
ad una coppia di anziani che lo osservarono come si osserva una sorta
di apparizione. Talmente sorpresi per l’interesse da questi
mostrato, e al contempo grati all’inverosimile, insistettero per
offrire al cavaliere e alla giovane sacerdotessa le poche frittelle che
avevano preparato per pranzo.
Cassiopea conosceva la spontanea generosità di quella gente e
sapeva che un rifiuto, anche se dettato dal buon senso, li avrebbe
offesi pertanto accetto una focaccia chinando la testa in segno di
ringraziamento. Vide gli occhi opachi dell’anziana donna brillare
di gioia, poi volse lo sguardo verso Ikki che, con fermezza, aveva
invece posto un garbato rifiuto.
“Vi prego, cavaliere” insisté l’anziana
signora protendendo, con le sue mani callose e scarne, la cesta di
paglia con il povero, ed ancora caldo, cibo.
Cassiopea si intromise, prevenendo un rifiuto più netto e marcato del Saint, spiegando pacatamente.
“Il Cavaliere vi ringrazia ma gli è fatto divieto di
accettare qualsiasi forma di ricompensa per compiti che sono
considerati per lui, un dovere”.
Ikki non rispose, anche se un lampo ironico attraversò quelle
iridi color del mare. Quella regola gli era nuova, o meglio la forma
con la quale era stata espressa, giacché solitamente erano pochi
gli umani che riconoscessero o, semplicemente, fossero a conoscenza di
quanto i Saints di Athena facessero per loro. Non di meno era stata
quella la ragione per la quale aveva rifiutato l’omaggio della
donna, unitamente al fatto che non si sarebbe mai azzardato a privare
una famiglia del poco sostentamento, faticosamente ottenuto, per avere
semplicemente preso atto dei danni della loro misera casupola. Era, pur
tuttavia, curioso che la giovane decantasse la regola dopo avere
afferrato con placida tranquillità una bella focaccia fumante.
Dopo un paio di minuti i due si allontanarono, inerpicandosi lungo la
salita, mentre gli abitanti li salutavano certamente con maggior calore
di quando li avevano visti arrivare, qualche ora prima.
“Vedo che riconosci il tuo status di inferiorità,
Cassiopea, giacché non ti adegui alla regola del “perfetto
Saint d’Athena” enunciata all’anziana di prima”
fu l’ironico commento di Ikki non appena fu certo che nessuno
potesse udire la loro conversazione.
Cassiopea si fermò di colpo, la focaccia ancora tra le dita.
“Ho accettato questo cibo perché conosco quella donna da
quando avevo quattro anni. E’ lei che mi ha allevata, quando sono
rimasta orfana, prima che entrassi tra le reclute del Grande Tempio. So
che l’avrei offesa se non avessi accolto il suo gesto. Sono
persone povere ma molto orgogliose” disse in tono gelido, mentre
Ikki si voltava a guardarla sorpreso da quella confessione.
“Sono, inoltre, intervenuta a vostro favore con la favoletta
della “legge dei Saints” esclusivamente per evitare che
poteste offenderla con un rifiuto secco ed intempestivo, data
l’arroganza di cui siete capace. E per dirla tutta sono convinta
che l’abbiate rifiutata semplicemente perché una focaccia
è troppo poco per il Comandante delle Guardie del Grande
Tempio” non riuscì a trattenersi dal dire, esasperata dai
suo continuo rinfacciarle l’inadeguatezza combattiva mostrata al
suo arrivo.
Ikki si irrigidì all’istante, mentre l’irritazione prendeva posto dell’ironico divertimento.
“Scuserò l’insolenza delle tue parole solo
perché è evidente che sei coinvolta emotivamente con
quella gente, ma bada a quello che dici. Non permetto a nessuno di
giudicarmi, tanto meno a chi non mi conosce affatto. Sono stato
chiaro?”.
Il timbro di voce di Ikki era gelido e furente mentre osservava la
maschera d’argento della giovane, rimpiangendo amaramente di non
poter vedere, in quel frangente, il suo sguardo. Sarebbe stato
interessante scoprire se manifestava rabbia, contrizione o timore.
“Cristallino” sibilò Cassiopea, fremente d’ira
repressa. “Suppongo che questo sia un altro dei privilegi dei
Saints nei confronti delle sacerdotesse guerriero” ritorse poi,
per nulla disposta a ritirare l’offesa, ne aveva incassate anche
troppe da lui.
“Si può sapere di cosa diamine stai blaterando?”
sbottò Ikki, piazzandolesi innanzi, costringendola di fatto a
sollevare il viso per poterlo guardare negli occhi.
“Sostenete che non posso giudicarvi giacché non vi
conosco. Ragionamento che non fa una grinza e che mi porta, di fatto, a
dovervi delle scuse per un’affermazione prematura e, a quanto
pare, infondata. Tuttavia non vi siete minimamente posto il problema
inverso, ovvero a non giudicare me, o ad offendermi, dato che neanche
voi mi conoscete” ribatté prontamente cercando di
riacquistare il controllo dei propri nervi. Tanto perdere le staffe non
l’avrebbe portata da nessuna parte, se non a ricevere una
punizione per insubordinazione.
Ikki soppesò l’affermazione della ragazza, riflettendo sul
fatto che erano le scuse più singolari che avesse mai ricevuto.
Era anche vero che Cassiopea aveva ragione. Forte della sua posizione
di Comandante l’aveva punzecchiata in continuazione, divertito
dai suoi misurati gesti di stizza. Stava per scusarsi a sua volta
quando la sentì aggiungere, in tono amaro.
“Perché poi me ne stupisco, a voi cavalieri non interessa
affatto non offendere una recluta” per poi, in pratica,
dribblarlo e riprendere la salita verso il Tempio.
Ikki rimase perplesso per quell’ultima, amara, constatazione. Che
diamine era successo al Grande Tempio durante gli anni trascorsi dopo
lo scontro con Hades e, di fatto, l’inizio del suo errare
meditabondo in giro per il globo? Quello era un argomento da
approfondire. Senza indugio l’afferrò per un braccio,
costringendola a voltarsi.
“In primo luogo mi sa che siamo partiti, entrambi, con il piede
sbagliato. Azzuffarci ieri, al mio arrivo, lo ammetto non è
stato il massimo delle presentazioni. Ammesso e non concesso che posso
avere esagerato con le battutine riguardo la tua inequivocabile
sconfitta non ero al corrente del tuo legame con quei due anziani o mi
sarei risparmiato quell’uscita infelice. Imparerai presto che non
sono particolarmente avvezzo ai rapporti interpersonali così
come il sarcasmo sia mio pane quotidiano, ma non farti un vanto del
trattamento che ti riservo giacché tratto allo stesso modo tanto
Seiya quanto Shaina. Inoltre, per la cronaca, nemmeno Shaina può
battermi. Ora, se abbiamo finito di discutere, vorrei visitare gli
altri punti di accesso al Tempio”.
Cassiopea rimase in silenzio per un bel po’, come a soppesare le
sue parole. Stranamente Ikki si sentì a disagio, quanto
detestava quella dannata maschera d’argento che gli impediva di
intuire i suoi pensieri. Oh avrebbe potuto usare il suo cosmo per
penetrarli, nel profondo, ma dubitava fortemente che la ragazza avrebbe
apprezzato quella forzata intrusione senza tentare di tagliargli la
gola. La sentì sospirare poi, cogliendolo completamente di
sorpresa, la vide tendergli la mano.
“Piacere di conoscervi, Saint della Fenice. Mi chiamo Cassiopea e
il prossimo punto d’accesso lo si raggiunge salendo da un
sentiero dietro la 2^ Casa del Toro”.
Beh, qualunque cosa fosse frullata per la testa della ragazza pareva
avere messo una pietra sopra alla loro spiacevole discussione. Con un
sorrisetto ironico e, vagamente divertito, Ikki strinse quella mano
tesa provando un’istintiva sensazione di calore e di forza. Un
micro-cosmo potente che dormiva nell’inconscio della giovane. Una
forza che non aveva percepito durante lo scontro del giorno precedente.
Forse Cassiopea ne era ancora inconsapevole. Quel fuggevole contatto
colpì anche la giovane. Un brivido la colse intuendo, in quella
stretta, la vastità di un cosmo potente e lucente come decine di
nove. Quale micro-cosmo si celava dietro a quell’apparenza
sarcastica ed indolente del Saint? Un contatto fugace, che comunque la
turbò nel profondo, più di quanto si aspettasse. Fu il
Saint a spezzare il silenzio meditabondo sceso tra i due.
“D’ora in avanti, Sacerdotessa, vedi di chiamarmi
semplicemente Ikki e dammi del tu, detesto i formalismi, mi rendono
nervoso” e detto questo Ikki le fece cenno di fare strada.
C’era ancora molto da fare ed avevano già perso tempo a
sufficienza.
-
continua -
|
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Capitolo 4 *** Cap. 4 - Un nuovo Sensei. ***
cassiopea 1
Note di
Autore: Eccomi qui con il nuovo capitolo, questa volta sono stata decisamente più celere.^^
DISCLAIMER:
I
Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle
serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei
Production e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
CASSIOPEA
- LA
SACERDOTESSA GUERRIERO
CAPITOLO 4 – UN NUOVO SENSEI
Nel
giro di una settimana, Ikki si era fatto un’idea precisa di cosa
occorresse al Grande Tempio, dal punto di vista della Sicurezza e
dell’Organizzazione delle Guardie. Di fatto, Cassiopea si era
rivelata un aiuto prezioso anche se un po’ bissoso, alle volte,
giacchè aveva la fastidiosa abitudine di dire la sua su ogni
cosa; comunque in un paio di occasioni le sue osservazioni si erano
rivelate azzeccate. Il villaggio era stato rimesso non a nuovo ma quasi
grazie a Seiya, che si era davvero fatto in quattro per aiutare a
coordinare i lavori, compiuti per l’occasione dai paesani con
l’ausilio di qualche recluta del Tempio. A vederlo aggirarsi per
il villaggio, come un ragazzino volenteroso, nessuno avrebbe scommesso
un soldo bucato sul fatto che fosse il più potente tra i Gold
Saints di Athena. C’era una cosa che, tuttavia, preoccupava sia
Ikki che Seiya. Shaina aveva scoperto che l’incendio presentava
una strana dinamica. Di fatto aveva tratto origine in mdo anomalo
giacchè aveva avuto inizio in una zona scarsamente infiammabile
per propagarsi, con una rapidità, pertanto, sorprendente. Del
resto non si erano rilevate tracce che potessero far pensare che fosse
doloso. Nel dubbio Shaina stessa aveva suggerito una ronda notturna
intorno al villaggio, per qualche tempo, giusto a sincerarsi che non si
trattasse dell’opera di qualche vandalo particolarmente abile o
di furfanti disposti a tutto pur di ottenere guadagno facile,
approfittando del caos derivante da un incendio. Procedevano, peraltro,
anche le sedute di addestramento delle nuove reclute. Marin, in
particolare, stava seguendo due ragazzi che dovevano giocarsi
un’armatura d'argento che era stata, un tempo, di un avversario
di Seiya ovvero l’armatura di Aracne il Ragno. Shaina invece si
ritrovava immersa in un vero e proprio tour de force giacchè
affiancava al ruolo di capitano della Guardia anche quello di
addestratrice. In particolare stava seguendo l’addestramento di
un paio di ragazzi per l’armatura di quel che fu il Cavaliere di
Bronzo della Fiamma, resa nuovamente disponibile, a discapito
dell’addestramento di Cassiopea.
“Seiya, devo parlarti” esordì Shaina, irrompendo
nella 9^ Casa di Sagitter, sapendo bene che a quell’ora del
giorno il Saint di Pegasus soleva trascorrere il suo tempo nel piccolo
sacrario dell’austero tempietto, a far cosa lo sapeva solo lui.
Non si era sbagliata, giacchè lo vide uscire dal corridoio che
si innerpicava per cento metri nel cuore della montagna.
“E’ successo qualcosa?” chiese questi, sorpreso per
quell’improvvisata. Erano d’accordo di vedersi quella sera,
dopo il tramonto, ma con Shaina niente era mai… stabilito in
partenza.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore” esordì la
donna, in tono meno autoritario di quando lo aveva
“convocato”.
Il cavaliere si rilassò. Fortunatamente non si trattava di un problema da risolvere.
“Che genere di favore?” chiese concigliante.
La maschera d’argento della donna brillò all tenue luce
delle fiaccole. Shaina sapeva bene che quanto stava per chiedere al
compagno lo avrebbe innorgoglito, all’istante, per poi gettarlo
nel… panico.
“Tra tre settimane le due reclute che sto seguendo si
disputeranno, nell’Anfiteatro, l’armatura della
Fiamma” iniziò a dire Shaina in tono piatto.
“Lo so, ne ero al corrente. Per l’occasione anche Lady
Saori arriverà al Grande Tempio, così da consegnare
personalmene l’armatura” interloquì Seiya,
rammentando bene che era più che altro quella ragione, ovvero la
visita di Athena, più che altro a spingerlo a far dare una
sistemata a tutte e 12 le Case, più ovviamente la 13^ e
più importante.
“Comprenderai anche tu che, proprio per questo, e per
l’importanza dell’investitura di un nuovo Saint io debbo
assolutamente dedicare il mio tempo a questi due ragazzi”.
“Ovvio” assentì il Saint domandandosi dove avrebbe parato dopo quella lunga premessa.
“Ne consegue che non potrò seguire l’addestramento
di Cassiopea, pertanto vorrei che te ne occupassi tu” lo
accontentò Shaina enunciando alfine la sua ricniesta.
Pegasus sbiancò all’istante per divenire, pochi secondi dopo, più rosso di un pomodoro.
“Ma… sei matta? Io non ho la più pallida idea di
come si addestri una Sacerdotessa Guerriero. E poi lo sai che detesto
combattere contro una donna, non riuscirei mai ad essere incisivo e
deciso quanto occorre” protestò immediatamente. Al
diavolo, Shaina non lo avrebbe incastrato con un compito del genere.
Non voleva certo prendersi una simile responsabilità. Era da
quattro anni e mezzo che Shaina addestrava la giovane, che terminasse
lei, in fondo si trattava di allungare l’addestramento di tre
settimane, mica di procastinarle alle calende greche.
“Insomma, Seiya. Quando mai ti ho chiesto un favore? Cosa ti
costa darmi una mano” sbottò Shaina provando con la
tattica, ormai consumata, del farlo “sentire in colpa”.
Tuttavia, almeno in questa circostanza, parve non funzionare.
“E’ vero non me ne chiedi mai ma questo non posso fartelo,
mi spiace. Perché non lo chiedi a Ikki? Del resto
c’è già stato un primo round tra loro e poi sono
certo che è più adatto di me” protestò il
cavaliere, subito sulla difensiva.
Shaina stava per ripartire all’attacco quando qualcosa nel
discorso di Seiya la colpì. Forse il compagno non aveva torto,
Ikki avrebbe potuto rappresentare la soluzione ideale. Del resto, in
quelle due settimane, avevano avuto modo di frequentarsi spesso visto
che lei gli aveva fatto da guida.
“Come non detto. Riguardo stasera non venire a cercarmi, sai
com’è sarò impegnata con un addestramento”
ribattè comunque, in tono velatamente risentito, lasciando il
povero Seiya con un’espressione interdetta dipinta sul volto.
^Perfetto. Adesso si è pure alterata, e chissà per quanto
tempo me lo rinfaccerà?^ pensò il cavaliere, vedendola
uscire dalla Casa, con quel suo incedere flessuoso e determinato al
contempo.
“Caro Ikki, mi sa che la sua sfuriata te la becchi tu”
borbottò alfine, ad alta voce, tornando nel sacrario. Tanto era
certo che l’amico non si sarebbe fatto smontare facilmente,
neanche dall’ira di Shaina.
Ad accoglierla il silenzio austero della 5^ Casa di Leo un luogo che,
lo sapeva bene, Marin evitava quasi come la peste. Non sapeva nemmeno
lei per quale ragione le fosse venuta in mente quella considerazione.
Inconsapevolmente, lasciò che il pensiero corresse
all’amica. Solo un’osservatore attento avrebbe notato
l’atteggiamento leggermente confidenziale che passava tra Marin e
Aiolia, il Gold Saint del Leone. Lei, tuttavia, che per molto tempo era
stata costretta a tenere nascosto il proprio amore per Seiya, aveva
intuito il forte legame che aveva unito Marin al Leone Dorato e
comprendeva, ora, il dolore dell’amica per la sua perdita.
Scacciando dalla mente quelle riflessioni Shaina meditò dove
potesse essersi cacciato Ikki, giacchè la Casa di Leo era,
palesemente, vuota. Rammentò, poi, che Cassiopea le aveva
confidato di averlo visto spesso alla 3^ Casa di Gemini. Shaina lo
aveva trovato alquanto strano, giacchè sapeva come non corresse
affatto buon sangue tra il Saint della Fenice e Saga. A quanto le
risultava Ikki lo odiava con ogni fibra del suo essere. Perché
allora trascorrere così tanto tempo in quella Casa, che era
stata del Gold Saint che l’aveva condotto
all’oscurità per motli anni? Conosceva troppo poco, sul
piano caratteriale, Ikki per poter comprendere le ragioni di tale
strano contegno, ma tant’è doveva parlargli e pertanto si
apprestò ad entrare. Immediatamente avvertì una strana
sensazione, come una vibrazione stessa del proprio cosmo, che la mise
in allerta. Cercando di non fare il minimo rumore si addentrò
oltre il colonnato d’ingresso, fermandosi un istante per abituare
lo sguardo alla penombra che permeava quel luogo. Strano, sembrava
deserto. Eppure quella sensazione anomala non l’abbandonava.
Spinta dalla curiosità tentò di rilevare la fonte
generatrice di quelle sensazioni spingendosi addentro sino al corridoio
che conduceva al Sacrario, anche qui sito all’interno della
montagna come alla Casa di Sagitter. In fondo al corridoio, illuminato
dalla luce del sole che filtrava da un piccolo lucernaio, ricavato
perforando la roccia stessa della montagna, sostava lo splendido cloth
dorato di Gemini. Le occorse qualche istante per rendersi conto che la
fonte del turbamento del suo microcosmo era proprio il cloth.
“Ma bene, ecco scovata una piccola ladra” esordì
all’improvviso la sarcastica voce di Ikki, facendola sobbalzare.
Dannazione a lui, non lo aveva sentito arrivare. Sciocca, se fosse
stato un nemico si sarebbe ritrovata in difficoltà, un
errore da non ripetere.
“Spiritoso” bofonchiò, abbandonando la posa di
difesa istintivamente assunta, per fissare il volto diveritito del suo
interlocutore.
“Piuttosto, ho avvertito una stranissima sensazione quando sono
entrata nella Casa, come se ci fosse una forza occulta
all’interno di essa. Può sembrarti strano ma sono certa
che provenisse dal colth di Gemini” si decise poi a spiegare, per
giustificare la sua presenza nel Sacrario giacchè, come Silver
Saint, non le era concesso accedere al luogo ove erano custodite le
armature dei Gold Saints.
Il sorriso sardonico abbandonò il volto di Ikki mentre un’espressione severa e pacata lo sostituiva.
“Lo so. L’ho avvertito anch’io. E’ il
microcosmo di Saga” spiegò poi, avvicinandosi al cloth.
“Che cosa? Ma è impossibile. Saga è morto da
più di dieci anni” sbottò Shaina, disorientata.
“Non è affatto soprendente. Hai forse dimenticato che
è stato il microcosmo di Aioros, a suo tempo, a porre il cloth
di Sagitter tra Seiya e Aiorla? “ le rammentò in tono
brusco.
Shaina si azzittì all’istante. Era per questo, allora, che
Ikki passava molto tempo nella Casa di Gemini? No, non aveva senso.
Perché ricercare il residuo di un cosmo appartenuto ad un uomo
odiato.
“Stavi cercando me, o bighellonavi alla caccia dei microcosmi dei
Gold Saints?” le chiese all’improvviso Ikki, cambiando
argomento, o quasi.
Shaina lo avrebbe volentieri strozzato, a volte quella sua sprezzante
arroganza era alquanto irritante, poiché doveva chiedergli un
favore si trattenne dal ribattere.
“Come sai tra tre settimane ci sarà l’investitura di
due nuovi cavalieri. Come addestrastrice sono tenuta a seguirli sino
all’ultimo giorno, ma ne consegue che non potrò, per
tre settimane, seguire gli allenamenti di Cassiopea. Ho bisogno di
qualcuno che mi sostituisca per quel periodo. Ho pensato a te”.
Il tono di Shaina era pacato, serio e soprattutto determinato.
“Scordatelo. Non ho certo il tempo per fare la baglia di una
Sacerdotessa in erba” fu la secca risposta di Ikki mentre
abbandonava il Sacrario costringendola, di fatto, a seguirlo.
“Lungi da me isegnarti come si gestisce la Sicurezza del Grande
Tempio ma in qualità di Comandante delle Guardie dovrebbe
essere un tuo primo pensiero l’efficienza dei soldati e delle
Sacerdotesse impegnate in questo delicato compito”.
Avere a che fare con la dialettica pungente di Shaina era come
ingaggiare un duello all’arma bianca. Era pronto a scommettere
che fosse passata prima da Seiya ma, innanzi al suo secco rifiuto,
già ce lo vedeva l’amico alle prese con
l’addestramento di quella viragò di Cassiopea, aveva
dirottato la richiesta su di lui.
“Non cercare di infinocchiarmi con la questione dei doveri,
giacchè essendo una tua allieva il dovere di addestrarla
è esclusivamente tuo. In secondo luogo, non è una grave
perdita se una Sacerdotessa Guerriero non si allena, con un sensei, per
una ventina di giorni. Recupererà in seguito” fu la pronta
risposta del Saint, che ritenne chiuso l’argomento. Fatto salvo
rimanere spiazzato dall’affermazione successiva di Shaina.
“Cassiopea non può permettersi una sosta di tre settimane
giacchè è da anni che la sto allenando per rinfoltire la
scarna schiera dei Silver Saints”.
Che diamine aveva in mente Shaina? Si era battuto con Cassiopea, aveva
una discreta tecnica ma era del tutto incapace di sviluppare il proprio
microcosmo, anche se doveva ammettere che aveva percepito in lei una
forza superiore a quella manifestata nel loro confronto.
“So cosa stai pensando. Il microcosmo che è in grado di
sviluppare è, apparentemente, alla stregua di quello di un
Bronze Saint ma ti garantisco che, nel corso di un allenamento, cinque
mesi fa ha sprigionato una potenza impressionante che ha colpito anche
Marin per la sua intensità. Da quel giorno non mi è
più riuscito di tirargliela fuori, ma so che c’è.
Se riuscirò a farla emergere ne farò un ottimo Silver
Saint. Andiamo, Ikki, ti chiedo di seguirla per una ventina di giorni,
non per l’eternità, cosa ti costa?”.
Ikki parve soppesare l’ultima osservazione della donna, per poi
arrendersi all’evidenza della sua stessa curiosità. Se
davvero Cassiopea nascondeva in sé le doti di un Silver Saint
era quanto mai deciso a farle emergere.
“Essia. Ma se non tiene il passo con i miei allenamenti
resterà al palo. Hai capito?” acconsentì in tono
deciso.
Shaina si rilassò. Di certo per Cassiopea sarebbero stati venti
giorni terribili, ma confrontarsi costantemente con un Saint del
livello di Ikki sarebbe stato un banco di prova importante per
scorprire sino in fondo le qualità latenti della giovane.
GRANDE TEMPIO – Il Promontorio delle Lacrime.
Quel lembo di terra brulla, sito sul retro della montagna ove si
dipanava la Scalinata dello Zodiaco, ovvero quella intervallata dalle
12 Case dei Gold Saints, era da secoli uno dei luoghi che avevano
conosciuto le lacrime, il sangue e la fatica di centinaia di aspiranti
cavalieri e sacerdotesse guerriero. Quel nome, Promontorio delle
Lacrime, era stato attribuito non già dal Gran Sacerdote,
custode per secoli seppur con volti differenti di quel sacro luogo, ma
dalle reclute che ivi avevano trascorso per anni ogni giorno della loro
esistenza ad apprendere l’arte sopraffina e difficilissima del
micro-cosmo e della “forza delle stelle”. Da un paio di
giorni, Cassiopea, si intratteneva in quel luogo da sola,
giacchè Shaina era occupata a completare l’addestramento
di Drako e Desandro, i due contendenti al cloth della Fiamma. Nei
momenti di libertà, ovvero quando non era intenta ad eseguire un
ordine di Ikki piuttosto che di Shaina stessa nel suo ruolo di soldato
del Grande Tempio, li trascorreva lassù a sperimentare una
più profonda ed introspettiva conoscenza del proprio
micro-cosmo. Non era comunque una novità per lei, giacchè
spesso tendeva a sperimentare quegli esercizi da sola al di là
degli allenamenti rituali con il suo sensei. Di fatto, Cassiopea era
già stata eletta Sacerdotessa Guerriero, giacchè erano
talmente scarsi i cavalieri da operare nomine anticipate per coloro che
avessero compiuto più di quattro anni e mezzo di addestramento.
Nella realtà le sue potenzialità non raggiungevano ancora
il livello di un Bronze Saint. Ora, seduta a terra con le gambe
incrociate innanzi al petto, la giovane stava richiamando, con lentezza
esasperante, il proprio micro-cosmo per avvertire, di secondo in
secondo, il suo fluire dall’interno del corpo ed espandersi verso
l’esterno come ad ascendere verso le stelle che lo governavano.
All’improvviso lo percepì, quell'esplodere violento di un
cosmo avverso, provenire dalle proprie spalle. Senza esitazione alcuna
balzò agilmente in piedi, voltandosi verso la fonte
dell’avvertita minaccia, giusto in tempo per schivare un gancio
in pieno viso mentre arretrava repentinamente sottraendosi al secondo
colpo avversario.
“Che diamine ti prende?” sbottò poi la voce fredda e
controllata mentre, dietro la maschera d’argento sua prigione e
sicurezza, osservava il volto deciso di Ikki.
“Niente. Volevo solo mettere alla prova i tuoi riflessi,
Sacerdotessa. Giusto per stabilire da dove iniziare la lezione
odierna” fu la pronta risposta che ricevette.
Cassiopea sussultò a quell’affermazione. Mettere alla prova i suoi riflessi? Lezione odierna?…
“Ma di cosa stai parlando? Quale lezione?” balbettò confusa.
Un lampo attraversò le iridi azzurre di Ikki, che diamine
così Shaina si era dimenticata di avvertire Cassiopea della
novità, oppure… più semplicemente aveva ritenuto
superfluo farlo.
“Come, Shaina non te lo ha detto? Poco male, vorrà dire
che te lo spiegherò io. Da oggi, sino all’investitura del
Saint della Fiamma, sarò io ad allenarti in vece del tuo
sensei”.
Il tono di voce di Ikki era calmo e controllato, mentre un sorriso
vagamente ironico si delineava sulle sue labbra. Di certo era divertito
dalla possibile reazione che quelle parole le avrebbero suscitato,
pensò la ragazza. Accidenti a Shaina, ma proprio a Ikki doveva
chiedere di addestrarla? Era l’ultima cosa che avrebbe voluto,
specie dopo il fallimentare combattimento che aveva consumato con lui
qualche settimana addietro. Comunque fosse non esistevano alternative.
Si era spesso domandata che genere di Saint fosse il suo sarcastico
Comandante, ora avrebbe avuto ben tre settimane per scoprirlo.
“Ho capito. Da cosa vuoi cominciare?” chiese in tono
piatto, non rivelando alcuno dei pensieri che le avevano attraversato
la mente.
L’unica reazione di Ikki, alla sua composta risposta, fu un
leggero innarcarsi del sopracciglio destro, in una vaga espressione di
perplessità.
“Attaccami”.
Lapidario l’ordine, che non lasciava alcun adito ad
incomprensioni. Evidentemente Ikki era uno di quei sensei che preferiva
addestrare a suon di… pugni. Non si sarebbe certo lasciata
intimidire per questo. Con decisione balzò in avanti, tentando
di colpirlo con un calcio volante, ma rimase esterefatta nel
rendersi conto che aveva evitato il suo colpo senza, praticamente,
spostarsi di un millimetro. Ma come diamine aveva fatto? Eppure, al suo
arrivo al Grande Tempio, ricordava bene di essere riuscita a colpirlo o
quasi giacchè aveva sempre parato tutti i suoi colpi con gli
avambracci. Mentre realizzava questo, un poderoso pugno, in pieno
stomaco, la feceva piegare in due, e il successivo calcio la
scaraventava ad un paio di metri di distanza, a saggiare la dura terra
riarsa dal sole.
“Tutto qui?” lo sentì chiedere in tono ironico.
Accidenti a lui, neanche i suoi colpi era riuscita a vedere.
All’apparenza non si era mosso eppure il pugno e il calcio li
aveva sentiti, anche troppo bene.
“Mi stai prendendo in giro?” chiese, rimettendosi in piedi.
Detestava quell’atteggiamento di arrogante sufficienza che gli
vedeva dipinto sul volto.
Ikki sorrise divertito. Ecco che il proverbiale caratterino di Cassiopea riemergeva dal suo autocontrollo.
“Secondo Shaina avresti il potenziale di un Silver Saint ma
onestamente ritengo che, allo stato attuale, tu verresti messa al
tappeto da qualsiasi Bronze Saint, anche il più scarso” le
disse placido. Voleva provocarla, giacchè nutriva il sospetto
che solo in quel modo la giovane avrebbe raggiunto il limite del
proprio micro-cosmo.
Cassiopea strinse i pugni, senza tuttavia cedere alla provocazione.
“Se continuerai a spostarti alla velocità della luce non
avrò mai possibilità di colpirti. Non sono
un’idiota, Ikki. Shaina mi ha già fatto, il primo giorno
di addestramento, la lezioncina sulla differenza di velocità
negli spostamenti e nei colpi tra le tre gerarchie di Saint.
Giacchè, secondo te, non appartengo neanche a quella dei Bronze
Saints mi spieghi come potrei colpire un Gold Saint?”.
Non c’era alcuna forma di irriverenza o accusa nel tono di
Cassiopea, cosa che lo sorprese favorevolmente. A quanto pareva non era
poi così avventata in battaglia.
“Quando Seiya ed io, insieme ai nostri compagni, abbiamo
combattuto contro i Silver Saint del Grande Tempio e contro i Gold
Saint fedeli ad Arles, eravamo dei Bronze Saints. Questo, purtuttavia,
non ci ha impedito di sconfiggere i nostri avversari. Non prendere
pertanto a scusante il tuo livello di combattimento. Davanti
all’avversario devi sempre dare il meglio di te, per
sopravvivere. Ricominciamo” fu la drastica spiegazione di Ikki,
rendendo subito palesi i suoi intenti rispedendola nella polvere.
Il resto del pomeriggio, Cassiopea lo passò ad incassare un
numero considerevole di colpi, nel vano tentativo di
“vedere” da che parte arrivassero, e senza riuscire a
sfiorare Ikki una sola volta. Decisamente sconfortante. Si sentiva a
pezzi, inginocchiata a terra con le braccia che si ostinavano, ormai
per puro orgoglio, a tentare di sorreggerla mentre disperatamente
cercava di rimettersi in piedi.
Ikki osservò per un po’ gli sforzi della giovane, era
certo che se l’avesse lasciata sola avrebbe finito col dormire
lassù giacchè difficilmente avrebbe avuto la forza per
tornare a valle. Era stato duro con lei, lo sapeva, ma era
l’unico modo che conoscesse per addestrare qualcuno. Metterlo
alle corde e costringerlo a tirare fuori tutto quello che aveva dentro,
come aveva fatto con la giovane. Per quanto, con tutta
probabilità, Cassiopea considerasse quella giornata un disastro
completo, un’umiliante lezione impartita ad una giovane ed
inesperta guerriera, non se l’era cavata poi così male.
Era intelligente, tattica, aveva studiato la situazione di palese e
imbarazzante svantaggio cercando di studiare una via di uscita. Shaina
aveva visto giusto, in quella ragazza c’era del potenziale
occorreva tuttavia trovare il modo per incanalarlo nella giusta
direzione e farlo emergere.
“Per oggi abbiamo finito, Cassiopea. Puoi tornare nei tuoi
quartieri” le disse duro, non lasciando trasparire alcun
apprezzamento per l’operato dell’allieva. Se aveva
carattere, come si aspettava, non si sarebbe arresa anzi avrebbe fatto
di tutto per strappargli un cenno di consenso.
Cassiopea trassè un involontario sospiro di sollievo, se avesse
preteso ancora un solo attacco sarebbe crollata definitivamente al
tappeto. Accidenti, era talmente stanca da dubitare di avere la forza
di tornare nel suo alloggio. Radunando ogni briciola di energia che le
era rimasta si rimise in piedi, traballando sulle gambe malferme. Ikki
la vide incamminarsi verso il sentiero che conduceva al Grande Tempio,
mentre si sorreggeva alla parete di roccia per non cadere. Non fece
nulla per aiutarla, del resto sarebbe stato considerato un gesto del
tutto inopportuno, sapeva quanto fossero orgogliose le ragazze che
indossavano la maschera d’argento, piuttosto sarebbe giunta al
tempio ruzzolando per tutto il sentiero ma mai avrebbe accettato il suo
aiuto. Scuotendo la testa, giacchè trovava alquanto
incomprensibile quella dannata regola che imponeva alle donne di
nascondere il viso dietro una maschera, scese a sua volta, lentamente,
pronto ad evitarle, alla faccia del suo orgoglio, un quanto mai
pericoloso giro turistico in un crepaccio.
Forse per la presenza di Ikki alle spalle, davanti al quale mai avrebbe
mostrato la disarmante debolezza che la pervadeva, o forse per il suo
atavico orgoglio, Cassiopea riuscì miracolosamente a tornare al
quartiere della Sacerdotesse senza finire lunga e distesa al suolo.
Qui, senza una sola parola per il cavaliere che l’aveva seguita,
in silenzio si era infilata nella sua misera casupola ove, finalmente
protetta da sguardi indiscreti, si era lasciata scivolare a terra...
sfinita.
-
continua -
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