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Quella notte i Nani di Thanus
avevano lavorato davvero di buona lena, il loro indefesso lavoro, cominciato
appena all’alba, era appena terminato, proprio mentre le stelle facevano
timidamente capolino nella fredda luce crepuscolare … o per lo meno questo era
quello che Thanus immaginava stesse accadendo in
superficie, perché lì, nei profondi cunicoli in via di scavo delle miniere di Fortargento il dolce cielo non era per niente visibile. Ma
i Nani, si sa, non amano le bellezze dell’ampio cielo stellato e alla luce
degli astri hanno più gradito il luccicare delle gemme e dei preziosi metalli
quali l’oro, l’argento o il mithrill;
Thanus, essendo un Nano,
non era da meno, tuttavia non era un individuo avido come la maggior parte
degli altri Nani, era solo un uomo ligio al proprio dovere che, in questo caso,
era quello di Capomastro, addetto alla supervisione dei lavori nei cunicoli di
scavo sud della miniera, a pochi passi dalla Prigione. La squadra aveva
lavorato bene ma mancava ancora poco prima che la brocca terminasse … “la
brocca” è il nome comunemente usato per indicare il metodo di misurazione del tempo
presso i Nani, essi infatti, vivendo sottoterra, non possono avere come punto
di riferimento il sole o gli astri, quindi per calcolare il tempo i Nani usano
una brocca in terracotta piena d’acqua che abbia però un foro poco sopra la
base, il tempo che l’acqua impiega per uscire corrisponde, grossomodo, ad
un’ora. Di certo non è un metodo preciso, difatti i Nani preferiscono usare il
loro osservatorio per regolare i loro orari, ogni ora viene suonato il grande
gong di Fortargento, così
che tutti gli abitanti della città conoscano perfettamente l’orario, ma per
calcolare i turni di lavoro nei cunicoli lontano dalla città si usa ancora “la
brocca”. -Bene ragazzi, direi che abbiamo fatto un ottimo lavoro!- disse Thanus, ma non ebbe il tempo di
finire la frase poiché un enorme boato coprì le sue ultime parole, un palo di
sostegno si era spaccato e con esso era
crollata un’enorme quantità di massi e detriti, i Nani si ripararono tra alcune
insenature nella roccia, sfuggendo così alla frana. Quando la polvere si diradò
i Nani rimasero a bocca aperta: la frana aveva rivelato un angusto passaggio
che immetteva in un enorme sala, Thanus
e i suoi operai afferrarono le lanterne e avanzarono nel cunicolo, come
entrarono nel salone la fievole luce delle lanterne fu enormemente amplificata
dalle rocce bluastre che costituivano le pareti della caverna, in questo modo
la stanza poté essere vista in tutto il suo splendore: il pavimento era di un
magnifico marmo bianco, ricoperto da uno spesso strato di polvere che denunciava
millenni di abbandono, le grandi colonne di giada erano adornate da immagini di
mostri antichi come il tempo che avvolgevano i grandi pilastri con l’ausilio
delle loro lunghe spire, il loro volto digrignante bloccato per sempre nel
freddo della pietra; e lì, nel centro del salone, troneggiava un’enorme
statua di drago ricavata da un’unica pietra nera e fredda come la notte.
Incastonata nel petto del dragone si trovava unagemma, liscia e corvina, la cui forma ricordava
vagamente un cuore, dal suo interno si sprigionava una palpitante luce violacea
che, ad intermittenza, illuminava le freddi pareti della stanza, quasi come un
cuore pulsante. I Nani osservarono estasiati lo
spettacolo che si parava innanzi a loro, ma tuttavia ciò che più li colpiva era
la pietra, l’unico elemento che tradiva vita in quella stanza dal freddo di
morte, tuttavia da essa traspariva una palese malvagità, una malvagità arcana e
sconosciuta. Thanus e i
suoi osservavano la pietra pulsante, il loro cuore pulsava di bramosia e desiderio,
volevano possedere o anche solo toccare quella pietra così sinistra ma così
seducente, Thanus avanzò
verso il centro della sala, la sua mente lo implorava di non compiere quel
gesto sciagurato, ma la sua voce era ormai un sussurro soffocato dal desiderio
opprimente di toccare quella antica reliquia di un epoca perduta nel lontano passato…Thanus tese la mano e… all’improvviso un lampo accecante illuminò la stanza,
tutti i presenti caddero all’indietro per la sorpresa, quando la luce si assopì
i Nani videro chiaramente la statua ricoprirsi di enormi crepe, i frammenti di
roccia che cadevano al suolo con fragore rivelavano delle ossa biancheggianti,
ormai libero dalla sua prigione di pietra lo scheletro di drago spalancò le
immense ali di cui l’unica cosa che rimaneva erano delle membrane, gli occhi,
resi vuoti dalla morte, si illuminarono di una tetra luce viola; i Nani non
ebbero il tempo di capire cosa fosse accaduto, perché una vampata di fuoco li
avvolse, segnando il loro destino…
Quella sera, come tutte le notti ormai, Reldar di HÂn-Dun
sedeva sulla rudimentale panca in legno che costituiva l’unico arredamento
della sua cella ripensando con furibondo senso di impotenza al suo destino… LUI! Reldar,
signore dei Valgar e
cavaliere negromantico di HÂn-Dun
stessa, ora era costretto in quella misera cella dove era stato confinato dopo
la sconfitta di Jikarn, in
attesa dell’inevitabile esecuzione… Improvvisamente
dai cunicoli che portavano alle miniere si udirono delle urla agghiaccianti che
riscossero il negromante dai suoi oscuri pensieri… le
guardie si risvegliarono dal loro sonno con un sussulto, impugnando
istintivamente le loro pesanti asce bifronti, ma quello che ben presto si
trovaronoad affrontare non poteva
essere sopraffatto da nessuna arma mortale, per quanto potente… in una sola fiammata tutte le guardie
furono consumate…Reldar, a quello spettacolo, si
portò istintivamente la mano verso il fianco sinistro, ma si ricordò ben presto
che la sua mitica spada, Machagistia,
giaceva nella griglia di armi vicino alla postazione delle guardie, quindi ben
al di fuori della portata del prigioniero. Lo scheletro di drago avanzò verso
la cella, ma in quel preciso istante Reldar
comprese con chi aveva realmente a che fare –Salute a
voi mia immensa maestà- disse il negromante inchinandosi con ossequioso
rispetto, vedendo ciò il drago fu molto impressionato e compiaciuto, decise
quindi di risparmiare quell’inutile mortale per ascoltare i suoi smielati
omaggi, lo avrebbe comunque ucciso più tardi…
-Cosa desideri dire alla mia possente maestà? Parla in
fretta umano, giacché per quanto sia buono e magnanimo gli dèi non mi
omaggiarono del dono della pazienza!- disse il drago sdraiandosi con grazia
-Sappiate mio signore che non è mio desiderio esservi nemico, tutt’altro… noi due ricerchiamo la
stessa cosa… il potere! Quindi, se la vostra divina
maestà lo desidera, sarà per me un immenso onore aiutarvi a raggiungere questo
obbiettivo-; udendo queste parole il drago scoppiò in una cupa risata –Credi davvero, misero mortale, che abbia bisogno del tuo
aiuto? Sciocco! Ora osserva tutta la mia potenza e trema innanzi al mio immenso
potere!-, detto questo il drago alzò il capo preparandosi ad avvolgere il
malcapitato Reldar tra le sue fiamme, ma si arrestò
quando vide che il volto del negromante non era sconvolto dal terrore, anzi,
sorrideva beffardamente, -Sappiate, mio signore, che voi mi sottovalutate, io
conosco assai più di quanto non sembra… io conosco
bene cosa brama il vostro cuore… io posso aiutarvi a
ottenerlo-, il drago chinò il capo –Tiascolto…
La luce lunare filtrava con difficoltà attraverso le
finestre di cristallo di Dracora, la grande città dei
Draghi, nella stanza, a malapena illuminata, stava una donna alta ed esile,
avvolta in un mantello di porpora con cappuccio, i lunghi capelli rossi come il
fuoco ricadevano dolcemente sulle spalle, portava un vestito viola, la pelle
era di un rosa quasi violaceo e i penetranti occhi gialli fissavano le immagini
confuse di fuoco, morte, terrore e distruzione che si accalcavano rapidamente
sulla superficie semi-trasparente della Pietra dei Re –Ciò
che vedo m’inquieta enormemente- sussurrò con un filo di voce DragantaFaranis, regina dei
Draghi –Mio sposo, accorrete, presto…-.
A quelle parole comparve un uomo che sembrava comparso dal nulla, avvolto
anch’esso da un mantello nero vestiva una corazza rosso acceso, i capelli e la
barba rossi come la luce del sole morente mettevano in risalto il volto sottile
e aguzzo, pelle e occhi erano identici a quelli della consorte. DragantoFaranis si fermò innanzi
alla moglie, i pugni piantati sui fianchi–Che succede amor mio?- chiese lui con evidente
preoccupazione –Tristi nuove- rispose lei amaramente –Il Nemico è tornato nuovamente- -COSA?! Ancora una volta l’Ombra
è tornata su noi! Fate chiamare Garroath!- disse il
Re rivolgendosi ad una guardia nei pressi –Che mio
figlio venga subito qui!-
Sir GarreyAlanor, cavaliere della
Fratellanza, procedeva con il suo fiero cavallo Bolus
che gli trotterellava accanto, la splendida spada Tizzona
stava nel fodero in pelle e penzolando dal fianco sinistro sbatteva sulla cotta
di maglia ad ogni passo, scandendo ritmicamente la camminata del cavaliere. Garrey avanzava deciso verso i confini della Foresta Verde,
i capelli neri, né troppo lunghi né troppo corti, che volteggiavano nel vento
freddo che soffiava dal lontano Nord e dalle vette della Grande Catena; non
appena giunse al limitare della foresta Garrey
arrestò istintivamente il cavallo e osservò le maestose piante della selva che
si intrecciavano tra di loro, formando una barriera impenetrabile anche per
l’alto sole… la Foresta Verde era la foresta più
anticha di Ardya, anche se non superava la venerabile
età della grande Foresta Elfica in Whilldarr,
nonostante le sue immense bellezze la Foresta era disabitata, pochi avevano
avuto il coraggio di insediarsi in quella selva arcana, chi ci aveva provato si
era comunque ritirato nelle zone più sicure, poste proprio al limitare della
foresta. Tuttavia il pericolo negli ultimi sette anni era enormemente
diminuito, numerose leggende e racconti popolari asserivano che nel cuore della
foresta vivesse un oscuro negromante, ma se costui esisteva davvero doveva
essersi ritirato altrove, perché le mostruose creature che vagavano per la
foresta erano scomparse da tempo, quindi la foresta era, tutto sommato, sicura,
nonostante ciò il compito delle ranger elfiche capitanate da SyannaTheronaswhit, di mantenere
la pace nella foresta non era affatto diminuito, anzi…
Da qualche tempo a questa parte poi Radamaus, il
custode della foresta, continuava ad assegnar loro i più svariati incarichi, ma
di questo personaggio, che si rivelerà più importante di quanto non credete, si
parlerà in ben più degna sede. Comunque ora neanche le ranger bastavano,
infatti recentemente i Valgar, creature delle
montagne, avide ed egoiste, in perpetua guerra con i Nani per il dominio delle
miniere, avevano iniziato a razziare le vicine fattorie e gli abitanti avevano
invocato aiuto, e in quanto cavaliere Garrey non
poteva rifiutarsi di aiutare chi avesse bisogno… per
questo era lì, ai margini dell’oscura foresta, timoroso di entrare nel
labirinto di alberi e cespugli… entrò, l’oscurità lo
avvolse quasi subito, d’istinto si voltò per osservare la pianura bagnata dal
sole del mattino e mentre il suo sguardo volava attraverso la pianura di Bassanor vide, di sfuggita, un falchetto che volava nel
cielo, era un falco come tanti, neanche chiaramente visibile data la distanza e
la nebbia mattutina, tuttavia Garrey ne rimase
colpito e subito gli tornò alla memoria l’unico ricordo della sua vita prima di
diventare cavaliere… nonostante fosse ventisettenne,
più o meno visto che nessuno conosceva la sua vera età, ben vent’anni di vita
erano per lui sconosciuti, cosa fosse prima nessuno lo sapeva, l’unica cosa di
cui si era certi era che sette anni fa Troas il
Vecchio, Cavaliere della Fratellanza, aveva trovato il giovane Garrey proprio nella Foresta Verde, il giovane era stato
ferito al fianco da una freccia ma aveva ferite ben più profonde, come se uno
spirito immondo avesse pian piano corrotto il suo corpo e la sua anima, ma cosa
precisamente fosse successo nessuno lo sapeva, l’unica cosa che Garrey ricordava di quel giorno era l’immagine di un falco
che volava in cerchio sopra di lui… il resto era
coperto da una fitta e impenetrabile nebbia… il falco
virò con grazia verso sinistra e la luce tagliente del sole appena sorto
costrinse Garrey a ripararsi gli occhi con la mano,
ma quando il cavaliere scrutò di nuovo il cielo si avvide che il falco era
scomparso senza lasciare traccia alcuna… scrollando
le spalle il cavaliere si rimise in cammino facendosi strada tra l’intricato
fogliame. Erano ormai passati dieci minuti da quando era entrato nella foresta
e la luce del sole era ormai un ricordo vago, tuttavia a volte alcuni fievoli
raggi riuscivano a farsi strada tra le fitte frasche, formando pozzanghere di
luce dall’aspetto più che rassicurante; la marcia procedeva senza intoppi di
particolare rilievo quando all’improvvisò il cavaliere si arrestò…
aveva sentito un rumore tra gli arbusti ma non era riuscito ad identificarne la
fonte…
Garrey si guardò intorno, il volto
teso dalla tensione… il rumore si ripeté, era più
vicino, il giovane cavaliere strinse l’impugnatura di Tizzona,
si sentì sollevato tastando quella superficie metallica così famigliare, ma
durò poco… il rumore si ripeté di nuovo, qualcuno si
avvicinava cercando di nascondersi tra la vegetazione, ma questa volta si era
avvicinato troppo e Garrey l’aveva individuato… stava tra i cespugli alla sua destra, il
cavaliere fece finta di non essersene avveduto e continuò a setacciare con lo
sguardo la fitta vegetazione innanzi a sé. Lo straniero si sentiva sicuro,
credeva davvero che il cavaliere non si fosse accorto di lui, così avanzò di nuovo… forse se si fosse avvicinato un po’ di più, solo un
altro po’…
Tutto accadde in un lampo, Garrey
si voltò di scatto e afferrò la figura con la sinistra mentre con la destra
estraeva Tizzona, spinse l’aggressore contro un
albero immobilizzandolo e poi gli puntò la lama affilata alla gola, pronto ad uccidere… ma Garrey si fermò, la
creatura misteriosa nella colluttazione aveva perso il mantello con cappuccio
che gli copriva il volto, fu così che Garrey si
avvide che l’aggressore era una donna, un’elfa che,
nonostante i vistosi segni di una battaglia, dimostrava una beltà quasi
ultraterrena, i capelli biondi e la pelle colpiti dai raggi solari che si
facevano strada tra l’intricato fogliame, sembravano avvolti da un’aura
surreale, le piccole goccie di sudore che le rigavano
il bellissimo collo e il viso tondo ed agrazziato non
sfiguravano la bellezza della fanciulla, anzi, sembravano perle di rara
bellezza che impreziosivano l’aspetto dell’Elfa.
Garrey rimase a contemplare a
bocca aperta la fanciulla e forse si sarebbe trattenuto più a lungo se costei
non le avesse detto, in tono accigliato:-Allora, vuoi mettermi giù o hai
intenzione di uccidermi?-; il cavaliere si riscosse e borbottando frasi di
scusa posò la giovane che si accasciò sull’erba massaggiandosi il collo, poi
afferrò il logoro mantello verde e lo indossò gettando il cappuccio sul capo –Vi chiedo nuovamente perdono, mia signora- farfugliò Garrey–Non sapevo chi foste,
credevo foste animata da cattive intenzioni… siete
ferita per caso?- -Fortunatamente no- rispose l’Elfa–ti ringrazio Garrey!-, a queste
parole il giovane cavaliere si bloccò –Garrey? Come
fate a sapere il mio nome, non credo di essermi già presentato!- l’Elfa rimase sorpresa, per un attimo i due si guardarono
negli occhi, lei avevi degli occhi di un azzurro intenso, come le profonde
acque dell’Oceano… quegli occhi…
lui li aveva già visti… ma dove? Ma quando? L’Elfa non tardò a ricomporsi –Ehm…
le tue gesta sono famose, giovane cavaliere!- disse lei distogliendo lo
sguardo, la moltitudine di sentimenti che aveva sommerso Garrey
svanì –Ho sentito molto parlare delle gesta del
Cavaliere Senza Passato come vi chiamano alcuni…ma
ora non possiamo perdere tempo rievocando le sciocche dicerie che il popolino
adora riportare nelle piazze del mercato! Io sono SyannaTheronaswhit e immagino abbiate sentito parlare di me
cavaliere- -Sì, so che voi e le vostre ranger pattugliate la foresta per conto
di Radamaus--Radamaus ci
affida solo pochi incarichi e ci fornisce spesso consigli e informazioni utili,
tuttavia non è per suo conto che pattugliamo la foresta, anche noi, come i
cavalieri della Fratellanza, abbiamo donato i nostri infallibili archi al
servizio del prossimo… perché ho lasciato Whildarr, è questo che stavi per chiedermi vero?- Garrey richiuse la bocca lasciando morire la domanda che Syanna aveva già anticipato e con un gesto d’assenso le
fece intuire che la sua premonizione era corretta –Non
c’è tempo ora per raccontarti la mia storia, cavaliere, forse un giorno e in
un’occasione assai più favorevole! Ora non possiamo perdere altro tempo, io e i
miei ranger stavamo scortando un personaggio di altissimo rango attraverso
l’impervia foresta, ma all’improvviso siamo state sorprese da un gruppo di Valgar; le mie compagne sono state sopraffatte, il mio
signore è stato fatto prigioniero e io mi sono salvata a stento!- -Ehi! Un
momento, Valgar? Non escono mai dai loro cunicoli
nelle montagne e in pieno giorno poi!- -Beh, questi l’hanno fatto, guardati
intorno se non mi credi!- solo allora Garrey si
accorse che la radura era cosparsa di frecce rotte, picconi spezzati e
cadaveri, cadaveri di Elfi e di Valgar, Garrey avanzò verso il Valgar più
grosso, aveva conficcato nel petto un paletto di legno spezzato, sicuramente
l’ex impugnatura del piccone che giaceva lì vicino, con un certo disprezzo e
disgusto Garrey rivoltò la bestia che giaceva supina
in una pozza di sangue; i Valgar erano creature più
simili a maiali o a topi più che ad esseri umani, erano solitamente piccoli di
statura, gobbi, il loro naso ricordava più il grugno di un maiale, tutto il
corpo era ricoperto da peli che ricordavano quelli di un ratto…
che esseri abominevoli! Facevano della raccolta di tesori la loro unica ragione
di vita, nelle loro precarie gallerie, che in ben più di un’occasione erano
crollate, i Valgar ammassavano ricchezze d’ogni
genere oppure andavano alla ricerca di altre con una devozione quasi fanatica.
La bestia in questione doveva essere un capitano visto che portava il
caratteristico ciondolo di ossa che provenivano dagli sventurati animali che
capitavano nei paraggi delle loro gallerie, e non era da escludere che anche
molti esseri umani avessero subito la stessa sorte. –Quello
era il più duro di tutti- disse Syanna che nel
frattempo si era avvicinata alle spalle del cavaliere –Ci
ho messo tutte le mie forze per abbatterlo, ma nessuno può sperare di sfidare
l’ira di SyannaTheronaswhit
e restare in vita per raccontarlo- Garrey osservò
meglio i vestiti dell’Elfa e notò delle macchie di
sangue, glie le indicò ma lei con la mano destra gli abbassò il dito –Non sono mie- disse –Sono sue- e
così dicendo indicò con un cenno della testa il Valgar
morto –Mi ha preso alle spalle quel vigliacco,
fortunatamente aveva già perso il suo piccone…
l’aveva lasciato conficcato nella schiena di Bhessena-
la sua voce si incupì e si voltò a guardare il cadavere pallido di una giovane Elfa, aveva un piccone piantato nella schiena…Garrey rabbrividì –Aveva
tentato di strangolarmi, illuso! Nel tentativo di divincolarmi siamo caduti a
terra, abbiamo combattuto… non potevo fare nulla per
salvare le mie sorelle, le udivo urlare dal dolore, le udivo invocare il mio
nome ma io non potevo aiutarle… un paio di quei
mostri catturarono il mio signore e lo condussero via, un altro, con il piccone
in mano, si diresse verso di me per aiutare il suo capitano- un sorriso
beffardo sovrastò il volto dell’Elfa–Sono riuscita a liberarmi da quella bestia giusto in
tempo, con un calcio ben assetato l’ho scaraventata lontano da me, poi
rotolando ho evitato il colpo di piccone che altrimenti mi avrebbe finita… mi sono subito rialzata e ho afferrato il collo del
nuovo aggressore spezzandoglielo… il capitano dei Valgar si era rialzato, aveva afferrato una pietra, stava
per avventarsi contro di me… ho afferrato il piccone
conficcato nel terreno ma nel prenderlo l’ho spezzato…
ho agito in un lampo, mentre lui stava per aggredirmi gli ho conficcato il
paletto nel petto…-. Garrey
osservò la radura esaminando i cadaveri, Syanna
invece raccoglieva le frecce rimaste integre che erano sparse qua e là, oppure
rovistando nelle faretre delle sue compagne… avrebbe
voluto gridare la sua rabbia, loro si fidavano di lei, l’avevano eletta a loro
guida, contavano sul suo aiuto… ma nel momento della
morte lei non c’era… forse non era colpa sua, ma lei
non c’era. Con un gesto risoluto del braccio Syanna
si asciugò gli occhi bagnati da poche, timide lacrime, no, non era quello il
momento di lasciarsi prendere dalla disperazione, il signore che lei e le sue
sorelle stavano scortando era in mano ai Valgar in
quel momento! Avrebbe portato a termine la sua missione e vendicato le sue
compagne cadute, di questo Syanna ne era più che
certa! –Ho trovato frecce a sufficienza, possiamo andare…- disse l’Elfa–Per dove?- Replicò Garrey–Sai dove si sono diretti i Valgar?-
-La scena era molto confusa… ma credo siano andati
per di là!- disse indicando con una freccia un sentiero verso ovest –Benissimo- rispose Garrey
gettandosi lo zaino in spalla e riprendendo le briglie di Bolus–Andiamo allora!-.
Dopo cinque minuti di caccia seguire la pista si fece più
difficoltoso, alcune tracce di Valgar avevano
confermato che i mostri erano passati di lì, Garrey
aveva anche intravisto delle orme molto strane procedere con quelle dei Valgar, sembravano quelle di un enorme uccello, ma dato che
non erano chiare il cavaliere tenne questi dubbi per se; la boscaglia si
infittiva e le tracce erano sempre meno visibili, ad un certo punto Syanna alzò la mano invitando Garrey
ad arrestarsi… si chinò per terra e iniziò a scrutare
il suolo, i suoi occhi elfici esaminavano il terreno boscoso alla ricerca del
più piccolo segno… dopo qualche istante Syanna si alzò nuovamente –Hanno
tentato di coprire le loro tracce, ma maldestri come sono hanno lasciato indizi
più che chiari sul loro passaggio. Inizialmente si sentivano sicuri, non
pensavano che qualcuno avrebbe potuto sopravvivere, evidentemente non hanno mai
avuto a che fare con gli Elfi! Comunque devono averci per forza scoperti e
hanno quindi aumentato la marcia- -Visto che rischio la mia vita per aiutarti
potrei almeno sapere chi è che stavi scortando?- -Ha importanza?- -Molta!-, il
tono di Garrey era senza alcun dubbio caparbio, ma
non era da meno lo sguardo dell’Elfa–Lo saprai ragazzo, molto più presto di quanto immagini-
rispose Syanna e indicando un piccolo crinale a
malapena visibile tra i rami degli alberi aggiunse: –sono
laggiù-.
-Come si può essere così stupidi da accendere un fuoco da
campo se si sa di essere inseguiti?- disse Garrey
osservando, da dietro le rocce che costituivano il nascondiglio dei due, un Valgar che aggiungeva legna al fuoco da bivacco che ardeva
nel mezzo di una radura –SonoValgar,
nobile cavaliere, e di certo non sono famosi per la loro intelligenza!- -Non
quanto gli Elfi lo sono per la loro cortesia! Credi non abbia colto il tono
sarcastico?-, Syanna si voltò stizzita ad osservare
la scena, Garrey si avvicinò a lei per guardare
meglio e, nel tentativo di appoggiare la mano destra dalla roccia su cui si
trovava prima al terreno sfiorò la mano dell’Elfa,
lei si voltò sorpresa, gli sguardi dei due si incrociarono per un attimo, lui
sentì un calore in fondo al cuore, una sensazione nuova che non riusciva a
descrivere –Scusa- sussurrò il cavaliere, lei si
ricompose immediatamente e si voltò per osservare l’accampamento dei Valgar. Le bestie dovevano aver catturato il loro pranzo
perché esultavano felici saltellando di qua e di là grugnendo gaiamente mentre
uno di loro teneva in alto un leprotto, agitandolo come fosse un trofeo di
caccia. Mentre i Valgar si apprestavano a cucinare il
loro pranzo Syanna indicò a Garrey
un punto al confine della radura: c’era una gabbia creata con sbarre di ferro e
legata sul fianco di un enorme Rinonte delle Caverne,
una massiccia creatura a quattro zampe che i Valgar
usano come bestia da soma –La prova definitiva….- disse l’Elfa–Non solo ci aspettavano, ma sapevano anche chi era la loro
vittima… lì si trova il mio signore!- -L’avevo
intuito, il punto è: come lo liberiamo?- -Sei acuto cavaliere…mmmh… un assalto diretto sarebbe rischioso, se non
altro per il mio signore, se attacchiamo i Valgar
qualcuno potrebbe fuggire a dorso del Rinonte… -
-Proviamo con un diversivo, mentre io mi occupo di loro tu raggiungi il Rinonte e liberi il tuo signore- -Sembra una buona idea, va
bene Garrey! Impugna Tizzona
e stai allerta!- detto questo i due si divisero, Garrey
scivolò sulla destra verso un gruppo di arbusti, mentre Syanna
sgusciò a sinistra, dietro il sicuro riparo degli alberi; proprio mentre le
bestie si accingevano a gustare il loro prelibato banchetto Garrey
saltò fuori dal suo nascondiglio urlando e brandendo Tizzona–Adesso ci divertiamo- e con questa beffarda sfida si
gettò con ferocia sul nemico, Syanna invece attuò la
sua parte del piano, scivolò verso il Rinonte, ma
solo quando lo raggiunse un piccolo ma significativo dettaglio le tornò alla
mente: come poteva aprire la gabbia? –Garrey! La
chiave! Dov’è?- urlò l’Elfa alla volta del giovane
che, con un paio di fendenti, aveva già abbattuto un Valgar
e ferito un altro; Garrey guardò Syanna
disperato, poi scrutò il paesaggio intorno a se… un Valgar lo attaccò, lui si difese con la spada dal colpo di
piccone e cercò di restituire il colpo ma la bestia sgusciò lontano evitando il
fendente, frattanto un Valgar si era arrampicato su
un albero per poter così piombare alle spalle del giovane –GARREY!
ATTENTO!- urlò Syanna e, avvalendosi della sua fulmineità
elfica, afferrò una freccia dalla faretra e tirò un colpo diretto al cuore del Valgar che, colpito mortalmente, cadde al suolo con un
tonfo sonoro, intanto un buon fendente della fedele Tizzona
aveva anche fatto giustizia sull’altra bestia; un forte grugnito riecheggiò per
la foresta, seguito poi da un altro e un altro ancora –Ne
arrivano altri!- urlò Garrey–Non
abbiamo tempo da perdere, monta sul Rinonte!- Garrey eseguì l’ordine dell’Elfa
che nel frattempo era già in groppa alla creatura, con un forte strattone delle
redini il Rinonte partì di gran carriera sradicando i
malcapitati alberelli che incrociava sul suo passaggio –Dobbiamo
trovare un luogo tranquillo, una volta trovato ci penserà Tizzona
a liberare il tuo signore- disse Garrey, Syanna rispose con un gesto affermativo del capo –So io dove andare- rispose l’ Elfa.
Il Rinonte attraversò al galoppo gran parte della
foresta, la gabbia sbattacchiava violentemente e Garrey udiva grugniti di disapprovazione da parte del suo
occupante che Syanna tentava di blandire attraverso
reverenziali richieste di scusa; finalmente i nostri giunsero in vista delle
spumeggianti rive del fiume Daedra, Syanna tirò le redini del Rinonte
che frenò bruscamente tanto che Garrey temette di
cadere –Qui saremo al sicuro- disse l’Elfa–iValgar
non oseranno mai attraversare questa pianura-, Garrey
era più che d’accordo, sugli argini del fiume crescevano solo sporadici arbusti
e alcuni alberi non troppo grandi… il cavaliere era
lieto di rivedere la luce del sole in tutta la sua bellezza, alzò il volto al
cielo e si beò della luce solare assaporandone il calore ad occhi chiusi mentre
il vento gli scompigliava la nera chioma…-Garrey!- il ruggito imperioso di Syanna
lo riscosse dalle sue meditazioni, voltandosi verso l’ElfaGarrey la vide china sulla gabbia e in un lampo il
cavaliere si ricordò della gabbia e del suo misterioso ospite, si avvicinò e
aiutò Syanna a slegare la gabbia dal Rinonte, una volta che questa fu posata a terra Garrey estrasse Tizzona e
alzandola sulla testa la fece piombare sul lucchetto che bloccava la porta
della gabbia, il lucchetto si infranse con un forte clangore metallico e il
prigioniero scivolò fuori dalla gabbia, Garrey rimase
senza fiato: la creatura che ne uscì era un drago.
Rieccomi qui, per la gioia di tutti voi =D, dopo un
po’ di settimane passate a correggere e modificare, a tagliare pezzi e a, chi l’avrebbe
mai detto, inventare la lingua degli Elfi e dei Nani, sono tornato con ben due
nuovi capitoli! Come avrete notato il cognome della famiglia reale dei Draghi è
mutato, non più in inglese ma nella nobile lingua degli Elfi (Che ritengo più
adatta per l’opera, e poi tanto Faranis vuol dire comunque
Signore del Fuoco!). Commentate numerosi aiutandomi a migliorare la mia opera!
IkfarielVictoriel mortali (Onore e vittoria n.d.t.)!
Capitolo II
Missione segreta
Il drago dispiegò le ampie ali e scrollò il capo, aveva una
squamosa pelle azzurra come l’acqua del fiume, sul capo spuntavano due corna,
ma quello che più colpì il giovane era che il drago portava delle spalliere e
delle ginocchiere dorate, lo stupore del cavaliere raggiunse il culmine quando
il drago si alzò sulle sole gambe posteriori, come un qualunque essere umano! Syanna si inchinò con deferenza scomparendo sotto lo
svolazzante mantello verde –Miosignore…-sussurò l’Elfa–UN DRAGO?!- urlò Garrey–Non mi avevi detto che il tuo signore era un drago!-, il
drago si voltò con uno sguardo truce squadrando Garrey
come se non avesse notato prima la sua presenza, uno sbuffo di fumo partì dalle
sue narici, Syanna si alzò indignata –Certo che è un Drago, GarreyAlanor, e non un Drago qualunque, egli è GarroathFaranis, Principe dei
Draghi e unico figlio di Draganto e DragantaFaranis, signori dei
Draghi!- a quelle parole il Drago si fece ancora più impettito, gonfiò il petto
e caricò di profondo disprezzo e diffidenza l’espressione già torva che aveva
rivolto al cavaliere, ma Garrey era troppo furibondo
con Syanna per non avergli rivelato l’identità di
colui che dovevano salvare e non ci fece caso, anzi chiese a Garroath, con un tono più che arrogante -Posso chiedere a
Sua Maestà cosa facevate qui, nella Foresta Verde?- un falchetto roteò con
grazia sopra il gruppo senza che nessuno lo notasse, la situazione per Syanna era opprimente, odiava Garrey
per la sua stupidità, perché non era stato zitto? Perché aveva dovuto provocare
Garroath così? Il disprezzo nel volto di Garroath sembrò scemare trasformandosi in un atteggiamento
di superiorità, come se stesse parlando con un bambino stupido, poi si volse
verso l’Elfa con aria interrogativa –Ci possiamo fidare di lui- fu la sua risposta; Garroath si voltò nuovamente verso Garrey–Mi fido ciecamente di SyannaTheronaswhit, anche se ho come l’impressione che il
suo giudizio ora sia assai oscurato…- il Drago fece
un grugnito di disapprovazione e guardò nuovamente Garrey
con espressione torva, il giovane, la cui rabbia era ormai esaurita, si sentì
estremamente a disagio e guardò Syanna la quale stava
osservando qualcosa al di fuori della sua visuale, i capelli biondi danzavano
nel vento con grande grazia… aveva una pelle
bellissima che nessuna donna che il cavaliere aveva incontrato poteva
eguagliare, ma non era solo la sua grazia elfica a rendere Syanna
speciale, c’era qualcos’altro, qualcosa che Garrey
non riusciva a identificare… lei lo vide e lo
ricambiò con un sorriso preoccupato. –Cavaliere!- la
voce gutturale di Garroath riscosse Garrey–Ebbene sappi che sono qui
in missione, cosa speriamo di trovare neanch’io lo
so, so solo che mio padre ha insistito affinchè io
partissi immediatamente; ho contattato i Ranger durante la notte, Syanna mi ha scortato dalle pendici del monte Undar fino al luogo dell’agguato, che è avvenuto all’alba,
i Valgar mi hanno catturato e portato fino al loro
campo, poi mi caricato sulla gabbia da cui mi avete liberato, aspettando
rinforzi- -Ora molte cose mi sono chiare- disse il cavaliere –Le strane orme che vidi erano vostre mio sire- il tono del
giovane era molto più rispettoso stavolta –ma ora
ditemi, qual’era il vostro obbiettivo? Dove eravate diretti?- il Drago sbuffò
un paio di volte prima di rispondere – Fortargento-
disse infine – La fortezza dei Nani, stando a quanto mi ha riferito mia madre
lì c’è stato un evento di enorme importanza, il mio compito era appunto di
indagare sugli eventi avvenuti a Fortargento la notte
precedente-, Garrey guardò Syanna
con aria interrogativa, lei gli rispose scrollando le spalle – Io non so nulla Garrey, ho solo ricevuto il compito di scortare Garroath, nulla mi è stato detto riguardo una strana
missione, anche se sapevo qual’era la nostra meta…-
-Già, e il tuo compito non è ancora concluso- asserì Garroath
voltandosi verso l’Elfa – Non siamo ancora a Fortargento se non erro!- -Non temete mio sire- disse Syanna – Raggiungeremo Fortargento
in men che non si dica grazie al Rinonte-
- Non crederai ch’io salga ancora su quella bestia, vero?- chiese Garroath sdegnoso –Sì, se volete
raggiungere Fortargento prima che altri Valgar ci raggiungano!- disse l’Elfa
senza nascondere un certo tono ironico nelle sue parole, il Drago sbuffò e
iniziò ad inerpicarsi sul dorso dell’animale, fortunatamente i Rinonti avevano una pelle resistente, quindi la bestia non
si graffiò minimamente con gli artigli di Garroath
che era infine riuscito a raggiungere il dorso del Rinonte
aggrappandosi in modo buffo con tutte e quattro le zampe, Garrey
trattenne a stento un sorriso divertito.
Fortergento si trovava nelle
viscere del monte Thungard, nonostante Dracora e Fortargento si
trovassero quasi a fianco per raggiungere da una città l’altra occorreva attraversare
la Foresta Verde, giacché le Zanne del Drago (la piccola catena di monti che
divideva le due città) erano impossibili da valicare sia via terra sia via
aerea a causa dei forti venti che flagellavano perennemente la catena. Il punto
in cui i nostri si trovavano, fortunatamente, era proprio vicino alle pendici
del monte Thungard, quindi ci volle solo mezz’ora per
raggiungerlo. Il monte era uno dei più alti di tutta la Catena del Nord, anche
se non raggiungeva l’altezza del monte Undar, nelle
cui viscere si dipanava Dracora, la città dei Draghi,
-Ecco, laggiù dovrebbero esserci i portali principali di Fortargento-
disse Syanna indicando un punto imprecisato sul
fianco destro del monte, l’Elfa tirò le redini del Rinonte che si arrestò ubbidiente –Da
qui proseguiremo a piedi, è più prudente- continuò Syanna,
detto questo i tre scesero dal dorso del Rinonte e si
avviarono verso il punto indicato dall’Elfa.
Nonostante fosse mezzogiorno il sole era nascosto dalla massiccia mole del Thungard che sovrastava la pianura come un vecchio gigante
assopitosi in un profondo sonno di pietra, Garrey era
estasiato dalla mole della montagna e mentre ne osservava i picchi e le
sporgenze che si innalzavano quasi come le guglie di un’antica cattedrale notò
un falchetto che roteava sopra di loro… era il falco
che il cavaliere aveva visto quella mattina stessa! Come lo sapesse il giovane
lo ignorava, ma dentro di se sapeva che era lo stesso, indicando il volatile Garrey disse:- Sembra quasi che quel falco mi stia
seguendo, sono convinto di averlo già veduto questa mattina stessa!- Garroath e Syanna si voltarono
perplessi –Tutti i falchi sono uguali, è impossibile
distinguerne uno dall’altro- disse sbuffando il Drago, Syanna
non trattenne una risatina di scherno –Di certo Garrey i falchi hanno ben altro da fare che seguire te- e
ridendo continuò il cammino, Garroath guardò torvo il
giovane poi, dopo alcuni istanti di imbarazzante silanzio
in cui Garrey sostenne lo sguardo del Drago, Garroath si voltò seguendo Syanna;
quando Garrey scrutò nuovamente il cielo sopra di lui
l’uccello era scomparso… scuotendo la testa e ridendo
della sua ingenuità il cavaliere proseguì il cammino.
-Eccoci!- disse Syanna una volta
giunti nel punto da lei indicato –questaè… grandi dèi!-, Syanna rimase a
bocca aperta quando osservò il paesaggio innanzi a lei, neanche Garrey si trattenne dall’imprecare, davanti a loro c’era
una radura, il suolo era interamente bruciato, gli alberi giacevano
carbonizzati sul suolo oppure si innalzavano quasi come tetri pinnacoli
inneggianti alla morte e alla distruzione, il fianco della montagna, frantumato
da una potente esplosione, era cosparso di massi anneriti e quelli che
sembravano, con sommo orrore del cavaliere, corpi carbonizzati e mutilati, le
torri di vedetta dei Nani lungo il fianco della montagna erano ridotte a rovine
fumanti mentre il grande portale in ferro e in legno che portava nel cuore
stesso della montagna era stato abbattuto e giaceva carbonizzato a terra. –Chi o cosa può essere autore di una tale devastazione?-
chiese allibito Garrey–Lo
scopriremo presto- rispose Garroath che, con fare
risoluto, avanzò verso il centro della radura devastata dirigendosi verso il
portale, Syanna e Garrey lo
seguirono cercando di ignorare i corpi inceneriti dei difensori di Fortargento.
Entrando nei cunicoli di Fortargento
la prima cosa che i tre udirono fu un odore ben noto –Zolfo!-
sentenziò Garroath, Garrey
annuì, un tempo aveva trascorso un certo periodo ai piedi della Catena Ventosa
nel lontano Est, subito dopo il Grande Deserto Occidentale, lì aveva trascorso
tre mesi di apprendistato presso il Fratello Khardain,
grande esperto di scherma e di filosofia. MaKhardain abitava nei pressi della Valle degli
Spiriti dove si trovavano piccoli vulcani che sprigionavano vapori solforosi
che, se inalati troppo spesso, avevano effetti dannosi e, a volte, mortali. Khardain aveva imparato a convivere con la penetrante puzza
di zolfo che a volte il vento portava sulla sua casa ma Garrey
non aveva mai dimenticato quell’odore forte, acre e sgradevole; -Cosa ritieni
sia accaduto qui? Un eruzione di un qualche vulcano spento?- ipotizzò Garrey rivolgendosi a Garroath–Ne dubito- rispose il drago mentre esaminava le bruciature
–le bruciature sono sporadiche, e poi se fosse stata
un’eruzione sarebbe ancora in corso, di solito un’eruzione dura più di un
giorno e a volte può protrarsi per una settimana- -Beh, questa ha tutta l’aria
di essere lava solidificata- disse Syanna indicando
con lo stivale un grumo di roccia nera, Garroath si
avvicinò e osservò la roccia –Non è stata provocata
da un’eruzione- rispose con tono severo –Credetemi,
questa è l’opera di un drago-, a queste parole Garrey
e Syanna si scambiarono uno sguardo, sconcertati; nel
silenzio riecheggiavano soltanto i passi di Garroath
che si addentrava negli oscuri meandri della montagna venendo ingoiato dalle
tenebre.
-Credo tu ci debba qualche spiegazione, GarroathFaranis-, il Drago ignorò la voce di Garrey che correva verso di lui per raggiungerlo, mentre la
luce esterna che filtrava dal portale si rimpiccioliva sempre di più–Garroath!- la
voce di Syanna rimbombò con forza nel cunicolo e il
Drago si arrestò, ma non si voltò verso i suoi due compagni –Garroath!
Abbiamo diritto a delle spiegazioni!- continuò l’Elfa–Se avessi qualcosa da spiegare- rispose il Drago
sempre fissando il buio innanzi a se –Lo farei
volentieri, tuttavia questa storia mi è meno chiara di quanto non immaginiate!
Non riesco proprio a capire chi sia l’autore di questo scempio! So che tra
Draghi e Nani i rapporti non sono amichevoli, anzi…
in passato i più grandi cacciatori di Draghi erano Nani, Rammentate Voldan l’Invincibile? Sterminò un intero Clan di Draghi ed
è tuttora acclamato come un eroe, non solo a Fortargento
ma anche a Belora, fortunatamente la loro razza è
quasi del tutto estinta ma esiste ancora un piccolo nucleo di cacciatori!
Tuttavia non ci sono stati motivi di lotta tra noi e i Nani- -Forse- disse Syanna–Qualcuno dei vostri ha
atteso pazientemente di attuare la sua vendetta!- -Lo escludo- fu la secca
risposta di Garroath–I
Draghi non saranno certo perfetti, tuttavia non siamo una razza incline alla
vendetta, soprattutto se covata per anni, no…
tuttavia sembra la spiegazione più plausibile, anche se…-
-Anche se cosa?- incalzò Garrey, –È
un’ipotesi assurda, NO!- disse il Drago, sia Syanna
che Garrey non ebbero il tempo di proseguire il loro
interrogatorio perché il principe avanzò risoluto nel buio dei cunicoli –Non possiamo proseguire al buio Syanna-
disse Garrey all’Elfa–PerGarroath non sarà un
problema- fu la risposta dell’Elfa- i Draghi al buio
ci vedono benissimo, a noi basterà una lanterna- e detto questo Syanna si chinò per raccogliere un’ammaccata lanterna che
accese con l’ausilio della sua pietra focaia, quando le due pietre cozzando
sprigionarono una scintilla che accese la candela all’interno della lanterna Garrey poté osservare attentamente il tunnel, dal muro
affioravano colonne finemente scolpite, dalle quali emergevano statue di nani
dai lineamenti duri che impugnavano martelli e asce che recavano simboli
totalmente sconosciuti al cavaliere, il pavimento era composto da piastrelle di
un giallo pallido, anche se molte erano state distrutte dalle fiammate del
presunto Drago; ma non era la struttura del cunicolo ciò che più impressionò il
cavaliere, ma l’enorme quantità di cadaveri anneriti che riempivano la galleria,
erano uomini, donne e bambini, i corpi anneriti irrigiditi dalla morte, i volti
bruciati, a volte ridotti a teschi annerati, bloccati in un disperato urlo di
morte che rimbombava nella testa del giovane amplificato dal silenzio spettrale
e innaturale che avvolgeva il tunnel –Andiamo- disse
l’Elfa avanzando verso Garroath
e tenendo ben in alto la lanterna, il cavaliere si riscosse e guardò Syanna, la sua voce aveva tremato, era angosciata quanto
lui da quello spettacolo macabro.
Garrey non sapeva da quanto tempo
camminavano attraverso le buie gallerie, Garroath
avanzava deciso a scoprire il mistero e procedeva un po’ più avanti dell’Elfa e del compagno…Syanna si avvicinò al cavaliere –Garrey,
mi dispiace per non averti avvisato dell’identità del mio Signore, temevo che
se avessi scoperto che si trattava di un Drago non mi avresti più aiutata- lei
gli strinse la mano e Garrey sentì un calore al cuore
–E io avevo bisogno di te…-,
i due si guardarono negli occhi per qualche istante –Non
c’è bisogno che ti scusi, Syanna- sussurrò dolcemente
il cavaliere –SYANNA! GARREY!-, la voce di Garroath risuonò nel cunicolo riscuotendo i due, -Che
accade mio Signore?- chiese Syanna mentre, con Garrey al seguito, si precipitava verso il Drago; Garroath stava innanzi ad un enorme portale, un battente
era ancora attaccato ai cardini, ma era assai malconcio e si teneva in piedi a
stento, l’altro giaceva a terra, tutt’intorno erano ben evidenti le misteriose
bruciature e miriadi di cadaveri avvolti in armature fuse dal calore, -Queste
erano un tempo le porte di Fortargento- disse il
Drago tradendo un senso di rammarico in quelle parole –Proseguiamo-
disse con un sospiro e varcando la soglia distrutta.
Garrey aveva sentito parlare dello
splendore di Fortargento, case maestose come
cattedrali che erano state costruite nella roccia, statue, fontane dagli
incredibili giochi d’acqua e il palazzo… il palazzo
delle Sette Cupole. Il palazzo di Fortargentoera un capolavoro di ingegneria, Re Bhalgand il Saggio aveva voluto costruire un palazzo che
mostrasse a tutti la grandezza ingegneristica dei Nani, oltre ad una facciata
dalla maestosità imponente il Re voleva realizzare un progetto quasi
impossibile: costruire sul palazzo sette cupole ricavate col più bel diamante.
Come i Nani fossero riusciti in questa impresa titanica nessuno l’ha mai
saputo, i Nani non avevano mai fatto parola a nessuno del metodo utilizzato e
ancor oggi studiosi e architetti studiavano le Sette Cupole nel vano tentativo
di scoprire come vennero realizzate. Lo spettacolo che si parò innanzi a Garrey era però di tutt’altra natura: la città più bella
che i Nani avessero mai costruito si era tramutata in un cimitero, una trappola
mortale da cui molti non riuscirono a fuggire. Le case erano devastate e
sventrate, così come i loro proprietari, che giacevano fumanti tra le macerie, Garroath, Syanna e Garrey avanzavano con cautela tra le macerie e i cadaveri
mentre il puzzo di zolfo soffocava l’ambiente, con la coda dell’occhio il giovane
vide che due delle Sette Cupole erano crollate; -Le tracce provengono da
laggiù- disse Garroath indicando un cunicolo di
fronte al gruppo. Il terzetto si precipitò all’imboccatura della galleria
indicata dal principe, proprio davanti a loro giaceva il corpo di una guardia nanica, ma a differenza degli altri non era stato incenerito…Garrey si chinò sul
cadavere e lo esaminò, rivoltandolo a pancia in su tutti poterono vedere un
profondo taglio che dal fianco sinistro correva fino alla spalla destra, a
tutti fu subito chiaro cosa l’avesse ucciso –Una
spada!- disse il cavaliere –E che io sappia i Draghi
non usano spade!-, Garroath si avvicinò per esaminare
il corpo –I Draghi ritengono le spade armi impure,
usano solo i loro artigli o i loro poderosi poteri, persino i semi-draghi come
me- Garrey si voltò stupito verso il Drago –Semi-draghi?- -Sì- rispose Garroath–Tutti i Draghi, una volta raggiunta quella che
definiremo la loro “maturità”, acquisiscono proprietà di metamorfosi, i giovani
Draghi invece sono tutti come me, un misto, in aspetto, di Uomini e Draghi. In
teoria sarei ancora un cucciolo, ma daresti del cucciolo ad una creatura di
settecento anni?- il Drago sorrise, era la prima volta che Garrey
lo vedeva sorridere, assomigliava più ad un ghigno contorto ma Syanna gli confermò che si trattava di un sorriso autentico
e sincero.
Dopo aver percorso molti metri i nostri giunsero nei pressi
di quella che un tempo doveva essere una cella, ma che ora era un cumulo di
fumanti rovine –Il cunicolo procede, perché vi siete
fermato mio signore?- chiese Syanna a Garroath, il Drago era infatti immobile, le braccia stese lungo
il corpo, lo sguardo perso nelle tenebre del cunicolo .-Grandi Dèi…no…NO! Non può essere!- rispose con un filo di voce il
Drago –Cosa?- chiese preoccupato Garrey–Cosa non può essere?- -È troppo lungo da spiegare,
usciamo di qui…SUBITO!- la voce tonante di Garroath non lasciava spazio ad obbiezioni, i tre voltarono
le spalle alle tenebre della galleria e fuggirono verso Fortargento,
quando all’improvviso un lamento attirò l’attenzione di Syanna,
si fermò di colpo e si voltò verso un cumulo di rocce alla sua destra, Garroath e Garrey si fermarono e
le urlarono di continuare, ma l’Elfa non temeva
nulla, preferiva correre il rischio piuttosto che abbandonare un bisognoso nel
pericolo, e difatti proprio di questo si trattava, spostando alcuni massi la giovane
si rese conto che il lamento proveniva da un Nano che giaceva supino a terra,
ormai privo di sensi –Garroath, Garrey!
Presto, venite a darmi una mano!-; Garroath e Garrey presero il Nano rispettivamente per le ascelle e per
i piedi trasportandolo con cura fuori dalla città e dalle viscere stesse della
montagna, nell’ombra paterna del Thungard, lì
montarono un piccolo campo e si riposarono discutendo sul da farsi.
Capitolo 5 *** Capitolo IV-Il custode della foresta ***
Capitolo IV
Il custode della Foresta
Nonostante il crepuscolo fosse
ancora lontano un’ oscurità innaturale aveva avvolto la foresta, grandi nubi
nere avevano coperto i paterni raggi del sole… era
segno che una grande oscurità minacciava l’intera Ardya!
Garroath osservava l’ampio cielo con sguardo
corrucciato, tutti i peggiori incubi della sua razza si erano reincarnati
nuovamente nell’essere più potente e malvagio dell’intero universo…
cosa avrebbe dovuto fare? Raccontare ai suoi compagni la verità? Forse era
troppo presto… sì, avrebbe atteso il risveglio del
Nano per sapere se i suoi sospetti erano fondati… -Ha
una gamba rotta- disse Syanna esaminando il ferito –E la febbre sta salendo- -Non possiamo permettere che gli
accada qualcosa- ribattè risolutamente Garrey–è il solo che può
raccontarci cosa sia accaduto a Fortargento- -Allora
non stare lì impalato- lo rimproverò l’Elfa con
dolcezza –Recati nella foresta e trova delle foglie
di Argemas, serviranno a far scendere la febbre! Tu Garroath dovrai aiutarmi a fasciare la gamba ferita- il
Drago fu molto sorpreso dal fatto che Syanna gli
avesse parlato con tale famigliarità, ma la cosa non lo irritò, anzi ne fu assai
lieto, ormai sapeva che l’affetto dell’Elfa era
sincero e non dettato dal protocollo. Garrey non
perse tempo ad ubbidire al perentorio ordine della ranger, si recò nella
foresta alla ricerca di un cespuglio di Argemas, la
pianta di Argemas è un arbusto dalle sorprendenti
abilità curative, la linfa delle sue foglie bianche, che ricordano l’argento, viene
utilizzata in numerosi farmaci, ma la foglia allo stato grezzo abbassa la
febbre e rallenta gli effetti dei più comuni veleni. Il cavaliere conosceva bene
questa pianta e non faticò ad individuarne un cespuglio all’ombra di un grande
platano, si avvicinò quindi alle foglie biancheggianti estraendo il pugnale per
recidere il ramo più fronzuto quando all’improvviso sentì una mano sulla
spalla, si voltò di scatto per estrarre Tizzona ma
venne colpito alla mano da un bastone, per la sorpresa Garrey
cadde all’indietro e riuscì quindi a vedere in volto il suo aggressore, quello
che vide lo lasciò senza parole…
Quando la fasciatura alla gamba
venne ultimata Syanna si strappò dal mantello un
lembo di stoffa imbevendolo dell’acqua contenuta nella sua borraccia e
passandolo sulla fronte bollente del Nano –Garroath,
che è accaduto nella caverna? Cosa hai visto di tanto terribile?- chiese la
giovane continuando a tamponare la fronte del ferito, Garroath
la guardò con uno sguardo impenetrabile –Mi sembra
tutto molto confuso! Vorrei aspettare ancora un po’ prima di confidarvi i miei
dubbi, piuttosto…- e indicò il nano con un cenno del
capo –Credi che ce la farà?-, Syanna
guardò preoccupata il ferito –Ha bisogno di molte
cure che qui non posso dargli, ci vorrebbe un rifugio sicuro, ma…- una voce alle sue spalle gli impedì di terminare la
frase –Credo di avere un letto in più a casa mia!-, Syanna si voltò di scatto e Garroath
gonfiò l’ampio petto muscoloso pronto a lanciare una fiammata letale contro il
nuovo venuto, ma si bloccò appena in tempo perché riconobbe la figura di Garrey che accompagnava un uomo anziano, avvolto in un
mantello con cappuccio marrone che portava un pizzetto d’argento spruzzato di
nero sul mento e un bastone di legno d’ebano sormontato dall’immagine di un
falco con le ali spalancate, si trattava di…
-RADAMAUS!- gridò Syanna. Sì era proprio Radamaus, il custode della foresta; -Ecco le foglie di ArgemasSyanna- disse Garrey porgendo all’Elfa un
ramoscello fronzuto –Molto bene- rispose la giovane
afferrando il ramo e staccando da esso un paio di foglie per poggiarle poi
sulla fronte del Nano, Radamaus si avvicinò al ferito
e chinandosi su di lui prese ad esaminarlo –Per ora
lo porteremo a casa mia, ma temo che solo i Guaritori dell’Ordine a Belora possano curare la sua gamba- -Allora non perdiamo
tempo- disse Garroath avvicinandosi al Nano e facendo
segno a Garrey di avvicinarsi, ma non fece in tempo a
chinarsi per raccogliere il ferito che Radamaus lo
fermò –Non credete che sia meglio usare un cavallo
per portarlo?- affermò il Custode della Foresta –Sarebbe
una splendida idea- confermò il Drago –Ma dove lo
troviamo un cavallo nel mezzo della Foresta Verde?- Radamaus
fece un sorriso intrigante e con un gesto teatrale si portò il pollice e
l’indice alla bocca lanciando due fischi prolungati, come il silenzio ricadde
sulla foresta si udì un animale avanzare al trotto verso l’accampamento dei
nostri, poco dopo dalla fitta vegetazione del bosco fece il suo ingresso un
maestoso cavallo bruno già sellato ed imbrigliato, Garrey
lo riconobbe subito –Bolus!- urlò, e il cavallo
obbediente trottò fino al suo padrone che lo accarezzò dolcemente sul muso –Bene- la voce di Radamaus
riscosse i presenti ancora sbigottiti per quanto accaduto –Adesso
so a chi apparteneva quel cavallo e, presumibilmente, chi ha massacrato tutti
quei Valgar- -Siete sempre pieno di sorprese Mio
Signore!- rispose ossequiosamente Syanna inchinandosi
con grazia innanzi al vecchio Custode, Radamaus
sorrise ancora compiaciuto –CredimiSyanna, non immagini neanche lontanamente quante sorprese
ancora ho in serbo, ma non perdiamoci in sciocche chiacchiere, mettete il
ferito in groppa a Bolus e assicuratelo alla sella
con alcune funi!-; non appena il Nano fu assicurato alla sella Syanna prese Bolus per le redini
e seguita da Garroath e Garrey
si recò nel cuore della foresta, preceduta dal vecchio Radamaus
che avanzava sicuro verso il cuore del suo regno con una rapidità e agilità a
dir poco insolite per un vecchio come lui.
La casa di Radamaus
(o sarebbe più corretto definirla un rifugio?) si trovava sulla cima di una
enorme quercia e poggiava sui suoi tre robusti rami, vi si accedeva tramite una
scala a chiocciola in legno intagliata nel tronco dell’albero o da un
montacarichi costituito da una specie di barca che poteva essere issata grazie
ad una carrucola fino ad una piccola veranda su cui si affacciava l’entrata
principale del rifugio; Radamaus consigliò di posare
il Nano nel montacarichi per poterlo così portare in casa facilmente, con pochi
rapidi passi Syanna salì gli scalini due a due
arrivando in men che non si dica sulla veranda per
azionare il montacarichi. Varcando la porta d’entrata del rifugio si accedeva
ad un ampio salone, al suo centro c’era un tavolino in noce su un tappeto
finemente decorato con scene tipicamente bucoliche, intorno ad esso quattro
piccole sedie anch’esse in legno e una appoggiata al muro a cui mancava una
gamba, verso il fondo della stanza si trovava un ceppo di un ramo che era stato
tagliato e scavato all’interno, la cenere che vi si trovava ne denunciava l’uso
a braciere grazie al quale si poteva cucinare e scaldare l’ambiente durante il
gelido inverno, sulla destra invece, vicino ad una porta che immetteva in
un'altra stanza, si trovava una piccola brandina le cui gambe erano state
ottenute dalle corna di un cervo, lì venne fatto giacere il ferito a cui Radamaus diede da bere un sorso dalla misteriosa boccetta
che portava sulla cintura.
–Gradite
del the?- chiese cortesemente il vecchio ai suoi nuovi ospiti –O preferite dell’Idromele?- -Ci accontenteremo del the-
rispose sorridendo Garrey–E
cosa gradisce il nostro nobile ospite draconico?- chiese Radamaus
rivolto a Garroath che si era seduto in ginocchio sul
tappeto –Temo non possiate esaudirmi Mio Signore-
rispose Garroath con il suo strano sorriso –La mia stirpe è molto esigente riguardo all’
alimentazione, dubito che teniate in casa dell’Harwit-
-Sono costernato mio nobile ospite- rispose Radamaus
con un espressione di mortificazione sul viso –Temo
di potervi offrire solo un calice di Nettare di Fara-
e dicendo questo sorrise beffardo ed estrasse da una cassa sul pavimento una
boccetta di vetro il cui tappo aveva il volto di un drago, poi prese un calice
argentato e tra lo stupore di tutti i presenti ne versò il rosso e bollente
liquido che conteneva.
Ora è bene sapere quali bevande i
Draghi sono soliti consumare, solitamente se ne contano due principali che a
loro volta si dividono in altri tipi di bevande che si differenziano tra loro
per varie caratteristiche che qui eviteremo di elencare. Come precedentemente
detto, quindi, le bevande draconiche sono l’Harwit e
il Nettare di Fara, la prima è solitamente estratta
dai Bulbi di Fuoco, particolari piante molto simili ad un roveto che producono
spontaneamente fiamme, il cui colore varia a seconda della specie; queste
piante producono dei semini che vengono comunemente chiamati semi di fuoco,
questi, una volta spremuti, secernono un liquido dello stesso colore del fuoco
che la pianta sprigiona… questo è l’Harwit, una bevanda assai comune tra i Draghi, ed è
paragonabile alla nostra birra. Il Nettare di Fara è
invece più raro e quindi lo si può comunemente trovare nelle abitazioni dei
nobili Signori dei Draghi, viene estratto dalla Fonte di Fara
che si trova al centro del tempio della dèa a Dracora;
la leggenda narra che quando Ashun, fratello della
dea, venne ucciso dal perfido Radamath, dio del Caos,
Fara ne portò le spoglie nel cuore del monte Undar e lì lo seppellì, secondo il mito per cento giorni e
cento notti la dea rimase a piangere il fratello sulla sua tomba, finchè su di essa non si formò una fonte che sgorgava le sue
continue lacrime, effettivamente cosa quel liquido rossastro e perennemente
bollente sia nessuno è mai riuscito a capirlo, resta comunque il fatto che
molti Draghi abbienti continuano a comprare il Nettare di Fara
convinti delle sue qualità traumaturgiche.
Può quindi essere facilmente
compreso lo stupore dei presenti quando Radamaus
porse con un gentile sorriso il calice contenente il nettare di Fara a Garroath, il quale, dopo
aver scrutato il contenuto del calice con gli occhi sgranati per la sorpresa,
lo sorseggiò con gusto –Questo è il miglior nettare
che abbia mai assaggiato- asserì entusiasta il Drago leccandosi i baffi, -Sono
lieto che lo troviate piacevole, personalmente lo trovo leggermente amaro!- Syanna e Garrey si guardarono
stupiti, tutti i mortali che avevano assaggiato il nettare erano morti all’istante,
come poteva Radamaus… -Il tuo padrone è pieno di
sorprese- sussurrò il cavaliere all’Elfa, Syanna fece un cenno affermativo guardando Garroath che, preso com’era dalla sua bevanda non udì le
parole del vecchio che, frattanto, si era chinato sul Nano per somministrargli
dell’altro liquido dalla sua boccetta; non appena ebbe finito Radamaus si alzò, nonostante fosse alto quanto Garrey sembrava ancora più grande tanto stava impettito e
fiero –Stanotte riposerete qui, direi che ormai è
troppo tardi per proseguire il vostro viaggio, probabilmente domani il nostro
amico- e qui fece un gesto rivolto al nano –Sarà
sveglio e in grado di darci qualche indicazione su cosa sia successo!-, il
gruppo accettò entusiasta la proposta del Custode e si prepararono quindi a
passare la notte.
La porta che si affacciava sul
rifugio di Radamaus immetteva in un piccolo atrio su
cui si affacciavano altre tre porte, due erano delle piccole stanze all’interno
delle quali si trovava una rudimentale brandina, la terza era un piccolo bagno,
Garrey e Garroath dormirono
insieme, il cavaliere occupò la brandina e il nobile principe dei draghi si
sdraiò sul vicino tappeto, Syanna invece occupò
l’altra stanza –E voi, mio Signore?- Chiese l’Elfa al nobile Radamaus–Voi dove dormirete?- -Io mi arrangerò mia cara, non
temere- e sorridendo uscì dal rifugio chiudendosi la porta alle spalle.
Garrey
correva, fuggiva da qualcosa, cosa non lo sapeva, sapeva solo che voleva
scappare; avvertiva un nodo al cuore, aveva paura, correva, ma sembrava che il
vento stesso lo rallentasse… all’improvviso comparve,
era un Drago, un grande e terribile Drago, ma non un Drago qualunque, era uno
scheletro di Drago vivente, comparve dal nulla sbattendo con forza le sue ali
ricoperte da una putrida membrana e ruggendo con tale forza da far tremare il
suolo! Garrey continuò a correre sempre più forte e
sempre più atterrito, all’improvviso dal terreno comparvero degli scheletri
anneriti che, con le loro mani ossute e carbonizzate, lo afferrarono per le
caviglie trattenendolo, il Drago era ancora dietro di lui, il giovane cavaliere
estrasse Tizzona la cui lama lucente atterrì gli
scheletri, ma non bastò, dopo l’iniziale attimo di sgomento i nauseabondi
esseri riafferrarono il cavaliere per le caviglie, i polsi e la vita, l’ombra
di un uomo comparve innanzi a lui, impugnava una lunga spada intarsiata con
arcani simboli runici; l’ombra rise e la sua risata era gutturale e maligna… un enorme ruggito sovrastò il fragore della lotta,
Garrey si voltò, il Drago era su di lui, inarcò
leggermente il collo e poi sputò una fiammata letale……..
Garrey si svegliò di soprassalto madido di sudore… era un sogno… solo un sogno… o forse, una visione? Sembrava così reale… in passato in tanti asserivano di aver ricevuto
visioni, ma le visioni rivelatesi false erano più di quelle che, più o meno, si
erano avverate. Rimuginando su quanto appena avvenuto Garrey
si alzò dal letto e uscì dalla stanza facendo attenzione a non svegliare Garroath–Già non mi trova molto
simpatico così, figuriamoci se lo sveglio nel mezzo della notte- pensò e
sorridendo uscì per recarsi nel piccolo bagno, lì si rinfrescò con l’acqua di
una bacinella, mentre si stava asciugando il cavaliere udì uno strano rumore
provenire da fuori, si recò nella sala principale e notò che, oltre al Nano
sulla brandina, non c’era nessun altro, sempre più incuriosito Garrey aprì l’uscio del rifugio e affacciandosi fuori
osservò la foresta addormentata, il rumore si ripeté, sembrava uno sbattere d’ali… riconoscendo il rumore il giovane fece per rientrare
ma si arrestò quando vide la fonte del suono… era un
falco, IL falco, quello che aveva visto quella stessa mattina, lo riconosceva,
sentiva che era lui! Osservò il volatile planare con grazia verso un piccolo
gruppo di noci per sparire poi tra le loro fronde, qualche istante dopo dai
cespugli ai piedi degli alberi spuntò Radamaus
reggendo in mano il suo bastone di legno, Garrey fece
per rientrare ma Radamaus fece in tempo a vederlo, i
due si fissarono negli occhi per qualche secondo, poi Radamaus
sorrise benevole e, avvolgendosi nel mantello, sparì nel buio della foresta.
Il mattino dopo Garrey si svegliò di buon ora, Garroath
doveva essere già in piedi visto che il cavaliere non lo vide, velocemente si
vestì e si recò nella sala principale –Ben desto
prode GarreyAlanor- disse Radamaus appena lo vide –La
colazione è già pronta- e detto questo versò del buon the caldo in una tazzina
sul tavolo a cui Garroath e Syanna
erano già seduti, Garrey si sedette e iniziò a
sorseggiare il the, voleva sapere qualcosa riguardo alla scena a cui aveva
assistito durante la notte –SireRadamaus,
avete passato una buona nottata?- chiese il giovane osservando diffidente il
vecchio che gli rivolgeva le spalle dato che era chino sul piccolo braciere
intento a scaldare dell’acqua, il custode si voltò lentamente con uno strano
sguardo –Ma certo sire Alanor-
-E dove avreste dormito di grazia?-, Syanna iniziò a
preoccuparsi e a buon diritto perché il volto di Radamaus
si era fatto duro –Figliolo mio, fate attenzione alla
vostra curiosità, potrebbe risultare più dannosa che altro in molte
situazioni-, la situazione si faceva sempre più tesa, Garrey
fece un’espressione sprezzante –Se non vuole
rispondermi allora vuol dire che il nostre custode vuole nasconderci qualcosa-
pensò –Non nasconderei mai nulla ai miei ospiti se
non fosse assolutamente necessario- fu la risposta di Radamaus,
Garrey rimase un attimo disorientato –Che possa leggermi nel pensiero? Ma che assurdità, di
sicuro si tratta solo di una coincidenza!-, in quel momento un grugnito
soffocato attirò l’attenzione dei presenti che si voltarono di scatto verso la
brandina: il Nano stava riprendendosi!