Luci di natale

di shaolin7272
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Nickname : Shaolin7272

Contest: Life in technicolor

Canzone: Christmas Lights - Cold Play
Titolo : Luci di Natale
Rating: verde

Pairing /personaggi: Sergente Jaques Barbier, Goran
Avvertimenti:

Introduzione: Un natale passato, un incontro, un natale presente.

Nda : Questo racconto è un’opera di fantasia, personaggi e luoghi citati sono invenzioni, qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse è assolutamente casuale.

 

Luci di natale

 

CAP. 1

 

25 dicembre 1994

 

Il sergente Jacques Barbier stava seduto nella mensa in quel momento semivuota, uno stanzone quadrato e spoglio con una fila di tavoloni e panche di legno grezzo, aveva davanti a sé un vassoio con quello che doveva essere pollo arrosto, un tentativo disperato di piatto natalizio totalmente insapore. Gli era passato l'appetito.

In quel momento sentiva tremendamente la mancanza della sua città natale, i viali dei Champs-Élysées e l'Arc de Triomphe scintillanti di luci multicolori e la Tour Eiffel trasformata in un gigantesco albero di natale.

Sospirò, lanciando un'occhiata al piccolo e spelacchiato alberello sintetico che qualcuno aveva addobbato con nastro e scatolette e messo nell'angolo vicino alla cucina.

Era preso da quei tristi pensieri che si accorse della presenza dell'uomo solo nel momento in cui gli diede una pacca sulle spalle facendolo sobbalzare.

Si voltò sorpreso verso il nuovo venuto, poi tentò di sorridere riconoscendo il Sergente Maggiore Laurent Piloix, un omone gioviale con le tempie spruzzate di grigio e un espressione sorniona sempre stampata sul viso.

“Buon Natale sergente!” gli augurò Piloix sedendogli accanto.

Già natale, pensò Barbier. Forse nel resto del mondo. Ma lì, in quel posto abbandonato da Dio, il 25 dicembre era solo una data sul calendario.

“Lo so, ci sono posti migliori per festeggiare il Natale.” Disse il Sergente Maggiore, cercando di sollevare l'umore al suo sottoposto, che nonostante la chioma bianca, era ancora un ragazzo. “Tenere il muso lungo non aiuta. Bisogna vedere i lati positivi.”

“Perché? Ci sono dei lati positivi?” Chiese dubbioso Jacques.

“Certo … Oggi hanno concesso una tregua e perciò non spareranno.”disse serafico.

Il sergente alzò gli occhi color indaco al cielo. Quella sì che era una buona notizia. Poi riflettendoci si mise a ridere, era sì una buona notizia visto che doveva uscire di pattuglia.

“Ok questa è una buona notizia”, poi guardando l'ora si alzò “Devo fare servizio di perlustrazione, oggi tocca a me.”

“Prendi almeno il dolce” disse Piloix allungandogli una cioccolatina a forma di stella con la carta stagnola dorata “non è il tronchetto di Natale, ma è sempre meglio di niente.” E strizzò l'occhio a Jacques che scrollando il capo ridacchiando mise il cioccolato in tasca e con un gesto della mano si congedò.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Grazie a tutti quelli che stanno leggendo questo racconto.
CAP. 2

Aveva ripreso a nevicare e i candidi fiocchi creavano contrasto con i muri anneriti dei palazzi bruciati, fumanti rovine di guerra. Sulla jeep che li trasportava per le vie il sergente Barbier con il volto incollato al finestrino era uno spettatore impotente della miseria umana, guardava profughi che rovistavano nell'immondizia alla ricerca disperata di cibo o di qualche pezzo di vita passata senza poter far nulla per loro. Altro che i mercatini di natale, pensò, Jacques amareggiato.

Ad un tratto, in una strada laterale vicino ad un palazzo bombardato scorse due figure, una giovane donna e un bambino che non poteva avere più di cinque anni. Quello che lo colpì fu lo sguardo del piccolo biondo, grandi occhi tristi, rassegnati. Uno sguardo da vecchio di chi ha visto tanti, forse troppi, orrori.

A Jacques si strinse il cuore e non resistette. D'impulso fece fermare la jeep qualche metro più avanti. Non sapeva nemmeno lui cosa aveva in mente ma doveva scendere e raggiungere quel bambino.

“Sergente non possiamo scendere è pericoloso.” Gli disse il soldato semplice alla guida

“Non dovete scendere infatti, aspettatemi qui, se ci sono problemi ritornate al comando senza di me.” Rispose secco Barbier.

Scese e si avviò verso le due figure, la neve scricchiolava sotto i suoi anfibi rimbombando in quel silenzio. Si guardò attorno per accertarsi che non ci fossero cecchini su qualche tetto. Si fermò a pochi passi dalla figuretta malvestita che stringeva un balocco di legno che sembrava una locomotiva rozzamente intagliata.

Il bimbo osservò il militare dai capelli bianchi con curiosità incerto se scappare o rimanere fermo, gli avevano insegnato a temere i soldati. Ma quello che era lì davanti a lui sembrava buono, aveva gli occhi di un strano color viola e stava sorridendo. Non sembrava pericoloso.

La madre lo chiamò con voce stridula “Goran Куи!” facendogli segno di raggiungerla. Aveva il volto tirato e pronta a correre per afferrare il figlio e scappare al primo cenno di pericolo.

Jacques si ricordò del cioccolatino che il sergente Piloix gli aveva dato alla mensa e si frugò nella tasca del cappotto per prenderla. Si piegò sulle ginocchia per essere all'altezza del bambino e distese il braccio con il palmo della mano aperta con la stella dorata in muta offerta.

Goran rimase qualche istante fermo poi svelto afferrò quel magico trofeo e corse a nascondersi tra le braccia della madre.

Barbier si raddrizzò, sapeva che era ben poca cosa quella cioccolata. La giovane bionda fece un cenno di ringraziamento con il capo che lui ricambiò pensando che quella donna era bellissima nonostante fosse vestita di stracci. Ma quello che gli scaldò veramente il cuore fu il sorriso sdentato del piccolo che lo salutò con la manina mentre la madre lo trascinava dentro un vicolo. Quello valeva più delle mille luci che splendevano nei champs elysée o i fuochi artificiali della Tour Eiffel.

Ritornò alla jeep senza voltarsi, più leggero e con il segreto proposito di tornare lì con qualcosa di più di un dolcetto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
24 dicembre 2010
 
Parigi era sotto una tormenta di neve che durava da parecchie ore, ma all'ispettore Jacques Barbier non dispiaceva l'inusuale spettacolo delle strade prive di macchine alla vigilia di natale.
Aveva lasciato il 7^ distretto con parecchio anticipo ed era andato a piedi alla Gare du nord. Gli piaceva l'atmosfera della stazione, osservare il via vai delle persone e fantasticare.
Era talmente assorto che non si accorse del giovane che lo osservava da qualche metro.
Goran  invece l'aveva subito visto appena sceso dal treno. Per lui era sempre un emozione incontrare quell'uomo dai capelli bianchi e occhi viola che l'aveva strappato alla miseria. Aveva ancora vivido in mente Jacques soldato in quel giorno lontano con  il palmo della mano aperta ad offrirgli una stella di cioccolata. Forse uno dei più bei ricordi della sua infanzia.
A dire il vero era stato il suo primo ricordo.  Il suo  babbo natale.
“Jacques!”, lo chiamò agitando  la mano per farsi notare tra la folla.  Barbier si alzò di scatto con un sorriso che gli illuminò il volto avvistando il ragazzone biondo e in poche falcate lo raggiunse porgendogli la mano e poi abbracciandolo un po' rozzamente, imbarazzato. Non era molto bravo a esprimere i suoi sentimenti.
“Benvenuto Goran, Buon Natale” disse con voce un po' strozzata dall'emozione.
“Buon Natale a te.” Ricambiò il giovane con calore.
Anche Goran non era di molte parole e di questo si rammaricava perché avrebbe voluto dire migliaia di cose a quell'uomo. Ogni anno gli portava un regalo ma nulla poteva ripagare quello che aveva fatto Jacques per lui. Per avergli dato una vita migliore. Poi riflettendo si rese conto di non averlo mai ringraziato.
“Grazie” sussurrò al suo benefattore mentre uscivano dalla stazione sotto la neve. “Ti voglio bene.”

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