A matter of choice di MartinaN (/viewuser.php?uid=38235)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rory Williams ***
Capitolo 2: *** Mickey Smith ***
Capitolo 3: *** Harriet Jones ***
Capitolo 4: *** The Doctor (Ten) ***
Capitolo 1 *** Rory Williams ***
Allons-y!
Ok, ok, perdonatemi, ma avevo
davvero voglia di iniziare così la mia introduzione. Questa è la mia prima
storia nel fandom di Doctor Who, quindi sono un po’ nervosa. Il mio amore per
questo telefilm è recentissimo, ma anche molto intenso, visto che sono riuscita
a guardarmi tutti gli episodi in tre mesi e mezzo. Non credo di essermi mai
appassionata tanto velocemente a qualcosa.
Bene, parliamo della storia in
questione. È una breve raccolta di quattro flashfic e ha partecipato al concorso
La
lunghezza non importa, è come si usa l’importante indetto da
PrincesMonica sul forum di EFP. Con mia grandissima sorpresa, mi sono
classificata seconda! Il prompt assegnatomi consisteva nell’utilizzare come
protagonisti di ogni flash questi quattro personaggi: Rory, Mickey, Harriet
Jones e Ten. Ho pensato inoltre di strutturare la raccolta seguendo un tema
comune, ovvero la scelta, da cui il titolo. Le pubblicherò – si spera –
abbastanza rapidamente, visto che sono già complete. Oggi si inizia con Rory; la storia si colloca durante il matrimonio con Amy, quindi nella puntata 5x13.
Buona lettura :)
Martina
A
matter of choice
Rory
Williams
Dicono che, in punto di morte, brevi e intense
istantanee di una vita scorrano davanti ai nostri occhi. Ma ora sono certo che
può accadere anche quando si è straordinariamente felici. Mi basta osservare il
suo viso per ricordare ogni cosa.
Amelia Pond. Amy, con i capelli fiammeggianti, il
sorriso pacato e lo sguardo combattivo. Io e lei, insieme, oggi come allora. Già
da bambini eravamo inseparabili e ci seguivamo ovunque. Anzi, sarebbe più giusto
dire che io la rincorrevo a perdifiato, a costo di farmi esplodere i polmoni.
Non ho mai capito cosa mi abbia colpito all’istante di quella bambina. Mi
raccontava di una crepa sul muro della camera e di un uomo misterioso che non
aveva apprezzato la sua cucina. Mi proponeva di indossare abiti da adulto:
giacche lunghe fino ai piedi, camicie stropicciate, cravatte a dir poco
imbarazzanti. Mi sfidava ad intingere i bastoncini di pesce nella crema
pasticcera e a mangiarli. Un vero e
proprio schifo, nel caso vi interessasse. Ma il punto è che io le dicevo sempre
di sì. Proprio io, l’essere umano più testardo e risoluto del mondo. Questo mi
ha insegnato Amy: amare senza riserve, dare ancora prima di ricevere. Chissà,
magari è proprio grazie a lei che sono diventato
infermiere.
È bellissima. Lo è tutti i giorni, ma oggi è davvero
radiosa e splende solo per me. Amy Pond, che tra poco diverrà la mia Amy
Williams. Ed è questo, è questo il sì
che ho sempre aspettato di pronunciare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Mickey Smith ***
Eccomi qui, in questo freddo
pomeriggio dicembrino, per pubblicare la seconda flash. Il protagonista è il
caro vecchio Mickey e la storia è ambientata durante la puntata 2x06, quindi nel
mondo parallelo che ha appena subito l’invasione dei Cybermen. Sono presenti
alcuni accenni di Ten/Rose, un pairing che non ho potuto fare altro che amare fin dal primo istante. Direi che non c’è altro da aggiungere, alla prossima!
Martina
A matter of choice
Mickey
Smith
«Voglio restare qui.»
«Mancano un paio d’ore alla partenza, hai tempo per fare
un giretto.»
«Hai capito benissimo cosa intendo. Almeno per una
volta, puoi smettere di trattarmi come un idiota?» Sbotto, incapace di
trattenermi. Il Dottore fa una smorfia e, dopo essersi guardato intorno con
circospezione, mi trascina via prima che Rose possa accorgersi di
qualcosa.
«D’accordo, starò al tuo gioco. Ti rendi conto di ciò
che mi hai appena chiesto, giusto? Si tratta di vivere in questa dimensione
parallela per il resto della tua breve esistenza umana. Non potremo venire a
riprenderti.» Il suo tono è serio, quasi minaccioso, ma non intendo farmi
spaventare. Non sarò la sua pedina, mai più. Ma il modo con cui parla
naturalmente al plurale... Quello sì che continua a turbarmi. È sbagliato, fa
male.
«è
esattamente quello che avevo in mente.» Replico secco. So perché mi sta fissando
con occhi increduli: non riesce a mettersi nei miei panni. Dopotutto, chi mai si
potrebbe interessare al punto di vista del banale, insignificante
Mickey?
«Va bene.» Dichiara infine, sospirando e allargando le
braccia in segno di resa.
«Davvero?»
«Sì. Ma dovrai avvisarla tu.» Si comporta in modo
stranamente evasivo, il Dottore. Sembra quasi che tema di pronunciare il suo
nome.
«Non so se...»
«Oh, lo sai eccome. Dimostrami che tieni a
lei.»
Come se ci fosse bisogno di mettere in dubbio il mio
affetto per Rose. Lei è l’unico motivo per cui non ho mollato tutto dopo il
primo viaggio su quella bizzarra cabina blu. E lui lo sa, dannazione. Cerca solo di
rendermi le cose più difficili.
«Lo farò. Ma voglio una risposta da te.» Mormoro. Non
avrò altre occasioni, tanto vale approfittarne.
«Allora fammi una domanda.»
«La ami? Dimmi solo questo.» Chiedo a bruciapelo. Nel
momento esatto in cui pronuncio quelle parole mi rendo conto di essermi
comportato da stupido. Di nuovo. Solo a me poteva venire in mente di indagare
l’ovvio. Perché il Dottore in certi casi sa essere terribilmente criptico, ma
non quando si tratta di Rose. Ogni volta che sono insieme le sorride, ed è il
gesto più bello e spontaneo che io abbia mai visto.
«Credo che tu non voglia sentire la mia risposta,
Mickey. Mi dispiace.» Afferma lui, mettendomi una mano sulla spalla. È
genuinamente mortificato, lo capisco dal suo sguardo smarrito. Il punto è che
non voglio farmi consolare da nessuno, tantomeno da lui, quindi scrollo le
spalle e mi allontano. Non c’è davvero più nulla che possa farmi cambiare idea.
Mi trovo in un mondo parallelo, il posto più lontano da casa che si possa
immaginare. Eppure qui c’è qualcosa che appartiene alla mia storia, ed è a
questo che voglio aggrapparmi. Posso essere utile alla città e ai suoi abitanti:
c’è una Londra da ricostruire con pazienza e attenzione.
La verità è che ho bisogno di essere indispensabile per
qualcuno. E quel qualcuno non potrà mai più essere
Rose.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Harriet Jones ***
Terza flash, terza
protagonista: Harriet Jones. Si tratta del personaggio meno conosciuto tra i
quattro; questo mi ha reso difficile scegliere che cosa scrivere. Spero che il
risultato finale possa piacervi. La fic si colloca in un momento imprecisato
post 2x00. La Harriet Jones che troverete qui è molto diversa dalla versione che
abbiamo il piacere di rivedere, per l’ultima volta, nel finale della quarta
stagione. Tuttavia trovo plausibile immaginare che non sia sempre stata così
risoluta, non dopo il suo grande fallimento. Alright, ho blaterato abbastanza.
Enjoy!
P.S.: Grazie a chi legge e in
particolare a chi recensisce :)
Martina
A
matter of choice
Harriet
Jones
Caro
Dottore,
dopotutto
avevi ragione. Sei parole, non è vero? Solo sei parole. Suppongo che questa si
chiami giustizia. Vorrei tanto poterti parlare, ma devo accontentarmi di
scrivere una lettera che poi straccerò e butterò nel camino.
Mi interessava
in primo luogo farti capire il perché della mia scelta. Sì, ho contattato
l’istituto Torchwood. Sì, ho chiesto loro di sistemare le cose. Sì, sì, sì, ho
sbagliato. Purtroppo me ne sono resa conto troppo tardi. Quando tu mi hai detto
di essere il Dottore, qualcosa dentro di me si è spezzato. Vedi, mi ero
rassegnata al fatto che tu avessi abbandonato la Terra. Che sciocco primo
ministro! Ho dubitato dell’unico alieno che ci abbia mai aiutato. Ma... Ma tu
devi capire. Ero – Dio, come fa male scriverlo al passato – la donna più
importante dell’Inghilterra. E anche la più stolta, visto che ho pensato di
farmi portavoce di tutta l’umanità quando mi ero già sporcata le mani di sangue.
Non ho esitato, e se ci ripenso sono spaventata da me stessa. È proprio la
determinazione che mi ha sempre consentito di andare avanti. Cos’è che non ha
funzionato in me, allora? Sono troppo debole? Troppo umana? Mi piacerebbe
saperlo.
Ogni tanto ti
penso, sai? Ricordo ancora il volto con cui ti ho conosciuto la prima volta e,
naturalmente, il tuo nuovo e bizzarro aspetto. Mi manchi. Mi manchi perché avevi
sempre una soluzione a tutto. Il mondo intero non ti conosce, eppure ti deve la
vita. Per quante volte, mi domando?
In questo
momento tu sei da qualche parte, lassù, in quella fantastica cabina blu. Forse
puoi vedermi. Spero davvero che sia così. Non oso implorare il perdono per il
mio crimine, ti chiedo solo di continuare ad aiutarci. La Terra ha bisogno di
te, Dottore.
Semplicemente,
Harriet Jones
Poso la penna con un sospiro e osservo ciò che ho appena
scritto. Non ho neppure il coraggio di strappare un foglio di carta, e so
esattamente perché. Nel profondo, spero che un giorno possa leggere e
capire.
Il secondo cassetto a destra della scrivania sarà il
nascondiglio perfetto per questo mio flusso di coscienza. Accanto al tesserino
da parlamentare ormai scolorito, alla vecchia fascia da primo ministro e alla
pistola. Già, la pistola. Ogni sera prima di andare a dormire mi concedo il
lusso di sfiorarla e fantasticare. A volte la impugno persino, conscia del fatto
che sia scarica. Mi piace pensare di poter concludere tutto con il sordo
rimbombo di uno sparo, ma so perfettamente che non lo farei mai. Se non mi
uccido, è per dimostrare al Dottore che sto imparando dai miei errori ed ho
capito che ad ogni vita, perfino alla più infima, va concessa una seconda
possibilità.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** The Doctor (Ten) ***
Buona vigilia di Natale a
tutti voi! Il Natale è un periodo molto speciale per noi Whovians, quindi non ho
potuto fare a meno di attendere questo giorno per pubblicare l’ultimo capitolo
della raccolta. Il protagonista è Ten, che è e sarà sempre il mio dottore.
Questa volta avevo l’imbarazzo della scelta in quanto a spunti narrativi, non
saprei dire perché sono rimasta affascinata da questa idea in particolare. Una
precisazione: il legame del tutto particolare tra il Dottore e il Maestro è, a
mio parere, qualcosa di molto difficile da definire. Io non vedo questa mia
flashfic in un’ottica slash, ma dopotutto le caratterizzazioni psicologiche dei
personaggi sono qualcosa di molto soggettivo, quindi spero che ognuno la
interpreti genuinamente come meglio è portato a pensare. Discorso contorto, lo
so. Ne faccio tanti.
La raccolta si conclude qui,
ma ho intenzione di scrivere ancora nel fandom prima o poi. Per ora vi auguro
buona lettura e soprattutto buone feste!
Martina
A
matter of choice
The
Doctor (Ten)
La pira funebre arde e illumina una notte insolitamente
priva di stelle. L’aria si sta facendo sempre più soffocante, ma non intendo
allontanarmi finchè tutto non sarà finito. Gli devo almeno
questo.
Sono solo – questa volta per sempre. È una semplice
verità che minaccia di stritolare i miei cuori. Sento la mancanza della mia
nemesi, della quintessenza del male, di colui che ha quasi distrutto la Terra.
Perché?
Vorrei fingere che non lo so, ma la realtà è ben
diversa. Conosco la risposta: mi manca perché era come me. Ed un tempo è stato
il mio più grande amico.
Il Maestro mi ha tenuto prigioniero per un anno, eppure
si è rifiutato di ascoltare ciò che avevo da dirgli. La mia confessione era
proprio l’unica cosa che temeva. Era anche l’unica cosa che mi avrebbe permesso
di salvarlo, se solo la situazione non fosse degenerata. Per questo ho bisogno
di ripeterla un’ultima volta. Per me, per lui.
«Ti ho perdonato, sai? Ti ho perdonato
trecentosessantacinque volte, una per ogni giorno.» Mormoro, fissando le fiamme
implacabili che consumano il suo corpo. Non si è rigenerato. Ha preferito morire
piuttosto che lasciarsi aiutare da me.
«Ho vinto io, così mi hai detto. Ti sbagliavi: abbiamo
perso entrambi.»
Le mie parole di addio si dissolvono nel silenzio. Non
ho altro da dire. Oh no, che grossa bugia! Potrei continuare a parlare degli
argomenti più disparati, balbettando sporadicamente per l’emozione. Potrei
dialogare con lui, fingendo che sia ancora qui. Fingendo che sia ancora lui:
malvagio, testardo, geniale, pericoloso, irritante, vivo. Ma non lo farò. Questa è la mia
sconfitta, ed è così che voglio ricordarla.
Chino il capo, trattengo un’ultima lacrima solitaria e
inizio a camminare. Via da qui, sempre più lontano, ecco dove devo
andare.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1452641
|