A matter of choice

di MartinaN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rory Williams ***
Capitolo 2: *** Mickey Smith ***
Capitolo 3: *** Harriet Jones ***
Capitolo 4: *** The Doctor (Ten) ***



Capitolo 1
*** Rory Williams ***


Allons-y!

Ok, ok, perdonatemi, ma avevo davvero voglia di iniziare così la mia introduzione. Questa è la mia prima storia nel fandom di Doctor Who, quindi sono un po’ nervosa. Il mio amore per questo telefilm è recentissimo, ma anche molto intenso, visto che sono riuscita a guardarmi tutti gli episodi in tre mesi e mezzo. Non credo di essermi mai appassionata tanto velocemente a qualcosa.

Bene, parliamo della storia in questione. È una breve raccolta di quattro flashfic e ha partecipato al concorso La lunghezza non importa, è come si usa l’importante indetto da PrincesMonica sul forum di EFP. Con mia grandissima sorpresa, mi sono classificata seconda! Il prompt assegnatomi consisteva nell’utilizzare come protagonisti di ogni flash questi quattro personaggi: Rory, Mickey, Harriet Jones e Ten. Ho pensato inoltre di strutturare la raccolta seguendo un tema comune, ovvero la scelta, da cui il titolo. Le pubblicherò – si spera – abbastanza rapidamente, visto che sono già complete. Oggi si inizia con Rory; la storia si colloca durante il matrimonio con Amy, quindi nella puntata 5x13. Buona lettura :)

Martina

 

 

A matter of choice

 

 

Rory Williams

 

Dicono che, in punto di morte, brevi e intense istantanee di una vita scorrano davanti ai nostri occhi. Ma ora sono certo che può accadere anche quando si è straordinariamente felici. Mi basta osservare il suo viso per ricordare ogni cosa.

Amelia Pond. Amy, con i capelli fiammeggianti, il sorriso pacato e lo sguardo combattivo. Io e lei, insieme, oggi come allora. Già da bambini eravamo inseparabili e ci seguivamo ovunque. Anzi, sarebbe più giusto dire che io la rincorrevo a perdifiato, a costo di farmi esplodere i polmoni. Non ho mai capito cosa mi abbia colpito all’istante di quella bambina. Mi raccontava di una crepa sul muro della camera e di un uomo misterioso che non aveva apprezzato la sua cucina. Mi proponeva di indossare abiti da adulto: giacche lunghe fino ai piedi, camicie stropicciate, cravatte a dir poco imbarazzanti. Mi sfidava ad intingere i bastoncini di pesce nella crema pasticcera e a mangiarli. Un vero e proprio schifo, nel caso vi interessasse. Ma il punto è che io le dicevo sempre di sì. Proprio io, l’essere umano più testardo e risoluto del mondo. Questo mi ha insegnato Amy: amare senza riserve, dare ancora prima di ricevere. Chissà, magari è proprio grazie a lei che sono diventato infermiere.

È bellissima. Lo è tutti i giorni, ma oggi è davvero radiosa e splende solo per me. Amy Pond, che tra poco diverrà la mia Amy Williams. Ed è questo, è questo il che ho sempre aspettato di pronunciare.

 

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Capitolo 2
*** Mickey Smith ***


Eccomi qui, in questo freddo pomeriggio dicembrino, per pubblicare la seconda flash. Il protagonista è il caro vecchio Mickey e la storia è ambientata durante la puntata 2x06, quindi nel mondo parallelo che ha appena subito l’invasione dei Cybermen. Sono presenti alcuni accenni di Ten/Rose, un pairing che non ho potuto fare altro che amare fin dal primo istante. Direi che non c’è altro da aggiungere, alla prossima!

Martina

 

A matter of choice

 

Mickey Smith

 

«Voglio restare qui.»

«Mancano un paio d’ore alla partenza, hai tempo per fare un giretto.»

«Hai capito benissimo cosa intendo. Almeno per una volta, puoi smettere di trattarmi come un idiota?» Sbotto, incapace di trattenermi. Il Dottore fa una smorfia e, dopo essersi guardato intorno con circospezione, mi trascina via prima che Rose possa accorgersi di qualcosa.

«D’accordo, starò al tuo gioco. Ti rendi conto di ciò che mi hai appena chiesto, giusto? Si tratta di vivere in questa dimensione parallela per il resto della tua breve esistenza umana. Non potremo venire a riprenderti.» Il suo tono è serio, quasi minaccioso, ma non intendo farmi spaventare. Non sarò la sua pedina, mai più. Ma il modo con cui parla naturalmente al plurale... Quello sì che continua a turbarmi. È sbagliato, fa male.

«è esattamente quello che avevo in mente.» Replico secco. So perché mi sta fissando con occhi increduli: non riesce a mettersi nei miei panni. Dopotutto, chi mai si potrebbe interessare al punto di vista del banale, insignificante Mickey?

«Va bene.» Dichiara infine, sospirando e allargando le braccia in segno di resa.

«Davvero?»

«Sì. Ma dovrai avvisarla tu.» Si comporta in modo stranamente evasivo, il Dottore. Sembra quasi che tema di pronunciare il suo nome.

«Non so se...»

«Oh, lo sai eccome. Dimostrami che tieni a lei.»

Come se ci fosse bisogno di mettere in dubbio il mio affetto per Rose. Lei è l’unico motivo per cui non ho mollato tutto dopo il primo viaggio su quella bizzarra cabina blu. E lui lo sa, dannazione. Cerca solo di rendermi le cose più difficili.

«Lo farò. Ma voglio una risposta da te.» Mormoro. Non avrò altre occasioni, tanto vale approfittarne.

«Allora fammi una domanda.»

«La ami? Dimmi solo questo.» Chiedo a bruciapelo. Nel momento esatto in cui pronuncio quelle parole mi rendo conto di essermi comportato da stupido. Di nuovo. Solo a me poteva venire in mente di indagare l’ovvio. Perché il Dottore in certi casi sa essere terribilmente criptico, ma non quando si tratta di Rose. Ogni volta che sono insieme le sorride, ed è il gesto più bello e spontaneo che io abbia mai visto.

«Credo che tu non voglia sentire la mia risposta, Mickey. Mi dispiace.» Afferma lui, mettendomi una mano sulla spalla. È genuinamente mortificato, lo capisco dal suo sguardo smarrito. Il punto è che non voglio farmi consolare da nessuno, tantomeno da lui, quindi scrollo le spalle e mi allontano. Non c’è davvero più nulla che possa farmi cambiare idea. Mi trovo in un mondo parallelo, il posto più lontano da casa che si possa immaginare. Eppure qui c’è qualcosa che appartiene alla mia storia, ed è a questo che voglio aggrapparmi. Posso essere utile alla città e ai suoi abitanti: c’è una Londra da ricostruire con pazienza e attenzione.

La verità è che ho bisogno di essere indispensabile per qualcuno. E quel qualcuno non potrà mai più essere Rose.

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Capitolo 3
*** Harriet Jones ***


Terza flash, terza protagonista: Harriet Jones. Si tratta del personaggio meno conosciuto tra i quattro; questo mi ha reso difficile scegliere che cosa scrivere. Spero che il risultato finale possa piacervi. La fic si colloca in un momento imprecisato post 2x00. La Harriet Jones che troverete qui è molto diversa dalla versione che abbiamo il piacere di rivedere, per l’ultima volta, nel finale della quarta stagione. Tuttavia trovo plausibile immaginare che non sia sempre stata così risoluta, non dopo il suo grande fallimento. Alright, ho blaterato abbastanza. Enjoy!

P.S.: Grazie a chi legge e in particolare a chi recensisce :)

Martina

 

A matter of choice

Harriet Jones

 

Caro Dottore,

dopotutto avevi ragione. Sei parole, non è vero? Solo sei parole. Suppongo che questa si chiami giustizia. Vorrei tanto poterti parlare, ma devo accontentarmi di scrivere una lettera che poi straccerò e butterò nel camino.

Mi interessava in primo luogo farti capire il perché della mia scelta. Sì, ho contattato l’istituto Torchwood. Sì, ho chiesto loro di sistemare le cose. Sì, sì, sì, ho sbagliato. Purtroppo me ne sono resa conto troppo tardi. Quando tu mi hai detto di essere il Dottore, qualcosa dentro di me si è spezzato. Vedi, mi ero rassegnata al fatto che tu avessi abbandonato la Terra. Che sciocco primo ministro! Ho dubitato dell’unico alieno che ci abbia mai aiutato. Ma... Ma tu devi capire. Ero – Dio, come fa male scriverlo al passato – la donna più importante dell’Inghilterra. E anche la più stolta, visto che ho pensato di farmi portavoce di tutta l’umanità quando mi ero già sporcata le mani di sangue. Non ho esitato, e se ci ripenso sono spaventata da me stessa. È proprio la determinazione che mi ha sempre consentito di andare avanti. Cos’è che non ha funzionato in me, allora? Sono troppo debole? Troppo umana? Mi piacerebbe saperlo.

Ogni tanto ti penso, sai? Ricordo ancora il volto con cui ti ho conosciuto la prima volta e, naturalmente, il tuo nuovo e bizzarro aspetto. Mi manchi. Mi manchi perché avevi sempre una soluzione a tutto. Il mondo intero non ti conosce, eppure ti deve la vita. Per quante volte, mi domando?

In questo momento tu sei da qualche parte, lassù, in quella fantastica cabina blu. Forse puoi vedermi. Spero davvero che sia così. Non oso implorare il perdono per il mio crimine, ti chiedo solo di continuare ad aiutarci. La Terra ha bisogno di te, Dottore.

Semplicemente,

Harriet Jones

 

Poso la penna con un sospiro e osservo ciò che ho appena scritto. Non ho neppure il coraggio di strappare un foglio di carta, e so esattamente perché. Nel profondo, spero che un giorno possa leggere e capire.

Il secondo cassetto a destra della scrivania sarà il nascondiglio perfetto per questo mio flusso di coscienza. Accanto al tesserino da parlamentare ormai scolorito, alla vecchia fascia da primo ministro e alla pistola. Già, la pistola. Ogni sera prima di andare a dormire mi concedo il lusso di sfiorarla e fantasticare. A volte la impugno persino, conscia del fatto che sia scarica. Mi piace pensare di poter concludere tutto con il sordo rimbombo di uno sparo, ma so perfettamente che non lo farei mai. Se non mi uccido, è per dimostrare al Dottore che sto imparando dai miei errori ed ho capito che ad ogni vita, perfino alla più infima, va concessa una seconda possibilità.

 

 

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Capitolo 4
*** The Doctor (Ten) ***


Buona vigilia di Natale a tutti voi! Il Natale è un periodo molto speciale per noi Whovians, quindi non ho potuto fare a meno di attendere questo giorno per pubblicare l’ultimo capitolo della raccolta. Il protagonista è Ten, che è e sarà sempre il mio dottore. Questa volta avevo l’imbarazzo della scelta in quanto a spunti narrativi, non saprei dire perché sono rimasta affascinata da questa idea in particolare. Una precisazione: il legame del tutto particolare tra il Dottore e il Maestro è, a mio parere, qualcosa di molto difficile da definire. Io non vedo questa mia flashfic in un’ottica slash, ma dopotutto le caratterizzazioni psicologiche dei personaggi sono qualcosa di molto soggettivo, quindi spero che ognuno la interpreti genuinamente come meglio è portato a pensare. Discorso contorto, lo so. Ne faccio tanti.

La raccolta si conclude qui, ma ho intenzione di scrivere ancora nel fandom prima o poi. Per ora vi auguro buona lettura e soprattutto buone feste!

Martina

 

A matter of choice

 

The Doctor (Ten)

 

La pira funebre arde e illumina una notte insolitamente priva di stelle. L’aria si sta facendo sempre più soffocante, ma non intendo allontanarmi finchè tutto non sarà finito. Gli devo almeno questo.

Sono solo – questa volta per sempre. È una semplice verità che minaccia di stritolare i miei cuori. Sento la mancanza della mia nemesi, della quintessenza del male, di colui che ha quasi distrutto la Terra. Perché?

Vorrei fingere che non lo so, ma la realtà è ben diversa. Conosco la risposta: mi manca perché era come me. Ed un tempo è stato il mio più grande amico.

Il Maestro mi ha tenuto prigioniero per un anno, eppure si è rifiutato di ascoltare ciò che avevo da dirgli. La mia confessione era proprio l’unica cosa che temeva. Era anche l’unica cosa che mi avrebbe permesso di salvarlo, se solo la situazione non fosse degenerata. Per questo ho bisogno di ripeterla un’ultima volta. Per me, per lui.

«Ti ho perdonato, sai? Ti ho perdonato trecentosessantacinque volte, una per ogni giorno.» Mormoro, fissando le fiamme implacabili che consumano il suo corpo. Non si è rigenerato. Ha preferito morire piuttosto che lasciarsi aiutare da me.

«Ho vinto io, così mi hai detto. Ti sbagliavi: abbiamo perso entrambi.»

Le mie parole di addio si dissolvono nel silenzio. Non ho altro da dire. Oh no, che grossa bugia! Potrei continuare a parlare degli argomenti più disparati, balbettando sporadicamente per l’emozione. Potrei dialogare con lui, fingendo che sia ancora qui. Fingendo che sia ancora lui: malvagio, testardo, geniale, pericoloso, irritante, vivo. Ma non lo farò. Questa è la mia sconfitta, ed è così che voglio ricordarla.

Chino il capo, trattengo un’ultima lacrima solitaria e inizio a camminare. Via da qui, sempre più lontano, ecco dove devo andare.

 

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