Believe in YourSelf

di _heyslimshady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine di una vecchia vita. ***
Capitolo 2: *** La forza della nostalgia. ***
Capitolo 3: *** Ah, Sicily. ***



Capitolo 1
*** La fine di una vecchia vita. ***


Era il giorno del diploma. Aspettava quel momento da ben 5 anni.
Era lì, ferma, dovevano ancora chiamarla.
Le batteva il cuore a mille solo a pensare che, passata l 'estate,sarebbe dovuta partire per Roma.
Roma era bella, si era bella, ma mai quanto la sua Napoli.
Per lei Napoli era sinonimo di passione e passione sinonimo di vita.
Ma di lei parliamone più dettagliatamente.
Gaia era una ragazza carina, appassionata, dolce, molto nazionalista e patriottica.
Aveva molti amici attorno ma non se ne rendeva conto. La ammiravano per la sua maturità e la sua scioltezza nelle decisioni.
Non si è mai affezionata a nessuno in particolare, tranne alla sua famiglia e a circa tre ragazzi che si sono susseguiti nel corso della sua adolescenza ma nulla di che.
Dopo di loro vi era un quarto ragazzo, anzi un quarto uomo per la precisione.
Lui no, non era un tipo qualsiasi. Non era il ragazzino che le piaceva nè tantomeno il cugino lontano. Lui era la lanterna che illuminava il suo cuore.
L'aveva aiutata a superare la sua adolescenza senza problemi, senza sottomettersi a nessuno, ma soprattutto senza farsi contagiare dalle mode e dai gusti degli altri, che la consideravano 'fuori moda', quindi poco degna di far parte alle loro ridicole crew.
Viveva di musica. Ma non pop, house o dance. Quella non era musica. Viveva di rock, rock n' roll, hip hop, blues, jazz e... Bruno. Si, Bruno.
Era come un genere a parte per lei. La sua musica non rientrava in nessun genere musicale. Era semplicemente MUSICA DI BRUNO. E continua ad esserlo.
Aveva i suoi dischi anche in vinile. Niente poster, di lui non le interessava la faccia.
Articoli di giornale sì però. Considerava saggio tutto ciò che diceva, perchè l'aveva aiutata ad andare avanti ed era stato solo grazie alle sue parole se ora in lei prevaleva la sua forte personalità.
Sto parlando di Peter, Peter Gene Hernandez.
Ma torniamo a noi. Era in piedi in mezzo a una folla di ragazzi della sua età.
Piangeva.
Era l'unica a piangere.
Piangeva, di felicità.
Si asciugò le lacrime. Paolo,un suo caro amico, le diede una pacca sulla spalla. Entrambi ridevano con i loro occhi lucidi. Lui aveva un sorriso incantevole, ma lei non se n'era mai innamorata. Oltretutto lui sarebbe rimasto a Napoli a frequentare l'università.
Sentì una voce rimbombare: era  il preside che stava distribuendo i diplomi.
'Gaia Scivales.'.
Un brivido le corse dietro la schiena.
Mise in mostra i suoi denti, si fece avanti e ricevette il diploma.
Il preside le accennò un sorriso:'Complimenti.'
Si leggeva bene il labiale di Gaia:'Grazie.'  
Paolo e gli altri suoi amici applaudivano. Lei raggiante, tornava alle sue postazioni.
Fissò l'orologio.
Oddio! Erano già le cinque!
Per le cinque e dieci doveva essere al suo corso di recitazione, non si era mai persa una lezione o aveva fatto un ritardo.
Amava il cinema.
Amava il teatro.
Amava recitare.
Il suo più grande sogno era di diventare un'attrice.
Per questo sarebbe andata a Roma. Per avere più possibilità.
Lo voleva con tutta sè stessa, ma finora si era sentito dire da persone che non l'avevano mai vista recitare cose del tipo: 'Ma è inutile che ci provi, nessuno ci riesce, tanto...' oppure 'povera illusa. Davvero credi di poter diventare un'attrice? Ma sai quanta prestazione e quanta fortuna ci vuole?'.
Si, certe cose la facevano andare in bestia.
E rinunciare era una di quelle.
Ma si era sentita dire tanti di quei no che mancava solo la goccia per far traboccare il vaso.
Fortunatamente, la goccia non era mai arrivata. Gaia si sentiva forte e piena di sè, nulla l'avrebbe fermata da quelli che sarebbero stati i suoi tentativi di costruirsi un proprio futuro.
Prese la sua borsa e andò a recitazione, per fortuna arrivò in tempo. Pensava a cosa sarebbe successo una volta partita.
A Roma la aspettavano un concerto del suo idolo,una casa tutta sua, un'università, una modesta compagnia teatrale e la sua amica a distanza, Gloria, che aveva aspettato con lei 6 anni quel momento.
Intanto però, mancavano ancora le vacanze estive da trascorrere. E perchè non trascorrerle in Sicilia con Sonia, un'altra amica a distanza?
Le amiche a distanza erano le uniche che era capace di definire amiche. Gaia era convinta che quelle con le quali aveva trascorso la sua vita quotidiana finora erano solo 'compagne di viaggio' talvolta false, talvolta noiose, spesso incapaci di capirla del tutto.
Ma loro no, non l'avevano mai tradita, discuteva tranquillamente senza doversi preoccupare che le sue idee fossero fraintese o non capite e soprattutto vi era un fortissimo elemento di legame: il loro idolo, Bruno.

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Capitolo 2
*** La forza della nostalgia. ***


Finì il corso e tornò a casa.
Era l'ultima lezione, tra due giorni sarebbe dovuta partire per le vacanze.
'Driiiin! Driiiiiin!'
Gaia sbuffò e andò a rispondere.
'Pronto?'
'Gaia, sono mamma. Sei già a casa?'
'Ciao mamma. No, è il mio fantasma che ti parla... ma cosa dici? Se ho risposto ci sarà un motivo. Come stai ma'?'
'Bene... stasera torno presto da lavoro, ti ho comprato un nuovo costume, è davvero carino. Poi a casa lo provi, ok?'
'Mamma ma... Grazie! Certo che lo provo! A meno che tu non abbia sfoderato i tuoi gusti da nonna dell'Ottocento...'
'Scherzi? Ti giuro è davvero carino! A proposito, ti avevo chiamato per chiederti se potetresti tirare fuori i panini dal freezer. Papà torna tardi e mangia al ristorante con alcuni suoi colleghi, noi mangiamo quelli con un po' di prosciutto... Ora va', ti lascio alle tue cose. Un bacio.'
'Ciao mamma. Io tiro fuori i panini, poi esco e torno per cena. Un bacio anche a te.'

Mise i panini sul tavolo, si tolse il trucco sbavato per le lacrime e se ne mise dell'altro. Chiamò Sara.
'Pronto Sara? Ti va di andare a fare un po' di shopping?'
'GAIA! Certo che sì, dovrei godermeli in un modo o nell'altro questi ultimi giorni con te!'

Sara era un'ex amica a distanza.
Avevano iniziato a vedersi poichè abitavano vicine e ora era diventata il suo angolo di sfogo. Era sempre dolce e disponibile con lei.
'Allora ci vediamo vicino alla chiesa, come sempre!'
'Ok, ciao gà!'
'Ciao sara.'
Prese la sua borsa e andò fuori alla chiesa. Come al solito, Sara era arrivata per prima ed era lì ad aspettarla.
'Ma ti muovi? Sono già dieci minuti che ti aspetto.'
'Sisi, certo, come no, dieci minuti fa stavi ancora nel tuo lettino a dormire e ancora ti dovevo chiamare. Ma mi spieghi come fai?'
'Semplice. Non sono pigra come te.'
'Di nuovo questa storia della pigrizia? Ahahah, andiamo, va'.'

Si incamminarono tutte e due.
Mentre Sara guardava i negozi, Gaia teneva a testa bassa e guardava a terra.
A vederla sembrava molto triste...
'Gaia? Che c'è?'
Gaia alzò la testa:
'Sai com'è, qui ho trascorso la mia vita finora. Un po' di nostalgia nonostante tutto ho il diritto di averla.'
Fece una risatina fredda e continuò a camminare...

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Capitolo 3
*** Ah, Sicily. ***


Gaia si fermò.
Sara la guardò stranita:‘Che c’è adesso?’
‘Sono le otto! Mia madre sarà già tornata a quest’ora.
Sara mi dispiace, ma ora devo proprio andare.’

Corse via.
‘Sempre la solita. Non è mai capitato neppure una volta in cinque anni di ricevere un saluto da Gaia prima che se ne vada. Non si smentisce mai quella ragazza.’
Gaia arrivò a casa e cenò.
Prese le cuffie, accese la radio e rimase ad ascoltarla per quasi tutta la notte.
 Non chiuse occhio neppure una volta.
Rimase ferma, al buio.
Non immaginava cosa l' aspettava…
*il 13 agosto*
‘GAIA! GA’, ALZATIII! GAIA??! MA TI MUOVI?!’
‘Mamma?’
‘L’aereo parte tra un’ora e mezza. Se hai voglia di andare in Sicilia a nuoto non ostacolo le tue scelte. Io te lo dico semplicemente.’
‘E’ vero, devo muovermi!’

Gaia correva per la casa avanti e indietro,peggio di uno struzzo senza testa.
Una volta pronta, salì in macchina e partì. In aeroporto salutò la madre.
‘Gaia, allora non ti vedrò per un po’. Spero che tutto andrà bene, realizza i tuoi sogni e continua ad andare avanti. Non farti condizionare né mettere i piedi in testa da nessuno.  Ah, e fai attenzione a non farti male al concerto di Bruno. Ti auguro tutto il bene del mondo, tesoro.’
‘Mamma, grazie di tutto, davvero. Farò del mio meglio, lo giuro.
Chissà con quanta ansia mi starà aspettando Sonia!
Peccato che io possa fermarmi solo per una settimana.
Tranquilla per il concerto di Bruno, ci sarà qualcuno che riuscirà a farmi riprendere dallo svenimento.
L’aereo è arrivato, parte tra dieci minuti, devo scappare mamma. Ti voglio bene.’

Detto ciò, corse via come solito suo fare.
Una volta arrivata si sistemò nel suo albergo e aspettò la mattina dopo per incontrare Sonia.
*il giorno dopo*
‘SONIA! Sono sei anni, cazzo sei, che aspetto questo momento! Ma… ma…!’
‘GAIA, NON SAI QUANTO MI FA PIACERE VEDERTI! Che dici, adiamo un po’ in spiaggia?’
‘Ovvio.’

Avevano gli occhi lucidi.
Per l’intera giornata non fecero che parlare di Bruno, del concerto e dell’università.
Sarebbero andate a Roma insieme per il concerto, ma Gaia ci sarebbe rimasta, a differenza di Sonia.
Passata troppo in fretta quella settimana di relax, Sonia e Gaia si avviarono perso l’aeroporto per dirigersi a Roma.
Gaia sudava freddo.
Era felice, ma allo stesso tempo spaventata.
Quante gioie, quanti dolori, quante sorprese la aspettavano.
Eppure nella sua testa non c’era altro che confusione. Forte confusione.

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