Chiudi nell'anima i sogni, affoga la tristezza nel sangue.

di Sinead1370Kimaira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Il dolce sapore del sangue. ***
Capitolo 3: *** Oh Maledetto passato... perchè continui ad importunarmi nel presente? ***
Capitolo 4: *** The memory of a meeting in front of a grave. ***
Capitolo 5: *** ... I reviewed the fear in you eyes... ***
Capitolo 6: *** ... Peace? ***
Capitolo 7: *** My Sire... ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Salve! Allora qualcuno di voi forse già mi conosce grazie alla mia storia: " Fratelli...una storia di Sangue" Anke questa, come l'altra, tratterà la vita di un terzo Salvatore (Lo so...sono fissata!) Ma in chiave completamente diversa. Il protagonista sarà abbastanza grande e i contenuti saranno abbastanza forti ( se ce ne sarà bisogno metterò la nota specifica) Inoltre a volte sarà presente una dimensione parallela simile a quella descritta nei libri, anke se apparirà poco. Bene non vi annoio più e vi lascio al prologo. Per ora non si capisce volutamente niente, così da lasciarvi con la curiosità! Buona lettura! (Spero).




Prologo.

Era accaduto tutto troppo velocemente.
Avevi visto svanire i tuoi fratelli in un caldo pomeriggio d’estate, rapiti da un profumo di limone e zenzero e da una veste di mussola bianca.
Erano caduti imbambolati ai piedi di quella donna, avevano infranto la promessa che vi eravate fatti sulla tomba di vostra madre.
T’ignoravano, non li vedevi più quando ne avevi bisogno e ti sembravano fantasmi che si aggiravano nei corridoi, mentre tra di loro si lanciavano occhiate di fuoco.
E poi sentivi la sua risata cristallina, vedevi i suoi ricci neri e il suo fisico snello correre per quel labirinto che un tempo era il luogo preferito di tua madre.
Un posto segreto e loro ci avevano portato lei, tradendo tutto il vostro passato.
Li sentivi di notte correre verso la sua stanza e gettavi la testa sotto il cuscino per reprimere la voglia di ucciderla.
Era lei la colpevole.
Katherine Pierce aveva incantato i tuoi fratelli e li stava incatenando all’inferno.
Katherine Pierce ti aveva strappato l’unica cosa che ti era rimasta.
Non t’importava il suo comportamento da smorfiosa nei confronti di tuo padre, la odiavi invece quando sentivi Damon e Stefan arrivare a picchiarsi nel grande salone della villa per le sue attenzioni e lei che ci godeva, guardandoli con la coda dell’occhio mentre fingeva un’inesistente preoccupazione.
Ti avevano perfino urlato contro quando avevi cercato di separarli e avevi visto fiamme d’odio nei loro occhi, quelle fiamme che ti avevano bruciato le mani e a niente erano serviti i loro tentativi di farsi perdonare.
Erano gesti vuoti, parole che ti rivolgevano per convenzione.
Da quel pomeriggio d’estate non erano più i tuoi fratelli, da quel preciso giorno la rabbia è diventata il tuo pasto quotidiano e il tuo cuore si è completamente ammaccato. E finalmente insieme all’inverno era arrivata la liberazione.
Avevi chiamato la polizia e l’avevano portata via, legata e imbavagliata era sparita su un carro arrugginito mentre i tuoi fratelli avevano cercato invano di salvarla.
Uno schiaffo pesante ti era volato in faccia ma tu avevi riso, avevi girato i tacchi e abbracciato la tua condanna.
Ti eri fiondato nel bosco cercando l’uomo che ti aveva fatto quella soffiata su di lei.
E per ripagarlo gli avevi offerto la tua vita, avresti continuato a odiarli per tutta l’eternità, vivendo con il solo intento di riprenderti quei pezzi di anima che loro ti avevano distrutto.
E così quella notte eri rinato, abbracciando la Notte e baciando il tuo creatore.
Zachary Salvatore, avevi abbandonato il tuo aspetto da ragazzino per bene, tagliandoti i capelli con un paio di forbici e incidendoti la carne con un piccolo coltellino a molla.

Zach Salvatore, ora finalmente, puoi ricominciare a vivere in questa pazzia. 




Bene bene.......Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui! Una piccola recensione non guasterebbe, così potrete aiutarmi a migliorare!
Grazie ankora di cuore a tutti!
<3

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Capitolo 2
*** Il dolce sapore del sangue. ***


Salve! Allora......innanzitutto voglio ringraziare: Simply____ ForMe, S u n s e t  e Contessa barthory per le recensioni e per tutto l'appoggio! Grazie di cuore! Bene volevo dirvi che Zachary dimostra come fisico 15 anni e che quindi ne ha più di 14!
Qui si inizierà a vedere il rapporto ke ha con klaus e nei prox capitoli invece appariranno Anke Damon e Stefan!
Bene.....con questo è tutto..buona lettura!!!



Un esile corpo si muoveva veloce per le strade di quella periferia dimenticata da tutto e tutti, evitava con grazia le persone ubriache che si gettavano da un muro all’altro cercando di arrancare qualche passo verso l’uscita di quel vicolo cieco. L’odore di copertoni bruciati si mischiava a quello di corpi sudati nonostante il freddo e di tabacco, le urla gutturali echeggiavano intorno a lui.
Si sentì afferrare malamente per un braccio mentre una voce impastata dall’alcool gli disse: “ Cosa ci fa un ragazzino così carino in un posto come questo? Perché non torni a casa?”
E poi gli bastò un secondo.
Un semplice scatto in avanti che gli permise di affondare i canini nella carne molle del collo, lasciando al sangue la possibilità di scendergli nella gola.
Un pessimo sapore, amaro e quasi salato.
Lasciando il corpo di quell’uomo cadere a terra tirò un calcio alla sua carcassa ormai senz’anima.
Era stata un pasto molto deludente.
Cacciò dalla tasca una sigaretta e l’accese gettando della cenere sul corpo del malcapitato.
Riprese a camminare e solo dopo pochi minuti estrasse il cellulare dalla tasca e compose in fretta un numero.
Accostando l’apparecchio di metallo al suo orecchio aspettò due squilli prima di sentire la voce del suo interlocutore.
Il fumo della sigaretta uscì dalla sua bocca insieme alle parole e disse: “ Nik, sono a piedi…..”
L’altro quasi ridendo disse: “ Cos’è, un Vampiro ha bisogno di un passaggio in auto?”
Zach si fermò e con malizia disse: “ Come vuoi, posso sempre chiederlo a qualche altro affascinante Vampiro…”.
Klaus quasi con un ringhio disse: “ Non muoverti. Dove sei?”
L’altro soddisfatto rispose: “ Union Street. Fa presto che si congela!”
E staccò il cellulare.
Klaus afferrò un giubbino di pelle nera e prese le chiavi dell’auto.
Sul serio, lui che si precipitava a prendere un ragazzino era davvero ridicolo.
Niente avrebbe mai potuto smuovere Klaus dalla sua poltrona in una sera d’inverno quando aveva i suoi amati Svaghi in casa.
Che poi questi piccoli divertimenti altro non erano che innocenti ragazzine ipnotizzate che ballavano e si strusciavano su di lui, pronte ad offrirgli una vena calda e pulsante da cui attingere Sangue.
Eppure c’era qualcosa capace di soddisfarlo ancora di più di quelle ragazzine.
O meglio qualcuno. Il giovane Salvatore, quel ragazzino che lui stesso aveva trasformato e che aveva conosciuto quando era ancora umano.
Era il 1864 quando lo vide la prima volta.
Stava correndo furioso per il giardino della sua enorme villa e intanto masticava parole amare mentre stringeva forte i pugni. Gli era bastato vederlo una sola volta per offuscare momentaneamente l’ossessione per Katherine.
Quella donna era stata la rovina sua e dei fratelli Salvatore, forse proprio questo destino comune impressionò Klaus a tal punto da sviluppare un attaccamento quasi morboso a quell’umano.
Mentre si lasciava correre nelle acque della memoria, arrivò all’indirizzo che il giovane gli aveva detto.
Zach vide Klaus arrivare con il suo fuoristrada nero e sorrise tra sé e sé pensando all’effetto che era capace di avere su quel vampiro.
Si avvicinò alla macchina e disse: “ Sei in ritardo, da quando guidi come una vecchietta?”
L’altro per tutta risposta fece un’inversione a “U” e le ruote produssero un suono stridente, e Zach, che era ancora perso nelle sue prossime frasi per stuzzicare il Vampiro, dovette tenersi al sediolino per evitare di venire catapultato nel vetro. Guardando quasi in cagnesco l’altro disse: “ Cazzo Nik! Vuoi farmi fuori?”
L’ibrido rise e guardandolo disse: “ Certo che no, mon amour!”
E con ciò si avviarono verso la grande villa del più anziano.
 
 
Una volta parcheggiata l’auto nel garage e varcato la soglia di casa, trovarono tutti i piccoli giochini di Klaus intenti a ballare e a bere come degli adolescenti alla prima serata in discoteca.
Lanciando il giubbino sul divano e fiondandosi sulla poltrona di fronte al camino, Zach disse: “ Però, mentre io cacciavo il quei luridi quartieri tu eri qui a spassartela.”
L’altro gli versò un bicchiere di Jack Daniel’s e glielo porse, afferrando in seguito il suo e gettandosi sul divano. Sorseggiando il liquido ambrato gli disse: “ Ma nessuno ti ha obbligato a giocare al “Piccolo vampiro nella periferia” potevi rimanere qui con me…”
Zach sorrise e accavallò le gambe.
Portandosi il bicchiere alle labbra appena arrossate dal calore, disse: “ E rinunciare così all’ebbrezza della caccia? Dovresti conoscermi Nik…”.
L’altro si alzò e lo afferrò per il braccio avvicinando il suo volto all’orecchio del ragazzo e disse: “ Ti conosco abbastanza da sapere esattamente cosa vuoi…”
E con ciò lo condusse tra le ragazze, lasciando che si divertisse un po’ con loro.
Si godette lo spettacolino di quel ragazzo che si muoveva con gesti misurati tra le giovani e le mordeva sul collo o sui polsi in cerca di quella col Sangue migliore.
Ma ora era il turno di Klaus e lui voleva divertirsi.
Si alzò velocemente dalla poltrona e circondò la vita sottile di Zach con un braccio per poi avvicinare la bocca al collo bianco e candido.
Poteva sentire la pressione del sangue ruggire su e giù per la giugulare e avvertiva la leggera pressione delle mani del ragazzo sulle sue braccia.
Inspirando lentamente quel profumo sfoderò i canini e morse quella tenera carne fino a sentire il dolce sapore del sangue entrargli in circolo.
A differenza della buccia dura da “Bad Boy” Zach aveva un sangue dolcissimo, che nascondeva ancora un barlume di innocenza.
Sentì un piccolo gemito di dolore misto a piacere scivolare via dalle labbra del ragazzo, mentre si aggrappava alle spalle di Klaus a causa di un piccolo cedimento delle ginocchia.
Rimasero in quella posizione fin quando l’Originale non tirò fuori dalla sua carne i canini e si lasciò cadere sul divano. Scuotendo leggermente la testa, Zach lo guardò e gli disse: “ Vado in camera mia.”
Non era una vera e propria convivenza la loro.
Era più un vivere insieme dovuto ad una serie di sfortunate - fortunate coincidenze e ad una lunga serie di “Vienimi a prendere” oppure di “Zach, che programmi hai per oggi?”
Fatto sta che il loro tipo particolare di rapporto durava ormai da 145 e sarebbe durato ancora per molto tempo….diciamo per tutta l’eternità.
 

O forse no… 



 

Ke ve ne pare?? Mi scuso per il cap corto ma siamo solo agli inizi! Nn preoccupatevi, i prox saranna più lunghi!(Spero!)

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Capitolo 3
*** Oh Maledetto passato... perchè continui ad importunarmi nel presente? ***


Salve Mondo!!
Allora siete sopravvissuti ai Maya... ma tanto per rovinarvi la vita torno io!
Lo so che durante queste vacanze avrei potuto pubblicare di più.....
Però i miei mi hanno trascinato in montagna per stare a contatto con la Natura.....
Lasciamo perdere và!
 Ringrazio: Contessa Barthory ( questo capitolo ha visto la luce grazie a lei!)
Lucy Stoker grazie mille per le recensioni!!!!!
Bene non vi scoccio più! Ciaoooo!!!!


Oh Maledetto passato.... perchè continui ad importunarmi nel presente?



Klaus si mise sulla poltrona di pelle nera accanto all’imponente camino di marmo bianco per poter rimirare quel corpo perfetto che dormiva tra le lenzuola di seta nera sgualcite,
le quali mostravano i chiari segni di una serata movimentata.
Lentamente accavallò le gambe, mentre continuava a sorseggiare del liquore ambrato da un bicchiere di vetro finemente decorato.
Zach, intanto, si godeva le ultime ore di sonno e cercava ristoro nelle calde coperte per le membra ancora dolenti.
Klaus fece scorrere lo sguardo sulle gambe lunghe e toniche che si aggrovigliavano tra le lenzuola, le spalle abbastanza larghe e la dolce linea ricurva della spina dorsale che andava a finire coperta dal lenzuolo.
Osservò i tratti del viso, distesi e rilassati, mentre i capelli di tanto in tanto scivolavano sugli occhi chiusi e labbra rosse, che si dischiudevano emettendo rochi sospiri.
Si sbottonò un po’ il colletto della camicia, colto da un’improvvisa vampata di calore e si alzò, mettendosi sedere sul letto e fissando ipnotizzato l’addome piatto del ragazzo abbassarsi e alzarsi ritmicamente mentre prese a sfiorargli delicatamente il viso, fino a quando, infastidito dal solletico, Zach non aprì un po’ gli occhi.
Il più anziano continuò ad accarezzarlo sussurrandogli un “ Ben svegliato Zach”, l’altro si tirò a sedere e si passò una mano fra i capelli, stropicciandosi in seguito gli occhi.
Con la voce ancora impastata dal sonno disse leggermente sarcastico: “Scusa Nik…. Mi spieghi per quale motivo tutte le volte che dico: “Vado in camera mia” Tu mi segui?”
L’altro gli versò del liquore e, mentre glielo porgeva, si avvicinò sussurrandogli con fiato caldo all’orecchio: “ Non mi sembra che ti dispiaccia la mia presenza in camera tua…”
Zach, capendo l’antifona, gli sfilò il bicchiere dalle mani e portandolo alle labbra continuò a stuzzicarlo: “ Ammettilo caro Nik….sei tu a non poter fare a meno di me…”
E con ciò cercò di alzarsi dal letto, ma l’altro lo spinse bruscamente fra le lenzuola e affondò i canini nella sua gola.
Un gemito di puro dolore sfuggì dalle labbra del giovane che cercò di attutire la sensazione di fastidio stringendo le coperte fra le dita.
Staccò la mano sinistra dal tessuto in seta e la passò tra i capelli ricci di Klaus mentre prese a tirarglieli leggermente, per tutta risposta l’altro afferrò i capelli del ragazzo e li strinse forte fra le dita esperte.
Era una sorta di alchimia che li teneva legati, Klaus aveva trovato in quel ragazzino la sua fonte di divertimento più grande e Zach riconosceva nell’Originale una sorta di prosciugatore di vene abituale. Quando Klaus decise di staccarsi, aveva un filo di sangue che gli solcava le labbra e scendeva quasi fino al mento.
Allora Zach, facendo appello alle poche forze che aveva il corpo, si alzò sui gomiti e lentamente fece scorrere la lingua umida e calda sulla traccia di sangue, disegnando la perfetta linea del mento e delle sottili labbra di Klaus.
Deliziato da questo gesto, l’Originale gli porse una mano e le fece sedere sul letto, tornando alla sua postazione sulla poltrona.
Zach, massaggiandosi il collo ferito disse: “Allora Nik… programmi per stasera?”
L’altro si sporse leggermente in avanti e disse con voce melliflua: “Nonostante preferisca rimanere qui a casa a giocare con te… dobbiamo andare in uno di quegli squallidi bar per soli Vampiri, quindi vestiti… oppure puoi venirci anche così.”
E con l’indice indicò i Boxer neri attillati che indossava il ragazzo.
L’altro scosse la testa e si avviò verso il bagno per darsi una bella sciacquata con acqua bollente e tanto sapone, mentre Klaus sorridendo scese al piano di sotto.
Zach entrò nell’immenso bagno rivestito di marmo nero e iniziò a far fluire l’acqua nella vasca.
Si sfilò i Boxer e li lanciò sul pavimento mentre immergeva l’alluce nell’acqua.
La vasca era enorme, aveva la forma di una rosa ed era anch’essa di marmo interamente nero.
Dopo essersi lasciato scivolare nel tepore e nel profumo del bagnoschiuma e dell’acqua calda, socchiuse gli occhi.
Passarono svariati minuti prima che si risvegliasse dal torpore e afferrando una bottiglietta di shampoo ne versò una generosa quantità sulla mano, passandosela poi fra i capelli.
Si diede un’ultima sciacquata e si vestì con calma, scegliendo una camicia nera e un paio di pantaloni stretti di jeans, anch’essi neri.
Dopo essersi passato il gel fra i capelli scese al piano inferiore e lì trovò Klaus che aveva indossato un pantalone di jeans e una t-shirt attillata.
Registrò con piacere lo sguardo di apprezzamento di Klaus e lo precedette nel garage, fermandosi di fronte alle macchine parcheggiate una di fianco all’altra.
Klaus lo raggiunse e gli disse: “ Allora? Con quale vuoi andare?”
Zach si portò un dito alle labbra imitando alla perfezione un atteggiamento infantile che fece sorride l’Originale.
Dopo pochi minuti annunciò trionfale, portando il dito indice di fronte a lui: “ Quella lì!”
E si avvicinò all’auto.
Klaus prese e chiavi e salì al posto di guida, mentre Zach gli saliva di fianco.
Il castano lo guardò e gli disse: “ I bambini dovrebbero sedere dietro sul sediolino”
e il moro sporgendosi verso di lui rispose malizioso: “ Ma se io mi siedo dietro tu non ti puoi distrarre per guardarmi!”
L’altro rise e mise in moto, facendo rombare il motore.
Percorsero la strada a grande velocità con il volume della radio al massimo mentre Zach cantava una di quelle canzoni pop che passano sempre per le varie stazioni radio.
Klaus si limitava a pensare alla sorpresa che l’avrebbe atteso al bar senza accorgersi del ragazzo che cantava un ritornello perfettamente adatto a lui.
Era una cosa tipo : “ Oh my Love I know you are my Candy Man! Oh my Love your word is my command! *
Una volta arrivati nei pressi del bosco lasciarono la macchina in un parcheggio e si diressero dentro la struttura che si ergeva di fronte a loro.
Un blocco di cemento senza insegne luminose e con qualche finestra che era stata sbarrata.
Entrarono dall’ingresso principale e come da copione tutti gli sguardi dei vampiri presenti si fermarono su Zach che, consapevole di essere al centro dei loro pensieri, si era sbottonato i primi due bottoni della camicia mettendo in risalto il collo bianco e liberando così ancora di più l’aroma dolce del suo sangue.
Klaus si diresse verso il bancone e il cameriere, un ragazzino biondiccio e magrolino, corse a chiamare il proprietario.
Quest’ultimo era un Vampiro grassoccio, bruno e con un enorme paio di baffi.
Tra le dita nodose teneva un sigaro “E.M.K.L.” importato direttamente dalla Dimensione Oscura, mentre teneva in un sacchettino dei “Gerigli di noce”, piccoli confettini dorati di forma triangolare ripieni di cioccolato e nocciole, anche questi d’importazione.
L’uomo li fece accomodare in una saletta a parte e si congedò mentre entravano dei camerieri con dell’ottimo vino.
Con loro entrarono anche delle guardie vestite di nero che si andarono ad addossare al muro.
Klaus si sedette e Zach lo seguì accomodandosi con grazia sulle sue ginocchia, a cavalcioni.
Gli gettò le braccia al collo e disse: “Chi stiamo aspettando?”.
L’altro gli passò una mano sui fianchi e disse: “E’ una sorpresa….”
 

 
Una macchina nera stava percorrendo la strada che costeggiava il bosco con estrema velocità, cercando con attenzione la traversa che portava al luogo dell’incontro.
Un evento raro era quello di vedere i due Salvatore muoversi senza Elena Gilbert con loro.
Infatti Damon e Stefan erano riusciti a defilarsi da casa della ragazza e si apprestavano a incontrare Klaus nel luogo da lui deciso.
Lo stereo era spento e i due non parlavano tra di loro, permettendo solo al rumore prodotto dalle ruote sull’asfalto di riempire l’abitacolo.
Il maggiore dei Salvatore svoltò appena in tempo quando si accorse di essere in prossimità dell’edificio, facendo così sfoggio delle sue abilità doti di guidatore spericolato permettendo a Stefan di fare un semi-tuffo nel vetro del suo finestrino.
Parcheggiando riconobbe l’auto di Klaus e fu tentato dal darle una botta forte per romperla in mille pezzi, ma si trattenne temendo di rovinare anche il suoi splendido gioiellino.
Estrasse le chiavi dal quadro e in perfetta sincronia col fratello scese dall’auto, chiedendosi lo sportello alle spalle.
Entrando nel bar notò tutti quei vampiri che li fissavano con aria di sfida mentre tiravano dei dadi o fumavano una sigaretta, logicamente bevendo litri e litri di alcolici per conciliare il tutto.
Avvicinandosi al bancone chiese al barista: “ Stiamo cercando Klaus”
Il ragazzo, visibilmente seccato lasciò il bicchiere e disse: “ Aspetta… Rox!”
Un uomo sulla trentina con dei possenti muscoli e un paio di occhiali da sole si avvicinò, posizionandosi accanto a Stefan.
Tra i due c’era una differenza pazzesca che divertì non poco il barista che gli disse: “ Accompagna i signori dal nostro ospite…”
L’altro annuì e i due senza perdere tempo lo seguirono.
Furono scortati fino ad una saletta dal chiaro odore di sangue umano che sembrava gridare da tutte le direzioni, i candelabri appesi alle pareti emanavano una luce abbastanza forte che illuminava i muri rossi- porpora.
Scostando una tenda di velluto pesante trovarono Klaus seduto su una sedia rivestita di stoffa rossa.
Non fu tutto questo a impressionare i due fratelli, conoscevano alla perfezione le manie di Klaus e tutto rispecchiava la sua personalità.
Notarono che Klaus stava mordendo un ragazzino che gli sedeva in braccio.
Istintivamente Damon fece leggermente tintinnare le monetine che aveva in tasca e distrattamente le rigirò nel fodero di tessuto.


Quel sottile rumore metallico trafisse le orecchie di Zach come un pugnale intriso di verbena, il ragazzo si tirò via dal morso di Klaus lasciando che la carne del suo collo venisse in alcuni punti strappata via dai denti e gli mise le mani sulle spalle gridando irritato: “ Tu lo sapevi? Rispondimi! Sapevi che sarebbero venuti?”
Damon e Stefan si guardarono confusi, chiedendosi con quale azzardo quel ragazzino si stesse rivolgendo a Klaus e soprattutto di chi stesse parlando.
Zach scese dalle ginocchia del più anziano e continuò a sbraitargli contro.
La situazione gli stava sfuggendo di mano, Klaus lo riconosceva.
Quel moccioso ora gli stava dando sui nervi, stava mettendo in dubbio la sua autorità.
Scattò dalla sedia e ignorando i due fratelli gli rispose: “ Non eri tu, mio caro, a dire che volevi ucciderli?”

SBAM

Un sonoro schiaffo cadde pesante sulla guancia di Klaus che ora guardava Zach con occhi iracondi e stravolti.
Non era l’unico a essere meravigliato. Infatti, se prima Damon aveva avuto solo un leggero presentimento, ora era completamente certo.
Con un leggero ghigno sulle labbra disse: “Zach…”
E poi aggiunse subito in mente: “ Che diamine ci fa con Klaus?”
Il ragazzo sentendosi chiamare si voltò e piantò i suoi occhi grigi-blu in quelli di Damon.
Centoquarantacinque anni.
Erano passati tantissimi maledetti anni da quando aveva visto per l’ultima volta i suoi fratelli, eppure sarebbe stato capace di riconoscerli fra mille persone.
Vedendoseli di nuovo di fronte si dimenticò di tutti i suoi progetti di vendetta e ignorò Klaus che si teneva ancora una mano sulla guancia colpita.
Si avvicinò leggermente, incapace di compiere anche un solo passo come se stesse camminando nel deserto durante una tempesta.
Rimasero a guardarsi per svariati minuti fin quando Damon disse: “ Ciao Fratellino…”.
Fratellino?
O Dio…erano secoli che non si sentiva chiamare così e aveva dimenticato il dolce suono di quella parola.
Un semplice vocabolo gli aveva fatto dimenticare Klaus e lo aveva fatto precipitare indietro nel tempo, mentre la voragine dei ricordi lo assaliva.
Era una situazione alquanto surreale.
E Klaus odiava tutto questo.
Con rabbia si avvicinò a Zach e gli ordinò con voce acida di lasciarli soli.
Il ragazzino si girò e gli sputò velenoso addosso: “ Io non me ne vado! Tu sei solo un bastardo! Mi dovevi avvisare!”
E iniziò quasi a pestare i piedi per terra mentre sembrava preso da una crisi isterica.
L’Originale digrignò i denti fin quando il telefonino di Stefan non si illuminò e il vampiro disse al fratello: “ Dobbiamo andare. Elena vuole vederci
Sentendo quel nome Zach ebbe un tuffo al cuore.
Elena….un’altra ancora
La storia si stava ripetendo di nuovo!
Si lamentò quasi come un bambino mentre Klaus puntò l’indice contro i fratelli e disse: “ Ci sentiremo presto!”
Con sguardo torvo si allontanò dal bar, seguito da Zach.

Durante il viaggio l’abitacolo sembrava infestato dai mostri.
Un’atmosfera nera e cupa alimentata dalle occhiatacce di Klaus e dalle urla di rimprovero di Zach sembrava volerli inghiottire.
Esattamente come stava facendo la foresta fitta di pini e querce, che anticipava l’ingresso al cortile della villa.
L’auto sbalzava da un lato all’altro a causa della strada e le ruote stridevano a contatto con i sassi.
Klaus fermò il veicolo proprio dinanzi al portone e scese dalla macchina, portandosi dal lato di Zach.
Tirò la maniglia quasi a voler sradicare lo sportello dalla carrozzeria e afferrò il ragazzo per un braccio.
Le dita d’acciaio di Klaus premevano contro la carne e stropicciavano la camicia di seta e la presa salda faceva malissimo.
Zach sentì l’osso scricchiolare pericolosamente e sorpreso e irritato disse cercando di ignorare il dolore: “ Ehi! Che modi sono!”
Senza rispondergli Klaus aprì la porta e lo spinse dentro facendolo barcollare pericolosamente.
Se ci fu una cosa che in tutta quella scena terrorizzò di più Zach furono gli occhi di Klaus che lo fissavano irati.
Con voce carica d’odio come se avesse intenzione di torturarlo per tutta la notte l’uomo disse: “ Ti insegno io a comportarti in quel modo”  







Allora??? Prima di Tutto il ritornello è degli AQUA "CANDYMAN"
Fatemi sapere!!!

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Capitolo 4
*** The memory of a meeting in front of a grave. ***


Salve Mondooo!! *Rotolano balle di fieno*
Ok non c'è nessuno.... e vabbene! Mi scuso per il ritardo ma confesso che è stato difficile scrivere questo capitolo!!!
Ringrazio Contessa barthory per la sua recensione allo scorso capitolo.
Bhè che dirvi..... un capitolo piuttosto particolare e difficile per me da scrivere.... spero l'apprezziate!
 Per la parte della piccola "incisione" (capirete leggendo) scommetto che la cara Contessa saprà riconoscere da dove ho preso ispirazione!
Vi lascio al Capitolo......


BUONA LETTURA!




...The memory of a meeting in front of a grave....








“Ti insegno io a comportarti in quel modo.”
Zach poteva giurare che quella frase non gli era piaciuta per niente.
E nemmeno gli occhi iracondi di Klaus che lo divoravano con avarizia e ingordigia.
Sapeva esattamente cosa gli sarebbe successo di lì a pochi minuti, eppure si sentiva come fuori dal corpo.
La sua mente si rifiutava di pensare al presente, ma era rimasta in pausa nel momento in cui aveva rivisto i suoi fratelli.
Era incredibile.
Come minimo avrebbe dovuto cercare un modo per farsi perdonare da Klaus, impresa impossibile ma con i suoi trucchi speciali poteva anche riuscirci, e invece si stava torturando il cervello chiedendosi cosa avessero fatto i suoi fratelli in quegli anni.
Erano sempre stati insieme?
Erano tornati a volersi bene come in passato?
Si odiavano ancora?
Lo odiavano ancora?
Nel profondo del cuore sentiva di non poter sopportare una risposta affermativa all’ultima domanda.
In quegli anni da Vampiro per lui era esistito solo Klaus, solo l’Originale con i suoi capricci e le sue voglie, con i suoi piani per radunare le bare dei defunti fratelli.
E Zach lo aveva seguito sempre.
Non per plagio o asservimento.
Doveva tutto a Klaus.
Lui gli aveva dato la possibilità di smascherare quella sgualdrina di Katherine, era stato lui a renderlo un Vampiro e a prenderlo con sé.
Aveva chiesto un compenso altrettanto alto, però.
Si era preso l’innocenza e la vita di un ragazzo di quattordici anni e l’aveva tenuto legato a sé con un’invisibile corda alla quale aveva attaccato il cuore di Zach.
Il giovane Salvatore ricordava bene il momento in cui aveva visto Klaus per la prima volta.
Si sentiva smarrito come un cucciolo che ha perso la madre.
E effettivamente così era.
Solo che a lui non era rimasto nessuno.
Era cresciuto sotto le percosse di un padre bigotto, sentendosi in continua colpa per la morte di parto della madre, aveva sopportato i violenti colpi di suo padre pensando di meritarli.
Aveva avuto il dono di due fratelli meravigliosi che aveva visto cambiare sotto i suoi occhi, li aveva visti correre insieme e ridere e il giorno dopo ne aveva sentito gli insulti e i litigi.
Aveva trascorso due anni odiando una donna che aveva sconvolto la sua vita, portandogli via quello che gli era rimasto.
E poi in una calda giornata di giugno era apparso Lui.
Gli occhi celesti, dello stesso colore di quelli di Damon gli infondevano una fiducia innata...
 
 


Il giovane Salvatore si preparava come ogni anno a vivere quel giorno nefasto.
Il tre giugno lui era nato.
E il tre giugno, lo stesso tremendo giorno, sua madre era morta.
Aveva spirato quando la donna che l’aveva assistita nel parto le aveva porto il nuovo nato.
Era stato lui a ucciderla, come suo padre non si dimenticava mai di ricordargli.
Non aveva mai festeggiato un compleanno.
Mai avuto dei regali.
Mai avuto gli auguri.
Dopo la morte di sua madre gli sembrava decisamente poco opportuno andarsene in giro contento.
Compiva quattordici anni quel giorno.
Se lui non fosse nato, quei quattordici anni li avrebbe vissuto Ocèane* con i suoi figli e suo marito.
Magari avrebbe passeggiato per i campi raccogliendo fiori.
E di certo non sarebbe stata sotto tre metri di terra a marcire per colpa sua.
Soffocando un singhiozzo si strinse ancora di più nelle spalle, accostando le ginocchia al petto e abbassando il capo, fino a sfiorare con il naso la stoffa dei pantaloni.
Era di fronte alla tomba di sua madre a chiederle perdono.
Come ogni anno, come ogni giorno, come sempre.
Eppure Damon e Stefan gli ripetevano sempre che la madre lo amava.
Oh i suoi fratelli!
Erano una benedizione… lo erano sempre stata… fino a due anni fa.
Fino a quando quella maledetta donna non li aveva stregati.
Quella Katherine Petrova si era insinuata in casa loro come una serpe e si era guadagnata subito l’affetto di Giuseppe grazie alla sua storiella strappalacrime e non era passata inosservata agli occhi dei due Salvatore.
Damon e Stefan avevano iniziato a comportarsi come animali affamati che vogliono difendere il territorio.
E lei giocava con entrambi.
Si fingeva debole e innocente, mentre le scintillanti lacrime le cadevano dai grandi occhi nocciola, era spensierata e allegra mentre si faceva rincorrere nel labirinto di rose della villa ed era scaltra e predatrice quando sgattaiolava per i corridoi e raggiungeva una volta la camera di Damon e un’altra quella di Stefan.
Si fingeva gentile con lui e cercava di compatirlo.
Gli aveva raccontato un mucchio di fandonie e aveva cercato di ingraziarselo raccontandogli dell’incendio in cui erano morti i suoi genitori.
Gli aveva addirittura detto che lui era più fortunato perché aveva ancora un padre.
Ma cosa ne sapeva lei.
Non era si certo la bella Katherine a sentire le urla del padre contro di lui, non era di certo lei a portare sulla coscienza una morte, non era lei a vedere i segni dei lividi sulla pelle candida e non era lei ad aver perso anche i suoi fratelli.
Erano due anni oramai che nemmeno Stefan e Damon gli facevano più gli auguri.
Prima dell’arrivo di quella sventurata era loro abitudine festeggiare insieme durante la notte il suo compleanno, nascosti nel buio della camera mangiavano qualche dolcetto preparato da Amelie** e gli davano i loro piccoli regali.
Era dura evitare che Damon obbligasse Giuseppe a dare una festa, ma ogni anno anche il maggiore dei Salvatore si rassegnava e si accontentava di vedere la felicità negli occhi di Zach al lume di una candela.
Quel giorno un vento caldo e soffiava leggero e muoveva i fili d’erba verde smeraldo.
I fiori tipici della primavera erano così fuori luogo per l’atmosfera tetra che doveva esserci in un cimitero.
Zach deposto sul freddo marmo della tomba un mazzo di giacinti color porpora, ciclamini e una sola rosa bianca.
Aveva trovato nella vecchia soffitta un libro della madre nel quale c’erano scritti a mano con bella grafia tutti i significati dei fiori.
E lui lo aveva studiato.
Fiore per fiore, pianta per pianta.
Gli era sembrato che con ogni petalo si avvicinasse sempre di più alla madre.
Eppure quei fiori sembravano soffrire a contatto con la bara.
Mentre continuava a rimuginare sulla sua vita passata sentì due occhi che gli si posavano sulla schiena.
Uno sguardo sembrava attraversarlo da parte a parte e, colto di sorpresa, si voltò con gli occhi arrossati.
A poca distanza da lui si ergeva un uomo dai capelli castani chiari e gli occhi celesti.
Indossava un abito gessato di sartoria di un colore tra il marrone e il nero, con una camicia ricamata e completamente bianca.
Era sicuramente un nobile straniero, magari Europeo dato il colore degli occhi.
E poi parlò.
La sua voce era qualcosa di caldo e roco, ma al contempo ammaliante.
Teneva lo sguardo sulla tomba quando le corde vocali vibrarono e dalle labbra uscì un soffio delicato: “ Giacinto porpora come perdono, i ciclamini per l’addio e la rosa bianca come silenzio. Era tua madre?”
Zach si strofinò il volto quasi a riscuotersi da quello stato di torpore in cui quella voce l’aveva fatto cadere e annuì.
Il suo cervello gli ordinò di rispondere a parole per evitare di sembrare ancora più patetico e si alzò in piedi mentre disse: “ Si, era mia madre. E’ morta di parto.”
L’uomo gli si avvicinò e guardò la foto bianca e nera incastonata nel marmo e coperta dal vetro lucido.
Guardandolo poi in volto disse: “ Era una donna incantevole. Hai i suoi stessi occhi. Io sono Lord NiKlaus Mikaelson.”
Gli occhi di Zach iniziarono a scintillare per quel complimento.
Era vero, lui era la copia esatta della defunta madre.
Sorpreso da tanta gentilezza e tanto interessamento disse: “ Piacere L. Micaelson. Il mio nome è Zachary Andres Dereck conte di Salvatore.”
L’uomo fece un piccolo inchino e disse: “ Il piacere è tutto mio Conte di Salvatore. Conoscete Giuseppe di Salvatore?”
Zach storse impercettibilmente il naso e con voce rassegnata e quasi triste disse: “ E’ mio padre.”
Klaus lo guardò quasi ghignando e disse: “ Non ne sembrate entusiasto.”
Il giovane Salvatore sospirò e disse: “ Vi sbagliate. Sono solo stanco.”
Bugiardo.
Dannato bugiardo!
L’uomo di fronte a lui disse: “Allora sarà meglio che torniate a casa. Non è prudente per un ragazzo essere fuori da solo.”
E con ciò si girò, incamminandosi verso l’uscita del cimitero.
Sembrava mosso dal vento, una figura strana e quasi eterea.
Si fermò quasi all’improvviso e senza girarsi disse: “ A proposito… Buon compleanno Conte.”
Zach rimase incredulo, fermo davanti alla bara della madre con le mani strette sul cuore, mentre la voce di Klaus si disperdeva nel vento caldo e le sue lacrime si confondevano con l’erba verde.

 
 



E ora quello stesso uomo era in piedi di fronte a lui.
Solo nella sua versione più spaventosa e sadica.
Zach sapeva esattamente di aver esagerato e la sua convinzione fu accentuata quando sentì il rumore metalli di un paio di manette che gli furono agganciate ai polsi.
Guardò Klaus fisso negli occhi e con voce piena di afflizioni , disse: “ Nik… lo so che ho sbagliato… io…”
La frase fu interrotta sul nascere dalla mano grande dell’Originale che si posava sulla sua bocca mentre vide le pupille di Klaus rimpicciolirsi e sentì la voce tagliente dire: “ Non una parola…”
Non poteva parlare.
Doveva subire e basta.
A quel pensiero le ginocchia gli cedettero ma Klaus lo bloccò tra il muro freddo e il suo corpo.
Gli teneva i polsi legati sopra la testa e gli disse: “ Allora… lo sai che meriti una punizione, vero? Che cosa dovrei fare ora, dovrei farti del male,forse?”
Zach scosse la testa in segno negativo, sperando di convincere l’Originale a lasciarlo andare, ma la presa sui suoi polsi aumentò di più fino a quando le unghie di Klaus non gli si conficcarono nelle azzurrine vene del polso, aprendo la sottile e pallida carne.
Un rivolo di sangue gli colò fin dentro la manica, solleticandogli macabramente il braccio.
L’uomo si avvicinò ancora di più a lui e disse: “ Non era una domanda. Guarda cosa mi costringi a fare. Se tu ti comportassi bene con me io non sarei costretto a ferirti…”
Zach lo guardò con gli occhi arrossati mentre un insano timore gli cresceva dentro.
Klaus lo fissò con il suo sguardo penetrante.
Celeste nel celeste.
Mare nel mare.
Con una voce quasi furiosa gli chiese: “ Loro contano ancora qualcosa per te? Questa è una domanda.”
Il ragazzo scosse la testa in segno negativo.
Bugiardo.
Dannato Bugiardo.
Quella risposta fece infuriare Klaus che lo strattono, facendogli sbattere il capo contro il muro e disse: “ Voglio la verità!”
E per la prima volta in vita sua lui fu sincero.
Con un gesto spaventato e alquanto impercettibile annuì.
Sentì una mano calda smorzargli il fiato e serrargli la cosa con la forza di un serpente.
E poi vide di nuovo gli occhi di Klaus.
Le pupille che si restringevano e la sua voce che gli intimava: “ Tu li odi. Per te esisto solo io. Mi hai capito?”
E gli fu ridonato l’uso della parola.
Ammaliato Zach rispose: “ Si. Solo tu.”
L’Originale sorrise deliziato e disse: “ Però non pensare che sia finita qui.”
Gli diede la possibilità di staccarsi dal muro solo per far pesantemente cadere la sua mano sulla sua guancia.
La forza che impresse in quel colpo fece cadere Zach che urtò di nuovo la testa sul pavimento.
Lo alzò per il bavero della camicia e gliela strappò di dosso facendo saltare i bottoni che rimbalzarono per tutta la stanza.
Il capo in seta rimase sul freddo pavimento mentre Klaus sfilava dalla tasca un piccolo coltellino a molla.
Era un modello elegante, col manico nero e lucido.
La lama scintillava sotto la luce del lampadario.
Con precisione chirurgica l’Originale iniziò a incidere una K sul ventre piatto del ragazzo.
Zach aveva urlato e si era dimenato mentre la lama affondava nella sua carne, il bruciore provocato dalla verbena di cui era intriso il pugnale era insopportabile e soprattutto avrebbe fatto si che il taglio non si sarebbe rimarginato.
Sarebbe rimasta una cicatrice.
Klaus si era sporto verso il volto del ragazzo e si era seduto a cavalcioni sul ragazzo in modo da tenerlo fermo.
Gli aveva bisbigliato con la stessa naturalezza di un’infermiera che fa la puntura ad un bambino: “Stai buono, altrimenti non viene bene…”
E poi aveva riso.
Rideva mentre tracciava quelle linee ordinate che componevano le lettere del suo nome.
Soddisfatto del risultato aveva abbandonato l’arma insanguinata sul freddo pavimento e si era chinato a catturare le labbra del ragazzo in un bacio violento e possessivo.
Irritato dall’ostinazione e dalla strana reticenza di Zach gli aveva morso con vigore le labbra serrate, in modo da potersi impossessare completamente della bocca.
La lingua si muoveva rapida e suadente e con voracità assaporò il gusto dolce e delicato dell’altro, mentre un rivolo di saliva colava lento e silenzioso sul mento.
Dopo svariati minuti Klaus si staccò dalla bocca dell’altro e scese a giocare sul collo, creando invisibili cerchi in corrispondenza della giugulare.
Il sangue pulsava veloce nelle vene come una danza dal ritmo ipnotico, la pelle estremamente sottile e pallida sembrava implorare di essere morsa, e Klaus l’accontentò.
Mentre i suoi canini affondarono nella carne rosea e consistente e il sangue scivolava allegro nella gola, le sue mani iniziarono e vagare sul corpo di Zach.
I polpastrelli si sfregarono sadici sulle ferite ancora aperte provocando un brivido di fastidio al Salvatore che gemette con voce flebile.
Klaus beveva avidamente e intanto con la mano sinistra scese lungo i fianchi del ragazzo, giocherellando con i bordi dei pantaloni scuri.
Zach sospirò e gemette in preda a mille emozioni contrastanti e si vergognò come non mai di quel suo compartamento.
L’Originale si staccò dal suo collo e gli passò una mano sulla guancia sussurrandogli all’orecchio: “ Solo io posso farti provare tutto questo.”
E sorrise, mentre si alzava dal corpo del ragazzo lasciandolo sul freddo pavimento.
Dall’incisione sul ventre proveniva un odore di carne bruciata e le membra indolenzite erano pesanti come blocchi di marmo, ma nonostante questo il giovane Salvatore riuscì a rimettersi in piedi e trascinandosi su per le scale, arrivò fino in camera sua.
Riuscì a distinguere a malapena la sagoma del letto e vi si gettò sopra a peso morto.
Pianse.
Disperatamente le lacrime rotolarono sulle guance impregnando  le lenzuola nere.
Il corpo era scosso da forti e frequenti singhiozzi, mentre la sua mente cercava di isolarsi dal mondo intero.
Non sapeva perché stesse piangendo.
Per quello che era successo poco fa, per i suoi fratelli o per quella sua vita di cui non ci aveva capito niente.
E così fra le lacrime e i singhiozzi si addormentò.







Angolino Mio.....

Bene bene... direi che dopo la piiiiiiicola parte Slash posso anche morire.... ma è la prima che scrivo perdonatemi se fa schifoooo!!
Chiariamo i due piccoli asterisco
* Oceane è un nome francese che ho dato io alla madre dei 3 salvatore. Non sapendo quale fosse il vero nome.
** Amelie è il nome di una serva.... ricordatelo perchè probabilmente apparirà anche in altri Flash Back

Che dire più...... Niente... spero vi piaccia e lasciatemi un piccolo commentinoooooo!!!
Alla prossima!! <3 <3
  

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Capitolo 5
*** ... I reviewed the fear in you eyes... ***


Salveeeeeee!!! Allora..... come avete visto sono stata più veloce negli aggiornamenti!
Grazie mille a Contessa Barthory che ha recensito lo scorso capitolo e a Smee !
Grazieeeeeeeee!!! Bene vi lascio alla lettura.....
Forse qui Nik è un pochino OOC.... io vi ho avvisati!
E anche il padre di Zach, Giuseppe, è abbastanza violento... Uomo avvisato mezzo salvato!

  


...I reviewed the fear in your eyes...

Klaus rimase fermo sul divano.
Immobile come una statua fissava il fuoco, cercando forse di coglierne tutti i bagliori.
Lo sguardo celeste era vacuo e completamente vuoto, i lineamenti stranamente tesi e la mano avvolta intono al fine bicchiere di Bourbon.
La sua mente vagava liberamente rivangando gli eventi avvenuti qualche ora prima.
Non era da lui reagire in quel modo.
Lui era abituato a stare solo, aveva ucciso sua madre e pugnalato i suoi fratelli, era dannatamente abituato a lasciare andare le persone.
Eppure aveva temuto di perderlo.
Ormai Zach era diventato una costante nella sua esistenza, un punto fermo, qualcuno che ci sarebbe sempre stato.
Si erano anche separati nei secoli, questo era vero, ma per fatali cause del destino si erano sempre trovati insieme.
E ora invece aveva sentito la necessità di incidergli il suo nome sulla pelle, aveva sentito il bisogno di legarlo materialmente a sé.
Con una mossa calcolata e lenta si alzò dal divano di pelle nera e raggiunse il punto preciso in cui aveva torturato Zach.
Il piccolo coltellino a molla giaceva accanto ad una macchia rossastra che a mano a mano si stava scurendo.
La lama riluceva sotto i bagliori del fuoco e Klaus come ipnotizzato la accarezzò.
Le sue dita si bagnarono di sangue e si tinsero di un macabro rosso, Klaus leccò via il sangue dalla mano e si sentì rinvigorito.
La sua parte più istintiva gli urlava di salire di sopra e impossessarsi di quello che gli apparteneva, mentre la sua parte razione gli suggeriva di rimanere fermo e solo a fissare il fuoco.
Senza nemmeno rendersene conto afferrò l’arma la strinse nel pugno, iniziando così a salire le scale.
 
 
Zach era ancora beatamente addormentato.
I segni delle lacrime erano ben visibili e il petto scoperto si alzava e si abbassava, mettendo in mostra la fresca cicatrice.
Il ragazzo stava sognando.
Lo dimostravano i lineamenti distesi e le membra rilassate, sembrava una bambola.
Uno di quei manichini che usavano nei negozi, una marionetta.
E forse era proprio questo Zach.
Un burattino assalito dal passato, manovrato dal presente e per sempre legato ai suoi ricordi.
 
 
Era rimasto immobile a fissare il punto in cui Klaus era scomparso per minuti, ore forse.
L’unica cosa certa era che il sole aveva iniziato a scomparire pigramente dietro la coltre spessa di nuvole.
Voltandosi a dare un ultimo saluto alla madre era corso via, sperando in cuor suo che il padre non si fosse accorto della sua assenza.
I passi si succedevano spasmodicamente e le caviglie compivano improbabili torsioni ogni volta che calpestava un sasso.
La terra secca e polverizzata si alzava a ogni suo passo, sporcandogli la pelle candida lasciata scoperta dai pantaloni corti fino al ginocchio.
Il cuore batteva all’impazzata e il respiro divenne ancora più affannoso quando varcò i cancelli di villa Veritas.
Per la fretta urtò con la spalla contro il freddo metallo e rischiò di perdere l’equilibrio, ma per fortuna la sua buona stella gli evitò una rovinosa caduta.
Arrivato di fronte alle bianche scale di marmo che portavo al portico d’ingresso, tentennò.
Non voleva sapere cosa lo aspettava e soprattutto temeva che una volta entrato avrebbe trovato Damon e Stefan intenti a litigare.
Eppure, stringendo i pugni, si fece coraggio e spinse il portone di mogano verniciato e intagliato con cura.
Silenzio.
Stranamente non c’era nessuno nell’ampio vestibolo.
Con una malsana felicità sperò in cuor suo essere riuscito a eludere suo padre e cercando di fare meno rumore possibile iniziò a salire le scale che lo avrebbero condotto nella sua stanza, lontano dal mondo intero.
Era stata una giornata abbastanza positiva, suo padre non l’aveva scoperto, aveva ricevuto gli auguri da un perfetto sconosciuto che forse non avrebbe più rivisto, non aveva sentito i suoi fratelli litigare. Con una strana euforia sperò di trovare il cadavere di Katherine riverso per i corridoi, giusto per finire in bellezza.
Eppure in quel preciso istante una porta si aprì, sbattendo violentemente contro il muro.
La figura di Giuseppe Salvatore si stagliava minacciosa dall’altro capo del corridoio.
Ma non fu questo a lasciare Zach con gli occhi spalancati, infatti nell’ufficio del padre intravide due occhi celesti molto familiari.
Lord Mikaelson, a casa sua.
Completamente perso nei suoi pensieri, non si accorse nemmeno del padre che si avvicinava e si ridestò solamente quando una mano dura e callosa lo afferrò per il bavero della camicia in cotone.
Gli occhi marroni del padre lo fissavano con ira e la sua voce gli piombò addosso come una valanga di massi: “ Ringrazia solo il fatto che ora sia impegnato, così potrai rimandare la tua punizione a stasera.”
E con ciò lo lasciò cadere sul pavimento di legno.
Zach si tirò in piedi a fatica si appoggiò alla balaustra per combattere il forte capogiro che lo aveva colto.
Affacciandosi vide entrare nell’atrio Damon che come una furia chiuse la porta con forza.
Stefan, come richiamato da quel rumore, uscì dalla sua camera con la camicia semi aperta.
Gli passò accanto senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, come se all’improvviso Zach fosse diventato trasparente.
Pochi minuti dopo anche la giovane Piece fece il suo ingresso con i capelli arruffati e in disordine e seguì i due fratelli che tra un insulto e un altro erano usciti fuori in cortile.
La sua splendida giornata si era trasformata nel suo solito incubo da un momento all’altro.
Con passo titubante continuò a camminare per il corridoio e, oltrepassate le stanze dei fratelli, aprì la porta del suo piccolo nido e si gettò sul letto.
Stanco e spossato chiuse gli occhi, cercando di non sentire le urla dei fratelli che avevano iniziato a litigare proprio sotto la sua finestra.
Sentì la porta in legno aprirsi e scorse la piccola figura di Amelie entrare nella stanza.
La domestica gli rivolse un sorriso gentile e si sedette sul letto accanto a lui.
I lucidi capelli biondi con qualche filo bianco erano raccolti sotto una tiara di tessuto bianco e il grembiule immacolato era perfettamente stirato e in ordine.
Il viso gentile era solcato da qualche ruga intorno alle labbra e agli occhi.
La sua voce dolce gli sfiorò il volto come una carezza: “ Piccolo mio, non essere triste. Tutto questo un giorno finirà, devi solo avere fiducia.
Tuo padre mi ha ordinato di portarti questi vestiti e di dirti che dovrai essere puntuale per la cena, in quanto questa sera il suo ospite ha espresso il desiderio di unirsi a tutta la famiglia per la cena.
Su, ora alzati e mettiamoci al lavoro per dati una ripulita.”
E sorrise bonaria.
Zach si guardò.
Effettivamente non era per niente presentabile conciato in quel modo.
Amelie gli fece segno di lavarsi e gli preparò l’acqua calda.
Una volta che si fu ripulito dai residui della sua ultima fuga, rientrò nella stanza e iniziò a rivestirsi.
Il pantalone lungo era grigio chiaro e di un materiale leggero, la camicia era bianca e il colletto portava le sue iniziali cucite in corsivo con un sottile filo azzurrino.
Il tutto era completato da un paio di scarpe nere e lucide con delle calze bianche.
Si sedette di fronte allo specchio mentre Amelie prese con pazienza una spazzola e iniziò a sistemargli i capelli ricci.
Gli arrivavano quasi a metà della nuca e nonostante l’insistenza del padre era riuscito a non tagliarli.
Alcune piccole ciocche nere gli cadevano scompostamente davanti agli occhi celesti, nascondendone la diversità.
In fatti l’occhio sinistro era celeste chiaro, mentre il destro era azzurro scuro ed entrambi erano sormontati da folte e lunghe ciglia.
La pelle diafana era sottile e morbida, tanto da farlo sembrare una ragazza fino a pochi anni fa.
Una volta che la domestica ebbe finito con i suoi capelli, si appuntò i gemelli ai polsi della camicia e indossò la giacca leggera.
Al solo pensiero di rivedere Niklaus avvampò e le guance si tinsero di un leggero rosso.
Amelie sorrise e con un piccolo inchino uscì.
Zach fu tentato di stendersi di nuovo sul letto, ma temendo si scomporsi optò per restare seduto sul davanzale della finestra.
A un tratto bussarono alla porta e la maniglia si abbassò.
La chioma color caramello di Stefan fece capolino e con lei anche gli occhi verdi del fratello.
Zach si voltò e gli chiese: “ Qualcosa non va, Fratello?”
Stefan gli sorrise leggermente e disse quasi sbrigativo: “ No. Nostro padre voleva solo dirti di scendere fra un quarto d’ora.”
E con un lieve cenno del capo uscì.
Il ragazzo, rimasto di nuovo solo, posò distrattamente il mento sul palmo della mano e guardò fuori dalla finestra.
Il sole si era quasi completamente spento e le stelle iniziavano a puntellare il cielo.
Quando l’orologio segnò le sette e quattordici minuti decise di iniziare a scendere.
Percorse distrattamente il corridoio e mettendo il piede sul primo gradino alzò lo sguardo di fronte a sé.
Il cuore perse un battito e su costretto a poggiare la mano sulla balaustra per non sembrare ubriaco.
Ai piedi della scalinata di marmo c’era Lord Klaus.
Indossava un abito nero come la notte confezionato su misura con  camicia e gilet bianchi e immacolati.
I capelli castani e ondulati erano elegantemente pettinati all’indietro con due ciuffi che ricadevano sopra le orecchie.
Risvegliatosi dalla trance Zach riprese a scendere la scala.
Arrivato nell’atrio disse: “ Lord Mikaelson, che sorpresa rivedervi qui.”
Klaus sorrise e con un piccolo inchino disse: “ Spero che sia una bella sorpresa Conte. Le dispiacerebbe accompagnarmi a fare un giro della villa? A quanto pare vostro padre ha posticipato la cena.”
Non ci fu nemmeno bisogno di soggiogarlo, perché il ragazzo accettò senza problemi e insieme s’incamminarono nei giardini di Villa Veritas.
Il vento era piuttosto freddo e Zach si strinse nelle spalle per riparasi dall’umidità.
Klaus gli chiese: “ Se non vi sembra troppo indiscreto, posso domandarmi quanti anni avete?”
Il ragazzo si voltò e rispose: “ Quattordici. Mi permettete invece di farvi una domanda Lord?”
L’uomo reclinò il capo e annuì con grazia.
Il Conte continuò: “ Come facevate a sapere che oggi era il mio compleanno?”
L’altro sorrise appena e sussurrò con voce suadente: “ Certe volte non è importante sapere tutti i dettagli. Piuttosto voi, avete degli occhi incantevoli.”
Zach si ritrasse appena, cercando di coprire l’occhio destro.
O il sinistro.
Klaus gli prese delicatamente il mento tra le dita e lo guardò.
Gli sorrise in seguito dicendo: “ Non c’è alcun bisogno di coprirli. Li trovo stupendi e inusuali, nemmeno dalle mie parti ho mai visto occhi così.”
Il ragazzo allora cercò di cambiare argomento e disse: “ Da dove venite?”
Mentre continuavano a camminare  Klaus rispose: “ I miei genitori erano europei e io ho girato per un po’ tutta l’Europa e poi mi sono stabilito qui in America.”
Zach abbassò il capo e con voce triste disse: “ Mia madre era francese.”
L’uomo allora continuò: “ Siete mai stato in Europa?”
L’altro scosse il capo e disse: “ No. Sono sempre rimasto qui a Mystic Falls.”
Klaus allora disse: “ Se gli affari con vostro padre andranno a buon fine vi ci potrò portare io. In Francia, Roma per tutta l’Europa.”
Il ragazzo sorrise e leggermente imbarazzato disse: “ Mi piacerebbe molto viaggiare. Ma ora penso che sia meglio tornare dentro, non vorrei che mio padre si alterasse.”
E con ciò s’incamminarono dentro.


La sala da pranzo era stata addobbata a festa con dei gigli gialli* e rosa**, le posate d’argento rilucevano sotto la luce del lampadario.
I piatti di porcellana erano finemente decorati e i tovaglioli di stoffa erano piegati a ventaglio e le cameriere indossavano le loro migliori divise.
Giuseppe di Salvatore era già seduto al tavolo ma balzò in piedi non appena li vide entrare.
Con un sorriso finto si diresse verso Klaus e gli disse: “ Lord Mikaelson vi prego di perdonarmi se vi ho fatto attendere. Spero solo che mio figlio non vi abbia infastidito.”
E gettò un’occhiata truce al ragazzo.
L’uomo castano sorrise e gli rispose: “ Al contrario, è stato di ottima compagnia.”
Zach  seguì i due uomini e si andò a sedere di fronte a Klaus attendendo i fratelli.
Poco dopo i due Salvatore fecero il loro ingresso accompagnando Katherine.
Damon indossava un abito nero con una camicia bianca, Stefan invece aveva un gessato marrone e la giovane donna portava un abito in mussola rossa.
Klaus guardò Katherine che trasalì.
Di colpo divenne completamente pallida e cercò di nascondere il tremore alle mani.
Non appena Giuseppe ordinò di iniziare a servire tutti i domestici si diedero da fare per servire tutte le ricche pietanze.
I due fratelli Salvatore si lanciavano di tanto in tanto qualche occhiata irata fin quando la ragazza seduta fra loro non si congedò, dicendo di non sentirsi molto bene.
Fu un sollievo continuare la cena senza di lei.
Il  padrone di casa si prodigava in mille chiacchiere con il suo ospite che invece sembrava troppo preso a guardare il ragazzo seduto di fronte a lui.
Infatti non degnava Giuseppe nemmeno di uno sguardo e si voltava solo qualche volta per rispondere alle sue domande.
Prima del dolce andarono via anche Damon e Stefan, congedandosi e chiedendo il permesso di ritirarsi nelle loro stanze.
O, per essere precisi, nella stanza di Katherine. 
Una volta servita la deliziosa torta ai frutti di bosco, Zach rimase a fissare il piatto e raccoglieva lentamente i lamponi e le more che rotolavano ai lati dalla pasta sfoglia.
Suo padre si alzò e disse: “ Lord Mikaelson, spero che la cena sia stata di vostro gradimento. Ora volete scusarmi, ho qualcosa da discutere con mio figlio.
Ordinerò subito a una domestica di mettersi a vostro completo servizio per la notte.”
Il castano si alzò e rispose: “ Certamente. Vi auguro una buona notte signor Salvatore, e anche a lei piccolo Conte.”
Zach ringraziò e seguì il padre nel suo studio.


La stanza era grande e piena di libri.
Volumi di storia e di legge si alternavano sugli scaffali di varie librerie di legno scuro.
La scrivania era ingombra di fogli e cartelle, i divanetti in pelle marrone accerchiavano in tavolino con una bottiglia di whisky semi vuota.
Ecco perché suo padre così accaldato.
Giuseppe si portò il rimanente del liquore alle labbra e ne bevve a lunghe sorsate.
Quando la bottiglia rimase vuota ne prese un’altra e tra un movimento e l’altro disse con voce impastata: “ Dove sei stato?”
Zach non rispose.
Sperava di poter essere inghiottito da una misteriosa voragine nel pavimento.
Per quale motivo non lo picchiava e basta?
Tanto sarebbe finita così, lui lo sapeva benissimo eppure suo padre godeva nel vederlo soffrire anche psicologicamente.
Afferrandolo per il colletto della camicia bianca disse: “ Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta.”
Il suo fiato odorava pesantemente di alcolici.
Facendosi forza Zach gli rispose con voce flebile: “ Sono stato al cimitero…”
Fu interrotto dal padre che gli gridò contro: “ Ad infastidire tua madre? Non ti basta quello che lei hai fatto? Lasciala in pace almeno da morta!”
E con ciò lo scaraventò a terra.
Il ragazzo urtò violentemente il capo contro lo spigolo del mobile e una fitta di atroce dolore gli attraversò tutte le membra.
Giuseppe continuò a bere dalla bottiglia e disse: “ Perché sei andato da lei?”
Immobile sul pavimento l’altro Salvatore rispose: “ Le ho portato dei fiori…”
Un pesante schiaffo gli cadde sulla guancia, facendolo gemere di dolore.
L’uomo in piedi di fronte a lui disse: “ E cosa se ne fa dei tuoi stupidi fiori se è morta? Rispondimi! Cosa pensi che se ne faccia un cadavere di un sudicio mazzolino!”
Un  altro colpo gli smorzò il fiato in gola, mentre il rumore metallico della cinta riecheggiava nella stanza.
Giuseppe si sfilò la cintura dai pantaloni di tessuto pregiato e dopo averla fatta schioccare per due volte disse al figlio: “ Ora ti faccio vedere io cosa faccio con questa cinta razza di demone! Io combatto i mostri che infestano la nostra città e in casa ho un assassino con gli occhi spaiati!”
Un colpo pesante si abbatté sul corpo del ragazzo aprendo la camicia e ferendo la carne pallida.
Un altro ancora gli lacerò i pantaloni facendogli uscire copiosi fiotti di sangue e ferendogli di rimando anche il volto all’altezza dell’occhio destro.
Suo padre tirò il braccio indietro, pronto a infliggergli un altro colpo.
Eppure qualcosa lo fermò.
Zach riaprì spaventato gli occhi e vide Niklaus tenere il polso del padre con fermezza.
L’uomo fissò il Conte Salvatore negli occhi e gli intimò: “ Vattene. Ora.”
Suo padre come guidato da una serie d’invisibili fili uscì dalla stanza, lasciando suo figlio terrorizzato sul pavimento.
Il castano si avvicinò piano e gli sussurrò: “ Venite con me” Zach fu totalmente ammaliato da quella voce sottile e stranamente dolce e si sporse appena verso Klaus, che portandogli un braccio sotto le ginocchia e dietro la schiena lo sollevò e iniziò a percorrere il corridoio.
Senza nemmeno chiedergli quale fosse la sua stanza, entrò in quella giusta e lo depose sul letto.
Dopo lo fissò negli occhi e gli sussurrò: “ Dormite conte. E cercate di dimenticare tutto questo.”
Obbedienti gli occhi del ragazzo si chiusero, facendolo sprofondare in un sonno profondo.

 

Klaus si ritrovò nella stanza di Zach.
Era la terza sul corridoio sinistro del secondo piano.
L’ibrido ricordava ancora che il ragazzo prima di trovare una camera di suo gradimento aveva girato l’intero pensionato, ma alla fine aveva scelto quella col panorama migliore.
Aprì la porta e trovò il vampiro steso di traverso sul letto, raggomitolato su se stesso come un animale ferito.
La sua mente corse indietro al momento in cui ricordava di aver sottratto il ragazzo ancora umano alle percosse del padre.
Quando aveva sentito il vecchio conte di Salvatore urlare nel suo studio e aveva percepito la paura di quell’anima giovane che si trovava con lui, aveva rivisto suo padre Michael mentre gli infliggeva l’ennesima punizione ingiustificata.
Aveva ricordato i tentativi di Elijah di fermare il padre e il suo dolore mentre veniva picchiato.
Tutto questo non doveva ripetersi.
Era salito di sopra a aveva trattenuto l’istinto di uccidere quell’uomo solo perché poteva rivelarsi ancora utile e quando aveva visto Zach così terrorizzato si era rivisto nei suoi occhi.
Questo suo lato profondamente umano lo aveva lasciato interdetto e anche il fatto che ora fosse salito a controllare che il suo giovane vampiro stesse bene lo stupì.
Si sedette sul letto e prese dolcemente il capo riccio del ragazzo tra le mani, poggiandolo sulle sue ginocchia.
Il coltellino premuto contro il palmo della mano sinistra era pericolosamente e inconsapevolmente vicino al volto del ragazzo.
Klaus era completamente assorto nella contemplazione della cicatrice che lui stesso gli aveva procurato.
D’improvviso Zach sussultò e la guancia andò a premersi involontariamente contro la lama lucente del coltello, che la tagliò in pochi secondi.
Svegliato dal dolore istintivamente si spostò lontano dell’Originale e si portò una mano sulla guancia, sporcandosi di sangue.
Klaus gettò il coltellino sul freddo pavimento che produsse un fastidioso suono metallico.
Lo stesso sguardo.
Gli occhi spaiati di Zach lo fissavano terrorizzati esattamente come fissavano il padre 145 anni prima.
L’ibrido si sporse verso di lui e gli allungò una mano per farlo avvicinare, ma il ragazzo, sempre tenendosi una mano sulla guancia, con l’altra libera gli schiaffeggiò l’arto e si allontanò di più, rischiando di finire sul pavimento.
Klaus allora scese dal letto per dargli la possibilità di rimettersi in equilibrio e cercò di aprire bocca.
Il giovane vampiro lo fermò ancora prima che iniziasse a parlare e disse con voce tremolante: “ Non dire niente. Non voglio sentire nulla. Va via, per favore.”
Mordendosi il labbro Klaus uscì e scendendo rapidamente in salotto si precipitò di corsa fuori casa.



Angolo dell'autrice
Allora?? Che ve ne pare?
Spieghiamo i due asterisco
*i gigli gialli significano nobiltà
**quelli rosa Vanità
e riecco anche Amelie... vi piace come personaggio??
Fatemi sapere! Ciaooooo!!!

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Capitolo 6
*** ... Peace? ***


Ehi ehi! Lo so che sono morta... ma come promesso a contessa Barthory ecco il capitolo. 
Allora: In questo capitolo c'è Slash fino in fondo, esplicito etc. Come ho già detto Zach ha 15 anni e quindi PIU' di quattordici.
Ho detto tutto, godetevi il capitolo!
Avviso: Questa è la mia prima Slash e sto già morendo di vergogna.










La pensione Salvatore era immersa nel silenzio.
Nessuno dei due vampiri parlava, forse perché non c’era niente da commentare o semplicemente perché sarebbe stato troppo difficile non affogare nel passato una volta averlo rievocato.
Per 145 lunghi anni avevano creduto che il loro fratello fosse morto, ne erano stati certi dato che lo avevano ucciso loro. In quella calda e afosa notte di agosto era stato estremamente facile premere il grilletto e mirare al cuore del  fratello, forse qualche senso di colpa era iniziato a nascere quando si erano avvicinati e lo avevano visto esalare l’ultimo respiro.
Non l’avevano seppellito, non gli avevano nemmeno chiuso gli occhi, ma glieli avevano lasciati aperti sul mondo a cui per mano loro aveva detto per sempre addio.
O almeno avrebbe dovuto.
E ora invece di sentirsi la coscienza appagata dato che era più o meno “Vivo” si sentivano ancora peggio.
Stefan, il santo Stefan, aveva abbandonato la sua parte di fidanzatino perfetto rifiutando una quindicina di chiamate di Elena, esattamente come Damon che aveva lasciato “casualmente” il cellulare in macchina.
Entrambi erano consapevoli che nel giro dei prossimi sette-otto minuti avrebbero visto la mora catapultarsi nel salotto chiedendo risposte a domande inutili per quella circostanza.
Il minore del Salvatore disse serio: “ Dobbiamo avvisarli che c’è un altro di noi.”
Damon inarcò il sopracciglio e roteò divertito il Bourbon: “ Sono certo che l’allegro gruppo di giustizieri di Mistic Falls rimarrà entusiasta della notizia, considerando il fatto che il nostro dolce fratellino non sembra aver ereditato le tue passioni zoofile”
L’altro si alzò di scatto e disse con voce alto: “ Ti rendi conto che l’abbiamo ucciso noi? Per quella donna abbiamo ucciso nostro fratello e vedi cos’è diventato!”
Damon lo fissò interrogativo e rispose: “ Ti ricordo, fratellino, che c’ero anch’io e che di conseguenza so cos’abbiamo fatto. E poi anche noi siamo vampiri! Non ti sembra un bel modo di ricongiungerci?”  Stefan posò il bicchiere e allibito dal comportamento del fratello gli rispose: “ Un bel modo di ricongiungerci? Ti rendi conto che sta con Klaus e che sarebbe pronto a piazzare un paletto nel cuore a tutti e due?”
Damon alzò le spalle e inclinando il capo rispose: “ Solo un’altra persona da aggiungere alla lista di chi mi vuole morto. E ora ti conviene aprire la porta, prima che Elena inizi a bussare e la butti giù a suon di pugni o di urla. A proposito… dovresti finirla con tutti quei “ Ti rendi conto” ti rovinano lo stile.”
E sorrise.
Con passo incerto si avviò verso l’ingresso e tirò leggermente il portone d’ingresso, permettendo ad Elena di fiondarsi tra le sue braccia.
Di rimando la strinse forte al petto e le carezzò i capelli, la ragazza sembrò calmarsi, mentre gli altri amici che l’avevano accompagnata entrarono con lei.  
Caroline, Matt e Bonnie rimasero fermi nell’ingresso, attorno alla coppia che non accennava a staccarsi.
Quando Damon ebbe finito il suo liquore, Stefan e Elena si lasciarono e tutti si sedettero sui divani intorno al maestoso camino.
Il castano incrociò le braccia al petto e disse: “ Prima di iniziare a rispondere alle vostre domande c’è una cosa che dobbiamo dirvi… Ci siamo incontrati con Klaus, solo che abbiamo avuto… un piccolo fuori programma.”
Elena corrugò la fronte e accavallò le gambe chiedendo: “ Che genere di fuori programma Stefan”
Questa volta fu Damon a prendere la parola: “ Una piccola e deliziosa riunione di famiglia con un fratello che credevamo morto da almeno un secolo, niente di eclatante.” Matt batté convulsamente le palpebre e spalancando gli occhi disse: “ Fratello? In che senso fratello?”
Damon lo guardò ironico e aprendo le braccia disse: “ Bhè di solito un fratello è quella persona che condivide i tuoi stessi genitori, il tuo stesso sangue e bla bla bla….. altri dettagli?”
Elena guardò stupefatta Stefan e dopo aver riposizionato un ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio chiese: “ E ora dov’è… si insomma vostro fratello?”
Quelle parole risuonarono strane alle orecchie di Stefan che chinando il capo si guardò le mani e disse: “ Con Klaus. E penso che ci rimarrà.”
Un imbarazzante silenzio calò tra tutti i presenti. Nessuno sapeva cosa dire. Il primo ad alzarsi fu Matt che disse: “ Penso che sia meglio che andiamo.
Stefan se non è un problema riaccompagnò io Elena a casa.
Ci vediamo domani a scuola. Damon.”
E con ciò lasciò che i due fidanzati si salutassero e uscì, seguito da Elena.
Stefan si sedette sul divano e si prese la testa fra le mani.
Quando l’orologio suonò la mezzanotte il castano si alzò e disse: “ Io vado a caccia. Chiamami se succede qualcosa.”
Damon si versò dell’Herradura e disse: “ Certo, vai pure e ricordati che gli unicorni sono specie protette e non li puoi cacciare!”
Il minore ignorò la battuta e si trascinò fuori con passo lento e incerto.
 

Damon si era ritrovato solo nel salotto con il crepitio del legno che bruciava che gli teneva compagnia.
Stefan era uscito da circa dieci minuti, una vera fortuna considerando che nei boschi circostanti c’era qualcuno che voleva parlare solo con lui.
Mentre il liquore cadeva nel bicchiere di vetro Damon si voltò appena a guardare da sopra la spalla e disse: “ Se non ti odiassi tanto ti offrirei fa bere, Klaus.”
L’originale era seduto con le gambe accavallate sul divano al lato del camino e scuotendo il capo rispose: “ Devi migliorare l’ospitalità, mio caro Salvatore.”
Damon imitò il gesto di un brindisi e rispose: “ Suppongo che tu sia venuto qui per parlare, non per una visita di cortesia.”
L’altro sorrise e gli rispose: “ Giusto. Sai vorrei tanto intraprendere quella conversazione che da tempo ci attende.”
Damon si sedette sulla poltrona e gli rispose: “ Sicuro di non voler un manuale su come addomesticare un cucciolo di Salvatore? Sai in piena fase adolescenziale possono essere molto difficili da educare.”
Klaus digrignò i denti e rispose: “ Ti ringrazio, ma penso di poter benissimo provvedere a questo da solo. Ora se non ti dispiace penso che né io né tu abbiamo tempo da perdere.”
Damon sogghignò e gli disse: “ Sicuro di poterci riuscire da solo? A me non sembra…”
L’altro lo fissò e rispose: “ Attento Salvatore, la mia pazienza ha un limite. E tu lo stai già oltrepassando. Mi serve il sangue della nostra cara Elena… e tu sai benissimo che in un modo o nell’altro lo otterrò. Ti tocca solo scegliere se collaborare o meno. Allora?”
Damon agitò il liquore nel bicchiere e rispose: “ Strano, tutti i Salvatore oltrepassano il tuo limite di pazienza, che sia qualcosa di genetico? E comunque, penso proprio che dovrai riuscire da solo a procurarti ciò che ti serve. Io almeno non ti aiuterò.”
Klaus allora si alzò e dopo essersi lisciato la camicia rispose con un ghigno: “ Molto bene Damon, sarebbe stato più saggio avermi come alleato, ma tu hai scelto. Ora devo andare, ho qualcuno a casa che mi aspetta.” E con ciò si diresse verso la porta, ma fu fermato dalle parole di Damon che disse: “Per quanto pensi ancora di soggiogarlo?” Klaus si voltò e rispose: “Non lo sto soggiogando. Ci si vede Salvatore.” E si perse nei boschi intorno al pensionato.


Zach si svegliò e il suo primo pensiero fu vedere in che stato lo avesse ridotto Klaus.
Era consapevole del fatto che un'altra persona si sarebbe ritrovata già morta e sepolta e lui invece aveva colpito Klaus e poteva ancora raccontarlo.
Tirandosi a sedere diede uno sguardo intorno a lui e gli occhi girarono per tutta la stanza fino a posarsi sul comodino; fu semplicemente sorpreso di trovare un vassoio con sopra un vaso di vetro sottile e lungo, interamente lavorato e con dentro un Anemone rosso.
Accanto al vaso c’era un foglio ripiegato e una tazza con della cioccolata calda, tutte cose che Klaus non avrebbe mai fatto.
Oh andiamo lui era l’essere più forte sulla faccia della terra e di certo non aveva bisogno di dispensare cioccolata a biscottini, con sguardo riluttante prese il foglietto e la aprì, sentendo subito la superficie resa ruvida dal carboncino nero.



 
Un lupo con la coda e le orecchie abbassate.
Era il modo degli animali per chiedere scusa, sorridendo leggermente posò il disegno sul vassoio e afferrandolo scese giù in salotto. Fuori era una splendida giornata di sole e Nik era seduto sul divano mentre fissava il vuoto con un bicchiere di Bourbon in mano.
Zach si avvicinò da dietro e si sedette accanto a lui poggiando il vassoio sul tavolino; accavallò le gambe e fissando Nik gli prese il bicchiere sorseggiando il liquore e dicendo: “ Ammetto che ho paura a mangiare quella cioccolata.” L’altro gli circondò le spalle con un braccio e annullò la distanza tra loro, baciandolo possessivamente. A separarli fu solo il bisogno di ossigeno e Zach ne approfittò per intingere l’indice affusolato nel cioccolato e lo portò alle labbra di Klaus disegnandone il contorno.
L’Originale aprì la bocca e leccò via il cioccolato, pulendosi le labbra mentre sfilava la camicia al ragazzo.
Una volta che l’indumento fu a terra il vampiro più grande disse all’altro: “ Ora viene la parte divertente della punizione…”
Zach rise e Klaus lo spinse supino sul divano, mettendosi a cavalcioni su di lui e avvicinando la tazza di cioccolata.
Il ragazzo gli disse malizioso: “ E io che pensavo che fosse una normale colazione!”
L’altro non replicò, ma si limito a intingere tre dita nel cacao caldo e a passarle sul torace del ragazzo disegnando strambe figure circolari.
Prese il cucchiaino d’argento che era sul tavolo e lo riempì di cioccolato, lasciandolo poi colare sulla clavicola di Zach. Si sfilò anche lui la camicia e mentre morse la carne del ragazzo nel punto dove prima aveva svuotato il cucchiaino, succhiando voracemente il sangue.
L’altro reclinò la testa all’indietro e gemette appena passando le mani nei ricci dell’altro, ma Klaus lo afferrò per la nuca e lo avvicinò al suo collo.
Assetato Zach morse l’Originale e avviluppati si nutrirono a vicenda, mentre i loro corpi sfregavano e s’impasticciavano di cioccolato caldo. Appena si furono staccati il più giovane ribaltò le posizioni, salendo a cavalcioni sull’altro e facendo entrare i loro bacini in contatto; Klaus gli mise le mani sui fianchi la l’altro fece schioccò la lingua e gli prese le mani, bloccandogliele sulla testa.
L’Originale rise eccitato e lasciò che Zach si chinasse a baciarlo, però il ragazzo evitò accuratamente le labbra e scese a leccargli via il cioccolato dal corpo, giocando con gli addominali scolpiti e passando le mani sui pettorali lisci e ora bagnati.
Ristabilendo il contatto visivo fissò i suoi occhi bicolore in quelli azzurro mare di Klaus e leccandosi le labbra gli lanciò un sorriso malizioso e scese con la bocca a slacciargli i pantaloni, facendo urtare le zanne contro il bottone di metallo.
Una volta liberato del tessuto di Jeans si apprestò a togliere anche i boxer, ma a rompere quel momento idilliaco ci pensò il campanello che prese a suonare come impazzito. Zach si alzò sbuffando e Klaus fissò truce la porta, quasi a volerla incenerire, allora il più giovane gli disse: “ Non aprire… facciamo finta che non ci siamo…”
L’altro lo baciò e gli disse: “ Lo vorrei Sweet Heart, ma temo che siano i miei ibridi venuti a farmi una visita di cortesia…”
Allora il Salvatore si scostò abbastanza seccato e seguì Klaus che si era diretto ad aprire la porta, infilandosi solo il suo paio di Jeans, lasciandolo sbottonato. Il ragazzo si avvinghiò a lui e quando l’uscio di aprì vide Stefan e Damon che li fissavano sbalorditi.
Bhè che si godessero pure lo spettacolo, tanto quell’ improvviso amore fraterno gli era passato.
 
 
Stefan a dire il vero aveva temuto il momento in cui Klaus era andato ad aprire la porta e lo aveva visto senza T-Shirt e con i pantaloni sbottonati. Ma quando aveva visto suo fratello minore con il petto chiazzato in alcuni punti da piccole gocce di cioccolato, senza maglia, con un morso sul collo e un succhiotto sulla clavicola aveva capito che avrebbe tanto voluto evitarsi quello spettacolo. Non per niente di omofobo, per carità, ma semplicemente perché sapere che tuo fratello minore stava per fare l’amore con un tipo come Klaus faceva un certo effetto.
Estremamente negativo.
Sperava che fosse Damon  prendere la parola, ma il maggiore era troppo preso a fissare truce Klaus e molto probabilmente era completamente preso dai suoi pensieri su come togliere quel ghigno dal volto dell’Originale. Tanto per peggiorare la situazione l’altro disse: “ Stavamo facendo colazione, volete favorire?”
E con un gesto teatrale li invitò ad entrare. Una volta che fecero il loro ingresso in salotto Zach sparì su per le scale, scendendo circa cinque minuti dopo con una camicia di seta nera perfettamente aderente al corpo.
Era proprio cambiato. Quando lo avevano ucciso aveva ancora una certa aria di… umanità, ora invece sembra godere del suo stato di vampiro, sembrava la felicità sadica fatta persona. Un degno alunno di Klaus.
Quando finalmente si sedettero Stefan iniziò a parlare dicendo: “ Mio fratello mi ha detto che cerchi il sangue di Elena, cosa hai in mente.” Klaus accavallò le gambe e poggiò un braccio sullo schienale e rispose: “ Bhè caro Stefan, per tutto questo tempo ho creato i miei ibridi con i sangue che avevo conservato della vostra Katherina Petrova, ma a quanto pare le mie scorte stanno per finire e colpo di fortuna vengo a sapere che c’è un’altra Doppelganger  e che è addirittura nella nostra amata Mistic Fall.
Per questo non chiedo tanto, solo un piccolo prelievo.” Stefan lo guardò e gli disse: “ Non se ne parla nemmeno, trova un altro modo per i tuoi ibridi.”
Damon prese finalmente la parola e disse. “ Già, prendi esempio da Stefan e usa qualche animale. E poi scusa a che ti serve un branco di cagnolini scodinzolanti se ne hai già uno?”
E guardò Zach.
L’altro non rispose, ma si limitò solo a ricambiare l’occhiataccia.
Forse per evitare di litigare e infastidire di più Klaus che nel frattempo aveva ripreso la parola dicendo: “ Bene, se non mi volete aiutare provvederò da solo.”
Stefan lo fissò e disse: “ Non provare a toccarla con un dito!” L’altro rise e disse: “ Oh andiamo, centoquarantacinque anni fa vi siete fatti scappare in una solo notte un fratello e la donna che amavate, non penso che con tutti i vostri litigi possiate pensare di proteggere Elena.
E ora se non avete altro da chiedere noi vorremmo continuare la nostra colazione.” 
Damon si alzò e disse: “ Bhè mi spiace per la vostra colazione, ma a quanto pare è interrotta. In quel momento sulla soglia comparve Bonnie che entrò e fissò Klaus con l’intenzione di immobilizzarlo con delle scosse al cranio.
Ma tutto questo non funzionò.
Infatti Zach spostò una mano sulla spalla dell’Originale e ogni tentativo di Bonnie risultò inutile, anzi ci fu l’effetto opposto e i due fratelli Salvatore e la strega furono colpiti da queste fortissime emicranie. Stefan si accasciò al suolo tenendo lo sguardo fisso si Zach e con un moto s’angoscia si chiese se il loro fratello si sarebbe vendicato quella sera.
Ad un leggero accenno di Klaus le fitte cessarono e l’Originale disse: “ Come vedete, non siete gli unici ad avere la Magia dalla vostra parte. Ora se non vi dispiace siete pregati di andare via. Subito.” I tre si alzarono ancora intontiti e se ne andarono sconfitti.
Quando il rumore del motore si affievolì Klaus guardò Zach e gli disse: “ Allora, dove eravamo arrivati?” L’altro sorrise beffardo e si lasciò condurre al piano di sopra. Lì l’Originale mandò in brandelli anche quella camicia senza tanti complimenti e fece scivolare le mani verso la cerniera del pantalone del ragazzo, mentre Zach faceva lo stesso.
Ricaddero completamente nudi sul letto e Klaus ci mise poco a stendersi sopra il giovane Salvatore che gli fece spazio tra le proprie gambe, allacciandogliele al bacino. Klaus sorrise e lo baciò, mentre con un colpo di reni e bacino entrò nel corpo del giovane che gemette sonoramente.
Le spinte ben assestaste erano sempre più veloci e forti e Zach aveva affondato le proprie mani nella schiena dell’Originale, graffiandone la pelle lattea mentre continuava a baciarlo. Con un gemito più roco e forte degli altri vennero in contemporanea cadendo appagati e ansanti sul letto; Zach allora prese a giocherellare con i capelli dell’altro che gli cinse i fianchi con un braccio e gli disse: “ Con questo puoi considerare conclusa la tua punizione.”
L’altro mise il broncio e disse: “ Uffi… proprio ora che iniziava a piacermi!” L’Originale rise e gli disse: “ Ti conviene dormire, perchè ti ho iscritto a scuola e domattina devi alzarti presto.” Il Salvatore si mise a sedere e lo fissò dicendo: “ Perché mi hai iscritto a scuola?”
L’altro lo prese per un braccio e lo baciò, troncando qualunque discussione.


Se riesco vi mette pure l'immagine del disegno... spero di riuscirci!

 
 

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Capitolo 7
*** My Sire... ***



Salve Genteeee!!! Come va? Si lo so... scompaio per mesi e poi pubblico alle due di notte... ma che ci volete fare... sono un caso perso!
Ringrazio la mia carissima Lalla_JH per la recensione! Grazie tesoro! <3
 Bene, vi lascio al capitoloo!! 
<3 

My Sire...





Il mattino seguente Zach fu costretto ad alzarsi presto da una particolare sveglia chiamata Klaus che aprì le tende di camera sua, rischiando di incenerirlo lì tra le coperte.
Quando gettò le gambe giù dal letto rise appena per il dolore ai fianchi e notò con piacere che il succhiotto non era scomparso, esattamente come la cicatrice del morso.
Era da un po’ di tempo che le sue ferite ci mettevano più del dovuto a guarire, ma non ci faceva più caso dato che in un mese aveva rischiato di morire un tre-quattro volte a causa dei morsi dei simpatici ibridi di Klaus in versione lupo.
Senza rifare il letto si diresse in bagno arruffandosi i capelli e sbadigliò sonoramente di fronte allo specchio iniziandosi a lavare i denti.
Si infilò sotto il getto bollente della doccia e i suoi pensieri corsero alla notte precedente.
Avevano fatto l’amore.
Per quattro volte di fila.
Whao.
Scosse il capo gettando l’acqua sulle pareti in vetro ricoperte dal vapore e si infagottò in un accappatoio.
Tornò in camera e aprì la cabina armadio, indeciso su cosa indossare.
Cosa mettevano gli adolescenti a scuola? Felpa? Camicia? T-Shirt? Tirò fuori una maglietta a mezze maniche nera attillata e una camicia a quadri rossa, un paio di Jeans scuri e delle Sneakers nere e rosse insieme ad una sciarpa in cotone rossa, nera e bianca.
Si vestì e si pettinò i capelli, aggiustandoli col gel e scese giù. Klaus era in seduto nel salone privato affianco alla cucina e sentendolo arrivare disse: “ Temevo che l’armadio ti avesse ingoiato.”
Zach afferrò il suo bicchiere di sangue zero negativo e si sedette a gambe accavallate dicendo: “ Non ho i libri e nemmeno lo zaino.”
L’altro rise e disse: “ Sono nell’ingresso.”
Il più giovane chinò il capo e evasivo disse: “ Con che cognome mi hai iscritto a scuola?” Era sempre stato un problema. Nonostante tanti anni insieme Klaus non gli aveva mai dato il suo cognome e Zach odiava portare ancora quello  suoi fratelli.
Avevano litigato parecchio su a causa di questo problema, ma Klaus continuava a ripetergli che in giro per il mondo c’era il resto della nevrotica famiglia Mikaelson e anche se nell’Altra Dimensione erano registrati insieme, sulla terra non poteva dargli il suo cognome.
L’Ibrido lo guardò e disse: “ Zachary Salvatore-Mikaelson.”
L’altro alzò lo sguardo e gli sorrise, posando il bicchiere corse a gettarli le braccia al collo e a dargli un bacio a stampo sulle labbra. L’altro lo trattenne per un bacio più lungo e quando si separarono Zach disse: “ Ti adoro sia perché non hai menzionato anche Andres Derek e soprattutto perché mi hai dato anche il tuo cognome. Sono felice!”
Klaus lo guardò e disse: “ Appena ti ho iscritto hanno voluto sapere se eravamo parenti e gli ho detto di essere un amico di lunga data dei tuoi defunti genitori e di essermi preso cura di te dopo la loro morte. Se qualcuno ti chiede se sei il fratello dei due Salvatore tu dovrai dire di si, non dire che non li conosci. 
Logicamente non vai a scuola per studiare.”
Zach si sedette e disse: “ Cosa devo fare Nik?”
L’altro sorseggiò il sangue e rispose: “ Elena Gilbert ha un fratello che sta in classe con te.
Diventa suo amico, guadagnati la sua fiducia. C’è anche il figlio del sindaco, Tyler Loockwood in classe tua, devi diventare anche suo amico e cercare di farti invitare alla festa privata che darà fra un paio di giorni. Per quanto riguarda il fratello di Elena, voglio sapere tutto su lui e la sorella e voglio che tu ti faccia invitare a casa sua. Per quanto riguarda tuo fratello Stefan non voglio rappresaglie per i corridoi che attirino l’attenzione. Il tuo obiettivo finale è portarmi Elena e poi ucciderla.
Sono stato chiaro? Portami da lei e io te la lascerò uccidere insieme a Damon e Stefan.”
Zach annuì e gli rispose: “ Si Nik. Tutto chiaro. Farò quello che mi hai chiesto.”
Klaus sorrise e si alzò dirigendosi in salone.
Zach afferrò lo zaino e lo mise sulle spalle, seguendo poi l’originale giù nel Garage.
Arrivarono nel parcheggio della scuola con un sonoro rombo di motore e un’inversione a U che fece girare tutti i presenti.
Le ragazze al solo vedere Klaus scendere dalla macchina andarono in visibilio, per poi ritrovarsi imbambolate quando Zach si apprestò a prende lo zaino. Il ragazzo abbassò gli occhiali da sole sugli occhi e salutò Klaus con un occhiata languida, vista solo dall’Originale dirigendosi poi verso il folto gruppo di ragazzi.
Arrivato esordì con un: “ Ehi piacere. Mi chiamo Zach.”
Tutti rimasero ipnotizzati e si presentarono quasi con riverenza.
In particolare una ragazza di nome Vikie Donovan lo mangiò letteralmente con gli occhi prima che una ragazza le bisbigliasse: “ Lo sai che Tyler è geloso.”
Il Vampiro, intuendo che si stava parlando di Tyler Lockwood disse a Vickie: “ Che peccato che il tuo ragazzo sia geloso, non capito tutti i giorni delle belle ragazze come te.” L’altra avvampò e gli rispose: “ Bhè ma Tyler ora è al campo di FootBall, quindi non c’è problema.”
Intanto un altro ragazzo si era avvicinato al gruppo.
Uno di loro lo chiamò: “ Ehi Jeremy! C’è uno nuovo!”
L’interessato si avvicinò e Zach focalizzò la sua attenzione su di lui presentandosi cordialmente e osservando bene Jeremy gli disse: “ Spilla dei Linkin Park. Amico non dirmi che ti piacciono! Io li adoro.”
Gilbert si illuminò e disse: “ Già anche a me piacciono parecchio ma non sono riuscito a prende il loro ultimo CD. Elena non me l’ha ancora voluto prendere, dice che devo migliorare prima a scuola.” Zach rise e disse: “ Tranquillo Jer, io ne ho due a casa, vieni oggi da me e te ne regalo uno.”
L’altro strabuzzò gli occhi e gli rispose: “ Waoh! Stupendo! Vieni ti porto a fare un giro della scuola.” Si incamminarono, ma prima di partire Zach si voltò indietro e fece l’occhiolino ad uno stupito Stefan che aveva guardato tutta la scena.
Jeremy gli mostrò ogni singola aula della scuola, inclusi laboratori e palestra e quando suonò la campanella, insieme si incamminarono verso la classe.
Appoggiato alla cattedra c’era un professore dai capelli castano chiari e gli occhi marroni che sfogliava un tomo di storia.
Aveva un anello incantato.
Zach si sedette all’ultimo banco accanto a Jeremy che gli confesso di non aver avuto un compagno di banco per tutto il mese,  dato che in classe loro erano dispari e quando tutti ebbero preso posto il professore iniziò dicendo: “ Come avete notato in classe nostra c’è un nuovo studente.”
Afferrò un foglio dal registro e sbiancò quando ne lesse il nome e i documenti.
Schiarendosi la voce indicò verso il fondo e disse: “ Lui è Zachary Salvatore –Mikaelson, spero che possiate andare s’accordo. Bene, ora iniziamo la lezione.”
Jeremy guardò il compagno di banco e disse: “Salvatore? Il fidanzato di mia sorella si chiama Stefan Salvatore. Lo conosci?”
Zach si voltò e gli rispose: “ E’ mio fratello maggiore.” Gilbert strabuzzò gli occhi e chiese: “ E perché non vivi con loro alla pensione? Perché hai due cognomi?”
Zach represse la voglia omicida e gli rispose con calma: “ Quando i miei genitori morirono, Damon e Stefan erano troppo giovani per prendersi cura di me e così un  amico di famiglia mi adottò. Mi sono trasferito qui da poco e vivo con lui, più che altro per non rompere i ritmi dei miei fratelli”
O per evitare di ucciderli entrambi. Inclusa la tua sorellina, Jer. 
Quando finì la lezione i ragazzi uscirono per dirigersi nell’aula di chimica e quando tutti furono fuori Alarik afferrò Zach per un braccio dicendogli: “ Cosa sei venuto a fare qui?”
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e disse: “ Cerco di ricevere una istruzione adeguata e di farmi degli amici, qualcosa non va?”
Il professore gli disse: “ Sta lontano da Jeremy.”
Zach rise e disse: “ E io dovrei obbedire a te? Fa un favore a te stesso Alarik, va a giocare al cacciatore di vampiri da qualche altra parte insieme a Damon.”
Si liberò dalla presa del professore e uscì.
Mentre era nei corridoi inviò un messaggio a Klaus: “ Compra due CD dei Linkin Park e mettili in camera mia. Questo pomeriggio devi restare fuori casa, viene Jeremy Gilbert da noi. P.s. mi fanno tanto male i fianchi…”
Due minuti dopo il cellulare vibrò: “ Ok, salgo in colonia dagli ibridi e resterò lì tre giorni. Se continuerai a comportarti bene vedrò di fare qualcosa per il tuo male ai fianchi.”
Zach rise e entrò nel laboratorio di chimica. Il professore si girò irato verso di lui e disse: “ Signor Salvatore, non ammetto ritardi nella mia classe, sarò costretta a punirla.” Il vampiro si sedette al primo banco e fissò l’altro negli occhi dicendo: “ Mi perdoni professore, sono convinto che per oggi possa anche far finta di niente e ignorare il mio ritardo.”
L’altro deglutì e balbettò: “ Sì… Bhè… è il suo primo giorno, non fa niente…”
e turbato continuò la lezione.
Quando suonò la campanella dell’ultima ora Zach e Jeremy si diressero verso l’uscita e l’umano si fermò dicendo: “ Mando in SMS ad Elena per dirle che devo venire da te nel pomeriggio, dubito che la incontrerò a casa.”
Il Vampiro gli disse: “Pranzi da solo?” Jeremy gli rispose: “ Probabilmente si.”
L’altro gli disse: “ Puoi venire da me, tanto sono solo anche io così studiamo insieme e ci facciamo una partita all’Xbox, ti va?”
All’umano si illuminarono gli occhi e accettò velocemente.
Certo che era proprio stupido.
Dare confidenza ad un ragazzo che conosceva solo da quattro ore.
Quando prese il cellulare per mandare un messaggio ad Elena, Zach lo fermò e piantando le sue pupille in quelle dell’altro disse: “ Non è necessario avvisarla. Non devi dirle che sei con me oggi.” Jeremy annuì e continuò a camminare. Arrivarono nel parcheggio sul retro e Zach vice la sua fedele Honda parcheggiata tra le moto. Frugando nello zaino trovò le chiavi che forse Klaus vi aveva messo e alzando il sediolino porse un casco a Jeremy. Il ragazzo gli aveva detto: “ Che figata di moto amico!”
L’altro aveva sorriso e aveva risposto: “ A casa ne ho altre. Te le faccio vedere con calma.”
Partirono a tutta velocità. 
Zach parcheggiò la moto fuori casa e la bloccò con una catena, lontano dal vialetto principale, vicino al garage. Jeremy scese e con gli occhi strabuzzati disse: “ Fammi capire… Tu vivi qui?” L’altro alzò le spalle e rispose: “ Pare proprio di si.”
La villa di Klaus era enormi, tre piani in stile vittoriano, con un ampio portico in pietra i legno, un giardino coltivato sul retro e altri due piani sotterranei di cui un Garage, pieno di ogni sorta di macchine e moto. Estraendo le chiavi di casa dalla tasca, Zach le infilò nella toppa e una volta aperto fece segno a Jeremy di appendere il giaccone all’attaccapanni. L’umano osservava stupito la casa, infatti avanti ai suoi occhi c’erano i due saloni principali arredati con mobili in legno e morbidi divani in palle.
Nel salone di sinistra c’era un televisore da 102 pollici, con impianto stereo e musica per filodiffusione, una console Xbox attaccata e almeno due scaffali pieni di videogame e CD di musica rock e classica. Jeremy disse: “ Ehi ti spiace se accendo un po’ la televisione?”
Zach sorrise e disse: “ Fa pure, io vedo cosa c’è da mangiare. Al massimo ordiniamo qualcosa.” L’umano sorrise e si fiondò sul divano, armeggiando col telecomando. Arrivato in cucina il Vampiro si grattò il capo e aprì il frigo. Prese del prosciutto e della mozzarella mettendoli in un piatto. Afferrò un pacco di spaghetti dalla finestra e un barattolo di sugo pronto e si mise ai fornelli.
Klaus avrebbe fatto meglio a ripagarlo alla grande, stava anche cucinando per quell’insulso umano pur di portare Elena da Klaus.
Quando la pasta fu pronta, la condì e la mise in due piatti, portando anche prosciutto e mozzarella.
Arrivato in salotto vide Jeremy che guardava una replica di un telefilm per ragazzi e gli sorrise dicendogli: “ Spero siano commestibili, di solito non cucino.”
L’umano disse: “ Avete dei camerieri?” Zach scosse il capo e disse: “ Ordiniamo sempre d’asporto oppure mangiamo fuori.” Jeremy annuì e si fiondò sugli spaghetti, complimentandosi con Zach e dicendo: “ Io non sono capace di cucinare un uovo sodo!”
Il Vampiro rise e quando ebbero finito portò i piatti di là e si sedette accanto all’umano dicendo: “ Bene bene… partita a Mortal Combat?” L’altro annuì e disse: “ Sono un fenomeno a questo gioco! Tu ci giochi col tizio che ti ha adottato?” Zach rispose: “ No… lui mi guarda giocare.”
Zach si figurò Klaus che giocava con l’Xbox e gli venne da ridere e poi ripensò alle sere in cui l’Ibrido restava col cellulare in mano a litigare con i suoi sottoposti ibridi e lui giocava alla console. Peccato che Klaus lo trascinasse di sopra proprio mentre stava per vincere. Bhè mica tanto “peccato”. Meglio non pensarci. Il Vampiro sconfisse cinque volte Jeremy, ma gli lasciò vincere tre partite e quando si fecero le sei i due salirono in camera di Zach per provare a studiare.
Inutile dire che non lo fecero.
O meglio il Vampiro studiò bene il suo interlocutore e riuscì a fargli molte domande tipo: “ E così vivi solo con tua sorella. Non deve essere uno spasso.”
Jeremy annuì e disse: “ Magari ci fosse solo lei. C’è mia zia Jenna che si è presa cura di noi dopo la morte dei miei e Alarik che è il suo compagno ed è peggio di un fottuto poliziotto. Una volta trovò della roba in camera mia e mi fece una paternale assurda.
Come se ne avesse il diritto, lui è solo un estraneo.
E poi ci sarebbe mio zio John che non vedo da molto tempo.” Zach gli chiese: “ John Gilbert? Ne ho sentito parlare…” Jeremy rispose: “ Probabile, era nel consiglio dei fondatori, prima di lasciare la città e torna quasi ogni mese per vedere come stiamo io ed Elena e per andare a trovare il padre di Tyler sono molto amici.”
Il Vampiro registrò le informazioni e disse: “ Che tipo è Tyler lockwood?” L’umano gli disse:” E’ presuntuoso e supponente solo perché è il figlio del sindaco. Personalmente gli spaccherei tutta la faccia se potessi! E’ un gran festaiolo e lo trovi ovunque ci sia movimento.”
Zach annuì e chiese a Jeremy: “ Qualcosa non va, amico? Ti vedo teso.” L’umano continuando a muovere velocemente la gamba disse: “ No, niente.” Il Vampiro percepì l’odore della bugia mentre ricordò una frase di Jeremy: “ Della roba in camera mia.”
Fantastico.
Il ragazzo era anche drogato oltre che pieno di problemi.
Ok anche Zach si drogava.
E parecchio pure. Ma su di lui facevano pochi effetti le droghe umane, mentre quelle dei vampiri...
Che sballo.
Si ricordò di avere ancora un po’ di Tristan nel cassetto.
Se la sarebbe potuta iniettare in assenza di Nik.
Giusto per movimentare le cose.
Alzandosi prese una bustina dal comò e guardando Jeremy gli chiese: “ Una canna, amico?”
L’altro strabuzzò gli occhi e gli chiese: “ Anche tu la usi?” Il Vampiro lo rassicurò dicendo: “ E’ normale. Siamo adolescenti, vieni rolliamocene una in santa pace, prima che faccia buio e tu debba tornare a casa.” Fumarono la canna affacciati al balcone e quando fu il momento di andare Zach prese il CD e lo diede a Jeremy.
L’umano gli disse: “ Sei un amico, sul serio. Devi venire da me qualche volta.”
L’altro annuì e insieme salirono in moto, partendo verso casa di Jeremy. Arrivati a qualche isolato da casa Gilbert Zach fissò Jeremy negli occhi e disse: “ Nessuno deve sapere niente. Tu non sei mai stato a casa mia e mi conosci solo di sfuggita. Capito?” L’altro annuì e salutandolo con la mano si avviò verso casa, mentre Zach partiva nella direzione opposta.
Tornando alla villa salì in camera sua, prese la boccettina con il liquido trasparente, una siringa, una bottiglia di liquore e un pacco di sigarette. Scese in salotto e accese la tv che trasmetteva il notiziario del giorno.
Si sfilò la camicia e prendendo la siringa ne infilò l’ago nel tappo della boccettina e dopo aver aspirato il tutto lo diresse nella piega del gomito, infilandolo nella carne. Il Tristan era una droga raffinata dai Vampiri che dava un immenso senso di assuefazione.
Ti faceva dimenticare sul serio tutti i problemi e ti dava la forza per ricominciare. Quando iniziò a fare effetto Zach si attaccò alla bottiglia di liquore, ne bevve metà e si accese una sigaretta.
Con i sensi sempre all’erta sentì un rumore provenire da fuori la villa e scattò in piedi, sorpreso dal capogiro causato da Alcol e droga mescolati. Imprecò sonoramente e con passo deciso si avviò verso la porta, uscendo fuori.
Sul vialetto principale c’era Stefan. Scosse le spalle e avanzando disse: “ Guarda un po’ chi c’è! Santo Stefan da Mistyc Falls, cosa c’è fratello? Vuoi piantarmi un’altra pallottola nel cuore?”
Stefan avanzò e disse: “ Zach, sono venuto per parlare, per chiarire. E’ passato tanto tempo e magari ora potremo ricominciare. Io e Damon ci siamo riusciti, possiamo tornare a essere fratelli”
Zach increspò le labbra e fece finta di commuoversi, scoppiando poi in una fragorosa risata dicendo: “ Oh, sul serio pensi di tornare ad essere fratelli felici, contenti, mi accompagni a scuola e facciamo una festa nel bosco all’ombra di un falò? Sveglia fratello!” L’altro si avvicinò maggiormente e disse: “ Hai bevuto, Zach?”
L’altro allargò le braccia e disse: “ E se pure fosse? Che te ne frega?” Stefan gli disse: “ Potremo fare domanda di affidamento e potresti venire a stare con noi e lasciare Klaus!”
Zach rise e rispose: “ Lasciare Klaus? Stai scherzando? Io sono suo,  ok? Gli appartengo e non ho nessuna intenzione di lasciarlo per voi due. Penso ti convenga tornare da Elena, non vorrei che fosse come Katherine e che al tuo ritorno lei stesse già tra le braccia di Damon. Buona notte, fratello.”
E con ciò rientrò in casa, per uscirne due minuti dopo con le chiavi della moto in mano.
Si diresse al Mistyc Grill, dato che la sua bottiglia di liquore era finita e lui voleva dell’altro Jack Daniel che in casa non c’era.
Voleva una fottutissima bottiglia di Jack Daniel.
Voleva dell’altro Tristan.
Voleva delle altre sigarette.
Voleva Klaus.
Parcheggiando la moto entrò nel Grill e scorse la figura di Damon seduta al bancone.
Avvicinandosi disse: “ Vi siete messi d’accordo per seguirmi?”
Damon lo guardò e gli disse: “ Sapevo che Stefan era a caccia, ma non immaginavo avesse trovato dei cagnolini scodinzolanti.”
Zach si sedette e disse: “ E io pensavo che tu fossi tra le gambe di Elena, ma a quanto pare il grande Damon è stato respinto.”
Il cameriere si avvicinò e Zach gli ordinò un Jack Daniel doppio. Per tutta risposta quello disse: “ Mi dia i suoi documenti.” Zach sbuffò e fissandolo disse: “ Tu non vuoi i miei documenti. Portami quel Jack Daniel e preparami una bottiglia da portar via.”
Damon lo guardò e disse: “ Alcol, droga, sesso e fumo. La perfetta vita da adolescente trasgressivo.”
Zach lo guardò e disse: “ Parliamo di te, che sei a sbronzarti in uno squallido pub mentre tuo fratello si scopa per l’ennesima volta la donna che ami. Sei tu il fallito bello. Fai sempre gli stessi errori.” Damon lo guardò e disse: “ Anche tu sei piuttosto ripetitivo con gli errori, visto che stai da 145 anni con Klaus.”
Zach annuì e disse: “ Già, piuttosto ripetitivo.”
Si scolò il suo Jack afferrò la bottiglia e pagò uscendo.
Si appostò accanto alla macchina di Damon e quando lo vide avvicinarsi disse: “ Hai ragione, fratello. Sono piuttosto ripetitivo con gli errori, soprattutto perché sia tu che quell’altro stronzo siete ancora vivi.” Estrasse un paletto dal giubbino e lo conficcò nello stomaco di Damon che gemette per il dolore.
Zach si avvicinò al suo orecchio e bisbigliò con voce morbida: “ Che effetto venire pugnalati da tuo fratello… non è molto bello, vero?” Si allontanò e portandosi una mano alla bocca leccò il sangue che la macchiava. Damon lo guardò e gli disse: “ Tu sei malato.” Zach rise e gli rispose: “ Forse hai ragione, ma sai qual è la bella notizia?” Si chinò di nuovo sul suo orecchio e soffiò: “ E’ colpa vostra se sono così!” Rise e si mise in moto, lasciando Damon agonizzante nel parcheggio. Quando arrivò a casa aprì la bottiglia di Jack e iniziò a bere avidamente, fin quando non gli arrivò un messaggio da Klaus che diceva: “ Vai al bar di Joseph. Scoprì tutto quello che puoi su una cosa chiamata MoonStone. Se non vogliono parlare uccidili. Tutti.”
Zach si leccò le labbra e prese un’altra generosa sorsata prima di salire su a cambiarsi. Indosso un paio di pantaloni in pelle nera e una canotta dello stesso materiale e dello stesso colore e salì in moto, sparendo nella notte.
 
 
 
 
 
 
Zach si rigirava tra le mani il pugnale, seduto in modo provocante sul trono nella stanza sul retro del locale.
Due cadaveri giacevano ai suoi piedi, intrisi si sangue e col cuore strappati, mentre Joseph cercava ancora pateticamente una via di fuga. Tutti sterminati. I  tre buttafuori erano riversi sul pavimento della sala, il contabile steso sulla sua scrivania, i sue assistenti seduti macabramente sulle sedie col cuore ancora palpitante che Zach gli aveva messo in mano e ora doveva solo uccidere quel patetico vampiro.
Gesticolando col pugnale disse: “ Fammi bene capire… Tu non hai mai sentito parlare di questa MoonStone eppure Nik mi ha detto di interrogarti, questo significa che tu mi stai prendendo in giro. E sai che io sono molto pericoloso.” Joseph sputò a terra e gli disse: “ Va’ al diavolo, lurida sgualdrina.”
Zach scosse il capo e gli disse: “ Sai, sono magnanimo stasera, e ti do’ un’altra possibilità. Anzi, facciamo così. So dove abita la patetica umana a cui ti sei legato. Sono sicuro che apprezzerebbe una visita da parte mia, che te ne pare?” L’uomo sobbalzò e disse: “ Non oseresti!”
Zach rise e disse: “ Scommettiamo? Vuoi che ti porti qui solo il cuore o tutto il corpo?”
Joseph impallidì e gli disse: “ Ok, va bene! L’unica cosa che so è che la MoonStone veniva usata dai lupi mannari e dalle streghe per incanalare l’energia della luna piena. La usava per i rituali. Non so dove si trovi, ma fino a qualche secolo fa l’aveva una famiglia di licantropi. E’ tutto quello che so… ti prego lascia stare Anne…”
Zach si inginocchiò di fronte a lui e disse: “ La tua donna è salva… ma tu prima non sei stato molto carino con me… quindi… porta i miei saluti all’altro mondo.”
Gli infilò la mano nel torace, fracassandogli lo sterno e strappandogli via il cuore.
Estrasse il telefono dalla tasca e scrisse a Klaus: “ Missione compiuta. Ho nuove informazioni, chiamami appena puoi.”
Osservando i cadaveri si sedette sul trono.
Lui era di Klaus.
Lui gli apparteneva.
E per quanto si illudesse di sedere sul trono, Klaus era pur sempre il Re.
Il suo Sire.




Eccoci qui! Fatemi sapere che ve ne pareeee!!!

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