Warzone.

di _Abbey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due. ***



Capitolo 1
*** Pilot. ***


Pilot.

Carly scese di corsa le scale sentendo sua sorella gemella urlare dal piano di sotto. Si precipitò in cucina e vide suo padre poggiato al lavandino mentre beveva del caffè dalla tazza che gli aveva regalato qualche anno prima per il suo compleanno. Spostando lo sguardo riuscì a vedere semplicemente la porta chiudersi con uno schianto terribile.
“Cos’è successo?” chiese con la sua adorabile voce flebile.
“Tesoro mio” cominciò il signor McGibben sedendosi su uno sgabello. “Il periodo che sto affrontando a lavoro è abbastanza duro”. Poggiò la tazza avanti a sé. “Non possiamo permetterci più un tenore di vita come questo”.
La ragazza guardava suo padre con sguardo confuso chiedendosi dove volesse andare a parare con quel discorso. Dopo altre parole che le risultavano incomprensibili, Carly riuscì a cogliere la frase più importante:
“Ed è per questo che ci trasferiamo a Kingspot.”
Rimase immobile per qualche istante fissando suo padre come se fosse un alieno.
“Come, scusa?” chiese inclinando la testa verso destra, desiderando con tutto il cuore di non aver capito quello che le era stato appena detto.
“Andiamo a vivere a Kingspot, noi tre!” esclamò l’uomo sperando di riuscire a convincere almeno lei.
La ragazza deglutì con forza, piantò le braccia lungo i fianchi e strinse i pugni.
“Precisamente, papà” cominciò lei con voce falsamente calma “dove si trova Kingspot?”
Mark McGibben rimase spiazzato da quella domanda. Sua figlia Carly era la ragazza più intelligente di uno dei più prestigiosi istituti di Londra. Come non poteva conoscere Kingspot? In effetti, si disse, era alquanto sconosciuta ed era proprio per questo motivo che aveva scelto di andarci.
“Lo scoprirete domani, quando saremo arrivati” tagliò corto il chirurgo poggiando la tazza nel lavandino.
Carly guardava ogni suo singolo movimento a bocca aperta.
“Prepara le tue cose” disse poi una volta arrivato davanti alla porta della sua stanza. “E dillo anche a tua sorella.”
Mark e Jenny non erano mai andati d’accordo. Dopo la morte della signora McGibben il loro rapporto era andato sempre peggio, litigavano per qualsiasi cosa, anche per un toast bruciato. E per questo motivo la più grande –per un solo minuto- delle gemelle e il chirurgo cercavano di non parlare troppo spesso tra di loro. Lui gli lasciava cinquanta sterline sul tavolo del salotto ogni sera e lei, senza problemi, li prendeva e li spendeva a suo piacimento. Carly era quella che ci andava di mezzo. Quella che a Natale preparava il pranzo, si occupava delle decorazioni, comprava i regali e puntualmente vedeva tutto rovinarsi davanti ai suoi occhi perché Jenny e suo padre litigavano. Carly era quella che subiva, senza mai dire nulla. Quella che, anche se amava troppo suo padre, cercava di aiutare sua sorella a non farsi sorprendere mentre rincasava tardi. Carly era quella che andava bene a scuola, per avere delle lodi da parte di suo padre e che doveva sempre sentirsi chiedere perché anche quel giorno Jenny aveva fatto filone. Carly era quella buona, quella perfetta, ma a volte non è abbastanza.
 
Dopo aver sentito quel discorso sui motivi per cui dovevano andar via Jenny non riusciva più a sopportare la vista di suo padre. Urlò un vaffanculo e andò via, sbattendo la porta alle sue spalle. Controllò nella tasca dei jeans e trovò un pacchetto di sigarette. Arrivata al parco si sedette per terra. Alcuni ragazzi davanti a sé giocavano a calcio spintonandosi più volte, cadendo per terra. Uno di quelli si allontanò dal gruppo, poggiandosi a un albero. Lo vide accendersi una sigaretta e non esitò ad avvicinarcisi.
“Scusami” disse con la sua solita voce da dura. “Mi fai accendere?” chiese mostrando la sigaretta e guardandolo dritto negli occhi color nocciola.
“Certo” rispose quello prendendo l’accendino dalla tasca posteriore dei pantaloni.
“Grazie” disse lei dopo aver buttato fuori il fumo ed essersi leccata il labbro inferiore.
“Di niente..” il ragazzo assunse un’espressione interrogativa che non stava affatto male su quel viso perfetto, quasi da modello.
“Jenny” rispose lei alla domanda silenziosa.
“Jenny” ripeté. “Zayn, piacere.” Le porse la mano senza smettere di guardarla negli occhi.
“Non sei di Londra, vero, Zayn?” la ragazza si sedette sul prato, seguita da lui.
“Veramente no” il ragazzo spense la sigaretta per terra. “Sono di una cittadina sperduta.” Jenny annuì, alzando lo sguardo verso i –presunti- amici del tizio accanto a sé.
“Ti reclamano” gli disse facendo un cenno col capo verso di loro. Zayn ignorò quello che gli era appena stato detto.
“Non so perché,” cominciò “ma hai qualcosa negli occhi che mi attira.” avvicinò il viso a quello della ragazza.
Jenny continuava a guardarlo negli occhi, con espressione di sfida.
“Fai così con tutte?” chiese avvicinando pericolosamente le labbra alle sue.
Zayn rise maliziosamente.
“E funziona?” disse lei in un sospiro sempre più vicina a lui.
“Dimmelo tu: funziona?” Jenny scrollò le spalle ancora con le labbra a qualche millimetro le une dalle altre.
“A quanto pare no.” Disse secca alzandosi da terra. Cominciò ad allontanarsi.
“Vieni con noi?” sentì alle sue spalle. Si girò e vide Zayn sorriderle amichevolmente, senza alcun ghigno di malizia, come prima. “Ti offro da bere”.
Jenny raggiunse Zayn che le avvolse le spalle con un braccio e cominciarono a incamminarsi con gli altri ragazzi verso un pub.
 
Carly si rifugiò nella sua stanza: decise che quella sera non avrebbe preparato la cena come al suo solito, tanto suo padre era sempre silenzioso e Jenny non rincasava prima delle due del mattino seguente. Aprì la cabina armadio che era in perfetto ordine come sempre e cominciò a prendere tutti i suoi vestiti, piegandoli con estrema cura e riponendoli nelle valigie aperte sul letto a baldacchino con le coperte rosa. Suo padre aveva detto che non c’era bisogno di prendere altre cose all’infuori dei vestiti, ma non poteva rinunciare a non portare con sé la sua amata collezione di libri. Trovò degli scatoloni in cantina e li ripose tutti dentro, ad uno ad uno, facendo attenzione a non rovinarli.
 
Jenny si sedette sullo sgabello accanto a quello di Zayn. Gli prese il bicchiere dalle mani bevendo tutto d’un sorso il suo contenuto. Lo sguardo di Zayn era tra lo stupito e l’arrabbiato. Ne ordinò altri due. Bevettero tutto d’un sorso.
“Allora, Jenny.” Cominciò lui “raccontami qualcosa di te” disse guardandola negli occhi, poggiandosi al bancone.
“Non c’è niente da sapere che non sia il mio nome.” Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni: cinque chiamate perse. Sua sorella.
“Facciamo le dure, eh?” Jenny alzò le spalle, per poi bere un altro bicchiere di alcool offerto ancora da Zayn.
“Ascolta, non sono un tipo da relazioni. Non sono un tipo che vuole essere corteggiata. Se vuoi infilarmi la lingua in bocca fallo pure, ma evita di cercare di conoscermi e cose del genere.” Il ragazzo alzò un sopracciglio visibilmente sorpreso. Le prese la mano e la portò con sé in un vicolo stretto dietro il pub.
 
 
Era ormai mezzanotte quando Carly si sedette sul letto, le sue cose erano tutte perfettamente impacchettate e tra qualche ora sarebbe partita per una cittadina sperduta, lasciando la sua vita a Londra e cominciandone una nuova. Cominciò a fantasticare su quello che poteva succedere, a Kingspot. Magari lì avrebbe trovato un ragazzo, magari non sarebbe stata solo la ragazza più intelligente della scuola, magari lì il suo rapporto con Jenny sarebbe migliorato,  ed anche quello tra Jenny e loro padre..
Si addormentò in questo modo, con un sorriso sulle labbra e tante speranze nel cuore.
Carly si svegliò di soprassalto quando sentì delle voci provenire da fuori. Si affacciò alla finestra. Cercò di mettere a fuoco una delle due figure. Si, era proprio Jenny. Scese di corsa le scale aprendo la porta.
Jenny era retta a stento da un ragazzo, non l’aveva mai visto prima di allora.
Jenny continuava a dire cose senza senso: era ubriaca.
La vide cascare tra le braccia del ragazzo. Pensò che fosse svenuta.
“Tranquilla, si è addormentata” la rassicurò lui, vedendo lo sguardo preoccupato della ragazza.
“Puoi portarla dentro?” chiese Carly.
Il moro fece un cenno con la testa e seguì la ragazza su per le scale, fino un una camera con le pareti tinte di rosso e vestiti gettati da tutte le parti. La stese sul letto.
“Zayn” disse Jenny mentre dormiva “Mi dispiace non poterti vedere più” concluse mentre si girava per stare più comoda sul letto.
Il ragazzo sorrise, visibilmente in imbarazzo.
Guardò meglio l’altra ragazza.
“Siete gemelle?” chiese.
Lei annuì semplicemente torturandosi le mani.
“Non farti anche tu tatuaggi o i capelli rosa, mi raccomando!” disse poi scherzando, infine se ne andò salutandola con la mano.
Carly rimase imbambolata a guardare ancora la porta da cui era andato via quel ragazzo. Poi si sedette sul letto accanto a Jenny che dormiva tranquillamente.
Sospirò guardando l’ora: ancora quattro ore e sarebbero partiti.
“Jenny..” la chiamò sottovoce. Lei rispose con un grugnito. “Hai preparato le tue cose?”
Un silenzioso “no” arrivò dalla bocca della gemella. Così decise che l’avrebbe fatto lei, tanto non riusciva a dormire, visto che degli occhi color nocciola le comparivano sempre in mente.



 
Questo è il Trailer della Fanfiction qui sopra pubblicata. Spero vi interessi, è da tanto che non scrivo di conseguenza sono leggermente arrugginita! Se vi interessa potete tranquillamente lasciare una recensione, anche se mi dite che fa schifo, sappiate che l'apprezzo comunque!

Abbey

  

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno. ***


Capitolo Uno

 

Sarebbe stato un viaggio faticosissimo, quello che avrebbe separato le due gemelle da Londra, dalla loro enorme casa e dalle loro vite.
Erano entrambe sedute sui sedili posteriori, mentre loro padre guidava. Non capivano perché non avevano preso l’aereo, sarebbe durato un’istante quel viaggio, ma no. Erano costrette a stare in una macchina a guardare fuori dai finestrini un paesaggio che diventava sempre più deserto.
Jenny era poggiata al finestrino con gli occhiali da sole che non riuscivano a nascondere la matita sbavata che era la rimanenza di quella del giorno prima. La musica che ascoltava dalle cuffiette rimbombava nell’auto di lusso e le scarpe infangate stavano sporcando la costosa tappezzeria di pelle.
Carly invece sedeva composta, con il suo vestitino rosa. Stava leggendo un libro, cercando di non farsi distrarre dalla musica che proveniva da sua sorella.
Il dottor McGibben entrò in una stazione di servizio. Si girò guardando le sue due figlie così uguali, ma così diverse.
“Eccovi i soldi” diede dieci sterline a testa. “Qui potete mangiare, andare in bagno e altro. Avete solo un’ora a disposizione”.
Scesero dall’auto e Jenny entrò all’interno del piccolo negozietto. Guardandosi intorno si rese conto che non c’erano telecamere di sorveglianza. Si avvicinò allo stand delle gomme da masticare e ne prese un pacchetto con il suo tocco esperto. Uscì e andò a sedersi accanto ad un albero dove fumò una sigaretta. Carly, seppur disgustata si avviò verso il bagno delle donne. Si fece forza e riuscì ad entrare. Quando ebbe finito lavò le mani più volte poi uscì di corsa cercando di toccare meno cose possibili.
Vide la sua gemella parlare con degli sconosciuti, scosse la testa, poi entrò nel negozietto dove ordinò un cappuccino. Suo padre era nell’auto quando uscì perciò lo raggiunse sedendosi composta come al suo solito. Intanto Jenny si era girata. Si rese conto che dovevano ripartire, quindi salutò i motociclisti che aveva conosciuto e raggiunse l’auto. Chiuse la portiera con forza e cominciò a masticare una delle sue gomme.
“Spero solo che tu le abbia comprate, quelle” disse Mark guardandola dallo specchietto retrovisore.
Lei alzò gli occhi al cielo prima di inforcare gli occhiali da sole e tornare ad ascoltare la musica. Adesso nell’auto si era aggiunto un nuovo rumore: quello di Jenny che masticava alquanto rumorosamente.
L’uomo inspirò con forza sperando di riuscire a far capire alla ragazza di star zitta, mentre Carly scriveva qualcosa su un’agenda cercando di allontanarsi il più possibile con la mente anche da quello.
 
“Siamo arrivati” annunciò con tono neutro il signor McGibben. Jenny si tolse le cuffie e Carly aprì gli occhi dopo un leggero riposino. Guardarono entrambe fuori dal finestrino: le case erano minuscole, come quelle che si vedevano nei film, con gli alberi che costeggiavano la strada e cassette della posta decorate. Aveva tutta l’aria di essere un paesino tranquillo, con famiglie perbene che ogni domenica andavano a messa. Forse non era il posto per la famiglia McGibben, piena di problemi fin sopra la testa. Non era il posto per un chirurgo che voleva fuggire dai problemi di soldi che l’avevano assalito dopo la morte di sua moglie, non era il posto per una ragazza che voleva diventare scrittrice di romanzi e che viveva in un mondo tutto suo, non era il posto per una ragazza dai capelli rosa, con un tatuaggio sulle costole e il piercing al naso.
Forse avevano sbagliato posto o forse erano solo le apparenze.
Carly scese dall’auto prendendo la sua borsa firmata. Vide che alcune persone erano ai bordi delle strade a fissarli. Jenny aprì la portiera e rivolse un’occhiataccia ad alcuni ragazzi che le guardavano.
“Perché ci fissano in quel modo?” chiese preoccupata Carly a sua sorella che sputò l’ennesima gomma da masticare per terra.
“Le possibilità sono due” rispose aprendo il cofano dell’auto mentre suo padre cercava le chiavi della nuova casa. “O non hai mai visto un’auto come questa” prese un borsone e lo buttò con forza per terra. “Il che è molto probabile dato che siamo in un paesino sperduto in cui non sanno nemmeno cosa sia una rete Wi-Fi” guardò sua sorella da sopra gli occhiali da sole.
“Oppure” le porse la valigia rosa. “Sono accecati dalla tua bellezza” le sorrise facendole l’occhiolino.
“Ho trovato le chiavi!” annunciò il signor McGibben.
“Era ora” disse piano la ragazza dai capelli rosa. Prese il suo borsone ed entrò con sua sorella nella piccola casa. Piccola rispetto agli standard a cui erano abituate prima, ma quella pareva essere la casa più grande del quartiere –o forse, dell’intero paese.
“Perché ci sono solo due camere da letto?” urlò qualche minuto dopo Jenny a suo padre che aveva appena chiuso la porta d’ingresso.
“Perché tu e Carly dormirete insieme”  disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Bastardo” sibilò tornando nella “sua” nuova stanza.
Sbatté la porta facendo spaventare sua sorella che stava disfando la valigia.
“Che letto preferisci?” chiese Jenny buttando il pacco di sigarette nel suo borsone. Carly ormai aveva capito che avrebbe dovuto sopportare sua sorella persino in camera sua.
Carly scelse il letto accanto alla scrivania, mentre a Jenny toccava quello dall’altra parte della stanza, nell’angolo.
Jenny si spogliò entrando in bagno una volta che era stato tutto pulito. Si lavò velocemente levando con forza il trucco dagli occhi. Indossò un paio di pantaloncini e una maglietta trovati a casaccio nel borsone e poi le sue fidate scarpe di pelle sporche di fango. Con una fascia tra i capelli e gli occhiali da sole scese le scale mentre si sistemava il piercing al naso.
“Dove vai?” sentì dirsi alle spalle da suo padre.                         
“A vedere in che cazzo di posto ci hai portate” e chiuse la porta con uno schianto.


No, non sono sparita anche questa volta. E spero non siate sparite voi! #eccheccazz
Se vi interessa questa storia non dovete far altro che lasciare qualche semplice parola! E se non vi piace? Anche!
Ciao!
_Abbey

Vi lascio il trailer della storia, nel caso non l'abbiate ancora visto!


blablatrailerquaquac'èiltrailerquaqualovediciaociaosonostupida!

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Capitolo 3
*** Capitolo Due. ***


Capitolo 2

Capitolo Due.

Jenny si infilò le cuffie nelle orecchie. Alzò gli occhi e vide sua sorella guardarla dalla finestra della loro camera che si affacciava proprio sulla strada. Abbassò lo sguardo e notò un ragazzo togliersi la maglietta con evidente voglia di esibirsi. Lo guardò piegarsi a prendere qualcosa da terra mentre i suoi pantaloni si abbassavano mostrando i suoi boxer neri aderenti. Scuotendo la testa si girò e continuò a camminare. Si accese una sigaretta mentre si guardava intorno. Arrivò in una specie di parco, perfettamente verde, tanto da sembrare finto. Avanti a sé vide alcune ragazze muoversi a ritmo, ruote, piramidi. Cheerleader. Ma perché questi esseri immondi devono essere da tutte le parti?

Sentì qualcuno alle sue spalle e delle parole poco comprensibili. Si girò e vide un ragazzo dai capelli biondi. Si tolse le cuffiette e quello le si sedette accanto.

“Cosa?” chiese lei affiancandolo.

“Scommettiamo che quella cade?” ripeté lui indicando una ragazza che a stento riusciva a stare in piedi sollevata da due sue presunte compagne.

Jenny rise, poi una smorfia comparì sulle sue labbra.

E poi successe: la ragazza cadde per terra. Cominciò a urlare e tutte le sue amiche le si precipitarono intorno chiedendole come stesse, se si fosse fatta male qualcosa e se potesse riuscire a muovere il piede.

“Wow” disse la ragazza coi capelli rosa. “Farai mica i riti voodoo?”

Il ragazzo le rispose con un occhiolino. I suoi occhi erano bellissimi, forse i più belli che avesse mai visto, azzurri come il cielo che aveva visto quel giorno di agosto in vacanza al mare con la sua famiglia. I capelli biondi poi rendevano quel ragazzo simile ad una iconografia di un angelo. Si sorprese a pensare una cosa del genere.

“Sei arrivata oggi, eh?” disse lui guardando la scollatura della ragazza.

“Eri anche tu nella mischia di guardoni che ci fissavano, oggi?” chiese fissandolo dritto negli occhi.

“A me non interessano queste cazzate” rispose il biondo mentre fissava le cheerleader che correvano intorno come ochette.

“Allora come fai a saperlo?” Jenny si stese nell’erba con le mani dietro la testa.

“Se fossi stata di questo posto, ti avrei adocchiata già da prima” il ragazzo si girò su un fianco e la guardava sorridendo. “Qui non ci sono ragazze come te”

“Sarà una noia mortale, uh?” prese una gomma dal suo pacchetto e se la portò alla bocca.

“In effetti qui non c’è mai niente da fare” si stese accanto a lei riuscendo a respirare il suo profumo.

“Perfetto” sibilò lei.

“Ah, comunque” gli porse la mano. “Mi chiamo Niall”

Gli strinse la mano. “Jenny”.

“Che ne dici di andare a farci un giro?” propose lui. “Ti farò vedere le ‘bellezze’” mimò delle virgolette “di questo paese!”

L’aiutò ad alzarsi e poi cominciarono a camminare insieme verso qualche posto sconosciuto. Dopo pochi metri arrivarono davanti ad un edificio enorme, bianco all’esterno recintato da un cancello rosso.

“Questo è il liceo” indicò il ragazzo. “Il cibo fa schifo, le persone sono più schifose del cibo, ma l’ufficio del preside ha dei divanetti abbastanza comodi”

Jenny piegò gli angoli della bocca in un piccolo sorriso, poi Niall le avvolse le spalle con un braccio e la guidò più avanti.

“Basket” indicò un campo di gioco. “Qui ne sono tutti ossessionati” disse con una smorfia sulle labbra.

“E con tutti intendi dire gli altri, tranne te e la tua cerchia ristretta di amici.” chiese alzando la testa a guardarlo.

“Sei perspicace, ragazza!” Jenny sentì dei fischi provenire dal campo. Alcuni ragazzi senza maglietta la guardavano facendo degli apprezzamenti ad alta voce. Rivolse loro un’occhiataccia e Niall si girò a guardarli.

“Il fattone ha trovato una ragazza!” disse uno di quelli appositamente ad alta voce suscitando le risate dei sui amici.

“Tu hai trovato il fidanzatino, frocetto?” lo schernì il biondo lasciando la presa su Jenny. Uno di quei ragazzi cominciò a camminare verso Niall che si fece avanti guardandolo a testa alta dritto negli occhi.

“Come mi hai chiamato?” scandì quello vicinissimo a Niall.

“Ehi, non provare a baciarmi!” disse poi il biondo alzando le mani.

Poi arrivò un pugno dritto in faccia al biondo che non esitò a scaraventare quel ragazzo per terra. Si mise su di lui e cominciò a prenderlo a pugni.

Jenny vide gli amici di quel ragazzo fissare la scena senza far nulla. Si avvicinò a Niall e gli toccò la spalla. Il biondo si fermò e la guardò negli occhi. Del sangue gli usciva dalla bocca e dal naso.

“Hai già fatto abbastanza” gli disse. Così Niall si alzò e andò via con la ragazza.

“Ci vediamo la prossima volta, Tomlinson” guardò un’ultima volta il ragazzo steso per terra prima di andare con Jenny verso una fontana. Si sedette per terra accanto a un muretto.

“Mi dispiace che tu abbia visto una scena del genere” si scusò Niall mentre Jenny bagnava la fascia che aveva tra i capelli con l’acqua.

Alzò le spalle prima di poggiarla sulla bocca del ragazzo.

“Ci sono abituata” disse mentre gli teneva la fascia premuta sulle labbra semi aperte di lui.

“L’ho conciato per le feste!” cominciarono a ridere entrambi.

A quanto pare a qualcuno piace questa storia, visto che alcuni ce l'hanno nei preferiti/seguite. Il problema è che a me interesserebbe anche sapere cosa ne pensate! Vi supplico! Lasciate delle recensioni!

PS: questo !!!!!!!!!! è il trailer della storia che state leggendo!

Saluti e ccccciaoooo!

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