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Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 1
Continente di Sinnoh: Finale della Lega per il titolo di
Pokèmon Master.
“Pikachu! Presto attacco Locomovolt!” gridò un ragazzo dai
capelli corvini che rispondeva al nome di Ash Ketchum.
Il piccolo pokèmon giallo simile ad un topino si scagliò con
immensa velocità verso il pokèmon avversario, sprigionando una luce abbagliante
che lo ricoprì interamente.
“Presto Empelt schivalo!”
Il pokèmon pinguino, ultima evoluzione di Pochama schivò il
Pikachu giusto all’ultimo momento.
“Pikachu! Tuono!!!”
Il pokèmon si concentrò al massimo cercando di imprigionare
dentro di se la maggior quantità di energia elettrica.
“Presto Empelt!!! Usa l’Idropompa!!!”
“Proprio quello che volevo…” disse Ash con un ghigno.
Il pokèmon pinguino spruzzò un potentissimo getto d’acqua
contro Pikachu che fece lo stesso ghigno del suo allenatore, anche l’allenatore
avversario capì il grande errore che aveva appena commesso, Pikachu rilasciò
tutta l’energia, usando come conduttore proprio il potente getto d’acqua che lo
colpì lasciandogli però il tempo di scansarsi per farsi i meno danni possibili.
Non fu però così fortunato Empelt però che si ritrovò
folgorato dal fortissimo attacco elettrico andando k.o nel giro di 5 secondi
dopo l’attacco.
“Avanti Empelt! Alzati! Non possiamo perdere così! Non
arrenderti!” gridò l’allenatore in preda ad una crisi isterica.
Non vedendo più segni di ripresa l’arbitro con un cenno alzò
la bandierina rossa verso Ash gridando:
“Il vincitore della Lega di Sinnoh e il nuovo Pokèmon Master
è Ash Ketchum di Pallet”
Il ragazzo rimase pietrificato mentre
gli altoparlanti scandivano la sua vittoria, i coriandoli cadevano dal cielo e
le tribune esplodevano in un fragoroso boato di felicità.
“Non ci credo…Pikachu…abbiamo vinto? Sono…sono diventato
Pokèmon Master?”
“Pikachu!”
Il pokèmon andò dal suo allenatore che ancora si guardava in
giro incredulo, poi i suoi occhi si soffermarono sui suoi amici che lo
acclamavano a gran voce dagli spalti e capì che tutto ciò non era un sogno, ma
la realtà.
“SONO IL CAMPIONE!!!” gridò
saltando e prendendo Pikachu in braccio e stringendolo per la felicità.
“Grazie! Grazie amico mio!”
“Pika!”
Al momento delle premiazioni la folla era in delirio, appena
Ash ebbe tra le mani la coppa la alzò verso il cielo raggiante facendo
esplodere nuovamente lo stadio di gioia.
In quei minuti di festa nessuno si accorse però che qualcuno
era rimasto molto contrariato dalla vittoria del neo pokèmon Master Ash
Ketchum, e meditava vendetta.
“Maledetto! Goditi pure il tuo momento di gloria, perché
sarà l’ultimo!”
Uscito dallo stadio ancora con l’adrenalina a mille il
giovane campione si diresse nella stanza dove gli aspiranti campioni sostavano
nell’attesa del loro momento.
Si sedette stancamente sulle panche poste in mezzo alla
stanza e Pikachu gli saltò subito sulle gambe guardandolo felice.
“Ash! Ash, lo sapevo! Sapevo che ce l’avresti
fatta!!!” disse una donna dai capelli castani legati in una coda correndo dal
ragazzo e abbracciandolo fiera.
“Mamma mi soffochi!”
La donna lo lasciò andare asciugandosi le lacrime che le
ornavano gli occhi per la commozione e dando la possibilità anche agli altri di
poter congratularsi con lui.
Una ragazzina di circa 10 anni entrò nella stanza, seguita
da una ragazza con i capelli castani e gli occhi blu e da altri due ragazzi, il
primo aveva una carnagione scura, mentre il secondo portava gli occhiali. A
chiudere il gruppo furono un uomo abbastanza anziano ed un ragazzo che doveva
avere all’incirca la stessa età di Ash che lo guardò spavaldo.
“Sei stato fenomenale! Fantastico direi!” disse la ragazzina
con i capelli blu che rispondeva al nome di Dawn.
“Oh bhe…niente di eccezionale” rispose il ragazzo
grattandosi la testa visibilmente imbarazzato.
“Io avrei fatto di meglio” disse acido Gary guardando Ash
che a sua volta lo guardò torvo, poi si ricordò che era stato proprio lui a
sconfiggerlo nelle semifinali e s’inorgoglì come un pavone.
“Gia! Sarebbe stato ancora più bello se ci fosse stata anche lei qui con noi” le parole di Vera
risuonarono nella stanza come un vento gelido, facendo incupire il neo
campione.
“Gia…ma è una Capopalestra, è
normale che non abbia potuto allontanarsi…purtroppo gli impegni che gravano su
persone come noi sono inespugnabili” disse Brock anch’esso Capopalestra.
Ash annuì: “Si…però mi sarebbe piaciuto che lei fosse qui a
sostenermi come avete fatto voi”
*
Cerulean City: Palestra Hanada
Una ragazza con i capelli rossi stava guardando la
televisione seduta sul divano con le gambe incrociate, abbracciando un tenero
pokèmon azzurro simile ad una palla con le orecchie e il musino da topolino.
Sullo schermo davano le immagini di un torneo di pokèmon
appena concluso, dove il vincitore era stato una persona a lei estremamente
cara, una persona a cui voleva bene con tutta se
stessa: Ash Ketchum.
“Bravo…hai finalmente realizzato il tuo sogno Ash” disse la ragazza
sorridendo dolcemente.
“Misty! Andiamo! Tra poco inizia lo spettacolo!” gridò una
voce femminile.
“Arrivo Violet!” gridò di rimando la ragazza alzandosi e
spegnendo la tv, non prima però di aver dato un’ultima occhiata al viso
sorridente nel campione.
*
Il giorno dopo Ash e gli altri erano andati a festeggiare la
sua vittoria, decidendo di trascorrere tutta la serata al ristorante e poi in
giro per negozi fino a notte inoltrata, in date occasioni annuali infatti i negozi a Sinnoh rimanevano aperti anche tutta
notte, e la finale della lega era una di queste occasioni. Vera aveva deciso di
tornare a Johto, in vista delle gare di coordinamento che si sarebbero tenute
da li a poco e così con tristezza salutò tutti e
ripartì.
Mentre si ingurgitavano di cibo e ridevano come dei pazzi alcune persone iniziarono a scalpitare avanti e
indietro per la cucina, ciò che risultò strano fu proprio il fatto che le
persone che correvano non erano dello staff del ristorante, ma clienti.
“Ma cosa succede?” chiese Max guardandosi in giro.
“Non lo so…” rispose preoccupato Gary.
Dopo aver cenato uscirono diretti in centro, dove si
sarebbero sbizzarriti con souvenir e altro, improvvisamente mentre passavano
davanti ad un negozio che vendeva televisori e altri oggetti elettronici si
accorsero della calca che si stava creando davanti ad esso
e così per curiosità si avvicinarono alla vetrina.
Ciò che videro e sentirono gli spiazzò lasciandoli
interdetti e sconvolti.
Sullo schermo dei vari televisori c’era lo stesso telecronista
del telegiornale che dava la stessa notizia su televisori di diverso formato e
qualità.
“Oggi è successa una
sciagura nella regione di Kanto, a Cerulean City nella palestra di Hanada si
stava svolgendo uno spettacolo acquatico interpretato dalla capopalestra Misty,
nonché più piccola e capace delle quattro sorelle che capeggiano la palestra.
Una sciagura imprevista ha tenuto e sta tenendo ancora tutti con il fiato
sospeso. Mentre lo spettacolo era in fase di chiusura un fortissimo lampo
elettrico ha colpito la piscina che per l’occasione era stata alzata dal
livello normale nel quale solitamente si trova creando un forte corto circuito.
Solo dopo ci si è resi
conto della sciagura. La capopalestra che stava ballando assieme ai suoi
pokèmon d’acqua nella piscina è stata colpita in pieno dalla scarica elettrica
che ha saturato di scintille tutta l’acqua, rendendo
impossibile alla protezione civile di fare qualcosa.
Solo grazie
all’intervento di un ragazzo sconosciuto, probabilmente un amico della
capopalestra, che si è tuffato ignorando il fatto che l’acqua fosse ancora
carica di elettricità è riuscito a portare fuori dall’acqua
la ragazza che ora è ricoverata in pessime condizioni nell’ospedale della
città. Per quanto riguarda i pokèmon l’infermiera Joy li sta tenendo sotto
sedativi da alcune ore e sembrano in netto miglioramento. Per quanto riguarda
le cause non ci sono ancora elementi utili per le indagini.
Per altri
aggiornamenti vi rimandiamo alla prossima edizione del telegiornale di Sinnoh,
grazie ed arrivederci.”
Ash e gli altri erano sconvolti…Misty aveva avuto un
incidente simile…possibile?
“Ma…possibile che ci sia stato un corto circuito? Insomma è
strano che abbia colpito proprio l’acqua della palestra dove si trovava Misty”
disse Delia.
“E’ strano…” disse il professor Oak.
“Cosa è strano nonno?” chiese Gary guardandolo.
“Non lo so…ma c’è qualcosa che non
torna…mi sembra di aver gia visto una simile scena…”
Gli occhi di Ash s’ingrandirono a quelle parole.
“E’ la stessa cosa che è successa nel mio incontro! Tuono
contro Acqua!”
Tutti lo guardarono sorpresi.
“Hai…Ash ha ragione!” disse Max sconvolto.
Ash s’incamminò in tutta fretta verso il centro pokèmon nel
quale alloggiavano.
“Dove stai andando?” chiese Dawn.
“Mi sembra ovvio! A Cerulean City!”
*
“Come sta?” chiese una ragazza dai capelli biondi correndo
dal medico che era appena uscito dalla stanza nella quale si trovava la
sorella.
“Non ha riportato danni permanenti, ma per ora dovrà rimanere
sotto osservazione, le abbiamo somministrato dei sedativi contro il dolore, e
se tutto va bene entro domattina dovrebbe svegliarsi”
La sorella più grande tirò un sospiro di sollievo portandosi
una mano sul petto.
“Posso vederla?” chiese il ragazzo che l’aveva salvata.
Il medico lo guardò dall’alto in basso, poi disse: “Per il
momento è meglio di no, tanto sarebbe inutile dato che sta dormendo, potrai
vederla non appena si sarà svegliata”
Il ragazzo dai capelli castano chiaro annuì in risposta stringendo i pugni e abbassando la testa.
*
Il viaggio in treno fu più lungo del previsto, Ash non aveva
spiaccicato parola, troppo preoccupato per le condizioni dell’amica, e poi
anche il fatto di come si erano svolti i fatti non gli era
chiaro, doveva saperne di più. Ne andava della sicurezza di Misty, anche
se qualcosa gli diceva che tutto ciò era opera di qualcuno che voleva colpire
lui, usando come pedine le persone alle quali teneva.
Di tanto in tanto la radiolina che Max aveva comprato dava
qualche informazione su ciò che era successo, ma la cosa lo rendeva ogni volta più furioso, i giornalisti raccontavano ciò che
era accaduto ingigantendo sempre di più la cosa, senza dare informazioni
veramente utili…e questo gli dava incredibilmente fastidio.
“Non preoccuparti…sto arrivando Misty” ringhiò tra i denti mentre il treno schizzava veloce tra i campi verdi di
Hoenn…
Dopo circa 6 ore di viaggio finalmente aveva superato la
regione di Johto, e il paesaggio iniziava a delinearsi come quello che Ash conosceva
fin troppo bene. Kanto, la sua Kanto, la terra dove era nato e da dove era
partito.
“Quanto manca ancora?” chiese Dawn preoccupata tanto quanto
gli altri. Aveva visto si e no 2 volte Misty e le era
stata fin da subito molto simpatica, non sapeva come, ne perché, ma era una
cosa a pelle, quella ragazza le piaceva.
“Circa 2 ore ormai, tra poco saremo arrivati” disse Brock
controllando distrattamente la cartina.
Pikachu stava iniziando a dare segni di stanchezza e di
acuta preoccupazione, lo si notava dalle gote rosse
che iniziavano ad emettere piccoli lampi elettrici.
Ash se ne accorse e lo strinse a se, in modo da calmarlo e
da offrirgli un comodo giaciglio sul quale dormire.
Infatti poco dopo il pokèmon si
accoccolò tra le sue braccia addormentandosi sereno.
Il treno arrivò a destinazione alle prime luci dell’alba.
Non sapendo cosa fare il gruppo si diresse subito alla palestra dove però incontrarono solo un’assonnata Lily che li
indirizzò all’ospedale cittadino, distante alcuni km da li. Cerulean non era
una grossa città, ma l’ospedale si trovava dalla parte opposta a dove si
trovavano loro.
Appena arrivati, dopo circa una buona mezz’ora di camminata
Delia si fece dare il numero della stanza e il piano dove era ricoverata Misty
dall’accettazione della hall e così salirono tutti in ascensore.
“Allora? Dove l’hanno messa?” chiese Brock.
“Piano 5° stanza 307” disse Delia leggendo il
fogliettino che l’infermiera gentilmente le aveva dato.
Appena arrivati al piano Ash corse nel corridoio che puzzava
terribilmente di medicinali, scorrendo veloce i numeri delle camere e
fermandosi ansimante davanti alla numero 307.
“E’ questa” disse indicando la targhetta con il numerino.
“Non vorrai mica entrare!” disse con disappunto Gary.
“Vedi altre possibilità?” disse Ash sarcastico girando il
pomello della porta ed entrando nella camera.
Era una stanza scarsamente illuminata, le tapparelle bianche
era giù e le tende tirate, ma Ash ignorò la
composizione di tutto il resto camminando lentamente verso il letto dove
riposava Misty.
Senza proferire parole le mise una mano sulla guancia, come
per sentire se emanava ancora calore, trattenendo un respiro di sollievo quando constato che era viva.
Cercò di scrutare sui pochi lembi di pelle che aveva
scoperti se erano rimaste ferite provocate dall’incidente, ma quando vide sul
suo braccio una leggera scottatura per poco non mi mise a gridare di rabbia,
avvicinò piano la mano verso la bruciatura quando la
porta si spalancò di colpo facendo entrare un ragazzo che appena lo vide urlò:
“E tu chi diavolo sei?”
Ash sussultò, ma fu la voce di Gary a destare ancora di più
la sua attenzione quando il ragazzo pallido e ansimante entrò nella stanza.
“Ash! Presto! Si tratta di Vera!”
CONTINUA…
Non chiedetemi niente per favore…mi è venuta l’ispirazione
così…non so come…parlando con la Ashley su msn…infatti questa fic è
dedicata a lei e alla sua interminabile pazienza!!! Grazie! Ora…volete sapere
cosa succederà? E chi è quel ragazzo che ha salvato Micchan???
E che è successo a Vera? Bhe…seguite il prossimo cap!...ah…prometto
di aggiornare al + presto 1 frammento…quando finalmente mi verrà
l’ispirazione…ora appena apro word mi viene da piangere e lo richiudo…va
bhe…ciao ciao…
Ps: non l ho riletta perché non ne
avevo voglia! Se trovaste degli errori per favore
ditemelo che li correggo…ciauz!
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 2
“Cos’è successo?” chiese Ash allarmato sentendo la
preoccupazione tangibile dell’amico.
“Qualcosa di brutto da quello che sono riuscito a capire!” gli
rispose Gary.
Ash si voltò per un istante verso Misty, che dormiva ancora
e fu combattuto fino all’ultimo se restare con lei fino a che non si fosse
svegliata e gli avesse detto che stava bene o correre al videotelefono per
avere notizie di Vera.
“Allora ti muovi?” disse Gary spazientito picchiettando il
piede a terra in segno di ansia.
“Si arrivo…” rispose il ragazzo uscendo dalla porta e
voltandosi un’ultima volta verso la ragazza dai capelli rossi che giaceva sul
letto profondamente addormentata.
“Ehi aspetta! Non hai ancora risposto alla mia domanda!”
disse il ragazzo dai capelli castani guardandolo con i suoi occhi blu che
ricordavano molto quelli di Vera come sfumatura.
Ash si voltò a guardarlo per un attimo prima di rispondere
freddo.
“Sono Ash, il suo ragazzo”
Il ragazzo dai capelli chiari rimase di stucco a sentire
quelle parole, mentre Ash nel frattempo era corso via insieme all’amico. Mai si
sarebbe aspettato che Misty fosse fidanzata, la conosceva ormai da tempo e
credeva di sapere tutto di lei, ogni più minimo particolare, ma forse in
realtà, la verità era che lei aveva molti più segreti di quelli che lui stesso
pensasse.
Il caso volle che proprio io quel momento Misty si
svegliasse e il ragazzo accortosene raggiunse il letto e la guardò preoccupato.
“Misty, come ti senti?” chiese.
La ragazza ci mise un po’ a distinguere il viso dell’amico,
aveva la vista annebbiata e i contorni della stanza erano ancora molto sfocati,
nonostante ormai avesse gli occhi completamente aperti.
“Giorgio? Cosa ci fai qui? Cosa ci faccio qui?”
“Non dirmi che non ricordi nulla? L’incidente alla piscina…”
Solo in quel momento Misty si ricordò tutto ciò che era
successo il giorno prima, il fulmine che aveva colpito la vasca della piscina
dove lei si trovava insieme ai pokèmon…i pokèmon…
“Dove sono i miei pokèmon? Come stanno?” chiese allarmata
cercando di alzarsi.
“Ehi ehi, dove pensi di andare? Sta giù!” disse il ragazzo
prendendo l’amica per le spalle e spingendola giù verso il materasso.
“Come stanno i pokèmon?”
“Stanno bene, sono al centro medico per pokèmon adesso,
l’infermiera Joy si sta prendendo cura di loro. Hai fatto un ottimo lavoro con
loro e non hanno subito gravi danni”
La ragazza tirò un sospiro di sollievo sentendo le parole
dell’amico, poi però lo guardò seria.
“Prima mi è sembrato di sentire alcune voci, è venuto
qualcuno mentre dormivo?”
Giorgio non seppe cosa risponderle, abbassò la testa e dopo
alcuni istanti che per entrambi sembrarono interminabili il ragazzo decise di
rispondere.
“E’ venuto Ash…ma se ne è andato pochi minuti fa…da quello
che ho capito è successo qualcosa ad una sua amica”
Il cuore della ragazza iniziò a battere all’impazzata, Ash
era venuto li, aveva saputo cosa le era accaduto ed era corso da lei. Si rattristò
però pensando che era corso da un’altra ragazza senza neppure aspettare che lei
si fosse svegliata. Tutto ciò la mise di malumore.
“Misty?”
“Cosa?” rispose lei acida.
“Va…tutto bene?” chiese.
Misty scrollò la testa e sfoderò uno dei suoi dolci sorrisi,
ma che lasciavano ugualmente trasparire l’amarezza sul volto.
“Si…”
“Vedrai sono certo che tornerà!”
Misty annuì e guardò il soffitto.
“Si…in fondo…ho aspettato due anni, che vuoi che siano un
po’ di mesi? Finchè saprò che Ash è ancora sotto questo cielo…sotto il mio
stesso cielo io sono tranquilla, perché so che posso rivederlo, lo aspetterò
fino a quando non camminerò più su questo pianeta…fino ad allora…lo
aspetterò…sempre”
Giorgio rimase esterrefatto dalle parole dell’amica, era
dolci, ma allo stesso tempo piene di malinconia e tristezza, Misty si
addormentò quasi subito e il ragazzo decise di uscire per lasciarla riposare in
pace. Uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
“Può esistere davvero un amore simile?”
*
Ash nel frattempo stava correndo verso la hall dell’ospedale
per arrivare al telefono e comporre il numero dell’ospedale di Fiordoropoli.
Sapeva che si trovava li, era certo che dovesse trovarsi li, il primo fiocco
dei Contest era in quella città, quindi anche se i calcoli non erano il suo
forte lei doveva trovarsi li per forza.
Prese la cornetta digitando velocemente il numero di
telefono trascritto sulla rubrica telefonica. Dopo alcuni interminabili minuti
una voce calma e gentile lo informava che era in contatto con l’ospedale di
Johto.
“Pronto? Scusate! Ho appena saputo che una mia amica è stata
portata d’urgenza da voi, come sta?” disse Ash tutto d’un fiato.
“Mi scusi, ma potrebbe ripetere? Chi sta cercando?” chiese
la voce dall’altra parte della cornetta.
“Vera! Una ragazza con i capelli castani e gli occhi
azzurri, è una coordinatrice di pokèmon!”
Ash sentì distintamente che la voce si era allontanata, probabilmente
aveva posato una mano sul ricevitore per parlare con qualche collega della
faccenda, dopo diversi minuti la voce tornò a farsi sentire.
“Stiamo passando la telefonata al reparto che ha in cura la
sua amica, arrivederci”
Dal ricevitore partì una canzoncina che fece innervosire
ancora di più il ragazzo che si sentì quasi preso in giro, nel giro di un paio
di minuti il videotelefono si attivò e sullo schermo comparve il viso di Vera
seduta su una sedia con alle spalle Drew.
“Ciao Ash” rispose dolcemente.
“Vera! Come stai? Che ti è successo?” chiese Ash allarmato
vedendo il braccio dell’amica ingessato e bloccato al petto della ragazza con
una fascia che le arrivava al collo.
“Oh questo? Nulla di grave, solo un incidente di percorso”
rispose lei ingenua come sempre.
Ash guardò l’amica attraverso il monitor, indeciso se
crederle o no, poi il suo sguardo si soffermò su Drew, che come se avesse
capito cosa volesse Ash disse:
“Vera, vai in camera a riposarti, con Ash me la sbrigo io”
“Ma io sto bene!” rispose lei sbuffando.
Il ragazzo dai capelli verdi la guardò serio e lei capì che
era giunto davvero il momento di tornare nella camera che le era stata data per
riposare. Sapeva che avere a che fare con un Drew arrabbiato non le avrebbe
sicuramente giovato.
“Ciao Ash, ci sentiamo presto” disse prima di alzarsi e
andarsene.
Drew aspettò che Vera si fosse allontanata prima di sedersi
dove prima era seduta lei e guardare Ash che stava aspettando spiegazioni.
“Allora?” chiese.
Drew sospirò.
“E’ colpa mia…si è ferita per proteggere me”
Gli occhi di Ash s’ingrandirono dalla sorpresa.
“Racconta”
“Io e Vera stavamo partecipando al Contest di questa città,
stavamo affrontandoci in un’amichevole prima dell’incontro vero e proprio, è successo
tutto allora, è stato un attimo…il soffitto sopra di noi è crollato e alcune
macerie ci hanno colpito, ricordo ancora Vera che si è praticamente buttata su
di me per proteggermi con il suo corpo. Quando tutto è finito Vera era svenuta
e il suo braccio…”
“Il suo braccio cosa?” chiese Ash.
“Era a pezzi, non sembrava neppure più un braccio…i medici
hanno fatto di tutto per salvarglielo, ma non è detto che riprenda a funzionare
come prima”
Il volto di Ash impallidì a quelle parole.
“Vera…Vera non potrà più”
“Non potrà più adoperare quel braccio, alcune macerie l’han
colpita in pieno, ed un masso più grosso degli altri le ha fracassato il
braccio”
Ash a quelle parole non seppe cosa rispondere, per Vera il
coordinamento dei pokèmon era tutto, come avrebbe fatto senza l’uso di un
braccio a continuare il suo percorso? Certo, avrebbe potuto anche continuare,
ma non sarebbe stato comunque lo stesso. Era una bella gatta da pelare.
“Ma non sai com’è successo?” chiese.
Drew alzò le spalle.
“Non ne ho idea, abbiamo sentito solo il boato, come se
qualcosa avesse colpito il soffitto, e quando abbiamo alzato lo sguardo abbiamo
visto il soffitto caderci addosso”
Improvvisamente ad Ash venne in mente il primo incontro di
pokèmon contro Baldo, mentre era sotto il controllo del re di Pokèlantis.
Ricordava perfettamente che il re aveva dato l’ordine a Sceptile di attaccare
il soffitto con il semitraglia, in modo da attaccare il pokèmon di Baldo,
Regirock. Infatti il soffitto era crollato proprio sul pokèmon di Baldo.
Possibile che anche questa fosse una coincidenza? Possibile che due incidenti
alle persone alle quali teneva portassero la firma dei suoi attacchi?
“Scusa, ma ora devo proprio andare, ci sentiamo più tardi
per avere notizie di Vera, ciao Drew”
Il ragazzo dai capelli verdi annuì salutando Ash ed entrambi
spensero i videotelefoni.
“E’ una situazione assurda” disse Ash andando da Gary.
“Allora?”chiese l’amico.
Ash guardò serio Gary, non poteva ancora essere certo del
pensiero che ormai si stava facendo largo nella sua testa, com’era possibile
tutto ciò? Che qualcuno volesse incastrarlo in qualche modo? E se anche fosse,
come faceva a conoscere così bene il suo modo di combattere?
*
Misty dormiva profondamente da alcune ore ormai, l’orario
delle visite era finito ormai da un pezzo, eppure Giorgio continuava a rimanere
accanto a lei, seduto su una vecchia sedia scomoda posta vicino alla finestra.
Non se ne sarebbe andato, sarebbe rimasto li fino a che il personale
infermieristico non lo avesse portato fuori con la forza.
In quella stanza era tutto monotono, bianco e azzurro, una
terribile puzza di medicinali aleggiava li intorno, e se si usciva dalla camera
per andare in corridoio il puzzo aumentava. Solo Misty sembrava non accorgersi
di tutto ciò, il suo sonno tranquillo e regolare regalava al ragazza serenità.
Chissà se Ash sarebbe tornato per sapere come stesse.
*
Lega di Hoenn 2 anni
prima.
Una ragazza dai
capelli rossi correva a perdifiato portando in braccio un pokèmon simile ad un
topolino azzurro.
“Siamo quasi arrivati!
Speriamo che l’incontro non sia gia iniziato!”
Arrivò ad uno stadio
immenso, inondato di luci e di gente che si accalcava sugli spalti per seguire
il prossimo incontro.
“Chissà se è gia
cominciato” chiese la ragazza.
Arrivò alle tribune
giusto in tempo per vedere un ragazzo dai capelli corvini combattere insieme al
suo inseparabile Pikachu un allenatore che combatteva usando un semplice
Meowth.
L’incontro ormai
sembrava alle battute finali, infatti poco dopo il Meowth atterrò il Pikachu
del ragazzo mettendolo k.o. e aggiudicandosi l’incontro.
“Il vincitore
dell’incontro è Tyson!”
Un boato esplose dalle
tribune, solo la ragazza rimaneva in silenzio, mentre osservava accigliata il
ragazzo che con fare sconfitto prendeva in braccio il suo adorato pokèmon
elettrico.
“Sei stato grande, ti
meriti un po’ di riposo”
La ragazza seguì con
lo sguardo il ragazzo che si apprestava ad uscire e lo seguì senza pensarci due
volte. Lo raggiunse appena fuori dallo stadio.
“Ash!”
Il ragazzo dai capelli
corvini si voltò verso di lei sorpreso di sentire quella voce così famigliare.
“Misty? Che ci fai
qui? E la palestra?”
La ragazza dai capelli
rossi sorrise dolcemente avvicinandosi all’amico di sempre.
“Ti pare che potevo
perdermi il tuo incontro?”
Ash abbassò lo
sguardo.
“Si…ma come avrai
visto non è andata come speravo”
“E con questo? Sei
stato comunque incredibile Ash! Sono orgogliosa di te! Hai dato il meglio”
Il ragazzo annuì scoprendo
di essere arrossito lievemente, mentre il restante gruppo di amici di Ash stava
sopraggiungendo.
“Misty! Che bella
sorpresa!” disse Brock vedendo l’amica.
“Ciao ragazzi!”
rispose lei sorridente salutando anche Max e Vera che si trovavano alle spalle
di Brock e che la salutarono con entusiasmo.
Improvvisamente Misty
si sentì una sciocca, perché era corsa fino a Hoenn solo per vedere un incontro
di pokèmon di Ash, dove il ragazzo aveva anche perso? Si sentì terribilmente
fuori luogo e abbassò la testa.
“Che c’è?” chiese Vera
sentendo che qualcosa nell’amica non andava.
“Nulla” rispose Misty
cercando di sorridere “Forse è meglio che me ne torni a casa”
“Di gia? Ma sei appena
arrivata” disse Max ingenuamente come ogni bambino di 8 anni.
“Bhe, la palestra ha
bisogno di me, non posso permettermi il lusso di disertare gli incontri delle
nuove leve”
Improvvisamente Ash la
fermò bloccandola per un polso e facendo meravigliare tutti, compresa la stessa
Misty che non seppe da dove venisse quel gesto.
“Io…ecco…devo…dirti
una cosa…importante”
“Dimmi…” rispose lei
curiosa e allo stesso tempo preoccupata.
Ash continuò a tenere
il polso di Misty abbassandosi con la mano libera la visiera del cappellino per
nascondersi gli occhi, come solitamente faceva quando era triste o
tremendamente imbarazzato per qualcosa.
“Aspettami…” disse con
un filo di voce.
“Come?”
Il ragazzo alzò lo
sguardo guardando serio Misty.
“Aspettami, fino a
quando non sarò diventato un Master! Prometti che mi aspetterai fino ad allora”
Tutti rimasero
sorpresi e allibiti sentendo una frase simile uscire dalla bocca di Ash, un
tipo come lui, dedito anima e corpo ai pokèmon che poteva anche solo pensare di
dire una cosa simile, e poi…era sicuro di ciò che aveva realmente detto? Di ciò
che rappresentavano quelle parole?
“Ash…cosa?” disse
Misty stupita all’inverosimile.
“Allora?” chiese lui
senza distogliere lo sguardo.
Misty non seppe cosa
rispondere, si avvicinò lentamente ad Ash e prima che lui potesse dire qualche
altra cosa gli diede un tenero bacio sulla guancia, prima di allontanarsi
nuovamente da lui.
“Non farmi aspettare
troppo però! Intesi?”
La ragazza gli fece
l’occhiolino e Ash sorrise compiaciuto, Brock come al solito iniziò a versare
un sacco di lacrime, come era nella sua indole ogni volta che c’era di mezzo i
sentimenti, mentre Vera rideva e Max trascinava via il povero Brock che mordeva
per la commozione un fazzolettino bianco.
Misty salutò ridendo
tutti e corse via, diretta alla sua città natale, Cerulean City.
*
Misty si svegliò, trovando vicino a lei Giorgio
profondamente addormentato, guardò il soffitto e le immagini di ciò che l’aveva
portata in quell’orribile posto si fecero largo nella sua mente.
Si era allenata così tanto per quello spettacolo, le sue
sorelle erano entusiaste, e poi era sicura che sarebbe stato trasmesso alla tv,
così che forse Ash potesse vederlo, e stupirsi di quanto fosse diventata brava
come capopalestra di pokèmon d’acqua.
Tutto era pronto, la piscina era stata alzata, i pokèmon si
trovavano nella vasca, e lei era pronta. Si tuffò in acqua non appena le luci
si accesero su di lei e iniziò a danzare insieme ai suoi pokèmon, facendogli
creare dei bellissimi effetti marini con i loro attacchi.
Il pubblico era in delirio, fu allora che se ne accorse,
sugli spalti più alti c’era un ragazzo, il contorni del suo viso non erano ben
delineati, eppure le sembrava di conoscerlo, poi mentre lo spettacolo
continuava la sua attenzione fu catturata dal pokèmon che quella strana figura
portava con se, era un Pikachu…
“Ash?” pensò Misty mentre giocava con Horsea.
Improvvisamente da quel Pikachu uscì un feroce attacco
elettrico che si riverso come una furia sulla vasca dove lei si trovava, cercò
in tutti i modi di difendere i pokèmon da quell’attacco mettendoli in salvo
sulle finte rocce, ma la velocità e la violenza con la quale fu colpita non le
lasciarono scampo, la vasca esplose inondando gli spalti con l’acqua carica di
elettricità.
L’unica cosa che vide prima di svenire fu il ghigno beffardo
dipinto sul volto di quel ragazzo…quel ragazzo così simile al suo Ash…
CONTINUA…
Scusate x il ritardo…ma ho dovuto dare la priorità ad 1
frammento e al suo seguito che pubblicherò appena avrò raggiunto abbastanza
pagine…in questo cap. si scopre cosa è successo a vera e a misty…e bhe…ho
deciso x il momento di fare stare insieme ash e misty…indi la coppia è gia
nata…e mi sono appena resa conto che sono insieme da ben 2 anni accidenti! O.O
nel prossimo forse si incontreranno…e succederà qualcosa di orribile a qualcun
altro! Chissà chi è questo personaggio…possibile che sia davvero Ash?
KATE R:
lo so…mi odi perché non ti voglio rivelare nulla…XD ma spero
che questo cap. ti piaccia davvero! In questa fic non esiste Brendan…Misty è
stata salvata da Giorgio! Che non so perché ho deciso di mettere in questa fic!
Brendan mi rendo conto che ha traumatizzato praticamente tutti quelli che han
letto 1 frammento…ps: continua break o in questa fic succederà una strage
colossale che altro che rating rosso! è_é
LOVE92:
Brendan in realtà non è amico di Misty, fa parte dei
videogiochi di rubino, zaffiro e smeraldo…ed è il personaggio che puoi
impersonificare se sei maschio…se no ti pigli vera…XD
ASHLEY KETCHUM:
hai visto che brava killatrice che sono???mi diverto a
mettere nei guai misty! XDDD (sadica all’inverosimile) spero di aver risposto
alle tue domande…ma adesso ce ne saranno altre uhuhuh X°D
ILA:
grazie infinite x i complimenti! Sono contenta che la fic ti
piaccia…certo…+ si andrà avanti e + sarà crudele come trama…ma sono io che al
momento sono sadicissima…e mi sono pure fatta una trama che è complicatissima
da sgarbugliare! Accidentaccio a me! >.<
CRAZY DARK QUEEN:
ecco qui il nuovo cap! spero che ti piaccia come il
precedente XD
CRIKKE90:
come puoi vedere il tipo deve conoscere davvero bene ash…se
non è lo stesso ash ha fare cose simili XD chissà…uhuhuh sono imprevedibile in
queste cose…mai dire mai con me! XDDD
FEDINA:
ecco qui! Misty sta bene come vedi…è solo un po’ scossa
dagli eventi, e vera…bhe…lei è messa peggio…ma stai sicura che drew non
permetterà che le succeda ancora qualcosa…anche perché mi è dispiaciuto farle
del male! T_T ed il fatto che siamo solo all’inizio incute timore a tutti XD
NANNI92:
ecco! La spiegazione di ciò che è successo a vera è stata
spiattellata senza ritegno da drew! Vedrai ne succederanno delle belle! XDD
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 3
Ash camminava avanti e indietro seguito come un’ombra dal
suo immancabile Pikachu che lo guardava preoccupato mentre
lui misurava con i passi la lunghezza del corridoio.
“Ash vuoi stare fermo e sederti?” disse Gary irritato dal
continuo passargli davanti dell’amico.
“Ma come faccio? Vera ha un braccio fuori uso e Misty…”
In quel momento Giorgio uscì dalla stanza dov’era ricoverata
Misty e guardò arcigno Ash e gli altri.
“Se vi fa piacere potete entrare. Si è svegliata”
A quelle parole Ash si bloccò di colpo e con lui Pikachu che
per poco non gli finì contro una gamba. Senza aspettare che gli altri gli
dessero il permesso si fiondò nella stanza ansimando per la preoccupazione e
trattenne il respiro quando vide Misty seduta
tranquillamente nel letto che guardava fuori dalla finestra.
“Misty…”
La ragazza lo guardò sorpresa di quella visita, Giorgio le
aveva detto che Ash era corso via perché era successo qualcosa ad una sua
amica, e vederlo li davanti a lei l’aveva sorpresa
incredibilmente.
“Ash? Cosa ci fai qui? Non eri andato via?”
“Sono solo andato a fare una telefonata, pensavi che me ne
sarei andato senza sapere come stavi?” disse il ragazzo avvicinandosi
lentamente al letto.
La ragazza aspettò che si fosse avvicinato abbastanza per poterlo sfiorare appena, per convincersi che lui era
effettivamente li e che il suo non era affatto un sogno ad occhi aperti.
“Sei…sei tornato…” disse lei con un sussurro appena
percettibile.
“Certo! Avevi dei dubbi in proposito? Te l’avevo promesso,
appena fossi diventato Master sarei subito tornato da te, ed ora eccomi qui!”
La voce di Ash suonava lenta e tranquilla, erano i suoi
occhi che però tradivano una preoccupazione profonda,
qualcosa che metteva in apprensione anche lei.
“Va…tutto bene?” chiese titubante.
A quella domanda Ash abbassò la testa nascondendosi il viso
sotto alla visiera del berretto.
“Si…”
“Bugiardo”
Ormai conosceva da tempo quel ragazzo, sapeva
quando mentiva e quando al contrario era sincero, e in quel momento era
tutt’altro che sincero. Si spostò appena e gli fece cenno di sedersi sul letto
accanto a lei.
Il ragazzo si stupì di quel gesto, ma si arrese a se stesso
sedendosi stancamente vicino a lei. Appena si fu seduto Misty gli cinse la vita
con un abbraccio, come per essere sicura al cento per cento che quello che
aveva di fronte era davvero il suo Ash, e quel calore, quel profumo
inconfondibile gliene diedero conferma.
“Devo prendere sempre io l’iniziativa…”
“Eh?” chiese Ash.
“Anche quando mi hai detto di aspettarti…sono stata io a
baciarti sulla guancia…”
“Ma io mi sono dichiarato!”
“Ah, quella era una dichiarazione Ash?” disse lei alzando
gli occhi per poterlo guardare meglio e allontanandosi da lui senza smettere di
abbracciarlo.
“Che cosa avrei dovuto fare scusa? Devo ricordarti chi sono
per caso?”
Lei rise a quelle parole tornando ad appoggiare la testa sul
suo petto.
“No, lo so che sei Ash Ketchum, il tonto tra i tonti in
fatto di sentimenti”
“Ehi!”
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, quando ad un certo
punto Ash si mise ad accarezzarle leggermente qualche ciocca di capelli,
giocherellandoci dolcemente.
“Ash?” disse lei ad un certo punto.
“Mh?”
“Cos’è successo?”
Ash rimase interdetto di fronte a quella domanda, ma decise
ugualmente di risponderle, in fondo lei era Misty, ed era davvero da stupidi
nasconderle la verità, quando sapeva benissimo di stare mentendo.
“Vera…ha avuto un incidente…”
Misty si allontanò da lui sciogliendo l’abbraccio e
guardandolo preoccupato.
“Cosa le è successo? Sta bene?”
“Non proprio…ha perso l’uso di un braccio…”
Ci mise alcuni minuti per raccontare a Misty della
telefonata tra lui e Drew, di come Vera aveva difeso Drew dalle macerie che gli
stavano crollando inesorabilmente addosso, tralasciando le cruente modalità per
i quali Vera aveva perso il braccio.
“Ma è terribile!” disse lei al termine della storia.
“E tu?”
“Io cosa?” chiese Misty.
“Come stai? Insomma, anche il tuo braccio è ferito” disse
Ash guardando le bende che le fasciavano il braccio.
“E’ solo una leggera ustione” mentì lei “Ora sto bene”
“Hai visto chi è stato?” chiese lui facendola sussultare a
quella domanda.
Come faceva a dire ad Ash che la persona che aveva visto
ordinare al pokèmon di attaccare la vasca era simile a lui, se non addirittura
identico? Come faceva a dirgli che il pokèmon dal quale era partito
quell’attacco elettrico era un Pikachu? Aveva paura…la sua mente iniziava a
temere qualcosa alla quale non voleva credere. Era impossibile…impossibile che
quella persona, la stessa che l’aveva attaccata e ferita era la stessa che ora
era vicino a lei e la stava guardando, in attesa di
una risposta.
“Io…non ne ho avuto il tempo” disse distogliendo lo sguardo
da quello di Ash.
Il ragazzo sospirò.
“Questo è un bel guaio. Dobbiamo assolutamente capire chi è
stato, prima che succeda qualcos’altro”
Ash rimase ancora un po’ nella stanza lottando contro se
stesso e contro la voglia che aveva di rimanere con lei, ma si rese conto che
era giusto che anche gli altri l’andassero a trovare e così si alzò da letto.
“Io vado, penso che qua fuori ci siano altre persone che
desiderano sapere come stai”
Lei annuì tristemente, e lui forse accortosene le diede un
bacio sulla fronte facendola arrossire vistosamente.
“Ash ma che…?”
“Vedi? Non sei solo tu a prendere l’iniziativa!” disse
facendole l’occhiolino ed uscendo.
“Stupido” disse Misty sorridendo e appoggiando la mano dove
Ash l’aveva baciata.
*
Quando Ash uscì decise di andare a fare un giro per
prendersi una boccata di aria pura, la puzza di medicinali iniziavano a dargli
di stomaco. Così mentre lui si avviava verso l’uscita seguito
da Pikachu che nel frattempo era rimasto fuori mentre il suo padroncino era
nella stanza con Misty, Brock entrò a trovare Misty, mentre Dawn e Max
aspettavano pazientemente sulle sedie poste nel corridoio.
La madre di Ash e il prof. Oak invece erano andati via.
Anche Gary come Ash aveva deciso di fare un giro per
svagarsi un po’.
Successe tutto dopo circa un’ora, l’allegra conversazione
tra Brock e Misty fu interrotta dal suono di un’ambulanza, che in un ospedale è
normale, ma non in quel momento, visto il via vai di personale infermieristico
che correva da una parte all’latra del corridoio
urlandosi a vicenda di fare il più presto possibile.
Brock aprì la porta per dare un’occhiata e coincidenza volle
che in quel preciso momento un lettino con sopra un ferito gli passasse
davanti. Il ragazzo dovette appoggiarsi all’anta della porta per non cadere a terra lungo disteso, mentre Dawn e Max guardavano il
lettino che veniva portato via con crescente paura.
Su quel lettino, in condizioni disastrose c’era Gary…
“Misty, torno subito, vado a vedere che diavolo è successo!”
disse il ragazzo correndo via.
La ragazza rimase interdetta, dalla sua angolazione non
aveva potuto vedere l’amico disteso in fin di vita su quel lettino, ma
l’espressione preoccupata di Brock e quelle spaventate di Dawn e Max che erano
entrati nella sua stanza le fecero capire che era successo qualcosa di
orribile.
E Ash non era presente.
*
Brock tornò poco dopo con il viso che per quanto poteva
essere scuro, in quel momento pareva cadaverico. Sembrava invecchiato improvvisamente mentre prendeva la sedia posta vicino alla
finestra e si sedeva mettendosi le mani nei capelli e raggomitolandosi su se
stesso come un armadillo.
“Brock? Cos’è successo?” chiese Misty.
Lui alzò la testa guardandosi in giro.
“Dov’è Ash?” chiese.
“Non lo so, è da un po’ che non lo vedo, cos’è successo?”
chiese ancora la ragazza.
“Nulla” disse uscendo di gran fretta dalla stanza.
Nel frattempo Ash stava rientrando in ospedale, quando incontrò
Brock sconvolto che lo guardò preoccupato asciugandosi il sudore con la manica
della maglietta.
“Brock che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”
“Zitto e seguimi!” gli rispose il ragazzo prendendolo per un
braccio e trascinandolo da Gary.
Arrivarono in una grande stanza bianca, con dei teli a
ricoprire l’interno e un grande vetro che li divideva dalla persona sdraiata
nel letto con un respiratore attaccato.
“Ma quello è Gary! Che diavolo è successo?”
“E’ stato attaccato…proprio come Vera e Misty prima di lui…”
Il ragazzo dai capelli corvini lo guardò sconvolto.
“Cosa?”
“E’ stato colpito duramente”
“Si ma che cosa gli è successo?”
chiese quasi paonazzo Ash.
Brock lo guardò serio.
“Dei testimoni oculari hanno detto di aver visto un Charizard
attaccarlo improvvisamente. Lo ha letteralmente spiazzato e non è riuscito a
chiamare i suoi pokèmon in tempo”
“Un Charizard?” disse Ash stupito.
“E non è tutto. Alcune persone hanno affermato con certezza
di aver visto un ragazzo con un Pikachu ordinare a quel Charizard di attaccare
Gary. Ora mi chiedo una cosa Ash. Tu dov’eri?”
Ash guardò l’amico a bocca aperta.
“Non penserai mica che io…”
“Non ti sto dando la colpa Ash, è solo che anche Misty ha
affermato che quando è stata attaccata alla palestra durante lo spettacolo ha
giurato di averti visto sugli spalti ordinare a Pikachu di usare un attacco
elettrico verso la vasca”
“Ma non è possibile! Sai benissimo che io ero con voi quando è successo Brock!”
“Lo so Ash, eppure la cosa è strana non trovi?”
Ash strinse i pugni tremando di rabbia, lo sapeva, bastava
capire lo sguardo di Brock per averne conferma. Lui non gli credeva.
“Gary ha ricevuto un attacco alla spina dorsale…i medici non
sono sicuri che potrà tornare a camminare, Ash, se sai qualcosa dimmelo,
prometto di aiutarti”
“NON SONO STATO IO! STANNO CERCANDO D’INCASTRARMI BROCK!”
“Non ho detto che sei stato tu, però non mi venire a dire
che sono tutte solo coincidenze. Perché chiunque sia il responsabile conosce
perfettamente il tuo modo di combattere, e soprattutto ha i tuoi stessi pokèmon
e ti somiglia incredibilmente Ash”
“COSA DIAVOLO VUOI CHE NE SAPPIA! TI SEMBRO IL TIPO DA POTER
FARE DEL MALE AI MIEI AMICI?” gridò Ash esasperato.
“Io a questo punto…non lo so più Ash…”
Ash guardò l’amico stralunato, indietreggiando sempre di
più, fino a voltarsi e a correre via più veloce che poteva. Era assurdo,
completamente, totalmente assurdo. Come poteva Brock anche solo pensare di aver
attaccato lui i suoi amici?
Entrò nella stanza di Misty che sussultò vedendolo entrare
come una furia.
“Ash!”
Il ragazzo non disse nulla, andò dalla ragazza a testa bassa
e la prese abbracciandola forte.
“Cosa?” disse lei stupefatta.
“Non sono stato io…devi credermi Misty…almeno tu…credimi…”
Fu allora che lo sentì. Ash Ketchum, la persona più
orgogliosa e sicura di se, stava piangendo. La ragazza poteva sentire la sua
paura e la sua frustrazione di non essere creduto tramite il tremore e i
singhiozzi che lo scuotevano di tanto in tanto.
Lo abbracciò cullandolo dolcemente.
“Ne sono certa…lo so che non sei stato tu…”
CONTINUA…
Ma quanto sono cattiva!!! UUUUU
*sadismo alle stelle e +* questa fic mi piace troppo scriverla…mi riempie di
orgoglio vedere i personaggi crogiolarsi così (ma sei crudele! Nd: Tutti) (si lo so…e ne sono felice! U_U Nd: Io) comunque…la storia
s’infittisce sempre di +…chissà cosa succederà nei prossimi cap. e se è vero
che gary non potrà realmente camminare…nel prossimo cap.
quando si sveglierà e se si sveglierà sarà lo stesso gary ha raccontare
come si sono svolti realmente i fatti…sarà stato davvero ash?
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito e che stanno
leggendo la fic…vi ringrazio di cuore e spero che continuerà a piacervi anche
in futuro xDD
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 4
Misty tenne stretto Ash fra le sue braccia finchè il ragazzo
non si fu calmato, dopodichè lo allontanò leggermente e lo guardò.
“Come stai?”
Ash annuì senza guardarla negli occhi.
“Gary…Gary è stato ferito…e ciò che mi fa rabbia è che chi
l’ha colpito ha usato un Charizard…”
Misty a quelle parole sussultò.
“Mi stai dicendo che…”
“Gary è stato attaccato con lo stesso pokèmon con il quale
l’ho battuto 3 anni fa”
*
I giorni passarono e Gary era ancora ricoverato in pessime
condizioni, non aveva ancora ripreso i sensi e le funzioni vitali erano sempre
critiche. I medici non volevano parlare, solo Brock riusciva a strappargli di
tanto in tanto qualche informazione.
La situazione clinica di Misty era stabile e da qualche
giorno poteva tranquillamente alzarsi e andare in giro per l’ospedale, anche se
sempre sotto la supervisione di Ash o Dawn.
Drew aveva telefonato dicendo che Vera stava bene, anche se
il braccio non dava segni di vita, ma comunque la giovane coordinatrice
continuava a ripetere di stare bene e che un braccio in quelle condizioni non
avrebbe mai e poi mai intaccato il suo sogno.
Ash non aveva più rivolto la parola a Brock da quel giorno.
Non ci riusciva, ogni volta che lo vedeva gli tornavano in mente le sue parole
crudeli, e la rabbia tornava a farsi strada.
Quel giorno decisero di andare tutti a fare visita a Gary,
non sapevano se si sarebbe risvegliato presto, ma non potevano abbandonare così
un loro amico. Entrarono nella stanza completamente bianca e sterilizzata e lo
guardarono dal vetro che li divideva da lui. Il respiratore sulla bocca di Gary
si appannava di tanto in tanto, segno che il ragazzo era ancora vivo.
Continuarono a vegliarlo per giorni e giorni, dandosi il
cambio e cercando di capire se le sue condizioni fossero migliorate o no.
Finalmente dopo una decina di giorni i medici dissero che il
ragazzo era fuori pericolo facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo, Misty
si offrì di andare a vedere la situazione mentre gli altri riposavano, era
preoccupata per Ash e si vedeva, non era più lui da quel giorno, il sorriso che
lo contraddistingueva dagli altri era sfumato, diventando un semplice, tirato
abbozzo di qualcosa di meraviglioso.
La ragazza entrò piano nella stanza di Gary che era stato
trasferito in una stanza adiacente e quella di Ash e si sedette su una sedia
bianca, tirandola verso il letto dell’amico. Si mise a guardarlo per un po’
come se si aspettasse che si svegliasse da un momento all’altro, cosa quasi
impossibile avevano continuato a ripetere i medici.
Dopo due ore decise di alzarsi avviandosi verso la porta, ma
un rumore la obbligò a voltarsi di colpo. Gary era li, con gli occhi aperti,
spaventato quasi. Che si guardava in giro.
“Gary!” urlò quasi la ragazza correndo vicino al letto.
“Misty? Che ci fai…che ci faccio qui?”
“Sei stato attaccato anche tu…non muoverti, vado a chiamare
gli altri”
Misty tornò pochi minuti dopo insieme ai medici e ai suoi
amici, e dopo una veloce visita per controllare il suo stato di salute,
finalmente Gary potè parlare con i suoi compagni.
“Ti senti bene?” chiese Dawn guardandolo di sottecchi.
“Bhe, un po’ dolorante…ma devo ammettere che con quello che
mi è successo sono stato fortunato!”
“Puoi spiegarci cosa ti è successo?” chiese Brock che dal
giorno dell’incidente non aveva fatto altro che attendere il momento il cui
Gary si fosse svegliato per avere chiarimenti.
“Un ragazzo…un ragazzo con un Pikachu mi ha attaccato, ha
fatto uscire dalla sfera pokè un enorme Charizard che mi ha attaccato…ricordo
solo il dolore che la frustata con la coda rovente mi ha provocato alla
schiena”
“Sei riuscito a riconoscere il ragazzo?” chiese Misty
avvicinandosi al ragazzo talmente tanto che Gary arrossì lievemente.
“N…no” rispose.
Misty sospirò sconsolata. Ash non era riuscito ad andare a
trovarlo, si sentiva ancora troppo amareggiato per andare dall’amico, e nessuno
meglio di Misty poteva capire il suo stato d’animo. Il tradimento era una cosa
dolorosissima, solo pensare che un amico possa crederti colpevole di qualcosa è
assurdo.
*
Ash camminava per la strada calciando di tanto in tanto qualche
sassolino che trovava sulla sua traiettoria, teneva le mani in tasca e Pikachu
forse per rispetto gli camminava di fronte, rompendo a volte il silenzio con
qualche piccolo “Cha” sospirato.
“Non riesco a capire Pikachu, prima Misty, poi Vera e adesso
Gary…che diavolo sta succedendo? E’ come se qualcuno stesse cercando di
mettermi contro i miei amici…”
Il piccolo topo elettrico lo guardava in attesa, come se si
aspettasse che da un momento all’altro il suo allenatore potesse trovare la
soluzione a questa brutta storia.
“Sono stati tutti attaccati da strategie usate dame in
combattimento, quindi chiunque sia stato deve conoscermi molto bene e avermi
seguito sin dal principio…e se…”
Ash si fermò di colpo fulminato da un’idea folle.
“Pikachu, torniamo indietro presto!”
I due si misero a correre diretti in ospedale, un’idea
strana e contorta stava balenando in testa ad Ash, qualcosa di assurdo, ma
doveva provarci, doveva mettere e mettersi alla prova.
*
Nel frattempo il resto del gruppo era ancora in camera con
Gary, che stava cercando di capire cos’era successo in quei giorni.
“Che cosa? Hai litigato con Ash?” disse dopo la rivelazione
di Brock.
“Si…ecco, ho per un attimo dubitato di lui e della sua lealtà,
so che è assurdo, ma per un momento ho creduto davvero che potesse essere stato
lui ad attaccarti…ora però mi sento in colpa…”
“Ash non è tipo da fare del male agli altri…non è capace
neppure di litigare con qualcuno, l’unica volta che stava per fare a botte con
qualcuno è stato con Tooi…” disse Max.
“O con me…” disse ridendo Misty.
In quel momento Ash entrò nella stanza facendo restare tutti
di sasso.
“Ash…” disse Dawn sorpresa tanto quanto gli altri.
“Forse è meglio se vi lasciamo da soli” disse Misty
alzandosi dalla sedia posta vicino al letto di Gary.
“Asp…tornerai…” disse il ragazzo fermandola prendendola per
un polso.
“Eh?” chiese Misty guardando sorpresa Gary che la stava
guardando serio.
Senza rendersene conto arrossì a quel contatto, e con un
gesto si liberò dalla presa di Gary annuendo e uscendo dalla stanza a testa
bassa, era quasi sulla porta quando Ash la fermò prendendola per un braccio.
“Misty…tutto bene?” chiese.
“S…si…certo” disse la ragazza sorridendo.
La ragazza uscì seguita dagli altri, Dawn la guardava
preoccupata, non capendo la sua strana reazione.
Intanto nella stanza Ash stava guardando Gary che stava
guardando le coperte bianche.
“Come stai?” chiese il ragazzo dai capelli corvini
avvicinandosi.
“Adesso meglio…”
Ash si sedette sul posto lasciato libero da Misty, la
reazione che entrambi avevano avuto era strana, fin troppo strana.
“Che cosa succede Ash?” chiese.
“Dimmelo tu…”
Gary sussultò, lo sguardo dell’amico non lasciava trasparire
nessuna emozione, era diverso, come se il ragazzo di fronte a lui non fosse
Ash.
“A…a che ti riferisci?”
“Avanti, dillo che anche tu mi credi colpevole del tuo
incidente”
Gary aprì e chiuse la bocca sorpreso.
“Io…io non ti reputo colpevole, so benissimo che non sei
stato tu ad attaccarmi!” disse Gary stringendo le coperte.
“Balle…sei come Brock” disse Ash alzandosi e dirigendosi
verso l’uscita.
“Ash!”
“Spero che tu possa tornare quello di un tempo Gary” disse
Ash chiudendosi la porta alle spalle e lasciando solo Gary.
Ash uscì dalla stanza ritrovandosi di fronte una Misty
alquanto preoccupata.
“Ash…”
Il ragazzo la guardò freddamente, non riusciva a
riconoscersi, ovunque volgeva lo sguardo sentiva gli occhi puntati su di lui,
degli sguardi inquisitori che lo reputavano colpevole di cose che non aveva
neppure pensato.
“Va tutto bene” rispose.
“Non è vero!” disse lei prendendo un braccio di Ash che se
ne stava andando.
“LASCIAMI!” gridò Ash strappando con foga il braccio dalla
presa della ragazza.
“Cosa…” disse lei sorpresa dalla reazione del ragazzo.
“Ho sbagliato…abbiamo commesso un errore Misty”
“Di che stai parlando Ash? Che errore?” chiese.
Ash la guardò seriamente negli occhi.
“Non saremmo mai dovuti arrivare a questo, dimentichiamo
tutto” disse Ash.
“Ma di che parli?” chiese, poi d’un tratto capì “Non starai
mica…”
“Lasciamoci”
Un forte rumore di vetri che s’infrangevano, in realtà era
il cuore di Misty che si era distrutto, frantumandosi in piccolissimi
pezzettini.
“C…cosa…” disse quasi senza voce.
“E’ stato un errore Misty, mi sono accorto troppo tardi che
quello che provavo per te non era amore”
“E ti ci sono voluti due anni per capirlo Ash?” chiese lei
trattenendo a stento le lacrime.
“Mi dispiace” disse Ash abbassando la testa.
“Eh?”
“Io…non ti amo”
Ash si allontanò da lei andandosene, facendo restare Misty
da sola con il suo dolore, un dolore lancinante che la stava trascinando sempre
più a fondo.
Le lacrime iniziarono a scendere sulle guance e il suo esile
corpo fu scosso da sussulti e singhiozzi sempre più forti.
“Ash!” gridò cercando di fermarlo con il solo grido di
dolore della sua voce, ma Ash non si voltò.
“…Ash…” disse Misty con la vista che le si stava offuscando
a causa della lacrime.
Improvvisamente le gambe le cedettero e fu solo grazie al
tempestivo intervento di Max che la ragazza non cadde a terra.
“Misty…avanti riprenditi!” disse il ragazzino che aveva
osservato la scena da lontano.
Misty non rispose, così Max fu costretto a portare la
ragazza nella sua camera e a metterla a letto. Misty si mise sotto le coperte
rimanendo immobile per alcune ore.
“Ma cos’è successo a Misty?” chiese Brock preoccupato
vedendo che la solita vitalità dell’amica era sfumata improvvisamente.
“Ecco…Ash…le ha detto chiaramente: io non ti amo” disse Max
facendo rimanere tutti di sasso.
“Stai scherzando? Ma se è stato proprio lui a
dichiararsi…bhe, se quella poteva chiamarsi una dichiarazione” disse Brock.
“Non so che dirti, Ash le ha detto di aver commesso un
errore quel giorno…e Misty è distrutta”
Brock sospirò. “Vado a trovarla” disse.
Entrò nella stanza della ragazza senza bussare, sapendo gia
che se lo avesse fatto lei gli avrebbe risposto per le rime cacciandolo via.
“Misty…sono Brock”
“Che diavolo vuoi?”
Appunto.
“Ho saputo di te e Ash”
“Non sono affari che ti riguardano! Vattene!”
Brock la ignorò sedendosi sul letto accanto a lei.
“Avanti Misty, per quanto ancora vuoi comportarti così? Vuoi
restarci ostile ancora per molto?”
A quelle parole Misty scoppiò a piangere, rimanendo coperta
dalle lenzuola, in modo tale che Brock e nessun altro potesse vedere il suo
dolore, ma solo sentirlo.
“Vedrai che si sistemerà tutto…ci sarà sicuramente una spiegazione”
Misty non rispose e Brock aspettò finchè non si fu calmata.
Quando sentì che il respiro della ragazza si era fatto pesante e regolare capì
che per il momento la crisi era sotto controllo, così si alzò uscendo dalla
stanza.
“Come sta?” chiese preoccupata Dawn.
“Dov’è Ash?” chiese il ragazzo.
“Penso che sia nella hall dell’ospedale” disse Max guardando
l’amico cercando di capire cosa avesse in mente.
Brock si diresse verso la hall trovando Ash seduto su uno
dei vari divani posti li intorno e gli si avvicinò.
“Ash”
“Che vuoi?” chiese il ragazzo senza degnarlo di uno sguardo.
“Mi dispiace…per aver dubitato di te Ash…ma non prendertela
con Misty…”
Ash alzò lo sguardo guardando Brock.
“Non me la sto prendendo con Misty…”
“E allora perché l’hai trattata così?” chiese Brock serio.
Lo sguardo di Ash si fece freddo e indifferente.
“Perché mi andava”
Solo in quel momento Brock capì, Ash era diverso. Non era
più lui.
CONTINUA…
Oddio da quanto che non scrivevo sta fic!°° quanto è
passato???ok…odio ashy in questo cap…e vedrete cosa succederà con misty…mi
odierete davvero (ormai ci sono abituata)…ma c’è 1 perché a tutto ciò…e non è
la my pazzia nel vederli soffrire…bhe forse in parte xD nel prossimo cap
succederà qualcosa di molto brutto a qualcuno…bhe la fic è così xD..ok passiamo
ai ringraziamenti…ma in quanti avete recensito??? O.O
BULMA93:
eh lo so…porino ash…infatti l’ha presa molto male ù.ù bhe…a
me dispiace da morire x vera…ç.ç
ILA:
uuuu curiosa! Curiosa! Dimmi chi pensi che sia il colpevole
xDD dai! xDD bhe vedrai cosa succederà…anche tu avrai dei seri dubbi sulla sua
innocenza (quanto sono cattiva!)
LOVE92:
si sono perfida, sadica e crudele con quei 2…MUAHAHAHAH mi
diverto xDD bhe ma sono anche dolce…vedrai nella prox fic che sto scrivendo ma
che non pubblicherò ancora…forse…perché è nata da 1 sogno…bhe poi spiegherò
meglio.
CRAZY DARK QUEEN:
tranqui…non ci saranno molti morti…solo un paio…xDD
(ohohohoh) ma non ti dirò mai chi sono xDD prepara i fazzoletti perché penso
che nel prox cap. o al max tra 2 ci sarà il 1° morto…e li si che mi vorrete
morta!
ASHLEY:
una maledizione???ashy???il tonto???MUAHAHAHAH no hai
sbagliato ù.ù spiacente riprova sarai + fortunata (sono odiosa lo so xD) bhe…mi
odi x qst cap. vero *-* (adora essere odiata)
KATE:
MUAHAHAHA non ti dirò mai se è ashy o no il cattivo…lo
scoprirai a tempo debito…la crikke però lo sa…xDD ohohoh (mi ha ricattata) so
che mi odierai per quello che ho fatto ad ash e misty…ma serviva smontare la
coppia…in fondo vi ho gia fatto il regalino di metterli insieme da subito xD e
non posso far tutto rose e fiori…xDD
FEDINA:
lo so fedi…tu adori ash e misty…e io adoro fargli fare cose
simili xDD grazie infinite x i complimenti.
SHUN:
oh non preoccuparti tatina! Recensisci quando puoi! Mica
sono li con il fucile puntato! (solo con alcune)…eheh vedrai che succederà.
CRIKKE90:
lo sai adesso che sono + autolesionista di voi???ù.ù bhe…è
colpa vostra…mi avete ridotto voi così…prima erano tutte rose e fiori…bhe non
proprio visto che nella my 1° fic misty è morta…va bhe particolari…xD bhe cmq
tu sai gia chi è…indi x cui…sta zitta xD
BUTTERFLY89:
dai dimmi chi pensi che possa essere??? *-* (adora vedere i
lettori crogiolarsi nel dubbio xD) bhe…è qualcuno di cui nessuno si aspetta…e
forse la maggior parte di voi non lo saprà! xD
VIVITHEBLACKWIZARD:
devo dire che tutti state pensando al re di pokèlantis xDD
bravi bravi…continuate così ohohoh…bhe…le prossime vittime…non te lo dico chi
sono! Se no che gusto c’è???però verranno colpite tramite un collegamento…e ash
dovrà capire quel collegamento in fretta prima che la situazione si aggravi
ulteriormente!
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 5
Erano passati alcuni giorni da quando
Ash aveva lasciato in malo modo Misty, e la ragazza continuava ad avere un
atteggiamento ostile verso i compagni, colpevoli a suo avviso di aver tradito
la fiducia dell’amico, il quale aveva riversato tutta la sua frustrazione su di
lei, ferendola.
Era stata finalmente dimessa, ritornando alla sua palestra,
anche se praticamente tutti i giorni andava a trovare Gary, ancora immobile nel
letto.
“Ciao Gary, come stai oggi?” disse la ragazza entrando nella
stanza d’ospedale dove si trovava l’amico.
“Meglio, anche se non riesco a sentire le gambe…”
“Vedrai che guarirai, appena sarai pronto faremo
riabilitazione insieme!”
Il ragazzo dai capelli castani la guardò sorpreso.
“Insieme?”
“Bhe, non so se te ne sei accorto, ma ho un braccio mezzo
ustionato a causa dell’incidente in piscina, la ferita è scomparsa quasi del
tutto, ma devo ristabilire la forza al braccio…penso che anche Vera dovrà
farlo…se recupererà l’uso del braccio”
Lo sguardo di Misty si rattristò ripensando ai vari
incidenti successi così improvvisamente e in modo tanto ravvicinato.
“Lui…come sta?” chiese Misty continuando a tenere la testa
bassa.
“Non lo so…non l’ho più visto da quel giorno” rispose Gary
capendoimmediatamente
di chi si stava parlando.
“Capisco…”
Misty si alzò dalla sedia che era stata messa vicino al
letto di Gary salutando l’amico e promettendogli come ogni giorno che sarebbe
tornata il giorno dopo.
“Misty…”
La ragazza si voltò mentre con la
mano stava aprendo la porta e guardò Gary.
“Vedrai, si sistemerà tutto, capirà il suo errore…e tornerà
da te”
Misty si sforzò di fare un sorriso, anche se ciò le costò
parecchia fatica, soprattutto emotivamente.
“ Se è davvero un errore…”
*
Ash dopo quella feroce litigata sia con Misty che con Brock
non si era più fatto vedere, o meglio, era nel centro medico per pokèmon della
città di Cerulean, ma nonostante a volte Dawn e Max lo andassero a trovare
dicendogli di metterci una pietra sopra e di andare a parlare con gli altri,
lui continuava achiudersi
a riccio, diventando pian piano indifferente alle suppliche dei due ragazzini.
“Almeno vai a vedere come sta Gary! E’ un tuo amico!” disse
Dawn.
“E vai a chiedere scusa a Misty! Non ti rendi conto di ciò
che le hai fatto?” disse Max con una punta di rabbia.
“Non sono affari vostri, e ora vi conviene andare, poteri
anche farvi del male, chi lo sa”
L’ironia crudele che correva veloce sulle labbra di Ash non
dava scampo, era troppo arrabbiato e ferito per anche solo pensare di tornare
dagli altri.
“Perché ti comporti così?” chiese Dawn senza ricevere
risposta.
Nel frattempo Brock stava controllando i vari giornali, in
cerca di qualche informazione utile al risolvimento del caso, o almeno una
qualche traccia per poter scagionare Ash.
Continuava a guardare frettolosamente i vari articoli che
aveva tagliato e messo insieme sul tavolo della hall del centro medico, ma
nessuno di quei pezzi sembrava poter dire di più di ciò che era scritto.
Misty, Vera e Gary…tre amici di Ash, tre suoi amici erano
stati colpiti da un folle, qualcuno che voleva incolpare presumibilmente Ash
degli avvenimenti, colpendo man mano i suoi amici, dal più importante forse, al
meno importante. Ciò che si sapeva era che quando erano accaduti quegli
incidenti le vittime erano da sole, o comunque lontano dal gruppo e che Ash in
quegli istanti scompariva nel nulla, risultando introvabile fino a che il
“delitto” veniva compiuto.
Brock scorreva velocemente l’articolo cercando più
informazioni possibili al riguardo.
“Nessuna pista e nessun possibile indagato” recitò il
ragazzo leggendo il paragrafo.
“Ricapitoliamo: Misty è stata attaccata con una scossa
elettrica nella vasca della piscina, Vera è stata colpita dalle macerie causate
da un pokèmon e Gary è stato attaccato da un Charizard…allora…vediamo…”
Brock prese un pezzo di carta e iniziò a scarabocchiare
sopra varie cose, dopodichè lesse ad alta voce ciò che aveva appena scritto.
“Misty è stata attaccata nello stesso modo in cui Ash ha
vinto l’ultimo incontro di Sinnoh, elettricità contro acqua. Vera è stata
ferita come nell’incontro tra Ash e Baldo alla Piramide Lotta…un attacco al
soffitto per provocare macerie contro l’avversario. E infine Gary, colpito dal
Charizard…come era stato battuto da Ash nella Lega di
Johto…è strano…”
“Che cosa Brock?” chiese Misty entrando nella hall e
avvicinandosi all’amico.
“Sto facendo un sunto di ciò che è successo…e qualcosa non
quadra…è vero, qualcuno può aver usato le stesse mosse di Ash, bastava solo che
lo seguisse, ma come ha fatto nella Piramide Lotta?”
“In che senso?” chiese Misty.
“Ricordo perfettamente che in quell’incontro eravamo
presenti solo Ash, io, Vera, Max, Baldo e l’arbitro…ah...e Scott e allora com’è possibile
che qualcuno di esterno abbia potuto guardare quell’incontro chiuso a tutti?”
Lo sguardo di Misty però stata leggendo ciò che l’amico
aveva scritto di Gary.
“Un Charizard…ma certo!”
“Misty dove stai andando?” disse Brock vedendo l’amica
correre via.
“Forse so come scagionare Ash!”
La ragazza corse al telefono del centro medico, sfogliando
frebbilmente l’elenco telefonico in cerca di un numero di telefono preciso.
“Trovato!” disse puntando il dito sul libro e componendo poi
il numero di telefono.
Aspettò pochi minuti, dopodichè una voce femminile la
raggiunse.
“Pronto?” disse la voce all’altro capo del telefono.
“Liza! Sono Misty!”
“Ciao Misty! Che bella sorpresa! Ho visto in televisione
cos’è successo allo spettacolo! Come stai?”
“Sto bene grazie, ma non ti ho chiamata per questo, volevo
sapere se in questi giorni hai notato comportamenti strani in Charizard, o se
per caso alcuni giorni fa si è allontanato dalla Valle dei Draghi” chiese
Misty.
La voce di Liza ci mise un po’ prima di sopraggiungere alle
orecchie di Misty, la quale sentendo le sue parole trattenne il
respiro angosciata.
“Bhe…in effetti…inquesto periodo è strano, è più
aggressivo del solito…ma non penso che si sia allontanato…almeno…se si fosse
allontanato la mia Charizard mi avrebbe avvertita”
“Quindi…”
“Quindi penso che tu possa stare tranquilla…ho capito dove
vuoi arrivare, ho sentito di quel Gary Oak che è stato attaccato da un
Charizard, staitranquilla,
le possibilità che sia stato il Charizard di Ash sono praticamente nulle”
Misty riprese a respirare, un senso di sollievo la invase sentendo le parole della ragazza, la ringraziò di
cuore prima di riattare e sfrecciare da Brock ancora intento a sfogliare
giornali.
“Dove si trova Ash?” chiese.
Il ragazzo la guardò sorpreso.
“Penso che sia in camera, ma cosa vuoi fare?” chiese Brock
confuso.
La ragazza sorrise correndo verso le scale e salendole di
corsa, fino ad arrivare alla stanza dove si trovava Ash, bussò
ma senza ricevere risposta, così aprì lentamente la porta entrando nella
stanza buia, dove l’unica luce era quella che filtrava dalla finestra.
“Ash?”
Si guardò in giro, finchè non lo scorse
sdraiato sul letto che le dava le spalle, con Pikachu che appena la vide
assunse un’aria triste.
“Ash ho…”
“Che sei venuta a fare?” disse Ash senza darle il tempo di
finire la frase e aggredendola con quelle semplici parole.
“Ecco io…”
Misty iniziò a sentirsi a disagio, era corsa da lui felice
per la buona notizia, eppure ora che era di fronte a lui si sentiva stupida.
“Ero venuta solo per dirti…che si
insomma…”
“Vattene, mi da fastidio il suono della tua voce”
Misty rimase spiazzata da quelle parole, la ferita che in
quei giorni aveva tentato con tutte le sue forze di arginare si stava allargando…
“Tu…tu…SEI UNO STUPIDO ASH KETCHUM!” gridò in preda ad una
crisi di pianto, nonostante tentasse in tutti i modi di fermare le lacrime e il
dolore.
“Tu lo sei di più se ti sei
innamorata di me e se hai creduto che io ti ricambiassi”
I cinque minuti successivi furono così veloci che a Misty
sembrarono durare pochi attimi, prese per un braccio Ash costringendolo a
voltarsi verso di lei, visto che nel frattempo si era alzato senza guardarla in
faccia e con tutta la rabbia e il dolore che aveva gli diede un potentissimo
schiaffo, così forte da fargli voltare la testa di lato.
Ash si massaggiò la guancia, senza però
guardare in faccia la ragazza che fece dietro front uscendo dalla stanza. Prima
di farlo però fissò la porta dicendo con un filo di voce.
“Ho chiamato Liza alla Valle dei Draghi…volevo solo farti
sapere che Charizard non è invischiato in quello che è successo a Gary…e…io ti
credo…so che non è stata colpa tua…che tu non c’entri”
Detto questo uscì lasciando Ash solo e sorpreso da quella
notizia.
Ash si rimise a letto prendendo dallo zaino qualcosa e
tenendolo stretto nella mano. Neppure Pikachu capì di cosa si trattasse, ma fu quasi sicuro di aver intravisto una ciocca
di capelli rossi…
“Perdonami…”
*
Misty corse fuori dall’edificio piangendo
e ferita più che mai, ora più di prima voleva essere confortata e capita, ma
l’unica persona che poteva farlo era anche quella che la stava facendo
piangere.
Non sapendo dove andare si rifugiò in ospedale, correndo
nella stanza di Gary e lasciandolo di sasso.
“Misty che è successo?” chiese preoccupato
vedendo l’amica in lacrime.
Lei cercò di ridere, sentendosi stupida a piangere così per
una cosa simile, ma nonostante ciò le lacrime continuavano a scorrere
imperterrite sul suo candido viso.
“Ehi…” disse Gary mentre lei si
avvicinava lentamente al suo letto tremando.
Aspettò che si sedette sulla sedia
accanto al suo letto prima di tendere una mano verso di lei e asciugarle le
lacrime.
“Cos’è successo? E’ stato Ash?”
Colpita, le lacrime iniziarono a scorrere a dismisura sulle
guance di Misty che scoppiò a piangere senza ritegno. Gary la guardò
tristemente, poi la tirò a se accogliendola fra le braccia. E lei non si
sottrasse, aveva bisogno diun conforto, di qualcuno che le dicesse che andava tutto bene…e
quel qualcuno in quel momento era Gary.
“Tranquilla…ci sono io…”
Misty a quelle parole alzò lo sguardo verso Gary e senza che
nessuno dei due dicesse nulla si avvicinarono, fino a
sfiorarsi le labbra con un leggero tocco, che poco dopo si tramutò in un vero e
proprio bacio. Il primo bacio per entrambi.
Misty fu la prima a staccarsi da lui, lentamente lo guardò,
rossa in viso, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che aveva
fatto…aveva tradito Ash, in realtà però non era un
vero tradimento. Lui l’aveva lasciata, e appena questo pensiero le riaffiorò
alla mente una fitta di dolore la invase, obbligandola ad accovacciarsi al
petto di Gary che la strinse forte, come per cancellare con
quella pressione tutto il suo dolore.
“Misty…io…credo…di…”
Misty si allontanò da lui curiosa.
“Che c’è?”
“Mi sto innamorando di te…”
Misty strabuzzò gli occhi sorpresa
allontanandosi da lui come se si fosse scottata.
“No…è…è sbagliato…Ash…Ash…lui…”
“Ash ti ha lasciata no? Ti ha trattata male!”
“Si…ma…ma però…questo no!”
Si sentiva confusa, da una parte c’era il ricordo di Ash, la
persona che amava da ben 6 lunghi anni, e dall’altra c’era il suo migliore
amico, e rivale di sempre.
“Scusami!” disse Misty alzandosi.
“Misty…tu lo ami ancora?”
Come poteva chiederle una cosa simile? In fondo era normale,
erano passati solo pochi giorni da quando l’aveva
lasciata in quel modo assurdo…e non poteva, non voleva e non riusciva a
dimenticarlo. Lei lo amava. E nient’altro.
CONTINUA…
Ok…sono 1 carogna lo so…xD ma mica
poteva essere rosa e fiori no (perché di solito le tue fic lo sono? =.= Nd:
Misty) (bhe…in effetti °° Nd: Io) bhe comunque ho deciso di non uccidere
nessuno in questo cap. che buona che sono stata eh? Però nel prossimo si
ricomincia a ballare! xDDDD lo ammetto…ho reso ash
crudele…ma mi serve x 1 scopo ben preciso…il suo comportamento è dettato da
qualcosa di molto importante! xDD
KATE R:
adoro le tue minacce di morte lo
sai??? Le adoro proprio xD tezora…se vuoi faccio 1 one shot con ash e caroline
se ti manca così tanto *O* grazie per i complimenti e ti dico una cosuccia…le
tue alter ego tienile nello sgabuzzino con chi sai tu!
ASHLEY:
ecco…tu al contrario della pazza
qui sopra mi fai paura °° si si tu mi fai DAVVERO paura! Ma se X CASO mi mandi contro il mendicante io ti mando contro il mio fidato
harley anderson…ohohoh vedrai quando pubblico la fic “harley e la crisi di
mezza età” xDD altro che ridere…ti verrà 1infarto ai polmoni dal ridere xDDDDD
MUAHAHAHAHAHAH
VIVITHEBLACKWIZARD:
…il fatto della valle dei draghi era gia nella fic xDD eheh
sei stato bravo ad azzeccare il seguito x così dire ^-^ complimenti…era proprio
ciò che avevo scritto nel cap!
ILA:
ok…ora svelo un piccolo segreto:
NON E’ IL RE DI POKELANTIS! Ok…^-^ ora scervellatevi
pure in altre direzioni…*-* ihihihih grazie dei complimenti come sempre ^^
LOVE92:
stai ancora gioendo x ricordi °°
cavolo…bhe…ohohoh non te lo dico chi muore…se no che gusto c’è no? Grazie e mi
raccomando tranquilla…ah…però prepara i fazzoletti ^-^
BUTTERFLY89:
tranquilla…le cose si stanno
diciamo risolvendo (non è vero) però…bhe…c’è 1 perché in tutto ciò che sta
facendo ash…e lo capirai meglio nei prossimi cap.! ^-^ lo fa x 1 ragione
precisa non dico di + xDD però prenditi qualche fazzoletto perché nel prossimo
cap. si piange xD
CRAZY DARK QUEEN:
non ho ucciso nessuno…cioè…doveva
morire qualcuno…ma quando ho scritto quella scena…ebbene lo ammetto mi sono
messa a piangere e ho cancellato tutto…morirà + avanti ç.ç proprio adesso non
ci riesco *me abbraccia il futuro muerto* ù.ù
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 6
Misty guardò Gary, incapace di rispondere ad una semplice
domanda come quella. Perché poi? Lei amava Ash no? E allora perché non riusciva
a rispondere? C’era qualcosa in lei che le proibiva di rispondere
affermativamente alla domanda di Gary. Ma cosa?
“Allora?” chiese il ragazzo guardandola in
attesa.
Misty abbassò lo sguardo voltandosi e dandogli le spalle.
“Io…credo di si…”
Credo. Non era un si deciso, ma ora
più che mai si sentiva confusa. Ash che le aveva urlato di non averla mai
amata. E lei si sentiva ferita e presa in giro. Gary invece sembrava sincero quando le aveva detto di essersi innamorato di lei.
Non sapeva cosa fare.
“Scusami, devo andare” disse uscendo dalla stanza e
lasciando Gary solo a rimuginare.
Appena uscita dalla stanza si ritrovò di fronte a Brock che
la guardò sorpreso ma allo stesso tempo amareggiato e deluso.
“Perché?” chiese.
“Perché cosa?”
“Vi ho visti, ti ho vista scappare in lacrime dal centro
pokèmon, così ti ho seguita, e a quanto vedo ora le cose sono cambiate, sei
passata a Gary adesso?”
La voce di Brock risultava fastidiosa, si sentiva
colpevolizzata per qualcosa che non aveva previsto.
“Non l’ho voluto io! E’ successo e basta”
Falsità, era questo ciò che esclamava a gran voce dentro di
lei.
“Io…non volevo baciare Gary!”
“Ma l’hai fatto! E ora come pensi di rimediare? Pensi che
Ash ti perdonerà una volta che lo verrà a sapere?”
“Io e Ash non stiamo più insieme…in realtà non lo siamo mai
stati…quindi non venire a farmi la predica proprio tu che fai la corte ad ogni
donna che vedi!”
Il ragazzo dalla carnagione scura si sentì colpito in pieno
dalle parole dell’amica. In fondo aveva ragione, e lui lo sapeva, chiunque al
suo posto si sarebbe fatto trasportare dagli eventi, forse anche una come Vera, ma nonostante ciò non riusciva a perdonare
quel misero tradimento. Prendersela con lei era come sfogare la rabbia su di
lui.
“Misty…”
“Va al diavolo Brock!” disse lei dandogli uno spintone con
la spalla e andandosene.
Tornarono entrambi al centro medico per pokèmon dove
trovarono Max e Dawn ad aspettarli pazientemente. Ash non si era ancora visto e
Brock suppose che si trovasse ancora rintanato in camera.
“Ash?” chiese.
“Nulla…sono andata a trovarlo ma mi
ha urlato dietro di lasciarlo stare” disse Dawn triste.
“Ha fatto così anche con me…” disse Max.
Misty ignorò i loro discorsi e andò di nuovo nella camera di
Ash…non sapeva perché lo stesse facendo, ma voleva almeno riuscire a fare pace
con lui, le bastava anche soltanto rimanergli amica.
Entrò cautamente nella stanza ma
guardandosi in giro non trovò nessuno. Ash non era li.
Corse giù dagli altri preoccupata e con il fiatone.
“Ash…Ash non è in camera!”
Allarmati i tre ragazzi si guardarono chiedendosi dove
potesse essere finito.
Brock corse fuori dal centro medico
scrutando nella penombra a causa del sole che era quasi completamente
tramontato e seguendo l istinto si diresse verso il parco della cittadina.
“Brock dove vai?” gli chiese Misty.
“ A cercare Ash! Vedrai te lo
riporterò indietro!”
Misty rimase scossa da quelle parole. Pochi
minuti prima l’aveva accusata di essere una traditrice, e ora andava a
cercare Ash al suo posto, per riportarlo da lei.
*
Ash aveva deciso di andare nuovamente in giro per la città,
sedendosi su una panchina in compagnia dell’immancabile Pikachu, si sentiva
male, le continue aggressioni, la furiosa litigata con Brock e l’allontanamento
di Misty l’avevano distrutto. Ma più di ogni altra cosa odiava il fatto che
nonostante tutto non riusciva a perdonare i suoi amici.
“Al diavolo” disse stringendo i pugni e guardando una
piccola formica intenta a trasportare con molta fatica una piccola ala,
probabilmente appartenuta a qualche povero insetto ormai morto.
“Forse anche io un giorno farò la sua stessa fine”
Pikachu lo guardò spaventato, una frase simile detta da Ash
poteva risultare inquietante se detta in un momento come lo era questo.
Il cielo era terso, carico di nuvole temporalesche, e
sicuramente entro poco tempo sarebbe finito con l’arrivare un potente acquazzone, ma Ash guardava quelle nuvole senza la benché
minima intenzione di andarsene. Li era e li voleva restare.
Brocklo cercò senza sosta per una buona mezz’ora piena prima di
riuscire ad intravederlo tra la minuscola foschia che la pressione e la
temperatura stava creando.
“Ash!” disse il ragazzo andando da lui preoccupato.
“Ciao Brock” disse stancamente Ash continuando a guardare il
cielo.
Il ragazzo più grande seguì il suo sguardo guardando
anch’esso in cielo.
“Mi dispiace…davvero…non volevo che…”
“Lascia stare Brock…probabilmente anche io avrei reagito
così…” disse Ash.
Brock guardò sorpreso l’amico, sembrava essersi calmato,
eppure qualcosa gli diceva che non era più l’Ash tonto e ingenuo di un tempo.
“Torniamo al centro medico dai…”
“No…preferisco rimanere qui Brock”
“Ma tra poco si metterà a piovere! Non vorrai mica restare
qui!” disse Brock preoccupato.
Ash alzò le spalle incurante delle
parole dell’amico e si alzò dalla panchina guardando Brock negli occhi.
“Lei…come sta?”
“Parli di Misty? Come pensi che possa stare? L’hai ferita e
trattata male…”
Ash abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace, ma era necessario…io…non…”
“Che cosa Ash…parla…”
“LASCIAMI STARE!” gridò Ash stringendo i pugni e correndo
via seguito da Pikachu che preso alla sprovvista da quel gesto improvviso
rimase indietro.
“ASH!” gridò Brock cercando di fermarlo ma senza risultato.
*
La pioggia cadeva anche a Fiordoropoli, dove Vera con il
braccio ancora ingessato a causa dell’incidente stava percorrendo le vie della
città accompagnata da un Drew incredibilmente apprensivo.
“Sei sicura di stare bene?”
“Si Drew! Non preoccuparti, ci
vuole ben altro per mettermi al tappeto” rispose la ragazza sorridendo
all’amico in modo tale da fargli capire che la sua preoccupazione era
esagerata.
Drew la guardò per un attimo e dopo un’attenta osservazione
decise di lasciar correre, in fondo l’importante è che la sua
amica/rivale/nemica stesse bene.
In realtà nessuno sapeva bene quanto la stessa Vera quanto
il fatto dell’incidente avesse intaccato lo spirito di
Drew, sempre spavaldo e sicuro di se adesso si sentiva in colpa, cosa che si
era visto bene dal rivelare ma che non era sfuggito a lei, e così Vera cercava
in tutti i modi di tranquillizzarlo, continuando a ripetere fino allo
sfinimento che stava bene.
Però lei stessa sapeva che stava mentendo, stava male, si
sentiva a disagio. Lei, una delle più brave coordinatrici di Hoenn poteva
rischiare di perdere tutto per uno stupidissimo incidente, ma
ogni volta che questo pensiero si faceva strada nel suo cuore lei lo cacciava
via, respingendolo con forza e facendosi coraggio.
“Se non lo avessi fatto adesso Drew potrebbe non essere qui”
pensava.
“Vera?”
“Si?” disse lei voltandosi di nuovo verso il ragazzo dagli
occhi verde smeraldo.
“Stai…”
“Si Drew…sto bene” sospirò lei
bloccandolo prima che glielo chiedesse di nuovo, poi si voltò e sorrise
scuotendo la testa divertita ma al testa stesso disperata per la situazione.
Si fermò aspettando che le macchine che sfrecciavano sulla
strada li facessero passare, guardando quasi con noia il semaforo che segnalava
con la sua luce rossa il divieto di attraversare la
strada.
“Sta per spiovere” disse guardando il cielo che stava
lasciando pian piano spazio al cielo azzurro come i suoi occhi.
“Gia”
Il semaforo divenne verde e Vera un po’ più felice per il
fatto che dopo un acquazzone spunta sempre uno
stupendo arcobaleno si mise a sorridere come un ebete mentre pensava ai colori
del riflesso.
“Non vedo l’ora che spunti l’arcobaleno Drew!” disse
voltandosi verso l’amico.
Ma la sua felicità e il suo sorriso si trasformarono ben
presto in preoccupazione e paura.
Drew era scomparso.
*
Gary tamburellava le dita contro l’asse del letto, annoiato
e solo. Guardava fuori dalla finestra il brutto
tempaccio che si stava velocemente avvicinando e sperando che tutti i suoi
amici fossero al sicuro al centro pokèmon. Non poteva minimamente immaginare
che ben due disgrazie sarebbero accadute di li a poco.
La pioggia aveva iniziato a cadere scrosciante, cominciando
ad allagare le vecchie strade con le tubature ormai vecchie,
ma Misty rimaneva imperterrita ferma fuori dal centro medico in attesa
del ritorno di Brock, sperando in cuor suo che assieme a lui tornasse anche
Ash.
Ormai era bagnata fradicia quando
finalmente intravide tra la pioggia la figura di un ragazzo, riconoscendolo
come Brock, ma il suo sorriso speranzoso sfumò non appena vide che era solo.
Ash non era tornato.
Guardò il ragazzo avvicinarsi finchè lui non si fermò a
pochi passi da lei.
“Mi dispiace…non sono riuscito a convincerlo a tornare”
Misty sentì le lacrime salirle agli occhi, ma cercò di
trattenerle il più possibile.
Improvvisamente mentre la ragazza cercava di confondere le
lacrime che non riusciva più a trattenere, con le gocce di pioggia che la
stavano completamente inzuppando, sulla strada verso il centro pokèmon un’altra
sagoma di stava lentamente delineando.
“Ma è…” disse Brock sorpreso.
“Ash!” disse Misty correndo verso il ragazzo che appena la
vide corrergli incontro si fermò sorpreso.
“Cosa…ci fai qui fuori Misty?” chiese.
“Ero…ero…”
Non riuscì a trattenere le lacrime, scoppiò a piangere nascondendosi
il viso tra le mani mentre Ash guardava sorpreso e
spaventato la sua reazione.
“Ero preoccupata per te…” riuscì a dire tra un singhiozzo e
l’altro.
Ash la guardò, avvicinando la mano a scostarle una ciocca di
capelli bagnati dal viso.
Misty fremette, trattenendo il respiro a quel contatto, così
leggero, ma anche così forte per il suo cuore.
Alzò il viso guardandolo negli occhi, occhi fin troppo
profondi per lei, e fu invasa dalla paura, dal terrore che un giorno quello
stesso sguardo, quegli stessi occhi, quello stesso tocco gentile le si sarebbe ritorto contro, finendo con il farle male.
“Io…” cercò di dire e sfuggendo al suo tocco “Mi dispiace”
“Dispiace più a me” fu tentato di dire Ash
ma senza trovare il coraggio di dirlo, sapeva che quello non era ne il
luogo ne il momento adatto, e così prima che lei potesse dire o fare qualcosa
la prese per mano portandola all’interno del centro medico.
“Così rischi di raffreddarti” disse passandole un
asciugamano bianco.
“G…grazie” rispose lei asciugandosi i capelli e guardandolo
di soppiatto.
Sembrava diverso dai giorni prima, era più calmo, e
stranamente nonostante l’avesse lasciata ora le stava parlando, dimostrandosi
addirittura gentile nei suoi confronti.
“E’…tutto a posto Ash?”
Lui la guardò per un attimo prima
di distogliere lo sguardo e concentrarsi su Pikachu che a causa dell’acqua si
stava sovraccaricando di energia, notabile dal fatto che le sue guance avevano
iniziato a sprizzare scintille.
Improvvisamente nella hall arrivò Max seguito da Dawn e Max che
senza peli sulla lingua disse una cosa che fece raggelare il sangue nelle vene
di Misty.
“E’ vero che prima tu e Gary vi siete baciati?”
D’impulso Misty si voltò verso Ash che aveva distolto la sua
attenzione da Pikachu e ora aveva gli occhi sbarrati e guardava Max sorpreso.
“Chi…chi te l ha detto?” chiese
Misty tremando.
“Veramente ho sentito Brock mentre
ti sgridava dicendo di avervi visti”
Misty guardò spaventata Ash che abbassò la visiera del
cappellino, e Misty sapeva fin troppo bene che quello non era un buon segno.
“Ash…posso spiegare”
“SPIEGARE COSA? COSA C’E’ DA DIRE OLTRE AL FATTO CHE APPENA
TI HO LASCIATA SEI SUBITO ANDATA A FARTI CONSOLARE DA GARY?”
“Forse…forse ho capito male…” cercò di giustificare Max
beccandosi un’occhiata di sdegno da parte di Ash che gli fece intendere di aver
parlato anche troppo.
“Non è successo nulla Ash!” disse Misty.
“GARY TI HA BACIATA!”
“Smettila!”
“ALLORA SEI TU CHE HAI BACIATO LUI!”
“Si…cioè no…” Misty si trovava in una posizione scomoda, e
la rabbia di Ash andava via via crescendo.
“Ash…io…”
“PIANTALA DI TROVARE SEMPRE GIUSTIFICAZIONI SU TUTTO MISTY!
PER UNA VOLTA STA ZITTA!” gridò Ash tremando di rabbia e terrorizzando Misty
che fece un passo indietro.
“Se…se… “ disse Misty proprio nel momento in cui arrivò
Brock che era corso a vedere cosa stesse accadendo
dopo aver sentito Ash urlare di rabbia.
“SE TI DA TANTO FASTIDIO CANCELLA LE SUE TRACCE DA ME!”
Silenzio. Dopo aver urlato questa frase l’intera hall era
calata nel silenzio più agghiacciante. Dawn e Max laguardavano allibiti mentre il rossore
sulle sue guance si faceva più accentuato.
“Misty! Che stai dicendo? Ti rendi conto che è una cosa
imposs…” Brock non riuscì a terminare la frase perché Ash aveva
teso un braccio per fermarlo mentre si avvicinava a Misty.
Senza dire nulla Ash prese Misty per un braccio
trascinandola via con lui su per le scale.
“Dove mi stai portando Ash? Mi fai male!”
Ash non disse nulla, si limitò ad entrare nella stanza che
l’infermiera Joy aveva adibito per loro e ci spinse dentro Misty, entrando
subito dopo di lei e chiudendo a chiave la porta.
“Ash…perché hai chiuso la porta?” chiese impaurita Misty,
non riuscendo più a riconoscere la persona della quale era innamorata.
Il ragazzo la ignorò, andando verso la finestra semi aperta
e chiudendola del tutto, oscurandola poi con le tende in modo da far calare la
stanza nella semi oscurità, dopodichè si voltò adirato
verso Misty.
*
Vera si guardava attorno, impaurita e sconvolta mentre
cercava con lo sguardo d’intravedere la figura di Drew, i battiti del suo cuore
avevano iniziato ad accelerare per la paura, c’era qualcosa che iniziava a
delinearsi dentro di lei. Angoscia…disperazione. Doveva assolutamente trovarlo.
Tornò indietro riattraversando la strada incurante del fatto
che il semaforo era tornato rosso e una macchina aveva violentemente frenato a
pochi centimetri da lei e il guidatore le stava urlando dietro tutta la sua
rabbia per averla quasi investita, ma a Vera questo non importò, anzi,
probabilmente neppure ci fece caso, ora per lei c’era solo un pensiero. Drew.
“Drew! Drew dove sei? Se è uno scherzo è di cattivo gusto ti
avverto!”
Nulla, la gente che le passava accanto di tanto in tanto la
guardava probabilmente chiedendosi perché si stesse disperando in quel modo, ma
la forza di Vera stava iniziando a vacillare mentre la
sua paura cresceva.
“Era…era dietro di me…com’è possibile che sia scomparso?” si
chiese guardando con affanno dentro ai negozi che costellavano la via.
“Drew! Mi sto arrabbiando! Vieni fuori!”
Ancora nulla, sospirò e tornò verso il semaforo e li il suo cuore smise di battere per alcuni istanti.
Li, vicino al marciapiede non ancora trasportati via dal
vento c’erano dei petali rossi…di rosa
*
“Cos’hai detto prima?” disse Ash guardando Misty con un espressione seria in volto.
“Di che parli?”
“Cosa vorresti che facessi Misty?”
La ragazza ricordò improvvisamente ciò che aveva urlato
disperata e arrabbiata nella hall e abbassò lo sguardo rossa
in viso. Non pensava che il ragazzo la prendesse realmente sul serio. Ma forse,
si stava sbagliando.
“Ecco…io…non pensavo che la prendessi sul serio…”
“SEI UNA STUPIDA! RAGIONA QUANDO
PARLA!” urlò Ash ancora arrabbiato.
“SENTI CHI PARLA! COME SE TU RAGIONASSI!” rispose a tono
Misty infuriata.
Ash si avvicinò a lei e i due si guardarono con rabbia,
nessuno dei due però si accorse di essere fin troppo
vicino alla sponda del letto e così quando Misty fece un passo indietro cadde
sul materasso portandosi dietro Ash che aveva cercato di tenerla in piedi.
“Ahio” disse Ash che aveva sbattuto la testa contro quella di Misty nella caduta e si alzò diventando bordò
quando si accorse di essere proprio sopra alla ragazza che lo guardava con un
espressione sconvolta e imbarazzata.
“Ah…ecco Misty…”
“MANIACO!” urlò Misty spingendolo via e facendolo cadere a
terra.
“Maniaco io? Sei tu che mi hai preso!”
Misty si alzò e si diresse verso la porta arrabbiata come
non mai.
“Stai andando da Gary?” chiese tagliente Ash guardandola.
“Que…questi non sono affari tuoi Ash Ketchum!”
Sbloccò la serratura e guardò per un
ultima volta Ash e si fermò. Il ragazzo si era seduto esausto sul letto,
con lo sguardo basso a contemplare il pavimento.
“Stupida…”
Misty si sentì colpevole, forse per la tristezza che
sembrava trasparire da Ash e rimase con la mano sulla maniglia, abbassando
anch’essa lo sguardo.
“Perché…mi stai dando della stupida adesso?”
Ash si sistemò il cappellino che nella caduta si era
stortato.
“Perché non hai capito nulla…”
“Eh? Che cosa dovrei capire?” Misty alzò lo sguardo guardandolo,
mentre lui non distoglieva lo sguardo da terra.
“Io…ti ho mentito…non ti ho lasciata perché non ti amavo…”
“Ma l’hai detto tu! Me l‘hai urlato contro!” disse Misty
incapace di capire dove volesse arrivare il ragazzo.
“Accidenti Misty! L’ho fatto per proteggerti! Io…”
Ash si alzò, dirigendosi verso Misty e la prese dolcemente
abbracciandola e lasciandola interdetta.
“Non voglio che ti accada qualcosa a causa della mia
immaturità”
Misty arrossì, capendo solo ora quanto dovevano essere costate
ad Ash quelle parole.
“Stai dicendo che…”
“Non ho mai smesso di amarti…”
“Cosa? Ma allora perché?”
Ash si stacco da lei dolcemente e controvoglia.
“Perché posso anche essere stupido, ma in alcune cose ci
arrivo anche io. Tutti questi incidenti, sono stati fatti da qualcuno che deve
avermi seguito e deve aver visto tutti o almeno buona parte dei miei incontri
dal mio esordio. E quindi…deve essere qualcuno che mi conosce molto bene…e mi è
venuto il sospetto che questa persona mi stia…ci stia ancora osservando”
“Quindi…è per questo che hai chiuso la finestra?”
“Si…stupidamente ho pensato che trattandoti male ti avrei
protetta…perché automaticamente non saresti stata più una persona da colpire a
causa del fatto del legame reciso…ma…non ce la
faccio…”
Misty sorrise e abbracciò Ash che iniziò a tremare forse per
la paura, per qualcosa che in cuor suo sapeva gia che sarebbe successo, la
strage non era ancora terminata.
“Andrà tutto bene Ash…vedrai…andrà tutto bene”
*
Molto lontano da li un ragazzo dai
capelli e dagli occhi color verde smeraldo si stava destando da un sonno
profondo. Drew aprì gli occhi cercando di alzarsi ma
trovando la cosa impossibile, si sentiva male, la testa gli girava e aveva
tutti i muscoli indolenziti.
“Dove…dove mi trovo?” chiese tenendo gli occhi socchiusi a
causa nella semi oscurità che regnava li attorno.
Non ricordava nulla, ricordava solo che Vera, la sua piccola
Vera stava attraversando la strada, poi aveva sentito un doloroso colpo alla
schiena e poi…il buio.
Tese le mani verso l’alto, trovando però
qualcosa che lo ostacolava in questo semplice movimento, si guardò intorno
spaventato, capendo solo in quel momento di trovarsi in una specie di scatola
di vetro.
“Che diavolo?”
Tolse la polvere da sopra il vetro che si trovava sopra di
lui, rivelando un piccolo spiraglio di luce dal quale potè intravedere il
tronco di un albero sui cui rami erano cresciuti rigogliosi degli splendidi
frutti rossi.
Ciò che però lo spaventò era che quell’albero era molto più
in alto di dove si trovasse lui, e ciò stava a significare solo una cosa. Drew
era sotto terra.
Istintivamente cercò le sue sfere pokè per richiamare i
pokèmon, ma con terrore si accorse di non averli con se. Qualcuno glieli aveva
portati via.
“Ehi! C’è nessuno? Qualcuno mi sente?” urlò Drew sbattendo
le mani contro il vetro che a quanto pareva era rinforzato.
Tossì, l’ossigeno dentro quella
specie di botola stava pian piano scemando, non sarebbe riuscito a sopravvivere
a lungo, doveva trovare un modo per uscire da li.
Solo allora però si rese conto che quella botola in realtà
era molto più simile ad una bara, una bara dove era impossibile uscire. E la terra pian piano lo stava inghiottendo a causa del peso.
Era in trappola. Drew era stato sepolto vivo.
CONTINUA…
O.O mi odio da sola…ho lasciato in sospeso il cap in questo
modo!questa è crudeltà allo stato puro! Oddio devo davvero barricarmi in casa
perché mi sa che tutti i fans di drew mi verranno a cercare vero drew? (FATEMI USCIRE DI QUIIIIII!!!! çOç
nd: Drew)…chissà come finirà xDD nel prossimo cap vi dirò la dinamica…ohohoh eh
bhe…chissà se morirà proprio lui… xDD non ve lo dico…ma ormai potete
immaginarvelo ù.ù xDD bhe al prox cap di 1 vendetta…dove 1 protagonista ci
lascerà x sempre. (x ovvi motivi ho alzato il rating
perché ora tutto diventerà + crudele e cruento…e non è 1 scherzo) Ps: questo è
il cap della pioggia xDD
KATE R:
ok…tu mi vuoi uccidere…ù.ù ma
questo lo so da tempo xD penso che tutti mi vogliono uccidere…ma va bhe xDD tu
hai fatto di peggio ^-^ non sei tu a farmi paura…è vera che mi terrorizza dopo
aver buttato giu la porta del ripostiglio ù.ù °° ti è piaciuta la scena del
bacio…bene bene bene allora la prox fic che farò se sarà 1 mistyxgary te la
dedico…oltre al matrimonio di harley e alla fic su caroline xDD
ASHLEY:
anche tu sei nella lista delle
persone che vogliono la mia morte prematura? xDD MI
FAI PAURAAAAAAA!!!!! çOç cioè…ok…ho rimesso diciamo le
cose a posto tra ash e misty *x forza…mi han minacciato tutti* indi ora puoi
anche sorridere no? *erika vuole morire giovane*
FEDINA:
a te non lo chiedo neanche perché
so gia che sei li che guardi lo schermo del pc con una furia omicida negli
occhi ù.ù ehm…fedi…ora che hai letto questo cap…mi sa che oltre ad attila e al
tipo violentatore vorrai mandarmi anche molto altro *paura*
LOVE92:
love xDD la ciocca di capelli
rossi…in realtà era il pezzettino dell’amo di minimisty xDD eheh grazie
cmq…come puoi vedere x ora non è ancora 1 mistyxgary ù.ù ma non dico
nulla…potrei anche cambiare idea alla fine xD
BELFIO:
oooh mio prediletto xDD nonché mio
amicuzzolo di scuola xDD passa gli esami perché se no ti uccido né? è___é sono contenta che ti sia piaciuta la fic grazie xD
BUTTERFLY89:
°° duplica?? No no xD eheh…esatto!
È proprio l’amo! ^-^ bhe…come hai visto lei non l’ha detto ad Ash…ci ha pensato
quel piccolo topo ragno di Max u_u va bhe vedrai…quando
saprai chi è il o la colpevole tutto ti sarà + chiaro!
BULMA93:
grazie bella! ^-^ eccola qui! Ho
aggiornato con molto ritardo perché la voglia scarseggiava parecchio ù.ù
VIVITHEBLACKWIZARD:
ù.ù non sono sadica…proprio no xDDD
eheh…mi piace solo fare storie così xDD *ok la smetto* che dire…grazie x i
complimenti…
ILA:
°° alla faccia del papiro! bhe…non
sei l’unica al quale è piaciuto il bacio xDD *alza la manina* ma ci voleva…in
realtà ash e misty non dovevano fare pace…ma x cause riguardanti la my salute
(ha rischiato la morte) ho dovuto riavvicinarli prima…ma tanto non è finita x
quei poveri disgraziati xDD grazie ancora
CRAZY DARK QUEEN:
spero che ti sia piaciuto anche
questo (seppellimento di drew a parte xDD) eheh…grazie anche a te! Eh gia…anche
a me è piaciuto il bacio.
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 7
Il telefono del centro medico squillò insistentemente per diversi minuti prima che la giovane infermiera Joy
andasse a rispondere.
“Si? Centro medico per Pokèmon di Cerulean City, chi parla?”
La voce nel ricevitore era acuta e strillante, spaventata
pensò l’infermiera mentre scriveva velocemente su un
foglietto di carta un numero di telefono e correva nella hall.
Ash e Misty stavano scendendo le scale proprio in quel
momento, vedendo sfrecciare l’infermiera Joy davanti ai loro occhi.
“Qualcosa non va?” chiese più curiosa
che preoccupata Misty.
“Ah siete voi, una ragazzina di nome Vera mi ha appena
telefonato dicendo di chiamarla a questo numero il più presto possibile” disse
la ragazza fermandosi e porgendo il fogliettino spiegazzato ad Ash che lo prese
sorpreso.
Misty si avvicinò ad Ash cercando di capire di che numero di
telefono potesse trattarsi, ad una prima occhiata
rapida si notava subito che sicuramente non doveva trattarsi ne di un numero di
cellulare, ne di un numero di rete fissa.
“Potete usare il mio telefono se volete” disse l’infermiera.
I due ragazzi annuirono seguendo l’infermiera fino al
telefono principale del centro medico, digitando con velocità i tasti che erano
stati riportati con cura sul foglietto.
Passarono alcuni minuti prima che
la voce tremante e probabilmente sull’orlo di una crisi di nervi di Vera
rispondesse al telefono.
“P…pronto?”
“Vera? Cos’è successo? L’infermiera Joy ci ha detto che…”
“Drew è scomparso!” disse quasi strillando la ragazza,
interrompendo le parole dell’amico che rimase di sasso.
“Come sarebbe a dire scomparso Vera? E da dove stai
chiamando?” chiese Ash preoccupato.
“Da una cabina telefonica che ho trovato qui in strada, Drew
è scomparso, stavamo attraversando la strada e quando mi sono voltata lui non
c’era più! L’ho cercato e chiamato ma non ho trovato altro che dei petali di
rosa sparsi sul terreno…”
Ash e Misty si guardarono preoccupati capendo all’istante.
Era il turno di Drew.
“Ti prego Ash, vieni qui! Fa
qualcosa!” disse Vera e Ash seppe con chiarezza dalla voce dell’amica che ormai
non era più in grado di trattenere le lacrime.
Si voltò verso Misty che annuì sicura .
“Sto arrivando Vera”
*
Drew era spaventato come non mai, oramai l’ossigenoimprigionato assieme
a lui in quella prigione di vetro stava svanendo, insieme alle sue ultime
speranze di sopravvivenza.
“ Maledizione…io…” la frase gli morì in gola, sostituito da
un potente attacco di tosse che simboleggiava sempre di più la fine
dell’ossigeno…e la sua morte…
“…Vera…”
Nel frattempo una ragazza vestita di bianco, con degli
splendidi quanto buffi codini rosa stava camminando tranquillamente li vicino, guardando con amore la sua bellissima Meganium
intenta a giocare con l’altrettanto coraggioso e tenace Tropius, entrambi
pokèmon d’erba.
La giovane ragazza, niente di meno che una delle decine di
infermiere Joy sparse per ogni dove si mise seduta alle pendici dell’albero,
appoggiando la schiena contro il robusto tronco di quest’ultimo.
Improvvisamente, mentre Tropius e Meganium stavano giocando,
quest’ultima si bloccò quasi di botto, guardandosi attorno preoccupata e
iniziando a cercare freneticamente qualcosa li
attorno.
Tropius e la stessa infermiera Joy la guardarono stupiti e
al tempo stesso preoccupati mentre entrambi si avvicinavano a lei con calma,
quasi per paura di spaventarla e vederla scappare via.
“Meganium, cosa c’è?” chiese l’infermiera posando una mano
sul dorso del pokèmon.
“Mega! Meganium!” disse il pokèmon guardandosi in giro spaventata.
Poi il suo sguardo si posò su un cumulo di terra appena
smosso e corse in quella direzione con foga, lasciando sbigottiti l’infermiera
e Tropius che la seguirono senza tanti complimenti.
“Meganium, cos’hai visto?” chiese l’infermiera guardando
Meganium che scavava con tenacia e velocità la terra, spostandola con ardore
dal suo posto originario.
Ci vollero alcuni minuti prima che
le zampe di Meganium si scontrassero contro il freddo vetro di ciò che aveva
percepito.
L’infermiera Joy si avvicinò allungandosi per vedere meglio,
e istintivamente cacciò un urlo alla vista di ciò che aveva sotto ai suoi occhi
blu: un ragazzo imprigionato sotto quella spessa lastra di vetro che era in procinto
di svenire, se non peggio.
Con tutte le sue forze grattò via la terra circostante,
facendo attenzione a non fare sprofondare ulteriormente la bara, che a causa
del peso e del terreno cedevole causato dai forti acquazzoni dei giorni
antecedenti aveva perso consistenza.
Facendosi aiutare dai due pokèmon riuscì ad estrarre la bara
di vetro dal terreno, facendola poggiare sul terreno stabile vicino all’albero.
Ma non era ancora finita, dovevano tirare fuori Drew, o il ragazzo sarebbe
morto entro pochi minuti.
Spaventata e terrorizzata all’idea di vedere morire un
ragazzino davanti ai suoi occhi l’infermiera Joy ordinò ai due pokèmon di usare
le foglie lama per tagliare il vetro.
Ma l’azione non fece nient’altro che graffiare la superficie
del vetro.
“Dobbiamo fare qualcosa! Se non facciamo presto questo
ragazzo morirà asfissiato!”
Fu Tropius ad avere l’idea, si mise davanti a Meganium
intimandole di spostarsi e di allontanarsi insieme all’infermiera e poi con
tutta la forza che aveva in corpo produsse un attacco Semitraglia così forte
che il vetro dopo alcuni minuti di pressione s’infranse in tanti piccoli
frammenti taglienti.
Appena fu libero l’infermiera Joy corse dal ragazzo
prendendolo tra le braccia e cercando di capire se fosse ancora vivo.
Gli ascoltò il respiro, e per quanto risultasse
debole e affannato sospirò sollevata. Era ancora vivo.
In quel momento il ragazzo aprì con fatica gli occhi,
rivelando delle splendide iridi verde smeraldo che lasciarono stupita la stessa
infermiera.
“Ehi…come stai?” chiese con dolcezza.
Drew si guardò in giro ancora confuso e debole, prima di
tossire ancora.
“Dov…dove sono?” chiese flebilmente, quasi senza voce.
“Al sicuro…ora sei al sicuro…”
Drew chiuse gli occhi stanco e ci
mise alcuni secondi prima di riaprirli.
“Lei…dov’è? Come sta?”
“Di chi parli?”
“Vera…io…devo dirgli una cosa…”
“Mi dispiace ma non so di chi tu
stia parlando” disse dispiaciuta l’infermiera Joy.
“Dica…a Vera…che io…io…gli ho sempre…voluto…” un altro
attacco di tosse lo sorprese, questa volta molto più
potente dei precedenti, talmente forte da togliergli il respiro per una
manciata di secondi. Prima di svenire Drew riuscì quasi sussurrando a dire una
piccola parola, che la stessa infermiera fece fatica a comprendere se non avvicinandosi
al ragazzo.
“…bene…”
L’infermiera Joy sbiancò sentendo quelle parole e vedendo il
ragazzo svenirgli tra le braccia. Era come se Drew con quelle parole avesse
voluto dire addio per l’ultima volta a quel mondo…
“Non possiamo permettere che muoia! Meganium Rintoccasana
presto!”
Il pokèmon si avvicinò e il grande fiore che le circondava
il collo iniziò a produrre una luce stupenda che riluceva di una miriade di
colori diversi.
Il corpo di Drew fu avvolto da quella strana energia,
rilucendo anch’esso.
“Bene, Tropius presto, prendi in groppa questo ragazzo,
dobbiamo portarlo al più vicino ospedale, il Rintoccasana non può curarlo, può
solo rallentare per un po’ la sua morte. Ha bisogno di un medico”
*
Ash preparò in fretta la borsa, mettendo come sempre solo
l’indispensabile.
“Fa attenzione” gli disse Misty preoccupata.
“Non preoccuparti, entro pochi giorni sarò di
ritorno...insieme a Drew e a Vera”
“Li porterai qui?” chiese.
Ash annuì risoluto. Sapeva che era la cosa migliore da fare,
doveva aiutare i suoi amici, e sapeva fin troppo bene che finchè sarebbero
restati a chilometri di distanza da lui non avrebbe potuto fare niente, se non
aspettare il compiersi degli eventi.
Uscì dal centro medico e dopo aver salutato tutti corse via,
verso la stazione, dove lo aspettava un treno, che lo avrebbe condotto da Vera
e da Drew.
*
Aveva ricominciato a piovere e Vera aveva ripreso le
ricerche di Drew, era bagnata come un pulcino, a causa del fatto che le
risultava praticamente impossibile correre con un braccio ingessato e con
l’altra mano che sorreggeva l’ombrello, così lo aveva lasciato a terra correndo
nelle vie della città tenendosi ben fermo il braccio ferito, in modo da non
sentire dolore.
“Drew! Drew dove sei? Rispondi?”
Improvvisamente sentì un battito d’ali e alzando lo sguardo
vide nel cielo un Tropius, ma il suo sguardo si soffermò in particolare su ciò
che il pokèmon portava con se sul dorso. Un ragazzo dai capelli verdi. Non
v’erano dubbi, quello era Drew.
Vera accompagnò con lo sguardo il pokèmon decidendo solo
dopo pochi secondi di seguirlo sperando con tutta se stessa che l’amico stesse
bene, solo allora si rese conto che una macchina della polizia la stava
superando, e da quello che potè sentire, nonostante il rumore della pioggia e
del motore fu una sola frase: “Dobbiamo portarlo in ospedale o morirà”
Il cuore di Vera sussultò, non ne era certa, ne era
sicurissima, l’infermiera Joy e l’agente Jenny stavano parlando di Drew.
Arrivò davanti alle porte dell’ospedale di Fiordoropoli
praticamente esausta, e sarebbe caduta a terra sfinita se un medico non l’avesse presa proprio nel momento stesso in cui le gambe
della ragazza cedettero.
“Tutto bene ragazzina?” chiese il medico guardandola
preoccupata.
“Voglio…voglio vedere Drew”
Il medico accompagnò la ragazza nella hall dell’ospedale
facendola accomodare sul divano e le diede una tazza di cioccolata per
riscaldarla.
“Non voglio della cioccolata! Voglio andare da Drew!”
Il medico la guardò.
“Parli del ragazzo che è stato portato qui da quel Tropius?”
Vera annuì e il medico sospirò.
“Mi dispiace ma abbiamo dovuto
intubarlo, purtroppo da quello che l’infermiera Joy ci ha detto quando l’ha
tirato fuori…”
“Tirato fuori? E da dove?” chiese Vera spaventata.
Il medico la guardò, indeciso se raccontarle o no ciò che
gli era stato riferito dall’infermiera Joy. Si arrese.
“Il tuo amico è stato sepolto vivo, dentro ad una bara di
vetro rinforzato, ci sono voluti ben due pokèmon per tirarlo fuori e salvarlo,
ma comunque gli è mancato per molti minuti l’ossigeno, non sappiamo se si
riprenderà o…”
“Sai…lui…ha detto di volerti bene…sono state queste le sue
ultime parole…” disse l’infermiera Joy arrivando cautamente vicino a lei.
La vista di Vera si annebbiò, la stanchezza, la paura e il
dolore la stavano attanagliando, e cadde svenuta tra le braccia del medico che
prontamente la prese.
Il corpo di Drew giaceva immobile tra le braccia di
Vera, l’infermiera Joy che era riuscita a tirarlo fuori la guardo dolcemente.
“Sai, prima di morire mi aveva scambiata per te...e
sai cosa mi ha detto? Ti ho sempre voluto bene Vera”
Vera a quelle parole non si trattenne...scoppiò in un
pianto disperato mentre con tutte le sue forze
stringeva il corpo ormai freddo del ragazzo.
Vera si svegliò di soprassalto, ritrovandosi in una
stanza d’ospedale, si toccò gli occhi scoprendo di averli ancora bagnati. Aveva
sognato, in realtà aveva avuto un incubo, lei che estraeva Drew morto dal
terreno. L’immagine era ancora talmente nitida in lei che per poco non si rimise
a piangere come in sogno.
Si alzò con fatica e lo vide. Vicino a lei c’era un
altro letto, e su quel letto era disteso Drew, con una flebo
attaccata e il viso pallido.
Istintivamente si alzò e corse da lui, e le lacrime
caddero nuovamente quando il suo sguardo si posò sulla
macchina che calcolava i suoi battiti cardiaci. Drew era ancora vivo, e fuori
pericolo dal momento che non aveva più attaccato l’ossigeno.
In quel momento entrò il medico con il quale aveva
parlato poco prima e l’infermiera Joy che aveva salvato Drew e li ringraziò,
nonostante fosse ancora visibilmente scossa.
Il medico andò a controllare le funzioni vitali del
ragazzo e poco prima di uscire sorrise a Vera, in modo da tranquillizzarla.
Aspettò che sia lui che
l’infermiera uscissero prima di sedersi sul suo letto a fissare dolcemente
Drew. Si ritrovò a pensare che probabilmente ora Ash era
in viaggio, preoccupato per lei e per Drew, ma non le importava, non aveva la
minima intenzione di muoversi da li per chiamarlo. Drew era vivo, solo questo
contava.
*
Nel frattempo Misty era corsa ad avvisare gli altri
della telefonata di Vera, e tutti, soprattutto Max si spaventarono all’idea di
ciò che potesse essere accaduto all’amico.
“Mia sorella come sta?” chiese Max.
“E’ preoccupata per Drew…ma
sono sicura che andrà tutto bene, fidati” gli rispose dolcemente Misty tentando
di tranquillizzare il ragazzino.
Max annuì poco convinto abbassando lo sguardo, mentre
Brock dopo alcuni minuti di silenzio disse:
“Vado a continuare le ricerche”
“Le ricerche per cosa?” chiese Misty.
“Brock sta cercando di scoprire chi è la persona che
sta cercando d’incastrare Ash facendoci del male per poi fare ricadere la colpa
su di lui” disse Dawn.
“Ah, Brock, sei sicuro che sia la cosa giusta? Ash mi
ha detto di essersi comportato così con me per paura di ritorsioni…crede di
essere osservato, e anche io ad essere sincera l’ho
pensato”
Brock guardò la ragazza dai capelli rossi e ci mise
alcuni istanti prima di formulare qualsiasi pensiero.
“Purtroppo Misty, non possiamo fare altrimenti, anche
se è pericoloso dobbiamo aiutare Ash, lui non può fare tutto da solo”
Misty sussultò a quelle parole. L’amico aveva
perfettamente ragione, fino a quel momento, dal giorno in cui lei era stata
attaccata, segnando così l’inizio degli episodi di violenza nei loro confronti,
nessuno si era preoccupato di aiutare Ash, avevano solo deciso istintivamente
di colpevolizzarlo.
Ma in fondo era questa la natura dell’uomo, quando
non si ha un vero colpevole, si cerca di darla al maggior sospettato, è sempre
così, e anche questa volta questa regola non sfuggiva alla situazione venutasi
a creare.
“A proposito, Gary come sta?” chiese Dawn.
Misty tornò padrona dei propri pensieri, si era
lasciata trasportare finendo con non l’ascoltare più i suoi amici.
“Bene, ha cominciato la riabilitazione per le gambe…”
“Quindi…pensi che potrebbe iniziare ad uscire?
Cioè…insomma…andare in giro con le stampelle…o con la sedia a rotelle…sai…mi fa
pena vederlo sempre rinchiuso in quelle quattro mura” disse Dawn.
Misty la guardò per un attimo. Da quando lo sguardo
di quella ragazzina era diventato così tenero mentre
parlava di Gary? Aveva sempre pensato che lei e Max se la intendessero
a meraviglia, eppure in quel preciso momento le sue convinzioni stavano
crollando una ad una…possibile che la piccola Dawn si stesse infatuando di
Gary?
Brock osservò la situazione grattandosi la testa,
dopodichè salutò tutti dicendo che doveva assolutamente andare a cercare altri
indizi.
*
Drew aprì gli occhi lentamente, si sentiva stanco e
debilitato, la prima cosa che vide fu il soffitto bianco della stanza
d’ospedale e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata, si alzò di scatto con
il respiro ansante, guardandosi intorno stordito e spaventato e incontrò i suoi
occhi, quei meravigliosi occhi blu che tanto aveva pregato di rivedere
un’ultima volta mentre sentiva che la sua vita era
giunta al termine all’interno della bara.
“Ve…ra?” disse sorpreso non
credendo ai suoi occhi.
Gli occhi della ragazzina si riempirono di lacrime, e
prima che Drew potesse dire o fare qualcosa lei gli saltò praticamente addosso
abbracciandolo e scoppiando in un fragoroso pianto.
“Sei vivo…sei vivo…” disse
tra un singhiozzo e l’altro.
Drew imbarazzato riuscì solo ad abbracciarla teneramente,
cercando di tranquillizzarla il più possibile, ma non fece altro che peggiorare
la situazione, Vera lo strinse ancora più forte, voleva solo sentire con tutta
se stessa che Drew era vivo, era li, tra le sue braccia vivo,
e non freddo e morto come nel suo sogno.
Si allontanò prendendogli il viso tra le mani e
sussurrò la tra lacrime qualcosa che provocò allo stesso Drew un principio di
magone.
“Sei caldo…sei…qui…con
me…vivo…”
“Grazie…” rispose semplicemente Drew sorridendole per
quanto possibile dopo ciò che aveva passato.
Vedendo il sorriso genuino, e forse un po’
spaventato, nonostante cercasse di nasconderlo di Drew, Vera prese
l’iniziativa, e incapace di pensare e ragionare lo baciò, mettendoci tutta se
stessa in quel bacio, cercando d’imprimere non solo il sapore delle labbra di
Drew nella sua testa, ma anche tutte quelle strane, ma
meravigliose emozioni e sensazioni che stava provando per la prima volta nella
sua giovane vita.
E Drew non si scansò, ricevette quel bacio incapace
di fare qualsiasi ragionamento sensato, colei che stava posando delicatamente
le labbra sulle sue era la ragazzina dolce e a tratti ingenua della quale si
era innamorato…
Solo allora Vera si rese conto di ciò che stava
facendo e si staccò imbarazzata da lui, coprendosi con un braccio la bocca e
guardando Drew visibilmente rossa.
“Scu…scusa…io…non so perché…cioè…”
Drew la guardò, e il suo sguardo corse veloce sui
suoi occhi blu, visibilmente sconvolti da ciò che lei aveva fatto, un semplice
bacio si, ma che aveva risvegliato, rendendolo ancora più forte quel sentimento
che Drew provava gia da tempo per la ragazzina.
“Ti amo Vera”
“Eh?”
Vera rimase interdetta da quelle parole e tolse il
braccio, guardando stupefatta con i suoi occhioni da cerbiatta Drew, che preso
alla sprovvista da quello sguardo così ingenuo la trascinò dolcemente verso di
lei baciandola e lasciando che entrambi si lasciassero trasportare da quel
nuovo, immenso sentimento. L’amore.
E solo allora capì, capì il perché aveva provato così
tanta paura quando lui era scomparso, capì il perché
aveva avuto quella voglia improvvisa di baciarlo, capì perché aveva deciso di
seguirlo fino a Johto, pur di restare con lui.
Vera, era innamorata…
*
Brock stava camminando per le vie cittadine, con in mano un piccolo taccuino dove aveva trascritto tutto
ciò che era accaduto in quei giorni, dall’inizio degli attentati a Misty fino
alla sparizione di Drew.
“Che strano, chissà perché…eppure Ash, è vero,
spariva sempre in quei momenti…eppure…è troppo strano…quando
è stata attaccata Misty…lui era con noi a festeggiare, e anche quando è stata
colpita Vera, lui era qui…era materialmente impossibile che in così poco tempo
riuscisse da Sinnoh ad arrivare a Kanto e a Johto, colpire Misty e Vera e poi
tornare indietro, solo un pokèmon psico con l’attacco Teletrasporto potrebbe,
ma Ash non ha pokèmon con poteri simili, da quel che ricordo…e allora come…”
Si bloccò improvvisamente, un’idea era balenata nella
sua testa, e ora come ora anche se gli risultava impossibile da concepire, era
l’unica cosa che gli veniva in mente, gli strani attacchi, le ombre o comunque
qualcuno che poteva averlo copiato nel modo di vestirsi, qualcuno che lo aveva
seguito fin dagli esordi, imitandolo…si…imitandolo…
Brock capì all’istante, capì in quei pochi secondi
ciò che forse la sua teoria l’aveva portato. Forse aveva trovato il tassello
mancante.
Corse indietro verso il centro medico per pokèmon,
dove si trovavano tutti gli altri, ma a pochi metri di distanza un attacco
Incornata lo colpì alla schiena, all’altezza dei polmoni, mozzandogli di netto
in respiro.
Cadde a terra e toccandosi la schiena scoprì che
quell’attacco l’aveva colpito talmente forte che ora il sangue stava uscendo a
fiotti dalla ferita, cercò di rialzarsi a fatica, ma più tentava di rialzarsi e
più il sangue fuoriusciva, iniziando ad annebbiargli la vista.
“Maledizione…che diavolo?”
Si voltò e sbiancò trovandosi di fronte un Tauros, ma
ciò che lo sconvolse fu che di fronte a lui, si trovava colui a cui aveva deciso di credere. Di fronte a lui c’era Ash,
con un ghigno maligno e uno sguardo crudele.
“Ash…?” disse stordito più per la perdita di sangue
che per l’incontro.
“Stupido, davvero credevi che io potessi essere il
bamboccio buono e ingenuo di sempre?” disse pestando con il piede la mano
imbrattata di sangue di Brock.
“Ma tu…eri…eri partito…”
“Idiota…ecco quello che sei, un perfetto idiota!”
Le parole di Ash si dispersero in una lunga e quasi
isterica risata.
Brock non riuscì a capacitarsi di ciò che stava
vedendo, voleva, doveva convincersi che tutto ciò era solo frutto della sua
immaginazione. Una persone leale e con un così
profondo senso della giustizia come Ash non poteva averlo colpito…eppure quel
Tauros, quel Tauros aveva qualcosa che non andava.
Cercò nuovamente di alzarsi e un colpo di tosse lo
colse d’improvviso, facendolo tremare di paura. Per terra c’era del sangue,
Brock stava tossendo sangue…
“No…non posso…io non…”
“Anche gli altri faranno la stessa identica fine,
sono stanco di tutti voi, siete solo una palla al piede” disse Ash freddo e
distaccato.
In quel momento Misty uscì dal centro medico
bloccandosi terrorizzata alla vista di ciò che aveva di fronte: Brock in un
lago di sangue, sovrastato da Ash. Non era possibile.
“Brock!” gridò correndo verso l’amico, ma fu fermata
da altri due Tauros che le bloccarono la strada guardandola minacciosi.
“Brock!” gridò disperata vedendo l’amico tossire e
vomitare sangue.
Ad un cenno di Ash il terzo Tauros si accanì
nuovamente contro Brock, facendolo volare vicino alla ragazza dai capelli rossi
che lo cercò di tenerlo con le proprie forze.
“Ash…cosa…” le lacrime stavano iniziando ad invadere
il suo stupendo volto, vedere Brock ormai al limite, e sapere che era stato
proprio Ash, il suo Ash a fare ciò la faceva impazzire.
Ash rise selvaggiamente prima di andarsene insieme ai
tre Tauros.
“E ora, andiamo a sistemare le cose una volta per
tutte”
Misty rimase immobile, guardando nella direzione dove
Ash era scomparso e pianse, ricordandosi solo pochi istanti dopo che Brock era
tra le sue braccia, sanguinante e terrorizzato.
“Vedrai, andrà tutto bene, vado a chiamare un medico
e vedrai, ti riprenderai” disse Misty cercando di adagiarlo per poter correre a
chiamare un’ambulanza.
“No! Misty ascoltami…quello…quello non era
Ash…quelli…erano…erano…Ditto, i loro occhi, erano diversi…te lo posso
assicurare…credimi ti prego”
Misty lo guardò non capendo le parole dell’amico.
“Ditto?”
“Ci sono arrivato, è tutto scritto qui, in questi
appunti, penso che chiunque abbia preso le sembianze di Ash volesse farmi fuori
senza nessuno in giro, ma ha fatto male i suoi
calcoli…ora Misty…sei in pericolo…avverti il vero Ash…fallo per la nostra
amicizia, salvatevi almeno voi”
“Che stai dicendo Brock? Stai delirando!”
Brock sorrise stancamente mentre il suo respiro si
faceva via via più flebile.
“Di sicuro, anche quell’Ash era un Ditto, magari un
Ditto con la stessa capacità di Meowth…”
Brock disse nulla per alcuni secondi, che per Misty
sembrarono interminabili.
“Brock?”
“Mi dispiace,ho tradito la fiducia del mio migliore
amico, l’ho accusato ingiustamente, e questa è stata la mia punizione, me lo
merito…Misty…chiedi scusa ad Ash da parte mia ti prego, lui…lui non era solo il
mio migliore amico…era il mio fratello più prezioso…”
“Brock!” Misty iniziò a piangere, Brock se ne stava
andando, ma ciò che la fece disperare di più, fu che lo stesso Brock stava
piangendo…
“Io…non potrò più…non lo vedrò crescere, non lo vedrò
stare con te…dovrò dire addio a voi due…e a tutte le agenti
Jenny e infermiere Joy sparse per il mondo…”
“Brock! Tu ti salverai…ti salverai!”
“Avrei tanto voluto poter uscire almeno una volta con
una di loro, e invece…” guardò Misty e con molta fatica le sfiorò la guancia
asciugandole le lacrime.
“Prenditi cura di lui…anche per me…vi voglio bene…”
In quel momento la mano e il braccio di Brock cadde
pesantemente sul terreno e una sottile pioggerella iniziò a cadere.
Misty rimase per alcuni istanti a guardare l’amico,
che sembrava dormire fra le sue braccia.
“Brock…Brock? Brock! Rispondi razza di stupido!”
iniziò a scuoterlo, ma senza risultato. Brock non era più li,
Brock, stava diventando un ricordo…il ricordo di una splendida amicizia.
“NON ABBANDONARCI!!!”
Misty urlò tutto il suo dolore abbracciando l’amico e
facendosi sentire dalle persone del centro medico che uscirono di corsa e tra
le grida terrorizzate e di dolore che si mischiarono tra di
loro, l’ombra scura della morte iniziò la sua lenta ma imperturbabile avanzata
verso il cuore di coloro che avevano amato quel ragazzo così speciale…
*
Ash stava arrivando a Fiordoropoli, il treno
extrarapido che attraversava Kanto e Johto era davvero un portento, anche se
per arrivarci aveva dovuto prenderlo a Saffron City.
“Spero che Drew stia bene, anche se non possiamo
considerarci ottimi amici sono comunque in pensiero per lui, e soprattutto per
Vera”
Non poteva ancora sapere che il peggio doveva ancora
arrivare, e che quel peggio aveva il nome di morte…e in quel momento lui si
stava allontanando da ciò che gli aveva appena portato via qualcuno tra i suoi
migliori amici.
E non avrebbe potuto impedirlo…ancora non lo sapeva, ma al
suo ritorno, tra i suoi amici, ne sarebbe mancato uno…qualcuno non sarebbe più
andatogli incontro a salutarlo…non più…
CONTINUA…
…e fu così che erika fu odiata da tutti…bhe…mi dispiace x
Brock…ma…che dire…ormai era inevitabile…ù.ù pace all’anima sua (VA A QUEL PAESE MALEDETTA! è.é nd:
Tutti) (ù.ù preferivate Ash o Drew??? Sono ancora in tempo sapete? Nd: Io) (O.O
ok…nd: Tutti) ok…nel prossimo verranno svelate nuove
cose…qui ci sono state molte, molte notizie importanti x capire chi è il
colpevole ù.ù iniziate a crogiolarvi xDD purtroppo non posso fare i
ringraziamenti mirati…ma ringrazio comunque tutti quelli che hanno recensito e
letto fino a qui! ^-^ ciao alla prox! xDD
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 8
L’ambulanza correva veloce, inondando le strade della città
con il suono della sirena, il cui grido lamentoso
feriva dolorosamente le orecchie di chi, involontariamente era costretto ad
ascoltarla. Arrivò davanti al centro medico per pokèmon nel giro di pochi
minuti.
L’infermiera Joy, ritrovandosi di fronte a quello scempio
era corsa al centralino, chiamando immediatamente l’ospedale…sperando in cuor
suo di poter avere ancora anche un minimo spiraglio di speranza per salvare
Brock.
Gli infermieri scesero dal mezzo, portandosi dietro una
barella e correndo veloci verso Misty, che era rimasta inginocchiata a terra
con Brock fra le braccia.
“Signorina? Come si sente?”
Lo sguardo di Misty era perso nel vuoto, le macchie di
sangue, la gente che per curiosità si stava accerchiando attorno a lei,
l’ambulanza…sembrata tutto così assurdo e irreale. Abbassò lo sguardo
ritrovandosi a fissare l’amico che sembrava dormisse fra le sue braccia
tremanti.
“Signorina, ci lasci lavorare, ormai non c’è più nulla da
fare…”
“NO!” gridò Misty stringendo con forza il corpo senza vita
dell’amico.
“No…no…”
Fu Max ad andare da lei, le posò delicatamente una mano
sulla spalla fragile e scossa da leggeri sussulti e cercò di calmarla e nel
contempo di farla ragionare, nonostante anche lui, che in quel momento era il
più piccolo li attorno, si sentiva perso e senza una
ragione che gli impedisse di scoppiare a piangere, ma una ragione doveva
avercela, e in quel momento decise che doveva concentrarsi solo su Misty.
Solo in quel momento Misty se ne rendette veramente conto,
il tocco di Max, così leggero e dolce…era caldo, un tenero tepore che le stava
scaldando la spalla, arrivando dritto al suo cuore, ma
questo calore si contrapponeva con colui che teneva stretto nelle sue esili
braccia. Un gelo che andava via via aumentando…il corpo di Brock non era solo
freddo…si stava irrigidendo ogni minuto di più.
Ci vollero alcuni minuti prima che
Max riuscisse a fare lasciare Brock a Misty, gli infermieri lo caricarono
subito sulla barella appoggiandolo dolcemente al materassino verde, coprendo
poi il suo volto con un lenzuolo.
Uno degli infermieri una volta messo
il corpo ormai senza di vita di Brock sull’ambulanza si voltò verso i due
ragazzi guardandoli tristemente.
“Mi dispiace” disse prima di salire anch’esso sul mezzo, che
ripartì a sirene spente, portandosi via il loro migliore amico.
Dawn si avvicinò a loro e istintivamente prese la mano di
Misty che sentendo quel leggero contatto scoppiò a piangere senza ritegno,
fregandosene della gente che la guardava spaesata, vedendola in quello stato
anche Max iniziò a piangere, ma in modo silenzioso, cercando in tutti i modi di
contenere quella rabbia e quella paura che ora lo stavano attanagliando fino
alle ossa. La piccola Dawn invece abbassò lo sguardo, piangendo anch’essa,
senza farsi vedere, stringendo con forza il fiocco che le era stato donato
dalla madre all’inizio del suo viaggio…quel piccolo portafortuna che ora sperava
le desse anche la forza per andare avanti…per continuare il cammino senza
Brock.
*
Ash era arrivato alla stazione di Fiordoropoli e senza
neppure pensarci si diresse immediatamente verso l’ospedale della città.
Vera stava sistemando i fiori sul comodino
mentre Drew la guardava quasi ammaliato dalla delicatezza con la quale
la ragazza disponeva i gambi verdi delle piante recise nel vaso, entro qualche
giorno sarebbe stato dimesso e loro due sarebbero potuti tornare a viaggiare, o
almeno questa era la sua speranza più recondita, non poteva ancora immaginare
ciò che sarebbe ancora accaduto.
Ash si avvicinò alla porta pronto a
bussare, quando la sua mano fu bloccata da ciò che sentì all’interno della
stanza.
“Ho avuto davvero paura Vera”
Era la voce di Drew, che dall’altra parte della porta
risuonava più bassa e decisa, sapeva che sicuramente una frase del genere detta da un tipo come Drew poteva risuonare assurda, eppure
si stava confidando, decidendo per una volta di mettere da parte l’orgoglio.
“Quando…quando mi sono ritrovato la sotto…in quella bara…ho
creduto davvero di non farcela…”
Vera lo ascoltava senza proferire parola, ora più che mai
sapeva che era meglio ascoltare che parlare, cercando di consolare una persona
che in partenza non si poteva consolare a causa del forte shock ricevuto.
“La terra…vedendo la terra intorno a me…mi
mancava l’aria…e la luce del sole era così flebile da essere quasi
impercettibile…essere sepolti vivi è davvero terrificante…”
L’ultima frase l’aveva detta quasi sussurrando, come se
temesse che se l’avesse detta a voce un po’ più alta sarebbe potuto riaccadere.
Fu allora che un ricordo apparve nella mente di Ash, mentre
teneva ancora sospesa la mano stretta a pugno davanti alla porta, indeciso se
bussare o no, quel ricordo stava diventando sempre più nitido, fino a
ricomparire completamente nella sua testa, minuto per minuto, istante per
istante.
Le rovine, dove aveva trovato Gary intento a scavare per
trovare fossili di pokèmon antichi…il Team Rocket che come al
solito ci aveva messo lo zampino…un’esplosione causata dalla miccia della
dinamite…e il terreno che si apriva, facendolo cadere nel baratro della grotta,
lui, Pikachu e il trio degli pseudo cattivi al gran completo.
Non ricordava quanto era rimasto la sotto, tentando di
scappare sia dal Team Rocket che dai pokèmon che si credevano estinti da
secoli, ma ricordava ancora fin troppo bene la sensazione di chiuso che aveva
provato nel constatare di essere praticamente sepolto vivo in quella grotta.
Pensò a come si fosse sentito Drew
la sotto, impossibilitato a muoversi e con l’aria che andava via via scemando
sostituendosi all’anidride carbonica espulsa dal suo stesso respiro.
Prese il coraggio a due mani e bussò alla porta, aprendola
leggermente, in modo tale da poter passare solo con la testa.
“Permesso”
Vera e Drew si voltarono a guardarlo sorpresi.
“Ash!” gridò Vera precipitandosi da lui felice come non mai,
averlo li, vicino a lei in un momento simile la tranquillizzava.
"Sei arrivato finalmente!" disse Vera radiosa all'amico
che nel frattempo era entrato nella stanza.
"Gia..." rispose Ash
"Tu come stai?" chiese guardando Drew disteso nel letto.
"Non ti riguarda" rispose il ragazzo dai capelli
verdi in modo repentino, come se la vista di Ash gli avesse messo addosso un incredibile malumore.
"Ma io..."
"Drew voleva solo dire che..." disse Vera ma fu interrotta da Ash che le fece cenno di
lasciar perdere.
“L’importante è che tu stia bene no?” disse Ash freddo e
distaccato come se non gli importasse nulla della cosa.
Drew lo guardò di sfuggita, ignorando il vero significato
delle sue parole, Vera invece le capì benissimo, e sorrise dolcemente guardando
i due ragazzi.
“Per
fortuna sei ancora vivo Drew” pensò Vera.
La ragazza dai capelli castani sapeva che in fondo Ash
voleva dire proprio quello, ma il loro orgoglio e il loro ego maschile glielo
impedivano.
“Gli altri come stanno?” chiese tornando a guardare l’amico.
“Credo bene. Quando me ne sono andato erano tutti al sicuro
al centro medico”
“E…Max?”
Ash sorrise, in fondo Vera e Max erano fratelli molto
legati…e la distanza seppur minima alle volte doveva
creare un senso di paura e di ansia in loro due, soprattutto dopo i recenti
avvenimenti.
“Se vuoi puoi andare a chiamarlo, anche se fra poco lo
rivedrai”
“Come?” chiese sorpresa la ragazza
guardandolo con tanto d’occhi.
“Tu e Drew verrete con me a Cerulean, ormai ho deciso, sta
diventando troppo pericoloso restare separati in questo modo, non voglio che
accada qualcosa di ancora più brutto di quello che è gia avvenuto” disse Ash
soffermando lo sguardo sul braccio di Vera, ormai libero dalle fasciature ma
ancora ostinatamente debole e provato.
“Per me non ci sarebbero problemi…” disse Vera guardando
Drew che la fissò per alcuni secondi prima di parlare.
“Va bene, sono contrario a tenere distanti due fratelli”
Il viso di Vera si distese in un largo sorriso
mentre Drew pronunciava queste parole.
“Grazie! Grazie infinite Drew!”
“Bene! Preparate le vostre cose, io intanto chiedo se Drew
può essere dimesso prima” disse Ash uscendo veloce dalla stanza.
Poche ore dopo stavano guardando tutti e tre il panorama che
correva veloce davanti ai loro occhi mentre il treno
di tanto in tanto emetteva quel stridulo fischio che avvisava la sua presenza
sulle rotaie,nessuno dei tre aveva
proferito parola, soprattutto Vera che in quel momento si sentiva più che mai a
disagio, neanche mezz’ora prima aveva tentato d’instaurare una conversazione a
tre, ma l’unica cosa che era riuscita ad ottenere era l’arrabbiatura e la
depressione dei due ragazzi.
*
“Drew, hai fame per
caso? Prima mi sono fermata a comprare degli stuzzichini!”
“No grazie, non ho
appetito” rispose il ragazzo senza mostrare alcun interesse.
“E tu Ash?” chiese
allora la ragazza rivolgendosi all’amico seduto di fronte.
“…..mgh...” mugugnò il moro continuando a fissare il panorama.
Vera sospirò mettendo
via i biscotti e non sapendo che dire decise di chiacchierare un po’ con Ash.
“Come vanno le cose
con Misty?”
Domanda sbagliata.
Il ragazzo la fulminò
con lo sguardo prima di rimettersi a guardare fuori
dal finestrino.
Quello sguardo così
carico di odio come risposta la fece rabbrividire, non riuscendo a credere che
fosse stato proprio Ash a guardarla in quel modo.
*
Arrivarono a Saffron City e da li si
diressero subito verso Cerulean, che si trovava non molto distante dalla
loro destinazione finale.
“Non vedo l’ora di rivedere Max, è da tanto che non lo vedo!
Chissà com’è cresciuto!” disse Vera sprizzando felicità
da tutti i pori.
“Sicuramente non sarà cambiato di una virgola, in fondo non
è che non lo vedi da anni!” disse Drew con il suo solito modo insopportabile ma
che Vera adorava profondamente.
“Appena arriveremo chiederò a Brock di prepararci uno dei suoi
pranzetti, anche se al centro medico c’è la mensa!” disse Ash sognante.
Appena varcarono la soglia del centro medico per pokèmon una
figura azzurra saettò tra le braccia di Ash che rimase pietrificato e insieme
sorpreso dalla situazione.
Dawn si era lanciata verso di lui non appena l’avevo visto
entrare nella hall, e ora lo stringeva con forza, senza dare ad Ash nessuna
possibilità di liberarsi. Ma al contrario di quello che ci si poteva aspettare
Ash capì che c’era qualcosa che non andava, nonostante Dawn fosse una ragazzina
estroversa non era mai giunta ad una simile dimostrazione di affetto. Ma si
poteva davvero chiamare così?
“Ehi, che succede?” chiese dolcemente Ash cercando di
guardarla.
“Sono felice che tu sia tornato…mi sei mancato Ash…” rispose
lei in un sussurro senza staccare il viso dal petto del ragazzo che arrossì a
quell’affermazione.
“Gr…grazie…” disse lui, rispondendo un po’ goffamente
all’abbraccio, nonostante non si fosse sentito così imbarazzato
quando aveva abbracciato Misty.
Dopo alcuni minuti Dawn si staccò leggermente da Ash e lo
guardò negli occhi, dopodichè sorrise tristemente e si allontanò da lui.
“Scusami…”
“Cos’è successo Dawn?”
La ragazzina abbassò lo sguardo, tentando di trattenere le
lacrime, ma il caso volle che in quel momento nella hall sopraggiungesse Max
che vedendo sua sorella, Drew e Ash per poco non svenne dalla sorpresa.
“Sorellina!” disse correndo verso di lei.
“Max! Che bello stai bene!” disse
Vera abbracciando il fratellino che per poco non svenne davvero dall’abbraccio
stritolante della sorella.
“Vera lasciami! Così mi soffochi!”
La ragazza lasciò andare il fratello, felice e più
tranquilla ora che sapeva e vedeva con i suoi occhi che stava bene.
“Ciao Drew”
Il ragazzo dai capelli verdi si limitò a fare un cenno di
saluto con la mano.
“Dov’è Misty?” chiese d’un tratto Ash guardandosi in giro.
“Ecco…” Dawn guardò Max, indecisa
se dire la verità o no.
“Allora?”
“Da Gary…” disse tutto d’un fiato Max chiudendo
istintivamente gli occhi per paura di un’altra sfuriata di Ash.
Ma il ragazzo non fece una piega, un velo d’indifferente
rabbia gli stava ottenebrando gli occhi mentre le mani
si stringevano a pugno lungo i fianchi.
“Bene” si limitò a dire prima di salire le scale.
Dawn e Max si guardarono. Non erano riusciti a dirgli di
Brock, ne a lui, ne agli altri.
*
Misty stava spiegando a Gary ciò che era avvenuto, di come
erano stati attaccati e di come quel pazzo così simile ad Ash sia nei
lineamenti che nel combattimento avesse ucciso senza batter ciglio Brock.
“Non riesco a crederci…sei…sei sicura che non sia stato
davvero Ash?” chiese Gary ancora immobilizzato a letto.
“Si che ne sono sicura…riconoscerei
gli occhi di Ash ovunque…e quegli occhi…seppur così simili…non erano i suoi, e
poi anche Brock mi ha detto che non era stato lui…prima di…”
Non riuscì a continuare, le lacrime stavano invadendo
nuovamente i suoi bellissimi occhi smeraldini, e Gary la guardò tristemente,
non conosceva Brock quanto lei o Ash, ma vederla in quelle condizioni gli
faceva male, e in fondo, anche lui considerava Brock un amico.
“Ehi…non fare così…reagisci…ci sono io qui…” disse il
ragazzo guardando teneramente la ragazza seduta sulla sedia accanto al letto.
Misty si asciugò le lacrime, cercando di sorridere, non voleva
preoccupare un ragazzo gentile come Gary, che in quei momenti difficili la
sapeva tranquillizzare.
“Ti ringrazio…non so come farei senza di te” disse alzandosi
dalla sedia, dopodichè prese le sue cose e salutò Gary, dirigendosi verso il
centro medico, dove ancora non sapeva, l’aspettava la prova più difficile di
tutte: dire la verità.
S’incamminò per la strada che l’avrebbe riportata dagli
altri, riportandola davanti alla cruda realtà, Brock non sarebbe stato li ad attenderla…non avrebbe più potuto tirarlo per le
orecchie o per il colletto per allontanarlo da tutte le ragazze alla quale
faceva la corte. Si rattristò, in fondo, il gruppo rimaneva così ben saldo
soprattutto grazie alla presenza di Brock, ora che lui non c’era più, cosa
sarebbe accaduto al gruppo?
Entrò nella hall ritrovandosi faccia a faccia con Drew e
Vera che la guardavano tranquilli.
“Vera!” disse sorpresa andando dall’amica che le sorrise.
“Ciao Misty!”
“Come stai? Il braccio?”
Vera le fece vedere la ferità e Misty si ritrovò a pensare
che avevano rischiato di perdere anche lei.
“Sto bene, tu piuttosto…hai litigato con Ash?”
La ragazza dai capelli rossi sobbalzò a quella domanda.
“N…no…cosa te lo fa pensare?” disse distogliendo lo sguardo
e posandolo sul tavolino li accanto.
La ragazza la guardò seria, intuendo solo in quel momento
che qualcosa tra i due realmente stava iniziando a vacillare.
“Va a parlarci…è di sopra…e penso che ti stia aspettando”
Misty alzò lo sguardo sorpresa
mentre altre lacrime iniziavano a rigarle nuovamente il volto.
“Misty cosa?”
“Brock…”
Vera si fermò guardandosi attorno.
“Hai ragione, dov’è Brock? Non l’ho ancora visto…”
“Lui…lui non tornerà…è…è…” la ragazza dai capelli rossi non
riuscì a continuare, perché ciò voleva dire obbligare se stessa ad arrendersi
alla cruda evidenza delle cose. Doveva ammettere che Brock era
morto.
Istintivamente corse su per le scale, lasciando costernata
Vera che guardò Drew che per tutta risposta alzò le spalle.
Ansimava per il dolore e per la corsa mentre con mano
tremante si asciugava gli occhi e con l’altra abbassava la maniglia per entrare
nella stanza.
Ash era li, seduto sul letto che
sistemavale cose nella borsa,
silenzioso e serio, come non lo era mai stato.
“Ash…” disse entrando mentre il
ragazzo alzava lo sguardo verso di lei. Uno sguardo che non lasciava trasparire
nessuna emozione.
“Sei…sei tornato…” disse posando le mani sul suo viso, come
se con quel semplice contatto volesse controllare il suo calore corporeo, per
rendersi conto che lui non era un fantasma, ma che era li, li
davanti a,lei.
“Io…sono stata da Gary…” disse senza dare tempo ad Ash di
dire nulla.
Il ragazzo la guardò indifferente, come se la cosa non gli
interessasse, come se non lo riguardasse.
“Sono felice per te” rispose solamente.
Misty si mise in ginocchio di fronte a lui, incapace di
sostenere ancora quello sguardo e soprattutto incapace di trovare la forza
necessaria per poter restare in piedi.
“Ti sei divertita?” chiese Ash.
“Brock…”
Ash la guardò di sfuggita prima di tornare a mettere a posto
lo zaino.
“Brock cosa? Era con voi?”
Lacrime, un fiume di lacrime e di dolore la avvolse mentre qualcosa dentro di lei andava via via
sgretolandosi in un grido di dolore acuto, Ash spaventato si alzò di scatto,
mentre lei si premeva le mani sulle orecchie e si accovacciava a terra
sconfitta.
“Cosa ti succede Misty? Pikachu presto! Vai a chiamare gli
altri!”
Il pokèmon giallo corse fuori dalla
stanza come un vero e proprio fulmine, l’unico vero elemento che lo
contraddistingueva.
“Misty…cos’hai?” chiese il ragazzo allarmato
inginocchiandosi di fianco a lei e posandogli una mano sulla schiena scossa da
terribili sussulti.
In quel momento Vera, Drew, Max e Dawn entrarono nella
stanza, ritrovandosi di fronte alla scena e rimanendo zitti e immobili.
“Misty…?”
“Brock…Brock…” continuava a ripetere lei senza tregua.
“Che significa? E’ successo qualcosa con Brock?” chiese Drew
a Max che si limitò ad abbassare lo sguardo.
“Misty…calmati…” disse ancora Ash con dolcezza.
“Come posso calmarmi? Come faccio a calmarmi se i miei
vestiti sono ancora impregnati del suo sangue? Come posso calmarmi senza
pensare al freddo che mi opprimeva mentre lo tenevo
stretto?”
La sua voce era alterata, quasi isterica, e Ash non riuscì a
capire bene ciò che la ragazza stesse effettivamente
cercando di dirgli.
“BROCK E’ MORTO!” gridò improvvisamente aggrappandosi con le
ultime forze alla felpa del ragazzo che rimase pietrificato, mentre Vera si
appoggiava al muro, sorretta da Max e Drew.
“M…morto?” chiese Ash con un filo di voce.
“Si…qualcuno con il tuo aspetto l’ha ucciso…usando dei
Tauros…” disse Dawn con voce tremante.
Un pugno in pieno stomaco, Ash si accasciò a terra,
appoggiandosi allo schienale del letto, incapace di dire e fare qualsiasi cosa,
mentre la sua mente cercava improvvisamente immagini di Brock, ritrovandosi ad
aprire cassetti della memoria che sperava con tutto se stesso di non aver
dimenticato.
*
Il giorno del funerale un incredibile
moltitudine di gente arrivò da ogni angolo di Kanto, Johto e Hoenn. Tutte le agenti Jenny erano sull’attenti mentre la bara
veniva calata con dolcezza suo suolo ancora fresco della buca, che lo avrebbe
protetto per sempre, una sottile pioggerella iniziò a cadere leggera, come un
pianto silenzioso in quel mare di dolore.
“Come può essere accaduto…” disse Ash sconvolto, non
riuscendo ancora a capacitarsi che una cosa simile potesse
essere accaduta sul serio.
“Te lo chiedi anche? Tu dov’eri in quel momento? Sei soloun’egoista!” disse
pieno di rabbia Forrest il fratello minore di Brock, mentre la madre sentendo
le parole del figlio scoppiò a piangere senza ritegno, accoccolandosi vicino al
marito che la sorresse dolcemente, obbligando se stesso a non piangere con lei.
“Era mio fratello…aveva promesso d’insegnarmi tutto sui
pokèmon…tu eri il suo migliore amico! E’ solo colpa tua se è morto! Vorrei
tanto che fossi morto tu al suo posto! Lui meritava di vivere!!!”
la voce di Forrest si diffondeva nell’aria con tale ferocia da risultare quasi
un grido isterico, e forse, in fondo, lo era davvero.
“…hai ragione…è colpa mia…” disse Ash con un filo di voce
abbassando lo sguardo quel tanto da permettere alla visiera del suo cappellino
di coprirgli il volto.
Misty sentendo la sua voce così rotta e stanca capì che quel
ragazzo così forte e sicuro di se stava valicando…stava per crollare del tutto.
Istintivamente lo prese per mano,
stringendogliela, come se con quel gesto volesse infondergli calore, fargli
sentire che lei c’era, che lui era vivo…
“Hai ucciso mio fratello!!!” gridò
Forrest fuggendo via e pestando le varie pozzanghere che si erano andate a
formare sul terreno bagnato che esplosero quando lui ci andò dentro, schizzando
piccole sfere d’acqua ovunque.
“Brock…” disse Ash a denti stretti.
E non ci fu altro, solo i suoi singhiozzi silenziosi, rotti
di tanto in tanto da qualche sussulto delle spalle, mentre gli addetti posavano
silenziosi dei profumati fiori bianchi sulla terra smossa, che giacevano
silenziosi su quella terra appena rimestata, quasi avendo paura d’interferire
con quel dolore se solo avessero continuato il loro ciclo vitale, distesi su
quello che un tempo era il ragazzo più in gamba del gruppo.
“Ricordatemi così…”
*
“E così la prossima vittima è questa ragazza…mi pare di
averla gia vista da qualche parte” disse una voce osservando la foto di una
ragazzina dai capelli blu durante un incontro di pokèmon.
“Viene da Sinnoh, è una brava coordinatrice di pokèmon, il
nostro obiettivo tiene molto a lei, anche se non come la capopalestra di Cerulean,
il suo nome è Dawn” disse la voce di una donna prendendo la foto e bruciandola.
“Avrò modo di parlare anche con la capopalestra, ma ora il
nostro obiettivo rimane questo, prendi i tuoi Ditto ed esegui il lavoro, sai
gia cosa fare”
“Si”
“Tra non molto, la vendetta sarà compiuta…”
Molto lontano da li, la folla era ancora unita nel dolore,
sperando con tutti i loro cuori di non dover più partecipare ad una cosa
simile, ignari del fatto che questa era solo un preludio delle tragedie che li
avrebbe portati alla scoperta della verità. Una verità che avrebbe portato via
ulteriori affetti.
CONTINUA…
Che dire…che la cosa diventa sempre + tragica…nient’altro
xDD e io mi diverto sempre di +…eheheh
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 9
La pioggia non aveva ancora cessato di cadere,
incessantemente e dispettosa, rendendo la città grigia e accentuando
ulteriormente la tristezza che aleggiava sul centro medico. L’asfalto era
tempestato da pozzanghere di varia grandezza e le persone che passavano di li la maggior parte delle volte ci finiva dentro,
imbrattandosi gli orli dei pantaloni, troppo preoccupata però a controllare lo
scorrere del tempo a loro disposizione per occuparsi di un paio di scarpe
fradice.
La stanza dove Ash e gli altri pernottavano era silenziosa,
nonostante tutti i suoi ospiti fossero al suo interno, muti,
come se i fatti accaduti pochi giorni prima fossero stati solo un illusione, un
incubo assurdo dal quale aspettavano ancora il tanto sperato risveglio.
Vera fissava la pioggia che cadendo sul vetro della finestra
picchiettava, scivolando lungo di esso e portando con
se le sue sorelle, accalcate su quella superficie fredda da molto più tempo.
Grossi nuvoloni carichi di pioggia aleggiavano minacciosi in
cielo, segnando come il maltempo non se ne sarebbe andato tanto facilmente.
Dawn aveva deciso di fare uscire i pokèmon di Brock dalle
loro sfere, prendendo in braccio la piccola Happiny e coccolandola dolcemente
mentre gli altri pokèmon si erano messi in un angolino
tristi e senza più voglia di combattere.
“Come facciamo con loro?” chiese cullando il pokèmon rosa
con il ciuffo a fontanella che le si stava
addormentando, esausta tra le braccia.
“Andranno alla palestra di Plumbeopoli…insieme agli altri
pokèmon di Brock” le rispose Misty, non riuscendo a distogliere lo sguardo da
Ash, sdraiato sul letto a pancia in su che si
nascondeva il viso con le braccia.
“Forrest si prenderà cura di loro…credo che Brock sarebbe
d’accordo”
Silenzio, nominare quel nome faceva ancora terribilmente
male, e forse, in fondo, l’avrebbe fatto per sempre…il dolore si sarebbe un po’
attenuato con il passare del tempo…ma senza svanire mai del tutto.
“Gary come sta? Non è venuto al funerale” disse Max
aggiustandosi gli occhiali.
“La riabilitazione procede come meglio può…ma
penso che ci vorrà ancora del tempo prima che possa tornare a camminare come
prima” gli rispose Misty.
Il silenzio ripiombò nella stanza, nessuno di loro riusciva
a parlare di quell’argomento, gli attacchi da un po’ di giorni si erano
bloccati, in coincidenza con la morte di Brock e ora tutti erano in allerta, in attesa di un nuovo attacco, sperando di capire in
anticipo chi potesse essere la prossima vittima.
Misty guardò l’orologio a muro che con il suo ticchettio in
quel silenzio quasi disagevole e imbarazzante sembrava rimbombare come un
martello su un chiodo.
“Devi andare da Gary?” chiese Drew che fino a quel momento
era rimasto in disparte.
“Si…lo aiuto con la riabilitazione”
sospirò la ragazza dai capelli rossi.
“Posso venire con te? E’ da tanto che non lo vedo, vorrei
vedere come sta” disse Dawn senza alzare lo sguardo, anche se il rossore
apparsole sulle guance tradiva le sue reali emozioni.
Misty sorrise dolcemente e annuì alzandosi dallo stesso
letto dove si trovava Ash.
Fece un passo ma si fermò di colpo
guardando prima il suo braccio e poi Ash. Il ragazzo l’aveva afferrata per il
polso, impedendole di allontanarsi dal letto, o più semplicemente da lui.
“Ash?”
“Resta” disse lui senza spostare l’altro braccio dal viso e
impedendole di guardarlo negli occhi.
La ragazza rimase sorpresa da quella richiesta, in fondo,
dopo il fatto di Gary il loro rapporto non aveva fatto altro che deteriorarsi
sempre di più…
“Ma Gary…”
“Posso andarci io se vuoi!” s’intromise Dawn assumendo la
posa di chi sa quel che fa.
Misty rimase un momento a fissarla, indecisa se accettare la
sua proposta o no. Fu in quel momento che la presa
attorno al suo polso si strinse…
“D’accordo…mi raccomando però”
acconsentì.
Il viso di Dawn si distese in un meraviglioso sorriso mentre prendeva le sue cose uscendo di gran
carriera.
“Non è meglio se qualcuno la segua? In fondo lei non ha
ancora subito nessun attacco” disse Max preoccupato.
“Da quel che mi risulta neppure tu fratellino” disse Vera.
“Si ma lasciarla uscire così allo
scoperto…da sola per di più…è un suicidio!”
“Ci vado io” disse Drew stupendo Vera che si sarebbe
aspettata d tutto, ma mai che Drew si offrisse per
proteggere Dawn in caso di attacco.
“Grazie…ma…ne sei sicuro?” chiese la ragazza ansiosa.
Il coordinatore annuì risoluto e uscì dalla stanza, come
aveva fatto poco prima la stessa Dawn.
Una volta che fu uscito Vera e Max guardarono Misty che
stava ancora fissando Ash che teneva ancora stretta la mano attorno all’esile
polso della ragazza.
“Ehm…forse è meglio se andiamo a fare un giro sorellona”
disse il ragazzino con gli occhiali visibilmente imbarazzato.
“Eh? Perché?” chiese ingenuamente Vera, Max a quel punto
indicò con lo sguardo Misty e Ash e la ragazza dai capelli castani arrossì annuendo
e uscendo dalla stanza seguita dal fratello che chiuse piano la porta.
I due ragazzi rimasero soli e in silenzio per alcuni interminabili
minuti, nei quali Ash non accennava minimamente a lasciare libero il polso
della ragazza.
“Cosa ti è preso Ash?” chiese dolcemente Misty, più
preoccupata che spaventata dal gesto istintivo dell’amico, in fondo sapeva bene
che lei era l’unica sua ancora di salvezza, l’altro suo punto di riferimento
era Brock, che ormai non apparteneva più a quel mondo. Lo conoscevano meglio di
chiunque altro, conoscevano la sua debolezza ma anche la sua forza e il suo
coraggio…ma ora…senza Brock un pezzo di loro se ne era andato per sempre,
obbligandoli a farsi ancora di più coraggio e a sostenersi a vicenda. Ora più
che mai.
Fu un gesto improvviso, Ash tirò a se Misty facendola cadere
sul letto proprio sopra di lui e senza dire nulla l’abbracciò teneramente,
impedendole qualsiasi movimento che potesse allontanarla da lui.
La ragazza alzò il viso, ritrovandosi a pochi centimetri da
quello del ragazzo che ora la fissava con uno sguardo dolce, anche se
estremamente triste, che lo faceva sembrare ancora più puro e tenero di quello
che gia fosse ai suoi occhi.
“Cos…per…perché mi hai tirata?” chiese in evidente
imbarazzo.
Il ragazzo non rispose, si limitò ad alzare una mano, giusto
all’altezza del suo viso, per spostarle una ciocca rossa di capelli dietro alle
orecchie e provocando in Misty una fitta al cuore, che iniziò a battere ad un
ritmo diverso dal solito.
“Ti voglio bene” disse Ash sussurrando quelle parole così
dolci e così piano che sembrava quasi volesse estraniarsi con lei dal resto del
mondo, sussurrate così piano e così vicino a lei da sembrare quasi una
supplica, una dichiarazione a qualcosa di tristemente veritiero, ma sempre
taciuto in fondo al cuore.
Misty arrossì, quelle parole, dette in quel modo non
facevano altro che accelerare ogni secondo di più i battiti del suo cuore,
parole che erano rivolte solo a lei, e a nessun’altra…era lei la custode di
quel “segreto” di quel dolce e immenso affetto…
“Anche io ti voglio bene” disse sorridendo dolcemente Misty.
Ash sorrise tornando ad abbracciarla e cullandola
gentilmente, affondando il viso nei suoi capelli profumati, mentre lei sempre
più imbarazzata sentiva di stare a suo agio tra quella
braccia, tra quella braccia che sapeva non le avrebbero mai fatto del
male.
La ragazza tornò ad alzare il viso per incrociare ancora una
volta il suo sguardo, e provò una scarica al cuore quando il suo viso, senza
che la sua mente riuscisse a controllare le sue azioni si avvicinò a quello di
Ash, che rimase immobile, come in attesa.
Avvicinò le labbra a quelle di Ash, quando una frase, una
voce si affacciò alla sua mente, riportandola con foga alla realtà e
costringendola ad allontanare il viso da lui.
“Io…non ti amo”
Parole dette in un folle momento di rabbia, ma che ancora
padroneggiavano la sua mente, facendola sentire persa e senza via di fuga.
Si alzò, mettendosi in ginocchio sul letto.
Anche Ash si alzò sorpreso da quella strana reazione e la
guardò preoccupato.
“Misty? Cosa c’è?”
Lei per tutta risposta voltò il viso da un’altra parte, per
non dover ancora guardarlo in quegli occhi, in quegli occhi che la facevano
sentire nuda, nuda delle sue preoccupazioni e dei suoi dolori, occhi che
denudavano la sua intera anima.
“E’ inutile…non c’è verso” disse soltanto.
“Che stai dicendo?”
“Tu” disse trovando la forza di guardare Ash negli occhi
“Non mi ami…”
Il ragazzo rimase interdetto, non credendo possibile che
ancora pensasse ad una sciocchezza del genere e sorrise.
“Stupida” disse tirandola a se e abbracciandola.
“Ti diverti così tanto a darmi della stupida?” chiese lei
con acidità.
Ash si mise a ridere e la lasciò libera guardandola negli
occhi e sorridendole tranquillo.
“Te l’ho detto…io, non ho mai smesso di amarti…”
Misty arrossì quando il viso di Ash
si avvicinò al suo, sfiorandole le labbra delicatamente, in un leggero e puro
bacio a labbra socchiuse, un bacio casto e senza malizia. Il bacio di Ash.
*
Dawn era felice del fatto che poteva andare a fare visita a
Gary e aiutarlo con la riabilitazione, quel ragazzo le piaceva, ammirava la sua
maturità e il suo modo di comportarsi, così saggio ma anche così labile a
divenire infantile.
Drew la seguiva poco distante, guardandosi attorno in cerca
di qualsiasi cosa che potesse anche solo fargli pensare ad un nuovo possibile
attacco, al contrario di Dawn che ormai pensava solo ed esclusivamente a Gary,
nonostante la prossima vittima potesse essere realmente lei.
“Non è meraviglioso? Finalmente potrò prendermi cura di
Gary!” disse raggiante la ragazzina sprizzando felicità da tutti i pori.
“Io starei in guardia, invece che perdere tempo in queste
stupidaggini” rispose Drew come suo solito.
Dawn lo guardò accigliata, fermandosi e avvicinandosi a lui
come per scrutarlo meglio.
“Sei geloso?”
Drew la guardò scandalizzato arrossendo vistosamente.
“Ma…MA SEI IMPAZZITA? Ti sembrano domande da fare?”
“E perché ti sei così agitato? Stavo solo scherzando! Lo so
che nel tuo cuoricino da coordinatore c’è spazio solo per la piccola Vera”
disse Dawn sogghignando divertita vedendo il ragazzo divenire rosso come un
peperone e iniziare a camminare come un robot.
Ridendo e scherzando arrivarono in ospedale e dopo alcuni
piani in ascensore arrivarono davanti alla camera dove alloggiava Gary.
“L’hanno tolto dal reparto di terapia intensiva” osservò
Drew.
Dawn annuì.
“Si, grazie alla riabilitazione pian piano
le sue gambe stanno riacquistando mobilità, anche se in modo ancora molto
leggero, prima che si riprenda del tutto ci vorranno mesi purtroppo”
Drew si avvicinò alla porta per poter entrare a far visita
al ragazzo ma Dawn tossì in modo non tanto femminile,
costringendolo a voltarsi verso di lei.
“Che c’è?”
“Secondo te?” disse Dawn.
Il ragazzo dai capelli verdi annuì consapevole sospirando e
da una rapida occhiata di Dawn capì che la ragazzina voleva essere lasciata sola
con il ragazzo.
“Vai su”
La ragazzina dai capelli blu sorrise soddisfatta entrando
nella stanza e lasciando Drew solo in mezzo al corridoio bianco dell’ospedale.
Gary era in piedi vicino alla finestra, intendo a guardare
il giardino esterno all’ospedale dove alcune infermiere stavano portando
gentilmente alcuni pazienti a prendere una boccata d’aria.
“Ciao Gary”
Il ragazzo si voltò, sorprendendosi del fatto che al posto
di Misty fosse venuta la ragazzina che aveva conosciuto poco tempo
prima nel continente di Sinnoh.
“Dawn, cosa ci fai qui? Misty?”
“Non è potuta venire…è stata per così dire trattenuta…”
“E da chi?”
Dawn non riuscì a rispondere, e il ragazzo capì
immediatamente che la cosa, o per meglio dire la persona che l’aveva trattenuta
altri non poteva essere che Ash.
“Non ha importanza…” disse nascondendo la tristezza da un
finto sorriso che non sfuggì all’occhio attento di Dawn.
“Mi dispiace…”
Gary scosse la testa in senso di diniego esorrise, questa volta con dolcezza
alla piccola Dawn che arrossì lievemente.
“Allora, mi accompagni tu a fare la riabilitazione?”
*
Drew era sceso nella hall per controllare che tutto fosse
sotto controllo, non aveva notato nulla di strano, le persone che andavano e
venivano sembravano tranquille, nessuna di loro sembrava pronta a tirare fuori
dei pokèmon dalle tasche e mandarli contro di lui o contro i suoi amici.
Uscì in strada e si guardò intorno. Tutto tranquillo,
sembrava che anche per oggi non ci sarebbe stato nessun attacco.
Tornò dentro, l’aria della sera stava diventando fredda e i
suoi vestiti erano troppo leggeri per quella temperatura, si sedette tranquillo
sui divani che si trovavano nella hall e guardò di sfuggita l’orologio appeso
al muro.
Il calore che il riscaldamento stava
creando nella hall era così tranquillizzante che Drew pian piano, un po’ per la
stanchezza di quei giorni, un po’ per la noia cadde irrimediabilmente tra le
braccia di Morfeo.
Dopo circa un’ora Dawn dopo aver gentilmente salutato Gary e
averlo riaccompagnato nella sua stanza scese giu nella hall, ritrovandosi di
fronte ad un Drew profondamente addormentato e sorrise dolcemente a quella
vista.
“Com’è carino quando dorme”
Fu indecisa se svegliarlo o meno,
quando improvvisamente le venne un’idea.
“Vado a prendergli qualcosa di caldo, in fondo devo
ringraziarlo per avermi accompagnata”
Si guardò attorno, decidendo di andare al bar che si trovava
dall’altra parte della strada e uscì di corsa dal centro medico, ignorando il
fatto che Drew era venuto più per proteggerla e fare in modo che non rimanesse
da sola che per semplice cortesia nei suoi confronti.
Non si accorse però dell’ombra
scura che si stava avvicinando a lei e incurante del pericolo andò a comprare
delle bibite calde per lei e per Drew.
Appena uscì dal negozio vide in mezzo al piccolo giardinetto
di fianco all’ospedale dei piccoli pokèmon e così, non avendone mai visti di
simili si avvicinò a loro prendendo tranquillamente il pokedex che riconobbe
con voce metallica quei pokèmon come Oddish.
“Come sono carini!” disse la ragazzina prendendo uno dei
piccoli pokèmon d’erba e coccolandolo come aveva fatto poche ore prima con la
piccola Happiny.
Successe tutto nel giro di pochi secondi, da dietro un
cespuglio apparvero alcuni pokèmon d’erba e Dawn sorpresa lasciò cadere Oddish
allontanandosi di colpo di un passo.
“Vileplume?” disse.
“Bye bye ragazzina” disse una voce giovane ridendo
divertita.
La ragazzina non ebbe il tempo di capire da dove arrivasse quella voce perché i tre Vileplume la attaccarono
con le loro spore.
“Ma cosa?” disse Dawn cercando di tapparsi la bocca e il
naso per non aspirare le spore, cercò di correre via, ma i tre pokèmon la
circondarono, non lasciandole vie di fuga.
Si guardò intorno, ma fu come se l’intera città di Cerulean
City si fosse svuotata improvvisamente, come se l’intera popolazione di quella
ridente cittadina fosse di colpo svanita nel nulla, lasciandola sola al suo
destino.
Fu allora che se ne accorse, quelle che stava senza volere
respirando altro non erano che spore velenose che pian piano l’avrebbero ridotta in fin di vita.
“Devo trovare un modo…”
Improvvisamente la vista le si annebbiò,
facendole venire capogiri e facendola crollare in ginocchio a terra, mentre con
le ultime forze cercava disperatamente di respirare la poca aria ancora
respirabile li attorno. Fu tutto inutile, neanche i suoi pokèmon potevano
aiutarla, a causa della paralisi che pian piano il veleno stava creando su di
lei, non permettendole di raggiungere lo zainetto con le mani.
“Io…farò la stessa fine di Brock?” disse prima di svenire
sull’erba umida della sera ormai giunta.
Fu in quel momento che Drew si svegliò di colpo, come scosso
da un sogno terribile e si guardò attorno spaesato,
controllando solo in un secondo momento le lancette dell’orologio che lo
avvisavano chiaramente di ciò che era successo. Si era addormentato.
Fece per prendere l’ascensore quando
una donna abbastanza anziana indicò qualcosa in fondo alla strada, e Drew seguì
velocemente con lo sguardo il luogo indicato. Una densa nube violacea stava
imperversando sul piccolo giardinetto li accanto.
Come in preda ad un terribile presentimento uscì dal centro
medico sudando freddo per la paura di quello che sperava non fosse accaduto.
Il suo presentimento fu veritiero solo
quando vide l’ombra di un corpo steso a terra e alcuni pokèmon
trasformarsi in altri pokèmon più piccoli e dalla forma non delineata.
“DAWN!!!” gridò disperato correndo
dalla ragazzina, mentre il colpevole si allontanava veloce nell’oscurità della
sera.
Si inginocchiò di fianco alla ragazzina priva di coscienza e
la prese in braccio, correndo verso l’ospedale e chiamando a gran voce un
qualche aiuto.
“Presto! Questa ragazza ha respirato delle spore velenose!”
disse intuendo solo in quel momento che quella densa nube altro non era che
spore velenose di qualche pokèmon d’erba.
Un gruppo d’infermieri arrivò da lui e caricò Dawn su una
barella prima di correre veloci verso una qualche ala dell’ospedale per
salvarle la vita.
Il ragazzo dai capelli verdi corse al telefono
dell’ospedale, digitando forsennatamente il numero del centro medico,
ritrovandosi di fronte al viso tranquillo di Vera.
“Drew…cos’è successo?” chiese.
“Dawn! Era lei la prossima!”
Vera impallidì lasciando cadere la cornetta di mano e
rimanendo pietrificata. Gli attacchi erano ricominciati.
Nel frattempo una sagoma scura stava guardando divertito il
trambusto appena causato, complimentandosi con se stesso e sorridendo alle
sfere pokè che reggeva in mano.
“E ora andiamo a terminare il lavoro…”
CONTINUA…
ù.ù non sono stata POI così tanto crudele con dawn visto? Ha
solo respirato delle spore velenose xDDD che volete
che sia…eheheh…ù____ù il prossimo cap tutto sarà svelato…e accadrà qualcosa di
ancora peggiore rispetto a tutti gli altri cap precedenti xDDD uuuuh non vedo
l’ora sapete eheheh bhe…x sapere se dawn sopravvivrà o meno vi tocca aspettare
il prox aggiornamento! xD spiacente =P
FEDINA:
bhe…x il fatto di dawn credo che
ormai si sia capito che è stata lei ad essere stata colpita xDDD eheh…x il
fatto di ash e misty…bhe…si…entrambi stanno combattendo con tutte le loro forze
x riuscire a star insieme…nonostante le numerose difficoltà ù.ù grazie infinite
x i complimenti! Ciao ciao ^O^/
KATE R:
°°’ ehm…ok…*non si ricorda cos’aveva scritto di Drew indi
torna a leggere la fic* O____O ah si…xDDD ok…(-.- che
razza di autrice Nd: tutti) (scusate se è da tanto che non aggiorno e non mi
ricordo alcune cose! >O< Nd: Io) cmq…bhe…sono felice di averti fatto
venire gli occhi lucidi (anche se brock come personaggio
non t interessa…ù.ù) però è gia qualcosa no? xDDD
ASHLEY:
gia…dawn non avrà…o meglio…non ha
avuto vita facile in questo cap (ma quanto sto diventando crudele? >___>)
cmq…xDD lo so…il fatto di brock ha distrutto alcuni
equilibri fondamentali…è questo ciò che volevo ottenere…da questo punto in poi
la situazione non farà che peggiorare a ritmi sconvolgenti (se ne compiace
anche) ^^ x il fatto di misty e gary…ù____ù chissà…dipende tutto da come volge
il my sadismo in tutto ciò…
ILA:
ok…a sto punto metto ai voti: CHI
PENSA CHE SIA DUPLICA ALZI LA
MANO!!! xDDDD scherzi a parte…chi lo sa…(io) grazie mille
ç____ç gia…sto cap piace e intristisce pure me…(si sta pentendo di aver
accoppato brock)
VALHERM:
ù___ù ho salvato la veraxdrewper 1 motivo ben preciso…che scoprirai
+ avanti…xDD eheh…sono contenta che ti piaccia…anche se sono alquanto crudele e
cattiva con loro ù.ù e ne sono felice…(in realtà la fic è x vendicarmi dei 10
anni di attesa che sto patendo x quella benedetta fine che tarda ad arrivare)
MUAHAHAHAH +_____+
CRAZY DARK QUEEN:
O___O fai paura sai? Ma va bhe…ormai lo so xDDD ù___ù che dire…x il cappellino di ashy…bhe che ci posso
fare? Prenditela con lui xDD anche a me ha fatto
tenerezza forrest…ù.ù anche se la fic l’ho scritta io…xD ma va bhe…mi piace
essere così cattiva +_+ kerokerokero
LOVE92:
grazie mille xD eh gia…ash e misty
ci sono rimasti proprio male…in fondo era come se fosse il loro fratellone ç.ç
poracci…e va bhe…ù__ù x dawn…bhe…hai visto da sola no? xD
VIVITHEBLACKWIZARD:
grazie mille…chi lo sa…ma non penso
che ci sarà 1 mandante…dipende tutto da come mi gira la rotella della pazzia xD
BULMA93:
ohohoh vedrai cosa succederà a
misty +____+ x lei le cose non sono che all’inizio (=.= ti odio Nd: Misty)
bhe…vi scorderete presto di brock quando accadranno cose molto peggiori della
sua morte MUAHAHAHAH grazie infinite x i complimenti come sempre xD…e x
duplica…chissà……
SAILOR STAR LIGHTS:
ç____ç come ti capisco…anche io mentre scrivevo la morte di
brock piangevo çOç (ma se sei tu l’autrice??? Nd:
Tutti) ù.ù bhe…gary mi serviva x 1 scopo ben preciso…O.o in realtà anche brock
mi è servito…e mi serve x 1 scopo xDD indi tutto ciò fa parte del GRANDE
disegno che è 1 VENDETTA xDD grazie mille x i complimenti…ma dovresti
ringraziare il my sadismo a sto punto ù.ù
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 10
Dawn aprì piano gli occhi, venendo
inondata dal candore azzurrognolo della stanza d’ospedale, si tirò su
reggendosi sui gomiti e si guardò attorno. La stanza era completamente deserta e solo dopo una rapida occhiata si rese conto di
essere attaccata ad un respiratore che le dava ossigeno tramite una mascherina
trasparente posta sulla sua bocca.
Se la tolse delicatamente iniziando però
a tossire, forse i suoi polmoni non erano ancora del tutto privi del veleno che
aveva ispirato contro la sua volontà e quindi dovette rimettersi la mascherina
per poter tornare a respirare tranquillamente.
Non riusciva a capire come avesse fatto a salvarsi, l’ultima
cosa che ricordava erano stati i Vileplume che le scagliavano addosso le loro spore velenose e poi nient’altro, il resto
era nebbia.
In quel momento qualcuno bussò alla porta entrando
timidamente e Dawn guardo in quella direzione con stanchezza.
“Ciao…” disse Ash entrando gentilmente.
“Ash…cosa...ci fai qui…?”
Si accorse solo in quel momento che la sua voce era rauca,
simile quasi ad un sussurro e che la gola le doleva tantissimo.
“Non sforzarti, ti sei salvata per un pelo, quelle spore
velenose che hai respirato erano davvero potenti”
“Ma come…?”
“Drew…è stato lui a correre in tuo aiuto”
La ragazzina dai capelli blu si meravigliò sentendo quel
nome, non lo conosceva bene come Ash, ma pensava che Drew non fosse un ragazzo
che s’interessasse agli altri, che mettesse in gioco la sua stessa vita per
quella degli altri, eppure a quanto pare doveva
ricredersi, e dire che fino a poco tempo prima ci avrebbe messo la mano sul
fuoco per quella convinzione.
Abbassò la testa, ripetendosi nella mente le parole che
l’amico le aveva appena detto.
“Lui…sta bene?” chiese.
Il ragazzo dai capelli corvini annuì serenamente.
“Si sta bene, anche se era terribilmente preoccupato per te”
“Davvero?” disse la ragazzina alzando lo sguardo e
incrociando gli occhi profondi del ragazzo, ritrovandosi ad arrossire come una
stupida bambina, ma in fondo in parte lo era ancora. Perché nonostante fosse
passato più di un anno da quando aveva incontrato Ash
e Brock il suo modo di essere non era cambiato neppure di una virgola, si,
forse era diventata più matura e capace in fatto di gare di coordinamento, ma
per quanto concerneva tutto il resto rimaneva la solita Dawn di un tempo, la
stessa che quel giorno di pochi anni prima aveva varcato la soglia di casa con
quella ingombrante valigia rosa piena zeppa di vestiti.
“Tra quanto verrò dimessa?” chiese
guardando Ash con i suoi occhioni azzurri.
“Non appena ti sarai del tutto disintossicata dal veleno”
rispose il ragazzo.
La ragazzina annuì abbassando lo sguardo e fissando il
lenzuolo bianco che teneva stretto fra le mani.
*
Dawn venne dimessa dopo alcuni giorni, nei quali rimase sempre
come in contemplazione, ripensando alle parole dell’amico.
“Bentornata” disse Max andandole incontro radioso.
Ormai il loro legame era diventato davvero forte, lo poteva
considerare quasi alla strenua di un migliore amico, nonostante considerasse
tutt’ora Ash detentore di quel titolo. Sospirò e distese le labbra in un
dolcissimo sorriso, i medici l’avevano avvisata che per un po’ di tempo avrebbe
avuto difficoltà a respirare normalmente e quindi di evitare sforzi inutili.
Il ragazzino dai capelli blu la prese per mano, portandola
in una stanza del centro medico totalmente vuota e al buio.
“Max…ma cosa?”
“SORPRESA!”
Le luci si accesero e Dawn si ritrovò circondata da tutti i
suoi pokèmon che le saltellavano intorno, felici di averla
riavuto con loro e che tutto si fosse risolto per il meglio.
“Piplup! Ambipom, Pachirisu, Buneary! Ci siete tutti!” disse
felice la ragazzina mettendosi in ginocchio per poter abbracciare i suoi amati
pokèmon.
“Ero sicuro che saresti rimasta sorpresa…” disse Max con il
sorriso, felice di aver avuto quella stupenda idea.
“Ti ringrazio, non sai da quanto tempo volevo
riabbracciarli, grazie infinite Max, sei un vero
amico”
Il ragazzino a quelle parole arrossì, iniziando a ridere
come un ebete e portandosi la mano dietro alla testa in segno di evidente
imbarazzo.
“Dove sono gli altri?” chiese Dawn guardandosi intorno e
rendendosi conto solo in quel momento che la stanza adibita per la sorpresa di
Max non conteneva anche i suoi amici.
“Sono andati a portare i fiori a Brock” rispose senza
sentimento Max non riuscendo a guardare negli occhi l’amica alla quale si
spense improvvisamente il sorriso ritrovandosi a guardare i suoi pokèmon con
tristezza, ripensando alla piccola Happiny il giorno del funerale.
“Misty…come sta?” chiese ricordando fin troppo bene la
ragazza dai capelli rossi mentre teneva ancorata a lei
il corpo privo di vita di Brock.
Max scosse la testa “Si sente in colpa, e lo stesso vale per
Ash”
Dawn annuì, cercando con tutte le sue forze di non piangere,
doveva e voleva essere forte, almeno quanto i suoi amici, nonostante lei fosse
la più piccola e in parte questo le fosse dovuto,
almeno un po’.
“Io…Brock…mi manca” disse trattenendo ormai a stento le
lacrime.
Il ragazzino la guardò con tristezza e terrore, incapace di
reagire, era la prima volta che si trovava di fronte una ragazza in lacrime, e
non sapeva come comportarsi. Aveva visto talmente tante volte sua sorella
piangere che ormai a lei ci era abituato, ma con le altre persone era diverso.
Totalmente.
Prese il coraggio a due mani e tese una mano sulla testa di
Dawn, appoggiandola dolcemente in segno di assoluta comprensione, non poteva
fare altro per lei…solo questo.
*
Ash e gli altri tornarono a casa poco tempo dopo, i loro
sguardi erano completamente privi di emozioni, come se le loro anime fossero
state strappate con forza dai loro corpi, vedendo imprigionate in un luogo
oscuro e pieno di tristezza.
“Ciao…” disse timida Dawn avvicinandosi ad Ash con
circospezione, guardandolo con i suoi immensi occhi blu.
“Ciao Dawn, bentornata…” rispose il ragazzo col sorriso.
La ragazzina dai capelli blu si pietrificò. Da quando Ash
aveva quel sorriso così triste? Da quando quel ragazzo era diventato così
freddo e distaccato? Riusciva a capirlo dal modo in cui aveva sorriso. Quello
non era Ash…
“Stai…stai bene?” chiese Vera avvicinandosi alla ragazzina
che continuava a fissare confusa il ragazzo, il quale si abbassò la visiera del
cappellino andandosene nella camera da letto del centro medico.
Dawn annuì, continuando ad osservare il ragazzo che si
avviava con fare spento sulle scale, finchè non sentì
la porta della stanza da letto richiudersi pesantemente.
“Non riesce a superare la cosa…” disse Drew mettendosi le
mani in tasca.
“E’ normale, era il suo migliore amico…anche io riesco a
trattenere a stento le lacrime” disse Vera tristemente.
Dawn li guardò e imbarazzata come non mai porse i suoi
ringraziamenti a Drew il quale si sorprese non poco
della cosa.
“Credevi che ti avrei lasciata li a
morire per caso? Ora come ora dobbiamo restare uniti, o cadremo come mosche”
Disse queste parole voltandosi verso Misty, la quale, forse
sentendosi presa in causa abbassò lo sguardo fissando il pavimento dalle
piastrelle bianche come il latte.
Dawn si avvicinò a lei, preoccupata per l’amica, se così
poteva chiamarla.
“Tutto bene Misty?” le chiese.
La ragazza dai capelli rossi scosse la testa in segno di
diniego.
“Brock…è colpa mia se è morto…dovevo ascoltarlo invece di
pensare solo ed esclusivamente ai miei problemi con Ash…sono stata egoista”
“Non dire così…la colpa è solo di quel maledetto! Non tua,
ne tantomeno di Ash”
Misty la guardò.
“Lui…avrebbe dovuto aiutare Brock! Invece…invece si è
arrabbiato con tutti noi, cosa credi che avremmo potuto fare? In fondo tutti gli indizi erano rivolti a lui! Invece se n’è
andato…e Brock che era andato a cercarlo…”
“Stai dicendo…ASH NON NE HA COLPA!” gridò Dawn.
“Però…avrebbe dovuto pensare un po’ più a noi…invece di
avere tutto quel risentimento nei nostri riguardi”
“Tu non hai proprio capito niente!” urlò Dawn gonfia di
rabbia e di risentimento.
Misty la guardò sorpresa, era la prima volta che dimostrava
con lei il caratterino che la contraddistingueva, la vedeva tremare, nonostante
cercasse in ogni modo di non darlo a vedere.
“Che intendi dire?”
“Ash! Continui a piangerti addosso, a colpevolizzarti, credi
di essere l’unica persona qui dentro a soffrire? Pensi davvero che un ragazzo
con dei sentimenti forti e leali come lui potrebbe anche solo pensare di fare
del male a qualcuno?”
Misty abbassò lo sguardo incerta
sulla risposta.
“Tu…tu sei molto fortunata…sei una capopalestra, sei amata e
benvoluta da tutti, sei una bella ragazza e hai un ragazzo che ti ama come nessun’altro! Eppure ti dai ancora pena!”
“…”
Dawn la guardava furente, non riuscendo a capire perché
continuasse ad ostinarsi a comportarsi così…la verità era che dopo la morte di
Brock tutto era cambiato, lei era cambiata, Misty lo era…lo
stesso Ash non era più quello di un tempo…il suo sorriso ingenuo aveva lasciato
posto ad un sorriso di circostanza, sorretto solo dalla volontà di trovare il
colpevole dell’assassinio e di fargliela pagare.
“Perché non ti rendi conto di quanto lui stia soffrendo per
te, per Brock e per tutti noi…”
Una frase tornò improvvisamente in mente a Misty, una frase
semplice che però avrebbe preferito dimenticare, ma
che però aveva il potere di tornare più forte di prima ad ogni singolo impercettibile
bisogno di serenità.
“Io non ti amo…”
Si strinse le mani al petto, cercando di contenere
quell’urlo di dolore che le saliva dal cuore.
“Lui…lui non mi ama…”
Cercò di trattenere le lacrime mentre
pronunciava a stento questa frase, una frase che aveva distrutto gran parte di
lei e nella quale lei si rispecchiava, sprofondando sempre di più in un baratro
senza via d’uscita.
“Sei sicura di non essere tu a non amare Ash?”
Una secchiata d’acqua gelida sul viso, Misty fece un passo
indietro sentendo quella semplice domanda, ma si ritrovò a pensare se davvero
lei amasse quel ragazzo così pieno di sè, che ora non era diventato nient’altro
che il riflesso sbiadito di se stesso.
“Io…certo che lo amo!”
Dawn inarcò poco convinta il sopracciglio. Non era da lei
dire frasi così dure alla gente, soprattutto a persone che lei ammirava per la
propria tenacia e forza di volontà, ma gli ultimi sviluppi le avevano fatto
cambiare radicalmente modo di pensare.
“Strano perché da come ti comporti non sembrerebbe proprio
sai?”
“TACI! Che…che vuoi saperne tu di me o di Ash? Tu non…non
conosci affatto il nostro legame! Ti stai fondando su cose che non conosci!”
Misty era gonfia di rabbia, non perché Dawn avesse ragione o
torto…ma per il semplice fatto che qualcosa dentro di lei si era
improvvisamente smosso, risvegliandosi e facendola sentire scoperta.
Senza riuscire a dire o fare altro si voltò correndo via,
senza una meta, volendo solo sfogare quel forte sentimento che le stava
ottenebrando sempre di più la vista e il cuore. Possibile che tutti quegli anni
passati a rincorrere un sentimento per la maggior parte del tempo non
corrisposto fosse stato solo frutto di un illusione?
Possibile che lei in realtà non si fosse realmente innamorata
di Ash, ma che forse il suo sentimento, ciò che provava poteva solo paragonarsi
più ad un sentimento fraterno non concepito come tale?
“Dawn?” disse Max raggiungendo l’amica dopo aver visto il
litigio di lei e di Misty.
“Quella ragazza…io…la invidio…” disse Dawn stringendosi le
braccia intorno alla vita.
“Su, andiamo…” disse Max prendendo per mano Dawn e
portandola da Vera e Drew che li guardavano dall’altra parte della hall.
Successe tutto nel giro di pochi istanti, vedendo una
sottile polverina bianca Max alzò lo sguardo verso il soffitto rimanendo
paralizzato dal terrore, il gigantesco lampadario che rispendeva al centro
della sala stava precipitando su di lui e su Dawn che strillò chiudendo gli
occhi.
“Dawn!” gridò Max spingendo con tutte le sue forze la
ragazzina fuori dalla traiettoria del lampadario, ma
non riuscendo a fare lo stesso con lui.
“MAX!” gridò Vera cercando di correre dal fratello ma venendo
bloccata da Drew che l’allontanò giusto in tempo per non farle vedere il
fratellino venire schiacciato dal lampadario, che con
violenza gli cadde addosso frantumandosi in mille frammenti di vetro e ferro.
Dawn rimase a terra, paralizzata da ciò che si trovava di
fronte. Dalle macerie del lampadario distrutto fuoriusciva un braccio di Max…un
braccio inerme e coperto di sangue…
*
Misty continuava a correre asciugandosi le lacrime, ignara
di ciò che poco lontano da lei stava succedendo, ignorando il fatto che al suo
ritorno – se mai fosse tornata – qualcun’altro le avrebbe buttato in faccia la
realtà, creando intorno a lei altre ombre oscure che gia opprimevano il suo
essere.
“Attenzione” disse una voce femminile e Misty alzò lo
sguardo giusto in tempo per rendersi conto di essere quasi finita addosso ad
una signora in età avanzata dagli occhi glaciali ma al tempo stesso dolci e
premurosi.
“Tutto bene?” chiese la signora vedendo lo sguardo distrutto
e provato della ragazza che a quelle parole scoppiò a piangere a dirotto.
“Non piangere su, vieni con me…ti porto in un luogo dove
potrai dimenticare tutto…”
La ragazza dai capelli rossi ignorò quella vocina dentro di
lei che le urlava di tornare indietro, di andare da Ash, di farlo prima che
fosse troppo tardi. Ma le sue gambe non l’ascoltavano, seguivano
silenziosamente quella signora che con fare materno la teneva ancorata a se,
facendola salire su una macchina scura.
*
Ash nel frattempo, sentendo le urla di Dawn e Vera corse giu
dalle scale, trattenendo a stento un conato di vomito alla vista di ciò che gli
si parava d’innanzi…
La vendetta era ricominciata…
CONTINUA…
°__° ehm…da quanto non aggiornavo sta fic???
Mah…xD solo che il mio sadismo era completamente svanito nel nulla…ù__ù secondo
me si era andato a fare una bella vacanza…xD ma poi ieri a causa di alcune
cosucce è tornato + forte che mai…ù__ù e infatti eccovi qui una vendetta ben
congeniata aggiornata xD allora…x sapere se max è vivo/morto o altro…bhe…lo
scoprirete nel prox cap…>___> che non ho la + pallida idea di quando ci
sarà…non ho riletto la fic indi x cui non ho la minima idea se ci sono errori, quindi
se ci sono ignorateli allegramente voltandovi da un’altra parte grazie xD nel
prox cap scoprirete anche chi è la vecchietta…ù___ù e nel litigio tra dawn e
misty, ovviamente lei non sa che ash ha detto a misty di amarla ancora…ù__ù e
lei ormai non riesce a dimenticare quella frase…(<___< manco tu a quanto
vedo Nd: misty) bhe…al prox cap quindi ^O^/
ASHLEY KETCHUM:
.___. Eccolo qui dopo secoli il new cap…xD
bhe…gia…la coppia dawn/gary mi piace…anche se come sai sto cambiando
idea…eheh…ù__ù bhe…mi piace tormentare tutti i personaggi…ma x lei ho 1 odio
naturale +___+
VALHERM:
°___° non sono così sadica da accoppare uno
mentre dorme…>__> cioè…+__+ devono essere svegli se no che gusto
c’è? xD tranquilla…mi piace tormentare la ashxmisty…la
veraxdrew x ora è salva…ù___ù e grazie
CRAZY DARK QUEEN:
O__O ah si? Avevo detto che tutto sarà
stato svelato.? Bhe…scherzavo
xD (….. Nd: tutti) .__. No è che non mi ricordo molto bene alcune
cosine…-.- e poi la fic è ancora molto lunga…siamo solo a metà…quindi…
BY ILA:
ù___ù ok…è duplica…xD così ti metti
il cuore in pace xDDD ^___^ sono contenta che nonostante ammazzi + persone io
che la peste la fic ti piaccia (in realtà è lei la peste ù.ù Nd: ash)
(<__< taci tu che in sto cap non ci sei manco quasi quasi Nd: io) ç__ç
anche a me dispiace x brock…nonostante l’abbia ammazzato io…
FEDINA:
tranquilla…xDDD dawn è destinata ad
un altro…>___> cioè…ad altri…bhe…particolari…quindi non preoccuparti…sai
gia i my gusti x vera e misty…
SAILOR STAR LIGHTS:
.___. Ehm…aggiornamento lentissimo xDD
eheh…>___> come hai potuto vedere il tragico arriverà da ora in poi…+___+
oooh si…che bello! Bhe…x ash e misty…bhe…non posso sempre essere sadica con loro…anche se mi piace la cosa…grazie comunque
LILILIU:
O____O te la sei letta tutta in 2 ore? Caspita che stomaco
che hai…che coraggio xDD grazie comunque…brava ù.ù/
dawn non ci fa effetto ferita, innamorata o morta…>___> *la odia*
BULMA93:
aggiornato xDD *___* si anche io ho
adorato il pezzo di ash e misty…bhe…l’ho scritto io no? xDD
eheh…ù__ù va bhe…>___> vedrai ora come precipitano le cose…sono a metà
dell’opera…ma ce ne saranno ancora di colpi di scena…*___* *non vede l’ora di
arrivare ad 1 determinato cap*
KATE:
ù___ù anche io t’invidio x come scrivi…e non dire: ma io non
riesco a fare immaginare le cose alle persone perché non è vero…ecco…^__^ anche
a me piace la scena di ash e misty *__* chissà se ce ne saranno altre…xDD eheh…bhe…sono contenta di aver aggiornato dopo…bhe…3
mesi…°___° wow…quanto tempo! xD ciao ciao
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 11
Le case sfrecciavano veloci davanti agli occhi di Misty,
seduta silenziosa sul sedile posteriore dell’automobile scura
mentre la donna anziana le accarezzava dolcemente i capelli guardandola
con uno sguardo molto simile a quello che si ha quando si osserva la propria
figlia.
“Dove mi sta portando?” chiese senza sentimento la ragazza
dai capelli rossi, continuando a guardare fuori dal
finestrino.
“Dove non esiste dolore…ma solo vendetta”
*
“Max!” gridò Vera strattonandosi dalla presa di Drew e
correndo dove il fratellino era stato schiacciato, cercando con la sua esile
figura di tirare su quel lampadario, cercando con tutte le sue forze di
estrarre Max da quelle macerie.
“Qualcuno venga qui a darmi una
mano!”
Ash e Drew non se lo fecero ripetere due volte, prendendo il
lampadario di peso e spostandolo con estrema fatica. Nonostante fossero in due
e fossero ragazzi erano entrambi alquanto magri per
riuscire a trasportare per molto tempo quel peso, e difatti non fecero neppure 2 metri prima di lasciare
andare il lampadario con un tonfo.
Dawn era rimasta immobile, ancora a terra a fissare la
sagoma del ragazzino adesso libero dalle macerie del lampadario. Respirava
affannosamente e le lacrime le cadevano dal viso imprimendo nella mente degli
altri un senso di terrore.
“Come…come sta?” chiese quasi senza fiato.
Nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi, era arrivata anche
l’infermiera Joy, ma alla vista di quella scena rischiò di svenire cadendo a
terra, se non ci fosse stato Ash pronto a prenderla e
a farla sedere su una poltrona della hall.
“Va a chiamare qualcuno! Lo sento respirare ancora!
Respira!” gridò Vera convulsamente, era terrorizzata, tremava come mai aveva
fatto prima e neppure Drew ebbe il coraggio di avvicinarsi a lei per cercare di
consolarla, per dirle che sarebbe andato tutto bene, che Max si sarebbe
salvato. Perché neppure lui poteva saperlo, e le macchie di sangue sul
pavimento, sui vestiti, sullo stesso corpo di Max glielo dicevano chiaramente.
“Se è vivo è un
miracolo”
Non ebbe il coraggio di dire queste parole ad alta voce,
forse per non far avere un’ulteriore crisi isterica da parte della ragazza che
cercava con lo sguardo qualsiasi cosa per poter pulire tutto quel sangue dal
fratello che ancora non si muoveva, quasi fosse morto…o
molto vicino dall’esserlo.
L’ambulanza arrivò quasi subito e Dawn tornò al giorno della morte di Brock, stringendosi convulsamente
le mani al petto, pregando con tutta se stessa che quel giorno non dovesse
ripetersi.
“Ti prego Brock…non portarlo via…”
*
La macchina scura si fermò di fronte ad un gigantesco
edificio pieno di specchi e la donna scese, tendendo
la mano a Misty la quale la prese istintivamente uscendo dall’auto e alzando lo
sguardo verso il grattacielo.
“Questo?”
“E’ dove abito io…”
Misty la guardò sorpresa, leggendo nel suo sorriso un moto
di dolcezza misto a qualcosa di più profondo, più infido che non riusciva a
capire.
“Avanti, entriamo”
“Ma io…”
Solo allora se ne rese conto, solo in quel momento il
ricordo di Ash e degli altri tornò alla sua mente, non che li avesse dimenticati, ma tutto quel dolore, tutta quella
sofferenza l’aveva indotta ad allontanarsi dalle persone alle quali voleva più
bene…dalla persona alla quale teneva di più.
“Io…non ti amo”
Si diede una forte pacca sulla testa, obbligandosi a
scacciare quel pensiero, Ash l’amava, gliel’aveva detto anche Dawn…gia…Dawn…
“Sei sicura di non
essere tu a non amare Ash?”
“Che vuoi saperne tu…”
“Strano perché da come
ti comporti non sembrerebbe proprio sai?”
“Basta…vi prego basta…”
Ricordi su ricordi…emozioni su emozioni che agitavano il
cuore gia provato di Misty, non ce la faceva più, voleva fuggire, scappare da
tutto e da tutti…e ora c’era lei davanti a lei, quella donna dai modi così
altolocati eppure così dolce, forse…era lei la sua unica via di fuga.
“Io…voglio stare con lei…”
Un sogghigno si dipinse sul volto della donna, che prese a
braccetto la ragazza dai capelli rossi portandola dentro al grattacielo, non si
accorse però della targhetta che riluceva con
caratteri d’oro fuori dalle porte scorrevoli…e questa sua distrazione l’avrebbe
col tempo pagata a caro prezzo…
*
Vera era seduta su una sedia azzurra dell’ospedale, con le
mani unite in una sorta di preghiera mentre sussurrava
a qualcuno parole di suppliche, parole che non sarebbero mai arrivate da
nessuna parte, questo lo sapeva bene, ma è in momenti come questi che ci si
domanda se esista o meno un Dio. Non stava parlando con nessuno, ne a Lui ne alle persone che le stavano vicino e che la
guardavano preoccupate, continuava a supplicare, con una voce che sentiva solo
lei, un qualcosa di molto più grande.
“Aiutaci ti prego…per favore, vieni a salvarci....non portarmelo via…ti prego…”
Ma la sua voce non raggiunse nessuno, le sue parole non
potevano andare da nessuna parte…e intanto il tempo passava inesorabile…
Un uomo con un lungo camice bianco entrò nella sala
d’aspetto reggendo ancora i guanti sporchi di sangue con il quale aveva cercato
di fermare Max, d’impedirgli di chiudere gli occhi per sempre.
“Come…” disse la ragazza alzandosi in piedi e facendo
sbattere con un rumore sordo la sedia contro il muro bianco.
“E’ vivo…”
Il tempo sembrò fermarsi di colpo, Vera fece un passo
indietro e rischiò di cadere a terra se Drew non l’avesse
afferrata per il braccio, tenendola ancorata con le gambe al pavimento.
“Le sue condizioni sono stabili, si riprenderà presto, per
fortuna ha avuto l’istinto di ripararsi la testa, fra un po’ di risveglierà”
disse il medico allontanandosi poco dopo.
“Meno male…meno male…” disse Vera scoppiando a piangere e
stringendo convulsamente la maglia di Drew che l’accolse tra le braccia quasi
tenesse una bambina piccola.
“Grazie…grazie…” parole sussurrate lievi, un ringraziamento
profondo che nascondeva più di ciò che portava con se…parole che forse più
tardi avrebbe odiato.
Ash la fissò, aspettando una risposta da quella ragazzina
che ora sembrava più imbarazzata che mai sentendo lo sguardo indagatore del
ragazzo su di lei.
“Vedi…prima dell’incidente…io e Misty…abbiamo litigato…e…” i
suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, capendo solo ora come avesse
cercato di ferire la ragazza, in modo che se ne andasse “…io…le ho detto delle
brutte cose…ma…non volevo, non volevo che finisse così
Ash”
“Così come Dawn?”
Sentiva lo sguardo del ragazzo farsi sempre più duro mentre le sue esili braccia si serravano intorno al suo
corpo.
“L’ho ferita…le ho detto che secondo me non si comporta come
se fosse innamorata di te…e lei…lei è fuggita…ma non
volevo! Non era mia intenzione farle del male!” cercò di giustificarsi e alzò
lo sguardo verso il ragazzo che ora non la guardava più, ma fissava a terra,
con un misto di dolore e di risentimento che mai aveva visto, se non quando la
cacciatrice J aveva pietrificato Pikachu.
“Ash…” disse tendendo una mano verso di lui.
“NON TOCCARMI!” gridò facendo catturando l’attenzione dei
presenti “Vattene…sparisci dalla mia vista” sibilò.
Gli occhi di Dawn si riempirono ulteriormente di lacrime mentre si voltava per correre via, lontano da lui,
verso il suo unico appiglio ormai rimastole: Gary.
*
L’ascensore sul quale si trovava con quella donna era
completamente diverso da tutti quelli che aveva visto in passato. Ogni
ascensore aveva quel ferro talmente spesso e dall’aria pesante da infondere
attacchi di panico anche chi come lei non soffriva di claustrofobia. Invece il
materiale di cui era fatto quell’ascensore era fresco
e leggero, il vetro che lo ricopriva era talmente sottile da sembrare quasi che
non ci fosse, sembrava quasi che stessero salendo su una piattaforma piana,
senza nessuna protezione, dandole il senso di stare quasi volando. Il vetro era
dello stesso identico colore azzurrato dell’intero edificio.
“Ti piace?” chiese la donna vedendo gli occhi sorpresi e
meravigliati di Misty.
“E’ stupendo, il panorama è meraviglioso”
L’ascensore infatti continuava a
salire di piano in piano, rendendo il panorama fuori dal vetro dell’ascensore
quasi surreale, magico.
“Posso…farle una domanda?” disse Misty titubante.
“Certamente”
Misty appoggiò le mani al vetro sottile continuando a
guardare gli alberi e le persone farsi sempre più piccole, quasi fossero formiche intente a correre da una parte all’altra
della città.
“Io…non so ancora chi è…insomma…”
“Chiamami pure come meglio desideri bambina…”
“Ma…” chiese Misty stupefatta da una simile risposta.
“Bhe, tutti in questa azienda mi chiamano con un nome molto
importante, sono la proprietaria di tutto questo, ma non mi va che uno
scricciolo come te debba sottostare alle rigide regole
imposte da me” disse accarezzando una guancia di Misty “…chiamami pure madre se
vuoi…”
La ragazza rimase interdetta a sentire quel nome, e si
allontanò d’istinto, quasi il contatto con la donna l’avesse
scottata, una scottatura profonda, quasi quanto il suo stesso dolore.
“Madre?”
“Ti conosco più di quanto tu non
conosca te stessa” rispose la donna “Ma se non vuoi chiamarmi così, penso che
Signora possa andare più che bene”
“Come vuole…Signora…” annuì Misty acconsentendo”.
Finalmente uscirono dall’ascensore e un gruppo di uomini
vestiti di nero le accolsero inchinandosi al passaggio della donna.
“Bentornata…”
“Preparate una stanza per questa ragazza, da oggi in poi lei
sarà la più gradita e importante ospite di tutto il grattacielo” disse la donna
con freddezza continuando a camminare guardando dritto davanti a se, mentre
Misty le stava dietro continuando a guardarsi attorno curiosa.
“Ma…”
“Niente ma…è un ordine!”
“Come vuole…” rispose uno degli uomini inchinandosi
nuovamente e andandosene.
La donna portò Misty in una stanza grandissima, dove un
ragazzo che a prima vista doveva avere la sua stessa età le andò incontro.
“Bentornata a casa!”
La donna a quel benvenuto così caloroso sorrise e Misty si
rese conto di quanto affetto ci dovesse essere da parte sua nei riguardi di
quel ragazzo.
“Ti ringrazio Mondo, questa è Misty”
Il ragazzo che in un primo momento non si era reso conto
della presenza di Misty adesso la guardò, con un misto di
sorpresa e quasi odio, prima di sfoggiare un bellissimo e solare sorriso
che fece arrossire inconsapevolmente la ragazza.
“Piacere di conoscerti!” disse il ragazzo tendendo la mano
verso di lei.
“Grazie, altrettanto…” rispose Misty imbarazzata stringendo
la mano del ragazzo e facendole correre un brivido lungo la schiena mentre un
senso di calore e tranquillità l’avvolgeva.
*
Vera entrò nella stanza dov’era ricoverato Max verso il
tardo pomeriggio.
“Come si sente il mio fratellino preferito?” chiese
prendendo la sedia e sedendosi vicino a lui.
“Sono il tuo unico fratello Vera…comunque…stanco…e mi fa
male dappertutto…”
La ragazza spostò una ciocca di capelli dalla fronte del
fratello, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse
sudato e caldo.
“Sei sicuro di non avere la febbre Max?” chiese.
“Non lo so…i medici mi hanno detto che dopo l’operazione
avrei potuto avere qualche linea…” disse il ragazzino portandosi
automaticamente una mano sulla fronte come per constatare che fosse realmente caldo…ed infatti era bollente.
“Forse è meglio se chiamo il medico…non mi piace la cosa…”
disse Vera alzandosi e voltandosi verso l’uscita.
“Possibile che ti preoccupi per così poco?” disse Max
sospirando.
“Non mi preoccupo per così poco! Quel lampadario…Ash mi ha
detto che molti anni fa gli era successa la stessa cosa! Ed era morto!” disse
Vera voltandosi e trattenendo a stento le lacrime.
“Morto?”
“Si…mi ha detto che quando aveva appena iniziato il suo
viaggio entrò in una torre per trovare un modo per sconfiggere una
capopalestra…e il lampadario crollò su di lui e Pikachu a causa di alcuni
pokèmon spettro alquanto dispettosi…e lui e Pikachu divennero fantasmi…anche se poi tutto si risolse per il meglio” spiegò
la ragazza.
“E come? Seduta spiritica?”
“No sciocco! E’ solo tornato nel
suo corpo quando…quando ha visto quanto Misty fosse
preoccupata per lui” disse nascondendo un dolce sorriso per la cosa.
Max rise alla fine di quel racconto.
“Sono proprio fatti l’uno per l’altra…e pensare che io mi ero pure preso una cotta per lei…”
Questa volta fu la
Vera a ridere, capendo quanto il fratello ci fosse rimasto male per il legame che c’era fra Ash e Misty.
“Su, anche tu troverai qualcuno, una ragazza che ti amerà
per quello che sei…e ora vado a chiamare un medico” disse sorridendo e uscendo
dalla stanza, mentre il ragazzino sprofondava nel cuscino e chiudeva gli occhi.
*
Molto lontano da li una donna era
intenta a stendere tranquillamente i panni con un cappello di paglia in testa e
canticchiando allegramente, mentre un Mr. Mime metteva a posto le aiuole del
giardino di fronte alla casa.
“Buon pomeriggio Delia” disse un uomo brizzolato scendendo
dalla bicicletta e appoggiandola allo steccato che costeggiava la casa.
“Professor Oak! Che bella sorpresa! Cosa lo porta qua?”
“Mah, facevo due passi, novità da Ash?” chiese.
La donna scosse la testa abbassandola e assumendo un’espressione
triste.
“Purtroppo non l’ho più sentito…e sono estremamente
preoccupata dopo la notizia di Gary”
Anche l’uomo abbassò la testa, quasi fosse
sconfitto.
“Speriamo che stiano tutti bene”
In quel momento una sottile e fastidiosa pioggerella iniziò
a scendere dal cielo, diventato nuvoloso di colpo.
“Ah! Forse è meglio se torni al laboratorio! Tracey avrà
sicuramente bisogno di una mano! Buona serata Delia” disse il professor Oak
prendendo la bici e andandosene coprendosi con il camice bianco da laboratorio
che era solito portare.
“Non vuole fermarsi qui? Sta piovendo!” disse la donna, ma
la sua voce non giunse all’uomo il quale era gia ben lontano dal sentirla.
Delia scosse la testa divertita, quando improvvisamente Mr.
Mime iniziò ad agitarsi, indicando un punto imprecisato del giardino.
“Cosa c’è Mr. Mime?” chiese cercando di aguzzare la vista
per poter vedere meglio.
Dall’oscurità del pomeriggio inoltrato e della pioggia che
ora si faceva via via più forte uscì una figura umana, grande ed imponente.
“Tu! Che cosa ci fai a Pallet? Ti avevo detto di non farti
più vedere!” disse la donna facendo un passo indietro.
“Non si tratta il proprio ex marito mia cara Delia…” disse
l’uomo avvicinandosi alla donna e prendendole un polso prima
che potesse sfuggirle.
“Che cosa vuoi da me? DOV’E’ ASH?” chiese
piena di rabbia.
“Non sono qui per lui…sono qui per te” rispose l’uomo.
E fu il buio, il buio e la pioggia che continuava a cadere
sul corpo incosciente della donna.
*
Successe tutto troppo in fretta per poter dare una ragione a
tutto, troppo in fretta per costringere il cervello a collegare la realtà con
la confusione che albergava nei loro cuori. I medici correvano da una parte
all’altra, mentre il piccolo copro di Max veniva
scosso senza risultato dal defibrillatore.
Vera si teneva a debita distanza da tutto ciò, senza però
perdersi il benché minimo movimento da parte di tutti.
“Ma com’è successo?” chiese Ash sconvolto.
“Emorragia interna…che con le visite non si era
vista…maledizione!” disse Drew battendo un pugno contro il muro dell’edificio.
“Forza ragazzo…FORZA!” disse un medico cercando di
riportarlo tra loro…e successe…Max aprì gli occhi.
“Vera…”
La ragazza corse da lui,
fregandosene dei medici che le dicevano di stare alla larga, che doveva
lavorare, che non sarebbero dovuti stare li. No, quello era suo fratello, e
avrebbe fatto scoppiare il finimondo se non le avessero permesso di restargli
accanto.
“Sono qui Max…cosa c’è?” chiese dolcemente
mentre vedeva le lacrime del fratello solcargli il viso.
“Io...” disse con le labbra che
tremavano, un attimo prima di richiudere gli occhi e che la macchina che
controllava i suoi battiti smettesse di pulsare, lasciando nella stanza solo un
forte fischio metallico.
“MAX!!!”gridò Vera prendendo il volto del fratello
fra le mani e chiamandolo a gran voce, come se potesse sentirlo, come se
chiamandolo con tutta la forza che aveva in corpo lui sarebbe tornato, avesse
aperto gli occhi e le avesse detto con il suo solito sarcasmo “Sei una
piagnucolona”.
Ma non qui, non ora, non più…un'altra persona alla quale
volevano bene se n’era andata…e forse, ora, Brock non si sarebbe più sentito
solo…
*
“Mondo…” disse la donna arrivando alle spalle del ragazzo
dai capelli castani che si voltò guardandola.
“Si? Dov’è lei?” chiese vedendo che Misty non era con lei.
“E’ nella sua stanza…mi raccomando…prenditi cura di lei”
disse poggiando una mano sui capelli del ragazzo e prendendo una ciocca quasi volesse giocarci “A tuo modo s’intende” disse con un
sorriso.
Il ragazzo annuì divertito, e sul suo viso si delineo un
ghigno, un sorriso perverso e carico d’odio…
”Come vuoi…sarà fatto”
CONTINUA…
°___°/ e ho ammazzato max! *viene
trucidata* bhe…mi dispiace (no…non è vero) ma è la vita xDD cmq…>___>
ehm…se no si fosse capito delia è stata rapita xDD eheh…cmq...in questo cap ci
sono delle spie nel testo che fanno capire ciò che succederà in futuro xDD
eheh…indi…orsù! Scervellatevi pure ^_^
ASHLEY KETCHUM:
.__.’’ Ehm…bhe…credo che ti siarix da sola alle domande leggendo il cap…xD grazie infinite
per i complimenti…ormai la storia inizia ad entrare nel vivo (nonostante le due
morti)
KATE:
ù___ù bhe…non ci credo che ti dispiace x max…>__> come
non ti è dispiaciuto x brock…ecco…cmq…bhe…misty è un po’ scossa…e ash a causa
di tutto quanto sta 1 po’ sclerando…e penso che sia normale come cosa in
fondo…cmq grazie x i complimenti.
ILA:
ù___ù ok…NON è duplica…indi x cui basta!!!
*era esasperata e allora ha detto che era lei* xDDD ^___^ grazie per il
bentornata…e bhe…si dai…>__> lucinda se l’è cavata xDDD oddio…vedrai che
accadrà…MUAHAHAH
FEDINA:
=__= bene…pure tu hai amato lucinda e odiato misty
>__> *va a fare fuori lucinda* bhe…come hai visto non l’ha presa tanto bene…diciamo
che a causa di tutto quanto si sta un po’ indurendo ashy…ò__ò mi sa che è 1 po’
ooc…va bhe…ù__ù’’
BULMA:
=___= ti piace lucinda??? Ti piace
con drew??? +OOO+ *sta per avere una crisi di sadismo* cmq…bhe…ù.ù’’ anche tu
per il fatto di max avrai capito…e bhe… o__o a me sta simpa vera…
LILILIU:
^__^ gia gia…>__> ma lucinda
mi serve cavolo…se no le avrei fatto MOLTO peggio +___+ morire sotto ad 1
lampadario è troppo poco per me…ù__ù’’ ecco…cmq…bhe…gia…ma prova a capire lo
stato d’animo di misty…>__> e mi sto rendendo conto di quanto poco stia
apparendo ashy in sti cap...va bhe…si rifarà xDD
LELE91:
ecco qui il seguito con la fine che
fa max xDDD
VALHERM:
ç____ç non ricordarmelo! Lo so che l’ho fatta sembrare 1
mito…>__> cavolicchio! *si da mentalmente dell’idiota*
ah…A ME NON STA SIMPATICA LUCINDA +OOOO+ *la prenderebbe a calci e la prende a
parole ad ogni episodio* ehm…si…ti ho ammazzato il + piccolo ù__ù’’
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 12
“Vera calmati!” disse Drew tenendo con tutta la forza che
aveva la ragazza dai capelli castani, mentre questa lottava con tutte le sue
forze per divincolarsi dalla presa del ragazzo che la teneva salda a se.
Aveva ancora davanti a se le immagini di Max, una miriade di
sbiaditi fotogrammi che le sfrecciavano veloci nella testa, rendendo quella
folle resistenza ancora più logora.
“Max…MAX!!!” gridò, urlando quelle
tre lettere con così tanta foga quasi volesse cercare di non dimenticarle,
perché di questo aveva paura fondamentalmente. Di dimenticare.
Cercava nella sua testa ogni più sciocco ricordo che potesse riportarlo a lui, a suo fratello, alla persona più
importante che avesse mai avuto. Non voleva, non avrebbe permesso al tempo di
sbiadire i suoi ricordi, di cancellare, pezzo dopo pezzo il passato.
Voleva tenerlo legata a se per sempre.
“Max…no…” disse, stavolta pronunciando quel nome come un
sussurro disperso nel vento, e le venne un conato di vomito, riuscendo
finalmente a divincolarsi e a correre in bagno premendosi la mano sulla bocca,
ignorando le lacrime che le rigavano il volto.
E stette male, si accasciò distrutta alla tavoletta del
bagno, alzandola e vomitando nulla, perché non era il suo stomaco a stare male,
ma il suo cuore, la sua mente. Non era altro che nervoso, nervoso e dolore che
le provocavano quegli spasmi allo stomaco che le facevano venire quelle
convulsioni. Nient’altro.
“Fratellino…”
Quella notte Vera
pianse tutte le sue lacrime, urlò, prese a calci la porta, facendosi male ma
senza sentire dolore, mentre Drew le rimaneva accanto, com’era solito fare in
silenzio. Perché stavolta, neppure le rose l’avrebbero risollevata dalla
sofferenza. Non aveva perso uno stupido Contest…aveva perso una parte di se…
*
Misty fu svegliata alle prime luci dell’alba da una schiera
di cameriere che entrarono nella stanza che le era
stata adibita per tutto il suo soggiorno in quel grattacielo, e si mise seduta
sul letto, sbadigliando e strofinandosi gli occhi ancora assonnati.
“Signorina, volevamo avvisarla che la colazione è servita”
disse una delle cameriere facendo un inchino, mentre un’altra apriva le tende
della finestra davanti al letto, inondando la stanza di una calda luce
mattiniera.
“Ma…che ore sono?” chiese.
“E’ appena sorta l’alba, la Signora l’aspetta di
sotto, questi sono i suoi abiti, ora se permette la lasciamo prepararsi” disse
posando sul letto alcune scatole di vario colore, inchinandosi nuovamente e
uscendo, seguita dalle altre cameriere, mentre Misty continuava a domandarsi
cosa ci facesse lei li.
Si alzò lentamente, fissando i pacchi e avvicinandosi ad essi con diffidenza, prima di decidersi ad aprirli
trattenendo a stento un urlò di sorpresa.
Prese con mani tremanti uno dei vestiti. Una leggera
maglietta bianca con dei contorni blu e pantaloncini in jeans. Le scarpe
s’intonavano perfettamente con la maglietta.
L’indossò e si guardò allo specchio disorientata. Quei vestiti
le ricordavano tanto quelli che indossava quando
viaggiava ancora con Ash e Brock.
Brock.
Abbassò lo sguardo tristemente, cercando con tutta se stessa
di obbligarsi a non piangere.
“Va tutto bene” s’impose con autorità, alzando nuovamente il
viso e fissando la propria immagine riflessa nello specchio.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta e la ragazza andò
ad aprire, dimenticandosi di legare i capelli come faceva di solito,
ritrovandosi di fronte ad un Mondo completamente esterrefatto dalla bellezza
della ragazza.
“Wow” disse rimanendo imbambolato come un baccalà e facendo
arrossire Misty che si portò una ciocca di capelli dietro alle orecchie,
visibilmente imbarazzata.
“Bhe, dobbiamo andare, Lei ci sta aspettando in sala da
pranzo”
“Perché non la chiami col suo nome? Perché nessuno lo fa?”
chiese timidamente Misty osservando curiosa la reazione del ragazzo che la
guardò meravigliato da quella domanda.
“Perché? Sinceramente non lo so neppure io, qui tutti la
chiamano Signora, o Madame, è strano vero? Pensa che quando l’ho incontrata la
prima volta esigeva che la chiamassi Mamma” disse
ridendo divertito a quei ricordi lontani.
“Devi volerle molto bene” disse Misty
mentre scendevano tranquillamente la grande scalinata e si dirigevano a
passo lento verso la sala a pranzo.
Il viso di Mondo si oscurò a quelle parole, come se stesse
sondando nei suoi ricordi qualcosa di triste e malevolo.
“Più che altro le devo molto, sono in debito con Lei…non lo
definirei propriamente affetto, solo, un pareggio di conti, odio avere debiti
con la gente”
“Capisco…”
Il volto di Mondo s’illuminò improvvisamente, sorridendo in
un modo così dolce e profondo che Misty non riuscì a fare altro che arrossire a
quella vista.
“Oggi pomeriggio voglio portarti in un posto! Sono certo che
ti piacerà sicuramente!”
La ragazza dai capelli rossi annuì, rispondendo a quel
sorriso e a quella vitalità quasi inconsciamente, mentre entrambi varcavano la
porta del salone, mentre la
Signora li stava attendendo pazientemente.
*
Ash bussò piano, aspettando silenzioso fuori
dalla stanza che Vera gli rispondesse, ma quando non sentì nessun rumore
all’interno della stanza decise di entrare, scoprendo che nonostante tutto la
ragazza aveva tenuto la porta aperta, come se avesse deciso suo malgrado di
accettare le visite.
Appena entrato accese la luce, e vide la ragazza dai capelli
castani sotto le coperte, muoversi appena quando la
luce rischiarò la stanza, rannicchiandosi ancora di più sotto di essa.
Il ragazzo si avvicinò al letto cauto, sedendosi dolcemente
su di esso, mentre le molle cigolavano leggermente
sotto al suo peso e posò una mano su quella che a prima vista doveva essere la
spalla della ragazza sotto al lenzuolo.
“Come ti senti?”
Vera si tolse le coperte dalla testa, mettendosi seduta e
guardando il lenzuolo.
“Come pensi che possa sentirmi?” rispose inespressiva, anche
se era palpabile il dolore che la stava lacerando interiormente.
“So che è difficile…ma…devi
reagire”
La ragazza alzò il viso di scatto, guardando con un misto di
rabbia e dolore Ash, mentre le sue mani si stringevano convulsamente intorno al
lenzuolo.
“Reagire? Reagire! Ash! Hanno ucciso mio fratello! Con che
coraggio vieni qui e mi dici di reagire? Non ho
neppure avuto il coraggio di andare ad uno stupido funerale! Reagire!”
“Mi dispiace” rispose Ash, capendo all’istante che forse,
aveva sbagliato a formulare quella frase.
“Non dispiacertene, fammi solo una cortesia, esci e lasciami
stare, non ho bisogno della tua pietà…non ho bisogno di nessuno…solo di Max”
Vera prese con rabbia il lenzuolo, sdraiandosi e coprendosi
con esso, mentre Ash si alzava lentamente dal letto,
sentendosi tremendamente in colpa per essere stato così superficiale.
“Ti giuro…ti giuro che scoverò il colpevole…la pagherà, sia
per Max…” strinse i pugni per il nome che stava per pronunciare “…che per
Brock”.
La ragazza soffocò un singhiozzo, che non sfuggì
all’attenzione del ragazzo che sospirò uscendo dalla stanza e lasciandola sola.
*
Misty e Mondo si sedettero ad un lunghissimo tavolo, vicini,
mentre l’anziana donna li fissava con uno sguardo severo ma allo stesso tempo
dolce, come se davanti si ritrovasse non due semi sconosciuti ma bensì due
figli.
“Ben svegliata mia cara Misty, spero vivamente che tu abbia
dormito bene nel tuo nuovo alloggio”
“Si grazie, è stata gentile”
rispose Misty annuendo timidamente.
“La gentilezza è una virtù che ormai sta svanendo” disse la
donna prendendo un cucchiaio probabilmente d’argento e immergendolo nel the.
“Oggi pomeriggio volevo portare Misty a visitare il luogo
che mi ha fatto vedere lei due anni fa, posso?” chiese Mondo senza staccare gli
occhi dal viso della donna.
L’anziana donna alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di
Mondo che si sentì quasi bruciare da quell’espressione così fiera e
autoritaria.
“Certamente” rispose infine, distogliendo lo sguardo e
tornando a bere il suo the.
Improvvisamente due camerieri entrarono di gran carriera,
fermandosi poco più in la della porta e inchinandosi.
“Madame, suo figlio ha portato un’ospite”
Gli occhi della donna s’infiammarono e Misty credette che fosse sul punto di andare in escandescenza.
“Allora c’è riuscito, bene, fatela pure accomodare, in
fondo, un ospite è pur sempre un ospite…” le ultime parole le aveva quasi
sibilate, voltando il viso verso quello di Misty la quale forse non cogliendo
l’allusione – se mai ce ne fosse stata una – abbassò
il suo di colpo.
Ma fu costretta a rialzarlo quando
dalla portaentrò una donna con i
capelli castani legati da una coda bassa e degli occhi che somigliavano fin
troppo ad un altro paio d’occhi per lei impossibili da dimenticare, quella
donna, troppo giovane per l’incarico che portava sulle spalle era l’ultima
persona che pensava di poter incontrare in quel posto. Eppure, quando i loro
occhi s’incrociarono, nessuna delle due riuscì a dire nulla, entrambe
pietrificate dalla sorpresa.
“Signora Ketchum…” sussurrò Misty.
Uno dei due camerieri prese per un braccio la giovane donna,
trascinandola fino al tavolo e obbligandola a sedersi, prima d’inchinarsi e
uscire silenzioso dalla sala.
“Lieta di rivederti Delia” disse l’anziana donna incrociando
le mani sul tavolo e fissandola con uno sguardo indecifrabile.
“Perché mi avete portata qui?” disse Delia freddamente,
anche se la sua voce tradiva una certa ansia.
“Non essere così maleducata, non vedi? Abbiamo ospiti”
Delia guardò prima Mondo e poi Misty e la ragazza fu quasi
certa di aver percepito nei suoi occhi una vena di terrore.
“Cosa ci fai qui Misty?” le chiese.
La ragazza abbassò lo sguardo, distogliendolo dai suoi,
troppo simili a quelli di Ash, talmente simili nella profondità che le faceva
quasi rabbia, talmente dolci e allo stesso tempo severi
da farla sentire in colpa.
“Bando ai convenevoli, come sta?” chiese la donna facendo
sussultare Delia, che capì immediatamente a chi la donna si stesse riferendo.
“Non sono affari che la riguardano Madame” ringhiò Delia e
Misty si stupì della sua reazione, lei, una madre sempre solare e dolce che ora
mostrava una parte di essa che forse aveva sempre tenuto
nascosta perfino al figlio.
Passarono alcuni minuti interminabili prima che qualcuno dei
commensali tornasse a dire qualcosa.
“Vedo che alla fine hai mantenuto il suo cognome nonostante
il divorzio” disse tranquillamente l’anziana donna sorseggiando come se nulla
fosse il suo the “Ah, che sbadata, gradisci qualcosa mia cara?” chiese poi
quasi in tono derisorio.
“No, preferirei tornare a casa, ma questo è impossibile
vero?”
“Credo che tu abbia capito il nocciolo della questione, da
qui si entra” disse e i suoi occhi lampeggiarono “Ma
difficilmente si riesce ad uscirne”
Misty fece passare lo sguardo da Delia alla donna anziana,
non riuscendo a capire i loro discorsi e a cosa si stessero realmente
riferendo, solo quando incrociò nuovamente lo sguardo
di Delia e vide improvvisamente il suo volto come invecchiato di colpo, si rese
conto della gravità della situazione.
“Non dirmi che…”
“Questa donna…è la nonna di Ash”
*
Dopo il litigio avuto con Ash a causa delle parole crudeli
che aveva rivolto a Misty nella speranza che reagisse e la smettesse di
colpevolizzare se stessa e gli altri, Dawn aveva passato quasi tutto il suo
tempo a fare compagnia a Gary, aiutandolo con la riabilitazione ormai al
termine e sfogandosi con lui per tutto quello che stava avvenendo a loro senza
una ragione apparente.
“In questo momento Ash è sotto stress, è normale che
reagisca diversamente rispetto a com’è in realtà, qualsiasi fatto accentua
notevolmente la sua visuale di cose, e quindi se la prende eccessivamente anche
per cose di poco conto” disse Gary facendo leva sulle braccia e scaricando
tutto il peso su di esse cercando di non cadere mentre
faceva riabilitazione con gli strumenti della palestra.
“Lo so, ma non pensavo che potesse prendersela così tanto!
Mi ha guardato come se mi odiasse”
“E’ nervoso, e il fatto che tu abbia attaccato proprio Misty
non ha aiutato” disse Gary per poi aggiungere immediatamente vedendo lo sguardo
contrariato e pronto alla replica della ragazzina “Lo so che non l’hai
attaccata, ma per come la deve aver vista lui tu devi aver cercato di cacciarla
via”
“Ma non è vero!”
“Questo lo so”
“Ash è uno stupido! Non si fida di me! Pensa davvero che
potrei cercare di allentare Misty da lui?”
“Non è questo il problema ora, Ash al momento, non si fida
neppure di se stesso…”
Dawn lo guardò per un attimo, prima di avvicinarsi a lui e
aiutarlo a camminare sulla pedana riabilitativa, pensavo quanto in quel
contesto Gary avesse ragione.
Ash non si fidava più di nessuno.
*
Finita la colazione Misty tornò nella sua camera, cercando
con tutta se stessa di non pensare al fatto che quella signora che l’aveva
accolta con se altre non era che la nonna di Ash. Ma ciò che l’aveva più
sorpresa era trovare li anche Delia, la quale, una
volta finita la colazione era stata portata via.
“Chissà dov’è…mi piacerebbe parlarle”
Qualcuno in quel momento bussò alla porta e forse per
coincidenza, forse per necessità la testa che sbucò dietro di essa fu proprio quella di Delia, triste e preoccupata come
mai l’aveva vista.
“Posso entrare?” chiese gentilmente.
La ragazza dai capelli rossi annuì, e la giovane donna
oltrepassò l’uscio, entrando nella stanza e guardandosi intorno, tormentandosi
le mani come se fosse sul punto di avere una crisi di nervi.
“Vuole sedersi?” chiese Misty prendendo una sedia posta
vicino ad un tavolo di marmo posto vicino alla finestra aperta.
La donna annuì, avvicinandosi e sedendosi, continuando a
tenere lo sguardo fisso sulle sue mani.
“Come mai si trova qui signora Ketchum?” chiese Misty
sedendosi di fronte a lei e guardandola con i suoi occhi verdi più chiari del
solito, forse per la luce che in parte la illuminava.
“E’ quello che dovrei chiedere a te” rispose lei senza
battere ciglio.
“Sono, scappata, non riuscivo più a tollerare la situazione
con gli altri…tutti quegli attacchi, tutte quelle bugie, non ce la facevo più…”
“E così hai deciso di scappare voltando le spalle ai tuoi
amici e finire nella tana del lupo?”
Misty sussultò, cosa voleva dire con quelle parole? E
soprattutto, perché le sembrava quasi una sorta di accusa?
“Non ho voltato le spalle a nessuno, volevo solo stare
tranquilla”
“Non è una buona ragione! Madame…è infida, ti userà per
metterti contro ai tuoi stessi amici!”
La ragazza la fissò confusa, dove voleva arrivare?
Delia sospirò, dopodichè alzò lo sguardo e iniziò a parlare,
raccontando il suo passato come se avesse studiato a memoria qualche libro e
ora lo ripeteva senza far trasparire la benché minima emozione, con voce
monotona e dal tono sempre uguale.
“Ho conosciuto il padre di Ash quando
ero ancora un’adolescente, ero giovane e inesperta e lui ai miei occhi sembrava
rispondere a tutte le mie aspettative, ci frequentammo per un certo periodo di
tempo, nel quale rimasi incinta di Ash…e il padre di Ash volle sposarmi…quando
quella donna lo venne a sapere…quella donna cercò in tutti i modi di obbligare
suo figlio, mio marito a lasciarmi, mentre a lui l’unica cosa che interessava
era un erede”
Misty ascoltava in silenzio la storia, quasi fosse rapita da essa.
“Io e il padre di Ash iniziammo a litigare, lui aveva delle
aspirazioni totalmente diverse, malate
e io non volevo che Ash crescesse al fianco di una persona del genere, così
chiesi il divorzio, ma le cose non andarono come speravo…”
A quel punto gli occhi di Delia incontrarono quelli di Misty
e il suo sguardo s’intristì.
“Il padre di Ash…è un assassino…e sua
madre, Madame è il male, non il male inteso come entità maligna, il male
inteso come parte integrante di una società corrotta Misty, fa attenzione ti
prego”
La ragazza rimase pietrificata a quelle parole.
“Il padre di Ash, un assassino?” chiese, quasi non credendo
neanche lei alle parole che poco prima aveva udito e che ora stava ripetendo
quasi meccanicamente.
Delia annuì tristemente.
“Ho commesso uno sbaglio, un terribile errore, e non
permetterò che il mio passato faccia del male a mio figlio, lui…è la cosa più
importante per me, la più importante al mondo”
La giovane donna si alzò stancamente dalla sedia, e si
incamminò verso la porta, mentre Misty restava seduta e la seguiva con lo
sguardo.
“Non commettere anche tu il mio stesso errore…” disse prima
di varcare la soglia e svanire dietro di essa.
*
Delia uscì dalla stanza di Misty e s’incamminò verso la sua
stanza, trascinando i piedi e bianca come un lenzuolo. Riportare a galla quei
tristi ricordi l’aveva debilitata interiormente più di
quanto pensava.
Improvvisamente un paio di braccia l’avvolse all’altezza
della vita, e lei sussultò, riconoscendo immediatamente quell’odore che aveva
segnato il suo passato come una croce.
“Lasciami” disse freddamente, anche se la sua voce tradì
involontariamente un senso di panico.
“Perché dovrei? Siamo sposati ricordi?”
La donna si divincolò, liberandosi e voltandosi finalmente
verso l’uomo che aveva dinnanzi.
“Abbiamo divorziato subito dopo la nascita di Ash!” disse
risoluta.
L’uomo rise divertito ma allo stesso tempo rabbioso.
“Andiamo Delia, sono uno degli uomini più potenti del Paese,
credi davvero che un misero foglio con un’innocua firmetta possa fermarmi?”
disse avvicinandosi pericolosamente alla donna che indietreggiò “Io ottengo
sempre ciò che voglio, ricordatelo”
Prima che potesse dire o fare qualcosa l’uomo l’afferrò per
un polso, tirandola a se e baciandola con rabbia, soffocando in quel bacio
tutto il risentimento e l’odio che si era portato dietro e che tutt’ora si
portava dentro di se.
*
Nonostante tutti gli sforzi per cercare di tranquillizzare
Vera, la ragazza continuava a non toccare cibo e a piangere la morte del
fratellino, colpevolizzandosi per non essere riuscita a correre da lui mentre
quel maledetto lampadario crollava inesorabilmente sul suo esile corpicino di
bambino di 10 anni.
Drew cercava in tutti i modi di farla reagire, arrivando
addirittura a prenderla con la forza e a trascinarla fuori
dal centro pokèmon, ma riuscendo soltanto a farla sentire ancora più in
colpa quando, arrivati nella hall vide ancora alcuni frammenti di vetro a
terra, gli ultimi postumi di una morte troppo assurda per essere vissuta così
in prima persona e così da vicino.
“Hai intenzione di finire in ospedale insieme a Gary?” gli
disse un giorno Drew, ormai stanco del continuo atteggiamento rinunciatario
della ragazza.
“Voglio solo essere lasciata in pace”
“Scordatelo!” sibilò lui sbattendo un pugno sul tavolo “Non
ti permetterò di diventare più simile ad una larva che ad un essere umano!”
Vera aveva voltato la testa di lato, concentrandosi su
qualcosa che sapeva, neppure lei davvero vedeva, era più che altro uno stupido
pretesto per non dover continuare a sopportare quell’assurda discussione.
“Io me ne tornò in stanza” disse salendo le scale con
lentezza esasperante, mentre Drew la guardava arrabbiato e ferito. Odiava
vederla così.
Odiava sentirsi così impotente.
Il ragazzo prese le sue cose ed uscì, non sapeva dov’era
diretto, voleva solo sfogare la sua rabbia e la sua inquietudine camminando, se
fosse stato necessario avrebbe camminato anche fino alle più profonde estremità
della città, arrivando poi sfinito in qualche locale, cadendo a terra distrutto e probabilmente più arrabbiato di prima,
perché la sua debolezza sarebbe comunque uscita.
“Sei un debole”
Parole che Vera non aveva mai pronunciato, che mai avrebbe
pronunciato, ma che ora, agli occhi di Drew sembravano molto più reali di qualsiasi sogno o illusione.
Improvvisamente si ritrovò sugli argini del fiume e si mise
seduto sul prato che andava a diventare sempre più ripido man mano che si
scendeva, fino ad arrivare al canale dove passava lenta e sinuosa l’acqua.
Non si accorse subito delle due persone che chiacchieravano
tranquille e serene poco distante da lui, ci mise un po’ a focalizzarsi su di
loro, un po’ a causa del tremendo dolore che sentiva ancora in petto a causa
del comportamento secondo lui sconsiderato di Vera e un po’ per la luce del
tramonto, che rendeva quelle sagome molto più simili a
ombre che a persone reali.
Però riuscì comunque a riconoscere una di esse,
e trasalì.
“Misty…”
La ragazza si voltò verso di lui e l’allegria che la
circondava svanì di colpo assieme al suo sorriso.
“Drew…che…ci fai qui?”
CONTINUA…
E finalmente ho aggiornato…bene bene, finalmente un po’ di cose stanno venendo a
galla, Ash non sa ancora che sua madre è stata rapita…lo scoprirà probabilmente
più avanti…ahahah come sono crudeleeeee
che dire…in questo capitolo ho dato maggior spazio a Delia e al suo passato…e
in parte a Vera, penso che fosse ancora ragionevole come cosa…in fondo gli è
appena morto il fratello…bhe che dire…mancano alcuni capitoli…e dal prossimo
finalmente i nodi inizieranno a venire al pettine…chissà che succederà ora che
Misty ha incontrato Drew…^O^/ ciaooo e grazie per le recensioni ^-^
§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§ Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire
Cap. 13
“E’ un tuo amico?” chiese Mondo vedendo la reazione della
ragazza dai capelli rossi, che era rimasta come pietrificata
alla vista del ragazzo.
“Si, una specie…” rispose lei senza
togliere gli occhi di dosso da Drew, il quale faceva lo stesso.
Avvenne improvvisamente, senza che nessuno potesse fermare
gli eventi Drew sfogò tutta la sua rabbia su Misty.
“SI PUO’ SAPERE DOVE DIAVOLO TI ERI CACCIATA? ASH E GLI
ALTRI SONO PREOCCUPATI PER TE!”
Era assurdo vedere la calma del ragazzo sfumare e divenire furia, ma Misty non fece una piega.
“Chi è Ash?” chiese ancora Mondo confuso.
“Nessuno” rispose in fretta Misty, voltandosi per andarsene,
come se la questione non gli interessasse.
“MENTRE NON C’ERI, MENTRE TI STAVI DIVERTENDO QUI CON LUI
MAX MORIVA IN UN OSPEDALE”
La ragazza si fermò di colpo, continuando però a tenere le
spalle a Drew il quale la continuava a fissare con rabbia, che stava pian piano
diventando disperazione.
Non poteva vederla, non poteva vedere il volto della ragazza
farsi bianco e le sue mani tremare mentre nella sua testa si affollava il viso
felice di Max, mentre gli occhi iniziavano a diventare lucidi.
“Tutto bene Misty?” chiese Mondo, avvicinandosi alla ragazza
e guardandola preoccupato.
Quella domanda la riscosse e guardò il ragazzo dai capelli
castani, non sicura di riuscire a tenere ferma e sicura la voce.
“Si…” disse annuendo.
“Misty!” disse Drew facendo un passo verso di lei.
“Non avvicinarti!” sibilò voltandosi lentamente verso di lui
“Non è più affar mio”.
Drew rimase immobile, mentre la ragazza che credeva sua
amica si allontanava con un perfetto sconosciuto, ignorando dove si stesse
dirigendo, ignorando il perché fosse divenuta improvvisamente così fredda.
E decise di seguirli.
Non sapendo ancora che quella decisione avrebbe portato
altro dolore.
Dolore pari alla morte.
*
Il telefono della hall continuava a suonare insistentemente
già da qualche minuto prima che un’indaffarata infermiera Joy corresse a
rispondere, rimanendo quasi esterrefatta dalla voce che sentì all’altro capo
del telefono.
“Si, un minuto, ora lo chiamo”
disse gentilmente, posando una mano sul ricevitore e facendo scorrere lo
sguardo sulla hall pressoché deserta.
Gli unici che erano rimasti ancora li erano solo Ash e
Lucinda, la quale aveva deciso di tornare, ignorando il fatto che probabilmente
il ragazzo non le avrebbe più rivolto la parola.
“Ash, puoi venire un momento al telefono?
E’ il professor Oak da Pallet” disse l’infermiera stupendolo
e facendolo alzare con curiosità, anche se qualcosa gli dava il sentore di un
brutto presentimento.
“Grazie” disse quando l’infermiera gli porse educatamente la
cornetta, tornando al suo lavoro.
“Pronto?”
Dall’altro capo del telefono la voce del professor Oak lo
terrorizzò. Non era calma e serena come l’aveva sempre sentita, era diversa,
disperata, agitata…spaventata a morte.
“Ash! Meno male che ti ho trovato! Siamo nei guai!”
“Si calmi professore! Cos’è successo?”
Quello che il professore disse cancellò qualsiasi pensiero
razionale del ragazzo. Annullando la sua lucidità mentre lasciava cadere il cornetta, che rimase sospesa dondolando sempre più
lentamente.
Vedendo la reazione dell’amico Lucinda si alzò dai divani
posti nella hall e si avvicinò con cautela a lui, guardandolo preoccupata.
“Ash?”
Gli occhi del ragazzo erano sbarrati in un’espressione di
puro terrore, mentre la voce del professor Oak continuava a chiamarlo dalla
cornetta.
Ma sembrava non sentirlo. Il mondo intorno a lui aveva
smesso di girare, annullandosi spontaneamente.
“Si calmi professore!
Cos’è successo?”
“Tua madre è stata
rapita…è lei la prossima vittima”
*
Misty e Mondo era ritornati al grattacielo, nessuno dei due durante
il cammino aveva proferito parola, di tanto in tanto il ragazzo aveva fatto
scorrere lo sguardo verso il viso della ragazza, ma
ogni volta l’aveva riabbassato di colpo vedendo come gli occhi di Misty fossero
velati da un sottile strato di lucide lacrime pronte a scendere.
Non si salutarono neppure quando ognuno di loro andò nella
propria stanza.
La ragazza dai capelli rossi si buttò sul letto, nascondendo
il volto nel cuscino, cercando così di soffocare i singhiozzi che iniziavano a
sfuggirle incontrollati.
“Max…”
Ancora non riusciva a rendersi conto di ciò che pochi minuti
prima aveva detto a Drew, non riusciva a capire perché aveva risposto così crudelmente
a quel ragazzo.
Si sentiva in colpa.
Ma non una colpa diretta al comportamento avuto con Drew,
no, si sentiva in colpa per Max. Quelle parole le sentiva come dette a lui.
E si odiò, si odiò più di quanto già non si odiasse.
Qualcuno bussò nuovamente alla porta della camera e lei si
mise seduta, tenendo lo sguardo basso e lasciando che la persona entrasse,
sapendo già da quel tocco sulla porta di chi si trattasse.
“Misty?” disse Delia entrando e chiudendo la porta dietro di
lei avvicinandosi lentamente.
Vedendola li di fronte a lei ogni
difesa crollò inesorabile, e strinse forte le lenzuola del letto, sperando con
tutta se stessa di non scoppiare a piangere in quel momento, perché non se lo
sarebbe mai perdonato.
“Va tutto bene?” disse la donna posando gentilmente una mano
sulla spalla della ragazza che alzò lo sguardo verso il viso della donna.
Fu troppo tardi quando si rese
conto di ciò che aveva fatto.
Senza pensare aveva abbracciato la vita della donna in piedi
davanti a lei, mentre ora i singhiozzi e le lacrime uscivano da lei in modo
impietoso lasciando la donna esterrefatta dallo sfogo.
Era la prima volta che la vedeva piangere, la prima volta
che dimostrava la sua debolezza. E forse in questo Misty, non era poi così
tanto diversa da Ash.
Dal suo Ash.
*
Nel frattempo Drew era arrivato all’entrata del grattacielo
e lo stava ammirando come rapito dalla gigantesca presenza di esso.
“Come diavolo farò a trovare Misty adesso?”
Non si accorse dell’ombra nera che si stava delineando alle
sue spalle, quando si voltò fu troppo tardi, perché
qualcosa lo colpì con talmente tanta violenza alla testa da farlo stramazzare a
terra svenuto.
“Signora, abbiamo un prigioniero, un ragazzino del gruppo,
da una prima analisi sembrerebbe il coordinatore che risponde al nome di Drew”
Una voce metallica rise a quella frase, mentre un uomo
vestito di nero restava in ascolto tramite una ricetrasmittente.
“Come vuole, avviserò immediatamente quel ragazzo” disse
chiudendo la comunicazione e guardando il ragazzo dai capelli verdi, che
giaceva incosciente ai suoi piedi.
*
Drew aprì gli occhi lentamente, richiudendoli quasi di colpo
a causa della forte luce che entrava violenta dalla finestra, si alzò da quello
strano giaciglio che gigolò appena sotto al suo peso e si mise in piedi,
guardandosi in giro stravolto, mentre un lacerante dolore gli pulsava alla
testa dov’era stato colpito.
“Dove mi trovo?” chiese portandosi una mano sulla nuca e
controllando di non aver ferite o quant’altro.
“Ti trovi nel grattacielo” gli rispose una donna anziana
davanti a lui, mantenendo una posa rigorosa e severa.
“Tu…chi sei?” chiese nuovamente Drew a quella donna.
L’anziana signora rise, facendo un passo verso di lui e
guardandolo con i suoi occhi grigi “Qualcuno che ti farà molto, molto male”
*
“Cos’è successo Misty?” chiese Delia una volta che la
ragazza si fu calmata dal pianto isterico che l’aveva colta.
“Ho…ho incontrato Drew poco fa, quando sono uscita con Mondo”
“Drew?”
Misty annuì.
“Si…mi ha detto…mi ha detto che Max…Max è…è…” le lacrime
iniziarono nuovamente a scendere dalle sue guance e per Delia questa fu una
risposta talmente eloquente da non lasciare spazio ai dubbi.
“Oddio, Misty” disse abbracciando forte la ragazza, mentre
nella sua testa iniziava a delinearsi uno stato d’animo irrequieto.
“E…Vera?” chiese pochi istanti dopo.
Misty si liberò controvoglia dell’abbraccio della donna,
tornando a posare lo sguardo a terra.
“Io, non lo so. Non ho avuto il coraggio necessario per
domandarglielo”
“Codarda, sono i tuoi
migliori amici”
Scacciò quel pensiero dalla sua testa, nonostante una buona
parte di lei iniziava davvero a pensare di esserlo per aver abbandonato tutti
così.
Improvvisamente la porta si aprì con uno schianto e due
uomini irruppero nella stanza della ragazza fermandosi vicino ad essa.
“E’ pregata di seguirci. Vostra Signoria l’attende nelle
celle”
“Nelle celle?” chiese confusa Misty
guardando Delia che sembrava ancora più confusa di lei.
I due uomini senza proferire altro presero la ragazza,
trascinandola via con loro, mentre il presentimento di Delia iniziava davvero
ad essere qualcosa di più che un semplice stato d’animo.
“Aspettate! Dove la state portando?”
“Le consigliamo vivamente di tornare nei suoi alloggi
signora Ketchum”
*
Percorsero innumerevoli piani prima di arrivare alla cella
di cui parlavano i due uomini, un luogo talmente angusto e umido da farle
venire i brividi.
“Dove ci troviamo?” chiese Misty senza però ricevere la
benché minima risposta.
Prima che potesse aprire nuovamente bocca per formulare una
nuova domanda le sbarre di una cella si aprirono e i due uomini la cacciarono
dentro senza nessun rispetto, chiudendo e andandosene.
“Ehi! Dove state andando voi due? Datemi uscire da qui!” gridò.
“Non urlare tesoro, fra poco sarai libera, libera da
qualsiasi legame, libera da qualsiasi colpa tu senta nella tua giovane
testolina”
Misty guardò nella direzione della voce, vedendo solo in
quel momento l’anziana donna che tanto era stata gentile con lei assumere
connotazioni che ora a dispetto delle altre volte, rasentavano la paura e la
pazzia.
“Lei…?”
“E’ maleducazione non accorgersi anche degli altri invitati
al “banchetto”” disse indicando un’ombra dietro Misty,
la quale si voltò piano, scoprendo che appoggiato al muro, si trovava Drew.
“Cosa ci fai qui?” chiese quasi urlando quella domanda.
“Non urlare, mi scoppia la testa…” disse Drew portandosi
meccanicamente le mani sulle tempie.
Fu la donna a rispondere per lui: “Stava ficcanasando in
giro, e così abbiamo deciso d’invitarlo qui”
“Fatelo uscire!”
Una risata fragorosa scosse l’angusta cella, diramandosi in
tutte le direzioni e sfociando in un suono talmente sgradevole da provocare
nausea.
“Prima voglio divertirmi con voi due”
“Divertirsi?” chiese Drew guardando la donna nonostante il
forte mal di testa gli provocava dolore agli occhi.
“In fondo siete due esseri umani di sesso opposto no? E vi
ho dotati anche di un bel letto comodo, avanti, non ho tempo da perdere”
Misty si pietrificò, e fu sicura che anche Drew poco
distante da lei avesse avuto la stessa identica reazione.
“Sta…sta scherzando vero?” chiese con paura.
“Mai stata più seria, ma se non volete non ci sono problemi,
posso sempre divertirmi facendo del male alla madre di Ash”
“NO!” gridò quasi istintivamente Misty quando vide la mano
della donna infilarsi nella tasca della gonna ed estrarne una ricetrasmittente.
“No?” disse la donna avvicinandosi alle sbarre e prendendo
il mento di Misty, stringendolo talmente forte da farle male “Non osare darmi
degli ordini, o questa cella sarà l’ultima cosa che il tuo amichetto vedrà!”
Si voltò verso Drew con le lacrime agli occhi, incredula di
quello che di li a poco sarebbe successo, e vide nello
sguardo del ragazzo la stessa paura che sentiva dentro di lei.
Qualsiasi cosa sarebbe successa là dentro, avrebbe infranto legami
e amicizie che avevano impiegato anni e sforzi sovrumani per diventare ciò che
erano ora.
“Drew…”
Il ragazzo dai capelli verdi abbassò lo sguardo stringendo i
pugni, mentre con un calcio si levava le scarpe, buttandole in mezzo alla
cella, mentre la sua mente cercava in tutti i modi di creare l’immagine
sorridente di Vera.
*
Nessuno dei due seppe quando tutto ciò durò, ma lo sguardo
della donna, della nonna di Ash supervisionava tutto, e alcune volte Misty fu
sicura di aver visto un sogghigno di soddisfazione sul suo volto ormai logoro
dalla vecchiaia.
“Stai bene?” chiese Drew una volta che ebbe affondato dentro
di lei.
“Come diavolo pensi che possa stare…io…” cercò di trattenere
le lacrime, e non per il dolore che sentiva, no, per un dolore ancora più
forte.
Per il ricordo di un viso che non l’avrebbe mai più guardata
sorridente, non avrebbe mai più potuto scherzare come una volta con lui, perché
sapeva, il tempo dei giochi era finito.
E loro con lui.
*
“Hai ripreso tutto?” chiese un uomo mentre un altro era
intento a registrare su cd ciò che era appena avvenuto nella cella.
“Certamente signore, ecco a lei” disse porgendo la custodia
con dentro il cd all’uomo che rise soddisfatto.
“Bene, e adesso andiamo a dare questo bel regalino a quei
mocciosi”
*
Gli uomini avevano riportato Misty nella sua stanza
trascinandola nonostante l’anziana donna avesse ordinato di trattarla con
rispetto.
Delia che aveva atteso il suo ritorno con impazienza le era corsa
incontro quando l’aveva vista entrare nella stanza, reggendosi in piedi a
fatica.
“Misty! Stai bene tesoro?”
Non aveva risposto, si era semplicemente sdraiata sul letto,
raggomitolandosi su se stessa e iniziando a piangere, tremando come una foglia.
“Cosa ti hanno fatto?”
“Mi hanno portato nelle celle, c’era…c’era Drew…quella
donna…”
“Parli della nonna di Ash?” chiese Delia accarezzando
lievemente i capelli di Misty.
“Si…quella donna…ha obbligato me e Drew a…”
La mano della donna si fermò, non voleva, non poteva credere
che quella donna fosse davvero arrivata a tanto.
“Perché non vi siete ribellati?” chiese.
“Hanno minacciato di farle del male…e io, non voglio…non
potevo permettere che Ash perdesse la persona più importante”
La donna si portò una mano sulla bocca, reprimendo a stento
un singhiozzo mentre si alzava dal letto continuando a tenere lo sguardo su
Misty, la quale si era ancora di più chiusa in se stessa.
“Mi fa…male la pancia” disse in un sussurro quasi
impercettibile.
*
“Perché l’ha fatto? Aveva detto che
quella ragazza le piaceva! Perché le ha fatto questo?” gridò
Mondo ignorando le guardie che avevano iniziato a mettersi sulla difensiva,
mentre l’anziana donna continuava ad ignorarlo.
“Insomma! Misty le serviva no? La voleva integra se non
sbaglio! Perché allora, non capisco”
“Perché voglio attirare qui il mio vero obiettivo, quella
ragazzina e Delia sono soltanto delle pedine, colui che voglio è solo quel
ragazzino”
“E allora perché non è andata a prenderlo invece di mettere
in mezzo persone che non c’entravano?” disse Mondo ancora arrabbiato.
“Mettere di mezzo? Io non ho proprio messo di mezzo nessuno,
ricorda che sei stato tu ad uccidere e a massacrare quei ragazzi”
Il ragazzo s’irrigidì, i suoi pokemon, i suoi Ditto, i suoi
Tauros usati per uccidere, per fare del male a persone che in fondo sapeva non
meritavano un simile trattamento.
“Mio nipote mi ha sempre dato delle grane, è ora che paghi
per tutte le sue interferenze”
“E Drew? Cosa ne sarà di lui?”
“Per il momento lo lascerò nella cella, mi serve vivo, e
poi, posso attirare molte più mosche in questo modo”
*
Nel frattempo molto lontano da li
Ash aveva appena finito di portare da mangiare a Vera, la quale, non aveva
ancora ripreso ad essere la solita ragazza solare e dolce di sempre.
“Per quanto ha intenzione di continuare?” chiese Dawn
tenendo in braccio com’era solita fare Piplup.
“Non lo so, inizia a preoccuparmi”
Improvvisamente un Pidgey entrò dalla finestra della stanza del
centro pokemon, lasciando sul tavolino la custodia di un cd, dopodichè volò via
come se nulla fosse.
“Ma cosa?” chiese Dawn curiosa prendendolo fra le mani.
“Dammelo! Magari
ci sono informazioni su dov’è stata portata mia madre!” disse Ash prendendo il
cd con le mani tremanti e inserendolo nel lettore dvd.
Dawn represse a stento un urlo di terrore quando vide i
fotogrammi della telecamera a circuito chiuso riprendere ciò che a prima vista
sembrava una cella.
Ma lo sguardo di Ash ignorò l’ambientazione da film horror,
il suo sguardo si era concentrato sulle due figure, mentre le sue mani si
chiudevano a pugno. Mentre il suo intero essere veniva scosso da fremiti di
rabbia.
“Questo è troppo” disse alzandosi e prendendo il suo
zainetto.
“Dove stai andando?” gli chiese Dawn sapendo però già la
risposta che ne sarebbe derivata.
“Da loro”
CONTINUA
Ho deciso di aggiornare solo ed esclusivamente questa fic…non
so perché…ma forse per non deludere alcune persone a me vicine…è__é/ quindi ok!
Una vendetta verrà aggiornata…
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 14
“Tieni, bevi questo, ti farà sentire meglio” disse Delia
tenendo una tazza di the fumante a Misty, la quale, titubante la prese, rimanendo
silenziosa come ormai faceva da giorni.
“Devi mangiare tesoro…non puoi continuare a restare chiusa
qui dentro”
Per tutta risposta la ragazza dai capelli rossi posò sul
comodino la tazza ancora piena e si mise sotto le coperte, raggomitolandosi in
se stessa, ancora troppo scossa, troppo in colpa per ciò che neanche una
settimana prima era avvenuto.
Lei e Drew avevano fatto l’amore.
E non quell’amore che si fa tra innamorati, no, perché fra
lei e Drew non c’era neanche un sentimento di amicizia ad essere obiettivi. La
verità era che si conoscevano appena, eppure per forza maggiore erano stati
costretti a fare una cosa così pesante, così importante.
Per salvare le persone che realmente amavano.
Scoppiò a piangere, mentre Delia guardava la forma sotto le
lenzuola del suo esile corpo, scosso di tanto in tanto da singhiozzi.
“Ash…”
*
“Ash! Non correre così veloce! Non sappiamo neppure dove si
trovino!” gridò Dawn cercando di stare dietro alla folle corsa dell’amico.
“Devo trovare Misty e Drew!”
“Lo so! Ma non abbiamo un piano, facciamo il punto della
situazione e…”
Il ragazzo dai capelli corvini si voltò di scatto verso di
lei guardandola con severità, e Dawn non potè far altro che abbassare il viso fissando
lo sguardo a terra, imbarazzata e umiliata.
“Scusa”
“Non hai pensato a come potrebbe sentirsi Vera sapendo che
il ragazzo che ama…” strinse i pugni, le immagini di quel video erano ancora
troppo vivide in lui.
“Come hanno potuto…”
“Sono sicura che c’è una spiegazione, Misty non farebbe mai
una cosa del genere, bhe, anche Drew…”
“Lo so benissimo! E’ per questo che voglio trovarli…sono in
pericolo”
La risposta di Ash spiazzò la ragazzina dai capelli blu, che
fino a quel momento aveva pensato che la rabbia del ragazzo fosse dovuta si, al
video, ma che si fosse focalizzata su Misty e Drew…e non sui veri artefici del
filmato.
Lei stessa non ci aveva neppure fatto caso.
Forse in fondo, Ash nutriva ancora una qualche fiducia nei
confronti dei due amici.
Si rimisero a correre, mentre Staravia volava alto nel
cielo, cercando qualsiasi possibile riferimento che potesse essere un
collegamento anche minimo per poter trovare i due ragazzi.
*
Erano passate poche ore da quando Ash e Dawn erano corsi via,
lasciando che la hall del centro medico rimanesse quasi semideserta. I vari
allenatori, ignari di tutto erano ripartiti per i loro viaggi di formazione,
lasciando quell’accogliente saletta molto più vuota di quello che in realtà
fosse.
Una ragazza dal capelli castani un po’ arruffati e con una
coperta verde attorno al corpo scese silenziosamente e con passo stanco le
scale, guardandosi in giro, in cerca forse, di qualche volto amico, ma
ritrovandosi sola in mezzo a quella sala.
“Ash?” chiamò leggermente, senza ricevere nessuna risposta.
La sua attenzione venne però catturata dal televisore ancora
acceso e che ora trasmetteva piccole interferenze grigie sullo schermo.
La ragazza si accucciò davanti al congegno, scoprendo un
piccolo cd e senza dire nulla schiacciò un pulsante, lasciando che il film
ricominciasse.
Non sapeva quanto quel video l’avrebbe scossa, non sapeva
quanto quel video avrebbe segnato l’inizio e la fine di qualcosa di
terribilmente reale.
Distruttivo.
Fissò quelle immagini senza rendersi conto delle sue mani,
che si stavano stringendo in una morsa convulsiva, mentre le sue unghie
laceravano la carne dei palmi, troppo presa com’era a cercare di restare
lucida, mentre il dolore per la morte del fratello lasciava spazio alla rabbia.
Una rabbia cieca.
Lasciò cadere a terra la coperta mentre saliva ai piani alti
del centro pokemon, vestendosi e legandosi la sua inseparabile bandana in
testa, dopodichè si legò in vita il marsupio con le sfere pokè e uscì di corsa.
*
“Staravia ha visto qualcosa!” gridò Dawn indicando il
pokemon uccello che aveva iniziato a volare in tondo, come per segnalare al suo
allenatore un indizio o comunque qualcosa di molto importante.
Senza dire nulla Ash riprese a correre con maggiore foga,
mentre il respiro accelerava insieme ai battiti del cuore, e non per la corsa.
Ma per la paura.
La paura di essere arrivati troppo tardi.
Si fermarono di colpo, mentre un ragazzo dai capelli castani
accarezzava Staravia, posato sul suo braccio.
“E tu chi sei?” chiese Ash mentre il suo pokemon tornava da
lui.
“Hai un bel pokemon. Complimenti”
“Ma io…ti ho già visto! Sei lo stesso ragazzo che mi ha
attaccato con i Vileplume!” disse Dawn mentre Ash si voltava verso di lei
sorpreso.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
“Accidenti, ero sicuro che non mi avessi visto…e invece…bhe,
meglio così”
“Tu…sei stato tu a causare tutti quegli
incidenti…Gary…Max…Brock” disse l’ultimo nome digrignando i denti, la morte dell’amico
era ancora troppo vivida in lui.
Quel nome faceva ancora troppo male da pronunciare.
“Già, non volermene, eseguivo solo gli ordini”
Il ragazzo dai capelli corvini fu velocissimo, scattò verso
di lui e lo prese per il colletto, mentre Dawn cercava di fermarlo prima che
commettesse qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito.
“Eseguivi gli ordini? Chi può essere tanto crudele da
uccidere degli innocenti?” gridò cercando di trattenere il tremore che la
rabbia gli stava facendo scaturire.
“Vuoi davvero saperlo? Se sei davvero interessato a sapere
chi è il mandante di tutto ciò allora forse è meglio che voi due mi seguiate,
ma forse, dovremmo aspettare che anche la piccola Vera ci raggiunga”
“Vera?” chiese Dawn.
“Vera è al centro pokemon! Distrutta per la morte del
fratello che TU le hai ucciso! Non penso che verrà!”
“Ti sei scordato di togliere il cd dal lettore dvd Ash…ora
lei sta venendo qui”
Ash lasciò andare la presa e continuò a fissare il ragazzo con
rabbia, mentre un pensiero atroce iniziava a delinearsi nella mente.
“Lei sta…”
Il ragazzo annuì.
“E’ viva, certo, non in ottime condizioni, ma è viva…e
questo è quello che conta”
“E quel video…”
Il ragazzo non rispose, si limitò ad incamminarsi, mentre
una figura si delineava all’orizzonte, una figura umana insieme ad un pokemon.
Vera e Beautifly.
“Vera…” disse Dawn correndo da lei, ma la ragazza la
oltrepassò senza degnarla di uno sguardo e corse dal ragazzo sferrandogli un
pugno che per poco non gli fece perdere l’equilibrio.
“Che accidenti?”
“HAI UCCISO MIO FRATELLO! E SEI IL FAUTORE DI QUEL VIDEO! TI
MERITERESTI MOLTO DI PIU’ DI UN MISERO PUGNO!”
Ash e Dawn guardarono l’amica sconvolti. Era la prima volta
che vedevano la rabbia della ragazza. Era sempre stata calma e dolce con tutti,
ma forse, anche per lei, era giunto il momento di fare qualcosa.
Di crescere.
“E ora portaci da Drew e Misty”
*
“Come stai oggi?” chiese la voce sibilante di una donna davanti
alle sbarre della prigione dov’era rinchiuso Drew.
“Che diavolo vuole ancora da me? Non le è bastato il
divertimento?” rispose il ragazzo dai capelli verdi in modo acido, restando
seduto sul freddo pavimento lercio dello scantinato, ignorando gli scarafaggi e
l’acqua che cadeva a terra da una delle tubature.
“Oh mio caro, il divertimento è solamente all’inizio, vedi,
i tuoi cari amichetti stanno arrivando proprio alla tana del lupo, e non hanno
idea di cosa gli aspetta”
“Che cosa vuole fargli ancora?” chiese Drew alzandosi e
attaccandosi alle sbarre della cella, mentre l’anziana donna si voltava per
andarsene.
“Non preoccuparti, lo vedrai presto. E poi....” disse
fermandosi e voltandosi appena verso di lui “…chi entra qui, non ne esce vivo”
Il ragazzo rimase pietrificato da quelle parole. Parole
dette in modo tale da sembrare leggere, ma che in realtà per lui non lo erano
affatto.
“Vera…”
*
La porta si aprì piano, mentre un uomo alto, e di
bell’aspetto entrava nella stanza dove si trovavano Misty e Delia.
“Salve Delia” disse l’uomo chiudendo la porta e
comportandosi come se fosse in casa propria, mentre la donna che era rimasta
accanto a Misty per tutto il tempo s’irrigidì alla sua vista.
“Cosa vuoi?” chiese senza nascondere l’irritazione.
“Volevo solo sapere come stavi, in fondo è da tanto che noi
due non parliamo, in fondo eravamo sposati no?” disse l’uomo con un sorriso
beffardo disegnato sul volto.
“Hai detto bene, eravamo”
L’uomo ignorò la risposta della donna, prendendo una sedia e
lasciandovisi cadere sopra con stanchezza, incrociando le gambe e
giocherellando con il grande anello che aveva al dito.
“Nostro figlio sta venendo qui”
“Come puoi chiamarlo nostro figlio Giovanni? Non ti sei mai
comportato come un padre nei suoi riguardi, anzi! Gli stai facendo del male! E
la cosa che mi fa rabbia è che te ne compiaci pure!” disse Delia stringendo i
pugni.
La sua calma stava svanendo, mentre la rabbia iniziava a
farle contrarre il viso in una smorfia di disgusto.
“E’ comunque il futuro erede del Team Rocket, e questo lo
sai bene, Ash è venuto al mondo solo per questo”
“Ash non è come lei!”
Senza che Delia si potesse accorgere di nulla, Misty era
venuta fuori dalle coperte, e ora, seduta sul letto guardava con sguardo duro
Il capo del Team Rocket, fregandosene del fatto che avesse di fronte non solo
un uomo di gran lunga più potente e forte fisicamente di lei, ma che quell’uomo
che aveva commesso così tanti misfatti fosse per giunta il padre di Ash.
Il suo Ash.
“Oh che coincidenza, la piccola Williams, mi ero dimenticato
della tua presenza ragazzina, bhe in fondo a chi è mai importato di te?”
La ragazza dai capelli rossi non mosse neppure un muscolo,
come se le parole taglienti che l’uomo le diceva non la toccassero, ma scivolassero
su di lei come acqua.
“Ash non si abbasserà mai a diventare come lei!” continuò.
“E’ mio figlio, sangue del mio sangue, vedrai che anche per
lui verrà il momento per scegliere. Non pensi che già il fatto che voglia
diventare il Migliore nel campo dei pokemon lo faccia somigliare a me? Anche
lui brama il potere, esattamente come me”
“Non permetterti!” disse Delia, riprendendosi dalla capacità
di ripresa di Misty.
Giovanni si alzò dalla sedia, rimettendola a posto e
incamminandosi verso l’uscita.
“Fra un po’ ne avrete la prova, sta arrivando. E resterà qui
per sempre. A comandare insieme a me ciò che un giorno sarà suo” disse uscendo
con una risata che fece raggelare il sangue nelle vene alle due donne.
Senza dire nulla Misty si alzò dal letto, aprendo il grande
armadio contenenti i vestiti che le erano stati “donati” dalla nonna di Ash e
ne prese uno, togliendosi quelli vecchi e buttandoli senza troppi complimenti
nel cestino della spazzatura.
“Perché ti stai cambiando? Dove vai?” chiese Delia sorpresa
da quella reazione.
“Quei vestiti sono di quando…” non riuscì a finire la frase,
quel ricordo faceva ancora troppo male, sia mentale…che fisico.
“Capisco…” rispose semplicemente la donna, annuendo, mentre
Misty s’infilava un paio di jeans corti e una maglietta senza maniche bianca
con i bordi blu.
La ragazza uscì dalla stanza, correndo verso i piani più
bassi dell’edificio, doveva liberare Drew. Qualcosa dentro di lei le diceva che
se non l’avesse fatto, non ci sarebbe più stata possibilità di farlo.
*
Ormai Ash e gli altri condotti da Mondo stavano per
raggiungere il palazzo dove si trovavano Misty e Drew. Nessuno di loro però
immaginava cosa gli stava aspettando al suo interno.
“Ah, prima che mi dimentichi…anche tua madre è stata portata
al palazzo”
“COSA?” disse Ash sconvolto dalla rivelazione del ragazzo.
“So che forse sembrerà strano detto da me, ma mi dispiace
davvero per tutto ciò che è accaduto”
“Penso che sia un po’ tardi per una cosa simile sai? Non
puoi distruggere la vita delle persone e poi chiedere scusa come se fosse una
cosa da niente!” gli rispose Dawn prima che potesse pensarci Ash o Vera, la
quale sibilò qualcosa d’incomprensibile che preoccupò Dawn che si trovava
vicino a lei.
“Lo so…solo che…quella ragazza…” disse senza terminare la
frase.
In fondo era così. Gli occhi così verdi e così magnetici di
quella ragazza avevano provocato dentro di lui incredibili
sensi di colpa. Perché lei lo credeva un amico, non
l’assassino che aveva ucciso i suoi amici. Lei lo credeva
sincero, sincero come lo erano i suoi occhi, così sinceri da fare trasparire
qualsiasi sentimento. Severi e duri ma allo stesso tempo dolci e pieni di
comprensione.
Una comprensione che sapeva già di non meritare, lui non meritava
di essere guardato con quello sguardo.
Eppure dentro di lui non voleva neanche che quegli occhi lo
guardassero con disprezzo e odio.
“…ndo?”
“Eh?” disse il ragazzo tornando alla realtà.
“Hai detto di chiamarti Mondo giusto?” disse Ash ancora diffidente.
“Si…” rispose lui senza badarci, tornando a guardare la
strada davanti a lui.
“Spero per te che mia madre, Misty e Drew stiano bene,
altrimenti dovrai vedertela con tutti noi!” disse Ash, mentre le altre due
ragazze annuivano risolute.
“Te l’ho già detto, stanno bene” sospirò esausto Mondo.
Alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti all’entrata principale
del palazzo di vetro. Erano arrivati.
“Entriamo”
*
“Ehi! Dove stai correndo ragazzina?” gridò uno degli uomini
posti a guardia delle cantine mentre Misty correva giu dalle scale, pregando
con tutta se stessa che non fosse troppo tardi.
“E’ stato il Signor Giovanni a dirmi di liberarlo! Presto!”
L’uomo la guardò, dopodichè posò lo sguardo verso la cella
di Drew e sospirando prese un mazzo di chiavi e infilò una di esse nella
serratura.
“Drew stai bene?” chiese la ragazza quasi in lacrime.
Il ragazzo dai capelli verdi la fissò per qualche
interminabile minuto, guardandola dall’alto in basso prima di sussurrare un timido:
“Piuttosto…tu come stai?”
La ragazza sorrise dolcemente guardandolo. In fondo Drew,
era più sensibile di quello che desse a vedere.
“Andiamo” disse e prima che potesse fare un passo Drew la
prese per mano guidandola su per gli scalini, mentre quel leggero e tiepido
contatto faceva arrossire entrambi.
*
Ash e gli altri nel frattempo erano entrati nel palazzo e si
guardarono in giro con estrema ansia e preoccupazione. Ormai erano nella tana
del nemico, un passo falso e tutto sarebbe andato in fumo.
Dawn fece un passo ma Mondo la bloccò con un braccio.
“Sssh…sento un rumore provenire dalle scale”
Prima che potesse aggiungere altro davanti a loro comparvero
Misty e Drew, ancora frastornati e preoccupati che qualcuno potesse scoprire la
menzogna di Misty per liberare il ragazzo.
“Ragazzi!” disse felice Dawn vedendo che i suoi amici erano
sani e salvi, e ad una prima occhiata tutti interi.
Gli unici a non gioire della cosa furono Ash e Vera, la cui
attenzione era focalizzata sulle mani intrecciate dei due ragazzi.
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 15
“Ash!” disse Misty togliendo la mano da quella intrecciata
di Drew e correndo dal ragazzo dai capelli corvini che rimane sorpreso dalla felicità
della ragazza che gli aveva letteralmente gettato le braccia al collo non
appena l’aveva visto.
“Stai bene?” chiese ancora titubante, mentre lo sguardo
andava a Drew, il quale si avvicinò a Vera con cautela, quasi avesse il brutto
presentimento che sapesse ciò che era avvenuto fra lui e Misty.
“Ora si!” rispose lei raggiante, sorridendo per la prima
volta davvero, senza più le ombre che avevano offuscato il suo bellissimo viso
per tutto quel tempo.
“Per fortuna, quando abbiamo visto quel video…” Dawn si
morse la lingua per aver parlato troppo, Misty e Drew la guardarono confusi,
non riuscendo a capire cosa volesse dire.
“Di che video stai parlando?” chiese Drew accigliato.
“Ecco…veramente…” Dawn lasciava correre lo sguardo da Drew
ad Ash, il quale la guardava con un misto di severità e inconscia rabbia.
“Il video di te e Misty” rispose fredda Vera al posto della
ragazzina.
Ash fu certo di aver sentito Misty pietrificarsi fra le sue
braccia mentre l’amica pronunciava quelle parole, e la rossa alzò lo sguardo,
ma il viso di Ash era fisso davanti a se, senza darle possibilità di poterlo
guardare negli occhi.
Come non faceva da ormai troppo tempo.
“Siamo stati obbligati, vi avrebbero ucciso se non avessimo
obbedito agli ordini” disse Drew cercando di trovare una qualsiasi
giustificazione a quel gesto, anche se, e lui lo sapeva bene, non ce n’erano.
Anche se contro la loro volontà li avevano traditi.
“Non dovete prendervela con loro! E’ colpa di Madama Boss se
sono stati costretti a fare una cosa del genere, loro non volevano!” disse
Mondo, andando in aiuto dei due ragazzi.
“Non intrometterti” disse Vera, e solo in quel momento Drew
si rese conto che la ragazza non era quella che ricordava. Aveva qualcosa di
diverso da come la ricordava. Il modo di atteggiarsi, il comportamento e lo
stesso viso erano diversi da prima. Ma ciò che lo preoccupò fu come gli occhi
di Vera non lasciassero trasparire altro che odio.
Dolore
Rabbia cieca
“Vera…ascoltami”
“Quello che è fatto è fatto, non si può tornare indietro no?
Lasciamo perdere, non ho voglia di portare rancore anche a te. Nonostante il
dolore mi sei troppo caro”
Le parole della ragazza arrivarono come un pugno nello
stomaco. L’aveva perdonato? Eppure perché non riusciva a leggere la dolcezza e l’affetto
che solitamente vedeva nei suoi occhi ogni volta che lo guardava?
“Non vorrei interrompere questa riconciliazione ma dobbiamo andarcene da qui, siamo troppo allo
scoperto, così ci vedranno!” disse Mondo.
“Hai ragione, dobbiamo anche trovare mia madre” disse Ash
risoluto guardando il ragazzo.
“E’ nella mia stanza, cioè, nella stanza che mi è stata
assegnata” disse Misty e un brivido le corse lungo la schiena, arrivare da
Delia non solo non sarebbe stata una cosa facile, ma le parole di Giovanni le
risuonavano ancora in mente.
“Andiamo allora!” disse Dawn e Mondo fece strada, cercando
di eludere come meglio poteva la sorveglianza.
“Stammi vicino” disse Ash a Misty tornando a guardare Drew,
come se avesse un qualche timore che il ragazzo potesse ancora fare qualcosa a
Misty. Non lo riteneva colpevole di ciò che aveva visto nel video, però averli
ritrovati mano nella mano aveva smosso dentro di lui un sentimento strano che
non ricordava di aver mai provato neppure quando Misty viaggiava ancora con lui.
Era diverso dall’irritazione che provava quando Rudy o Danny
le avevano fatto la corte.
Gelosia
Si scrollò dalla testa quel pensiero, ora la priorità era
ritrovare sua madre ed uscire indenni da quel palazzo. Avrebbe pensato dopo a
come risolvere la situazione con Misty.
“Dobbiamo sbrigarci! Se ci scoprono ci faranno la pelle!”
disse Mondo correndo lungo numerosi corridoi e scale, mentre il resto del
gruppo lo seguiva.
Si fermò all’improvviso, bloccandosi contro la parete ed Ash
rischiò di rovinargli addosso.
“Ma sei impazzito?”
“Sssh, ci sono le guardie” disse Mondo facendo segno di fare
silenzio.
“Guardie? Ma com’è possibile? E’ la mia stanza” disse Misty
confusa. Quando era uscita dalla camera da letto per andare a liberare Drew non
c’era nessuno su quel piano, ben che meno qualcuno che custodisse quella
camera.
“Devono essersi accorti di noi” ipotizzò con rabbia Vera.
“Oh dio” disse Misty improvvisamente mentre il suo cuore
iniziava a correre velocemente.
“Che hai?” le chiese Ash preoccupato, vedendo il viso della
ragazza assumere un colorito ben diverso dal candore al quale era abituato. Era
un bianco quasi irreale.
“Giovanni…sa che Ash è qui! Prima è venuto da me e dalla
madre di Ash e ha detto che lui stava venendo qui!”
Fu il turno di Mondo di sbiancare. Fissò gli occhi della
ragazza con paura, un sentimento che mai, fino a quel momento aveva neppure
immaginato.
“Vai” disse improvvisamente mentre tutti fissavano il
ragazzo con i capelli castani come se avesse appena detto di aver visto un
mostro.
“Misty, devi andare da Delia, solo tu puoi entrare, non
preoccuparti, non ti faranno del male, gli sei troppo preziosa”
La ragazza con i capelli rossi annuì, mentre la mano che
ancora si teneva saldamente a quella di Ash si strinse appena, quasi ad
avvertire la ragazza di fare attenzione, quasi a sottolineare che lui c’era, e non l’avrebbe persa.
“Andrà tutto bene” disse cercando di sorridergli, nonostante
la paura per ciò che di li a poco sarebbe potuto accadere.
Misty inspirò lentamente, e si avviò verso le guardie che
appena la videro corsero da lei affiancandosi e accompagnandola fino alla
porta.
“Dove sei stata?” chiese preoccupata Delia aprendo la porta
e andando incontro alla ragazza che non rispose, limitandosi ad accennare uno
sguardo alle guardie dietro di lei, che ancora la controllavano.
La donna alzò lo sguardo verso le guardie e guardandole male
appoggiò un braccio intorno alle spalle di Misty, cingendola con essa e
accompagnandola verso la camera. Ma la ragazza si fermò, non lasciando che
quella barriera, costituita dalla porta, la allontanasse dai suoi amici e da
lui.
Da Ash.
Non si seppe mai cosa successe in quel momento, mentre Misty
si fermava insieme a Delia qualcosa cadde proprio dall’angolo dal quale era
apparsa la ragazza, e prima che qualcuno potesse muoversi, lei era già corsa in
quella direzione, con il cuore che batteva a mille, mentre le guardie si
guardavano l’un l’altra, prima di scattare anch’essi in quella direzione.
La ragazza si fermò di colpo, un uomo quasi calvo si trovava
di fronte ai suoi amici, sghignazzando con fare divertito, mentre Dawn si
trovava a pochi metri da lui, a terra e con una smorfia di dolore sul viso
mentre con le mani si toccava la caviglia.
“Dawn!” gridò Misty prima che il suo sguardo fosse catturato
da quell’uomo che riconobbe solo in un secondo momento come Giovanni.
“Ma che bella sorpresa, il gruppetto al gran completo” disse
ridendo divertito, mentre i suoi occhi crudeli indugiavano sull’esile figura di
Ash, il quale rimaneva fermo nel suo posto.
“Oddio! ASH!” gridò Delia, che aveva seguito le guardie e
ora si ritrovava di fronte a quella scena.
“Tu chi sei?” chiese il ragazzo dai capelli corvini,
ignorando sua madre e tutte le persone vicine a lui che con molta lentezza si
allontanavano da lui per andare da Misty e Delia.
Giovanni rise nuovamente, mentre con una mano estraeva dalla
tasca una piccola targhetta con sopra due lettere che fecero ribollire il
sangue nelle vene al ragazzo.
“Team Rocket…”
“Che diavolo vuoi?” disse Drew intromettendosi e superando
Ash di pochi metri.
“Stanne fuori ragazzo, questa è una cosa che riguarda me e
mio figlio”
“Ash non è tuo figlio!” gridò Delia tremando dalla rabbia e
al tempo stesso dalla paura. Odiava quell’uomo già da tempo, eppure in quel
momento, odiava di più se stessa per aver provato un tempo per lui qualcosa di
molto simile all’amore.
“Oh si che lo è…come ti ho già detto prima mia cara, Ash diverrà
il mio degno erede un giorno. E’ stato deciso così dal giorno in cui mi dicesti
di essere rimasta incinta”
“Preferisco smettere di allenare pokemon piuttosto che
essere alla mercé di un verme”
Le parole gli uscirono con un tale impeto che si stupì lui
stesso di averle pronunciate. Si rese conto solo un secondo più tardi che
forse, quella frase era l’unica da non dire. La mano di Giovanni si alzò,
pronta a scagliare un pugno al figlio, in quale, d’istinto, chiuse gli occhi
aspettando di incassare il colpo.
Un colpo che non arrivò mai.
Riaprì gli occhi con lentezza e vide che ora, davanti a lui,
non c’era più la sagoma di Giovanni, bensì quella esile e più piccola di Misty,
la quale, si era messa in mezzo, allargando le braccia e sfidando l’uomo con lo
sguardo.
Lo stava proteggendo.
“Tu, ragazzina spostati!” disse Giovanni con un sibilo,
abbassando la mano e mettendola in tasca come se nulla fosse.
“Scordatelo! Non ti permetterò di toccare Ash!”
“Come osi tu non sai con…”
Si fermò, e non perché non avesse nulla da dire o perché
Misty lo preoccupasse, ma semplicemente perché ora, al posto della ragazza si
era contrapposta un’altra persona, un ricordo di tanti anni prima.
“Non ti permetterò di
farle del male!”
Giovanni si scrollò dalla mente quel ricordo, mentre Misty
rimaneva ferma nella sua posizione, mentre lo stesso Ash la fissava
meravigliato.
“Misty cosa…“
“Uguale ai tuoi genitori” disse Giovanni improvvisamente
tornato lucido e quelle parole spiazzarono la ragazza dai capelli rossi come
non mai prima di allora.
“Che…che vuoi dire?” chiese.
“I tuoi genitori sono morti nello stesso identico modo,
cercando di proteggersi l’un l’altro, cercando di proteggere te dalla mia furia” disse una voce femminile
sopraggiungendo dal corridoio. Madama Boss stava camminando tranquilla,
divertita da quella scena tanto famigliare che le si presentava di fronte.
“Tale madre, tale figlia” disse.
“Che stai dicendo?” chiese nuovamente la ragazza senza
abbassare le braccia, come se fossero l’unica protezione di Ash, il quale,
insieme agli altri cercava di capire qualcosa dell’intera faccenda.
“E’ una storia vecchia ormai, ma i tuoi genitori tempo fa
avevano procurato un bel po’ di guai a me e a mio figlio, in particolare tuo
padre, aveva cercato con ogni mezzo di far decadere questo impero” disse
l’anziana donna.
“Mio padre?”
“Era un bell’uomo non c’è che dire, peccato che fosse bello
tanto quanto la sua stoltezza e ingenuità”
“Non avrete…”
“Ucciso? No…si è ucciso da solo, è impazzito e un giorno
scomparve nel nulla. Lo ritrovarono i miei uomini in fondo ad un pozzo con le
ossa rotte. Che brutta fine non trovi?”
Tutti si resero conto che quella frase sapeva di scherno.
Dopo le ultime rivelazioni nessuno dei presenti ebbe dubbi sul fatto che
quell’uomo, il padre di Misty potesse essersi volutamente ucciso.
Era stato ammazzato
“Misty?” chiese Ash preoccupato per l’amica che abbassò le
braccia iniziando a tremare.
“E…mia madre?” chiese trattenendo a stento la voce.
“Il giocattolino di mio figlio dopo che lui e Delia si
furono lasciati. Era una gran bella donna. Peccato che non avesse mai perdonato
al marito il fatto di averla lasciata da sola. Impazzì come il marito e credo
che ora si trovi in qualche casa di cura per malati di mente”
Selvaggi
“Smettila…”
“Si dice che la pazzia sia un fattore ereditario sai?” disse
la donna prima di scoppiare a ridere fragorosamente.
“SMETTILA!” gridò la ragazza tappandosi le orecchie con le mani,
mentre nella sua testa si affollavano le voci dei suoi genitori. Era ancora
molto piccola quando smise di vederli, eppure, in quel momento, i loro ricordi
diventarono più nitidi di qualsiasi altra immagine.
“Oh, è divertente vero?”
“Piantala mamma” disse in un sussurro Giovanni mentre lo
sguardo andava a Delia, bianca come un lenzuolo per ciò che aveva appena
sentito, mentre tratteneva a stento i singhiozzi, portandosi una mano sulla
bocca.
“E’ una cosa ormai passata figliolo. E poi a noi la famiglia
Williams non è mai interessata. Ricordi? Abbiamo architettato tutto per fare in
modo che Ash e Misty s’incontrassero e diventassero amici”
“Che vuoi dire?” disse Ash arcigno.
“Che non è un caso se voi due siete ciò che siete
adesso…Madama ha sempre manipolato chiunque le capitasse a tiro per raggiungere
i propri scopi…ed ha usato Misty…per arrivare a te” disse Delia sconvolta.
Vera, che si trovava vicino a Dawn ferita rimase di sasso,
mentre Drew poco distante stringeva in pugni rabbioso.
Pedine
Erano stati usati solo
per questo
Ash guardò Misty, la quale era rimasta di spalle e quando
cercò di posarle una mano sulla spalla lei si allontanò, nascondendo il viso
fra una parete di capelli rossi che si chiusero a sipario su di lei.
“Misty…”
“NON TOCCARMI…TU…” alzò la testa e il ragazzo potè vedere i
suoi occhi riempirsi di lacrime prima di vederla scappare via, in preda alla
rabbia e al dolore.
“Visto? La pazzia è ereditaria…” disse Madama Boss ridendo
soddisfatta mentre ordinava alle proprie guardie di catturare i ragazzi e
Delia.
L’unica persona che lasciò libera fu Ash il quale si voltò
verso la madre che annuì, consapevole di ciò che sarebbe accaduto di li a poco.
Il ragazzo infatti si mise a correre, deciso più che mai a
ritrovare la ragazza e a farla ragionare. Non voleva credere alle parole
taglienti di quella donna aveva pronunciato, eppure, ora, forse iniziava a
capire il perché di tutto quanto. Nonostante non si potesse definire un ragazzo
per così dire sveglio.
*
“Misty! Aspetta fermati!” gridò il ragazzo continuando a
rincorrere la ragazza, che ora sapeva, in quegli anni era diventata davvero
veloce.
“Vattene! Lasciami stare!” gridò di rimando la ragazza senza
smettere di correre.
Senza neanche pensarci Ash aumentò l’andatura, e prima che
Misty potesse usare tutte le sue forze per correre più velocemente, lui
l’afferrò per un braccio, strattonandola talmente forte che quasi caddero
entrambi a terra.
“Smettila…”
“Di far che? Ti ho detto di lasciarmi andare Ash! Tu…noi non
siamo amici hai sentito? Siamo state solo pedine nelle loro mani! E’ tutto
finto!”
“Dannazione Misty! Quello che provo per te è di tutto ma non
finzione!”
La ragazza rimase pietrificata dalle parole del ragazzo, che
con il fiato grosso le stava rivelando di tenere a lei in un modo che forse,
dall’inizio di tutta quella storia sembrava totalmente diverso.
“Mi hai ferita Ash! Una persona che tiene ad un’altra come
dici tu non la ferisce!” disse Misty cercando un pretesto e non facendo altro
che arrampicarsi sugli specchi.
“Io…non era mia intenzione…mi dispiace” disse abbassando il
viso e lasciandosi coprire dalla visiera del berretto. Sapeva che in parte la
ragazza aveva ragione, eppure non era stato in grado di fare nient’altro per
lei. Aveva deciso di proteggerla allontanandola da sé. E solo adesso si rendeva
conto di quanto, quella scelta, avesse logorato il loro rapporto.
“Ash…”
“Mi dispiace…maledizione…” cercò di ricacciare quel dolore e
quelle lacrime per le scelte sbagliate che avevano portato solo dolore alle
persone alle quali teneva. Se non fosse scappato in preda a quella rabbia sorda
per essere stato incolpato di cose che non aveva fatto Brock – ne era certo –
non sarebbe mai morto. Forse ferito, ma sarebbe ancora li con loro, non avrebbe
permesso ai suoi amici di piangere la sua morte, non avrebbe permesso a Forrest
di piangere e urlargli contro la sua rabbia.
Non riuscì a trattenersi oltre, quei giorni lontano da lei
avevano smosso qualcosa dentro di lui che ora premeva ad uscire, e non voleva
più lasciare che ciò accadesse. Non avrebbe più soppresso i suoi sentimenti per
paura di non essere accettato o per pura timidezza o ingenuità.
“Misty…”
L’abbracciò, lasciando che pian piano il corpo rigido di lei
si lasciasse andare e si adattasse al suo, mentre le sue mani ancora lievemente
tremanti afferrassero la sua felpa e vi si aggrappassero quasi a sottolineare
che una parte di lei avesse ancora bisogno di lui…del suo intero essere.
Era importante
E non voleva perderlo.
“Scusa Ash…mi dispiace…” disse scoppiando a piangere, e non
solo per il dolore per Ash, ma per tutto ciò che era legato a lei.
“Andrà tutto bene…te lo prometto…”
Rimasero abbracciati per un lasso di tempo indefinito,
lasciando che il respiro di entrambi si calmasse dopo la folle corsa. Certi che
da quel momento, niente nel loro rapporto, sarebbe più stato come prima.
Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire
Cap. 16
“Ce la fai a camminare?” chiese Ash
notando come l’amica facesse fatica a muoversi. La folle corsa l’aveva
smembrata, anche se sapeva benissimo che la vera ragione di quella stanchezza
era per il fatto di ciò che erano appena venuti a conoscenza.
“Si, non preoccuparti” rispose la ragazza dai capelli
rossi, cercando in qualche modo di non dare a vedere la sua situazione precaria.
Sapere la verità, sapere di come lei ed Ash erano stati usati per gli sporchi
giochi del Team Rocket la faceva stare male, ma prima
di tutti, prima del dolore e di qualsiasi altro sentimento, provava rabbia per
quella donna anziana che l’aveva accolta come una figlia, soltanto per poi
pugnalarla alle spalle.
Ed improvvisamente il dolore per ciò che aveva fatto pochi giorni prima nelle
celle tornò più vivido che mai. Quasi a ricordarle il peccato che aveva
commesso senza in realtà desiderarlo neanche un po’.
“Mi dispiace”
“Uhm?”
Ash la guardò e si rese conto solo un momento più tardi di come le mani della
ragazza erano tornate a stringersi intorno alla sottile vita.
“Misty, cos’hai?”
“Quello…quello che abbiamo fatto io e Drew è imperdonabile…”
Il ragazzo scosse la testa. “Non è questa la priorità ora, non importa, va
tutto bene”
“COME PUO’ ANDARE TUTTO BENE ASH? MALEDIZIONE,
PIANTALA CON LE TUE SOLITE PAROLE DA AUTOCOMMISERAZIONE!”
Ash si pietrificò all’istante, era da parecchio che non vedeva Misty così
arrabbiata, e forse, in parte, in questo momento ne aveva più che ragione.
Ma nonostante ciò, nonostante la rabbia e la voglia di spaccare il muso a Drew
e a chiunque altro, non riusciva a prendersela, non riusciva a guardare negli
occhi la ragazza ed affrontarla.
Non c’era mai riuscito, fin dal principio.
Le cose, in fondo, non erano così tanto cambiate.
“Dobbiamo trovare un modo per andarcene e portare con noi tutti gli altri, non
permetterò a nessuno di fare ancora del male a te o a qualsiasi altra persona
alla quale tengo”
*
“Ehi toglimi quelle zampacce di dosso!” disse Dawn cercando di mordere l’agente
del Team Rocket che le mise le manette ai polsi,
spingendola poi insieme al resto dei suoi compagni.
“Come va la caviglia?” chiese Vera, preoccupata per l’amica, fissando la gamba
della ragazzina, la quale nonostante cercasse di camminare normalmente, faceva
fatica ad appoggiare il piede a terra a causa della slogatura.
“Ricordate di ritirargli tutte le sfere pokè, non
voglio che riescano a fuggire con uno stratagemma così stupido” disse Madama
Boss tenendo per un braccio delia, la
quale, non poteva fare altro che guardare gli amici di suo figlio essere
imprigionati nelle segrete.
“Che ne sarà di Ash e Misty?” chiese volgendo lo sguardo verso gli occhi
glaciali della donna.
“Ce ne occuperemo personalmente, tuo figlio mia cara è
troppo importante, per lasciarlo libero di scorrazzare per il mondo. Il tempo
dei giochi è finito. E’ giunto il momento che impari a crescere e che prenda il
proprio posto nella società…ovviamente al mio fianco”
“Siete un mostro…”
Madama Boss sorrise beffarda.
“Sono felice che te ne sia accorta mia cara”
“Lasciala stare, e pensiamo ad un modo per trovare quei due” disse Giovanni
intromettendosi e mettendosi di fianco a Delia.
“Come puoi dire una cosa del genere! Devi lasciarlo
libero! Ash non diverrà mai come te!”
“Ricordati che è pur sempre nostro figlio” lo disse con un tono di voce talmente dolce e tenero che per un attimo Delia rimase
a fissarlo come se non l’avesse mai visto. Come se l’avesse conosciuto adesso
per la prima volta.
“Non è…”
Le parole le morirono in gola, mentre l’uomo posava avidamente le proprie
labbra sulle sue, e venne sopraffatta, antiche e represse sensazioni tornarono
in superficie, facendola sentire meno di zero. Aveva seppellito quei sentimenti
per non dover soffrire, per proteggere Ash.
Solo per lui
Ed invece ora eccola li, in balia degli eventi e dei suoi stessi sentimenti,
che, come accade in questi casi, quando si pensa siano ormai morti e sepolti,
tornano alla ribalta più splendenti e caotici di prima.
*
Nel frattempo Ash e Misty correvano da una parte all’altra del palazzo,
cercando un qualsiasi punto di appiglio per poter scappare di li.
“Ash, dobbiamo trovare gli altri” disse la ragazza ma Ash le mise una mano
sulla bocca.
“Sssh” disse prendendola e nascondendosi insieme a
lei in uno stanzino buio.
Uno stanzino delle scope.
“Ma cosa?” chiese lei.
“C’erano degli agenti, ci avrebbero scoperto”
“E mi trascini nel ripostiglio adibito alle scope per pulire?
Ma sei fuori? Che hai in quella testa Ash?”
Misty era seriamente adirata dalla situazione, non per il fatto in se, ma
proprio per l’angusto e ristretto spazio vitale che per forza maggiore era
costretta ad avere li dentro. Era una strana
sensazione, nuova.
Aveva sempre desiderato stare così vicino ad Ash, poter sentire il respiro sui
capelli, il suo cuore battere alla medesima velocità del suo. Eppure in quel
momento una vampata di sangue le affluì alle guance, facendola arrossire, e si
ritrovò a benedire l’oscurità dello stanzino.
“Che hai?” le chiese improvvisamente Ash vedendo come la ragazza cercasse di
tenere lo sguardo basso, per non dover incontrare il suo sguardo.
“Ho caldo, e si sta stretti”
“Bhe, mi dispiace, cerca di resistere ancora un po’, quando
le guardie saranno passate e saremo sicuro di essere al riparo da occhi e
orecchie indiscrete usciremo. E’ questione di minuti,
te lo prometto”
A quelle parole Misty alzò di scatto il viso ritrovandosi a fissare gli occhi
scuri del ragazzo che in quel momento avevano assunto un’espressione fiera e
coraggiosa.
Lo sguardo che aveva sempre amato.
Non pensò neppure a ciò che stava per fare, si tese quel poco che bastava per
sfiorare delicatamente le labbra del ragazzo che assunse stavolta
un’espressione stupita e confusa.
“Mi dispiace…è…il buio che gioca strani effetti”
“Ah…”
Nessuno dei due seppe quando tutto ebbe inizio, forse il luogo, forse i loro
respiri e i loro cuori troppo simili, ma improvvisamente, tornarono nuovamente
a baciarsi, ed era un bacio completamente differente da quello che si erano
dati subito dopo la morte di Brock. No, questo bacio faceva presagire molto
altro.
Qualcosa che avrebbe comportato da parte di entrambi un notevole autocontrollo
e un’ancora maggiore maturazione per poter riuscire ad andare avanti.
Crescere insieme
*
“Li avete trovati?” chiese Madama Boss, ormai stanca di sentirsi sempre
ripetere che quei due ragazzi erano scomparsi nel nulla.
“Siamo spiacenti Signora, ma siamo certi che sono ancora all’interno
dell’edificio, se fossero usciti le telecamere di sicurezza li avrebbero
filmati” disse uno degli agenti, terrorizzato vedendo come gli occhi
dell’anziana donna erano ora, iniettati di sangue.
“TROVATELI!” gridò, sbattendo con forza il pugno sul tavolo del suo studio,
dove si era rifugiata dopo essere stata sicura che gli intrusi fossero stati
fatti portare nelle segrete.
L’agente mormorò un si sommesso, dopodichè
uscì di gran carriera dallo studio della donna, pregando di riuscire a trovare
gli ultimi due intrusi rimasti il libertà prima che la donna decise di
sistemare lui.
*
“Spero che Ash stia bene” disse Dawn seduta sullo scomodo letto, mentre Vera le
visionava la caviglia, nonostante non fosse un medico e che quindi, di simili
cose ne sapesse meno di zero. Eppure quando lei e Max erano più piccoli e il
fratellino alle volte giocando cadeva a terra scorticandosi le mani o le
ginocchia era lei quella che se ne prendeva cura. Era lei la persona che correva
alla più vicina fontanella per bagnare un fazzolettino di tela da applicare
sulle ferite del fratello, e che poi, nonostante la sua esile figura, lo
portava in spalle fino a casa.
Il più delle volte, durante il tragitto Max si addormentava, scaricando tutto
il peso del suo piccolo corpicino sul suo. Eppure non le interessava. Perché in
quei momenti, nonostante le ferite provocate della caduta, poteva sentire il
suo respiro farsi sempre più profondo e regolare, poteva sentire il suo respiro
accarezzarle i capelli e il viso.
Era vivo
La ragazza scacciò via quel pensiero, l’ultima cosa che voleva adesso era
deprimersi ripensando ai momenti felici che aveva passato con lui. Una volta
usciti da quella situazione, avrebbe avuto tutto il tempo per distruggersi dal
dolore.
Sospirò, cosa che non sfuggì all’occhio attento di Drew, il quale, si ero
appoggiato al muro tenendo le braccia incrociate.
“Tutto bene?” le chiese.
“Si, tranquillo” rispose lei, cercando di mascherare
il dolore dietro ad un falso sorriso.
Il ragazzo la fissò per alcuni minuti, indeciso se crederle o no, ma quando lei
ripete la frase e si voltò di scatto verso Dawn riprendendo la sua medicazione
il ragazzo capì che era meglio lasciar perdere.
“Sono preoccupata per Misty, mi sembrava debilitata, come se fosse distrutta”
disse improvvisamente Dawn fissando la sua caviglia appena fasciata dalla
ragazza dai capelli castani.
“Distrutta?” le domandò Vera, alzando il viso e guardandola confusa.
“Si, come se fosse provata dal dolore, non so spiegartelo,
ma io me ne intendo di queste cose” rispose la ragazzina e per un breve periodo
di tempo sia Drew che Vera si domandarono se non li stesse prendendo per i
fondelli o stesse dicendo la verità.
“Spero che non sia così…spero solo che….” Disse Drew, ma non riuscì a
continuare, un pensiero assurdo ed atroce iniziava a sorgergli. Era impossibile
una cosa del genere.
Perché se fosse successo davvero, avrebbe distrutto gli equilibri.
“Maledizione…”
*
“Entra” disse Giovanni spingendo con non troppa delicatezza l’ex moglie nella
stanza.
“Che vuoi fare?” chiese lei, più arrabbiata che impaurita, nonostante Giovanni
fosse un uomo rude e malvagio, era pur sempre un gentiluomo, e questo in parte,
giocava a favore di Delia.
Se avesse amministrato bene le sue carte sarebbe riuscita a farla franca. Tutto
stava però a cercare di capire come fare.
“Mi spieghi una cosa?” disse improvvisamente guardando l’uomo di fronte a lei
che corrugò la fronte, indeciso se permettere alla donna di parlare o meno.
“…dimmi…”
“Perché è così importante per te avere Ash a capo del Team Rocket?”
“Che razza di domanda è? E’ mio
figlio no?”
Delia alzò un sopracciglio.
“Appunto…”
Giovanni capì immediatamente dove la donna volesse arrivare. Ogni genitore
vuole solo il bene per i propri figli, e lui, voleva precludergli la
possibilità di essere felice, perché, sapeva, di non aver scelto da sé di
diventare capo di quella grande forza mondiale quale era diventato il Team Rocket.
Sarebbe stato disposto a sacrificare gli ideali del figlio? E per cosa poi? Per
una sciocca vendetta, per un suo benessere personale.
La sua libertà in cambio di quella di Ash
“Che razza di donna meschina sei? Vuoi
mettermi contro mia madre!”
“Io non ho mai detto questo, sto solo cercando di capire perché”
L’uomo si voltò dall’altra parte mentre Delia, con la solita calma che la
contraddistingueva continuava a guardare tranquilla l’uomo, le cui spalle un
tempo, erano esili e larghe come quelle di Ash, ma che ora, a causa di dolori,
vittorie e sconfitte erano diventate in qualche modo possenti.
“Perché vivi ancora alla sua ombra? Per te cos’è più
importante? I soldi rubati ed estorti con l’inganno oppure la realizzazione dei
sogni di Ash? Il tuo sogno, che lui, inconsciamente sta cercando di
portare a compimento, nonostante voi cerchiate ogni volta di fermarlo,
mettendogli i bastoni fra le ruote”
“Il Team Rocket continuerà ad evolversi, a soggiogare
i deboli e gli inutili, e che lo voglia o no, Ash farà parte di questo
grandioso progetto di conquista” disse nuovamente fiero e sicuro di se stesso,
ed uscì dalla stanza, lasciando la donna sola.
Delia sospirò, conscia del fatto che ormai esisteva solo un unico modo per
fermare Giovanni.
Le parole non erano servite.
*
Il calore di un corpo contro un altro, cuori che battono veloci come battiti
d’ala di giovani colibrì. Respiri dolci e piacevoli carezze.
Nonostante il buio e lo spazio angusto Misty non si era mai sentita a suo agio
come in quel momento. Poco importava che dietro a quella porta che li divideva
dal resto del mondo, ogni singolo membro del team Rocketle stesse dando la caccia.
In quel preciso istante, poteva anche esserci la fine del mondo, che lei non se
ne sarebbe minimamente accorta.
“E’ tutto a posto?” le chiese Ash, la voce che tremava, come il suo intero
essere.
Lei annuì semplicemente, abbracciando il ragazzo e lasciandosi inebriare da
quel suo profumo inconfondibile. Dal calore che la sua pelle emanava e che la
avvolgeva in modo protettivo, facendo scivolare via tutto il dolore che aveva
provato, come acqua a contatto con la pelle.
Passarono altri interminabili minuti prima che i due ragazzi presero il
coraggio a due mani e decisero di uscire per controllare se la situazione era
tranquilla.
“Via libera” disse Ash tendendo una mano e prendendo quella di Misty che
sussultò a quel contatto. Arrossì lievemente ma il ragazzo non ci fece caso per
sua fortuna, troppo preso com’era a controllare che tutto fosse deserto.
Fecero un passo avanti, ma improvvisamente qualcuno arrivò loro alle spalle e
ci volle poco che Misty cacciasse un urlo.
Invece quell’urlo non ci fu, ma ci fu qualcos’altro. Una mano era ferma sulla
bocca di Misty, e due occhi castani la guardavano con un misto di sentimenti
contrastanti.
“Ga…Gary?” disse quasi interdetta, quando fu libera
dalla mano del ragazzo, più lo guardava e più se rendeva conto che era
impossibile che lui fosse li. L’ultima volta che lo aveva visto era bloccato in
una stanza d’ospedale, paralizzato.
Subito il suo sguardo corse alle sue gambe, perfette e forti come un tempo.
“Ma come…?” chiese incredula.
“Riabilitazione e parecchia morfina per attenuare il dolore, a dopo con le
spiegazioni più dettagliate” disse quando lei cercò di aprire la bocca per dire
qualcos’altro. Lo sguardo del ragazzo corse ad Ash, fermo ed impassibile dietro
a Misty, la cui mano era ancora ben salda alla sua.
“Ho visto il video…quello dove…” non riuscì a continuare e Misty sentì Ash
irrigidirsi improvvisamente.
Si voltò appena verso di lui e vide che il suo sguardo era fermo, quasi di
pietra mentre teneva gli occhi saldamente ancorati al viso di Gary.
Non voleva.
Non poteva…non riusciva a guardarla.
Non ancora.
Di nuovo il dolore la attanagliò, mentre la tranquillità che aveva provato
pochi istanti prima sfumavano, evaporando dentro di lei e facendo spazio
all’oblio.
“Misty? Che hai?” disse Ash vedendo
il corpo della ragazza iniziare a tremare in modo convulso.
“Non…”
Non fece in tempo a dirlo che Misty crollò esausta fra le braccia di Gary…
CONTINUA
°^° posso affermare con
certezza matematica che mancano 4 capitoli alla fine <3
oddio, questa fic è una vera e propria odissea
ormai…xD comunque, ok, ho sconvolto una marea di gente…^^’’
scusate…
NEKO-CHAN
Dire che sono rimasta
sconvolta per la mega recensione è dire poco xD…°^° comunque più che altro non è il fatto che Ash ci
arriva troppo facilmente, è che il primo attacco a Misty è accaduto proprio nel
modo pressoché identico a quello della finale di Sinnoh, e reputo Ash “sveglio”
solo per quanto riguarda questioni di carattere prettamente da pokemon, ed
essendo che sicuramente si ricorda ogni singolo incontro, bhe, uno più uno…°^° per
il fatto di Misty, bhe, in effetti forse è troppo lagna, ma aveva delle
certezze che le sono crollate, inoltre Ash non si comporta proprio da “moroso”
e questo la scardina ulteriormente…^^ comunque sono contenta che ti piaccia, e
soprattutto per il caos del TR xD davvero, sei stata
molto gentile. Per quanto riguarda le ship...bhe, vedrai ohohoh.
Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire
Cap. 17
“Dove sono?” chiese Misty aprendo gli
occhi di colpo e venendo inondata dalla luce che filtrava attraverso i vetri
della finestra. Si guardò intorno e vide seduto sulla sedia Mondo, con lo
sguardo assente, perso in chissà quale pensiero.
“Mondo?”
Il ragazzo si destò improvvisamente, guardandola sorpreso per alcuni istanti,
prima d’illuminarsi come un bambino.
“Come ti senti? Sei svenuta improvvisamente”
disse il ragazzo alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a lei.
“Svenuta?” disse allarmata la ragazza.
Mondo annuì, spiegandole di come avesse trovato per puro caso, lei ed Ash
insieme ad un altro ragazzo dispersi tra i vari corridoi del palazzo e di come
gli avessero spiegato l’accaduto.
Solo in quel momento la ragazza si rese conto che nella stanza c’erano solo
loro due, di Ash e Gary neanche l’ombra.
“Dove sono Ash e Gary?” chiese spaventata.
Li stavano cercando e a causa sua che era svenuta come una povera sciocca per
la stanchezza, aveva rischiato di mettere tutti in pericolo.
Di mettere lui in pericolo.
“Stai tranquilla stanno bene, sono nella stanza di fianco a questa, questi
alloggi si trovano in un’ala del palazzo in disuso, nessuno ne ha l’accesso…non
si sognerebbero mai di venire a cercarvi qui”
“Lo spero”
Mondo la fissò per alcuni minuti prima di prendere il coraggio a due mani e
parlare.
“Mi dispiace, per colpa mia tutti voi avete sofferto…tu hai sofferto,
non potrò mai perdonarmelo, mi sento un verme”
Misty abbassò lo sguardo sul lenzuolo candido. Sapere che quella persona della
quale aveva iniziato a fidarsi aveva causato così tanto dolore alle persone
alle quali teneva le provocava un moto di rabbia e di odio. Ma più di tutti,
più del male che Mondo aveva fatto coscientemente, la morte di Max e quella di
Brock non erano state causate dalla sua mente. La colpa era da ricercare in
qualcun altro.
“Lascia stare” rispose solamente la ragazza dai capelli rossi. Parlare di ciò,
del passato che li aveva investiti e travolti come un’ondata ghiacciata faceva
ancora male, troppo male per una persona come lei, che si era sempre dimostrata
forte.
Apparenza
“Vi aiuterò…troverò un modo per farvi uscire tutti da qui vivi” disse d’un tratto
Mondo prendendo una mano di Misty e stringendola nella propria.
Una mano fredda che tremava, per l’agitazione o forse la paura, sentimenti che
percepiva benissimo ma alla quale non poteva rispondere, se non con un triste
sorriso.
“Grazie”
*
“Mi spieghi come hai fatto a sapere dove ci trovavamo?” chiese Ash appoggiato
al muro, fissando l’amico che stava controllando se in quel corridoio era tutto
tranquillo.
“Te l’ho detto, morfina” rispose lui chiudendo la porta e andando verso le
finestre, che chiuse, insieme alle tende ingiallite.
“Non prendermi in giro, sarò stupido ma so bene quali erano le tue condizioni
quando sei stato ricoverato, della semplice morfina attenua il dolore, non fa
riacquistare la capacità motoria Gary”
Il ragazzo dai capelli castani fissò l’amico interdetto.
“Da quando t’intendi di medicina Ash?”
“Non ci vuole un genio. Più che
altro, mi preoccupa il tuo stato di salute, sei sicuro di stare bene?” chiese.
Gary annuì.
“Le curo e la riabilitazione con Dawn sono state pressoché
miracolose, Ho passato più tempo con i vari fisioterapisti che nella mia stanza
d’ospedale, e questo mi ha aiutato molto. Certo, non
posso correre e mi stanco facilmente, ma l’importante è che la schiena e le
gambe pian piano tornino a funzionare…anche se…” si rabbuiò e Ash lo guardò con
più intensità, quasi volesse cercare di leggergli nel pensiero.
“…non potrò tornare alla prestanza fisica di un tempo”
Il ragazzo dai capelli corvini distolse lo sguardo a quelle parole e strinse i
pugni con rabbia.
“Quindi…la morfina serve solo per attenuare i dolori che senza sentiresti”
“No…senza morfina starei così male da non potermi muovere a causa dei dolori”
Dopo quell’affermazione calò il silenzio, rotto solo dalle voci che si
susseguivano fuori dall’edificio, traffico e gente, perlopiù agenti
del team Rocket che setacciavano i dintorni, ignari
della vera posizione dei fuggitivi.
“Posso sapere perché Misty è stata male?” disse d’un tratto il ricercatore ed
Ash sussultò.
Era estremamente distruttivo per lui vederla in quella situazione, l’aveva
sempre vista come una persona forte e sicura di se…vederla stremata e triste
era un qualcosa che non riusciva a concepire. Se qualcuno le avesse descritto
così la ragazza lui sarebbe di sicuro andato in escandescenze.
Voleva proteggere il ricordo della vera Misty.
“Io…” non riuscì a continuare. Sapere di essere stato controllato come un
burattino da persone che si definivano la sua famiglia, ma della quale lui non
voleva far parte gli faceva rabbia. Perché avevano colpito persone alle quali
teneva. Aveva perso amici preziosi e una serenità che lo contraddistingueva
anche nelle situazioni peggiori.
E sapere che in tutto questo Misty ci era finita in mezzo più degli altri gli
aveva ancora di più fatto desiderare di spaccare almeno una o due facce.
“Allora?” chiese Gary
“Lascia stare” disse Ash scuotendo la testa. Era troppo dover affrontare la
nuda e cruda realtà e parlarne apertamente con uno dei suoi migliori amici.
Dover guardare in faccia la realtà, spiegare di come una parte di lui un tempo
era appartenuta al Team Rocket, e di come ora, una
persona che non riconosceva come padre, reclamasse il suo diritto di genitore.
Un diritto che mai aveva avuto e che non gli avrebbe mai permesso di avere.
“Andiamo a sentire come sta Misty?” disse Gary percependo come quella domanda e
quell’intero argomento fossero una sorta di tabù per lui.
Ash annuì senza guardarlo, ed entrambi uscirono silenziosamente dalla stanza.
*
Nel frattempo Mondo continuava a stringere con forza la mano di Misty, quasi
volesse con quel gesto aggrapparsi a lei.
Sentirla
“Mondo? Va…tutto bene?”
Scosse la testa. Non andava bene, non andava bene niente. Si era da sempre
ripromesso di comportarsi bene, nonostante facesse parte di quel grande disegno
di conquista chiamato Team Rocket non si era mai
sentito veramente a casa. Era diverso dagli altri, smania di successo,
orgoglio, avidità…erano cose che non gli appartenevano. E dover fare del male a
delle persone che non ne avevano colpe, che si erano solo trovati sulla stessa
strada dell’organizzazione lo intristiva.
“Scusa”
Misty fissò la mano di Mondo ancorata alla sua ed un brivido la
percorse da parte a parte. Nonostante per lei quel ragazzo fosse una persona da
considerarsi nemica non riusciva a farlo. Continuava a pensare a lui come ad un
compagno.
Sospirò.
“Mondo, ognuno vive arbitrariamente la sua vita, ciò che per una persona è
giusto, per un’altra può sembrare sbagliata…siamo noi a decidere da che parte
della bilancia stare”
Il ragazzo sussultò, gli occhi della ragazza, di un colore misto al verde dei
prati e a quello del mare rendevano la sua espressione ancora più magnetica e
profonda di quello che in realtà erano.
“Posso…farti una domanda?” chiese stringendo la presa sulla mano della ragazza
che annuì.
“Quel ragazzo, quell’Ash…è…il tuo ragazzo?”
“Cosa? Ma…” Misty arrossì di colpo, visibilmente
scossa da quella frase, e se Mondo avesse anche solo sperato che quello che li legava potesse semplicemente essere un’amicizia molto
forte, la reazione della ragazza fece presagire immediatamente il contrario.
Se anche non fossero stati insieme, lei provava comunque qualcosa d’importante
per lui.
Qualcosa che lui, ora come ora, non poteva ancora afferrare.
“Lo invidio…”
Lasciò la presa dalle mani della ragazza, la quale non la mosse di un
millimetro.
“Mondo…”
“Va tutto bene, è che l’avevo visto così preoccupato che mi era sorto il dubbio
che poteva esserci qualcosa…e poi…i discorsi di madama Boss e di suo figlio non
lasciavano dubbi in proposito…eheh…che stupido bamboccio”
“Non sforzarti di ridere…” disse Misty tristemente “…il rapporto che c’è fra me
e Ash…è da sempre stato costellato da sofferenze, litigi e divisioni…nonostante
lo ami con tutta me stessa…nonostante il fatto che voglia stare sempre con
lui…credo che una parte di me voglia scardinarsi da questo sentimento…non
riesco respirare…nonostante lo ami…e mi senta persa senza il suo
appoggio…dovrei allontanarmi da lui”
La porta si aprì di colpo e i due ragazzi sobbalzarono, sicuri di essere stati
scoperti. Invece si ritrovarono davanti ad Ash, che come una furia era entrato
e ora stringeva i pugni in modo sconnesso, quasi volesse fare entrare le unghie
nella carne.
“Ash!” disse Misty sorpresa mentre anche Gary entrava nella stanza fissando
l’amico con preoccupazione e tensione sempre più crescente.
“Cosa…vorresti dire?” chiese il ragazzo dai capelli corvini bloccando il suo
guardo su quello allarmato della ragazza.
“Hai…STAVI ORIGLIANDO!” strillò la ragazza adirata.
“Avanti ragazzi…calmatevi o ci scopriranno” disse
Mondo vedendo la scena e percependo come sarebbe scoppiato un litigio di li a poco.
“TACI!” dissero all’unisono i due ragazzi.
Mondo si pietrificò all’istante…il cambiamento repentino dei due ragazzi
l’aveva colto alla sprovvista.
“Allora? Cosa volevi dire con quelle parole? Cosa vuol
dire che vuoi allontanarti da me? Dopo tutto quello
che abbiamo passato insieme, dopo quello che è accaduto…prima…vuoi
allontanarti? Con che faccia puoi dire una cosa simile?”
Era la prima volta che lo sentiva così ferito. Istintivamente si alzò dal letto
ma Mondo la ricacciò seduta.
“Sta li!”
“Lasciala” sibilò il ragazzo alle sue spalle e Mondo si voltò verso di lui.
“Hai ucciso il mio migliore amico, il fratellino di Vera e hai fatto del male ai mie compagni. Non azzardarti a
toccarla”
La minaccia di Ash ebbe il suo effetto in pochi istanti. Mondo ricacciò a
stento la rabbia che stava provando in fondo a se stesso, non voleva mettersi a
fare a botte con una persona alla quale Misty teneva enormemente.
“Ash calmati! Non è il caso di farne una questione di
stato” disse Misty ma lo sguardo con la quale il
ragazzo la incenerì le suggerì di starsene zitta e tranquilla al suo posto.
Gary intanto faceva scorrere lo sguardi fra i suoi
amici e lo strano ragazzo che non conosceva, ma che a quanto pare doveva essere
la causa di tutto il loro dolore.
“E’…è stato lui a commettere quegli attentati?” chiese.
Ash annuì e la rabbia di Gary a quella risposta muta ma carica di ogni più
piccolo particolare esplose come una bomba ad orologeria.
Senza che nessuno potesse anche solo pensare di fermarlo scaricò la sua rabbia
sferrando un potente pugno a Mondo, il quale cadde a terra di schiena, mentre
il sangue iniziava a cadere da suo labbro, probabilmente rotto.
“Bastardo!” gridò Gary pronto a sferrare un altro
attacco.
“Fermati! Non è colpa sua” gridò
Misty sovrastando quasi la voce dell’amico, e mettendosi in mezzo ai due.
“Che stai facendo? Spostati!” disse
Gary cercando di controllarsi.
“E’ stato controllato dai capi del Team Rocket!”
disse Misty cercando di difendere il ragazzo.
“HA UCCISO BROCK!” gridò Ash e Misty sussultò.
Quel nome era ancora troppo per essere pronunciato così alla leggera.
Scrollò la testa cercando di non piangere, ma la sua espressione tradì il
dolore che era appena riemerso. Una ferita che non poteva rimarginarsi.
“Io…non potrò più…non lo vedrò crescere, non lo vedrò stare con te…dovrò
dire addio a voi due…”
Una lacrima le scese giu dal viso candido come i toni
pastello.
“Prenditi cura di lui…anche per me…vi voglio bene…”
La ragazza scoppiò a piangere, aveva cercato di essere forte, ma la verità era
che adorava Brock, quasi quanto adorava Ash…nonostante l’affetto che provava
nei loro confronti fosse tutt’altro che uguale.
“Brock…piangeva, prima di morire…stava piangendo…” disse Misty soffocando un
singhiozzo e alle sue spalle Mondo abbassò la testa.
“Lui…lui ci voleva bene, eravamo come una famiglia…avrebbe voluto vederci
diventare degli adulti volenterosi…ci amava, come se invece di amici e fratelli
fossimo suoi figli”
Ash fece un passo verso di lei, anche lui si era portato dietro un dolore
immenso da quel giorno, un giorno che mai si sarebbe attenuato.
“Mi dispiace Ash ma…non ci riesco, non ce la faccio a continuare…davo per
scontato che avendoti vicino sarei riuscita a superare qualsiasi avversità, ma
la verità è che averti vicino non fa che intensificare il mio dolore…”
Le parole arrivarono come una frana potente ed impossibile da fermare. Gli
stava dicendo che voleva essere lasciata in pace.
“Misty! Non dire cose di cui poi un
giorno potresti pentirti!” la rimproverò Gary, ma lei lo ignorò.
“Tutto questo è diventato troppo per me…il sentimento che mi porto addosso è
diventato un peso troppo pensate da sopportare” disse portandosi una mano
stretta a pugno sul petto, dopodichè alzò lo sguardo
“Perdonami Ash…”
Il ragazzo dai capelli corvini rimane immobile, mentre la ragazza dai capelli
rossi s’inginocchiava vicino a Mondo, iniziando a medicargli la ferita con un
piccolo fazzoletto di stoffa molto simile a quello che aveva dato ad Ash anni
prima.
“Ormai…non c’è più niente da fare…”
*
Nel frattempo Vera e gli altri erano ancora rinchiusi nelle celle sperando che
gli amici non fossero stati catturati e alla disperata soluzione di un piano di
fuga.
“Dobbiamo riuscire a prendere le chiavi alla guardia!” disse Dawn a bassa voce
con la caviglia fasciata, mentre con lo sguardo seguiva la guardia che
camminava avanti e indietro davanti alla cella.
“Si ma come?” disse Drew.
“L’unico modo sarebbe imbrogliarla…ed io so esattamente come fare…” disse Vera
strizzando l’occhiolino e Drew a quella vista non potè
fare altro che sorridere. Nonostante ciò che era avvenuta, la forza d’animo
della ragazza batteva qualsiasi sua concezione
immaginaria.
“Fa attenzione” disse.
Vera lo guardò e sorrise, un sorriso amaro, che ancora bruciava a causa del
ricordo troppo nitido. Ma sapeva che se si fosse fermata adesso sarebbe
crollata.
“Drew…una volta usciti da questo inferno…vorrei parlarti”
La voce della ragazza suonò come una supplica, un senso di scusa e di
risentimento che invadeva la stanza e la mente di Drew più di qualsiasi altra
cosa. Iniziava a temere il peggio, perché sapeva che Vera, era si forte, ma
allo stesso tempo debole.
Debole come i petali delle rose che era solito regalarle.
Dawn guardò i due ragazzi, e un moto di tenerezza la invase, conosceva da
troppo poco tempo Vera e Drew, eppure aveva imparato ad amarli, come in parte,
amava Ash e aveva amato Brock…
Un amore incondizionato che legava ogni membro saldamente.
Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire
Cap. 18
La ferita di Mondo era stata
medicata con estrema cura e Misty si alzò soddisfatta guardando il lavoro
ultimato e sfoggiando un dolce sorriso.
“Finito!”
Il ragazzo si tastò il labbro
ancora gonfio e soffocò un gemito.
“Ehi! Non toccarti!
Altrimenti tutta la fatica che ho fatto sarà stata inutile” lo rimproverò la
ragazza.
Mondo annuì e il suo sguardo
corse ai due ragazzi in piedi dietro di lei. Gary lo guardava con odio, un
sentimento che in quel momento poteva comprendere benissimo, in fondo, aveva
distrutto la sua vita, insieme a quella di tutti gli altri. Ma la persona che
gli fece abbassare nuovamente lo sguardo fu Ash, il quale rimaneva immobile a fissare
la schiena di Misty, quasi sperasse che lei se ne accorgesse e si voltasse per
guardarlo.
E dirgli che andava tutto
bene.
Perché più di tutto il resto,
era di questo che aveva bisogno. Sapere che sarebbe andato tutto per il meglio,
e che lei sarebbe restata accanto a lui.
Fino alla fine.
Improvvisamente delle voci
giunsero dal corridoio e i quattro ragazzi rimasero immobili, sperando con
tutti loro stessi di non venir scoperti.
“Che diavolo, è impossibile
che si siano nascosti qui.” Disse una voce, molto probabilmente una delle
guardie incaricata di stanarli e portarli da madama Boss e Giovanni.
“Dobbiamo liberare gli
altri…e ritrovare mia madre” disse Ash in un sibilo, volgendo lo sguardo verso
la porta, quasi avesse paura che potessero sentirlo anche con quella tonalità.
I tre annuirono e si
guardarono l’un l’altro. Quando le voci si allontanarono si avvicinarono piano
alla porta e dopo aver controllato che fosse tutto a posto corsero nella
direzione opposta a quella delle voci, percorrendo a velocità sostenuta il
lungo corridoio.
“Mondo, dove pensi che si
trovino Vera e gli altri?” chiese Ash senza voltarsi e continuando a correre.
“Negli scantinati, di solito
i prigionieri li portano laggiù” rispose il ragazzo.
“Anche io e Drew eravamo
stati portati li…sembrano delle cantine adibite a prigione” disse la ragazza
dai capelli rossi, mentre un brivido la percosse al ricordo di ciò che aveva
subito in quel luogo.
“Perché eravate stati portati
li?” chiese Gary, ancora all’oscuro di tutto, ma la domanda rimase senza
risposta.
Si fermarono dietro ad un
muro, controllando che, dove il corridoio prendeva un’altra direzione, voltando
verso destra, non ci fossero guardie, o comunque nessuno che potesse rivelarsi
un nemico.
“Sembra tutto tranquillo”
disse Mondo davanti a tutti, come se volesse fare da scudo, cosa che irritò
molto Ash e Gary, che si sentirono in qualche modo protetti come se non fossero
in grado di ragionare a mente lucida.
Cosa che in parte era vera.
Erano ancora troppo accecati
dalla rabbia e dal dolore per adattarsi alla situazione, che pian piano gli
stava irrimediabilmente sfuggendo di male. E in quel momento, in quella
situazione, dovevano mantenere il sangue freddo. O non avrebbero perso uno
stupido incontro.
Ma qualcosa di molto più
importante.
Vivere o Morire
“E se qualcuno facesse da
palo? O da esca…forse gli altri potrebbero tranquillamente andare…”
“Non se ne parla” sibilò Ash,
fissando i suoi occhi in quelli di Misty, la quale, decise di punto in bianco
di restare in silenzio.
Voleva solo aiutarli. Si
rendeva però conto, al tempo stesso, di aver procurato ad Ash un dolore pari
solo a quello che doveva aver provato Delia da giovane.
Rinunciare
Sospirò. Non era quello il
momento per pensieri incoerenti come quello. Dovevano uscire da li. E al più
presto…
*
“Mi scusi? Ehi dico a lei!”
Dawn sventolava energicamente le braccia per attirare l’attenzione della
guardia che se ne stava seduta davanti a loro, al di la delle sbarre e che, a
prima vista, sembrava sul punto di addormentarsi.
“Che vuoi ragazzina?” chiese
con astio la guardia, guardandola ma senza muovere un muscolo.
“Dovrei andare in bagno”
“Trattienila” rispose di
rimando l’uomo, tornando ad appisolarsi.
“Ma non posso!” disse Dawn
contrariata abbassando poi il tono “Me la sto facendo addosso…per favore”
La guardia alzò gli occhi al
cielo, alzandosi e prendendo il grosso mazzo di chiavi dalla cintura, cercando
con lentezza esagerata quella della prigione dove si trovavano loro, mentre
Dawn saltellava impaziente ripetendo a denti stretti “Presto, presto…o la
faccio qui!”
“Si si, ho capito, un attimo
per la miseria” rispose l’uomo, trovando finalmente la chiave e inserendola
nella serratura. Pochi attimi dopo un leggero clank e la porta si aprì.
“La ringrazio…” disse Dawn
sorridendo, mentre l’uomo annoiato faceva un passo verso le scale, per scortare
in bagno la ragazzina.
Appena la guardia le diede le
spalle Dawn nel silenzio più totale estrasse una pokeball facendone uscire il
piccolo Pachirisu, un pokemon elettrico simile ad uno scoiattolo bianco e
azzurro.
“Ma che diav…”
Prima che l’uomo potesse anche solo provare a
difendersi il pokemon elettrico aveva colpito, lasciandolo a terra tramortito.
“Sei grande Dawn!”
“Grazie lo so” rispose lei
inorgogliendosi e aprendo la porta dov’erano rinchiusi gli altri, che era stata
richiusa dall’uomo subito dopo l’uscita di Dawn da essa.
“E ora al piano superiore a
cercare gli altri!” disse Vera e si misero a correre sulle scale, diretti al
piano terra, dove, ancora non lo sapevano li stavano raggiungendo Ash e gli
altri.
*
“Bene, via libera” disse
Mondo e i ragazzi iniziarono a scendere la porta che portava in cantina, ma
neanche a metà strada rischiarono di farsi scoprire a causa del forte spavento
provocato dal vedere di fronte a loro i loro amici.
“Pensavamo foste delle
guardie!” li rimproverò Gary.
“Lo stesso vale per noi…Vera
stava per cacciare un urlo pazzesco” disse Drew scoccando una frecciatina alla
ragazza.
”Ehi!” disse lei contrariata.
“State tutti bene?” chiese
Ash.
“Si, Dawn è stata fenomenale,
ha atterrato una guardia in un attimo” disse Vera elogiandola.
“Oh dai, non esagerare…è
stato facile eheh”
Tutti risero, e per quelli
che sembrarono minuti sembro che l’ansia e la paura che li attanagliava fosse
scemata, facendoli tornare sereni e tranquilli. Ma fu solo un attimo.
“Vi ricordo che non siete qui
in villeggiatura. Abbiamo ancora una persona da portare via…ed è anche la più
difficile da salvare” disse Mondo e tutti annuirono.
Era tempo di agire.
“Stiamo arrivando mamma”
*
“Spero che Ash e i suoi amici
stiano bene…” disse Delia guardando fuori dalla finestra. Ormai il sole
iniziava a calare e la notte portava con se ombre del passato difficili da
cancellare.
“Di che ti preoccupi? A tuo
figlio non verrà torto un capello” disse madama Boss passeggiando avanti e
indietro per la stanza, sorridendo malignamente e tenendo in braccio un
Glameow, ultima conquista da parte di Butch e Cassidy.
“Non è solo di Ash che mi
preoccupo, ma anche dei suoi compagni!” rispose la donna a tono, mentre madama
Boss sbuffava qualcosa di vagamente somigliante ad una risata di scerno.
“Compagni? L’avere dei
compagni è un qualcosa che non ho mai capito. Le persone si sfruttano,
esattamente come i pokemon. Non bisogna farsi assalire da sentimenti come
l’affetto o la compassione. Solo le persone deboli e stolte li provano, e guarda
caso, vengono sempre soggiogate e distrutte da ciò che provano verso gli altri”
Delia strinse i pugni a
quelle parole. Sapeva che quella donna si sbagliava, eppure, un tempo, anche
lei aveva creduto a quelle parole. Indurendo il cuore fino a farsi male.
“Gli amici di Ash sono la sua
forza!”
Madama Boss si fermò e la
guardò con i suoi occhi glaciali ridotti a due fessure taglienti.
“Vorrà dire che ne sarà
privato”
La frase giunse a Delia con
fuoco vivo, si sentì ardere.
“Non può! Sono il suo tesoro
più prezioso! Come lo è per me mio figlio! Lo distruggerà!”
Nessuna riposta. L’anziana
donna si limitò a sorridere, in un modo che le fece ancora più paura della
frase che aveva appena detto.
“Ash…”
*
“Che hai Ash?” chiese Gary
vedendo l’amico rabbrividire improvvisamente.
Si erano nascosti in una
stanza spoglia e fredda, impolverata e sudicia, probabilmente, in disuso da
anni, come l’ala del palazzo dov’erano stati poche ore prima.
“No nulla…ho solo una brutta
sensazione” rispose il moro, sfregandosi le braccia per scaldarsi e
contemporaneamente scacciare quella strana inquietudine.
“Mondo, sai dove tengono
Delia?” chiese d’un tratto Vera, e il ragazzo si distolse dai suoi pensieri.
“No…”
“A che pensi?” gli chiese
Misty curiosa avvicinandosi al ragazzo.
“A diverse cose…insomma…è
stato fin troppo facile arrivare fin qui…ritrovare i vostri compagni…mi chiedo
se non sia tutto in trucco per attirarci in trappola”
“L’unico modo è affrontarli”
disse Drew risoluto.
“Scherzi? Hai idea di quanti
sono? Non avresti neppure il tempo materiale per estrarre la pokeball dalla
tasca o dalla cintura che ti sarebbero gia addosso!” disse Mondo.
“Si ma allora che facciamo?”
chiese Vera pensierosa.
“Io…in fondo è me che
vogliono no? Facciamola finita e basta. Se mi consegnerò a loro voi sarete
liberi. La mia cattura in cambio della vostra libertà” disse Ash lasciando
tutti a bocca aperta.
“Non se ne parla”
“Tu sei completamente idiota”
“Taci e pensa prima di
parlare”
“Sempre col tuo stupido
eroismo”
Non riuscì a dire altro,
perché tutti gli diedero contro. Eppure sapeva che in fondo, quella era la
scelta più giusta da fare. Amava troppo i suoi amici per metterli in
pericolo…ed aveva aspettato anche troppo per agire e difenderli.
Doveva far
qualcosa.
Anche se questo lo avrebbe
inevitabilmente portato a scontrarsi con i suoi migliori amici.
“Ci deve essere un’altra
soluzione…” disse Misty.
Rimasero tutti in silenzio,
nessuno sapeva cosa dire o come comportarsi. Era difficile scegliere, decidere
a mente fredda cosa fare…
Ash si abbassò la visiera del
berretto sugli occhi e la ragazza dai capelli rossi lo fissò. Non era mai un
bel segno quando lo faceva, e lei lo sapeva bene.
“Non farlo…”
Quando alzò lo sguardo, gli
occhi di Ash erano diversi dal solito, sembravano vibrare di una luce intensa,
un fuoco che ingoiava qualsiasi cosa.
Determinazione
“Dovete uscire il più
velocemente da qui. Non dovete voltarvi. Sono stato chiaro?” disse risoluto.
“Ma…e tu?” gli chiese Dawn.
Sorrise.
“Sarò dietro di voi
tranquilla”
Annuì, eppure, nonostante
fosse considerata una ragazzina superficiale e con la testa fra le nuvole non
riuscì a trattenere un senso di angoscia vedendo quel sorriso. Gli voleva bene,
era come il fratello che non aveva mai avuto.
“Si, ma tua madre?” disse
Vera.
“A quello ci penseremo io e
Gary. Sei pronto?”
Il ragazzo dai capelli
castani annuì, non capendo ancora dove l’amico volesse arrivare.
“Io e te troveremo il luogo
dov’è prigioniera mia madre…e la porteremo in salvo…ho un asso nella
manica…vedrai, non potranno che acconsentire”
“Spero tu abbia ragione” si
limitò a rispondere il ragazzo.
E così facendo si prepararono
a scattare verso il corridoio gremito di guardie, forse, in parte, aveva capito
che li, da qualche parte, in qualche stanza c’era sua madre, e lui avrebbe
fatto qualsiasi cosa per riportarla da lui.
Qualsiasi
“Ok, sono pronto Ash” disse
Gary guardandolo.
“Bene…ah…un momento, ho
dimenticato di fare una cosa”
Si voltò verso il restante
gruppo che lo guardarono e si avvicinò a Misty.
“Andrà tutto bene”
“Lo so…” ripose lei
sorridendogli.
L’abbracciò. Non aveva
intenzione di farlo, non seriamente almeno, però sapeva che in parte, o forse
non poi così in parte come invece pensava, lei era la sua ancora di salvezza.
Qualcosa a cui aggrapparsi quando si sentiva perso. Perché lei non era
nient’altro che lei.
Misty.
Nient’altro.
E questo bastava, perché non
c’era nessuno aggettivo, nessun appellativo che potesse racchiudere la sua
essenza, la sua intera, lucente esistenza. Se non il suo nome.
Solo questo.
Quando la lasciò andare corse
via insieme a Gary. E non poterono fare altro che aspettare, attendere che Ash
e Gary tornassero…
Perché sarebbero tornati.
*
“Che sta succedendo la
fuori?” sbraitò madama Boss facendo cadere il pokemon dalle braccia e
calpestandolo per andare alla porta ed aprirla.
“Ci scusi signora ma…vede,
suo nipote…” disse una guardia lanciato un cenno verso il ragazzo nel
corridoio.
“Oh Ash! Mio caro, vieni pure
insieme al tuo…” assunse un’aria di disgusto vedendo Gary di fianco a lui
“…amichetto”
Fece accomodare i due ragazzi
nella stanza e Delia, alla vista del figlio gli corse incontro abbracciandolo.
“Ash…cosa sei venuto a fare
qui?” gli chiese una volta che lo ebbe lasciato andare.
“Sono qui per negoziare”
disse volgendosi verso madama Boss, la quale inarcò un sopracciglio.
“Non se ne parla!” disse
Delia prendendo un braccio del figlio per farlo voltare verso di lei.
“No, lascialo parlare, può
rivelarsi interessante” disse l’anziana donna, prendendo una sedia e
accomodandosi.
“Dimmi pure caro, sono tutta
orecchie”
“Voglio che liberi
immediatamente mia madre”
Gli occhi della donna si
chiusero in due fessure e il tono che assunse fu tutt’altro che stucchevole
come prima.
“Bada a come parli. Sono IO
che comando qui” sorrise dolcemente “…chiaro? E ora avanti, dimmi pure cosa mi
darai in cambio”
Strinse i pugni. Doveva
resistere, non farsi prendere dalla rabbia, o sarebbe andato tutto in fumo.
“Avrai ciò che vuoi, ma non
adesso. Quando sarò diventato il migliore allenatore tornerò qui…e…” deglutì
“…prenderò in mano tutto”
La donna rise compiaciuta.
“Davvero mi credi così stolta
tesorino?”
“Non ti sto mentendo! Mantengo
sempre le mie promesse!” rispose in un modo che sorprese lo stesso Gary. Era
difficile vedere la determinazione di Ash in qualcosa che non comprendeva
l’universo pokemon. Però, forse, anche l’essere il Team Racket lo avrebbe
legato alla sua passione più grande, anche se in forme e modi differenti.
Madama Boss lo fissò per
alcuni interminabili istanti, dopodichè sospirò e sorrise.
“E sia, siete liberi di
andare dove vi pare e piaccia”
A quelle parole Ash non
riuscì a trattenere un sospiro di gioia, rendendosi conto solo in quel momento
di stare trattenendo il respiro. Troppo preso a non abbassare lo sguardo.
Debolezza
Si avvicinò alla porta e
mentre Gary scortava Delia verso l’uscita si voltò verso la donna.
“Grazie…”
“Non c’è di che”
Dopodichè i tre uscirono
dalla porta, richiudendola alle loro spalle.
“Non c’è di che…mio caro…”
sussurrò malevolmente la donna.
*
Corsero il più velocemente
possibile riuscendo ad uscire dal palazzo dopo aver recuperato il resto del
gruppo. Era strano il fatto che nonostante si fossero messi così in luce,
nessuna guardia aveva provato ad inseguirli all’esterno dell’edificio. Non era
normale.
“Siamo salvi?” chiese Vera
respirando affannosamente, cercando invano di riprendere fiato.
“Sembrerebbe di si” gli
rispose Misty.
Tirarono tutti un sospiro di
sollievo, la brutta avventura, se così si poteva definire, era terminata, erano
al sicuro, non sapevano perché, ma il fatto che li avevano lasciati liberi con
così tanta facilità era una liberazione.
O un tranello.
“Mi sembra troppo strano che
ci abbiano lasciati fuggire senza quasi neanche inseguirci…c’è qualcosa che non
torna” disse Drew arcigno.
“Forse, madama Boss ha detto
alle guardie di lasciarci stare” ipotizzò Gary.
“Non lo so, era dietro di me
fino ad un minuto fa” rispose Gary voltandosi e scoprendo che invece di Ash,
come si sarebbe aspettato di trovare, non c’era nessuno. La strada dietro di
lui era completamente deserta.
“Non è possibile” disse Misty
diventando ancora più bianca del suo normale colorito.
Ora tutto tornava, le guardie
che li avevano lasciati passare nella più totale indifferenza, la loro fuga fin
troppo facile. Non c’era un perché, loro avevano ottenuto la libertà…in cambio
di qualcosa di molto, molto più importante.
“Ash è ancora la dentro”
strillò la ragazza dai capelli rossi saettando davanti a Gary, decisa più che
mai a tornare dentro e portarlo via.
“Dove stai andando? Ti ha
dato di volta il cervello?” disse Gary riuscendo a prenderla per un braccio e
ad attirarla a se giusto una frazione di secondo prima che riuscisse a correre
via.
“Dobbiamo tornare li dentro!
Dobbiamo andare da Ash!” gridò Misty, in preda ad una crisi isterica. Ora
capiva, capiva il perché di quell’amaro sorriso e di quell’abbraccio.
“Andrà tutto bene…”
“Calmati!” disse Delia dando
un sonoro ceffone alla ragazza dai capelli rossi che rimase immobile
fissandola.
Nonostante fosse anch’essa
preoccupata per il figlio, doveva mantenere la calma, o sarebbe andato tutto in
fumo.
“Non gli faranno del
male…tengono troppo a lui…e alla sua vita” disse la donna.
Guardò verso l’enorme palazzo
che si stagliava nella notte di fronte a lei…e sperò, pregò che quell’inquietudine se ne andasse, che la brutta
sensazione che la stava attanagliando, insinuandosi fin dentro le sue ossa
fosse solo una sensazione.
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 19
“E così hai deciso di voltare le spalle ai tuoi amici” disse
madama Boss avvicinandosi ad Ash e posandogli una mano sulla spalla.
“Non ho voltato le spalle a nessuno” rispose lui guardando
fuori dalla grande vetrata i suoi amici sani e salvi fuori dal palazzo “Volevo
solo che si mettessero in salvo”
“Hai fatto la cosa migliore che potessi fare. Perché mettere
in pericolo gli altri, quando l’unica persona che volevo eri tu?”
Rise in modo trionfale, allontanandosi dal nipote e uscendo
dalla porta con in mano un cellulare. Avevano vinto.
Alla fine erano riusciti ad ottenere quello che volevano.
Ash appoggiò la fronte sul freddo vetro continuando a
guardare i suoi amici che guardavano verso il palazzo, avevano sicuramente
capito la decisione difficile alla quale non aveva potuto sottrarsi.
“Misty…”
*
“Dobbiamo tornare indietro e portarlo fuori!” disse Vera
guardando il resto del gruppo, che come lei, era preoccupato ed estremamente in
ansia per la sorte dell’amico.
“Non gli faranno nulla…” disse Delia, nonostante dentro di
lei avesse paura, una paura che la paralizzava. Conosceva bene Giovanni e
madama Boss, e sapeva che non avrebbero mai commesso l’errore di fare del male
al loro erede, eppure, aveva ugualmente paura.
Aveva paura di perdere la cosa più preziosa al mondo.
“Signora Ketchum non si sente bene?” disse Gary vedendo il
viso della donna diventare di colpo bianco.
“No, sono solo preoccupata per Ash…non voglio…che diventi
come suo padre” disse le ultime parole quasi sussurrandole, era terrorizzata
all’idea che suo figlio, che Ash, la persona più buona del mondo potesse venire
plasmata ad immagine e somiglianza di una persona meschina e calcolatoria come
Giovanni.
“Andrà tutto bene” disse Dawn cercando di tirare su il
morale della donna.
“Non dirlo” disse Mondo abbassando di colpo lo sguardo “Ogni
volta che si pensa che le cose possano andare bene, è la volta che vanno da
schifo”
Non seppe come ribattere, quella frase era esatta, ogni
volta che pensava che le cose pian piano si sarebbero sistemate, aveva finito
per stare ancora più male di prima.
“Cosa facciamo?” chiese Misty.
“Tornare dentro è impensabile” disse Drew mettendosi le mani
in tasca con una calma che fece irritare Gary.
“Senti un po’ damerino dei miei stivali. Ash è mio amico e
se vuoi restare qui a fare la parte del codardo mi va benissimo, ma io non
lascerò che quello stupido si sacrifichi per tutti noi. Non lo accetto”
Odiava il modo in cui Ash pensava alle soluzioni, perché
sapeva, si sarebbero rivelate sbagliate e deleterie per lui. Ash non era fatto
per essere un eroe, era solo un ragazzo con una smania eccessiva di buonismo,
che lo cacciava suo malgrado in situazioni assurde e pericolose.
“Maledizione!”
“Gary…”
“Io vado a riprenderlo! Chi è con me?”
Si guardarono tutti l’uno con l’altro e Mondo fece un passo
avanti.
“Ho un conto in sospeso con madama Boss…io ti aiuto”
Fu difficile accettare che fra tutti, lui era stato il primo
a muoversi. Ad accettare di buon grado di tornare in quell’inferno. Lui, che
aveva ucciso Max e Brock. Lui, che ora gli si trovava davanti e gli offriva il
suo aiuto, dopo aver causato dolore e rabbia immani.
“D’accordo…chi altri?”
Senza dire nulla Misty gli si mise vicino, lo stesso fecero
Dawn e Vera. Tenevano troppo a quel ragazzo un po’ ingenuo e coraggioso per
lasciarlo nelle mani nemiche.
Ash apparteneva a loro. Senza di lui, erano persi.
*
“Avete un piano?” gridò Dawn cercando di restare al passo
degli altri, mentre il gruppo correva verso il palazzo davanti a loro.
“Se includi anche il fatto che potrebbero anche farci fuori
per Ash, bhe si” le rispose Drew senza guardarla.
“Non intendevo questo!”
“Ma è comunque un’ipotesi da non scartare” disse Gary
apparendo di fianco a lei. E quella vicinanza, seppure minima e in un contesto
simile la fece involontariamente arrossire.
“Gary…quando tutto sarà finito…ecco…dovrei dirti una cosa”
“Mmh? Ok” rispose
lui senza il benché minimo sentore di cosa volesse dirgli la ragazzina.
Per una frazione di secondo si sentì sciocca per essersi
esposta così. Perché conosceva benissimo i sentimenti che lui nutriva per
Misty, sentimenti non contraccambiati, e questo la rattristava, perché lei a
Gary voleva realmente bene.
Non poteva fare a meno di volergliene.
“Dovremo dividerci, divisi riusciremo a trovarlo prima”
disse Mondo una volta raggiunta la parte sud dell’edificio.
“Scordatelo. O tutti
insieme o nessuno” sibilò fra i denti Vera scoccando un’occhiataccia a
Drew.
Nonostante tutto non riusciva a togliersi dalla testa quel
video. Sapeva benissimo che erano stati obbligati, o almeno così le era stato
detto da entrambe le parti, eppure lo sguardo che alle volte Drew scoccava a
Misty la irritava.
E’ solo preoccupato
“Lo so…” sibilò lei rispondendo a se stessa.
Arrivarono alle porte del palazzo e si nascosero dietro una
delle quattro gigantesche pareti, aspettando il momento opportuno per
sgattaiolare all’interno e riprendersi Ash.
“Come ci muoviamo allora?” chiese Gary guardando Mondo. Era
l’unico in grado di districarsi all’interno di quell’edificio.
“Io e Gary andremo avanti, voi rimanete coperti finchè non
vi daremo l’ok” disse Mondo annuendo, come se avesse capito l’idea del ragazzo.
“Non se ne parla! La dentro c’è Ash, scordatelo che io rimanga fuori ad aspettare
mentre voi vi giocate il tutto e per tutto” ringhiò Misty.
“Con te in giro rischiamo solo di rendere tutto
ancora più complicato e…” disse Gary, ma non riuscì a finire la frase che
Misty gli si avvicinò paurosamente pronta a stenderlo.
“CON CHI DIAVOLO CREDI DI PARLARE
GARY OAK? NON SONO UNA DI QUELLE
OCHETTE CHE TI PORTAVI APPRESSO ALL’INIZIO!”
“Sta calma…non intendevo offenderti…solo che…”
“SOLO CHE COSA?”
“Solo che saresti una preda troppo succulenta per una come
madama Boss” s’intromise Mondo cercando di difendere in qualche modo Gary.
“Sai quanto me ne frega di quella pazza? Avrei
voglia di prenderla a schiaffi!”
“Capiamo le tue ragioni, ma cerca
di ragionare…non sei in te al momento e non ci saresti di nessun aiuto” aveva
toppato, e se ne accorse troppo tardi.
“MA COME OSI!”
“Per la miseria…che bisogno c’è di farla infuriare proprio
adesso!” disse Drew esasperato dalla situazione.
“Ma non lo stiamo facendo apposta!
E’ lei che è isterica!” si difese Gary indicando la ragazza che in un attimo lo
prese per lo colletto della camicia fissandolo a pochi
centimetri, quasi volesse mangiarselo vivo.
“Prova a ripeterlo…”
“Ragazzi! Le
guardie si stanno dando il cambio!” disse Dawn che ignorando tutta la
discussione si era messa di guardia spiando i membri del Team Rocket fuori
dall’edificio.
“Brava! Siamo a
cavallo” disse Vera avvicinandosi alla ragazza e spiando anch’essa.
“Aspetta a dirlo…non siamo ancora entrati” disse Misty lasciando irritata Gary
e avvicinandosi alle due ragazze.
Rimasero in silenzio e in attesa per alcuni interminabili
minuti finchè una delle due guardie iniziò a sbadigliare e poco alla volta si
addormentò sedendosi a terra con la schiena appoggiata al freddo muro
dell’edificio, continuando però a tenere il fucile in mano quasi fosse un
bambino che usa un misero pupazzo di pezza per addormentarsi.
“Via libera!” bisbigliò Vera facendo segno agli amici di
seguirla.
Grazie a quel colpo fortuito riuscirono ad introdursi
nuovamente all’interno del palazzo indisturbati.
“E adesso? Da che
parte andiamo?” chiese Dawn guardandosi in giro. La hall era
completamente deserta, e questo era un bene per loro, ma il problema era un
altro. A causa delle immense dimensioni quella sala aveva solo un’unica via
d’accesso e quindi d’uscita, e – solo in quel momento ci fecero davvero caso –
almeno cinque diverse porte che portavano alle scale, allo scantinato e ai
corridoi. Il problema era solo capire quale di quelle porte avrebbero dovuto
oltrepassare per ritrovare Ash.
“Io direi di provare ad andare di la”
disse Drew indicando una delle porte poste sulla sua destra.
“Secondo me è meglio provare con quella invece” lo contraddì Gary indicando quella dalla parte opposta.
“Credo che sia meglio dividerci” propose
Vera sospirando “E prima che diciate di no ascoltatemi. La priorità è
ritrovare Ash nel minor tempo possibile senza essere visti ed uscire da qui,
possibilmente vivi e continuando ad indicando porte a caso non facciamo altro
che perdere tempo prezioso inutilmente. Quindi è meglio se ci dividiamo, avremo
sicuramente più possibilità di trovarlo che restando
uniti”
“Ottimo piano” disse Mondo annuendo convinto.
“E come ci dividiamo?” chiese Misty.
“Bhe, io andrò con Drew” rispose la ragazza dai capelli
castani indicando con un cenno della testa il ragazzo.
“Bene, io allora andrò con…” disse Dawn, ma mentre si
apprestava ad avvicinarsi a Gary, il ragazzo prese Misty per un braccio
dicendo: “Io vado con lei”
“CHEEE??? PERCHE’ NOI DUE???”
chiese la rossa contrariata, era ancora notevolmente irritata dal battibecco
avuto poco prima con lui.
“Perché l’ho deciso io”
“Ah si? E chi saresti per decidere
anche per me? Dio?” rispose lei acida guardandolo in
cagnesco.
“Vi prego non ricominciate…allora siamo rimasti noi due a
quanto pare” disse Mondo guardando Dawn, la quale sospirò annuendo.
“A quanto pare…”
E così dopo essersi salutati e augurati buona fortuna si
divisero, percorrendo i lunghi corridoi e le ripide scale, prestando la massima
attenzione a non farsi scoprire.
“Certo che questo edificio è davvero un labirinto” disse
Dawn mentre con Mondo percorreva un immenso e silenzioso corridoio.
“Gia, è stato costruito proprio per fare in modo che chi vi
entri senza autorizzazione non riesca più a trovare la via d’uscita”
“Ma allora avremmo dovuto fare dei segni di riconoscimento
da qualche parte!”
“Ti sembra che questa sia la fiaba di
Pollicino? No, è la realtà, i muri sono talmente
bianchi che anche un piccolo ed insignificante segnetto verrebbe scoperto qui”
rispose Mondo serio senza perdere di vista il corridoio davanti a se.
“Oh…”
*
“Quanti accidenti di gradini abbiamo fatto?
Dillo se vuoi vendicarti di me per prima!”
“Non dire assurdità, ti sembro il tipo da tenere rancore
solo perché una ragazza isterica mi ha aggredito minacciandomi di morte?”
“Non ti ho minacciato di morte Gary!”
sbottò la ragazza dai capelli rossi asciugandosi il sudore sulla fronte.
“Sei stanca?” gli chiese il ragazzo
davanti a lei voltandosi per guardarla.
“No, sto benissimo”
Continuò guardarla serio, e per alcuni istanti si sentì a
disagio sentendo lo sguardo del ragazzo su di se.
Improvvisamente la sua vista fu completamente rapita da una
sagoma famigliare e intorno a lei non esistette nient’altro.
“Ash!” gridò Misty vedendolo girare l’angolo e
istintivamente lo seguì, rincorrendolo e raggiungendolo poco dopo, lasciando
indietro Gary interdetto per quella mossa impulsiva.
“Quella ragazza mi farà impazzire!” disse alzando gli occhi
al cielo.
“Cosa…COSA CI FAI QUI?!” chiese Ash quasi aggredendola e guardandosi attorno
spaventato all’idea che qualche guardia potesse vederla li con lui.
“Dobbiamo andarcene! Gli altri ci stanno aspettando, presto
prima che ciscopr…”
“NO!” rispose il ragazzo guardandola serio “Dovete
andarvene! Con tutta la fatica che ho fatto per farvi scappare”
“Ma…Ash! Non essere stupido!” disse Misty prendendogli il
braccio “Andiamocene”
“Misty piantala!”
“No piantala tu! Smettila di
atteggiarti da eroe Ash! Sei un essere umano! Un ragazzo normale come tutti gli
altri! Renditene conto per la miseria!” ruggì aggredendolo e
trattenendo a stento le lacrime, non voleva, non poteva accettare il fatto che
Ash volesse di sua iniziativa restare il quel covo di pazzi.
“CHE SUCCEDE QUI?” gridò una voce, mentre dei passi si
avvicinavano velocemente.
Prima che se ne rendesse conto si ritrovò schiacciata fra il
muro ed il corpo di Ash, nascosti dall’oscurità.
“Non fiatare” le sussurrò il ragazzo mentre con lo sguardo
controllava con attenzione e crescente preoccupazione ilo corridoio.
Poco dopo la guardia apparve, ma non vedendo nessuno prese una piccola ricetrasmittente dalla cintura e
ne pigiò il pulsante rosso, mettendosi in comunicazione con un’altra guardia.
“Falso allarme, qui non c’è nessuno” disse voltandosi e
tornando indietro.
Sospirarono entrambi quando il pericolo di venir scoperti fu
superato.
“Sei un’ottusa…”
“E tu uno stupido!”
Si guardarono torvo ancora vicinissimi per alcuni stanti,
prima che Ash si allontanasse di qualche metro da lei.
“Forza adesso vai”
“No!”
“Si!”
“Ti ho detto di no!”
“E invece ti dico di si!”
Misty lo guardò in cagnesco “Non me ne vado senza di te!”
Provò a ribattere, ma lo sguardo di assoluta decisione e
assassino della ragazza lofecere
desistere dal suo intento.
“Cocciuta”
“Moccioso”
“Ehi! Non offendere!”
“Andiamocene Ash! Non costringermi a trascinarti fuori di
qui con la forza” lo guardò seria “Sai che ne sono capace”
Rimase in silenzio per alcuni istanti, come se volesse capire
fino in fondo il significato di quelle parole, dopodiché sospirò sconfitto.
“Quando ti metti in testa qualcosa non c’è proprio modo di
farti cambiare idea eh?”
“Esatto” rispose lei fulminea.
Guardò verso le scale antincendio poco lontano da li.
“Prima…devo fare una cosa”
“E cosa?” si voltarono entrambi ritrovandosi di fronte Gary
che come una furia andò verso Misty.
“La prossima volta che ti viene in mente di correre come una
pazza invasata verso il pericolo avvertimi!”
Stava per replicare, ma si rese conto che stavolta, solo
stavolta, aveva ragione lui e abbassò lo sguardo dispiaciuta.
“Mi dispiace…”
La fissò per alcuni secondi prima di darle una pacca sulla
testa.
“Bah, non fa niente, in fondo abbiamo ritrovato Ash” disse
sorridendo all’amico il quale ricambiò un po’ incerto il sorriso.
“Allora, cosa devi fare?” gli domandò nuovamente il ragazzo.
“Poco fa…ho sentito la voce di un pokemon provenire da una
stanza…potrei sbagliarmi…ma credo si tratti di Pikachu…”
“Pikachu?” disse Misty allarmata “Ma…credevo l’avessi
lasciato al Centro Pokemon”
Scosse la testa “Credo che ci abbia seguito…Giovanni…è
sempre stato interessato a lui…” strinse i pugni con rabbia al pensiero del suo
migliore amico in pericolo.
Misty lo guardò preoccupata, e capì che forse, in quella
condizione, Ash non avrebbe sentito ragioni.
“Vuoi andare da lui vero?” lo disse con dolcezza, sapeva
quanto Ash tenesse a quel pokemon ed il saperlo triste e preoccupato per lui
metteva in ansia anche lei.
“…si…”
“E allora vai…liberalo…e poi torna da noi…” arrossì “…da me…”
Ash la guardò sorpreso, e il suo viso si allargò in uno
splendido sorriso.
“Puoi contarci” e così dicendo corse via,
verso le scale antincendio.
“Sei impazzita?!” la rimproverò
Gary “Dopo tutto quello che abbiamo fatto per ritrovarlo tu lo lasci andare
così?”
“Tornerà…” rispose Misty continuando a guardare le scale
antincendio.
Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire
Cap. 20
Corse il più velocemente
possibile diretto alla sala dove Pikachu era tenuto prigioniero. Si sentiva
terribilmente il colpa, a causa di tutto quello che era
avvenuto si era completamente dimenticato di chi fosse il realtà il Team
Rocket. Pikachu era da sempre stato il fulcro di tutto, il suo migliore amico,
l’insostituibile compagno di avventure che lo aveva reso forse un po’ meno solo
durante i giorni lontano da casa, ed ora era in pericolo, nelle mani di chi
aveva da sempre cercato di portarglielo via.
Si diede dell’idiota. Aveva
dimenticato la cosa più importante. E se fosse successo qualcosa al suo pokemon
a causa della sua leggerezza e cambio di priorità, non se lo sarebbe mai
perdonato.
“Maledizione…PIKACHU!!!”
Entrò nella sala macchine
spalancando il grande porticato di metallo, vedendo come ogni scienziato fosse
al lavoro per ottenere chissà quale potere da Pikachu.
E lo vide, su un lettino, con
uno strano copricapo metallico in testa collegato a dei cavi dell’alta tensione
c’era lui, il suo migliore amico.
“Lasciatelo andare!” gridò.
“Oh, vedo che finalmente ti
sei fatto vivo piccolo Ash” disse madama Boss apparendo da dietro una colonna
bianca tenendo le braccia incrociate.
“Sono contenta che tu sia
qui…non vedevo l’ora di farti assistere all’evento che ci farà segnare
definitivamente la conquista del mondo”
“Di cosa stai parlando?”
“Un enorme
esplosione elettrica che manderà in tilt il sistema informato mondiale e
che ci farà attuare un piano di conquista. E tutto questo sfruttando i poteri
del tuo piccolo topico elettrico”
“Ve lo impedirò statene
certi!” ringhiò Ash correndo verso l’amico ma venne fermato da uno schiaffo ben
assestato da parte di Giovanni.
“Vedi…ormai è troppo tardi
per fare l’eroe. Purtroppo per te il voltaggio creato apposta per sfruttare i
poteri di Pikachu è ormai entrato in circolo. Le scintille sulle sue guancie ne
sono la prova. Alla minima vibrazione si scatenerà un putiferio”
“SIETE DEI MOSTRI!”
“Grazie…lo prendo come un
complimento”
“Mi riprenderò Pikachu! Fosse
l’ultima cosa che faccio! PIKACHU!!! USA TUONO E
LIBERATI!!!”
Il topico elettrico aprì di
scatto gli occhi e le macchine iniziarono a registrare una notevole quantità di energia, molto più alta dei livelli a cui si
erano preparati.
“NO! PAZZO!!!”
Ci fu un’esplosione
gigantesca che fece scoppiare vari incendi nel palazzo, mentre la sala dove si
trovavano Ash e Pikachu si riempì di fumo, fiamme e macerie.
*
Vera e Drew camminavano
silenziosi senza guardarsi in faccia, o meglio, Drew di tanto in tanto volgeva
uno sguardo alla ragazza, la quale però continuava a fissare il corridoio
dinnanzi a se, fiera e dura.
“Vera…”
“Cosa!”
Sospirò.
Possibile che fosse una
ragazza così rancorosa?
“Ascolta…so che sei
arrabbiata ma…”
“Non sono affatto arrabbiata”
tagliò corto lei.
“Non sembrerebbe”
“Cosa ti aspettavi? Che ti
corressi incontro e mi congratulassi per aver fatto centro?”
“Vera!” disse il ragazzo
quasi offeso. Come poteva dire una cosa del genere? Era assurdo…la situazione
in sé era totalmente assurda.
“L’ho fatto…l’abbiamo fatto
per te e Ash”
“Bel modo di dimostrarlo”
“PIANTALA! Ti ho già chiesto scusa e probabilmente le scuse non
servono ma…
“Infatti” continuò fredda e
decisa Vera irritata.
“Ti amo dannazione!” gridò
esasperato Drew prendendo Vera per un braccio e obbligandola a voltarsi e a
guardarlo negli occhi.
“Per te non conta nulla?”
“….”
“Allora?”
Sospirò “Lasciami…”
Il ragazzo obbedì e Vera
abbassò la testa sconfitta.
“E’ stato un duro colpo
Drew…al momento non riesco a guardarti senza pensare a te e a Misty insieme…te
l’avevo gia detto mi pare…ciò che mi fa più rabbia è
che nonostante tutto non riesco ad odiarvi perché probabilmente anche io, se mi
fossi trovata in una situazione simile, mi sarei comportata come voi…però…fa
male”
Si avvicinò a lei e
lentamente l’abbracciò, realizzando solo in quel momento che anche lui avrebbe
reagito come lei. Se non peggio.
“Ricominciamo tutto da
capo…davvero” sussurrò la ragazza appoggiando la testa sulla spalla di Drew.
“D’accordo…e stavolta…sul
serio”
Improvvisamente l’edificio fu
scosso da una terribile scossa di terremoto e i due si staccarono allarmati
guardando il soffitto.
“Cosa sta succedendo?”
“Non lo so! Ma non mi piace! Usciamo immediatamente da qui!”
disse Drew prendendo per la mano Vera e correndo verso l’uscita, non mollando
neanche per un secondo la sua mano, anche quando
furono fuori all’aria aperta ritrovando una Delia sconvolta che fissava
terrorizzata l’edificio in fiamme.
“Ma cosa sta succedendo?”
chiese.
“Non lo sappiamo…è successo
tutto talmente in fretta”
Si portò una mano sul cuore
che aveva iniziato a martellare talmente veloce da sembrare volesse uscirle dal
petto. Aveva una strana sensazione, e nonostante stesse cercando di fare di
tutto per allontanarla il suo primo pensiero andò al figlio, dentro
quell’enorme edificio…e a Giovanni.
“Vi prego…ditemi che non sta
succedendo davvero…”
*
“Dobbiamo uscire da qui
presto!” gridò Mondo strattonando Dawn per un braccio per obbligarla a
seguirlo.
“Ash non è ancora arrivato!”
gridò Gary guardando con ansia il corridoio “Dobbiamo aspettare!”
Dopo l’esplosione Mondo era
corso verso il luogo dove si trovavano Misty e Gary, facilitato dal fatto che
conoscesse quella struttura come se fosse casa sua. Ed in
effetti la sede del Team Rocket era un po’ come la sua seconda casa.
“Non lo capisci? Non c’è più
tempo! Il potere elettrico di Pikachu è fuori controllo, tra poco esploderà
tutto!”
“Non ce ne andremo senza di
lui! Tu porta via Dawn fuori da qui! Portala dagli altri”
“Non voglio andarmene!”
rispose la ragazzina intromettendosi nel discorso. Teneva ad Ash come loro, era
suo amico, non poteva lasciarlo da solo. Sperare che si salvasse mentre lei era
già al sicuro fuori dall’edificio in fiamme.
“Non discutere!” le ringhiò addosso il ragazzo.
A quel tono la ragazzina
sobbalzò. Non si era mai imbattuta nel vero carattere di Gary, l’aveva sempre
considerato, dal loro primo incontro, un ragazzo dal carattere si forte, ma
gentile, calmo in qualche modo, ed invece quello che si ritrovava davanti era
completamente diverso.
Esasperazione e paura
“Andiamo!” disse nuovamente
Mondo e questa volta Dawn si lasciò portare via, continuando però a tenere lo
sguardo fisso e sconvolto su Gary.
Corsero a più non posso
uscendo ed iniziando a tossire sia per il gran fumo che per riprendere fiato.
“Avete trovato Ash?” chiese Delia
raggiungendo i due ragazzi.
“Si…ma deve salvare Pikachu”
“Come sarebbe? Sta per
crollare tutto! Dove sono Misty e Gary?”
“…”
“Allora?”
“Il Team Rocket…sta usando
Pikachu per un esperimento…” disse Mondo “Conoscono bene il suo potenziale, ma
a quanto pare hanno voluto superare il limite…ed ora…è completamente fuori
controllo…Ash sta cercando di salvarlo…e Misty e Gary…non hanno intenzione di
uscire senza di lui”
“Ma è un suicidio!” disse
Drew sconvolto.
“Lo so…ma a loro non
interessa…la priorità è Ash…”
*
“Misty, non possiamo più
aspettare, dobbiamo uscire!” disse Gary notando di come ormai il fumo nero
dell’incendio avesse ormai completamente intasato il locale.
“NO! Dobbiamo aspettare Ash! Aspettiamo un altro po’!”
“Non possiamo più Misty! Lo
vuoi capire o no? E’ finita!”
“NON DIRLO!”
Quello che avvenne pochi
istanti dopo fu probabilmente più doloroso per Gary che per la stessa Misty. Il
ragazzo al limite dell’esasperazione le diede un forte schiaffo per farla
calmare.
“Ash…non vorrebbe che
restassi qui ad aspettarlo…” disse con voce bassa e lo sguardo cupo rivolto a
terra.
“….” Si poggiò una mano sulla
guancia calda e le si riempirono gli occhi di lacrime.
“Non obbligarmi a portarti
fuori di peso…fallo per Ash…fidati di lui…si salverà”
Non disse nulla, si voltò
nuovamente verso l’enorme corridoio e si mise ad aspettare il ragazzo.
“E’ proprio perché mi fido di
lui che voglio aspettarlo”
“ADESSO BASTA!” gridò Gary e
prima che potesse ribellarsi la caricò sulle spalle, ignorando il dolore
lancinante che gli attraverso la schiena, segno che
gli effetti della morfina stavano pian piano finendo e che entro poco sarebbe
caduto a terra esausto e totalmente paralizzato dal male.
“LASCIAMI! METTIMI GIU GARY!”
strillò la ragazza cercando di divincolarsi, ma per tutta risposta Gary la
strinse di più a se e corse fuori dall’edificio.
Non appena furono all’aperto
un gigantesco tuono s’irradiò fino al cielo, colpendo le nuvole nere e cariche
di pioggia facendo sfogare quel temporale che iniziava a crearsi pian piano.
Successe tutto troppo in
fretta per sembrare veramente reale. L’intero edificio tremò per alcuni istanti
accartocciandosi su se stesso e crollando come un mazzo di cartemesso in una
posizione instabile che crolla alla prima lieve vibrazione, alzando un
gigantesco polverone di detriti che raggiunsero il gruppo di ragazzi che
dovette abbassarsi a terra e proteggersi l’un l’altro per non ferirsi
ulteriormente.
“NO! AAAASH!!!” gridò Misty
ignorando tutto e cercando di correre verso le macerie che andavano via via delineandosi dopo il crollo.
“FERMATI!!!”
disse Gary riuscendo a prenderla in tempo e a riportarla indietro.
“LASCIAMI! ASH E’ LA
IN MEZZO! DEVO ANDARE!!!
LASCIAMI ANDARE GARY!” strillò disperata, mentre l’incendio divampato nel
palazzo stava gradatamente spegnendosi a causa della pioggia battente.
“Non possiamo fare niente!”
“SMETTILA!”
La trasse a se abbracciandola
forte e per una manciata di secondi le parve di sentire il corpo del giovane
scosso dai singhiozzi.
“E’ finita…”
“No…” sussurrò la ragazza,
senza avere la forza per dire o fare qualsiasi altra cosa. Come se la sua anima
le fosse stata strappata via lacerandole la carne e soffocandole la voce.
Rimase così, spenta fra le braccia di Gary, che la teneva salda a lui. Incapace
di lasciarla andare.
Perché lasciarla in quel momento,
l’avrebbe trascinato nell’oblio della disperazione.
*
Il corpo di Ash non fu mai
ritrovato.
Durante i sopralluoghi della
polizia e della scientifica furono rinvenuti i cadaveri di alcuni membri del
Team Rocket. Fra cui anche quello di madama Boss, completamente sfigurato
dall’incendio e si continuò a cercare fra le macerie, che venivano via via
tolte dal quel gigantesco cumulo che era rimasto dell’edificio, ma di Ash,
nessuna traccia.
Fu Delia quel giorno, in cui
la pioggia batteva scrosciante a trovare quell’unico legame che noi tutti
avevamo con Ash.
Il suo cappello.
Si era avvicinata alle
macerie come uno zombie, triste e silenziosa. Forse sull’orlo di una crisi
isterica e la vedemmo improvvisamente abbassarsi raccogliendo qualcosa. Quello
che sentimmo subito dopo furono soltanto i suoi singhiozzi carichi di dolore
che ci entrarono nell’anima.
Si voltò lentamente cercando
di essere forte, con stretto al petto il berretto logoro del figlio bruciato in
alcuni punti e sporco di terra.
Non riuscimmo a dire ne fare
niente. Rimanemmo li a fissare quell’oggetto inermi.
Come se il nostro punto di gravità si fosse focalizzato su quell’ultimo segno
della presenza di Ash nelle nostre vite.
E in quel momento lo capimmo.
Non l’avremmo mai più rivisto….
*
“Gary…”
Mi voltai verso la persona
che aveva pronunciato il mio nome con sorpresa e forse con un po’ di
malinconia.
Lei era li, davanti a me, con
i capelli un po’ più lunghi sciolti sulle spalle, di quel rosso talmente simile
al tramonto da sembrare facente parte integrante di esso.
“Ciao Misty”
Si avvicinò inginocchiandosi
per posare gentilmente sulla tomba un semplice mazzo di fiori, prima di
mettersi a pregare. Rimasi a guardarla in silenzio. Da quando le sue spalle si
erano fatte così piccole? Da quanto tempo la sua intera figura era diventata il
fantasma di quella che un tempo era Misty?
“Stai bene?”
Smise di pregare alzandosi e
sorridendo amaramente guardando la foto di Ash.
“E’ così triste…il sapere che
in realtà qui non c’è nessuno è…frustrante…”
Capii cosa volesse dire, sia
io, che lei e probabilmente tutti gli altri facevamo visita ad una tomba vuota.
Perché lui non era li, ne il suo corpo, ne tantomeno la
sua anima.
“Mi dispiace…”
Scosse la testa.
“No…però…vorrei sapere dove si
trova…sapere se è riuscito a salvarsi dal crollo oppure se ne è rimasto davvero
coinvolto rimanendone ucciso…” abbassò lo sguardo “Non posso continuare ad
illudermi e a chiedermi dov’è…questa…non è vita”
Abbassai anch’io la testa.
Aveva ragione. Anche io come lei reclamavo la verità, per quanto male potesse
fare quel pensiero, avrei preferito sapere che Ash era morto nel crollo,
piuttosto che aggiungersi alla lista delle persone scomparse e venire a fare
visita ad una tomba vuota, dove l’unica cosa che mi legava ad essa era la foto
sorridente di Ash vicino al brucia incenso.
“Voleva che fossi felice…”
continuò prendendomi alla sprovvista e allontanandomi dai miei pensieri “E
invece…per quantodovrei
effettivamente essere felice…non ci riesco…è più forte di me” disse toccandosi
l’addome.
“Hai fatto l’ecografia?”
Annuì, il fatto di essere
incinta era un qualcosa che invece di renderla felice la logorava
ulteriormente.
“L’hai detto a Drew?”
“No…Vera ha già sofferto
troppo, e poi…voglio convincermi dell’idea che non sia suo…ma di Ash…”
La fissai tristemente.
“Ne sei sicura?”
“Si…lascia almeno che possa
illudermi e trasformare questo in realtà…perché se non dovesse essere così…sarà
come perderlo un’altra volta…e questo…non voglio…” si portò le mani sugli occhi
scoppiando a piangere, e per la seconda volta mi sentii inerme ed impotente di
fronte a lei. Misty stava soffrendo ed io non potevo fare nulla per lenire il
suo dolore.
Alzai gli occhi al cielo,
mentre una leggera brezza mi solleticava il viso e li chiusi, mentre sentivo i
singhiozzi di Misty farsi sempre più flebili fino a scomparire del tutto.
Un giorno forse, avrebbe
trovato la pace e la serenità che bramava…e con lei, tutti noi.
Trasformare la persona che si ama in un ricordo…
Per raggiungere la vera
felicità bisogna sempre soffrire…ma non sempre, nonostante tutti i nostri
sforzi, si riesce a raggiungerla…
“Dove sei Ash…?”
FINE
Questa fine è propriamente
chiamata fine di m***a.
E così dopo ben un anno
questa fic conosce la parola fine. E’incredibile quanto abbia sofferto e
sorriso con essa e mi rattrista un po’ averle dato per sempre la parola fine
dopo 20 capitoli.
Ringrazio veramente tutti di
cuore, chi l’ha letta e recensita, ma anche solo chi l’ha semplicemente letta o
messa tra i preferiti, perché è soprattutto grazie a tutti voi se una vendetta
è divenuta ciò che è. E nonostante tutto il sadismo che vige dalla prima all’ultima
parola, la amo, con tutta me stessa.
E con essa termina anche il
mio soggiorno su questo sito. Avevo già deciso di abbandonare EFP ma poi ho
ricevuto le vostre mail e ho deciso dopo lunghe seghe mentali (che non guastano
mai), di aggiornare e terminare qui solo ed esclusivamente questa fan fiction,
che ha sopportato insieme a me tutto, crisi d’identità, blocchi dello scrittore
e due plagi (o come lo chiama EFP “ispirazione non creditata”).
Quindi che dire, grazie
davvero per tutto ciò che avete fatto, non smetterò di scrivere ovvio, però lo
farò sul mio archivio personale (il cui link è nel mio profilo e dove c’è la
raccolta di tutte le fan fiction che ho scritto, tra cui anche quelle non pubblicate
qui). Nonostante tutto ringrazio anche EFP per avermi avvicinato a questo mondo
di cui ora faccio inesorabilmente parte e di avermi fatto conoscere persone
meravigliose.