Un lato oscuro

di Lucash99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un lato oscuro ***
Capitolo 2: *** Nel e Nél ***
Capitolo 3: *** Jonathan contro Nél ***
Capitolo 4: *** Il passato svelato ***
Capitolo 5: *** L'ultima evasione ***



Capitolo 1
*** Un lato oscuro ***


Troppo buono, ormai tutti lo conoscevano così, nessuno avrebbe mai pensato che chi era lui non era lui... e che chi non era lui era lui...

In pochi conoscevano bene in quale modo passasse la giornata, in giro si diceva che durante questa riparasse tetti di case e aiutasse in svariati modi persone di ogni genere, dai giovani agli anziani, dalle donne agli uomini. L'unica cosa che lo rendeva nervoso era non festeggiare il suo compleanno, anche se non ce n'era una ragione precisa, visto che nessuno la conosceva.

Chissà... magari l'opinione che la gente aveva di lui sarebbe stata cambiata in qualche modo, da lì a pochi giorni qualcosa stava per accadere.

 

Quel giorno c'era l'eclissi solare e si vedeva poca gente per strada, quasi nessuno, in un giorno in cui non tutto sarebbe passato inosservato. La maggior parte della cittadinanza era in casa per la mancanza di luce, osservando uno spettacolo più unico che raro.

Una signora passeggiava per un vicolo scuro, ma dall'ombra spunto lui che la afferrò e gli diede un pugno, poi scappò mentre casualmente suo padre l'aveva visto.

Quando arrivo a casa trovò suo padre già seduto sul divano che lo attendeva, lui arrivò e si sedette vicino al padre che gli domandò con estrema calma :

«Perché l'hai fatto?»

E lui rispose:

«Ce l'ho a morte con tutti coloro che ho aiutato!»

«Perché? Loro ti hanno sempre ringraziato, e quando ti hanno voluto ricompensare tu hai sempre rifiutato. Quindi perché?»

«Ce l'ho a morte con tutti coloro che ho aiutato, quindi anche con te!»

Lo prese per il collo della maglia ma poi si trattene rilasciandolo, il padre non aggiunse nulla e aspettò che a dire la prossima frase fosse il suo unico figlio.

Ma lui disse solo:

«Ora non hai nulla da dire?»

Il padre si alzò e andò via senza dire nulla, il resto delle persone che erano state aiutate da lui non ne sapevano niente, non sapevano nulla del pericolo che le attendeva...

Era mezzanotte e lo spettacolo dell'eclissi solare era finito da un bel pezzo, ma il cielo era completamente ricoperto da nuvole grigie...

Era il giorno del suo compleanno e si stava festeggiando, anche il padre stava festeggiando pur sapendo cosa era successo la sera prima, ma improvvisamente lui afferrò uno degli invitati gridandogli contro:

«Tu sei colui che ha dimenticato di festeggiare il mio settimo compleanno assieme a noi il 14 settembre 2001, quindi mi vendicherò su di te!»

Erano tutti sorpresi in quella stanza, ma non avevano il coraggio di alzare un dito, lui sferrò un pugno sul volto di quell'invitato con cui ce l'aveva tanto, poi disse con voce bassa:

«Ora per piacere andate tutti via... qui dobbiamo rimanere solo io e mio padre, andate via...»

E come disse lui, dopo pochi minuti rimasero solo lui e suo padre, suo padre gli gridò contro:

«Cosa stai facendo?»

Lui iniziò a barcollare, poi cadde a terra dicendo con voce bassa e rauca:«Cosa?».

Suo padre aspettò che si rialzasse, ma quando si rialzò non era più lo stesso, infatti disse:

«Vuoi che ti aiuti a sistemare tutto?»

E il padre rispose così:«Certo...».

Ma dopo averlo aiutato, lui disse:

«Io ho aiutato te... quindi voglio uccidere anche te!»

Il padre scappò via gridando:

«Voglio sapere a che gioco stai giocando!»

Lui lo insegui e quando lo raggiunse lo afferrò, era pronto a sferrargli un pugno, per poi farla finita... ma in quel momento svenne e cadde a terra... qual'era il motivo per cui faceva tutto ciò?

Suo padre non era più tanto certo del fatto che il figlio stesse solo scherzando. Ma durante quel giorno per strada c'era un uomo della Mafia che puntava una pistola contro una persona innocente per un semplice motivo: l'uomo della Mafia aveva minacciato quell'uomo innocente dicendo:

«Domani portami una somma di soldi pari a 1 milione di euro oppure... ti uccido!»

Ma lui non aveva quei soldi, per questo motivo andava in contro ad una brutta fine e proprio nel momento in cui stava per sparare... lui entrò in scena e disse all'uomo mafioso con aumento graduale della voce:

«Io ti ho aiutato, lo ricordo... quindi devi morire!»

E con velocità impressionante gli prese la pistola da mano e gli sparò... lui morì sul colpo. L'uomo che era stato salvato da lui disse con voce strozzata:

«Grazie, ti sono davvero riconoscente... »

Lui andò via, senza sapere che in quei giorni era diventato davvero un eroe: colui che aveva ucciso un uomo con brutte intenzioni per salvare la vita di un uomo innocente...

Tre giorni dopo l'avvenimento che sorprese tutti, lui torno lì... nel luogo in cui per la prima volta aveva ucciso qualcuno e ritrovò colui a cui aveva salvato la vita dicendogli con voce a dir poco malvagia:

«Adesso é il tuo momento, io ho aiutato anche te... quindi ucciderò anche te!»

Lui con voce impaurita e tremolante rispose:«Cosa vuoi fare?»

In quel momento si trovò con le spalle al muro... lui stava per fare ciò che nessuno avrebbe mai immaginato, forse era pronta una catena di morti e uccisioni per causa sua... chissà, forse era quello il suo futuro. In quel luogo non c'era quasi nessuno che poteva sventare l'omicidio, c'era solo il gestore di un bar che coraggiosamente corse verso il luogo dell'omicidio... ma prima del suo arrivo lui sparò, ormai il gestore del bar aveva solo paura di farlo infuriare ancor di più... quindi andò via. Il gestore del bar fu comunque un testimone che confermò, anche se lui comunque confessò... venne condannato a 50 anni di carcere. Il gestore del bar che casualmente nel suo cellulare aveva il numero di lui gli scrisse tramite SMS:

«Io ho testimoniato... quindi ora vorrai uccidere anche me, vero?»

Ma lui gli inviò un SMS di risposta che diceva:

«No, non voglio uccidere te... non ti ho mai aiutato, voglio uccidere solo tutti coloro che ho aiutato!»

Il gestore del bar non pensava al fatto che lui era già evaso di prigione, ma quando lo scoprì la polizia e si venne a sapere anche sui giornali... per lui iniziava una vita di fuga, una vita che non sarebbe stata mai più la stessa...

Lui che pochi giorni prima era un normalissimo ragazzo di 16 anni... era diventato un assassino ed evaso di prigione, oltre ad essere diventato un ragazzo di 17 anni. Ora la Polizia lo inseguiva in lungo e in largo ma non sapeva come localizzarlo... proprio quando lo trovarono lui disse ad uno dei poliziotti:

«Io ho aiutato anche te!»

E fece partire un colpo dalla pistola che aveva preso dall'uomo della Mafia che aveva ucciso... per il pover'uomo che venne colpito non ci fu niente da fare, visto che quando arrivò in ospedale era già morto.

Dopo aver fatto partire quel colpo scappò via, in centinaia lo inseguirono... senza nessun risultato, ormai era condannato per doppio omicidio... ma solo quando sarebbe stato trovato.

Tornò di corsa e senza farlo sapere a nessuno a casa del padre che era seduto sul divano che leggeva un libro... lui gli disse:

«La morte che voglio più di qualunque altra... é la tua...»

Il padre non aveva nemmeno più il coraggio di parlare con lui, visto che lui era diventato un assassino... il padre riuscì a scappare di corsa senza che il figlio riuscisse a prenderlo.

Ma la polizia era ancora intenzionata a prenderlo, pur sapendo che lui era un osso duro.

La situazione peggiorava ogni giorno... perché lui ormai in mente aveva già una lunga lista di vittime, le sue vittime...

Come si sarà già capito in cima alla sua lista di vittime c'era suo padre... ma perché?

La Polizia era ancora intenzionata a prenderlo, ed un altro inseguimento lo attendeva... perché la Polizia quel giorno lo ritrovò e uno di loro gli gridò contro:

«Stavolta non ci sfuggirai, sei circondato!»

Nella sua lista non c'era nessuno di quei poliziotti, ma aveva comunque una buona ragione per fuggire... e questa era portare a termine la sua vendetta.

In quel momento non sapeva cosa fare, non sapeva come fuggire, era confuso... ma in quel momento svenne e cadde a terra. I poliziotti pensavano a due probabili possibilità, la prima era:

Questa é tutta una sceneggiata, ha fatto finta di svenire”, la seconda era:”é davvero svenuto... ma dobbiamo comunque acciuffarlo. Questa é un'ottima situazione per farlo... allora facciamolo...”.

Ma prevalse la seconda opinione, andarono lì vicino a lui per prelevarlo... dopo averlo prelevato capirono che avevano capito bene la situazione, lui era davvero svenuto...

Arrivati in carcere videro lui riprendere i sensi, ma per lui non c'era più tempo... da quel momento intensificarono i controlli, per evitare una seconda evasione. Ma fu inutile... con un astuto trucco evase ancora quella notte, ed arrivo a casa di un suo amico sfondando la porta.

Mentre il suo vecchio amico dormiva lui disse a bassa voce senza che nessuno lo sentisse: «Ora é il tuo momento...», fece partire il colpo... e lui morì.

Il giorno dopo si venne subito a sapere, visto che lui confermò anche... perché per lui l'importante non era non essere scoperto, era solo completare la sua lista. In quel giorno ci furono molte critiche sulla Polizia del luogo che lasciava sempre evadere quel criminale, infatti lui nel giorno in cui confessò riuscì subito a fuggire senza che la Polizia lo prendesse.

Arrivo di nuovo a casa di suo padre e gli disse con voce bassa e malvagia:

«Sono a buon punto... tu sarai l'ultimo delle mie vittime.»

Colui che si aggirava nell'ombra, solo per completare la sua lista... perché lo faceva?

In quei giorni si parlava molto di lui, era diventato famoso per i suoi quattro omicidi... ma ormai quasi tutti sapevano che non si sarebbe fermato lì, soprattutto chi era consapevole di essere stato aiutato da lui, ma non sapevano in che modo difendersi... l'unica loro speranza era che lui si dimenticasse di qualcuno, perché non pensavano certo al perdono, ma il perdono per cosa? La Polizia era sempre più fuori strada, ed a un certo punto era anche impaurita dal fatto che qualcuno di loro inconsapevolmente poteva essere nella sua lista... lì nessuno voleva rischiare la sua vita. Lui aveva dichiarato a suo padre che le persone in lista erano quindici... quindici future vittime, e proprio quel mattino entrò in casa di sua zia che dormiva ancora visto l'orario... ma quel mattino aveva pronto un doppio omicidio, visto che in passato aveva aiutato sia suo zio, che sua zia. Allora gli disse:

«Hey, svegliatevi.»

Loro sentirono la sua voce e subito la zia si provò a difendere con qualunque arnese che aveva al suo fianco... ma non ci fu nulla da fare, suo zio provò a scappare... ma si trovò con le spalle al muro. Lui gli disse:

«Dove credi di andare?», e fece partire il colpo... dopo quest'altra morte lui aggiunse:

«E siamo a sei.».

Erano le 5 del mattino e lui non aveva certo buone intenzioni, ma proprio in quel momento la Polizia lo colse di sorpresa... ma lui a sorpresa confessò e si fece arrestare senza muovere un dito, ma con estrema arroganza disse a tutti:

«Questa notte non sarà difficile evadere!».

E così fu... perché quella notte evase ancora una volta.

 

Era evaso ancora una volta, ma ormai non era più quello il suo problema. Quel giorno era il compleanno di suo cugino e per lui quella era una grande occasione perché c'erano tutti coloro che doveva ancora uccidere tranne il padre, infatti mentre tutti festeggiavano lui si presentò a sorpresa dicendo:

«Perché non mi avete invitato?»

Rimasero tutti scioccati da quella frase... lui iniziò la sua vendetta, perché lì ce n'erano otto che a lui mancavano... come in un album di figurine da collezionare. Lui non ebbe pietà e uccise gli otto che a lui mancavano, ovvio che qualcuno provò a fuggire ma senza nessun risultato... lui fu troppo veloce e spietato. La Polizia arrivò subito, ma la strage era già compiuta... ora la gente sperava nel fatto che la Polizia non lo facesse evadere, ora ne mancava uno... il più importante , suo padre! Quella notte non evase, ci provò ma la Polizia riuscì a fermarlo usando tutte le forze a disposizione... ma lui la pensava in un altro modo, pensava:

«E' questione di giorni... mio padre deve morire...»

Passò un mese intero con lui in carcere, ma il suo era un piano preciso: far credere alla Polizia che non sarebbe più evaso per non far intensificare i controlli... infatti dopo un mese di prigione quella notte evase ancora una volta, sicuro che quella fosse stata l'ultima.

Proprio quella notte si recò a casa del padre per ucciderlo... quando sfondò la porta il padre già sapeva che era lui, e lui disse con la pistola in mano:

«E' ora di farla finita!»

Il colpo partì... ma il padre riuscì a fuggire, ferendosi solo ad una gamba. Lui non inseguì il padre, preferiva attendere il momento opportuno per mettere la parola “Fine” alla sua lista.

La Polizia non sapeva né dove, né come catturarlo, visto che si spostava in continuazione... ma tutti sapevano che questi inseguimenti e questa storia non sarebbero finiti qui.

Era passato un altro giorno, ma lui non si dava per vinto... la Polizia non si arrendeva... il padre non si arrendeva. Era una lunga corsa, che doveva finire con uno o due vincitori... un solo mistero era rimasto irrisolto ed era il perché di quella strage di persone che doveva concludersi con suo padre, perché tutto ciò continuava? Perché tutto ciò era iniziato? Perché?

Il padre ormai aveva timore di vivere in quella casa, quindi diventò un nomade che continuava a spostarsi per sfuggire dal figlio, ma quel giorno sbagliò il luogo dove scappare... perché arrivò nel luogo dove suo figlio aveva ucciso le sue prime vittime. In quel momento lui aveva la pistola puntata contro il padre ed era circondato dalla Polizia, e il padre con le spalle al muro gli domando:

«Perché tutto questo? Potrai anche uccidermi... ma voglio una risposta!»

La Polizia era pronta a prenderlo... ma il padre li fermò dicendo:

«Fermatevi per favore... fatemi sentire cosa ha da dire.»

Dopo un minuto di silenzio lui parlò:

«Mia madre... prima di morire... mi ha detto queste parole “Non aiutare tutti... coloro che aiuti devono morire...”», e poi aggiunse:«Non so perché l'ha detto... ma voglio farlo...»

Il padre rispose:

«Dimmi una cosa... hai mai aiutato tua madre? Rispondi a questa domanda, poi potrai anche uccidermi.»

Lui rispose:«No, non ho mai aiutato mia madre...»

Poi la Polizia corse verso di lui per prenderlo, ma prima di qualunque altra cosa lui sparò al padre che morì... poi si consegnò alla Polizia ora che aveva raggiunto il suo obbiettivo. Venne condannato all'ergastolo e tutte le notizie relative alla strage vennero pubblicate su ogni giornale, tutti rimasero sorpresi dall'incredibile notizia, alcune persone non credettero nemmeno alle parole del ragazzo...

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Capitolo 2
*** Nel e Nél ***


Mentre in città nessuno poteva dimenticare ciò che era successo, la lista dei 15 e il motivo a dir poco surreale, in galera succedeva qualcosa di molto strano. C'era lui che gridava e diceva queste esatte parole:

« Perché sono qui? Io non ho fatto proprio niente, liberatemi! Di cosa sono stato accusato? Sono qui al posto di qualcun' altro, c'é stato un errore, liberatemi!»

Ma la verità era sotto gli occhi di tutti, e proprio per questo nessuno lo prendeva in considerazione. E se invece avesse avuto ragione, se quello che stava dicendo non era del tutto falso? Se in realtà quello era un caso risolto nel modo sbagliato, o forse mai risolto? Chissà se queste domande avrebbero mai avuto una risposta. Intanto una lettera a nome di N E' L arrivò tra le strade della città, queste erano le parole che vi erano scritte:

Tutto ciò che avevo detto era solo una scusa per non dirvi tutta la verità, state dicendo che vi siete veramente bevuti quella storia inventata? Il motivo é totalmente diverso, siete davvero degli sciocchi se avete creduto a tutta quella storia. Saluti da N E' L”.

Quella lettera spiego molte cose, ma fece nascere anche altrettanti dubbi. Sicuramente ora si sapeva che quella storia era del tutto falsa, e anche se non é stato mai detto, NEL e il nome di lui.

Mentre tutta la città era sconvolta da quella lettera misteriosa del famoso N E' L, c'era stato in un bar un nuovo omicidio, ma questo non é tutto... perché la vittima aveva lasciato sul pavimento un messaggio con il proprio sangue prima di morire, e questo messaggio era chiaramente N E' L.

Gli ispettori di Polizia non avevano dubbi sul caso, ma uno di loro, nettamente più esperto degli altri esclamò:

«Non giungiamo a conclusioni affrettate, ricordate il suo nome? E' NEL, e qui e sulla lettera c'é scritto NEL, ma con l'accento sulla e. E io conosco una persona con questo nome ed é identica a NEL, quello che chiamiamo lui.»

Dopo un attimo di silenzio, ripartì a parlare:

«Volete sapere chi é? E' suo fratello gemello! Voi non lo conoscete perché la sua nascita non é stata dichiarata, ma lui esiste ed é stato lui a commettere i 16 omicidi, ora é libero e c'é suo fratello gemello in galera. Ma quel N E' L lasciato dalla vittima ha anche un altro significato, cioé: Non é lui. Il famoso Nel che abbiamo sempre chiamato lui non ha mai commesso nessun omicidio! »

Tutti erano molto diffidenti rispetto a questa versione dei fatti. Il capo disse all'agente di polizia:

«Quello che dici non ha nessun senso logico, se fossero state sbavature? Se fosse una scritta involontaria, e poi c'é un'altra cosa. La persona che abbiamo arrestato aveva appena commesso un omicidio, e noi abbiamo arrestato la persona che aveva commesso l'omicidio.»

Ma l'agente non demordeva:«Ci potrebbe essere stato uno scambio, ricordiamo che la piazza era affollata, non sarebbe stato difficile.»

Ma il capo per tutta risposta gli disse:

«No, non poteva, visto che era sotto gli occhi di tutti. Se ci fosse stato uno scambio qualcuno l'avrebbe sicuramente notato. Chiusa la discussione, non c'é più nulla da scoprire. Quel ragazzo é un criminale e non c'é bisogno che tu lo difenda.»

L'agente andò via senza aggiungere niente, ma rimaneva fedele alla sua deduzione.

Pensa, pensa... forse ho capito! Lo scambio non c'é stato al momento dell'arresto, ma dopo. N E' L ha tirato dietro di se suo fratello, mentre noi agenti non lo vedevamo. In seguito si é tirato indietro e ha buttato nella mischia suo fratello, infatti io ricordo... che un attimo prima aveva le manette e un attimo dopo no, ora ho le prove! Devo subito andare a dirlo agli altri!”.

Jonathan (il famoso agente) tornò dal suo capo per spiegargli la situazione, ma anche dopo questo il capo non era ancora del tutto sicuro.

«Jonathan, per esserne sicuri dobbiamo controllare il filmato... nelle riprese non si vede nessuna persona che viene tirata, ma ad un certo punto le manette scompaiono, e si nota anche un veloce scambio di persone. Hai ragione tu, NEL non é il colpevole di quell'omicidio... ma come possiamo provare anche che non abbia commesso il resto degli omicidi? E c'é un altro problema, noi non abbiamo visto questo famoso fratello di nome N E' L.».

Jonathan:

«Questo lo credi tu, cammina tra di noi ed é sotto gli occhi di tutti, siamo noi che non lo notiamo. Ed é proprio lì, su quella strada! Lo prendo io!»

Iniziò una corsa avventata, ma riuscì a prenderlo grazie alla sua incredibile velocità. Però N E' L non era certo uno sprovveduto, quindi gli rifilò un pugno nello stomaco, lasciandolo non solo con l'amaro in bocca per la cattura non riuscita ma anche con una lettera.

Sono di nuovo N E' L, ma stavolta vi scrivo per ben altro motivo. Venite tutti in piazza, vicino alla prigione... perché sto per mettere in atto un omicidio di massa. Mi raccomando, vi aspetto numerosi alle 23:30. Saluti da N E' L”.

Dopo aver letto la lettera, Jonathan avvisò subito il capo di polizia, che a sua volta chiamò tutti gli altri agenti. Non c'era poi da aspettare così tanto, perché erano già le 22:00. Ma la notizia si diffuse in fretta e migliaia di persone non ebbero paura ad arrivare, questo non era certo l'obbiettivo della polizia... ma quell'evento finì per diventare quasi uno spettacolo.

Erano ormai le 23:30, la piazza era piena... il cosiddetto “spettacolo” finalmente aveva inizio. «State tranquilli, quella dell'omicidio era una solo una scusa per attirarvi tutti qui. Ma c'é una cosa importante che ho da dirvi, quello che é in galera é mio fratello... potete anche liberarlo, perché l'autore degli omicidi sono stato io. Però prima di arrestarmi, dovete sapere il motivo per cui l'ho fatto. Ho ucciso quelle persone, perché non hanno voluto riconoscermi in società, e come se io non esistessi... é come se non fossi stato accettato... il mio nome e cognome non ci sono scritti tra quelli degli altri. Non mi muoverò da qui, arrestatemi... così per lo meno verrò ricordato per qualcosa.»

Il pubblico rimase esterrefatto davanti a quelle parole, sorpreso in tutto e per tutto, senza parole. Liberarono NEL e si mossero verso N E' L, ma un attimo prima di prenderlo... tirò fuori una pistola, dicendo subito dopo:

«Anche tu non mi hai accettato...». E partì lo sparo. «Addio NEL.»

N E' L venne arrestato, finalmente dietro le sbarre, dopo ben 16 omicidi. Jonathan uscì un attimo in piazza, il pubblico era ormai andato via... c'era un pezzo di carta a terra, sopra c'erano scritte queste parole:

Il mio lato oscuro... sei tu N E' L”.

Era senza firma, ma era evidentemente un ultimo messaggio prima di morire.

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Capitolo 3
*** Jonathan contro Nél ***


«Senti NE'L, posso capire il motivo per cui hai ucciso i tuoi genitori, ti hanno sempre voluto nascondere... sin dalla nascita, quando sei nato hanno fatto finta che tu non esistessi. Ma posso capire perché hai fatto fuori anche tutti gli altri tuoi parenti e soprattutto tuo fratello?»

«Non sono stati solo i miei genitori a cercare di nascondermi, perché erano d'accordo con tutti gli altri, e per di più dopo che sono nato... non solo mi hanno nascosto nell'ombra... ma a distanza di pochi anni si erano letteralmente dimenticati di me, come se non fossi mai esistito... anche se ero tra loro.»

«E cosa ti ha fatto tuo fratello?»

«E' sempre stato il loro preferito, anche per questo io sono stato del tutto dimenticato. Infatti il mio nome ha un significato particolare, “Non é lui”. “Lui” sarebbe NEL. E poi sono stato io ad uccidere mia madre, ma nessuno lo ha mai scoperto, avevo solo 8 anni... ahahah!»

«Ma non ho ancora capito cosa ha fatto tuo fratello!»

«Era il loro preferito, io non contavo nulla...»

«Ma questo non lo ha deciso lui, se fossi nato qualche anno dopo di lui... ti avrebbe voluto bene, essendo suo fratello. Il problema é che lui non sapeva affatto della tua esistenza, perché i suoi genitori gli hanno sempre fatto credere di essere figlio unico, tu in questo mondo non esistevi prima di questi omicidi.»

«Per questo ho ucciso tutti quei miei parenti, non solo per vendicarmi... ma anche per diventare famoso.»

«Guarda questa lettera... “Se avessi avuto un fratello sarei stato molto più felice, e se é mai esistito gli voglio dire che lo voglio bene, anche se non lo conosco. Anzi, io vorrei tanto un fratello”.»

«Non mi interessa, ora sono famoso per qualcosa e tutti conoscono il mio nome, vai via ora.»

Un'ora dopo Jonathan tornò vicino alla cella di NE'L, ma era vuota! Dentro la cella intravedette un foglio di carta probabilmente lasciato dall'evaso:

“Siete stati dei veri babbei se avete creduto di esservi liberati di me.”

«Devo andare subito, prima che combini qualche guaio.»

Uscito fuori... c'era NE'L con un bambino che stringeva per il collo e con una pistola.

 

«Fermati! Che cosa vuoi da quel bambino? E' un altro tuo parente?»

«No, ma non pensi che finirò su tutti i giornali con questo omicidio?»

«Non farebbe più notizia uccidere me? Lascia quel bambino e sparami.»

«Visto che vedo che non sei armato... puoi andare via!»

«Prendo la mira... e...»

Partì lo sparo! Lo colpì a una gamba.

«Credevi che sarei stato così stupido da farmi uccidere da te? E io che pensavo che uno come te fosse più furbo. Beh, più famoso di così... pensaci un po' a questo titolo. “Evade e torna dentro”. Non sei abbastanza famoso ora?»

«Me la pagherai.»

«Mi dispiace, ho dimenticato i soldi a casa... ahah!»

«Mi prendi anche in giro?»

«Anche questo potrebbe fare notizia.»

«Ti sto chiedendo se mi prendi in giro?»

«Non ti arrabbiare tanto, comunque dovresti arrivarci da solo. Capiscilo tu se ti sto prendendo in giro oppure no.»

«Ora ho voglia di vendicarmi anche di te...»

«Mi fa piacere per te, sogna sogna... comunque se vuoi, hmm... potrei anche ucciderti. Sei ferito, ci metterei un attimo... così saresti più famoso che mai. No, scusa... così sarei io a diventare più famoso, non voglio essere così egoista. Per ora ti arresteremo solo.»

«Vedrai come diventerò famoso... comunque ora quello al centro dell'attenzione diventerai tu... magari si dimenticheranno di me di nuovo.»

«Ora fai anche tu lo spiritoso? Ti faro dare il giusto risalto, a patto che tu non evada di nuovo.»

«Non scendo a patti con te... smettila di fare lo spiritoso! Domani vedrai come diventerò famoso quando ti ucciderò... ahahahah!»

«Ciao, spero che tu abbia successo... ahah!»

 

«Perché ti diverte così tanto parlare con un pluriomicida che ora tenterà di ucciderti?»

«Per fare due chiacchiere, sono curioso di conoscere la tua storia. Se tutti conosceranno questa storia sarai famosissimo.»

«Smettila di prendere questa cosa come una barzelletta. Comunque... ti ho già raccontato tutto o sbaglio?»

«No, c'é ancora una domanda che voglio farti.»

«Dici.»

«Se tuo fratello diceva che gli sarebbe piaciuto avere un fratello, perché prima di morire ha scritto “Il mio lato oscuro... sei tu N E' L”?»

«Anche se sono stato cacciato fuori... conosco la storia della mia famiglia, li ho sempre seguiti.

Quando NEL era un bambino... i suoi genitori continuavano a ripetergli queste parole “NEL, tu hai un lato oscuro”. Lui si chiedeva quale fosse mai questo lato oscuro, per i suoi genitori ero io... essendo stati gemelli, eravamo come due facce della stessa medaglia... in pratica la stessa persona, io ero il lato oscuro e lui il lato lucente. Lui, non conoscendomi si chiedeva cosa fosse mai il suo lato oscuro, quindi quel giorno l'ha finalmente scoperto.»

«E quella storia inventata sul fatto delle persone aiutate da NEL? E' vero che non si sapeva come passasse la giornata? E' vero che non festeggiare il suo compleanno lo rendeva nervoso?»

«E' vero, era davvero un bravissimo ragazzo... aiutava tutti e poi rifiutava le ricompense. E' vero che non festeggiare il suo compleanno era l'unica cosa che gli dava dispiacere, ma quello che so... é che lui non ha mai festeggiato il compleanno nel giorno in cui é nato. Gli dicevano questo, “Il tuo compleanno lo festeggeremo il 14 settembre al posto di festeggiarlo il 15”, lui chiedeva perché, e loro gli rispondevano... “Perché hai un lato oscuro”.»

«Spiegati meglio...»

«Non volevano festeggiare nello stesso giorno in cui ero nato io, indirettamente avrebbero festeggiato anche per me. Stai attento, perché se credi che questa conversazione mi abbia calmato... ti sbagli di grosso! Anzi, ha rievocato in me ricordi che mi fanno solo infuriare.»

«Aspetta, un' ultima domanda e poi ti lascio evadere con calma.»

«Che spiritoso...»

«Cosa hai fatto fin dalla tua nascita... per essere scartato dalla tua famiglia?»

«Chiedilo a loro... perché questo é l'unico mistero della mia vita che non ho mai svelato...»

«E che non svelerai mai...»
 

«Lo prendo io N E' L, é mio compito.»

Trovato N E' L...

«Complimenti per l'evasione, N E' L.»

«Normalmente non si dicono queste parole prima di morire, ma voglio conoscere il significato di quelle tue parole... come puoi dire che io non svelerò mai questo mistero? Centri qualcosa con la mia storia?»

«Beh... può darsi di sì e può darsi di no... ma se mi uccidi non lo saprai mai.»

«Alquanto spavaldo... ma non credere di mettermi in difficoltà, non avrò esitazioni ad ucciderti...»

«Allora spara, ma non saprai mai se sono collegato con il tuo passato oppure no... e soprattutto non svelerai il mistero che ti assilla da anni. Potrei essere l'unica persona che può svelartelo.»

«Il tuo é sicuramente un bluff, se lo sai dimmelo! E poi ti risparmierò, ma dimmelo!»

«Troppo facile così, se te lo dico non hai più motivi per risparmiarmi.»

«Allora ne sai qualcosa?»

«Tocca a te scoprirlo.»

«Sto iniziando ad innervosirmi... parla oppure morirai!»

«Non c'é bisogno di farsi sentire da tutta la città... abbassa il tono. Vai, uccidimi.»

«Sei troppo calmo per i miei gusti.»

Partì lo sparo e...

«Ops, hai sbagliato mira... dai ritenta, può darsi che ti andrà meglio. Inserire i contanti, prego.»

«Questo é troppo...»

A N E' L tremava la mano, era nello stesso momento arrabbiato ma anche indeciso, infatti... sbagliò di nuovo mira. Magari non voleva ucciderlo. Jonathan iniziava a prenderlo in giro con frasi del tutto fuori luogo.

«Hai tutto il tempo che vuoi a disposizione, vuoi usare l'aiuto dell'avvicinamento?»

«No, grazie.»

Partì l'ennesimo sparo che non lo colpì.

«Ti do l'ultima possibilità, dopo di che le tue munizioni scenderanno a zero e verrai automaticamente eliminato dal gioco.»

«Queste tue parole ti costeranno molto, avresti fatto meglio a non darmi quest'ultima possibilità.»

«Cosa ci posso fare io se é nel regolamento del nostro gioco?»

«Perché non hai dato l'allarme a tutti per farmi arrestare? Potrei anche scappare via in questo momento...»

«Bene, fallo.»

«Non ancora... provo prima con l'ultima possibilità...»

Stavolta prese bene la mira e...

«Vai, senza fretta però. Hai tutto il tempo che vuoi a disposizione...»

«Invece sarò velocissimo...»

«Come preferisci.»

Il mistero di N E' L sarebbe rimasto nell'ombra per sempre se Jonathan fosse morto, poteva essere l'unico collegamento rimasto con il suo passato... stavolta a N E' L non tremavano le mani, ma esitava ancora a sparare. Invece, Jonathan era fermo e immobile... come se non rischiasse nulla. Passarono minuti e minuti in quelle posizioni... ma nessuno si degnò di muoversi o di aprire bocca, ognuno aspettava l'altro e nessuno faceva niente. Quello che é sicuro era che l'unica parte in movimento era la loro mente, piena di pensieri.

Il momento era arrivato... N E' L era pronto... Jonathan sapeva già cosa sarebbe successo... era così sicuro da non muoversi di un millimetro... N E' L stava per premere il grilletto, questione di istanti... ma... si fermò.

«Mi arrendo, hai vinto tu... arrestami di nuovo... so che prima o poi scoprirò la verità sul mio passato, ma sappi che questa storia non finisce qui.»

«Perché sprecare quella munizione? Sparala in aria o a terra se preferisci.»

«Va bene.»

Partì lo sparo, ma stavolta era lo sparo che voleva significare “Fine”, di una battaglia ma non di una guerra... perché la storia continua...

 

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Capitolo 4
*** Il passato svelato ***


«Devo fare i miei complimenti al re dell'evasione. Ce l'hai fatta di nuovo.»

«Ma stavolta ho davvero intenzione di ucciderti, non ti darò tutto il tempo che ti ho dato l'ultima volta. Se devi parlare fallo subito, dimmi la verità su quella storia... se vuoi.»

«Non me lo faccio ripetere due volte, ti dirò la verità. Ti sei mai chiesto come hai fatto a vivere dopo che ti hanno abbandonato? Un neonato non può certo vivere senza qualcuno che lo cresca, o sbaglio?»

N E' L gli sorrise e gli disse:

«Più chiaro di così non potevi essere, puoi raccontarmi la storia nei dettagli?»

«Eri appena nato e ti lasciarono da solo al tuo destino, ma questo lo sai già. Io ti trovai per caso e ti portai a casa mia, avevo 18 anni... come te oggi. Badai a te fino all'età di 8 anni, giusto prima che uccidessi tua madre. Come fai a non ricordartelo? In fondo avevi 8 anni quando ti lasciai.»

«E' vero, ora un po' lo ricordo. Andai via e proprio in quei giorni maturò l'idea di uccidere mia madre... ma una cosa non l'ho capita... perché mi hai lasciato andare quando avevo l'età di soli 8 anni?»

«Avevo un piccolo lavoro, questo é certo... ma ero orfano e non potevo continuare a badare a te, a malapena riuscivo a mantenere me stesso... l'ho fatto per necessità, se avessi potuto continuare ad accudirti ne sarei stato felicissimo.»

«In parole povere... tu sei stata l'unica persona che mi ha mai voluto bene...»

«Escludendo Nel che non ti ha mai conosciuto... sì.»

N E' L prese la pistola in mano e la gettò a terra.

«Perché non mi uccidi più?»

«Perché io uccido chi mi ha fatto del male... non avrei mai avuto il coraggio di ucciderti. Però, posso capire perché non hai parlato subito di questa storia?»

Disse in un misto di pianto e rabbia.

«Perché ero sicuro che non mi avresti ucciso, sapendo che avrei potuto essere collegato al tuo passato. Tornando al discorso dell'uccidere chi ti ha fatto del male, quel bambino cosa ti aveva fatto?»

«Quello é stato un attimo di pazzia, nient'altro.»

«Visto che sei collegato al mio passato... puoi dirmi perché i miei genitori e i miei parenti non mi hanno accettato e mi hanno definito il lato oscuro di Nel?»

Jonathan lo guardò con aria molto seria.

«Io ti ho trovato dopo che ti avevano abbandonato, ma non ho alcun collegamento con la tua famiglia... quindi non ti posso dire il motivo per cui ti hanno rifiutato... non ho assistito alla tua nascita, né ho assistito alle ore successive.»

Il volto di N E' L cambiò, era molto più triste perché sapeva che una parte del suo passato, forse la più importante, sarebbe sempre rimasta nell'ombra... il mistero era destinato a rimanere tale.

«Capisco che vorresti svelare a tutti i costi questo mistero... e capisco anche che possa farti un po' più felice, perché così saprai cosa hai fatto per essere scartato fin dalla nascita... ma può darsi anche che sia meglio non scoprire mai qual é il tuo passato... potrebbe farti troppo male.»

«Parli come se lo sapessi, se lo sai... per piacere dillo subito.»

«Non ne so niente... ma conosco qualcuno che potrebbe dirtelo, prova a indovinare chi é.»

N E' L diventò speranzoso.

«Se lo sai, non tenermi sulle spine. C'é qualche mio parente che non ho ucciso? No, non può essere uno di loro... ma allora chi altri potrebbe essere?»

«L'unica persona che poteva rimanere in sala parto assieme a tua madre, pensaci bene.»

«Forse ho capito!»

Tutto d'un tratto il suo volto finì di essere oscuro e anche se non si vedeva diventò addirittura gioioso.

«Finalmente sei felice, allora ti farò conoscere a breve questa persona.»

«Non mi hai ancora detto chi é. E' quello che penso io?»

«Se pensi al medico, sì.»

«Grazie Jonathan.»

Poi andò ad abbracciarlo, in attesa di sapere la verità definitiva sul suo passato.

 

«Jonathan, prima di scoprire perché sono stato abbandonato... voglio farti qualche altra domanda.»

«Riesco ad immaginare quali sono.»

«Dopo che mi hai trovato, non hai provato a rintracciare i miei genitori e poi come hai scoperto il nome che mi avevano dato?»

«I tuoi genitori non erano rintracciabili, semplicemente perché tu non eri registrato come loro figlio, per quanto riguarda il nome avevano lasciato un cartellino con il nome N E' L.»

«Ok, grazie.»

...

«Tra poco arriverà il medico, colui che ti dirà la verità.»

N E' L diventava pensieroso, era ovvio... stava per scoprire la verità, tanto attesa quanto odiata. Si sarebbe potuto pentire di aver ucciso i suoi genitori... una volta scoperta la verità, forse non voleva conoscerla nemmeno... ma ormai era troppo tardi.

Qualche minuto dopo...

«N E' L, sono io l'unico a sapere la verità... ma prima di esporla, voglio essere sicuro del fatto che tu la voglia davvero sapere.»

«Sì, la voglio conoscere.»

«Il problema é che potrebbe farti del male, anzi farà del male a te ma anche a qualcun' altro.»

«Quel “qualcun' altro” é per caso Jonathan? Perché se é così... se farà del male a lui... non voglio conoscerla.»

Jonathan si voltò, sorridente, verso di lui e disse:

«Grazie del pensiero, N E' L.»

Poi continuò il dottore:

«Farà del male a qualcuno che ancora non conosci e che presto addirittura odierai. Allora, parlo?»

N E' L fece segno di aspettare e poi rispose.

«Mi farà pentire di ciò che ho fatto?»

«Questo dipende da come interpreterai quello che ti dirò.»

N E' L era impaziente di sapere la verità.

«Parla.»

«La colpa non é tutta dei tuoi genitori e dei tuoi parenti, c'é un'altra persona che ha determinato la tua vita... un veggente.»

«E cosa avrebbe fatto di preciso?»

«Sentii la conversazione dei tuoi genitori, ricordo ancora le loro parole... affermavano che erano andati da un veggente per farsi predire il futuro, che stupidi! Lui rispose dicendo che il bambino partorito per secondo... sarebbe stato un essere malvagio, il lato oscuro del primo.»

N E' L si arrabbiò moltissimo, sognava già la sua vendetta verso quell'uomo.

«Dimmi la verità, N E' L.»

«Quale, Jonathan?»

«Adesso vuoi uccidere anche il veggente, vero? Attribuirai tutta la colpa a lui o sbaglio? Ti sei pentito di aver ucciso i tuoi genitori e tutti gli altri?»

«Non mi pento di aver ucciso tutti i miei parenti, genitori inclusi, sono stati dei deboli... anzi degli ignoranti. Ma il dottore aveva ragione... questa storia farà del male a qualcun' altro e non solo a me. I miei genitori hanno praticamente distrutto la vita di loro figlio... solo perché uno qualsiasi glielo ha detto, anzi ora li odio ancora di più.»

La rabbia di N E' L diventò incontrollabile, urlò queste parole:

«Quel dannato veggente ha distrutto la mia vita per quattro soldi!»

Il medico disse con voce molto pacata:

«Jonathan, non posso dargli torto... ma ora é meglio riportarlo in cella, farà di tutto per rintracciare quell'uomo e per poi vendicarsi... anche se non lo biasimo.»

Il dottore stava andando via, ma Jonathan lo fermò per fargli un'ultima domanda.

«Lo faresti anche tu, vero?»

«Certo che lo farei, d'altronde lo farebbero tutti... povero ragazzo.»

N E' L si appoggiò a terra e poi si rialzò, con voce malvagia e piena di odio disse, diretto a tutto il mondo, questo:

«Ahah, rintracciarlo, ahah, vendicarmi, ahah!»

Poi, come finale, gridò al cielo:

«Mi vendicherò!»

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Capitolo 5
*** L'ultima evasione ***


N E' L preparava la sua vendetta ed escogitava un piano per evadere l'ennesima volta, ma non era né il primo, né il secondo il problema più grande. Mancava ancora un tassello, c'era ancora un enigma da risolvere... come rintracciare un uomo di cui non si sa niente? Non aveva dati per scoprire dove abitasse, addirittura non conosceva nome e cognome. Il medico non gli avrebbe mai detto il nome di quell'uomo, d'altronde non lo conosceva nemmeno lui, ne aveva solo sentito parlare... e i genitori di N E' L non pronunciarono il suo nome nel giorno fatidico.

Jonathan ne sapeva ancora di meno rispetto al medico, aveva gli stessi dati che aveva N E' L... un veggente.

«Jonathan!»

«Cosa é successo N E' L?»

«Devo trovare quel dannato veggente...»

Disse con voce bassa ma colma di rabbia.

«Beh, non sarò certo io a dirtelo... non voglio mica essere tuo complice. Per quanto ti voglia bene, non ti aiuterò a commettere un altro omicidio.»

«Vuol dire che ne sai qualcosa?»

«So le stesse cose che sai tu.»

«Cioé?»

«E' un veggente, non so nient'altro e non ho nulla da nascondere.»

«Non ne dubito, ti si legge in faccia che non stai dicendo una bugia.»

Ore dopo...

Come faccio? So già come evadere, ci metterei 5 minuti... ma inutile farlo se non so come trovare quel maledetto. Forse é meglio mettersi l'anima in pace, ma se potessi trovarlo lo farei subito fuori... ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia...”

Poi si mise a piangere... ma pochi secondi dopo, udì la voce di Jonathan.

«N E' L, c'é una persona che vuole parlarti!»

«Vuole parlare con me? E chi é?»

«Non lo so, chiedilo a lui.»

Chi può essere? Una persona che vuole parlare con N E' L? Che sia un suo parente sopravvissuto?

 

 

«N E' L, c'é una persona che vuole parlarti!»

«Vuole parlare con me? E chi é?»

«Non lo so, chiedilo a lui.»

Arrivato allo sportello...

«Ciao, ma tu chi saresti?»

«Sono... sono... sono venuto qui per chiederti scusa.»

«E cosa mi avresti fatto?»

«Ho letto il giornale dell'ultimo giorno, per questo sono venuto.»

N E' L iniziava ad innervosirsi.

«Smettila di parlare in codice! Dimmi chi sei e cosa vuoi da me!»

«Va bene, io sono... la persona che tu odi di più.»

«Quindi tu sei... quello che mi ha rovinato la vita!»

«Sì... e sono qui per chiederti scusa...»

Si mise a piangere.

«Ormai é troppo tardi! Stai piangendo solo per evitare la mia vendetta, ma io non ci casco.»

«No, non é così.»

«Dopo ci penseremo. Ora...»

Alzò gradualmente la voce fino ad urlare.

«Dimmi che cosa ti é saltato in mente quel giorno! Come ti é venuto in mente di rovinare totalmente la vita di una persona?»

«Sai che il lavoro di un veggente, é quello di guadagnare soldi sull'ignoranza della gente. E poi non credevo si potesse dare così tanta importanza alle parole di una persona qualsiasi, questo significa... che potrei decidere il destino di mezzo mondo con le mie parole... e questo mi rende molto triste.»

«Smettila con questa finta! Non ci casco nel tuo tranello...»

Di nuovo si arrabbiò molto, ma stavolta gridò molto più forte della volta scorsa.

«Tu hai rovinato la mia vita... e indirettamente hai distrutto un'intera stirpe! Ti rendi conto di cosa hai fatto con quelle tue dannate parole? Quanto ti hanno pagato?»

«200 euro...»

«E secondo te la mia vita vale 200 euro?»

Rimase affannato, ma continuò a gridare, la sua ira non poteva fermarsi.

«Allora? Rispondimi!»

«Io... quel giorno... te lo giuro... sono pentito. Secondo te, perché sarei venuto a scusarmi, pur sapendo che vuoi uccidermi?»

«Rispondimi!»

«Ora ti dico di no, ma al tempo... purtroppo pensavo di sì. Ti prego, perdonami...»

Divento triste e si mise a piangere, magari era davvero pentito.

«Potresti anche star dicendo la verità, anzi ora credo di sì... ma non posso perdonarti. Se lo vuoi sapere... ti sei tirato la zappa sui piedi.»

«Lo so benissimo... e forse sarà giusto che pagherò. Sono stato un uomo senza cuore...»

«E smettila di piangere! Non cambio idea, tu pagherai... per ciò che hai fatto a me... e alla mia famiglia.»

«Il tempo é finito, puoi tornare in cella.»

Guardando con odio il veggente, N E' L disse a bassa voce e senza farsi sentire... con tono vendicativo:

«Sarà meglio...»

N E' L é pronto, si compirà la sua vendetta verso il pentito veggente? L'attesa sta per finire, il momento della verità sta per arrivare...

 

 

Mentre il veggente andava via, N E' L stava già evadendo, quale momento migliore per vendicarsi definitivamente contro chi gli aveva distrutto la vita?

Infatti... nemmeno un minuto dopo...

«Emergenza! N E' L é di nuovo in libertà! Uscite tutti, sta per commettere un altro omicidio! Non possiamo permetterlo, ha già sparso troppo sangue.»

Arrivati fuori, trovarono il veggente, tenuto fermo da N E' L che stava per spararlo in testa.

«Tu, devi pagare... se non ti ho ancora ucciso é per farti soffrire, devi soffrire come ho sofferto io per i primi 18 anni della mia vita... e come soffrirò per tutto il resto della mia vita. Per colpa tua... non c'é futuro per me! Se vuoi, puoi chiedere scusa per l'ultima volta nella tua vita... voglio che tu soffra ancora un po'.»

«Scusami... per piacere non uccidermi... mi consegnerò alla polizia e mi farò rinchiudere in prigione, così soffrirò come hai sofferto tu.»

«Sono scuse inutili... hai già più di 40 anni, non soffriresti abbastanza.»

«Va bene, allora uccidimi pure.»

«Bene, perché era quello che volevo sentire. Tre, due, uno...»

«Fermati N E' L! Non voglio più vederti uccidere. E poi cosa ci guadagneresti?»

«Mi vendicherei...»

«Ma questo non ti porterà niente... allungheresti solo la lista delle tue vittime.»

«Deve pagare... e poi un altro omicidio non cambierà certo la mia vita.»

«Allora se non riesci a darti motivazioni da solo, fallo per me. Io sono l'unica persona che ti ha mai voluto bene e se me ne sei grato... non ucciderlo, fallo per me. Se vuoi ucciderlo, sappi che non ti rivolgerò mai più la parola.»

Lasciò cadere l'uomo, che poi scappò a gambe levate... ma nessuno lo fermò.

«Hai ragione, non ucciderò più nessuno.»

Disse piangendo.

«Ti ringrazio, con questo mi hai ripagato di qualunque cosa.»

«Ma sappi che l'ho fatto solo per te. Però... prometto che non evaderò mai più, e soprattutto non ucciderò più nessuno.»

«In fondo, se non fosse stato per colpa sua... tu non avresti mai ucciso nessuno, avresti vissuto una vita normale... e tutto questo non sarebbe successo. Se non fosse stato per vendetta... non ne avresti avuto il coraggio. Odio quell'uomo almeno quanto lo odi tu... e se devo dire la verità... nella stessa situazione, forse, l'avrei fatto anch'io»

«No, Jonathan... tu non avresti ucciso come ho ucciso io. Io, invece... sono stato un essere senza scrupoli... e ora devo pagare per ciò che ho fatto. Ma se potessi tornare indietro... non rifarei niente di tutto ciò. Ti ringrazio ancora...»

«Sai qual'é l'unica cosa che davvero mi dispiace?»

«Quale?»

«Mi dispiace... che tu dovrai vivere tutto il resto della tua vita in cella. Anche se hai ucciso, non lo meritavi... avresti potuto costruirti una vita, invece sarà gettata all'aria...»

Jonathan continuò ad essere triste e sul punto di piangere, invece sul volto di N E' L comparve un lieve sorriso, e con tono malinconico aggiunse:

«Non fa niente, almeno... potrò viverla assieme all'unica persona che mi ha mai voluto bene.»

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