All i want for Christmas is you.

di Lully Cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All i want for Christmas is you. ***
Capitolo 2: *** Extra#1 ***



Capitolo 1
*** All i want for Christmas is you. ***


E, scende giù dal cieeeeeeeeeeeeeel,pioggiaaaaaaaaaaaa..

Voglio la neve =(

Salve mie stupenderrime lettrici, come state? Riuscite a sentire l'aria natalizia?? Io sì!

Ecco la sorpresina di cui avevo parlato nelle note di HS, una OS natalizia.

Questo perchè oltre ad augurarvi Buon Natale, volevo dirvi che non potrò postare prima di un mesetto o due.

Per le vacanze torno a casa, ed essendo una studentessa fuori sede, voglio passare le feste con i miei familiari che non vedo da Settembre, poi a Gennaio iniziano gli esami, e quindi non credo che ce la farò ad aggiornare.. Quindi scusatemi, ma se trovo qualche momento libero e ho l'ispirazione, aggiornerò.

Un bacione!

Buon Natale!

 

 

 

 

19 Dicembre, 1°C.

 

Stavo ancora cercando di capire cosa ci facessi a bordo pista con quello scontrino da sette dollari in mano. Sicuramente sarei finita in ospedale con qualche arto fratturato… che bella fine.

“ Sei emozionata Bells ? “ Alice si affiancò a me e battè le mani entusiasta.

“ Io non credo che sia una buona idea “ mormorai impaurita, mentre mi porgeva i pattini blu.

“ Andiamo, non fare la difficile, non so pattinare nemmeno io, eppure non faccio tutto questo casino “ rispose mentre si infilava gli attrezzi malefici. “ Staremo aggrappate alla sbarra, vedrai che ci scioglieremo presto “ . Rosalie si affiancò a noi e sorrise, mentre ci mostrava la macchina fotografica.

“ Siete pronte ad essere immortalate? “ scossi il capo e sbuffai, non ne sarei uscita indenne. Infilai i pattini e Alice mi trascinò sulla pista, io dal mio canto mi aggrappai immediatamente alla sbarra, non mi sarei mossa di lì, nemmeno morta. Non solo la botta e il freddo, ma anche la figuraccia! Giammai.

“ Iniziamo lentamente, destra e sinistra.. dai “ Alice iniziò a camminare a suo agio su quei trampoli infernali, mentre io facevo passi piccoli come quelli di una formica. “ Allarga le gambe e fletti le ginocchia “ mi consigliò lei. Alice da piccolina era un asso sui roller, poi aveva smesso e non aveva più ripreso, ma a quanto pare la stoffa non l’aveva persa.

“ Bella, sciogliti! “ mi incitò Rosalie da dietro.

“ Certo, vorrei vedere te. Perché non vieni qui? “ le dissi di rimando mentre mi voltai verso di lei.

“ Zitta e sorridi “ il flash mi accecò e quasi persi l’equilibrio. La maledissi e strinsi la presa sulla sbarra, mi girai a cercare Alice con lo sguardo e la vidi volteggiare sui pattini con un sorriso smagliante sul volto .

Fanculo, lo sapevo che ero io quella a rimanere fregata. Dai, fatti coraggio Bella, destra e sinistra… ci riesce anche quel poppante lì! Pensai vedendo un nanerottolo fare una piroetta su se stesso. Magari potresti essere una futura Carolina Kostner… in un’altra vita. Abbassai lo sguardo, solo a vedere il ghiaccio sotto i miei piedi mi fece impallidire. Tentai di fare un passo ma mi sbilanciai all’indietro, miracolosamente non caddi. “ Morirò giovane. “

Come se la situazione stesse per diventare comica, si propagò tramite le casse, la canzone Wake me up, before you gogo. Scossi il capo e iniziai a camminare, tenendomi aggrappata. Destra, sinistra. Destra, sinistra. Non era poi così difficile. Presa da un impeto di coraggio, lasciai la presa sulle sbarre: ce la posso fare,mi dissi. Mi diedi la spinta e mi ritrovai con il culo a terra.

“ Merda, che freddo. Che dolore! “ Mi aggrappai alla sbarra e mi risollevai mentre mi scuotevo la neve di dosso. “ Sette fottutissimi dollari solo per rompermi la faccia. Non tre, sette! Adesso devo anche pagare per farmi del male? “ sbottai mentre incenerivo con lo sguardo Alice, che pattinava affianco a un biondino da strapazzo. Camminai a tentoni verso l’uscita ma un pazzo venne verso di me , mi spaventai e feci un piccolo passo all’indietro che mi fece cadere di nuovo.

“ Fanculo. “ Mi rimisi in piedi e mi tenni stretta alla sbarra. Cercai di arrivare a bordo pista per uscire, non mi sarei staccata per nessuna ragione al mondo; peccato che gli ultimi dieci metri di sbarre fossero occupate da bambini. Non mi sarei staccata, avrei aspettato che andassero via.

“ Hai intenzione di prendere residenza di questo angolo di pista? “ mi voltai verso la voce maschile che aveva parlato e lo fulminai con lo sguardo. Era il cretino che si era lanciato verso di me, prima.

“ Sai, ci sono dei pazzi che tentano di uccidere le persone “ mormorai denti stretti.

 

“ Mi dispiace per prima. Non ti avevo vista “ si scusò. Scossi il capo e sospirai. “ Sono io che sono negata “ lui scoppiò a ridere e io mi voltai verso di lui per tirargli una manata. Mi bloccai quando i suoi occhi verdi incontrarono i miei. Per poco non mi prese un colpo. Dovevo essere caduta e dovevo aver battuto la testa, per forza. Da dove usciva un Dio Greco così? “ Mi è parso di notarlo. Comunque, io sono Edward “ disse porgendomi la mano.

Ricambiai la stretta e sorrisi “ Isabella “.

“ Cosa facevi qui impalata? “ si mise davanti a me senza tenersi da nessuna parte. “ Tentavo la fuga “ confessai guardando l’uscita occupata dai marmocchi. Edward scoppiò a ridere e mi fissò.

“ Non mi sembra che tu abbia pattinato molto “ mi provocò.

“ Non mi sembra che tu abbia problemi “ risposi. Lui mi porse la mano e io lo fissai come se avessi davanti un alieno.

“ cosa vuoi fare? “ .

“ Voglio insegnarti a pattinare “, nella sua voce non c’era nessuna sfumatura di scherzo, sembrava serio, molto serio.

“ No grazie, preferisco vivere “ iniziai a cercare una via di fuga, magari senza terzi incomodi tra me e la sbarra.

“ Non ti farò cadere “ continuò.

“ Infatti sarò io che farò cadere entrambi “ borbottai. Lui sparì dalla mia visuale, e lieta, ma anche un po’ dispiaciuta che se ne fosse andato, cominciai a direzionarmi a piccolissimi passi verso l’uscita, o almeno fino a quando Edward non mi posizionò davanti qualcosa, un pinguino.

“ Se non ti fidi di me, allora fidati di lui “ guardai il pinguino e per poco non mi venne da ridere e lanciarglielo addosso.

“ Lo usano i bimbi, Edward. Loro quando cadono si reggono, se io cadessi con questo coso, primo: mi farei male per la botta, secondo, mi farei male per questo pinguino che mi porterei dietro “ .

Lui come se nulla fosse mi porse la mano sorridendo, “ O il pinguino, o me “.

Un sorriso mi increspò le labbra e lo guardai. “ Come mai ci tieni così tanto? “ sospirai posando la mia mano nella sua, mentre i suoi occhi si illuminavano. “ Cerco di non farti rimpiangere troppo i soldi che hai ‘ sprecato ‘ venendo qui “ ghignò. Mi portò con sé lontano dalla sbarra e io credetti di morire.

“ Ti avverto Edward, un solo passo falso, e ti uccido “. Non era tanto per la botta in sé, era per il freddo che faceva a terra, troppo freddo. Sentivi le mani e il sedere atrofizzarsi, e poi bruciare. Non era una bella sensazione.

“ Allora, allarga un po’ le gambe e metti un po’ il busto in avanti “. Mi disse dolcemente.

“ Devo pattinare o partorire? “ bisbigliai, mentre lui scoppiava a ridere.

“ Ora fai scivolare i piedi, piano piano, con dolcezza “ continuò. Cercai di far scivolare, ma quello che ne uscì fu simile a un balletto di tip tap. “ Non avere paura di cadere, ti tengo io “. Alzai gli occhi al cielo; possibile che non capisse che non ero proprio portata? L’occhio mi cadde sull’orologio al lato della pista e sorrisi.

“ L’ora è passata “ mormorai, sospirando di sollievo.

“ Già, peccato… mi stavo divertendo. Dai, usciamo “ mi afferrò per mano, e mi trascinò (letteralmente), verso l’uscita. Ci togliemmo i pattini, e alla fine lo ringraziai. “ Signorina? “ un uomo barbuto mi picchiettò la spalla con un dito e mi voltai, “ una ragazza bionda ha lasciato questo per lei “. Una ragazza bionda? Rosalie…

 

Io e Alice siamo andate via con due fusti, ma abbiamo visto che sei in compagnia, quindi… Buon divertimento!

Ho già detto che le mie amiche erano uno spasso? Ironicamente parlando, intendo. “ Ci sono problemi? “ Edward si avvicinò a me e mi scrutò attentamente.

“ No, nessun problema. Le mie amiche sono andate via prima. “ mormorai ripiegando il bigliettino e mettendolo in tasca.

“ Vuoi che ti riaccompagni a casa? “ annuii, incapace di parlare, e iniziammo a incamminarci verso casa mia. Durante il tragitto parlammo molto, scoprii chi era Edward, cosa faceva, cosa gli piaceva.

“ Mi piacerebbe sentirti suonare il piano qualche volta “ i miei occhi si posarono sulla neve che giaceva sull’asfalto, e le mie gote arrossirono dall’imbarazzo. Cosa mi veniva in mente?

“ Ne sarei felice “. Con mio sommo disappunto arrivammo davanti casa mia, mi accompagnò davanti alla porta e sospirai.

“ Ti ringrazio per il bel pomeriggio Edward “. Afferrai le chiavi di casa dalla borsetta e lo guardai, per poi lasciargli un bacio sulla guancia, “ Ciao “.

Lui mi afferrò il polso e mi girò verso di sé, con un sorrisino divertito. “ Bella… il vischio “ mormorò indicando qualcosa sopra le nostre teste. Alzai gli occhi per vedere cosa stesse indicando, e capii.

Il vischio.

Era tradizione baciarsi sotto il vischio… Arrossii di botto e riportai il mio sguardo su di lui. Voleva davvero baciarmi? Esattamente, non so quando, le sue labbra si posarono sulle mie; leggere. “ Buon Natale Bella, spero di rincontrarti presto “.

 

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24 Dicembre.

 

Buon Natale Bella, spero di rincontrarti presto. “ Fanculo. Erano 4 giorni che andavo alla pista di pattinaggio per rivederlo, ma di lui nemmeno l’ombra. Perché mi ero ossessionata in quel modo? Era un ragazzo, solo un ragazzo…ma che ragazzo. Appena chiudevo gli occhi per dormire, me lo ritrovavo davanti con il suo sorriso smagliante e i suoi occhi smeraldini che mi proponevano di pattinare insieme, e magia delle magie, ero un fenicottero su quei pattini, saltavo, volteggiavo…potevo persino darmi al taglio e cucito che mi sarebbe venuto bene.

“ Bella, hai già preso i regali di Natale? “ Charlie entrò con Sue, sorridendo.

“ Si… “ mormorai distratta guardando fuori dalla finestra. … No. Cazzo, il regalo per Charlie!

“ Papà, devo scappare! “ afferrai il cappotto e mi incamminai verso il centro commerciale.

New York a Dicembre = Neve = niente macchina.

L’atmosfera natalizia nella grande Mela era qualcosa di speciale, aveva un’aura magica, era come trovarsi catapultati in un altro mondo, pieno di luci, neve, e addobbi natalizi che ti facevano pensare “ questo è Natale “. Arrivai al Rockefeller Center e sorrisi, ogni anno per Natale veniva allestita una pista di pattinaggio con un enorme albero di Natale, e le canzoni natalizie. Entrai nel centro commerciale e comprai la canna da pesca che avevo ordinato per Charlie. Uscii e mi incantai davanti a quello spettacolo visivo.

Non voglio molto per Natale

c’è solo una cosa di cui ho bisogno

non mi importa dei regali sotto l’albero di Natale...  voglio solo te,

tutto per me molto più di quanto avrei mai creduto

realizza il mio desiderio… tutto quello che voglio per Natale sei tu.

”Allora oltre che ad essere maldestra, sei anche sbadata. Compri gli ultimi regali il giorno della Vigilia, Bells? “ Sorrisi,sentendo quella voce, ma non lo diedi a vedere; continuai a fissare la pista di pattinaggio.

“ E tu sei sempre il solito impiccione, Edward? “ lui scoppiò a ridere ed annuì.

“ Non posso farci nulla, difetto di fabbrica. All’inizio quando ti ho vista guardare la pista ho pensato ‘ Dio Mio, vuole andare a pattinare’, ma poi mi sono detto ‘ nah, non vorrà mica passare il Natale in ospedale ‘ “.

Gli afferrai una mano mentre con l’altra gli accarezzai una guancia. “ Il freddo congela le vie di trasporto del sangue al cervello, per questo sei così scemo? “ rise e mi afferrò il polso.

“ La tua vena ironica invece funziona ancora “ scrollai le spalle e sorrisi.

“ E tu cosa ci fai qui ? “ lui indicò l’albero di Natale e mi guardò. “ Lo vengo a vedere ogni anno, e ogni anno mi stupisce. Crea un’atmosfera surreale, quasi magica “ Annuii, era vero, lo avevo pensato anche io prima. “Ora devo andare… “ sussurrò scompigliandomi i capelli.

“ Ci sarai domani, all’accensione delle luci ? “ domandò catturando i miei occhi nei suoi. Annuii per la seconda volta, mentre le sue labbra si posavano per la seconda volta sulle mie.

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25 Dicembre.

Sto sognando un Bianco Natale proprio come quello che io ricordo

con le cime degli alberi scintillanti

e i bambini che restano in attesa di udire il suono dei campanelli della slitta che corre sulla neve .

 

Merda, sono in ritardo!

Correvo, correvo senza fermarmi un secondo. Erano le undici e mezza di sera e tra pochi minuti si sarebbero accese le luci dell’albero del Rockefeller Center. Edward mi aveva chiesto se sarei stata lì, ma ero in ritardo; come diavolo lo avrei trovato in quell’ammasso di persone? Di certo non eravamo gli unici due a voler vedere quello spettacolo, ci sarebbero stati bambini, nonni, giovani innamorati… Arrivai che le luci non erano state ancora accese, ma di sicuro non sarei riuscita a trovare Edward in mezzo a tutto quel casino, e non avevo neanche il suo numero per poterlo chiamare e vedere dove fosse. Una tristezza amara mi pervase e mi appoggiai al pino alle mie spalle, avrei visto tutto da lì.

“ Oltre che maldestra e sbadata, sei anche una ritardataria “ Edward si era poggiato con nonchalance al pino, mettendo le mani nelle tasche del cappotto.

“ Scusa per il ritardo “ mormorai voltandomi verso di lui.

“ Non ti preoccupare, sei arrivata giusto in tempo “ disse indicando l’albero che stava iniziando ad illuminarsi. Era qualcosa di… non c’erano parole per descriverlo. “ Buon Natale Isabella “ Edward si avvicinò a me, e mi parve di capire le sue intenzioni, così misi una mano davanti a me.

“ Questa sarà la terza volta che mi baci. Cosa significa per te? “ domandai. Non volevo essere la stupida della situazione, non volevo innamorarmi di qualcuno che si prendeva gioco di me, baciandomi quando ne avesse voglia.

“ Mi piaci Bella, possibile che tu ancora non lo abbia capito? “ E mi baciò, per la terza volta.

 

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19 Dicembre 2020

 

 “ Possibile che tu non mi dia mai soddisfazioni? Dai, vieni a pattinare! “ Edward, mio marito, cercò di trascinarmi verso la pista di pattinaggio, mentre io mi tenevo alla sbarra.

“ Edward, no. Ti ho detto che non vengo “ mormorai tentando di allentare la presa. Lui si avvicinò verso di me e mi morse il lobo.

“ Non la pensavi allo stesso modo stanotte “ sospirò, spingendomi verso di sé. Gli tirai uno scappellotto e lo fissai severamente.

“ Siamo in un luogo pubblico Ed, smettila di fare la gatta in calore ovunque! “ scrollò il capo e mi fece l’occhiolino, dirigendosi nella pista da Alice, Jasper, Emmett e Rose. Purtroppo avevo scoperto che i sogni non corrispondono a realtà, esattamente il 27 Dicembre di otto anni fa, accettai l’appuntamento di Edward, andammo a pattinare, e scoprii che le mie doti di saltellare e pattinare come un fenicottero, erano solo nei sogni. Oggi erano esattamente otto anni che io ed Edward stavamo insieme, e da quattro che eravamo sposati, era il nostro anniversario. Erano stati anni stupendi, e non lo dico tanto per dire, nonostante gli alti e bassi, Edward è tutto ciò che ho sempre voluto; mi fa stare bene, mi fa sentire sexy anche quando sono con il pigiamone di pile e non con le autoreggenti e babydoll vari.

“ Allora, torniamo a casa amore? “ annuii, e salutai gli altri. Le nostre mani si intrecciarono e un sorriso mi nacque spontaneo; ci piaceva coccolarci, stringersi la mano, stare abbracciati vedendo un film, darci il bacio della buonanotte…

“ Mi dispiace che quest’anno abbiamo deciso di non festeggiare il nostro anniversario ”, mormorò prendendo le chiavi dalla tasca del suo cappotto e infilandole nella toppa. Scrollai le spalle ed entrai in casa, appendendo il cappotto all’appendino, mentre Edward faceva lo stesso.

“ Lo festeggiamo ogni sera, da ogni anno a questa parte “ risposi sorridendo, mentre mio marito mi abbracciava.

“ E lo festeggiamo piuttosto bene “ Scoppiai a ridere e gli diedi una pacca al sedere.

“ Cretino “ gli feci una linguaccia e corsi in cucina, per preparare qualcosina. Afferrai il rosbeef che avevo preparato in precedenza e lo misi in forno, Edward entrò nella stanza e mi spinse contro il marmo del ripiano, bloccandomi contro di esso; chiuse il forno e mi strinse tra le sue braccia iniziando a baciarmi il collo.

“ Ho fame “ soffiò sul mio collo, lasciandoci un delicato bacio.

“ Hai…appena chiuso il forno con il rosbeef “ il mio respiro mi si stava mozzando in gola, sentivo solo io le campane di Natale in quel momento?

“ Non è decisamente il rosbeef la cosa di cui ho fame “ mi afferrò le gambe e mi fece sedere sulla penisola della cucina, mentre lui si posizionava tra le mie gambe. Le sue labbra furono sulle mie, e mentre le mie mani si facevano strada tra i suoi morbidi e rossicci capelli, le sue mi accarezzavano la schiena con movimenti circolari. “ Stavo pensando che magari dovremmo impegnarci di più… “ mi separai da lui giusto per cercare di capire cosa stesse dicendo, e lui se ne accorse dal mio sguardo confuso. “ Il prossimo Natale voglio che siamo in tre “ un sorriso smagliante si formò sul suo volto, mentre riprendeva a baciarmi. Scoppiai a ridere sulle sue labbra.

“ Allora dovremmo iniziare da subito “. E continuai a fare ciò che facevo da otto anni a questa parte: amare mio marito.

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25 Dicembre 2022

“ Papà… dici P-A-P-A’ “ alzai gli occhi al cielo e mi voltai verso Edward che giocava con il ciuccio di Adam, nostro figlio, al quale scappò un risolino divertito alle smorfie del padre.

“ Ma…mma “ Scoppiai a ridere sentendo la flebile voce di mio figlio e vedendo l’espressione di quel bambinone forse un po’ troppo cresciuto.

“ Sei ancora troppo piccolo per capire l’importanza dei regali, ma tra qualche anno, quando sarà il tuo compleanno e vorrai il tuo regalo, io mi ricorderò di questo giorno “ borbottò continuando a cullarlo per fargli fare il ruttino.

“ Amore, per favore. Lasciagli passare il compleanno in pace “ mormorai finendo di apparecchiare la tavola.

“ Lo dici perché pronuncia mamma e non papà. Ti vorrei vedere al mio posto. “ Adam fece il ruttino e lo iniziò a cullare, iniziando a canticchiargli la sua ninnananna.

Sospirai. “ Davvero sei offeso perché non riesce a dire papà? “ Lui posò Adam ormai dormiente nella culla e si avvicinò a me, stringendomi tra le sue braccia.

“ Certo che no, Isa. Lo sai che scherzo, anche se un po’ male ci sono rimasto…ma è piccolo, e di certo tra qualche mese dirà anche papà “ mormorò sorridendo. Iniziò a baciarmi, mentre le sue mani correvano sulla zip del mio vestito.

“ Che stai cercando di fare? “ domandai mordendogli il lobo dell’orecchio.

“ Diamoci da fare. Sono sicuro che il prossimo Cullen Junior pronuncerà papà, come prima parola. “

E da lì, continuai a prendermi cura della mia fetta di vita, quasi perfetta.

 

THE END

 

 


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Capitolo 2
*** Extra#1 ***


*-*

Ciao ragazzuole!

Allora, grazie a VERONIKA SUSAN CULLEN per avermi dato questa idea.

E' stata lei a propormi di scrivere una long di questa storia,così ho deciso di scrivere qualche Extra.

Sto scrivendo anche il capitolo di The Moment I Knew, quindi spero di aggiornare prima di tornare a casa.

Allora, sono tremendamente imbarazzata; mi sono convinta a dare il mio nick a una mia carissima amica, la mia dolce Jackie, la quale leggerà le mie storie ( Aaaw *-*), sono imbarazzata perchè di solito oltre a Cassie e Memè, non parlo molto delle mie storie con gli altri, sono...mie diciamo. JACKIE, TI ADORO, SAPPILO *-*

Comunque, ritornando a noi, scrivendo gli Extra, vi vengono in mente dei momenti particolari che vorreste che sviluppassi? Ditemelo, e io farò il possibile!

Un bacione, buona lettura!


Extra #1

 

 

19 Dicembre 2016

 

 

Il tempo passa, veloce.

Sembra ieri che io e Edward ci siamo parlati su quella pista da pattinaggio, esattamente quattro anni fa, la mia vita era cambiata, in meglio.

Quattro anni fa, i miei occhi cioccolatosi si scontrarono con quelli verdi di Edward, lo stesso verde delle praterie della Cornovaglia, vivo. Quattro anni fa, avevo incontrato il vero amore.

Strano, vero? C’è chi dice che il vero amore non esite, ma secondo me bisogna solo aspettare, aspettare quella persona che ti fa battere il cuore, che ti mozza il respiro con un solo sguardo, che ti fa sentire speciale, con una sola parola.

“ Bella… “ Sue comparì sulla porta nel suo splendido abito blu cobalto, e si avvicinò a me, abbracciandomi, “ sei splendida tesoro “. Sospirai e mi voltai verso lo specchio, che rifletteva una ragazza mora con gli occhi lucidi e le gote arrossate in un vaporoso abito bianco.

Era emozionata quella ragazza, lo si vedeva dalle mani che si torturava in grembo, e dal labbro che teneva intrappolato tra i denti, aveva paura che qualcosa andasse storto, anche nelle cose più banali: che il tacco le si rompesse, che l’orchestra suonasse la primavera di Vivaldi invece della marcia nunziale… paure banali, ma che rendevano quella ragazza tesa come una corda di violino.

Reneè entrò in camera con un sorriso smagliante e gli occhi lucidi, mi venne ad abbracciare e mi fissò “ Sei una Dea. Tesoro, non ci posso quasi credere. “ Sentivo le lacrime agli occhi, il mio sogno si stava davvero realizzando? Stentavo ancora a crederci.

All’inizio era come camminare su un tappeto di soffici nuvole, che ti risucchiavano all’interno di esse e ti lasciavano stordita. Avrei sposato Edward, avremmo costruito una famiglia.

“ Bella, è ora “ Charlie si avvicinò e mi porse il braccio, mi aggrappai e feci un respiro profondo.

“ Non farmi cadere papà. “ Lui tossicchiò e mi diede un bacio sulla fronte.

“ Mai bambina mia, sarò sempre qui a sorreggerti “ La marcia nunziale iniziò ad espandersi nel giardino della villa di casa Cullen, allestita in modo quasi fiabesco e principesco.

Gli archi di fresie e fiori d’arancio predominavano sull’intero ambiente, l’odore ti infondeva una calma assurda, era come raggiungere la pace dei sensi. Era come se tutto si muovesse a rallentatore, il cuore che ti esplode nel petto, le mani che ti iniziano a sudare nonostante fuori ci sia una bufera di neve, e gli occhi del tuo futuro marito che ti trapassano l’anima. Arrivati all’altare Charlie ci diede la benedizione.

“ Siamo qui riuniti oggi, per celebrare la sacra unione tra… “ Avete presente quando le persone intorno a voi sembra svanire in un secondo? Era così che mi sentivo, c’eravamo solo io ed Edward lì, in quel preciso momento. Edward afferrò la fede e prese il mio anulare, e sorridendo iniziò a recitare la nostra promessa.

“ Io, Edward Anthony Masen Cullen, prendo te Isabella Marie Swan, come mia legittima sposa, e prometto di amarti, fino a quando la mia anima avrà vita, di onorarti sempre, anche quando cadrai nella pista di pattinaggio iniziando a maledirmi. Perché tu Isabella, sei stata l’unica ad avermi spezzato il respiro con un solo sguardo, sei l’unica che abbia mai fatto battere il mio cuore come se stesse per uscirmi fuori dal petto, dopo una corsa forsennata, sei l’unica che abbia mai dissipato ogni mio dubbio con un solo sorriso. Prometto quindi di amarti per sempre, perché una sola vita non mi basta. “ Mi infilò l’anello e le lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi; aveva cambiato le parole della promessa, quel…farabutto.

“ Io Isabella Marie Swan, prendo te Edward Anthony Masen Cullen come mio legittimo sposo, e prometto di amarti, anche quando mi trascinerai sulla pista di pattinaggio contro la mia volontà, e di onorarti, in ogni istante della mia vita. Perché tu Edward, sei colui che ho aspettato, da sempre. Sei il ragazzo che mi ha rubato il primo bacio sotto un rametto di vischio, esattamente quattro anni fa, sei il ragazzo che mi ha reso la vita uno spettacolo, giorno dopo giorno, che mi fa arrossire ancora, dopo un complimento, e che mi regala le più piccole attenzioni, facendomi sentire speciale. Prometto quindi di amarti per sempre, perché una sola vita non mi basta “, finii, riciclando la frase finale. Gli misi la fede e sorrisi,vedendo i suoi occhi lucidi.

“ Vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa “.

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“ Mi sono sempre chiesta perché debbano essere gli sposi ad aprire le danze “ Sbottai, afferrando le mani di mio marito, per poi dirigerci verso la pista da ballo.

“ Non fare la difficile amore, sono sicura che sarai bravissima “ mi afferrò per la vita e la musica partì, mentre noi iniziammo a volteggiare seguendo le note della canzone, A Thousand Years.

“ Mi sento…completo “ mormorò Edward baciandomi il collo. “ E’ come se tutti i pezzi di un enorme puzzle si fossero incastonati perfettamente, vero? “ domandai cingendogli il collo con le braccia.

“ Già, è una sensazione… perfetta. E non che prima il puzzle non fosse completo, ma ora che sei mia moglie…non so spiegarti, è come se tutto stesse andando come ho sempre sognato.”

“ Ti amo signor Cullen “ bisbigliai sfiorando le sue labbra con le mie.

“ Ti amo anche io signora Cullen, per l’eternità “. Sentimmo qualcuno schiarirsi la voce al microfono, e vedemmo Emmett sorriderci sornione, mentre faceva segno a Jasper di portare la sedia da noi.

" E adesso signori e signore, il momento più atteso della serata. Lo sposo non stava più nella pelle: il lancio della giarrettiera! E tu, mio caro Edward, dovrai togliere la giarrettiera alla tua mogliettina da bendato " scoppiò a ridere e venne verso di noi con un foulard rosso tra le mani. Mi fece segno di mettere il piede sulla sedia e bendò Edward. 

Le mie guance si tinsero di rosso; bisognava davvero fare tutto quello davanti a Charlie?

Dio Santo.

Edward si mise sulle ginocchia e come sottofondo partì la canzone You can leave your hat on; mi coprii gli occhi con le mani, mentre sentivo le orecchie andarmi a fuoco, la testa di mio marito sparì sotto gli strati del vestito, e sentii il suo naso che tracciava una linea immaginaria dalla caviglia fino al ginocchio.

Mossi il piede con nonchalance, per intimargli di smettere, e lui per risposta mi morse la coscia. Repressi quasi un gemito, mentre lui iniziò a baciare la parte di pelle attorno alla giarrettiera. Lo avrei ucciso con le mie mani, davanti a tutti!

" Edward, che stai facendo lì sotto? " Emmett scoppiò a ridere, tirando una pacca sulla spalla di Charlie, che guardava il sedere di mio marito come a volerlo prendere a calci. Un ultimo morso, e la testa di mio marito iniziò a ritirarsi insieme alla giarrettiera, che mi levò con i denti.

Un coro di fischi maschili saturò l'aria, mentre io avevo ancora la mano davanti agli occhi.

" Bel perizoma amore" mi disse Edward prima di lasciarmi un bacio sulle labbra.

Lo avrei ammazzato. Giuro.

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Avevo sempre pensato che l’idea di varcare la soglia tra le braccia del proprio marito fosse un’idea romantica, le protagoniste dei film sembravano felici, e gli sposi non avevano difficoltà a sorreggerle e portarle oltre la soglia. Ma il mio vestito vaporoso di Vera Wang rendeva tutto più difficoltoso, avevo circa trecento strati di tulle, pizzi e merletti.

Il corsetto era pieno di brillantini, e in vita c’era una fascia di raso che formava un fiocco dietro, e scendeva nello strascico.

“ Edward, finiremo entrambi a terra “ mormorai, soffocando le risate e cercando di scendere, mentre il mio neosposo mi sorreggeva tra le sue braccia.

“ Ma che dici amore… è che, cazzo questo vestito è fatto di cemento armato? E’ fantastico, ma pesa più il vestito di te “ rispose aprendo la porta con un calcio, mentre varcavamo la soglia di casa. I miei piedi toccaronofinalmente terra, mentre Edward si richiudeva la porta alle spalle. Mi abbracciò e iniziò a baciarmi il collo.

“ E’ da quando ti ho vista che voglio toglierti questo vestito fatto di tulle e merletti “ sospirò nell’incavo del mio collo. Mi voltai verso di lui giusto in tempo, le sue labbra aggredirono le mie, mentre le sue mani corsero ai lacci del corsetto; ruggì quasi sulle mie labbra, notando quanto fosse difficile cercare di allentare i fili che tenevano uniti le due estremità del corsetto, e quando finalmente ci riuscì, un ghigno soddisfatto si formò sulle sue labbra.

“ E ora, ci spostiamo “ mi prese in braccio e mi portò in camera da letto, posandomi delicatamente tra le lenzuola immacolate del letto. “ Sei una visione “ bisbigliò prima di rituffarsi sulle mie labbra. Le mie mani iniziarono a sbottonargli la camicia, era tremendamente difficile togliere i bottoni dalle asole in un momento come quello, l’unica cosa che avrei voluto fare, era fargli saltare tutti i bottoni.

Con un colpo di reni capovolsi la situazione e mi portai su di lui, in questo modo avrei sbottonato la camicia molto più facilmente. Gli morsi il pomo d’Adamo che si muoveva velocemente e quando finalmente riuscii ad aprire la camicia, gliela levai.

Mi abbassai sul suo petto, iniziando così a lambirlo con le mie labbra; i gemiti di Edward si diffusero nella camera come un insieme di note, risalii verso di lui, e gli morsi il lobo. “ Tu sei una visione “ gli soffiai nell’orecchio. Dalle sue labbra uscì quasi un ringhio, si mise su di me e strappò il reggiseno a balconcino in pizzo, fiondandosi sui miei seni. Ansimai e chiusi gli occhi. Nonostante avessimo già fatto l’amore, era sempre come la prima volta, Edward era un vulcano di passione ed erotismo allo stato puro, era capace di farti provare piacere con un singolo tocco. Si tolse i pantaloni e mi sorrise.

“ Ti amo Bella “

“ Anche io ti amo Edward “. Ed entrò in me, come molte volte aveva già fatto, facendomi sentire speciale come aveva sempre fatto da quel 19 Dicembre di quattro anni fa.

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