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Madara non sbagliava.
Se avessi stabilito un'operazione a
Konoha avrei, con larga probabilità, fallito... a causa di
cosa avvertivo in quel momento.
Nella missione di infiltrazione che io
compiei, assieme a Kakashi e Rin, provai un profondo senso di disagio
appena raggiunta la meta, un sentirmi fuori di luogo tale che
percepii un'insistente voglia di andarmene da lì, e subito.
Ebbene, la sensazione che stavo
provando era pressoché la stessa... aggravata dal fatto che,
una volta, il Villaggio
della Foglia era stato la mia casa.
Era una giornata
molto calda e dunque non vi erano molte persone per strada, ma io non
riuscivo a fare a meno di tremare, sondare i dintorni temendo
l'arrivo di chicchessia e nascondermi ad ogni possibilità,
dimenticandomi completamente del potere del Kamui.
“Perché
sei così nervoso, Obito?”
Mi punzecchiò
Zetsu, fedele segugio di Madara.
Era venuto con me
per assicurarsi che fosse “tutto a posto”.
“Non lo so,
Zetsu. Non mi disturbare.”
Il tono della mia
voce suonava chiaramente alterato, e mi resi conto che lo sforzo
attuato per parlare non mi fu indifferente, cosa che fece divertire
ancora di più Zetsu. Ne invidiai la totale assenza di pensieri
e di preoccupazioni, frivola creatura qual'era.
“Però,
Obito, continuando a gironzolare per Konoha come un gatto randagio
non andrai da nessuna parte. Potresti raggiungere facilmente il
cimitero utilizzando il Kamui, ti guido io!”
Nella mia
angoscia, avevo perfino obliato la mia destinazione.
Quel
dì era la ricorrenza della mia presunta morte... dunque, se
Kakashi e il maestro Minato dovevano trovarsi da qualche parte, se
veramente avevo costituito qualcosa
per loro... dovevano necessariamente essere lì.
Tuttavia... cosa
avrei fatto, una volta realizzato il mio proposito di incontrarli...?
A questa domanda, nelle ore precedenti, non avevo trovato alcuna
risposta.
Seguii il
suggerimento di Zetsu e, utilizzando la comoda e sicura scorciatoia
del Kamui, giunsi rapidamente al cimitero di Konoha, trovandolo, su
mia delusione, inizialmente deserto.
Giacevo di fronte
alla lapide di “Obito Uchiha, eroe della Terza grande guerra ninja,
perito nel corso della battaglia del ponte Kannabi”, sorridendo
mestamente all'idea che, al di sotto di quella tomba, non vi fosse
altro che terra, e che il cosiddetto “eroe della Terza grande
guerra ninja” si stava accingendo a collaborare con il
pericolosissimo Madara Uchiha.
Ma
quegli attimi di amara tranquillità durarono ben poco: il
tipico rumore prodotto dai passi, ad ogni occasione monotono ma mai
con la stessa accentuazione a
seconda di chi ci si aspetta, mi riportò alla realtà.
Nella confusione e
nel terrore che mi avvolsero mi gettai d'istinto, come un codardo
coniglio, all'interno del primo rifugio su cui mi concentrai, il
classico cespuglio in fiore, di cui l'Accademia aveva costume
parlarne grandiosamente.
Chi altri poteva
essere, se non Kakashi.
Postura
curva, sguardo volto al basso e mani nelle tasche. Il ragazzo a cui
chiesi di giurare di proteggere la persona a me più cara al
mondo, e il medesimo individuo che infangò
successivamente tutto ciò
in cui avevo ingenuamente creduto... si presentò così
dinanzi alla mia lapide.
Lo vidi spartito
in due parti: Kakashi, la persona rispettabile e leale che avevo
imparato a conoscere nel corso della mia ultima avventura, che
desideravo avere indietro assieme a Rin... e Kakashi Hatake, il
mercenario che, indotto dalla truce verità di questo mondo,
aveva ucciso una ragazzina di tredici anni.
Forse
furono proprio il rivederlo dopo così tanto tempo (era passato
poco più di un mese da quell'evento, ma mentalmente mi
sembravano trascorsi anni) e l'osservarlo lì, nella sua
fragilità di
essere umano, che mi fecero comprendere che, qualunque fossero state
le ragioni per l'aver ucciso Rin, egli non aveva fatto altro che
obbedire ciecamente a quell'incubo
che risponde al nome di realtà.
Era lì,
sconfitto ed umile, senza riuscire a trovare le parole per iniziare
qualunque discorso avesse in mente.
Aveva
ucciso Rin, la sola persona che mi spronasse a vivere e l'unica che
aveva fiducia nelle mie capacità, eppure non ero in
grado di incolparlo.
Non era
nient'altro che uno schiavo del sistema: rispondeva senza possibilità
di replicare, come uno stolto cane, a quelle che erano le esigenze
della sporcizia del mondo dei ninja.
Mai come quella
volta desiderai un mondo senza conflitti e senza sofferenza, scevro
di tristezza, con Rin e il Kakashi che avevo imparato ad apprezzare
ancora al mio fianco.
“Ciao, Obito.”
Riuscì,
infine, con sforzo sovrumano, a recitare Kakashi, voce fioca e appena
percettibile.
Ciao, Kakashi.
“È
passato quasi un anno da quando sei morto.”
Così
pare.
“Ed
è passato circa un mese da quando...”
Non
concluse la sua sentenza, e rimase immobile a fissare il vuoto per
così tanto tempo che mi chiesi cosa stesse pensando.
Zetsu,
della cui esistenza mi ero dimenticato, intanto, sembrò
sollevato da un particolare:
“Oggi
è il tuo giorno fortunato, Obito. Se fosse stato presente il
“lampo giallo della foglia”, a differenza di Bakashi, si sarebbe
accorto di qualcosa fuori posto, e sarei dovuto intervenire io... ma
buona parte della tua copertura sarebbe lo stesso andata a monte.”
“Già”,
mi dissi. Dov'era
il maestro Minato...? Perché, ancora
una volta,
non era presente? Cosa stava facendo?
L'idea
della sua negligenza mi fece digrignare i denti dalla frustrazione.
Come avevo supposto, quel “ritorno” a Konoha non era cominciato
nel migliore dei modi.
“...
Sai, ultimamente sono sempre fuori orario per quando si tratta di
qualsiasi questione, ma mai come oggi volevo essere puntuale. Eppure,
strada facendo, Obito... non sono riuscito a trovare le parole per
chiederti scusa. Non credo neanche esistano.”
Sempre
di più nel sentirlo mi venne l'impulso di giustificare
l'individuo Kakashi da quel che era avvenuto, e contemporaneamente
aumentava anche la coscienza del vivere in un mondo corrotto,
caotico, violento e insensato, dove le parole assumevano tinte
allegre e promettevoli, ma si riversavano, sempre e puntualmente, in
un melmoso fiume rosso sangue.
Quanto
alle scuse, Kakashi stava discutendo con un defunto. Non mi
interessavano, perché non avrebbero condotto da nessuna parte,
e non avrebbero cancellato ciò che era successo.
“Vorrei
che tu fossi qui presente, ancora con noi, solo per farti capire
quanto mi hai aperto gli occhi, quanta stima ho nei tuoi confronti,
e... come ingiustamente ti ho ripagato.”
Non
capisci, Kakashi. Non sei altro che una pecora che sbatte la testa
contro tutti i muri, prima di trovare la direzione corretta.
Credi
che, se io tornassi a Konoha, ci prenderemmo tutti per mano, ad
intonare l'inno della felicità?
È
quello che vogliono farti credere le menti dei villaggi.
“Sarebbero
tutti felici di riaverti qui... non si fa altro che parlare del tuo
eroismo. Se solo...”
Sbagli
ancora una volta, Kakashi. Ne sarebbero stupiti, entusiasti, certo...
ma solo perché è un miracolo che Obito Uchiha sia
sopravvissuto e sia in realtà vivo.
Lascia
passare un po' di tempo... e tornerei il mediocre e insulso chūnin
che sono sempre stato.
Magari
porterebbero rispetto per via del mio Mangekyou Sharingan... ma
verrei giudicato e categorizzato solo in base a quell'aspetto.
Non per ciò che provo o per cosa sono io.
Tornerei,
Kakashi, per cosa? Per rivedere il tuo volto e soffrire ancora di
più? Per ascoltare le tue pietose scuse ed essere poi, per
necessità di cose, costretto ad accettarle?
E
poi, quale sarebbe la mia vita? Essere il fedele cagnolino della
foglia, completando missioni su missioni inutilmente, senza un vero e
proprio scopo, e massacrando ciecamente il prossimo, facendogli
magari patire quel che ho vissuto io?
Non
ha nessun senso. E tu non capisci. Blateri, spandi parole
all'aria, sicuro di poterlo fare perché non posso rispondere,
e credi che, così facendo, io possa riposare in pace.
“Lo
so che qualsiasi cosa io dica la realtà dei fatti non cambia,
ma sto cercando di vivere rispettando il tuo nome. Voglio che la
gente non si dimentichi di Obito Uchiha, voglio che sappiano che
questo Sharingan era il tuo, e... per quando avrò degli
allievi anche io, voglio che apprendano l'importanza di non
abbandonare mai i propri compagni, qualunque sia la situazione. Ti
prometto, Obito...”
Non
potei farci nulla. Sebbene non avessi più bisogno di mangiare
grazie alle cellule di Zetsu e dei Senju, avvertii lucidamente il
mio stomaco capovolgersi all'udire quel “ti prometto”.
Qualcosa
che mi disse che avrei dovuto fare meglio a non ascoltarlo. Eppure,
non feci alcunché per impedirlo.
“Ti
prometto che la nuova generazione, la generazione di cui mi occuperò
io, non vivrà le sofferenze che abbiamo vissuto noi. Farò
di loro dei ragazzi altruisti e benevoli, riconoscenti nei confronti
del villaggio e maturi. Eviterò loro ogni sorta di disagio,
farò quanto in mio potere. Li renderò orgogliosi e
fieri di vivere in questa comunità. Insegnerò loro il
rispetto per il prossimo, come tu lo hai insegnato a me. Spero che,
per allora, anche solo un minimo... tu mi avrai perdonato per ciò
che ti ho fatto.”
Kakashi...
è tutto tristemente, inesorabilmente e drammaticamente futile.
A
meno che non vadano via, anche quei ragazzi saranno obbligati ad
uccidere, a perdere la loro innocenza e a vedere fatti a cui
non avrebbero dovuto assistere.
Io
l'ho capito. E l'ho capito ancor meglio venendo oggi ad ascoltare le
tue parole al vento.
Non
è un problema di chi sei o cosa fai. Finché si vive in
questa realtà, le speranze, le promesse, i sogni... vengono
schiacciati uno dopo l'altro.
Per
attuare ciò di cui parli tu, le tecniche ninja dovrebbero
scomparire nel nulla. Così come il sistema. Non comprendi, non
comprendi che Hashirama Senju ha portato i popoli alla diffidenza
estrema creando i villaggi... non capisci che l'Eremita delle Sei Vie
ha donato troppo potere alla gente, alimentando l'egoismo e la sete
di possesso... e infine, è lungi da te e da chiunque altro
cogliere l'essenza della realtà, noi non siamo altro che uno
strumento di coloro che vogliono arricchirsi e diventare più
forti.
Il
sistema andrebbe scritto da zero. Le belle parole sono solo lo
sfoggio di carisma di chi può permettersele.
E
intanto, ogni giorno non solo tu, Kakashi, ma anche infinite altre
persone, piangono sulla tomba dei propri cari, argomentando
disperatamente le loro tesi di una realtà migliore e più
felice se questo o quest'altro non si fossero verificati.
Perché,
Kakashi, dovrei tornare...? Perché dovrei credere alle tue
parole...?
“Vuoi
andartene, Obito...?”
Mi
mormorò Zetsu, il quale, probabilmente, per tutto il tempo era
rimasto a scrutare e ad analizzare le mie reazioni.
Vorrei
che non fosse così, Kakashi. Vorrei che fossimo ancora amici.
Vorrei che Rin non fosse morta.
I
miei sogni sono svaniti nel nulla. Non m'interessa neanche più
divenire Hokage, non m'importa farmi amare da Rin... vorrei solo
vedere delle espressioni felici e prive di dolore. Vorrei liberarmi
da quel che sono diventato.
Ma
così stanno le cose. Non c'è più via di ritorno.
“Sì...
ora, e per sempre.”
¯¯¯¯¯¯¯
“Sasuke
è in pericolo. Che vuoi fare?”
“In
che guaio si è cacciato? Pensavo se ne sarebbe stato buono e
zitto per un po', dopo aver ucciso Danzo.”
“Bakashi,
in compagnia del suo simpatico gruppo di scolaretti, ha cianciato
qualcosa dei sentimenti del terzo Hokage e sta provando ad uccidere
il suo vecchio discepolo. Ah, e, tra le varie cose, Sasuke ha perso
la vista.”
Grazie
di cuore per aver mantenuto la tua promessa, Kakashi.
¯¯¯¯¯¯¯
Vari
extra e note d'autore:
Obito's
theme: Silent Melody (Working for a free nuclear city) / My Twin
(Katatonia);
Versus
Obito: Heart of Chaos / Invisible Depths (Final Fantasy XIII-2
original soundtrack)
Fanart
di Obito: raccomando di visitare il bellissimo canale DA di Lesya7,
in particolar modo i lavori 2011-2012;
Random
fatto da me: http://s7.postimage.org/viykmo8gr/lol.png
Per
chi non l'avesse capito, il punto finale è un piccolo
allungamento della scena con Obito del capitolo 486, pagina 5 (potete
consultare Mangareader per riferimenti, anche se la frase di Zetsu ho
voluto trascriverla uguale a quella italiana).
Inizialmente
pensavo di trascrivere anche, utilizzando il POV di Obito, la scena
in cui Minato gli chiede se lui è Madara, ma poi ho deciso di
eliminarla, siccome ritengo che l'assenza di Minato alla ricorrenza
della morte di Obito sia sufficiente, e avrei calcato troppo la mano
a riguardo (personalmente detesto il personaggio di Minato e lo
ritengo un pallone gonfiato, ma non volevo darlo a vedere).
Da
aggiungere, infine, personalmente, con questa fic, ho cercato di
evitare di parlare di dettagli come perché Kakashi ha ucciso
Rin e così via, non è stato semplicissimo, e desideravo
unicamente rendere un po' meglio il cambiamento di Obito, senza
cambiare od intaccare in alcun modo la storia.
Desideravo
anche spiegare che Obito ha successivamente attaccato il Villaggio
della Foglia tramite la volpe per indebolirlo ed incriminare gli
Uchiha (in modo da eliminarli facilmente in seguito), siccome pare
che non sia a tutti chiaro e la questione scade con un “non mi
importa più niente” nel fumetto, ma purtroppo non ho avuto
modo di includerlo.
Spero
di non aver disatteso le aspettative di nessuno e di aver offerto una
lettura piacevole.
Ringrazio
infinitamente tutti coloro che hanno letto fino a qui, e provvederò
quanto prima possibile a rispondere ai commenti e alle critiche.
Ancora una volta, grazie tantissime!
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