Lilia

di LadyBlackRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cammino per strada.. sento i fantasmi che mi passano a fianco, mi chiedono aiuto ed io non ho paura di loro. Sono anime, vogliono solo tornare in paradiso dopo essere stati rapiti dai demoni, per questo bisogna pregare per loro. ora mai sono passati 19 anni da quando sono nata, non voglio restarmene qui, con le mani in mano a non fare nulla; ma gli angeli non si fidano di me, anche se voglio combattere contro i demoni, che ora stanno riportando le tenebre sulla terra. 
Io mi trovo in una posizione neutrale, per loro, anche se io so di patteggiare per il bene... devo guadagnarmi la loro fiducia, e questa è la mia storia!

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Capitolo 2
*** Cap. 1 ***


Mi chiamo Lilia, e mi trovo distesa sul mio letto, a guardare il cielo dalla mia finestra sul soffitto a spiovente.
Stò pensando a cosa fare, mentre tenendo in mano una croce di legno mormoro preghiere in latino.
Le anime mi ringraziano, scaldandomi il cuore; mi dicono che è già sufficiente quello che sto facendo, ma a me non basta. Voglio fare di più, perché di anime perdute ce ne sono in tutto il mondo, e ne continueranno ad arrivare, se i demoni non vengono fermati.
Mi alzo, e raccolgo la giacca.
Piove, non prendo l’ ombrello e scendo di sotto, emanando solo poche parole a mia madre:
-Esco, non so quando torno, un bacio.-
Facendole segno con la mano. Lei mi guarda, il solito sguardo da “non cacciarti nei guai” , malgrado sappia che non riesco a farne a meno. Sull’ uscio mi giro e la raccomando:
-Prega!-
E’ più un incitamento, che una raccomandazione. Lei ricambia il saluto. Porto il cappuccio alla testa e cammino a passo spedito, non ho una meta, mi lascio guidare dal cuore e so che lui non mi tradirà mai.
Gli spiriti, fantasmi, o come li volete chiamare.. sono freddi. Ogni persona passandogli affianco sentirebbe un brivido gelato, ogni persona senza cuore. Io invece trovo conforto in questo, in questo brivido, perché so che mi stanno cercando, vogliono che faccia qualcosa, malgrado mi ringrazino. Ed io devo svolgere questo per loro. Ho le scarpe rovinate, e sento che l’ acqua pian piano raggiunge la pianta del piede, irritandola. Non mi fermo, non posso fermarmi , anche perché con la pioggia, il bagnato tornerebbe comunque.
Ho percorso qualche miglia, sono fuori città. Alzo la testa al celo abbassandomi il cappuccio. Dammi un segno, per favore, le anime non possono continuare a vagare in eterno, trova un posto anche per loro, fammi lottare, contro i demoni, sarò una tua servitrice, ne sarò degna. Delle gocce mi cadono sugli occhi, che devo, per forza di cose, chiudere per almeno un secondo.  La pioggia è più forte.
–NON ME NE ANDRO’ COMUNQUE!-
grido, sì perché è una prova che devo superare, una delle tante prove della vita. Ed io le devo superare, per diventare un angelo. Angeli si nasce, o si diventa dopo la morte, dicono. Ma io non ci credo, penso che per “angeli si nasce” intendano dire che.. la vita da fare per diventare uno di loro è dura. Infatti, quale onore più grande sarebbe diventare uno di loro per me? E lottare, combattere, difendere i cari e proteggere le anime buone? In fondo noi per questo viviamo, e dobbiamo far si che gli altri, dopo di noi facciano lo stesso, per farci entrare in paradiso, dove la vita sarà eterna. Mi trovo in una radura, piena di fanghiglia, le luci della cittadina quasi non si vedono più, a questo s’ aggiunge anche la pioggia, fitta. Non me ne vado, se questo non è il mio destino voglio che lo diventi, voglio salvarli..
–SALVATELI VOI, SE NON VOLETE CHE LO FACCIA IO!-
Sono caduta, in ginocchio, ho quasi le lacrime agli occhi, fino ad ora non credevo fossero così importanti le persone che non conoscevo, ed invece sì. E’ così, e non me ne ero nemmeno accorta prima. Continuo a guardare il celo quando sento una fitta al petto. Porto lo sguardo in basso, verso quel punto del torace. Riesco a riconoscere un altro colore: rosso, sangue, sangue, sto sanguinando io.. comincio a vedere tutto offuscato, non piove più.

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Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


Sto sognando?
Ho i sensi intorpiditi, attorno a me c’è il vuoto, mi sembra di trovarmi nella stessa radura di prima, solamente più accogliente e pulita.
Regna il silenzio ed è molto chiaro. Mi sembra di trovarmi in una stanza dipinta di bianco infinita, ma è una cosa che non mi dispiace, non mi da inquietudine. Supina tento di alzarmi, ma una specie di forza non me lo permette. Che sta succedendo? Dove sono? Non piove più? Molte domande mi affollano la mente, domande a cui non riesco a dare risposte. La mia vista è appannata tanto quanto la mia testa. Porto una mano agli occhi e me la striscio dalla parte del palmo. Non ricordo quasi niente di ciò che è successo prima, o ieri o quanti anni fa? Cerco di scacciare i pensieri e mi guardo attorno. Non è cambiato nulla, vi è sempre quella distesa vuota di.. nulla. Con calma riesco a mettermi in ginocchio quando sobbalzo.
Una scossa mi percorre la schiena. L’ ambiente non è più  caldo e confortevole com’ era prima. Sento freddo.
Una figura nera ed alta si eregge davanti a me. Ella emana freddo, cattiveria, forse, una cosa che non riesco a collocare, avendo ancora i sensi intorpiditi. La vedo venire verso di me, velocemente. Ho ripreso il controllo delle gambe, che mi fanno scattare di lato rotolando su me stessa, procurandomi un livido alla spalla. Osservo attentamente la figura che mi appare incappucciata. Sembra fosse fatta d’ aria, attorno a lei un’ alone scuro e tenebroso, abbasso lo sguardo per analizzare, mi sembra.. voli? E’ rialzata da terra di almeno venti centimetri, e la testa è inclinata su un lato. Sotto il cappuccio si nota un sorriso sadico. Mi pare di intravedere dei denti appuntiti, ma molto probabilmente mi sbaglio. L’ essere, chiamiamolo così alza una mano, la “casacca” nera scivola lungo il braccio, lasciando la possibilità di vedere la mano, dalle lunghe dita sottili e delle unghie più lunghe di certo del normale. Mi ritrovo immobilizzata dopo aver’ spostato lo sguardo un altro po’ in sotto. E’ come se quell’ essere non avesse corpo, non fosse umano. Infatti è come se il corpo fosse ricoperto da ghiaccio.. no aspetta, non ghiaccio, fumo.. nero.  La mia bocca automaticamente si contorce. Ho gli occhi sbarrati, che sta succedendo? Dove sono? Chi è quell’ essere? Come sono arrivata qui?  Mi faccio coraggio:
-Chi sei?- grido con voce un po’ tremante. Lui sorride ancora, ho paura.
–Hai paura Lilia?- voce serpeggiante, quasi suadente, ma non per me. Lilia, ha detto il mio nome, e come se non bastasse.. ho paura.
–Lo so che hai paura, lo sento.- Il mio respiro si fa più affannoso mentre quella “cosa” s’ avvicina lentamente a me. Indietreggio, e vado a sbattere. Come in una parete invisibile che s’ aggrappa sulle mie braccia e gambe. Tento di scostarmi facendo più forza possibile con tutti gli arti, ma nulla. Il mio cuore batte velocemente.  Ora mai dista da me poco più di trenta centimetri.
–E’ stato così facile.. – Ride, una risata sadica e maligna. Tento ancora di liberarmi braccia e gambe, ma inutilmente. E’ come se fossi legata da delle catene che non mi permettono di muovermi.  D’ un tratto ricordo: Sangue, stavo morendo, almeno ciò era quello che pensavo. Porto lo sguardo al petto, c’è ancora sangue. Quindi io..
sono morta? O qualcosa mi ha salvata? Questo è un sogno? Io non devo aver’ paura.
–Io non ho paura!- Mi libero. Come per magia, dietro quell’ essere vi è una spada. Temporeggio :
-Chi sei?- riporgo la domanda.
–Tu lo sai chi sono- risponde ridacchiando. Inclino le sopracciglia e porto una mano al petto, certo, la croce mi protegge.
–Tu sei un demone..? – abbasso lo sguardo dicendo sottovoce quelle parole, che sono un misto fra esclamazione e domanda. I demoni non li avevo mai immaginati così, li pensavo più simili ad umani, con le ali e tutto il resto.
–Io non sono un demone. Io sono ciò che tu non vuoi che io sia.-
Che stupido gioco di parole, gioco di parole che mi ha lasciato un'altra volta senza niente da dire, ed altre domande da porre. Quello che io non voglio è che tu sia un demone, ecco la verità, ecco la mia paura. Io ho paura.. ecco qual è il mio problema, ecco perché ancora non sono un angelo. Scatto in avanti scivolando sotto le gambe del demone cogliendo la spada al volo.
–Va via!- Grido con la spada sguainata mentre tento d’ attaccare. Sono sempre più vicina.
Lo uccido, morirà.
Buio.

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Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


Scatto seduta velocemente. Sono in camera mia, stavo sognando? Ho la croce in mano, fuori piove.. che stà succedendo? Ho sognato? Era un incubo? Oppure è successo d’ avvero? Mi alzo e vado in bagno. Apro l’ acqua calda, riempio la vasca e mi ci infilo dentro dopo essermi spogliata. Mi lascio scivolare fino alle orecchie, in modo che l’ udito si fa più attento. Ma non tanto per una qualche utilità, ma per rilassarmi il più possibile. 
Sono tesa, che quello sia stato veramente un sogno? No.. ne sono certa, era troppo vivido e.. reale.  Prima di abbassare lo sguardo, per convalidare i miei pensieri passo una mano sul torace. Tutto sembra a posto, porto lo sguardo in quel punto, dove quella freccia si era scagliata. Nulla. Sto impazzendo, ne sono sicura. Trattengo il respiro e m’ immergo fino a coprire l’ intera faccia. Trattengo il respiro mentre tutti i fatti mi aleggiano in testa. E’ come un ronzio, che non finisce.
“Hai paura lilia”
“Chi sei?”
“E’ stato così facile..”
E’ stato così facile.. è stato così facile cosa? “Hai paura” .. “Hai paura” … “Hai paura” . Sento come un serpente che mi risuona in testa. Mi ritrovo seduta sulla vasca, dopo essere scattata nuovamente e grido, senza il controllo, viene da se, dall’ interno di me, come una cosa che non riesco a controllare:
“SI HO PAURA! E ORA SMETTILA DI TORTURARMI!”
“Quindi lo ammetti.” Una risata sadica.
Sgrano gli occhi e mi alzo dalla doccia raccogliendo i vestiti più velocemente possibile.
“Dove sei?” Mi guardo attorno, non vedo nessuno.
“Dove sei?” Ripeto, tono più fermo, ma impaurito allo stesso tempo.
“Non mi vedi?” Mi risponde la voce beffeggiante.
“Mi senti, ma non vuoi vedermi, lo so.”
“Cosa sei?” Ripropongo la domanda, sperando non in un'altra risposta enigmatica.
“Te l’ ho detto cosa sono! Unisciti a me.”
“C.. come faccio ad unirmi a te se non so cosa sei.”
“Oh, si che sai cosa sono, è il tuo inconscio, che non te lo vuole far’ vedere” Stupidate, ecco cosa, l’ inconscio.. no! Io so resistere al mio inconscio.
“Lo sai.. ? Gli angeli mantengono le promesse.” Angeli? La testa continua a vorticare: Destra sinistra, sinistra destra, su, giù ed ancora giù e su. Non lo vedo.
“Forza, combatterai per i tuoi ideali. Non è questo che vuoi?”
“Sei un angelo?”
“Beh.. possiamo dire, una specie.”
“Una specie?”
Trattengo il respiro: Ciò che tu non vuoi che io sia.. ciò.. che tu non vuoi.. che io sia..
Non so che dire, non so a cosa pensare, sono impaurita, indifesa.. non ho nulla che mi possa proteggere.
“Tu non hai idea di quali siano i miei ideali” Temporeggio, cercando una comunicazione con quella voce. Risuona solamente nella mia testa? E’ una parte di me? Che cosa mi sta succedendo?
“Ho sempre vissuto con te, da quando sei nata.. io li conosco i tuoi ideali, spogliati di tutto e avvicinati, segui il tuo cuore, Lilia.” Porto lo sguardo in basso, sto tremando, involontariamente, è una reazione del mio corpo che non vorrei accadesse. Stringo i pungi. Alzo la testa, la giro, mi guardo attorno
“Fatti vedere.”
“Devi essere tu a volermi, devi fare il primo passo.” La stessa voce risuona melliflua, compiacente, quasi armoniosa, ma al contempo sibilante, come qualcosa di cattivo, che ti vuol portare a fare l’ opposto di ciò in cui credi.
“Metti da parte la tua paura, è quella che ti porta a reagire in tal modo, vedrai..” Fa una pausa, sento una stretta fredda, una morsa che m’ abbraccia, come una madre che ti culla.. no, non come una madre che ti culla, essa ti provoca piacere, al contrario di ciò. Porto una mano alla gola come per slacciarmi i primi bottoni di una camicia che non ho addosso, mi chino in ginocchio serrando gli occhi e cercando di respirare, mi sembra di star’ male, mi manca la voce.
“.. io e te staremo bene assieme, potremo fare cose, che gli altri hanno idea possano esistere, potrai fare ciò che tu vuoi.”
La testa mi pulsa, ora sono certa di star’ male, mi batte, sento un ronzio che risuona e non mi da pace
“Tu menti” Alzo di poco la testa, socchiudendo gli occhi.
Non capisco più quel che mi sta succedendo, deglutisco, non sento più niente, respiro veloce..
“Vattene!” Riesco a scandire le ultime parole, mi lascio andare, scivolo a terra, mi distendo, le gambe cedono, riesco appena a definire le forme del mio bagno, non resisto più.

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