La caccia continua

di Lachelle Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vita con i Winchester ***
Capitolo 2: *** La chiave di Lucifero ***
Capitolo 3: *** Sei tu, Cass? ***
Capitolo 4: *** Le Cronache di Rocone ***
Capitolo 5: *** La spada di Rocone ***
Capitolo 6: *** Caroline ***
Capitolo 7: *** Knockin on heavens door ***
Capitolo 8: *** Rocone ***
Capitolo 9: *** Abbraccio di un angelo ***
Capitolo 10: *** Christmas at home ***
Capitolo 11: *** L'angelo del Signore ***
Capitolo 12: *** L'amore richiede coraggio ***



Capitolo 1
*** Una vita con i Winchester ***


1-Una vita con i Winchester

Wisconsin, Stati Uniti    

Il sole era alto nel cielo che copriva la città del Wisconsin e faceva abbastanza caldo nonostante fosse appena arrivato il mese di febbraio. Il Wendigo che la donna stava inseguendo, da ormai tre giorni, era entrato di filato nella caverna rocciosa, nascosta in un bosco nella periferia della città.
Lachelle aveva visto anche due uomini entrarci prima di lui, così si affrettò a percorrere il covo tortuoso di corsa; se non fosse arrivata in tempo, i due sarebbero rimasti intrappolati. Uno, alto e grosso, era a terra svenuto, mentre l'altro, meno alto del primo, era sveglio ma non riusciva a muoversi perché gli erano state legate le braccia con delle corde. Dopo aver dato fuoco all'essere ed aver osservato i suoi resti bruciacchiati sul pavimento roccioso della caverna, aiutò l'uomo a slegarsi tagliando le corde col coltellino che tirò fuori dalla tasca.
« Grazie. » disse a voce bassa Dean mentre si massaggiava i polsi doloranti.
Si sentiva in imbarazzo ad essere stato salvato da una donna, ma non poteva non ringraziarla per avergli salvato la vita.
« Non dovreste essere qui. » rispose Lachelle con l'usuale tono diffidente.
Guardò l'uomo sistemarsi gli abiti sporchi di polvere e sangue.
« Neanche tu, se è per questo. » ribatté con tono deciso, ma la donna posò lo sguardo su un diario aperto a terra.
Si chinò per raccoglierlo e prese a sfogliarne le pagine ingiallite, vecchie, sporche e consumate dal tempo.
« E' pericoloso girare in questi posti. » lo ammonì mentre continuava a scrutare l'agenda, incuriosita. « È tua? » gli chiese sventolando l'oggetto che aveva tra le mani, senza smettere di leggere le pagine consumate e riempite di simboli a lei fin troppo familiari.
Dean non sapeva cosa rispondere: tra le cose che gli aveva insegnato suo padre, la prima regola di famiglia era fare quello che fanno e tenere la bocca chiusa.
La donna spostò lo sguardo anche sulla figura dell'uomo e si alzò in piedi. Si chiese se anche lui fosse un cacciatore, poi intravide il tatuaggio a forma di stella tra le fessure della maglia, stracciata sul petto, che le diede la conferma di ciò che sospettava.
« E' bello trovare qualcuno dei nostri ogni tanto. » concluse restituendogli il diario, senza staccargli gli occhi di dosso.
Non era molto alto ma la sua presenza prorompente la metteva un po' a disagio; indossava un giubbotto di pelle sopra una camicia rossa abbottonata fino al petto, dove lo strappo lasciava intravedere una maglia nera bucata, che dava spazio alla donna di fantasticare. Anche lui scrutava la sua figura atletica ed accattivante; indossava semplicemente una tuta aderente, dei pantaloncini e una canotta grigi che mettevano in risalto le sue forme, scolpite dall'assidua attività fisica che una vita da cacciatore richiede. La canotta corta lasciava intravedere il tatuaggio anti-possessione demoniaca, che si estendeva dal braccio destro fin sopra la spalla, di poco più piccolo di quello del Winchester.
Solo dopo alcuni istanti si guardarono negli occhi e tutto intorno a loro sembrò fermarsi; quel momento parve durare ore e i verdi occhi penetranti di Dean Winchester non si staccavano da quelli marroni quasi neri malinconici di Lachelle. Una strana sensazione li pervase, strana ma sorprendentemente piacevole.
« Dean, Dean Winchester, il figlio di John? » chiese la donna mentre un vento impercettibile le faceva accapponare la pelle. « Tu e Sam...tu e Sam siete vivi? » gli chiese sorpresa.

In quel momento le tornarono alla mente molte cose.
Suo padre, Daniel Winchester, conobbe John Winchester in un locale mentre stava lavorando ad un caso in Kansas, sua città natale. Stesso cognome e stesso lavoro incuriosirono entrambi e col tempo diventarono amici; le loro famiglie a volte si organizzavano per qualche cena.
« Per stare un po' insieme. » le diceva suo padre, ma la vera ragione era che lui e John erano sulle tracce di Azazel, il demone che aveva ucciso sia sua madre che la moglie di John: trovare la cosa che aveva ucciso Sarah e Mery era diventata la loro ossessione.
Lei e Sam erano molto amici; la loro non poteva essere definita una storia, avevano solo 11 anni, era solo una forte amicizia che non era mai andata oltre, ma entrambi erano un punto di riferimento importante per l'altro, e insieme avevano frequentano anche qualche scuola, per un po', prima che le loro strade si dividessero. Dean invece era il fratello maggiore di Sam, usciva con due ragazze al giorno, era più chiuso, aveva un carattere molto simile al suo e non avevano legato molto, ma era sempre stato protettivo nei suoi confronti e le piaceva molto trascorrere del tempo con loro.
Col tempo però li perse di vista; quando venne a sapere di come era morta sua madre litigò col padre, che l'aveva tenuta all'oscuro di tutto e si dedicò alla caccia col fratello maggiore, Bradley. Dopo alcuni anni lui morì, attaccato alle spalle da un vampiro durante una caccia e in seguito anche al padre toccò la stessa sorte. Le rimase solo la sorella Emma, di qualche anno più piccola, a cui non raccontò mai niente del suo lavoro, delle cause della morte della madre, del padre e del fratello: doveva proteggerla da tutto questo. Venne anche a sapere della morte di John grazie a Bobby, il più bravo cacciatore che avesse mai conosciuto, un secondo padre per tutti, soprattutto per lei; l'aveva accolta in casa e cresciuta come una figlia, le aveva dato tutto l'amore possibile, come aveva fatto con gli altri due Winchester, e le aveva insegnato a cacciare con più prudenza. La sua adolescenza fu un vero e proprio addestramento con tutti i cacciatori che il signor Singer conosceva, ma grazie a lui divenne un'ottima cacciatrice.

Ma ora un gran dubbio la tormentava: Dean e Sam non erano morti?
Una volta sistemate le ferite, tutti e tre tornarono in città e si recarono in uno dei soliti locali in cui si mangiava abbastanza bene a poco prezzo. Pranzarono insieme ricordando alcuni episodi di quando trascorrevano interi pomeriggi a giocare e scherzare. Dean le raccontò di Castiel e lei rimase sbalordita: passare da demoni ad angeli è troppo, anche per un cacciatore. Parlarono anche di Emma, che intanto si era sposata con uno di nome Steve e del loro bambino di 2 anni, Kevin. Durante il pranzo, ai tre sembrò di essere tornati indietro nel tempo, anche se guardandosi potevano scorgere il passare degli anni e le sofferenze che tutti e tre avevano sulle spalle, anche se cercavano di andare sempre avanti e di ignorare le difficoltà del loro lavoro, perché ormai quella era la loro vita.
Alla fine del pranzo si salutarono e partirono; non si rividero fino al giorno in cui i Winchester e le Harvelle, altre due bravissime cacciatrici, si trovarono in difficoltà. Chiamarono Bobby che la avvertì e lei li aiutò a fermare Guerra, uno dei 4 Cavalieri dell'Apocalisse. Alla fine dello scontro, ogni cacciatore prese la propria strada e sul luogo rimasero solo Lachelle e Dean. Sam aveva appena litigato con lui e aveva deciso di proseguire da solo per la propria strada, lasciando il fratello da solo, con l'anello di Guerra e l'imminente Apocalisse da fermare.

Colorado

Seduto con le braccia incrociate su un tavolo poco distante dalla sua Chevy Impala del 67, Dean fissò il punto in cui aveva visto il fratello scomparire a bordo di un'auto che non era loro.  
« Va tutto bene? » gli chiese Lachelle, avvicinandosi e strofinandosi gli occhi stanchi. Il cacciatore non aveva voglia di parlare, ma non volle sembrare scortese e si costrinse a rispondere.
« Si, tutto bene? » Lachelle annuì, accennando ad un sorriso.
Non facevano altro che cercare di nascondersi il più possibile, ma entrambi sentivano il bisogno di essere ascoltati.
« E adesso che farai? » gli chiese lei, sedendosi accanto a lui; non voleva intromettersi ma aveva assistito alla conversazione dei due fratelli ed era dispiaciuta per Dean. Lo guardò con la coda degli occhi, per non farsi accorgere, e uno strano brivido le percorse di nuovo la pelle ma ancora una volta il vento non c'entrava nulla.
« Finita una caccia ne comincia un'altra. » le rispose, alzando leggermente le spalle, senza distogliere lo sguardo dal punto in cui aveva visto prima il fratello.
« Il nostro lavoro non finisce mai. » sentenziò la ragazza, tirando un lungo respiro mentre prendeva a scoccarsi le dita.
« Sicura di stare bene? » le chiese di nuovo Dean. Erano entrambi bravi a mentire, su questo non c'era dubbio, e la loro specialità era quella di cambiare subito discorso.
« Quante possibilità c'erano di incontrarci di nuovo? » non sapeva perché continuasse a trovare un pretesto per parlare con lui, ma le veniva spontaneo.
« E soprattutto che di nuovo una donna mi salvasse la vita. » scherzò sorridendo, ancora incredulo dell'agilità con cui la donna gli aveva salvato la pelle diverse volte.
« C'è qualcosa che non va? » provò ancora una volta la ragazza, poggiando istintivamente la mano destra sulla sua spalla sinistra.
Perché continuavano a chiedersi come stavano se poi nessuno dei due aveva il coraggio di rispondere seriamente?
« Sto bene, davvero » quella volta però la guardò negli occhi e qualcosa sembrò bloccargli il respiro. « E' solo che vorrei... » cominciò, ma riprese alcuni secondi dopo, a fatica « vorrei liberarmi da tutto quello che so, da tutto quello che ho visto. Vorrei fingere che tutto vada bene e non pensare al passato, ma puoi fingere quanto vuoi, prima o poi sarai costretto ad affrontare la realtà. ».
Lachelle non disse nulla ed aspettò che continuasse a sfogarsi.
« Vorrei che fosse tutto un sogno, svegliarmi e vedere che Sam non se n'è andato, che io non sono mai stato all'inferno, che mamma e papà non sono morti e siamo una famiglia felice. » concluse tutto d'un fiato; gli occhi di quella donna lo facevano sentire sicuro, protetto e non poteva mentirle. Si sentì finalmente libero, come se parlare di quello che provava avesse reso quei pensieri meno pesanti da sopportare.
« Vorrei tanto riuscirci anche io, ma non c'è nulla che possiamo fare. » cercò di confortarlo lei, ma sapeva che non bastavano le parole a far dimenticare un dolore tanto grande.
Perché si guardavano ancora fissi negli occhi? Erano come una cura al dolore che entrambi avevano dentro, come una forza che annientava la loro corazza. Dean non faceva altro che parlare di quello che sentiva e Lachelle non fingeva che tutto andasse bene; per la prima volta avevano lasciato che il loro lato sensibile prendesse la meglio. Lui le raccontò tutto quello che aveva visto e fatto all'inferno, cosa che forse non avrebbe mai fatto neanche con Sam; gli scese persino una lacrima e lei lo abbracciò affettuosamente, come forse non avrebbe mai fatto con Emma e Bradley.

« Che ne dici se io te cacciassimo per un po' insieme? » le propose alzandosi e dirigendosi verso la portiera dell'Impala.
La donna sorrise, lo guardò dirigersi verso l'auto e seguì ogni suo passo con lo sguardo.
« D'accordo. Se ricordo bene, hai buon gusto tu. » acconsentì e lo raggiunse.
Quel "per un po' " non durò solo un po', e Lachelle non prese il posto di Sam; quando fecero pace, il minore riprese il proprio posto accanto al fratello, ma intanto la cacciatrice era diventata una di loro e i sediolini posteriori dell'Impala trovarono qualcuno che li riscaldasse durante i lunghi viaggi dei cacciatori.
Da quel giorno affrontarono tutto insieme, come una famiglia; il problema di uno diventava di tutti e con gli anni impararono che ognuno aveva bisogno degli altri due e a loro affidava la propria vita. L'esistenza di un cacciatore è sempre in bilico; ogni istante può essere l'ultimo, ogni covo una tomba, ogni mostro un assassino, ogni problema un pericolo mortale, per questo la loro fu una vita molto più intensa di quelle comuni, e si conoscevano benissimo, come se avessero sempre lavorato insieme.
Insieme con Castiel erano una famiglia, avrebbero potuto fare una vita normale ma si accontentavano di quello che avevano e di salvare il mondo, all'insaputa di tutti, a loro rischi e pericoli. La loro non era una famiglia normale ed erano fieri che non lo fosse: non c'era nulla di male nella normalità, ma avrebbero scelto sempre e comunque la loro famiglia.

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Capitolo 2
*** La chiave di Lucifero ***


2-La chiave di Lucifero

Nevada, Stati Uniti

Le luci del pub erano poco luminose, l'atmosfera tranquilla e la musica molto rilassante. Lachelle si era quasi addormentata con la testa sul tavolo quando Sam la riportò bruscamente alla realtà con la propria voce.
« E se si trattasse di un Tulpa? » ipotizzò lui sbucando con i lunghi capelli da dietro il pc, continuando un discorso che lei aveva seguito solo per metà.
« Un cooosa? » chiese lei sbadigliando e strofinandosi gli occhi. Le luci blu a neon davano fastidio agli occhi assonnati, che a stento riuscivano a distinguere gruppi di persone sedute intorno ai tavoli; alcune mangiavano, altre si baciavano ed altre litigavano animatamente, ma le voci erano impercettibili nella confusione.
« Un Tulpa. E' una forma di pensiero Tibetana che prende vita grazie ai pensieri delle persone. » cominciò a spiegare Sam.
« Devo aver letto una cosa del genere. » ricordò lei, stirandosi le braccia. « Potrebbe trattarsi di questo, le caratteristiche coincidono. » riprese distrattamente; aveva l'aria assente e cercava ovunque Dean con lo sguardo, ma non sembrava vederne neanche l'ombra.
« Su questo ci siamo, ma avremmo notato un simbolo Tibetano in una chiesa » continuò serio Sam, cercando di ottenere l'attenzione di Lachelle, ma dopo diversi tentativi si rese conto che era inutile.
« Certo, ma dove si è cacciato Dean? » Lachelle lo guardò pensierosa. Cercava di mascherare la preoccupazione ma non le riusciva tanto bene.
« Sarà da qualche parte con la ragazza bionda di prima, suppongo. » azzardò voltandosi per cercare il volto del fratello.
« Quella mezza bionda, mezza castana? » sbottò. « Che tipo, era necessario disturbare Dean? » fece di tutto per mantenere un tono distaccato e per far passare inosservato il fatto che stesse torturando un tovagliolo, ma nelle sue parole si coglieva quel po' di gelosia che aveva sempre cercato di nascondere.
« Non credo che a Dean abbia dato molto fastidio. Ad ogni modo sarebbe andato lui a disturbare lei. » le fece notare Sam mentre spegneva il pc.
La guardava e sorrideva; erano anni che la immaginava con suo fratello e l'idea per la verità gli piaceva e anche molto, sapeva che Lachelle era perdutamente innamorata di lui, qualche volta ne avevano anche parlato, ma avrebbe voluto evitare di farla soffrire. Non sapeva se Dean ricambiava, soprattutto se avesse mai potuto accettare questa cosa, poi i due si azzuffavano un minuto prima e quello successivo erano amici per la pelle. Non aveva mai visto due persone più testarde e chiuse di loro, ma l'idea di loro due insieme continuava a piacergli.
« Perché mi fissi? » chiese lei costringendosi a smettere di pensare a Dean.
Il Winchester minore rispose scrollando le spalle, in modo evasivo con un « No, niente. ».
Dopo circa dieci minuti arrivarono Dean e la ragazza bionda, probabilmente ubriachi. Era alta e formosa, elegante e molto carina ma Lachelle non faceva altro che guardarla accigliata e trovarle dei difetti.
« Io e Allison andiamo, ci vediamo alla Prima di domani sera. » fece loro un occhiolino ed uscì barcollando dal locale, accompagnato dalla ragazza bionda.
« E' ubriaco o sta impersonando un regista? » tirò ad indovinare Sam quando furono usciti.
Lachelle alzò le spalle mentre con espressione vuota guardava Dean andare via. Trascorsero ancora un po' di tempo al pub, poi tornarono nella stanza del motel dove alloggiavano e dov'erano sparsi vestiti ovunque, sulle sedie e sui letti, partendo dal corridoio fino alla porta accanto alla loro.
« Dobbiamo capire ancora cos'è che alimenta la storia. Magari qualche volantino. » ipotizzò lei entrando e appoggiando il pc sul tavolino poco distante dal divano, scuro come le pareti e il pavimento, che creavano un'atmosfera poco invitante, ma erano abituati a dormire in squallide camere come quella.
« Ci sono volantini nelle chiese? » domandò Sam, mentre nascondeva gli abiti femminili che trovò sul pavimento; non erano della cacciatrice quindi non potevano che essere della ragazza che Dean aveva rimorchiato quella sera, e decise di nasconderli per non far stare in pena Lachelle. « Non lo so, forse qualche cartellone o magari nella scuola accanto. » suggerì lui.
« Non ne ho idea. » ammise lei, alzando le spalle mentre buttava su un lato del letto alla sua destra la giacca che aveva appena tolto.
« Ma abbiamo sentito la maggior parte delle persone dire che la leggenda parla di questo mostro nella chiesa, dobbiamo cercare lì. » programmò Sam per il giorno successivo. La luce di quella stanza, ancora più bassa di quella del locale, conciliava facilmente il sonno.
« Si ma nella chiesa gli spiriti malvagi non possono entrare. E' terra consacrata quindi infesta il luogo più vicino ad essa, la scuola. » concluse lei, che non aveva più voglia di parlare del caso; voleva solo dormire, tuffarsi nel mare morbido di lenzuola e fare un lungo sogno dove non esistevano ragazze bionde ed eleganti.
« Ma se non sappiamo come fa a cambiare, come lo rendiamo vulnerabile? » chiese lui sdraiandosi sul suo letto. « Lachelle?Ci sei? » cercò di richiamare la sua attenzione ma lei continuava a sistemare il letto e gli zaini e a rispondere distrattamente per non pensare a Dean.
« Cosa? Si, scusa. È solo che mi danno fastidio le urla di quella Allison, sembra una gallina » rispose frettolosamente, sedendosi accanto a lui.
In realtà le davano fastidio tutte le ragazze che Dean portava a letto e dalla stanza accanto non si sentiva nessun suono; era solo gelosa e Sam lo sapeva benissimo, era il suo migliore amico e la conosceva fin troppo bene.
« Non c'entra niente il fatto che lì con lei ci sia Dean? » le chiese, allungando le braccia per spingersi in avanti e mettersi a sedere.
Lachelle non era molto alta ma seduta accanto a lui diventava piccolissima.
« No no, che c'entra Dean? Io vado a dormire, ci pensiamo domani al Mutaforma. » rispose evasiva prima di alzarsi.
« E' un Tulpa. » la corresse Sam.
La guardò mentre si alzava dal letto, la afferrò per un braccio e la costrinse a sedersi di nuovo per stringerla in un forte abbraccio. Lei si lasciò consolare da quel calore rassicurante fino a che non si addormentò accanto a lui.

Il giorno dopo furono svegliati da un irruzione di Castiel nella loro stanza, inondata da un profumo di cornetti caldi e dalla luce del sole, che le donava un aspetto più accogliente.
« Ciao ragazzi. » si annunciò l'angelo, che li osservava dall'alto con i suoi occhi azzurri. « Mi dispiace svegliarvi così ma è una cosa di vitale importanza. » proseguì senza aspettare che i Winchester si svegliassero del tutto. Le loro palpebre faticarono ad alzarsi e non erano ancora pronti a lasciare il letto caldo e comodo che ormai aveva preso la loro forma. Lachelle si era addormentata accanto a Sam mentre Dean si era addormentato sull'altro letto, una volta tornato in camera di primo mattino.
« C'è una cosa che vorrei prendeste per me. E' nascosta ad angeli e demoni. » iniziò a spiegare, facendo grandi passi per la stanza.« Non possiamo vederla se non sappiamo esattamente dove si trova. » continuò frettoloso come al solito.
« E se non puoi dirci dov'è, come la troviamo? » gli chiese Dean, aggrottando lievemente le sopracciglia mentre si sistemava i capelli.
« Vi dirò io dove si trova. Ci vediamo tra 10 minuti. » rispose prima di sparire in un battito di ciglia, come al solito.
« Non per essere scettici, ci mancherebbe altro col nostro lavoro, ma certe cose proprio non le capisco. » disse l'uomo alto tirando a pugni con la cacciatrice scherzosamente.« Se sa dov'è, perché non la vede? » concluse, facendo gli altri partecipi della sua perplessità ed alzandosi per prendere uno dei cornetti dalla busta che Dean aveva portato tornando in camera loro quella mattina.
Il Winchester maggiore avvertì come una stretta allo stomaco nel vedere il fratello giocare con Lachelle, ma lasciò correre questa sensazione dicendosi che non era nulla. Vederli insieme gli faceva uno strano effetto ma si costrinse a pensare che non significa niente, che non fosse, perché non ne aveva alcun motivo. Soprattutto perché Lachelle non stava con Sam.
« Però poteva almeno svegliarci più tardi, sono le 5 del mattino. Io non ci vedo neanche a quest'ora. » si lamentò la Winchester, che ora era appoggiata alla spalliera del letto e mangiava il suo cornetto.
« Gli voglio bene ma certe volte lo ucciderei. » riprese Dean, lasciandosi di nuovo cadere con la schiena sul letto morbido ed accogliente.

E come in tutte le faccende che riguardano Castiel, anche questa non filò proprio liscia. Li condusse in una specie di montagna, simile ad un vulcano e conoscendolo non si sarebbero sorpresi che lo fosse stato per davvero, ma preferirono non saperlo; speravano solo che almeno l'angelo si ricordasse che gli esseri umani di solito non "vanno in gita" al centro di un vulcano.
« Avverto la sua presenza. Si trova qui, vedete niente? » chiese Castiel guardandosi intorno.
Era un posto strano, circolare e luminoso, impossibile da identificare; era come una specie di tomba a tholos micenea, con pietre scure che ricoprivano il vasto strato di montagna, a sua volta ricoperto da una ricca vegetazione. Era come un misto di diverse realtà naturali che insieme creavano un paesaggio spettacolare e misterioso.
« Vedo un cuscino, ma credo di essermelo immaginato. » ironizzò Dean tra uno sbuffo e uno sbadiglio.
Lachelle rise ma distolse subito lo sguardo da lui.
« E' una chiave. È stata nascosta qui in tempi remoti. La composizione chimica dell'aria di questo luogo fa in modo tale che assuma il colore degli occhi di chi la guarda per primo. La forma è quella di uno scettro. » continuò a raccontare Castiel, cercando di dare quante più informazioni possibili; ci teneva davvero ad avere quella chiave, almeno avrebbe dimostrato di valere qualcosa, avrebbe potuto rimediare a tutti i suoi sbagli.
« Forse si è spostata? » ipotizzò ancora Dean, stanco dopo quaranta minuti di ricerca senza risultato.
« E' impossibile che si muova. » lo rimproverò l'angelo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ma certo! Che cretino, mi sono fatto prendere dalla fantasia, avevo dimenticato che questa è la vita reale. » fece lui.
Con un movimento veloce del capo diede uno sguardo a Lachelle per poi rendersi conto che era di nuovo riuscita a farla ridere; non sapeva perché lo faceva ma amava il suo sorriso, gli rendeva il cuore più leggero, lo faceva stare bene.
« L'ho vista. » urlò improvvisamente la cacciatrice.
Avanti a lei c'era una chiave dalle dimensioni molto grandi e di un verde intenso, come quello degli occhi di Dean; era sicura che fosse stato il primo a vederla perché quel verde era proprio quello dei suoi occhi. L'istinto le suggeriva di prendere quella chiave per sé, per poter guardare per ore il colore smeraldo degli occhi di Dean senza doverlo fissare e farsi scoprire, ma si costrinse a prenderla e ad avvicinarsi all'angelo per porgergliela. Non fece in tempo a consegnarla, però, che furono subito tutti e quattro circondati da quello che sembrava un esercito di demoni contro uno di angeli.
« Non di nuovo, non vogliamo assistere ad un'altra guerra tra supereroi con le loro armi magic....Hei! » sbraitò Dean.
Abbassò la testa per schivare un masso di pietra lanciato da un demone contro un angelo.
« Prendete la chiave e andiamocene. » ordinò Castiel, ma un altro angelo attirò la sua attenzione.
« Levati di mezzo, stupido angelo. » gli gridò uno di questi con arroganza.
Era grassoccio e aveva il viso contratto in una smorfia di pura malvagità.
« Bene, potete rimandare a dopo le conversazioni di famiglia?Consegnateci la chiave. » ordinò uno dei demoni sempre col tono arrogante, ma lui non sembrava malvagio, il che era anche più inquietante visto che lui era un demone e quello che sembrava malvagio era un angelo.
I demoni erano troppi per quattro di loro, per non contare il fatto che avevano anche gli angeli da combattere. "Che paradosso. E che schifo, anche gli angeli ci si mettono." pensò Lachelle, che neanche nei momenti più difficili sapeva mantenere la concentrazione. Lanciò la chiave a Dean in silenzio e gli chiese di far finta di darla a Sam per poi scappare, lui non capì bene le sue intenzioni ma si fidava di lei e così fece. Mentre Lachelle e Sam cercavano di sopravvivere ad un lungo dibattito tra i due eserciti, Castiel portò Dean e la chiave al sicuro, nella loro stanza del motel, poi tornò a prendere anche loro due.

« Non capisco perché perdono tempo a parlare invece di fare i fatti. La cosa è positiva per noi, ma si può essere così stupidi? » chiese lei mentre sistemava in fretta le loro cose; l'angelo li aveva riportati tutti nella loro stanza, in Nevada. Senza preoccuparsi di curare le ferite rimediate nel duello, sistemarono i loro zaini e si prepararono a mettersi in viaggio, come aveva detto loro Cass.
« Aspetta, devi dirci qualcosa. Non fare come sempre che sparisci e torni dopo secoli. » lo supplicò Lachelle in tono deciso sulla soglia della porta; era stufa di quella situazione, di viaggiare sempre con un'incognita, verso una meta indefinita ed era stufa anche di non avere un rapporto di dialogo con l'angelo.
« Non ho tempo e voi dovete andare. » rispose lui ma la determinazione della donna lo costrinse a continuare. « E' una chiave che serve a riaprire la gabbia di Lucifero, dal momento in cui i 4 anelli sono andati distrutti. Ma ora correte. » li esortò.
« E perché abbiamo trovato una cosa del genere? » chiese sconvolto Sam mentre nascondeva la chiave nello zaino ai piedi del letto.
« Tutto il paradiso è in confusione per cercarla. » spiegò lui frettoloso.
« Da quando ti sei messo a fare il bravo soldatino, Cass? » lo rimproverò Dean, guardandolo accigliato e deluso, mentre cercava le chiavi dell'Impala.
« Non sto facendo il bravo soldatino, Dean. Ve l'ho detto dovete andare. » l'angelo sembrava ansioso di andare via, ma poi continuò a spiegare, percorrendo a grandi passi la stanza. « Voglio solo rimediare a tutti gli errori che ho fatto. » confessò sperando che potessero capirlo, ma non se lo aspettava davvero.
« Trovando la chiave che scatenerà di nuovo l'Apocalisse?Bel modo di rimediare! » lo rimbeccò Dean.
« In Paradiso si dice che Dio sia tornato e i superiori dicono che la vuole, vuole questa chiave e io... »si interruppe di colpo quando si rese conto di essersi sbilanciato più del dovuto. « Ora andate. » li incoraggiò prima di scomparire.
Non avevano tempo e dovevano andare via, in fuga da qualcosa o qualcuno per proteggere una cosa che avrebbe di nuovo portato l'Apocalisse o chissà che cosa sulla Terra. I sigilli enochiani li avrebbero protetti per un po' di giorni, così sistemarono la faccenda del Tulpa e partirono senza una meta, aspettando una nuova apparizione di Castiel:ormai ci avevano fatto l'abitudine. 

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Capitolo 3
*** Sei tu, Cass? ***


3-Sei tu, Cass?

Las Vegas, Nevada, Stati Uniti

La pioggia picchiettava lievemente sul tetto dell'Impala, un vento freddo entrava dai finestrini leggermente socchiusi: ottobre stava lentamente lasciando il posto a novembre. Il cielo strabordava di nuvole e minacciava di trasformare la pioggia in tempesta da un momento all'altro, i monti e le terre aride e brune si allontanavano man mano che l'Impala lasciava la periferia per entrare nel centro della città. Sam si era addormentato con le braccia penzolanti e la testa appoggiata sul cruscotto, Lachelle, seduta sui sedili posteriori, urtava il finestrino con la testa di tanto in tanto ma i suoi folti capelli ricci attutivano le botte, e Dean guidava ascoltando la sua musica a basso volume. Quando spense il motore però gli altri due Winchester si svegliarono di botto.
« Dove siamo? » chiese Sam sbadigliando, ancora a metà strada tra il mondo dei sogni e quello reale.
« Las Vegas! » annunciò fiero il fratello maggiore, con un grande sorriso stampato sulle labbra.
« Las Vegas? » ripeté incredulo Sam.
Erano nel mezzo di un imminente battaglia tra angeli e demoni, non era certo il momento migliore per andare a divertirsi, ma Dean era stanco, aveva guidato per sei ore di fila e voleva un po' di svago.
« Sei diventato sordo per caso?Las Vegas. E' da tanto tempo che non ci prendiamo una pausa, ho bisogno di rilassarmi. ».
« Con tutto il rispetto per i tuoi bisogni, Dean, » intervenne la donna, seduta sui sedili posteriori. « ma abbiamo un esercito di angeli e uno di demoni che ci seguono. Scusa, ma la vedo una grande stronzata. » concluse francamente. « E non rispondere "vedila come ti pare" che mi arrabbio davvero. » aggiunse leggendo l'espressione incredula di Dean.
La stava osservando dallo specchietto retrovisore, ma alle sue ultime parole si girò di scatto e la guardò negli occhi. Sapeva perfettamente come avrebbe risposto perché lo conosceva bene o c'era qualcosa di più? Cercò di riprendere il controllo dei muscoli facciali e si costrinse a nascondere quello sguardo sorpreso.
« Non sappiamo cosa dobbiamo fare, quindi ho pensato che... » cominciò ma lei lo anticipò.
« Hai pensato di aspettare che ci raggiungano? Bene, così ci uccidono e fine della storia. » sbuffò incrociando le braccia sotto il petto ed espirando col naso rumorosamente per fargli notare il nervosismo.
« E cosa dovremmo fare, allora? Aspettare che Castiel si faccia vivo e nel frattempo continuare ad andare avanti senza sapere dove? » sbottò lui alzando la voce, senza smettere di guardarla in quegli occhi scuri.
La prima volta che li aveva visti avrebbe potuto scambiarli per quelli di un demone se solo fossero stati più grandi, però li adorava; nonostante fossero così scuri erano trasparenti, non riuscivano a nascondere niente e al sole diventavano più chiari.
« Ma se è quello che facciamo da una vita. » stavolta fu lei a urlargli contro, spostando lo sguardo; le piaceva quando Dean la guardava ma non riusciva a trattenersi dal diventare rossa in volto. « Dean, noi non sappiamo niente ancora di questa storia, come al solito siamo nel mezzo di una nuova guerra e non sappiamo chi è dalla nostra parte, contro chi stiamo lottando e per che cosa. » riprese più calma ma si interruppe subito; aveva i nervi fuori controllo dalla paura di perdere di nuovo le persone a lei più care.
Scese dall'auto e dopo qualche minuto Dean la raggiunse. Nessuno dei due parlava. Andavano molto d'accordo e quei silenzi tra loro non erano tanto frequenti, ma neanche tanto rari e comunque subito facevano pace, festeggiando con una torta che uno dei due comprava; spesso capitava che per farsi perdonare la comprassero entrambi, si ritrovavano con due torte a cioccolata e ridevano come bambini. I loro litigi quindi erano di un silenzio così rumoroso che né i discorsi di Sam, né le canzoni di Dean a tutto volume riuscivano a superare. Lui li guardava dal finestrino senza dire una parola; sapeva che anche se stavano litigando gli sarebbero andati contro insieme, rispondendolo male, così tornò a riposarsi gli occhi aspettando che si calmassero.
« Se vuoi possiamo rimetterci in viaggio, non importa. » cominciò Dean, appoggiato al finestrino dell'auto mentre si guardava intorno e sentiva il vento passare attraverso il giubbotto e gelargli le braccia.
Lachelle non rispose, così le si avvicinò piano, per evitare una reazione negativa da parte sua.
« Va tutto bene? » le chiese.
Lei si girò di scatto e lo abbracciò, respirando avidamente il suo profumo, lo stesso che lasciava sui suoi vestiti.
« Scusa, non è colpa tua, ho solo paura che succeda qualche altra cosa. Tutte le volte che c'è Castiel ci succede qualcosa. » cominciò lei. « Io non sono pronta a seppellirvi per l'ennesima volta e non c'è neanche Bobby...e non sai quanto mi manca. » gli confessò.
Quelle parole la facevano sentire peggio, perché davvero non era pronta a lasciarli andare di nuovo e senza Bobby non era sicura di riuscire a riprendersi.
« Lo so, manca tanto anche a me. » ammise anche lui e lei si strinse ancora più forte al collo, lasciandogli poco spazio per respirare, ma la cosa non gli dava affatto fastidio, anzi gli piaceva moltissimo.
« Se una persona qualunque pensa ad un angelo si sente protetta, si sente dire che veglia su di lei ma qui siamo noi che vegliamo sull'angelo. Facciamo tutto quello che ci dice, e da premettere che ci dice poche frasi, incomplete e senza senso. » disse a malincuore, ma entrambi sapevano che aveva ragione. « Metà del tempo non sa che sta facendo, è capace di preparare un esercito e decidere di lasciar perdere la notte prima della battaglia. E' un enigma continuo che si conclude sempre con la morte di uno di noi, o quasi. » continuò mentre Dean si perdeva tra i suoi capelli ricci e scuri quasi quanto gli occhi, ma ascoltò ogni singola parola. « Io gli voglio bene ma vorrei che fosse più presente, che apprezzasse quello che facciamo. » continuò a sfogarsi.
Anche questo era vero e Dean lo sapeva. Sentì dei rumori di foglie spezzate e guardò tra i pochi alberi alle loro spalle, in cerca della fonte del suono; qualche chilometro più a destra cominciava la città, da dove proveniva un grosso vociare, quindi pensò di essersi impressionato. Lachelle notò il suo volto teso, gli occhi verde smeraldo muoversi velocemente per cercare qualcosa.
« Che succede? » gli chiese con voce sorprendentemente dolce, tanto da far meravigliare entrambi.
« Non lo so, saliamo in macchina. » disse, sentendo ancora foglie spezzarsi. « Su, forza sali. » la esortò, col cuore che batteva veloce per la paura che qualcuno li stesse inseguendo e per il dispiacere di dover lasciar perdere un momento così bello. "Non so cosa sei, ma hai rovinato un momento così bello come pochi, fottuto essere" pensò Dean salendo in macchina. "Calmati un attimo: un momento così bello? Certo, ho consolato un'amica" l'uomo tornò sui propri passi, cercando di convincersi a spostare i pensieri su altro.
« C'è qualcuno che ci osserva, sono sicuro. » annunciò mettendo in moto e partendo a gran velocità.
Si rese conto che in fondo avevano ragione, andare a Las Vegas non era stata una buona idea, ma in compenso si sarebbe perso quel meraviglioso abbraccio "da amici".

Arizona, Stati Uniti

Dopo altre 8 ore di viaggio arrivarono in Arizona, dove fecero benzina e si fermarono a mangiare qualcosa in uno dei soliti autogrill. L'Arizona City non era un grande spettacolo; una città in cui tutte le case, una ad una grande distanza dall'altra, non erano molto alte, l'orizzonte in lontananza sembrava mostrare un mondo vuoto e privo di palazzi, alberi diversi piantati a caso su marciapiedi bassi, un camper di tanto in tanto e qualche coppia di ragazzini che si riparava dal freddo. L'autogrill era un edificio a pianta rettangolare dipinto di un bianco e rosa chiari, come la maggior parte delle ville intorno, e di fianco c'era un piccolo parcheggio con poche macchine in cui troneggiava imponente la Chevy del 67.
Sam andò in bagno mentre Lachelle e Dean restarono ancora a tavola a discutere sul dolce. A vederli da fuori sembravano fidanzati, si prendevano in giro, si imboccavano, si lanciavano le cose e stavano sempre ad una distanza minima uno dall'altra; c'era una tale intimità tra loro che a volte sembrava che stessero per baciarsi, ma in realtà erano solo molto vicini. Dopo circa 5 minuti squillò il cellulare di Dean: era Sam.
« A che cosa serve telefonarsi così? » chiese lui guardando Lachelle, che gli rispose con un sorriso.
« Dai rispondi, forse è importante. » suggerì, mangiando il pezzo di torta rimasto nel piatto di Dean.
« Cos'è successo, Sammy? » rispose al cellulare guardando il pezzo volargli sotto il naso e Lachelle cominciò a ridere.
« Dean, sono in bagno. Ho bisogno di un piccolo aiuto. Sbrigatevi. » rispose il fratello minore.
Dean mise il vivavoce, così quando gli rispose « Sam, a quest'età avresti dovuto imparare a gestire questo genere di cose. », Lachelle si sentì mancare l'aria dalle risate che non riusciva a controllare. La situazione precipitò quando il cellulare restò in linea e non si sentì più la voce di Sam ma quella di una donna gridare, poi porte sbattere, finestre rompersi e poi altre urla.
« Sam?SAAM? » Dean era spaventato per il fratello.
Si alzò di scatto e lasciò cadere il cellulare sul tavolo. Corse subito in bagno seguito da Lachelle, dove trovarono vetri frantumati e sangue schizzato su tutta la superficie del pavimento.
Arrivarono giusto in tempo per vedere i canini di 3 vampiri che attaccavano Sam e una ragazza bruna; aveva un corpo esile e il volto spaventato, indossava una maglia azzurra sotto una giacca nera di pelle come i pantaloni e le scarpe col tacco abbinate alla borsa, che teneva pronta come fosse un'arma. "Il genere di ragazza che non sarò mai. Ma come fanno a camminare su queste scarpe?E come lo trovano il tempo di sistemarsi sempre i capelli?Che palle però a portare le borse sempre dietro" pensò Lachelle, di nuovo distratta.
La donna era spaventata, si stringeva dietro la schiena di Sam e si copriva il viso con le mani per non guardare lo spettacolo nauseante che invece ai Winchester non faceva alcun effetto, se non schifo per il sangue che dovevano pulire dai loro vestiti. Tagliate le teste ai vampiri, la ragazza continuava a stringersi forte a Sam ancora ansimante per lo spavento.
« Caroline, va tutto bene adesso. » cercò di tranquillizzarla Sam.
La portò accanto al lavandino per pulirle le braccia ricoperte di sangue. « Ci penso io alle ferite. » disse mentre questa si tranquillizzava.

Dean e Lachelle uscirono dal bagno per lasciarli soli e ripresero a mangiare, poi dopo un po' si diressero fuori ad aspettare Sam. Si sedettero su una panchina di ferro verde, alle spalle dell'autogrill, a guardare una bambina che saltellava tra le mani del padre e la madre. Lachelle provò l'irresistibile impulso di toccare la mano di Dean, ma riuscì a controllarsi.
« Solo questa mattina avevo perso ogni speranza, ogni motivazione e ora, a vedere il viso di quella ragazza, felice di essere ancora viva, mi sento meglio. » annunciò lei, poggiando la testa sulla spalla di Dean; quella volta non era riuscita a mantenere lo stesso autocontrollo di sempre.
« E' uno dei pochi lati positivi del nostro lavoro. » concordò lui. « Le persone hanno bisogno di noi per essere salvate e noi di loro per dare un senso a tutto quello che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare. La tradizione di famiglia, no? » le rispose accarezzandole i capelli; anche lui faceva un duro lavoro di autocontrollo quando era vicino a lei, ma non voleva ammetterlo a sé stesso. Si diceva che così era e così doveva essere perché era normale. Sorridevano guardando le loro ombre a terra, unite per un gioco ottenuto dal riflesso del sole, unite come se fossero una sola cosa. Lachelle cominciò poi a ridere di nuovo, con quella risata contagiosa che Dean tanto amava.
« Da quanto tempo ti sono spuntate le ali? » gli chiese divertita, indicando a terra col dito.
« Cosa? » chiese Dean stupito, mentre guardava la propria ombra.
Dalle spalle prendevano vita delle ali che arrivavano fino alla spalla di Lachelle seduta accanto a lui. « Castiel! » gridò, sapendo già che l'angelo li stava silenziosamente facendo compagnia da un po'.
« Ciao Dean. Ciao, Lachelle. » li salutò lui col solito tono vago e pacato.
« Ciao Castiel. » gli rispose lei, dopo che Dean le fece l'occhiolino; non era tanto d'accordo ma quel gesto di Dean bastò a farle cambiare idea.
« Sono davvero molto dispiaciuto. Non meritate questo e vi voglio chiedere scusa. » li sorprese l'angelo.
Stava venendo loro il torcicollo per girarsi dietro a guardarlo, ancora molto sorpresi dal suo comportamento.
« Per cosa? » chiese Lachelle, sperando che non avesse sentito quello che la mattina aveva confessato a Dean in un momento di rabbia e sconforto, ma temeva di averlo ferito.
« Io voglio comportarmi da amico, voi siete miei amici, gli unici che non mi hanno mai tradito e io non vi dimostro mai quanto vi apprezzo. Vi metto in pericolo, fate di tutto per me e io non vi sono mai riconoscente. » continuò lui senza cambiare il tono tranquillo e sicuro.
Lachelle prima lo guardò seria, poi gli mostrò un grande sorriso.
« Allora, cosa ne facciamo di questa chiave? » gli chiese.
« Dovete distruggerla...e anche io devo. Dobbiamo. » si corresse. « Non è stato un bene trovarla, c'è qualcosa che non va in Paradiso di recente. » spiegò sedendosi tra loro due e sistemandosi il trench.
« Solo di recente? » ironizzò Dean, ma Castiel lo guardò serio.
« Le cose sono peggiorate, Dean. Ci arrivano ordini strani. Io non mi fido. » confessò l'angelo.
« Come la distruggiamo? » chiese Lachelle guardandolo, ma lui aveva un'espressione che faceva intendere che quello era un dettaglio che avrebbero dovuto scoprire da soli.
« Non lo so ancora, dobbiamo cercare informazioni. Direi di metterci in viaggio. » suggerì Castiel alzandosi dalla panchina.
« Dove vuoi che ci incontriamo? » chiese Dean anticipando la questione del viaggio con Castiel, per evitare di farsi teletrasportare.
« Ci andiamo insieme. » rispose lui, ma Dean si alzò di scatto e si allontanò di qualche centimetro.
« Scordatelo Castiel, non sono pronto per un altro teletrasporto angelico, non mi va di avere di nuovo problemi di stomaco per giorni. » sbottò.
« Ci andiamo insieme in macchina. » replicò quello col trench.
« Sei sicuro di essere Castiel? » gli chiesero all'unisono. « Sei così strano oggi. ».
Dean e Lachelle si guardarono e poi osservarono ancora Cass sospettosi. Venne loro spontaneo gridare "Christus", anche se era una cosa stupida, ma fu come un riflesso. Cass li guardò, inclinando la testa sul lato destro e inarcando leggermente le sopracciglia.
Era proprio lui.

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Capitolo 4
*** Le Cronache di Rocone ***


4-Le Cronache di Rocone

New Messico

Dopo aver dato un passaggio a Caroline, i ragazzi viaggiarono per circa nove ore di seguito, arrivando verso sera nel New Messico. Prenotarono una camera al Jackson Motel e cominciarono a cercare informazioni sulla Chiave di Lucifero. Lachelle andò a comprare dei panini insieme con Sam e quando tornarono trovarono Castiel che litigava animatamente con la tastiera del computer, ordinandogli di "smetterla di prendersi gioco di un essere superiore" e prendendo a pugni il mouse. Era una di quelle scene da assistere fino all'ultimo secondo, da nascondersi dietro la porta e filmarla per portarne per sempre il ricordo.
Sam andò in suo aiuto per cercare di calmarlo e Lachelle si diresse in bagno per lavarsi le mani e rinfrescare la faccia, chiuse la porta dietro di sé ma non ebbe neanche il tempo di girarsi che vide Dean uscire dalla doccia, completamente nudo.

« LACHELLE! » gridò imbarazzato.
Non provava mai questa sensazione avanti alle altre donne ma con lei si sentì sprofondare completamente.
« Cavolo, scusa scusa, dovevo bussare prima di entrare. » cercò di scusarsi Lachelle, prontamente.
Neanche lei si era mai sentita arrossire così violentemente, eppure non era di certo la prima volta che vedeva un uomo nudo.
« Colpa mia, dovevo chiudere a chiave. » le rispose, cercando di mostrarsi indifferente e controllato, ma in realtà le parole gli uscivano quasi a caso, senza controllo; stava pensando di nuovo agli effetti che le provocava quella donna, ma non doveva assolutamente farlo.
La situazione era talmente imbarazzante che non sapevano come muoversi, cosa dire, né come guardarsi. Dean non sapeva come coprirsi, non riusciva a muoversi, era come paralizzato, si sentivano come legati da una forza di attrazione magnetica che impediva loro di ragionare. La pelle liscia e bagnata dell'uomo, i suoi pettorali scolpiti e quel fisico perfetto stavano mandando in fumo il cervello della giovane Winchester, che temeva di non riuscire a contenersi questa volta. Per fortuna però, all'improvviso Sam irruppe nella stanza.
« Dean, non riesco a trovare il caricabatterie del portatile blu, hai per caso visto Lachelle dov... » si interruppe bruscamente. « Oh,scusate. » si affrettò ad aggiungere prima di uscire di soppiatto dalla porta.
L’intrusa pensò di approfittare di quell'attimo di distrazione per seguire Sam ed uscire dalla stanza.
« Nel mio zaino, ora te lo prendo » rispose lei girandosi di spalle.  « Esco anche io. Ho lasciato Cass da solo e mi sa che rompe il pc » disse frettolosamente rivolta a Dean, quasi a giustificarsi, come se fosse colpa di Castiel che non sapeva usare il pc se lei doveva andare via.
Uscì dal bagno e si lasciò cadere a terra, nel breve corridoio che affacciava all'altro lato della stanza, seduta nell'angolo con le ginocchia portate al petto. Il cervello le scoppiava a forza di pensare e sentiva come un fuoco incendiarle il corpo. Una volta uscita dal bagno si sentì più sollevata, ma in fondo ci sarebbe ritornata volentieri. Si alzò e guardò la porta; era ancora in tempo, poteva dirgli che lo amava, forse dal primo momento in cui l’aveva visto ma ancora una volta non trovò il coraggio di farlo e lasciò andare la maniglia.

Castiel, intanto, era sdraiato a pancia in giù sul letto e dormiva col capo chino sul pc: quella era sicuramente un'altra scena da non dimenticare più.
« Ecco spiegato perché gli angeli non dormono mai. » sussurrò Lachelle, pensando a quante volte Castiel aveva avuto loro al proprio fianco, a quante volte avevano lavorato duramente per lui, che invece spariva per settimane senza far sapere loro cosa faceva.
Si lasciò cadere accanto a lui e vide che ogni tanto alzava un po’ le palpebre, poi si voltò su un fianco, cercando di prendere sonno su quel letto tanto morbido ed accogliente.

Quando il giorno dopo si svegliarono, Castiel era di nuovo a lavoro col pc. Sembrava determinato, si era perfino tolto il trench come per prepararsi ad un combattimento. Dean era già sveglio ma non si era mosso dal divano, un braccio penzolava dalla spalliera, dove era appoggiato il mento e fissava Lachelle che fino a poco prima stava dormendo; avrebbe voluto svegliarla lui con un bacio e una carezza sulla guancia, sorridendole e per poi chiederle cos'aveva sognato, e solo al pensiero cominciò a sorridere e ad allontanarsi dalla realtà, poi se ne rese conto e passò a prendere in giro l'angelo.
« Dove hai lasciato la bandana, Rambo? ».
« Non capisco se è un complimento. Chi è Rambo? » chiese col solito tono smarrito.
Era concentrato a capire come fare per trovare delle informazioni sulla chiave, ma qualsiasi cosa facesse si aprivano decine di finestre, ma nessuna di quelle che stava cercando.
« Lascia stare. Trovato niente? » gli chiese alzandosi e raggiungendolo a passo lento a causa delle gambe ancora addormentate.
« Donne nude che strillano mentre fanno loro dei massaggi. » rispose l’angelo guardando il cacciatore ingenuamente.
Il Winchester gli lanciò un’occhiata fulminante e sperò che Lachelle non avesse sentito, ma a lei non sfuggiva quasi mai nulla.
« Come l'uomo della pizza. » aggiunse prima che gli occhi di Dean lo spaventassero. « Mi sono ricordato una cosa: gli altri angeli, quelli che non servono il paradiso, la chiamano Chiave Roconiana. » disse cominciando a digitare "Chiave Roconiana" sulla tastiera.
« Chiave Roconiana? » ripeté Dean, sorridendo a Lachelle, divertito.

Chiave Roconiana.
Secondo la mitologia greca è una chiave che serve a liberare, dalla gabbia in cui è stato rinchiuso, una divinità greca: Rocone. Secondo la leggenda egli era stato ingannato da Lucifero, in accordo con Atena, e rinchiuso in una gabbia. Il suo intento, non appena sarà liberato, sarà quello di uccidere i due che l'hanno ingannato, tutti gli uomini che non hanno rispetto e sottomettere al suo volere tutta l'umanità per amministrare la giustizia.

« Questo non è esatto, » aggiunse Cass, dopo aver letto il risultato della ricerca ad alta voce. « egli non vuole amministrare la giustizia; uccidendo Lucifero assumerà ulteriori poteri e sottometterà al suo volere l'umanità. » spiegò non appena finì di leggere dal pc.
« Dalla padella alla brace. » sentenziò Dean, strofinandosi l'occhio destro con una mano.
« Perché gli angeli e Dio la stanno cercando? E i demoni? » si chiese Castiel amareggiato, fissando il vuoto.
« Non lo so Cass, qualcosa mi dice che lo scopriremo molto presto. » lo rincuorò Dean con una mano sulla spalla, prima che questo continuasse a leggere l’articolo che aveva trovato.

Rocone, una volta liberato, potrà uccidere Lucifero solo trafiggendogli il cuore con una spada, persa nel tempo. Ciò deve avvenire nella montagna dalla quale si pensava cominciasse l'Olimpo.

« Bene, sempre più irreale e impossibile: sembra proprio uno dei nostri casi  » concluse Dean, allungandosi col braccio sull'altro letto per solleticare i piedi della cacciatrice.
Lei cercò di non muoversi per non dargli soddisfazione, ma poi cominciò a ridere sempre più forte e cadde dal letto.
« Va bene, abbiamo affrontato di peggio, no? Dobbiamo solo trovare questa spada per evitare che la trovi qualcun altro, scoprire dove si trova l'Olimpo ed uccidere questo Rocone. Abbiamo già la chiave, siamo già a metà strada. Da quello che mi risulta, questa è la prima volta in cui partiamo così avvantaggiati. » disse lei mentre si rialzava e si sistemava il pigiama.
« Rocone, la chiave, la spada e l’Olimpo. Sembra il continuo delle Cronache di Narnia. » ironizzò Dean per rallegrare l’atmosfera; i film di fantasia non erano tanto il suo genere, ma Lachelle ne andava matta e insieme a lei aveva imparato a guardarli ed apprezzarli, così spesso faceva dei riferimenti solo per attirare la sua attenzione.
« Ma Sam? » chiese lei, gettando uno sguardo al letto vuoto.
« E’ uscito questa mattina, ha detto che doveva vedere quella ragazza. » rispose Dean mentre si infilava la giacca per andare a prendere la colazione.

Trascorsero mezza giornata a mangiare e l'altra mezza a fare teorie su Caroline; secondo quella di Dean, la ragazza era una famosa strega che l'aveva ipnotizzato per potergli tagliare una ciocca dei suoi riccioli d’oro da utilizzare come ingrediente di una pozione, secondo quella di Castiel, aveva bisogno di un cacciatore che la proteggesse, ma Lachelle voleva sperare che nessuno dei due avesse ragione e che al minore dei Winchester qualcosa andasse bene almeno per una volta. Ogni volta che aspettavano di sapere qualcosa di più su quello che dovevano affrontare, trascorrevano sempre dei bei pomeriggi, Castiel si divertiva come non aveva mai fatto e tutti dimenticavano per un po' il loro passato, il loro futuro e loro presente; si sentivano ragazzi normali anche se un po' cresciuti, ma che cercavano di recuperare inconsciamente tutto quello che non avevano fatto da bambini.

Dean stava bene con Lachelle, provava qualcosa per lei ma non voleva ammetterlo a sé stesso. Aveva bisogno di svagare, così si allontanò dalla loro camera mentre Castiel e Lachelle continuavano la lotta di cuscini iniziata poco prima, scese le scale lentamente, ascoltando la risata contagiosa della cacciatrice e andò a prendere qualcosa da bere; non voleva pensare al fatto che stesse pensando troppo a Lachelle ultimamente. Lui non si era mai seriamente innamorato e non poteva certo iniziare ora, non doveva assolutamente.
Incontrò una bella ragazza in un locale; si chiamava Lidya, era sposata con un infermerie di nome Logan e quella sera avevano litigato. Lei l'aveva mollato su due piedi senza dargli più ascolto ed era andata via, ritrovandosi a bere in quel locale e a parlare col cacciatore.
« A chi non è capitato di soffrire per amore?Ma ora basta, non voglio pensarci più. » gli disse lei, alzando un bicchiere di liquore e poi sorrise.
Era un bel sorriso, ma Dean pensò tutto il tempo a quello di Lachelle. La povera ragazza stava soffrendo ed era convinta di poter parlare con lui per trovare conforto, tanto tutti sanno com'è soffrire per amore.
Ma Dean? Dean stava soffrendo per amore? O per la paura di amare? Meritava l'amore? E soprattutto l'amore di una donna speciale come Lachelle?
Erano queste le domande che lo assillavano, quando non pensava a quanto gli piacesse la Winchester, quando non si ritrovava ad immaginare un futuro insieme a lei o quando non faceva di tutto per starle vicino, stringerla a sé e guardarla quando era distratta.
Non voleva tormentarsi ancora con quei pensieri, così continuò a bere, un bicchiere dietro l’altro finché l'alcol non gli fece perdere un po' il controllo, alleggerendolo da tutte quelle domande.

Lidya cominciò a perdere l'equilibrio, così Dean le diede un passaggio fino a casa. Una volta arrivati lì, lei lo baciò e cominciò a spogliarsi ma Dean scattò all'improvviso.
« No,nella mia Impala no! » sbottò istintivamente.
Vide lo sguardo interrogativo della donna e si rese conto che lei non lo conosceva quanto Lachelle; lei avrebbe capito, Lachelle lo conosceva, Lachelle rispettava le sue idee e i suoi modi di fare. Lachelle, Lachelle, di nuovo quella donna dominava i suoi pensieri. Non doveva pensarci più. Scesero dall'auto e seguì la donna fin sotto il portone della villetta azzurra, dove continuarono a bere altri alcolici direttamente dalle bottiglie nel salotto. Entrambi sapevano che si stavano usando per scacciare i pensieri che avevano in testa, per allontanarsi dai problemi, ma ad entrambi non importava, così passarono insieme la notte. Una cosa era certa:soffrivano entrambi per amore.
Il giorno dopo furono svegliati all'alba dalla voce roca di un uomo che cantava a squarciagola una serenata per Lidya, implorando di perdonarlo.
Dean raccolse in fretta i propri vestiti seminati per il soggiorno e cominciò a vestirsi.
« E' tuo marito? » le chiese, infilandosi i pantaloni frettolosamente.
« Non so se voglio vederlo, non sono ancora pronta. Capisci che è andato a letto con la sua segretaria? » la donna sbirciò dalla finestra, dietro una tenda di colore scuro.
« Beh, adesso non avete pareggiato i conti? » chiese mentre si massaggiava la testa dolente.
« La fai facile, eh? » chiese stizzita, poi lo guardò ancora una volta e guardò di nuovo il marito dalla finestra.
« Comunque dopo stanotte ho capito che lo amo, anche se mi ha fatto del male, e che non si smette mai di soffrire per amore, perché è la cosa più complicata che c'è. » aggiunse sospirando.
« O anche la più semplice. Almeno così mi avrebbe detto Lachelle. » rispose secco; ormai per ogni cosa che lo riguardava non riusciva a tenerla fuori dai suoi pensieri.
« Ah già, Lachelle. Non so quante volte te l’ho sentita nominare questa notte. Chi è? » chiese lei curiosa.
Dean rimase sorpreso; evidentemente sotto l’effetto di tutto quello che si era fatto fuori la sera prima si era lasciato sfuggire il suo nome qualche volta.
« Che dirai a Logan di questa notte? » le chiese cambiando discorso mentre si legava i lacci delle scarpe.
« La verità, quella che tu dirai Lachelle voglio sperare... » rispose lei incrociando le braccia.
Forse pensava che Dean avesse tradito la sua ragazza.
« Io e Lachelle non stiamo neanche insieme, e non credo che ci possa essere un futuro per noi. » rispose, ammettendo per la prima volta il suo interesse per lei.
« Ah, allora esiste questa Lachelle. » disse lei mentre si sistemava la veste da notte che si era frettolosamente infilata. « Senti, io non so qual è il tuo problema, ma posso solo consigliarti una cosa: non aver paura d'amare, ne vale sempre la pena. Ora però vai, ti prego. Voglio riprendere in mano la mia vita. » concluse accompagnandolo ad un’entrata secondaria della villetta.
Quando Dean uscì, i raggi forti del sole gli accecarono la vista. Fece il giro della casa, aspettando che Logan fosse entrato e salì in macchina.
Il volume dei suoi pensieri superava quello della musica e ogni canzone gli ricordava qualcosa successa con Lachelle: possibile che non si era mai accorto prima di stare così bene con lei? Quando arrivò al motel giunse ad una consapevolezza che non aveva mai avuto prima in vita sua e che non voleva più nascondere: era innamorato perso. 

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Capitolo 5
*** La spada di Rocone ***


5-La spada di Rocone

New Messico

Dopo essere tornato al motel, Dean s'infilò a letto senza addormentarsi mentre gli altri tre dormivano ancora beatamente. Nel tardo pomeriggio Sam uscì di nuovo e tornò con Caroline; stava molto meglio rispetto a come l’avevano vista nei bagni dell'autogrill e la osservarono meglio questa volta. Portava lunghi capelli bruni ed aveva una corporatura minuta, completamente in contrasto con quella imponente di Sam.
« Ragazzi, Caroline può aiutarci. E' un'archeologa e conosce in teoria quello che stiamo cercando. » disse, facendole segno di accomodarsi sul divano. « Ho pensato che potrebbe darci una mano. » si affrettò ad aggiungere.
Aveva paura della reazione di Dean e aveva anche ragione a farlo. Castiel fece per cominciare a parlare, ma Dean lo fermò col braccio e lo anticipò, alzandosi minaccioso dal divano.
« Aspetta, cosa vuol dire che potrebbe aiutarci? Che sa tutto di noi? » cominciò lui. « Ti sei messo a raccontare i cavoli nostri agli altri, Sammy? » chiese alzando la voce e guardando fisso il fratello; ci rimaneva male tutte le volte che Sam portava una novità e non rispettava le loro regole.
« Dean, lei non è gli altri. E' la mia ragazza. » aggiunse con naturalezza, sperando di non fare brutte figure avanti a lei, ma sapeva di potersele aspettare.
« La tua ragazza? » chiese Dean, sorpreso dalla semplicità con cui l’aveva detto.
Mosse leggermente il capo spalancando gli occhi e non smise di fissarli.
« Si, Dean, la mia ragazza. Non tutti ci impiegano anni ad ammettere di amare qualcuno... » sbottò; non aveva mai detto nulla riguardo lui e Lachelle, ma a vederla soffrire così qualcosa era scattato in lui e pensò che quella fosse la volta buona di tirare fuori il discorso. « e comunque non mi va più di mentire a nessuno. Lei è la mia ragazza e devi accettarlo. » continuò per mettere fine al silenzio che si era sollevato nella stanza; per la prima volta era riuscito a farlo rimanere senza parole tirando in ballo l’argomento a lui più caro, prendendolo alla sprovvista.
« Bene! » si limitò a rimbeccarlo Dean, non sapendo cosa rispondere.
« Bene! » ripeté il fratello e davvero si sentiva bene quella volta, sentiva l’autostima crescere.
Lachelle li guardò malissimo perché, giusta o sbagliata che fosse la sua presenza, stavano litigando davanti a Caroline, quasi dimenticandosi che esistesse.
« Ormai è andata così, smettetela di fare i cretini e vediamo di trovare questa maledetta spada di Rocone. » cercò di prendere in mano la situazione e di organizzare la loro nuova missione.

Grecia

Caroline era molto in gamba, conosceva tante cose sui greci e sugli Dei; sembrava un po’ la versione femminile di Sam con gli occhiali. Secondo le sue conoscenze, oltre al monte Olimpo, conosciuto come la residenza degli Dei, c'era il Kronox, monte ai cui piedi si organizzavano i giochi olimpici; era probabilmente come una sorta di teatro olimpico, dove questi assistevano alle gare e agli spettacoli degli uomini. Lì, ,molti secoli prima, secondo una leggenda era stata nascosta la spada di Rocone.
Il giorno dopo lasciarono Caroline in New Messico e Castiel li trasportò in Grecia; fece uno sforzo superiore e qualche viaggio in più per portare anche l'Impala perché Dean non voleva lasciarla così lontano. La Grecia era uno dei posti più belli che avessero mai visto; il mare e il cielo erano di un unico azzurro limpido e la voglia di tuffarsi in acqua era molto forte nonostante facesse freddo. Le coste erano ingombrate da enormi e maestosi alberghi affollati di persone; quelli si che erano alberghi a 5 stelle, non come i motel a cui erano abituati. Era tutto così irreale, non che loro fossero abituati a giornate in ufficio e sagre del maiale, ma dai fantasmi agli Dei ce ne vuole. Dean era euforico, vedeva riferimenti ai film ovunque anche se un po' esagerava perché sapeva di far sorridere Lachelle e quello sembrava il suo nuovo obiettivo: farla ridere e trascorrere più tempo con lei, perché ridere era il suo punto debole. Aveva sempre saputo come conquistarla ma non ne aveva mai trovato il coraggio prima.
« Il monte Kronox, poi dopo andiamo a dare un'occhiata all'Olimpo? » disse sottovoce mentre si avvicinavano alla reception di un motel in periferia; non era male per il loro standard, ma avanti ai loro occhi c'erano ancora quegli hotel con le piscine che annebbiavano loro la vista.
Castiel voleva restare nella loro camera ancora per una settimana per studiare tutto e prepararsi, ma non avevano tempo da perdere: dovevano prendere la spada prima che cadesse in mani sbagliate. Si armarono di ogni tipo di amuleto, così come avrebbe sicuramente consigliato loro Bobby se fosse stato lì. L'angelo e Sam erano piuttosto tranquilli, mentre l'euforismo di Dean aveva coinvolto anche Lachelle; trascorsero quasi un'ora a fare discorsi volando da un film all'altro, imitandone i personaggi e citando i loro dialoghi preferiti.
« Dritti alla meta e conquista la preda. » Dean indicò una salita più semplice sulla montagna scivolosa che stavano cercando di scalare.
« Adesso chi saresti, Jack Sparrow? »chiese Sam annoiato, qualche metro dietro di lui.
« Capitan Jack Sparrow. » lo corresse Lachelle sorpassandolo, con un largo sorriso sul volto.
« Ti ci metti anche tu adesso? » protestò Sam ma lei sorrise ancora e gli fece l'occhiolino; i film d'avventura e fantasia erano i suoi preferiti, erano tutto ciò che lei aveva sempre sognato e le piaceva da morire quando Dean li guardava con lei.
« Signorina Croft, mi farebbe l'onore di venire con me a visitare il Monte Fato? » le chiese il maggiore, ricordandosi del suo amore per Tomb Raider e Il Signore degli Anelli.
« Certo Padron Frodo, ma il Monte Fato è un vulcano. » rispose lei divertita.
« Sono Jack Sparrow, posso fare qualsiasi cosa; » si giustificò lui. « vuoi visitare un vulcano? Ti farò visitare un vulcano. Ogni suo desiderio è un ordine. » scherzò, ma in realtà non scherzava affatto; avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
« Tu non eri Batman? » chiese lei ridendo e continuando a salire.
E non mancarono i "Non capisco a cosa ti riferisci" di Cass e i "Piantatela adesso" di Sam. Arrampicandosi con calma tra le discontinuità delle pietre del monte, scoprirono un'entrata, un foro abbastanza grande da passarci due Sam alla volta ed entrarono al centro del Kronox.
« Come in Viaggio al centro della Terra. » ricordò il fratello maggiore, poi sentì dei passi che non erano dei loro. « Cos'è stato? » chiese girandosi per capire da dove proveniva il rumore.
« Io dico che potrebbe essere un rumore... » rispose l’angelo con l'aria misteriosa d'agente FBI come i tipi di CSI, socchiudendo gli occhi e scuotendo lievemente il capo.
« Che cavolo fai? » lo rimbeccò Dean serio.
« Niente, non ho capito ancora come si gioca. » rispose amareggiato; per ore li aveva visti giocare e voleva partecipare ma non sapeva come.
Lachelle adorava quando mostrava il suo lato tenero; pensava spesso a come poteva essere Cass da bambino, sempre ammesso che lo fosse mai stato.
Guardarono ammaliati il paesaggio maestoso di quel monte; all'interno era ricoperto di pietre lisce e levigate, su cui arrivavano i raggi del sole che le faceva sembrare d’oro. Era uno spazio vuoto, ma c’erano tanti corridoi di cui non si vedeva l'uscita; c’erano strani simboli, forse indicavano la destinazione di quei piccoli tunnel, intrecciati uno nell'altro.
« Comunque io ho sentito dei passi. » ripeté Dean preoccupato, ma Sam cominciò a prendere parte al gioco.
« Sarà Gollum che ci segue. » intervenne ma il fratello gli rivolse uno sguardo serio.
« Non è questo il momento di scherzare , Sammy. » lo ammutolì.
L’uomo alto lo guardò accigliato, sussurrando un « Non ho parole. » e guardando il fratello accigliato.
« Magnifico, perché dobbiamo evitare di farci sentire. » concluse Dean, entrando in uno di quei sentieri luminosi.

Poteva mai andare loro qualcosa liscio? Non sarebbero stati i Winchester, altrimenti.
Due figure scure, altre due e poi altre ancora arrivarono da uno di quei tunnel e si scaraventarono su di loro molto prima di quanto si aspettassero.
« Sono demoni e lui...lui è Raffaele. » si affrettò ad informarli Castiel, prima che quest'ultimo lo scaraventasse a terra con una spinta.
L’angelo col trench rimase a terra, sorpreso dal gesto.
« Fratellino, » lo salutò con ironia  « anche tu vuoi la spada? » gli chiese avvicinandosi e dandogli un pugno sul naso.
L'angelo che parlava con Castiel era bassino e poco robusto, scuro di pelle e di capelli, gli occhi un tantino sproporzionati da farlo assomigliare ad un chiwawa molto arrabbiato.
« Cosa vuoi,Raffaele? » chiese Castiel, sanguinando dal naso, senza riuscire ad utilizzare i suoi poteri in quella montagna.
« Vogliamo la stessa cosa, la spada di Rocone. » rispose secco Raffaele, scoprendo un enorme botola dietro di lui, apparentemente vuota.
« IO-NON-VOGLIO quella spada; » ribatté ferocemente, cercando di alzarsi da terra, scandendo ogni parola. « voglio solo evitare che finisca in mani sbagliate. » aggiunse una volta in piedi.
« In mani sbagliate? Non ti fidi dei tuoi fratelli? » chiese ironicamente l’altro angelo. « Questa spada potrebbe essere la soluzione a tutta questa situazione. Abbiamo bisogno di una guida. ».
« Tu vuoi che Rocone uccidi Lucifero e assuma il controllo di tutto? E nostro Padre? » chiese con un filo di voce Castiel; in tutti quegli anni si era abituato all'assenza di Dio, ma inconsciamente sperava ancora che fosse vivo e non accettava l’idea che qualcuno complottasse contro di Lui.
« Castiel vuoi arrenderti? Nostro Padre ci ha abbandonati, ci ha lasciati qui come degli stupidi. Rocone potrà essere il nuovo dio ,potrà sostituire... » iniziò a spiegare ma Cass lo interruppe aggredendolo.
« Nessuno potrà mai prendere il posto di nostro padre, figlio di puttana ».
« I Winchester ti stanno contagiando, vero? Hai bisogno di loro per sentirti utile, perché sei un fallito, sei sempre il solito ingenuo Castiel. » concluse scostandosi da lui e digrignando i denti.

Dall'altro lato uno dei demoni si avvicinò a Sam, sferrandogli un pugno sulla fronte e Dean andò in suo aiuto con l'acqua santa per tenere lontani gli altri demoni. Il più piccolo dei Winchester aveva restituito al proprio mittente i pugni ricevuti, ma questo prese di nuovo il sopravvento e lo scaraventò lontano, su alcuni macchinari che vennero scoperti grazie all'urto che aveva fatto cadere la stoffa che li nascondeva. Dean stava lottando con l'ultimo demone rimasto, ma questo gli ferì il braccio, lo prese a pugni, colpendogli il naso e scaraventandolo su un grande masso di pietra frastagliato; il cacciatore non riusciva a riprendersi e il demone avrebbe continuato se Lachelle non lo avesse pugnalato, arrivando giusto in tempo.
« Tanto siamo in troppi per voi. Non vi immaginate neanche il nostro esercito. » disse fiero.
Il contenitore mingherlino e baffuto era in fin di vita e così anche il demone; sanguinava e ansimava ma lottava con se stesso e cercava di resistere fino all'ultimo istante.
« Rocone sarà liberato. » aggiunse.
« Perché volete liberare Rocone e mettere in pericolo il vostro amato Lucifero? » chiese Lachelle scuotendogli il capo, con un pugno stretto intorno al collo.
« Lo vogliamo morto quasi quanto voi. Sapete minimamente di cosa significhi avere il Diavolo come padre? » chiese ansimando sempre più forte. « Non è certo un padre premuroso, per lui siamo solo giocattoli. » aggiunse prima che lei, pur provando un po' di compassione per la causa, lo lasciasse lì a morire per recuperare Dean.

« DEAN! » gridò con quanto fiato aveva in gola. « Va tutto bene? » gli chiese premurosa.
Il cacciatore la vide arrivare verso di lui, tutta sporca di sangue e sperò non si fosse fatta nulla.
« S-stai sanguinando.» balbettò allarmato, senza riuscire ad alzarsi da terra e respirando appena.
« Non ti preoccupare, non è grave. » lo rassicurò accarezzandogli la fronte. « Fammi vedere, dobbiamo tamponare il sangue adesso e non devi fare sforzi. ».
In men che non si dica gli prese il braccio e lo avvolse con un pezzo di stoffa strappato in fretta dalla propria maglietta. Lo aiutò ad alzarsi e lo fece appoggiare alla propria spalla, fungendo da stampella, e ad un passo alla volta raggiunsero lentamente Castiel, che portava Sam sulle spalle.
« Non puoi portarci tu? » gli chiese ma l'angelo scosse la testa.
« Qui non funzionano i miei poteri, non posso fare niente e poi la chiave non è qui. Tutta fatica sprecata. » si amareggiò, abbassando lo sguardo cupo e guardandosi i piedi.
« Ah, ti sarai stancato a guardarci. » sbottò infuriata, avviandosi piano al foro da dove erano entrati; uscire fu più difficile perché da dentro non vedevano le pietre su cui potevano appoggiarsi, e dovevano anche andare piano per non aggravare le ferite che si erano rimediati.
« Non capisco. » disse inclinando il capo.
« Lascia stare. » rispose lei sbuffando; non era colpa di Castiel, era solo molto preoccupata per Dean che continuava a perdere sangue e Sam svenuto.

Scesero piano piano dal monte, dicendo qualche parola solo ogni tanto mentre il cielo sopra di loro era ancora azzurro. Lachelle sorrideva a Dean per rassicurarlo e gli accarezzava la fronte senza riuscire a controllare le proprie azioni. Quando arrivarono ai piedi del monte, si diressero direttamente al loro motel. Castiel salì su con Sam, sanguinante e ancora svenuto ma Dean e Lachelle rimasero giù ancora un po' perché avevano visto la figura di una donna con i vestiti neri di pelle, aderenti come li indossava Caroline, frugare nella loro auto. Quando si avvicinarono colsero la donna indaffarata a cercare qualcosa nel loro bagagliaio.
« Siete ancora vivi? » chiese in modo spontaneo. « Voglio dire, che bello rivedervi. » si corresse immediatamente.
Lachelle la scrutava e si rivolse in modo brusco.
« Che ci fai qui in Grecia e perché sei nella nostra macchina? » chiese stizzita; loro rubavano le macchine degli altri ma gli altri non avevano assolutamente il diritto di avvicinarsi all'Impala.
« Cercavo un-uno-uno spazzolino, » si giustificò balbettando. « ne avete per caso? » chiese fingendo di essere indifferente.
Lachelle la fulminò con lo sguardo e lei alzò le mani sospirando.
« Fa niente, grazie comunque. » li congedò, poi diede loro le spalle ed entrò nel motel dove alloggiavano.
Non si curò né di scusarsi, né di preoccuparsi di cosa Sam si fosse fatto; in fondo lo aveva visto con sangue grondante dalla faccia, ferite e svenuto.
La situazione era strana, c'era qualcosa che non andava, ma erano troppo stanchi per pensare; anche Lachelle, che di solito era la più riflessiva, voleva solo stare vicino a Dean e prendersi cura di lui, al resto ci avrebbero pensato l'indomani insieme. 

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Capitolo 6
*** Caroline ***


6-Caroline

Grecia

Quando le luci rosse dell'orologio segnavano le 3:25 di notte, i fratelli Winchester stavano ancora dormendo. Castiel non c'era e Lachelle, ormai tranquillizzata, era sveglia per controllare Dean ogni tanto. Non riusciva a non pensare al comportamento di Caroline; in fondo era entrata nella loro macchina e frugava tra le loro cose. Cosa stava cercando? E soprattutto perché era così sorpresa di vederli vivi? Si, erano partiti per una missione senza un ragionamento razionale per una persona qualsiasi, ma sembrava quasi dispiaciuta. E poi tutta la storia dei demoni che volevano liberare Rocone, gli angeli che cercavano un nuovo dio: erano tutti un branco di fanatici, questa era l'unica cosa che la Winchester sapeva con sicurezza.
Nel pomeriggio Sam uscì di nuovo con Caroline, dopo aver promesso per l'ennesima volta di "non fare niente nell'Impala", dopo essere stato accuratamente tormentato dal fratello per ore. Il Winchester maggiore aveva la mano destra ferita, così Lachelle l'aveva fasciata; di tanto in tanto gli controllava le ferite, facendolo appoggiare con la schiena alla spalliera del letto.
« Ti dico che qualcosa non quadra, Dean! » disse lei inginocchiandosi sul letto per controllargli l'altra ferita sulla spalla destra. « E poi a parte tutto, ha visto Sam svenuto, grondante di sangue e non ha fatto né detto nulla, come se niente fosse. Ti sembra logico? » chiese stizzita, stringendo involontariamente la fascia intorno al braccio di Dean; era arrabbiata e lui lo capì perché si muoveva frettolosamente e con poca grazia, provocandogli qualche gemito per il dolore.
« Io mi sentivo morire quando ti ho visto a terra. » si lasciò sfuggire lei.
Gli era seduta avanti, con le gambe incrociate, e lui si manteneva con le braccia tese e i pugni chiusi piantati nel materasso. Ancora una volta si guardavano negli occhi, avrebbero potuto baciarsi; forse era arrivato il momento finalmente, forse niente li avrebbe interrotti, forse Castiel non era di nuovo tra loro che li scrutava o forse si.

« Castiel, » lo ammonì l'uomo. « quante volte ne abbiamo parlato? Si chiama spazio personale, non puoi comparire sempre così. » aggiunse allontanandosi controvoglia dal viso di Lachelle.
« Oh, mi dispiace. » si scusò l'angelo.
La voce era appena percettibile e lo sguardo non era mai posato su di loro quando si accorgeva che lo guardavano.
« Non te la prendere così, non ti preoccupare. » aggiunse in fretta lei, dispiaciuta nel vederlo così amareggiato. « Volevo farti una domanda: tu riesci sempre a riconoscere i demoni? Non ti sono mai sfuggiti? » gli chiese, ma vide di nuovo il suo volto cupo e gli occhi ridursi a piccole fessure. « Non è un rimprovero, volevo solo sapere se sono in grado di nascondersi e non farsi riconoscere. » aggiunse sorridente.
« Se si tratta di demoni che risalgono ai tempi antichi, fino al Medioevo o al Rinascimento, sono molto abili e sanno nascondersi bene. » rispose prendendo il flacone di mercurio dal comodino e iniziando ad osservarlo curioso.
« E' mercurio, serve per disinfettare le ferite. » gli spiegò Lachelle. « Quindi questi tipi di demoni non reagiscono al nome di Cristo, all'acqua santa... » iniziò di nuovo a chiedere, prima che Dean intervenisse.
« Credo sia troppo azzardato, lasciamo stare. » si limitò a dire, guardando la cacciatrice.
Con grande sorpresa dei Winchester, Castiel dimostrò di avere i loro stessi dubbi.
« Anche voi pensate che Caroline sia un demone? » chiese loro, cominciando a frugare nelle tasche del trench.
« E' un'ipotesi un po' azzardata, lo sappiamo, non abbiamo proprio delle prove, ma... » cominciò Dean, scrollando le spalle e prendendo a massaggiarsi la gamba destra che gli procurava un grande dolore.
Quel demone l'aveva proprio ridotto male.
« Ma io si; » l'angelo sorrise, cercando ancora qualcosa nelle tasche del trench. « alloggia nel nostro stesso motel, dovrebbe partecipare ad una mostra che si terrà in questi giorni. » cominciò a spiegare mostrando loro dei fogli che tirò dalle tasche. « Sono entrato in camera sua e ho trovato questi tra le sue valigie. » continuò a spiegare sventolandoli.
« Stai diventando un Winchester a tutti gli effetti. » gli disse la cacciatrice, prendendo i fogli per osservarli da vicino.
Castiel non sapeva se quello fosse un complimento o meno; in fondo in paradiso l'entrata in scena di quel cognome era sinonimo di problemi e tragedie, tanto quanto Castiel lo fosse per i Winchester.
« Caroline sa dov'è la chiave! » esclamò dopo poco, indicando col dita la parola "SPADA" evidenziata in rosso su quella che sembrava la mappa di un locale chiuso.
« Se davvero è un demone, siamo in una brutta situazione. » affermò guardando Dean. « La chiave è a portata di mano, ce l'avrebbe già avuta se ieri non fossimo tornati in tempo, e sa la localizzazione della spada, che non è assolutamente il Kronox come ci aveva detto. » lo anticipò lei, sempre più sicura che un'altra demone si stesse prendendo gioco del povero Sam.

La porta si aprì improvvisamente ed entrarono i due nuovi fidanzati; avevano un tono scherzoso e confidenziale, Sam sembrava davvero cotto e Lachelle non lo vedeva così felice da tempo.
« Certo, che cavolo, e poi hai visto quell'auto?  » furono le prime parole ben distinte che si udirono in quella stanza dipinta di un rosso acceso, tra una risata e l'altra.
« Quale auto? » domandò Dean sgranando gli occhi, preoccupato che fosse successo qualcosa alla sua Piccola.
« Tranquillo, non è la tua. » rispose Sam per tranquillizzarlo mentre si toglieva la giacca e la poggiava sul tavolo.
Caroline si zittì di colpo, aveva gli occhi sbarrati, forse dalla paura, mentre guardava i fogli che Castiel aveva tra le mani.
« Cosa state facendo? » chiese tremante e Lachelle colse l'occasione per mettere in mostra il suo bel carattere.
« Sai, ci serviva uno spazzolino e abbiamo pensato bene di cercarlo tra le tue cose, ma vedo che non ne hai neanche tu. » le rispose in tono di sfida.
Sam la guardò stupito, arricciando il naso come suo solito; lo faceva spesso, forse involontariamente.
« Questa è roba tua? » chiese Dean in tono più pacato; di solito doveva rimediare alle risposte avventate date da Lachelle.
« Si, ma non ti preoccupare. Non è niente di personale. » rispose lei sedendosi sul divano, accanto a Sam.  « Sam mi ha spiegato che non avete trovato la spada e mi sono sentita in colpa perché sono stata io a mandarvi a vuoto. Allora mi sono ricordata che nel museo archeologico al centro della città c'è una spada antica e ho pensato che potesse essere quella che cercate. » spiegò in tono calmo e naturale.
Se era un demone, ci sapeva davvero fare con l'arte del recitare, perché anche Lachelle venne sommersa di nuovo dai dubbi, e la sicurezza che aveva avuto prima nel giudicare Caroline un demone era quasi sparita.
« Anche se ho paura devo fare qualcosa, per amore si fa di tutto e se questo è il lavoro del mio ragazzo vuol dire che dovrò abituarmi. » aggiunse accarezzando il viso di Sam, prima di avvicinarsi alle sue labbra e baciarle.
Anche Dean guardò Lachelle, ebbe la tentazione di fare lo stesso ma non ne ebbe il coraggio, eppure capiva benissimo quello che stava dicendo; lui non si sarebbe mai sognato di innamorarsi, diventare romantico, preoccuparsi per una donna, avere paura di perderla, sentire il proprio corpo perdere il controllo ad un suo sorriso, eppure sapeva che se avesse voluto davvero averla per sé, un giorno avrebbe dovuto abituarsi a tutto quello.

Dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio, Sam prese in mano la situazione e decise di mettersi ad organizzare il modo in cui sarebbero entrati al museo la sera stessa. Mangiarono dei panini mentre studiavano la mappa; anche se la coppia era Sam e Caroline, quelli più involontariamente romantici ed affiatati erano sempre Dean e Lachelle, che si imboccavano e giocavano col cibo come bambini.
« Vuoi darmelo perché è caduto, tu sei stronzo, lo so. » insisteva Lachelle, seduta sul divano accanto a lui, che cercava di farle mangiare un pezzo del suo panino, dopo averle fatto credere di averlo manomesso.
« Non ti fidi di me? » chiese con una faccia da cucciolo, curvando le labbra in un'espressione volutamente triste, facendola ridere ancora.  
« Voglio venire anche io. » li interruppe Caroline, all'improvviso.  « So che sono una donna e immagino di non essere di molto aiuto... » cominciò ma a quelle parole fu Dean ad interromperla.
« Una donna può fare benissimo questo lavoro, una principiante no. » le spiegò lui pensando a quante volte Lachelle gli aveva salvato la vita.
E ancora una volta i suoi pensieri erano di nuovo rivolti a lei, mentre Caroline si era guadagnata l'entrata al museo col suo ragazzo.

La guardia fuori all'entrata del museo non sembrava avere intenzione di muoversi. Lachelle gli si avvicinò con la scusa della caviglia rotta; era brava a far perdere la concentrazione alle persone, quando ce n'era bisogno era capace di creare un fiume di parole da mandare in confusione chiunque. Cercava aiuto, faceva finta di non voler disturbare, parlava dell'inefficienza dei mezzi di trasporto. Dalla salute alla politica, dall'arte alla matematica; i suoi voli pindarici arrivavano ad un certo punto che neanche lei ricordava più cosa stesse dicendo, ma continuava ad improvvisare finché poteva. La guardia la fece entrare nel museo per controllare se si fosse procurata qualcosa di grave: era fatta, adesso poteva legarlo. Se lo avesse legato fuori, essendo il centro della città, qualcuno l'avrebbe notato, ma nel museo le grida dell'uomo che chiedeva aiuto sarebbero state attutite dalle mura spesse.
Il museo era moderno ma c'erano statue di divinità greche che lo facevano sembrare un tempio antico. Dean continuava a girarsi dietro per controllare se Lachelle fosse arrivata, e quando finalmente li raggiunse la tormentò di domande.
« Sicura che non ti ha fatto niente? Ti ha fatto del male o ti ha aggredito? » continuò a chiederle per buoni dieci minuti.
« Se solo ci avesse provato non ne sarebbe uscito vivo. » gli rispose accarezzandogli la guancia, cedendo all'istinto.
Di tanto in tanto trovarono qualche demone, niente di ingestibile, ma sembravano arrivare nel momento meno opportuno, come se qualcuno li guidasse; Caroline, forse era solo una coincidenza, spariva ad ogni esorcismo ma Sam si girava sempre in tempo per trovarla al proprio fianco. Prendere la spada non fu poi una grande impresa.
« Ho un'idea. Ti fidi di me? » chiese sottovoce Lachelle a Dean, poggiandogli la mano sulla spalla.
« Dovresti chiedermelo alzandomi le braccia. » rispose ironicamente lui.
La Winchester sorrise prendendolo per mano e guidandolo presso la sala di controllo delle telecamere. Le piacevano le sue mani, più grandi e forti delle proprie, sempre calde e ferme, non le avrebbe mai lasciate.
« Mi prenderai in giro se non sarà così, ma è l'unico modo che abbiamo per sapere se Caroline è un demone. » spiegò chiudendo la porta della stanza piena di macchinari.
« Ti prego, smettila. » le rispose lui, quasi implorandola.
« Lo so che sto esagerando, ma ti chiederò scusa nel caso avessi torto. » si giustificò lei cercando lo schermo che mostrava le inquadrature delle telecamere.
« Non è questo. E' che non so se lo voglio sapere. Ho paura che Sam possa scegliere di nuovo un demone a me; » confessò guardandola negli occhi.  « Sam non si arrende fino a che non ci casca completamente dentro. » aggiunse sincero.
« Non farei mai una cosa che ti farebbe soffrire se non fosse strettamente  necessario. Ti giuro che ti starò sempre vicino, qualunque cosa accada. » promise lei stringendolo forte in un abbraccio.
"Ti amo" le avrebbe detto Dean mentre lei lo stringeva ancora forte, forse era sul punto di farlo, stretto a lei, alla donna che amava e che lo faceva sentire diverso, sé stesso ma diverso. La amava davvero ma aveva paura di perderla nel caso in cui il suo sentimento non fosse stato ricambiato. In quel momento, più che mai prima, aveva il bisogno di dirglielo, ma un battito d'ali e Cass era di nuovo lì con loro.

« Avete parlato con Telecamere? » chiese preoccupato. « Cosa vi ha detto? Caroline è un demone? » insistette e i due si sciolsero dall'abbraccio; l'avrebbero ammazzato anche se gli volevano bene.
« Le telecamere sono cose, non persone. » gli spiegò la cacciatrice, poi prese la mano a Dean e aspettarono che Caroline entrasse nell'inquadratura di una di quelle telecamere; videro piccole quantità di fumo uscire dalla sua bocca, gruppi di demoni muoversi al comando delle sue mani.
Dean chiuse gli occhi, non ancora pronto a quello che sarebbe successo dopo, e Lachelle lo abbracciò; cercò di rassicurarlo ma sapeva anche lei come sarebbe andata a finire. Si fecero forza e tornarono al motel, senza dire una parola a Sam fino a che non tornarono in stanza.

« Non farti ingannare da questa stronza, ascoltami per una volta. » .
Dean era seduto ai piedi del letto nella loro stanza e fissava prima Sam, poi un ritratto di un bambino sulle pareti accanto alla porta del bagno.
« E' da una vita che ti ascolto, vorrei poter prendere le mie decisioni da solo adesso. »  lo rimbeccò lui con le braccia incrociate e le spalle appoggiate al muro.
« Ma le tue decisioni sono sempre sbagliate, fratellino. » riprese, gettando all'aria con violenza qualunque cosa trovasse a portata di mano.
Si sorprese di averlo chiamato "fratellino" anche durante un litigio e sapeva che sarebbe passato molto tempo fino alla prossima volta che l'avrebbe chiamato così.
« Senti, ho fatto i miei errori in passato ma sono cresciuto, non puoi pretendere di decidere ancora per me. » disse Sam, cercando di restare calmo, sedendosi sul divano. « Stai sempre a controllare tutto quello che faccio, non va bene mai niente. Credi che non abbia controllato? Conosco bene il mio lavoro, me ne sarei accorto dal primo momento. »  spiegò lui, sicuro di sé.
« Non potevi; è un demone antico ed è molto più potente di quelli che affrontate di solito. » li interruppe Castiel serenamente.
Era seduto accanto a Lachelle sul letto e si massaggiava la testa.
« Non è il momento di litigare. Sam, che motivo avremmo di mentirti? » chiese la cacciatrice, intervenendo per cercare di mettere pace tra i due.  « Dean dice la verità, te lo assicuro. » aggiunse.
« Sapete che c'è? Sono stanco e voglio andarmene. » sbottò quello più alto, alzandosi dal divano e sistemando il proprio zaino. « Buona fortuna per la vostra lotta al mondo. » aggiunse uscendo e sbattendo la porta.
Si sentiva offeso, aveva l'impressione che non si fidassero mai di lui ed era stanco di essere trattato come un principiante. Caroline era ancora nella loro stanza; per tutto il tempo aveva assistito senza dire una parola ed ora li osservava attentamente.
« Che altro vuoi? » sbottò Lachelle, guardandola con occhi fulminei; in quel momento aveva gli occhi più neri dei suoi.
« Per il momento la chiave mi basta, ma ci vedremo molto presto. » rispose con aria vittoriosa, prima di seguire Sam.

Dean rimase per più di dieci minuti fermo sul posto, senza muoversi e senza parlare. Lachelle cercò di consolarlo, senza parlare; i loro occhi lo facevano per loro. Tutto quello che poteva fare era stringerlo forte e mantenere fede alla promessa di stargli sempre vicino; aveva lasciato che Sam andasse da solo con Caroline e la chiave ma non avrebbe mai abbandonato Dean. Avevano trovato la spada ma perso la chiave, ma Dean sentiva di aver perso molto di più, sentiva di aver perso un fratello e questa volta per sempre.
« Perché sceglie sempre gli altri alla sua famiglia? » singhiozzò, chiudendo forte gli occhi per impedire alle lacrime di uscire.
« Non è proprio così; si vede che è innamorato, e quando sei innamorato non riesci a ragionare obiettivamente. D'accordo, è un demone, ma lui questo non lo sa; se lo avesse saputo non se ne sarebbe andato. » cercò di rincuorarlo, ma in fondo gli dava ragione. « Sta solo cercando di trovare delle cose belle nella sua vita e non è pronto già a perdere anche questa. » concluse, guardandolo fisso negli occhi.
« Menomale che tu non sei un demone, allora. » le disse guardandola negli occhi. 

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Capitolo 7
*** Knockin on heavens door ***


7-Knockin on heavens door

Anche l'ultima volta Dean e Lachelle ebbero l'occasione buona per baciarsi ed entrambi avvertivano la necessità di farlo, di mettere da parte l'orgoglio e le paure e dichiararsi, ma anche quella volta Castiel era tornato al proprio ruolo di ammazza-momenti-magici. Senza dire nulla, allontanandosi uno dallo sguardo dell'altra e dopo aver ascoltato le teorie dell'angelo su quello che sarebbe successo nel caso in cui Rocone fosse stato liberato, andarono a dormire stanchi morti, anche se una strana adrenalina li pervase.
Nei giorni successivi l'angelo trascorse tutto il tempo a "fare delle ricerche"; scompariva per ore, tornava e poi partiva di nuovo. Tutte le volte, però, prima di andarsene li avvisava al costo di svegliarli pur di far sapere loro che andava via. Lachelle gli diede un blocchetto di post-it e gli spiegò che poteva scriverglielo lì e loro l'avrebbero letto appena svegli, ma Castiel puntualmente li svegliava ogni volta per far vedere loro i post-it che aveva scritto.

Colorado, Stati Uniti

Tornati negli Stati Uniti, in Colorado, per una settimana si dedicarono esclusivamente alla caccia. Dean non parlava molto e Lachelle continuava a comprare torte e DVD per farlo stare meglio; amavano vedere film insieme e lui la apprezzava davvero tanto per tutto quello che stava facendo per farlo stare meglio. L'argomento Caroline o Sam non era stato proprio aperto, per questo Lachelle non disse che aveva parlato al telefono con lui in quei giorni; erano migliori amici e bastavano due chiacchiere per capirsi, ma voleva dare tempo ai due affinché si riavvicinassero senza pressioni. Sam apprezzava il loro interessamento, ma pensava fermamente che si fossero sbagliati; d'altronde aveva controllato ed era sicuro di non essersi sbagliato. La cacciatrice rispettò la sua idea ma non ritirò le accuse contro Caroline, e gli raccomandò almeno di fare attenzione.
Passarono i giorni e una mattina, dopo aver dato la caccia ad un mutaforma, tornarono al motel e ricevettero una telefonata dal Kronox.
« Ragazzi, sono Castiel. » il suono della sua voce veniva interrotto di tanto in tanto. « Dovete tornare qui sul Kronox. Caroline ha la chiave e Rocone è ancora in trappola ma sarà liberato presto se non intervenite. » riprese con tono allarmante.
« Sam è lì con te? » chiese Lachelle, cominciando a sistemare le loro cose negli zaini.
« Lo tengono bloccato con delle manette. Sviene spesso per la puzza di zolfo, ci sono molti demoni. » spiegò.
La sua voce era interrotta molto spesso, si fermava e prendeva fiato, rimaneva interi minuti senza parlare, come fosse con la testa tra le nuvole.
« A me non crea alcun problema, ma l'olio sacro si. » aggiunse abbassando la voce; negli ultimi tempi sembrava sempre mortificarsi ogni volta che commetteva anche un piccolo errore.
La linea cadde e Dean sembrava molto preoccupato, come tutte le volte che le persone che amava erano in pericolo; anche se si mostrava calmo e forte in tutte le circostanze, il suo cuore batteva troppo forte e si sentiva mancare il respiro: Sammy era in pericolo, Castiel anche, non riusciva a pensare ad altro.
« Dobbiamo andare subito, Dean, » cominciò lei, con lo zaino in spalla e pronta ad andare. « e dobbiamo andarci in aereo. » aggiunse a bassa voce.
Dean trasalì al suono di quelle parole.
« Non vedo altra soluzione possibile; Castiel non ci può portare e andare con la nave richiederebbe troppo tempo. » gli riassunse brevemente con calma, cercando di essere dolce e convincente, sorridendogli ma lui non rispose subito.
Dean la guardò negli occhi, fermo sul posto; era rimasto in piedi, immobile, indossava ancora la camicia blu sporca di sangue e pelle di mutaforma e Lachelle si era affrettata a sfilargliela e a passargliene una pulita. Era così giù di morale che se non ci avesse pensato lei sarebbe rimasto così.
« Lo so cosa significa salire su quell'aereo per te, non ti chiederei mai una cosa del genere se non fosse necessaria. » continuò accarezzandogli il viso. « Andrà tutto bene, sono solo poche ore di viaggio. » mentì per indorare la pillola.
« Va bene. » esordì lui alla fine, facendo un breve sospiro.
Al tocco caldo della sua mano si sentì più sicuro e decise di provarci.

Salutata l'Impala nel parcheggio dell'Aeroporto di Colorado Springs, fecero i biglietti e si misero in fila per il loro volo. Dean si guardava continuamente intorno, gli occhi passavano velocemente da un punto all'altro dell'aereo, come se si aspettasse che qualcosa uscisse da un momento all'altro ma tutto ciò che vedevano era un continuo passare di persone che correvano per non perdere il volo, piangevano abbracciando i propri cari e sistemavano le valige, pronti a decollare o appena atterrati. Diversi profumi e una moltitudine di voci gli mettevano ansia e il freddo del mese di novembre di certo non lo aiutava a mantenere la calma.
« Sai che la prima volta che sono salito su un aereo si stava schiantando? » le chiese bloccando una fila di persone che dovevano salire sul loro stesso aereo.
« Si, si lo so. » rispose lei spingendolo in avanti, senza espressione nelle voce; aveva perso il conto di quante volte l'aveva sentito dire nelle ultime ore.
« Lo sai che anche l'ultima che ci sono salito si stava schiantando? » continuò, girandosi dietro per guardarla e bloccando di nuovo la fila.
« Dean, era la stessa unica volta in cui si stava schiantando, poi ci siamo saliti altre volte e non è successo niente. » rispose ancora,  mostrando un lieve sorriso.
Lui alzò il sopracciglio destro e annuì con la testa, ammettendo che effettivamente aveva ragione.
Presero posto sui loro sedili verdi e bianchi. L'aereo non era molto affollato, l'atmosfera infatti era tranquilla, quasi immobile; l'unica cosa in movimento erano le gambe e le mani iperattive di Dean, che si alternava tra picchiettare le dita sul bracciolo nero di plastica del sedile, dare un'occhiata alle tende verdi come i sedili e domandare da quanto tempo fossero partiti, nonostante l'aereo ancora dovesse decollare.
« E se si schianta? » le chiese ma in realtà non voleva saperlo, voleva solo sentirsi dire che non sarebbe successo.
« Non si schianta, i fulmini non la colpiscono e pensa che non piove neanche. » lo accontentò lei, anticipando il giro di domande che si ripeteva da capo.
Stava cercando il lettore mp3 dallo zaino, ma quando ci metteva Dean le mani non si capiva più nulla.
« Dovrebbero fare più controlli ai piloti.» disse sorridendo ad un anziano che lo stava guardando; doveva calmarsi assolutamente perché la metà dei passeggeri lo guardava come se fosse un bambino.
« Sono sicura che non è drogato e se dovesse succedere qualcosa, prenderebbe il suo posto il copilota. » lo rassicurò porgendogli una cuffietta dell'auricolare. « Ho avuto un'idea: dentro ci sono le nostre canzoni preferite. » disse facendogli l'occhiolino.
La musica aveva la capacità di calmare Dean, Lachelle aveva questa capacità; di sottofondo c'era Knockin on heavens door di Bob Dylan così si concentrò sulla musica e cercò di rilassarsi.

« Grazie. » le disse a bassa voce nell'orecchio libero dall'auricolare.
Lei sorrise e si girò di lato sul sediolino, guardandolo dritto negli occhi.
« Hai presente quando piove e vengo da te perché ho paura che si allaga tutto? » gli chiese e lui sorrise pensando a tutte le volte che la notte lo svegliava per poi addormentarsi accanto a lui.
« Tutte le volte che sto con te mi basta guardare i tuoi occhi e stare tra le tue braccia per sentirmi protetta. So che così non mi succederà niente, il solo pensiero di stare con te mi fa dimenticare di avere paura. » gli confessò col cuore che batteva troppo forte.
Le mancava il respiro ma le parole continuavano ad uscire spontanee. I loro occhi erano sempre più vicini, più vicini di quanto lo fossero mai stati prima.
« Sai qual'è la cosa buffa? » chiese lui, accarezzandole la guancia.
Lei dissentì appena col capo e lui riprese  « Che adesso che Castiel non potrebbe disturbaci non posso prendermela con lui se non riuscirò a fare una cosa » confessò.
Il cuore viveva una vita autonoma ormai, non se lo sentiva più in petto ma era a spasso per chissà quale mondo; sentiva le vene pulsare e una strana sensazione nello stomaco. Le accarezzò la guancia e la baciò; non era un bacio, era IL BACIO, quello tanto atteso, a cui entrambi avevano tanto pensato, quello più importante. Era come il primo bacio, tutto il resto non contava: si sentiva un ragazzino, un ragazzino che bussava alle porte del paradiso. La stava baciando, le sue labbra erano sulle proprie e non erano le sole a muoversi; anche lei lo baciava senza lasciargli un attimo di respiro, come se avesse paura che tutto quello fosse solo un sogno che sarebbe finito da un momento all'altro. Dean non aveva più paura, così dopo un sorriso di Lachelle si addormentò sulla sua spalla, felice come un bambino tra le braccia della madre, un ragazzo innamorato tra le braccia della donna che ama. Lachelle per lui era tutto; una madre che si prendeva cura di lui, l'unica che ci riusciva, che lo conosceva bene al punto di farlo stare calmo anche su un aereo che li portava verso una nuova battaglia, era un'amica, una psicologa, una compagna di caccia: una compagna di vita.
Quando si svegliò era ancora lì, sulla sua spalla, e fu consapevole che non era stato solo un altro sogno.

Dal momento in cui scesero dall'aereo si sentirono in continuo pericolo senza l'Impala; sapevano che Caroline in qualche modo li stava osservando e l'unica cosa ragionevole da fare a quel punto era farsi trovare e condurre da Castiel e Sam. Aspettarono in un locale posizionato sulla costa che affacciava sul mare. L'insegna rossa luminosa attirò subito la loro attenzione e sperarono che così fosse anche per la demone. Non c'erano molte persone e avevano tutta l'intimità che volevano; non si avvicinò nessuno a parte una ragazza bionda e bassina che chiese loro l'orario. Pagarono i panini e prenotarono una stanza al Chirone Motel ma prima di entrare in camera, Lachelle si rese conto di aver perso il cellulare, così tornò all'entrata del motel per cercarlo e lo trovò appoggiato sul tavolino bianco sotto l'ombrellone, in un area ristoro del motel riservata ai clienti; l'accesso era solo dall'interno così dovette fare il giro per superare le porte di vetro e riprenderlo, questo poteva voler dire solo che non l'aveva perso ma le era stato sottratto da qualcuno.
Quando raggiunse Dean, lui non c'era nella loro camera; lo vide in quella di fronte, in compagnia di una bella ragazza, bionda e piccolina di statura, la stessa che aveva chiesto loro l'orario mentre mangiavano.
"Che strana coincidenza: il cellulare che mi sparisce, la ragazza senza orologio che prima ci vede nel locale e poi per caso ci incontra di nuovo nel motel. Bentornata Caroline" pensò, poi entrò di corsa in camera loro per preparare le trappole.
La camera era davvero bella, spaziosa e luminosa, le pareti di un blu intenso che non dava fastidio agli occhi, con mobili ultramoderni; era il genere di arredamenti che aveva sempre sognato e le pianse il cuore quando prese la bomboletta dallo zaino per disegnare la trappola per demoni, rovinando quella che considerava una vera e propria camera di lusso, in cui avrebbe voluto finalmente concedersi dei momenti da sola con Dean, invece che correre sempre dietro i demoni.
Si affacciò dalla porta per vedere che cosa stavano facendo e come se una pioggia bollente si stesse abbattendo su di lei, vide che Caroline stava baciando il collo di Dean. Una morsa le strinse lo stomaco mentre vedeva l'uomo che amava tra le braccia di questa "stronza con la parrucca".
Dean aveva una strana espressione, era sicuro che Lachelle avesse capito che quella ragazza era Caroline, sapeva che anche lei aveva fatto i suoi stessi ragionamenti, ma l'unica cosa che gli importava era non farle del male; aveva paura di perderla proprio nel momento in cui aveva avuto il coraggio di amare.
Non gli era mai capitato di trovarsi in compagnia di una bellissima ragazza ma non vedere l'ora di liberarsene; voleva andare da Lachelle e dirle che l'amava, che quella era Caroline e stava pensando a come intrappolarla, quindi le stava solo reggendo il gioco. Mentre questa si abbassava per slacciargli la cintura dei pantaloni, si arrestò di colpo, guardando nella loro camera.
« Perché non andiamo in camera tua? E' molto più comoda del corridoio. » gli propose con voce maliziosa e allo stesso tempo arrogante, tipica dei demoni. Dean non ebbe neanche il tempo di rispondere che questa lo spinse in camera con una forza immane, come solo un demone può fare.
Entrati nella camera, videro Lachelle posare qualcosa nelle loro valigie. Con un movimento degli occhi indicò le trappole a Dean, che annuì, ma Caroline non era stupida.
« Potete anche parlare, non c'è problema. » li avvertì con la solita voce da superiore che utilizzava con loro. « Non mi credevate mica così stupida? » chiese facendo una smorfia mentre alzava un tappeto bianco ai piedi del letto.
Il silenzio irruppe nella stanza quando l'immagine della stella demoniaca venne scoperta sotto il letto.
« Oh, è un momento imbarazzante per i due piccioncini, vero? » chiese con una risatina arrogante, cominciando a misurare a grandi passi la stanza con i suoi enormi tacchi a spillo. L'attenzione di Lachelle le faceva sempre brutti scherzi perché passava da una cosa all'altra, anche in momenti pericolosi come quelli. Al centro della sua attenzione in quel momento c'erano i tacchi di Caroline, che le avrebbe tolto volentieri per usarli come arma contro di lei, che aveva osato baciare il suo Dean, ora che forse era finalmente suo per davvero.
« Capisco. Parliamo di Dean Winchester, non puoi pretendere che cambi all'improvviso solo per te, che si metta a giocare ai fidanzatini.» riprese divertita. « e poi anche se è un nostro nemico, ti garantisco che non c'è demone che non gli metta gli occhi addosso. » si divertì a provocarla ancora, ma aveva sbagliato bersaglio perché Lachelle non era il tipo che si lasciava dire le cose due volte senza dire la propria, infatti di pronta risposta le saltò addosso, tirandole i capelli e prendendola a pugni.
Certe volte si faceva paura da sola ma quello non era assolutamente il momento di farsi scrupoli, voleva solo farle del male.
« Adesso basta, brutta figlia di puttana. » le gridò tirandola per i capelli fino alla trappola che aveva disegnato per bloccarla.
Dean, totalmente immobilizzato, sorrise tra sé un po' soddisfatto, cercando di non farsi vedere. Non fu necessario il suo intervento visto che Lachelle se la cavava più che bene da sola. Una consapevolezza si fece spazio tra i suoi pensieri: Lachelle era gelosa, gelosa a tal punto da dimostrare che una donna innamorata aveva molta più forza di un demone del '400. 

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Capitolo 8
*** Rocone ***


8-Rocone 

Grecia

I raggi pomeridiani del sole illuminavano di arancione la stanza del Chirone Motel. Lachelle continuava a guardare Dean, che indossava la maglia intima bianca e i pantaloni slacciati; non voleva pensare che fosse successo qualcosa e neanche lui voleva che lei lo potesse pensare. La cacciatrice avrebbe preferito esorcizzare subito Caroline, ma l'uomo la fermò per cercare di ricavare quante più informazioni poteva.
« Dov'è la chiave, stronza? » le chiese, osservando i graffi che aveva sul corpo, ridotto male da Lachelle.
« Come sei gentile, non ti comportavi così prima. » ironizzò la demone, cercando di resistere al dolore che l'acqua santa le stava provocando; un demone del Medioevo riesce a nascondere la sofferenza con molta facilità ma ciò non vuol dire che non senta alcun male. « Vuoi sapere dove si trova la chiave? Al sicuro. » aggiunse ridendo meschinamente e sputando saliva e sangue insieme.
Quando capirono che non avrebbe detto altro, decisero di esorcizzarla.

Ormai era pomeriggio tardo e non sapevano cosa fare, così andarono al parco, rimanendo tutto il tempo seduti su una panchina. Avanti a loro c'erano scivoli ed altalene, una fontana che riutilizzava sempre la stessa acqua, un laghetto su cui si posavano le foglie che cadevano dagli alberi ormai spogli, una caffetteria dove un gruppo di ragazzi scherzava sorridente e coppie che rincorrevano i figli per mettere loro le sciarpe e coprirli dal freddo.
L'aria fredda del vento di novembre colpiva le loro facce facendole congelare, ma non sentivano affatto freddo; avevano entrambi come un fuoco dentro, si sentivano scoppiare senza riuscire a parlare di quello che era successo ma nessuno dei due era molto bravo in quel tipo di situazioni.
« Ancora non posso crederci. Tu hai sentito quando Caroline ha detto di essere la sorella minore di Lilith? » chiese lui perplesso, evitando il suo sguardo. « Se davvero è così, è stata molto più in gamba. ».
« Appunto perché è la minore è più in gamba; ha imparato tutto dalla sorella, come me che ho imparato tutto da Bradley e se non fosse per me... » ironizzò lei, rimandando al mittente un pallone che le si era avvicinato.
« Se non fosse per te cosa? Avevo capito tutto e stavo elaborando un piano. » rispose lui urtandola con la spalla.
« Ovvio. » controbatté lei sorridendo.
Aveva una grande voglia di tornare a baciarlo, di sentire di nuovo quelle labbra sulle proprie, sentirsi amata dall'uomo che ha sempre amato, di perdersi ancora una volta nei suoi occhi senza dover distogliere subito lo sguardo.
« Aspetta che vorresti dire? Che Sam è più in gamba di me? » chiese lui facendole il solletico sulla pancia e sotto le braccia.
Lei cominciò a ridere e si distese sulla panchina per proteggersi, ritrovandosi con la testa sulle sue ginocchia e gli occhi fissi nei suoi.
« Io non sono bravo con le parole » cominciò lui facendo un grande sospiro. « non saprei trovare quelle giuste in questa situazione, ma dobbiamo parlarne. » terminò la frase a fatica e ne seguì un lungo silenzio.
Lachelle ascoltava ma non capiva, aveva paura che le stesse per dire di far finta di niente, ma nonostante non si sentisse ancora pronta a rinunciare a lui dopo così poco tempo, lo precedette.
« Non ce n'è bisogno, anche per me possiamo fare finta di niente. » mentì spudoratamente. « Davvero, non c'è problema, è stato un gesto involontario, senza pensare, non significava niente. » aggiunse senza guardarlo; ogni singola parola le usciva a fatica, come se avesse voluto cambiarle nel momento stesso in cui le pronunciava.
Dean, dal canto suo, non sembrava tanto felice, aveva la stessa espressione di un bambino che arriva a tavola carico di aspettative e poi trova un piatto che non gli piace. Un'ondata di sensazioni strane e dubbi prese il controllo del corpo di Lachelle; si chiese se era quello che Dean volesse dire, se per stupido orgoglio aveva rovinato l'unico momento nella vita di Dean Winchester in cui abbia provato ad esprimere quello che sentiva. La paura di perdere la persona più importante della sua vita le bloccò il respiro e la voce.
Dean avrebbe voluto dirle che l'amava ma quella risposta l'aveva smontato. Una frazione di secondi: se si fosse alzato dalla panchina forse non si sarebbe più presentata l'occasione ma non riusciva a dire nulla, così si alzò voltandole le spalle. Lei non resisté, prese la sua mano e lo bloccò; lo baciò di nuovo, col cuore che batteva troppo forte, aggrappandosi più che poteva al suo braccio e coprendogli l'intera guancia destra con la mano per stringerlo forte a sé.

« E' tardi se te lo dicessi adesso? » gli chiese. « Non è quello che voglio, non era uno sbaglio, non era privo di significato quel bacio. Non so come dirtelo, ma io mi sono sempre sentita una ragazzina innamorata con te, che si scioglie con i tuoi sorrisi, che è gelosa se qualcuna ti guarda, che ama il verde infinito dei tuoi occhi, il calore dei tuoi abbracci, le tue battute, le tue citazioni, che ama tutto di te, e le piace guardare i film con te, cantare le nostre canzoni a squarciagola e mangiare tutte quelle torte... » cominciò a fare un elenco delle cose che più amava di lui.
« Non è tardi. » disse sorridendo.
Non si era mai sentito così bene e male allo stesso tempo prima; bene perché finalmente stava accadendo quello che aveva sognato per anni, forse dal primo momento in cui l'aveva sfiorata anche solo con le dita o con gli occhi, ma male perché si rendeva conto di quanto tempo prezioso aveva perso pur di fare l'orgoglioso.
« Lachelle, neanche io voglio perdere tutto questo. Sai che sono sempre scettico nei confronti delle cose che non conosco, ma come si fa a non credere all'amore e a guardarti tutti i giorni? » le chiese dandole un altro bacio.
« Mi guardi tutti i giorni? » chiese lei sorridendogli, aspettandosi già la reazione di Dean.
« Cosa? No, no volevo dire... » cercò di ritornare sui propri passi ma era troppo tardi e le sorrise.
Senza accorgersene, tra un bacio e l'altro, stavano passeggiando per tutto il parco e si erano appoggiati allo scalino di uno scivolo. Il Winchester le diede ancora un altro bacio, spingendosi troppo avanti e facendole perdere l'equilibrio, così scivolarono entrambi.
« Non riesco a credere che riesci a cadere anche in un momento come questo. » la prese in giro per il suo precario equilibrio, mentre il peso del proprio corpo schiacciava il suo; era una sensazione magnifica che non aveva mai provato e non si era mai immaginato potesse provare.
« Ma se mi hai spinto tu! » controbatté lei. « Ora come ci alziamo? ».
« Perché dobbiamo alzarci? ».
Sorridevano, scherzavano, si baciavano: non erano mai stati così felici per così poco.
Il sole era ormai scomparso e la luna aveva preso il suo posto, creando un'atmosfera romantica. Erano soli nel parco, tra gli alberi, le fontane, le giostre e il laghetto; erano sobri, non avevano bevuto niente ma giocavano e si divertivano come quando si lasciavano andare da ubriachi.
« Per evitare incomprensioni future » cominciò Dean inginocchiandosi e prendendole la mano. « avanti a tutti questi testimoni, ora sei la mia ragazza? » le propose.
Si sentiva bene con sé stesso, non faceva altro che pensare che non avrebbe mai visto questa versione così dolce e romantica di sé ed invece eccolo lì, con la donna che gli aveva fatto perdere la testa, che lo rendeva felice con uno sguardo o un sorriso.
« Credo di si. » rispose sorridendo, poi, per essere all'altezza della sua proposta, aggiunse un « Mio prode cavaliere. ».

L'aria cominciava a diventare sempre più fredda ma Dean si tolse scarpe e giacca ed entrò nel laghetto, facendosi largo con le braccia per spostare le foglie.
« Ma che fai? » gridò lei. « Fa freddo, dai esci. ».
« Non è fredda. » mentì lui tossendo; aveva bisogno dell'acqua fredda per calmare tutto quel fuoco che gli stava bruciando il corpo. « Perché non vieni anche tu? Non è profonda e poi ci sono io. » aggiunse ridendo; sapeva benissimo che Lachelle sapeva nuotare ma non galleggiare.
Lei si girò di spalle per controllare che nessuno li vedesse, ma non fece in tempo a rigirarsi che Dean la tirò nell'acqua, facendole perdere l'equilibrio.
« Ti rendi conto che siamo all'inizio di novembre? » chiese tossendo per la quantità di acqua che aveva ingoiato. « Ti odio già. » disse stingendosi forte alle sue spalle per non affogare.
« Se mi odiassi non mi abbracceresti. » le fece notare col suo tono beffardo.
« Non-mi-sto-abbracciando. » si difese lei, allontanandosi di parecchio.
Sapeva andare solo da un punto all'altro ma se doveva restare ferma su un solo posto affondava.
« Non mi serve il tuo aiuto. » disse tra un movimento e l'altro, cercando di restare a galla, ma ogni tentativo fu vano perché cominciò a scendere pian piano sott'acqua.
Dean si precipitò a salvarla, la prese per i fianchi e la tirò a sé, abbracciandola da dietro; il petto di Dean contro la sua schiena, le braccia intorno alla vita, il mento sulla sua spalla destra, il cielo della notte nera che diventava un unico colore con l'acqua, tutto sembrava un sogno, era fin troppo vero per quello a cui erano sempre stati abituati, eppure era realtà.
Dean l'aiutò a sedersi sull'erba asciutta e poi la raggiunse, la coprì con la sua giacca di pelle e si sdraiarono, guardando il cielo stellato, bagnati fradici. Lei cercò di coprire anche lui, di condividere la giacca con il proprio ragazzo: solo al pensiero di chiamarlo il suo ragazzo sorrideva come una ragazzina.
« Non immaginavo fossi così romantico. » gli disse girandosi su un fianco per abbracciarlo.
Poggiò la testa sul suo petto e sentì che il proprio non era l'unico cuore a battere così forte; quello di Dean sembrava quasi sul punto di esplodere da un momento all'altro.
« Già, neanche io. » le rispose stringendola ancora più forte.
Baci e sorrisi, bastavano solo quelli per sentirsi felici. Solo carezze ed abbracci per non pensare alla guerra con Rocone, la spada, la chiave, Sam, Castiel. Finalmente facevano solo ciò che suggeriva loro di fare il cuore da anni.

I raggi del sole che era tornato a splendere e il vocio dei bambini svegliò i due innamorati, che avevano dormito abbracciati tutta la notte.
« Buongiorno. » lo salutò lei con un bacio.
« Buongiorno. » ripose lui con un sorriso.
Lachelle lo guardò negli occhi, che sembravano ancora più verdi con lievi sfumature marroni.
« Lo sai che al sole i tuoi occhi sono ancora più belli? » gli chiese dolcemente ma la risposta di Dean fu ancora più inaspettatamente dolce.
« Ce li ho così anche quando mi sveglio pensando a te. » la sorprese.
« Oh mio Dio, devo ancora abituarmi all'idea di un Dean Winchester romantico. » concluse sorridendo e arrossendo violentemente.
« Era per non riportarti subito alla versione di Dean Winchester guerriero » cominciò cambiando tono di voce e mettendosi a sedere. « Guarda un po' lì. ».
Indicò una parte di cielo rosso-violaceo, proprio tra le nuvole sopra il Kronox, il resto invece era tutto di un azzurro sereno e questo li fece un po' sentire in colpa perché probabilmente se non avessero perso tempo, non sarebbe successo niente: ma poi cosa sarebbe potuto succedere di tanto grave?
Lachelle gli diede un bacio veloce sulle labbra, poi si alzarono e tornarono al motel per armarsi.

Quando arrivarono sul Kronox sentirono un caldo soffocante e una puzza di zolfo nauseante. Dall'esterno, prima di entrare nella cavità della montagna, videro già Castiel seduto al centro di un cerchio di fiamme e Sam legato. All'interno della montagna la puzza era ancora più nauseante, e probabilmente era per quello che Sam era ancora privo di sensi.
« Se foste arrivati ieri. » cominciò l'angelo ma Dean lo interruppe.
« Abbiamo avuto dei contrattempi. » disse, cercando qualcosa per spegnere le fiamme, così aprì lo zaino e le spense con l'acqua della bottiglia che si erano portati per emergenza.
« E' successa una cosa con...le cose del motel e poi le altre cose e poi, C-caroline... » la cacciatrice non sapeva cosa dire; era sempre stata una pessima bugiarda con le persone che amava e cominciava a dimenticare le parole quando mentiva, sostituendole con "cosa, cose, cosi". « Mi dispiace Cass. » aggiunse rompendo le manette di Sam con un paletto di ferro preso dietro uno dei macchinari in quella caverna.
« Anche a me dispiace per tutto, Dean. » intervenne Sam. « Dovevo darvi retta. » aggiunse abbracciando il fratello; ora che si era scusato si sentiva meglio anche se continuava a sentirsi in colpa per come li aveva trattati.
« Niente sentimentalismi. » rispose il fratello maggiore come al solito, ma stava guardando Lachelle pensando a quanto con lei si fosse sbilanciato in questo genere di effusioni e la cosa non gli dispiaceva.
Anche lei lo guardava e sorrideva complice e capirono che stavano pensando alla stessa cosa.
« Vi interessa ancora aiutarmi, vero? » avevano sentito la voce di Castiel fino a poco prima solo come un suono di sottofondo, poi tornò improvvisamente chiara. « Rocone è stato liberato, capito? » urlò.
« Certo, Cass. » dissero insieme e si sorrisero ancora; in fondo avevano avuto poco tempo per godersi quel momento e subito si erano immersi nel loro lavoro.
« Si può sapere che vi prende? » chiese l'angelo, che poverino non ci capiva nulla al contrario di Sam, che era sicuro di aver compreso già tutto.

Mentre scendevano il Kronox incrociarono alcuni demoni; uno di questi ferì la cacciatrice sul ventre ma il suo ragazzo lo uccise all'istante.
Quando ormai stanchi arrivarono all'aeroporto, Castiel si congedò e Dean andò a fare i biglietti, incredibilmente felice di salirci di nuovo. Salirono e presero i loro posti; questa volta l'aereo era più affollato e chiassoso, tanto da far venire loro il mal di testa.
« Potevamo andare con Castiel. » suggerì Sam, appoggiato col capo al finestrino, coperto per buona parte dai suoi capelli. « Dev'essere già stata dura fare il viaggio d'andata, non vorrei fare le stesse figuracce dell'altra volta. Sai sacchetti, forchette... » aggiunse pulendosi una macchia di sangue rimasta sulla maglietta.
« Sta zitto, Sam. Io non ho paura di niente. » lo canzonò lui. Aspettò che si girasse per parlare nell'orecchio di Lachelle. « E poi non è stato così male questo viaggio. ».
« Beh, abbiamo lasciato che liberassero Rocone. » rispose lei riflessiva, sentendo crescere i sensi di colpa.
« Ma adesso so di avere qualcosa di più per cui vale la pena lottare. » aggiunse prima di infilarsi di nuovo le cuffie e addormentarsi.
La Winchester si sentì in paradiso: l'attraente, coraggioso e protettivo Dean Winchester, nonché l'uomo della sua vita che mostrava la parte che aveva sempre nascosto: innamorato e romantico. In fondo, Dean non era per niente tutto quello che un cacciatore non è, era molto di più. 

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Capitolo 9
*** Abbraccio di un angelo ***


9-Abbraccio di un angelo 


Il viaggio in aereo fu tranquillo e non durò molto. Dean si lasciò cullare dalla musica del lettore mp3 e si addormentò sereno come non era mai stato prima. A Lachelle bastò uno sguardo per chiarirsi con Sam; cominciarono a parlare, a raccontarsi tutto e a cercare un modo per far stare meglio l'altro, tornando al rapporto di sempre.
« Almeno siete stati bene, so cosa si prova quando si è innamorati. » disse Sam accennando ad un sorriso. « Io invece sono stato tutto il tempo ad ascoltare i discorsi di Castiel sugli "strumenti della perdizione". » continuò, imitando la voce dell'angelo.
« E' così dolce, sta cercando di diventare migliore, di costruire una famiglia con noi. » Lachelle gli confessò delle preoccupazioni nei suoi confronti.
Dopo aver parlato per più di mezz'ora, si rese conto che non gli aveva lasciato spazio per esprimersi anche se dalla sua espressione vuota non era tanto sicura che ne avesse avuto voglia.
« Come ti senti? Non mentirmi. » gli chiese improvvisamente.
Lui si strofinò gli occhi con la mano destra, poi la portò sulla fronte per buttarsi dietro i capelli che crescevano a vista d'occhio.
« Ah! » sospirò e rivolse gli occhi sui piedi. « Distrutto. » si limitò a rispondere.
Sembrava a stento avere la forza di arricciare il naso e trattenere le lacrime e la cacciatrice avrebbe voluto fare qualcosa per lui, che per lei c'era sempre stato nei momenti peggiori.
« Eri davvero innamorato innamorato? » gli chiese lei con tono lento.
In un primo momento Sam evitò lo sguardo, poi si convinse che parlarne gli avrebbe fatto bene e cominciò lentamente, prendendosi molte pause per pensare.
« Ero sulla buona strada. Ci credevo davvero, speravo che questa volta fosse stata quella buona ed invece mi sono innamorato di nuovo della persona sbagliata. » osservò amareggiato.
« Mi dispiace tantissimo, Sam. Non te lo meritavi proprio. »  lo rincuorò lei. « Ricordati che per qualsiasi cosa puoi contare su di me. Fa bene sentirselo dire quando ci sentiamo soli, me l'hai sempre detto tu. »  gli sorrise, facendogli l'occhiolino.
Sam sorrise a sua volta e spostò la conversazione sul fratello, che dormiva beatamente con la testa appoggiata al sediolino, rivolta verso l'alto.
« Fa strano vedere Dean così calmo su un aereo, vero? » le fece notare prima di mettersi a guardare fuori dal finestrino.
Continuarono a parlare fino all'atterraggio, poi una volta scesi Dean si fece uno dei suoi balletti vittoriosi e corse dalla sua amata Impala, come se non la vedesse da anni. Prima di salire però alzò di peso Lachelle e la fece sedere sul cofano per controllare la ferita sul ventre, ma lei lo rassicurò e si misero in viaggio senza meta, arrivando in Kansas dopo un giorno di viaggio.

Kansas

Verso il pomeriggio l'Impala sfrecciava su una strada quasi deserta, a parte qualche casa di tanto in tanto, qualche negozio e molte fabbriche. D'un tratto due uomini corpulenti e pelati dall'aria minacciosa sbarrarono loro la strada. I fratelli cercarono di capire come mai non si volessero muovere dal posto ma questi non rispondevano. Il primo uomo mostrò il nero degli occhi e poi rise.
« Ma che cavolo hanno da ridere? Maledetti demoni complessati e i loro stupidi giochetti! » sbottò la donna mentre Sam scendeva dall'auto.
Lei e Dean stavano per seguirlo ma Castiel comparì nell'auto, seduto al solito posto accanto a Lachelle.
« Stanno arrivando da ogni lato, » li avvisò allarmato. « sono demoni e riescono ad individuare la spada facilmente da quando sono sulle vostre tracce. » terminò di spiegare, ancora col fiatone.
L'angelo indossava il solito trench ma non era impeccabile come sempre; il volto era spento e cupo e gli occhi non emanavano la solita luminosità, aveva le occhiaie.
« Ma cos'è successo? Cass, ora ti droghi? »  gli chiese Lachelle, sempre più convinta che l'angelo stesse nascondendo qualcosa.
« No che non mi drogo. » rispose lui, guardandola accigliato e col capo lievemente inclinato. « Dovete nascondervi. » riprese lui.
« E come? Dovremmo stare tutto il tempo in viaggio senza fermarci? » chiese Dean, che ogni tanto si voltava avanti per controllare Sam che stava discutendo animatamente con due demoni belli grossi perfino per suo fratello.
« Non ho un piano, non so cosa fare. » cercò di aprirsi lui ma l'espressione di Dean probabilmente lo scoraggiò. « Ma non mi drogo. » ripeté, rivolto a Lachelle, che venne in suo aiuto.
« Dobbiamo nascondere la spada, fare in modo che loro non sappiano dove si trova. Non puoi inciderci quei simboli enochiani come avevi fatto alle nostre costole? » chiese alzando le spalle.
« No, è un'arma troppo potente. » rispose scuotendo il capo ma la cacciatrice non si perse d'animo e Dean sorrise; la sua ostinazione e il modo in cui cercava sempre di trovare un'alternativa gli erano sempre piaciuti.
« E puoi inciderli su una casa? »  propose indicando col dito quella sulla loro destra.
Sentiva che quella doveva essere una cosa importante per Castiel e voleva fare il possibile per aiutarlo.
« Si, ma non ci deve vedere nessuno. »  rispose quello col trench, pochi istanti prima di sparire e ricomparire a pochi millimetri dal muro di quella villa, intento a dipingere simboli incomprensibili.
« Non ne posso più della chiave, della spada, dei demoni e di quello stupido angelo! » la voce di Sam rimbombò improvvisamente in quella piccola strada e Castiel si arrestò di colpo quando udì quelle parole; non se le aspettava da parte di Sam, ma cercò di mostrarsi indifferente, di far finta di non aver sentito e riprese a dipingere nervosamente.
Quando gli altri due cacciatori scesero dall'auto, furono colpiti dal gelido vento e dal profumo dei pini che si alzavano in tutta la loro altezza lungo il sentiero. Uno dei due demoni colpì con un pugno Lachelle, cogliendola di sorpresa ma quella fu l'ultima azione che compì perché Dean un attimo dopo gli piantò il coltello dritto nello stomaco.
« Stupido angelo impiccione, sei solo un fallimento. » gridò l'altro demone, anch'egli in fin di vita, col sangue che gli colava ormai da ogni parte del corpo. Non finì di parlare che Lachelle lo sistemò definitivamente; questa storia di tutti che trattavano male Castiel la faceva stare male e giurò che sarebbe stata lei stessa a porle fine.

La casa grigia e bianca che Castiel aveva nascosto agli occhi dei demoni era molto grande, arredata da mobili classici, con la corrente funzionante, così come l'acqua ed ogni cosa: era chiaramente abitata. Dopo l'ingresso, a cui si accedeva dopo una scalinata di legno, c'erano subito la cucina, separata dal salone con un arco di legno, il bagno e la scala che portava al piano di sopra con le camere da letto e altri bagni. Enormi occhi di gufi li accoglievano ad ogni porta e foto di una donna dai capelli rossi con diverse persone decoravano le pareti di ogni stanza.
« Io vado di sopra a cercare un posto per nascondere la spada. » disse Sam imbarazzato, col volto rosso coperto dai capelli.
Voleva assolutamente evitare lo sguardo angosciato di Castiel, non ce l'aveva con lui, era solo molto arrabbiato col mondo intero e se la prendeva con tutti, ma non era dell'umore giusto per scusarsi.
« E per quanto dovremmo restare qui? » chiese Dean, massaggiandosi le labbra con la mano destra e osservando i particolari un po' angusti della casa.
« Per quanto basta. » intervenne bruscamente lei, in difesa dell'angelo, che fissava un punto della stanza a caso; le dispiaceva rispondergli male ma in quel momento Castiel non aveva bisogno di altri sensi di colpa.
Il cacciatore la guardò accigliato e salì sopra per andare in bagno perché aveva bisogno di una doccia.
Scese il silenzio tra Castiel e Lachelle; lui si guardava intorno ma lei era determinata ad aiutarlo, così lo fissò dritto negli occhi.
« Io vado a fare delle ricerche. » si affrettò a dire ma lei lo prese per il trench prima che sparisse.
« Aspetta Cass. Non vai da nessuna parte se non mi dici cosa ti succede. » lo avvertì in tono quasi minaccioso. « So che non vai a fare delle ricerche, per quello c'è il pc e poi non scopri mai niente. » si affrettò ad aggiungere.
Non voleva spaventarlo o intimargli qualcosa e si impose di assumere un tono più dolce possibile.
« E' uno strumento della perdizione. » ribatté lui sempre senza guardarla negli occhi.
Uno dei fratelli aveva acceso l'impianto di riscaldamento perché cominciò a fare caldo.
« Non c'è bisogno che ti tieni tutto questo dentro. » continuò lei come se non l'avesse interrotta. « E dai, ho visto la tua espressione quando quel demone si è rivolto a te lì fuori. » aggiunse, cercando di non perdere la pazienza.
Era abituata a far parlare con Dean, quanto poteva essere difficile far parlare anche lui?
« Dovresti mostrarmi più rispetto! » la avvertì lui ma indietreggiò quando la vide arrabbiarsi sul serio.
La donna si tolse la giacca blu e la scaraventò sul divano.
« Questo non è non portare rispetto, Cass. Secondo te non ti rispetto? » gli chiese.
Lui non rispose ma lei non si perse d'animo e perseverò.
« Ci preoccupiamo per te perché siamo tuoi amici: a questo mi riferivo quando parlavo dell'amicizia, non devi tenerti tutto dentro, devi parlarne con noi. Magari Dean non è l'ideale per una chiacchierata di questo genere e Sam sta passando un brutto periodo ma io sono qui, puoi parlare con me. ».
La sua voce sembrava aggressiva perché da tempo pensava quelle cose e una volta avuta l'occasione doveva assolutamente sfruttarla. L'angelo cominciava a sembrare ancora più confuso, si sentiva ribollire, si sentiva solo e alzò gli occhi al cielo.
« Anche Sam crede che sono un disastro, e »  iniziò lui a bassa voce. « tutti i demoni e gli altri angeli lo pensano. » continuò lui senza distogliere lo sguardo dal soffitto bianco e pieno di ragnatele.
« Sam era arrabbiato, i demoni e gli angeli, lo sai meglio di me, con tutto il rispetto ma la maggior parte sono dei gran figli di puttana. » disse sedendosi su un divano giallo poco distante dalla porta.
Il gusto della persona a cui apparteneva la casa era particolare; i cuscini sul divano erano rossi come il tappeto e le tende.
« Non dire parolacce anche tu, » la riprese lui. « le sto imparando anche io. » confessò accennando ad un sorriso.
Lachelle gli sorrise a sua volta e gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
« Facciamo una cosa: io non le dico più e tu lavorerai sulla tua autostima. » propose mostrandogli un sorriso radioso. « Conta quello che pensano le persone che ti vogliono bene, Cass, non gli altri. ».
Non sapeva come comportarsi con lui, così gli diede una pacca sulla spalla.
« E cosa pensate voi di me? » chiese lui, guardando la mano della donna sulla sua spalla.
« Che come tutte le persone del mondo hai fatto i tuoi sbagli. Tutti ci pentiamo di qualcosa prima o poi, ma sbagliare non è sbagliato, a volte è necessario per capire quali sono gli errori che non dobbiamo più commettere. » gli rispose tirandosi goffamente il braccio.
La Winchester pensò che, anche se di solito evitava gli abbracci, avrebbe voluto sapere come era abbracciare Castiel, ma si propose di fare un passo alla volta.
« Non devi cercare di giustificarmi, io ho fatto del male a tante persone, » ribatté. « ma tu non puoi capire. » aggiunse scuotendo la testa.
« No, ma Dean capirebbe. Ti posso solo dire una cosa: Dean ha sofferto tantissimo per quello che ha fatto all'inferno e soffre ancora ma io non l'ho mai visto mollare, nonostante quello che aveva e che ha ancora dentro. Fa finta di niente ormai e supera questa angoscia e questo dolore giorno per giorno perché le persone che lo amano gli stanno vicino. E anche tu hai delle persone che ti stanno vicino e possiamo aiutarti a rimediare, a farti sentire meglio, ma devi lasciarcelo fare. ».
La voce della donna era dolce e confortante e l'angelo cominciò a perdere l'imbarazzo e a confidarsi con lei.
« Ma io non dovrei sbagliare, sono un angelo del Signore. » ribatté e lei sorrise ancora.
« Vuol dire che non siete poi tanto diversi da noi umani. » concluse. « Supereremo tutto, resta con la tua famiglia. ».
La voglia di abbracciarlo cresceva, e voleva dimostrargli una volta tanto quanto gli volesse bene.
« Sai una cosa, Castiel? Quando le persone vogliono dimostrare il loro affetto si abbracciano. » gli spiegò.
Lui le fece capire che già lo sapeva ma non sembrava aver capito le sue intenzioni. Lachelle rimase inutilmente lì con le braccia spalancate ad aspettare che lui si avvicinasse.
« Lo vuoi un abbraccio? »  gli chiese e finalmente si avvicinò; lo strinse forte, era un suo amico, era parte di quella piccola psicopatica famiglia e non voleva perderlo.
Lui le era riconoscente come non era mai stato con nessuno prima; dopo tanti anni che si conoscevano, finalmente Lachelle seppe come fosse un abbraccio di Castiel.

Dopo circa cinque minuti, un rumore di passi dalle scale annunciò l'arrivo di Dean; dopo aver fatto la doccia si era cambiato e aveva indossato un abito formale, la giacca, i pantaloni e la cravatta neri su una camicia bianca. Aveva intenzione di portare la sua donna fuori a cena e scese le scale freneticamente ma quando arrivò vide la scena più bizzarra che gli fosse mai capitata: Castiel aveva il volto rigato dalle lacrime e abbracciava Lachelle. Quando arrivò sull'ultimo scalino li guardò ancora un po', poi si raschiò la gola rumorosamente.
« Questa casa è fantastica, il bagno è spazioso, abbiamo due camere da letto. » disse distrattamente. « Ci sono anche le birre in frigo. » urlò dalla cucina."Avete intenzione di abbracciarvi ancora per molto?» sbottò all'improvviso.
Lachelle ci impiegò un po' a far capire a Castiel che l'abbraccio era finito, forse non aveva mai abbracciato nessuno o forse stava bene così ma comunque non potevano trascorrere in quel modo l'intero pomeriggio, e poi la Winchester non si sentiva a suo agio a mostrare apertamente tutto quell'affetto. 
La donna aveva bisogno di prendere un po' d'aria; gli avvenimenti degli ultimi giorni erano stati devastanti e aveva bisogno di rilassarsi un po'. Aprì l'altra porta d'entrata che si trovava alla fine del corridoio, dietro le scale, e si affacciò sulla strada. Non era deserta come l'altra, era un quartiere tranquillo e ben curato, con case dalle finestre illuminate, negozi che emanavano un forte odore di cioccolato, bambini che giocavano in bici e col pallone. Dean consigliò all'angelo di farsi un bagno, poi raggiunse la cacciatrice a passi brevi. Senza fare alcun rumore la sorprese abbracciandole la vita da dietro e dandole un bacio sul collo. Lei sentì il calore delle sue mani sul corpo e sorrise.
« Pensi che rimarremo per molto qui? » gli chiese ma lui le rispose usando le sue stesse parole.
« Uhm, non lo so. Per quanto basta, immagino. » usò un tono sarcastico.
« Non fare il cretino, quello non era il momento di parlarne. Castiel ha già abbastanza problemi di sensi di colpa, non volevo fargli pesare anche questo. Sta attraversando un periodo davvero difficile. Lo è anche per noi e per Sam anche. » concluse lei, prima di sbuffare e girarsi per mettergli le braccia intorno al collo; era meraviglioso averlo tra le braccia, guardarlo negli occhi e baciarlo, sentirsi le sue mani sul corpo.
« Da quando la vita di un cacciatore è facile? »  le fece notare l'uomo ma lei protestò.
« Appunto, se sei un cacciatore cacci, ma noi ci limitiamo solo alla caccia? No, e per di più siamo anche in vacanza adesso. E' difficile abituarsi ad uno stile di vita nuovo, con abitudini nuove, evitare di essere quello che siamo e abituarci ad altre cose. » cominciò a ragionare ad alta voce.
« Forse, ma io ho te, una fidanzata psicologa che si occupa della nostra piccola famiglia. » disse lui facendole tornare il sorriso su quel volto cupo.
« La nostra piccola famiglia? » ripeté guardandolo curiosa.
« Si, non è perfetta » cominciò, poi si arrestò di colpo. « In effetti non c'è quasi niente di una famiglia, ma siamo noi e siamo comunque una famiglia. ».
« Forse potrebbe farci bene riposare un po', almeno fino a che questa maledetta spada non verrà distrutta. » concluse abbracciandolo di nuovo, lui le mostrò il solito sorriso provocatorio e beffardo.
« Mi abbracci senza chiedermi il permesso? » la prese in giro per farla ridere.
« Che te ne pare di una bella serata con un dolce e un film? » propose lei ma lui le mostrò il vestito. « Si, sei molto elegante ma perché ti sei vestito così? ». « Perché volevo invitare la mia ragazza a cena fuori. » disse calcando le parole "mia" e "ragazza" e lei lo baciò.
« Va bene, ma ho visto un fast food qui vicino. » propose, incrociando le dita nelle sue e guardandolo negli occhi, così lo convinse e alla fine scelsero di andare a mangiare un panino con l'hamburger.

La luna era alta nel cielo, piena e lucente, e risplendeva sui giardini del parco dove i Winchester avevano parcheggiato per mangiare i panini. L'idea della nuova vita diventava sempre più familiare e meno spaventosa e mangiarono tranquilli nell'Impala, poco distanti da una fontana, come quando si erano baciati la seconda volta.
« Ma non hai paura che faccia cadere un po' di senape sul sediolino? » lo provocò lei, facendo penzolare la bustina di senape e lui la guardò con gli occhi sgranati.
« Non lo faresti mai, ami l'Impala. » rispose, sperando di convincere entrambi. « Il mio hamburger è bruciato. » mentì.
« Il mio è perfetto. Fammi vedere. » disse Lachelle a Dean, che prima le avvicinò il panino poi la baciò.
Si sentivano così felici che non potevano credere di aver sofferto tanto fino a poco prima; in quei momenti tutto si fermava intorno a loro e dimenticavano il resto. Finiti i panini, Lachelle rimase con un po' di maionese sulle labbra e cercò ovunque un paio di fazzoletti, senza riuscire a trovarli.
« Ci penso io. » la rassicurò Dean, avvicinandosi malizioso, spingendosi oltre il proprio sediolino e baciandola.
Con la mano sinistra le scostò i capelli, accarezzandoli lentamente per spostarli dal volto radioso e con la destra le accarezzava la schiena, spingendo il suo corpo contro il sediolino. Tra un bacio ed uno sguardo vide gli occhi scuri felici come non li aveva mai visti. Quando l'aveva conosciuta erano tristissimi, sembravano sempre sul punto di lacrimare da un momento all'altro e sapeva che spesso lo facevano, ma non se ne faceva accorgere. Più la baciava con passione più lei cedeva sotto il suo peso, poi urtò il finestrino con la testa. Lachelle si rialzò e gli si sedette in braccio, gli accarezzò le labbra prima di baciarle ancora una volta. Le sue braccia gli cingevano il collo e pian piano gli alzarono il colletto della camicia. La donna amava quando aveva le pieghe della camicia o della giacca di pelle alzate. Gli sfilò la giacca, lasciandola cadere sul sediolino accanto, dove di solito si sedeva Sam, poi guardò di nuovo i suoi occhi assenti e gli posò la propria fronte contro la sua.
« Hei, c'è qualcosa che non va? » gli chiese fissandolo negli occhi, che sembravano più luminosi del solito, e con sua grande sorpresa, Dean non aspettò le sue parole di conforto per cominciare a parlare.
« Io non ho mai fatto l'amore. » sussurrò e lei sorrise.
« Dean, se è un modo per chiedermi di non contare tutte le ragazze con cui sei stato, sappi che non ce n'è bisogno. Mi importa solo il nostro presente. » lo incoraggiò dolcemente; davvero non le importava, ora era suo e non se lo sarebbe più fatto scappare.
« Intendo fare l'amore davvero, con una persona importante come tu lo sei per me. Mi sono divertito con tante ragazze ma questa volta è diverso. » le confessò lui col cuore che batteva forte, prendendo le sue guance tra le mani calde e forti; era spaventato come un ragazzino e aveva paura di sbagliare qualcosa e deluderla.
Lachelle sapeva che quelle parole avevano più significato di quello che sembrava; le stava dicendo che l'amava a modo suo e sentì la pelle accapponarsi.
« Ti amo, Dean. Ti amo per il tuo carattere, i tuoi difetti, le tue paure, i tuoi modi di fare, di organizzare le cose... » cominciò ancora una volta a fare un elenco delle cose che amava di lui, sentendo un brivido attraversarle ogni parte del corpo ad ogni parola.
« Organizzare le cose? » chiese curioso, accarezzandola lentamente.
« Sei autoritario, protettivo, mi fai sentire sicura quando ci sei tu. » spiegò lei mentre un cagnolino bianco e grigio dal pelo arruffato passò molto vicino a loro; questo ricordò loro che si trovavano troppo in bella vista.
Dean portò l'auto in un luogo più appartato, nascosto tra gli alberi, dove gli unici suoni che si udivano erano il canto di piccoli uccelli notturni sui rami degli alberi. Lachelle gli accarezzava la schiena liscia, le braccia muscolose, arrivando a dargli un bacio sulla guancia e poi tornando indietro mentre respirava il suo profumo. A quel punto Dean l'aiutò a sedersi di nuovo sulle proprie gambe e le baciò il collo. Una sensazione molto piacevole la pervase ma le fece il solletico, così urtò con la testa di nuovo contro il finestrino. L'uomo allora la prese in braccio, scese dall'auto e passò sui sediolini posteriori, aiutandola a posarsi sui quei sediolini decisamente più comodi e spaziosi. Pelle contro pelle, sguardi, baci lunghi, sguardi, uniti fino a diventare una cosa sola, sguardi, respiri e ancora sguardi. Quando furono entrambi stanchi, si sdraiarono muovendo ancora i piedi per riscaldarsi. Il cuore di entrambi era incontrollabile, batteva ad un ritmo troppo forte, mentre dei sorrisi di gioia si stagliavano sui loro visi.
« Hai freddo? » le chiese lui, spostandole una ciocca di quei capelli sempre disordinati.
« No se mi abbracci più forte. » rispose lei, che voleva sentirsi le braccia ancora più strette intorno al proprio corpo.
« Mi stai chiedendo il permesso di abbracciarmi? » ironizzò il cacciatore e lei rise.
La strinse più forte che poté in un abbraccio angelico, il più bello che avesse mai ricevuto e a quel punto disse una cosa che Lachelle non avrebbe mai sognato Dean potesse dire in vita sua, soprattutto a lei: « Ti amo anche io. ». 

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Capitolo 10
*** Christmas at home ***


10-Christmas at home

Kansas

L'aria calda del termosifone era quasi come un sonnifero, Sam si stava addormentando sul letto mentre Lachelle, seduta accanto a lui, gli raccontava quello che era successo la sera prima tra lei e Dean. Lui continuava a ripeterle che se il fratello aveva condiviso l'intoccabile Impala con lei l'amava davvero e questo la rendeva  felice, sapeva quanto ci teneva a quell'auto e così le aveva dimostrato che c'era qualcosa a cui teneva di più. D'altra parte, però, sapeva quanto Sam stesse soffrendo per la delusione avuta con Caroline.
« Vedrai che accadrà anche a te prima o poi. »  gli augurò abbracciandolo forte e sperando che un giorno avrebbe visto anche lui felice. « Pensa che alla fine anche due con un carattere come il mio e quello di Dean sono riusciti a cadere in questa trappola. Dopo questo, credo che qualsiasi cosa sia possibile. »  aggiunse sorridendogli.
Sam annuì e la strinse forte; Lachelle era la sua migliore amica, la considerava una sorella e non avrebbe potuto immaginare diversamente la propria vita senza i suoi consigli e le lunghe chiacchierate con lei.
Un lieve suono uscì dalla tasca della cacciatrice, il cellulare stava squillando ma la suoneria era diversa dalla solita; quella era esclusivamente per la sorella Emma. Guardò Sam allarmata, mostrandogli il cellulare, poi si fece coraggio, gonfiò i polmoni, preparò una decina di bugie sperando che andassero bene e rispose.
« Emma! » cercò di essere quanto più tranquilla possibile, ma l'ansia si stava impossessando di lei.
Si chiese se esistesse un tatuaggio per la possessione dell'ansia ma si rese conto di quanto fosse stupida la cosa e scosse la testa.
« Ciao Lachelle. » si udì una voce uscire dalle casse del cellulare, alterata dal viva voce in modo che Sam l'aiutasse in caso di bisogno. « Come stai? » chiese con una voce sottile, sembrava quasi più grande di lei.
« Bene. Sono tornata in Kansas per una vacanza, mi sono concessa un periodo di relax dopo tanto duro lavoro. »  mentì cercando di imitare una voce rilassata.
In fin dei conti non le stava mentendo, stava solo omettendo certi particolari, quindi non c'era motivo di sentirsi in colpa.
« A te come va? » le chiese.
« E' un brutto periodo; »  rispose Emma tranquillamente. « ho divorziato con Steve, da due settimane. » le rivelò.
La sua voce non era più tranquilla come prima e di tanto in tanto si sentiva tirare su col naso.
« Mi dispiace, ma me lo dici solo adesso? » rispose la maggiore.
Le uscì spontaneamente senza riflettere e senza controllare il tono di voce; non si aspettava una cosa del genere perché proveniva da una famiglia in cui questo genere di cose non erano ben viste.
« Non volevo disturbarti. So che stai studiando e mi dispiace dimostrarti ogni volta che non sono perfetta come te... » cominciò lei.
Si era sempre sentita inferiore alla sorella perché a 17 anni era andata a studiare fuori e si era laureata mentre lei era rimasta a casa, si era sposata e adesso aveva anche divorziato. Nonostante questo, parlare con lei la faceva sentire bene; Lachelle faceva lo stesso effetto a tutti, forse per la sua spontaneità.
« Ho chiamato per chiederti un favore: ho bisogno di un po' di tempo per me e non riesco a occuparmi di Kevin. » le rivelò, cercando di racimolare tutto il coraggio che aveva: in fondo anche lei era una Winchester.
« Portalo da me, ti mando l'indirizzo, non ti preoccupare. » cercò di rassicurarla lei.
« Grazie e scusami per tutto. » disse sollevata. « Salutami Dean e il tuo fidanzato Sam. » si congedò.
« Ehm, si. Sam certo, te li saluto. Ci vediamo. » disse dimenticandosi che per giustificare il fatto che vivesse con due ragazzi le aveva detto che Sam era il suo ragazzo. Si sentiva uno schifo, le aveva sempre mentito sulla sua vita, l'aveva riempita di bugie.
« Ci mancava solo questa. » disse rimettendosi il cellulare in tasca, ma lo riprese per vedere l'orario. « Devo anche andare con Castiel, gli ho promesso di non dire parolacce se lui avesse lavorato sulla sua autostima e quindi usciamo, così mi faccio venire qualche idea. ».
Si alzò frettolosamente dal letto e si avviò alla porta. La polvere sulla maniglia le fece pensare al fatto che quella casa doveva sembrare sua per quando fosse arrivata Emma. « Anzi, ora che ci penso, passiamo anche al supermercato per riempire i mobili giù e pulire un po' questa casa. » aggiunse prima di uscire.

I due girarono molti negozi e comprarono tante cose; lei insegnò all'angelo tante cose che non sapeva di conoscere, come guardare la scadenza, rispettare la fila e tutte cose che nessuno dei due aveva mai affrontato. Erano una più imbranata dell'altro ma si divertirono tanto. Lachelle trovò anche un disco dei Led Zeppelin; lei e Dean condividevano molto i loro gusti musicali e anche se Lachelle non amava gli Zeppelin quanto Dean, lo comprò per fargli una sorpresa. L'angelo cominciò invece un litigio con uno yoyo perché non ne capiva il meccanismo e tornarono a casa mangiando caramelle e dolci.

Quando ormai arrivò la sera, Lachelle non si sentiva tanto bene e si diresse verso il letto, sicura che Emma non fosse arrivata prima di qualche giorno. Dean si affacciò dalla porta della camera da letto e la vide mettersi un pigiama azzurro chiaro; le piaceva tanto anche così e sorrise quando la vide inciampare.
« Ho preparato i toast. Vorrei che fossi la prima ad assaggiarli. » irruppe lui e la donna sorrise.
« Non mi perderei per niente al mondo il tuo primo piatto da casalingo. » disse correndogli incontro, poi si ricordò del disco che gli aveva comprato e si arrestò. « Ti raggiungo subito. ».
Dean cominciò a ridere al suono della sua voce; probabilmente la sera prima aveva preso freddo. « E comunque io non sono un casalingo. » affermò offeso, gesticolando col dito in segno di protesta.
Lachelle aspettò che Dean fosse tornato in cucina, prese il disco e lo raggiunse. Camminò in silenzio per non farsi sentire, lo sorprese da dietro le spalle mentre metteva i toast in un piatto, gli coprì gli occhi e gli diede un bacio sulla guancia.
« Vuoi abusare di un uomo innocente? » scherzò con voce maliziosa e lei rise, guidandolo con le mani sul divano.
« Ancora con questa storia? E poi tu non sei mai innocente. » si difese.
Quando furono entrambi seduti sul divano, lei gli sfiorò le labbra dolcemente.
« Dai, apri gli occhi. » gli sussurrò all'orecchio, col cuore che le batteva senza saperne il motivo.
Alla vista del disco, Dean sembrava felice come un bambino, la prese in braccio e la baciò. Ogni giorno sapeva di amarla sempre di più e lo capiva da quei piccoli gesti che mai nessuna aveva fatto per lui, gesti con cui Lachelle sapeva dimostrare l'affetto che provava perché non sempre ci riusciva con le parole o con gli abbracci. Mangiarono i toast seduti sul divano, facendo cadere bicchieri e briciole ovunque. La testa di Lachelle girava parecchio e a stento riusciva a tenerla ferma; era convinta di aver bevuto solo un po' di vino, poi scoprì che Dean le riempiva continuamente il bicchiere, ma non se ne era accorta perché si sentiva poco bene.
« Ridi senza motivo? » le chiese Dean. « Te ne do io uno, adesso. » disse alzandosi e sedendosi sulle sue gambe.
Lei cominciò a sentire ogni parte del corpo sfuggirgli dal controllo e non riusciva a fare altro che ridere.
« No, ti prego Dean, smettila. » lo supplicò.
« Non ho neanche iniziato. » le fece notare; la Winchester soffriva il solletico anche al solo pensiero ma Dean scoprì che il punto in cui perdeva totalmente il controllo erano i piedi. Le bloccò le mani mentre la torturava lentamente e lei si sentiva scoppiare, poi involontariamente riuscì a liberarsi e lo spinse a terra con un calcio. La maglia si sporcò di vino, ormai tutto rovesciato sul pavimento di legno.
« Scusa, scusa, scusa, amore scusa. » si alzò di scatto dal divano per aiutarlo e lui ripeté sarcastico « Amore scusa? ». Lei arrossì e fece finta di non capire, usando un tono vago ed indifferente.
« Hai detto "amore scusa". » sottolineò lui sicuro, ma lei cercò di giustificarsi. « No, no ti sbagli. Hai sentito male. » cominciò a dire ma lui prese di nuovo a farle il solletico e la costrinse a confessare. Dean la riportò sul divano, stendendosi di nuovo su di lei, sussurrando quasi tra sé « Va molto meglio così. » perché gli piaceva quella sensazione dei loro corpi così uniti.
« Perché finisci sempre per schiacciarmi? » gli chiese lei mentre lo aiutava a sfilarsi lentamente la maglia bagnata, con una grande macchia rossa sulla stoffa.
« Perché sei comoda. Ma non cambiamo discorso... » disse lui pianificando qualcosa, fino a che non udirono il campanello bussare.
Il suo braccio destro era teso sul divano per darsi sostegno, la mano sinistra invece le accarezzava la guancia e la guardava dritto negli occhi; adorava stare così e sentirsi le mani della propria ragazza intorno al collo, e a lei piaceva sentirsi completamente nelle sue mani, quindi nessuno dei due si mosse per andare ad aprire.

Quando il campanello suonò per la terza volta, Sam scese di sotto e scosse la testa con perplessità alla vista del disordine che avevano fatto, poi si precipitò ad aprire. Dalla soglia si vide entrare l'ombra di una donna molto magra, una ragazza bionda dai lisci capelli lunghi fino alle spalle, gli occhi chiari e un vestito azzurro di seta. Aveva un portamento elegante e raffinato al contrario della sorella; una mano era stretta in quella del figlio, biondo e magro come lei e l'altra portava la borsa bianca come le scarpe e la cintura, poi portò delicatamente i capelli dietro e fece un cenno di saluto. Sam aveva già visto Emma in passato ma mai prima di quel momento aveva attirato la sua attenzione.
« Ciao Emma. » la salutò la sorella maggiore alzandosi dal divano e cercando di sistemarsi al meglio vestiti e capelli. Si diresse verso il bambino e questo le corse in braccio. « Hei piccolo, come va? » lo salutò e lui sorrise.
« So che mi chiederai di rimanere e cercherai di capire qualcosa per il mio bene, e ti ringrazio per le tue buone intenzione, ma vorrei stare un po' da sola. » disse Emma salutando anche Dean e Sam.
« Come vuoi. » rispose lei abbracciandola; non si aspettava di riuscirci, non l'aveva quasi mai fatto ma stare con Dean la stava cambiando, la stava facendo diventare una persona migliore e più aperta nel mostrare i propri sentimenti. Anche Emma rimase sorpresa, poi salutò tutti ed uscì di fretta. Videro i fari della sua auto allontanarsi attraverso la finestra.
« Uno tsunami. Arriva e scompare.  » constatò Sam, che ancora stava pensando all'impatto dell'incontro con Emma pochi secondi prima.
« Come sempre. » rispose la cacciatrice. La sua voce era bassa ed ansiosa perché si stava preparando a quello che le aspettava; nel tentativo di aiutare la sorella non aveva pensato al fatto che dovesse occuparsi di Kevin.
« Siete sempre più diverse: lei è bionda, ha gli occhi azzurri, un portamento elegante... » Sam cominciò a fare un elenco di qualità opposte tra le due Winchester ma Lachelle trovava tutto irritante in quel momento. « Sono complimenti a mia sorella o mi stai prendendo i giro? » chiese con rabbia; non voleva rivolgersi così ma le stava salendo il nervosismo.
« No, dico solo che» cercò di giustificarsi Sam, che non capiva il motivo di quella risposta sgarbata.
« Il fratellino ha una cotta per tua sorella. » cantilenò Dean, prima di ricevere un pugno dal fratello.
« Scusa Sam, non volevo. » disse lei e lui si limitò a sorriderle e a portare Kevin di sopra.
La Winchester percorse il corridoio di fretta ed uscì fuori per sedersi su una panchina in giardino e Dean la raggiunse, sedendosi accanto a lei e chiedendosi il motivo del suo malumore.
« Stai controllando se i bambini hanno graffiato l'Impala? » chiese per rompere il ghiaccio. « O sei arrabbiata per i complimenti fatti a Emma? » continuò.
« Pensi anche tu che siamo l'opposto? » chiese lei.
Dean l'assecondò. « A me piacciono le donne che amano i film d'avventura, che si sentono ancora un po' piccole, con gli occhi scuri e i capelli disordinati. » disse sorridendo. « Lo sai che i giochetti tra noi non funzionano. » aggiunse dopo, accarezzandole il viso.
« Ho paura di non riuscire a mantenere il peso di tutte le bugie che ho detto ad Emma e di non riuscire a prendermi cura di Kevin. » confessò, lasciandosi cadere con la testa sulle sue gambe. « Non so neanche cos'è giusto per me, ho una mentalità troppo aperta per stabilire dei limiti e delle regole per un bambino. » continuò, sperando che Dean la facesse sentire meglio.
« Dici sempre così ma alla fine fai sempre le cose giuste. » le accarezzò i capelli.
« Ma ci sei sempre stato tu con me. » lo guardò negli occhi. Il cacciatore si abbassò col viso e le diede un bacio. « Perché con chi credi che abbia intenzione di stare? » concluse sorridendole.

Le settimane successive passarono velocemente. Kevin aveva legato soprattutto con Sam e Castiel, ma non si poteva dire la stessa cosa di Dean; spesso gli faceva dispetti per farlo litigare con Lachelle, ma capito il suo gioco cominciarono a far finta di litigare per evitare una strage.
« Non capisco perché non puoi punirlo e basta. » disse Dean un giorno, mentre picchiettava con le dita sulla lavatrice e Lachelle alzava del vetro da terra.
« Perché altrimenti non ascolta neanche più me. » rispose lei.
« Non ti sembra che combina qualcosa tutte le volte che ci vede insieme? » continuò a pensare ad alta voce lui e la donna cercò di rassicurarlo; da quando vivevano in quella casa, il cacciatore sembrava un po' giù di morale. « Forse è solo protettivo verso sua zia, forse per lui sei un pericolo. » ipotizzò lei.
Dean la prese in braccio e la fece sedere sulla lavatrice, sfiorando una guancia con le sue labbra. « Ma io sono un pericolo, anzi quando hai i capelli legati così, sono molto più pericoloso. » aggiunse malizioso. Lei gli sorrise e lo baciò, gli accarezzò la schiena ma quando sentirono Kevin entrare in bagno, l'uomo finse di cercare un profumo mentre la Winchester improvvisò un discorso sulle lentiggini.

Il Natale si avvicinava e Lachelle e Cass decisero di organizzare la cena della Vigilia a sorpresa; comprarono libri di ricette, addobbi, piccoli regali che nascosero ai due fratelli. La donna continuava a ripetere che la sorpresa doveva essere perfetta e l'angelo la seguiva senza perdersi una parola.
« Se esce il fumo è abbastanza cotto? » chiese l'angelo guardando il pollo ormai nero nel forno.
« Il forno, il pollo, le patate. » ripeteva Lachelle correndo in cucina per spegnere il forno. « Potevi avvertirmi prima? Adesso sarà tutto bruciato e non c'è tempo per rifarlo, sto da questa mattina per capire la ricetta. » si amareggiò la donna, che non era molto brava in cucina.
« Su internet ci sono ricette più veloci. » propose l'angelo, che si era messo in tiro e tolto il trench per l'occasione; quella tra lui e il pc era ormai diventata una questione personale.
« Grazie Cass, mi stai aiutando parecchio. Ci tengo tanto a fare qualcosa per la nostra piccola famiglia. » affermò lei, sbalordita dei progressi di ambientazione dell'angelo. Anche Emma diede loro una mano, e chiusi in cucina ripassavano a memoria tutto il piano escogitato dalla cacciatrice.
« Cass mette gli addobbi, tu porti il cibo e io li distraggo. Calmati ora. » la rassicurò lei, ma coglieva ogni occasione per parlarle di Sam. « Credo che a Sam farà piacere, no? » incalzò per vedere di nuovo l'espressione preoccupata della sorella; Sam le aveva spiegato che non era mai stato con lei, ma voleva saperlo dalla sorella.
A parte l'argomento del presunto fidanzamento con Sam, che voleva a tutti i costi evitare di far sollevare, il piano della cacciatrice procedeva benissimo fino a che la voce di Dean echeggiò dalle scale.
« Dean aspetta, devi vedere una cosa in corridoio. » urlò raggiungendolo e facendo cenno a Cass di continuare. Lo prese per il braccio, lo portò in camera da letto e lo baciò. Lachelle prima gli sorrise, poi lo bendò con la prima maglietta che ebbe sotto tiro e cominciò a spogliarlo velocemente.
« Ah, vuoi fare la trasgressiva? » la stuzzicò lui; anche se la prendeva in giro e non lo ammetteva mai, lo faceva impazzire tutte le volte che lo sorprendeva con un bacio o con un gesto dolce. Tra un bacio e una battuta, entrambi si cambiarono e si vestirono eleganti. Dean non l'aveva mai vista preparata e tra un complimento ed altri baci la sua curiosità cresceva ma non faceva domande. Quando tornarono giù, i fratelli Winchester rimasero sorpresi dagli addobbi che illuminavano tutto il salone e dal buon profumo di cibo appena preparato. L'espressione sul viso Dean era quella di un uomo felice, sereno, era un'espressione che difficilmente la cacciatrice avrebbe dimenticato.
A tavola si divertirono e si saziarono con piatti invitanti, grazie all'aiuto di Emma, ma soprattutto erano diversi dai soliti panini. Kevin e Castiel sembravano avere la stessa età, Sam e Emma si sorridevano complici e Lachelle non sapeva come reagire; non si aspettava che la sorella trascorresse molto tempo con Sam e stava cominciando ad avere qualche dubbio che credesse alla storia del fidanzamento, anche perché non li aveva mai visti vicini un minuto, al contrario tutto il suo tempo lo trascorreva con Dean. Non poteva dirle che in realtà era fidanzata con Dean e che con Sam era solo una recita, per non farla insospettire di cosa? Lei era una psicologa a detta sua, per quale motivo viveva con quei due? Passava da uno all'altro? Non avrebbe fatto una bella figura. Non sapeva che fare, pensò di aspettare che se ne andasse e lasciar stare, ma fu lei ad intraprendere il discorso.
« Non ce la faccio più in questo modo, Lachelle, » sbottò lei a tavola improvvisamente. « devo sempre scoprire tutto da sola? Sam non è mai stato il tuo fidanzato, vero? » chiese seria. Lachelle si sentì sprofondare. « Lo sapevo, in fondo non l'hai mai guardato come guardi Dean ma non capisco perché non dirmelo. » continuò lei serenamente. La sua calma spesso innervosiva la sorella maggiore.
« Mi dispiace, io l'ho detto perché...insomma per via della cosa che... » cominciò a giustificarsi ma non ce ne fu bisogno perché fortunatamente la bionda si alzò e l'abbracciò.
« Va bene, ci sarà tempo per le spiegazioni. » la rassicurò stringendola forte, ma il loro abbraccio si sciolse quando sentirono la voce di Castiel che gridava contro Kevin.
Il bambino regalò a Dean lo stesso cd che gli aveva regalato Lachelle prima che lo rompesse usandolo per giocare a calcio.
Fu la serata più bella che avessero mai trascorso. Dean e Lachelle, sistemando i piatti in cucina, cominciarono a giocare con il cibo e a parlare di Emma e Sam.
Era una cosa semplice, una festa organizzata in pochi giorni ma fu il più bel Natale dei Winchester e anche per Castiel, che lo festeggiò per la prima volta. Erano una strana famiglia ma erano felici. 

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Capitolo 11
*** L'angelo del Signore ***


11-L'angelo del Signore 

Kansas

Erano passati tre mesi da quando erano arrivati in quella casa. I Winchester ci stavano facendo l'abitudine ad avere una vita quasi normale anche se sapevano di dover ancora liberarsi della spada di Rocone prima di tornare a cacciare. Emma era diventata parte della famiglia e con Sam stava bene ma ignorava ancora molte cose sui Winchester e su sua sorella. Tutto aveva trovato un proprio equilibrio in quella casa, anche se fuori sembrava cominciare a scatenarsi una nuova apocalisse: temperature climatiche ingestibili, stormi di uccelli che volavano da un emisfero all'altro. Anche Sam cominciava a mostrare un certo interesse per Emma, ma questa volta cercò di andarci con i piedi piombo. Spesso faceva lo stesso sogno: sognava di stare ad un circo, un pagliaccio gli si avvicinava ma non aveva paura perché qualcuno gli teneva la mano; ogni notte però si aggiungeva un particolare e la donna che gli teneva la mano sembrava sempre più assomigliare ad Emma. Castiel aveva trovato un incantesimo per uccidere Rocone che « In teoria doveva funzionare. », ma più che fiducia nella traduzione di Sam era l'autostima che stava migliorando; nei mesi precedenti avrebbe detto « Sono certo che non funzionerà. », quindi c'erano stati degli ottimi miglioramenti. Dean aveva cominciato ad avere un rapporto pacifico con Kevin, ma nell'ultimo periodo era impegnato ad osservare Lachelle, appostato dietro le scale o alla porta.

Un giorno, dopo aver pranzato, era appostato dietro al divano quando Sam inciampò tra i suoi piedi. Lo zittì e lo tirò giù strattonandolo.
« Che stai facendo? » chiese l'uomo alto, che a stento riusciva a nascondere i lunghi capelli dietro un cuscino.
« Shh, Lachelle è da un'ora ferma sulla stessa pentola. » lo zittì lui, fulminandolo con gli occhi.
Era molto preoccupato perché quello non erano l'unico atteggiamento strano che aveva notato.
« Allora vai ad aiutarla. » suggerì Sam, chiedendosi se il fratello esagerasse o se fosse realmente così stupido.
« Non è questo. E' sempre pensierosa, distratta più del solito. Ha la mente da qualche altra parte e non c'entra con gli hobbit e tutto il resto. » cominciò a spiegargli guardandolo. Lo scrutò lentamente poi vide che il fratello indossava il cappotto. « Ma stai uscendo? » gli chiese.
« Castiel vuole consultare altri angeli per sapere qualcosa su quella formula. » rispose vagamente, mentre cercava di alzarsi ma il fratello lo tirò di nuovo giù. « Dobbiamo solo informarci su quest'incantesimo. » lo rassicurò, aspettandosi di dover insistere perché si sarebbe cominciato a preoccupare.
Uscì dalla porta e Dean lo vide allontanarsi con l'Impala dalla finestra, nascosto dietro la tenda. Poi una mano gli accarezzò la spalla e si voltò di scatto.
« Hei! » si rivolse a Lachelle, che probabilmente aveva sentito tutto perché gli suggerì di stare calmo.
« Puoi sempre prendere in prestito l'auto di un vicino. » aggiunse facendogli l'occhiolino.
« Cosa? Perché? » finse di non capire, ma la donna lo anticipò. « So che vuoi andare a controllarlo. ».
« Io mi fido di lui, » disse rassegnato. « è di quello che c'è lì fuori che non mi fido. Kevin esce alle 2 da scuola, vero? » continuò.
In tutti quegli anni non aveva mai accettato che Sam fosse cresciuto e si sentiva sempre in dovere di proteggerlo, come gli aveva insegnato il padre.
« Sei davvero prudente ad avviarti prima, però non farti vedere da Sam. » gli consigliò dolcemente prima di tornare in cucina.
Udì un « Non seguo Sam. » in lontananza, ma lo conosceva benissimo e sapeva che l'avrebbe fatto.

Quando Dean e Kevin tornarono a casa, Sam e Cass erano in camera a studiare l'incantesimo. Il bambino aveva trascinato lo zaino sporco per tutto il salotto e Lachelle cercò di pulire al meglio, ma tra quello che non sapeva fare e l'inspiegabile stanchezza che la tormentava, ci impiegò molto tempo.
« Posso colorare fuori in giardino? » chiese il bambino, anticipando la zia e informandola che non pioveva. Dopo aver promesso di limitarsi a colorare sul foglio, la donna gli diede il permesso e lui uscì fuori saltellando e tirando un vaso di vetro a terra.
« Secondo me avete qualche gene scoordinato in comune. » Dean cominciò a prendere in giro la propria donna, ricordando tutte le cose che rompeva solo guardandole. « Ci penso io a ripulire i disastri di Junior Healy, tu perché non ti riposi un po'? » le consigliò.
Lei alzò le spalle. « Sto bene, è solo un periodo strano e credo che mi manchi la caccia, ma non ho bisogno di riposare. Davvero. » cercò di convincere entrambi. « Sai, stare qui tutto il giorno senza aiutare gli altri, mi sento inutile. » aggiunse mentre svuotava lo zaino azzurro e macchiato di Kevin.
« Che ne dici di prenderci una giornata da soli? Andiamo da qualche parte, non stancante naturalmente, così stiamo insieme io e te? Lasciamo per un po' che i Robinson se la cavino da soli. » propose lui per farla stare meglio, ma la cacciatrice lo guardò accigliata, non capiva perché insistesse con la storia della stanchezza.
« Va bene. Pensavo mi proponessi di cacciare insieme, ma anche quest'idea non è male. » ripose sorridendo.
Prese a salire a fatica le scale, per posare il cambio della divisa che aveva preparato nello zaino quella mattina; forse si stava solo impressionando ma davvero si sentiva stanca.
« Cacciare? Nelle tue condizioni? Non te lo permetterei. » la rimbeccò Dean che la seguiva passo passo. « Per Kevin, dobbiamo occuparci di lui. » aggiunse in fretta.
Lachelle stava piegando la divisa di Kevin, lo fissò e lo baciò, poi si lasciò cadere sul letto del bambino, col braccio sotto il mento. Dean si stese accanto a lei a la fissò.
« Ma ti senti bene, Dean? » gli chiese lei, guardando la sua espressione pensierosa.
Dean non aveva il coraggio di chiederle se fosse incinta.
« Dici che Kevin starà progettando la distruzione della casa? » chiese accarezzandole il viso delicatamente.
« Non lo so, ma mi gira tanto la testa. » rispose lei massaggiandosi le tempie con la punta delle dita.
Il fatto che le girasse la testa preoccupò ancora di più il cacciatore, così cambiò discorso.
« Sai che l'altra volta ho beccato Kevin a vedere un film porno? » improvvisò al momento.
« Cosa? E non gli hai detto niente? » sbottò la donna sgranando gli occhi.
Dean la rassicurò.  « Certo che si, mi esercito a fare il padre responsabile. » disse e si rese conto di quanto stesse correndo; neanche sapeva se Lachelle aspettasse un bambino e già si vedeva padre. Anche se la cosa lo spaventava un po', in realtà lo desiderava tanto.
« E sentiamo, cosa gli avresti detto? » chiese lei preoccupata.
« Che questi sono film che si guardano solo alla presenza di un adulto, » spiegò lui serenamente. « così gli ho fatto compagnia.» aggiunse in tono beffardo.
« Non ci posso credere, ma sei un irresponsabile! » sbraitò lei sconvolta, ma Dean si mise a ridere.
« Stavo solo scherzando. Kevin è un bravo ragazzo, sa il fatto suo e protegge la sua famiglia. Sarei fiero di avere un figlio come lui. » aggiunse rievocando il tema della paternità.
Lachelle lo fissò curiosa e lo baciò ancora ,avvicinandosi e poggiando il proprio petto sul suo ma in quel momento Kevin entrò dalla porta.
« Kevin! » la donna saltò quasi gridando dopo essersi resa conto di quanto fosse stata poco prudente. « Ehm..ah...stavo misurando la febbre a Dean. » cercò di giustificarsi.
« Zia, ci sono due signori giù che ti vogliono. » le rispose lui tranquillo ma lei tornò a giustificarsi.
« Si arrivo, stavo misurando la febbre a Dean. » ripeté.
« Lo so, lo so. » rispose Kevin, che si sentiva uno stupido a sentire due volte la stessa frase. Si girò, chiuse la porta ed uscì.
Dean rise e le parlò nell'orecchio mentre scendevano le scale.  « Lo sa, lo sa. » continuava imperterrito.
« Smettila!» lo rimbeccò lei, ancora imbarazzata.
« Ha le idee molto chiare, il ragazzo. » continuò lui petulante; era impossibile da fermare quando si metteva in testa di prendere in giro qualcuno. « Credo proprio che non gli farebbe male guardare un be... » continuò divertito ma lei gli lanciò un'occhiata fulminante.
« Dean, sai che sei... » cercò di trovare qualche aggettivo, ma questa volta non poteva rimproverarlo di niente; aveva ragione, non era stata attenta e questa cosa succedeva sempre più spesso.
« Irresponsabile? Io scherzo, ma tu... » cominciò di nuovo, facendole l'occhiolino mentre arrivavano al piano di sotto. « Sei tu che gli dai cattivi esempi. Cosa racconterà a scuola? Come sua zia misura la febbre al fidanzato? » continuò senza fermarsi.
Lachelle non vedeva l'ora di scendere anche l'ultimo gradino per toglierselo dalle orecchie; sapeva benissimo che aveva ragione ma era troppo assillante.
« Smettila che già mi sento in imbarazzo, ti prego. » lo supplicò un'ultima volta e lui annuì col capo.

Alla porta c'erano due uomini magrolini dagli occhi neri che tenevano Emma in ostaggio. Lachelle si paralizzò a quella visione e si sentì quasi mancare. Dean se ne accorse e le prese la mano per rassicurarla; se davvero era incinta non doveva spaventarsi né fare sforzi pericolosi.
« Finalmente i Winchester. Vi siete nascosti bene.» li salutò uno dei due demoni con la solita aria arrogante.
« Non abbiamo tempo. » lo interruppe l'altro, che teneva stretta Emma con la lama di un pugnale sulla gola. « Dateci la spada, liberateci da questa maledetta trappola e vi lasceremo andare. » inveì frettolosamente; evidentemente il tempo che gli avevano dato i loro superiori era poco.
« Lachelle, che sta succedendo? » chiese la sorella minore spaventata.
La voce le tremava e gli occhi le brillavano per le lacrime; non era abituata a questo genere di scene, a stento le aveva viste nei film. Il primo demone alzò il tappeto che mostrò la trappola disegnata dai cacciatori per proteggersi e a quella visione Emma sbiancò totalmente.
« Di che spada parlano? E chi sono? Li conoscete? » continuava a chiedere nervosa, ma non faceva altro che mandare la sorella nel panico; non che avesse paura di due insulsi demoni da quattro soldi ma si chiedeva come avrebbe potuto giustificare tutto questo alla sorella.
Emma cominciò ad ansimare senza ricevere risposte e il demone che le puntava il coltello al collo le mollò uno schiaffo per zittirla ma la cacciatrice aveva ogni muscolo contratto e non riuscì ad emettere un sospiro di sollievo neanche quando Castiel comparì dietro la schiena dei due demoni e li uccise.
« Castiel! » urlò la donna spaventata contro colui che l'aveva appena salvata. « Dio mio, ditemi che è un incubo. Castiel ha ucciso... »cominciò a parlare ma si interruppe; si sentiva male, pensava di star sognando ed era l'incubo peggiore che avesse mai fatto.
Tutto le sembrava così soprannaturale e solo in quel momento si rese conto che non conosceva il vero nome di Cass; aveva dato per scontato che quello fosse un sopranome.
« Ma tu come ti chiami? » chiese in modo del tutto spontaneo, guardando l'uomo col trench che gli avevano presentato come zio dei due Winchester.
« Jimmy, zio Jimmy...Jimmy, Jim. Puoi chiamarlo come vuoi. » improvvisò Dean; poteva comprendere bene come si sentisse Lachelle ma non sapeva cosa dire o fare per non peggiorare la situazione.
Come se non bastasse, in quel momento un'auto si fermò avanti alla porta d'entrata e un'anziana signora si mise a gridare.
« Chi è stato? Cosa avete combinato alla mia casa? » si sentì echeggiare per il cortile, e quando Emma cominciò con una lunga serie di domande che assillavano Lachelle, i sensi della cacciatrice non furono più sotto il suo controllo e svenne.

Quando rinvenne, si trovava nel sottoscala con Emma che parlava fitto fitto con la donna di prima, che scoprì chiamarsi Muriel, la vera proprietaria della casa che stavano distruggendo, a giudicare dai rumori di vetri infranti. Era una donna bassa, dalla corporatura robusta, dalla testa più grossa rispetto al corpo, in totale contrasto con la figura snella di Emma. Lachelle non riusciva a capire cosa stessero dicendo, si strofinò gli occhi e si mise a sedere, per poi trovarsi con il viso di Muriel che la guardava curiosa; era molto particolare e dato che non si stava lamentando di loro e non stava minacciando di chiamare la polizia, doveva anche essere una donna buona. Indossava un vestito succinto rosa, "alla Dolores Umbridge" pensò Lachelle, come il fiocco che raccoglieva i corti capelli rossi quasi arancioni. Il viso era paffuto, come i polsi e le dita e aveva due enormi occhioni di un verde simile a quello di Dean, ma spento dalla vecchiaia che traspariva appena tra le pochissime rughe sul viso molto curato. La cacciatrice si massaggiava gli occhi, poi le tempie e respirava a fatica ma pian piano riprese conoscenza.
« Kevin? » chiese ricordandosi di volta in volta come aveva lasciato la situazione prima di svenire. « Cass, Dean e Sam? » continuò ricordando i due demoni alla porta.
« Kevin è con Sam al sicuro, lontano da qui e se per Cass intendi Jimmy... » il suo tono aveva tutta l'aria di essere un ammonimento. « è di là con Dean. ».
Aveva la mente offuscata dai pensieri e cominciava a sospettare che la sorelle si fosse messa in un brutto guaio ma si ricordò del favore che le aveva chiesto Dean di proteggerla e prendersi cura di lei: promessa inutile visto che la sorella era già in piedi che si precipitava a soccorrere i due amici in lotta con altri uomini. Da dietro le pareti si udivano altri rumori di vetri infranti e di tanto in tanto qualche lamento, poi una voce distinta che gridava « Figlio di puttana! » e ancora altri lamenti. Dean era bloccato da un demone mentre un altro gli stava tirando un pugno nello stomaco; quando vide arrivare Lachelle sfruttò l'effetto sorpresa per dare un calcio a uno dei due demoni e dar modo a Castiel di liberarsi dagli altri demoni che gli stavano riempendo la faccia di pugni.
« Vai di là, è pericoloso per te » la avvertì ma la cacciatrice piantò il coltello di Ruby,che aveva recuperato da terra,dritto nel petto del demone. Gli altri scomparirono all'istante,nello stesso momento in cui un ombra gigantesca,rigonfia e pelosa comparì alla porta;ma il suo proprietario era un uomo,magro e senza baffi dalla voce seria,che nonostante la gravità della situazione provocava una risata che dovettero trattenere perché qualcosa diceva loro che quell'uomo era Rocone.

« Buona fera buona fera, » si annunciò con fare misterioso, « perché non è ziorno ma è fera. ».
Con uno schiocco della dita il sole si levò tra le nuvole e cedette il posto alla luna. L'uomo elegantissimo prese a misurare il salotto distrutto a grandi passi, con portamento altrettanto elegante. « Fiete voi i temuti Winzefter? Mi dicono che avete qualcofa che mi appartiene. » continuò lui con molta calma. Castiel toccò la tasca del trench ma nessuno se ne accorse perché con un altro schiocco delle dita Rocone portò loro tre in una specie di sotterraneo, ma non era proprio un sotterraneo; c'erano delle enormi finestre che affacciavano su un grande spazio vuoto, decorate con diamanti di ogni forma e colore. Le pareti erano spesse e scure e circondavano una grande sala, che sarebbe stata vuota se non ci fossero state due enormi sedie lunghe quanto due torri, di pelle rossa e dorata. Lachelle sentì qualcosa solleticarle le narici e starnutì. In quell'istante Rocone la osservò, guardandola fisso negli occhi.
« Aliénor! » esclamò sorpreso; sembrava aver perso quella calma e quella sicurezza che aveva dimostrato fino a quel momento. « Fei qui per uzzidermi ancora una volta? Quante volte un uomo deve foffrire per l'amore della propria donna? Anche fe fei la dea più bella di fempre. » disse avvicinandosi a Lachelle, che provava l'irresistibile ed inspiegabile voglia di imitare la sua voce ma allo stesso tempo lo guardava accigliata.
« Mi dispiace. » improvvisò, cercando di girare la situazione a loro favore; a quanto sembrava, l'aveva scambiata per la donna che ama o che ha amato.
« Non ferve dire niente. » disse scuotendo la testa lentamente.
Era incredibilmente raffinato in ogni gesto che faceva. « Quando uzziderò Luzifero farò il nuovo padrone di quefto mondo e tu farai la mia regina. » promise in tono solenne.
Le accarezzò la guancia e le baciò la mano; senz'altro era un vero e proprio gentleman. Da tanta raffinatezza però, l'atmosfera venne portata ad uno stile opposto, unico ed inconfondibile.
« Figlio di puttana. Allontanati da lei! » gridò Dean.
Lachelle si voltò a guardarlo e si rese conto perché, per quanto apprezzasse il portamento di Rocone, amasse Dean. Rocone, senza neanche guardarlo, lo scaraventò per aria: senza quella formula era impossibile tenergli testa. Oltre a Sam, l'unico che la conosceva era Castiel, ma non sarebbe riuscito a dirla, si sentiva troppo inferiore, troppo inutile. La donna sapeva che era l'unica che avrebbe potuto convincerlo e doveva parlarci; tutto ciò che poteva fare era sfruttare questa nuova personalità, Aliénor. Cercò di concentrarsi senza farsi prendere dal panico: Rocone era innamorato al punto tale da non importarsene se l'aveva ucciso già una volta, quindi diede per scontato che avrebbe esaudito ogni suo desiderio, eccetto se gli avesse chiesto di parlare con l'angelo per trovare un modo per ucciderlo. L'unica soluzione che le venne in mente fu parlare, tanto da rintontirlo.
« Volevo chiederti scusa per quello che ho fatto; » disse cercando di essere credibile e domandandosi al tempo stesso cosa gli avesse fatto questa Aliénor. « Ho sbagliato, io ti chiedo scusa, per tutto. » riprese e si voltò a guardare Castiel, che sembrava molto nervoso. « A volte facciamo degli sbagli, ma questo non ci rende inferiori. Siamo tutti nati con un compito e non importa se gli altri credono o meno in noi, l'importante è che ci crediamo noi. » disse convinta, senza distogliere lo sguardo dagli occhi vitrei dell'angelo, che cercava in sé stesso un motivo per essere fiero di quello che era.
« Fei fempre più faggia. » la appoggiò Rocone, che non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo.
« Io credo sempre nelle persone che amo e so che non mi deluderanno mai, fino a che continueranno a provare, a combattere per quello in cui credono. » la voce di Lachelle era dolce e il cuore le batteva forte; voleva fare di tutto per far capire quanto tenesse a lui.
La voce di Dean interruppe di nuovo l'atmosfera che si era creata, la gamba gli sanguinava e non riusciva a muoverla bene.
« Castiel e che cavolo, non voglio morire per un angelo con problemi di autostima! » sbottò lui, deciso a concludere il caso prima di morire dissanguato. « Uccidi questo maledetto figlio di puttana, come hai sempre fatto. Sei un angelo del Signore, no? Sei stato tu a salvarmi dall'Inferno, a far aprire gli occhi a mezzo paradiso? Allora che hai da lamentarti? ».
Le sue parole erano molti più efficaci di quelle della cacciatrice, molto più dirette.
Rocone si girò verso di lui, Lachelle gli piantò il pugnale dritto nello stomaco, ma senza risultato. Qualcosa però stava cambiando; la figura di Rocone aveva un contorno blu che non proveniva dalla luce delle finestre: l'uomo si stava lentamente trasformando in un cane grigio e bianco. Castiel stava recitando l'incantesimo e lanciò la spada a Lachelle visto che Dean non riusciva proprio a muoversi. Per prenderla dovette strisciare, dopo aver perso l'equilibrio, ma quando finì dritto nel cuore di Rocone, il dio e la sua spada esplosero in milioni di piccoli frammenti, piccoli come sabbia dorata e prima di dissolversi nell'aria, formarono il volto di un cane, poi caddero a terra. La donna si avvicinò piano a Dean e guardò l'angelo, fiera di lui.
« Sei stato bravo, Cass. Ora però devi continuare il tuo lavoro. » aggiunse prima di addormentarsi senza forze sulla spalla di Dean.  

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Capitolo 12
*** L'amore richiede coraggio ***


12-L'amore richiede coraggio 
 
Kansas

Quando gli occhi di Lachelle si riaprirono, scoprirono una stanza più luminosa e piccola di quella dove si era addormentata, e anche l'odore era diverso; era un odore di disinfettante, molto forte, un odore tipico di quello degli ospedali e accanto a lei non c'era Dean. Fuori alla sua stanza Castiel era appoggiato al muro, con le braccia incrociate e lo sguardo fisso nel vuoto. Sembrava preoccupato e questo le causò un brivido di terrore: dov'era Dean? Si affacciò a tutte le camere del corridoio est ma non lo trovò da nessuna parte. Sudava freddo dalla paura improvvisa di perderlo e correva disperatamente in preda al panico, portandosi dietro carrelli, medicinali e sedie.
« Cass! Dov'è Dean? » gli chiese correndo da lui; si sentiva disperata ma non voleva farsi prendere dal panico. « Rispondimi, ti prego. » aggiunse vedendo l'espressione seria dell'angelo e sperando in una spiegazione.
« Ha una mialgia alla gamba destra e una lieve lombalgia. » rispose lui serio. « Ho sentito la diagnosi dei medici. » aggiunse scuotendo lievemente la testa.
Lachelle si sentì morire, poi rifletté sulle parole e fu sollevata. « E' solo...non è niente di grave Cass, non dirlo in quel tono. » lo ammonì. « E' solo un dolore alla gamba e mal di schiena. Ci hai portato tu qui? » disse respirando lentamente per calmarsi.
Rispose annuendo col capo; era riuscito a fare il suo dovere, ad uccidere Rocone e tutto grazie al loro aiuto. « Credo di doverti ringraziare. Non lo dimenticherò mai. » aggiunse serio e lei gli sorrise.
Due braccia avvolsero la vita della donna e la strinsero forte mentre due labbra familiari le stampavano un bacio sulla guancia. « Dean! » esclamò lei sorpresa e rassicurata.
Si girò e gli avvolse le braccia intorno al collo, ricambiando il bacio. Dean stava bene, anche se era fasciato e medicato.
« Il medico dice che il bambino sta bene. » annunciò lui dandole un altro bacio.
« Perché cos'è successo a Kevin? » chiese lei paralizzata; era sicura che fosse andato via con Sam.
« Niente, sta calma. » la rassicurò lui, ormai convinto che Lachelle non sapesse nulla del bambino che aspettava. « Intendevo il nostro bambino. » spiegò fissandola negli occhi, spaventati e incuriositi.
« A-aspettiamo un bambino? » chiese frastornata; non ci capiva nulla, le girava la testa e non era sicura di aver capito bene. « Tu aspetti un bambino? » gli chiese, sicura di non aspettare nessun bambino.
Intanto l'angelo li guardava inclinando il capo: non aveva mai assistito ad una scena simile.
« Si tesoro, sono incinto. » sdrammatizzò l'uomo, che ancora la teneva stretta tra le sue braccia mentre lei cercava di riprendersi.
« Sono incinta? E tu da quanto lo sai? E io perché non so niente? » fece una domanda dietro l'altra, senza smettere di guardarlo negli occhi; non aveva paura ma era sorpresa. « Io non...io pensavo che era un ritardo come i soliti e... » cominciò ma lui la bloccò con un altro bacio.
« E' una bella notizia. Vieni con me e non ridere. » la avvertì e lei lo seguì senza lasciargli la mano; in quel momento aveva bisogno di stare a contatto con lui più che mai.

Dean la condusse in un corridoio verde meno affollato e la fece sedere sul davanzale di una piccola finestra barricata; guardò tutto ciò che li circondava e cercò di mettere da parte il carattere orgoglioso.
« Sai che non sono bravo con queste cose, » cominciò a bassa voce, ma poi riprese più convinto. « ma devo dirtele adesso. ».
Lachelle lo guardò e sentì qualcosa di bollente trapassarle la pelle e mandarle in confusione la mente, come uno schizzo d'olio bollente che velocemente si estese per tutto il corpo.
« A volte non mi riconosco, mi vedo diverso, cambiato  » riprese lui col cuore che batteva ad un ritmo insostenibile. « poi ho capito che mi sento così perché da quando sto con te provo emozioni che non avevo mai provato prima; non si tratta più solo di stare bene insieme, va oltre. Credevo che sarebbe passato, che mi sarei svegliato dal sogno da un momento all'altro, ma ogni giorno sono sempre più consapevole che, per una volta nella vita, è capitata una cosa bella anche a me e non posso lasciarmela scappare. » proseguì lento, fermandosi frequentemente; non si era preparato quel discorso e si sorprese di essere riuscito a mettere insieme quelle parole con tale naturalezza.
Lachelle gli strinse più forte la mano, sapeva quanto era difficile per Dean dire quello che pensava ed era ormai convinta di aver perso il controllo della propria mente, che le dava difficoltà a concentrarsi.
Dean riprese, con voce quasi tremante « Io ti amo davvero Lachelle. » disse scuotendo la testa e portandosi la mano libera sul mento. « Pensavo mi fosse venuta una reazione allergica solo a pronunciare queste parole, ma quando ti ho visto con Rocone, ti ho immaginata accanto ad un altro uomo e ho capito fino a che punto sei importante per me: fino al punto di sentirmi male se vedo che qualcuno ti sfiora, mi sento una stretta allo stomaco. Ho capito che non voglio stare da nessun'altra parte se non ci sei tu al mio fianco, che voglio continuare a svegliarmi ogni mattina accanto a te, vedere che mi sorridi e che mi ami ancora perché tu mi fai guardare con occhi diversi, senza odio, amarezza, senza il disprezzo che ho sempre provato per me stesso da sempre. » confessò il cacciatore.
Non immaginava di riuscire a dire quelle cose ma non poteva fare a meno di continuare a dirle.
« Dean, sai benissimo che anche per me è così » rispose la donna, scendendo dalla finestra e avvicinandosi a lui. « Sei la cosa più bella che mi sia capitata, davvero, ma tu ci vedi con un bambino in braccio e una pistola nell'altra mano? » gli fece notare senza troppi giri di parole.
« Chi sta parlano di pistole? » le chiese mordendosi le labbra; si sentiva iperattivo e non riusciva a stare fermo. « Lachelle, quante cose abbiamo fatto per gli altri? Io sono stanco di veder soffrire le persone che amo, di stare sempre a cercare un modo per sopravvivere ad una nuova maledetta battaglia. La verità è che anche io vorrei cominciare a vivere davvero, con le persone che amo. Vorrei avere una bella casa con i prati rasati per bene, tornare a casa e sentirmi chiedere ogni giorno "com'è andata tesoro oggi?" da te, vedere film insieme, stare davanti al camino... » Dean stava finalmente ammettendo che la vita che aveva tanto criticato agli altri, in realtà era quella che desiderava.
« Anche io voglio vedervi sempre insieme, invecchiare insieme, morire insieme. » all'improvviso udirono la voce dell'angelo, poi videro un lembo del trench oscillare dietro le mura e si misero a ridere.
« Grazie Cass. » disse Dean sbuffando, poi riprese. « Se sapessi trovare le parole giuste ti chiederei di sposarmi, ma io non sono Ken. » disse amareggiato; aveva ancora avanti agli occhi il portamento e la garbatezza di Rocone ma lei lo rassicurò con un « E io non sono Barbie. ».
Dean fece appello a tutto il suo coraggio e la guardò, poi si inginocchiò, prendendole le mani. « Uhm, ok. Lachelle Winchester, vuoi sposarmi? » la sua proposta era più comica che seria, ma non poteva minimamente immaginare quanto fosse stata apprezzata dalla sua donna.
« Una Winchester al quadrato? Si che lo voglio. » disse lei con le lacrime che le rigavano il viso; non poteva fare nulla per trattenerle e poi non voleva neanche. « Lo voglio davvero. » ripeté baciandolo di nuovo; gli eventi di quella giornata avrebbero totalmente cambiato la sua vita, ma era felice come mai prima di quel momento.
Dean la prese in braccio, poi si limitò ad abbracciarla perché gli faceva ancora male la gamba e ben presto furono avvolti da un intenso abbraccio tra tre persone che iniziavano una nuova vita felice, anzi quattro contando anche il bambino.
« Vi dichiaro marito e moglie! » annunciò l'angelo; i due lo guardavano interrogativi, così aggiunse « L'ho visto fare nei film. » e finirono di nuovo per ridere.

Chiuso con la caccia, c'era ancora molto da sistemare, come spiegare un bel mucchio di cose alla signora Muriel e soprattutto ad Emma; nei primi giorni le due sorelle avevano smesso di parlarsi, poi la maggiore si decise a raccontarle tutto e chiederle scusa.
« Quindi mi state dicendo che il consulente degli abbracci si chiama proprio di nome Castiel, non Jimmy e non è lo zio di Dean e Sam? » chiese lei sconvolta.
Era seduta sul divano nel salotto della casa di Muriel.
« Sono un Angelo del Signore, » cominciò a spiegare serio Castiel. « mi hanno mandato per salvare Dean dalla perdizione dell'Inferno e riportarlo sulla Terra. » concluse maestoso, fiero di essere quello che era, orgoglioso di quello che aveva fatto.
« Perché aveva fatto un patto per Sam. » cercò di mettere un ordine a tutte le informazioni che aveva ricevuto negli ultimi dieci minuti.
La signora Muriel le era seduta accanto, interessatissima a tutto quello che dicevano.
« Dunque voi quattro cacciate. Cacciate i mostri... cioè trovate quelle cose da cui le persone scappano per ucciderli, come vi ha insegnato vostro padre e nostro fratello Bradley dopo la morte di nostra madre, avvenuta a causa di... » continuò lei guardandoli uno alla volta, seduti di fronte a lei.
Cercava di collegare le cose senza confondersi ma non era stato facile l'impatto con tutto quelle che le avevano raccontato. Sam e Lachelle avevano il volto cupo e si voltavano continuamente, imbarazzati, mentre Dean era assolutamente calmo ed indifferente.
« E' morta a causa di un demone, Azazel, che aveva stretto un accordo con mia madre. In realtà è me che voleva. »gli spiegò Sam, con una grande paura di perderla; le piaceva, ormai non poteva negarlo e non voleva deluderla.
« Wow, parlate di morte come fosse niente. Quante volte avete detto che siete morti? » chiese ma scosse la testa. « Lasciate stare, credo di aver capito. » li anticipò senza aspettare una risposta.
« Mi sono sempre piaciute le avventure. » intervenne Muriel mentre versava della camomilla alla donna, senza smettere di starle vicino.
Era una brava donna, anche simpatica ed erano stati fortunati a finire proprio nella sua casa.
« Mi ricordano tanto un mio fidanzato a scuola. Si chiamava Dylan: era così muscoloso, forte, e si cacciava sempre nei guai. » spiegò tutta pimpante mentre si accarezzava i capelli, con tanto di fiocco sempre abbinato agli abiti, questa volta di un azzurro chiaro.
« Scusa Emma, non volevo deluderti. » riprese Lachelle.
Dean, senza essersene accorto, aveva cominciato ad accarezzarle i fianchi e la pancia e questo la calmava. Emma si alzò, spalancò le braccia sperando che l'angelo non avesse preso il posto della donna a cui era indirizzato l'abbraccio; non era di ottimo umore, conoscere una sorella diversa da quella che credeva di conoscere non era facile, ma quello che le aveva raccontato la rendeva ancora più fiera di avere una sorella così forte e coraggiosa.
« Non mi hai delusa, sono solo un po' arrabbiata perché mi hai nascosto tutto questo, ma » le disse mente la stringeva forte. « fai le cose giuste anche quando combini grandi casini. Non pensavo che portavate tutto questo peso sulle spalle. Dimenticherò tutto, anche perché mica è facile ricordarlo. Non dormirò stanotte ma, va bene. Promettimi solo una cosa. » proseguì lei.
« Cosa? » le chiese la sorella maggiore, felice che non l'avesse presa così male.
« Che non mi nasconderai più niente. » rispose lei sorridente, poggiandole le mani sulle spalle per guardarla meglio in volto.
« Promesso. ».

Col passare dei mesi, i Winchester strinsero una forte amicizia con Muriel; era una donna sola e le faceva davvero piacere avere un po' di compagnia, così per un po' decisero di rimanere da lei, almeno fino a che non avrebbero trovato la loro strada.
« Secondo me fa schifo. » dichiarò Lachelle mentre aggiungeva altra panna a quello che doveva sembrare un dolce.
Dean lo guardò e ne assaggiò un pezzetto, limitandosi ad alzare le spalle e a fare una faccia indecisa.
« Allora? » chiese lei aspettando un giudizio. « E' impresentabile ma il gusto? » continuò lei speranzosa.
« Commestibile. » la prese in giro lui; in realtà gli piaceva ma prenderla in giro era un'alternativa di gran lunga più invitante.
Lei lo guardò sconfortata e mise su il muso. « Anche noi sembriamo un disastro di coppia però... » cominciò e lui le sorrise mentre cercava di aggiustare al meglio il dolce pieno di buchi.
« Il nostro dolce non avrà buchi, anzi sarà bellissimo e affascinante come il padre. » si vantò ma lei era già pronta a ribattere.
« Sarà intelligente come la madre. ».
« Mmm... pervertito come la madre. » riprese lui mentre tirava le costolette fuori dal forno ma la donna non lo lasciò vincere.
« Semmai come il padre! » lo corresse incrociando le braccia.
« Ma davvero? » le chiese guardandola malizioso. « Chi si è svegliata questa mattina con la mano, diciamo così, ben oltre la mia gamba? ».
La donna arrossì di colpo, ricordandosi che effettivamente aveva ragione.
« Ma che c'entra? » chiese per acquistare tempo. « Stavo dormendo, era un gesto involontario e poi sei tu che tocchi, diciamo così, il mio petto ogni dieci minuti. » ribatté lei, decisa a non dargliela vinta.
« E' mio compito da padre responsabile assicurarmi che mio figlio abbia cosa mangiare quando nascerà. » le rispose in tono vago, dopo essersi preso un minuto per trovare una delle sue risposte sagaci.
Lachelle lo guardò e non riuscì a trattenere il sorriso; Dean la rendeva felice, ogni giorno sempre di più, da una vita. Mentre versava il sugo che Muriel le aveva detto di mettere sulle costolette, decide di riprendere la questione del nome che dovranno mettere al bambino.
« Comunque BobbyJohn sarebbe un nome perfetto. Se ci siamo incontrati in fondo è merito loro, tu che ne pensi? » gli chiese e il Winchester sospirò; era come minimo la quarta sera consecutiva che sentiva la stessa frase.
« Per me va bene. » rispose semplicemente.
« L'abbiamo già detto diverse volte, vero? » gli chiese la donna ma lui la corresse.
« Tu l'hai detto. Ma visto che ne stiamo parlando, a che sta il latte? » chiese lui guardandola di nuovo malizioso. La provocò ancora ma Lachelle prese la panna rimasta e gli si avvicinò con fare minaccioso, poi prese a sporcagli tutta la maglia.
« Davvero? Ora me la paghi! » la minacciò lui, lasciando le pentole e prendendola in braccio.
« No, non puoi farmi niente, è pericoloso per il bambino. » tentò di proteggersi dalla possibile vendetta.
L'uomo l'adagiò piano a terra, prese ogni ingrediente a portata di mano e le sporcò tutta la faccia, solleticandole sotto il braccio di tanto in tanto, fino a che uno starnuto non gli arrivò sempre sulla maglia. Senza riuscire a dire o fare niente, cominciò a ridere e non riuscì a fermarsi.
« Credo di avere la cioccolata nel naso. Secondo te fa starnutire? » chiese all'uomo mentre puliva il viso da panna, cioccolato e zucchero.
« Come posso saperlo? Non sono così infantile da mettermi il cibo nel naso. » rispose serio.
Emma, seduta con Muriel sul divano, aveva ascoltato la risposta di Dean e si affacciò per guardarli. « Devo ricordarvi che siete tutti e due sdraiati a terra e siete più decorati della torta? » chiese loro divertita. Le piacevano tanto insieme e scorse tra loro una spontaneità e felicità che non aveva avuto col suo ex-marito Steve. Vide la sorella felice come non non l'aveva mai vista e aveva capito quanto fosse importante Dean per lei.
« Sulle costolette ci avete messo quell'aroma che vi ho dato? » li interruppe Muriel, che non vedeva l'ora di mangiare.
« Mmm... aroma nel senso che serve solo un po', non tutto? » le chiese Lachelle, guardando Dean, seduto su un fianco, con la mano sinistra tesa a terra per mantenere il petto alzato, mentre con la mano destra continuava a giocare col cibo sulla faccia della donna.
Tutti scoppiarono a ridere quando capirono che l'aveva versato tutto, mentre Cass e Kevin si contendevano l'ultimo pezzo di puzzle su cui erano concentrati da ore.
« Ma sono più piccolo, non è giusto. » piagnucolò il bambino; Kevin non era viziato ma essendo figlio unico era abituato a non condividere niente, ma Castiel non sapeva come ci si comporta con i bambini e la prendeva sul personale.
« Ma tu non lo sai mettere. » gli disse schietto; in effetti il puzzle l'aveva fatto tutto da solo e il bambino era arrivato solo all'ultimo momento per finirlo.
« E tu non sai disegnare. » riprese Kevin deciso, ma l'angelo, molto più convinto di lui, riprese serio.« Tu non sai disegnare, hai anche copiato i miei disegni sul muro, malissimo. Sei stato tu la causa dell'arrivo di Rocone perché hai cancellato i simboli enochiani. » ma Sam, seduto a terra accanto al camino, lo interruppe « Smettila Castiel, è un bambino. Piuttosto ascoltate cos'ho trovato. » e prese a leggere dal pc:

Rocone, dio greco nato dopo la diffusione del cristianesimo, figlio del dio Matunnus, discendente della stirpe dei Matunni, si era ribellato al padre che voleva costringerlo a sposare Atena. Egli era innamorato di Alienor che l'apprezzava per com'era, al contrario della famiglia che l'aveva sempre condannato per la sua diversità: la sua forma non umana doveva essere liscia e scura, invece era spettinata e di una sfumatura argentea. Secondo la leggenda egli morì ucciso da Atena, che irata per il suo rifiuto si alleò con Lucifero, che lo pugnalò con l'aspetto della fidanzata, a sua insaputa e gli lanciò una maledizione: ogni volta che egli rinascerà, morirà per mano di qualcuno dall'aspetto di Alienor.

« Ogni dettaglio combacia: è stata Lachelle a dargli il colpo di grazia. » rifletté l'angelo ad alta voce, e Kevin approfittò della sua distrazione per prendersi il pezzo mancante del puzzle. Mentre un'altra lite stava per iniziare, Lachelle e Dean affrontavano un argomento importante, che spaventava un po' entrambi.
« Se non sono in grado di prenderlo in braccio? Se non capisco che me lo stai dando e lo faccio cadere? » le chiese lui serio; occuparsi del mutaforma neonato non fu proprio un disastro ma quello che dovrà prendere in braccio sarà suo figlio, forse l'unica cosa buona che abbia fatto in vita sua.
« Dovremo imparare tutti e due, non è che ci sappia proprio fare con i bambini io. » lo rassicurò lei accarezzandogli il viso. « Vorrà dire che ogni volta ti avviserò. » aggiunse per tranquillizzarlo.
« Ti rendi conto che ci diciamo tutto? » le chiese lui alzandosi da terra e aiutandola a rimettersi in piedi. « Sam dice che non è normale. » le spiega il cacciatore a voce bassa per non farsi sentire.
« E tu sei fidanzato con Sam o con me? » gli chiese mentre lavava le mani e lui cominciò a raccontarle del giorno precedente. « Ieri Emma l'ha mandato a comprare delle cose... » poi si interruppe.
« Quelle cose lì, delle donne? » lo aiutò e lui annuì. La Winchester gli sorrise, le piaceva da morire l'espressione imbarazzata di Dean.
I Winchester si guardavano e ridevano senza dire una parola.
« Già me l'immagino con quei capelli lunghi, la finta aria disinvolta, rosso in faccia, il naso arricciato e con gli assorbenti in mano. » sussurrò senza riuscire a smettere di ridere; quella era una delle immagini più assurde che la fantasia potesse suggerirle. « Non potevi fargli un video? » chiese a Dean; non sapeva cosa avesse dato per assistere a quella scena.
« Da oggi per qualsiasi cosa allora mandiamo Sammy! » conclude diverito. .
Mentre preparavano la tavola, si sollevò un'altra questione da sistemare.
« Non gli faremo fare nessun tatuaggio e non gli parleremo della caccia: se vorrà cacciare sarà una sua scelta. Io non glielo impedirò ma non lo costringerò neanche a fare una vita che non vuole. » rifletté Dean ad alta voce.
Lachelle lo guardò e lo baciò, comprendendo perfettamente ciò che disse e notando la sua maturità; si rese conto solo in quel momento di quanto Dean fosse felice con lei, di quanto fosse serio riguardo la loro nuova vita, di quanto lo amava come non aveva mai amato nessuno e di quanto fossero finalmente felici.

Col tempo tutto si sistemò e anche i Winchester ben presto scoprirono che la caccia continua fino a che non si sceglie di avere una vita normale, ma compiere questo passo richiede coraggio, l'amore richiede coraggio; per un cacciatore non ci sono molte possibilità di avere una vita così, e quando se ne presenta l'occasione non possono lasciarsela scappare. E questo è forse l'unico sbaglio che i Winchester non hanno commesso. 

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