Germoglio Avverso

di Chanelin90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Semina ***
Capitolo 2: *** Innaffiare ***
Capitolo 3: *** Concime ***
Capitolo 4: *** Proteggere ***
Capitolo 5: *** Nutrire ***
Capitolo 6: *** Foglie ***
Capitolo 7: *** Il Seme ***
Capitolo 8: *** Il Frutto ***



Capitolo 1
*** La Semina ***


Germoglio Avverso
Capitolo 1

La guerra era finita. Ne era rimasto solo un brutto ricordo.
Ogni Nazione era tornata a casa sua.
La Pace imperava in Occidente da ormai alcuni anni.

Feliciano era tornato a bussare a casa di Ludwig.
Temeva quest’ultimo non volesse nemmeno più rivolgergli la parola a causa del tradimento e, invece, trovò aperto.
Germania era sinceramente pentito di aver fatto del male al suo ex- alleato, tanto da non riuscire neanche a sostenerne lo sguardo.
- Sono un mostro! E’ meglio se stai lontano da me!-
Feliciano, per tutta risposta, si arrotolò sotto il suo braccio, accennando a uno dei suoi soliti sorrisi che scioglievano anche il granito.
L’aveva perdonato. L’avrebbe perdonato comunque.
Si baciarono appassionatamente.
Potevano, le cose, tornare come prima?

In realtà, le cose, migliorarono decisamente, in quanto, il loro rapporto, si sviluppò in qualcosa di più profondo e irresistibile.
Entrambi volevano lasciarsi il passato alle spalle ed entrambi avevano delle ferite da leccarsi e leccare all’altro. Si misero insieme.

Lovino non fu contento quando Feliciano abbandonò la loro casa comune.
- ANCORA APPRESSO A QUEL FOTTUTISSIMO STRONZO?? POSSIBILE CHE NON CAPISCI MAI UN CAZZO??-
Al cuor non si comanda.

La convivenza fu meno disastrosa del previsto.
Senza più la guerra di mezzo, i due, avevano molto più tempo libero da dedicare a loro stessi e alla loro relazione.
Le notti diventarono particolarmente infuocate, sicché, più di una volta, Feliciano non ebbe modo di raggiungere il bagno senza l’aiuto del suo partner. Ma ciò non aveva importanza, perché, oramai, il loro amore era evidente e dichiarato.
- Ti amo, Germania!-
- Ich liebe dich, Italien!-

E il vortice della passione li avvolgeva ancora.
Passarono tre anni insieme.

Fu una mattina che Italia, mentre stava asciugando lo scolapasta, dopo pranzo, sentì la necessità di correre al bagno.
Germania, sentendolo rimettere, si avvicendò alla porta : - Stai bene, Italia?-
Il ragazzo uscì, con la faccia sconvolta e i capelli arruffati, dopo essersi lavato la faccia: - Tutto a posto! Vee! Solo una leggera nausea!-
Germania gli rivolse un cipiglio di disapprovazione : - Mangi troppo velocemente!-
Italia sorrise e gli scoccò un bacio sulla guancia.

Due mesi dopo, Italia era davanti allo specchio.
Col dito pigiava il gonfiore che caratterizzava, già d’alcuni mesi, il suo addome.
Germania, tornato dal lavoro, lo trovò lì davanti. Preso da dietro, gli posò il mento sui disordinati capelli.
Feliciano continuava a fissare il suo riflesso sul vetro.
- Stai ingrassando, Feliciano!- valutò il tedesco.
- Veee! Ma non capisco perché!-
- Probabilmente perché cucini più abbondantemente del solito!-
- Ho fame!-
si giustificò il ragazzo.
- Diminuisci le porzioni!-
- Ma ho sempre fame!-
piagnucolò.
- Da domani riprendiamo un po’ di attività fisica! Ti farà bene!- decretò il tedesco, accarezzandogli la pancia.
- Vee.. Come vuoi tu, Doitsu!- disse sconsolato, constatando sempre la sua immagine allo specchio.

Fecero l’amore quella sera.
-Se io dovessi ingrassare ancora…tu continueresti ad amarmi?-
-Io ti amerò sempre, Italia. Non m’importa del tuo aspetto fisico!-
 I due si abbracciarono e passarono la notte come un unico essere.

Un altro mese e mezzo era andato.
Italia gettò sul letto due paia di pantaloni, sconfortato.
Non gli entrava più niente.
Persino la cintura l’aveva allargata di almeno 4 buchi.
Si distese sul letto, accarezzandosi la pancia. Perché continuava a gonfiarsi così.
Sia lui, che Ludwig, cominciavano a preoccuparsi, a causa di questo.
Più di una volta, aveva utilizzato le magliette del tedesco per coprire la protuberanza.

- Doitsu, la mia pancia si muove!-
Germania lasciò andare la penna e depositò gli occhiali sulla scrivania.
- In che senso?- s’informò circospetto.
- Nel senso che è come se ci fosse qualcosa dentro di me!- tentò di spiegare Feliciano, non troppo sicuro delle sue affermazioni.
Germania avvicinò l’orecchio alla pancia del compagno e si mise in ascoltò.
- Lo senti?-
- Percepisco qualcosa!- ammise il tedesco.
- Vee! E’ grave?- guaì il ragazzo preoccupato.
- Non saprei..ma, domani, ti porto da un medico per farti visitare-
Italia abbassò di scatto la maglietta: - Veeee! Non voglio andare dal dottore!- si lamentò.
- Abbiamo rimandato fin troppo, Italia! Non ho la più pallida idea di cosa tu abbia, ma è evidente che questa cosa non è normale-
Italia strinse i denti preoccupato.

- Stai tranquillo, Liebe! E’ solo un controllo!- lo consolò Ludwig, tenendogli stretta la mano che tremava nervosamente.
Il Dottor Health esaminò il giovane, poi fissò il suo gonfiore e, infine, scrisse qualcosa su un pezzo di carta.
- E’ impossibile!- borbottò tra sé.
Germania trasalì apprensivo : - COSA è impossibile? Che cos’ha?-
- Devo fare ancora alcuni esami ma, prego, Mr.Vargas, vada in bagno a riempiere questo contenitore di urina. La contatterò io, a giorni, tramite il recapito telefonico che mi ha dato!-

Passò una settimana.
Feliciano indossava una tutina e stava spazzando per casa, mentre Ludwig, in uno di quei rari momenti in cui si svagava, stava bevendo una birra sul divano, insieme a suo fratello Prussia e i suoi amici: Danimarca, Svezia e Norvegia.

Il telefonò squillò due volte.
Feliciano andò a rispondere:
- Pronto? Casa Beilschmidt?-
- Con chi parlo?-
- Parlo col Signor Feliciano Vargas?- domandò una voce dall’altra parte.
Italia sobbalzò:- Si, sono io! Chi è lei?-
- Sono il Dottor Health! Mi sono arrivate le analisi delle sue urine! Non so come sia possibile..ma comunque devo farle i miei complimenti! Aspetta un bambino!-


Feliciano sentì le forze che gli venivano meno.
Un bambino?
Ci mise alcuni minuti a riprendersi dallo schock.
- Pronto? Pronto? E’ ancora in linea?-
- S..si..i..si! Sono..sono qui!-
balbettò il giovane.
- Mi ascolti attentamente! Dovrà osservare alcune regole per non far male al feto! Niente più alcol, fritti, caffeina, uova…-
Feliciano rimase in ascolto dei consigli del medico ma, in cuor suo, era ancora confuso. La testa stava pensando troppe cose contemporaneamente.
 Era successo tutto così all’improvviso e quello che, adesso,  viveva nel suo corpo..era qualcosa di straordinario. Indescrivibile. Meraviglioso.
Si rese conto che, nonostante fosse ancora frastornato dalla novella, era felice.
Quel bambino o bambina era il frutto del suo amore con Germania e quindi era il dono più prezioso che potesse ricevere.
- … Ha capito tutto, Signor. Vargas?-
- S..Si! – bofonchiò Feliciano.
- Se ha bisogno di qualcosa..qualunque cosa..: non esiti a chiamarmi!-
- La ringrazio molto !-
La conversazione venne interrotta.
Feliciano, adesso, era da solo e con il bambino che aveva in grembo.
Scivolò lungo la parete:- Sono padre?- e pianse di gioia stringendo a sé il ventre.

Italia si sporse nel salotto.
Visualizzata la scena che gli apparve davanti, non potè fare a meno di sorridere: Gilbert, completamente ubriaco, si aggrappava a Ludwig citando versi di non si sa quale filosofo ; Germania tentava di giocare il suo turno mentre Norvegia, Svezia e Danimarca attendevano, masticando noccioline e sorseggiando alcolici.
Una tipica serata tra amici.

- Weeee Itajjiaaaaa! Entraaaa!HIC!  Vieni a jiocare con nuoiiii!- lo salutò Gilbert.
Feliciano entrò a piccoli passi, stringendosi nervosamente il braccio e guardando il pavimento.
Anche Germania si accorse della sua presenza: - Oh Italia? Tutto bene? -
Feliciano si risistemò i capelli e alzò il capo per osservare dolcemente il suo amante : - Mai stato meglio!-

Germania alzò un sopracciglio incuriosito.
Italia si piazzò al centro del salotto, davanti a lui.
Si sforzò di dar voce ai suoi pensieri: - Ha chiamato il Dottor. Health!-
Ludwig lasciò perdere le carte e si sistemò meglio sul divano, permettendo al compagno di sedersi accanto a lui. Ma quest’ultimo rimase in piedi. Cosa insolita da parte sua ma era davvero troppo eccitato per rilassarsi.
- Ah bene! Allora? Di che si tratta? – interrogò il tedesco, accennando alla pancia dell’amato.
Preso fiato e coraggio e confessò: - Germania..tu e io..stiamo per diventare genitori!-
Il silenzio cadde nella sala come se nessuno avesse capito.
Feliciano cercò l’espressione del partner il quale era rimasto basito: - Scusa,  Italia…potresti essere più specifico?- domandò a bassa voce.
Italia s’inginocchiò di fronte a lui, affinchè le loro pupille potessero incontrarsi senza possibilità di fuga: - Aspetto un bambino! Tuo figlio!-

Il salotto proruppe in applausi e risate gioiose.
- WOOOOWWWWW FRATELLINOOO!! CE L’HAI..HIC…FATTA A METTERE..HIC..LA PAGNOTTA IN FORNO! AHAHAH!! HIC !- e poi, Prussia, scivolò a terra, col sorriso ancora da ebete sul volto – SEEEEE! Sono zio!! Muahahha!-
- Congratulazioni Italia! Congratulazioni!-
si approcciò Danimarca, alzandosi per afferrare le mani del ragazzo.
Norvegia e Svezia, a sua volta, porsero i loro omaggi a Feliciano: - I nostri più sinceri auguri! Possiate vivere felici, per sempre!-
Era un giubilo di voci. Tutte allegre ed emozionate. Tranne una: quella di Germania.

Feliciano si accorse che Ludwig era rimasto seduto sul divano, silenzioso e riflessivo.
La notizia l’aveva probabilmente sconvolto. D’altronde : era diventato padre così in fretta. Lo capiva: era il padre di suo figlio.
Dopo un po’, Italia tornò da lui e gli mise una mano sulla spalla : - Oh, Doitsu! Non è meraviglioso? Dentro di me vive un piccolo “Noi”!- si compiacque sorridendo e piangendo insieme.
Germania girò la testa, molto lentamente, e lo fissò irriquieto:- Meraviglioso…- pronunciò serio dopo un pò -..Tragico, vorrai dire!-
Italia rimase di sasso e si bloccò. Anche le voci degli altri cessarono i festeggiamenti.
- Non..non sei contento?- chiese col groppo alla gola.
- Italia..dobbiamo impedire a quell’essere di nascere
!- concluse il tedesco
.


CONTINUA

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Questa è la 5 fanfiction che scrivo. Non prevedo di scrivere un eccessivo numero di capitoli per completarla.
Sto proseguendo “ Il Principe e l’Amante ” , nel frattempo.
Ho voluto tentare un nuovo stile di scrittura. Se fa schifo, ditemelo!
O, per chi ha letto altre mie fan fiction, se erano meglio gli altri stili, fatemelo sapere!
Come al solito: se sentirò l’esigenza di alzare il target della storia, cambierò il colore durante la stesura.

A presto^^/

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Capitolo 2
*** Innaffiare ***


Germoglio Avverso
Capitolo 2

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Premessa: Ho terminato “Il Principe e l’Amante!”. Olè!
 Adesso posso dedicarmi pienamente a questa storia.
Come avete rilevato: il primo capitolo è apparso abbastanza sintetico. Avete perfettamente ragione.
In effetti: è proprio l’effetto ricercato in quanto, sperimentando uno stile differente dal mio, ho voluto testarne uno essenziale per vedere che effetto faceva. E’ stato facile, considerando che si è trattata di un’introduzione della storia vera e propria.
Nondimeno, prometto di arricchirlo un po’ di più!
Per quanto riguarda il Bad Touch Trio: li approvo anch’io! Tuttavia immagino che Germania abbia più dimestichezza o, perlomeno, porti maggiore simpatia per i nordici che per i suoi colleghi più...esuberanti. Il contesto prevedeva che si stesse rilassando, non sclerando appresso a quelli XD
Continuate a darmi pareri e consigli che mi piacciono!
Un abbraccio e vi lascio alla storia!

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Cadde un silenzio da Oltretomba. Tutto si era fatto pesante.
Svezia smise di masticare le sue noccioline e Danimarca mandò giù l’ultimo sorso di buona birra.
 Gilbert recuperò, improvvisamente, la sua lucidità.
Feliciano era sconcertato: -P..perchè.. dici questo? -  
Ludwig si alzò stancamente, portandosi davanti al partner con aria decisa e severa.
Prussia prese le sue difese: - Oh! Germania! Stai calmino, eh!-
- Perché ?- ripeté Feliciano disperato, fissando Ludwig con gli occhi lucidi.
Germania lo prese per le spalle e lo strinse forte a sé: - Il mio popolo non l’accetterebbe mai!-

Feliciano, incredulo, riuscì a far sporgere il naso al di fuori del petto dell’uomo:- Che..che vuoi..dire?-
- Voglio dire che..mm..non è il momento..!-
Feliciano lo scostò brutalmente, lasciando che le sue lacrime rigassero le morbide guance: - CREDEVO CHE TU MI AMASSI!!-
-IO TI AMO!- sottolineò Germania, alterato, lasciantosi prendere da un attimo di disappunto -..ma al mio popolo non piacerebbe la nostra unione! -
Feliciano si prese la testa tra le mani. La sentiva scoppiare: - Io non riesco proprio a capirti, Doitsu!-

Germania, stranamente, cominciò a balbettare e a stropicciarsi le mani, teso:  - Voglio dire..la tua gente è ..come dire..un po’..-
Il silenzio che seguì fece sbottare Feliciano: - UN PO’ COSA?-
- Svitata!- completò l’altro.
Feliciano sbarrò gli occhi. Doveva aver sentito male. Aveva sentito male per forza: - Prego?-
- Quello che cerco di dire è che abbiamo abitudini differenti!- chiarificò Ludwig, spostando il peso da una gamba all’altra.

Feliciano ci mise un po’.
Si morse il labbro trattenendo la frustrazione e l’angoscia che si stavano impadronendo di lui come una grossa macchia di petrolio in mezzo al mare: - Mi stai dicendo.. che credi che la MIA gente non sia all’altezza?? Non sia degna di..-
Germania mantenne il suo solito contegno.
Rimase in silenzio, a guardarlo come se niente fosse.
 Come a compatire quella miserrima creatura che aveva anche solo pensato di poter ergersi fieramente al suo fianco.
Era un silenzio che valeva più di mille parole.

Feliciano cadde sulle ginocchia, incapace di concepire una crudeltà simile.
 Rigurgitò tutte le sue lacrime di rabbia e amarezza sul pavimento.
Germania credeva davvero, dopo tutto questo tempo, che lui.. o peggio, loro figlio, potesse essere così insignificante.
Diede alcuni pugni diretti sul parquet.
Germania, sebbene potesse apparire insensibile, non era certo uno sciocco. Percepiva nettamente il dolore del compagno e non poteva fare a meno di provare pena per lui.
- Mi dispiace, Italia! Cerca di capire! Prima o poi..potremo affrontare serenamente anche questo argomento. Ora non se ne parla!-
“Orgoglio teutonico del cazzo!”
Romano glielo diceva sempre. Non aveva tutti i torti.
Germania si accovacciò accanto a lui e gli posò gentilmente una mano sulla spalla: - Liebe..vorrei che tu possa comprendere..-

- COMPRENDERE ?- Feliciano scostò violentemente la mano del tedesco e si alzò fremendo–CHE  COSA DEVO COMPRENDERE, DI GRAZIA?-
Germania restò di stucco.Non l’aveva mai visto così furibondo. Non era da lui.
- Forse non sono..- guardò il pancione -..non SIAMO all’altezza delle tue aspettative e quelle della tua gente??-
Dove aveva preso il coraggio di rispondergli in quei toni e con quella attitudine?
Ludwig si adombrò: - Non ho detto questo..-
- TU HAI PRECISAMENTE DETTO QUESTO!-
singhiozzò Feliciano, gettando un bicchiere di birra sul tappeto.
Germania corse verso di lui, abbracciandolo nuovamente: - Italia! Io sono felice di averti accanto! Sono davvero soddisfatto di te!-
“ Soddisfatto?”

Un’altra cosa che mancava ai tedeschi. L’uso adeguato del vocabolario.

Non si sarebbero sposati. Figurarsi concepire un figlio.

Feliciano si scrollò Ludwig di dosso e prese risolutamente la via per il bagno.
- Dove stai andando, Italia?- domandò il tedesco, autoritario, ma consapevole di essere preoccupato per il suo amante.
- Vado in bagno!-rispose secco l’altro.
- Il bambino..-
- Chiaramente lo teniamo!-

Lo stava sfidando?

La vena sulla tempia di Ludwig prese a pulsare nervosamente.
Odiava essere contraddetto. Soprattutto da Feliciano.
Tuttavia, proprio perché si trattava di lui, decise di mantenere la calma e il decoro che si confaceva alla sua “razza”.
- Italia..- grugnì con voce bassa e minacciosa -..Mi pare di averti già detto che non è possibile!-
Feliciano si girò con aria altezzosa e decisamente provocatoria: - Mi pare di averti già detto che la cosa non m’interessa! E’ nostro figlio! Non voglio perderlo!-
Germania si alzò serrando il pugno: - Non OSARE contraddirmi! Vieni SUBITO qui e risolviamo questa faccenda, una volta per tutte!-
Feliciano si mise all’erta, risvegliando tutti i suoi sensi: - Lo proteggerò a costo della vita!-
Germania scattò per acciuffarlo, ma Feliciano, che si era preparato, corse via come una lepre e si chiuse in bagno serrando la porta.

I duri colpi sul legno si propagavano per tutta casa.
La discussione si sentiva fin dentro salotto. Nessuno dei nordici rideva più.
Erano tutti in apprensione per quello che stava succedendo.
Germania stava cercando di far ragionare il ragazzo ma, alla fine, si era ritrovato a urlare dietro la porta, intimandogli rabbiosamente di uscire.
Feliciano, dal canto suo, non ne voleva sentir parlare.

I nordici si guardarono e capirono che era arrivato il momento di abbandonare la casa.
Lasciarono noccioline e birra sul tavolo.
I pezzi del bicchiere giacevano ancora sul tappeto. Nessuno ebbe il coraggio di rimuoverli.

Feliciano si svegliò che era ancora nel gabinetto.
Aveva dormito lì. Sul water.

- VUOI RESTARE LI’ ?? BENISSIMO! TANTO PRIMA O POI DOVRAI USCIRE E STAI PUR CERTO CHE NON LA PASSERAI LISCIA!-
Germania l’aveva lasciato con queste parole la notte scorsa.
Feliciano si accarezzò il pancione e appoggiò le spalle alla parete.
Non lo voleva.
Non ne voleva nemmeno sentir parlare.
Rabbia? Amarezza? Delusione? Cosa bruciava di più?

Sta di fatto che avrebbe dovuto abortire per fare contento Ludwig.
Ma lui non l’avrebbe fatto.
Non si era mai considerata una persona particolarmente coraggiosa o testarda, a parte quando cucinava il pranzo, ma, in un certo senso, sentiva che non voleva rinunciare a quella creatura che portava in grembo.
A costo di sfidare Ludwig.
A costo di sfidare il loro amore.

CONTINUA

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Piccolo questo capitolo, eh?
Chissà se questa modalità semplifica la lettura. A volte, non nego, che la preferisco. Mah!
Comunque: cosa comporterà la scelta di Feliciano?

 

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Capitolo 3
*** Concime ***


Germoglio Avverso
Capitolo 3


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Se vi dovesse sfuggire qualcosa…Non preoccupatevi: è fatto apposta! Capirete!
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Uscì dal bagno e trovò Ludwig in cucina.  Davanti a sé: una tazzina di caffè.
Feliciano aprì il frigo, come se nulla fosse, e tirò fuori il latte fresco. Ne riempì una ciotola con i corn-flakes.
I due si misero a fare colazione, l’uno di fronte l’altro, senza rivolgersi la parola.
L’atmosfera era particolarmente tesa.

- Sappiamo bene entrambi cosa comporti la nascita di una nuova Nazione..- soppesò Germania.
Feliciano rimase col cucchiaio a mezz’aria alla dichiarazione di Ludwig, ma, subito dopo, masticò i cereali con ancora più vigore.
- O lui…o noi!-
Feliciano cercava di far finta d’ignorarlo, ma come poteva?
- La sua presenza è un errore!-
A quel punto, sbottò, sbattendo la ciotola di latte:- Se lui..- disse indicando il gonfiore che lo caratterizzava -..è qui:  è  EVIDENTE che non è un errore! Significa che il destino ha così sancito e dovremmo essergli grati se potremo stare insieme per sempre!-
 Germania silenziosamente terminò di bere il suo caffè.
Poi guardò il suo compagno, severamente, negli occhi profondi: -Non siamo pronti a una cosa del genere! - Nessuno lo è! Non ora!-
Italia si sentì sprofondare.
Ludwig, nella sua irremovibilità, lo faceva sentire…sbagliato.
- Doitsu..io..comprendo che la decisione appare difficile, ma..-
 -Italia, per una buona volta, mettiti l’anima in pace! Domani torniamo dal Dottor Health e risolviamo questo problema una volta per tutte!-

Feliciano sgranò gli occhi: - Co..come lo risolviamo?-
- Togliamo quella cosa da lì, ovviamente!-
Fu veramente il colmo. La mancanza di sensibilità di Germania metteva a dura prova i nervi del ragazzo..
- CON CHE DIRITTO VUOI IMPORMI UNA SCELTA DEL GENERE???-
Sentì la sua gola vibrare angosciata.
- Possibile che non t’importi niente della mia opinione???- continuò disperato.
Germania si alzò, tenendo gli occhi bassi, per recarsi al lavello.
- Chiamami crudele, codardo o vigliacco..ma non sono pronto a lasciare ad alcuno la guida del mio Paese!-  rispose cinico.
Poi si rivolse a Feliciano che fremeva dallo scoramento.
- Nemmeno tu, dovresti!-
Feliciano trattenne il respiro: - Non hai fiducia in me?-
- Ho molta fiducia in TE!-
 Feliciano strinse e pugni, ma poi li rilassò sconfortato.
- Va bene, Germania..-
Ludwig si avvicinò e gli mise una mano sui capelli per accarezzarlo, ma Italia la scostò bruscamente.
- E’ la cosa migliore da fare, Italia! Anche se può apparire ingiusta!-
Feliciano si mise a piangere.
- Ti prego adesso! Non avercela con te stesso…-
- Non ce l’ho con me…ma CON TE!- Feliciano strozzò la collera nella gola.
Ludwig sospirò sconsolato: - Ebbene..spero tu possa perdonarmi!-
Nonostante i vari tentativi del tedesco di ottenere un minimo contatto fisico con l’italiano, quest’ultimo li rifiutava categoricamente e, infine si avviò per le scale - Non posso!-

- Dottor Health? Sono Ludwig Beilschmidt..si..lo so..proprio per questo..domani è possibile fissare un appuntamento?..No,no.. sta bene..ma abbiamo capito che non siamo pronti..si..è stata una decisione sofferta… il prima possibile.. grazie… la richiamo..-
Feliciano nel suo letto ascoltò tutta la conversazione e nascose le lacrime nel cuscino.

Germania attaccò la cornetta.
Guardò verso il pianerottolo.
L’avrebbe mai perdonato, Feliciano, per questo?
Aveva buoni motivi di ritenere che il ragazzo avesse frainteso.
Non era sicuro che il suo rapporto con lui sarebbe tornato quello di una volta.
A dir la verità, non era nemmeno sicuro che sarebbe tornato un rapporto, considerando l’atteggiamento deluso e scostante d’Italia. Magari ci sarebbero voluti anni.
Il solo pensiero lo angosciava.
Tuttavia, Germania, che era sempre stato il più razionale e metodico tra i due, sapeva di aver fatto la cosa giusta.
Feliciano, semplicemente, non capiva.
Loro erano Nazioni, non un semplice coppia di mortali come quelle che si vedono nei telefilm.
Non esistevano le famiglie tra le Nazioni. C’era un motivo.

Entrò nella camera.
La cosa positiva è che Italia  si trovava nel LORO letto.
La cosa negativa è che stava dormendo e, quindi, Germania non avrebbe potuto parlare con lui.Probabilmente ne aveva bisogno.
Adesso che si era rassegnato, sarebbe stato molto più facile, anche per Ludwig, esprimersi al meglio senza ferirlo ulteriormente. Sapeva di non essere un grande comunicatore. Non era nel suo stile.
Si stese sul letto anche lui.
Riflettè e,  improvvisamente, l’ansia lo colse.
 Non negò a se stesso di sentirsi in colpa per aver messo Italia in quella condizione. In pratica: aveva deciso tutto lui.
Il fatto che poi l’avrebbero dovuto operare proprio il giorno dopo, senza possibilità di appello, certamente, non testimoniava a favore della sua indulgenza, né, tantomeno, della suo essere comprensivo.
Non che potesse esserci soluzione alternativa all’intervento, sia ben chiaro, ..ma.. perlomeno..
“ Va bene..Domani, con calma, parlerò con lui e, se necessario, posticipiamo di qualche giorno ..quando ..quando..lui si sentirà pronto! ”
Compiaciuto della sua magnanimità, abbracciò Feliciano e si addormentò.


 Quella notte Feliciano abbandonò la dimora dove conviveva col tedesco.
-  Forse sono solo un egoista! - disse all’indirizzo del bambino  - Ma voglio che tu possa sopravvivere!-
Affrontò il clima autunnale, con le sue piogge, per raggiungere i suoi confini.
Non sapeva a chi poteva confidare un tale segreto, ma sapeva chi era l’unico di cui potersi fidare.

Bussò alla porta e, chiaramente, lo accolse la solita, brusca, eppure così famigliare, voce arrabbiata: - PORCA PUTTANA! CHI CAZZO E’ A QUEST’ORA DI NOTTEEEEEE???-
Feliciano bussò ancora.
- SPERO CHE NON SIA TU SPAGNA! PERCHE’ TI ASSICURO CHE HO GIA’ UNA LAPIDE IN SERBO PER TE!-
Italia diede un altro colpo.
- CHIUNQUE TU SIA…SEI UN UOMO MORTO!-

Romano aprì la porta, puntando la pistola dritta sulla fronte del fratello:- TI AMMAZ…-
Rimase allibito quando si accorse chi era il disturbatore notturno.
- Feli..ma..che..- si ricompose, ma abbassò l’arma – CHE CAZZO CI FAI QUI A QUEST’ORA DI NOTTE E DOPOTUTTO QUESTO TEMPO, PERALTRO ??? COS’E’ IL MANGIA-PATATE TESTA DI CRAUTO TI HA BUTTATO FUORI??-
Feliciano, bagnato da capo a piedi, a causa della pioggia, arrossì.: - Veramente..sono io che me ne sono andato!-
- OH! FINALMENTE! Perlomeno una buona notizia!- apprezzò il maggiore soddisfatto.
- Ma ho paura, Romano!- ammise Italia.
Romano fu costretto a interrompere i festeggiamenti, a fronte dello sguardo preoccupato e angustiato del fratello.
- Che hai combinato?- sbuffò.
Feliciano si limitò a non rispondere, abbassando il capo.
 Un lampo illuminò il paesaggio. Il rombo seguì poco dopo.
Romano s’incupì traendo a sé le conclusioni a cui era pervenuto:- Se quella testa di cazzo si avvicina gli spezzò le ossa, una a una, tranquillo..
Feliciano sobbalzò: - Non è quello..io aspetto..un figlio suo..-

Italia si sarebbe potuta aspettare qualuque reazione esagerata da parte del maggiore: urla, minacce, schiaffi..qualunque cosa. Tutto. Tranne quello.
Romano rimase in silenzio. Lo fissava con gli occhi sbarrati, ma non era sbroccato.
- E lui non lo vuole!- completò Feliciano.

-Entra!- lo ammonì Romano. Era angosciato pure lui.
Feliciano mise piede a casa sua. L’aria era ricolma di profumo di lasagna e di tempera.  Profumo di casa, insomma.
Feliciano si mise seduto e fissò il fratello.
Quest’ultimo prese posto di fronte a lui, guardandolo seriamente e, poggiati i gomiti sulle ginocchia, si portò le mani sotto il mento, incrociando le lunghe e affusolate dita
- Quindi? Che vuoi fare?- domandò, poco dopo, sporgendosi.
- Io voglio tenerlo!- supplicò il minore, esasperato.
Passò altro tempo.
C’era qualcosa che non andava.
Un’atmosfera che Feliciano non ricordava appartenere a loro.
- Feliciano..se me l’avessero detto, probabilmente… non ci avrei mai creduto: questa volta, però…e detesto dirlo..quel maledetto crucco ha ragione!-
- CHE?-
agghiacciò Italia.
- Non puoi..non DEVI tenerlo!-folgorò Romano.


CONTINUA

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Capitolo 4
*** Proteggere ***


Germoglio Avverso

Capitolo 4
 



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Se vi dovesse sfuggire qualcosa…Non preoccupatevi: è fatto apposta! Capirete!
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- Ma Romano, io VOGLIO tenerlo!-
protestò Italia.
- Ma non devi!- lo ammonì il maggiore.
- Perché no?-
- Perché moriresti!-
ringhiò nervosamente Romano, mentre cercava di contenere l’irritazione versandosi del caffè in una tazzina di porcellana.
Feliciano rimase silenzioso per qualche minuto..per poi ribadireancora più convinto:  - Non m’importa!-
- Bè…A ME SI, cazzo!-
sbottò il maggiore duramente, mandando in frantumi la tazzina.

Conficcò le lunghe unghie nel divano, tentando di trattenere la collera: - E comunque..se quel figlio di puttana non lo vuole, non puoi imporglielo!-
Feliciano lo sapeva, ma era anche del parere che certe cose accadevano semplicemente perché DOVEVANO accadere e di conseguenza la responsabilità di assumersele spettava a loro, in quanto genitori.
Se Germania si fosse rifiutato di adempiere al suo dovere, non poteva certo far ricadere la sua volontà sul piccino.
A scapito del rischio…

- Ma..-
- Non fare sciocchezze, Feliciano!-
lo seccò con un’occhiataccia torva Romano.
Feliciano sospirò deluso da chi avrebbe dovuto capirlo e aiutarlo e, invece, si opponeva con fervore e senza dare spiragli di speranza.
 - Ma..io credevo..che potessimo restare insieme..per sempre..!- guaì amareggiato.
- Certo che si, ma non sarebbe la stessa cosa!- replicò il maggiore.
- Romano..-
- Io non saprei nemmeno ..se considerarti..mio fratello!-
lo gelò.

Italia sentì una rabbia crescere dentro di sé ed estendersi sempre più lungo tutti i suoi capillari.
Romano si alzò per prendere nuovamente la caffettiera. Aveva bisogno del caffè per mantenere la calma, paradossalmente.
 Non ce la faceva a sostenere l’innocente, sciocco, illuso e pietoso sguardo di suo fratello piccolo.
Italia, invece, prese la sua decisione: si alzò veloce e si avviò verso la via per la porta.

-FELICIANO!! DOVE CAZZO STAI ANDANDO??- lo minacciò il maggiore che, nonostante mascherasse la sua ansia, non gli aveva levato gli occhi di dosso.
Italia si fermò davanti la porta. Prese un bel respiro e si mise a correre.
Romano lo inseguì nel bosco.
- TORNA QUI! SUBITO!!-
 
Feliciano correva e correva, ma suo fratello guadagnava terreno con lunghe falcate; anche perché non doveva occuparsi di quel peso vitale che si muoveva all’ interno del corpo del minore.
Era infuriato.
Perciò Italia non fece caso alla sagoma davanti a lui.
Se ne accorse solo quando venne bloccato e  preso al volo.
- Oplà!-
- Spagna?? Sei tu??-
ansimò l’italiano, tutto sudato.
- Oh Feli! Stavo cercando tuo fratello! L’hai visto in giro?- domandò allegramente lo spagnolo, inconsapevole della fretta del ragazzo, il quale s’agitava ansioso tra le sue braccia.
- Nono—nn—no..!- mugolò, guardandosi disperatamente indietro.
- FELICIANO! – urlò una voce rabbiosa sempre più vicina- TI SI E’ FOTTUTO IL CERVELLO ???  -
E Romano comparve. Trasandato e indemoniato.

Spagna gli volse un sorriso e accarezzò amorevolmente i capelli di un impaurito Feliciano che ora si nascondeva dietro il suo gomito.
- Romanito! Non essere così duro con lui! Non eri tu quello che desiderava tanto riabbracciarlo?-
Romano si fece avanti furibondo, prendendo Feliciano per un braccio, ove la sera, poi, si sarebbe rivelato anche lasciare un lividoviolaceo.
- MA PIANTALA TU! QUESTO COGLIONE NON SA QUELLO CHE STA FACENDO!- sentenziò brutale.
- LO SO! QUELLO CHE STO FACENDO!- gridò Feliciano, urtato nei sentimenti, sporgendosi dalle braccia  d’ Antonio perplesso da quella diatriba fraterna.
- NO! E’ OVVIO CHE NON LO SAI! NON SAI UN EMERITO CAZZO !- sputò il maggiore velenoso, tirandolo via dallo spagnolo.

- Suvvia, suvvia!- tentò di calmarli Spagna– Ma che vi prende a voi due? Non c’è motivo di litigare così!-
Anche Antonio rimase stupito da tanta irruenza e attrito creatosi fra i due.
Il tetro silenzio che era calato tra i Vargas fece sorgere a  Spagna dei seri dubbi.
- Ma che è successo?- domandò perplesso.
- Io..- tentò titubante Feliciano.
- STO SCEMO SI E’ FATTO…-cominciò irritato Romano, salvo poi pentirsene e lasciar cadere il discorso-Non importa!-
Spagna tentò di spronarlo:- Si è fatto..?-
- HO DETTO CHE NON IMPORTA! SONO AFFARI DI FAMIGLIA!-
Ma, come al solito, la testardaggine di Romano era insuperabile.
- Pensavo di farne parte..- considerò imbronciato.
- FATTI I CAZZI I TUOI-
- Uff..va bene, va bene!-
si rassegnò.

Spagna accompagnò i due a casa, stando ben attento che questi non si sbranassero a vicenda.
Che fosse successo qualcosa era intuibile.
Che fosse qualcosa di così allarmante non poteva sospettarlo, sebbene avesse notato il gonfiore di Nord Italia.
Lo ricondusse a un eccesso di pasta… Magari, era proprio quello il motivo della polemica in corso.
Avrebbero placato i loro spiriti animosi più tardi. Sicuramente.

Quando rincasarono, Spagna, sorridendo accondiscendente, li lasciò soli andando, al piano di sopra, invogliandoli a far pace tra loro.
Gli occhi socchiusi e lo sguardo truce di Romano non lasciavano presagire nulla di poco tortuoso, ma un tentativo in nome dell’amore fraterno andava fatto.
 Rimasero soli.

Feliciano prese un bel respiro, dopo un po’ che non si rivolgevano la parola:- Che facciamo allora?-
Romano si ammorbidì, ma tenne comunque un atteggiamento autoritario:- Quello che voleva fare il mangia wurstel ! -
Feliciano deglutì.
- Preferisco esserci io!- spiegò ancora il maggiore con voce ferma e cupa.
Gli occhi di Feliciano divennero lucidi: - Ma io non voglio..-
- E’ una scelta obbligata!-
tagliò Romano.
Faceva male anche a lui, anche se non voleva farlo trapelare. Almeno lui doveva essere forte per il bene del fratellino.

Italia esplose in un pianto disperato:- SEI PROPRIO COME DOITSU! SEI SENZA CUORE!-
Romano s’infuriò come un toro ferito,stuzzicato dal drappo rosso:- NON OSARE PARAGONARMI A QUELLO STRONZO! HAI CAPITO?- gli gridò in faccia- Io lo faccio per proteggerti..lui per salvarsi quella lurida pellaccia e per fottutissima brama di potere ! Ci siamo capiti?-
Feliciano annuì flemmatico, intimorito.
- E voglio che dopo che questa situazione di merda si sia risolta, tu lo pianti e torni a casa. Casa tua! Quella vera!- affermò inchiodandolo con occhi torvi.

Un rumore simile a quello di un’ asse che cede, cadendo sul pavimento, mandando in frantumi le mattonelle, si propagò dal giardino.
- Cos’è stato?- si allarmò spaventato Italia.
- Non lo so!- proclamò il maggiore, caricando la Beretta e avvicinandosi di soppiatto alla finestra- Stai indietro! Ho come l’impressione che stanotte ci sarà da impallinare qualche culo!-

-  AHHHH Ma c’è anche il Nord!-
constatò Arthur, affacciandosi, anch’egli, alla finestra dalla parte esterna.
- Inghilterra..- inorridì Feliciano, alla vista dell’inglese che lo squadrava malizioso.
Feliciano si nascoste dietro il tavolo.
Era insolito che si spingesse così internamente ai loro confini.
Forse il suo esercito era nelle prossimità e loro non se n’erano accorti.
- CHI CAZZO TI HA DATO IL PERMESSO D’INSOZZARE IL SUOLO ITALICO STRONZO?! TI PENTIRAI DI QUESTO ERRORE!- abbaiò Romano, deciso a difendere la sua casa e le sue genti.
- EHEH! Voglio proprio vedere!-ironizzò l’inglese.
-  Vediamo se vedi questo… - e Romano premette il grilletto all’indirizzo dell’intruso.
 
Presto la loro bella casa venne avvolta dalla polvere e dalle macerie.
Romano e Inghilterra battagliavano a colpi di pistola e fucili e i loro proiettili sfiorarono più volte il corpo inerme e tremante di Feliciano che rimase impalato, non sapendo come agire né per difendere la sua terra, né per difendere la creatura sua e di Ludwig.
Non voleva mettere a repentaglio la sua incolumità, perché non si era ancora rassegnato all’idea di rinunciarvi.
Optò per la fuga.
In quel frangente, nessuno badava ai suoi passi che diventavano sempre più veloci man mano che raggiungeva la finestra da cui fiondarsi dalla stanza in mezzo al corridoio.
Romano se la sarebbe cavata anche senza di lui.
Ancora una volta fu Antonio, che era accorso, a impedire la realizzazione dei suoi propositi.

- Italia! Che sta succedendo? Ho sentito degli spari! Come sta, Romano? E…- si accorse della guerra imperante.
Tirò fuori la sua pistola, pronto a proteggere i gli amici italici.
- Coraggio, Italia!- disse tirandolo dal braccio- Dobbiamo aiutare tuo fratello!-

Lo squadrò confuso, accorgendosi, infine, della direzione che stava prendendo: - Dove stai andando? -
- Spagna, ascolta! Io DEVO andare e subito!-
- Romano ha bisogno di noi!- si preoccupò lo spagnolo.
- Ma io non posso restare!- replicò con voce tremante Feliciano
- Ma devi farlo! Non puoi lasciarlo da solo!Non è la tua casa questa?-ammonì, indicando Romano.
- Sto per avere un figlio! E’ di Germania!- confessò improvvisamente.
Era molto agitato.

In un primo momento, Spagna spalancò gli occhi, credendolo uno scherzo, poi, rimase a bocca aperta allibito.
- Cioè….sei incinto?-
- ..Né Germania, né mio fratello acconsentono alla sua nascita! Vorrebbero che mi venisse strappato via prima che veda la luce!- argomentò l’italiano supplichevole.
Antonio osservò le profonde iridi del ragazzo..poi sussurrò serioso:- …e la tua opinione, Italia, qual è?-
- Io voglio tenerlo!- confermò nuovamente l’altro.

Spagna fece più passi, nervosamente.
- Conosci i rischi?-
- Si!-
- Lo sai davvero cosa comporta?-
- Si!-
- E nonostante tutto vuoi..-
- Si!-
-Giuramelo!-
- Giuro!-
Spagno riprese a fissarlo duramente, non lasciando trapelare la sua opinione.
- E’ MIO FIGLIO, SPAGNA!- invocò il giovane.

-So già che Romano non mi perdonerà mai per questo! - gli lasciò il braccio, scostandosi dalla sua via di fuga- E nemmeno io..-
- Grazie! Grazie! Grazie Spagna!-
 L’altro rimase silenzioso, incerto egli stesso sulla decisione che aveva preso.
Temeva che se ne sarebbe pentito, amaramente.
- Ci vediamo presto!- salutò il minore dei Vargas, allontanandosi.
-….Speriamo..- mormorò, vedendolo andar via.

Intanto Romano, ancora alle prese con l’inglese, non fece caso alla sparizione del fratello.


CONTINUA

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Capitolo 5
*** Nutrire ***


Germoglio Avverso
Capitolo 5 - Nutrire

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Scusatemi se non aggiorno in continuazione.
Gli esami premono spasmodicamente *-----*’’’!!

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I polpacci di Feliciano erano infiammati a causa dell’ estenuante corsa.
Non aveva una meta precisa dove puntare, ma certo non poteva restare lì.
Ora che sapeva di non poter contare nemmeno su Romano, Italia ebbe un moto di angoscia, risollevandosi ad accelerare il passo.
Possibile che tutti gli voltavano le spalle?
Possibile che non vi era UN SOLO POSTO dove potesse stare?
UNA SOLA PERSONA a cui potersi rivolgere?
Aveva paura.

Si accorse in tempo di una pattuglia inglese in modo da variare la direzione, anticipandoli.
Si sentiva in colpa per aver abbandonato suo fratello tra la bolgia da oltremare, ma, d’altronde, dubitava che le sue condizioni potessero fornirgli una degna utilità.
Spagna lo avrebbe aiutato, sicuramente.
 Sarebbero scampati a quel pericolo.

Continuando la sua opera di convincimento morale, varcò i suoi confini.
Gli alberi divennero sempre più fitti, alti e cupi.
La notte sempre più fredda e desolata.
L’ululato dei lupi lo fece sobbalzare.
Erano vicini.
Sentiva quelle leste zampe battere il terreno e il loro fiato caldo espandersi nella foresta.
Gli stavano dando la caccia.

“ I lupi non possono attaccarmi!”  si persuase.
Quando mai l’avevano fatto?
Se anche ci avessero provato.. lui era una Nazione: li avrebbe scacciati con la coda tra le gambe.
Ma quando Feliciano si trovò circondato dai lucenti gialli occhi dei canidi, sentì il panico impadronirsi delle sue membra e scappò con quanta più forza gli restasse.
Li distanziò enormemente in poco tempo, ma non si fermò.
Aveva il fiato mozzato e gli occhi bruciavano, ma perseverava alla cieca.
Seguiva il suo istinto che gli diceva semplicemente di fuggire.
 Il “dove” non era rilevante.

Una fitta alla caviglia lo fece inciampare a terra.
Alzò la testa dalla terra per trovarsi il metallo lucente della canna del fucile di Svizzera.
- Il prossimo colpo te lo pianto dritto in fronte!- minacciò tetro.
Feliciano raggelò.
Vash caricò l’arma.
- ASPETTA!- implorò l’italiano tremando.
- Quante volte ti ho avvisato di non mettere piede nel mio territorio? Adesso io..-
Italia gesticolò nervosamente:- Lo so! Lo so! Ma si tratta di un’emergenza!- gemette.
Svizzera assunse una smorfia di sdegno.
- Emergenza o meno…non sono affari miei!- dichiarò impassibile.
- Ti prego! Non so cosa fare!- supplicò l’altro disperato.


Svizzera non distolse lo sguardo da quel patetico essere infreddolito, ma così, per curiosità, s’interrogò sui motivi di tanta agitazione.
Probabilmente, aveva dei nemici alle calcagna e Germania non era lì per proteggerlo.
Certo non l’avrebbe fatto lui che era un Paese felicemente neutrale.
Non voleva seccature. Specie dal suo vicino petulante e fastidioso.
Tuttavia…non era il suo solito modo di atteggiarsi da italiano spaventato per la sua incolumità.
Era insolito.
 Come se veramente gli passasse qualcosa di serio per la testa e non sapesse che pesci prendere.

- Qual è il problema?- domandò sprezzante.
- Aspetto un bambino!- spiegò l’italiano.
Questa era la scusa più stupida che avesse mai sentito.
Si trattenne dallo sparargli solo perché, per scrupolo, gettò un’occhiata torva al suo addome.
Era gonfio come un uovo!
Non eccessivamente..ma abbastanza per minare le sue convinzioni. Possibile che fosse vero?
Se lo fosse stato..
- Devo nascondermi! Ma non so dove andare!- continuò imperterrito Italia, guardandolo con occhi lucidi.
Vash alzò un sopracciglio, incredulo:- Aspetta un attimo! Perché devi nasconderti?-
Feliciano trattenne il respiro.
Volse lo sguardo alla terra, vedendola sterile e brulla.
Chiuse gli occhi addolorato.
- Perché nessuno lo vuole questo bambino…tranne io!- confessò abbattuto.

I due interlocutori rimasero immobili: Vash mascherava i suoi pensieri dietro un’espressione ombrosa mentre Italia si crucciava ripensando alla sua situazione, apparentemente senza uscita.
Gli occhi dell’italiano brillarono quando colse uno spiraglio in quel labirinto oscuro.
- Tu puoi aiutarmi, Svizzera? Puoi darmi riparo per un po’? A nessuno verrebbe in mente di cercarmi qui!- proclamò l’italiano speranzoso.
Vash si accigliò:- La sai già la mia risposta!-
Feliciano abbassò il capo sentendo il peso della rassegnazione che l’opprimeva come spire di anaconda.
- Adesso vai! Prima che cambi idea!- sentenziò Vash secco, abbassando il fucile e voltandogli le spalle.
Ebbe pietà perché non era una Nazione senza cuore.
Semplicemente non voleva rogne.
Italia era una rogna.
La SUA tranquillità doveva venire prima di tutto..anche a costo di ritorsioni.
Ma Italia non era capace di ritorsioni.
Italia non voleva fare del male a nessuno, anche quando lo umiliavano o lo maltrattavano.
Voleva solo sopravvivere.
Lo sconforto di essere lasciato solo in quelle tenebre gelate lo fece liberare di lacrime amare.

Vash lo sentì piangere.
- Perché piangi, adesso?-
- Ho fame! Sto morendo di fame!-
disse l’italiano, massaggiandosi lo stomaco rigonfio- Ha fame anche lui!- gemette,riferendosi al bambino che, in grembo, non si placava.
Svizzera si girò.
Feliciano singhiozzò ancora:- Come faccio a nutrirlo se qui non c’è niente da mangiare?-
Svizzera allungò il collo.
“ Che scena miserabile!” constatò.

Alla fine, l’italiano si rimise in piedi sospirando:- Va bene! Vedrai che qualcosa la troveremo!- gemette rivolto al suo grembo, facendosi forza.
Vash sbuffò a fronte di quella auto-commiserazione :- Non troverai niente nei dintorni!-
Italia sbottò disperato:- Ma devo trovare qualcosa!-
Vash aggrottò la fronte:-C’è ben poco in queste valli, in questo periodo!-
- Allora mangerò le radici e le bacche
!- proclamò l’italiano, risoluto.
 - Alcune sono velenose…- sottolineò Svizzera, seccamente.
- Allora mangerò solo radici!- replicò l’altro.
Lo svizzero alzò gli occhi al cielo:“ Sempre più miserrimo!”
Gli ricordava la sorellina Liechtenstein a cui teneva molto.

Barcollando, Italia, di nuovo in piedi, si appoggiava ai tronchi d’albero nella speranza d’intravedere qualcosa di commestibile.
 -Qualcosa posso dartela io!-ammise rassegnato lo svizzero, suo malgrado impietosito.
Italia si risollevò, donandogli un sorriso fiducioso:- Dici sul serio? Mi dai ospitalità?-
-Non montarti la testa! Solo per questa notte e giusto perché mi fai pena! –
soggiunse acido il vicino al di là delle Alpi.
- Oh grazie! Grazie! Grazie!Veeee! Non avrei proprio saputo come fare! Grazie infinite!- saltellò l’italiano, intorno al giovane biondino.
Sospirando contrariato, Svizzera portò l’italiano a casa sua.


- Quindi …sta per nascere…una Nazione?- interrogò Vash, mentre Italia mandava giù una calda e profumata polenta di ceci.
- Bè…è ancora presto..ma…credo di si!- confermò l’italiano, gaudio di tanto buon cibo con cui rimpinzare lo stomaco affamato.
- E tu sei disposto a ..sacrificarti per lui?- domandò impassibile, accennando con il mento alla pancia.
- Lo sono!-
Vash rimase imperturbabile a fissarlo.
Era una sua scelta e, fintanto che non influenzava i suoi affari e la sua pace perpetua, non lo riguardava, né, tantomeno, forniva pretesto valido da impensierirlo.
Lo lasciava totalmente indifferente.

- Ma Germania no…- accennò ancora lo svizzero.
- No…lui…no!- sospirò desolato Feliciano.
Svizzera sciacquò il bicchiere ove, poco prima, si era versato un sorso di grappa pregiata:- Lungi da me mettermi in mezzo in questa situazione ingarbugliata, ma… mi domando.. se tu sia in grado di assumerti tale onere da solo..!- rilevò diffidente.
Feliciano terminò il suo pasto.
Leccò il cucchiaio per scrupolo.
- Non ho scelta!- ammise infine, sconfortato.
Svizzera asciugò il bicchiere con un panno:- A meno che…-
- E non vi rinuncio!-
l’altro lo interruppe subito, interpretando i suoi pensieri nefasti.
- Bah! Fa come ti pare! E’ il tuo destino! Spero solo che il pargolo sia meno seccante e intrusivo di te !-
Italia si accarezzò, titubante, la pancia.
Presumibilmente, lo sperava anche lui.

Un giorno divenne una settimana, una settimana divenne un mese, un mese divenne quasi mezz’anno.
Erano gli inizi di marzo.
L’aria, ancora gelida, già si arricchiva di suoni e profumi.
Gli animali più temerari e i fiori più prematuri già davano sfoggio della loro vitalità.
Italia si scrutò allo specchio.
 Oramai era questione di poco tempo. Decisamente poco tempo. Decisamente troppo poco tempo.
Faceva fatica a camminare per più di un’ora.
Se possibile, era ancora più terrorizzato di prima.
Più si avvicinava il momento, più lui era incerto sul da farsi.
Oltretutto si sentiva estremamente vulnerabile e se Svizzera non gli avesse offerto ospitalità per tutto il periodo di gestazione, probabilmente, non ce l’avrebbe fatta a sopportare o a proseguire la gravidanza.
L’avevano cercato.
Sia Germania che suo fratello.
Entrambi arrabbiati, entrambi preoccupati.
Non erano riusciti a trovarlo per ora.

Svizzera si sedette accanto a Italia, porgendogli della cioccolata calda.
- Come andiamo?-
Feliciano sospirò: - Non lo so! Come al solito…forse..-
- Sei preoccupato?-
Italia fece di cenno di “ sì ” con la testa.
- Hai fatto la tua scelta!-
- Ma non sono sicuro di essere in grado di portarla avanti…- sussurrò l’italiano, scrutando il suo riflesso denso, tra le bollicine scure della bevanda.
Svizzera non disse nulla, bevendo anch’egli della cioccolata bollente.
Feliciano poggiò una mano sulla fronte:- Se solo Germania fosse qui con me…-
- Uff..conoscendolo..-
mormorò lo svizzero- Se fosse qui, tuo figlio non vedrebbe mai la luce!-
- Probabilmente hai ragione tu!-
ammise l’altro, mordendosi le labbra, amareggiato.

Il trotto di un cavallo li distolse dalla conversazione.
Sopra un magnifico cavallo bronzato e pezzato, una guardia si rivolse, riverente, a Vash.
- Mio Signore, abbiamo intrusi al confine!-
Vash distolse immediatamente lo sguardo a dall’italiano, allertandosi.
 - Di chi si tratta?- domandò impaziente e teso.
- Si tratta di tedeschi, mio signore!-
Svizzera si accigliò.
Italia sentì un groppo alla gola.



CONTINUA


 

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Capitolo 6
*** Foglie ***


Germoglio Avverso
Capitolo 6  - Foglie

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Questo è un capitolo piccolo, piccolo, ma di forte impatto!

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Germania era intrattabile. 
Persino i suoi fedeli doberman si tenevano a larga distanza.
La colpa era ovviamente di una sola persona: Italia.
Era scomparso.
Una mattina, semplicemente, si era  svegliato da solo nel letto.
La causa, probabilmente, riconducibile alla discussione riguardo alla creatura che portava dentro di sé.
Loro figlio, tendenzialmente.
Per mesi si era dato pena di cercarlo. Ovunque. Ma nessuno sapeva dove fosse.
Il fratello maggiore, Romano, dopo avergli vomitato addosso i peggiori insulti che conoscesse, gli aveva lasciato intendere che si fosse effettivamente recato da lui per cercare soccorso e che, quest’ultimo, non glielo avesse concesso.
Nemmeno lui sapeva dove si trovasse ora ed era, ovviamente, molto agitato.
Ludwig, da una parte, era preoccupato per la salute d’Italia.
L’attaccamento dell’italiano alla vita lo spingeva a sperare che stesse bene o, perlomeno, che fosse vivo.
Ma in che stato poteva trovarsi considerata la sua “ condizione ” ?
 D’altro canto, temeva il nascituro.
Oramai, i tempi erano maturi. Quale sciagura!

Germania si mise una mano nei capelli, nervosamente.
Avendo cercato in ogni dove, si era preso la briga d’ispezionare anche il territorio svizzero, in maniera coattiva.
Tanto non avrebbe ottenuto l’autorizzazione da Vash e quindi tanto valeva infischiarsene e perlustrare comunque la zona con un manipolo di giovani e leali soldati.

- Che ci fai qui?- minacciò Vash, uscendo da dietro un albero, posto sopra la zona che Germania stava battendo.
Era accorso non appena ricevuto l’allarme della guardia.
- Sto cercando Italia!- dichiarò il tedesco deciso.
- Mi pare di averti già detto di non importunarmi tempo addietro…- intonò truce l’altro.
- Andrò via subito! Il tempo necessario a verificare che non si nasconda tra queste verdi distese!-
Svizzera scese furibondo alla sua altezza, ringhiando: -  Come osi violare la mia neutralità? Vuoi forse perdere la faccia col resto del mondo?-
Germania lo ignorò, concentrandosi sul sentiero, alla ricerca di tracce:- Tsk..come se non l’avessi già persa!-

Svizzera s’irritò.
Non tollerava gli intrusi. Per niente.
Anzi…li detestava.
Fonti di problemi nella stragrande maggioranza dei casi.
Afferrò con forza il braccio di Ludwig:- Questo è il mio paese! Non ti permetto di oltraggiarlo oltre!-
Il tedesco sospirò conciliante: - Credimi.. voglio solo ritrovare il mio alleato! Potrebbe essere qui e potrebbe aver bisogno di me! Dopo me ne andrò subito!-
Svizzera sentì l’irritazione aumentare e fargli ribollire il sangue fino alla punto dei capelli biondi: - Che vuoi che m’importi del tuo irritante amichetto in attesa?! DEVI SLOGGIARE SUBITO DA QUI! Altrimenti…-
Germania ebbe un sussulto e si girò di scatto, fissando il padrone di casa intesamente :- Come fai a sapere..che gravido ?-
Vash, resosi conto che ciò che aveva lasciato trapelare era un indizio importante, ammutolì immediatamente.
Notando che il sospetto di  Germania cresceva mentre cercava di penetrarlo sempre di più coi suoi occhi ghiacciati, tentò d’inventarsi qualcosa di plausibile: -….. me l’ha detto…Spagna!-
Ludwig strinse le palpebre diffidente: - Non me la conti giusta..-
Vash si zittì:-….-
Germania prese Svizzera per il collo, avvicinando il volto, per puntarlo dritto negli occhi chiari: - Facciamo così: adesso tu mi dici I-M-M-E-D-I-A-T-A-M-E-N-T-E dove si trova Italia e IO non mi troverò costretto a…mm..diciamo..essere poco rispettoso nei confronti del tuo amato paese..- minacciò, enfatizzando cupo.
Una gocciolina di sudore scese dalle tempie dello svizzero.

Italia stava sull’altalena, aspettando che il suo vicino, tornasse.
Di tanto, in tanto, alzava lo sguardo per osservare il cavalli brucare avidamente l’erba primaverile.
Ancora niente all’orizzonte.
Sospirò sconfortato.
Sentiva di non essere pulito con la coscienza.
Non poteva imporre a Germania il bambino ma, allo stesso tempo,  quest’ultimo non poteva negarglielo.
Che fare?
Si trovavano in un vicolo chiuso e senza speranza così.
Sospirò ancora.
Un calcio da parte della creatura che portava in grembo lo fece trasalire.
Feliciano accarezzò la pancia dolcemente, cantando una canzone dolce per farla acquietare.
Improvvisamente, un grosso braccio gli avvolse le spalle, costringendolo, di forza, a girarsi.
Un paio di occhi azzurri e gelidi, lo scrutarono, penetranti: Germania.

Italia rimase a bocca aperta, agghiacciato, cominciando a tremare visibilmente.
Svizzera spuntò da dietro:- Italia…ho dovuto..- osservava dolente la scena, senza fare nulla.

Germania posò lo sguardo sul gonfiore, oramai evidente.
- Non va bene!- commentò tra i denti.
Italia, turbato, s’immobilizzò.
- TU!- si aizzò il tedesco irato – Come ti è venuto in mente di sparire così?-
- Io..volevo..solo..-
tentennò Feliciano.
Ludwig lo strattonò bruscamente: - COSA? VOLEVI FORSE FAR NASCERE IL BAMBINO COME SE NIENTE FOSSE? COME SE IO NON ESISTESSI?  MA COSA PENSAVI? QUESTA SCELTA NON E’ SOLO TUA!-
- SE E’ PER QUESTO…NON E’ NEMMENO SOLO TUA!-
considerò  ferito l’italiano, alzando anch’egli il tono di voce.
Germania spazientì.
 - ITALIA! Io ho degli ottimi motivi per oppormi a questa scelta e li conosci bene ! Tu lo vuoi solamente per un tuo capriccio personale!- lo accusò alterato.
- NOSTRO FIGLIO NON E’ UN CAPRICCIO!- urlò Feliciano, piangendo lacrime di rabbia.
Inaspettatamente, Italia gli morse prontamente il braccio, liberandosi della presa del tedesco che lo vide correre verso i cavalli che pascolavano.
Probabilmente, Ludwig, ci avrebbe impiegato poco tempo a riacciuffarlo in condizioni normali, considerando anche il fatto che Italia non ce la faceva a correre con tutto quel peso sullo stomaco...ma sopra un cavallo…le condizioni s’invertivano.

Feliciano riuscì a salire sul primo cavallo che s’imbizzarrì e poi cominciò a scalpitare e a correre terrorizzato , spaventando anche il resto della mandria che si mise a dispendersi all’impazzata.
La bestia prese la via dei monti.
- ITALIA FERMATI!- si sgolò il tedesco, mentre cercava in quel clamore una cavalcatura disponibile anche lui.
Ma Feliciano aveva perso il controllo dell’animale.
- Ti prego! Ti prego! Sta buono! Sta buono!- implorava disperato l’italiano, cercando un sistema per ammansire la bestia impazzita.
Non ci riuscì.

L’animale percorse il sentiero che portava in alto, sempre più in alto.
Germania, recuperato anch’egli un cavallo, strepitava dietro di lui, intimando all’italiano di scendere.
Poi, si rese conto che stavano salendo troppo in alto e in sentieri sempre meno battuti.
Stavano percorrendo una zona estremamente pericolosa.
Italia, gemendo impaurito, gettò un’occhiata verso l’estremità.
Si trovavano sopra un dirupo a picco su un fiume.
Supplicò nuovamente l’erbivoro di placarsi, ma questo galoppava come un forsennato.
In un istante, girò la curva e si ritrovarono sul precipizio.
Feliciano urlò, aggrappandosi al collo della bestia.
Il cavallo non fece in tempo ad arrestarsi.
Scivolò sui sassi, cadendo dal ciglio del burrone, portandosi appresso l’italiano per metri e metri di altezza.
Germania, dietro di loro, osservò attonito la scena, mantenendo il fiato sospeso.

Il ronzino interruppe la sua discesa quando il suo ventre venne trafitto da una sporgenza acuminata, mentre  Feliciano ebbe la “ fortuna” di schivarla ma solo per proseguire in quella discesa che parve un Inferno.
 Sbattè più volte lungo le appuntite e tortuose pareti rocciose, rimettendoci pezzi di carne e frantumandosi le ossa.
Più volte perse conoscenza a seguito di una botta eccessivamente forte contro qualche spuntone che usciva, a bruciapelo, dalla montagna.
Infine, quando il suo corpo non fu più in grado di reggere ai traumi della caduta, che gli sembrò durare un’eternità, cadde nell’acqua gelida, vittima della corrente marina che lo portava inesorabilmente verso il fondo.
Lui, oramai allo stremo, si lasciò trascinare giù, nonostante sapesse che, così facendo, perdeva ogni barlume di speranza di sopravvivenza
Osservò la superficie dell’acqua allontanarsi e le bollicine inconsistenti circondarlo implacabili.


CONTINUA


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<_<’’’’

mmmm…bè…
Se vi può interessare…è uscito il primo e il secondo episodio della 5 stagione di Hetalia …
Stanno su youtube se li cercate..

Come depistare i lettori ( parte 1 )

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Capitolo 7
*** Il Seme ***


Germoglio Avverso
Capitolo 6  -  Il Seme

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- AUTRICE! Era ora che aggiornassi!-
- Lo so! Mi dispiace! Ho avuto un esame e allora..-
- Chi se ne frega!- 
- Ma…ma…-

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Germania, incurante del pericolo, si gettò nell’abisso a sua volta.
Sfruttando le pareti rocciose si calò giù più in fretta che poteva.
Poco male se profonde lacerazioni divennero evidenti sulle sue grandi mani e le sue scarpe apparivano costellate di buchi.
In cuor suo, temeva per la vita dell’italiano.
Doveva raggiungerlo. Subito. A qualunque costo.
Vide il corpo del suo amato, sprofondare nel mare e, in preda al panico, mollò la presa dalla parete scoscesa per lasciarsi cadere nel vuoto dell’ultimo tratto.
Cadde su degli scogli.
Questo gli costò le ossa della gamba destra e la caviglia fuori uso.

Finalmente in acqua.
Sentì il corpo rabbrividire a causa della temperatura rigida di quel fiume.
Quelle acque si generavano dalla neve dell’inverno scorso che, sciogliendosi negli incavi di quei monti, scrosciava ripidamente verso la valle, alla ricerca di un letto ove arrestarsi.

Germania girò vorticosamente per individuare Feliciano.
Prese un bel respiro e calò la testa sotto la superficie. Non vedeva nulla.
Respirò ancora e scese completamente sotto l’acqua, guardandosi intorno.
Niente.
Di Feliciano nemmeno l’ombra.
Ebbe un fremito, ma questa volta non era per il freddo che lo assaliva.
L’acqua non era profonda..ma impetuosa nel suo scorrimento funesto.
Italia poteva essere stato trascinato via dai flussi delle correnti già a parecchi metri di distanza e, a quel punto, non sarebbe più stato in grado di recuperarlo in tempo.
Il cuore del tedesco si arrestò e l’acqua marina si arricchì di nuovo sale. Quello delle sue lacrime.

Angosciato, fece un nuovo tentativo.
Scese più a fondo che poteva, assecondando le correnti che lo trascinavano verso il basso.
Più l’acqua lo inghiottiva, più le sue speranze parevano assottigliarsi.
Poi percepì qualcosa d’inaspettato.
Avvertì il gusto salino dell’acqua mescolarsi con l’acre sapore peculiare del sangue. Quello del suo alleato.
Allungò la mano e si accorse di aver toccato il fondo marino.
Lì, Feliciano, era sospeso e inerme, impigliato con la giacca blu ai rami di un vecchio tronco incagliato nel fondale da chissà quanti anni.

 Germania si avvicinò con poderose bracciate, afferrando il viso del giovane con una mano.
Era pallido e le sue labbra presentavano un colore innaturale e scuro: niente a che vedere col suo solito tono rosa e  carnoso.
Freneticamente, cercò il coltello che aveva portato con sé, ma la corrente poderosa aveva spinto l’astuccio dietro la sua schiena.
 A quel punto, azzardò la prima cosa sensata che gli venne in mente.
Prese una conchiglia affilata e strappò la giacca dell’italiano, impigliata nei rami del vecchio tronco .
Poi, tempestivamente, lo trascinò su.
Verso la luce della luna, dato che, oramai, si era fatto buio.

Raggiunta la superficie, nemmeno si ricordò di dover riprendere fiato, tanto teneva il respiro sospeso a causa dell’incoscienza di Feliciano che non accennava a dare segni di vita.
Lo trasportò di peso fino a riva.
 Attuò tutte le procedure di pronto soccorso che conosceva a memoria.
Si protese sul giovane, posandogli le dita sul petto, all’altezza del cuore immobile.
- ANDIAMO ITALIA! FORZA!-
Effettuò il massaggio manuale e, chiuse le narici del paziente, posò le sue labbra su quelle dell’italiano, cercando d’invogliare il suo corpo a riprendere a respirare.
- Coraggio! Coraggio!-
Premette le mani sul petto di Feliciano con ancora più vigore, pigiando ritmicamente.
- Non mollare! Sei forte, Italia! DEVI RESISTERE!-
Il ragazzo non dava avvisaglie di ripresa.
Il tedesco prostrato, afferrò una mano fredda dell’italiano e posò nuovamente la sua bocca su quella del giovane.
- Non lasciarmi, Feli! Non farlo! -
Germania non chiamava mai Italia col suo nome umano, a testimonianza del dolore che stava prendendo, minuto, per minuto,  il sopravvento su di lui.
- Se dovessi morire…io…-
Il solo pensiero lo faceva impazzire.
Pregando dentro di sé, scosse l’italiano con veemenza.
- ..che farei senza di te?-

Si sentiva perso e sull’orlo della rassegnazione.
Stava per lasciare che la disperazione s’impadronisse della sulla matematica mente, quando Italia tossì gravemente, sputando l’acqua salata e riprendendo lentamente a respirare.
Tuttavia..si trattava di movimenti lenti e irregolari.
Sollevato all’inverosimile, ringraziando chiunque avesse accolto le sue preghiere, Germania strinse il giovane a sè, soffermandosi sulle sue condizioni inclementi.
Non era ancora fuori pericolo.
Il suo stato era pessimo.
Debilitato e malconcio.
Presentava tante di quelle ferite che Ludwig non riusciva nemmeno a individuare quali fossero le più gravi e quindi prioritarie.
Sapeva solo che, ogni suo leggero movimento, costava un gemito a Feliciano.
Probabilmente, aveva numerose ossa rotte e muscoli danneggiati da schegge rocciose.
Per quanto una Nazione potesse resistere a sforzi ben peggiori di qualunque altro essere mortale…anche loro presentavano dei limiti.
Feliciano necessitava di complesse e complicate operazioni chirurgiche. Il prima possibile.
Germania si risolse che l’unica cosa logica che potesse fare in quel frangente, dato che non poteva chiamare i soccorsi,  fosse di medicare i tagli più profondi e salvaguardare l’amato fino all’alba del giorno dopo, quando l’avrebbe trasportato,  di fretta e furia, in ospedale.
Ora sarebbe stato fin troppo rischioso per la flebile resistenza e tenacia dell’italiano.

 
Il ragazzo era affetto da costanti e improvvisi tremiti, simili a scosse di terremoto, a causa dell’acqua gelata, assorbita dai suoi abiti, che calcava la sua pelle, aderendo a questa come una membrana.
Germania scrutò l’orizzonte scuro.
Era inopportuno restare così esposti.
Poi individuò una sporgenza rocciosa interessante.
- Perdonami, amore mio! Ti chiedo di sopportare questa sofferenza per un poco!-
Premurosamente, Ludwig sollevò il corpo impietoso di Feliciano e trovò un rifugio in una grotta dentro la montagna  ove accese un fuoco, dopo aver liberato il giovane dei vestiti fradici.
Anch’egli si spogliò allo scopo di trasmettere il suo calore al corpo miserevole e ghiacciato dell’italiano.
Le loro figure s’intrecciarono come un’unica realtà.
Lo tenne stretto a sé per tutta la notte, constatando preoccupato il sangue d’Italia che, mentre lo tamponava, continuava a scorrere dalle escoriazioni fino a terra, seppure in maniera non eccessiva.
“ Fa che non s’infettino…” scongiurava tra sé, cercando di sanare un’altra brutta ferita aperta.

Poi, il ragazzo ebbe un sussulto molto forte che lo fece risvegliare.
- Do…Doit..su?-
I battiti del cuore di Ludwig accelerarono prepotentemente.
- ITALIA! Ti prego risparmia le tue energie!- s’affannò tormentato l’altro, afferrandogli il polso senza forze.
Italia sbattè  fragilmente le palpebre:- Il..bam..bino…?-
Germania si era totalmente dimenticato di loro figlio tanto era il timore per il suo amato.
- Sta be..ne…, vero?- guaì Feliciano sommessamente.
Ludwig posò la mano sul pancione dell’alleato: non percepiva vita dentro di lui.
Sconfortato, premette ancora più forte.
- Il b…bambino, Do..Doitsu…u..?- si allarmò debolmente Italia, con quel poco fiato che aveva.
Il tedesco si morse le labbra, incerto su cosa dire o fare.
- Doo…iii…t..s..uuu!- ululò frustrato l’italiano.
- Non sento niente, italia! Mi dispiace..!- mormorò Ludwig, sinceramente mortificato.
Le pupille d’Italia divennero assenti.
Si appannarono a causa delle lacrime e ogni singhiozzo gli strappava un latrato di dolore fisico. Niente di paragonabile a quello psicologico.
Germania abbracciò dolente l’italiano, baciandogli teneramente la testa.
Era colpa sua e lo sapeva.
Aveva desiderato l’alienazione di quella creatura quasi ossessivamente.. ma non era felice di quella conclusione.
Mai l’aveva immaginata così.
A dire il vero: non l’avrebbe mai voluta così.

- Italia…cerca di non sforzarti, amore mio! Non sei ancora guarito!  Devi conservare le forze per rimetterti in sesto!- sussurrò il tedesco affranto e preoccupato, cercando di fargli coraggio.
Poi Feliciano si bloccò di scatto.
- Il bam..bino..!!- esclamò stordito.
Germania lo fissò sorpreso e confuso.
Feliciano accarezzò la sua pancia.
- Il b…amb..ino..DD..D..oit..su! Lo s…s..ento!- pronunciò faticosamente l’italiano.
Ludwig ripassò la mano sull’addome del ragazzo.
Non percepiva nulla: né movimenti, né calore.
- …Io non sento niente, Italia..- soggiunse con un filo di voce, turbato.
- E’ d..e.b.ole! Ma an..cora vivo!- avvertì Italia, sforzandosi oltremodo.
-Smettila di agitarti, Feli! E’ pericoloso! Ti ho detto che non sento niente! – si alterò il tedesco.
- Ma…io si! Ti…ti…- Feliciano riprese fiato, sputando un grumo di denso sangue – Tiralo fuo..ri!- supplicò infine.

Germania fissò scioccato il ragazzo.
Come tirava il bambino fuori dal grembo di Feliciano? Cosa intendeva?
- Italia…ma che..- farfugliò disorientato.
- Dob..biamo..salvarlo! Morirà s…e rest..er..à an..cor..a lì dent..ro!- biascicò il giovane, sudando a causa dello sforzo che gli costava parlare.
- Ma io..che posso fare?- gemette Ludwig sconfortato.
- Uc..ci..dim..i, D..Do..itsu!.. Ap..ri il m..io ven..tr..e e sal..v..a..lo!-


CONTINUA

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Anche questo è un capitolo piuttosto breve ma intenso.
Con il prossimo, terminerò anche questa fanfiction.
Vi lascio in attesa del capitolo conclusivo J

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Capitolo 8
*** Il Frutto ***


Germoglio Avverso
Capitolo 8 ( Ultimo Capitolo )- Il Frutto


Germania rimase impietrito da quella richiesta inaspettata.
Era di un’assurdità inaudita. Inconcepibile per lui.
In un primo momento si limitò a mordersi le labbra, dopodiché rispose con un secco :- NO! -

- E’.. tu..tto ciò c…che ti chi..edo!-
gemette l’italiano con un filo di voce.
Germania si accigliò, chiaramente infastidito da quell’ insensato appello:- Stai delirando a causa della febbre! Hai idea di quanto mi costerebbe una cosa del genere ???-
Feliciano chiuse gli occhi e pacatamente suggerì :-Mori..rei co..mun..que e lui..- disse indicando il pancione-..p..otreb..be perl..omen..o sal..varsi! A..A.ltri..ment..i sare..m..mo de..sti..n..ati a mor..ire e..n.tramb..i!-
Germania si agitò frenetico e severamente gli posò una mano sulla fronte, massaggiandola :- Ma non per mano mia e comunque non ti lascerò morire! Stai tranquillo! -

I minuti passavano e il respiro di Feliciano diventava sempre più forzato, nonostante le premure del tedesco.
- Quest..o ba..mb..ino d..esi.de..r..a arde..nte..men..te la lu..ce..-
Germania sbottò, consapevole che le condizioni di Feliciano andavano peggiorando.
Non doveva fare sforzi, per la miseria!
- HO DETTO NO ! Non chiedermi cose impossibili, Italia ! Non posso accettarle!-
Italia alzò il braccio per afferrare la mano di Ludwig.
La sua presa era debolissima, ma, al contempo, trasmetteva un ardore che il tedesco faticava a ignorare.
- Doitsu..io sto mo..rendo..-
Il tedesco lo ribeccò nervoso:- Non è vero! Devi solo conservare le energie e riposarti un po’!-
- Si, in..vece ! Lo ca..ca..pisco, sai..che non riu..sci..rò a so..pra..vviver..e alla not..tata..a..-
Ludwig, angosciato, strinse con fervore il ragazzo a sé, quasi a cercare lui stesso la forza di superare quel momento tragico:- Italia ! Sei più forte di quanto credi e di quanto io non ti abbia mai detto ! Ora, per carità, riposati ! Domani ti cureranno in maniera più appropriata !-

Italia respirò affannosamente per alcuni minuti, poi mormorò con un sorriso velato:-Io vi..vr..ò co..mun..que…- accarezzò il suo grembo-.. den..tr..o di lui!-
- Italia !-
si rammaricò l’altro.
- E’ il no..stro de..sti..no qua..quando ci f..ffo..ndi..amo di la..scia..re il no..stro..o..o po..sto alla Na..zi..o..ne che ver..rà !-
- ITALIA SMETTILA DI PARLARE !-
urlò il tedesco, preoccupato dall’impegno affannato del compagno.
Ma Italia non pareva darsi per vinto.
Fino alla fine, voleva dar fondo a tutte le sue energie per trasmettere al suo amato il suo volere.
- I nos..tri due po..po..pol..i si me..scole..ran..no e uni..fi..che..ra..nno ! Così… -
- Non è ancora il momento adatto ! Non siamo pronti !-
protestò l’altro, palesemente teso.
- Ti chi..e..do di asse..con..da..re il fa..t.o e di ve..nir..e con me e, al..lor..a, potrem..o st..a.re insieme per sem..pre !-
 
A quel punto, sfinito, il ragazzo lasciò distendere i propri muscoli sulle virili cosce del tedesco che, nel frattempo, lo scrutava profondamente turbato e provato dal comportamentoagonizzante di Feliciano.
- Italia ! Ti prego di smetterla !-
commentò crucciato, accarezzandogli le guancie sudate.
Italia, senza più un filo di apprensione nella voce,  comandò gentile :  - Baciami !-
- Eh ?-
- Baci..ami, ..per..per.. favo..re !-
Auspicando che il ragazzo si riposasse, il tedesco decise di assecondarlo:- Bene ! Ma poi dovrai finirla di parlare e dovrai riposarti un pò !-
Feliciano sorrise debolmente :- Lo farò ! -
Germania posò le sue grandi labbra su quelle carnose dell’italiano.
Quest’ultimo schiuse nuovamente le labbra, come un fiore, rivelando i suoi candidi denti e rivolgendogli un ultimo e tenero riso e sussurrò:- Addio !- ed esalò l’ultimo respiro.

- Italia ?-
 Germania rimase di stucco, vedendo che il giovane non si muoveva più tra le sue braccia.
- OH ITALIA ? -
Lo scosse leggermente e poi con ancora più vigore.
- ITALIA ! ITALIA ! RISPONDI !!-
Prese il polso e premette il suo orecchio sul petto del ragazzo.
Il suo cuore era immobile.
- ODDIO ! TI PREGO ! TI PREGO NO !-
Palpitando angosciato, attuò nuovamente tutte le procedure d’emergenza.
Provò anche a dargli qualche sganassone.
Ma il ragazzo manteneva la sua gelida e, oramai,  pacifica espressione.
Non c’era più nulla da fare.
Man mano che Ludwig realizzava questa amara verità, la sua rabbia e il suo dolore aumentavano.
La frustrazione di non essere riuscito a salvare il suo ragazzo lo portò a prendere a pugni le pareti rocciose dell’antro e a strappare i soffici ciuffi d’erba che spuntavano dal terreno.
Sentendosi nuovamente solo, sensazione a cui non riusciva più a fare l’abitudine da quando Feliciano era entrato nella sua vita, cacciò un urlo disperato che avrebbe impietosito e terrorizzato  chiunque nell’arco di chilometri e chilometri.  
Pianse lacrime amare per un buon quarto d’ora, finché la sua mente non lo costrinse a reagire a quel tormento.
Italia era morto anche a causa sua e, adesso, non vi era rimedio per riportarlo in vita. Però…
Volse uno sguardo turbato al pancione dell’italiano.
Però poteva provare a ripulire qualche macchia dalla sua coscienza, colpevole della morte di Feliciano.

Si avvicinò al cadavere dell’amato.
Lui non voleva che il piccolo nascesse perché avrebbe decretato la morte di entrambi i genitori.
La nascita di una nuova Nazione significava, ineluttabilmente, la dipartita di coloro che l’avevano generata.
 Tuttavia, ora che Italia era morto, una parte di Germania era morta con lui e non aveva più senso far finta di essere ancora vivi quando, in realtà, la tua anima era erosa , costantemente , da una perdita così devastante.
La sua mancanza l’avrebbe torturato per sempre.
Italia, quando era in vita, aveva sostenuto che quello era il loro destino.
Ludwig ci pensò su.
Non era sicuro che lo fosse, ma sapeva che il suo futuro non voleva immaginarlo  così: senza la persona che amava con lui.
 Semmai avesse potuto ricongiungersi con Feliciano  nell’Oltretomba, allora era lì che doveva cercarlo.
Se il suo grembo racchiudeva una vita, allora questa avrebbe vissuto.

Prese il coltello che teneva nell’astuccio e lo puntò sul ventre dell’italiano.
Futile sterilizzarlo, dato che il suo amato era, ormai, morto.
- ITALIA..PERDONAMI ! LO FACCIO SOLO PER TE ! SOLO PER TE !-
E penetrò la carne.
Temendo di ferire il bambino, trattenendo le lacrime di disperazione e orrore, oltre che i conati di vomito, e, provocato il taglio, lo allargò con le mani.
Non aveva nemmeno la certezza di trovarlo vivo, suo figlio, ma non poteva disattendere il sacrificio d’Italia. Proprio non poteva.
Doveva, perlomeno, fare un tentativo.
Il sangue e le interiora del corpo dell’italiano rendevano l’operazione ben più complicata di quanto non apparisse, finché, caparbiamente, il tedesco non individuò quello che, con tutte probabilità, doveva essere l’utero.
Come fosse possibile che Italia lo avesse sviluppato restava un mistero, ma, in ogni caso, non si pose nemmeno la domanda in quel frangente.
Afferrò la membrana e, incapace di trattenere i singhiozzi, la strappò strenuamente via dal corpo.
Poi, con un'altra incisione netta, l’aprì.
In cuor suo, anelava, angustiato, di non vedere vanificata la morte del suo amato.

Una manina sbucò fuori dall’involucro che l’aveva protetta in tutti questi mesi, alla ricerca del calore della “ madre ”.
Germania la sfiorò con l’indice, accorato,  ma, nel medesimo, meravigliato del prodigio.
La manina si aggrappò vitale al lungo dito del tedesco.
Senza perdere altro tempo, Germania dilatò ancora di più la pellicola , permettendogli di prendere il piccolo con le mani.
Che poi, in realtà, sempre tra lo stupore del padre..scoprì essere una piccola.
Sterilizzato il coltello sul fuoco, recise il cordone ombelicale e invogliò la neonata a respirare.
Questa, dopo alcune smorfie, si convinse a emettere un fragoroso pianto.
Ludwig si concesse qualche secondo per ammirarla:  pareva uno scricciolo.
Debole , indifesa e, soprattutto, affamata.
E lui, adesso, era da solo.
La piccola piangeva, dando segni d’impazienza per il mancato nutrimento.
- Questo.. - pensò Ludwig, mentre si arrabattava a ipotizzare un cibo che potesse sopperire al latte materno in quel momento – .. l’ ha preso dalla “  madre ” ! -
Germania comprese che vi era ben poco di commestibile nei paraggi per la neonata e così,  esasperato, si lasciò cadere appoggiandosi alla parete.
La piccola, vorace, afferrò il mignolo del padre e cominciò a succhiarlo istintivamente.
Ludwig la contemplò, incuriosito.
Certamente non l’avrebbe saziata ma, per un po’, l’avrebbe mantenuta calma e silenziosa.
Germania passò l’altra mano sulla piccola pancia, sentendola morbida e calda.
Era una bella bambina, constatò il tedesco, concedendole un sorriso affettuoso.
La tenne stretta tutta la notte, conscio che l’alba era vicina e che avrebbe dovuto colmare le sue mancanze di genitore.
Non l’avrebbe lasciata morire. L’avrebbe protetta finché…il corpo glielo avesse permesso.

Invece, già quella notte, quando mancavano poche ore ai bagliori del sole, Ludwig, nel passare meccanicamente la mano sulla pancia della piccola, si accorse di non avvertire alcun calore.
Di scatto aprì gli occhi, temendo per la salute della piccina, invece si rese conto che non era lei che non emanava calore ma, semmai, lui che non lo percepiva.
La sua mano, compreso il braccio, erano trasparenti come i vetri di un bicchiere.
Stava scomparendo.

Si alzò in piedi, rapidamente.
Si rimise i pantaloni, che si erano asciugati a fronte del calore del fuoco, e avvolse sua figlia nella giacca.
Poteva svanire da un momento all’altro e quindi non c’era tempo da perdere.
I bambini delle Nazioni, solitamente, prima di divenire adulti, venivano sottomessi e soggiogati dai Paesi più grandi che li scovavano.
Li sfruttavano fino a che questi non riuscivano a trovare la forza e il coraggio di ribellarsi e liberarsi dall’oppressione.
Non di rado venivano uccisi per semplice capriccio del dominatore o di un suo rivale invidioso .
Aveva vissuto a lungo per conoscerne di queste crudeli vicende e Ludwig non voleva certo questo per sua figlia.
 Voleva affidare la bambina in mani sicure e, se possibile, benigne…, per essere certo che, alla sua morte, lei sarebbe sopravvissuta.
Poche persone si fidavano di Germania, ancor meno avevano la sua fiducia.
Chi mai si sarebbe preso la briga di proteggere la piccola in sua assenza ?
Chi mai avrebbe avuto a cuore le sorti di sua figlia ?
Zoppicando leggermente, a causa della precedente caduta dal dirupo, si avviò verso i confini svizzeri.

TOC  TOC
- CHI CAZZO E’ ALLE 5 DEL MATTINO, PORCA PUTTANA ?? !!-
TOC TOC
- FRATELLO ! DIO SOLO SA CHE TI FACCIO SE SEI TU ! TI SPACCO LA FACCIA PER AVERMI LASCIATO LI’ A CREPARE COME UN CANE E PER AVERMI FATTO STARE IN PENSIERO PER TUTTO QUESTO TEMPO !-

Sud Italia aprì la porta, trovandosi il suo acerrimo nemico tedesco, a petto nudo, con in mano un fagotto di piccole dimensioni.
Fu sul punto di sbattergli la porta in faccia, quando notò lo stato del suo sgradito ospite.
Aveva i vestiti strappati, il colorito pallido e lo sguardo, apparentemente stanco, più determinato che mai.
Romano lo fissò senza dire nulla.
- Romano! Devo chiederti un favore!-
- Anch’io! Vai a fare in culo!-
E il padrone di casa si accinse a chiudere la porta.
- Ti prego è importante!- s’affrettò il tedesco.
Romano, diffidente, si bloccò a metà.
-  Io sto..per scomparire!-
- Ohhhh! Splendida notizia!- si compiacque l’altro, soddisfatto e gaio.
 Valeva la pena essere svegliati alle 5 del mattino per ricevere una così lieta novella.
Germania mostrò il braccio trasparente all’italiano che lo scrutò sbigottito.
- Come? Come è possibile?- bofonchiò infine.
A quel punto, Ludwig aprì il fagottino, mostrando al ragazzo castano la bambina.
Romano sbarrò gli occhi dallo stupore.
- E’ mia figlia! Mia e di Feliciano! – affermò Ludwig senza indugio.
- Mio fratello…-bisbigliò perplesso l’altro.
- E’ morto !-

Romano balzò addosso al tedesco, mollandogli un pugno dritto in faccia.. e poi un altro, un altro e un altro ancora.
Germania si lasciò picchiare selvaggiamente,  stando ben attento a salvaguardare l’integrità della creaturina innocente che dormiva inconsapevole nella sua giacca arrotolata.
- LURIDO FIGLIO DI PUTTANA! – urlò l’italiano, piangendo lacrime rabbiose– E’ TUTTA COLPA TUA! SOLO TUA !-
Germania non replicò, sentendosi, forse ingiustamente, responsabile comunque dell’accaduto.
Tuttavia osservò: - Italia desiderava ardentemente la nascita di questa bambina!-
- NON ME NE FREGA UN CAZZO! MIO FRATELLO E’ MORTO!-
ululò l’altro distrutto e in preda ai rimorsi.
- SI E’ SACRIFICATO PER LEI !- decretò severo e impassibile il tedesco, rivolto al fratello superstite.
- ME NE SBATTO I COGLIONI!-
 
La porta si chiuse con un tale fragore da svegliare la neonata e farla piangere terrorizzata.
Le sue grida nascosero quelle inconsolabili di Romano.

Ludwig le parlò dolcemente e l’accarezzò amorevolmente sulla capoccetta ancora poco folta, ma che già presentava qualche capello castano chiaro.
La piccola, ben presto, si tranquillizzò e si riaddormentò serena.
Germania la bacio' e poi posò il fagottino con la bambina sull’uscio della porta dell’italiano, dopodiché, girandosi, di tanto, in tanto, si allontanò, lasciandola lì.

- Le nostre strade devono separarsi qui, piccina mia! Mi rammarico che avvenga cosi presto! Avrei voluto passare piu' tempo con te!- Poco dopo, lasciata sola, la bambina si rimise a piangere.
Pianse a dirotto per una decina di minuti.
Romano si affacciò di nascosto alla finestra, scansando di soppiatto le tendine colorate della sua dimora.
 Non vide nessuno.
Germania l’aveva veramente abbandonata ?
La creatura, intanto, gemeva e si lamentava per i morsi della fame, ma nessuno pareva giungere in suo soccorso.
Alla fine, fu Romano a uscire fuori, prese premurosamente la piccola tra le braccia e la portò dentro casa.

Germania sorrise lieto dall’altura sulla quale si era posizionato per osservare la scena.  Aveva lasciato sua figlia in buone mani. Ora ne era sicuro.
Romano avrebbe badato a lei meglio di chiunque altro. Forse anche di Germania stesso.
Senza più alcun rimpianto e finalmente in pace con se stesso, sorrise e lasciò il suo corpo dissolversi come polvere lucente alle prime luci dell’alba.


FINE

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Prometto di rispondere a tutte le vostre recensioni, che sono sempre ben gradite.
Non l’ho fatto oggi perché ho preferito terminare la storia prima di partire per tre giorni.
Immaginavo desideraste sapere il finale della storia e quindi l’ho conclusa per voi.

Che dire? Una storia commuovente e un po’ triste .
Mi dispiace che sia finita così, in un certo senso, tuttavia..:
 vi siete mai chiesti perché i protagonisti di Hetalia non hanno i genitori?

Voglio dire, lo stesso Italia, alla fine, ha solo un Nonno ( Roma ) che, di tanto, in tanto, appare.
Le Nazioni si auto generano?
Bè..diciamo che in questa fan fiction ho voluto immaginare una spiegazione.
I Paesi non possono avere una famiglia semplicemente perché i loro confini, unificandosi nell’atto sessuale,  generano necessariamente una nuova Nazione se si amano a tal punto da desiderarlo ; quindi, loro, devono sparire per lasciarle spazio.

Ad esempio, l’Italia era composta da tanti popoli e tanti Stati che poi si sono fusi insieme creando un’unica Nazione.
Alla fine, però, possiamo affermare che sopravvivono nelle rimembranze di questa.
Ad esempio, sempre prendendo il caso dell’Italia, vi sono i sardi, i lombardi, i liguri etc…che, nonostante tutto, mantengono una loro identità e un proprio dialetto.

Bè…e anche questa storia e conclusa.
Ci vediamo alla prossima.
Posterò una One-Shot appena torno e, infine, mi cimenterò col seguito di “ Il Principe e l’Amante” che tanto mi avete richiesto.

Un salutone
^^/

 

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