Don't leave me.

di hztttao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't leave me. ***
Capitolo 2: *** My Angel. ***
Capitolo 3: *** Sei la mia salzezza. ***
Capitolo 4: *** « Hyung, io esco! » ***



Capitolo 1
*** Don't leave me. ***


 

 Don’t leave me.

 
Solo.
 
Ecco come era, ma non solo per scelta propria è stata tutta colpa di un tir.
Esatto, un tir, uno di quei camion lunghi, con le scritte giganti, così se lo
ricorda e così gli ritorna in sogno ogni notte.


Aveva cinque anni, sembra strano avere ricordi a quell’età, ma più che un
ricordo è stato un trauma.

Stava in macchina coi suoi genitori, era natale,precisamente il 24 di natale
e tornavano da una visita alla sua anziana nonna, quando ad un incrocio
un tir lungo parecchi metri,slitta sull’asfalto ghiacciato, scontrandosi
contro la loro auto.


Non riusciva a vedere i suoi genitori, tutto successe in modo troppo veloce,
un’ambulanza li soccorse, presero il bambino dall’auto e subito dopo si
allontanarono, ma l’auto saltò in aria e con essa anche la cabina del tir.

Fuoco, un fumo si alzò verso il cielo, come ad avvertire agli angeli di
accogliere nuove anime lì in paradiso e di prendersi cura dei suoi genitori.


Delle lacrime rigarono il volto paffuto di quel bambino,urlò i nomi dei loro
genitori, li chiamò: “Mamma!” “Papà!” ma non gli arrivò alcuna risposta.

I medici curarono le sue ferite, ma nessuno potrà mai curare il suo cuore,
dopo quell’incidente.

Tutto diventa sfocato, una luce lo investe, si agita sotto le coperte come
quel bambino nel sogno, ma purtroppo quel bambino era lui.


La fronte imperlata da minuscole goccioline che percorrono la linea del suo viso,
cadendo sulla stoffa del cuscino, respiro irregolare e occhi pieni di paura.

Tutta la paura provata quel giorno fatale, quando vide morire davanti ai
suoi occhi e propri genitori, quando vide,anche se impossibile, le loro
anime salire al cielo accompagnate dagli angeli.

Scende dal letto e si sente uno schifo,deve cambiare, non può continuare
a soffrire, bisogna godersi il presente, ma come può goderselo se pensa
ai fantasmi del suo passato?


Si avvia verso il bagno e butta all’aria tutti i vestiti, entrando poi nella doccia.
Un getto potente di acqua calda e finalmente sente i muscoli rilassarsi e
chiude gli occhi,godendosi quel momento,per poco,perché dall’altra stanza
suona il telefono e Jinki si lega un asciugamano intorno alla vita, correndo
a piedi scalzi in camera per rispondere al telefono.


« Pronto? »
« Yah! Hyung, ieri sera non mi hai chiamato, me lo avevi promesso. »
« Kibum-ah perdonami, ma ero troppo stanco.. Come va il viaggio in
America con Jonghyun-ha? »

Un urlo dall’altra parte della cornetta, Jinki sorride e riconosce la voce
di Jonghyun che lo saluta, poi una pentola cade.


« Che succede? »
« Jonghyun-hyung vuole preparare la cena da solo, hyung aiutami,
non voglio morire giovane. »

Sente la voce di Jonghyun che lo rimprovera e tutti scoppiano a ridere,
Jinki pensa che è stato davvero fortunato a conoscere delle persone
speciali come loro, che lo fanno sempre sorridere.

Tutti e tre ridono di gusto, Kibum mette il vivavoce e insieme parlano,
chiacchierano e si divertono.


Stanno a parlare per un'oretta circa, poi Jinki decide di lasciarli mangiare
in pace,perché vuole soprattutto lasciargli un momento di privacy e farli
stare da soli.

Dopo questa allegra chiacchierata, si mette un jeans,una felpa e delle
Nike, coprendosi per bene con un cappello, una sciarpa rossa e dei bei
guanti caldi.


Fuori fa un freddo polare, appena esce sente il naso congelarsi sotto il
tocco ghiacciato dell’arietta che tirava e faceva incurvare la discesa
dei piccoli fiocchi bianchi che cadevano dal cielo con lentezza.

Si alza per bene la lana fin sopra il naso e cammina lungo il marciapiede,
con lo sguardo basso pensieroso.

Evita i passanti, senza volersi scontrare,non per non fare figuracce, ma
più perché non vuole levare la sciarpa per poter parlare.


Oltrepassa un vicolo cieco, fa due passi indietro notando qualcosa e lo vede.
Lì a terra, un ragazzino rannicchiato vicino ad un cassone dell’immondizia,
coperto con solo un cappotto, messo male tanto quanto il proprietario.

Quasi gli fa pena, si avvicina allo sconosciuto, piegandosi verso di lui e per
farsi capire meglio deve scoprirsi metà volto.


Il vento freddo non tarda ad arrivare, pungendogli le guancie e la punta
del naso.

« Ehi,tutto bene? »
Il ragazzo tremando, annuisce senza ricambiare lo sguardo di Jinki, ma
quest’ultimo non credo per nulla a quanto detto dal ragazzo.

« Come ti chiami? »
« N-Non dico nulla agli sconosciuti.. »

Jinki sospira e pensa che per avere la sua totale fiducia ed aiutarlo
almeno a tornare a casa, deve dimostrargli che può fidarsi di lui,
anche con un gesto semplice ma significativo.

Si leva a malincuore la sciarpa dal collo, sentendo l’aria congelata
entrargli nel cappotto e la lega al collo del ragazzo, che vedendo l'altro
allungargli le braccia si scosta spaventato.

« Voglio solo darti la mia sciarpa.. »
« N-Non la voglio,tienila tu. »

Jinki non è il tipo che abbandona le persone in queste situazioni,
anche se sono delle perfette sconosciute.

Lui è troppo buono per lasciare quel ragazzo lì al freddo, indifeso e
a rischio febbre o broncopolmonite, quindi se ne frega altamente della
risposta del ragazzo e gli lega la sciarpa al collo, alzandosi.


Gli porge la mano, come a seguire il suo movimento,ma il ragazzo la
guarda, rannicchiandosi ancora di più in se stesso.

« Come ti chiami? »
« Jinki, Lee Jinki. E tu? »
Il ragazzo lo fissa ancora per un po’, insicuro se dirgli il suo nome e
fidarsi totalmente di lui, oppure non dirgli nulla e correre via alla
ricerca di un altro vicolo freddo e desolato.


Sembra proprio che quel Jinki lo voglia salvare, la sua mano la paragona
alla sua salvezza, deve decidere se afferrarla e magari cambiare vita,
o lasciarla andare e rimanere in balia del freddo, di quell’uomo che
puntualmente ogni sera lo va a trovare per fargli qualcosa di davvero
orribile da descrivere.

« Lee Taemin. »

La afferra quella mano e con difficoltà si alza, aiutato dall’altro.
Non vuole più farsi toccare da nessuno per avere dei soldi, non
vuole più nascondersi, non vuole più cercare un vicolo cieco della
città e starsene lì fermo a congelare, sperando che qualcuno lo aiuti.

No, lui vuole ricominciare e forse quel ragazzo lo può aiutare.

« Bene, Lee Taemin, ti va una cioccolata calda? Offro io. »
Taemin pensa che se accetta, dimostra di starsene approfittando,
ma non assaggia una cioccolata calda da troppo tempo.

Gli occhi si illuminano, un bagliore di speranza compare sul suo viso e
timidamente annuisce, tenendosi al ragazzo per il troppo freddo.


Entrambi abbandonano quel vicolo sporco e freddo, disgustoso,
un luogo non adatto ad un ragazzo così dolce come lui.

Si incamminano sul marciapiede, nessuno dei due proferisce
parola e il silenzio è davvero snervante.

Taemin si sente in dovere di dire qualcosa.

« Grazie.. »
Jinki si gira verso di lui, ma entrambi continuando a camminare,
ritorna a guardare davanti a se, sorridendogli.

« Non ringraziarmi, ho fatto solo quello che anche altri avrebbero fatto. »
« No. Nessuno si è mai fermato, anzi, vedendomi mi hanno solo evitato. »
Jinki pensa che ha davvero fatto bene a salvare quel povero ragazzo e
si sente in colpa, forse è una cosa stupida, per non averlo salvato prima.


« Però adesso sei con me, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi. »
Ecco che Jinki gli mostra il sorriso più bello, ampio, che da una speranza a Taemin.
Anche l’altro ricambia il sorriso, forse un po’ tirato, ma sincero e si
stringe nella sciarpa di Jinki, inspirando appieno il suo profumo dolce.

« Eccoci,siamo arrivato. »

Taemin guarda l’insegna e la porta di vetro si apre, producendo un suono
simile a tanti campanellini a causa di alcuni ciondoli attaccati sul soffitto
del bar che cadono sulla porta.

Però Taemin ha ancora paura, paura che quel ragazzo che lo ha salvato si
possa far male se gli sta vicino.

Non vuole che una persona così buona, si faccia male a causa sua e se
Minho scoprisse che se ne era andato con un altro, lo avrebbe di sicuro
riempito di botte.

Entrano nel negozio e Taemin sente una fitta allo stomaco, non ha più fame.

 
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Angolo autrice:
Faccio molto schifo, troppo schifo.
Chiedo perdono a tutte le mie lettrici /ma quali lettrici?/ e 
spero di non farvi arrabbiare se inizio una nuova ed appassionante /nei tuoi sogni/ fanfic.

Occhei, io non so davvero come ringraziarvi per aver seguito le mie altre fan fiction, 
spero proprio che chi non le conosca, bhe.. clicchi sul mio nome e le legga perché 
ho bisogno davvero del vostro parere, mi fa star bene leggere le vostre recensioni, 
spero voi mi capiate!

Bene, questa è una fanfic su OnTae,ne ho scritto una One-shot ma non sono 
soddisfatta, io amo la OnTae e voglio che almeno nella mia fantasia si avveri 
ciò che, noi tutte fan, speriamo.

Okaaaay gente,vi lascio al primo capitolo, corto perché è l’introduzione e spero vi piaccia. ~

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Capitolo 2
*** My Angel. ***


 

My angel.

 
 
« No aspetta,non ho molta fame.. »
Jinki si gira e lo guarda negli occhi, notando che il ragazzo sembra quasi
terrorizzato, poi nota le persone che li fissano.
« Vieni con me. »
Gli prende la mano, anzi, dopo poco lo tira su portandoselo tre le braccia,
fregandosene dello sguardo sempre più curioso dei passanti che commentano,
bisbigliandosi all’orecchio chissà quali assurde storie per giustificare quello che vedono.

E così è tutto il loro tragitto, da quel bar caldo all’angolo,fino a casa di Jinki.
Entrano nell'appartamento e il proprietario chiude la porta con un calcio,
facendola sbattere. Adagia il ragazzo sul divano e si allontana per andare
in camera,prende dei vestiti caldi e anche dell’intimo pulito, portando il tutto al diretto interessato.

« Mettiti questi, così starai meglio. »
Taemin guarda prima il ragazzo,poi gli indumenti e fa un piccolo inchino
di ringraziamento, prendendo timidamente tutto e scappando in bagno,
come se Jinki volesse mangiarlo.
Un po’ spiazzato dallo sguardo dell’altro, viene distratto dalla vibrazione
del suo telefono.

« Yah! Jinki-hyung! E’ da mezz’ora che il tuo telefono squilla,non te ne sei accorto? »
« Si, scusa Kibum-ah, non lo sentivo perché è in vibrazione. »
Jinki non è il tipo che mente,ma non vuole far preoccupare nessuno,
quindi preferisce una bugia.
« Hyung, è successo qualcosa? »
Questa volta è Jonghyun a parlare e sembra preoccupato, perché lui lo
conosce bene il suo migliore amico, sa quando sta bene o quando c’è qualcosa che lo turba.
« No,ragazzi è tutto okay, davvero. »
« Ti conosco fin troppo bene Hyung, che succede? Sai che con noi ti puoi confidare. »
Jinki, essendo troppo buono e non volendo far preoccupare nessuno, fa un
bel respiro profondo e si siede sul divano, buttando la testa all’indietro.
« Stavo camminando per strada e ho visto, in un vicolo, un ragazzino
rannicchiato e sapete come sono fatto, sono troppo buono. Adesso è a casa mia. »

« E poi dici che noi siamo poco prudenti quando facciamo le cose!
Potrebbe essere pericoloso, magari un assassino o un pazzo! »
« Kibum-ah, se lo vedessi anche tu, non lo crederesti possibile. »
Un sospiro dall’altra parte della cornetta, del minore.
« Jinki-hyung, ti prego stai attento. »
« Voi dovete solo godervi la vostra vacanza in America, okay?
Penso di potermela cavare da solo, no? »

« ..Hyung, abbiamo qualche dubbio! »
La cornetta viene passata in mano all’altro ragazzo, si sente un fruscio strano. »
« Hyung,ho qualche dubbio anche sul “Penso” all’inizio della frase.
Da quando tu pensi?
Le risate non tardano a riempire le stanze di entrambi,rendendo
l’atmosfera più dolce.
Anche se ci aveva parlato quella mattina con i suoi amici,gli erano mancati.
Sono inseparabili, fin da quando erano bambini..

-Flashback-

Jinki era in un angolino del giardino, non gli piacevano i suoi compagni
di classe, li trovava tutti antipatici, così giocava da solo con le sue
macchinine che gli aveva regalato il padre per il suo compleanno.
« Ciao bimbo.. »
Un bambino paffuto, dai capelli corti e neri gli si avvicina, gli occhietti
felini e le labbra che se racchiuse in un bacio, formano un cuore più
che tenero, si vede che è più piccolo di lui.
Jinki si alza e lo guarda, poi agita la manina, facendogli un sorriso.
Non è tipo di molte parole, però sente che può fidarsi di questo nuovo
amico, anche se non conosce il suo nome.

« Io sono Kim Ki-Bum, tu come ti chiami? »
« Io..Io sono Lee Jin-Ki. » 
« Ti va di diventare amici? »
Glielo aveva chiesto in un modo così tenero ed innocente, che Jinki
non poté resistere, sentiva di potersi fidare e così fece.
In seguito conobbe anche Jonghyun, che si dimostrò un amico
fantastico.

-Fine Flashback-

« Ragazzi vi saluto, non voglio rovinarvi la vacanza e poi tanto ci vediamo
domani all’aeroporto. »
« Hyung,guarda che lo so che vuoi rimanere solo con quel ragazzino.. »
Una risatina compiaciuta da parte dei minori e Jinki diventa rosso come
un peperone.
« Kibum-ah,non è vero! Adesso devo andare, c-ci vediamo domani. »
« Si si, certo. A domani Hyung~ »
Ancora delle risatine da innamorati e i tre concludono la loro
telefonata quotidiana.

Dall’altra stanza Taemin ha sentito tutto quello che ha detto
precedentemente il più grande al telefono.
Si vergognava ad uscire con quei vestiti grandi, sembrava un bambino e
poi non voleva interrompere il ragazzo, insomma, è già tanto che lo ha
portato a casa sua e di certo non andrà a rompergli per ogni singola cosa.
Taemin fissa distrattamente il pavimento, come ipnotizzato,ormai preso dai
mille pensieri che gli frullano nella testa come un vortice nero che poi
spazza via tutto, lasciando dubbi e preoccupazioni.

« Taemin.. Taemin! »
« U-Uh? »
« Tutto bene? Ti vedo pensieroso.. »
Distacca lo sguardo dal pavimento, pensando di aver fatto la trecentesima
figuraccia e scuote la testa, andandosela poi a grattare con poca eleganza.
« Sto bene.. »
E insieme a quel “Sto bene” ci affianca un bel sorriso convincente ed
abbastanza sincero.
Jinki annuisce e gli fa visitare la casa. La camera è una sola, visto che
ci abita solo lui, quindi ha deciso di andare a dormire sul divano per lasciare
spazio al suo nuovo ospite.
Il bagno, lo sgabuzzino e la cucina. Gli spiega come funzionano alcuni
elettrodomestici nuovi, di certo le marche cambiano e quindi anche il modo di usarle.

« Questa è la dispensa,quando hai fame non farti problemi a prendere
da mangiare, sarà sempre piena. »
Taemin annuisce, Jinki sorride e sente che gli piace quel sorriso,
un po’ impacciato ed un po’ imbarazzato.
Infine gli da la chiave di scorta della casa, nel caso non ci sia nessuno, a
lmeno non rimane fuori nel freddo delle scale ad aspettare il maggiore
che ritorni per farlo entrare.
« Penso sia ora di mangiare,è mezzogiorno passato e suppongo tu abbia fam- »
A interrompere il discorso del maggiore, c’è lo stomaco di Taemin che si fa
sentire e le guance di quest’ultimo prendono fuoco, diventando di un dolce rosso.
Jinki sorride e fa per scompigliarli le ciocche, quando Taemin si scosta guardando a terra.

Ha paura di farsi toccare, ha paura che gli possa far del male, anche se la
reputa una persona buona, non si fida ciecamente di lui.
Preferisce conoscerlo meglio e poi, forse, passare a contatti di corpo come
quello che voleva fare l'altro prima.
Il maggiore rimane un po’ spiazzato,ma non vuole approfondire l’argomento
che può essere doloroso per Taemin, quindi si limita a dire “Va bene..”
e inizia a trafficare con le pentole e i mestoli.
Vuole preparare una deliziosa cenetta per quel ragazzino che sta
iniziando a piacergli e che sente prima o poi di poter conoscere meglio.

Apparecchia la tavola,poggia le ciotole del riso,le bacchette, i bicchieri,
le posate, acqua e coca-cola, nel caso l’altro voglia qualcosa di più e
infine serve il ramen e la carne in tavola.
E’ curioso di sapere cosa ci faceva lì al freddo, in quell’angolo buio della
strada, un ragazzo giovane come lui.
« Posso farti una domanda? »
Jinki, preso il coraggio, vuole cercare di intavolare una conversazione
con questo ragazzo.
L’altro intento a sbranare il cibo nel proprio piatto, dopo essersi mangiato
due porzioni di riso,annuisce concentrato nella sua cena a base di carne.
« Cosa ci facevi là fuori, al freddo,in un vicolo cieco? »

Cala un silenzio fastidioso, quasi palpabile e il più piccolo si ripulisce la
bocca con un tovagliolo bianco, fissando prima il piatto e poi il più grande.
« E’ una storia complicata.. »
Jinki pensa che il ragazza non abbia voglia di rivelare il suo passato, o
comunque i fatti accaduti,quindi non vuole approfondire l’argomento.
Si limita ad annuire e riprendono entrambi a mangiare.
La serata continua in tranquillità, tra qualche chiacchera,si scopre,anche
se lo aveva intuito, che Taemin è più piccolo di lui, che abitava nella sua zona
e che frequentava la sua stessa scuola, ma in corsi diversi e poi in anni diversi.
Si scambiano opinioni su praticamente tutto, sul tempo, sui propri gusti,
sulla scuola, ma nessuno dei due vuole toccare l’argomento “Passato”,
troppo difficile per entrambi.

Jinki afferma di averlo anche visto camminare nella sua stessa strada
una mattina, con lo zaino sulle spalle e lo sguardo basso.
Taemin annuisce distrattamente e si fanno le dieci e mezza. Il minore si
chiude nella camera da letto, mentre Jinki si sdraia sul divano, coperto
da un piumone pesante.
Così si addormentano, sperando che il giorno dopo sia sempre migliore
di quello precedente.
 

- - - - - - - - - - 

 
 
 
Il giorno seguente sembra più tranquillo, Taemin si sente come a casa
sua, anche se casa sua è stata distrutta da un incendio.
Viveva ancora con i suoi genitori, morti tra il rosso/arancio delle fiamme,
ma era per poco perché poi si sarebbe trasferito in un appartamento
tutto suo, vicino alla scuola che frequentava.
Poi però, con un gruppo di amici ha deciso uscire e lasciarsi un po’ andare,
dopo tutte le ore di studio che passava chiuso in camera sua.
Qualche bicchiere di alcool, una polverina bianca ed è caduto nell’abisso
più buio e profondo.

I suoi genitori andarono presto in bancarotta, poi scoppiò quell’incendio e non
gli rimase più nulla, se non un suo conoscente: Choi Minho.
Un maniaco, drogato ed alcolizzato,che però gli offriva una casa e del cibo.
All’inizio sembrava carino con Taemin,quasi sdolcinato, però poi quando cercò
di portarselo a letto,prima con le maniere gentili, poi con la forza, Taemin
cercò di scappare più lontano che poté da lui.
Si rifugiò in vari vicoli ciechi di Seul ed infine venne trovato da Jinki.

E’ successo tutto velocemente, la scuola, la droga, l’incendio, Minho
e la fuga, poi Jinki.
Ha ancora quei tagli sul polso sinistro, piccole cicatrici che non lo
abbandoneranno mai.
Taemin quando era più piccolo, era vittima di bullismo e veniva
continuamente tormentato dai suoi compagni di classe, non ne
poteva più, tanto che arrivò a tagliarsi e non riuscire ad uscirne.
Quando ci si taglia non riesci più a smettere, senti come il dolore
scivolare fuori dal tuo corpo, non riesci a farne a meno ed è difficile
smettere.

Però lui lo aveva confessato ai genitori, aveva trovato il coraggio
di farlo e decisero di fargli cambiare scuola.
Aveva anche smesso di tagliarsi, un grande passo avanti,ma dopo
aver conosciuto Choi Minho, quello che lo aveva fatto marcire era la
droga.
Choi Minho poteva procurargliene in grande quantità, ovviamente
voleva essere ripagato, ma non poteva offrirgli soldi, così Minho si
accontentò di rapire la verginità di Taemin, fingendosi interessato
per quel ragazzino.

 Ora però si sente al sicuro, con questo Jinki,pensa di poter finalmente
tornare a vivere, perché sente che fin’ora non ha concluso proprio nulla
nella sua vita. 
Ha perfino abbandonato gli studi,a cui teneva molto,perché voleva avere
un futuro, una casa ed una famiglia.
Solite ambizioni da giovane ragazzo, casto e intelligente.
Eppure era solo caduto in basso.


Apre gli occhi e si gira sul lato destro, una piccola sveglia era l’unico
rumore che si poteva udire in tutta la casa e gli piace, il rumore delle
lancette che giravano instancabilmente in cerchio.
Segna le nove e ventidue minuti. Non ha mai dormito fino a quell'ora,
sempre sveglio alle sette in punto del mattino, pronto per incominciare
la giornata e adesso che si è svegliato alle nove, si sente meglio,
più riposato, più realizzato, protetto,sereno.
Scende dal letto avvertendo subito il fresco entrargli nel tessuto del pigiama,
il solito trauma mattutino che si subisce quando si abbandonano le calde coperte.
Preferisce avvolgersi una coperta addosso e saltellare per la casa come un
bruco in cerca di cibo, non vuole abbandonare quel caldo che lo ha aiutato
a dormire per tutta la notte.

Prende una coperta dall’armadio e se la avvolge tutta intorno a se,
camminando piano ed ancora assonnato verso la cucina.
Passa davanti al divano, cercando di non svegliare il maggiore e sorride
alla dolcissima l’espressione di quest’ultimo, chiuso ancora nel mondo dei sogni.
Si dirige in cucina,chiude la porta per attutire i suoni e inizia a lavare
il riso per bene, come gli aveva insegnato sua madre, portandolo in due ciotole,
una per se e una per Jinki.

Un pensiero gli entra in testa: Quello di trovare un lavoro e abitare
con lui, così da potergli pagare l’affitto, però viene subito scacciato.
La porta si apre ed entrata in cucina un Jinki tutto assonnato, che si strofina
gli occhi cercando di mettere a fuoco quello che lo circonda.

« Buongiorno.. »
La voce è roca e impastata dalla lunga dormita. 
Taemin accenna un sorriso, ritornando a cucinare la loro colazione,
il profumo sembra invitante.
« Buongiorno Jinki-hyung. » 
Jinki,forse un po’ rintontito dal sonno, lo guarda perplesso e giura di
aver visto un Taemin diverso il giorno prima, triste e pensieroso,
al contrario si ritrova un Taemin felice e sereno.
« Dormito bene Taemin-ah? »
Domanda ancora un po’ spiazzato, mentre si lava le mani nel lavello,
non ha voglia di andare in bagno.

« Si, tu? »
Ancora quel sorriso sulle labbra, lo rasserena ma allo stesso tempo
lo preoccupa.
Forse sorride per nascondere quello che davvero sente, o magari sorridere 
per tutto quello che gli è accaduto, o magari..
« Hyung, ci sei..? »
« E-Eh? S-si, si ci sono. Ho dormito bene, grazie. »
Entrambi si siedono a tavola e consumano la colazione, in silenzio.
Jinki odia il silenzio,ma insomma cosa dovrebbe dire? Non ne ha la più
pallida idea.

Sparecchiano e il maggiore si mette a lavare i piatti, mentre Taemin li asciuga.
Regna ancora il silenzio nella stanza e Jinki spara la prima domanda che
gli viene in mente.
« Ma tu hai degli amici? »
Con la coda dell’occhio lo guarda fermarsi e fissare il grigio metallizzato
del lavandino.
Si maledice mentalmente per aver domandato una cosa del genere,
forse ha toccato un punto vulnerabile in lui, un ricordo doloroso.
« Ce li avevo. »
Sorride, un po’ malinconico e torna a sfregare il tovagliolo sul piatto già asciutto,
si capisce che è perso nei suoi pensieri.

« Mi dispiace, non volevo toccare questo argomento, scusa.. »
« Oh.. Non fa nulla Hyung, infondo tutti siamo curiosi,no? »
Jinki sorride e annuisce,ringraziandolo mentalmente per averlo capito al volo.
Dopo aver lavato e pulito tutto per bene,si siede sul divano ed accendono
la televisione. 
Jinki si stufa, i programmi sono sempre gli stessi e i Drama sono tutti
strappalacrime, preferisce un buon libro. Leggere non fa mai male e
amplia la conoscenza.
Mentre Taemin si guarda la televisone, il maggiore finisce il suo bel
romanzo incominciato un mese fa.
Col lavoro non riesce a leggere nulla e un po’ gli dispiace, però visto che è
sabato, può dedicarsi al suo bel libro. Lui li mangia il libri, ne legge in grande
quantità, anche nella pausa del lavoro, se nessuno lo vede,si mette a leggere.

Gli piace molto e vorrebbe domandare a Taemin se gli piace leggere,quanti
libri ha letto,se gli sono piaciuti e quale sarebbe la sua opinione su uno di loro.
Magari hanno letto lo stesso libro,possono scambiarsi pareri e dire la propria sul finale.
Gli piacerebbe moltissimo,solo che continua a leggere il libro,scacciando
gli ultimi pensieri che vagavano nella sua mente.
Non ne ha il coraggio.
Taemin si alza per andare alla finestra,scosta la tenda bianca e osserva
il cielo farsi nuvoloso e scuro.
« Sta per piovere.. »
Annuncia con un dolce broncio sul viso. 
« Mh.. » Jinki è intento a leggere e quando legge le risposte che da sono
solo "Mh" o "Okay". Taemin abbassa lo sguardo e,non lo avesse mai fatto,
incrocia quello di Choi Minho,che passando di lì per caso lo aveva
visto affacciato alla finestra.
Subito copre il vetro con la tenda e si siede sul divano,più che preoccupato.
Non vuole ritornare da lui,non vuole farsi usare ancora,si sente già
troppo sporco,macchiato.
Jinki alza lo sguardo verso di lui e lo vede preoccupato, ansioso, non sa
nemmeno decifrare la sua espressione.
« Taemin-ah,qualcosa non va? »
E Taemin cede,aggrappandosi all’unica persone su cui può contare davvero.
« C’era un mio amico giù,che mi ha visto. »
« Beh,non è una cosa positiva? Magari lui può aiutarti coi tuoi problemi. »

Il giorno prima,quando si sono conosciuti meglio,ha scoperto anche un pezzo
del suo passato e ha capito che ha perso i genitori e la casa,però non sa come.
Gli ha detto solo che ora non ci sono più e che non ha parenti di alcun tipo, forse
qualche zia fuori Seul,ma non ci tiene a fargli visita.
Gli ha raccontato anche dei suoi problemi con lo studio,che non è riuscito
ad andare avanti,dei problemi nel trovare un lavoro part-time.
« Non è p-proprio un amico.. »
« Taemin-ah,che succede? »
« Hyung,c’è qualcuno che vuole farmi male e quel qualcuno è proprio lui. »
Il piccoletto,dal canto suo,ha troppa paura di rivedere quel Choi Minho
e non riesce a trattenere le lacrime che scendono copiose sul suo visino candido.

Due braccia forti e calde lo avvolgono,accarezzandogli lentamente la schiena,
come a consolarlo.
Si sente davvero protetto,amato e non si sente per nulla usato o illuso.
Finalmente ha trovato qualcuno che gli voglia bene davvero, anche se appena conosciuto.

« Non ti preoccupare Taemin-ah,ci sono qua io. »
 

- - - - - - - - - -

 
 
« E così quella puttanella si è trovato qualcuno a cui fa tenerezza,eh? »
« Minho-ah, quello può chiamare la polizia e metterci tutti nella merda! »
Sbatte una mano sul tavolo,preso dalla rabbia e nello stesso tempo dalla
paura di ritornare in galera,dove giusto che debba stare. Di certo non ci rimetterà piede, ma quel ragazzino gli sta intralciando la strada.
« Lo so, Hyukjae-hyung, calmati. Ho un piano. »
L’altro riesce finalmente a rilassarsi, quando il suo migliore amico ha un piano,
di solito si risolve sempre tutto e riescono sempre a farla franca contro la polizia.
« Che tipo di piano? »
« Dobbiamo minacciarlo,ma mi serve la persona giusta per farlo. Quella puttanella
non ha amici,per ora solo quella,o quello,che lo ospita. »
« Chiamo Nicole, lei sa tutto riguardo quei palazzi. Ci è stata non molto tempo fa. »
Un ghigno raccapricciante sul volto di entrambi e sentono che questa volta non verranno presi.

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Capitolo 3
*** Sei la mia salzezza. ***


Sei la mia salvezza.

 
 
Sono ancora uniti ed entrambi aprono gli occhi,nello stesso istante e sul divano,dove il pomeriggio precedente ha accolto le lacrime di Taemin e gli abbracci di Jinki a quest’ultimo.
Jinki adesso tiene stretto a se Taemin,che è ormai rilassato nel suo abbraccio caldo e dorme tranquillo,spensierato,come se non fosse successo mai nulla.
Come se la sua famiglia fosse ancora viva,come se non conoscesse Choi Minho,come se stesse tranquillamente frequentando la scuola,ma la realtà e un’altra.
Subito Taemin allunga le distanze tra di loro e le sue guance si colorano di rosso,a Jinki succede lo stesso e la situazione è davvero imbarazzante per entrambi.
Gli occhi di Taemin sono rossi e gonfi dalle troppe lacrime che li hanno abbandonati,la gola gli brucia per i singhiozzi rochi,altri quasi gli morivano in gola.
Taemin ha solo 19 anni,è spaventato e non vuole più essere toccato e ferito da qualcuno,dal canto suo chi non avrebbe paura?

Si mette in piedi,ma le gambe non reggono il suo peso,anche se Taemin è davvero magro e batte il gomito sul tavolo,andandolo poi a tenere stretto con una mano per il dolore che sente.
Jinki lo soccorre subito,si piega vicino a lui e lo accoglie ancora tra le sue braccia,facendolo sentire per la seconda volta protetto ed al sicuro.
Lo porta nel bagno e fa sedere su uno sgabello,intanto sul gomito di Taemin si è formata una chiazza rossa per la botta.
Il maggiore apre un mobiletto bianco riposto alla destra della porta e ne tira fuori una pomata.
Svita il tappo e ne spreme un po’ su due sue dita,andandola a spalmare su quel colore rosso che spicca,in contrasto con la pelle candida e lattea del minore.

Forse preme troppo,anche se è molto delicato ed il più piccolo si ritrae,con una smorfia di dolore stampata sul viso.
« Ssh.. »
Taemin cerca di rilassarsi,evitando il pulsare del gomito che si fa sempre più intenso,mentre Jinki sparge piano quella pasta trasparente che scompare con la pelle.
Richiude il tubetto col suo tappo e rimette il tutto nel mobiletto bianco,andando a scompigliargli i capelli morbidi.
«Hyung. »
« Mh? »
« Grazie.. »
Jinki sorride e non resiste,preme le labbra sulla sua fronte,sorridendogli ancora.
E’ il sorriso più caldo che il minore abbia mai visto,perfetto e dolce,come piace a lui e lo ricambia,saltandogli addosso ed abbracciandolo.

Ridono e sembra tutto così sereno,ma Taemin dentro di se trema,ha paura che a quel ragazzo dolce che lo ha salvato possa accadergli qualcosa,se lo sente dentro e non è perché è pessimista,ma perché conosce bene Choi Minho e sa che non si fermerebbe davanti a nulla.
Fanno colazione in silenzio,sono appena passate le sette e un quarto,Jinki deve andare a lavorare o arriverà in ritardo.
Taemin accende la televisione e quando vede il maggiore davanti alla porta di casa,pronto per lasciarlo da solo,lo prende per un braccio.
« Hyung,non andare,ti prego.. »
“Hyung,non andare,ti prego.. Minho potrebbe farti del male.”
« Taemin-ah va tutto bene,sto solo andando a lavoro. »
« No,non va tutto bene. Potrebbe..Potrebbe succedere qualcosa. »
La faccia di Jinki fa capire al minore che non capisce di che cosa sta parlando,il tempo scorre e se arriva in ritardo gli tolgono i soldi dallo stipendio e a lui servono i soldi,visto che in casa sono in due.
« Hyung ti prego non andare,ti supplico.. »
Sembra stia facendo la carità,lo tira per il braccio intimandolo a chiudere la porta di casa,ha un’espressione che rispecchia la paura.
« Taemin-ah non succederà nulla,però se arrivo in ritardo succede che mi becco una bella sgridata. Il mio turno finisce alle quattro non ti preoccupare,sono poche ore. Mh? Fai il bravo. »

Gli accarezza i capelli e si chiude la porta alle spalle,scendendo velocemente le scale mentre ancora si infila il giubbotto e la sciarpa per poi abbandonare l’edificio.
Taemin lo guarda camminare velocemente dalla finestra e delle lacrime gli rigano il volto.
Non riesce a trattenerle,sono come lava che gli scivola sul viso e gli brucia lasciando al suo passaggio cicatrici invisibili.
Scappa in camera,perché è quello che gli riesce meglio: Scappare.
Non se ne vanta,non piace nemmeno a lui scappare,non vuole fuggire dai problemi ma affrontarli,solo che non ci riesce.
Non riesce più a fare nulla ormai.
In quella stanza abbassa tutte le persiane,si lega una benda sugli occhi,si infila nel letto e viene praticamente schiacciato dalle coperte,così si addormenta.
 

- - - - - - -

 
Il lavoro di Jinki è molto umile,fa il cassiere in un supermercato di Seul,ma i soldi che guadagna gli bastano per pagare affitto,cibo e anche qualche vestito che va di moda.
E’ felice così,lui si accontenta delle piccole cose,non gli sono mai interessati i gioielli e le montagne di denaro: Sa benissimo che i soldi non fanno la felicità,ma servono solo per vivere e lui sia accontenta di quello che guadagna.
Per fortuna riesce ad arrivare in tempo per il suo turno di lavoro,anche se una sgridata se la becca lo stesso,il capo decide di non detrarre nulla dallo stipendio perché adora quel ragazzo ed è la seconda volta in tutta la sua “carriera lavorativa” in quel supermercato,che fa un ritardo.
Indossa velocemente la divisa che consiste in una maglia a maniche lunghe rossa,con la scritta del supermercato sul petto,invece come pantaloni può benissimo usare i suoi jeans stretti chiari,che mettono in risalto le gambe abbastanza robuste.

« In totale sono 45.798 won. »
La signora anziana con mano esperta tira fuori dal portafoglio i soldi e Jinki gli da il resto,fa un leggero inchino e la saluta formalmente.
Sono le quattro meno cinque minuti,non vede l’ora di staccare e poter ritornare da Taemin.
Stamattina lo ha trovato molto agitato,non capiva bene il suo comportamento..
“No,non va tutto bene. Potrebbe..Potrebbe succede qualcosa.”
Ha ancora quella frase in mente,non riesce a levarsela dalla testa.
Cosa potrebbe accadergli?
Nel momento in cui pensa,non arriva nessun cliente perché ci sono altre due casse aperte,quindi prende del tempo per riflettere.
Peccato che il suo tempo per riflette nel supermercato è concluso,sono scattate le quattro e lui prende il cassetto,richiuso precedentemente con una chiave,con i soldi e lascia la sua postazione.
Porge il tutto al capo e scambiate due parole,si cambia uscendo dall’edificio.

“Aish.. E’ già buio.”
In inverno fa buio prima e a lui l’inverno non piace proprio per nulla,preferisce morire di caldo piuttosto che congelare.
In strada passano pochissime persone,la maggior parte dei negozi sono chiusi e ringrazia Dio che casa sua è molto vicina da dove lavora.
Si sente osservato,guardato,spiato. Non gli piace quella sensazione di tensione che sente,non gli piace avere gli occhi di qualcuno su di se.
Fa semplicemente finta di nulla,ma capisce che non può più recitare quando qualcuno lo afferra per il braccio e lo sbatte in un vicolo buio,uguale a tutti quelli che ci sono a  Seul.
Sente dolori forti allo stomaco,al viso,alla schiena.. Sono calci,sono pugni quelli che sta prendendo adesso da degli sconosciuti? Sì.

« Senti,te lo ripeto una volta sola,ridammi quella puttanella,o succederà qualcosa di davvero brutto ad entrambi. Chiaro?! »
Choi Minho pensa che Jinki non abbia recepito il messaggio e fa una cosa davvero spiacevole,dolorosa.
Jinki si sente bruciare in un punto del braccio,come se stessero dando fuoco alla sua pelle.
Una sigaretta appena spenta spicca sul suo avambraccio,delle lacrime di dolore gli solcano il viso.
Ora capisce cosa intendeva Taemin con la frase detta stamattina.
Ma Jinki non vuole lasciare il più piccolo a quel lurido bastardo che lo ha conciato da capo a piedi,non vuole vederlo soffrire.

Anche se è passato poco tempo,lui si è affezionato tanto a quel ragazzino.
Non sa come coprire i segni lasciati dallo sconosciuto,non vuole far preoccupare Taemin,non vuole vederlo piangere di nuovo ma le botte e le macchie violacee sono molto evidenti.
Si arrende,entrando in casa e non trova Taemin né in cucina,né in salotto.
Corre disperato fino alla camera che trova completamente buia,accende la luce e una palla spunta da sotto la coperta.
« Taemin-ah stai bene? »

Si avvicina a lui,togliendogli le coperte e nota con soddisfazione che non ha segni,a parte la macchia ormai viola del livido della mattina stessa.
Taemin si strofina gli occhi e quando mette a fuoco ciò che lo circonda,quello che vede lo fa rabbrividire.
« H-Hyung c-cosa ti hanno f-fatto..? »
Non riesce nemmeno a parlare,le parole gli muoio in gola insieme ai singhiozzi e con tutta la delicatezza che ha,lo abbraccia stringendolo a se.
« Va tutto bene Taemin-ah,n-non ti preoccupare.. Troveremo una soluzione a tutto. »
Taemin capisce da solo quello che deve fare,non può vedere la persona che lo ha salvato,essere malmenato in questo modo per colpa sua.
« No! Non va tutto bene! Guarda come ti hanno ridotto.. Mi dispiace tantissimo,perdonami. »
« Taemin-ah io n-non ti lascerò a-andare. »
Il più piccolo,stretto ancora a Jinki,sgrana gli occhi alla sua frase mentre una mano gli accarezza piano i capelli.
« Hyung ma cosa stai dicendo?! E’ tutta colpa mia se ora sei conciato così! »
« I lividi spariscono velocemente. »

« Non dire sceme.. s-scemenze! »
I singhiozzi gli impediscono di formulare una frase precisa ed intera.
« Andiamo.. »
Taemin gli prende la mano e lo accompagna nel bagno,tira fuori dal solito mobiletto bianco cerotti,cotone,garze e disinfettante.
Gli leva la maglia e senza timidezza inizia a tamponare col cotone imbevuto di disinfettante,le sue ferite,i tagli e tutto quello che quel bastardo gli aveva inflitto.
Ferita dopo ferita Taemin si rende conto che non può andare avanti in quel modo,che non può continuare a far del male alla gente.
Prima i suoi genitori,poi i suoi amici,se stesso ed adesso Jinki. L’unica persona che ha voluto salvarlo da quell’inferno in cui era capitato.
Spalanca gli occhi quando sull’avambraccio destro ci trova un’ustione,sembra quasi un buco.
« Hyung,che cosa è successo qua? »
« Non è nulla,è come le altre. »

Jinki prende il cotone bagnato dalle mani del minore e tampona la ferita,cercando di non far fuoriuscire nulla dalla sua gola,perché brucia.
Taemin avvolge tutte le ferite con una benda e quelle più piccole le ricopre con dei cerotti.
« Hyung,stasera..Dormi con me? »
Il maggiore annuisce e si infilano entrambi il pigiama,portandosi sotto le coperte.
Sono solo le otto e mezza di sera,ma entrambi sono sfiniti e stanchi e Jinki non sa se andare a lavoro domani,oppure rimanere a casa.
Non sa cosa fare,nessuno dei due sa cosa fare. Intanto il suo telefono urla a vuoto,perché spento.
I suoi amici sono preoccupati,non risponde su nessuno dei due numeri,nemmeno quello di scorta.
Si stringono a vicenda cercando conforto l’uno nell’altro,sono preoccupati e spaventati,Taemin di più,non sanno proprio cosa fare e con questa ansia chiudono gli occhi abbandonandosi al mondo dei sogni e delle speranze.

- - - - - - - 



Dei calci,dei pugni alla porta della,ormai loro,casa e Jinki apre subito gli occhi temendo il peggio.
Taemin si sveglia subito dopo di lui,spaventato e preoccupato,ha paura che sia Choi Minho.
Gli fa segno di fare silenzio e di aspettare in camera,il maggiore si alza e si dirige verso la porta,seguito a ruota da Taemin che non lo ha minimamente ascoltato.
Il più grande poggia la mano sulla maglia della porta,fa due giri di chiave e apre di scatto,ritrovandosi davanti due volti preoccupati e arrabbiato allo stesso tempo.
« Yah! Ma si può sapere che fine avevi fatto?! Ore all’aeropo-.. Hyung cos’hai fatto al viso..? »
Kibum entra e si avvicina a lui,seguito da Jonghyun che lo guarda sempre più agitato.
Taemin si sente tremendamente in colpa,adesso sa che i suoi amici non lo accetteranno mai,che saranno arrabbiati con lui perché Jinki si è fatto davvero male.

« Non è nulla. Ragazzi mi dispiace,non volevo farvi preoccupare,scusatemi.. »
« Hyung,lui chi è? »
Si fa avanti Jonghyun che tiene stretta la mano di Kibum mentre guardano con aria confusa lo sconosciuto,evidentemente non si erano ricordati della telefonata con Jinki.
« Lui è Taemin,è il ragazzo di cui vi parlavo l’altro giorno. »
« S-Salve.. »
Davvero,davvero imbarazzante.
Fa un inchino forse troppo profondo e distoglie lo sguardo,iniziando a torturarsi le mani.
« Jinki noi dobbiamo parlare. »
Jonghyun non lo chiamava mai per nome,se non per qualcosa di estremamente serio.
« Hyung io ritorno in camera. »
Taemin fa un ultimo inchino veloce e poi si dirige a passo svelto nella stanza,chiudendosi la porta alle spalle.
« Sedetevi ragazzi.. »
« Jinki,adesso ci dici cosa è successo. Perché hai dei lividi e dei tagli sul viso? »
« Ragazzi è una storia lunga.. »
« Hyung noi per te abbiamo tutto il tempo del mondo. »
Questa volta a parlare è Kibum,quasi con le lacrime agli occhi per come è ridotto il suo migliore amico.
Così si mette a raccontare tutto nei dettagli: Di Taemin,di quello che gli ha detto,delle botte che ha preso e della situazione in cui si trovano.
Kibum,troppo sensibile,scoppia in lacrime stretto tra le braccia del suo ragazzo perché sapere quello che aveva passato il suo migliore amico mentre lui non c’era,gli provocava una fitta al cuore.
Tutti e tre si abbracciano,come da piccoli.

Taemin non può che origliare e si sente sempre più in colpa per quello che ha fatto a quel ragazzo che voleva solo aiutarlo.
Si infila sotto le coperte pesanti e iniziano una serie di singhiozzi silenziosi,seguiti da tanti altri singhiozzi e lacrime che scendono fino a cadere sul lenzuolo,bagnandolo.
Non doveva andare così,la sua vita non doveva prendere una svolta tanto brutta e dolorosa.
Eppure se non fosse successo,non avrebbe incontrato Jinki e anche se si sente masochista,è davvero quello che pensa.
Stringe i pugni sulle lenzuola cercando di attutire il rumore dei suoi singhiozzi,ha già fatto preoccupare abbastanza quel ragazzo e non vuole dargli altri dolore,fargli altro male.

Intanto i tre ragazzi nell’altra stanza si stanno raccontando tutto quello che si sono persi quando sono stati divisi e dopo aver parlato a lungo dell’America,dei monumenti,dei cibi,Jinki pensa che sia ora di andare a dormire.
Vuole ospitare i suoi amici,quindi apre il divano che diventa un comodo letto matrimoniale e se ne ritorna nella sua stanza,dopo aver augurato a tutti e due una buona notte.
Taemin non si accorge che Jinki è entrato nella stanza,caccia subito le lacrime e porta la testa sotto il cuscino facendo finta di dormire.
« Taemin-ah.. Taemin-ah.. »
Bisbiglia per vedere se è sveglio,ma capisce che è già nel mondo dei sogni,anche se non è così.
Se lo stringe a se come un morbido orsacchiotto e si addormenta così,ritornando nel suo mondo fatto di felicità e senza dolore.



Il mattino dopo il primo a svegliarsi è Taemin,perché non ha chiuso occhio tutta la notte,riflettendo sul quello che doveva fare appena scattate le sei in punto.
Quando le lancette dell’orologio furono in posizioni verticale,con tutta la delicatezza che possiede scivola via dall’abbraccio caldo del maggiore e si veste velocemente.
Prende capotto e sciarpa,avvolge quest’ultima intorno al collo,chiude i bottoni del cappotto e con cautela apre la porta uscendo di casa.
Non sa quello che sta facendo,ma sa che lo fa per Jinki,che lo ha salvato e aiutato nel suo momento peggiore.
Non vuole che si faccia ancora male,preferisce essere picchiato piuttosto che vedere il suo salvatore ridotto in quello stato.
Non ci mette tanto a raggiungere la casa di Choi Minho,si trova in uno dei quartieri meno affollati di Seul e le persone sono davvero poco gentili.
Posto adatto per uno come lui,non c’è dubbio.

Bussa al citofono e subito gli risponde una voce impastata dal sonno e roca,forse per le troppe bottiglie bevute la sera precedente.
« Si? »
« Minho,sono T-Taemin. »
Taemin non porta rispetto per lui,non lo chiama “Hyung” perché pensa che una persona del genere non meriti rispetto,se non lo offre agli altri.
La cornetta riattacca e lui sta iniziando ad avare paura,continua a ripetersi che è per Jinki che non può far soffrire altre persone al posto suo,ma la paura prende il sopravvento e proprio quando sta per girare i tacchi e correre via,lontano da quel posto,una mano lo avvolge.
« Ehi.. Allora sei tornato da me. »
Puzza di alcool,si sente fin troppo bene e il suo alito sa di fumo.
Disgustato lo strattona,girandosi per guardarlo in faccia e sente così tanta rabbia in corpo per quello che ha fatto ad un suo amico,che non resiste e gli tira un pugno prendendo in pieno la sua guancia,compreso l’angolo del labbro. 

Non ha mai picchiato nessuno,ma sembra che quel pugno lo abbia dato con molta forza,perché dal labbro inferiore cola un rivolo di sangue.
« Brutta puttanella. »
Gli afferra il polso e porta con se nel palazzo,mentre Taemin si dimena e cerca di liberarsi da quella stretta.
« Lasciami! »
« Stai zitto! »
Lo porta dentro casa sua,sbattendolo direttamente sul letto e si fionda a baciargli il collo in un modo disgustoso e violento,perché lo morde come a volergli strappare la carne.
« N-No! Lasciami! »
« Vuoi per caso che il tuo amichetto si faccia ancora male? »
Taemin riesce solo a piangere e a singhiozzare,scuote la testa perché è la verità: Lui non vuole veder soffrire le persone a cui vuole bene per colpa sua.
Minho sorride soddisfatto e da lì in poi,da quella camera si sentono solo le urla disperate di Taemin.

- - - - - - - -

 

Molto lentamente apre gli occhi,sente ancora dolore all’avambraccio e la ferita pulsa.
Si strofina un occhio,la bocca impastata dal sonno e gli occhi devono mettere a fuoco quello che lo circonda.
Sente l’altra parte del letto leggera,passa la mano sul materasso e lo trova vuoto: Taemin non c’è.
Pensa che sia andato in cucina a fare colazione,magari si è svegliato presto e aveva fame,quindi è sceso per prepararsi da magiare.
Abbandona le calde coperte e si dirige in cucina,facendo piano nel tragitto perché ha ospiti a casa,quindi apre la porta e trova la stanza vuota.

“Magari è in bagno..”

Nemmeno quel pensiero lo fa stare tranquillo e quando vede anche l’altra stanza vuota,la paura sale.
Controlla ovunque,ma del minore neanche l’ombra.
Subito prende dei vestiti a caso e se li infila senza dar troppa attenzione alla maglia messa al contrario.
Abbandona l’appartamento,lasciando un bigliettino ai suoi amici:

“Taemin non c’è,io sono a fare la spesa.
Ci sentiamo dopo~
-Jinki”

Non poteva dirgli la verità,non quando avevano saputo quello che gli era accaduto il giorno prima mentre loro non c’erano.
Avrebbero voluto andare anche loro con lui,ma lui non voleva che si facessero male.
Quel Choi Minho era di certa una persona mentalmente instabile,pronto a puntare la pistola a qualsiasi persona intralciasse i suoi piani.
Per fortuna che prima di uscire di casa frugò nella roba di Taemin,trovando su un foglietto stropicciato con su scritto un indirizzo.
Jinki non sapeva se era il posto in cui si trovava Taemin,oppure solo un appunto per ricordarsi del negozio preferito,ma valeva la pena tentare.
Corre in mezzo alla strada senza guardare dove va,con chi si scontra e cosa lo circonda,guarda solo la strada e i cartelli che indicano le varie vie.

Quando arriva a quella scritta sul foglietto non sa proprio quale palazzo sia,così uno per volta cerca il nome ed il cognome di quel tale.
Non se lo ricordava nemmeno,quando lo aveva picchiato qualcuno lo aveva chiamato per nome,ma era steso a terra ancora immobile.

“Choi Min..Minho.”

Trovato finalmente il palazzo,deve riuscire ad entrare e quando una signora apre il portone per uscire,Jinki si fionda dentro ringraziandola.
Sale le scale velocemente controllando ogni singola porta,fino a quando non vede al terzo piano un campanello con su quel cognome.
La porta è socchiusa,chi lascerebbe la porta di casa propria socchiusa senza nemmeno chiuderla?
Solo uno stupido come Minho potrebbe farlo,ma ha un buon motivo perché lui può permettersi di lasciarla aperta.

Ma adesso a Jinki non interessa il motivo esatto del perché la porta è aperta,corre in ogni stanza e quando arriva alla camera quello che vede lo paralizza sul posto.
Solo Taemin sdraiato sul letto,mille segni addosso e lividi ovunque,tagli rossi sul corpo.
Nudo e privo di sensi,il viso pallido,il collo pieno di segni rossi che pensa siano succhiotti.
Si avvicina a lui e si siede sul letto,accarezzandogli una guancia mentre lacrime su lacrime abbandonano i suoi occhi.
Lo bacia delicatamente sulla fronte e lo riveste come meglio può,se quello torna e lo becca in casa sua,Jinki viene massacrato peggio della volta precedente.
Se lo porta in braccio e scende velocemente le scale,esce dal palazzo e quando sembra tutto finito si ritrova davanti il proprietario di quella casa,la ragione per cui Taemin ha sofferto.
« E tu che ci fai qui? Sei venuto a salvare quella puttanella? »
« Che cosa gli hai fatto?! »
« Se lo meritava. »

Jinki accecato dalla rabbia e dallo schifo che gli provoca quel ragazzo,poggia taemin vicino al muretto e inizia a dare una serie di pugni sul viso del Minho,senza dargli nemmeno il tempo di rispondere.
L’altro si accascia a terra,il viso gonfio per i pugni appena incassati,le labbra rosse da cui cadono due rivoli di sangue.
Proprio mentre sta per ricambiare tutto il dolore subito,viene sbattuto di nuovo a terra da Jonghyun,mentre Kibum si avvicina al più piccolo privo di sensi.
« J-Jonghyun cosa ci fai qui? »
« Ti salvo la vita,non vedi? »
Jinki riprende tra le braccia Taemin e i quattro ragazzi corrono via,lontano da quel luogo ritornando a casa.
La porta si spalanca,il maggiore porta Taemin sul letto e gli leva il cappotto,la sciarpa.
Una mano lo blocca,quella dolce e fragile di Kibum che gli fa segno di uscire dalla stanza.
« Hyung ci penso io. »
Il più grande annuisce ed esce dalla camera,chiudendosi la porta alle spalle mentre Kibum inizia a spogliare Taemin.
Col cotone imbevuto di disinfettante,sfiora la pelle aperta,quella graffiata che fa male.
Attacca molteplici cerotti sul corpo del ragazzo,andando poi a rivestirlo con qualcosa di caldo e comodo.
Lo rimette sotto le coperte e gli accarezza dolcemente i capelli.
Ha notato come Jinki guarda negli occhi Taemin,come quest’ultimo ricambi lo sguardo,come si sorridono e si abbracciano.

Ha capito che Jinki si è innamorato di Taemin,o comunque gli piace,ma preferisce tenere questo pensiero per se.
Esce dalla stanza e trova sul divano il maggiore che fissa il pavimento,seguito dal suo ragazzo che guarda aldilà della tenda,aldilà dell’aldilà,perso nei suoi pensieri.
« Hyung,ho finito.. »
Jinki scatta in piedi e abbraccia Kibum,sussurrandogli un “Grazie” mentre il suo petto si riempie di singhiozzi.
Kibum gli accarezza dolcemente la schiena per rassicurarlo e la picchietta dolcemente come una mamma col proprio figlio.
« Non ringraziarmi e vai da lui. »
Il più grande annuisce,asciugandosi velocemente le lacrime e corre nella camera dove trova Taemin sotto le coperte che ancora dorme,o forse è sveglio.

Si avvicina piano e gattona sul letto,stendendosi al suo fianco.
Passa la mano tra i suoi capelli morbidi ed inspira il suo profumo dolce,pensando a cosa gli abbia fatto quel bastardo.
Si sente in colpa per non essere riuscito a fermarlo,per non essersi svegliato prima ed aver impedito tutto quel dolore al più piccolo.
Intanto quest’ultimo ha aperto gli occhi ed ora lo guarda con un’espressione indecifrabile sul volto.
«H-Hyung.. Mi d-dispiace per tutto quello che-.. »
Non riesce nemmeno a finire la frase,perché Jinki lo sta abbracciando e gli accarezza piano un braccio,mentre mantiene gli occhi chiusi.
« Perdonami se non sono riuscito ad impedire quello che è successo. »
Taemin è davvero sorpreso,in realtà la colpa è solo sua se Jinki si è messo in quel pasticcio,se è stato menato da un ubriaco,nonché un drogato,se ha dovuto subire in pochi giorni tutto quel dolore.

Le labbra di jinki si posano sulla sua fronte in un bacio dolce e umido,gli piacciono i baci del più grande perché anche quelli lo fanno sentire al sicuro.
Al riparo da tutto quel male che lo circonda,ma non potrà continuare a difendersi a lungo in quel modo,non può usare gli altri come scudo per non soffrire più.
Non deve e non vuole farlo,vuole cambiare ma non sa proprio come può fare per riuscire a ribaltare la situazione.
Intanto il più grande si priva del giubbino e delle scarpe,si porta sotto le coperte calde e stringe piano Taemin a se,sperando che non gli accada più alcun male,perché adora quel ragazzino e non vuole che soffra.
Non lo permetterà,non permetterà che lui provi ancora dolore,sia fisico che mentale.

Entrambi si addormentano,stretti l’uno tra le braccia dell’altro,al sicuro nei loro sogni.

Autrice: 
Questo capitolo non mi piace molto,uno perché c'è scritto sempre ''E si addormentarono.." 
Insomma,dormono sempre? Il mio cervello è stupido,perdonatemi. 
Comunque per il resto penso sia più a raiting rosso,che a raiting giallo,però non lo cambierò perché è solo per questo ed un altro capitolo,poi il resto sarà tutto raiting giallo. 
Perdonatemi anche per il tempo,sono davvero in ritardo,solo che la scuola è importante.
Grazie mille per le recensioni e per aver aggiunto la storia alle preferite/ricordate/seguite. :) 
Taeminna.

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Capitolo 4
*** « Hyung, io esco! » ***


« Hyung, io esco! »

Jinki appena sentita la voce del più piccolo, lo raggiunge velocemente in salotto guardandolo mentre si infila il cappotto.
Sono passati dieci giorni da quando lo ha trovato in quel letto, nudo, usato, nella casa di quel Choi Minho e gli sembra che tutto vada bene.
Minho non si fa vedere né sentire da dieci giorni, Taemin sembra più sereno e felice, lui si sente sollevato ed appagato, però non vuole che Taemin esca da solo perché se spunta da un momento all’altro quel Minho, potrebbe fargli qualsiasi cosa.
Annuisce ritornando a leggere il libro in camera sua. Sente dei passi che si avvicinano alla sua stanza, scosta il libro da davanti il viso e lo vede avvicinarsi, per poi posargli un bacio delicato sulla guancia.
Da cinque giorni avevano iniziato ad essere più intimi; si davano abbracci, baci sulla guancia, si coccolavano, ma restavano comunque amici, nessuno dei due avrebbe mai avuto il coraggio di svelare i propri sentimenti all’altro.
Sorride al suo gesto agitando la mano a ‘mo di saluto e lo vede scomparire dietro la porta.
 
Uscito di casa si leva quel sorriso finto dal viso,perché nulla sta andando bene e nulla andrà bene se continuerà così.
Si allontana dal quartiere dove abita Jinki,o dove abitano ‘Loro’. Ormai è come casa sua.
Passo veloce, respiro irregolare, ansia che non se ne va ed una voglia matta di tornare tra le braccia del suo Hyung, ma ormai non può più. Ormai è in trappola,come un insetto in una ragnatela.
Non riesce ad uscirne, sa che sta facendo la cosa sbagliata, si sta rovinando, sta accontentando Minho.
Ogni volta, da quando Jinki lo ha salvato, di nascosto dal maggiore va a casa di Minho e si concede a lui, gli dona il suo corpo, per proteggere Jinki.

Si lascia toccare, si lascia usare come una bambola, come un oggetto senza vita perché non vuole che a Jinki accada qualcosa di male, non vuole vederlo ritornare a casa col viso tumefatto, i lividi sul corpo.
Non si sa nemmeno cosa può fargli quel pazzo, conoscendolo potrebbe dargli anche fuoco, perché è malato.
Choi Minho è malato, ha avuto un’infanzia e un’adolescenza insoddisfacente e l’unica cosa che fa è sfogarsi sugli altri, su chiunque glielo permetta oppure no.
E’ ingiusto, è orrendo, è disgustoso, ma a Minho non interessa.
Invece che cambiare la sua vita, migliorarla, vuole distruggere o peggiorare quella altrui, con indifferenza.
Non gli importa di nulla o di nessuno, se lo insultano lui sorride; un sorriso perfetto, bianchissimo e spaventoso al tempo stesso.
All’inizio può sembrare un ragazzo per bene, infatti Taemin ci stava pure credendo, ma poi la situazione cambia e inizia a fare cose disgustose.

“ L’unica cosa da fare è mantenere le distanze da Choi Minho. “
Era quello che voleva fare Taemin, se solo Minho non fosse stato più furbo da ricattarlo.
Mentre ci pensa per l’ennesima volta, i denti stringono il labbro carnoso, in piccoli morsetti che vanno ad intensificarsi per colpa dell’ansia; ha una paura fottuta.
Gli occhi iniziano a farsi lucidi, perché il palazzo di Minho è proprio davanti a se.
Deglutisce rumorosamente, cercando di non piangere perché non vuole farsi vedere del tutto debole, non vuole sembrarlo, anche se quando si ritrova tra le sue braccia, la sua dignità fa ‘puff’ e inizia ad implorare, non sa nemmeno lui perché.
Taemin si consegna al ragazzo, eppure quando tutto accade lo implora, forse perché ormai non gli rimane più nulla in cui sperare, se non sull’amicizia tra lui e Jinki.

Sale lentamente le scale, cercando di prendere tempo per riflettere su come uscire da quella situazione.
Purtroppo arriva a destinazione, a quella casa che conosce fin troppo bene e che vorrebbe dimenticare per sempre, all’odore di fumo mischiato ad alcool che aleggia in quell’appartamento disordinato, al disgustoso sapore di birra che ha la bocca di Minho quando lo bacia.
Suona il campanello e dopo pochi secondi, senza stupirsi più di tanto per la velocità, il maggiore gli apre la porta, mostrandogli uno dei suoi sorrisi apparentemente dolci, ma che nascondo un modo totalmente diverso.
Gli prende il polso, stringendo troppo forte la presa intorno alla sua pelle lattea, strattonandolo verso la camera.
Gli leva il cappotto ed in pochi secondi lo denuda totalmente, buttandolo sul letto con poca eleganza.
Il collo viene pervaso di morsi e segni rossi, di leccate e di altri morsi.
E così ricomincia tutto. E così ricominciano le urla.

Non sa come continuare a nascondere tutto ciò a Jinki, non ne ha idea.
Molte volte Jinki faceva domande, chiedeva come mai comparivano delle chiazze violacee sulla sua pelle chiara e TaeMin doveva trovare la solita scusa, del tipo: “Ho sbattuto contro il tavolo ed è comparso il livido.”
Ormai non ha più contato le volte che diceva a Jinki: “Non ti preoccupare hyung, sto bene.”
Non sapeva come mascherare la sua situazione, come nascondere Jinki da MinHo, perché prima o poi MinHo si sarebbe stufato e avrebbe messo in mezzo anche il suo angelo e lui non voleva che lo toccasse.
Però non voleva nemmeno farsi toccare dallo Hyung, si sentiva così sporco, non riusciva a baciarlo sapendo che quelle labbra erano impregnate di MinHo, del suo sapore e della sua saliva.
Non riusciva a confessarsi con Jinki per il semplice fatto che l’altro sarebbe venuto poi a conoscenza di tutta quella faccenda ed ogni volta che Jinki cercava di confessarsi, TaeMin scappava con una qualsiasi scusa e si sentiva uno schifo.

I giorni passavano, i mesi passavano e TaeMin non riusciva più a tenersi quel peso sullo stomaco, doveva in qualche modo risolvere e così fece.
Decise di andare da MinHo e parlargli, dirgli le cose in faccia, urlargli che lo avrebbe denunciato alla polizia, che non l’avrebbe fatta franca di nuovo.
Anche se aveva paura della sua reazione, visto che MinHo era “facilmente alterabile”, il casino lo aveva combinato lui e adesso era il momento di aggiustare tutto.

Velocemente scende le scale del palazzo, lasciando per l’ennesima volta Jinki da solo con una scusa del tipo: “Vado a trovare un vecchio amico, non preoccuparti starò bene.”
Il portone del condominio si chiude con un tonfo, dirigendosi subito dall’altra parte della strada e cammina a passo spedito verso l’abitazione di quel MinHo.
Non gli ci vuole molto per arrivare, conoscendo la strada a memoria ed un po’ insicuro, ma pronto a tutto, preme il polpastrello sul citofono accanto al cognome “Choi”.

« Sì? Chi è? »
« Sono TaeMin, scendi. »

Si allontana piano dal portone, pensando velocemente a come difendersi in caso di un eventuale attacco da parte del maggiore, affondando i denti nel labbro inferiore, ansioso.
Eccolo; lo vede uscire dal portone con una felpa pesante bianca ed un paio di jeans neri aderenti, con al piede delle Vans dello stesso colore.
Sul viso di MinHo si dipinge un sorrisetto furbo, mentre si passa lentamente la lingua su entrambe le labbra, gustandosi con gli occhi il ragazzo davanti a se.
Appena lo vede avvicinarsi, TaeMin indietreggia guardandolo serio in volto.

« Cosa ci fai qui piccoletto? Il nostro appuntamento non è domani? »
« Sono qui per dirti che non ci saranno più “appuntamenti”. »
« E questo chi lo avrebbe deciso? »
« L’ho deciso io. »

Ora che hanno iniziato a parlare, TaeMin si sente più sicuro, ma spaventato allo stesso tempo.
Teme che l’altro lo prenda e lo picchi, come faceva di solito, quando TaeMin non gli ubbidiva o gli rispondeva in malo modo.
Continuano a guardarsi negli occhi, intorno a loro le persone camminano ignare di ciò che sta per accadere, MinHo stringe i pugni e cerca di mantenere la calma, ma con scarsi risultati.
TaeMin attende una sua risposto, sempre più insicuro, guardandolo le mani chiuse in un pugno, mentre la sua pelle si schiarisce per la pressione che il più grande fa sulla pelle.
L’ultima persona passa tra lo spazio che TaeMin aveva creato per mantenersi a distanza da lui, scomparendo poi dietro l’angolo ed ora la strada rimaneva deserta.

« Tu non decidi proprio nulla, chiaro? »
« Invece sì.
Sono stanco di questa situazione, tu non mi devi più toccare. »
« Altrimenti? »

Un ghigno spunta sul viso del Choi, mentre TaeMin si sente sempre meno sicuro di se stesso e si maledice mentalmente per ciò che ha appena fatto, lo ha fatto arrabbiare.

« Credo che il nostro appuntamento sarà anticipato ad oggi. »
« No! »

TaeMin si gira sulla destra riprendendo la strada appena compiuta e corre più veloce che può, lontano dalle grinfie del maggiore che intanto ha preso ad inseguirlo, visibilmente più velocemente di TaeMin.
Corre con tutta l’energia che ha in corpo, superando velocemente i passanti davanti a se, che camminavano lenti sul marciapiede, guardando le vetrine dei negozi.
Supera un signora con la carrozzina, urlando uno “Scusi”, mentre cercava di seminare quel bastardo che correva anche più veloce di lui, ma non riusciva a raggiungerlo per fortuna, grazie alle tante persone che gli intralciavano la strada.
Il maggiore si avvicina pericolosamente a TaeMin, riuscendo a catturare in una mano un lembo della sua giacca, strattonandolo a se.

Il più piccolo si dimena, sfilando la giacca e lasciandola in mano a MinHo che, ancora più nero dalla rabbia, riparti all’inseguimento del minore.
Intanto TaeMin senza la giacca stava congelando, viste le basse temperature, ma non può fermarsi e senza pensarci entra nel proprio palazzo, correndo su per le scale fino al terzo piano, seguito dall’altro.
Apre la porta di casa e se la richiude alle spalle, le lacrime solcano il viso del piccolo, che impaurito si maledice per averlo trascinato fin qua, quando poteva correre più avanti e magari seminarlo.
Jinki sentendo dei calci contro la porta dell’entrata si precipita in salotto, trovando TaeMin steso a terra, ansimante per la corsa e gli si avvicina, aggancia un braccio sotto le sue ginocchia e l’altro sulla sua schiena, con una piccola spinta se lo porta in braccio, correndo in camera e chiudendo la porta.
TaeMin senza fiato cerca in qualche modo di avvertirlo, ma sente le gambe molli come gelatina, a corto di fiato non riesce a dirgli nulla.

Intanto il maggiore si avvicina alla porta dell’entrata e la spalanca, svelando un Choi MinHo incazzato dalla punta dei capelli a quella delle dita.
Lo spinge fuori da casa ed inizia a dargli una serie di pugni sul viso, mentre si trova a cavalcioni su di lui.
TaeMin cerca di scendere dal letto e raggiungerli, ma la sua corporatura fragile e asciutta non collabora, regalandogli così un giramento di testa che lo fa ricadere sul letto.

« Non osare mai più toccare TaeMin, chiaro?! »
« Non puoi dirmi quello che devo o non devo fare!
L’ho toccato fino ad adesso e tu non hai detto nulla, solo ora ti lamenti? »

I pugni di Jinki cessano e lo guarda con un’aria confusa, mentre MinHo vedendolo distratto ne approfitta per colpirlo in volto, liberandosi del suo peso sul corpo e andando così a cercare il minore.
Lo trova disteso sul letto e come lo raggiunge, gli pianta un gancio destro sulla guancia, facendogli sanguinare il labbro inferiore.
Intanto Jinki non si perde d’animo e raggiunge gli altri due, allontanando MinHo da TaeMin con una spinta violenta, che gli fa sbattere la testa contro il muro, quindi MinHo perde i sensi, accasciandosi per terra.
Subito prende TaeMin in braccio e chiude a chiave la porta della stanza, posando il ragazzo sul divano.
Si scambiano uno sguardo malinconico, mischiato anche alla gioia, perché finalmente è finita.
Tae gli salta addosso avvolgendo le braccia intorno al suo collo e scoppiando in un pianto di gioia, mentre Jinki lo stringe stretto a se, accarezzandogli lentamente la schiena con la mano a palmo aperto.

I singhiozzi del minore riempiono la stanza ed affonda il viso contro la sua spalla, inspirando a pieni polmoni il profumo che emanava il maggiore.

« Ora chiameremo la polizia e lo verranno a prendere;
è finita Tae. »

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