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Se siete facilmente sensibili a parolacce o a modi di esprimersi un po' volgari,
pensateci bene prima di leggere.
-Se siete fan
di Temari e l'adorate alla follia, rimarrete delusi, ci siamo coalizzate contro
di lei! Muahah.
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[Spoiler] Orochimaru qui non è morto.
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Noi siamo fan delle Shika/Ino e Neji/Tenten, quindi a vostro rischio e pericolo.
Dernier Espoir
Fanfiction by Coco Lee e
AtegeV
I
The Howling
“When
we start killing
It's all coming down right now
From the night that we've created
I wanna be awakened somehow
(I wanna be awakened right now)
When we start killing
It all will be falling down
From the hell that we're in
All we are is fading away
When we start killing”
[Within Temptation, “The
Howling”, The Heart of Every thing, 2007]
Il frinire dei grilli non era
mai stato così perfettamente udibile come quella sera, risuonava imperioso
nell'intera radura e nell'accampamento lì stanziato.
Nessuno
dormiva, non avevano il coraggio. Troppo sangue, troppi morti, troppi cadaveri.
Il senso di colpa pesava come un macigno sul loro cuore, ancora giovane degli
adolescenti.
Oltre al suono dei grilli,
quel timbro così uguale e ripetitivo, si poteva sentire di sottofondo il gemere
dei feriti, mugugnanti di dolori atroci, prossimi alla morte. E Ino distesa
sulla sua coperta logora in quel prato dall'erba bruciata, si rannicchiò su
stessa, con i palmi delle mani premuti sulle sue orecchie, per non sentire quel
rumore di morte. Voleva solo scappare. Voleva diventare sorda.
Sentì gli occhi inumidirsi,
il groppo in gola sciogliersi, ma scosse la testa: non doveva piangere.
Non lo stava facendo Sakura,
lei stava salvando vite dalle cinque di quella mattina.
Non lo stava facendo Naruto,
lui stava stroncando vite dalle cinque di quella mattina.
Perché avrebbe dovuto,
allora, essere lei la prima a mostrare la propria debolezza? Perché doveva
essere lei la prima a palesare la sua inutilità?
È brutto essere inutili.
Ogni cosa che fai è d'intralcio per gli altri, ogni parola che dici è superflua.
Una goccia. Due gocce.
Salate. Veloci. Sue. Lacrime amare. Singhiozzi ripetuti nella notte fredda e
buia. Il tremolio delle spalle, dentro al cuore solo la speranza e la voglia di
essere più forte. Lo doveva fare per lei. Lo doveva fare per tutti quelli che
spezzavano e salvavano vite.
Udì un urlo di dolore.
Qualcuno che soffriva, certo, ormai era abituata agli altri che pativano le
ferite. Ma quello era il grido di Choji.
Akimichi era stato trovato
in fin di vita poche ore prima, il fianco completamente martoriato. Una profonda
ferita alla tempia. Aveva perso molto sangue, e ora Haruno, sempre lei, se ne
stava prendendo cura, da buona medic ninja qual era. Al contrario di Ino.
Lei, che non era nemmeno in
grado di vegliare sui suoi compagni di squadra. Non era riuscita a mantenere la
promessa fatta ad Asuma-sensei. Un grido ancora più forte la fece drizzare a
sedere. Fare finta di non sentire sarebbe stato da vigliacchi, perché solo loro
si tirano indietro. Cercò di mettersi in piedi, per quanto le braccia e le gamba
tremanti potessero permetterle. Il cuore le andava a mille. Consapevole che
probabilmente quella sarebbe stata una delle ultime notti di Choji.
Sussurrò il suo nome. Lo
chiamò segretamente nell'ombra buia della notte ormai tarda.
Per la prima volta da quando
era nata, non s'interessò alle splendide e lucenti stelle che brillavano in
cielo. Si asciugò le lacrime che le avevano rigato il volto pallido e stanco
dalle fatiche e afferrò tutto il coraggio che aveva, dirigendosi verso la tenda
dell'amico.
Aveva bisogno di vederlo.
Un'ultima volta.
Vedere un'ultima volta
quegli occhi pieni di vita. Quelle guance paffute che lei si divertiva a
punzecchiare, come si fa con i bambini di cinque anni.
I suoi passi erano
strascicati e lenti, le sembrava di avere dei macigni. La vista, troppo
annebbiata dal pianto, scorgeva a malapena gli ostacoli del suo cammino,
facendola inciampare in buche e pietre, portandola a cadere con violenza sul
terreno arido.
«Serve una mano?» le domandò
una voce roca, graffiata dall’evidente tristezza che non gli si leggeva negli
occhi, come sempre. Quel suo sorriso falso. Tutti i suoi sentimenti erano
nascosti lì dietro.
Quel sorrisetto da bastardo,
mai che fosse vero, mai che venisse dal cuore.
«No, grazie, Sai...» replicò
secca, scacciando con uno schiaffo la candida mano che il ragazzo le aveva
porto.
In quel momento,
l'ipocrisia, era l'ultima cosa che le serviva. Senza nemmeno degnare il ragazzo
di ulteriore sguardo, Ino riprese il suo cammino cupo, lo sguardo basso e le
mani strette in pugni. Non si accorse di andare a sbattere contro una persona,
non si accorse, all'inizio, dei suoi occhi lucidi. Non si accorse di quella
sigaretta mezza accesa in bocca. Non si accorse della sua sofferenza.
Uno sbuffo di fumo la colpì
in pieno viso, portandola a tossire.
«Guarda dove vai...» mormorò
seccata la figura che aveva davanti.
«Scusa....» rispose, senza
ribattere, cosa che invece avrebbe fatto in un'altra situazione simile. No, non
poteva, non poteva litigare, quando Choji aveva bisogno di lei.
«Non ti consiglio di andare
di là...» continuò la voce maschile, come se nulla fosse.
«... è una merda...»
terminò, con una nota ironica nel tono.
«Cho ha bisogno di me…»
«Credimi, sei l'ultima
persona che vorrebbe vedere, in questo momento...» riprese il ragazzo con tono
sempre più secco.
Ino non gli diede nemmeno
ascolto, doveva e voleva vedere Choji. Passò accanto a Shikamaru, decisa ad
andare fino in fondo, ma il ragazzo le afferrò il braccio, fermandola. La
ragazza lo guardò con rabbia e stupore mischiati assieme.
«Torna a dormire Ino…»
«Cosa? Shika, il mio
migliore amico è là dentro! Sta morendo!» urlò, esternando tutto ciò che
ricacciava in fondo al proprio cuore, sopportando e sopportando.
«Sì, è lì.... e tu non puoi
fare nulla per aiutarlo!» anche Shikamaru alzò la voce, adirato.
Per la prima volta, Yamanaka
vide Nara arrabbiarsi, arrabbiarsi sul serio.
La sigaretta cadde in terra,
spegnendosi.
«Ha ragione...» fece eco
Sai, da dietro la ragazza.
E Ino in quel momento venne
distrutta. Distrutta dentro, nel profondo. 'Non puoi fare nulla'. Ennesima prova
che non solo lei si considerava inutile quanto un cappotto in piena estate, ma
tutti gli altri la consideravano tale. Una persona totalmente inutile. Un peso
per tutti.
«Avete ragione… che io vada o
no da lui… per Choji non farà differenza…» disse con voce flebile e lo sguardo
abbassato.
Chinava un po' troppo spesso
il capo negli ultimi giorni.
I due ragazzi videro
distintamente cadere da quel capo umiliato, una piccola lacrima, che andò a
bagnare la terra.
Ancora una volta, Ino stava
piangendo.
Nara, le poggiò
delicatamente una mano sull'esile spalla, attirandola a sé e abbracciandola con
dolcezza quasi materna, carezzandole i capelli dorati, mentre lei, soffocata da
tutto quel 'sopportare', si lasciò andare, affondando il viso nel cappotto da
Chuunin dell'amico e versando tutte le sue lacrime.
Sai, vedendo lo spontaneo
gesto d'affetto, decise che era meglio allontanarsi, facendo il meno rumore
possibile.
«Io… io non so cosa devo
fare, Shika!» singhiozzò la ragazza
«... io non ce la faccio
più…»
Nara la scostò gentilmente
da se, in modo da poter vedere quegli occhi azzurri, cercando di trasmettergli
un po' di sicurezza.
«Devi fare esattamente quello
che hai fatti fino ad ora, Ino!»
«Cioè niente! Shika io non
sto facendo niente!»
Shikamaru spalancò gli
occhi, sbalordito.
Era questo. Era questo ciò
che pensava? Ciò che, infondo, sembrava pensasse da sempre? Non poteva crederci.
«Ino! E' questo ciò che
pensi di te?» balbettò, ancora incredulo.
«Sì Shika... sì...»
Nara la strinse più forte a
sé, ora la ragazza sentiva il battito del cuore di lui, era inspiegabilmente
accelerato, afferrò due lembi del giubbotto e li strinse,
riprendendo a singhiozzare.
«Sei una sciocca, Yamanaka...»
disse infine il ragazzo con un sospiro, affondando il viso in quei fili d'oro.
Ino approfittò ancora per parecchi minuti di quel calore che solo Nara sapeva
donarle, con semplici e fraterni abbracci. Annusò il suo profumo, un misto di
fumo e muschio che le mandava il cervello in tilt. Si scansò lentamente,
passandosi un dito sotto l'occhio per arrestare le lacrime.
«Accompagnami da Cho…»
«Ino, tu sei pazza...»
«Non mi chiamo Yamanaka per
niente, Shika...»
Lui la prese per mano,
stringendola con dolcezza e riscaldandola delicatamente, quasi temesse potesse
raffreddarsi ulteriormente.
Pochi passi e si trovarono
davanti alla tenda. Choji li aspettava lì dietro.
«Vado...» proferì Ino,
prendendo un lungo e profondo respiro.
«Buona fortuna…» le sussurrò
Shikamaru, lasciandole la mano.
Attese qualche secondo prima
di entrare, aveva troppa paura. Tirò un lungo respiro e si mosse. La tenda
sarebbe stata completamente buia se non fosse stato per una piccola lanterna
poggiata a terra vicino al letto di Akimichi. Accanto al moribondo, stava
Sakura, che ogni po' annacquava un panno di spugna in una bacinella d'acqua
fredda, passandolo poi sul viso sofferente di Choji. Ino credette di svenire
alla vista del compagno.
Tutto il suo corpo era
ricoperto di tagli e abrasioni, completamente scarlatto di sangue ormai secco.
I vestiti erano
completamente stracciati e lui giaceva nudo su quel materasso ormai pregno del
suo sangue. Ino non si scandalizzò, non ne aveva il coraggio.
Lanciò un'occhiata titubante
alla ferita al fianco, era profonda, troppo profonda, incorniciata dalla sporco
che la povera Sakura non era riuscita a lavare via.
«Ino...» sibilò Haruno
notando la presenza dell'amica. Ino la guardò a lungo, cercando una risposta,
una speranza. La ragazza dai capelli rosa abbassò lo sguardo, scuotendo il capo,
negando.
«Ho... ho fatto il
possibile... mi spiace...» le disse, anche lei sul punto di piangere. Choji non
sarebbe stato il primo e nemmeno l'ultimo. Yamanaka si avvicinò all'amica, e
tutta l'intenzione di restare vicina a Choji.
«Vai a riposare un po'...
resto io qui con lui...»
«Sei sicura, Ino?»
«Sakura, credo di avere
superato l'età dell'essere insicura! Sono una kunoichi a tutti gli effetti
ormai!»
Haruno alzò le spalle,
l'amica era nervosa, poteva capirlo benissimo; si allontanò e uscì, inghiottita
dal buio della notte.
Ino si sedette al capezzale
dell'amico, con fare titubante gli prese una mano e la strinse forte.
«Ciao Cho...» sussurrò con
voce roca e tremolante.
All'inizio il ragazzo sembrò
non sentire quella flebile voce. Ino ripeté il suo nome. Una. Due volte. Sentì
una piccola pressione sul palmo della mano. Akimichi stava rispondendo alla
stretta di mano. Un sorriso spontaneo incurvò le labbra della ragazza, facendole
lacrimare appena gli occhi.
«Ciao Cho...» ripeté
nuovamente.
«Ino... ciao.» riuscì a
rispondere il ragazzo, con grande fatica.
«Sono messo male?» domandò
con ironia, cercando di sdrammatizzare quel brutto momento.
La bionda allargò il
sorriso.
«No Choji, t-ti riprenderai
presto...» mormorò, mentre le lacrime scorrevano ormai sulle candide gote.
«Ehi... p-perché piangi?» si
sforzò il ragazzo, continuando a stringere la presa.
«... nulla... sono... sono
un'idiota...» rispose, soffocando i singhiozzi.
«L'hai capito finalmente.»
fece una voce profonda e sarcastica.
«S-Shika...» proferì l'amico
moribondo.
«Sono qui...» accertò il
moro, avvicinandosi.
«Siamo qui... siamo il Team
dieci... ancora riunito...» terminò Ino, abbracciando entrambi.
«Per l'ultima volta...»
«Non dirlo nemmeno per
scherzo, Cho!» lo rimproverò la ragazza, alzando un po' troppo la voce.
«Ino... guardiamo in faccia
la realtà. Non vedi in che condizioni sono?»
«Sì, ma io... tu non
puoi...»
«Sono un ninja, prima o poi
sarebbe dovuto capitare. I ninja non vengono al mondo per vivere...»
«Ma nemmeno per morire,
Choji!»
«Infatti...» intervenne
Shikamaru, posandole una mano sulla spalla.
«I ninja vengono al mondo
per sopravvivere.»
La ragazza rimase a fissare
Nara per qualche secondo, incapace di aggiungere altro. Si alzò di scatto,
mordendosi il labbro, tirò un calcio alla lampada, facendola cadere in terra in
mille pezzi.
«La vita dei ninja... fa
schifo...» sibilò a denti stretti, correndo fuori, coprendosi il volto con le
mani.
«Ino!» la richiamò Shikamaru,
alzandosi anche lui.
«Se fossi in te la
recupererei...» sorrise Choji, prima di essere colpito da un attacco di tosse
convulsa, sputò sangue.
«Va’ da lei, Shika...»
ripeté Choji, girandosi di scatto dall'altra parte e vomitando sangue.
«Non posso lasciarti così!»
«Non voglio che il tuo
ultimo ricordo di me sia questa brutta immagine... vai a chiamare Sakura, ti
prego...» Nara esitò un momento, la fronte madida di sudore.
«Shikamaru va’ da lei... e
promettimelo...»
«Cosa, Choji?»
«Non lasciarla mai sola...»
detto questo, Akimichi gli sorrise, un sorriso caldo e sincero, prima di
chiudere gli occhi e spirare.
Cadde
un silenzio tombale nella tenda, Shikamaru osservò l'amico per l'ultima volta,
gli occhi sbarrati che osservavano un punto impreciso davanti a lui, le braccia
abbandonate lungo i fianchi, la bocca sporca di sangue.
«P-prima
Asuma...» balbettò, incapace di frenare i singhiozzi.
«O-ora
tu...» continuò, stringendosi le spalle e affondando il viso nel colletto del
giubbotto.
«Ti
prego Ino... non lasciarmi anche tu... non lasciarmi anche tu!» s'inginocchiò,
stringendosi e prendendo a piangere senza ritegno, davanti al corpo esanime di
quello che per molti anni era stato il suo migliore amico.
Sakura,
avendo visto Ino uscire come una furia, entrò nella tenda.
«Shikamaru
come mai...?» ma si arrestò subito. Choji non respirava
più.
«O
mio Dio...» Haruno si portò una mano alla bocca, versando lacrime amare, veloci
e tante.
Nara
si voltò verso la ragazza, gli occhi rossi e la bocca tremante. Era solo un
brutto sogno.
«Sai
una cosa... è incredibile che il suo ultimo pensiero sia andato a una sciocchina
come Ino!»
Sakura
annuì, porgendogli una mano per alzarsi.
«Forza
Nara! Non dobbiamo farci distrarre da questo... il Suono avanza da sud, mentre
l'Akatsuki da nord... se non facciamo qualcosa al più presto, ci accerchieranno
e per noi sarà la fine!» lo riprese la rosa, ammonendolo con sguardo
severo.
«Non
osare dirmi cosa devo fare, Sakura. Non osare.» sussurrò Shikamaru, una voce di
una risolutezza che lei non aveva mai sentito prima.
«Il
mio migliore amico mi ha appena lasciato, credi che m'importi qualcosa adesso se
Orochimaru o Itachi ci attaccano?»
«Non
fraintendere le mie parole... non volevo dire che...» cercò di rimediare Haruno
con tono dispiaciuto.
«Lascia
stare...» il ragazzo fece per uscire dalla tenda. La morte di Choji sarebbe
stato un fatto troppo amaro da mandar giù.
«Dove
vai?»
«Qualcuno
dovrò dirlo a Ino e sorbirsi i suoi urli isterici... preferisco farlo
io...»
Il
ragazzo stette per andarsene, ma fu bloccato dalla voce supplicante di
lei,
«Shikamaru?
Ti prego, diglielo nel miglior modo possibile... lei era molto legata a
Choji...»
«Ah!
Perché, io no?!» replicò adirato Nara.
Sakura
si bloccò... aveva sbagliato ancora.
«No,
Shika, non intendevo quello, sì, insomma...»
«Haruno?
Chiuditi quella bocca! Stanotte non fai che dire
cazzate...»
«Tu mi
hai compresa, lo so... hai capito ciò che volevo dirti...» terminò la rosa,
prendendo a pulire dal sangue il corpo di Choji, pronto per la degna
sepoltura.
«Sakura?»
chiamò il ragazzo dopo brevi istanti. La ragazza si voltò, con sguardo
interrogativo.
«Choza,
prima che se ne andasse, mi disse che Choji avrebbe voluto che il suo nome
apparisse accanto a quello di Asuma, sulla lapide degli eroi...» Haruno comprese
e con un sorriso triste tornò a occuparsi del corpo di Akimichi. Shikamaru uscì
dalla tenda, l'aria fredda lo colpì in pieno, facendolo rabbrividire nel suo
giubbotto da Chuunin. Cercò Ino con lo sguardo, trovandola seduta sull'erba poco
più in là, a guardare le stelle. Si avvicinò pronto a dirle quella verità che
faceva male da morire, ma lei lo precedette.
«Lo so...
l'ho visto...»
«In che
senso?»
«Vedi
quella stella luminosa? Prima non c'era... adesso
sì...»
La
ragazza sospirò, chiudendosi nelle proprie ginocchia e affondando la testa, in
modo che l'amico non la vedesse in quello stato.
Nara provò una dolorosa stretta allo stomaco, un senso di nausea
repressa fino a quel momento; era stata la morte di Choji o la vista di Ino
triste per l'ennesima volta?
Si tolse il giubbotto e lo
appoggiò sulle spalle infreddolite della bionda, incapace di confortarla in
alcun modo.
Perché
nella vita, una persona non è mai pronta per affrontare la morte. Nemmeno se si
è ninja. Perché è fredda, meschina, subdola e perfida. Te la ritrovi davanti
senza preavviso, passa e si porta via le vite delle persone, lasciando dietro di
se urla di disperazione e sofferenza. Nessuno vuole averci niente a che fare,
con la morte.
Ino
non era mai stata tanto disarmata quanto quella notte.
Shikamaru
non si era mai sentito così triste e spento come quella
notte.
Nessuno
dei due, quella sera, si era sentito così vicino al proprio dolore, eppure, così
ignorante nel poterlo alleviare.
«Riprenditelo...»
esclamò Ino all'improvviso.
Shikamaru
la guardò esterrefatto.
«Riprenditelo!
Non ho bisogno della tua compassione!»
«Stupida
orgogliosa...»
La
ragazza si alzò in piedi risoluta, porgendo al moro
l'indumento.
«Va' a letto Ino...» controbatté lui, voltandole la schiena e
dirigendosi verso la sua tenda.
Quella,
non era proprio serata.
Yamanaka
seguì con lo sguardo il compagno finché fu visibile. Poi tornò alla sua tenda,
stendendosi di nuovo su quella coperta logora. Quello che era successo a Choji,
domani sarebbe potuto accadere a qualcun altro. A Sakura, a Shikamaru, a
lei…
Chiuse
gli occhi scuotendo la testa, non voleva e non doveva pensarci. Non avrebbe più
permesso una cosa del genere.
Non
avrebbe permesso che un'altra persona perdesse la vita. Mai
più.
Gli
splendenti raggi dell'albeggiare fecero capolino dalle fessura della fatiscente
tenda e colpirono il ragazzo proprio negli occhi,
svegliandolo.
Con
fare svogliato si tirò a sedere, sbadigliando e stirandosi come ogni mattina,
lanciò uno sguardo all'orologio: le quattro e mezza. No, decisamente troppo
presto per i suoi gusti, ma, dalle voci che provenivano dall'esterno, sembrava
che l'intero campo fosse ormai sveglio da più di un'ora.
Il
suo essere pigro prese il sopravvento sul suo dovere di ninja, e cercò di
rimettersi a dormire. 'Non ho bisogno della tua compassione!'. Già, nemmeno lui
la voleva. E sapeva che come avesse messo piede fuori, avrebbe ricevuto sorrisi
di conforto. Tutti sorrisi di circostanza. Tutti sorrisi ipocriti. E lui non
voleva, Choji non lo avrebbe voluto.
Ma
il rumore fuori continuava ad esistere e quindi, contro la sua volontà dovette
alzarsi e affrontare quella nuova giornata di combattimento. E pensare che lui,
voleva solo una vita tranquilla.
Una
voce allegra lo riportò bruscamente alla realtà.
«Ehi
pigrone, svegliati! Tsunade-sama ci vuole vedere!»
Come
faceva l'Uzumaki ad essere così felice, anche in un momento come questo? Come
poteva avere sempre quel maledettissimo sorriso stampato sul
volto?
Uscì
dalla tenda e seguì il biondino, che ancora rideva, unendosi a Kiba, Shino e
Neji.
Improvvisamente,
udì le distinte parole di Genma echeggiare per la radura.
«Sono
arrivati i rinforzi! Suna ci ha mandato dieci Shinobi!»
«Oh, si
è proprio sprecato il nostro Kazekage...» commentò Neji
sarcastico.
Naruto
scoppiò in una fragorosa risata, attirando su di sé parecchi sguardi non proprio
amichevoli, tra cui quello di Nara stesso. Arrivarono nella tenda di Tsunade,
che insieme a Jiraya stava consultando qualche cartina, con aria vagamente
preoccupata. Vagamente perché Tsunade non sarebbe mai stata seriamente
preoccupata per qualcosa.
Appena
la donna si accorse del gruppetto di giovani, il suo sguardo puntò subito
Shikamaru.
«Ho
saputo da Sakura di stanotte… mi spiace...» e infatti. Ora veniva la parte della
compassione. Sapeva che sarebbe dovuto rimanere a letto. I presenti si voltarono
interrogativi verso il ragazzo. Essendo mattina presto, la notizia non era
ancora stata divulgata.
«Perché?
Che è successo?» chiese candidamente Naruto, mettendosi le braccia dietro la
testa.
«Choji
è morto.» duro. Freddo. Diretto.
L'ilarità
scomparve dal viso del ragazzo, come portata via dal
vento.
Uzumaki
strinse i pugni, reprimendo l'odio, la rabbia e la frustrazione. Ma era tutto
inutile.
Inutile.
«E
perché io le vengo a scoprire adesso queste cose?!» urlò, in preda alla collera
più folle.
Lo
svogliato moro alzò un sopracciglio.
«Avresti
preferito vederlo morire tra le tue braccia?» sibilò
irritato.
«Le
proprie paure bisogna affrontarle a quattr'occhi Shikamaru! La morte è una di
queste...» disse serio il biondo, guardandolo con gli occhi lucidi e
arrossati.
Kiba
non riuscì a trattenersi, crollò in ginocchio e batté un pugno contro la terra,
imprimendole un segno profondo.
I Quattro di Konoha si erano definitivamente
sciolti.
«Yamanaka
lo sa?» chiese Neji. Più per curiosità che per altro.
«Sì…
aveva appena 'salutato' Cho quando se n'è andata…»
«E…
adesso come sta?» chiese Kiba con una punta di... terrore? Erano conosciuti gli
urli della ragazza quando era arrabbiata o disperata.
Shikamaru
fece un sorriso amaro e involontariamente voltò il viso proprio in direzione
della tenda dell'amica.
«Probabilmente
sarà ancora a frignare!» non gli era andato ancora giù il modo con cui lo aveva
trattato la sera precedente.
In quel
momento, Yamanaka entrò con prepotenza nella tenda, livida in
volto.
Non
guardò nessuno, camminò diritta verso il suo obbiettivo.
«Tsunade-sama?
Sabaku no Temari le vorrebbe parlare... appena ha tempo...» ringhiò, voltò la
schiena alla donna e procedette a passo spedito, urtando con forza la spalla di
Nara e uscendo dalla tenda.
«Ino...»
sussurrò impercettibilmente, ferito.
Fu
interrotto da un colpo di tosse, evidentemente fatto per attirare l'attenzione,
di Tsunade.
«Gli
Shinobi di Oto sono troppi e nessuno di noi è ai livelli dell'Akatsuki. Ci serve
un'imboscata, dobbiamo coglierli di sorpresa.» proferì la donna con
solennità.
«Ma
sarà un massacro!» esclamò Neji, incredulo.
«Sì, sarà un massacro... ma ho una domanda da porti, Hyuuga: questa
ti sembra la fiera del paese? È la guerra.»
Neji
incrociò le braccia al petto, offeso. Tsunade rivolse il suo sguardo a Nara,
aspettando un’approvazione, un segno d'assenso. Ma il ragazzo sembrava non aver
minimamente ascoltato la conversazione, sembrava essere su un altro
pianeta.
«Shikamaru
Nara! Può degnarci della sua attenzione? Usi quel suo quoziente intellettivo per
aiutarci a vincere la guerra e non a pensare ai suoi problemi di
cuore!»
«Scusi
Godaime...»
«Bene,
ora che anche tu sei tra noi, ho preparato gli schemi per l'imboscata: da sud
li attaccheranno Hyuuga Hinata in coppia con Inuzuka Kiba, Shino vi guarderà le
spalle.
Hyuuga
Neji, tu e Tenten attaccherete da nord con… Sabaku no Kankuro, dal momento che
Rock Lee...» non terminò la frase, la penna passò immediatamente sul foglio che
stava leggendo la donna, cancellando il nome.
Il
Quinto prese nuovamente il respiro.
«Nara
Shikamaru, tu andrai con Sabaku no Temari, li attaccherete da ovest! Mentre
Yamanaka andrà con Akim...» s'interruppe nuovamente, cancellando un secondo nome
dalla carta.
«...
con Uzumaki e Sai ad est...» concluse, richiudendo il
rotolo.
Tutti
annuirono con la testa e tornarono nelle loro tende per
prepararsi.
«Nara?»
chiamò la donna, mentre il ragazzo si voltava spazientito.
«Non
fare cazzate, non ora...»
Shikamaru
scoccò un'occhiata poco amichevole all'Hokage. Ma l'aveva preso per un
deficiente? Credeva che avrebbe fatto come con Asuma-sensei? Avrebbe vendicato
Choji, certo, ma solo quando questo non avrebbe voluto dire mettere in pericolo
i proprio compagni.
S'incamminò a testa alta per il campo, ricevendo di tanto in tanto
le occhiate compassionevoli degli altri ninja, lui non le sopportava, non le
avrebbe mai sopportate!
Era già
stato compianto abbastanza dopo la morte del suo maestro, bastava
così.
Forse
Ino non aveva tutti i torti, dopotutto... la compassione è proprio l'ultima cosa
che vogliono le persone: le fanno sentire deboli, inutili, così distanti dalla
realtà.
E
proprio in quel momento vide la diretta interessata, qualche metro distante da
lui. Stava chiacchierando allegramente. Con Sai.
Un
senso di fastidio e vero disgusto s'impadronì di lui. Choji era morto da poche
ore e la signorina era gia a fare la gatta morta, con quel ghiacciolo di Sai,
per giunta.
«Ino!»
la chiamò il ragazzo, non tralasciando la punta di disprezzo nella voce. La
ragazza si voltò lentamente verso il moro, congedando Sai e avvicinandosi
maggiormente.
«Devi
prepararti per la missione… non perdere tempo!»
«È
fastidio quello che sento nella tua voce?»
«Choji
è morto! Cacchio Ino! Ma non riesci a capirlo?»
«Capisco
solo che Choji non voleva che piangessi… e se non posso versare lacrime, oltre a
sorridere, cosa potrei fare?»
«Non ti
dico di non sorridere, Ino, ti dico semplicemente che devi avere la decenza di
mostrarti almeno un po' afflitta!» Shikamaru alzò la voce, decisamente
contrariato dal fatto che la ragazza, come sempre, riusciva a vedere il
bicchiere mezzo pieno in qualsiasi situazione.
Lei e
Choji erano così dannatamente simili...
«Shikamaru!
Ho diritto come te a superare la morte di Choji! Ho diritto come te a sorridere!
Ho diritto come te a evitare di pensarci!» urlò la bionda,
adirata.
Nara
sembrò ascoltare passivamente quelle parole, che in realtà lo avevano toccato e
scosso come mai prima.
Ridacchiò.
«Ti
rendi conto? Choji era il nostro tranquillante. Di me e te, diceva sempre che
noi due eravamo nati per litigare...» mormorò a bassa voce, abbassando la
testa.
«Hai
ragione... perché io e te siamo troppo diversi, Shika... due come noi non
potrebbero mai andare d'accordo...» e questa volta Ino non lo disse col sorriso,
e Shikamaru si rese conto che non si riferiva solamente ai loro caratteri, alla
loro amicizia. Lei si riferiva a qualcosa di più complicato e grande, a qualcosa
che segretamente tutti e due pensavano. Ma lì per lì a Shikamaru Nara sfuggì il
significato di quelle parole.
«Tu
dici che tutti dovrebbero disperarsi a piangere alla morte di qualcuno. Bene, tu
fallo se vuoi e vai a farti consolare da Temari. Per quanto mi riguarda…» fece
una lunga pausa, guardando il compagno dritto negli occhi
neri.
«...
affronto la cosa come Choji stesso avrebbe fatto.» voltò
le spalle, lasciando che i capelli, ormai fatti crescere fin troppo,
provocassero una ventata di aria profumata che colpì il ragazzo dritto in
faccia, mentre l'odore floreale s'insinuava prepotentemente nel suo naso,
inebriandolo con la sua ineguagliabile dolcezza.
Profumo
di cosmee autunnali.
Ino era
sbocciata in un fiore meraviglioso, e il moro se n'era accorto solo in
quell'istante; nell'istante in cui l'amica aveva preso a braccetto Sai,
accompagnandolo nella sua tenda.
“I, I've
been waiting for someone like you But now you are slipping away What
have you done now Why, Why does fate make us suffer There's a curse
between us Between me and you”
[Within
Temptation, “What
have You Done”, The Heart of Everything,
2007]
Neji si
sistemò con maniacale accuratezza lo zaino sulla spalla destra, lanciando
occhiate furtive alle persone che gli stavano a fianco. C'era chi era
preoccupato, chi solo annoiato e chi non vedeva l'ora di partire, ma tutti (e
lui si sa: vedeva tutto, anche troppo) avevano una grande paura. Lui stesso
aveva paura. Quando Rock Lee aveva emesso il suo ultimo respiro, lui c'era e lì
si era ripromesso di non fare la sua fine. Lee se n'era andato ancora con la
voglia di vivere, con i rimpianti ancora di cose non fatte e non dette. Hyuuga
portò il suo sguardo su Tenten, impegnata in una conversazione con Yamanaka: lui
non avrebbe voluto avere rimpianti.
Percepì
una calda mano poggiarsi sulla sua spalla, voltò lentamente il viso, trovandosi
faccia a faccia con Kiba.
Lui e
Kiba non si erano praticamente mai parlati, non avevano mai dialogato
animatamente come invece Neji aveva fatto con la maggior parte degli altri suoi
amici. Ognuno sopportava la presenza dell'altro, non dandoci nemmeno molto
peso.
«Neji,
credo tu sappia fin troppo bene quanto sia difficoltosa la missione
affidataci... per questo motivo, io voglio chiedere la mano di tua cugina e
voglio avere il tuo permesso. Potrei non rivederla più, e voglio che sappia che
l'ho sempre amata, anche quando a lei interessava di più la presenza di
Naruto...»
«Se
morirai, la farai soffrire.»
«Tenermi
dentro tutto ciò mi farà soffrire! Non voglio seppellire i miei sentimenti, non
voglio diventare come te!»
Neji
lo guardò con gli occhi sbarrati.
«Vuoi
morire ancora prima di partire per la missione, Inuzuka?» chiese a muso duro.
Kiba non badò molto a quella minaccia, anzi, continuò a sorridere al ragazzo,
mostrando i suoi canini aguzzi.
«Non
prenderlo come un rimprovero, Neji. Però credo che dovresti almeno parlarle, io
ho intenzione di farlo. Per una volta...» disse poi portandosi una mano al
cuore.
«…
usa questo.» e detto ciò se ne andò, avvicinandosi al suo
gruppo.
Lo
Hyuuga continuò ad osservare con sguardo perso un punto lontano davanti a sé,
incurante del fatto che ormai tutti fossero pronti, rimanendo imbambolato
davanti alla tenda.
Qualcuno
lo scrollò.
«Neji!
Muoviti accidenti! Non dobbiamo restare indietro!» il ragazzo posò gli occhi,
stordito, su colui, o colei, che lo aveva distratto.
«Tenten!
Ero soprappensiero...»
La
ragazza sorrise divertita.
«L'avevo
capito, dottor Byakugan! Forza, andiamo!» esclamò, prendendolo per una manica e
trascinandolo fuori, sul campo, dove tutti erano ormai pronti e già divisi nei
gruppi assegnati.
«Possibile
che grande e forte come sei, hai ancora bisogno della baby-sitter, Neji?» disse
Naruto candidamente.
Neji
non si degnò neanche di rispondere. Prima Kiba, adesso lui. No, non era proprio
giornata!
Tsunade
raggiunse il gruppo di shinobi, guardando i loro visi uno ad uno, come se li
stesse per vedere un'ultima volta, il che era vero,
probabilmente.
«Non
vi farò nessuna raccomandazione del tipo “state attenti”, “tornate a casa” o
cose simili. Lottate e portate a termine la missione.»
Tutti
annuirono gravemente. Nessuno sembrava intenzionato a mollare, arrivato a questo
punto, ma in ognuno di quei coraggiosi ninja, l'adrenalina era alle stelle, e la
paura, tale da far gelare il sangue.
Temari
fece un passo avanti, la testa alta e lo sguardo fiero.
«Tsunade-sama,
in qualità di ambasciatrice del Kazekage della Sabbia, Sabaku no Gaara, nonché
mio fratello minore, vorrei dirle che sarà un onore combattere per Konoha e
morire per Konoha al fianco dei miei amici!» e spostò leggermente lo sguardo sul
ragazzo che aveva di fianco, arrossendo
impercettibilmente.
Un'esclamazione
si levò alta tra la folla.
«Il
Kazekage tiene lezioni su come fare il leccaculo agli altri Kage?» domandò la
voce squillante di Ino Yamanaka.
Una
quindicina di teste si voltarono tutte insieme verso un'unica ragazza che non
arrossì minimamente, anzi. La risata forte e squillante di Naruto riempì l'aria,
facendo sussultare i compagni.
«Questa
è davvero buona, io ce lo vedo Gaara a fare lezioni su come ingraziarsi la
gente! Ah Ino, sarà un piacere fare la missione con te!»
Per
tutta risposta Tenten sorrise senza farsi vedere, affondando
il
viso in una mano. Quasi tutti gli altri ninja maschi soffocarono una risata,
probabilmente avevano immaginato Gaara a dare lezioni. Gli unici che non
sembravano affatto divertiti erano Temari, livida in volto, e
Shikamaru.
«Ino!
Ti sembra il caso di mancare rispetto in questo modo ad una persona che ha
prestato giuramento di aiutarci?» gridò Shikamaru, arrabbiato e confuso dal
fatto che la bionda avesse punzecchiato in questo modo una ragazza che per lui
era diventata importante in quegli anni.
«Oh,
scusami tesoro, ti ho forse offeso la puttanella?» continuò la Yamanaka, incrociando le
braccia e gridando la provocazione, in modo che tutti la
sentissero.
Vide il
viso di Temari perdere sicurezza e il suo corpo, invece che rimanere eretto,
afflosciarsi leggermente, come ferito. Percepì una deliziosa sensazione di
soddisfazione.
«Adesso
basta! Non esagerare!» continuò Nara, sempre più
arrabbiato.
«Altrimenti
cosa mi fai? Eh? Mi fai picchiare dalla tua puttanella? Visto che è sempre
venuta lei a salvarti!»
Shikamaru
rimase zitto, a bocca aperta. Ino era veramente capace di dire tutte quelle
cattiverie gratuite? Nara si voltò verso la kunoichi della sabbia, pronto a
porgerle le scuse da parte di Ino. Ma questa alzò di scatto il capo, come se
avesse trovato una nuova forza dentro di lei. Guardò Ino con astio e dopo
incurvò le labbra in un ghigno furbo.
«Almeno
IO servo a qualcosa… non mi pare che tu faccia molto per Konoha… o
sbaglio?»
Il
cuore di Ino ebbe un tuffo, mentre tutte le sue difese crollavano. I suoi occhi
si caricarono di odio e li rivolse immediatamente al suo compagno di
squadra.
«Tu...»
sibilò con rabbia innaturale.
«... tu
le hai detto tutto?» marcò il "tu" in modo che anche il ragazzo capisse quanto
fosse adirata.
«È
l'unica persona di cui mi possa fidare...» sussurrò lui di rimando, con tono
neutro.
«...
ora che Choji se n'è andato!»
Ino deglutì un boccone amaro, amarissimo. I suoi occhi, sempre del
color del cielo, questa volta sembravano preannunciare una
tempesta.
«Sai
cosa ti dico Shikamaru? Fottiti!» la ragazza prese Naruto per una manica
tirandoselo dietro e imboccando la strada per la missione, seguita a ruota da
Sai.
«E
cerca di NON tornare!»
Gli
occhi dei presenti si allargarono ulteriormente. Quello che aveva detto Ino era
troppo grave.
«Ino
non dire cose che poi…» iniziò Tenten seguendo l'amica.
«...
Tenten, non dire cose che poi ti pentirai di aver detto!» esclamò la bionda,
mostrando il pugno.
La
bruna rimase sconvolta. Era la migliore amica di Ino da un po' di tempo e non
avrebbe mai immaginato una reazione del genere.
Voltò
il viso, tornando indietro e avvicinandosi a Neji, con aria abbattuta e
sconfitta.
«Neji...
ma... cosa abbiamo fatto per meritarci questo...» domandò al ragazzo, gli occhi
lucidi sull'orlo del pianto.
Lo
Hyuuga fu investito da quella visione celestiale e fu tentato dal baciarla, lui,
proprio lui, Neji-pezzo-di-ghiaccio.
Ma
lo sguardo di Naruto, che da un po' di tempo si era fissato su di lui, gli fece
perdere ogni proposito. Durante la missione si sarebbe aperto con lei. Non gli
importava se poi lo avrebbe rifiutato, doveva togliersi quel peso dallo
stomaco.
Kiba
si avvicinò a Shikamaru, ancora sconvolto per quello che era successo. Possibile
che Ino fosse arrivata a dire tanto?
«Posso
dirtelo Nara? Tu sei veramente coglione!»
«Io
coglione? IO COGLIONE? Ora spiegati! È stata lei ad attaccare la povera Temari!
È colpa sua! Io l'ho solo difesa, e ho fatto bene! Era Ino quella dalla parte
del torto!»
«Senti,
avvocato delle cause perse, Ino sta attraversando un brutto momento, non
guardarmi con quella faccia, è vero! Ha perso il suo migliore amico e il
sostegno di tutti coloro che sembrava l'amassero. Ha ricercato in Tenten
l'amicizia di Sakura e in te l'affetto che provava per Sasuke...» prese un lungo
respiro.
«...
state colpevolizzandola troppo, povera ragazza!» terminò, alzando ancora di più
la voce, dopo essersi assicurato che Ino e Naruto si fossero
allontanati.
«Questo
non giustifica le sue offese!»
«Tu
non mi ascolti vero?» Shikamaru osservò bene il ragazzo davanti a
sé.
“Ha ricercato in Tenten l'amicizia di
Sakura e in te l'affetto che provava per
Sasuke…”
“Hai ragione... perché io e te siamo troppo diversi, Shika... due
come noi non potrebbero mai andare d'accordo…”
Shikamaru
rimase immobile. Adesso capiva, adesso.
«Quanto
spreco di quoziente intellettivo…» si ritrovò a dire Kiba, allontanandosi e
partendo con i suoi compagni.
Rimase
a fissare il vuoto, completamente preso dai suoi pensieri.
«Ino...»
sussurrò tristemente, sentendosi un verme per come l'aveva trattata, si sentì
strattonare da qualcuno e poi percepì qualcosa d’umidiccio premergli sulla
guancia.
«Andiamo,
Shika?» era Temari, l'allontanò quasi con disgusto.
«Temari,
non osare più farmi così! Mai più!» bisbigliò adirato, voltandole le spalle e
incamminandosi
verso quella tanto temuta missione.
«Deidara-sempai?
Io mi annoiooooo…»
«Zitto
Tobi, se non vuoi che stanotte ti metta una bomba sotto il
letto!»
L'Akatsuki
era accampata in una radura a nord del Paese del Fuoco. Era già da diversi
giorni che stavano fermi nello stesso posto e non combattevano. Ordini
superiori.
«Deidara-sempai?»
«Tobi
vai a giocare da qualche parte!» disse il biondo sbuffando. Anche lui si stava
annoiando.
Erano
stati mandati in quella stupidissima missione per compiacere Leader, che voleva
vedere degli spargimenti di sangue da parte dei ragazzi di Konoha, e
naturalmente, come secondo obbiettivo, vi era la cattura del Jinchuuriki, Naruto
Uzumaki.
Ma, purtroppo, gli era
stato ordinato di non attaccare finché non l'avesse fatto Orochimaru, erano
infatti a conoscenza del fatto che l'ex membro stesse per eseguire la sua mossa
fatale e, essendo consci delle manie di grandezza dell'uomo, si prospettava una
mossa mortale per chiunque.
Deidara
sbuffò ancora una volta. Tutte le volte che non poteva fare la SUA arte e nemmeno attentare
alla vita di Tobi, il ragazzo dall'occhio meccanico si annoiava
terribilmente.
«Itachi?
Quanto credi che ci farà aspettare Leader?»
«Cosa
vuoi che ne sappia io?»
«Sono
tre giorni che siamo bloccati in questa radura del cavolo!» esclamò il biondo,
ma notando che Itachi, come sempre, non prestava molta attenzione a quello che
diceva, decise di tornarsene zitto e buono a sbuffare, ancora e
ancora.
«Senti...
la vuoi smettere? Hai rotto con la tua insofferenza!» proferì l'Uchiha,
infastidito, con tono neutro e, quasi, indifferente.
«Oh, mi
scusi tanto principino... le chiedo umilmente perdono, devo prenderle anche una
tazza di tè?» sibilò l'artista indignato.
«Ehm...»
interruppe Tobi alzando innocentemente la mano destra, richiamando l'attenzione
dei due litiganti.
«Che
vuoi?!» esclamarono all'uniscono.
«Avete
una caramella?» domandò con la stessa ingenuità che poteva avere un bambino di
cinque anni.
«Sì,
e dove la vuoi?» chiese Deidara con aria di sfida.
«Ma
ti degni anche di rispondergli?» fece notare Itachi che in quel momento poteva
anche essere minimamente interessato alla faccenda.
«Ma
la mia non era una battuta… io vorrei veramente una caramella.» ribatté il
povero Tobi.
Uchiha
rimase qualche secondo in silenzio e poi si decise ad accontentare il
ninja.
«Kisame
le nasconde sotto il cuscino. Vai e se ti becca… io non ti ho detto
niente.»
«Sono
al limone?» continuò il ninja arancione, con estrema curiosità di conoscere
l'esistenza del suo gusto preferito tra la scorta segreta di
Kisame.
«Ma
cosa vuoi che ne sappia!» alzò la voce il moro, cominciando a perdere la
pazienza.
«... ne
ha di tutti i tipi! La troverai anche al limone!»
«Grazie
Itachi-san! Sarà il nostro piccolo segreto!» terminò con una punta di infantile
malizia e dileguandosi verso la tenda del Mukenin azzurro dove, sperava, lo
stesse attendendo una montagna di caramelle al limone.
Deidara
sospirò, Itachi riprese la sua natura seria e disse
solennemente.
«Sai
qual'è la cosa che mi spaventa di più in tutto ciò?» alludendo alla
missione.
«... il
fatto che hai un segreto con Tobi?» suppose il biondo.
L'Uchiha
rimase in silenzio per qualche secondo.
«Sì,
proprio così!»
«Inquietante…»
commentò Deidara rabbrividendo. Poi, rendendosi conto di aver trovato un
passatempo degno di questo nome, si rivolse ancora al detentore dello
Sharingan.
«Si
vede che hai un fratellino più piccolo… sei così tenere e indulgente…» lo
canzonò con una vocina quasi femminile.
Itachi
si voltò di scatto verso il collega, non lasciando trapassare nessuna emozione,
anche se in quel momento il suo Mangekyu Sharingan attivo la diceva
lunga.
L'artista
portò le mani davanti a sé e sorrise di rimando.
«Ehi,
ehi, Uchiha! Scherzavo! Eheh...»
Il moro
sorrise beffardo, ritornando al suo Sharingan di sempre e lasciando che il
compagno tirasse un lungo e profondo sospiro di sollievo.
«Sai
Itachi? Ti odio quando fai così...»
«Mi
stupirei se tu non mi odiassi...»
«Ah
ah... spiritosone...»
Entrambi
voltarono gli sguardi dalle parti opposte, stizziti come due
bambinoni.
Tobi
ricomparve vicino ai due ragazzi, con le braccia piene di caramelle al limone e
alla fragola, contento come i bambini a Natale.
«Ti
avevo detto di prenderne una, non tutte. Kisame se ne
accorgerà!»
«Mi
dispiace, ma ho voluto prendere della caramelle anche al mio
sempai!»
Deidara
osservò a lungo Tobi: stava scherzando, vero?
«Non
ti piace la fragola?» chiese ingenuamente il ragazzo con la maschera al
biondo.
«Non
accetto caramelle dagli sconosciuti!» fu la sua secca
risposta.
«Ma
io non sono uno sconosciuto, sempai!»
«Non
so nemmeno che faccia hai: per me sei uno sconosciuto!»
Il viso
dell'arancione tremò sinistramente, mentre tutte le caramelle gli cadevano dalle
braccia, rotolando a terra.
Itachi
ne approfittò con agilità e velocità felina per rubarne una alla fragola e
ficcarsela in bocca, assaporandola lentamente.
«Sempai...»
mugugnò Tobi, la voce incrinata in segno di pianto.
Deidara
roteò le pupille.
«Scherzavo,
scherzavo... adesso la prendo...» sussurrò accondiscente, chinandosi e
afferrando una caramella alla fragola, la alzò, mostrandola al compagno,
scartandola e mangiandola senza tanti convenevoli.
Il
membro con la maschera sembrò calmarsi, prendendo una caramella al limone e
facendola passare sotto la maschera, in modo da ingoiarla.
Deidara,
rimanendo sorpreso da quanto fossero buone quelle caramelle (avrebbe dovuto
chiedere a Kisame dove le comprava), si chinò per prenderne un’altra, rimanendo
molto infastidito da quello che vide.
«Ehi
Uchiha! Quelle sono mie! Ritira la mano!»
«Non
vedo il tuo nome…»
«Non
c'è bisogno che ci sia il mio nome! Sono mie… me le ha portate Tobi…» disse con
le labbra che tremavano leggermente, anche lui pronto per una crisi di lacrime
amare.
Itachi
stava per rispondergli quando un urlo disumano raggiunse le loro orecchie,
facendoli sobbalzare.
«Cosa
è stato?» domandò Deidara.
«Ci
stanno attaccando?» chiese Tobi.
«Macché!»
rispose Itachi.
«Credo
che Kisame abbia scoperto che le sue caramelle sono
sparite…»
N/A:
La comicità dell'Akatsuki non è stata scritta tanto per far ridere un po' di
lettori, ma per sottolineare quanto loro prendano la guerra con semplicità,
quanto per loro la morte sia cosa normalissima. Speriamo di aver raggiunto il
risultato.
“Per chi non lo avesse capito…
amiamo i Within Temptation alla follia!!”
Lee &
AtegeV
Ringraziamenti speciali
a:
Queen_of_Sharingan_91
Eleanor89
_Ellis_
Kaho_chan [la tua recensione sul forum di
Ategev è fantastica, grazie mille! ^^]
“Don't
you die on me You haven't made your peace Live life, breathe, breathe
Don't you die on me You haven't made your peace Live life, breathe,
breathe”
Sai
saltava di qua e di là per i rami, incurante del fatto di essere davanti a tutti
e di non stare aspettandoli, poteva percepire Ino arrancare faticosamente, la
litigata con Shikamaru l'aveva scossa decisamente... bisognava
rincuorarla...
Indietreggiò
di qualche ramo e in breve le fu accanto.
«Allora,
bellissima, come mai quell'aria triste? Non si addice al tuo bel visino...»
sussurrò galante.
«Sai,
ti avverto: non sono in vena per queste cose, vai a dare della 'bellissima' a
Naruto!» rispose lei, aumentando la velocità e superandolo. Ma il ragazzo non si
dette per vinto e in due spinte fu nuovamente accanto a
lei.
«Non
voglio darti noia, ma un artista come me non può che essere dispiaciuto nel
vedere quel brutto sorriso malinconico su un volto che solitamente sprizza
felicità da tutti i pori!»
La
bionda non poté che arrossire a quel complimento, perché anche Shikamaru non era
così carino con lei? Perché dovevano perennemente essere in
disaccordo?
«... come ti senti dopola Grande
Litigata? Che per far
comodo chiameremo GL... insomma, Shikamaru si è comportato male con te...
e...»
«Senti
Sai... va' a cagare! Non ho bisogno di compassione e non ho bisogno neppure di
quei tuoi
sorrisetti
falsi per abbordarmi! Capito? Io non ho bisogno di amici! Non ho bisogno né di
te, né di quel bastardo! Che si tenga la sua puttanella! Non me ne importa
nulla!» detto ciò sfrecciò via, staccando il moro di un buon numero di rami e
lasciandolo a bocca asciutta.
«Andata
male, eh?» chiese Naruto avvicinandosi.
«Stasera
andrà meglio…»
«No,
stasera ti farà a pezzettini piccoli piccoli! La conosco da più tempo di te…
quella mena!»
«Non
sarà peggio di Sakura, no? Stai tranquillo, lascia fare a me…» disse, sempre col
solito sorriso di circostanza, aumentando il passo.
«Ecco...
lo farà a pezzettini…» ribatté Naruto scuotendo la testa.
«Sai,
lasciala stare… non insistere!»
«Ino
è carina ed è un peccato che perda il suo tempo con uno come
Nara…»
«Ma
cosa t'importa!»
Sai
abbassò lo sguardo.
«Mi
importa perché io voglio essere accettato da tutti voi! Cosa che non sono ancora
riuscito a fare, giacché tutti mi date contro! Pensavo che magari avere una
ragazza mi avrebbe fatto diventare più popolare...»
Il
biondo scosse la testa.
«Ma...
dai, potevi anche dircelo no?» domandò ingenuamente, come fosse la cosa più
ovvia del mondo.
«Naruto...
perché quando vedo Ino sento uno strano batticuore?» accennò Sai, premendosi una
mano sul cuore.
Il
volto di Uzumaki si fece stranamente serio.
«Oh
no...» riuscì semplicemente a sussurrare.
Il
sole stava ormai per tramontare. Il cielo si era tinto di un rosso arancio
opaco, che dava quasi noia alla vista. Neji camminava lento, il Byakugan attivo
che saettava da una parte all'altra del sentiero. Una volta constatato che
nessun nemico fosse sulle loro tracce, si voltò verso le persone che gli
camminavano dietro, rimanendo alquanto infastidito, a dire il vero. Tenten e
Kankuro parlavano a bassa voce, ma nonostante questo, Hyuuga capì che la ragazza
si stava divertendo a dialogare con lo shinobi della
sabbia.
Indietreggiò
di qualche passo, raggiungendo i compagni, fermandosi accanto a loro. Diede un
piccolo colpo di tosse, in modo da distogliere i due dai loro
parlottamenti.
«Non
so se l'avete notato, ma in caso di risposta negativa... siamo in missione!
Perennemente attenti! Non dobbiamo distrarci!» disse, con una nota di disprezzo
nella voce calma e ferma.
Lo
shinobi di Suna fu il primo a replicare, seccato.
«Ma
ti vuoi fare i cavoli tuoi, Hyuuga?»
«Io
mi faccio i cavoli miei, Sabaku! Dico solo che dobbiamo, dovete, stare più
vigili in missione! Non te lo hanno insegnato a Suna?»
«Ma
se siamo in un sentiero sperduto su una collina, chi vuoi che ci
attacchi!»
«Senti
Kankuro…» iniziò Neji, pronto per la lite. Kankuro non gli era mai piaciuto.
Nemmeno un po'. Aveva sempre quel sorrisetto strano, di chi la sa lunga, di chi
considera gli altri inferiori. Forse era dato dal fatto che fosse il fratello
del Kazekage. A lui non importava. Sabaku no Kankuro non gli piaceva per
niente.
«Hyuuga…
dacci un taglio!» esclamò il ragazzo, mostrando il pugno chiuso davanti al viso
del moro.
Tenten
si parò tra i due.
«Ehi,
ehi! State calmi!» poi si voltò verso Neji, guardandolo
severamente.
«Si
può sapere che ti prende? Non sei mai stato così... acido... con i nostri
compagni di missione!»
Il
diretto interpellato voltò lo sguardo dalla parte opposta, mormorando,
vergognandosi
uno «scusa...»
«Comunque
è meglio fermarci qua per stanotte…» disse la ragazza, ignorando l'occhiataccia
di Neji che voleva dire 'dopo io e te facciamo un discorsetto'. La parola scusa
nel vocabolario di Hyuuga non esisteva proprio.
Kankuro
osservò la scena interessato. Si sarebbe molto divertito con quei due.
Mentre
il ragazzo sistemava le proprie cose, Neji, con un secco «Vado a prendere un po'
di legna», si
avviò
all'interno del bosco. Tenten ne approfittò subito, seguendolo.
Sabaku
si mise le mani dietro la nuca, sdraiandosi pesantemente contro il suolo e
osservando le stelle che brillavano nel cielo, chissà se le avrebbe più
riviste... dopotutto quella era una missione mortale.
Cadde
in un profondo stato di dormiveglia, cullato dai tanti rumori presenti in quella
collina, e fu proprio in quel momento che udì un allegro fischiettare non poco
distante da lui.
Spalancò
gli occhi, pietrificato dalla paura, si tirò a sedere ed urlò
terrorizzato.
«Chi
va là?»
Fece
due calcoli mentali: poteva essere Hyuuga? No, lui non avrebbe mai fischiato.
Tenten? Aveva seguito il ragazzo, non poteva gia essere tornata. Ma
allora…
Kankuro
prese i suoi rotoli contenenti le marionette, e non fece in tempo a posizionarsi
per affrontare un eventuale nemico, che il fischiettare cessò all'improvviso,
rivelando una figura alta e imponente. Veste nera con nuvolette rosse. Anello al
dito. Maschera che copriva il volto.
L'Akatsuki.
Prese
a tremare convulsamente, sentendosi disarmato solo, davanti ad un nemico di tale
calibro. Vide l'uomo mascherato alzare una mano, strizzò gli occhi, preparandosi
al peggio.
«Ciao!»
lo
salutò.
«Sei
solo?» aggiunse, avvicinandosi al marionettista.
«S-sì...»
balbettò quest'ultimo portando davanti a sé Karasu in modo da
proteggerlo.
«Ehi...
mi vuoi attaccare?» domandò nuovamente il membro
dell’Akatsuki.
«Io…
io…» Kankuro rimase immobile. Non sapeva se quel ninja stava facendo sul serio
oppure lo stava prendendo in giro.
«Ehi,
sei molto pallido…» disse Tobi ingenuamente avvicinandosi al ragazzo per
osservarlo meglio.
«Proprio
una brutta cera…» ribadì infine.
«A
mio avviso è un calo di zuccheri…»
L'uomo
con la maschera cominciò a frugare sotto la veste nera, cercando
qualcosa.
«Vuoi
una caramella?»
La
paura del ragazzo raggiunse livelli innaturali. Quell'uomo, era così di
natura?
Rifletté:
uno dell'Akatsuki, l'Organizzazione più temibile esistente, non poteva essere
così ingenuo, no, era impossibile.
Con
abilità che caratterizzava esclusivamente i marionettisti provetti scagliò
Karasu contro Tobi che, con velocità indescrivibile, la schivò
facilmente.
«Se non ti
piacevano le caramelle al limone potevo anche dirlo…» disse Tobi, adesso offeso
per la poca cortesia con cui era stato trattato.
Il
cuore di Kankuro fece un triplo salto mortale all'indietro, facendolo sudare
freddo. Era la fine. La fine. F i n e.
Riprese
il controllo di Karasu, intrattenendo uno scontro con il ninja, che sembrava
solo minimamente infastidito dalla cosa.
«Mi
sto annoiando…» decretò dopo un po' Tobi. Con uno scatto impressionante sorpassò
la marionetta, trovandosi faccia a faccia col ragazzo con gli occhi
spalancati.
E
lì, il giovane non vide più.
Una
scarica di pugni potentissimi lo colpì al petto, facendolo vacillare, imprecò
dal dolore, tentando in qualche modo di ribellarsi, ma l'arancione era stato
ancora più veloce: aveva tagliato i fili di Chakra che lo collegavano a Karasu e
Kuroari.
I
colpi terminarono, e ricadde a terra, sputando sangue sull'erba umida. Ormai non
poteva fare nulla. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo, ma, come
solitamente succede, il miracolo non avvenne.
Non
era una favola, quella.
Tobi,
non contento, si fece ricadere sopra il corpo del ragazzo, tirandogli una
gomitata in pieno stomaco.
Tenten
si voltò verso il sentiero dove lei e Neji erano scesi.
Quell'urlo..
«Tenten,
mi stai ascoltando?» ripeté Hyuuga spazientito.
«Non
hai sentito quell'urlo?»
«Quale
urlo? Tenten, se è una scusa per cambiare argomento sappi
che…»
«Neji
per favore sta’ zitto!» urlò la ragazza. Quell'urlo di dolore lei lo aveva
sentito fin troppo bene.
«Come ti permetti di dire…»
stava iniziando Neji, quando un secondo urlo, più forte e tragico del primo
arrivò anche alle sue orecchie.
«Neji!
Kankuro! Lo abbiamo lasciato da solo!» esclamò la ragazza, portandosi una mano
alla bocca, quasi a ricacciare il conato e la nausea che l'avevano colta di
sorpresa.
Sul
viso dello Hyuuga si dipinse un'espressione di puro terrore, afferrò la brunetta
per una mano e cominciò a correre verso il luogo cui provenivano quegli
urli.
Nessuno
dei due stava pensando alle conseguenze, l'adrenalina era a mille, il coraggio
affiorava lentamente, ma entrambi sospettavano che, nel caso in cui si fossero
intromessi nella battaglia di Kankuro... sarebbero morti.
Ma
la cosa sorprendente era che, lì per lì, la cosa non sembrava turbarli
minimamente.
Risalirono
la collina, erano scesi veramente in basso, e Tenten vide, con tutti i rami
davanti, il corpo ferito di Kankuro che giaceva a terra. Lasciò la mano di Neji
e superandolo, tirò fuori un kunai per andare in soccorso all'amico, ma Hyuuga
la riprese per la vita, abbracciandola quasi dal dietro, per evitare che facesse
un altro passo.
«Ma
si può sapere che diavolo stai…» Neji tappò con una mano la bocca della
compagna. Ma era pazza ad urlare a quel modo?
«Stai
un po' zitta, una buona volta!» le bisbigliò all'orecchio, senza lasciare la
presa sulla ragazza.
Tenten
non capiva il comportamento di Neji: pensava di lasciare un compagno in balia di
un nemico? Tornò a guardare con occhi sbarrati la scena, vedendo solo ora chi
era il fantomatico nemico.
Tobi,
non essendosi accorto di avere degli spettatori, osservò Kankuro che a fatica
stava cercando di mettersi in posizione eretta.
«Ti
ripeto la domanda… sei solo?»
«Sì… sono
solo…» disse. Non avrebbe permesso che i suoi compagni fossero scoperti.
Qualcuno doveva completare quella missione.
«Allora
vuol dire che mi divertirò ad uccidere solo te…»
L'ultimo
sguardo di Kankuro andò verso i due compagni, dolce e compassionevole, ultimo
ricordo di quel viso amico.
La
mano dell'arancione rimase diritta, mentre il proprietario ne inoculava il
Chakra. Un colpo duro e secco.
Tenten
affondò il viso nel petto di Neji, mentre scoppiava in lacrime silenziose. Lo
Hyuuga, invece osservò a testa alta la fine dell'amico, mentre la nausea lo
raggiungeva, portandolo a voltarsi per vomitare.
Quando
Tobi sfilò, senza alcun riguardo, la mano dal petto di Kankuro, lo shinobi era
ormai già collassato.
L'uomo
rimase a fissarsi la mano pregna di sangue, per poi esclamare,
stizzito.
«Che
schifo! Così mi sporco il guanto, dannazione!» e lo pulì sveltamente sul suo
cappotto nero, disgustato.
Voltò
le spalle al cadavere e proseguì per la sua strada, aggiungendo all'allegro
motivetto precedente, anche la strofa “Quanto mi piace uccidere!
Trallallà!”.
«Ne…
Neji?» domandò Tenten fra un singhiozzo e un altro, mentre il ragazzo si
asciugava la bocca con una manica. Anche con Lee era successa la stessa identica
cosa. Non si sarebbe mai abituato a vedere la gente
morire.
«Pe…
perché non lo hai… hai aiutato?»
«Lui
ha detto che era da solo, voleva che non lo aiutassimo… ci ha salvato la vita…»
disse mentre col volto pallido per aver appena rigettato, si poggiava ad un
albero.
La
brunetta crollò con lui, poggiandosi su una sua spalla e riprendendo a
piangere.
Si
sentiva terribilmente in colpa per non averlo aiutato. Esattamente com'era stato
con Lee.
Si
sentiva una codarda, una feccia della peggior specie, e solo il conforto di Neji
sembrava calmarla. Il ragazzo, le aveva infatti circondato le spalle con un
braccio e le stava carezzandole i capelli, lasciandole timidi baci sulla fronte
imperlata di sudore.
«Tenten…
sii forte, domani potrebbe succedere anche a me, se non riesci a fartene una
ragione non potrai mai…» iniziò Neji, credendo così di risollevarle il
morale.
«Non
dirlo neanche per scherzo Neji! Non dirlo! Non dirlo mai più! Tu non mi
lasciare… mai…» urlò la ragazza, singhiozzando e
singhiozzando.
Il
ragazzo si staccò lentamente da lei e con passo strascicato si diresse verso il
corpo morto di uno dei fratelli della sabbia.
«Sarà
dura dirlo a Gaara e Temari…»
La
ragazza, si alzò di colpo, completamente terrorizzata e si aggrappò nuovamente
allo Hyuuga.
«A-aiuto...
Neji... ti prego ... dormi... dormi con me stanotte...»
singhiozzò.
«S-stai...
stai con me... ti prego...» lo supplicò, terribilmente scossa da ciò che aveva
appena visto, e che avrebbe dovuto abituarsi a vedere.
Neji
strabuzzò gli occhi, incredulo. Cosa avrebbe dovuto fare ora, la vicinanza con
Tenten avrebbe potuto scatenare in lui gli istinti di un diciottenne messo alle
strette, e il fatto che l'indomani lui o, preferì non pensarci, lei avrebbero
potuto fare la fine di Kankuro, non aiutava la situazione.
Il
ragazzo fece un grosso respiro, cercando di tenere a bada la voglia che aveva di
baciare quella ragazza, portando la propria attenzione su quel cadavere. Fra
loro c'era un cadavere, un morto, una persona che aveva smesso di vivere. Doveva
pensare solamente a questo.
«Do…
dovremo metterlo da parte e far venire una squadra di soccorso, credo che il suo
corpo debba tornare a Suna…» disse con voce roca.
«E…
e stasera dormirò con te… se è questo quello che vuoi…»
Tenten
gli sorrise calorosamente, non trovando le parole per
ringraziarlo.
«Ma...
Neji? Come facciamo a far venire una squadra di soccorso?» osservò la
ragazza.
Lui
sospirò.
«Non
lo so Tenten... in questo momento voglio solo dormire e dimenticare...
Kankuro...» esitò un istante prima di nominare l'amico, deglutì un boccone
amaro, mentre gli occhi, ormai lucidi, frenavano lacrime che prima o poi
sarebbero scese.
Informiamo
i gentili lettori che per cause di forza maggiore [leggi: vacanze] le autrici
non potranno pubblicare nuovi capitoli se non a distanza di due
settimane!
[Within
Temptation, “A
Dangerous Mind”, The
Silent Force, 2004]
Hinata
Hyuuga rabbrividì appena sentendo il freddo pungente del mattino che le entrava
dentro il sacco a pelo. Si raggomitolò ancora più su se stessa, cercando di
trovare un po' di calore, inutilmente.
Aprì
stancamente un occhio, vedendoci prima tutto sfocato, poi distinguendo la figura
informe che dormiva accanto a lei. Kiba stava tutto dentro il sacco a pelo. Si
vedeva sola un ciuffetto di capelli
castani
sbucare in cima e poi basta. Hinata sorrise leggermente. A distanza di anni
certe cose non sarebbero mai cambiate.
Kiba
era sempre stato così: divertente, simpatico ed imprevedibile. Riusciva a
stupirla e farla divertire come nessun altro, ed ogni giorno che passava con lui
e Shino si convinceva che non sarebbe potuta capitare in un Team
migliore.
Ormai
conscia che non avrebbe più chiuso occhio, si stiracchiò, per poi chiudersi nel
proprio cappotto ed aspettare che anche Kiba aprisse gli
occhi.
Voltò
lo sguardo verso il fuoco che ormai non scoppiettava più come quella notte, ed
incontrò il volto di Shino: era stanco, lo si notava attraverso i suoi occhiali
scuri.
Ora
che ci pensava, Hinata non aveva mai visto gli occhi del compagno. Mai, nemmeno
per un fugace secondo. Presa allora dalla curiosità, si mise a sedere ancora
tremante per il freddo (e l'umidità pesante) e cercò, senza far rumore, di
avvicinarsi al suo compagno amante degli insetti.
Era
a pochi centimetri da lui.
Ora
o mai più.
Allungò
una mano verso quelle lenti scure, finalmente poteva vedere in faccia
Shino.
«Non
ci provare, Hinata.»
Ritrasse
la mano, come scottata, e avvampò dalla vergogna. Colta in
flagrante.
«S-scusa...
Shino-kun...» balbettò, quasi spaventata dalla reazione del
compagno.
«Non ti
ho fermata perché non voglio... ti ho fermata perché non posso, mi capisci?»
proferì stancamente il ragazzo, abbassando impercettibilmente lo
sguardo.
«Nemmeno
io so cosa potresti trovarci, dietro quegli occhiali...» aggiunse, la voce calma
e profonda non tradiva un moto di disprezzo verso quell'oggetto che lo
distingueva dagli altri, impedendogli però di mostrarsi
completamente.
«C-come?
C-cosa potrei tro-trovarci Shino-kun?»
«Credimi
Hinata, meglio che tu non lo sappia…» detto questo il ragazzo si alzò in piedi,
stirandosi bene bene tutto il corpo, mentre Hinata ancora in gInocchio a terra
sentiva distintamente qualche ossa del compagno che emettevano
rumore.
«Vado
a cercare un po' di legna per ravvivare il fuoco… sai come diventa intrattabile
Kiba quando si alza col freddo, no?»
La
Hyuuga
sorrise, ricordando come Kiba s'arrabbiasse anche solo per uno starnuto causato
dal freddo.
Una
volta che l'Aburame si fu allontanato, la ragazza ritornò al suo sacco a pelo,
in modo da riavvolgerlo e ritirarlo nel proprio zaino, per poter proseguire il
cammino. Ma mentre eseguiva questa operazione, fu attirata dai bisbigli del
compagno ancora dormiente. Si avvicinò, scavalcando l'imponente figura di
Akamaru e avvicinandosi a Kiba.
Lentamente
prese la cerniera del sacco a pelo, tirandola giù, in modo da osservare bene in
volto l'amico.
«No,
Hana! Non rompere… ancora cinque minuti…» farfugliò il ragazzo nel sonno e
nell'incompleta ignoranza di quello che stava accadendo attorno a lui. Hinata
ritrasse subito la mano, credendo di averlo svegliato, ma quando constatò che
Kiba era ancora profondamente del mondo dei sogni,
si
protese ancora sul suo volto, cercando du capire cosa stesse mai sognando il
ragazzo.
«Hinata...»
sussurrò l'Inuzuka, con un sorriso buffo stampato sul
viso.
Il
cuore della ragazza prese a battere più forte.
«...
sei... bella...» continuò farfugliando il ragazzo
addormentato.
Si
sentì avvampare, il calore le accerchiava lo stomaco, il cuore e la mente. Si
portò le mani alle guance e le tastò, notando quanto
scottassero.
«Ki-Kiba-kun!»
sussurrò imbarazzata come non mai.
Si
sentiva lusingata, certo, ma... ma... perché quel ragazzo stava chiamando
proprio lei?
«Hinata-chan…
mi piaci… un sacco…»
Hyuuga
non sapeva più che fare. Era imbarazzata e confusa. Possibile che Kiba fosse
innamorato di lei, e lei (ingenua che ancora sperava in una occhiata di Naruto,
a volte…) non si fosse mai accorta di niente?
Si
tirò in piedi, lei non avrebbe nemmeno dovuto sentirle quelle cose, fece per
tornare dal suo sacco a pelo, quando Inuzuka, girandosi sulla schiena e trovando
una posizione più comoda, borbottò quelle parole..
«Voglio…
fare l'amore… con te… Hinata-chan…»
I
battiti del cuore della ragazza accelerarono ancora di più, quelle parole
l'avevano spiazzata, scioccata, quasi... spaventata.
Rimase
ferma immobile nel luogo in cui si trovava e deglutì un boccone amaro.
Sembrava
che il suo cervello avesse smesso di funzionare.
Tentò
di deglutire un'altra volta, ma il groppo in gola non glielo
permise.
Non
seppe bene che colore avesse assunto la sua pelle... sicuramente un incrocio di
diversi rossi, giacché non si era mai trovata in una situazione di tale
imbarazzo come quella, prima d'ora.
Hinata
era molto timida, in generale. In queste cose poi, nemmeno a parlarne. Però
sapeva, Sapeva da diversi anni di avere ormai in squadra due ragazzi.
Maschi.
Quando
si è piccoli, non si bada molto di che sesso sono i tuoi amici. Basta che loro
giochino e ridano con te. Ma arrivati a una certa età, capisci la differenza. E
Hinata sapeva che essendo maschi, Kiba e Shino pensavano spesso a quelle cose.
Ma mai, mai avrebbe creduto che l'oggetto dei desideri di Kiba fosse
lei.
Eppure...
eppure quell'idea proibita, che non l'aveva mai sfiorata prima di quel preciso
istante le interessava.
Non si
era mai trovata a pensarlo... ma ora, quasi messa alle strette, immaginò il
proprio corpo nudo accanto a quello di un ragazzo, accanto a quello di
Kiba.
Non
aveva mai visto un ragazzo nudo, lei. Suo padre gliel'aveva sempre proibito: «Le
donne Hyuuga non vedranno altri uomini nudi all'infuori del proprio sposo!» le
diceva spesso. E lei acconsentiva... ma quel tarlo le rodeva la mente, mentre la
curiosità stava ormai divorandola.
Lei,
le cui labbra non erano ancora state sfiorate da nessuno, provava il desiderio
di sentirsi, almeno una volta nella vita, appartenente a un uomo. A
Kiba.
E
si stupì quasi di questi pensieri, perché per la prima volta, immaginandosi con
un uomo, non aveva subito pensato a Naruto-kun. Ma aveva pensato a Kiba.
Immediatamente.
Presa
da questa consapevolezza, spalancò ancora di più gli occhi, voltandosi verso il
compagno, che dormiva ignaro della confusione che adesso regnava nel cuore di
Hinata.
«Certo
che la
Yamanaka potrebbe anche abbassare le alucce... come si è
permessa di offendermi mentre prestavo giuramento?!» esclamò adirata Temari,
scuotendo la testa in segno di compassione.
«Quella
ragazza è pazza... non sa nemmeno lei il suo ruolo come kunoichi...» aggiunse
con disprezzo.
«Beh...
dai, Tema, non essere così acida anche tu... dopotutto era piuttosto scossa
dalla morte di Cho...
probabilmente
non ha retto... e ha dovuto sfogarsi con qualcuno...» rispose Shikamaru,
intristito, non era giusto che si parlasse male di Ino dietro le
spalle.
«Shikamaru,
non puoi sempre giustificarla per qualsiasi cosa! È grande e vaccinata, non può
passarla sempre liscia! Io l'ho sempre detto che tu e Akimichi la viziavate,
sempre a dirle di sì! E poi…» Nara sbuffò, passandosi una mano sul viso. Erano
ore che stavano discutendo su Ino. Ed erano ore che Temari non faceva che
insultarla in tutti i modi che conosceva. Non poteva darle torto, in fondo
era
stata Ino ad attacar briga… ma offenderla… no, non era una cosa da mandar
giù!
Sentì
Temari ridacchiare sommessamente.
«... e
poi... è così evidente che nessuno le voglia bene! Ma dopotutto... chi vorrebbe
mai bene a una come lei?» aggiunse la donna, continuando a ridere, come avesse
appena detto una battuta divertentissima.
Shikamaru
strabuzzò gli occhi... ora stava esagerando! Tutto questo... per una semplice
lite? No... Ino non se lo meritava proprio!
«Temari!
Guarda che io ho imparato a conoscerla bene e... è simpatica e molto dolce e...
e... non si merita tutti i tuoi insulti... dovremmo, anzi, cercare di aiutarla a
superare questo momento!» disse convinto il moro, mentre gli occhi gli si
illuminavano.
«Oh
andiamo Shikamaru! Da quando t'importa così tanto di Ino Yamanaka!» disse lei
con un disprezzo nella voce che fece quasi sussultare
Shikamaru.
«E'
una persona debole, me lo hai detto anche tu!»
«E'
una ragazza che SI CREDE debole, Temari! In realtà ha molta forza interiore… è
una ragazza splendida!»
«Come
no! In pochi anni è riuscita a rovinare una splendida amicizia con Haruno e a
perdere l'amore di Uchiha! Dimmi se credi ancora che la tua amichetta sia una
persona forte!»
Quella
fu la goccia che fece traboccare il vaso ormai stracolmo.
Certo,
Ino ne aveva dette di cattiverie gratuite... ma Temari ora stava veramente, ma
veramente esagerando.
Shikamaru
Nara era comunque un ragazzo che non s'arrabbiava facilmente, anzi, ma quella
volta, perse il controllo.
«Adesso
basta, Temari! Smettila di dire quelle cose sulla mia Ino! Smettila, mi hai
capito? Finiscila! Ino non si merita tutto questo disprezzo!» il moro
esplose.
Non gli
importava se fosse stato scoperto da dei nemici, non gli importava di aver
urlato, non gl'importava di nulla in quel momento, voleva solo che Temari la
smettesse di parlar male della sua amica bionda.
Nara,
in quel momento, credette che Temari sarebbe esplosa, urlandogli contro che si
sbagliava, e tutte le peggiori cattiverie. E invece con suo grande stupore, la
vide impallidire e fermarsi in mezzo alla strada, mentre lo fissava con aria
stupita.
«La
mia Ino?» ripeté la ragazza con un filo di voce.
Shikamaru
si fermò anche lui a quelle parole. Davvero aveva detto una cosa
simile?
«Che-che
cosa significa, Shika?»
E
per la prima volta nella sua vita, Nara non sapeva cosa rispondere.
«I-io...»
il chuunin cercò di spiegare il perché di quella frase, ma ciò che uscì dalla
sua bocca furono solo farfugliamenti incoerenti.
Aveva
sentito il bisogno in quel momento di appellare Ino come "sua", di sua
proprietà.
Come se
fosse sua sorella, sua compagna, sua amica, sua... deglutì,
ragazza.
«Io...
Temari... Ino è mia amica, siamo legati da un sentimento profondo... la conosco
da quando
aveva
pochi giorni... lei... io...» era impacciato... non aveva la minima idea di cosa
stesse dicendo, o meglio, cercando dire.
«Ti
sei per caso innamorato di lei?» chiese allora Temari a bruciapelo. Aveva notato
la difficoltà del ragazzo ad esprimersi, cosa molto insolita. Ma adesso voleva
sapere la verità, sapere se in quegli anni si era solo illusa di potergli
piacere in qualche modo o se quell'affetto da parte del ragazzo era solo
amicizia.
«Sì…
cioè volevo dire no! Insomma… non lo so!» Nara si mise a sedere su un
masso,
all'argine del sentiero, sprofondando il viso nelle mani. Cosa stava facendo?
Cosa stava dicendo?
Temari
si portò davanti al ragazzo. Nessuno si prendeva gioco di
lei.
«Shika…
io ti piaccio?»
Gli
occhi di Shikamaru si allargarono talmente tanto che il ninja credette che tra
poco sarebbero usciti dalle orbite. Possibile che Temari… proprio lei… insomma,
da quando piaceva così alle ragazze?!
Temari,
vedendo che il ragazzo non accennava a una risposta, decise di lasciar perdere
con le parole e di passare ai fatti.
«Vediamo
se con questo ti decidi…» e lentamente si chinò sulla sua bocca,
baciandolo.
Il
ragazzo provò una strana sensazione, umida, quasi disgustosa. Le sue labbra
erano serrate, ma la lingua di lei sembrava voler sfondare quella
barriera.
La
allontanò da sé, spingendola via con le mani, pulendosi la bocca con la manica
della sua tuta con un gesto svelto, quasi non volesse lasciar tracce di quel
bacio.
Di
quell'errore.
L'espressione
di Temari rimase risoluta, forse delusa, ma non perse la freddezza che la
caratterizzava.
«Quella...
quella...» sussurrò, stringendo i pugni davanti a sé, quasi stesse per perdere
il controllo.
«Se
mai dovesse tornare viva dalla missione… io… io…»
«Temari..»
il ragazzo guardò intensamente la ragazza, mentre questa stava cercando di far
sbollire la rabbia.
«…
mi dispiace…» riuscì soltanto a dire, con aria afflitta. Quel bacio gli aveva
fatto capire tante cose, un po' di chiarezza era giunta, ma a quale prezzo?
Aveva rovinato un'amicizia.
«Non
è colpa tua Shika… non è colpa tua…» ferita nel suo orgoglio di donna, Temari
non avrebbe perdonato quella ragazzina. Mai.
Ripresero
il viaggio più silenziosi che mai, non guardandosi negli occhi e tenendosi a
debita distanza l'uno dall'altra, ma Shikamaru notò che nella donna, stava
crescendo un odio, un odio che soltanto un amore perduto può
alimentare.
Sospirò,
e prese un lungo respiro.
«Temari...
osa fare qualcosa ad Ino, che dovrai vedertela con me, è chiaro?» l'avvertì, la
voce calma e ferma.
La
ragazza non rispose, ma Nara era convinto che non si sarebbe fermata a una
minaccia del genere.
“Can't
take it no more. All around me I see danger And it's closing in on me
Every second I can hear it Breathing.”
[Within
Temptation, “Final
Destination”, The
Heart Of Everything, 2007]
Genma
correva per il campo, doveva avvisare l'Hokage che la squadra di soccorso di
Sakura aveva appena rinvenuto il cadavere di Sabaku no Kankuro, a distanza di
pochi giorni dalla partenza della quattro squadre.
Non gli
piaceva per niente... le notizie di morte erano le peggiori e gl'infondevano
incertezza nelle mosse da farsi, poiché il pensiero di essere il prossimo
tamburellava nella sua mente, impaurendolo.
Trovò
Tsunade nella sua tenda, come sempre, che guardava la cartina geografica e si
consultava con l'Ero Sennin. Genma, da quando era nato, non aveva mai visto
Jiraya partecipare a una battaglia di Konoha, nemmeno una volta.Neanche quando, parecchi anni addietro,
durante l'esame di selezione dei Chuunin, Orochimaru aveva attaccato,
assassinando il Terzo Hokage.
Invece,
da quando Tsunade era diventata Godaime e aveva preso sotto la sua ala
protettiva il giovane Uzumaki, vederlo camminare per il villaggio era diventata
una cosa normale, di routine.
Tossicchiò
rumorosamente, per destare l'attenzione, l'effetto fu quello desiderato, infatti
ora, gli occhi dei due Sennin erano puntati su di lui.
Deglutì,
cercando le parole migliori per informarla dell'orrendo
accaduto.
«Che
vuoi, Genma?» domandò seccata la bionda.
«Ecco...
Tsunade-sama... è stato trovato un altro cadavere...» mormorò, chinando il capo
in segno di rispetto.
Jiraya
sgranò gli occhi, incredulo.
«Un
altro? No, non è possibile!» batté una mano contro la tenda,
bucandola.
Tsunade
ignorò l'Ero Sennin, volgendo uno sguardo stanco al ninja.
«E
chi è lo sfortunato?»
«Sabaku
no Kankuro.» i due ninja leggendari rimasero immobile per alcuni secondi. Questa
era veramente uno brutta, bruttissima notizia.
«Questa
non ci voleva… merdaccia…» esclamò Tsunade prendendosi il viso dalle mani. Più
il tempo passava, più i morti diventavano numerosi. Quella guerra stava
diventando una carneficina.
Loro
erano stati quelli ad aver subito il maggior numero di perdite: Rock Lee,
Choji... e ora Kankuro, più innumerevoli feriti.
Sembrava
che i nemici se la stessero prendendo con i più giovani.
Ed era
terribile vedere come i suoi shinobi più piccoli, le sue foglie, avessero sempre
meno la forza di andare avanti, temendo di fare la fine dei propri
amici.
No,
quella serie di morti doveva finire assolutamente! L'imboscata avrebbe dovuto
per forza funzionare!
La
donna prese un lungo respiro e con voce ferma e pacata parlò rivolta a
Genma.
«Organizza
un gruppo di tre shinobi. Gaara deve essere informato della morte di suo
fratello.»
«Sarà
fatto Godaime…»
«E…
c'è modo di rintracciare Temari?» chiese poi con una nota d'incertezza nella
voce.
«Potremmo
sempre mandare la squadra di Sakura…» suggerì Jiraya.
«Molto
bene… appena Haruno sarà tornata, falla ripartire sulle tracce di Nara e Temari…
questo è quanto.»
«Un'ultima
cosa, Tsunade-sama!» farfugliò il ninja dai capelli
castani.
La
Godaime sbuffò
spazientita.
«Che
altro c'è?»
«Ehm...
da che parte è andata la squadra di Nara?» domandò, sorridendo come scusandosi e
grattandosi la nuca, imbarazzato.
La
donna sorrise.
«Aaah...
beata ignoranza, Genma, beata ignoranza! Sono andati ad ovest!» esclamò, ancora
divertita dalla scena.
«Grazie
mille, Godaime...»
terminò
lo shinobi, uscendo dalla tenda e tornando alle porte del campo, attendendo
l'arrivo della squadra di Haruno.
«E
poi ti chiedi come mai stiamo perdendo la guerra…» disse Jiraya con in sorriso,
nonostante tutto.
«Che
vorresti dire?»
«Avere
dei tipi sbadati come Genma nell'esercito… non è
rassicurante!»
«Non
è rassicurante avere TE, Jiraya…»
L'Ero
Sennin guardò male l'amica, mentre questa tornava a consultare la sua
cartina.
«Cosa
vorresti insinuare, vecchiaccia?»
«Che
con la guerra i tuoi ormoni raggrinziti prendono il sopravvento e tu diventi più
maniaco del solito…»
«Certo
come no…» disse il Sennin offeso.
«E
un'altra cosa Jiraya… chiamami un'altra volta vecchiaccia… e puoi dire addio
alle tue facoltà motorie…»
Genma
uscì correndo, sferzato dal vento che aveva preso a soffiare, rendendo quel
campo sin troppo simile ad una deprimente landa desolata.
Velocizzò
il passo, sembrava che un buon numero di persone si fosse raggruppato davanti
all'entrata, il perché voleva solo scoprirlo.
Raggiunto
il luogo, vide dapprima il viso sporco e provato di Shizune, e poi anche quello
altrettanto rovinato ma sorridente della giovane Sakura.
Era
evidente di come avesse appena salvato la vita a qualcuno.
«Vedo
che sei di buon umore Haruno! Meglio così: devi ripartire…» la informò Genma con
un sorriso a trentadue denti.
«Di
nuovo?» chiese la ragazza sconcertata. Era appena tornata e doveva gia
ripartire. Non era una macchina, nel caso non lo avessero
notato!
"«Dove…
che devo fare?»
«Raggiungere
Shikamaru Nara e Sabaku no Temari a Ovest… devi avvertirla della scomparsa del
fratello…»
«Sempre
i compiti più ingrati mi toccano…» si lamentò buttandosi a sedere sull'erba
ingiallita.
«Genma?
Come sta il gruppo di Naruto? Hai notizie?» chiese la ragazza, con apparente
indifferenza.
Ma
Genma aveva capito. In fondo era sbadato, non stupido.
«Chi
t'interessa sapere? Sai, Ino o… Naruto stesso?» chiese con una punta di malizia
nello voce.
Vide la
rosa arrossire impercettibilmente. Ora ne era certo: c'era sotto
qualcosa.
Sorrise,
era bello vedere che anche in momenti così incerti e pericolosi, qualcuno
trovasse la forza di pensare all'amicizia e all'amore, invece che a se
stesso.
«M'interessano
soprattutto Ino e Naruto... di Sai meno...» rispose sicura, soffocando però una
risata in un repentino colpo di tosse.
«Allora,
Naruto direi che sta benissimo! Ino... credo non si sia ancora ripresa del tutto
per la morte di Choji... e ha litigato con Temari prima di
partire...»
«Prima
o poi sarebbe successo… quella ragazza non riesce a
trattenersi!»
«Ha
dato della puttanella e leccaculo a Temari…» informò Genma, mettendosi quasi a
ridere ripensando alla scena di qualche giorno fa. Era stato veramente
comico.
«Sono
sorpresa dell'apprendere che Temari non le abbia fatto un occhio nero…» decretò
Sakura avviandosi verso la propria tenda. Non aveva voglia di partire subito,
prima si sarebbe fermata a riposare.
«Genma…»
chiamò prima di andarsene. «Se… se succede qualcosa al gruppo di Naruto…
insomma…»
«Sarai
la prima saperlo…» finì Genma per lei.
Il viso
della rosa si rasserenò, e allo shinobi fece quasi
tenerezza.
I
tratti erano riconoscibili in quelli di una ragazza cresciuta troppo in
fretta.
Una
donna dal cuore fanciullesco.
Ma, lo
stesso moro, non si stupì dell'accorgersi del fatto che Haruno stesse parlando
proprio come un'adulta.
Una
risata subdola e sadica riecheggiava per la grotta fredda e umida. Al suo
interno, Orochimaru e suoi sottoposti avevano costruito la loro base. Un posto
ben nascosto da occhi indiscreti.
«Fare
fuori gli shinobi della foglia.. è sempre un immenso piacere, non trovi,
Sas'ke-kun?»
Il
ragazzo che possedeva lo Sharingan guardò il proprio maestro con indifferenza,
come se la cosa non lo toccasse minimamente. Eppure, era stato proprio lui a
togliere la vita agli shinobi di Konoha. Era stato lui a togliere di mezzo
Akimichi.
Si
leccò le labbra, come avesse davanti un altro corpo da poter finire, un altro
ninja da poter torturare.
Il
sorrisetto beffardo del Sennin lo distolse dai suoi pensieri e l'Uchiha, capì
perfettamente cosa stesse per domandargli.
«Allora,
Sas'ke-kun... quando hai intenzione di portarmi Naruto?»
Il moro
abbozzò ad un ghigno.
«Quando
vuole, Orochimaru-sama... quando vuole...» sussurrò, voltando lo sguardo e
carezzando la sua katana.
«E
sarebbe troppo dire che lo voglio… adesso?»
Sasuke
guardò stupito il suo sensei. Non era un tipo che aveva fretta, solitamente. A
lui piaceva agire con calma, anche quando uccideva. Perché adesso voleva Naruto
subito?
«Ha
qualche piano in mente? Perché lo vuole adesso?»
«E
tu invece spiegami perché dovrei aspettare… sono anni che cerco di possedere
la Volpe a Nove
Code… adesso voglio quello che mi spetta. Portami Uzumaki,
Sasuke.»
«Ma,
Orochimaru-sama, anche l'Akatsuki è sulle sue tracce, non teme uno scontro
aperto?» fu la saggia risposta di Sasuke.
L'uomo
fu lieto di constatare che il suo allievo prediletto non aveva perso lo spirito
d'osservazione.
«Sì,
Sas'ke-kun... per questo lo voglio ora!» fu la repentina
risposta.
«E lo
avrà, Orochimaru-sama...» una voce fastidiosa l'interruppe nel loro discorso,
Kabuto si avvicinò, sistemandosi gli occhiali come di rito e
ghignando.
«Vedo
che hai voglia di metterti in gioco…» osservò il Sennin dei serpenti, con aria
trionfale.
«Io
sono d'accordo con lei Orochimaru-sama… attaccando adesso prenderemo di sorpresa
anche l'Akatsuki, sicuramente non si aspettano un nostro attacco adesso,
anzi…»
Orochimaru
sorrise vittorioso. Aveva scelto bene i suoi scagnozzi. Tutti dalle menti
brillanti. Tutti ambiziosi.
«Dovremmo
mandare delle spie al campo di Konoha e informarci sugli spostamenti di quel
ragazzo…»
Era
giusto. Delle spie avrebbero fatto il lavoro sporco per loro, avrebbero
catturato il biondo, avrebbero distrutto il campo, avrebbero eliminato ogni
intruso... avrebbero lasciato, sorrise, l'Akatsuki a bocca
asciutta.
«Ottima
idea, Orochimaru-sama, ottima!» lo elogiò Kabuto, sperando con tutto se stesso
che fosse affidata a lui la missione.
«Certo...
un'ottima idea... per farci scoprire! Se non l'hai notato, Kabuto, non abbiamo
spie in grado di fare questo lavoro!» osservò scaltramente Uchiha, mettendo alla
prova la mente brillante del compagno dai capelli grigi.
«Però
a Konoha ci sono spie molto abili…» pensò ad alta voce Orochimaru. Nella sua
mente, un progetto diabolico stava prendendo forma.
«Spie?
Intende dire…»
«Se
non ricordo male il clan Yamanaka ha una tecnica di spionaggio infallibile,
correggimi se sbaglio Sas'ke-kun…»
Il
ragazzo annuì solennemente, stava cominciando a capire anche
lui.
«È
vero, ma non accetteranno mai di fare la spia per noi e…»
«E
chi ha detto che loro devono essere d'accordo…» ghignò perversamente il
Sennin.
Kabuto
si unì a lui, mentre Sasuke annuì compiaciuto, gli piacevano gli ostaggi,
soprattutto se femminili.
«Io ho
visto la bionda Yamanaka, quella in squadra col grassone ed il perdente! Non è
certo un bocconcino da lasciarsi sfuggire...» osservò il grigio, sfregandosi le
mani.
«No,
assolutamente!» si aggiunse il giovane moro, mentre erotiche fantasie si
facevano strada nella sua mente.
Si
ricordava perfettamente quando Ino ed Haruno non facevano che pensare a lui. Era
gia una bella ragazza a quei tempi e quando l'aveva rivista qualche giorno fa,
alla morte di Choji, doveva ammettere che era cresciuta bene. Molto
bene.
Sorrise
compiaciuto. Erano mesi che non si divertiva con una bella donna.
«Portatemi
Ino Yamanaka. Voglio la sua tecnica. Non ci servirà solamente per questa guerra.
Dopo…» aggiunse Orochimaru guardando Uchiha.
«Sei
libero di farne quello che vuoi…»
Il moro
annuì compiaciuto, lanciando un'occhiata a Kabuto, che sembrava si stesse
rodendo di rabbia, avendo compreso che ormai... non era più l'allievo preferito
del suo maestro.
«Ah,
Sas'ke-kun?» aggiunse il Sennin.
«Cerca
di portarmela... viva, per una volta...» terminò, sottolineando il
'viva'.
Sapeva
di come quel ragazzo amasse far soffrire i suoi ex compagni di
avventure.
«Certamente,
se voglio divertirmi con lei, DEVO portarla viva…»disse Sasuke come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
«A
questo punto non vi conviene che prepararvi e…» un ninja del suono, dal viso
duro e parecchio brutto, entrò nella caverna, annunciò qualcosa all'orecchio di
Kabuto e tornò da dove era venuto.
«Sembra
che la fortuna giri dalla nostra, signore…» disse Kabuto aggiustandosi, per
l'ennesima volta, gli occhiali sul naso.
«Una
delle nostre vedette ha intravisto un gruppo di Konoha a Est.. dice che ha visto
una ragazza bionda con la coda… non ha riconosciuto gli altri compagni di
squadra, ma non importa. Sappiamo dove è la nostra cara
Ino…»
-Ringraziamenti per
il capitolo precedente:
eleanor89
Uriko
Mimi18
Fantafresh
Lee
& AtegeV
-Anticipazioni..
«Verremo
con voi, ad una condizione!» disse Neji, risoluto.
«Io
e Tenten dovremo stare il più lontano possibile l'uno dall'altra!» terminò,
voltando lo sguardo dalla parte opposta della brunetta e fissando gli occhi sul
viso sudato della rosa.
Sakura
spostò lo sguardo da Neji a Tenten, senza capire.
Avvertenze: In questo capitolo Neji è un po’
OOC. Ma noi lo amiamo anche così!
VII
The
Truth Beneath The Rose
“I'm
hoping, I'm praying I won't get lost between two hearts Follow a sin
The truth lies in between.”
[Within
Temptation, “The
Truth Beneath The Rose”, The Earth of Everything, 2007]
Il
chiarore dell'alba lo colpì dritto in viso, svegliandolo dal triste sonno nel
quale era caduto la sera prima.
Aprì
gli occhi pigramente, sbattendo più volte le ciglia in modo da abituarsi a
quella luce fastidiosa, sbadigliò.
Solo
dopo qualche secondo di dormiveglia si accorse che la sua spalla destra pesava
più della sinistra, voltò lentamente il viso: Tenten stava dormendo beatamente,
la sua testa poggiata con tranquillità sulla spalla del
ragazzo.
E
Neji avrebbe anche lasciato scorrere se non fosse stato per quelle piccole
labbra semichiuse che respiravano lentamente, per quegli occhi chiusi e rossi
per le lacrime versate, per quelle guance fresche e umide, per quei capelli
sciolti e profumati e per… per quel seno che premeva gentilmente sul suo fianco.
No.
Non
era umanamente possibile che i suoi ormoni fossero messi così a dura prova già
dalle prime luci del mattino.
Ma come
biasimarlo... dopotutto, sì, era un ninja, ma pur sempre un diciottenne ormai
sviluppato.
Chiuse
gli occhi e si concentrò sui rumori circostanti, per evitare di lanciare sguardi
allo splendido corpo della ragazza.
Niente.
Il silenzio imperversava come una tempesta in quella radura deserta, sentì una
scossa accanto a sé, Tenten si era mossa e aveva posato la sua mano su quella di
Neji.
Quel
contatto sembrò fargli perdere completamente il controllo, afferrò la mano
anch'essa addormentata della giovane e la strinse, intrecciando le proprie dita
con le sue.
Ora
che la situazione aveva preso quella piega, con che coraggio avrebbe aperto il
suo cuore a Tenten? Con quale faccia le avrebbe detto di essere innamorato di
lei? Con quei pensieri nella testa? Assolutamente no.
Impensabile.
E
la prova che non avrebbe resistito accanto a quella donna ancora per molto, fu
quando Tenten, ignara di tutto, avvinghiò la propria gamba a quella di Hyuuga.
Neji
fece uno scatto a sedere, scrollandosi la ragazza di dosso,
svegliandola.
«Oy,
Neji! Buongiorno!» esclamò la brunetta, ignorando tutto ciò che era successo
giusto pochi secondi prima.
«B-buongiorno!»
rispose il ragazzo, tentando di non sembrare imbarazzato.
Subito,
la mano destra della ragazza scattò verso la sua fronte, Hyuuga arrossì di
botto.
«Stai
bene? Hai le guance rosse... non è che hai la febbre?» domandò
lei.
«N-no!»
balbettò, afferrando il braccio di Tenten e staccandolo da
lui.
La
ragazza rimase sorpresa dall'atteggiamento del ragazzo. Era sempre stato un tipo
scorbutico e scontroso, è vero, ma col tempo era riuscito a correggere questi
difetti, diventando più aperto e socievole. Perché adesso con lei si comportava
in quel modo?
«Ti
ho forse fatto qualcosa?» chiese innocentemente. Neji non le rispose, si alzò
lentamente dalla sua postazione, fingendo di non aver
sentito.
«Ehi!
Neji, ti sto parlando!»
Tenten
si alzò di scatto e gli prese il braccio, obbligandolo a
girarsi.
Nuovamente,
quel contatto lo fece impazzire, ma no! Non doveva rovinare tutto proprio ora,
non doveva cominciare ad essere titubante! Insomma, bastava girarsi, guardarla
negli occhi e dirle...
«Tenten,
ti voglio!»
...
ecco, no, non avrebbe dovuto dirle quello.
La
bruna strabuzzò gli occhi, incredula, poi abbassò lo sguardo, mosse qualche
passo verso il suo compagno e gli tirò un forte schiaffo, con tutta la forza che
aveva in corpo.
Il
ragazzo sentì un calore fastidioso crescere sulla guancia. Si portò la mano
sulla parte colpita e guardò la ragazza dritta negli
occhi.
«Credo
di meritarlo…» concluse. Ecco come rovinare ogni cosa. Ecco come rovinare
un'amicizia. Ecco la stupidità di Neji Hyuuga. Dove era andato a finire il suo
autocontrollo?
«Siamo
in guerra, Neji. Capisco il fatto che tu sia un ragazzo…» deglutì
appena.
«...un
gran bel ragazzo… - soffiò poi piano. -...ma dobbiamo, devi… non voglio più
sentire una cosa del genere!»
Il
cuore di Neji fece un triplo salto carpiato all'indietro. Tenten aveva accennato
a «gran bel ragazzo»! Allora... allora non era senza
speranze!
Ma...
ma aveva paura. Paura di non vedere più Tenten. Lanciò uno sguardo al corpo
inerme di Kankuro, che avevano nascosto dietro un cespuglio, e poi guardò la
ragazza dritta negli occhi.
«Perché?»
chiese poi, una nota di malizia nella fredda voce.
La
kunoichi sembrò perdere un po' di fiducia nella sua forza
interiore.
«P-perché
cosa?» balbetto, titubante.
«Perché
non vuoi più sentirmi dire questo... se anche tu, inconsapevolmente, lo vuoi?»
continuò, provocandola.
«Io…
io non lo voglio! Cosa te lo fa credere?»
«Mi
consideri un bel ragazzo…» disse, la sua voce era diventata talmente fredda e
distaccata che la ragazza faticava a capire cosa pensasse il ragazzo.
«...
perché non dovresti volerlo?»
«C'è
differenza, Neji, fra dire “sei un bel ragazzo” e “voglio… voglio venire a letto
con te”!" disse tutto d'un fiato, arrossendo come un peperone. Parlare di queste
cose con un ragazzo per lei era imbarazzante. Parlare di queste cose CON Neji a
riguardo di cosa lei VOLEVA…
Ma
intanto stava indietreggiando, poiché mentre lei parlava, Hyuuga non aveva fatto
altro che guardarla con malizia e muoversi lentamente verso di
lei.
«Ne sei
proprio sicura? Se io dovessi morire domani?»
«Non
dirlo neanche per scherzo, Neji!» arrestò di scatto.
Il
ragazzo si fermò a pochi centimetri da lei, si abbassò in modo da essere alla
sua altezza.
«Tenten...
ne sei davvero convinta?» sussurrò sensualmente.
«Ne-Neji…
no-non…»
«Cosa?»
«Non
provocarmi. Non posso. Non possiamo…»
«Perché?
Tenten… io non voglio fare come ha fatto Lee! Quest'ansia, questa paura di
morire da un momento all'altro mi sta uccidendo! Tenten… io ti
vogl…»
«No,
Neji!» urlò quasi la ragazza. Non doveva succedere. Erano in guerra, non a fare
una scampagnata in compagnia! Erano a pochi chilometri dall'Akatsuki, non
potevano distrarsi per queste cose.
Tenten
volse le spalle al ragazzo, frugando nel suo zaino. Con gesti veloci raccolse i
capelli nei soliti chignon, preparandosi ad una nuova
giornata.
«Da
ora in poi… - iniziò con una nota di dispiacere nella voce - ... sarà meglio che
dormiamo separati Neji…»
«È un
errore, Tenten... ma farò come dici...» disse a fatica lo Hyuuga avvicinandosi
ancora a lei e lasciandole un veloce bacio sul collo
scoperto.
Tornò
al suo zaino e raccolse le sue cose. In pochi minuti erano pronti a ripartire ma
un rumore sui rami li distolse dai loro pensieri.
Qualcuno
scese in terra e li guardò accigliato.
«Dannatissimo
Genma! Eppure dovrei saperlo che quando balbetta è perché non si ricorda più!»
sbuffò la ragazza dai capelli rosa.
«Ha-Haruno?»
«In
persona…» rispose la ragazza, sistemandosi alla bene e meglio il vestito. Due
ninja l'affiancarono, non avevano l'aria molto allegra.
«È
forse successo qualcosa?» domandò con ansia Tenten.
«Non
saprei dirvi con esattezza cosa sia successo, ma la missione è annullata per il
momento. Dovete tornare immediatamente a Konoha. Ci sono dei
problemi.»
Neji
annuì, pronto a tornare indietro, ma si ricordò che anche loro avevano un
problema.
"Dobbiamo
prendere il cadavere di Kankuro e portarlo a Suna."
Sakura
si batté una mano sulla fronte.
«Ma
certo... non l'avevo notato là dietro, Neji...» proferì
sarcasticamente.
Il
ragazzo arrossì... era ovvio, Haruno era diventata una piccola Tsunade ormai...
«A
proposito di ciò... dobbiamo cercare Temari e Shikamaru e avvisare lei che il
fratello è morto...» continuò, noncurante delle occhiate spaventate di
Tenten.
«E lo
dici con tanta apatia??? Ma chi ti credi di essere, eh?» urlò alla
rosa.
Sakura
la guardò con un sorrisetto strano e lentamente abbassò lo
sguardo.
«Nelle
ore in cui siete stati via non avete idea di quanti morti ho visto arrivare a
Konoha…» alzò lo sguardo e finalmente osservò la kunoichi negli occhi «… è
brutto dirlo, ma sono troppo stanca anche solo per piangere e
soffrire.»
Tenten
deglutì silenziosamente: altri morti? Ma cos'era quella guerra? uno sterminio di
ninja?
«E
poi… - continuò Haruno - … vorresti dirlo tu a Temari?»
La
ragazza fece un passo indietro, sapeva come Temari si arrabbiasse, sapeva che
quando si trattava dei fratelli... avrebbe potuto uccidere anche un suo alleato
pur di riaverli vivi.
Sicuramente,
quella di Sakura era la missione più difficile...
«Verremo
con voi, ad una condizione!» disse Neji, risoluto.
«Io e
Tenten dovremo stare il più lontano possibile l'uno dall'altra!» terminò,
voltando lo
sguardo
dalla parte opposta della brunetta e fissando gli occhi sul viso sudato della
rosa.
Sakura
spostò lo sguardo da Neji e Tenten, senza capire.
«E'
forse successo qualcosa?»
«No!»
urlò Tenten.
«Sì!»
scandì invece Hyuuga.
La
brunetta si voltò di scatto verso il compagno che sembrava non calcolarla nella
sua visuale. Ma cosa gli prendeva? Si metteva a fare i capricci in quel
momento?
«A-avete
per caso litigato?»
«Ma
no!»
«Sì!»
«Neji
smettila!» si spazientì Tenten.
«Oh, mi
scusi!» sibilò il ragazzo, accennando ad una goffa
riverenza.
Se
prima aveva sentito bruciore alla guancia destra, questa volta toccò alla
sinistra.
Lo
schiaffo arrivò di scatto, non premeditato nei perfetti calcoli di Hyuuga. La
sua espressione, prima sarcastica e provocatoria, era ora un misto tra
incredulità e umiliazione.
Che gli
stava succedendo? Perchè si stava comportando così con Tenten? E soprattutto,
perché Tenten sembrava prenderla così male?
«Adesso
basta! Stai esagerando Neji!»
Sakura
era stupita da quello che aveva appena visto. Neji che si comporta a quel modo?
Neji che veniva picchiato da una donna e non ribatteva con qualche scenata di
orgoglio? Stava per caso avvicinandosi la fine del mondo?
«Forse
è davvero meglio se voi due state lontani…» disse la rosa, non sapendo nemmeno
lei come gestire quella strana situazione.
Partirono
subito.
Tenten si portò avanti al gruppo, accanto a Sakura. Neji rimase infondo.
Cosa
gli stava succedendo?
Sai non
aveva mai visto così tante stelle nel cielo, probabilmente perché da dove veniva
lui, vedere il cielo era privilegio assai raro.
Eppure,
guardando in alto, sotto il tepore del fuoco scoppiettante, non faceva che
pensare a quella ragazza, ad Ino.
La
prima volta che l'aveva vista non era convinto del suo fascino... ma ora era
diverso. Ora sembrava che qualcosa all'altezza del petto stesse scaldandosi, e
che i suoi occhi sembrava mangiassero il corpo di quella ragazza ora seduta su
un masso a pochi metri da lui.
Lui
l'aveva sempre chiamata Miss Lovely non perché lo
pensasse davvero, per giocare un po' con lei. Ma adesso si rese conto che quel
nomignolo dato per scherzo, era vero. Ino era bella, e su questo non c'erano
dubbi. E a quanto aveva sentito al villaggio, non era l'unico a pensarlo. Aveva
un caratterino un po' scorbutico e invadente, ma una volta conosciuta meglio
erano difetti che venivano messi da parte presto.
Però...
sapeva di non avere speranza contro, strinse i pugni,
Shikamaru.
Era
così ovvio, anche per un tipo come lui... tra quei due c'era qualcosa, c'era
sicuramente qualcosa che avrebbe messo in pericolo il suo amore con
Ino.
Non gli
era mai stato simpatico quel saputello Nara... sembrava ammirasse Ino da lontano
e poi... finiva col girare con Temari. Com'era possibile fosse così popolare nel
mondo femminile? Quella faccia-da-schiaffi-Nara!
Aveva
sempre avuto un fiore di ragazza accanto, una ragazza splendida e lui? Temari di
qua, Suna di là… Nara non sapeva di avere metà degli adolescenti di Konoha
contro!
Sbuffò
leggermente e lentamente decise di alzarsi. Meglio dormire che avere quei
pensieri in testa.
Su
però con una falcata Naruto che se la dormiva alla grande, andando verso il
proprio zaino e prendendo il sacco a pelo, quando non sentì un singhiozzo strano
provenire da Ino.
«Piange,
mia principessa?» domandò con gentilezza, facendo per
avvicinarsi.
«Osa
fare un altro passo, e giuro che ti colpirò con tutta la mia forza!» rispose
freddamente la bionda, asciugandosi velocemente le
lacrime.
«Tranquilla,
non voglio fare il pervertito! D'altronde non mi chiamo né Jiraya né Kakashi...
perciò...» ribatté lui sarcasticamente, e capì di averla rallegrata quando Ino
si spostò
di
qualche centimetro, lasciando il posto a Sai per sedersi.
«Kakashi?»
domandò poi, non avendo capito.
«Jiraya
scrive il libro, Kakashi lo legge… - spiegò con semplicità - … sono fatti della
stessa pasta!»
La
ragazza sorrise. In fondo Sai, se preso per il verso giusto era anche
simpatico.
«Adesso
mi dici perché piangevi? Le lacrime non sono degne di stare sul tuo viso…» disse
facendo il poeta.
Ino
non era sicura di confidarsi però con Sai. Non si sa mai cosa aspettarci da tipo
come lui. Ma aveva una gran voglia di sfogarsi con qualcuno e la scelta era
quella che era. Naruto dormiva, ma anche se fosse stato sveglio, difficilmente
sarebbe riuscito a tirarle su il morale. Forse la capiva, in fondo quando c'era
ancora Sasuke, la situazione con Sakura era la stessa. Ma Naruto non era fatto
comunque per dare consigli in amore. Altrimenti a quest'ora sarebbe già stato
con Sakura a baciarsi da qualche parte!
«È
che... non è giusto!» esplose alla fine.
«Io mi
faccio in quattro per farmi notare da Shikamaru e lui cosa fa? Gira con la
troietta di Suna...
Ho già
detto “no” a innumerevoli miei pretendenti, solo per lui, eppure non sembra
capire quanto lo ami! In questo momento però sto detestandolo e detesto me
stessa per averti aperto così tanto il cuore e...» non terminò la
frase.
Sai
l'aveva accarezzata, con il suo tocco dolce e leggero degli artisti, e l'aveva
persino baciata.
Ora le
loro labbra premevano le une contro le altre.
Ino
rimase scioccata. Non tanto per quello che Sai aveva appena fatto, e che
continuava a fare.
Ma
perché lei non glielo impediva. Lei non lo stava allontanando, e per questo, Sai
approfondì il bacio, chiedendo di entrare con la lingua.
Per
Ino fu una sorpresa. Non aveva mai baciato un ragazzo cosi profondamente. Le
poche volte che era uscita con qualche ragazzo, si era sempre limitata a piccoli
baci, non era mai andata oltre. Ma adesso… adesso non sapeva nemmeno
lei.
Era
completamente spiazzata.
Rifletté
attentamente. Aveva davanti un così bel ragazzo... e cosa stava facendo? Moriva
dietro uno che di lei sembrava non importargli.
Un
pensiero si fece strada nella sua mente: vendetta.
Abbassò
le palpebre e socchiuse la bocca, permettendo a Sai di continuare il
bacio.
Sapeva
che stava facendo la cosa sbagliata. Non era giusto nemmeno nei confronti di
Sai. Ma a lui non sembrava dar fastidio la cosa, sapeva del suo amore per
Shikamaru ma l'aveva baciata lo stesso.
Sai
la prese dolcemente per i fianchi, invitandola a sedersi sulle proprie
gambe.
La
ragazza eseguì mettendo le bracca intorno al suo collo. Era bello baciare una
persona; aveva sempre creduto, e sperato che il suo primo bacio avrebbe dovuto
di Shikamaru. A quanto pare si era sbagliata.
Perché
Sai baciava bene. Perché Sai stava cominciando a piacerle.
Si
staccò lentamente da lui e gli sorrise, dolcemente e amorevolmente come una
madre sorride al proprio bambino. Sussurrò un «Yatta!»
prima di baciarlo di nuovo con maggior foga, spingendo lui e se stessa giù dal
masso e scomparendo dietro esso.
Anticipazioni:
«Bene,
- annuì Sakura - ci andremo io che, essendo un medico posso essere utile, e...
Neji? Non volevi stare lontano da Tenten? Forza, qui con me!» lo
chiamò.
In
quel momento, Tenten provò uno spasmodico desiderio di far fuori la rosa, ma
represse i suoi istinti omicidi e indicò ai suoi sottoposti di far strada verso
il campo.
Grazie
a chi ha recensito lo scorso capitolo! Arigatou!
Avvertenze:
da
ora in poi i personaggi saranno un po’ OOC, ma come diciamo sempre.. noi li
amiamo anche così!
VIII
All
I Need
“Can
you still see the heart of me all my agony fades away when you hold me
in your embrace”
[Within
Temptation, “All
I Need”, The Earth of
Everything, 2007]
Shikamaru
Nara passeggiava con le mani nelle tasche e la sigaretta accesa in bocca. Diede
una sbirciata alle sue spalle, notando la figura di Temari che camminava poco
distante da lui, con un'espressione… beh, non proprio
felice.
Il
ragazzo si arrestò di scatto, voltandosi verso la sua compagna di
squadra.
«Hai
intenzione di tenermi il broncio ancora per molto?» chiese, guardandola
torvamente.
«Non
ti sto tenendo il broncio, Nara!» rispose lei stizzita, continuando a camminare,
superandolo senza nemmeno guardarlo negli occhi.
«Ma
certo... è evidente come una persona che normalmente non sta zitta un attimo
quando è con me, nel momento in cui non mi parla più e nemmeno mi guarda in
faccia, non mi stia tenendo il broncio... è palese!» proferì sarcasticamente il
moro, dando un'altra boccata alla sigaretta.
La
bionda tentò a trattenere le risate... il sarcasmo di quel ragazzo era,
ridacchiò, comico.
«Comunque,
non ti sto tenendo il broncio!» ribatté lei, infastidita
«E
non è vero che quando sono con te non sto zitta un
secondo!»
«No,
scusa hai ragione. Sono io che ti ascolto troppo…» rispose lui con non curanza,
superandola nuovamente.
«Stai
cercando di provocarmi?» chiese lei con un cipiglio
arrabbiato.
«Sto
solo cercando di capire in che direzione sta correndo il criceto che ti fa
muovere il cervello…»
«Come
scusa?» chiese lei ancora più arrabbiata.
Non
le piaceva per niente il modo con cui la stava trattando.
«Credo
tu mi abbia capito! Se vuoi ti faccio lo spelling!» replicò Shikamaru, anch'egli
con una nota di rabbia nella voce.
Sentì
Temari ringhiare dall'ira.
«Senti,
crybaby... - cominciò, innervosendolo con quel
nomignolo che tanto odiava - Finiscila! Hai già ucciso i miei sogni d'amore,
vuoi sopprimere anche la mia autostima?!» stava cominciando a perdere il
controllo, giacché la sua mano destra si era repentinamente posata sul
ventaglio.
«Ehi!
Ehi! Temari, non credevo che una ragazza matura come te non accettasse una
confitta del genere…» disse lui, non arrossendo un po': significava ammettere
apertamente che nel suo cuore, ormai, regnava solo una
bionda.
«...
non credevo almeno che a ventidue anni fosse possibile una cosa del
genere…»
Temari
drizzò le orecchie.
«Ventidue
anni?! Io ne ho ventuno!»
«Scusa
per l'immenso errore di calcolo!»
La
donna allora non ci vide più. Estrasse il suo ventaglio e lo punto contro
Shikamaru.
«Non
m'importa se sei il mio amore! Io ti uccido!!!» urlò isterica, con le lacrime
agli occhi.
Nara
in quel momento si trovò in una situazione decisamente poco simpatica... cosa
avrebbe dovuto fare?
Prese
dei kunai dalla sua borsa e si preparò allo scontro.
«Oy,
voi due! Non siate cretini!» una voce provenite dal bosco li fece
sussultare.
Da
sopra un albero, apparve l'austera figura di Sakura Haruno.
«Ecco
un'altra donna violenta… mendokuse!» borbottò
Shikamaru, rimettendo il kunai al suo posto.
«Non
avrei mai pensato di trovare due come voi in questa posizione… andavate così
d'accordo…» disse Sakura candidamente mentre Neji, Tenten e gli altri due ninja
non fecero la loro comparsa.
«Ma…
credo che sia a causa di un virus, non siete gli unici…» aggiunse accennando
alla coppia di Shinobidietro di
lei.
«Cosa
ti porta qua, Haruno?» chiese Shikamaru poggiandosi stancamente ad un
albero.
La
rosa non voleva fare troppi giri di parole, e non li avrebbe fatti! Guardò
Temari dritta negl'occhi e ci trasferì un'immensa
tristezza.
La
ragazza si portò una mano al cuore. Qualcosa non andava.
Immediatamente,
da dietro un cespuglio, fece capolino un altro ninja, in spalle, il corpo
defunto di un ragazzo vestito di nero.
La
ragazza della Sabbia si portò una mano alla bocca e represse le lacrime,
avvicinandosi a colui che sembrava essere suo fratello.
«Fratellino...»
sussurrò, ormai piangente.
Tenten
si portò avanti a tutti, anche lei con le lacrime per aver rivisto quel
cadavere.
«Ci
dispiace… è morto per salvarci… per salvare me e Neji…» disse, mentre due gocce
salate le rigarono le gote rosee.
Temari
scoppiò definitivamente in silenziosi singhiozzi, aggrappandosi al corpo del
fratello, disperatamente.
Ora,
le restava soltanto Gaara.
«Chi…
chi lo ha ridotto così?» chiese con voce tremante.
Hyuuga
si portò accanto alla compagna di squadra, mettendo da parte, almeno in quel
momento, i loro problemi.
«L'Akatsuki…
eravamo vicini al loro territorio…»
La
ragazza più matura cadde in terra in ginocchio e si coprì il viso con le
mani.
Quella
visione mosse lo spirito di compassione di Shikamaru, si avvicinò all'amica e le
poggio confortante una mano sulla spalla, ma anch'egli aveva gli occhi
lucidi.
La
mano fu sveltamente scacciata da uno schiaffo da parte di
lei.
«Lasciami
in pace, Nara!» gridò, la voce rotta dal pianto e dalla disperazione, la sua
mano sinistra stringeva quella del fratello quasi non volesse lasciarlo neanche
da morto.
Ma
Shikamaru non lasciò perdere, in fondo, Temari era pur sempre
un'amica.
La
strinse forte, mentre la ragazza cercava di allontanarsi dal
ragazzo.
«Ti
prego lasciami… Shika mollami…»
«Non
fare l'orgogliosa, non qui e non in questo momento… sfogati Temari…» disse
soltanto.
La
ragazza rimase immobile per qualche secondo, poi strinse il ninja, rifugiandosi
nel suo abbraccio, così simile a quello del fratello.
«Appena
tornati a Konoha, prepareremo il corpo per mandarlo a Suna… sarebbe saggio che
tornassi anche tu, al villaggio…» disse Haruno, con lo sguardo ancora
basso.
Temari
alzò la testa verso Sakura e, con gli occhi gonfi dal pianto, mormorò parole
molto coraggiose.
«Haruno...
intendo completare questa missione...»
Shikamaru
la lasciò dall'abbraccio, e voltò il viso, non voleva che gli altri vedessero
che stava piangendo.
«La
missione è andata! Non serve più! Dobbiamo avvertire le altre squadre e tutti
dovranno ritornare al campo!» informò la rosa, grattandosi la testa,
esausta.
«È
successo qualcosa?» chiese Shikamaru, tirando su col naso e cercando di
eliminare i segni del pianto.
«Ovviamente,
ma la Godaime non mi ha detto molto… quindi
adesso partiremo per avvertire la squadra di Naruto e…»
«Haruno-san?
- domandò uno dei ninja che avevano accompagnato Sakura. - Credo che sia meglio
che solo due di noi…» disse indicando l'altro ninja
«...
vadano ad avvertire Uzumaki-san altrimenti rischieremo di diventare un gruppo
troppo rumoroso e di farci scoprire più facilmente…»
«Bene,
- annuì Sakura - ci andremo io che, essendo un medico posso essere utile, e...
Neji? Non volevi stare lontano da Tenten? Forza, qui con me!» lo
chiamò.
In
quel momento, Tenten provò uno spasmodico desiderio di far fuori la rosa, ma
represse i suoi istinti omicidi e indicò ai suoi sottoposti di far strada verso
il campo.
Quando
tutti furono partiti, vide che una persona non si era mossa, edera ferma su un
sasso.
«Shikamaru?
Anche tu!» ordinò Haruno.
«Cosa?»
«Non
fare finta di non aver capito… con loro, Nara!»
E
Shikamaru si stava sempre più convincendo che le donne fossero dei soldati.
Sapeva che non l'avrebbe mai scampata con Haruno e quindi, anche se di mala
voglia, strascicando come sempre i piedi, si avvicinò al gruppetto diretto a
Konoha.
«Tenete
questa ricetrasmittente… - disse Sakura porgendola a Tenten - … se avete dei
problemi avvertite… noi non ci dovremo mettere molto, massimo due
giorni…»
La
ragazza con i chognon annuì posando poi una sguardo dispiaciuto sil compagno di
squadra.
«N-Neji...
ecco... io...» balbettò imbarazzata, abbassando lo
sguardo.
Hyuuga
la guardò impassibile, mentre il suo cuore si scioglieva a contatto con
quegli occhi tanto calorosi e pieni di affetto.
«Cerca
di... di tornare!» concluse poi risoluta, cercando di non sembrare
preoccupata.
Neji
colse la palla al volo, voltò le spalle e pronunciò parole che nessuno si
sarebbe mai aspettato uscire dalla sua bocca.
«Non
preoccuparti, Tenten-chan!»
Gli
occhi dei presenti si spalancarono.
Aveva
per caso preso una botta in testa?
Tenten
rimase immobile. Mai, mai
Neji aveva usato dei suffissi con lei.
Però
lo vide, quel sorriso che gli incurvava le labbra. Quel sorriso dolce che stava
cercando di nascondere agli altri stando di spalle, ma che a lei non era
sfuggito.
«Ciao
Neji-kun...» lo salutò allora lei, sorridendo a sua volta.
Sakura
li guardava sempre più confusa: non li avrebbe mai capiti.
Shikamaru
si grattò la testa, confuso, cercando di alleggerire la
tensione.
«Ok...
credo di essermi perso qualche puntata...» esclamò, prima di venire fulminato
dagli occhi assassini di Tenten. Donne, tutte uguali.
«B-bene...
andiamo, Neji!» disse Sakura, ancora stordita per ciò che aveva appena
sentito.
«A
più tardi!» salutò il ragazzo, sparendo nell'oscurità del
bosco.
«È
meglio se andiamo anche noi...» sussurrò la brunetta, afferrando Nara per una
manica e partendo nella direzione opposta.
Sasuke
stava camminando lentamente in quel piccolo sentiero. Arrivò fino a una radura,
fermandosi al centro di essa. I suoi compagni di squadra lo guardarono
interrogativamente.
«Perché
ci siamo fermati?» chiese uno di questi.
Il
ragazzo si guardò cauto attorno, osservando ogni più spostamento
d'aria.
«Siamo
arrivati a destinazione...» e come ebbe pronunciato quella frase, due ninja del
Suono comparvero accanto a lui.
Le
vedette di Orochimaru.
«Sasuke-san!»
esclamarono i due.
«-sama,
Sasuke-sama!» li corresse il moro, orgoglioso.
«Sasuke-sama!
Abbiamo localizzato l'esatta posizione del Team di Ino Yamanaka, come
Orochimaru-sama ci ha detto di fare!» informò la prima.
«E
abbiamo anche un messaggio per lei, da parte di Orochimaru-sama! - disse invece
la seconda vedetta - Mi ha detto di informarla che troverà una bella sorpresa ad
aspettarla! È tutto!» e scomparvero entrambi in una nuvola di
fumo.
«Sorpresa?»
ghignò il ragazzo. Insieme ai suoi ninja si avviarono con cautela verso il luogo
dove teoricamente dove esserci Ino.
Sasuke
arrivò in prossimità di alcuni cespugli molto alti, quando una voce molto
conosciuto non lo fece bloccare.
«Andiamo
Sai! Mi dici cosa è successo mentre dormivo?»
Naruto?
pensò il giovane Uchiha. Questa si che era una piacevole
sorpresa.
«Non
sono affari tuoi!» rispose Sai, cercando di mantenere un tono distaccato. Alla
fine era riuscito nel suo intento.
Sasuke
si domandò cosa fosse tutta quella confidenza con quel ragazzo che, al primo
incontro, sembrava fosse odiato da tutto e da tutti, ma non ebbe tempo di
preoccuparsi, giacché la sua bella preda era uscita alla
scoperto.
Si
leccò le labbra e sbirciò dal cespuglio.
L'altera
figura di Ino Yamanaka camminava con totale sicurezza in quella piccola radura,
il suo corpo, notò con piacere, era maturato e ora sembrava proprio che la bella
bionda fosse veramente una donna.
Ino
era diventata una splendida donna. Un bocconcino irresistibile... e anche una
preda sin troppo facile.
«Naruto
fai sempre una gran confusione! Mi stupisco del fatto che non ci abbiamo ancora
scoperti!» lo rimproverò Ino, mettendo le mani sui
fianchi.
«Ma
Sai non vuole parlare…» mugugnò Naruto, mentre il moro si metteva una mano sul
viso dalla disperazione.
«Parlare
di cosa?»
«Non
ti sei accorta che oggi si è svegliato più allegro del solito?» chiese con
innocenza Naruto.
Ino
avvampò all'improvviso distogliendo in fretta lo sguardo dal
biondo.
Era
una situazione imbarazzante.
«Ascolta
Naruto...» non fece in tempo a iniziare che improvvisamente Sai l'afferrò al
volo, buttandola a terra, gridando.
«Stai
giù Ino!!!»
«Merda!»
esclamò qualcuno da dietro un cespuglio.
Naruto
diventò improvvisamente serio.
«Sas'ke...»
sussurrò, più a se stesso che agli altri.
Ino,
invece, si portò una mano alla bocca.
«Sas'ke-kun...»
Uchiha
si alzò in piedi e tutti e tre poterono vederlo.
«Yamanaka,
non la farò molto lunga... Orochimaru vuole la tua jutsu, e io voglio il tuo
corpo...- sibilò - e tu obbedirai, giusto?» rise, dando per scontato la
risposta.
Ma
qualcuno, rispose per lei.
«Sbagliato!!!»
urlò Sai, scagliandosi contro il moro.
Sasuke
non si mosse di un millimetro, appena Sai fu abbastanza vicino, Uchiha prese un
kunai, conficcandolo nell'addome del ragazzo.
Ino
non ebbe nemmeno il tempo di urlare, che il corpo di Sai si trasformò in un
tronco di legno.
«ARTE
MAGICA! ULTRA ILLUSTRAZIONE ANIMALE!» Subito cinque leoni, formati solo da
inchiostro, corsero nell'aria puntando a Sasuke.
Il
ragazzo, con mossa fulminea tirò fuori la katana, pronto a combattere e fece
appena in tempo a ferire nuovamente Sai all’addome, prima di essere attaccato
dagli animali.
Intanto
gli altri due ninja, approfittando della situazione si diressero verso Ino, ma
Naruto si parò subito davanti.
«Non
così in fretta!»
Il
biondo creò più copie di se stesso e fu pronto a combattere, ma purtroppo, i
suoi avversari sembravano molto, molto più forti.
Ino
spostò lo sguardo su Sai, la ferita all'addome perdeva sangue, troppo sangue, e
si vedeva di come la sua testa avesse cominciato a girare
pericolosamente.
Fece
per correre verso il moro, quando l'urlo di Uzumaki la distrasse dal suo
intento. Era stato colpito. colpito... vicino al cuore.
Anticipazioni:
"Fermo!!!"
urlò Tenten imperiosa. La ricetrasmittente gracchiò di
nuovo.
"Tenten!
Sakura mi ha detto di dire a Shikamaru che se solo osa muoversi da lì e gettarsi
nelle fauci di Orochimaru, lo fermerà a suon di botte!"
"Shikamaru!"
urlò ancora Tenten, cominciando a correre dietro al ragazzo. "Quanto odio quando
fa così!" bisbigliò poi fra se e se.
“Watched
the clouds drifting away Still the sun can’t warm my face I know it was
destined to go wrong You were looking for the great escape To chase your
demons away”
[Within
Temptation, “Forgiven”,
The Heart of
Everything, 2007]
Sakura
correva veloce, seguita subito dopo da Neji.
Si
sentiva strana, aveva una brutta sensazione nel petto. Ma aveva deciso di
lasciarla perdere… in tempi come quelli, era facile avere brutte
sensazioni.
Guardò
il paesaggio intorno a lei che lentamente stava cambiando: non più foreste, con
alberi e cespugli, ma lunghe distese di erba. Dovevano essere
vicini.
All'improvviso
la ragazza si fermò, fermando anche Neji. Non aveva il fiuto come quello di
Kiba, ma quell'odore lo avrebbe riconosciuta tra mille. Tutti i ninja lo
conoscevano.
L'odore
del sangue.
Si
avvicinò al tronco di un albero e ne studiò minuziosamente i particolari,
notando un piccolo, minuscolo solco orientato in orizzontale, lo sfiorò sicura
con le dita esperte: un kunai era stato conficcato in quel
punto.
Fece
qualche passo, mentre l'erba morbida si piegava sotto il peso del suo
piede.
Aguzzò
leggermente la vista e strabuzzò gli occhi: lì, davanti a lei, vivida come
fuoco, giaceva un macchia scarlatta, una vera e propria pozza di
sangue.
Anche
Neji la notò e pensò che di chiunque fosse stato quel sangue, probabilmente
adesso era gia morto.
«Naruto!»
Neji si voltò di scatto verso Sakura, mentre questa correva verso un corpo
riverso a terra e immobile. Si avvicinò anche lui: proprio lì, rigirato sulla
pancia e con una ferita profonda sotto la spalla sinistra, c'era Uzumaki. E
posto distante da lui, poggiato di schiena ad un albero, col sangue che scorreva
copioso dalla tempia e dall’addome, Sai.
Solitamente,
lui era il tipo che non si sarebbe mai impressionato davanti ad uno spettacolo
del genere, ma quella volta, il vedere Naruto, proprio lui, con i biondi capelli
sporchi di terra e sangue, lì, di fronte a lui, incapace di muoversi e di
parlare, lo fece sobbalzare dalla paura.
I
denti battevano, talmente era terrorizzato che qualcuno tendesse loro un agguato
proprio in quel momento.
«Non
startene lì impalato, baka! Vai ad aiutare Sai! Fatti
dire cos'è successo!!!» urlò improvvisamente Sakura, distogliendolo dai suoi
timori.
Hyuuga
annuì velocemente, correndo dal ragazzo. S'inginocchiò davanti a lui,
prendendolo per le spalle.
«Ehi
Sai! Riesci a sentirmi?» disse scuotendolo ben bene. Ma Sai non diede nessun
cenno di vita.
«Coraggio!
Andiamo Sai!» disse più forte colpendolo con leggere schiaffi sul viso. Il
ragazzo della Radice sollevò lentamente un palpebra, e notò, anche se non
perfettamente, il ragazzo che stava davanti a lui. Coprifronte della
Foglia.
«Meno
male sei dei nostri…» disse in un sospiro quasi impercettibile.
«Dei
vostri? Cosa intendi dire? Sai! Dimmelo, ti prego! Cos'è successo?» lo supplicò
il moro, perdendo quasi il completo autocontrollo.
«L'hanno
presa... l'hanno portata via... quel bastardo...» mormorò Sai, prima di perdere
nuovamente i sensi, crollando sull'erba.
«Chi
hanno preso? Sai! Chi è il bastardo? Sai!!!» lo richiamò Hyuuga, scuotendolo
ancora più fortemente, ma il ragazzo non dava segni di voler rinvenire; voltò
allora lo sguardo verso Sakura.
La
rosa era orripilata. Aveva capito ogni singola parola.
«Bhe…
non è difficile immaginare chi abbiano preso…» disse Sakura con tono
grave.
Neji
si guardò intorno. All'appello mancava solo una persona.
«Hanno
preso Ino…» disse prima di cascare a sedere con un tonfo sull'erba. Quello
complicava ulteriormente le cose.
«Dobbiamo
prima di tutto medicare loro due, Neji. Avvertire il gruppo che sta tornando a
Konoha dell'accaduto e preparare un piano offensivo. Dobbiamo riportarla
indietro…» disse Sakura con gli occhi lucidi.
Neji
annuì soltanto.
Haruno
abbassò lo sguardo, abbozzando ad un sorriso ironico, non per nulla
felice.
Troppo
familiare quel «dobbiamo riportarla indietro...» troppo, troppo familiare!
Oltretutto, c'era da tenere in conto l'apparizione del "bastardo"... sapeva
perfettamente a chi si stesse riferendo Sai. Le bastò fare due più due, prima di
scoppiare in lacrime silenziose.
Sasuke
era tornato. Sasuke aveva rapito Ino. Sasuke era lì, da qualche parte, vicino a
lei.
Sasuke
era lì e aveva quasi ridotto in fin di vita Naruto. Il suo
Naruto.
«Giuro
che se lo becco… se lo becco… – disse a voce bassa, parlando più a se stessa che
ad altri – … è la volta buona che lo faccio fuori!» disse con rabbia.
Neji,
dopo un attimo di smarrimento, prese in spalla il corpo di Sai, posandolo poi
vicino a quello di Naruto. Mise una mano sulla spalla di Haruno, cercando di
farla ragionare.
«Avrai
tempo e modo di fargliela pagare. Adesso pensiamo a curarli…»
«Sì,
hai ragione...» sorrise come sfinita, la giovane, raccogliendo il proprio chakra
guaritore nelle sue mani e posandole sulle gravi ferite riportate dagli
amici.
«Ci
vorrà qualche minuto, Neji...»
«Oh,
non preoccuparti! L'importante è che stiano bene!» rispose il ragazzo,
chinandosi ai piedi dei due e osservando con attenzione la medic-ninja
all'opera.
In
quell'istante, un sussurrò flebile attirò la sua attenzione, Sai cercava di dire
qualcosa.
«Ino...
Ino...»
Notò
che anche la rosa l'aveva sentito, e aveva deglutito. Cos'aveva combinato quella
Yamanaka, questa volta?
«Haruno?»
domandò Neji
«Cosa
c'è?»
«Da
quando in qua Sai ha la fissa per Ino?» chiese alquanto
dubbioso.
«Non
lo so, ma sicuramente è successo qualcosa… vai a capire quella ragazza!» disse
la rosa, sforzandosi di fare un sorriso.
Quelle
mani. Quelle maledettissime mani! Temari digrignò i denti... se avesse ancora
visto Shikamaru contorcersi le mani in quel modo, avrebbe perso il controllo!
Doveva sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione su qualcuno... e solitamente
l'avrebbe fatto con lui... ma quella era un situazione
diversa.
Kankuro
era morto. Non era più in vita. E una persona si rende conto di ciò solo nel
momento in cui viene colpita nel profondo da questo mistero che si dice giri con
una falce e un cappuccio nero.
Era
un altro brutto colpo per la sua famiglia. Da quando era nata non aveva visto
che sofferenza. Prima sua madre, poi la crescita di problematica e tragica di
Gaara, la morte di suo padre. E adesso, adesso che si potevano dire una famiglia
felice e tranquilla [beh, da un certo punto di vista anche quello..], la morte
di Kankuro. E le veniva da piangere nel pensare che solo una settimana prima,
erano a Suna insieme a Gaara, a parlare delle svariate cose come usavano fare da
qualche tempo a quella parte, come se tutto il dolore che li aveva colpiti non
fosse mai esistito.
Perché
era andata a finire così?
«Sai... a
volte non esiste un perché... le cose accadono e basta perché qualcuno superiore
a noi le ha decise all'Alba dei Tempi...» disse una voce rauca: come leggendole
nel pensiero.
Temari
sobbalzò e voltò lo sguardo, incrociando gli occhi lucidi di
Shikamaru.
«P-Perché
mi dici questo?» balbetto, cercando di reprimere per l'ennesima volta le
lacrime.
«No,
la domanda che dovresti farmi è Perché me lo dici solo
adesso?»
La
guancia della ragazza fu segnata dal passaggio di una lacrima che venne
prontamente asciugata dal dorso della mano.
«E
adesso perché ti metti a filosofeggiare? Di solito lo fai quando sei
preoccupato...» convenne la bionda.
«Sono
preoccupato… sarei uno sciocco a non esserlo in questa
situazione…»
Lei
non gli rispose. Nara, per quanto buon cuore ci stesse mettendo, la rendeva
ancora più triste. La faceva piangere più di quanto non
volesse.
Tenten,
in capo al gruppo di shinobi, si voltò verso i compagni. fermandosi su un
ramo.
«Sarà
meglio fermarci per un po'… siamo stanchi…» guardò Shikamaru e il ragazzo annuì.
Bene
se lo stratega aveva acconsentito, non c'erano problemi in
giro.
Nara
raggiunse la ragazza con i chignon, mettendosi tutti e due a sedere sul ramo e
bevendo un po' d'acqua dalle loro borracce, quando uno strano fischio arrivò
alle loro orecchie: la ricetrasmittente.
«Qui
Neji, mi ricevete? Tenten! Tenten!» gracchiò l'apparecchio, mettendo
immediatamente tutti i ninja in allerta.
Tenten
afferrò l'aggeggio e parlò.
«Sì
Neji! Forte e chiaro! È successo qualcosa? Dov'è Sakura? Come stanno Naruto e
gli altri?» domandò, mentre un brutto presentimento la colpiva dritta allo
stomaco.
«Tenten...
- cominciò Hyuuga, addolcendo la voce - pare che Ino sia stata catturata da
Sasuke... il quale ha pure ferito mortalmente Naruto e Sai... al momento Sakura
non riesce a parlare...» soffiò il moro con una delicatezza che non aveva mai
avuto.
Tenten
rimase a bocca aperta per poi urlare un..
«COSA
HAI DETTO?»
«Ino
è stata rapita da Sasuke…» ripetè il giovane ninja dall'altra parte
dell'apparecchio tecnologico.
La
borraccia di Shikamaru cadde a terra, spargendo sul suolo tutto il suo contenuto
e ammaccandosi.
«Nara?»
lo chiamò Temari con voce calma ed esitante.
Il
ragazzo non disse una parola, alzandosi dalla sua postazione. Non sarebbe certo
rimasto lì come un cretino senza fare niente! C'erano ancora un sacco di cose
che doveva dire a Ino e non l'avrebbe lasciata nelle mani di Uchiha e
Orochimaru.
Si
preparò per una corsa a perdifiato verso il luogo dove si trovavano ora Sakura e
gli altri, quando un forte stretta gli afferrò il braccio, impedendogli di
muoversi. Temari.
«Ma
sei matta?! Lasciami andare!!! Lasciami andare!!!» protestò il moro cominciando
a divincolarsi senza mezzi termini e buttando la ragazza a
terra.
Di
nuovo cominciò a correre.
«Fermo!!!»
urlò Tenten imperiosa. La ricetrasmittente gracchiò di
nuovo.
«Tenten!
Sakura mi ha detto di dire a Shikamaru che se solo osa muoversi da lì e gettarsi
nelle fauci di Orochimaru, lo fermerà a suon di botte!»
«Shikamaru!
– urlò ancora Tenten, cominciando a correre dietro al ragazzo. – Quanto lo odio
quando fa così!» bisbigliò poi fra sé e sé.
Temari
si rialzò a fatica: a mali estremi, estremi rimedi.
Prese
il suo ventaglio dalla schiena e con un colpo secco, formò un folata di vento
fortissima, mandando Nara a sbattere contro il tronco di un albero e arrestando
così la sua folle corsa.
Tenten
ringraziò mentalmente la bionda e si portò davanti al ragazza che adesso si
stava massaggiando la schiena.
«Cosa
diavolo credevi di fare, idiota! Vuoi andare incontro alla morte?!»
«Io...
io...» balbettò imbarazzato, prima di abbassare il capo in segno di
scuse.
«Tu
cosa?! Capisco quanto ti stia a cuore Ino... ma saresti veramente un coglione di
prima categoria a lanciarti tra le braccia del nemico! Emerito deficiente!!!
Quei duecento e passa di Quoziente Intellettivo ti prego di usarli quando ne hai
la possibilità!!!» lo riprese Tenten, ormai fuori di sé dalla
rabbia.
«Coff
coff – si sentì dalla ricetrasmittente.– Tenten?»
La
ragazza scoccò un'ultima, lunga e arrabbiata occhiata al ragazza prima di
rispondere.
«Sì,
Neji?»
«Quando
rientrate al villaggio, avvertì subito la Godaime. Noi ci uniremo al
gruppo di Kiba che è dalle parti di Orochimaru e cercheremo di riportare Ino a
casa il prima possibile. Voi state attenti e non preoccupatevi per noi.» disse
Hyuugae Tenten poteva scommettere
tutto quello che voleva che in quel momento stava
sorridendo.
«E
chi si preoccupa, Neji?» disse con ironia.
Anticipazioni:
"Cazzo...
è accesa!"
Il
gelo scese nel gruppetto.
"Cosa
vuoi dire con 'è accessa'? Hanno sentito tutto?" chiese Sakura con una punta di
terrore.
Neji
non le rispose. Premette il tasto delle ricetrasmittente per
parlare.
"Ehm..
Tenten?"
"Tenten
un cazzo!" rispose una voce incavolata che.. no, non era quella di
Tenten.
“Everything
will slip way Shattered peaces will remain When memories fade into
emptiness Only time will tell its tale If it all has been in
vain.”
[Within
Temptation, “Frozen”, The Heart of Everything,
2007]
In
quel tugurio buio e umido era difficile respirare, l'aria era pregna di un puzzo
paragonabile a quello delle fogne e l'atmosfera che la circondava era
terribilmente asfissiante, come se ci fosse qualcosa sulle sue spalle che la
opprimesse come un peso insopportabile.
Ino
aprì gli occhi stordita cercando di fare mente locale e si portò una mano alla
testa dolente.
...
anzi, tentò di portarsi una mano alla testa, ma questa era saldamente legata
all'altra dietro la sua schiena.
Solo
in quel momento si rese conto di essere sdraiata a terra, i vestiti stracciati
in più punti, le braccia e le gambe piene di graffi e i suoi capelli sciolti e
arruffati.
Riuscì
a mettersi a sedere, respirando a fatica e spalancando gli occhi il più
possibile cercando di vedere qualcosa, un qualsiasi oggetto, una qualsiasi forma
vivente. Un cigolio sinistro la costrinse a voltare la testa,
mentre
una flebile luce entrava nella stanza, illuminandole il labbro spaccato e il
sopracciglio sanguinante.
«E
così... ci incontriamo ancora, Ino-chan...» mormorò una voce melliflua ed
arrogante.
Ino
mise a fuoco la vista in modo da poter guardare negli occhi il suo
interlocutore.
«Sas'ke!»
esclamò terrorizzata nel momento in cui incrociò i suoi occhi fiammeggianti
della Sharingan.
«In
carne e Sharingan! - ribatté lui, schernendola - più bello che
mai!»
Il
ragazzo si mosse avvicinandosi al corpo martoriato della bionda, s'inginocchiò
davanti a lei e tentò di parlare. Ino gli sputò in viso.
«Tanto
bella quanto poco educata, eh?» rise il ragazzo pulendosi senza tanti
complimenti la saliva dalla guancia.
«Cosa
vuoi da me?!» gli urlò la ragazza guardandolo con odio, pensando così di far
abbassare un po' la cresta a quel ragazzo.
Ma
lei non sapeva, che lui si stava eccitando ancora di più.
«Io
personalmente, Yamanaka, voglio il tuo corpo...» disse, posandole un dito sulla
spalla, accarezzandole il braccio lentamente. Lei si scansò bruscamente,
cercando di tirargli un calcio da quella posizione seduta, invano.
«Ma
davvero? Sai... non sei il primo e non sarai l'ultimo a chiedermelo!» fu la
risposta della bionda.
«Noto
con piacere che non hai perso la tua arroganza...» replicò Sasuke, avvicinando
il proprio viso a quello della ragazza in modo che i loro nasi si sfiorassero
dolcemente. Yamanaka percepì un forte odore di sangue provenire da
lui.
«Dalle
mie parti si chiama 'legittima difesa'!»
Uchiha
abbozzò un sorriso prima di scoppiare in una grassa risata.
«Sei
pure simpatica, Ino-chan! Mi piacciono le donne di spirito come te! E pensare
che quando ero alla Foglia non ti ho mai degnato di uno sguardo... – disse il
ragazzo, con il tono di voce più malizioso.– Ma adesso voglio rimediare ai miei
errori...»
Le
prese una ciocca di capelli bionda, sentendo con le dita la loro morbidezza e
portandosela vicino al naso.
Quel
profumo di fiori autunnali, come molti altri ragazzi prima di lui, entrò nelle
sue narici, facendolo impazzire.
«Toglimi
le tue sudice mani di dosso!» mormorò impassibile Ino, palesando però la sua
determinazione a voler far sparire quel ragazzo.
«E
perché dovrei... se non sbaglio, ho io il coltello dalla parte del manico!»
ribatté il moro con sensualità.
«Hai
ragione, Sas'ke-kun!» esclamò all'improvviso una voce fredda e crudele, mentre
la porta si spalancava di nuovo.
Ino
rabbrividì. Orochimaru.
«Ah...
Orochimaru-sama!» salutò Sasuke.
Il
Sennin entrò nella stanza, non staccando i suoi occhi dal viso di
Ino.
«È
lei che appartiene al clan Yamanaka?» chiese. Domanda inutile, retorica. Sapeva
gia la risposta.
«Sas'ke,
mi avevi detto che era una bella ragazza, ma non pensavo che fosse un così bel
bocconcino!» fece una smorfia compiaciuta l'uomo, inginocchiandosi e toccando la
guancia della ragazza con una mano.
Fredda.
Viscida.
A
Ino gelò il sangue nelle vene. Quell'uomo era terrificante.
«A...
a cosa vi serve l'abilità del mio clan?» domandò la bionda titubante, andando
subito al punto.
«Mah...
- cominciò l'uomo leccandosi le labbra - diciamo che... voglio far fuori un po'
di ninja della Foglia...» rispose, senza preoccuparsi di stare spiegando il suo
piano.
«Vedi,
piccola, la tua abilità si rivela davvero utile in guerre del genere...»
aggiunse una nuova voce, mentre la porta di quella stanza buia si spalancava
ancora una volta.
«...
noi del suono non abbiamo spie molto abili, ma con le tue capacità...» Kabuto
entrò dentro la stanza, lasciando in sospeso la frase, la conclusione
ovvia.
«...
non solo per vincere questa guerra, ma anche tutte le altre che
verranno.»
Ino
guardava terrorizzata quei tre uomini che le stavano attorno. Chi la guardava
con desiderio e chi con bramosia.
Avrebbe
voluto morire in quell'istante. Ma la cosa che più la spaventava era il fatto di
non sapere come avrebbero fatto a carpire la sua abilità innata. Questa
incognita la spaventava da morire.
«Kabuto...
è il momento!» proferì il Sennin solennemente.
«Bene,
Orochimaru-sama! Sas'ke-kun, se vuoi seguirmi...» rispose il ragazzo con gli
occhiali, voltando le spalle ad Ino e al proprio maestro e riaprendo la porta di
quello stanzino. Lui e Sasuke uscirono.
Nell'esatto
momento in cui la porta venne chiusa, la stanza divenne fredda, gelida. Il
sangue si gelò nuovamente nelle vene di Yamanaka, mentre il luogo veniva
inondato da un senso di morte e uccisioni.
La
ragazza spalancò gli occhi, completamente terrorizzata e sentendosi impotente
davanti a quell'atmosfera di pura e completa morte.
Il
suo cervello cominciò a pensare ad una cosa soltanto: voleva
morire.
Orochimaru
tirò fuori uno strano rotolo, aprendolo davanti a lei.
«Si
dice che per avere un'abilità innata coma la tua, il possessore debba darla di
sua spontanea volontà. E dato che sicuramente con le maniere buone non vorrai
collaborare... mi spiace piccola Ino. Dovrò farti un po'
male...»
Ino
guardò con occhi sbarrati di puro terrore il Sennin che si mordeva il dito, come
tante volte aveva visto fare a Naruto per la tecnica del richiamo. Il sangue
dell'uomo cadde al centro del rotolo.
Tigre,
cane, tigre, topo, cane, tigre.
Orochimaru
posò il dito sulla fronte di Ino.
«Boutoku
no jutsu.»
Il
tempo si fermò, la stanza gelò e tutto intorno a Yamanaka cominciò a girare
vorticosamente… più forte… ancora più forte.
Il
senso di nausea la portò a vomitare, ma non lo fece in quanto una forza
invisibile la bloccava, glielo impediva, spingendo indietro il
conato.
Ino
rivide nella sua mente il giorno in cui suo padre le insegnò la tecnica, si vide
svenire tra le braccia di un piccolo Shikamaru di appena cinque anni, si vide
svenire tra le braccia di un piccolo Shikamaru di otto
anni…
Si
vide svenire tra le braccia di un bellissimo Shikamaru dodicenne, mentre un
simpatico Choji suo coetaneo attaccava un ninja del suono.
Si
vide svenire tra le braccia di uno Shikamaru bello e sexy, con la sigaretta in
bocca, sedicenne.
Sentì
che qualcosa, o qualcuno, stava cercando di entrare in quei ricordi, con forza,
facendole male.
Si
vide allegra e sorridente, chiacchierare con Shikamaru e Choji, su un prato
fiorito. E all''improvviso sangue.
Sangue
su di lei, sui suoi amici, tutto coperto di sangue.
Questi
non erano i suoi ricordi. Provò a urlare, ma nessuno la sentiva. Provò a
svegliarsi, ma qualcuno la tratteneva in quell'incubo.
E
vedeva che tutte le persone a cui voleva bene cadevano uccise: Sangue su Sakura,
su Tenten. Sangue su Naruto, su Sai, su tutti gli altri.
E
poi il vuoto.
Aprì
gli occhi, collassata a terra, lo sguardo fermo e morto. Un rivolo di bava le
uscì dalla bocca.
Orochimaru
la guardò sadicamente: gli piaceva da matti violare la mente delle
persone.
L'atmosfera
della stanza si rilassò, ma lei non lo percepì.
Il
calore cominciò a pervaderla nuovamente, ma lei non lo
percepì.
Boccheggiava,
stringendosi alle ginocchia e singhiozzando sommessamente.
Nella
sua mente sentiva una voce che la chiamava, chiamava il suo nome, ma non
riusciva a capire a chi appartenesse.
Qualcuno
bussò alla porta.
«Ha
terminato qui, Orochimaru-sama?»
«Sì,
Sas'ke-kun... portala in una stanza, falla sdraiare e falla riprendere... poi...
fanne ciò che vuoi!» disse Orochimaru, alzandosi da terra, richiudendo il rotolo
di pergamena e uscendo di soppiatto dalla stanza.
Domani,
avrebbe ricominciato nuovamente a penetrarle nella mente. L'avrebbe fatto finché
non avrebbe avuto la
Shintenshin.
Sasuke
si chinò sulla ragazza, le sfiorò le spalle, ma questa si scansò,
inconsciamente, tremando più di prima.
La
sfiorò di nuovo, prendendola in braccio.
«Fra
poco starai meglio Ino-chan... e sarai tutta per me...» le bisbigliò in un
orecchio, con un sorriso dolce, stante tutto.
Che
Sakura fosse brava nel medic-jutsu, ormai era risaputo.
Ma
che fosse così brava, nemmeno Neji poteva aspettarselo. In pochi minuti
Naruto e Sai furono guariti completamente dalle loro ferite, anche se la
ragazza, avendo sprecato molto chakra, si trovava più affaticata del solito, ma
questo non le importava!
Vedere
il sorriso felice di Naruto era il ringraziamento più appagante che avesse mai
ricevuto.
«Grazie
Sakura-chan...» disse infatti il biondo, mostrando una fila di denti
bianchissimi e muovendo ripetutamente le dita delle mani,
intorpidite.
«Adesso
ci raccontate cosa è successo precisamente...» disse Neji, mettendosi a sedere
comodo davanti ai due ragazzi.
Sai
abbassò lo sguardo, nella sua mente, riviveva il preciso istante in cui lo
avevano tramortito definitivamente e con le poche forze che gli rimanevano,
aveva visto Sasuke dare un colpo secco alla nuca di Ino e caricarsela sulle
spalle, scomparendo.
«Ci
hanno preso di sorpresa – iniziò il biondo, notando che Sai aveva la testa da
un'altra parte - ... ci hanno messo K.O. e si sono portati via Ino. Ci siamo
fatti fregare come dei principianti!» esclamò Naruto con un sorriso amaro sulle
labbra, portandosi una mano dietro la testa.
Si
sentiva in colpa, anche se cercava di nasconderlo.
«Ino...»
sussurrò il moro affranto, voltando lo sguardo da un'altra
parte.
«Ecco!
Già che ci siamo... - sbottò Naruto ad un tratto - Sai? Vorresti dirmi che cosa
è successo tra voi due?»
Il
ragazzo arrossì imbarazzato e abbozzò un sorriso, un vero e proprio sorriso,
ricordando ciò successo la notte prima, dove aveva baciato con passione la
ragazza e si erano addormentati dietro una roccia.
«Naruto,
in un momento del genere non mi sembra il caso...»
«È
sempre il caso di parlare di queste cose! Forza: confidati con il tuo amico
Naruto!»
Sakura
guardava con incredulità e stupore la scena: Sai e Ino?
«Dai,
dai, dai, dai!» insisteva Naruto, cercando di convincerlo con le sue migliori
moine.
«Falla
finita, Uzumaki!»
«Ehm...
Sai? – chiese Haruno con voce flebile, ancora debole.– Spero comunqueche fra te e Ino non ci sia stato niente
di romantico perché io credo... sì ecco... che a Shikamaru non piacerà molto la
cosa...»
Quelle
parole fecero esplodere Sai. Gli fecero crollare il mondo addosso e per la prima
volta comprese il dolore che poteva avere una delusione
amorosa.
«Sh-Shikamaru
hai detto? Beh... non m'importa! Si è lasciato sfuggire l'occasione!» esclamò
adirato, alzandosi in piedi in fretta e furia.
Sakura
si portò una mano alla bocca, Ino aveva scelto Sai? Aveva dimenticato Shikamaru?
No, impossibile!
«Sai!
Ino ti sta solo usando! Vuole far ingelosire Shikamaru!» lo avvisò Haruno,
indispettita.
«Non
m'importa, ho detto! - rispose Sai - Fino a quando posso pensare che sia mia, lo
penserò!»
«Sai,
tu e lei...»
«Ci
siamo baciati, Sakura!» scoppiò poi il ragazzo, urlando in faccia a tutti la
verità.
Haruno
spalancò ancora di più la bocca, Naruto lo guardava incredulo, Neji voleva solo
scoppiare a ridere.
«Che
cosa?»
«E
abbiamo dormito insieme... abbracciati... ecco quello che è
successo!»
Sakura
si mise una mano sulla fronte, scuotendo la testa disperatamente. Non voleva
crederci.
«Nara
ti ammazza... eccome! Sì, sì… ti fa fuori!»
«Sai
cosa me ne frega di quello smidollato! Ha la sua puttanella della Sabbia, no?»
replicò velenoso.
«Sakura-chan!
Non credi che dovremmo prendere il loro esempio?» domandò Naruto con una nota di
malizia nella voce solitamente innocente ed ingenua, guardandola con occhioni
dolci.
«N-Naruto...
adesso devo...» balbettò la rosa perdendo un po' di
sicurezza.
Neji
si alzò in piedi, divertito da quella scenetta, afferrò la ricetrasmittente e la
guardò interessato. Cacciò un mugulo.
«Cazzo...
è accesa!»
Il
gelo scese nel gruppetto.
«Cosa
vuoi dire con è accesa? Hanno sentito tutto?» chiese Sakura con una punta
di terrore.
Neji
non le rispose. Premette il tasto delle ricetrasmittente per
parlare.
«Ehm...
Tenten?»
«Tenten
un cazzo!» rispose una voce incavolata che... no, non era quella di
Tenten.
«...
Shikamaru?» bisbigliò Neji, insicuro.
«No
Neji! Sono la fata turchina!!!» urlò di risposta
l'apparecchio.
«Oh...
eh, eh... ciao Shika! Come
va?»
«Neji...
- cominciò il ragazzo, cercando di reprimere la collera - ... passami quel...
quel... quel... coso!» gracchiò.
Sai
fece per avvicinarsi a testa alta, prendendo l'apparecchio, ma Sakura lo
fermò.
«Vi
rendete conto di ciò che stiamo facendo?» gridò la rosa,
allibita.
«Stiamo
parlando di tresche amorose quando Ino è in pericolo di vita!!!» terminò
istericamente.
«Hai
ragione, hai ragione...» disse Shikamaru, abbassando il tono di voce e, per quel
che riuscirono a capire gli altri, a calmarsi.
«Voi...
voi pensate solo a riportarla a Konoha e... – fece una lunga pausa – ... a
tenerla lontana da quell'essere!»
«Ehi!
Ho un nome piccolo genietto idiota!» rispose Sai con rabbia, urlando in modo che
il diretto interessato potesse sentirlo.
«Ho
detto basta! Sai, per favore... e tu Neji spegni quella
ricetrasmittente!»
Hyuuga
fece come ordinato e si rimise l'apparecchio in tasca, sospirando.
Quella
guerra non sembrava essere solo tra i nemici.
«Bene!
Ora che tutti gli amanti di Ino si sono calmati, possiamo pensare a riportare a
casa l'oggetto dei loro desideri!» ordinò Sakura, mettendosi in
viaggio.
«Neji!
Contatta Tenten e dille di andare avanti per la loro strada e di bloccare
Shikamaru nel caso in cui tenti di raggiungerci!»
«Ecco...
a me tocca sempre il lavoro sporco...» mugugnò il moro.
Anticipazioni:
Naruto
guardò ancora una volta la ragazza, mentre dietro di lui, Sai lo incitava a
darsi una mossa.
Prese
coraggio e si avvicinò veloce alla rosa, baciandola candidamente sulle
labbra.
"Stai
attenta, Sakura-chan.."
Sakura
ricambiò il bacio con dolcezza quasi materna.
“Say
my name So I will know you're back You're here again For a while Oh
let us share the memories that only we can share together Tell me
about The days before I was born How we were as children”
[Within
Temptation, “Say My Name”, Angels,
2005]
Naruto
stava sdraiato dietro un ampio cespuglio di fragole. I suoi occhi erano come due
fessure, guizzavano da una parte all'altra alla ricerca di qualcosa.
Probabilmente nemmeno lui sapeva cosa. Era nascosto da quasi un'ora e
sinceramente si stava stancando. Lanciò un altra occhiata davanti a sé,e lentamente allungò una mano verso il
cespuglio. Gli piacevano… le fragole.
«Naruto
che stai facendo? Ti sembra il momento di mangiare?» chiese Sakura in un
bisbiglio, sistemandosi sdraiata accanto a lui.
«Mi
annoio!»
«Dobbiamo
aspettare il segnale di Shino e dei suoi insetti per fare irruzione da
Orochimaru, porta pazienza una volta tanto!»
«Sì...
ma Shino è lento!» mugugnò il biondino, incrociando le braccia al petto e
sbuffando scocciato dal fare da madre che aveva la sua
Sakura-chan.
«Naruto! Non dire stupidate! Shino sta aspettando il momento buono per
mandarci i suoi insetti, Hinata e Neji controllano col Byakugan, Kiba e Akamaru
con il loro olfatto... e tu che fai?! Mangi!» lo ammonì, alzando leggermente la
voce.
«Mmm...
secondo me Kiba e Hinata stanno pomiciando...» intervenne Sai d'un tratto,
avvicinandosi ai due e sdraiandosi accanto a Sakura, portandosi le mani dietro
la testa.
Sakura
voltò incredula lo sguardo verso il compagno.
«Che
stanno facendo?!»
«Ho
detto secondo me, non sono sicuro…» disse lui, chiudendo gli occhi.
Sembrava quasi che volesse schiacciare un pisolino.
«Io…
io non ho parole! Ino è la dentro che sta per morire e voi… voi vi state
comportando da superficiali! Sai, non eri tu quello che l'amava alla follia?
Perché sei così calmo?» chiese quasi istericamente. Non le sembrava una
situazione reale.
«Non
lo so… sto calmo perché dentro di me… è come se sapessi che andrà tutto bene. E
credo che anche gli altri avvertano questa situazione, Ecco perché c'è tutta
questa calma…»
La rosa
digrignò i denti, spazientita, interrotta poi dalla mano di Naruto che, posatasi
sulla sua, le intimava di stare calma e di non preoccuparsi, che tutto sarebbe
andato bene.
I due
si guardarono negli occhi e, se questa fosse stata una romantica storia d'amore,
a rigor di logica, avrebbero dovuto baciarsi.
Ma
questa non è una storia d'amore.
Un'ape
si posò delicatamente sul naso di Naruto, poi un'altra, e un'altra
ancora.
Era il
segnale.
Tutti
e tre i ragazzi si alzarono in piedi di scatto, cominciando a correre cautamente
verso l'ingresso del nascondiglio di Orochimaru, seguiti a ruota da Hinata e
Kiba, provenienti dalla loro destra, e da Shino e Neji, proveniente dalla
sinistra.
Adesso,
più nessuno aveva voglia di scherzare.
Si
appiattirono contro la parete della caverna, sbirciando dentro con
circospezione.
«Hinata…
Neji…» chiamò flebilmente Haruno. I due ragazzi annuirono e col Byakugan
guardarono ogni centimetro del nascondiglio.
«E'
pieno di guardie…» constatò Hinata dopo la sua ispezione.
«Ino
è nell'ultima stanza in fondo al corridoio sull'ala destra. Ci conviene
dividerci in tre gruppi… Due dentro e uno fuori nel caso le cose si mettessero
male…»
«Buona
Idea! - annuì Sakura, convinta - Io, Naruto, Sai e Neji andremo dentro! Shino,
Hinata e Kiba resteranno fuori! Se non ci vedete tornare dopo un'ora, scappate!»
detto ciò, fece un cenno ai suoi tre compagni, ed insieme si prepararono a
sgattaiolare dentro, consci però che sarebbero stati scoperti
subito.
Sakura
lanciò un'occhiata a Sai. Ora sì che sembrava teso, ora sì che sapeva cosa si
prova quando è in gioco la vita di una persona amata.
Ora sì
che Sai era diventato umano.
Neji
si portò subito avanti al gruppo, sudando freddo e spostando lo sguardo da una
parte all'altra. Camminavano lenti, cominciando ad entrare nel rifugio.
Nel
primo pezzo di corridoio non trovarono nessuno, facendo tirare un sospiro di
sollievo a Naruto, stupidamente, e facendo preoccupare gli altri. La cosa
puzzava terribilmente.
Hyuuga
andò avanti per alcuni metri, fermandosi poi di botto e facendo sbattere Sai
contro la sua schiena.
«Che
cavolo succede?»
«C'è
qualcuno… è nel corridoio incidente al nostro.»
Le
altre parole morirono in gola ai ragazzi.
«Sai
dirmi chi?» domandò Sakura.
«Uhm...
è molto buio... è difficile da capire... uno alto, con un chakra
notevole!»
I pugni
di Naruto si strinsero, abbassò lo sguardo e digrignò i
denti.
«Sas'ke...»
sussurrò, più a se stesso che agli altri.
«No!
Non è Sasuke...»
«Non
è...»
«No! E'
qualcun altro... ma il chakra penso sia molto simile...»
Sai,
rimasto interdetto fino a quel momento, fece un rapido
calcolo.
Forte
come Sas'ke, non Sas'ke.
«Quel
tipo coi capelli grigi!» sussurrò, come risolto il problema
dell'equazione.
«Kabuto?»
chiese Neji, vedendo poi Sai annuire.
«Questo
è un grosso problema…» disse Sakura, pensando per qualche secondo sul da farsi.
Kabuto era un uomo estremamente intelligente: li avrebbe beccati di certo, se
non fosse che li aveva già scoperti e stava venendo a farli fuori. In tal caso
sarebbe stata una mossa stupida dato che sarebbe stato uno scontro quattro
contro uno. Qualcuno doveva tenere occupato il ninja del Suono mentre gli altri
andavano avanti, consapevoli del fatto che avrebbero, a quel punto, incontrato
altri ninja.
Troppo
complicato, troppo rischioso, ma era l'unica cosa da fare.
Neji
era da escludere, il suo Byakugan serviva per andare avanti. Sai era troppo
preso da salvare Ino.
Rimanevano
solo in due.
«Naruto?»
lo chiamò con dolcezza.
Il
biondino si voltò, incrociando i suoi occhi che ostentavano
preoccupazione.
«Sakura-chan?»
«Io...
resto.» proferì con solennità, fermandosi di botto in mezzo al
corridoio.
«Sakura-chan!
Sei impazzita?!» sbottò Naruto, prendendole le spalle e scuotendola come per
farla tornare in sè.
«E'
l'unico modo!»
«No! Ci
rimango io»
«Naruto!
Tu servi alla squadra!»
«Anche
un ninja medico serve alla squadra!»
«Ino è
un ninja medico! - la rosa si morse le labbra rosee e carnose. - vi basterà
trasferirle del chakra e lei riuscirà a guarirvi!»
«Ma
Sakura…»
«Ascolta
Naruto… Kabuto combatte con le arti mediche, ho più probabilità di farcela io
che conosco le tecniche che non tu, e poi – disse, scostandosi dal biondo,
sorridendo con amore – nel caso Sas'ke si facesse vivo… solo tu hai una
possibilità contro di lui.»
Naruto
guardò ancora una volta la ragazza, mentre dietro di lui, Sai lo incitava a
darsi una mossa.
Prese
coraggio e si avvicinò veloce alla rosa, baciandola candidamente sulle
labbra.
«Stai
attenta, Sakura-chan…»
Sakura
ricambiò il bacio con dolcezza quasi materna.
«Anche
tu, Naruto-kun!»
«Ehm...
mi dispiace interrompere il diabetico momento - cominciò Sai, sfoderando uno dei
suoi peggiori sorrisi - Ma temo che qualcuno stia arrivando...» e indicò
un'ombra che ormai era ferma su una delle porte che davano sul corridoio
adiacente al loro.
Sakura
li spinse via e i tre ragazzi ripresero a correre.
«Cazzo
Sai... io ti ammazzo! - s'infuriò Naruto, minacciando il moro con il pugno -
Dovevi proprio interrompere il magico momento? Chissà cosa avete fatto tu ed Ino
dietro la roccia...» commentò maliziosamente, beccandosi un pugno ben piazzato
da Neji.
«Taci,
baka!»
Sakura
aspettava immobile, come se fosse una statua di marmo. Vedeva l'ombra
avvicinarsi sempre di più, mentre il cuore prendeva un ritmo velocissimo. Lei
stessa non riusciva a credere che un cuore umano potesse arrivare a battere così
forte nel giro di pochi secondi.
Kabuto
si arrestò appena vide la figura della ragazza, con quel suo solito sorriso
strano, che non riuscivi mai a interpretare.
Ovviamente,
per lui non era stata una sorpresa trovarsi davanti alla kunoichi. Come se non
sapesse che prima con lei c'erano altri tre ninja, tra cui la volpe a nove
code.
«E
così, ci incontriamo di nuovo, Haruno Sakura...» sussurrò mellifluo alla
giovane, deformando la propria espressione in un sorrisetto beffardo e guardando
la kunoichi con occhi di sufficienza.
«Così
pare, Kabuto...» rispose lei, gelida, fulminandolo con gli occhi color
acquamarina.
«Sei
ancora la palla al piede di sempre, vedo... quelli lasciati indietro finiscono
sempre per... morire...»
Sakura
ormai aveva compreso la strategia di Kabuto. Voleva farla sentire una debole,
una ragazza facilmente manipolabile... ma non sapeva quanto lei fosse cambiata
durante quegli anni.
«Uhm...
che ne dici se ci sfidiamo? Così vedrai i miei progressi, bastardo che non sei
altro!» esclamò, senza che però la sua voce subisse un'incrinazione
adirata.
«Con
calma ragazzina... sembri molto sicura di te...» la schernì il ninja medico,
sistemandosi gli occhiali sul naso dritto. Alla parola «ragazzina», Sakura
strinse i pugni in ferrea presa. L'ultima volta che un ragazzo le aveva dato
della ragazzina era finito all'ospedale per una settimana.
«Smettiamola
di chiacchierare... non ho voglia di starti a sentire!»
«Io
mi chiedo se questo è il tuo solito spirito...
o è solo per il fatto che il tuo caro amichetto ti ha baciata?» Kabuto scoppiò
in una risata di scherno, che rimbombò per il corridoio scuro e umido. Sakura lo
guardò incredulo. «Occhi lucidi, guance scarlatte, labbra rosse e leggermente
gonfie... cosa è stato? Un bacio d'addio?» e ancora
rideva.
La rosa
aveva sopportato sin troppo. Andava bene prendere in giro lei, andava bene
prendere in giro il suo essere ninja... ma no! Naruto non doveva
toccarlo!
Digrignò
i denti, scagliandosi contro il ninja medico e raccogliendo tutto il suo chakra
sul pugno ben stretto, lo colpì con impeto sul mento ad una velocità che nemmeno
lei pensava di possedere, percepì due denti di Kabuto distruggersi sotto la sua
forza.
«Forza
Kabuto! Questo era solo il riscaldamento!»
Il
ninja dai capelli grigi si riprese, sputando i due premolari scheggiati.
Forse
aveva sottovalutato il suo avversario.
«Interessante...
finalmente ci divertiamo...»
Neji
camminava praticamente appiccicato al muro. Guardava avanti, al di là dai muri
per prevenire qualche avversario, ma ogni tanto si guardava anche indietro,
teneva sotto controllo Sakura.
«Neji…»
«Tranquillo
Naruto... se la sta cavando... per ora ce la fa...» Il ninja biondo non sorrise.
Non si sentiva comunque tranquillo.
Sai
sbuffò leggermente.
«Le
carie stanno arrivando...»
«Falla
finita Sai! Voglio proprio vedere te quando vedrai Ino!» Naruto cominciava a
perdere la pazienza, si voltò, tenendo il pugno stretto davanti a sé guardando
Sai con occhi fiammeggianti.
«Ah sì?
Beh, almeno noi le cose le facciamo in privato!» anche il moro gli lanciò
un'occhiataccia adirata.
Neji
s'interpose tra i due.
«Volete
smetterla? Abbiamo una missione da compiere, se non ve ne siete
accorti!»
I suoi
compagni annuirono riluttanti e ripresero la strada, ma non ci volle molto prima
che Hyuuga si fermasse, con gli occhi che saettavano
ovunque.
«Siamo
arrivati»
I
tre ninja si trovavano davanti a una porta nera e massiccia, probabilmente di
pietra. Neji alzò un braccio, provando a spingere la porta per entrare nella
stanza.
Nessuno
si accorse di quello che accadde.
Naruto
e Sai videro solamente qualcosa di estremamente veloce passargli davanti agli
occhi e mezzo secondo dopo Neji era volato dall'altra parte del corridoio,
sbattendo violentemente contro la parete.
«Siete
arrivati... al capolinea.»
Sasuke
si materializzò alle spalle di Naruto, con la katana fermamente tesa sotto la
sua gola.
«Sapevo
che saresti arrivato...»
Occhi
sgranati, pregni di sorpresa, di emozioni fino a quel momento represse e
nascoste, bocca leggermente socchiusa come a sottolineare un sentimento che
andava oltre la paura stessa.
Naruto
rimase pietrificato, incapace di muoversi. Deglutì un boccone
amaro.
«Sas...»
mormorò, mentre le altre parole gli morivano in gola, represse dal groppo che
faticava ad ingoiare.
«Dov'è
Ino?» domandò una voce risoluta e colma di rancore.
L'Uchiha
si voltò, incontrando due occhi scuri quasi quanto i suoi quando non erano
velati dallo Sharingan.
«Non ti
preoccupare, Sai, della tua ragazza... mi sono già preso cura io!» gli sputò in
faccia, beffardo.
«Cosa
cazzo le hai fatto?» urlò quasi Sai, pulendosi con una mano e con gesto secco
spostando Naruto con una spinta, trovandosi faccia a faccia con quel ragazzo che
lui aveva imparato a paragonare solo a della feccia umana.
Il
sorriso di Sasuke si allargò ulteriormente, mostrando i denti bianchi. Neji si
alzò fatica dal suolo, tenendosi sofferente la spalla
destra.
«Non
starò a dileguarmi sui dettagli... però devo dire... Wow, è davvero cresciuta
bene e nei punti giusti...»
Sai si
morse il labbro inferiore talmente forte da farlo
sanguinare.
«Cosa...
cosa le hai fatto, brutto bastardo! Tu non devi toccarla con un dito la mia
Ino!» gridò, scagliandosi contro di lui e cozzando con un kunai contro la sua
katana.
Sasuke
gli si avvicinò all'orecchio.
«Troppo
tardi, amico, ho già usato la mano intera...» sibilò.
A quel
punto, il moro non ci vide più, si preparò per trapassare l'avversario con la
sua arma, mentre il portatore dello Sharingan faceva lo
stesso.
«Fermi!»
ordinò loro una voce debole e quasi timida.
Ino si
trovava appoggiata esausta contro la porta della stanza, il corpo coperto da
graffi, escoriazioni e sangue, una grande ferita alla tempia le solcava il volto
sporco e i capelli, disordinati, le ricadevano crespi sulle spalle nude.
Note delle
Autrici:
Ci scusiamo immensamente per il
ritardo [il fatto è che abbiamo delle vite a cui pensare, sapete come
è..].
Gli aggiornamenti, come avrete
capito, non saranno più tanto frequenti, ma sappiate che i “Lavori sono in
corso”.
Ringraziamo tutti quelli che hanno
recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che continuano a leggere, nonostante
tutto.
Are they themselves to blame, the misery, the
pain?
Didn’t we let go, allowed it, let it
grow?
If we can’t restrain the beast which dwells
inside
It will find it’s way somehow, somewhere in
time
Will we remember all of the suffering
Cause if we will fail it will be in
vain
[Within
Temptation, “Our Solemn Hour”, The
Heart of Everything, 2007]
Ino era
riuscita a barcollare fino alla porta quando aveva sentito la familiare voce dei
ragazzi. Aveva strascicato i piedi pesanti, inciampando più volte, cascando a
terra, sbucciandosi le mani e le ginocchia già ulteriormente massacrate; la
scena che le si era presentata davanti le aveva messo una paura inconcepibile.
Sai doveva allontanarsi da Sasuke, loro non potevano minimamente immaginare la
forza
di quel ragazzo. Era una minaccia.
Li
aveva fermati, gliel’aveva gridato quasi fosse una preghiera proveniente dalla
sua disperazione. Dal dolore che aveva patito durante quel tempo e che loro, i
suoi amici, non avrebbero mai dovuto provare.
«I-Ino…»
mormorò Sai, arrestandosi di botto e osservando la figura martoriata della
ragazza, che manteneva tuttavia una grazia degna di una principessa. Anche nei
momenti peggiori, Ino era sempre splendida.
Ino
sorrise al ragazzo, prima che la vista le si annebbiasse e gli occhi si fecero
pesanti. Svenne all’improvviso, afflosciandosi sul pavimento sporco e lurido.
Sai aprì la bocca, diede le spalle a Sasuke, muovendo un passo verso di lei.
Pessima mossa.
Uchiha
lo colpì subito a terra, facendolo cadere come un peso morto di fronte alla
bionda. Il ragazzo sorrise maligno, camminò verso Ino per riportarla nella
stanza, quando un pugno potente e veloce lo colpì alla guancia, il naso che
lentamente cominciava a sanguinare.
«Ti
sei scordato di me Sas’ke?»
Il
moro guardò con odio il ragazzo che l’aveva colpito, prima di passarsi la lingua
sul labbro superiore, assaporando il gusto ferroso del suo
sangue.
«Ciao,
Naruto…» biascicò, spruzzando gocce purpuree in faccia al biondo. «Da quanto
tempo…»
«Già,
Sas’ke. È da ieri che non ci si vede, mi sei mancato…» rispose Naruto, beffardo,
mettendosi in posizione di combattimento.
«Oh,
ma come siamo antipatici…» esclamò Uchiha, poi notò Neji. «E c’è anche Hyuuga! È
il mio giorno fortunato!»
«Volevo
fare una rimpatriata, c’è anche Sakura-chan, sai?»
«Quale
onore! Quando vi avrò fatti fuori tutti, anche la piccola Sakura resterà qua con
Ino. Almeno ho anche la scelta…» la risata metallica e perfida arrivò con
violenza alle orecchie di Naruto. I suoi occhi si fecero fiammeggianti, il suo
sorriso beffardo si trasformò in un ringhio. La volpe stava prendendo il
sopravvento.
«Oh,
non dirmi che le muori ancora dietro, eh?»
«Tu…
tu brutto piccolo bastardo…»
«Stai
calmo, Kyuubi, riceverà un trattamento degno di una regina, quando sarà sotto di
me a letto…» disse Sasuke, con tono di chi sta tranquillizzando
qualcuno.
L’aura
intorno a Naruto si era fatta più densa e rossa, rumori di liquidi che si
muovevano provenivano dal suo corpo, che lentamente stava prendendo una forma
più animalesca; le unghie si allungarono, gli occhi si assottigliarono, le
cicatrici sulle guance si fecero più visibili, i canini diventarono
incredibilmente più affilati.
«Sai,
solitamente non sono così, le donne e il sesso sono relativamente importanti, ma
quando ho la possibilità di avere accanto a me vecchie conoscenze… beh, tutto
prende più gusto, non trovi, Naruto-kun?» quella fu la goccia che fece
traboccare il vaso.
Naruto
lanciò un urlo animalesco, dato che ormai di umano gli era rimasto poco, e con
rabbia bestiale si accanì su Sasuke, attaccandolo senza sosta, non lasciandogli
il tempo per contrattaccare.
Tutto.
Poteva dire tutto. Ma Sakura-chan era una delle persone più importanti delle sua
vita. La più importante.
Con le
unghie gli graffiò il viso, lasciandogli tagli netti che difficilmente si
sarebbero rimarginati senza lasciare cicatrici, gli stracciò i vestiti, gli tirò
pugni contro il volto senza fermarsi, mescolando il sangue che sprizzava dai
tagli dell’Uchiha con le sue lacrime colme di
risentimento.
Con
voce flebile, il moro riuscì ancora a parlare.
«Picchi
così tuo fratello?» mormorò, sorridendo.
Uno
di quei suoi rari sorrisi, quelli che riservava solo ai suoi ex compagni di
squadra.
Il
sorriso del vero Sasuke. Uzumaki
si fermò di scatto, ma per quanto vero potesse essere quel sorriso, non sarebbe
bastato.
«Mio
fratello è morto. Tanti anni fa.» e con un ultimo colpo lo schiantò contro il
muro.
Neji
si rimise in piedi, scrollando il viso cercando di fare chiarezza su quello che
stava accadendo.
«Neji,
sveglia Sai, prendi Ino e allontanatevi. Qui ci penso io.»
Hyuuga
lo guardò di traverso mentre con passo lento si avvicinava a dove aveva
schiantato Sasuke. Se fosse stato il Naruto di sempre sarebbe rimasto con lui.
Ma quello era il Kyuubi, non Naruto.
Fece
come l’amico gli aveva ordinato.
Una
volta che Sai ebbe aperto gli occhi, si rifiutò di lasciare a Neji il corpo di
Ino e volle a tutti costi essere lui a caricarselo sulle spalle, carezzandole
dolcemente una guancia intaccata dal sangue e depositandovi un bacio
leggero.
Fecero
per allontanarsi, quando videro arrivargli incontro una ragazza zoppicante,
ferita in viso e sulle braccia, ma viva.
«Sakura!»
esclamò Neji sorpreso.
«È… è scappato…» disse la ragazza respirando a
fatica.
«Chi?»
«Kabuto.
Appena abbiamo cominciato a fare sul serio se n’è andato. Temo che avverta
Orochimaru.»
Neji
annuì solamente. Quello era un bel problema.
«Ino!»
Sakura andò incontro a Sai, spostando delle ciocche bionde dal volto della
ragazza. Era completamente diversa dall’Ino che aveva
lasciato.
«Dobbiamo
scappare, affrontarli sarebbe un suicidio.» decretò dopo un po’ Neji, mentre
Sasuke, poco lontano, parava i colpi di Kyuubi.
Sakura
osservò la scena, mentre gli occhi color acquamarina si riempivano di lacrime,
li strizzò, mentre quelle cominciavano a scorrere lente sulle guance, pulendole
dallo sporco e dal sangue.
Mosse
qualche passo verso i suoi due compagni di Team, singhiozzando
sommessamente.
«N-Naruto…»
sussurrò con voce rotta.
Un
altro passo.
«N-Naruto…»
continuò, stringendosi nelle spalle, vedendo che
Uchiha
era passato al contrattacco e stava minacciando Kyuubi con un kunai ricoperto di
sangue, gli occhi macchiati dallo Sharingan fuori dalle
orbite.
«NARUTO!»
urlò, gettandosi verso i due.
«Cosa
vuol fare quell’incosciente!» esclamò Sai mentre Neji le correva
dietro.
Hyuuga,
fortunatamente riuscì a riprendere la ragazza per la vita, non permettendole di
fare altri passi.
«Non
puoi fare niente, Sakura, vieni via!»
«Lasciami
Neji! Ti prego… io… io devo fermarli… si ammazzeranno!
Moriranno!»
«Quella
a lasciarci le penne sarai tu se ti metti in mezzo!»
Sakura
negò violentemente con la testa, cercando di scrollarsi Neji di dosso. Quello
allora le prese il viso, costringendola a mantenere lo sguardo fisso sui
due.
«Guardali
Sakura: quelli non sono loro! Sono fuori di sé! Lascia perdere, lasciali
fare!»
«Neji,
ti prego!» lo implorò la giovane, dimenandosi furiosamente, graffiandogli le
mani che la tenevano ferma con le unghie. Era disperata.
E allo
Hyuuga non restava che una cosa, la colpì con forza alla testa, facendola
svenire tra le sue braccia.
«Mi
dispiace, Naruto.» mormorò lentamente, abbassando il volto in segno di scuse,
mentre con Sai ed Ino,
scapparono
attraversando il corridoio, lasciandosi quella scena alle
spalle.
Ino
fu depositata sull’erba fresca, ancora svenuta. Più morta che
viva.
Hinata
la guardava preoccupata, mentre con un panno bagnato le puliva alla bell’e
meglio il viso sporco e sofferente.
«Naruto
è rimato dentro?!» urlò improvvisamente Kiba, sentendo il resoconto di
Neji.
«Sta
combattendo con Sasuke…»
«Bene.
Cioè, magnifico!» esclamò Inuzuka ironico mettendosi una mano dietro la testa.
«Non possiamo tornare a Konoha senza di lui!»
«E
infatti aspetteremo qui che esca…»
«Aspettare?
Che esca? No, dico Neji sei impazzito?»
«…
credo di sì.» rispose Hyuuga, guardando con occhi lucidi il covo cui si
nascondeva Orochimaru.
Inuzuka
strabuzzò gli occhi, come incredulo, ma annuì e si diresse verso Hinata, per
aiutarla.
Sai
era rimasto in stato vegetativo per molti minuti, dopo che Sakura gli aveva
detto che Ino aveva subito uno shock mentale, cosa che poteva notare dal battito
cardiaco, notevolmente accelerato.
Haruno,
invece, fissava con sguardo neutro la grotta. Chiunque l’avesse guardata, non
avrebbe potuto trovare differenze tra lei e un cadavere.
La
sua migliore amica era svenuta poco più in là, con la mente completamente
torturata. Il ragazzo che un’ora prima aveva baciato stava rischiando la vita
contro un pazzo. Perché Sasuke era un pazzo.
Era
questo quello che era riuscita a combinare nella sua vita? Si era tanto allenata
per arrivare a quel punto?
Si
abbracciò le ginocchia, cominciando nuovamente a piangere.
«Bene.»
pensò Sai osservando la compagna «Almeno questa è la prova che non è diventata
un cadavere.»
Improvvisamente,
la terrà tremò leggermente, Neji evocò il Byakugan e analizzò la
grotta.
I
ragazzi voltarono lo sguardo verso il covo, che stava cominciando a tremare
sinistramente.
Hinata
si alzò in piedi e diede lo straccio a Kiba.
«Ki-Kiba-kun?»
lo chiamò dolcemente.
«Dimmi!»
«Torno
subito!»
Kiba
guardò primo lo straccio e poi Hinata, Hinata e lo
straccio.
«Ehi!
Dove vai?»
Hinata
non badò alle urla del ragazzo, entrando velocemente dentro la
grotta.
«Oddio
ma che fa?!» urlò Neji preso dal panico.
«Hinata!»
Sakura
si alzò di scatto dalla sua postazione, gli occhi sbarrati sulla figura della
ragazza che si perdeva nell’oscurità della grotta.
Shino
fece volare uno dei suoi insetti dietro a Hinata. Se fosse stata in pericolo,
almeno lo avrebbero saputo. Inuzuka
si tirò in piedi.
«No!
Porca vacca!» tirò un calciò al vuoto, lanciando lo straccio in terra. «No! No!
No! No!» gridò, ricadendo in ginocchio e cominciando a fissare il cielo con
assurdo interesse.
«Hinata-sama…»
sussurrò Hyuuga, incredulo.
«Perché?»
sussurrò d’un tratto Sakura. «Perché l’ha fatto?»
Kiba
si rialzò, completamente fuori di sé dalla rabbia. «Osi anche chiedere perché?!
L’ha fatto per salvare il tuo dannato Naruto! E adesso rischia di lasciarci la
pelle pure lei!»
Hinata
stava correndo il più velocemente possibile, per quanto il buio e il polverone
che alzavano le pietre quando cadevano a terra, potevano
permetterle.
«Naruto!»
chiamò invano, credendo che qualcuno potesse sentirla. Attivò velocemente il
Byakugan, perlustrando la grotta che ormai era sul punto di cedere
definitivamente. Lo trovò a un centinaio di metri da lei, coperto di sangue,
svenuto accanto ad Uchiha. Tutti e due sembravano morti.
Si
avvicinò col fiatone, cercando di caricarselo sulle spalle troppo magre per
portare un peso del genere. Ma con sua grande sorpresa, riuscì a sollevarlo,
anche se le costava una fatica enorme, evitando un masso che cadde a pochi
centimetri da dove Naruto era svenuto.
Cominciò
a correre, gli occhi le bruciavano a causa della fuliggine che li aveva
irritati, le gambe le cedevano, ma tenne duro.
«Re-resisti,
Naruto-kun!» ansimò, stringendo la presa con forza che nemmeno lei pensava di
avere.
Saltò
una grande pietra nel centro del corridoio che stava percorrendo e seguitò nella
sua infinita corsa verso la salvezza.
«Dove
vai così di fretta?» domandò una voce provata dalle
fatiche.
La
ragazza si pietrificò, voltando lo sguardo con il terrore dipinto in
viso.
Kabuto
stava lì, a pochi metri da lei, tenendosi la mano su un occhio da cui colava un
rivolo di sangue, il viso completamente martoriato, gli occhiali rotti calati
sul naso.
Il
ninja medico sorrise beffardo, alzando una mano contro la ragazza, pronto a
usare chissà quale terribile tecnica, ma accade una cosa che Hinata non avrebbe
mai potuto prevedere.
Prima
uno, poi due, decine e decine di insetti sortirono fuori dal nulla,
avvinghiandosi al braccio del ragazzo, facendolo urlare dal dolore non appena
questo cominciarono la loro opera di distruzione.
«Shino…»
sussurrò Hinata, prima di approfittarsi della situazione e scappare via, sempre
più affaticata dal peso di Naruto sulle sue spalle. Inciampò due o tre volte,
abbandonando dietro di sé le urla di Kabuto. Mentre lentamente la luce
dell’uscita cominciava a farsi sempre e più chiara e
grande.
Strizzò
gli occhi, deglutì un boccone amaro e continuò, un piede dopo l’altro, uno
sforzo dopo l’altro, le caviglie che ormai sembravano non volerla più ascoltare,
dolendo come fossero rotte.
«No,
devo resistere! Devo farlo per Naruto-kun!» soffiò
flebilmente.
E poi
non ci fu che luce. Bianca, splendente luce, candida e pura. Un fresco
venticello le carezzò i capelli scuri. Sorrise, chiudendo lentamente gli occhi e
lasciandosi svenire.
Due
forti braccia la trattennero, mentre un liquido caldo picchiettava contro la sua
guancia; percepì distintamente un profumo: forte, selvaggio,
irrequieto.
«Sei
salva. Sia ringraziato il Cielo. Sia ringraziato il Cielo!» furono le ultime
parole che sentì, prima di perdere i sensi. E fu tutto buio.
Quando
riprese i sensi, era comodamente aggrappata alle spalle di Kiba, che camminava
lentamente dietro agli altri del gruppo.
Naruto
era sulle spalle di Shino, ancora privo di sensi, ma poteva constatare che le
sue ferite più gravi erano state rimarginate, opera di Sakura probabilmente. Sai
portava con sé Ino, Hinata non sapeva dire come stava la ragazza: gli occhi
erano aperti, ma c’era qualcosa che non andava. Il suo corpo era troppo
ciondoloni, come se fosse tutto addormentato, gli occhi erano spenti,
completamente freddi e distanti.
«È
in stato di shock, credo che per un po’ rimarrà così, come un vegetale.» stava
dicendo la ninja medico, mentre dava leggere occhiate a
Ino.
«Che
vuoi dire?» chiese allora Sai.
«Quando
si è svegliata il suo cervello deve averle fatto ricordare quello che ha passato
dentro a quella grotta, e questo può averle creato un blocco. Adesso è come una
bambola.»
Il
moro si fermò nel mezzo della strada, la bocca spalancata, gli occhi lucidi sul
punto di lacrimare.
La sua
Ino. La sua bella Ino ridotta ad un vegetale.
Orochimaru
sarebbe morto.
«Che
cosa si può fare, Sakura!» replicò nervosamente, alzando la voce che divenne più
stridula, venendo quasi rotta dalla disperazione.
«Sai,
l’unica cosa che possiamo fare è aspettare…»
«Aspettare
quanto?!»
«Cosa
vuoi che ne sappia?! Non posso prevedere il futuro! Dipende tutto da lei e dalla
sua forza di volontà!»
Il
ragazzo abbassò lo sguardo, sconfitto.
«Credo…
credo che comunque lei senta quello che state dicendo.» disse improvvisamente
Hinata, portando su di sé l’attenzione dei compagni.
Sakura
sorrise radiosa, raggiungendo Kiba che si era fermato per far scendere la
ragazza.
«Stai
meglio?» le chiese apprensivo Inuzuka.
«Mi
sento un po’ scossa.»
«È
normale.» disse Sakura, ampliando il sorriso. «E ti devo ringraziare, per
Naruto-kun…»
«Lui ha fatto tanto per me. Mi sembrava il minimo e so comunque che lui
avrebbe fatto lo stesso…»
Sakura
annuì. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Hinata per averglielo riportato
indietro.
«Cosa
dicevi, riguardo a Ino?» chiese Sai interrompendo le due
ragazze.
«Che
prima, quando parlavate, mi era sembrato che avesse cercato di muoversi… ma non
ne sono sic-»
«Ne
sei sicura?!» Sakura osservò nuovamente Ino, studiando le pupille di questa.
«Mettila giù, Sai. Provo a visitarla nuovamente.»
Il
ragazzo fece come richiesto, ringraziando Hinata con uno sguardo che mostrava un
puro sentimento. Forse Sai non era poi quel masso privo di
emozioni.
Sakura
si avvicinò alla bionda e le aprì i grandi occhioni color del cielo, constatando
quanto fossero vuoti ed opachi. Ma erano vivi.
Un
piccolissimo bagliore, proveniente dal fondo del suo cuore, li illuminava, non
li lasciava morire, li
manteneva
in vita.
Sorrise,
Sakura.
«Credo…
credo che si rimetterà presto!» esclamò divertita, permettendo nuovamente a Sai
di caricarla sulle spalle. «Ha soltanto bisogno di riposo, affetto e amici.»
terminò, prendendole la mano e inoculandole un po’ del suo
chakra.
«Fronte-Spaziosa…»
mormorò Ino, piegando gentilmente le labbra, abbozzando ad un sorriso
dolce.
«Ino-pig…»
fece a sua volta la rosa, mentre una lacrima di gioia le scendeva dalla guancia,
ripulendola dalla sporcizia.
Sai
la guardò, voltando più che poteva la testa. Era sempre la bambola di pochi
minuti fa, ma c’era quel movimento minimo delle labbra, quella voce flebile ma
esistente che lo faceva sentire… felice.
«Mi
sento stanca…»
«Hai
ragione, adesso riposati Ino.» disse Sakura tirando su col naso, accarezzando la
testa di Ino come si fa a una sorella più piccola.
Neji
saltò giu da un albero, mentre alcune foglie cadevano con
lui.
«Sakura,
siamo arrivati al confine: un altro giorno di viaggio e arriveremo a
Konoha.»
Note
Autrici:
Ahem..
Non
siamo morte (nu nu) siamo state rapite dagli alieni.. non lo sapevate?
O_O
E
non abbiamo scritto a causa dei nostri neuroni che hanno tentato il suicidio
ù_ù, quello è stato un grosso problema, già già..
Ma
perdete la speranza, o voi che entrate in questa selva selvaggia e non ci
ricordiamo più..
La
fic, mooooolto lentamente, verrà finita: abbiate fede! Purtroppo dobbiamo
cercare di far incastrare gli impegni che sono tanti e di vitale importanza:
convertire il mondo al Bianco, cucinare il gelato caldo, grattarci la schiena e
guardare la (M)elevisione..
A
presto, o giovani lettori inesistenti..
Che
la forza della giovinezza sempre sia con voi.. ù_ù
Lee
& AtegeV
Anticipazioni:
Tenten
piangeva quasi dalla gioia, stringendo a sè il corpo stanco e affaticato di
Neji, come a volessi accertare che quello non era un sogno o un'allucinazione.
Era tutto reale.
Il
ragazzo rimase un tantino sorpreso, dopo il modo non molto allegro con cui si
erano lasciati non si aspettava tante felicità.
"Ehm...
ciao?" disse con tono soffocato, battendo un mano sulla spalla della ragazza e
facendo una leggera pressione, cercando di non dare a vedere che stesse tentando
di allontanarla per non morire strozzato.
“You
took my heart Deceived me right from the start You showed me dreams
I wished they'd turn to real You broke the promise And made me
realise It was all just a lie”
[Within Temptation, “Angels”, The Silent Force, 2004]
Shikamaru
sedeva su un grosso masso al centro dell’accampamento coperto sulle spalle da un
pastrano ruvido e sporco, che avrebbe dovuto tenerlo più caldo, e teneva tra le
mani una tazza di tè ormai freddo; secondo Tsunade-hime quell’infuso sarebbe
riuscito a «lenire il dolore». Se era così, i suoi effetti erano decisamente
lenti ad arrivare, stava bevendo già la seconda tazza senza alcun
risultato.
Fissava,
ma senza realmente vederlo, il grande portone d’ingresso al campo, trepidante,
attendendo l’arrivo di qualcuno. Le ginocchia si muovevano febbrilmente, nervose
e scattanti.
Un’ombra
piccola si avvicinò a quella del ragazzo, mescolandosi per un breve istante per
poi tornare tutte e due nitide sull’erba bruciata e ingiallita. La notte stava
lentamente calando mentre il rosso scuro del tramonto illuminava ancora per poco
l’accampamento della foglia.
«È
due giorni che sei seduto su quel masso a fissare quelle dannate porte. Non
credi che sia l’ora di darci un taglio?»
Shikamaru
si voltò lentamente verso Temari che lo osservava dall’alto con la sua solita
aria da prima donna. La scrutò per parecchi secondi negli occhi, per poi
abbassarli ancora più tristemente di quanto già non fossero
prima.
«Oooh,
guardatemi! Sono Shikamaru Nara, la mia vita è uno schifo! Tutti sono contro di
me! Nessuno mi ama!» sbottò Temari in tono melodrammatico, portandosi
teatralmente una mano alla fronte e mimando uno svenimento da
palcoscenico.
Nara
le lanciò un’occhiata colpito: aveva una gran forza interiore quella ragazza,
non c’era ombra di dubbio. Abbozzò ad un sorriso triste e tornò alla sua tazza,
riprendendo a bere avidamente, beandosi, per la prima volta dopo tempo, del
dolce sapore di menta in bocca e del pizzicore zuccherino che gli solleticava la
gola infiammata.
Temari
notò con piacere l’espressione leggermente più allegra del ragazzo e senza
nemmeno chiedergli il permesso si sedette accanto a lui sopra il masso,
osservando l’orizzonte.
«Sai
che la nostra missione non è andata bene riguardo al nostro rapporto. Non mi
pento di ciò che ho detto e non mi scuserò con te del mio comportamento. Ma
voglio che tu sappia che prima di tutto questo ero tua amica, e vorrei esserlo
ancora.» Temari si fermò un secondo, scrutando il volto del ragazzo alla ricerca
di qualche segno d’assenso o di negazione, ma quando vide che niente aveva
smosso il suo sguardo fermo, decise di andare avanti.
«Vuoi
parlarne? Tranquillo, non te la offendo la biondina…»
«Mi
sento immeritatamente preso per il culo» esordì sbuffando, lasciando qualche
secondo di pausa per trovare le parole e vedere che effetto quelle appena dette
avevano fatto sulla ragazza.
In
risposta a questo, Temari scoppiò in una grassa risata e venne presto fulminata
da Nara.
«Oh,
sì, scusa» disse, cercando di riprendere il controllo di se stessa. «È difficile
contenersi quando inizi i discorsi così…»
«Voglio
dire» cominciò Shikamaru lanciando una lunga occhiata a Temari per evitare che
gli scoppiasse a ridere in faccia un’altra volta. «prima fa la gelosa e mi
lascia intendere qualcosa, poi va a farsi consolare da Sai-faccia-da-morto! Io
non la capisco. Non riesco a capire cose cavolo pensa sotto quella catasta
bionda di capelli!». Per Shikamaru era stato come togliersi un grosso peso dal
cuore. Temari lo guardava con gli occhi leggermente spalancati, indecisa se
scoppiare di nuovo a ridere o prendersi il volto tra le mani per la
disperazione.
Era
ovvio che l’allusione alla “lei” era rivolta ad Ino, ma sentirne parlare le
sembrava un pugno nello stomaco.
«Bè,
se è così» rispose, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo.
«Anche io dovrei sentirmi immeritatamente presa per il culo. O… forse no?»
aggiunse con meno sicurezza, captando lo sguardo incredulo che le era stato
rivolto.
«Non
mi pare di averti mai… promesso qualcosa…» rispose Shikamaru, tentando di
non ridere a sua volta alla vista dell’espressione confusa di
Temari.
«Sì, hai ragione… »
ammise la bionda, sbuffando fuori aria dalla bocca. «Comunque sono dell’idea che
Ino stia sbagliando. Sai potrà anche essere un ragazzo carino, ma non è quello
che vuole. Lo sa lei, lo sa Sai e lo sai anche tu.» concluse, grattandosi la
nuca.
Nara
la guardava e più la guardava più ora tutta quella situazione gli sembrava solo
una dannata scocciatura.
Ed
era anche pronto a rivelarlo quando una ragazza, dagli insoliti chignon stile
cinese si portò al suo fianco, osservando attentamente il paesaggio che si
estendeva davanti a loro.
«Tenten
che vuoi?» chiese Nara credendo che la ragazza fosse venuta a riferirgli
qualcosa. Ma quella sembrava non ascoltare, continuando imperterrita ad
osservare un punto preciso lontano, davanti a lei.
«Tenten?»
riprovò Shikamaru con più insistenza, ma ancora una volta la ragazza lo ignorò.
Temari osservò anche lei il paesaggio, notando delle sagome nere in lontananza
che prima non c’erano.
«Cosa
c’è?» chiese più a se stessa che a qualcuno in particolare. Tenten si portò
davanti al masso, aguzzando la vista, sempre in assoluto
silenzio.
Anche
Shikamaru si sporse di più, lasciando cadere il pastrano in terra con un tonfo
sordo, alzando un po’ di polvere. Ora vedeva perfettamente chi si stava
avvicinando.
Apriva
la fila un, a prima vista, indenne Neji Hyuuga, seguito a ruota da Kiba che
sorreggeva Hinata, la quale sembrava sconvolta e prostrata. Seguivano Sakura e
Naruto, quest’ultimo coperto di tagli e ferite che sembrava si stessero
rimarginando. Chiudevano la fila, deglutì sonoramente, Shino, Sai, Akamaru, ed
Ino. Sai sembrava ferito superficialmente, zoppicava; Ino era distrutta: quasi
denudata, il volto spento, la carnagione pallida, pressoché verdognola. Era in
braccio al moro, che le carezzava la guancia con le labbra. Shino li seguiva
tranquillo, come una presenza che c’è ma non c’è.
«Neji!»
l’urlo disumano di Tenten fece perdere tre anni di vita sia a Nara che a Temari.
La ragazza partì di corsa senza preavviso ad una velocità sorprendente, tanto
che nemmeno il genio della casata Hyuuga si accorse della sua presenza finché
non se la vide piombare addosso facendogli quasi perdere l’equilibrio. Tenten
piangeva quasi dalla gioia, stringendo a sé il corpo stanco e affaticato di
Neji, come a volersi accertare che quello non fosse un sogno o un’allucinazione.
Era tutto reale.
Il
ragazzo rimase un tantino sorpreso, dopo il modo non molto allegro con cui si
erano lasciati non si aspettava tanta felicità.
«Ehm…
ciao?» disse con tono soffocato, battendo un mano sulla spalla della ragazza e
facendo una leggera pressione, cercando di non dare a vedere che stesse tentando
di allontanarla per non morire strozzato. «Tenten, sarebbe carino se mi
lasciassi andare. Dopo che mi sono salvato da tutto, non vorrei morire
strangolato da te.»
Tenten
in risposta lo strinse ancora di più se possibile. Neji invece sentì
distintamente delle risatine di scherno provenire alle sue spalle e voltandosi
vide gli occhi di Naruto e Kiba che lo fissavano
maliziosi.
«Ehm,
sono soli piccoli problemi tecnici.» mormorò arrossendo leggermente. Non vedendo
altro modo di fare, Neji circondò con le braccia la vita della ragazza,
riuscendo ad alzarla di peso.
«Ora
vado a fare rapporto. Stasera dobbiamo parlare, sei d'accordo?» le sussurrò a un
orecchio in tono più seducente di quanto in realtà non
volesse.
«Uhm»
mugugnò Tenten annuendo con la testa, guardando poi al di sopra della sua
spalla.
«Adesso,
infatti, non mi sembra il caso. Ino…»
«…
ha bisogno di te, lo so.» ribatté il giovane. Le sfiorò delicatamente una
guancia e si allontanò verso la tenda dell’Hokage.
Intanto
il gruppetto era stato circondato da una moltitudine di shinobi preoccupati,
tutti che volevano sapere cosa fosse successo là dentro e perché si trovavano
con un cadavere da sotterrare, ma i ragazzi erano troppo, troppo stanchi per
rispondere e li superarono senza degnarli di attenzione. Passarono davanti a
Temari e Shikamaru, e quest’ultimo si portò una mano alla bocca, vedendo le
condizioni di Ino.
«Che
cazzo le è successo?» esclamò senza nemmeno preoccuparsi del suo linguaggio,
afferrando Sai per un braccio e costringendolo a posare il corpo di Ino a terra,
ancora del tutto incosciente. Temari bisbigliò soltanto un «Vado a chiamare
l’Hokage» prima di correre verso le tende.
Sakura
si avvicinò al ragazzo, chino sul corpo della compagna che cercava di capire
cosa potesse esser stato a ridurla come uno straccio.
«Le
ha violato la mente, Shika. L’ha torturata.»
«Chi?»
domandò Shikamaru, cercando di trattenere la sua rabbia e forza distruttiva dal
distruggere tutto.
«Orochimaru.
E sospettiamo che quel bastardo dell’Uchiha l’abbia…» lasciò la frase in
sospeso, ma la conclusione non fu difficile da raggiungere, anzi, arrivò veloce
e inarrestabile, fiondandosi nella testa del giovanesenza pietà.
«Ino…
la mia Ino. Era così… innocente…» balbettò senza coerenza, assolutamente
esterrefatto dalla rivelazione.
Tsunade
arrivò dopo qualche secondo, cominciando a esaminare Ino e a pronunciare le
prima diagnosi, ma Shikamaru non la stava ad ascoltare. I suoi occhi e la sua
mente erano persi nel vuoto, non sapeva più cosa fare, era completamente
disorientato. Non si accorse nemmeno quando lo afferrarono da sotto le braccia
per portarlo via, in un luogo dove non c’era confusione. Fu fatto sedere per
terra, davanti a una tenda che riconobbe come quella di Sakura, mentre tre
figure gli stavano davanti.
«Shika
ascolta… non siamo sicuri di quello che le hanno fatto in quel buco di posto.
Aspetta che Tsunade-sama abbia fatto con precisione la sua visita…» cercò di
calmarlo la ragazza in ginocchio davanti a lui.
Ma
Shikamaru non la guardava, non l'ascoltava, se ne stava solo seduto senza fare
niente. Nella sua testa c'era solo l'immagine devastata di Ino, nient'altro, non
riusciva a concentrarsi su niente che non fosse diverso dalla sua compagna di
squadra.
«Shikamaru,
andiamo…» provò Naruto con un sorriso avvicinandosi, mentre Sakura si guardava
intorno non sapendo che fare, del tutto incapace di risollevare l'animo
dell'amico. Anche lei ci stava male per Ino, avrebbe voluto aiutarla se solo ne
fosse stata in grado, ma in quelle condizioni poteva affidarsi soltanto alla
speranza e alla bravura di Tsunade-sama.
«È
completamente spossato, che facciamo?» domandò in quel momento Sai. Gli
scocciava star dietro a Nara, ma quando Ino era stata portata via dagli altri
ninja medici, Sakura lo aveva fulminato con lo sguardo.
«Facciamo
che ti uccidiamo, stronzo?» esclamò Shikamaru, con puro disgusto nella voce. La
presenza di quell'essere non solo gli faceva ribrezzo, ma lo rendeva anche
eccessivamente irritabile.
«Come,
scusa?» tentò Sai, fingendo di non aver udito per non peggiorare la
situazione.
«Hai
capito benissimo, feccia.» sbottò Shikamaru, alzandosi e mostrandogli il pugno
serrato. «È tutta colpa tua se Ino è in questo stato! È solo colpa tua! Io… io…
io te l'avevo affidata, te l'avevo lasciata e tu…» non terminò la frase, ancora
incredulo dello stato in cui si trovasse la SUA Ino.
«Ragazzi,
calmatevi.» Sakura si interpose come paciere, nel tentativo di fermare le
ostilità. «È inutile che stiate a discutere. Non salverete Ino in questo
modo.»
«È
vero.» asserì Nara, rilassandosi appena. «Non salverò Ino, ma vedere questo
tizio morto mi darebbe una grande soddisfazione.»
Naruto,
che fino a quel momento era rimasto in disparte, temette che Shikamaru potesse
perdere il lume della ragione e scagliarsi contro Sakura; afferrò il ragazzo da
dietro e lo tenne fermo quando cercò di divincolarsi.
«Accidenti
a te, Naruto! Mollami!»
«E
tu calmati, dannazione!»
«Non
starai anche tu dalla parte di quel pezzente!?»
«Noi
non stiamo dalla parte di nessuno e-»
Shikamaru
dette una gomitata in pieno stomaco al biondo, che mollò immediatamente la
presa. Senza preoccuparsi di chiedere scusa, si precipitò addosso a Sai, che
distratto, non lo vide nemmeno arrivare; sentì soltanto le nocche del giovane
Nara colpire dritto il suo zigomo e poi il suo mento. Fece qualche passo
indietro, per non perdere l'equilibrio, mentre la vista dall'occhio destro
cominciò a farsi offuscata.
«Ti
è dato di volta il cervello?» gli urlò sconvolto. Non si aspettava una reazione
del genere, non da uno calmo e pacato come lo era Shikamaru. Non lo conosceva
bene come gli altri, ma sapeva che non era tipo da rissa, non avrebbe fatto del
male nemmeno a una mosca.
«Sta’
zitto! Lo avevo detto subito che lei non doveva venire in missione con te! Non
sei capace nemmeno a difendere la ragazza che ami!»
Shikamaru
partì di nuovo all'attacco di Sai, colpendolo al ventre e ancora in viso,
accecato da una furia assassina.
Sai
tentò di parare quanto poteva, ma la follia del Nara era irrefrenabile. Ben
presto si trovò coperto di lividi e con sangue che gocciolava dalle
ferite.
«Adesso
basta!» intervenne Naruto, trattenendo Shikamaru per la seconda volta. «Sei
fuori?!» gridò.
Sakura
si parò davanti all'amico e lo guardò dritto negli occhi, seria. Subito si udì
il rumore secco di uno schiaffo.
«Mi
fate schifo. Tutti e due.» sibilò la rosa, inviperita. «Mentre voi siete qui a
scazzottarvi come due cretini, Ino rischia di non riprendersi. Ho intenzione di
andare ad assistere all'intervento di Tsunade-hime e ad aiutarla con tutte le
mie possibilità per permettere ad Ino di vivere anche solo un giorno in più. Voi
dovreste fare lo stesso: dite di amarla tanto, ma poi guardatevi! Dei bambini!
Vergognatevi.»
Shikamaru
si arrese all'evidenza: Sakura aveva ragione. Si liberò dalla morsa di Naruto e
corse via.
Sai
si asciugò le ferite con la manica della maglia.
«È
completamente impazzito.» commentò, quasi divertito.
Naruto
lo fulminò con lo sguardo. «Io credo che ti avrei già ucciso se questa cosa
fosse capitata a Sakura.»
Sai
guardò stupefatto il biondo, rimanendo in silenzio. Sakura dal canto suo non
potè fare a meno di arrossire, pensando che se davvero fosse successo a lei,
Naruto avrebbe fatto cascare il mondo, letteralmente. Gli si avvicinò con
lentezza, sfiorando con una mano la sua spalla.
«Credo
che dovresti andare da Shikamaru: non vorrei che se la prendesse con
qualcun'altro e si mettesse a fare a botte con chiunque gli capiti a
tiro.»
Il
ragazzo annuì, lanciando un'ultima occhiataccia a Sai, prima di incamminarsi
nella stessa direzione in cui era scomparso Nara poco
prima.
«E
tu vieni con me, ti darò qualcosa per quelle ferite.»
Sai
seguì Sakura in completo silenzio, tenendosi premuto il labbro con un lembo
della maglia. Nonostante le parole di Naruto, non riusciva ancora a capire come
e dove aveva sbagliato; quando Ino era stata rapita, lui era a combattere con
lei, non si era certamente tirato indietro. Dunque cosa c'era che non era andato
nel suo comportamento?
«Non
è davvero colpa tua, non scervellarti troppo.» Le parole di Sakura lo
risvegliarono dai suoi pensieri. La ragazza si era fermata di botto e lo
guardava non più con rimprovero ma con dolcezza, avrebbe osato
dire.
«E
allora di chi è la colpa?» mormorò, abbassando lo sguardo,
mortificato.
Sakura
sembrò pensarci su per secoli. «Diciamo che è di Ino.» disse, poi
sorrise.
Sai
la guardò e si meravigliò di come ella potesse sorridere genuinamente,
nonostante la situazione in cui la sua migliore amica si
trovava.
«Di
Ino, dici?» domandò.
«Sì,
di Ino.» continuò, facendolo sedere su una brandina e prendendo il kit di primo
soccorso. "Vedi, Ino e Shikamaru sono sempre stati una sorta di… entità a sé.
Fin da quando si sono conosciuti, tutti a Konoha potevano percepire la magia che
li legava: se quando erano piccoli si chiamava "amicizia", ora che sono grandi
possiamo chiamarlo "amore".»
Sai
ascoltava attentamente e ogni volta che gli occhi di Sakura incontravano i suoi
veniva ferito dalla sua forza.
«Il
tuo arrivo, Sai, è stato come un fulmine a ciel sereno. Dopo anni, Shikamaru era
riuscito a liberarsi dell'unico ostacolo che lo teneva lontano da Ino: Sasuke.»
a quel nome, lo sguardo della rosa si riempì di lacrime. «Poi sei arrivato tu, e
subito Ino non ha avuto occhi che per te. Lo faceva per far ingelosire
Shikamaru? Non ne sono mai stata certa finché non si è dichiarata a te. Ricorda,
Sai, Ino non si dichiara mai. Ino attende, perché l'uomo, in questo caso
Shikamaru, deve fare la prima mossa.» sorrise, scacciando la
tristezza.
In
quel momento, a Sai fu tutto chiaro.
«Sono
stato usato?» chiese con un fil di voce.
Sakura
imbevette d'alcool un pezzo di cotone e lo passo sul labbro ferito del
compagno.
«Usato…
usato è una parola grossa. E dimostra anche quanto tu stesso conosca poco Ino:
lei non fa del male alle persone di proposito, per quanto possa a volte sembrare
il contrario. È prepotente e pretende che il mondo sia ai suoi piedi, è vero, ma
usare le persone non le piace, proprio no. Lei ama Shikamaru da una vita, ma
come a volte succede, si è sentita attratta da altre persone. Prima Sasuke,
adesso tu… insomma, quando si è dichiarata era in parte sincera. Con Sasuke è
successa la stessa cosa, palesava il suo amore anche fin troppo, questo solo
perchè era attratta da lui, non innamorata. Capisci ciò che voglio dirti,
Sai?»
Il
ragazzo annuì lentamente, abbassando lo sguardo a terra. Come doveva sentirsi in
questo momento? Arrabbiato, geloso, nauseato o comprensivo? Non sapeva quale
stato d'animo dovesse scegliere per quella circostanza.
«Vado
a prepararmi per l'intervento. Tu dovresti stare alla larga da Shikamaru, credi
di farcela?»
«Sì.
Grazie, Sakura.» abbozzò ad un sorriso mentre Sakura usciva dalla
tenda.
Grazie
di che cosa?, si chiedeva. Grazie per averlo distrutto?
Non
poteva certamente lasciare le cose così, ora. Avrebbe dovuto vedere Ino,
chiarire, lasciare che andasse con Shikamaru e nascondersi, possibilmente il più
lontano possibile da loro. Una sensazione disgustosa lo assalì: cos'era,
odio?
Si
mise le mani tra i capelli e abbassò la testa, stanco. Subito sentì un pizzicore
salato invadergli la bocca, mentre le guance si bagnavano e l'acqua cadeva a
terra a gocce. Non riuscì a capire che cosa fosse quel liquido che gli colava
lungo le gote, ma ciò che provava era un qualcosa di molto, molto
sgradevole.
Note:
Innanzitutto:
perdonooooo!!
L’altro
giorno stavamo esplorando le vecchie cantine di casa e abbiamo ritrovato questa
storia con il capitolo 13 incompleto e bhè… poverino, ci ha fatto pena! Quindi,
con un grande sforzo, abbiamo deciso di portare a termine questa fanfic
vecchissima.
Qualcuno
non ci sperava più, ammettetelo.
Sperando
di non scomparire di nuovo, ci ribecchiamo tra una settimana
(speriamo).