Dernier Espoir

di Elpis Aldebaran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Howling ***
Capitolo 2: *** Ice Queen ***
Capitolo 3: *** What Have You Done ***
Capitolo 4: *** Dark Wings ***
Capitolo 5: *** A Dangerous Mind ***
Capitolo 6: *** Final Destination ***
Capitolo 7: *** The Truth Beneath The Rose ***
Capitolo 8: *** All I Need ***
Capitolo 9: *** Forgiven ***
Capitolo 10: *** Frozen ***
Capitolo 11: *** Say My Name ***
Capitolo 12: *** Our Solemn Hour ***
Capitolo 13: *** Angels ***



Capitolo 1
*** The Howling ***


Nuova pagina 1

Avvertenze:

-          Se siete facilmente sensibili a parolacce o a modi di esprimersi un po' volgari, pensateci bene prima di leggere.

-          Se siete fan di Temari e l'adorate alla follia, rimarrete delusi, ci siamo coalizzate contro di lei! Muahah.

-          [Spoiler] Orochimaru qui non è morto.

-          Noi siamo fan delle Shika/Ino e Neji/Tenten, quindi a vostro rischio e pericolo.

 

 

Dernier Espoir

 

Fanfiction by Coco Lee e AtegeV

 

 

 

I

 

The Howling

 

 

“When we start killing
It's all coming down right now
From the night that we've created
I wanna be awakened somehow
(I wanna be awakened right now)
When we start killing
It all will be falling down
From the hell that we're in
All we are is fading away
When we start killing”

 

[Within Temptation, “The Howling”, The Heart of Every thing, 2007]



 

 

 

 

Il frinire dei grilli non era mai stato così perfettamente udibile come quella sera, risuonava imperioso nell'intera radura e nell'accampamento lì stanziato.

Nessuno dormiva, non avevano il coraggio. Troppo sangue, troppi morti, troppi cadaveri. Il senso di colpa pesava come un macigno sul loro cuore, ancora giovane degli adolescenti.

Oltre al suono dei grilli, quel timbro così uguale e ripetitivo, si poteva sentire di sottofondo il gemere dei feriti, mugugnanti di dolori atroci, prossimi alla morte. E Ino distesa sulla sua coperta logora in quel prato dall'erba bruciata, si rannicchiò su stessa, con i palmi delle mani premuti sulle sue orecchie, per non sentire quel rumore di morte. Voleva solo scappare. Voleva diventare sorda.

Sentì gli occhi inumidirsi, il groppo in gola sciogliersi, ma scosse la testa: non doveva piangere.

Non lo stava facendo Sakura, lei stava salvando vite dalle cinque di quella mattina.

Non lo stava facendo Naruto, lui stava stroncando vite dalle cinque di quella mattina.

Perché avrebbe dovuto, allora, essere lei la prima a mostrare la propria debolezza? Perché doveva essere lei la prima a palesare la sua inutilità?

È brutto essere inutili. Ogni cosa che fai è d'intralcio per gli altri, ogni parola che dici è superflua.

Una goccia. Due gocce. Salate. Veloci. Sue. Lacrime amare. Singhiozzi ripetuti nella notte fredda e buia. Il tremolio delle spalle, dentro al cuore solo la speranza e la voglia di essere più forte. Lo doveva fare per lei. Lo doveva fare per tutti quelli che spezzavano e salvavano vite.

Udì un urlo di dolore. Qualcuno che soffriva, certo, ormai era abituata agli altri che pativano le ferite. Ma quello era il grido di Choji.

Akimichi era stato trovato in fin di vita poche ore prima, il fianco completamente martoriato. Una profonda ferita alla tempia. Aveva perso molto sangue, e ora Haruno, sempre lei, se ne stava prendendo cura, da buona medic ninja qual era. Al contrario di Ino.

Lei, che non era nemmeno in grado di vegliare sui suoi compagni di squadra. Non era riuscita a mantenere la promessa fatta ad Asuma-sensei. Un grido ancora più forte la fece drizzare a sedere. Fare finta di non sentire sarebbe stato da vigliacchi, perché solo loro si tirano indietro. Cercò di mettersi in piedi, per quanto le braccia e le gamba tremanti potessero permetterle. Il cuore le andava a mille. Consapevole che probabilmente quella sarebbe stata una delle ultime notti di Choji.

Sussurrò il suo nome. Lo chiamò segretamente nell'ombra buia della notte ormai tarda.

Per la prima volta da quando era nata, non s'interessò alle splendide e lucenti stelle che brillavano in cielo. Si asciugò le lacrime che le avevano rigato il volto pallido e stanco dalle fatiche e afferrò tutto il coraggio che aveva, dirigendosi verso la tenda dell'amico.

Aveva bisogno di vederlo. Un'ultima volta.

Vedere un'ultima volta quegli occhi pieni di vita. Quelle guance paffute che lei si divertiva a punzecchiare, come si fa con i bambini di cinque anni.

I suoi passi erano strascicati e lenti, le sembrava di avere dei macigni. La vista, troppo annebbiata dal pianto, scorgeva a malapena gli ostacoli del suo cammino, facendola inciampare in buche e pietre, portandola a cadere con violenza sul terreno arido.

«Serve una mano?» le domandò una voce roca, graffiata dall’evidente tristezza che non gli si leggeva negli occhi, come sempre. Quel suo sorriso falso. Tutti i suoi sentimenti erano nascosti lì dietro.

Quel sorrisetto da bastardo, mai che fosse vero, mai che venisse dal cuore.

«No, grazie, Sai...» replicò secca, scacciando con uno schiaffo la candida mano che il ragazzo le aveva porto.

In quel momento, l'ipocrisia, era l'ultima cosa che le serviva. Senza nemmeno degnare il ragazzo di ulteriore sguardo, Ino riprese il suo cammino cupo, lo sguardo basso e le mani strette in pugni. Non si accorse di andare a sbattere contro una persona, non si accorse, all'inizio, dei suoi occhi lucidi. Non si accorse di quella sigaretta mezza accesa in bocca. Non si accorse della sua sofferenza.

Uno sbuffo di fumo la colpì in pieno viso, portandola a tossire.

«Guarda dove vai...» mormorò seccata la figura che aveva davanti.

«Scusa....» rispose, senza ribattere, cosa che invece avrebbe fatto in un'altra situazione simile. No, non poteva, non poteva litigare, quando Choji aveva bisogno di lei.

«Non ti consiglio di andare di là...» continuò la voce maschile, come se nulla fosse.

«... è una merda...» terminò, con una nota ironica nel tono.

«Cho ha bisogno di me…»

«Credimi, sei l'ultima persona che vorrebbe vedere, in questo momento...» riprese il ragazzo con tono sempre più secco.

Ino non gli diede nemmeno ascolto, doveva e voleva vedere Choji. Passò accanto a Shikamaru, decisa ad andare fino in fondo, ma il ragazzo le afferrò il braccio, fermandola. La ragazza lo guardò con rabbia e stupore mischiati assieme.

«Torna a dormire Ino…»

«Cosa? Shika, il mio migliore amico è là dentro! Sta morendo!» urlò, esternando tutto ciò che ricacciava in fondo al proprio cuore, sopportando e sopportando.

«Sì, è lì.... e tu non puoi fare nulla per aiutarlo!» anche Shikamaru alzò la voce, adirato.

Per la prima volta, Yamanaka vide Nara arrabbiarsi, arrabbiarsi sul serio.

La sigaretta cadde in terra, spegnendosi.

«Ha ragione...» fece eco Sai, da dietro la ragazza.

E Ino in quel momento venne distrutta. Distrutta dentro, nel profondo. 'Non puoi fare nulla'. Ennesima prova che non solo lei si considerava inutile quanto un cappotto in piena estate, ma tutti gli altri la consideravano tale. Una persona totalmente inutile. Un peso per tutti.

«Avete ragione… che io vada o no da lui… per Choji non farà differenza…» disse con voce flebile e lo sguardo abbassato.

Chinava un po' troppo spesso il capo negli ultimi giorni.

I due ragazzi videro distintamente cadere da quel capo umiliato, una piccola lacrima, che andò a bagnare la terra.

Ancora una volta, Ino stava piangendo.

Nara, le poggiò delicatamente una mano sull'esile spalla, attirandola a sé e abbracciandola con dolcezza quasi materna, carezzandole i capelli dorati, mentre lei, soffocata da tutto quel 'sopportare', si lasciò andare, affondando il viso nel cappotto da Chuunin dell'amico e versando tutte le sue lacrime.

Sai, vedendo lo spontaneo gesto d'affetto, decise che era meglio allontanarsi, facendo il meno rumore possibile.

«Io… io non so cosa devo fare, Shika!» singhiozzò la ragazza

«... io non ce la faccio più…»

Nara la scostò gentilmente da se, in modo da poter vedere quegli occhi azzurri, cercando di trasmettergli un po' di sicurezza.

«Devi fare esattamente quello che hai fatti fino ad ora, Ino!»

«Cioè niente! Shika io non sto facendo niente!»

Shikamaru spalancò gli occhi, sbalordito.

Era questo. Era questo ciò che pensava? Ciò che, infondo, sembrava pensasse da sempre? Non poteva crederci.

«Ino! E' questo ciò che pensi di te?» balbettò, ancora incredulo.

«Sì Shika... sì...»

Nara la strinse più forte a sé, ora la ragazza sentiva il battito del cuore di lui, era inspiegabilmente accelerato, afferrò due lembi del giubbotto e li strinse,

riprendendo a singhiozzare.

«Sei una sciocca, Yamanaka...» disse infine il ragazzo con un sospiro, affondando il viso in quei fili d'oro. Ino approfittò ancora per parecchi minuti di quel calore che solo Nara sapeva donarle, con semplici e fraterni abbracci. Annusò il suo profumo, un misto di fumo e muschio che le mandava il cervello in tilt. Si scansò lentamente, passandosi un dito sotto l'occhio per arrestare le lacrime.

«Accompagnami da Cho…»

«Ino, tu sei pazza...»

«Non mi chiamo Yamanaka per niente, Shika...»

Lui la prese per mano, stringendola con dolcezza e riscaldandola delicatamente, quasi temesse potesse raffreddarsi ulteriormente.

Pochi passi e si trovarono davanti alla tenda. Choji li aspettava lì dietro.

«Vado...» proferì Ino, prendendo un lungo e profondo respiro.

«Buona fortuna…» le sussurrò Shikamaru, lasciandole la mano.

Attese qualche secondo prima di entrare, aveva troppa paura. Tirò un lungo respiro e si mosse. La tenda sarebbe stata completamente buia se non fosse stato per una piccola lanterna poggiata a terra vicino al letto di Akimichi. Accanto al moribondo, stava Sakura, che ogni po' annacquava un panno di spugna in una bacinella d'acqua fredda, passandolo poi sul viso sofferente di Choji. Ino credette di svenire alla vista del compagno.

Tutto il suo corpo era ricoperto di tagli e abrasioni, completamente scarlatto di sangue ormai secco.

I vestiti erano completamente stracciati e lui giaceva nudo su quel materasso ormai pregno del suo sangue. Ino non si scandalizzò, non ne aveva il coraggio.

Lanciò un'occhiata titubante alla ferita al fianco, era profonda, troppo profonda, incorniciata dalla sporco che la povera Sakura non era riuscita a lavare via.

«Ino...» sibilò Haruno notando la presenza dell'amica. Ino la guardò a lungo, cercando una risposta, una speranza. La ragazza dai capelli rosa abbassò lo sguardo, scuotendo il capo, negando.

«Ho... ho fatto il possibile... mi spiace...» le disse, anche lei sul punto di piangere. Choji non sarebbe stato il primo e nemmeno l'ultimo. Yamanaka si avvicinò all'amica, e tutta l'intenzione di restare vicina a Choji.

«Vai a riposare un po'... resto io qui con lui...»

«Sei sicura, Ino?»

«Sakura, credo di avere superato l'età dell'essere insicura! Sono una kunoichi a tutti gli effetti ormai!»

Haruno alzò le spalle, l'amica era nervosa, poteva capirlo benissimo; si allontanò e uscì, inghiottita dal buio della notte.

Ino si sedette al capezzale dell'amico, con fare titubante gli prese una mano e la strinse forte.

«Ciao Cho...» sussurrò con voce roca e tremolante.

All'inizio il ragazzo sembrò non sentire quella flebile voce. Ino ripeté il suo nome. Una. Due volte. Sentì una piccola pressione sul palmo della mano. Akimichi stava rispondendo alla stretta di mano. Un sorriso spontaneo incurvò le labbra della ragazza, facendole lacrimare appena gli occhi.

«Ciao Cho...» ripeté nuovamente.

«Ino... ciao.» riuscì a rispondere il ragazzo, con grande fatica.

«Sono messo male?» domandò con ironia, cercando di sdrammatizzare quel brutto momento.

La bionda allargò il sorriso.

«No Choji, t-ti riprenderai presto...» mormorò, mentre le lacrime scorrevano ormai sulle candide gote.

«Ehi... p-perché piangi?» si sforzò il ragazzo, continuando a stringere la presa.

«... nulla... sono... sono un'idiota...» rispose, soffocando i singhiozzi.

«L'hai capito finalmente.» fece una voce profonda e sarcastica.

«S-Shika...» proferì l'amico moribondo.

«Sono qui...» accertò il moro, avvicinandosi.

«Siamo qui... siamo il Team dieci... ancora riunito...» terminò Ino, abbracciando entrambi.

«Per l'ultima volta...»

«Non dirlo nemmeno per scherzo, Cho!» lo rimproverò la ragazza, alzando un po' troppo la voce.

«Ino... guardiamo in faccia la realtà. Non vedi in che condizioni sono?»

«Sì, ma io... tu non puoi...»

«Sono un ninja, prima o poi sarebbe dovuto capitare. I ninja non vengono al mondo per vivere...»

«Ma nemmeno per morire, Choji!»

«Infatti...» intervenne Shikamaru, posandole una mano sulla spalla.

«I ninja vengono al mondo per sopravvivere.»

La ragazza rimase a fissare Nara per qualche secondo, incapace di aggiungere altro. Si alzò di scatto, mordendosi il labbro, tirò un calcio alla lampada, facendola cadere in terra in mille pezzi.

«La vita dei ninja... fa schifo...» sibilò a denti stretti, correndo fuori, coprendosi il volto con le mani.

«Ino!» la richiamò Shikamaru, alzandosi anche lui.

«Se fossi in te la recupererei...» sorrise Choji, prima di essere colpito da un attacco di tosse convulsa, sputò sangue.

«Choji!» chiamò Shikamaru, avvicinandosi preoccupato all'amico.

«Va’ da lei, Shika...» ripeté Choji, girandosi di scatto dall'altra parte e vomitando sangue.

«Non posso lasciarti così!»

«Non voglio che il tuo ultimo ricordo di me sia questa brutta immagine... vai a chiamare Sakura, ti prego...» Nara esitò un momento, la fronte madida di sudore.

«Shikamaru va’ da lei... e promettimelo...»

«Cosa, Choji?»

«Non lasciarla mai sola...» detto questo, Akimichi gli sorrise, un sorriso caldo e sincero, prima di chiudere gli occhi e spirare.

 

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Capitolo 2
*** Ice Queen ***


Wecome To PageBreeze

II

 

Ice Queen

 

 

“When she embraces

Your heart turns to stone

She comes at night when you are all alone

And when she whispers

Your blood shall run cold

You better hide before she finds you

 

[Within Temptation, “Ice Queen”, Mother Earth, 2000]

 

 

Cadde un silenzio tombale nella tenda, Shikamaru osservò l'amico per l'ultima volta, gli occhi sbarrati che osservavano un punto impreciso davanti a lui, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la bocca sporca di sangue.

«P-prima Asuma...» balbettò, incapace di frenare i singhiozzi.

«O-ora tu...» continuò, stringendosi le spalle e affondando il viso nel colletto del giubbotto.

«Ti prego Ino... non lasciarmi anche tu... non lasciarmi anche tu!» s'inginocchiò, stringendosi e prendendo a piangere senza ritegno, davanti al corpo esanime di quello che per molti anni era stato il suo migliore amico.

Sakura, avendo visto Ino uscire come una furia, entrò nella tenda.

«Shikamaru come mai...?» ma si arrestò subito. Choji non respirava più.

«O mio Dio...» Haruno si portò una mano alla bocca, versando lacrime amare, veloci e tante.

Nara si voltò verso la ragazza, gli occhi rossi e la bocca tremante. Era solo un brutto sogno.

«Sai una cosa... è incredibile che il suo ultimo pensiero sia andato a una sciocchina come Ino!»

Sakura annuì, porgendogli una mano per alzarsi.

«Forza Nara! Non dobbiamo farci distrarre da questo... il Suono avanza da sud, mentre l'Akatsuki da nord... se non facciamo qualcosa al più presto, ci accerchieranno e per noi sarà la fine!» lo riprese la rosa, ammonendolo con sguardo severo.

«Non osare dirmi cosa devo fare, Sakura. Non osare.» sussurrò Shikamaru, una voce di una risolutezza che lei non aveva mai sentito prima.

«Il mio migliore amico mi ha appena lasciato, credi che m'importi qualcosa adesso se Orochimaru o Itachi ci attaccano?»

«Non fraintendere le mie parole... non volevo dire che...» cercò di rimediare Haruno con tono dispiaciuto.

«Lascia stare...» il ragazzo fece per uscire dalla tenda. La morte di Choji sarebbe stato un fatto troppo amaro da mandar giù.

«Dove vai?»

«Qualcuno dovrò dirlo a Ino e sorbirsi i suoi urli isterici... preferisco farlo io...»

Il ragazzo stette per andarsene, ma fu bloccato dalla voce supplicante di lei,

«Shikamaru? Ti prego, diglielo nel miglior modo possibile... lei era molto legata a Choji...»

«Ah! Perché, io no?!» replicò adirato Nara.

Sakura si bloccò... aveva sbagliato ancora.

«No, Shika, non intendevo quello, sì, insomma...»

«Haruno? Chiuditi quella bocca! Stanotte non fai che dire cazzate...»

«Tu mi hai compresa, lo so... hai capito ciò che volevo dirti...» terminò la rosa, prendendo a pulire dal sangue il corpo di Choji, pronto per la degna sepoltura.

«Sakura?» chiamò il ragazzo dopo brevi istanti. La ragazza si voltò, con sguardo interrogativo.

«Choza, prima che se ne andasse, mi disse che Choji avrebbe voluto che il suo nome apparisse accanto a quello di Asuma, sulla lapide degli eroi...» Haruno comprese e con un sorriso triste tornò a occuparsi del corpo di Akimichi. Shikamaru uscì dalla tenda, l'aria fredda lo colpì in pieno, facendolo rabbrividire nel suo giubbotto da Chuunin. Cercò Ino con lo sguardo, trovandola seduta sull'erba poco più in là, a guardare le stelle. Si avvicinò pronto a dirle quella verità che faceva male da morire, ma lei lo precedette.

«Lo so... l'ho visto...»

«In che senso?»

«Vedi quella stella luminosa? Prima non c'era... adesso sì...»

La ragazza sospirò, chiudendosi nelle proprie ginocchia e affondando la testa, in modo che l'amico non la vedesse in quello stato.

Nara provò una dolorosa stretta allo stomaco, un senso di nausea repressa fino a quel momento; era stata la morte di Choji o la vista di Ino triste per l'ennesima volta?

Si tolse il giubbotto e lo appoggiò sulle spalle infreddolite della bionda, incapace di confortarla in alcun modo.

Perché nella vita, una persona non è mai pronta per affrontare la morte. Nemmeno se si è ninja. Perché è fredda, meschina, subdola e perfida. Te la ritrovi davanti senza preavviso, passa e si porta via le vite delle persone, lasciando dietro di se urla di disperazione e sofferenza. Nessuno vuole averci niente a che fare, con la morte.

Ino non era mai stata tanto disarmata quanto quella notte.

Shikamaru non si era mai sentito così triste e spento come quella notte.

Nessuno dei due, quella sera, si era sentito così vicino al proprio dolore, eppure, così ignorante nel poterlo alleviare.

«Riprenditelo...» esclamò Ino all'improvviso.

Shikamaru la guardò esterrefatto.

«Riprenditelo! Non ho bisogno della tua compassione!»

«Stupida orgogliosa...»

La ragazza si alzò in piedi risoluta, porgendo al moro l'indumento.

«Va' a letto Ino...» controbatté lui, voltandole la schiena e dirigendosi verso la sua tenda.

Quella, non era proprio serata.

Yamanaka seguì con lo sguardo il compagno finché fu visibile. Poi tornò alla sua tenda, stendendosi di nuovo su quella coperta logora. Quello che era successo a Choji, domani sarebbe potuto accadere a qualcun altro. A Sakura, a Shikamaru, a lei…

Chiuse gli occhi scuotendo la testa, non voleva e non doveva pensarci. Non avrebbe più permesso una cosa del genere.

Non avrebbe permesso che un'altra persona perdesse la vita. Mai più.

 

Gli splendenti raggi dell'albeggiare fecero capolino dalle fessura della fatiscente tenda e colpirono il ragazzo proprio negli occhi, svegliandolo.

Con fare svogliato si tirò a sedere, sbadigliando e stirandosi come ogni mattina, lanciò uno sguardo all'orologio: le quattro e mezza. No, decisamente troppo presto per i suoi gusti, ma, dalle voci che provenivano dall'esterno, sembrava che l'intero campo fosse ormai sveglio da più di un'ora.

Il suo essere pigro prese il sopravvento sul suo dovere di ninja, e cercò di rimettersi a dormire. 'Non ho bisogno della tua compassione!'. Già, nemmeno lui la voleva. E sapeva che come avesse messo piede fuori, avrebbe ricevuto sorrisi di conforto. Tutti sorrisi di circostanza. Tutti sorrisi ipocriti. E lui non voleva, Choji non lo avrebbe voluto.

Ma il rumore fuori continuava ad esistere e quindi, contro la sua volontà dovette alzarsi e affrontare quella nuova giornata di combattimento. E pensare che lui, voleva solo una vita tranquilla.

Una voce allegra lo riportò bruscamente alla realtà.

«Ehi pigrone, svegliati! Tsunade-sama ci vuole vedere!»

Come faceva l'Uzumaki ad essere così felice, anche in un momento come questo? Come poteva avere sempre quel maledettissimo sorriso stampato sul volto?

Uscì dalla tenda e seguì il biondino, che ancora rideva, unendosi a Kiba, Shino e Neji.

Improvvisamente, udì le distinte parole di Genma echeggiare per la radura.

«Sono arrivati i rinforzi! Suna ci ha mandato dieci Shinobi!»

«Oh, si è proprio sprecato il nostro Kazekage...» commentò Neji sarcastico.

Naruto scoppiò in una fragorosa risata, attirando su di sé parecchi sguardi non proprio amichevoli, tra cui quello di Nara stesso. Arrivarono nella tenda di Tsunade, che insieme a Jiraya stava consultando qualche cartina, con aria vagamente preoccupata. Vagamente perché Tsunade non sarebbe mai stata seriamente preoccupata per qualcosa.

Appena la donna si accorse del gruppetto di giovani, il suo sguardo puntò subito Shikamaru.

«Ho saputo da Sakura di stanotte… mi spiace...» e infatti. Ora veniva la parte della compassione. Sapeva che sarebbe dovuto rimanere a letto. I presenti si voltarono interrogativi verso il ragazzo. Essendo mattina presto, la notizia non era ancora stata divulgata.

«Perché? Che è successo?» chiese candidamente Naruto, mettendosi le braccia dietro la testa.

«Choji è morto.» duro. Freddo. Diretto.

L'ilarità scomparve dal viso del ragazzo, come portata via dal vento.

Uzumaki strinse i pugni, reprimendo l'odio, la rabbia e la frustrazione. Ma era tutto inutile.

Inutile.

«E perché io le vengo a scoprire adesso queste cose?!» urlò, in preda alla collera più folle.

Lo svogliato moro alzò un sopracciglio.

«Avresti preferito vederlo morire tra le tue braccia?» sibilò irritato.

«Le proprie paure bisogna affrontarle a quattr'occhi Shikamaru! La morte è una di queste...» disse serio il biondo, guardandolo con gli occhi lucidi e arrossati.

Kiba non riuscì a trattenersi, crollò in ginocchio e batté un pugno contro la terra, imprimendole un segno profondo.

I Quattro di Konoha si erano definitivamente sciolti.

«Yamanaka lo sa?» chiese Neji. Più per curiosità che per altro.

«Sì… aveva appena 'salutato' Cho quando se n'è andata…»

«E… adesso come sta?» chiese Kiba con una punta di... terrore? Erano conosciuti gli urli della ragazza quando era arrabbiata o disperata.

Shikamaru fece un sorriso amaro e involontariamente voltò il viso proprio in direzione della tenda dell'amica.

«Probabilmente sarà ancora a frignare!» non gli era andato ancora giù il modo con cui lo aveva trattato la sera precedente.

In quel momento, Yamanaka entrò con prepotenza nella tenda, livida in volto.

Non guardò nessuno, camminò diritta verso il suo obbiettivo.

«Tsunade-sama? Sabaku no Temari le vorrebbe parlare... appena ha tempo...» ringhiò, voltò la schiena alla donna e procedette a passo spedito, urtando con forza la spalla di Nara e uscendo dalla tenda.

«Ino...» sussurrò impercettibilmente, ferito.

Fu interrotto da un colpo di tosse, evidentemente fatto per attirare l'attenzione, di Tsunade.

«Gli Shinobi di Oto sono troppi e nessuno di noi è ai livelli dell'Akatsuki. Ci serve un'imboscata, dobbiamo coglierli di sorpresa.» proferì la donna con solennità.

«Ma sarà un massacro!» esclamò Neji, incredulo.

«Sì, sarà un massacro... ma ho una domanda da porti, Hyuuga: questa ti sembra la fiera del paese? È la guerra.»

Neji incrociò le braccia al petto, offeso. Tsunade rivolse il suo sguardo a Nara, aspettando un’approvazione, un segno d'assenso. Ma il ragazzo sembrava non aver minimamente ascoltato la conversazione, sembrava essere su un altro pianeta.

«Shikamaru Nara! Può degnarci della sua attenzione? Usi quel suo quoziente intellettivo per aiutarci a vincere la guerra e non a pensare ai suoi problemi di cuore!»

«Scusi Godaime...»

«Bene, ora che anche tu sei tra noi, ho preparato gli schemi per l'imboscata: da sud li attaccheranno Hyuuga Hinata in coppia con Inuzuka Kiba, Shino vi guarderà le spalle.

Hyuuga Neji, tu e Tenten attaccherete da nord con… Sabaku no Kankuro, dal momento che Rock Lee...» non terminò la frase, la penna passò immediatamente sul foglio che stava leggendo la donna, cancellando il nome.

Il Quinto prese nuovamente il respiro.

«Nara Shikamaru, tu andrai con Sabaku no Temari, li attaccherete da ovest! Mentre Yamanaka andrà con Akim...» s'interruppe nuovamente, cancellando un secondo nome dalla carta.

«... con Uzumaki e Sai ad est...» concluse, richiudendo il rotolo.

Tutti annuirono con la testa e tornarono nelle loro tende per prepararsi.

«Nara?» chiamò la donna, mentre il ragazzo si voltava spazientito.

«Non fare cazzate, non ora...»

Shikamaru scoccò un'occhiata poco amichevole all'Hokage. Ma l'aveva preso per un deficiente? Credeva che avrebbe fatto come con Asuma-sensei? Avrebbe vendicato Choji, certo, ma solo quando questo non avrebbe voluto dire mettere in pericolo i proprio compagni.

S'incamminò a testa alta per il campo, ricevendo di tanto in tanto le occhiate compassionevoli degli altri ninja, lui non le sopportava, non le avrebbe mai sopportate!

Era già stato compianto abbastanza dopo la morte del suo maestro, bastava così.

Forse Ino non aveva tutti i torti, dopotutto... la compassione è proprio l'ultima cosa che vogliono le persone: le fanno sentire deboli, inutili, così distanti dalla realtà.

E proprio in quel momento vide la diretta interessata, qualche metro distante da lui. Stava chiacchierando allegramente. Con Sai.

Un senso di fastidio e vero disgusto s'impadronì di lui. Choji era morto da poche ore e la signorina era gia a fare la gatta morta, con quel ghiacciolo di Sai, per giunta.

«Ino!» la chiamò il ragazzo, non tralasciando la punta di disprezzo nella voce. La ragazza si voltò lentamente verso il moro, congedando Sai e avvicinandosi maggiormente.

«Devi prepararti per la missione… non perdere tempo!»

«È fastidio quello che sento nella tua voce?»

«Choji è morto! Cacchio Ino! Ma non riesci a capirlo?»

«Capisco solo che Choji non voleva che piangessi… e se non posso versare lacrime, oltre a sorridere, cosa potrei fare?»

«Non ti dico di non sorridere, Ino, ti dico semplicemente che devi avere la decenza di mostrarti almeno un po' afflitta!» Shikamaru alzò la voce, decisamente contrariato dal fatto che la ragazza, come sempre, riusciva a vedere il bicchiere mezzo pieno in qualsiasi situazione.

Lei e Choji erano così dannatamente simili...

«Shikamaru! Ho diritto come te a superare la morte di Choji! Ho diritto come te a sorridere! Ho diritto come te a evitare di pensarci!» urlò la bionda, adirata.

Nara sembrò ascoltare passivamente quelle parole, che in realtà lo avevano toccato e scosso come mai prima.

Ridacchiò.

«Ti rendi conto? Choji era il nostro tranquillante. Di me e te, diceva sempre che noi due eravamo nati per litigare...» mormorò a bassa voce, abbassando la testa.

«Hai ragione... perché io e te siamo troppo diversi, Shika... due come noi non potrebbero mai andare d'accordo...» e questa volta Ino non lo disse col sorriso, e Shikamaru si rese conto che non si riferiva solamente ai loro caratteri, alla loro amicizia. Lei si riferiva a qualcosa di più complicato e grande, a qualcosa che segretamente tutti e due pensavano. Ma lì per lì a Shikamaru Nara sfuggì il significato di quelle parole.

«Tu dici che tutti dovrebbero disperarsi a piangere alla morte di qualcuno. Bene, tu fallo se vuoi e vai a farti consolare da Temari. Per quanto mi riguarda…» fece una lunga pausa, guardando il compagno dritto negli occhi neri.

«... affronto la cosa come Choji stesso avrebbe fatto.» voltò le spalle, lasciando che i capelli, ormai fatti crescere fin troppo, provocassero una ventata di aria profumata che colpì il ragazzo dritto in faccia, mentre l'odore floreale s'insinuava prepotentemente nel suo naso, inebriandolo con la sua ineguagliabile dolcezza.

Profumo di cosmee autunnali.

Ino era sbocciata in un fiore meraviglioso, e il moro se n'era accorto solo in quell'istante; nell'istante in cui l'amica aveva preso a braccetto Sai, accompagnandolo nella sua tenda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un ringraziamento speciale a chi ha commentato:

_Ellis_

Shika4ever

Queen_of_sharingan_91

Hinata Hyuga

Eleanor89

 

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Capitolo 3
*** What Have You Done ***


Wecome To PageBreeze

III

 

What Have You Done

 

 

 

 

“I, I've been waiting for someone like you
But now you are slipping away
What have you done now
Why, Why does fate make us suffer
There's a curse between us
Between me and you”

 

[Within Temptation, “What have You Done”, The Heart of Everything, 2007]

 

 

 

 

Neji si sistemò con maniacale accuratezza lo zaino sulla spalla destra, lanciando occhiate furtive alle persone che gli stavano a fianco. C'era chi era preoccupato, chi solo annoiato e chi non vedeva l'ora di partire, ma tutti (e lui si sa: vedeva tutto, anche troppo) avevano una grande paura. Lui stesso aveva paura. Quando Rock Lee aveva emesso il suo ultimo respiro, lui c'era e lì si era ripromesso di non fare la sua fine. Lee se n'era andato ancora con la voglia di vivere, con i rimpianti ancora di cose non fatte e non dette. Hyuuga portò il suo sguardo su Tenten, impegnata in una conversazione con Yamanaka: lui non avrebbe voluto avere rimpianti.

Percepì una calda mano poggiarsi sulla sua spalla, voltò lentamente il viso, trovandosi faccia a faccia con Kiba.

Lui e Kiba non si erano praticamente mai parlati, non avevano mai dialogato animatamente come invece Neji aveva fatto con la maggior parte degli altri suoi amici. Ognuno sopportava la presenza dell'altro, non dandoci nemmeno molto peso.

«Neji, credo tu sappia fin troppo bene quanto sia difficoltosa la missione affidataci... per questo motivo, io voglio chiedere la mano di tua cugina e voglio avere il tuo permesso. Potrei non rivederla più, e voglio che sappia che l'ho sempre amata, anche quando a lei interessava di più la presenza di Naruto...»

«Se morirai, la farai soffrire.»

«Tenermi dentro tutto ciò mi farà soffrire! Non voglio seppellire i miei sentimenti, non voglio diventare come te!»

Neji lo guardò con gli occhi sbarrati.

«Vuoi morire ancora prima di partire per la missione, Inuzuka?» chiese a muso duro. Kiba non badò molto a quella minaccia, anzi, continuò a sorridere al ragazzo, mostrando i suoi canini aguzzi.

«Non prenderlo come un rimprovero, Neji. Però credo che dovresti almeno parlarle, io ho intenzione di farlo. Per una volta...» disse poi portandosi una mano al cuore.

«… usa questo.» e detto ciò se ne andò, avvicinandosi al suo gruppo.

Lo Hyuuga continuò ad osservare con sguardo perso un punto lontano davanti a sé, incurante del fatto che ormai tutti fossero pronti, rimanendo imbambolato davanti alla tenda.

Qualcuno lo scrollò.

«Neji! Muoviti accidenti! Non dobbiamo restare indietro!» il ragazzo posò gli occhi, stordito, su colui, o colei, che lo aveva distratto.

«Tenten! Ero soprappensiero...»

La ragazza sorrise divertita.

«L'avevo capito, dottor Byakugan! Forza, andiamo!» esclamò, prendendolo per una manica e trascinandolo fuori, sul campo, dove tutti erano ormai pronti e già divisi nei gruppi assegnati.

«Possibile che grande e forte come sei, hai ancora bisogno della baby-sitter, Neji?» disse Naruto candidamente.

Neji non si degnò neanche di rispondere. Prima Kiba, adesso lui. No, non era proprio giornata!

Tsunade raggiunse il gruppo di shinobi, guardando i loro visi uno ad uno, come se li stesse per vedere un'ultima volta, il che era vero, probabilmente.

«Non vi farò nessuna raccomandazione del tipo “state attenti”, “tornate a casa” o cose simili. Lottate e portate a termine la missione.»

Tutti annuirono gravemente. Nessuno sembrava intenzionato a mollare, arrivato a questo punto, ma in ognuno di quei coraggiosi ninja, l'adrenalina era alle stelle, e la paura, tale da far gelare il sangue.

Temari fece un passo avanti, la testa alta e lo sguardo fiero.

«Tsunade-sama, in qualità di ambasciatrice del Kazekage della Sabbia, Sabaku no Gaara, nonché mio fratello minore, vorrei dirle che sarà un onore combattere per Konoha e morire per Konoha al fianco dei miei amici!» e spostò leggermente lo sguardo sul ragazzo che aveva di fianco, arrossendo impercettibilmente.

Un'esclamazione si levò alta tra la folla.

«Il Kazekage tiene lezioni su come fare il leccaculo agli altri Kage?» domandò la voce squillante di Ino Yamanaka.

Una quindicina di teste si voltarono tutte insieme verso un'unica ragazza che non arrossì minimamente, anzi. La risata forte e squillante di Naruto riempì l'aria, facendo sussultare i compagni.

«Questa è davvero buona, io ce lo vedo Gaara a fare lezioni su come ingraziarsi la gente! Ah Ino, sarà un piacere fare la missione con te!»

Per tutta risposta Tenten sorrise senza farsi vedere, affondando

il viso in una mano. Quasi tutti gli altri ninja maschi soffocarono una risata, probabilmente avevano immaginato Gaara a dare lezioni. Gli unici che non sembravano affatto divertiti erano Temari, livida in volto, e Shikamaru.

«Ino! Ti sembra il caso di mancare rispetto in questo modo ad una persona che ha prestato giuramento di aiutarci?» gridò Shikamaru, arrabbiato e confuso dal fatto che la bionda avesse punzecchiato in questo modo una ragazza che per lui era diventata importante in quegli anni.

«Oh, scusami tesoro, ti ho forse offeso la puttanella?» continuò la Yamanaka, incrociando le braccia e gridando la provocazione, in modo che tutti la sentissero.

Vide il viso di Temari perdere sicurezza e il suo corpo, invece che rimanere eretto, afflosciarsi leggermente, come ferito. Percepì una deliziosa sensazione di soddisfazione.

«Adesso basta! Non esagerare!» continuò Nara, sempre più arrabbiato.

«Altrimenti cosa mi fai? Eh? Mi fai picchiare dalla tua puttanella? Visto che è sempre venuta lei a salvarti!»

Shikamaru rimase zitto, a bocca aperta. Ino era veramente capace di dire tutte quelle cattiverie gratuite? Nara si voltò verso la kunoichi della sabbia, pronto a porgerle le scuse da parte di Ino. Ma questa alzò di scatto il capo, come se avesse trovato una nuova forza dentro di lei. Guardò Ino con astio e dopo incurvò le labbra in un ghigno furbo.

«Almeno IO servo a qualcosa… non mi pare che tu faccia molto per Konoha… o sbaglio?»

Il cuore di Ino ebbe un tuffo, mentre tutte le sue difese crollavano. I suoi occhi si caricarono di odio e li rivolse immediatamente al suo compagno di squadra.

«Tu...» sibilò con rabbia innaturale.

«... tu le hai detto tutto?» marcò il "tu" in modo che anche il ragazzo capisse quanto fosse adirata.

«È l'unica persona di cui mi possa fidare...» sussurrò lui di rimando, con tono neutro.

«... ora che Choji se n'è andato!»

Ino deglutì un boccone amaro, amarissimo. I suoi occhi, sempre del color del cielo, questa volta sembravano preannunciare una tempesta.

«Sai cosa ti dico Shikamaru? Fottiti!» la ragazza prese Naruto per una manica tirandoselo dietro e imboccando la strada per la missione, seguita a ruota da Sai.

«E cerca di NON tornare!»

Gli occhi dei presenti si allargarono ulteriormente. Quello che aveva detto Ino era troppo grave.

«Ino non dire cose che poi…» iniziò Tenten seguendo l'amica.

«... Tenten, non dire cose che poi ti pentirai di aver detto!» esclamò la bionda, mostrando il pugno.

La bruna rimase sconvolta. Era la migliore amica di Ino da un po' di tempo e non avrebbe mai immaginato una reazione del genere.

Voltò il viso, tornando indietro e avvicinandosi a Neji, con aria abbattuta e sconfitta.

«Neji... ma... cosa abbiamo fatto per meritarci questo...» domandò al ragazzo, gli occhi lucidi sull'orlo del pianto.

Lo Hyuuga fu investito da quella visione celestiale e fu tentato dal baciarla, lui, proprio lui, Neji-pezzo-di-ghiaccio.

Ma lo sguardo di Naruto, che da un po' di tempo si era fissato su di lui, gli fece perdere ogni proposito. Durante la missione si sarebbe aperto con lei. Non gli importava se poi lo avrebbe rifiutato, doveva togliersi quel peso dallo stomaco.

Kiba si avvicinò a Shikamaru, ancora sconvolto per quello che era successo. Possibile che Ino fosse arrivata a dire tanto?

«Posso dirtelo Nara? Tu sei veramente coglione!»

«Io coglione? IO COGLIONE? Ora spiegati! È stata lei ad attaccare la povera Temari! È colpa sua! Io l'ho solo difesa, e ho fatto bene! Era Ino quella dalla parte del torto!»

«Senti, avvocato delle cause perse, Ino sta attraversando un brutto momento, non guardarmi con quella faccia, è vero! Ha perso il suo migliore amico e il sostegno di tutti coloro che sembrava l'amassero. Ha ricercato in Tenten l'amicizia di Sakura e in te l'affetto che provava per Sasuke...» prese un lungo respiro.

«... state colpevolizzandola troppo, povera ragazza!» terminò, alzando ancora di più la voce, dopo essersi assicurato che Ino e Naruto si fossero allontanati.

«Questo non giustifica le sue offese!»

«Tu non mi ascolti vero?» Shikamaru osservò bene il ragazzo davanti a sé.

 

“Ha ricercato in Tenten l'amicizia di Sakura e in te l'affetto che provava per Sasuke…”

“Hai ragione... perché io e te siamo troppo diversi, Shika... due come noi non potrebbero mai andare d'accordo…”

 

Shikamaru rimase immobile. Adesso capiva, adesso.

«Quanto spreco di quoziente intellettivo…» si ritrovò a dire Kiba, allontanandosi e partendo con i suoi compagni.

Rimase a fissare il vuoto, completamente preso dai suoi pensieri.

«Ino...» sussurrò tristemente, sentendosi un verme per come l'aveva trattata, si sentì strattonare da qualcuno e poi percepì qualcosa d’umidiccio premergli sulla guancia.

«Andiamo, Shika?» era Temari, l'allontanò quasi con disgusto.

«Temari, non osare più farmi così! Mai più!» bisbigliò adirato, voltandole le spalle e

incamminandosi verso quella tanto temuta missione.

 

«Deidara-sempai? Io mi annoiooooo…»

«Zitto Tobi, se non vuoi che stanotte ti metta una bomba sotto il letto!»

L'Akatsuki era accampata in una radura a nord del Paese del Fuoco. Era già da diversi giorni che stavano fermi nello stesso posto e non combattevano. Ordini superiori.

«Deidara-sempai?»

«Tobi vai a giocare da qualche parte!» disse il biondo sbuffando. Anche lui si stava annoiando.

Erano stati mandati in quella stupidissima missione per compiacere Leader, che voleva vedere degli spargimenti di sangue da parte dei ragazzi di Konoha, e naturalmente, come secondo obbiettivo, vi era la cattura del Jinchuuriki, Naruto Uzumaki.

Ma, purtroppo, gli era stato ordinato di non attaccare finché non l'avesse fatto Orochimaru, erano infatti a conoscenza del fatto che l'ex membro stesse per eseguire la sua mossa fatale e, essendo consci delle manie di grandezza dell'uomo, si prospettava una mossa mortale per chiunque.

Deidara sbuffò ancora una volta. Tutte le volte che non poteva fare la SUA arte e nemmeno attentare alla vita di Tobi, il ragazzo dall'occhio meccanico si annoiava terribilmente.

«Itachi? Quanto credi che ci farà aspettare Leader?»

«Cosa vuoi che ne sappia io?»

«Sono tre giorni che siamo bloccati in questa radura del cavolo!» esclamò il biondo, ma notando che Itachi, come sempre, non prestava molta attenzione a quello che diceva, decise di tornarsene zitto e buono a sbuffare, ancora e ancora.

«Senti... la vuoi smettere? Hai rotto con la tua insofferenza!» proferì l'Uchiha, infastidito, con tono neutro e, quasi, indifferente.

«Oh, mi scusi tanto principino... le chiedo umilmente perdono, devo prenderle anche una tazza di tè?» sibilò l'artista indignato.

«Ehm...» interruppe Tobi alzando innocentemente la mano destra, richiamando l'attenzione dei due litiganti.

«Che vuoi?!» esclamarono all'uniscono.

«Avete una caramella?» domandò con la stessa ingenuità che poteva avere un bambino di cinque anni.

«Sì, e dove la vuoi?» chiese Deidara con aria di sfida.

«Ma ti degni anche di rispondergli?» fece notare Itachi che in quel momento poteva anche essere minimamente interessato alla faccenda.

«Ma la mia non era una battuta… io vorrei veramente una caramella.» ribatté il povero Tobi.

Uchiha rimase qualche secondo in silenzio e poi si decise ad accontentare il ninja.

«Kisame le nasconde sotto il cuscino. Vai e se ti becca… io non ti ho detto niente.»

«Sono al limone?» continuò il ninja arancione, con estrema curiosità di conoscere l'esistenza del suo gusto preferito tra la scorta segreta di Kisame.

«Ma cosa vuoi che ne sappia!» alzò la voce il moro, cominciando a perdere la pazienza.

«... ne ha di tutti i tipi! La troverai anche al limone!»

«Grazie Itachi-san! Sarà il nostro piccolo segreto!» terminò con una punta di infantile malizia e dileguandosi verso la tenda del Mukenin azzurro dove, sperava, lo stesse attendendo una montagna di caramelle al limone.

Deidara sospirò, Itachi riprese la sua natura seria e disse solennemente.

«Sai qual'è la cosa che mi spaventa di più in tutto ciò?» alludendo alla missione.

«... il fatto che hai un segreto con Tobi?» suppose il biondo.

L'Uchiha rimase in silenzio per qualche secondo.

«Sì, proprio così!»

«Inquietante…» commentò Deidara rabbrividendo. Poi, rendendosi conto di aver trovato un passatempo degno di questo nome, si rivolse ancora al detentore dello Sharingan.

«Si vede che hai un fratellino più piccolo… sei così tenere e indulgente…» lo canzonò con una vocina quasi femminile.

Itachi si voltò di scatto verso il collega, non lasciando trapassare nessuna emozione, anche se in quel momento il suo Mangekyu Sharingan attivo la diceva lunga.

L'artista portò le mani davanti a sé e sorrise di rimando.

«Ehi, ehi, Uchiha! Scherzavo! Eheh...»

Il moro sorrise beffardo, ritornando al suo Sharingan di sempre e lasciando che il compagno tirasse un lungo e profondo sospiro di sollievo.

«Sai Itachi? Ti odio quando fai così...»

«Mi stupirei se tu non mi odiassi...»

«Ah ah... spiritosone...»

Entrambi voltarono gli sguardi dalle parti opposte, stizziti come due bambinoni.

Tobi ricomparve vicino ai due ragazzi, con le braccia piene di caramelle al limone e alla fragola, contento come i bambini a Natale.

«Ti avevo detto di prenderne una, non tutte. Kisame se ne accorgerà!»

«Mi dispiace, ma ho voluto prendere della caramelle anche al mio sempai!»

Deidara osservò a lungo Tobi: stava scherzando, vero?

«Non ti piace la fragola?» chiese ingenuamente il ragazzo con la maschera al biondo.

«Non accetto caramelle dagli sconosciuti!» fu la sua secca risposta.

«Ma io non sono uno sconosciuto, sempai!»

«Non so nemmeno che faccia hai: per me sei uno sconosciuto!»

Il viso dell'arancione tremò sinistramente, mentre tutte le caramelle gli cadevano dalle braccia, rotolando a terra.

Itachi ne approfittò con agilità e velocità felina per rubarne una alla fragola e ficcarsela in bocca, assaporandola lentamente.

«Sempai...» mugugnò Tobi, la voce incrinata in segno di pianto.

Deidara roteò le pupille.

«Scherzavo, scherzavo... adesso la prendo...» sussurrò accondiscente, chinandosi e afferrando una caramella alla fragola, la alzò, mostrandola al compagno, scartandola e mangiandola senza tanti convenevoli.

Il membro con la maschera sembrò calmarsi, prendendo una caramella al limone e facendola passare sotto la maschera, in modo da ingoiarla.

Deidara, rimanendo sorpreso da quanto fossero buone quelle caramelle (avrebbe dovuto chiedere a Kisame dove le comprava), si chinò per prenderne un’altra, rimanendo molto infastidito da quello che vide.

«Ehi Uchiha! Quelle sono mie! Ritira la mano!»

«Non vedo il tuo nome…»

«Non c'è bisogno che ci sia il mio nome! Sono mie… me le ha portate Tobi…» disse con le labbra che tremavano leggermente, anche lui pronto per una crisi di lacrime amare.

Itachi stava per rispondergli quando un urlo disumano raggiunse le loro orecchie, facendoli sobbalzare.

«Cosa è stato?» domandò Deidara.

«Ci stanno attaccando?» chiese Tobi.

«Macché!» rispose Itachi.

«Credo che Kisame abbia scoperto che le sue caramelle sono sparite…»

 

 

 

 

 

N/A: La comicità dell'Akatsuki non è stata scritta tanto per far ridere un po' di lettori, ma per sottolineare quanto loro prendano la guerra con semplicità, quanto per loro la morte sia cosa normalissima. Speriamo di aver raggiunto il risultato.

 

 

 

 

 

“Per chi non lo avesse capito… amiamo i Within Temptation alla follia!!”

 

Lee & AtegeV

 

 

 

 

 

Ringraziamenti speciali a:

Queen_of_Sharingan_91

Eleanor89

_Ellis_

Kaho_chan [la tua recensione sul forum di Ategev è fantastica, grazie mille! ^^]

Fantafresh

 

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Capitolo 4
*** Dark Wings ***


Wecome To PageBreeze

IV

 

Dark Wings

 

 

“Don't you die on me
You haven't made your peace
Live life, breathe, breathe
Don't you die on me
You haven't made your peace
Live life, breathe, breathe”

 

[Within Temptation, “Dark Wings”, Mother Earth, 2000]

 

 

 

 

 

 

Sai saltava di qua e di là per i rami, incurante del fatto di essere davanti a tutti e di non stare aspettandoli, poteva percepire Ino arrancare faticosamente, la litigata con Shikamaru l'aveva scossa decisamente... bisognava rincuorarla...

Indietreggiò di qualche ramo e in breve le fu accanto.

«Allora, bellissima, come mai quell'aria triste? Non si addice al tuo bel visino...» sussurrò galante.

«Sai, ti avverto: non sono in vena per queste cose, vai a dare della 'bellissima' a Naruto!» rispose lei, aumentando la velocità e superandolo. Ma il ragazzo non si dette per vinto e in due spinte fu nuovamente accanto a lei.

«Non voglio darti noia, ma un artista come me non può che essere dispiaciuto nel vedere quel brutto sorriso malinconico su un volto che solitamente sprizza felicità da tutti i pori!»

La bionda non poté che arrossire a quel complimento, perché anche Shikamaru non era così carino con lei? Perché dovevano perennemente essere in disaccordo?

«... come ti senti dopola Grande Litigata? Che per far comodo chiameremo GL... insomma, Shikamaru si è comportato male con te... e...»

«Senti Sai... va' a cagare! Non ho bisogno di compassione e non ho bisogno neppure di quei tuoi

sorrisetti falsi per abbordarmi! Capito? Io non ho bisogno di amici! Non ho bisogno né di te, né di quel bastardo! Che si tenga la sua puttanella! Non me ne importa nulla!» detto ciò sfrecciò via, staccando il moro di un buon numero di rami e lasciandolo a bocca asciutta.

«Andata male, eh?» chiese Naruto avvicinandosi.

«Stasera andrà meglio…»

«No, stasera ti farà a pezzettini piccoli piccoli! La conosco da più tempo di te… quella mena!»

«Non sarà peggio di Sakura, no? Stai tranquillo, lascia fare a me…» disse, sempre col solito sorriso di circostanza, aumentando il passo.

«Ecco... lo farà a pezzettini…» ribatté Naruto scuotendo la testa.

«Sai, lasciala stare… non insistere!»

«Ino è carina ed è un peccato che perda il suo tempo con uno come Nara…»

«Ma cosa t'importa!»

Sai abbassò lo sguardo.

«Mi importa perché io voglio essere accettato da tutti voi! Cosa che non sono ancora riuscito a fare, giacché tutti mi date contro! Pensavo che magari avere una ragazza mi avrebbe fatto diventare più popolare...»

Il biondo scosse la testa.

«Ma... dai, potevi anche dircelo no?» domandò ingenuamente, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Naruto... perché quando vedo Ino sento uno strano batticuore?» accennò Sai, premendosi una mano sul cuore.

Il volto di Uzumaki si fece stranamente serio.

«Oh no...» riuscì semplicemente a sussurrare.

 

Il sole stava ormai per tramontare. Il cielo si era tinto di un rosso arancio opaco, che dava quasi noia alla vista. Neji camminava lento, il Byakugan attivo che saettava da una parte all'altra del sentiero. Una volta constatato che nessun nemico fosse sulle loro tracce, si voltò verso le persone che gli camminavano dietro, rimanendo alquanto infastidito, a dire il vero. Tenten e Kankuro parlavano a bassa voce, ma nonostante questo, Hyuuga capì che la ragazza si stava divertendo a dialogare con lo shinobi della sabbia.

Indietreggiò di qualche passo, raggiungendo i compagni, fermandosi accanto a loro. Diede un piccolo colpo di tosse, in modo da distogliere i due dai loro parlottamenti.

«Non so se l'avete notato, ma in caso di risposta negativa... siamo in missione! Perennemente attenti! Non dobbiamo distrarci!» disse, con una nota di disprezzo nella voce calma e ferma.

Lo shinobi di Suna fu il primo a replicare, seccato.

«Ma ti vuoi fare i cavoli tuoi, Hyuuga?»

«Io mi faccio i cavoli miei, Sabaku! Dico solo che dobbiamo, dovete, stare più vigili in missione! Non te lo hanno insegnato a Suna?»

«Ma se siamo in un sentiero sperduto su una collina, chi vuoi che ci attacchi!»

«Senti Kankuro…» iniziò Neji, pronto per la lite. Kankuro non gli era mai piaciuto. Nemmeno un po'. Aveva sempre quel sorrisetto strano, di chi la sa lunga, di chi considera gli altri inferiori. Forse era dato dal fatto che fosse il fratello del Kazekage. A lui non importava. Sabaku no Kankuro non gli piaceva per niente.

«Hyuuga… dacci un taglio!» esclamò il ragazzo, mostrando il pugno chiuso davanti al viso del moro.

Tenten si parò tra i due.

«Ehi, ehi! State calmi!» poi si voltò verso Neji, guardandolo severamente.

«Si può sapere che ti prende? Non sei mai stato così... acido... con i nostri compagni di missione!»

Il diretto interpellato voltò lo sguardo dalla parte opposta, mormorando, vergognandosi uno «scusa...»

«Comunque è meglio fermarci qua per stanotte…» disse la ragazza, ignorando l'occhiataccia di Neji che voleva dire 'dopo io e te facciamo un discorsetto'. La parola scusa nel vocabolario di Hyuuga non esisteva proprio.

Kankuro osservò la scena interessato. Si sarebbe molto divertito con quei due.

Mentre il ragazzo sistemava le proprie cose, Neji, con un secco «Vado a prendere un po' di legna», si

avviò all'interno del bosco. Tenten ne approfittò subito, seguendolo.

Sabaku si mise le mani dietro la nuca, sdraiandosi pesantemente contro il suolo e osservando le stelle che brillavano nel cielo, chissà se le avrebbe più riviste... dopotutto quella era una missione mortale.

Cadde in un profondo stato di dormiveglia, cullato dai tanti rumori presenti in quella collina, e fu proprio in quel momento che udì un allegro fischiettare non poco distante da lui.

Spalancò gli occhi, pietrificato dalla paura, si tirò a sedere ed urlò terrorizzato.

«Chi va là?»

Fece due calcoli mentali: poteva essere Hyuuga? No, lui non avrebbe mai fischiato. Tenten? Aveva seguito il ragazzo, non poteva gia essere tornata. Ma allora…

Kankuro prese i suoi rotoli contenenti le marionette, e non fece in tempo a posizionarsi per affrontare un eventuale nemico, che il fischiettare cessò all'improvviso, rivelando una figura alta e imponente. Veste nera con nuvolette rosse. Anello al dito. Maschera che copriva il volto.

L'Akatsuki.

Prese a tremare convulsamente, sentendosi disarmato solo, davanti ad un nemico di tale calibro. Vide l'uomo mascherato alzare una mano, strizzò gli occhi, preparandosi al peggio.

«Ciao!» lo salutò.

«Sei solo?» aggiunse, avvicinandosi al marionettista.

«S-sì...» balbettò quest'ultimo portando davanti a sé Karasu in modo da proteggerlo.

«Ehi... mi vuoi attaccare?» domandò nuovamente il membro dell’Akatsuki.

«Io… io…» Kankuro rimase immobile. Non sapeva se quel ninja stava facendo sul serio oppure lo stava prendendo in giro.

«Ehi, sei molto pallido…» disse Tobi ingenuamente avvicinandosi al ragazzo per osservarlo meglio.

«Proprio una brutta cera…» ribadì infine.

«A mio avviso è un calo di zuccheri…»

L'uomo con la maschera cominciò a frugare sotto la veste nera, cercando qualcosa.

«Vuoi una caramella?»

La paura del ragazzo raggiunse livelli innaturali. Quell'uomo, era così di natura?

Rifletté: uno dell'Akatsuki, l'Organizzazione più temibile esistente, non poteva essere così ingenuo, no, era impossibile.

Con abilità che caratterizzava esclusivamente i marionettisti provetti scagliò Karasu contro Tobi che, con velocità indescrivibile, la schivò facilmente.

«Se non ti piacevano le caramelle al limone potevo anche dirlo…» disse Tobi, adesso offeso per la poca cortesia con cui era stato trattato.

Il cuore di Kankuro fece un triplo salto mortale all'indietro, facendolo sudare freddo. Era la fine. La fine. F i n e.

Riprese il controllo di Karasu, intrattenendo uno scontro con il ninja, che sembrava solo minimamente infastidito dalla cosa.

«Mi sto annoiando…» decretò dopo un po' Tobi. Con uno scatto impressionante sorpassò la marionetta, trovandosi faccia a faccia col ragazzo con gli occhi spalancati.

E lì, il giovane non vide più.

Una scarica di pugni potentissimi lo colpì al petto, facendolo vacillare, imprecò dal dolore, tentando in qualche modo di ribellarsi, ma l'arancione era stato ancora più veloce: aveva tagliato i fili di Chakra che lo collegavano a Karasu e Kuroari.

I colpi terminarono, e ricadde a terra, sputando sangue sull'erba umida. Ormai non poteva fare nulla. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo, ma, come solitamente succede, il miracolo non avvenne.

Non era una favola, quella.

Tobi, non contento, si fece ricadere sopra il corpo del ragazzo, tirandogli una gomitata in pieno stomaco.

 

Tenten si voltò verso il sentiero dove lei e Neji erano scesi. Quell'urlo..

«Tenten, mi stai ascoltando?» ripeté Hyuuga spazientito.

«Non hai sentito quell'urlo?»

«Quale urlo? Tenten, se è una scusa per cambiare argomento sappi che…»

«Neji per favore sta’ zitto!» urlò la ragazza. Quell'urlo di dolore lei lo aveva sentito fin troppo bene.

«Come ti permetti di dire…» stava iniziando Neji, quando un secondo urlo, più forte e tragico del primo arrivò anche alle sue orecchie.

«Neji! Kankuro! Lo abbiamo lasciato da solo!» esclamò la ragazza, portandosi una mano alla bocca, quasi a ricacciare il conato e la nausea che l'avevano colta di sorpresa.

Sul viso dello Hyuuga si dipinse un'espressione di puro terrore, afferrò la brunetta per una mano e cominciò a correre verso il luogo cui provenivano quegli urli.

Nessuno dei due stava pensando alle conseguenze, l'adrenalina era a mille, il coraggio affiorava lentamente, ma entrambi sospettavano che, nel caso in cui si fossero intromessi nella battaglia di Kankuro... sarebbero morti.

Ma la cosa sorprendente era che, lì per lì, la cosa non sembrava turbarli minimamente.

Risalirono la collina, erano scesi veramente in basso, e Tenten vide, con tutti i rami davanti, il corpo ferito di Kankuro che giaceva a terra. Lasciò la mano di Neji e superandolo, tirò fuori un kunai per andare in soccorso all'amico, ma Hyuuga la riprese per la vita, abbracciandola quasi dal dietro, per evitare che facesse un altro passo.

«Ma si può sapere che diavolo stai…» Neji tappò con una mano la bocca della compagna. Ma era pazza ad urlare a quel modo?

«Stai un po' zitta, una buona volta!» le bisbigliò all'orecchio, senza lasciare la presa sulla ragazza.

Tenten non capiva il comportamento di Neji: pensava di lasciare un compagno in balia di un nemico? Tornò a guardare con occhi sbarrati la scena, vedendo solo ora chi era il fantomatico nemico.

Tobi, non essendosi accorto di avere degli spettatori, osservò Kankuro che a fatica stava cercando di mettersi in posizione eretta.

«Ti ripeto la domanda… sei solo?»

«Sì… sono solo…» disse. Non avrebbe permesso che i suoi compagni fossero scoperti. Qualcuno doveva completare quella missione.

«Allora vuol dire che mi divertirò ad uccidere solo te…»

L'ultimo sguardo di Kankuro andò verso i due compagni, dolce e compassionevole, ultimo ricordo di quel viso amico.

La mano dell'arancione rimase diritta, mentre il proprietario ne inoculava il Chakra. Un colpo duro e secco.

Tenten affondò il viso nel petto di Neji, mentre scoppiava in lacrime silenziose. Lo Hyuuga, invece osservò a testa alta la fine dell'amico, mentre la nausea lo raggiungeva, portandolo a voltarsi per vomitare.

Quando Tobi sfilò, senza alcun riguardo, la mano dal petto di Kankuro, lo shinobi era ormai già collassato.

L'uomo rimase a fissarsi la mano pregna di sangue, per poi esclamare, stizzito.

«Che schifo! Così mi sporco il guanto, dannazione!» e lo pulì sveltamente sul suo cappotto nero, disgustato.

Voltò le spalle al cadavere e proseguì per la sua strada, aggiungendo all'allegro motivetto precedente, anche la strofa “Quanto mi piace uccidere! Trallallà!”.

«Ne… Neji?» domandò Tenten fra un singhiozzo e un altro, mentre il ragazzo si asciugava la bocca con una manica. Anche con Lee era successa la stessa identica cosa. Non si sarebbe mai abituato a vedere la gente morire.

«Pe… perché non lo hai… hai aiutato?»

«Lui ha detto che era da solo, voleva che non lo aiutassimo… ci ha salvato la vita…» disse mentre col volto pallido per aver appena rigettato, si poggiava ad un albero.

La brunetta crollò con lui, poggiandosi su una sua spalla e riprendendo a piangere.

Si sentiva terribilmente in colpa per non averlo aiutato. Esattamente com'era stato con Lee.

Si sentiva una codarda, una feccia della peggior specie, e solo il conforto di Neji sembrava calmarla. Il ragazzo, le aveva infatti circondato le spalle con un braccio e le stava carezzandole i capelli, lasciandole timidi baci sulla fronte imperlata di sudore.

«Tenten… sii forte, domani potrebbe succedere anche a me, se non riesci a fartene una ragione non potrai mai…» iniziò Neji, credendo così di risollevarle il morale.

«Non dirlo neanche per scherzo Neji! Non dirlo! Non dirlo mai più! Tu non mi lasciare… mai…» urlò la ragazza, singhiozzando e singhiozzando.

Il ragazzo si staccò lentamente da lei e con passo strascicato si diresse verso il corpo morto di uno dei fratelli della sabbia.

«Sarà dura dirlo a Gaara e Temari…»

La ragazza, si alzò di colpo, completamente terrorizzata e si aggrappò nuovamente allo Hyuuga.

«A-aiuto... Neji... ti prego ... dormi... dormi con me stanotte...» singhiozzò.

«S-stai... stai con me... ti prego...» lo supplicò, terribilmente scossa da ciò che aveva appena visto, e che avrebbe dovuto abituarsi a vedere.

Neji strabuzzò gli occhi, incredulo. Cosa avrebbe dovuto fare ora, la vicinanza con Tenten avrebbe potuto scatenare in lui gli istinti di un diciottenne messo alle strette, e il fatto che l'indomani lui o, preferì non pensarci, lei avrebbero potuto fare la fine di Kankuro, non aiutava la situazione.

Il ragazzo fece un grosso respiro, cercando di tenere a bada la voglia che aveva di baciare quella ragazza, portando la propria attenzione su quel cadavere. Fra loro c'era un cadavere, un morto, una persona che aveva smesso di vivere. Doveva pensare solamente a questo.

«Do… dovremo metterlo da parte e far venire una squadra di soccorso, credo che il suo corpo debba tornare a Suna…» disse con voce roca.

«E… e stasera dormirò con te… se è questo quello che vuoi…»

Tenten gli sorrise calorosamente, non trovando le parole per ringraziarlo.

«Ma... Neji? Come facciamo a far venire una squadra di soccorso?» osservò la ragazza.

Lui sospirò.

«Non lo so Tenten... in questo momento voglio solo dormire e dimenticare... Kankuro...» esitò un istante prima di nominare l'amico, deglutì un boccone amaro, mentre gli occhi, ormai lucidi, frenavano lacrime che prima o poi sarebbero scese.

 

 

 

 

 

 

 

Informiamo i gentili lettori che per cause di forza maggiore [leggi: vacanze] le autrici non potranno pubblicare nuovi capitoli se non a distanza di due settimane!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti a:

Giselle

_Ellis_

Fantafresh

619 aka tenten

Eleanor89

Queen_of_sharingan_91

Shika4ever

 

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Capitolo 5
*** A Dangerous Mind ***


Wecome To PageBreeze

V

 

A Dangerous Mind

 

 

I'm searching for answers

Not questioned before.

The curse of awareness,

There's no peace of mind.

As your true colours show

A dangerous sign.

 

[Within Temptation, “A Dangerous Mind”, The Silent Force, 2004]

 

 

 

 

 

Hinata Hyuuga rabbrividì appena sentendo il freddo pungente del mattino che le entrava dentro il sacco a pelo. Si raggomitolò ancora più su se stessa, cercando di trovare un po' di calore, inutilmente.

Aprì stancamente un occhio, vedendoci prima tutto sfocato, poi distinguendo la figura informe che dormiva accanto a lei. Kiba stava tutto dentro il sacco a pelo. Si vedeva sola un ciuffetto di capelli

castani sbucare in cima e poi basta. Hinata sorrise leggermente. A distanza di anni certe cose non sarebbero mai cambiate.

Kiba era sempre stato così: divertente, simpatico ed imprevedibile. Riusciva a stupirla e farla divertire come nessun altro, ed ogni giorno che passava con lui e Shino si convinceva che non sarebbe potuta capitare in un Team migliore.

Ormai conscia che non avrebbe più chiuso occhio, si stiracchiò, per poi chiudersi nel proprio cappotto ed aspettare che anche Kiba aprisse gli occhi.

Voltò lo sguardo verso il fuoco che ormai non scoppiettava più come quella notte, ed incontrò il volto di Shino: era stanco, lo si notava attraverso i suoi occhiali scuri.

Ora che ci pensava, Hinata non aveva mai visto gli occhi del compagno. Mai, nemmeno per un fugace secondo. Presa allora dalla curiosità, si mise a sedere ancora tremante per il freddo (e l'umidità pesante) e cercò, senza far rumore, di avvicinarsi al suo compagno amante degli insetti.

Era a pochi centimetri da lui.

Ora o mai più.

Allungò una mano verso quelle lenti scure, finalmente poteva vedere in faccia Shino.

«Non ci provare, Hinata.»

Ritrasse la mano, come scottata, e avvampò dalla vergogna. Colta in flagrante.

«S-scusa... Shino-kun...» balbettò, quasi spaventata dalla reazione del compagno.

«Non ti ho fermata perché non voglio... ti ho fermata perché non posso, mi capisci?» proferì stancamente il ragazzo, abbassando impercettibilmente lo sguardo.

«Nemmeno io so cosa potresti trovarci, dietro quegli occhiali...» aggiunse, la voce calma e profonda non tradiva un moto di disprezzo verso quell'oggetto che lo distingueva dagli altri, impedendogli però di mostrarsi completamente.

«C-come? C-cosa potrei tro-trovarci Shino-kun?»

«Credimi Hinata, meglio che tu non lo sappia…» detto questo il ragazzo si alzò in piedi, stirandosi bene bene tutto il corpo, mentre Hinata ancora in gInocchio a terra sentiva distintamente qualche ossa del compagno che emettevano rumore.

«Vado a cercare un po' di legna per ravvivare il fuoco… sai come diventa intrattabile Kiba quando si alza col freddo, no?»

La Hyuuga sorrise, ricordando come Kiba s'arrabbiasse anche solo per uno starnuto causato dal freddo.

Una volta che l'Aburame si fu allontanato, la ragazza ritornò al suo sacco a pelo, in modo da riavvolgerlo e ritirarlo nel proprio zaino, per poter proseguire il cammino. Ma mentre eseguiva questa operazione, fu attirata dai bisbigli del compagno ancora dormiente. Si avvicinò, scavalcando l'imponente figura di Akamaru e avvicinandosi a Kiba.

Lentamente prese la cerniera del sacco a pelo, tirandola giù, in modo da osservare bene in volto l'amico.

«No, Hana! Non rompere… ancora cinque minuti…» farfugliò il ragazzo nel sonno e nell'incompleta ignoranza di quello che stava accadendo attorno a lui. Hinata ritrasse subito la mano, credendo di averlo svegliato, ma quando constatò che Kiba era ancora profondamente del mondo dei sogni,

si protese ancora sul suo volto, cercando du capire cosa stesse mai sognando il ragazzo.

«Hinata...» sussurrò l'Inuzuka, con un sorriso buffo stampato sul viso.

Il cuore della ragazza prese a battere più forte.

«... sei... bella...» continuò farfugliando il ragazzo addormentato.

Si sentì avvampare, il calore le accerchiava lo stomaco, il cuore e la mente. Si portò le mani alle guance e le tastò, notando quanto scottassero.

«Ki-Kiba-kun!» sussurrò imbarazzata come non mai.

Si sentiva lusingata, certo, ma... ma... perché quel ragazzo stava chiamando proprio lei?

«Hinata-chan… mi piaci… un sacco…»

Hyuuga non sapeva più che fare. Era imbarazzata e confusa. Possibile che Kiba fosse innamorato di lei, e lei (ingenua che ancora sperava in una occhiata di Naruto, a volte…) non si fosse mai accorta di niente?

Si tirò in piedi, lei non avrebbe nemmeno dovuto sentirle quelle cose, fece per tornare dal suo sacco a pelo, quando Inuzuka, girandosi sulla schiena e trovando una posizione più comoda, borbottò quelle parole..

«Voglio… fare l'amore… con te… Hinata-chan…»

I battiti del cuore della ragazza accelerarono ancora di più, quelle parole l'avevano spiazzata, scioccata, quasi... spaventata.

Rimase ferma immobile nel luogo in cui si trovava e deglutì un boccone amaro.

Sembrava che il suo cervello avesse smesso di funzionare.

Tentò di deglutire un'altra volta, ma il groppo in gola non glielo permise.

Non seppe bene che colore avesse assunto la sua pelle... sicuramente un incrocio di diversi rossi, giacché non si era mai trovata in una situazione di tale imbarazzo come quella, prima d'ora.

Hinata era molto timida, in generale. In queste cose poi, nemmeno a parlarne. Però sapeva, Sapeva da diversi anni di avere ormai in squadra due ragazzi. Maschi.

Quando si è piccoli, non si bada molto di che sesso sono i tuoi amici. Basta che loro giochino e ridano con te. Ma arrivati a una certa età, capisci la differenza. E Hinata sapeva che essendo maschi, Kiba e Shino pensavano spesso a quelle cose. Ma mai, mai avrebbe creduto che l'oggetto dei desideri di Kiba fosse lei.

Eppure... eppure quell'idea proibita, che non l'aveva mai sfiorata prima di quel preciso istante le interessava.

Non si era mai trovata a pensarlo... ma ora, quasi messa alle strette, immaginò il proprio corpo nudo accanto a quello di un ragazzo, accanto a quello di Kiba.

Non aveva mai visto un ragazzo nudo, lei. Suo padre gliel'aveva sempre proibito: «Le donne Hyuuga non vedranno altri uomini nudi all'infuori del proprio sposo!» le diceva spesso. E lei acconsentiva... ma quel tarlo le rodeva la mente, mentre la curiosità stava ormai divorandola.

Lei, le cui labbra non erano ancora state sfiorate da nessuno, provava il desiderio di sentirsi, almeno una volta nella vita, appartenente a un uomo. A Kiba.

E si stupì quasi di questi pensieri, perché per la prima volta, immaginandosi con un uomo, non aveva subito pensato a Naruto-kun. Ma aveva pensato a Kiba. Immediatamente.

Presa da questa consapevolezza, spalancò ancora di più gli occhi, voltandosi verso il compagno, che dormiva ignaro della confusione che adesso regnava nel cuore di Hinata.

 

«Certo che la Yamanaka potrebbe anche abbassare le alucce... come si è permessa di offendermi mentre prestavo giuramento?!» esclamò adirata Temari, scuotendo la testa in segno di compassione.

«Quella ragazza è pazza... non sa nemmeno lei il suo ruolo come kunoichi...» aggiunse con disprezzo.

«Beh... dai, Tema, non essere così acida anche tu... dopotutto era piuttosto scossa dalla morte di Cho...

probabilmente non ha retto... e ha dovuto sfogarsi con qualcuno...» rispose Shikamaru, intristito, non era giusto che si parlasse male di Ino dietro le spalle.

«Shikamaru, non puoi sempre giustificarla per qualsiasi cosa! È grande e vaccinata, non può passarla sempre liscia! Io l'ho sempre detto che tu e Akimichi la viziavate, sempre a dirle di sì! E poi…» Nara sbuffò, passandosi una mano sul viso. Erano ore che stavano discutendo su Ino. Ed erano ore che Temari non faceva che insultarla in tutti i modi che conosceva. Non poteva darle torto, in fondo

era stata Ino ad attacar briga… ma offenderla… no, non era una cosa da mandar giù!

Sentì Temari ridacchiare sommessamente.

«... e poi... è così evidente che nessuno le voglia bene! Ma dopotutto... chi vorrebbe mai bene a una come lei?» aggiunse la donna, continuando a ridere, come avesse appena detto una battuta divertentissima.

Shikamaru strabuzzò gli occhi... ora stava esagerando! Tutto questo... per una semplice lite? No... Ino non se lo meritava proprio!

«Temari! Guarda che io ho imparato a conoscerla bene e... è simpatica e molto dolce e... e... non si merita tutti i tuoi insulti... dovremmo, anzi, cercare di aiutarla a superare questo momento!» disse convinto il moro, mentre gli occhi gli si illuminavano.

«Oh andiamo Shikamaru! Da quando t'importa così tanto di Ino Yamanaka!» disse lei con un disprezzo nella voce che fece quasi sussultare Shikamaru.

«E' una persona debole, me lo hai detto anche tu!»

«E' una ragazza che SI CREDE debole, Temari! In realtà ha molta forza interiore… è una ragazza splendida!»

«Come no! In pochi anni è riuscita a rovinare una splendida amicizia con Haruno e a perdere l'amore di Uchiha! Dimmi se credi ancora che la tua amichetta sia una persona forte!»

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso ormai stracolmo.

Certo, Ino ne aveva dette di cattiverie gratuite... ma Temari ora stava veramente, ma veramente esagerando.

Shikamaru Nara era comunque un ragazzo che non s'arrabbiava facilmente, anzi, ma quella volta, perse il controllo.

«Adesso basta, Temari! Smettila di dire quelle cose sulla mia Ino! Smettila, mi hai capito? Finiscila! Ino non si merita tutto questo disprezzo!» il moro esplose.

Non gli importava se fosse stato scoperto da dei nemici, non gli importava di aver urlato, non gl'importava di nulla in quel momento, voleva solo che Temari la smettesse di parlar male della sua amica bionda.

Nara, in quel momento, credette che Temari sarebbe esplosa, urlandogli contro che si sbagliava, e tutte le peggiori cattiverie. E invece con suo grande stupore, la vide impallidire e fermarsi in mezzo alla strada, mentre lo fissava con aria stupita.

«La mia Ino?» ripeté la ragazza con un filo di voce.

Shikamaru si fermò anche lui a quelle parole. Davvero aveva detto una cosa simile?

«Che-che cosa significa, Shika?»

E per la prima volta nella sua vita, Nara non sapeva cosa rispondere.

«I-io...» il chuunin cercò di spiegare il perché di quella frase, ma ciò che uscì dalla sua bocca furono solo farfugliamenti incoerenti.

Aveva sentito il bisogno in quel momento di appellare Ino come "sua", di sua proprietà.

Come se fosse sua sorella, sua compagna, sua amica, sua... deglutì, ragazza.

«Io... Temari... Ino è mia amica, siamo legati da un sentimento profondo... la conosco da quando

aveva pochi giorni... lei... io...» era impacciato... non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo, o meglio, cercando dire.

«Ti sei per caso innamorato di lei?» chiese allora Temari a bruciapelo. Aveva notato la difficoltà del ragazzo ad esprimersi, cosa molto insolita. Ma adesso voleva sapere la verità, sapere se in quegli anni si era solo illusa di potergli piacere in qualche modo o se quell'affetto da parte del ragazzo era solo amicizia.

«Sì… cioè volevo dire no! Insomma… non lo so!» Nara si mise a sedere su un masso, all'argine del sentiero, sprofondando il viso nelle mani. Cosa stava facendo? Cosa stava dicendo?

Temari si portò davanti al ragazzo. Nessuno si prendeva gioco di lei.

«Shika… io ti piaccio?»

Gli occhi di Shikamaru si allargarono talmente tanto che il ninja credette che tra poco sarebbero usciti dalle orbite. Possibile che Temari… proprio lei… insomma, da quando piaceva così alle ragazze?!

Temari, vedendo che il ragazzo non accennava a una risposta, decise di lasciar perdere con le parole e di passare ai fatti.

«Vediamo se con questo ti decidi…» e lentamente si chinò sulla sua bocca, baciandolo.

Il ragazzo provò una strana sensazione, umida, quasi disgustosa. Le sue labbra erano serrate, ma la lingua di lei sembrava voler sfondare quella barriera.

La allontanò da sé, spingendola via con le mani, pulendosi la bocca con la manica della sua tuta con un gesto svelto, quasi non volesse lasciar tracce di quel bacio.

Di quell'errore.

L'espressione di Temari rimase risoluta, forse delusa, ma non perse la freddezza che la caratterizzava.

«Quella... quella...» sussurrò, stringendo i pugni davanti a sé, quasi stesse per perdere il controllo.

«Se mai dovesse tornare viva dalla missione… io… io…»

«Temari..» il ragazzo guardò intensamente la ragazza, mentre questa stava cercando di far sbollire la rabbia.

«… mi dispiace…» riuscì soltanto a dire, con aria afflitta. Quel bacio gli aveva fatto capire tante cose, un po' di chiarezza era giunta, ma a quale prezzo? Aveva rovinato un'amicizia.

«Non è colpa tua Shika… non è colpa tua…» ferita nel suo orgoglio di donna, Temari non avrebbe perdonato quella ragazzina. Mai.

Ripresero il viaggio più silenziosi che mai, non guardandosi negli occhi e tenendosi a debita distanza l'uno dall'altra, ma Shikamaru notò che nella donna, stava crescendo un odio, un odio che soltanto un amore perduto può alimentare.

Sospirò, e prese un lungo respiro.

«Temari... osa fare qualcosa ad Ino, che dovrai vedertela con me, è chiaro?» l'avvertì, la voce calma e ferma.

La ragazza non rispose, ma Nara era convinto che non si sarebbe fermata a una minaccia del genere.

 

 

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Capitolo 6
*** Final Destination ***


Wecome To PageBreeze

VI

 

Final Destination

 

 

“Can't take it no more.
All around me I see danger
And it's closing in on me
Every second I can hear it
Breathing.”

[Within Temptation, “Final Destination”, The Heart Of Everything, 2007]

 

 

 

 

 

 

Genma correva per il campo, doveva avvisare l'Hokage che la squadra di soccorso di Sakura aveva appena rinvenuto il cadavere di Sabaku no Kankuro, a distanza di pochi giorni dalla partenza della quattro squadre.

Non gli piaceva per niente... le notizie di morte erano le peggiori e gl'infondevano incertezza nelle mosse da farsi, poiché il pensiero di essere il prossimo tamburellava nella sua mente, impaurendolo.

Trovò Tsunade nella sua tenda, come sempre, che guardava la cartina geografica e si consultava con l'Ero Sennin. Genma, da quando era nato, non aveva mai visto Jiraya partecipare a una battaglia di Konoha, nemmeno una volta.  Neanche quando, parecchi anni addietro, durante l'esame di selezione dei Chuunin, Orochimaru aveva attaccato, assassinando il Terzo Hokage.

Invece, da quando Tsunade era diventata Godaime e aveva preso sotto la sua ala protettiva il giovane Uzumaki, vederlo camminare per il villaggio era diventata una cosa normale, di routine.

Tossicchiò rumorosamente, per destare l'attenzione, l'effetto fu quello desiderato, infatti ora, gli occhi dei due Sennin erano puntati su di lui.

Deglutì, cercando le parole migliori per informarla dell'orrendo accaduto.

«Che vuoi, Genma?» domandò seccata la bionda.

«Ecco... Tsunade-sama... è stato trovato un altro cadavere...» mormorò, chinando il capo in segno di rispetto.

Jiraya sgranò gli occhi, incredulo.

«Un altro? No, non è possibile!» batté una mano contro la tenda, bucandola.

Tsunade ignorò l'Ero Sennin, volgendo uno sguardo stanco al ninja.

«E chi è lo sfortunato?»

«Sabaku no Kankuro.» i due ninja leggendari rimasero immobile per alcuni secondi. Questa era veramente uno brutta, bruttissima notizia.

«Questa non ci voleva… merdaccia…» esclamò Tsunade prendendosi il viso dalle mani. Più il tempo passava, più i morti diventavano numerosi. Quella guerra stava diventando una carneficina.

Loro erano stati quelli ad aver subito il maggior numero di perdite: Rock Lee, Choji... e ora Kankuro, più innumerevoli feriti.

Sembrava che i nemici se la stessero prendendo con i più giovani.

Ed era terribile vedere come i suoi shinobi più piccoli, le sue foglie, avessero sempre meno la forza di andare avanti, temendo di fare la fine dei propri amici.

No, quella serie di morti doveva finire assolutamente! L'imboscata avrebbe dovuto per forza funzionare!

La donna prese un lungo respiro e con voce ferma e pacata parlò rivolta a Genma.

«Organizza un gruppo di tre shinobi. Gaara deve essere informato della morte di suo fratello.»

«Sarà fatto Godaime…»

«E… c'è modo di rintracciare Temari?» chiese poi con una nota d'incertezza nella voce.

«Potremmo sempre mandare la squadra di Sakura…» suggerì Jiraya.

«Molto bene… appena Haruno sarà tornata, falla ripartire sulle tracce di Nara e Temari… questo è quanto.»

«Un'ultima cosa, Tsunade-sama!» farfugliò il ninja dai capelli castani.

La Godaime sbuffò spazientita.

«Che altro c'è?»

«Ehm... da che parte è andata la squadra di Nara?» domandò, sorridendo come scusandosi e grattandosi la nuca, imbarazzato.

La donna sorrise.

«Aaah... beata ignoranza, Genma, beata ignoranza! Sono andati ad ovest!» esclamò, ancora divertita dalla scena.

«Grazie mille, Godaime...»

terminò lo shinobi, uscendo dalla tenda e tornando alle porte del campo, attendendo l'arrivo della squadra di Haruno.

«E poi ti chiedi come mai stiamo perdendo la guerra…» disse Jiraya con in sorriso, nonostante tutto.

«Che vorresti dire?»

«Avere dei tipi sbadati come Genma nell'esercito… non è rassicurante!»

«Non è rassicurante avere TE, Jiraya…»

L'Ero Sennin guardò male l'amica, mentre questa tornava a consultare la sua cartina.

«Cosa vorresti insinuare, vecchiaccia?»

«Che con la guerra i tuoi ormoni raggrinziti prendono il sopravvento e tu diventi più maniaco del solito…»

«Certo come no…» disse il Sennin offeso.

«E un'altra cosa Jiraya… chiamami un'altra volta vecchiaccia… e puoi dire addio alle tue facoltà motorie…»

 

Genma uscì correndo, sferzato dal vento che aveva preso a soffiare, rendendo quel campo sin troppo simile ad una deprimente landa desolata.

Velocizzò il passo, sembrava che un buon numero di persone si fosse raggruppato davanti all'entrata, il perché voleva solo scoprirlo.

Raggiunto il luogo, vide dapprima il viso sporco e provato di Shizune, e poi anche quello altrettanto rovinato ma sorridente della giovane Sakura.

Era evidente di come avesse appena salvato la vita a qualcuno.

«Vedo che sei di buon umore Haruno! Meglio così: devi ripartire…» la informò Genma con un sorriso a trentadue denti.

«Di nuovo?» chiese la ragazza sconcertata. Era appena tornata e doveva gia ripartire. Non era una macchina, nel caso non lo avessero notato!

"«Dove… che devo fare?»

«Raggiungere Shikamaru Nara e Sabaku no Temari a Ovest… devi avvertirla della scomparsa del fratello…»

«Sempre i compiti più ingrati mi toccano…» si lamentò buttandosi a sedere sull'erba ingiallita.

«Genma? Come sta il gruppo di Naruto? Hai notizie?» chiese la ragazza, con apparente indifferenza.

Ma Genma aveva capito. In fondo era sbadato, non stupido.

«Chi t'interessa sapere? Sai, Ino o… Naruto stesso?» chiese con una punta di malizia nello voce.

Vide la rosa arrossire impercettibilmente. Ora ne era certo: c'era sotto qualcosa.

Sorrise, era bello vedere che anche in momenti così incerti e pericolosi, qualcuno trovasse la forza di pensare all'amicizia e all'amore, invece che a se stesso.

«M'interessano soprattutto Ino e Naruto... di Sai meno...» rispose sicura, soffocando però una risata in un repentino colpo di tosse.

«Allora, Naruto direi che sta benissimo! Ino... credo non si sia ancora ripresa del tutto per la morte di Choji... e ha litigato con Temari prima di partire...»

«Prima o poi sarebbe successo… quella ragazza non riesce a trattenersi!»

«Ha dato della puttanella e leccaculo a Temari…» informò Genma, mettendosi quasi a ridere ripensando alla scena di qualche giorno fa. Era stato veramente comico.

«Sono sorpresa dell'apprendere che Temari non le abbia fatto un occhio nero…» decretò Sakura avviandosi verso la propria tenda. Non aveva voglia di partire subito, prima si sarebbe fermata a riposare.

«Genma…» chiamò prima di andarsene. «Se… se succede qualcosa al gruppo di Naruto… insomma…»

«Sarai la prima saperlo…» finì Genma per lei.

Il viso della rosa si rasserenò, e allo shinobi fece quasi tenerezza.

I tratti erano riconoscibili in quelli di una ragazza cresciuta troppo in fretta.

Una donna dal cuore fanciullesco.

Ma, lo stesso moro, non si stupì dell'accorgersi del fatto che Haruno stesse parlando proprio come un'adulta.

 

Una risata subdola e sadica riecheggiava per la grotta fredda e umida. Al suo interno, Orochimaru e suoi sottoposti avevano costruito la loro base. Un posto ben nascosto da occhi indiscreti.

«Fare fuori gli shinobi della foglia.. è sempre un immenso piacere, non trovi, Sas'ke-kun?»

Il ragazzo che possedeva lo Sharingan guardò il proprio maestro con indifferenza, come se la cosa non lo toccasse minimamente. Eppure, era stato proprio lui a togliere la vita agli shinobi di Konoha. Era stato lui a togliere di mezzo Akimichi.

Si leccò le labbra, come avesse davanti un altro corpo da poter finire, un altro ninja da poter torturare.

Il sorrisetto beffardo del Sennin lo distolse dai suoi pensieri e l'Uchiha, capì perfettamente cosa stesse per domandargli.

«Allora, Sas'ke-kun... quando hai intenzione di portarmi Naruto?»

Il moro abbozzò ad un ghigno.

«Quando vuole, Orochimaru-sama... quando vuole...» sussurrò, voltando lo sguardo e carezzando la sua katana.

«E sarebbe troppo dire che lo voglio… adesso?»

Sasuke guardò stupito il suo sensei. Non era un tipo che aveva fretta, solitamente. A lui piaceva agire con calma, anche quando uccideva. Perché adesso voleva Naruto subito?

«Ha qualche piano in mente? Perché lo vuole adesso?»

«E tu invece spiegami perché dovrei aspettare… sono anni che cerco di possedere la Volpe a Nove Code… adesso voglio quello che mi spetta. Portami Uzumaki, Sasuke.»

«Ma, Orochimaru-sama, anche l'Akatsuki è sulle sue tracce, non teme uno scontro aperto?» fu la saggia risposta di Sasuke.

L'uomo fu lieto di constatare che il suo allievo prediletto non aveva perso lo spirito d'osservazione.

«Sì, Sas'ke-kun... per questo lo voglio ora!» fu la repentina risposta.

«E lo avrà, Orochimaru-sama...» una voce fastidiosa l'interruppe nel loro discorso, Kabuto si avvicinò, sistemandosi gli occhiali come di rito e ghignando.

«Vedo che hai voglia di metterti in gioco…» osservò il Sennin dei serpenti, con aria trionfale.

«Io sono d'accordo con lei Orochimaru-sama… attaccando adesso prenderemo di sorpresa anche l'Akatsuki, sicuramente non si aspettano un nostro attacco adesso, anzi…»

Orochimaru sorrise vittorioso. Aveva scelto bene i suoi scagnozzi. Tutti dalle menti brillanti. Tutti ambiziosi.

«Dovremmo mandare delle spie al campo di Konoha e informarci sugli spostamenti di quel ragazzo…»

Era giusto. Delle spie avrebbero fatto il lavoro sporco per loro, avrebbero catturato il biondo, avrebbero distrutto il campo, avrebbero eliminato ogni intruso... avrebbero lasciato, sorrise, l'Akatsuki a bocca asciutta.

«Ottima idea, Orochimaru-sama, ottima!» lo elogiò Kabuto, sperando con tutto se stesso che fosse affidata a lui la missione.

«Certo... un'ottima idea... per farci scoprire! Se non l'hai notato, Kabuto, non abbiamo spie in grado di fare questo lavoro!» osservò scaltramente Uchiha, mettendo alla prova la mente brillante del compagno dai capelli grigi.

«Però a Konoha ci sono spie molto abili…» pensò ad alta voce Orochimaru. Nella sua mente, un progetto diabolico stava prendendo forma.

«Spie? Intende dire…»

«Se non ricordo male il clan Yamanaka ha una tecnica di spionaggio infallibile, correggimi se sbaglio Sas'ke-kun…»

Il ragazzo annuì solennemente, stava cominciando a capire anche lui.

«È vero, ma non accetteranno mai di fare la spia per noi e…»

«E chi ha detto che loro devono essere d'accordo…» ghignò perversamente il Sennin.

Kabuto si unì a lui, mentre Sasuke annuì compiaciuto, gli piacevano gli ostaggi, soprattutto se femminili.

«Io ho visto la bionda Yamanaka, quella in squadra col grassone ed il perdente! Non è certo un bocconcino da lasciarsi sfuggire...» osservò il grigio, sfregandosi le mani.

«No, assolutamente!» si aggiunse il giovane moro, mentre erotiche fantasie si facevano strada nella sua mente.

Si ricordava perfettamente quando Ino ed Haruno non facevano che pensare a lui. Era gia una bella ragazza a quei tempi e quando l'aveva rivista qualche giorno fa, alla morte di Choji, doveva ammettere che era cresciuta bene. Molto bene.

Sorrise compiaciuto. Erano mesi che non si divertiva con una bella donna.

«Portatemi Ino Yamanaka. Voglio la sua tecnica. Non ci servirà solamente per questa guerra. Dopo…» aggiunse Orochimaru guardando Uchiha.

«Sei libero di farne quello che vuoi…»

Il moro annuì compiaciuto, lanciando un'occhiata a Kabuto, che sembrava si stesse rodendo di rabbia, avendo compreso che ormai... non era più l'allievo preferito del suo maestro.

«Ah, Sas'ke-kun?» aggiunse il Sennin.

«Cerca di portarmela... viva, per una volta...» terminò, sottolineando il 'viva'.

Sapeva di come quel ragazzo amasse far soffrire i suoi ex compagni di avventure.

«Certamente, se voglio divertirmi con lei, DEVO portarla viva…»disse Sasuke come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

«A questo punto non vi conviene che prepararvi e…» un ninja del suono, dal viso duro e parecchio brutto, entrò nella caverna, annunciò qualcosa all'orecchio di Kabuto e tornò da dove era venuto.

«Sembra che la fortuna giri dalla nostra, signore…» disse Kabuto aggiustandosi, per l'ennesima volta, gli occhiali sul naso.

«Una delle nostre vedette ha intravisto un gruppo di Konoha a Est.. dice che ha visto una ragazza bionda con la coda… non ha riconosciuto gli altri compagni di squadra, ma non importa. Sappiamo dove è la nostra cara Ino…»

 

 

 

 

 

 

 

-Ringraziamenti per il capitolo precedente:

eleanor89

Uriko

Mimi18

Fantafresh

 

 

Lee & AtegeV

 

 

 

 

 

 

-Anticipazioni..

 

«Verremo con voi, ad una condizione!» disse Neji, risoluto.

«Io e Tenten dovremo stare il più lontano possibile l'uno dall'altra!» terminò, voltando lo sguardo dalla parte opposta della brunetta e fissando gli occhi sul viso sudato della rosa.

Sakura spostò lo sguardo da Neji a Tenten, senza capire.

 

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Capitolo 7
*** The Truth Beneath The Rose ***


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Avvertenze: In questo capitolo Neji è un po’ OOC. Ma noi lo amiamo anche così!

 

 

 

 

VII

 

The Truth Beneath The Rose

 

 

 

 

 

“I'm hoping, I'm praying
I won't get lost between two hearts
Follow a sin
The truth lies in between.”

 

[Within Temptation, “The Truth Beneath The Rose”, The Earth of Everything, 2007]

 

 

 

 

Il chiarore dell'alba lo colpì dritto in viso, svegliandolo dal triste sonno nel quale era caduto la sera prima.

Aprì gli occhi pigramente, sbattendo più volte le ciglia in modo da abituarsi a quella luce fastidiosa, sbadigliò.

Solo dopo qualche secondo di dormiveglia si accorse che la sua spalla destra pesava più della sinistra, voltò lentamente il viso: Tenten stava dormendo beatamente, la sua testa poggiata con tranquillità sulla spalla del ragazzo.

E Neji avrebbe anche lasciato scorrere se non fosse stato per quelle piccole labbra semichiuse che respiravano lentamente, per quegli occhi chiusi e rossi per le lacrime versate, per quelle guance fresche e umide, per quei capelli sciolti e profumati e per… per quel seno che premeva gentilmente sul suo fianco.

No.

Non era umanamente possibile che i suoi ormoni fossero messi così a dura prova già dalle prime luci del mattino.

Ma come biasimarlo... dopotutto, sì, era un ninja, ma pur sempre un diciottenne ormai sviluppato.

Chiuse gli occhi e si concentrò sui rumori circostanti, per evitare di lanciare sguardi allo splendido corpo della ragazza.

Niente. Il silenzio imperversava come una tempesta in quella radura deserta, sentì una scossa accanto a sé, Tenten si era mossa e aveva posato la sua mano su quella di Neji.

Quel contatto sembrò fargli perdere completamente il controllo, afferrò la mano anch'essa addormentata della giovane e la strinse, intrecciando le proprie dita con le sue.

Ora che la situazione aveva preso quella piega, con che coraggio avrebbe aperto il suo cuore a Tenten? Con quale faccia le avrebbe detto di essere innamorato di lei? Con quei pensieri nella testa? Assolutamente no. Impensabile.

E la prova che non avrebbe resistito accanto a quella donna ancora per molto, fu quando Tenten, ignara di tutto, avvinghiò la propria gamba a quella di Hyuuga.

Neji fece uno scatto a sedere, scrollandosi la ragazza di dosso, svegliandola.

«Oy, Neji! Buongiorno!» esclamò la brunetta, ignorando tutto ciò che era successo giusto pochi secondi prima.

«B-buongiorno!» rispose il ragazzo, tentando di non sembrare imbarazzato.

Subito, la mano destra della ragazza scattò verso la sua fronte, Hyuuga arrossì di botto.

«Stai bene? Hai le guance rosse... non è che hai la febbre?» domandò lei.

«N-no!» balbettò, afferrando il braccio di Tenten e staccandolo da lui.

La ragazza rimase sorpresa dall'atteggiamento del ragazzo. Era sempre stato un tipo scorbutico e scontroso, è vero, ma col tempo era riuscito a correggere questi difetti, diventando più aperto e socievole. Perché adesso con lei si comportava in quel modo?

«Ti ho forse fatto qualcosa?» chiese innocentemente. Neji non le rispose, si alzò lentamente dalla sua postazione, fingendo di non aver sentito.

«Ehi! Neji, ti sto parlando!»

Tenten si alzò di scatto e gli prese il braccio, obbligandolo a girarsi.

Nuovamente, quel contatto lo fece impazzire, ma no! Non doveva rovinare tutto proprio ora, non doveva cominciare ad essere titubante! Insomma, bastava girarsi, guardarla negli occhi e dirle...

«Tenten, ti voglio!»

... ecco, no, non avrebbe dovuto dirle quello.

La bruna strabuzzò gli occhi, incredula, poi abbassò lo sguardo, mosse qualche passo verso il suo compagno e gli tirò un forte schiaffo, con tutta la forza che aveva in corpo.

Il ragazzo sentì un calore fastidioso crescere sulla guancia. Si portò la mano sulla parte colpita e guardò la ragazza dritta negli occhi.

«Credo di meritarlo…» concluse. Ecco come rovinare ogni cosa. Ecco come rovinare un'amicizia. Ecco la stupidità di Neji Hyuuga. Dove era andato a finire il suo autocontrollo?

«Siamo in guerra, Neji. Capisco il fatto che tu sia un ragazzo…» deglutì appena.

«...un gran bel ragazzo… - soffiò poi piano. -...ma dobbiamo, devi… non voglio più sentire una cosa del genere!»

Il cuore di Neji fece un triplo salto carpiato all'indietro. Tenten aveva accennato a «gran bel ragazzo»! Allora... allora non era senza speranze!

Ma... ma aveva paura. Paura di non vedere più Tenten. Lanciò uno sguardo al corpo inerme di Kankuro, che avevano nascosto dietro un cespuglio, e poi guardò la ragazza dritta negli occhi.

«Perché?» chiese poi, una nota di malizia nella fredda voce.

La kunoichi sembrò perdere un po' di fiducia nella sua forza interiore.

«P-perché cosa?» balbetto, titubante.

«Perché non vuoi più sentirmi dire questo... se anche tu, inconsapevolmente, lo vuoi?» continuò, provocandola.

«Io… io non lo voglio! Cosa te lo fa credere?»

«Mi consideri un bel ragazzo…» disse, la sua voce era diventata talmente fredda e distaccata che la ragazza faticava a capire cosa pensasse il ragazzo.

«... perché non dovresti volerlo?»

«C'è differenza, Neji, fra dire “sei un bel ragazzo” e “voglio… voglio venire a letto con te”!" disse tutto d'un fiato, arrossendo come un peperone. Parlare di queste cose con un ragazzo per lei era imbarazzante. Parlare di queste cose CON Neji a riguardo di cosa lei VOLEVA…

Ma intanto stava indietreggiando, poiché mentre lei parlava, Hyuuga non aveva fatto altro che guardarla con malizia e muoversi lentamente verso di lei.

«Ne sei proprio sicura? Se io dovessi morire domani?»

«Non dirlo neanche per scherzo, Neji!» arrestò di scatto.

Il ragazzo si fermò a pochi centimetri da lei, si abbassò in modo da essere alla sua altezza.

«Tenten... ne sei davvero convinta?» sussurrò sensualmente.

«Ne-Neji… no-non…»

«Cosa?»

«Non provocarmi. Non posso. Non possiamo…»

«Perché? Tenten… io non voglio fare come ha fatto Lee! Quest'ansia, questa paura di morire da un momento all'altro mi sta uccidendo! Tenten… io ti vogl…»

«No, Neji!» urlò quasi la ragazza. Non doveva succedere. Erano in guerra, non a fare una scampagnata in compagnia! Erano a pochi chilometri dall'Akatsuki, non potevano distrarsi per queste cose.

Tenten volse le spalle al ragazzo, frugando nel suo zaino. Con gesti veloci raccolse i capelli nei soliti chignon, preparandosi ad una nuova giornata.

«Da ora in poi… - iniziò con una nota di dispiacere nella voce - ... sarà meglio che dormiamo separati Neji…»

«È un errore, Tenten... ma farò come dici...» disse a fatica lo Hyuuga avvicinandosi ancora a lei e lasciandole un veloce bacio sul collo scoperto.

Tornò al suo zaino e raccolse le sue cose. In pochi minuti erano pronti a ripartire ma un rumore sui rami li distolse dai loro pensieri.

Qualcuno scese in terra e li guardò accigliato.

«Dannatissimo Genma! Eppure dovrei saperlo che quando balbetta è perché non si ricorda più!» sbuffò la ragazza dai capelli rosa.

«Ha-Haruno?»

«In persona…» rispose la ragazza, sistemandosi alla bene e meglio il vestito. Due ninja l'affiancarono, non avevano l'aria molto allegra.

«È forse successo qualcosa?» domandò con ansia Tenten.

«Non saprei dirvi con esattezza cosa sia successo, ma la missione è annullata per il momento. Dovete tornare immediatamente a Konoha. Ci sono dei problemi.»

Neji annuì, pronto a tornare indietro, ma si ricordò che anche loro avevano un problema.

"Dobbiamo prendere il cadavere di Kankuro e portarlo a Suna."

Sakura si batté una mano sulla fronte.

«Ma certo... non l'avevo notato là dietro, Neji...» proferì sarcasticamente.

Il ragazzo arrossì... era ovvio, Haruno era diventata una piccola Tsunade ormai...

«A proposito di ciò... dobbiamo cercare Temari e Shikamaru e avvisare lei che il fratello è morto...» continuò, noncurante delle occhiate spaventate di Tenten.

«E lo dici con tanta apatia??? Ma chi ti credi di essere, eh?» urlò alla rosa.

Sakura la guardò con un sorrisetto strano e lentamente abbassò lo sguardo.

«Nelle ore in cui siete stati via non avete idea di quanti morti ho visto arrivare a Konoha…» alzò lo sguardo e finalmente osservò la kunoichi negli occhi «… è brutto dirlo, ma sono troppo stanca anche solo per piangere e soffrire.»

Tenten deglutì silenziosamente: altri morti? Ma cos'era quella guerra? uno sterminio di ninja?

«E poi… - continuò Haruno - … vorresti dirlo tu a Temari?»

La ragazza fece un passo indietro, sapeva come Temari si arrabbiasse, sapeva che quando si trattava dei fratelli... avrebbe potuto uccidere anche un suo alleato pur di riaverli vivi.

Sicuramente, quella di Sakura era la missione più difficile...

«Verremo con voi, ad una condizione!» disse Neji, risoluto.

«Io e Tenten dovremo stare il più lontano possibile l'uno dall'altra!» terminò, voltando lo

sguardo dalla parte opposta della brunetta e fissando gli occhi sul viso sudato della rosa.

Sakura spostò lo sguardo da Neji e Tenten, senza capire.

«E' forse successo qualcosa?»

«No!» urlò Tenten.

«Sì!» scandì invece Hyuuga.

La brunetta si voltò di scatto verso il compagno che sembrava non calcolarla nella sua visuale. Ma cosa gli prendeva? Si metteva a fare i capricci in quel momento?

«A-avete per caso litigato?»

«Ma no!»

«Sì!»

«Neji smettila!» si spazientì Tenten.

«Oh, mi scusi!» sibilò il ragazzo, accennando ad una goffa riverenza.

Se prima aveva sentito bruciore alla guancia destra, questa volta toccò alla sinistra.

Lo schiaffo arrivò di scatto, non premeditato nei perfetti calcoli di Hyuuga. La sua espressione, prima sarcastica e provocatoria, era ora un misto tra incredulità e umiliazione.

Che gli stava succedendo? Perchè si stava comportando così con Tenten? E soprattutto, perché Tenten sembrava prenderla così male?

«Adesso basta! Stai esagerando Neji!»

Sakura era stupita da quello che aveva appena visto. Neji che si comporta a quel modo? Neji che veniva picchiato da una donna e non ribatteva con qualche scenata di orgoglio? Stava per caso avvicinandosi la fine del mondo?

«Forse è davvero meglio se voi due state lontani…» disse la rosa, non sapendo nemmeno lei come gestire quella strana situazione.

Partirono

subito. Tenten si portò avanti al gruppo, accanto a Sakura. Neji rimase infondo.

Cosa gli stava succedendo?

 

Sai non aveva mai visto così tante stelle nel cielo, probabilmente perché da dove veniva lui, vedere il cielo era privilegio assai raro.

Eppure, guardando in alto, sotto il tepore del fuoco scoppiettante, non faceva che pensare a quella ragazza, ad Ino.

La prima volta che l'aveva vista non era convinto del suo fascino... ma ora era diverso. Ora sembrava che qualcosa all'altezza del petto stesse scaldandosi, e che i suoi occhi sembrava mangiassero il corpo di quella ragazza ora seduta su un masso a pochi metri da lui.

Lui l'aveva sempre chiamata Miss Lovely non perché lo pensasse davvero, per giocare un po' con lei. Ma adesso si rese conto che quel nomignolo dato per scherzo, era vero. Ino era bella, e su questo non c'erano dubbi. E a quanto aveva sentito al villaggio, non era l'unico a pensarlo. Aveva un caratterino un po' scorbutico e invadente, ma una volta conosciuta meglio erano difetti che venivano messi da parte presto.

Però... sapeva di non avere speranza contro, strinse i pugni, Shikamaru.

Era così ovvio, anche per un tipo come lui... tra quei due c'era qualcosa, c'era sicuramente qualcosa che avrebbe messo in pericolo il suo amore con Ino.

Non gli era mai stato simpatico quel saputello Nara... sembrava ammirasse Ino da lontano e poi... finiva col girare con Temari. Com'era possibile fosse così popolare nel mondo femminile? Quella faccia-da-schiaffi-Nara!

Aveva sempre avuto un fiore di ragazza accanto, una ragazza splendida e lui? Temari di qua, Suna di là… Nara non sapeva di avere metà degli adolescenti di Konoha contro!

Sbuffò leggermente e lentamente decise di alzarsi. Meglio dormire che avere quei pensieri in testa.

Su però con una falcata Naruto che se la dormiva alla grande, andando verso il proprio zaino e prendendo il sacco a pelo, quando non sentì un singhiozzo strano provenire da Ino.

«Piange, mia principessa?» domandò con gentilezza, facendo per avvicinarsi.

«Osa fare un altro passo, e giuro che ti colpirò con tutta la mia forza!» rispose freddamente la bionda, asciugandosi velocemente le lacrime.

«Tranquilla, non voglio fare il pervertito! D'altronde non mi chiamo né Jiraya né Kakashi... perciò...» ribatté lui sarcasticamente, e capì di averla rallegrata quando Ino si spostò

di qualche centimetro, lasciando il posto a Sai per sedersi.

«Kakashi?» domandò poi, non avendo capito.

«Jiraya scrive il libro, Kakashi lo legge… - spiegò con semplicità - … sono fatti della stessa pasta!»

La ragazza sorrise. In fondo Sai, se preso per il verso giusto era anche simpatico.

«Adesso mi dici perché piangevi? Le lacrime non sono degne di stare sul tuo viso…» disse facendo il poeta.

Ino non era sicura di confidarsi però con Sai. Non si sa mai cosa aspettarci da tipo come lui. Ma aveva una gran voglia di sfogarsi con qualcuno e la scelta era quella che era. Naruto dormiva, ma anche se fosse stato sveglio, difficilmente sarebbe riuscito a tirarle su il morale. Forse la capiva, in fondo quando c'era ancora Sasuke, la situazione con Sakura era la stessa. Ma Naruto non era fatto comunque per dare consigli in amore. Altrimenti a quest'ora sarebbe già stato con Sakura a baciarsi da qualche parte!

«È che... non è giusto!» esplose alla fine.

«Io mi faccio in quattro per farmi notare da Shikamaru e lui cosa fa? Gira con la troietta di Suna...

Ho già detto “no” a innumerevoli miei pretendenti, solo per lui, eppure non sembra capire quanto lo ami! In questo momento però sto detestandolo e detesto me stessa per averti aperto così tanto il cuore e...» non terminò la frase.

Sai l'aveva accarezzata, con il suo tocco dolce e leggero degli artisti, e l'aveva persino baciata.

Ora le loro labbra premevano le une contro le altre.

Ino rimase scioccata. Non tanto per quello che Sai aveva appena fatto, e che continuava a fare.

Ma perché lei non glielo impediva. Lei non lo stava allontanando, e per questo, Sai approfondì il bacio, chiedendo di entrare con la lingua.

Per Ino fu una sorpresa. Non aveva mai baciato un ragazzo cosi profondamente. Le poche volte che era uscita con qualche ragazzo, si era sempre limitata a piccoli baci, non era mai andata oltre. Ma adesso… adesso non sapeva nemmeno lei.

Era completamente spiazzata.

Rifletté attentamente. Aveva davanti un così bel ragazzo... e cosa stava facendo? Moriva dietro uno che di lei sembrava non importargli.

Un pensiero si fece strada nella sua mente: vendetta.

Abbassò le palpebre e socchiuse la bocca, permettendo a Sai di continuare il bacio.

Sapeva che stava facendo la cosa sbagliata. Non era giusto nemmeno nei confronti di Sai. Ma a lui non sembrava dar fastidio la cosa, sapeva del suo amore per Shikamaru ma l'aveva baciata lo stesso.

Sai la prese dolcemente per i fianchi, invitandola a sedersi sulle proprie gambe.

La ragazza eseguì mettendo le bracca intorno al suo collo. Era bello baciare una persona; aveva sempre creduto, e sperato che il suo primo bacio avrebbe dovuto di Shikamaru. A quanto pare si era sbagliata.

Perché Sai baciava bene. Perché Sai stava cominciando a piacerle.

Si staccò lentamente da lui e gli sorrise, dolcemente e amorevolmente come una madre sorride al proprio bambino. Sussurrò un «Yatta!» prima di baciarlo di nuovo con maggior foga, spingendo lui e se stessa giù dal masso e scomparendo dietro esso.

 

 

 

 

 

Anticipazioni:

 

«Bene, - annuì Sakura - ci andremo io che, essendo un medico posso essere utile, e... Neji? Non volevi stare lontano da Tenten? Forza, qui con me!» lo chiamò.

In quel momento, Tenten provò uno spasmodico desiderio di far fuori la rosa, ma represse i suoi istinti omicidi e indicò ai suoi sottoposti di far strada verso il campo.

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo! Arigatou!

 

Lee & AtegeV

 

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Capitolo 8
*** All I Need ***


Wecome To PageBreeze

Avvertenze: da ora in poi i personaggi saranno un po’ OOC, ma come diciamo sempre.. noi li amiamo anche così!

 

 

 

 

VIII

 

 

All I Need

 

 

 

 

“Can you still see the heart of me
all my agony fades away
when you hold me in your embrace”

 

[Within Temptation, “All I Need”, The Earth of Everything, 2007]

 

 

 

 

Shikamaru Nara passeggiava con le mani nelle tasche e la sigaretta accesa in bocca. Diede una sbirciata alle sue spalle, notando la figura di Temari che camminava poco distante da lui, con un'espressione… beh, non proprio felice.

Il ragazzo si arrestò di scatto, voltandosi verso la sua compagna di squadra.

«Hai intenzione di tenermi il broncio ancora per molto?» chiese, guardandola torvamente.

«Non ti sto tenendo il broncio, Nara!» rispose lei stizzita, continuando a camminare, superandolo senza nemmeno guardarlo negli occhi.

«Ma certo... è evidente come una persona che normalmente non sta zitta un attimo quando è con me, nel momento in cui non mi parla più e nemmeno mi guarda in faccia, non mi stia tenendo il broncio... è palese!» proferì sarcasticamente il moro, dando un'altra boccata alla sigaretta.

La bionda tentò a trattenere le risate... il sarcasmo di quel ragazzo era, ridacchiò, comico.

«Comunque, non ti sto tenendo il broncio!» ribatté lei, infastidita

«E non è vero che quando sono con te non sto zitta un secondo!»

«No, scusa hai ragione. Sono io che ti ascolto troppo…» rispose lui con non curanza, superandola nuovamente.

«Stai cercando di provocarmi?» chiese lei con un cipiglio arrabbiato.

«Sto solo cercando di capire in che direzione sta correndo il criceto che ti fa muovere il cervello…»

«Come scusa?» chiese lei ancora più arrabbiata.

Non le piaceva per niente il modo con cui la stava trattando.

«Credo tu mi abbia capito! Se vuoi ti faccio lo spelling!» replicò Shikamaru, anch'egli con una nota di rabbia nella voce.

Sentì Temari ringhiare dall'ira.

«Senti, crybaby... - cominciò, innervosendolo con quel nomignolo che tanto odiava - Finiscila! Hai già ucciso i miei sogni d'amore, vuoi sopprimere anche la mia autostima?!» stava cominciando a perdere il controllo, giacché la sua mano destra si era repentinamente posata sul ventaglio.

«Ehi! Ehi! Temari, non credevo che una ragazza matura come te non accettasse una confitta del genere…» disse lui, non arrossendo un po': significava ammettere apertamente che nel suo cuore, ormai, regnava solo una bionda.

«... non credevo almeno che a ventidue anni fosse possibile una cosa del genere…»

Temari drizzò le orecchie.

«Ventidue anni?! Io ne ho ventuno!»

«Scusa per l'immenso errore di calcolo!»

La donna allora non ci vide più. Estrasse il suo ventaglio e lo punto contro Shikamaru.

«Non m'importa se sei il mio amore! Io ti uccido!!!» urlò isterica, con le lacrime agli occhi.

Nara in quel momento si trovò in una situazione decisamente poco simpatica... cosa avrebbe dovuto fare?

Prese dei kunai dalla sua borsa e si preparò allo scontro.

«Oy, voi due! Non siate cretini!» una voce provenite dal bosco li fece sussultare.

Da sopra un albero, apparve l'austera figura di Sakura Haruno.

«Ecco un'altra donna violenta… mendokuse!» borbottò Shikamaru, rimettendo il kunai al suo posto.

«Non avrei mai pensato di trovare due come voi in questa posizione… andavate così d'accordo…» disse Sakura candidamente mentre Neji, Tenten e gli altri due ninja non fecero la loro comparsa.

«Ma… credo che sia a causa di un virus, non siete gli unici…» aggiunse accennando alla coppia di Shinobi  dietro di lei.

«Cosa ti porta qua, Haruno?» chiese Shikamaru poggiandosi stancamente ad un albero.

La rosa non voleva fare troppi giri di parole, e non li avrebbe fatti! Guardò Temari dritta negl'occhi e ci trasferì un'immensa tristezza.

La ragazza si portò una mano al cuore. Qualcosa non andava.

Immediatamente, da dietro un cespuglio, fece capolino un altro ninja, in spalle, il corpo defunto di un ragazzo vestito di nero.

La ragazza della Sabbia si portò una mano alla bocca e represse le lacrime, avvicinandosi a colui che sembrava essere suo fratello.

«Fratellino...» sussurrò, ormai piangente.

Tenten si portò avanti a tutti, anche lei con le lacrime per aver rivisto quel cadavere.

«Ci dispiace… è morto per salvarci… per salvare me e Neji…» disse, mentre due gocce salate le rigarono le gote rosee.

Temari scoppiò definitivamente in silenziosi singhiozzi, aggrappandosi al corpo del fratello, disperatamente.

Ora, le restava soltanto Gaara.

«Chi… chi lo ha ridotto così?» chiese con voce tremante.

Hyuuga si portò accanto alla compagna di squadra, mettendo da parte, almeno in quel momento, i loro problemi.

«L'Akatsuki… eravamo vicini al loro territorio…»

La ragazza più matura cadde in terra in ginocchio e si coprì il viso con le mani.

Quella visione mosse lo spirito di compassione di Shikamaru, si avvicinò all'amica e le poggio confortante una mano sulla spalla, ma anch'egli aveva gli occhi lucidi.

La mano fu sveltamente scacciata da uno schiaffo da parte di lei.

«Lasciami in pace, Nara!» gridò, la voce rotta dal pianto e dalla disperazione, la sua mano sinistra stringeva quella del fratello quasi non volesse lasciarlo neanche da morto.

Ma Shikamaru non lasciò perdere, in fondo, Temari era pur sempre un'amica.

La strinse forte, mentre la ragazza cercava di allontanarsi dal ragazzo.

«Ti prego lasciami… Shika mollami…»

«Non fare l'orgogliosa, non qui e non in questo momento… sfogati Temari…» disse soltanto.

La ragazza rimase immobile per qualche secondo, poi strinse il ninja, rifugiandosi nel suo abbraccio, così simile a quello del fratello.

«Appena tornati a Konoha, prepareremo il corpo per mandarlo a Suna… sarebbe saggio che tornassi anche tu, al villaggio…» disse Haruno, con lo sguardo ancora basso.

Temari alzò la testa verso Sakura e, con gli occhi gonfi dal pianto, mormorò parole molto coraggiose.

«Haruno... intendo completare questa missione...»

Shikamaru la lasciò dall'abbraccio, e voltò il viso, non voleva che gli altri vedessero che stava piangendo.

«La missione è andata! Non serve più! Dobbiamo avvertire le altre squadre e tutti dovranno ritornare al campo!» informò la rosa, grattandosi la testa, esausta.

«È successo qualcosa?» chiese Shikamaru, tirando su col naso e cercando di eliminare i segni del pianto.

«Ovviamente, ma la Godaime non mi ha detto molto… quindi adesso partiremo per avvertire la squadra di Naruto e…»

«Haruno-san? - domandò uno dei ninja che avevano accompagnato Sakura. - Credo che sia meglio che solo due di noi…» disse indicando l'altro ninja

«... vadano ad avvertire Uzumaki-san altrimenti rischieremo di diventare un gruppo troppo rumoroso e di farci scoprire più facilmente…»

«Bene, - annuì Sakura - ci andremo io che, essendo un medico posso essere utile, e... Neji? Non volevi stare lontano da Tenten? Forza, qui con me!» lo chiamò.

In quel momento, Tenten provò uno spasmodico desiderio di far fuori la rosa, ma represse i suoi istinti omicidi e indicò ai suoi sottoposti di far strada verso il campo.

Quando tutti furono partiti, vide che una persona non si era mossa, ed  era ferma su un sasso.

«Shikamaru? Anche tu!» ordinò Haruno.

«Cosa?»

«Non fare finta di non aver capito… con loro, Nara!»

E Shikamaru si stava sempre più convincendo che le donne fossero dei soldati. Sapeva che non l'avrebbe mai scampata con Haruno e quindi, anche se di mala voglia, strascicando come sempre i piedi, si avvicinò al gruppetto diretto a Konoha.

«Tenete questa ricetrasmittente… - disse Sakura porgendola a Tenten - … se avete dei problemi avvertite… noi non ci dovremo mettere molto, massimo due giorni…»

La ragazza con i chognon annuì posando poi una sguardo dispiaciuto sil compagno di squadra.

«N-Neji... ecco... io...» balbettò imbarazzata, abbassando lo sguardo.

Hyuuga la guardò impassibile, mentre il suo cuore si scioglieva a contatto con quegli occhi tanto calorosi e pieni di affetto.

«Cerca di... di tornare!» concluse poi risoluta, cercando di non sembrare preoccupata.

Neji colse la palla al volo, voltò le spalle e pronunciò parole che nessuno si sarebbe mai aspettato uscire dalla sua bocca.

«Non preoccuparti, Tenten-chan!»

Gli occhi dei presenti si spalancarono.

Aveva per caso preso una botta in testa?

Tenten rimase immobile. Mai, mai Neji aveva usato dei suffissi con lei.

Però lo vide, quel sorriso che gli incurvava le labbra. Quel sorriso dolce che stava cercando di nascondere agli altri stando di spalle, ma che a lei non era sfuggito.

«Ciao Neji-kun...» lo salutò allora lei, sorridendo a sua volta.   

Sakura li guardava sempre più confusa: non li avrebbe mai capiti.

Shikamaru si grattò la testa, confuso, cercando di alleggerire la tensione.

«Ok... credo di essermi perso qualche puntata...» esclamò, prima di venire fulminato dagli occhi assassini di Tenten. Donne, tutte uguali.

«B-bene... andiamo, Neji!» disse Sakura, ancora stordita per ciò che aveva appena sentito.

«A più tardi!» salutò il ragazzo, sparendo nell'oscurità del bosco.

«È meglio se andiamo anche noi...» sussurrò la brunetta, afferrando Nara per una manica e partendo nella direzione opposta.

 

Sasuke stava camminando lentamente in quel piccolo sentiero. Arrivò fino a una radura, fermandosi al centro di essa. I suoi compagni di squadra lo guardarono interrogativamente.

«Perché ci siamo fermati?» chiese uno di questi.

Il ragazzo si guardò cauto attorno, osservando ogni più spostamento d'aria.

«Siamo arrivati a destinazione...» e come ebbe pronunciato quella frase, due ninja del Suono comparvero accanto a lui.

Le vedette di Orochimaru.

«Sasuke-san!» esclamarono i due.

«-sama, Sasuke-sama!» li corresse il moro, orgoglioso.

«Sasuke-sama! Abbiamo localizzato l'esatta posizione del Team di Ino Yamanaka, come Orochimaru-sama ci ha detto di fare!» informò la prima.

«E abbiamo anche un messaggio per lei, da parte di Orochimaru-sama! - disse invece la seconda vedetta - Mi ha detto di informarla che troverà una bella sorpresa ad aspettarla! È tutto!» e scomparvero entrambi in una nuvola di fumo.

«Sorpresa?» ghignò il ragazzo. Insieme ai suoi ninja si avviarono con cautela verso il luogo dove teoricamente dove esserci Ino.

Sasuke arrivò in prossimità di alcuni cespugli molto alti, quando una voce molto conosciuto non lo fece bloccare.

«Andiamo Sai! Mi dici cosa è successo mentre dormivo?»

Naruto? pensò il giovane Uchiha. Questa si che era una piacevole sorpresa.

«Non sono affari tuoi!» rispose Sai, cercando di mantenere un tono distaccato. Alla fine era riuscito nel suo intento.

Sasuke si domandò cosa fosse tutta quella confidenza con quel ragazzo che, al primo incontro, sembrava fosse odiato da tutto e da tutti, ma non ebbe tempo di preoccuparsi, giacché la sua bella preda era uscita alla scoperto.

Si leccò le labbra e sbirciò dal cespuglio.

L'altera figura di Ino Yamanaka camminava con totale sicurezza in quella piccola radura, il suo corpo, notò con piacere, era maturato e ora sembrava proprio che la bella bionda fosse veramente una donna.

Ino era diventata una splendida donna. Un bocconcino irresistibile... e anche una preda sin troppo facile.

«Naruto fai sempre una gran confusione! Mi stupisco del fatto che non ci abbiamo ancora scoperti!» lo rimproverò Ino, mettendo le mani sui fianchi.

«Ma Sai non vuole parlare…» mugugnò Naruto, mentre il moro si metteva una mano sul viso dalla disperazione.

«Parlare di cosa?»

«Non ti sei accorta che oggi si è svegliato più allegro del solito?» chiese con innocenza Naruto.

Ino avvampò all'improvviso distogliendo in fretta lo sguardo dal biondo.

Era una situazione imbarazzante.

«Ascolta Naruto...» non fece in tempo a iniziare che improvvisamente Sai l'afferrò al volo, buttandola a terra, gridando.

«Stai giù Ino!!!»

«Merda!» esclamò qualcuno da dietro un cespuglio.

Naruto diventò improvvisamente serio.

«Sas'ke...» sussurrò, più a se stesso che agli altri.

Ino, invece, si portò una mano alla bocca.

«Sas'ke-kun...»

Uchiha si alzò in piedi e tutti e tre poterono vederlo.

«Yamanaka, non la farò molto lunga... Orochimaru vuole la tua jutsu, e io voglio il tuo corpo...- sibilò - e tu obbedirai, giusto?» rise, dando per scontato la risposta.

Ma qualcuno, rispose per lei.

«Sbagliato!!!» urlò Sai, scagliandosi contro il moro.

Sasuke non si mosse di un millimetro, appena Sai fu abbastanza vicino, Uchiha prese un kunai, conficcandolo nell'addome del ragazzo.

Ino non ebbe nemmeno il tempo di urlare, che il corpo di Sai si trasformò in un tronco di legno.

«ARTE MAGICA! ULTRA ILLUSTRAZIONE ANIMALE!» Subito cinque leoni, formati solo da inchiostro, corsero nell'aria puntando a Sasuke.

Il ragazzo, con mossa fulminea tirò fuori la katana, pronto a combattere e fece appena in tempo a ferire nuovamente Sai all’addome, prima di essere attaccato dagli animali.

Intanto gli altri due ninja, approfittando della situazione si diressero verso Ino, ma Naruto si parò subito davanti.

«Non così in fretta!»

Il biondo creò più copie di se stesso e fu pronto a combattere, ma purtroppo, i suoi avversari sembravano molto, molto più forti.

Ino spostò lo sguardo su Sai, la ferita all'addome perdeva sangue, troppo sangue, e si vedeva di come la sua testa avesse cominciato a girare pericolosamente.

Fece per correre verso il moro, quando l'urlo di Uzumaki la distrasse dal suo intento. Era stato colpito. colpito... vicino al cuore.

 

 

 

 

 

 

Anticipazioni:

 

"Fermo!!!" urlò Tenten imperiosa. La ricetrasmittente gracchiò di nuovo.

"Tenten! Sakura mi ha detto di dire a Shikamaru che se solo osa muoversi da lì e gettarsi nelle fauci di Orochimaru, lo fermerà a suon di botte!"

"Shikamaru!" urlò ancora Tenten, cominciando a correre dietro al ragazzo. "Quanto odio quando fa così!" bisbigliò poi fra se e se.

 

 

 

 

 

Lee & AtegeV

 

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Capitolo 9
*** Forgiven ***


Wecome To PageBreeze

IX

 

Forgiven

 

 

 

 

“Watched the clouds drifting away
Still the sun can’t warm my face
I know it was destined to go wrong
You were looking for the great escape
To chase your demons away”

 

[Within Temptation, “Forgiven”, The Heart of Everything, 2007]

 

 

 

 

Sakura correva veloce, seguita subito dopo da Neji.

Si sentiva strana, aveva una brutta sensazione nel petto. Ma aveva deciso di lasciarla perdere… in tempi come quelli, era facile avere brutte sensazioni.

Guardò il paesaggio intorno a lei che lentamente stava cambiando: non più foreste, con alberi e cespugli, ma lunghe distese di erba. Dovevano essere vicini.

All'improvviso la ragazza si fermò, fermando anche Neji. Non aveva il fiuto come quello di Kiba, ma quell'odore lo avrebbe riconosciuta tra mille. Tutti i ninja lo conoscevano.

L'odore del sangue.

Si avvicinò al tronco di un albero e ne studiò minuziosamente i particolari, notando un piccolo, minuscolo solco orientato in orizzontale, lo sfiorò sicura con le dita esperte: un kunai era stato conficcato in quel punto.

Fece qualche passo, mentre l'erba morbida si piegava sotto il peso del suo piede.

Aguzzò leggermente la vista e strabuzzò gli occhi: lì, davanti a lei, vivida come fuoco, giaceva un macchia scarlatta, una vera e propria pozza di sangue.

Anche Neji la notò e pensò che di chiunque fosse stato quel sangue, probabilmente adesso era gia morto.

«Naruto!» Neji si voltò di scatto verso Sakura, mentre questa correva verso un corpo riverso a terra e immobile. Si avvicinò anche lui: proprio lì, rigirato sulla pancia e con una ferita profonda sotto la spalla sinistra, c'era Uzumaki. E posto distante da lui, poggiato di schiena ad un albero, col sangue che scorreva copioso dalla tempia e dall’addome, Sai.

Solitamente, lui era il tipo che non si sarebbe mai impressionato davanti ad uno spettacolo del genere, ma quella volta, il vedere Naruto, proprio lui, con i biondi capelli sporchi di terra e sangue, lì, di fronte a lui, incapace di muoversi e di parlare, lo fece sobbalzare dalla paura.

I denti battevano, talmente era terrorizzato che qualcuno tendesse loro un agguato proprio in quel momento.

«Non startene lì impalato, baka! Vai ad aiutare Sai! Fatti dire cos'è successo!!!» urlò improvvisamente Sakura, distogliendolo dai suoi timori.

Hyuuga annuì velocemente, correndo dal ragazzo. S'inginocchiò davanti a lui, prendendolo per le spalle.

«Ehi Sai! Riesci a sentirmi?» disse scuotendolo ben bene. Ma Sai non diede nessun cenno di vita.

«Coraggio! Andiamo Sai!» disse più forte colpendolo con leggere schiaffi sul viso. Il ragazzo della Radice sollevò lentamente un palpebra, e notò, anche se non perfettamente, il ragazzo che stava davanti a lui. Coprifronte della Foglia.

«Meno male sei dei nostri…» disse in un sospiro quasi impercettibile.

«Dei vostri? Cosa intendi dire? Sai! Dimmelo, ti prego! Cos'è successo?» lo supplicò il moro, perdendo quasi il completo autocontrollo.

«L'hanno presa... l'hanno portata via... quel bastardo...» mormorò Sai, prima di perdere nuovamente i sensi, crollando sull'erba.

«Chi hanno preso? Sai! Chi è il bastardo? Sai!!!» lo richiamò Hyuuga, scuotendolo ancora più fortemente, ma il ragazzo non dava segni di voler rinvenire; voltò allora lo sguardo verso Sakura.

La rosa era orripilata. Aveva capito ogni singola parola.

«Bhe… non è difficile immaginare chi abbiano preso…» disse Sakura con tono grave.

Neji si guardò intorno. All'appello mancava solo una persona.

«Hanno preso Ino…» disse prima di cascare a sedere con un tonfo sull'erba. Quello complicava ulteriormente le cose.

«Dobbiamo prima di tutto medicare loro due, Neji. Avvertire il gruppo che sta tornando a Konoha dell'accaduto e preparare un piano offensivo. Dobbiamo riportarla indietro…» disse Sakura con gli occhi lucidi.

Neji annuì soltanto.

Haruno abbassò lo sguardo, abbozzando ad un sorriso ironico, non per nulla felice.

Troppo familiare quel «dobbiamo riportarla indietro...» troppo, troppo familiare! Oltretutto, c'era da tenere in conto l'apparizione del "bastardo"... sapeva perfettamente a chi si stesse riferendo Sai. Le bastò fare due più due, prima di scoppiare in lacrime silenziose.

Sasuke era tornato. Sasuke aveva rapito Ino. Sasuke era lì, da qualche parte, vicino a lei.

Sasuke era lì e aveva quasi ridotto in fin di vita Naruto. Il suo Naruto.

«Giuro che se lo becco… se lo becco… – disse a voce bassa, parlando più a se stessa che ad altri – … è la volta buona che lo faccio fuori!» disse con rabbia.

Neji, dopo un attimo di smarrimento, prese in spalla il corpo di Sai, posandolo poi vicino a quello di Naruto. Mise una mano sulla spalla di Haruno, cercando di farla ragionare.

«Avrai tempo e modo di fargliela pagare. Adesso pensiamo a curarli…»

«Sì, hai ragione...» sorrise come sfinita, la giovane, raccogliendo il proprio chakra guaritore nelle sue mani e posandole sulle gravi ferite riportate dagli amici.

«Ci vorrà qualche minuto, Neji...»

«Oh, non preoccuparti! L'importante è che stiano bene!» rispose il ragazzo, chinandosi ai piedi dei due e osservando con attenzione la medic-ninja all'opera.

In quell'istante, un sussurrò flebile attirò la sua attenzione, Sai cercava di dire qualcosa.

«Ino... Ino...»

Notò che anche la rosa l'aveva sentito, e aveva deglutito. Cos'aveva combinato quella Yamanaka, questa volta?

«Haruno?» domandò Neji

«Cosa c'è?»

«Da quando in qua Sai ha la fissa per Ino?» chiese alquanto dubbioso.

«Non lo so, ma sicuramente è successo qualcosa… vai a capire quella ragazza!» disse la rosa, sforzandosi di fare un sorriso.

 

Quelle mani. Quelle maledettissime mani! Temari digrignò i denti... se avesse ancora visto Shikamaru contorcersi le mani in quel modo, avrebbe perso il controllo! Doveva sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione su qualcuno... e solitamente l'avrebbe fatto con lui... ma quella era un situazione diversa.

Kankuro era morto. Non era più in vita. E una persona si rende conto di ciò solo nel momento in cui viene colpita nel profondo da questo mistero che si dice giri con una falce e un cappuccio nero.

Era un altro brutto colpo per la sua famiglia. Da quando era nata non aveva visto che sofferenza. Prima sua madre, poi la crescita di problematica e tragica di Gaara, la morte di suo padre. E adesso, adesso che si potevano dire una famiglia felice e tranquilla [beh, da un certo punto di vista anche quello..], la morte di Kankuro. E le veniva da piangere nel pensare che solo una settimana prima, erano a Suna insieme a Gaara, a parlare delle svariate cose come usavano fare da qualche tempo a quella parte, come se tutto il dolore che li aveva colpiti non fosse mai esistito.

Perché era andata a finire così?

«Sai... a volte non esiste un perché... le cose accadono e basta perché qualcuno superiore a noi le ha decise all'Alba dei Tempi...» disse una voce rauca: come leggendole nel pensiero.

Temari sobbalzò e voltò lo sguardo, incrociando gli occhi lucidi di Shikamaru.

«P-Perché mi dici questo?» balbetto, cercando di reprimere per l'ennesima volta le lacrime.

«No, la domanda che dovresti farmi è Perché me lo dici solo adesso?»

La guancia della ragazza fu segnata dal passaggio di una lacrima che venne prontamente asciugata dal dorso della mano.

«E adesso perché ti metti a filosofeggiare? Di solito lo fai quando sei preoccupato...» convenne la bionda.

«Sono preoccupato… sarei uno sciocco a non esserlo in questa situazione…»

Lei non gli rispose. Nara, per quanto buon cuore ci stesse mettendo, la rendeva ancora più triste. La faceva piangere più di quanto non volesse.

Tenten, in capo al gruppo di shinobi, si voltò verso i compagni. fermandosi su un ramo.

«Sarà meglio fermarci per un po'… siamo stanchi…» guardò Shikamaru e il ragazzo annuì.

Bene se lo stratega aveva acconsentito, non c'erano problemi in giro.

Nara raggiunse la ragazza con i chignon, mettendosi tutti e due a sedere sul ramo e bevendo un po' d'acqua dalle loro borracce, quando uno strano fischio arrivò alle loro orecchie: la ricetrasmittente.

«Qui Neji, mi ricevete? Tenten! Tenten!» gracchiò l'apparecchio, mettendo immediatamente tutti i ninja in allerta.

Tenten afferrò l'aggeggio e parlò.

«Sì Neji! Forte e chiaro! È successo qualcosa? Dov'è Sakura? Come stanno Naruto e gli altri?» domandò, mentre un brutto presentimento la colpiva dritta allo stomaco.

«Tenten... - cominciò Hyuuga, addolcendo la voce - pare che Ino sia stata catturata da Sasuke... il quale ha pure ferito mortalmente Naruto e Sai... al momento Sakura non riesce a parlare...» soffiò il moro con una delicatezza che non aveva mai avuto.

Tenten rimase a bocca aperta per poi urlare un..

«COSA HAI DETTO?»

«Ino è stata rapita da Sasuke…» ripetè il giovane ninja dall'altra parte dell'apparecchio tecnologico.

La borraccia di Shikamaru cadde a terra, spargendo sul suolo tutto il suo contenuto e ammaccandosi.

«Nara?» lo chiamò Temari con voce calma ed esitante.

Il ragazzo non disse una parola, alzandosi dalla sua postazione. Non sarebbe certo rimasto lì come un cretino senza fare niente! C'erano ancora un sacco di cose che doveva dire a Ino e non l'avrebbe lasciata nelle mani di Uchiha e Orochimaru.

Si preparò per una corsa a perdifiato verso il luogo dove si trovavano ora Sakura e gli altri, quando un forte stretta gli afferrò il braccio, impedendogli di muoversi. Temari.

«Ma sei matta?! Lasciami andare!!! Lasciami andare!!!» protestò il moro cominciando a divincolarsi senza mezzi termini e buttando la ragazza a terra.

Di nuovo cominciò a correre.

«Fermo!!!» urlò Tenten imperiosa. La ricetrasmittente gracchiò di nuovo.

«Tenten! Sakura mi ha detto di dire a Shikamaru che se solo osa muoversi da lì e gettarsi nelle fauci di Orochimaru, lo fermerà a suon di botte!»

«Shikamaru! – urlò ancora Tenten, cominciando a correre dietro al ragazzo. – Quanto lo odio quando fa così!» bisbigliò poi fra sé e sé.

Temari si rialzò a fatica: a mali estremi, estremi rimedi.

Prese il suo ventaglio dalla schiena e con un colpo secco, formò un folata di vento fortissima, mandando Nara a sbattere contro il tronco di un albero e arrestando così la sua folle corsa.

Tenten ringraziò mentalmente la bionda e si portò davanti al ragazza che adesso si stava massaggiando la schiena.

«Cosa diavolo credevi di fare, idiota! Vuoi andare incontro alla morte?!»

«Io... io...» balbettò imbarazzato, prima di abbassare il capo in segno di scuse.

«Tu cosa?! Capisco quanto ti stia a cuore Ino... ma saresti veramente un coglione di prima categoria a lanciarti tra le braccia del nemico! Emerito deficiente!!! Quei duecento e passa di Quoziente Intellettivo ti prego di usarli quando ne hai la possibilità!!!» lo riprese Tenten, ormai fuori di sé dalla rabbia.

«Coff coff – si sentì dalla ricetrasmittente.  – Tenten?»

La ragazza scoccò un'ultima, lunga e arrabbiata occhiata al ragazza prima di rispondere.

«Sì, Neji?»

«Quando rientrate al villaggio, avvertì subito la Godaime. Noi ci uniremo al gruppo di Kiba che è dalle parti di Orochimaru e cercheremo di riportare Ino a casa il prima possibile. Voi state attenti e non preoccupatevi per noi.» disse Hyuuga  e Tenten poteva scommettere tutto quello che voleva che in quel momento stava sorridendo.

«E chi si preoccupa, Neji?» disse con ironia.

 

 

 

 

 

 

 

Anticipazioni:

"Cazzo... è accesa!"

Il gelo scese nel gruppetto.

"Cosa vuoi dire con 'è accessa'? Hanno sentito tutto?" chiese Sakura con una punta di terrore.

Neji non le rispose. Premette il tasto delle ricetrasmittente per parlare.

"Ehm.. Tenten?"

"Tenten un cazzo!" rispose una voce incavolata che.. no, non era quella di Tenten.

 

 

 

 

 

 

Lee & AtegeV

 

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Capitolo 10
*** Frozen ***


X

 

Frozen

 

 

 

“Everything will slip way
Shattered peaces will remain
When memories fade into emptiness
Only time will tell its tale
If it all has been in vain.”

 

[Within Temptation, “Frozen”, The Heart of Everything, 2007]

 

 

 

 

 

 

In quel tugurio buio e umido era difficile respirare, l'aria era pregna di un puzzo paragonabile a quello delle fogne e l'atmosfera che la circondava era terribilmente asfissiante, come se ci fosse qualcosa sulle sue spalle che la opprimesse come un peso insopportabile.

Ino aprì gli occhi stordita cercando di fare mente locale e si portò una mano alla testa dolente.

... anzi, tentò di portarsi una mano alla testa, ma questa era saldamente legata all'altra dietro la sua schiena.

Solo in quel momento si rese conto di essere sdraiata a terra, i vestiti stracciati in più punti, le braccia e le gambe piene di graffi e i suoi capelli sciolti e arruffati.

Riuscì a mettersi a sedere, respirando a fatica e spalancando gli occhi il più possibile cercando di vedere qualcosa, un qualsiasi oggetto, una qualsiasi forma vivente. Un cigolio sinistro la costrinse a voltare la testa,

mentre una flebile luce entrava nella stanza, illuminandole il labbro spaccato e il sopracciglio sanguinante.

«E così... ci incontriamo ancora, Ino-chan...» mormorò una voce melliflua ed arrogante.

Ino mise a fuoco la vista in modo da poter guardare negli occhi il suo interlocutore.

«Sas'ke!» esclamò terrorizzata nel momento in cui incrociò i suoi occhi fiammeggianti della Sharingan.

«In carne e Sharingan! - ribatté lui, schernendola - più bello che mai!»

Il ragazzo si mosse avvicinandosi al corpo martoriato della bionda, s'inginocchiò davanti a lei e tentò di parlare. Ino gli sputò in viso.

«Tanto bella quanto poco educata, eh?» rise il ragazzo pulendosi senza tanti complimenti la saliva dalla guancia.

«Cosa vuoi da me?!» gli urlò la ragazza guardandolo con odio, pensando così di far abbassare un po' la cresta a quel ragazzo.

Ma lei non sapeva, che lui si stava eccitando ancora di più.

«Io personalmente, Yamanaka, voglio il tuo corpo...» disse, posandole un dito sulla spalla, accarezzandole il braccio lentamente. Lei si scansò bruscamente, cercando di tirargli un calcio da quella posizione seduta, invano.

«Ma davvero? Sai... non sei il primo e non sarai l'ultimo a chiedermelo!» fu la risposta della bionda.

«Noto con piacere che non hai perso la tua arroganza...» replicò Sasuke, avvicinando il proprio viso a quello della ragazza in modo che i loro nasi si sfiorassero dolcemente. Yamanaka percepì un forte odore di sangue provenire da lui.

«Dalle mie parti si chiama 'legittima difesa'!»

Uchiha abbozzò un sorriso prima di scoppiare in una grassa risata.

«Sei pure simpatica, Ino-chan! Mi piacciono le donne di spirito come te! E pensare che quando ero alla Foglia non ti ho mai degnato di uno sguardo... – disse il ragazzo, con il tono di voce più malizioso.  – Ma adesso voglio rimediare ai miei errori...»

Le prese una ciocca di capelli bionda, sentendo con le dita la loro morbidezza e portandosela vicino al naso.

Quel profumo di fiori autunnali, come molti altri ragazzi prima di lui, entrò nelle sue narici, facendolo impazzire.

«Toglimi le tue sudice mani di dosso!» mormorò impassibile Ino, palesando però la sua determinazione a voler far sparire quel ragazzo.

«E perché dovrei... se non sbaglio, ho io il coltello dalla parte del manico!» ribatté il moro con sensualità.

«Hai ragione, Sas'ke-kun!» esclamò all'improvviso una voce fredda e crudele, mentre la porta si spalancava di nuovo.

Ino rabbrividì. Orochimaru.

«Ah... Orochimaru-sama!» salutò Sasuke.

Il Sennin entrò nella stanza, non staccando i suoi occhi dal viso di Ino.

«È lei che appartiene al clan Yamanaka?» chiese. Domanda inutile, retorica. Sapeva gia la risposta.

«Sas'ke, mi avevi detto che era una bella ragazza, ma non pensavo che fosse un così bel bocconcino!» fece una smorfia compiaciuta l'uomo, inginocchiandosi e toccando la guancia della ragazza con una mano.

Fredda. Viscida.

A Ino gelò il sangue nelle vene. Quell'uomo era terrificante.

«A... a cosa vi serve l'abilità del mio clan?» domandò la bionda titubante, andando subito al punto.

«Mah... - cominciò l'uomo leccandosi le labbra - diciamo che... voglio far fuori un po' di ninja della Foglia...» rispose, senza preoccuparsi di stare spiegando il suo piano.

«Vedi, piccola, la tua abilità si rivela davvero utile in guerre del genere...» aggiunse una nuova voce, mentre la porta di quella stanza buia si spalancava ancora una volta.

«... noi del suono non abbiamo spie molto abili, ma con le tue capacità...» Kabuto entrò dentro la stanza, lasciando in sospeso la frase, la conclusione ovvia.

«... non solo per vincere questa guerra, ma anche tutte le altre che verranno.»

Ino guardava terrorizzata quei tre uomini che le stavano attorno. Chi la guardava con desiderio e chi con bramosia.

Avrebbe voluto morire in quell'istante. Ma la cosa che più la spaventava era il fatto di non sapere come avrebbero fatto a carpire la sua abilità innata. Questa incognita la spaventava da morire.

«Kabuto... è il momento!» proferì il Sennin solennemente.

«Bene, Orochimaru-sama! Sas'ke-kun, se vuoi seguirmi...» rispose il ragazzo con gli occhiali, voltando le spalle ad Ino e al proprio maestro e riaprendo la porta di quello stanzino. Lui e Sasuke uscirono.

Nell'esatto momento in cui la porta venne chiusa, la stanza divenne fredda, gelida. Il sangue si gelò nuovamente nelle vene di Yamanaka, mentre il luogo veniva inondato da un senso di morte e uccisioni.

La ragazza spalancò gli occhi, completamente terrorizzata e sentendosi impotente davanti a quell'atmosfera di pura e completa morte.

Il suo cervello cominciò a pensare ad una cosa soltanto: voleva morire.

Orochimaru tirò fuori uno strano rotolo, aprendolo davanti a lei.

«Si dice che per avere un'abilità innata coma la tua, il possessore debba darla di sua spontanea volontà. E dato che sicuramente con le maniere buone non vorrai collaborare... mi spiace piccola Ino. Dovrò farti un po' male...»

Ino guardò con occhi sbarrati di puro terrore il Sennin che si mordeva il dito, come tante volte aveva visto fare a Naruto per la tecnica del richiamo. Il sangue dell'uomo cadde al centro del rotolo.

Tigre, cane, tigre, topo, cane, tigre.

Orochimaru posò il dito sulla fronte di Ino.

«Boutoku no jutsu

Il tempo si fermò, la stanza gelò e tutto intorno a Yamanaka cominciò a girare vorticosamente… più forte… ancora più forte.

Il senso di nausea la portò a vomitare, ma non lo fece in quanto una forza invisibile la bloccava, glielo impediva, spingendo indietro il conato.

Ino rivide nella sua mente il giorno in cui suo padre le insegnò la tecnica, si vide svenire tra le braccia di un piccolo Shikamaru di appena cinque anni, si vide svenire tra le braccia di un piccolo Shikamaru di otto anni…

Si vide svenire tra le braccia di un bellissimo Shikamaru dodicenne, mentre un simpatico Choji suo coetaneo attaccava un ninja del suono.

Si vide svenire tra le braccia di uno Shikamaru bello e sexy, con la sigaretta in bocca, sedicenne.

Sentì che qualcosa, o qualcuno, stava cercando di entrare in quei ricordi, con forza, facendole male.

Si vide allegra e sorridente, chiacchierare con Shikamaru e Choji, su un prato fiorito. E all''improvviso sangue.

Sangue su di lei, sui suoi amici, tutto coperto di sangue.

Questi non erano i suoi ricordi. Provò a urlare, ma nessuno la sentiva. Provò a svegliarsi, ma qualcuno la tratteneva in quell'incubo.

E vedeva che tutte le persone a cui voleva bene cadevano uccise: Sangue su Sakura, su Tenten. Sangue su Naruto, su Sai, su tutti gli altri.

E poi il vuoto.

Aprì gli occhi, collassata a terra, lo sguardo fermo e morto. Un rivolo di bava le uscì dalla bocca.

Orochimaru la guardò sadicamente: gli piaceva da matti violare la mente delle persone.

L'atmosfera della stanza si rilassò, ma lei non lo percepì.

Il calore cominciò a pervaderla nuovamente, ma lei non lo percepì.

Boccheggiava, stringendosi alle ginocchia e singhiozzando sommessamente.

Nella sua mente sentiva una voce che la chiamava, chiamava il suo nome, ma non riusciva a capire a chi appartenesse.

Qualcuno bussò alla porta.

«Ha terminato qui, Orochimaru-sama?»

«Sì, Sas'ke-kun... portala in una stanza, falla sdraiare e falla riprendere... poi... fanne ciò che vuoi!» disse Orochimaru, alzandosi da terra, richiudendo il rotolo di pergamena e uscendo di soppiatto dalla stanza.

Domani, avrebbe ricominciato nuovamente a penetrarle nella mente. L'avrebbe fatto finché non avrebbe avuto la Shintenshin.

Sasuke si chinò sulla ragazza, le sfiorò le spalle, ma questa si scansò, inconsciamente, tremando più di prima.

La sfiorò di nuovo, prendendola in braccio.

«Fra poco starai meglio Ino-chan... e sarai tutta per me...» le bisbigliò in un orecchio, con un sorriso dolce, stante tutto.

 

Che Sakura fosse brava nel medic-jutsu, ormai era risaputo.

Ma che fosse così brava, nemmeno Neji poteva aspettarselo. In pochi minuti Naruto e Sai furono guariti completamente dalle loro ferite, anche se la ragazza, avendo sprecato molto chakra, si trovava più affaticata del solito, ma questo non le importava!

Vedere il sorriso felice di Naruto era il ringraziamento più appagante che avesse mai ricevuto.

«Grazie Sakura-chan...» disse infatti il biondo, mostrando una fila di denti bianchissimi e muovendo ripetutamente le dita delle mani, intorpidite.

«Adesso ci raccontate cosa è successo precisamente...» disse Neji, mettendosi a sedere comodo davanti ai due ragazzi.

Sai abbassò lo sguardo, nella sua mente, riviveva il preciso istante in cui lo avevano tramortito definitivamente e con le poche forze che gli rimanevano, aveva visto Sasuke dare un colpo secco alla nuca di Ino e caricarsela sulle spalle, scomparendo.

«Ci hanno preso di sorpresa – iniziò il biondo, notando che Sai aveva la testa da un'altra parte - ... ci hanno messo K.O. e si sono portati via Ino. Ci siamo fatti fregare come dei principianti!» esclamò Naruto con un sorriso amaro sulle labbra, portandosi una mano dietro la testa.

Si sentiva in colpa, anche se cercava di nasconderlo.

«Ino...» sussurrò il moro affranto, voltando lo sguardo da un'altra parte.

«Ecco! Già che ci siamo... - sbottò Naruto ad un tratto - Sai? Vorresti dirmi che cosa è successo tra voi due?»

Il ragazzo arrossì imbarazzato e abbozzò un sorriso, un vero e proprio sorriso, ricordando ciò successo la notte prima, dove aveva baciato con passione la ragazza e si erano addormentati dietro una roccia.

«Naruto, in un momento del genere non mi sembra il caso...»

«È sempre il caso di parlare di queste cose! Forza: confidati con il tuo amico Naruto!»

Sakura guardava con incredulità e stupore la scena: Sai e Ino?

«Dai, dai, dai, dai!» insisteva Naruto, cercando di convincerlo con le sue migliori moine.

«Falla finita, Uzumaki!»

«Ehm... Sai? – chiese Haruno con voce flebile, ancora debole.  – Spero comunque  che fra te e Ino non ci sia stato niente di romantico perché io credo... sì ecco... che a Shikamaru non piacerà molto la cosa...»

Quelle parole fecero esplodere Sai. Gli fecero crollare il mondo addosso e per la prima volta comprese il dolore che poteva avere una delusione amorosa.

«Sh-Shikamaru hai detto? Beh... non m'importa! Si è lasciato sfuggire l'occasione!» esclamò adirato, alzandosi in piedi in fretta e furia.

Sakura si portò una mano alla bocca, Ino aveva scelto Sai? Aveva dimenticato Shikamaru? No, impossibile!

«Sai! Ino ti sta solo usando! Vuole far ingelosire Shikamaru!» lo avvisò Haruno, indispettita.

«Non m'importa, ho detto! - rispose Sai - Fino a quando posso pensare che sia mia, lo penserò!»

«Sai, tu e lei...»

«Ci siamo baciati, Sakura!» scoppiò poi il ragazzo, urlando in faccia a tutti la verità.

Haruno spalancò ancora di più la bocca, Naruto lo guardava incredulo, Neji voleva solo scoppiare a ridere.

«Che cosa?»

«E abbiamo dormito insieme... abbracciati... ecco quello che è successo!»

Sakura si mise una mano sulla fronte, scuotendo la testa disperatamente. Non voleva crederci.

«Nara ti ammazza... eccome! Sì, sì… ti fa fuori!»

«Sai cosa me ne frega di quello smidollato! Ha la sua puttanella della Sabbia, no?» replicò velenoso.

«Sakura-chan! Non credi che dovremmo prendere il loro esempio?» domandò Naruto con una nota di malizia nella voce solitamente innocente ed ingenua, guardandola con occhioni dolci.

«N-Naruto... adesso devo...» balbettò la rosa perdendo un po' di sicurezza.

Neji si alzò in piedi, divertito da quella scenetta, afferrò la ricetrasmittente e la guardò interessato. Cacciò un mugulo.

«Cazzo... è accesa!»

Il gelo scese nel gruppetto.

«Cosa vuoi dire con è accesa? Hanno sentito tutto?» chiese Sakura con una punta di terrore.

Neji non le rispose. Premette il tasto delle ricetrasmittente per parlare.

«Ehm... Tenten?»

«Tenten un cazzo!» rispose una voce incavolata che... no, non era quella di Tenten.

«... Shikamaru?» bisbigliò Neji, insicuro.

«No Neji! Sono la fata turchina!!!» urlò di risposta l'apparecchio.

«Oh... eh, eh... ciao Shika! Come va?»

«Neji... - cominciò il ragazzo, cercando di reprimere la collera - ... passami quel... quel... quel... coso!» gracchiò.

Sai fece per avvicinarsi a testa alta, prendendo l'apparecchio, ma Sakura lo fermò.

«Vi rendete conto di ciò che stiamo facendo?» gridò la rosa, allibita.

«Stiamo parlando di tresche amorose quando Ino è in pericolo di vita!!!» terminò istericamente.

«Hai ragione, hai ragione...» disse Shikamaru, abbassando il tono di voce e, per quel che riuscirono a capire gli altri, a calmarsi.

«Voi... voi pensate solo a riportarla a Konoha e... – fece una lunga pausa – ... a tenerla lontana da quell'essere!»

«Ehi! Ho un nome piccolo genietto idiota!» rispose Sai con rabbia, urlando in modo che il diretto interessato potesse sentirlo.

«Ho detto basta! Sai, per favore... e tu Neji spegni quella ricetrasmittente!»

Hyuuga fece come ordinato e si rimise l'apparecchio in tasca, sospirando.

Quella guerra non sembrava essere solo tra i nemici.

«Bene! Ora che tutti gli amanti di Ino si sono calmati, possiamo pensare a riportare a casa l'oggetto dei loro desideri!» ordinò Sakura, mettendosi in viaggio.

«Neji! Contatta Tenten e dille di andare avanti per la loro strada e di bloccare Shikamaru nel caso in cui tenti di raggiungerci!»

«Ecco... a me tocca sempre il lavoro sporco...» mugugnò il moro.

 

 

 

 

 

 

 

Anticipazioni:

Naruto guardò ancora una volta la ragazza, mentre dietro di lui, Sai lo incitava a darsi una mossa.

Prese coraggio e si avvicinò veloce alla rosa, baciandola candidamente sulle labbra.

"Stai attenta, Sakura-chan.."

Sakura ricambiò il bacio con dolcezza quasi materna.

"Anche tu, Naruto-kun!"

 

 

 

 

Lee & AtegeV

 

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Capitolo 11
*** Say My Name ***


XI

 

Say My Name

 

 

 

 

Say my name
So I will know you're back
You're here again
For a while
Oh let us share the memories that only we can share together
Tell me about
The days before I was born
How we were as children

 

[Within Temptation, “Say My Name”, Angels, 2005]

 

 

 

 

Naruto stava sdraiato dietro un ampio cespuglio di fragole. I suoi occhi erano come due fessure, guizzavano da una parte all'altra alla ricerca di qualcosa. Probabilmente nemmeno lui sapeva cosa. Era nascosto da quasi un'ora e sinceramente si stava stancando. Lanciò un altra occhiata davanti a sé,  e lentamente allungò una mano verso il cespuglio. Gli piacevano… le fragole.

«Naruto che stai facendo? Ti sembra il momento di mangiare?» chiese Sakura in un bisbiglio, sistemandosi sdraiata accanto a lui.

«Mi annoio!»

«Dobbiamo aspettare il segnale di Shino e dei suoi insetti per fare irruzione da Orochimaru, porta pazienza una volta tanto!»

«Sì... ma Shino è lento!» mugugnò il biondino, incrociando le braccia al petto e sbuffando scocciato dal fare da madre che aveva la sua Sakura-chan.

«Naruto! Non dire stupidate! Shino sta aspettando il momento buono per mandarci i suoi insetti, Hinata e Neji controllano col Byakugan, Kiba e Akamaru con il loro olfatto... e tu che fai?! Mangi!» lo ammonì, alzando leggermente la voce.

«Mmm... secondo me Kiba e Hinata stanno pomiciando...» intervenne Sai d'un tratto, avvicinandosi ai due e sdraiandosi accanto a Sakura, portandosi le mani dietro la testa.

Sakura voltò incredula lo sguardo verso il compagno.

«Che stanno facendo?!»

«Ho detto secondo me, non sono sicuro…» disse lui, chiudendo gli occhi. Sembrava quasi che volesse schiacciare un pisolino.

«Io… io non ho parole! Ino è la dentro che sta per morire e voi… voi vi state comportando da superficiali! Sai, non eri tu quello che l'amava alla follia? Perché sei così calmo?» chiese quasi istericamente. Non le sembrava una situazione reale.

«Non lo so… sto calmo perché dentro di me… è come se sapessi che andrà tutto bene. E credo che anche gli altri avvertano questa situazione, Ecco perché c'è tutta questa calma…»

La rosa digrignò i denti, spazientita, interrotta poi dalla mano di Naruto che, posatasi sulla sua, le intimava di stare calma e di non preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene.

I due si guardarono negli occhi e, se questa fosse stata una romantica storia d'amore, a rigor di logica, avrebbero dovuto baciarsi.

Ma questa non è una storia d'amore.

Un'ape si posò delicatamente sul naso di Naruto, poi un'altra, e un'altra ancora.

Era il segnale.

Tutti e tre i ragazzi si alzarono in piedi di scatto, cominciando a correre cautamente verso l'ingresso del nascondiglio di Orochimaru, seguiti a ruota da Hinata e Kiba, provenienti dalla loro destra, e da Shino e Neji, proveniente dalla sinistra.

Adesso, più nessuno aveva voglia di scherzare.

Si appiattirono contro la parete della caverna, sbirciando dentro con circospezione.

«Hinata… Neji…» chiamò flebilmente Haruno. I due ragazzi annuirono e col Byakugan guardarono ogni centimetro del nascondiglio.

«E' pieno di guardie…» constatò Hinata dopo la sua ispezione.

«Ino è nell'ultima stanza in fondo al corridoio sull'ala destra. Ci conviene dividerci in tre gruppi… Due dentro e uno fuori nel caso le cose si mettessero male…»

«Buona Idea! - annuì Sakura, convinta - Io, Naruto, Sai e Neji andremo dentro! Shino, Hinata e Kiba resteranno fuori! Se non ci vedete tornare dopo un'ora, scappate!» detto ciò, fece un cenno ai suoi tre compagni, ed insieme si prepararono a sgattaiolare dentro, consci però che sarebbero stati scoperti subito.

Sakura lanciò un'occhiata a Sai. Ora sì che sembrava teso, ora sì che sapeva cosa si prova quando è in gioco la vita di una persona amata.

Ora sì che Sai era diventato umano.

Neji si portò subito avanti al gruppo, sudando freddo e spostando lo sguardo da una parte all'altra. Camminavano lenti, cominciando ad entrare nel rifugio.

Nel primo pezzo di corridoio non trovarono nessuno, facendo tirare un sospiro di sollievo a Naruto, stupidamente, e facendo preoccupare gli altri. La cosa puzzava terribilmente.

Hyuuga andò avanti per alcuni metri, fermandosi poi di botto e facendo sbattere Sai contro la sua schiena.

«Che cavolo succede?»

«C'è qualcuno… è nel corridoio incidente al nostro.»

Le altre parole morirono in gola ai ragazzi.

«Sai dirmi chi?» domandò Sakura.

«Uhm... è molto buio... è difficile da capire... uno alto, con un chakra notevole!»

I pugni di Naruto si strinsero, abbassò lo sguardo e digrignò i denti.

«Sas'ke...» sussurrò, più a se stesso che agli altri.

«No! Non è Sasuke...»

«Non è...»

«No! E' qualcun altro... ma il chakra penso sia molto simile...»

Sai, rimasto interdetto fino a quel momento, fece un rapido calcolo.

Forte come Sas'ke, non Sas'ke.

«Quel tipo coi capelli grigi!» sussurrò, come risolto il problema dell'equazione.

«Kabuto?» chiese Neji, vedendo poi Sai annuire.

«Questo è un grosso problema…» disse Sakura, pensando per qualche secondo sul da farsi. Kabuto era un uomo estremamente intelligente: li avrebbe beccati di certo, se non fosse che li aveva già scoperti e stava venendo a farli fuori. In tal caso sarebbe stata una mossa stupida dato che sarebbe stato uno scontro quattro contro uno. Qualcuno doveva tenere occupato il ninja del Suono mentre gli altri andavano avanti, consapevoli del fatto che avrebbero, a quel punto, incontrato altri ninja.

Troppo complicato, troppo rischioso, ma era l'unica cosa da fare.

Neji era da escludere, il suo Byakugan serviva per andare avanti. Sai era troppo preso da salvare Ino.

Rimanevano solo in due.

«Naruto?» lo chiamò con dolcezza.

Il biondino si voltò, incrociando i suoi occhi che ostentavano preoccupazione.

«Sakura-chan?»

«Io... resto.» proferì con solennità, fermandosi di botto in mezzo al corridoio.

«Sakura-chan! Sei impazzita?!» sbottò Naruto, prendendole le spalle e scuotendola come per farla tornare in sè.

«E' l'unico modo!»

«No! Ci rimango io»

«Naruto! Tu servi alla squadra!»

«Anche un ninja medico serve alla squadra!»

«Ino è un ninja medico! - la rosa si morse le labbra rosee e carnose. - vi basterà trasferirle del chakra e lei riuscirà a guarirvi!»

«Ma Sakura…»

«Ascolta Naruto… Kabuto combatte con le arti mediche, ho più probabilità di farcela io che conosco le tecniche che non tu, e poi – disse, scostandosi dal biondo, sorridendo con amore – nel caso Sas'ke si facesse vivo… solo tu hai una possibilità contro di lui.»

Naruto guardò ancora una volta la ragazza, mentre dietro di lui, Sai lo incitava a darsi una mossa.

Prese coraggio e si avvicinò veloce alla rosa, baciandola candidamente sulle labbra.

«Stai attenta, Sakura-chan…»

Sakura ricambiò il bacio con dolcezza quasi materna.

«Anche tu, Naruto-kun!»

«Ehm... mi dispiace interrompere il diabetico momento - cominciò Sai, sfoderando uno dei suoi peggiori sorrisi - Ma temo che qualcuno stia arrivando...» e indicò un'ombra che ormai era ferma su una delle porte che davano sul corridoio adiacente al loro.

Sakura li spinse via e i tre ragazzi ripresero a correre.

«Cazzo Sai... io ti ammazzo! - s'infuriò Naruto, minacciando il moro con il pugno - Dovevi proprio interrompere il magico momento? Chissà cosa avete fatto tu ed Ino dietro la roccia...» commentò maliziosamente, beccandosi un pugno ben piazzato da Neji.

«Taci, baka

 

Sakura aspettava immobile, come se fosse una statua di marmo. Vedeva l'ombra avvicinarsi sempre di più, mentre il cuore prendeva un ritmo velocissimo. Lei stessa non riusciva a credere che un cuore umano potesse arrivare a battere così forte nel giro di pochi secondi.

Kabuto si arrestò appena vide la figura della ragazza, con quel suo solito sorriso strano, che non riuscivi mai a interpretare.

Ovviamente, per lui non era stata una sorpresa trovarsi davanti alla kunoichi. Come se non sapesse che prima con lei c'erano altri tre ninja, tra cui la volpe a nove code.

«E così, ci incontriamo di nuovo, Haruno Sakura...» sussurrò mellifluo alla giovane, deformando la propria espressione in un sorrisetto beffardo e guardando la kunoichi con occhi di sufficienza.

«Così pare, Kabuto...» rispose lei, gelida, fulminandolo con gli occhi color acquamarina.

«Sei ancora la palla al piede di sempre, vedo... quelli lasciati indietro finiscono sempre per... morire...»

Sakura ormai aveva compreso la strategia di Kabuto. Voleva farla sentire una debole, una ragazza facilmente manipolabile... ma non sapeva quanto lei fosse cambiata durante quegli anni.

«Uhm... che ne dici se ci sfidiamo? Così vedrai i miei progressi, bastardo che non sei altro!» esclamò, senza che però la sua voce subisse un'incrinazione adirata.

«Con calma ragazzina... sembri molto sicura di te...» la schernì il ninja medico, sistemandosi gli occhiali sul naso dritto. Alla parola «ragazzina», Sakura strinse i pugni in ferrea presa. L'ultima volta che un ragazzo le aveva dato della ragazzina era finito all'ospedale per una settimana.

«Smettiamola di chiacchierare... non ho voglia di starti a sentire!»

«Io mi chiedo se questo è il tuo solito spirito... o è solo per il fatto che il tuo caro amichetto ti ha baciata?» Kabuto scoppiò in una risata di scherno, che rimbombò per il corridoio scuro e umido. Sakura lo guardò incredulo. «Occhi lucidi, guance scarlatte, labbra rosse e leggermente gonfie... cosa è stato? Un bacio d'addio?» e ancora rideva.

La rosa aveva sopportato sin troppo. Andava bene prendere in giro lei, andava bene prendere in giro il suo essere ninja... ma no! Naruto non doveva toccarlo!

Digrignò i denti, scagliandosi contro il ninja medico e raccogliendo tutto il suo chakra sul pugno ben stretto, lo colpì con impeto sul mento ad una velocità che nemmeno lei pensava di possedere, percepì due denti di Kabuto distruggersi sotto la sua forza.

«Forza Kabuto! Questo era solo il riscaldamento!»

Il ninja dai capelli grigi si riprese, sputando i due premolari scheggiati.

Forse aveva sottovalutato il suo avversario.

«Interessante... finalmente ci divertiamo...»

 

Neji camminava praticamente appiccicato al muro. Guardava avanti, al di là dai muri per prevenire qualche avversario, ma ogni tanto si guardava anche indietro, teneva sotto controllo Sakura.

«Neji…»

«Tranquillo Naruto... se la sta cavando... per ora ce la fa...» Il ninja biondo non sorrise. Non si sentiva comunque tranquillo.

Sai sbuffò leggermente.

«Le carie stanno arrivando...»

«Falla finita Sai! Voglio proprio vedere te quando vedrai Ino!» Naruto cominciava a perdere la pazienza, si voltò, tenendo il pugno stretto davanti a sé guardando Sai con occhi fiammeggianti.

«Ah sì? Beh, almeno noi le cose le facciamo in privato!» anche il moro gli lanciò un'occhiataccia adirata.

Neji s'interpose tra i due.

«Volete smetterla? Abbiamo una missione da compiere, se non ve ne siete

accorti!»

I suoi compagni annuirono riluttanti e ripresero la strada, ma non ci volle molto prima che Hyuuga si fermasse, con gli occhi che saettavano ovunque.

«Siamo arrivati»

I tre ninja si trovavano davanti a una porta nera e massiccia, probabilmente di pietra. Neji alzò un braccio, provando a spingere la porta per entrare nella stanza.

Nessuno si accorse di quello che accadde.

Naruto e Sai videro solamente qualcosa di estremamente veloce passargli davanti agli occhi e mezzo secondo dopo Neji era volato dall'altra parte del corridoio, sbattendo violentemente contro la parete.

«Siete arrivati... al capolinea.»

Sasuke si materializzò alle spalle di Naruto, con la katana fermamente tesa sotto la sua gola.

«Sapevo che saresti arrivato...»

Occhi sgranati, pregni di sorpresa, di emozioni fino a quel momento represse e nascoste, bocca leggermente socchiusa come a sottolineare un sentimento che andava oltre la paura stessa.

Naruto rimase pietrificato, incapace di muoversi. Deglutì un boccone amaro.

«Sas...» mormorò, mentre le altre parole gli morivano in gola, represse dal groppo che faticava ad ingoiare.

«Dov'è Ino?» domandò una voce risoluta e colma di rancore.

L'Uchiha si voltò, incontrando due occhi scuri quasi quanto i suoi quando non erano velati dallo Sharingan.

«Non ti preoccupare, Sai, della tua ragazza... mi sono già preso cura io!» gli sputò in faccia, beffardo.

«Cosa cazzo le hai fatto?» urlò quasi Sai, pulendosi con una mano e con gesto secco spostando Naruto con una spinta, trovandosi faccia a faccia con quel ragazzo che lui aveva imparato a paragonare solo a della feccia umana.

Il sorriso di Sasuke si allargò ulteriormente, mostrando i denti bianchi. Neji si alzò fatica dal suolo, tenendosi sofferente la spalla destra.

«Non starò a dileguarmi sui dettagli... però devo dire... Wow, è davvero cresciuta bene e nei punti giusti...»

Sai si morse il labbro inferiore talmente forte da farlo sanguinare.

«Cosa... cosa le hai fatto, brutto bastardo! Tu non devi toccarla con un dito la mia Ino!» gridò, scagliandosi contro di lui e cozzando con un kunai contro la sua katana.

Sasuke gli si avvicinò all'orecchio.

«Troppo tardi, amico, ho già usato la mano intera...» sibilò.

A quel punto, il moro non ci vide più, si preparò per trapassare l'avversario con la sua arma, mentre il portatore dello Sharingan faceva lo stesso.

«Fermi!» ordinò loro una voce debole e quasi timida.

Ino si trovava appoggiata esausta contro la porta della stanza, il corpo coperto da graffi, escoriazioni e sangue, una grande ferita alla tempia le solcava il volto sporco e i capelli, disordinati, le ricadevano crespi sulle spalle nude.

 

 

 

 

Note delle Autrici:

Ci scusiamo immensamente per il ritardo [il fatto è che abbiamo delle vite a cui pensare, sapete come è..].

Gli aggiornamenti, come avrete capito, non saranno più tanto frequenti, ma sappiate che i “Lavori sono in corso”.

Ringraziamo tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che continuano a leggere, nonostante tutto.

 

Lee & AtegeV

 

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Capitolo 12
*** Our Solemn Hour ***


XII

 

 

Our Solemn Hour

 

 

 

 

 

 

Are they themselves to blame, the misery, the pain?

Didn’t we let go, allowed it, let it grow?

If we can’t restrain the beast which dwells inside

It will find it’s way somehow, somewhere in time

Will we remember all of the suffering

Cause if we will fail it will be in vain

[Within Temptation, “Our Solemn Hour”, The Heart of Everything, 2007]

 

 

 

 

 

Ino era riuscita a barcollare fino alla porta quando aveva sentito la familiare voce dei ragazzi. Aveva strascicato i piedi pesanti, inciampando più volte, cascando a terra, sbucciandosi le mani e le ginocchia già ulteriormente massacrate; la scena che le si era presentata davanti le aveva messo una paura inconcepibile. Sai doveva allontanarsi da Sasuke, loro non potevano minimamente immaginare la forza di quel ragazzo. Era una minaccia.

Li aveva fermati, gliel’aveva gridato quasi fosse una preghiera proveniente dalla sua disperazione. Dal dolore che aveva patito durante quel tempo e che loro, i suoi amici, non avrebbero mai dovuto provare.

«I-Ino…» mormorò Sai, arrestandosi di botto e osservando la figura martoriata della ragazza, che manteneva tuttavia una grazia degna di una principessa. Anche nei momenti peggiori, Ino era sempre splendida.

Ino sorrise al ragazzo, prima che la vista le si annebbiasse e gli occhi si fecero pesanti. Svenne all’improvviso, afflosciandosi sul pavimento sporco e lurido. Sai aprì la bocca, diede le spalle a Sasuke, muovendo un passo verso di lei. Pessima mossa.

Uchiha lo colpì subito a terra, facendolo cadere come un peso morto di fronte alla bionda. Il ragazzo sorrise maligno, camminò verso Ino per riportarla nella stanza, quando un pugno potente e veloce lo colpì alla guancia, il naso che lentamente cominciava a sanguinare.

«Ti sei scordato di me Sas’ke?»

Il moro guardò con odio il ragazzo che l’aveva colpito, prima di passarsi la lingua sul labbro superiore, assaporando il gusto ferroso del suo sangue.

«Ciao, Naruto…» biascicò, spruzzando gocce purpuree in faccia al biondo. «Da quanto tempo…»

«Già, Sas’ke. È da ieri che non ci si vede, mi sei mancato…» rispose Naruto, beffardo, mettendosi in posizione di combattimento.

«Oh, ma come siamo antipatici…» esclamò Uchiha, poi notò Neji. «E c’è anche Hyuuga! È il mio giorno fortunato!»

«Volevo fare una rimpatriata, c’è anche Sakura-chan, sai?»

«Quale onore! Quando vi avrò fatti fuori tutti, anche la piccola Sakura resterà qua con Ino. Almeno ho anche la scelta…» la risata metallica e perfida arrivò con violenza alle orecchie di Naruto. I suoi occhi si fecero fiammeggianti, il suo sorriso beffardo si trasformò in un ringhio. La volpe stava prendendo il sopravvento.

«Oh, non dirmi che le muori ancora dietro, eh?»

«Tu… tu brutto piccolo bastardo…»

«Stai calmo, Kyuubi, riceverà un trattamento degno di una regina, quando sarà sotto di me a letto…» disse Sasuke, con tono di chi sta tranquillizzando qualcuno.

L’aura intorno a Naruto si era fatta più densa e rossa, rumori di liquidi che si muovevano provenivano dal suo corpo, che lentamente stava prendendo una forma più animalesca; le unghie si allungarono, gli occhi si assottigliarono, le cicatrici sulle guance si fecero più visibili, i canini diventarono incredibilmente più affilati.

«Sai, solitamente non sono così, le donne e il sesso sono relativamente importanti, ma quando ho la possibilità di avere accanto a me vecchie conoscenze… beh, tutto prende più gusto, non trovi, Naruto-kun?» quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Naruto lanciò un urlo animalesco, dato che ormai di umano gli era rimasto poco, e con rabbia bestiale si accanì su Sasuke, attaccandolo senza sosta, non lasciandogli il tempo per contrattaccare.

Tutto. Poteva dire tutto. Ma Sakura-chan era una delle persone più importanti delle sua vita. La più importante.

Con le unghie gli graffiò il viso, lasciandogli tagli netti che difficilmente si sarebbero rimarginati senza lasciare cicatrici, gli stracciò i vestiti, gli tirò pugni contro il volto senza fermarsi, mescolando il sangue che sprizzava dai tagli dell’Uchiha con le sue lacrime colme di risentimento.

Con voce flebile, il moro riuscì ancora a parlare.

«Picchi così tuo fratello?» mormorò, sorridendo.

Uno di quei suoi rari sorrisi, quelli che riservava solo ai suoi ex compagni di squadra.

Il sorriso del vero Sasuke. Uzumaki si fermò di scatto, ma per quanto vero potesse essere quel sorriso, non sarebbe bastato.

«Mio fratello è morto. Tanti anni fa.» e con un ultimo colpo lo schiantò contro il muro.

Neji si rimise in piedi, scrollando il viso cercando di fare chiarezza su quello che stava accadendo.

«Neji, sveglia Sai, prendi Ino e allontanatevi. Qui ci penso io.»

Hyuuga lo guardò di traverso mentre con passo lento si avvicinava a dove aveva schiantato Sasuke. Se fosse stato il Naruto di sempre sarebbe rimasto con lui. Ma quello era il Kyuubi, non Naruto.

Fece come l’amico gli aveva ordinato.

Una volta che Sai ebbe aperto gli occhi, si rifiutò di lasciare a Neji il corpo di Ino e volle a tutti costi essere lui a caricarselo sulle spalle, carezzandole dolcemente una guancia intaccata dal sangue e depositandovi un bacio leggero.

Fecero per allontanarsi, quando videro arrivargli incontro una ragazza zoppicante, ferita in viso e sulle braccia, ma viva.

«Sakura!» esclamò Neji sorpreso.

«È… è scappato…» disse la ragazza respirando a fatica.

«Chi?»

«Kabuto. Appena abbiamo cominciato a fare sul serio se n’è andato. Temo che avverta Orochimaru.»

Neji annuì solamente. Quello era un bel problema.

«Ino!» Sakura andò incontro a Sai, spostando delle ciocche bionde dal volto della ragazza. Era completamente diversa dall’Ino che aveva lasciato.

«Dobbiamo scappare, affrontarli sarebbe un suicidio.» decretò dopo un po’ Neji, mentre Sasuke, poco lontano, parava i colpi di Kyuubi.

Sakura osservò la scena, mentre gli occhi color acquamarina si riempivano di lacrime, li strizzò, mentre quelle cominciavano a scorrere lente sulle guance, pulendole dallo sporco e dal sangue.

Mosse qualche passo verso i suoi due compagni di Team, singhiozzando sommessamente.

«N-Naruto…» sussurrò con voce rotta.

Un altro passo.

«N-Naruto…» continuò, stringendosi nelle spalle, vedendo che

Uchiha era passato al contrattacco e stava minacciando Kyuubi con un kunai ricoperto di sangue, gli occhi macchiati dallo Sharingan fuori dalle orbite.

«NARUTO!» urlò, gettandosi verso i due.

«Cosa vuol fare quell’incosciente!» esclamò Sai mentre Neji le correva dietro.

Hyuuga, fortunatamente riuscì a riprendere la ragazza per la vita, non permettendole di fare altri passi.

«Non puoi fare niente, Sakura, vieni via!»

«Lasciami Neji! Ti prego… io… io devo fermarli… si ammazzeranno! Moriranno!»

«Quella a lasciarci le penne sarai tu se ti metti in mezzo!»

Sakura negò violentemente con la testa, cercando di scrollarsi Neji di dosso. Quello allora le prese il viso, costringendola a mantenere lo sguardo fisso sui due.

«Guardali Sakura: quelli non sono loro! Sono fuori di sé! Lascia perdere, lasciali fare!»

«Neji, ti prego!» lo implorò la giovane, dimenandosi furiosamente, graffiandogli le mani che la tenevano ferma con le unghie. Era disperata.

E allo Hyuuga non restava che una cosa, la colpì con forza alla testa, facendola svenire tra le sue braccia.

«Mi dispiace, Naruto.» mormorò lentamente, abbassando il volto in segno di scuse, mentre con Sai ed Ino,

scapparono attraversando il corridoio, lasciandosi quella scena alle spalle.

 

Ino fu depositata sull’erba fresca, ancora svenuta. Più morta che viva.

Hinata la guardava preoccupata, mentre con un panno bagnato le puliva alla bell’e meglio il viso sporco e sofferente.

«Naruto è rimato dentro?!» urlò improvvisamente Kiba, sentendo il resoconto di Neji.

«Sta combattendo con Sasuke…»

«Bene. Cioè, magnifico!» esclamò Inuzuka ironico mettendosi una mano dietro la testa. «Non possiamo tornare a Konoha senza di lui!»

«E infatti aspetteremo qui che esca…»

«Aspettare? Che esca? No, dico Neji sei impazzito?»

«… credo di sì.» rispose Hyuuga, guardando con occhi lucidi il covo cui si nascondeva Orochimaru.

Inuzuka strabuzzò gli occhi, come incredulo, ma annuì e si diresse verso Hinata, per aiutarla.

Sai era rimasto in stato vegetativo per molti minuti, dopo che Sakura gli aveva detto che Ino aveva subito uno shock mentale, cosa che poteva notare dal battito cardiaco, notevolmente accelerato.

Haruno, invece, fissava con sguardo neutro la grotta. Chiunque l’avesse guardata, non avrebbe potuto trovare differenze tra lei e un cadavere.

La sua migliore amica era svenuta poco più in là, con la mente completamente torturata. Il ragazzo che un’ora prima aveva baciato stava rischiando la vita contro un pazzo. Perché Sasuke era un pazzo.

Era questo quello che era riuscita a combinare nella sua vita? Si era tanto allenata per arrivare a quel punto?

Si abbracciò le ginocchia, cominciando nuovamente a piangere.

«Bene.» pensò Sai osservando la compagna «Almeno questa è la prova che non è diventata un cadavere.»

Improvvisamente, la terrà tremò leggermente, Neji evocò il Byakugan e analizzò la grotta.

«Cazzo!» esclamò, stringendo i pugni. «Qui crolla tutto! Troppo chakra! Troppo chakra, dannazione!»

I ragazzi voltarono lo sguardo verso il covo, che stava cominciando a tremare sinistramente.

Hinata si alzò in piedi e diede lo straccio a Kiba.

«Ki-Kiba-kun?» lo chiamò dolcemente.

«Dimmi!»

«Torno subito!»

Kiba guardò primo lo straccio e poi Hinata, Hinata e lo straccio.

«Ehi! Dove vai?»

Hinata non badò alle urla del ragazzo, entrando velocemente dentro la grotta.

«Oddio ma che fa?!» urlò Neji preso dal panico.

«Hinata!»

Sakura si alzò di scatto dalla sua postazione, gli occhi sbarrati sulla figura della ragazza che si perdeva nell’oscurità della grotta.

Shino fece volare uno dei suoi insetti dietro a Hinata. Se fosse stata in pericolo, almeno lo avrebbero saputo. Inuzuka si tirò in piedi.

«No! Porca vacca!» tirò un calciò al vuoto, lanciando lo straccio in terra. «No! No! No! No!» gridò, ricadendo in ginocchio e cominciando a fissare il cielo con assurdo interesse.

«Hinata-sama…» sussurrò Hyuuga, incredulo.

«Perché?» sussurrò d’un tratto Sakura. «Perché l’ha fatto?»

Kiba si rialzò, completamente fuori di sé dalla rabbia. «Osi anche chiedere perché?! L’ha fatto per salvare il tuo dannato Naruto! E adesso rischia di lasciarci la pelle pure lei!»

 

Hinata stava correndo il più velocemente possibile, per quanto il buio e il polverone che alzavano le pietre quando cadevano a terra, potevano permetterle.

«Naruto!» chiamò invano, credendo che qualcuno potesse sentirla. Attivò velocemente il Byakugan, perlustrando la grotta che ormai era sul punto di cedere definitivamente. Lo trovò a un centinaio di metri da lei, coperto di sangue, svenuto accanto ad Uchiha. Tutti e due sembravano morti.

Si avvicinò col fiatone, cercando di caricarselo sulle spalle troppo magre per portare un peso del genere. Ma con sua grande sorpresa, riuscì a sollevarlo, anche se le costava una fatica enorme, evitando un masso che cadde a pochi centimetri da dove Naruto era svenuto.

Cominciò a correre, gli occhi le bruciavano a causa della fuliggine che li aveva irritati, le gambe le cedevano, ma tenne duro.

«Re-resisti, Naruto-kun!» ansimò, stringendo la presa con forza che nemmeno lei pensava di avere.

Saltò una grande pietra nel centro del corridoio che stava percorrendo e seguitò nella sua infinita corsa verso la salvezza.

«Dove vai così di fretta?» domandò una voce provata dalle fatiche.

La ragazza si pietrificò, voltando lo sguardo con il terrore dipinto in viso.

Kabuto stava lì, a pochi metri da lei, tenendosi la mano su un occhio da cui colava un rivolo di sangue, il viso completamente martoriato, gli occhiali rotti calati sul naso.

Il ninja medico sorrise beffardo, alzando una mano contro la ragazza, pronto a usare chissà quale terribile tecnica, ma accade una cosa che Hinata non avrebbe mai potuto prevedere.

Prima uno, poi due, decine e decine di insetti sortirono fuori dal nulla, avvinghiandosi al braccio del ragazzo, facendolo urlare dal dolore non appena questo cominciarono la loro opera di distruzione.

«Shino…» sussurrò Hinata, prima di approfittarsi della situazione e scappare via, sempre più affaticata dal peso di Naruto sulle sue spalle. Inciampò due o tre volte, abbandonando dietro di sé le urla di Kabuto. Mentre lentamente la luce dell’uscita cominciava a farsi sempre e più chiara e grande.

Strizzò gli occhi, deglutì un boccone amaro e continuò, un piede dopo l’altro, uno sforzo dopo l’altro, le caviglie che ormai sembravano non volerla più ascoltare, dolendo come fossero rotte.

«No, devo resistere! Devo farlo per Naruto-kun!» soffiò flebilmente.

E poi non ci fu che luce. Bianca, splendente luce, candida e pura. Un fresco venticello le carezzò i capelli scuri. Sorrise, chiudendo lentamente gli occhi e lasciandosi svenire.

Due forti braccia la trattennero, mentre un liquido caldo picchiettava contro la sua guancia; percepì distintamente un profumo: forte, selvaggio, irrequieto.

«Sei salva. Sia ringraziato il Cielo. Sia ringraziato il Cielo!» furono le ultime parole che sentì, prima di perdere i sensi. E fu tutto buio.

Quando riprese i sensi, era comodamente aggrappata alle spalle di Kiba, che camminava lentamente dietro agli altri del gruppo.

Naruto era sulle spalle di Shino, ancora privo di sensi, ma poteva constatare che le sue ferite più gravi erano state rimarginate, opera di Sakura probabilmente. Sai portava con sé Ino, Hinata non sapeva dire come stava la ragazza: gli occhi erano aperti, ma c’era qualcosa che non andava. Il suo corpo era troppo ciondoloni, come se fosse tutto addormentato, gli occhi erano spenti, completamente freddi e distanti.

«È in stato di shock, credo che per un po’ rimarrà così, come un vegetale.» stava dicendo la ninja medico, mentre dava leggere occhiate a Ino.

«Che vuoi dire?» chiese allora Sai.

«Quando si è svegliata il suo cervello deve averle fatto ricordare quello che ha passato dentro a quella grotta, e questo può averle creato un blocco. Adesso è come una bambola.»

Il moro si fermò nel mezzo della strada, la bocca spalancata, gli occhi lucidi sul punto di lacrimare.

La sua Ino. La sua bella Ino ridotta ad un vegetale.

Orochimaru sarebbe morto.

«Che cosa si può fare, Sakura!» replicò nervosamente, alzando la voce che divenne più stridula, venendo quasi rotta dalla disperazione.

«Sai, l’unica cosa che possiamo fare è aspettare…»

«Aspettare quanto?!»

«Cosa vuoi che ne sappia?! Non posso prevedere il futuro! Dipende tutto da lei e dalla sua forza di volontà!»

Il ragazzo abbassò lo sguardo, sconfitto.

«Credo… credo che comunque lei senta quello che state dicendo.» disse improvvisamente Hinata, portando su di sé l’attenzione dei compagni.

Sakura sorrise radiosa, raggiungendo Kiba che si era fermato per far scendere la ragazza.

«Stai meglio?» le chiese apprensivo Inuzuka.

«Mi sento un po’ scossa.»

«È normale.» disse Sakura, ampliando il sorriso. «E ti devo ringraziare, per Naruto-kun…»

«Lui ha fatto tanto per me. Mi sembrava il minimo e so comunque che lui avrebbe fatto lo stesso…»

Sakura annuì. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Hinata per averglielo riportato indietro.

«Cosa dicevi, riguardo a Ino?» chiese Sai interrompendo le due ragazze.

«Che prima, quando parlavate, mi era sembrato che avesse cercato di muoversi… ma non ne sono sic-»

«Ne sei sicura?!» Sakura osservò nuovamente Ino, studiando le pupille di questa. «Mettila giù, Sai. Provo a visitarla nuovamente.»

Il ragazzo fece come richiesto, ringraziando Hinata con uno sguardo che mostrava un puro sentimento. Forse Sai non era poi quel masso privo di emozioni.

Sakura si avvicinò alla bionda e le aprì i grandi occhioni color del cielo, constatando quanto fossero vuoti ed opachi. Ma erano vivi.

Un piccolissimo bagliore, proveniente dal fondo del suo cuore, li illuminava, non li lasciava morire, li

manteneva in vita.

Sorrise, Sakura.

«Credo… credo che si rimetterà presto!» esclamò divertita, permettendo nuovamente a Sai di caricarla sulle spalle. «Ha soltanto bisogno di riposo, affetto e amici.» terminò, prendendole la mano e inoculandole un po’ del suo chakra.

«Fronte-Spaziosa…» mormorò Ino, piegando gentilmente le labbra, abbozzando ad un sorriso dolce.

«Ino-pig…» fece a sua volta la rosa, mentre una lacrima di gioia le scendeva dalla guancia, ripulendola dalla sporcizia.

Sai la guardò, voltando più che poteva la testa. Era sempre la bambola di pochi minuti fa, ma c’era quel movimento minimo delle labbra, quella voce flebile ma esistente che lo faceva sentire… felice.

«Mi sento stanca…»

«Hai ragione, adesso riposati Ino.» disse Sakura tirando su col naso, accarezzando la testa di Ino come si fa a una sorella più piccola.

Neji saltò giu da un albero, mentre alcune foglie cadevano con lui.

«Sakura, siamo arrivati al confine: un altro giorno di viaggio e arriveremo a Konoha.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrici:

Ahem..

Non siamo morte (nu nu) siamo state rapite dagli alieni.. non lo sapevate? O_O

E non abbiamo scritto a causa dei nostri neuroni che hanno tentato il suicidio ù_ù, quello è stato un grosso problema, già già..

Ma perdete la speranza, o voi che entrate in questa selva selvaggia e non ci ricordiamo più..

La fic, mooooolto lentamente, verrà finita: abbiate fede! Purtroppo dobbiamo cercare di far incastrare gli impegni che sono tanti e di vitale importanza: convertire il mondo al Bianco, cucinare il gelato caldo, grattarci la schiena e guardare la (M)elevisione..

 

A presto, o giovani lettori inesistenti..

Che la forza della giovinezza sempre sia con voi.. ù_ù

 

 

 

Lee & AtegeV

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anticipazioni:

Tenten piangeva quasi dalla gioia, stringendo a sè il corpo stanco e affaticato di Neji, come a volessi accertare che quello non era un sogno o un'allucinazione. Era tutto reale.

Il ragazzo rimase un tantino sorpreso, dopo il modo non molto allegro con cui si erano lasciati non si aspettava tante felicità.

"Ehm... ciao?" disse con tono soffocato, battendo un mano sulla spalla della ragazza e facendo una leggera pressione, cercando di non dare a vedere che stesse tentando di allontanarla per non morire strozzato.

 

 

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Capitolo 13
*** Angels ***


XIII

 

 

Angels

 

 

 

“You took my heart
Deceived me right from the start
You showed me dreams
I wished they'd turn to real
You broke the promise
And made me realise
It was all just a lie”

 

[Within Temptation, “Angels”, The Silent Force, 2004]

 

 

 

 

 

 

Shikamaru sedeva su un grosso masso al centro dell’accampamento coperto sulle spalle da un pastrano ruvido e sporco, che avrebbe dovuto tenerlo più caldo, e teneva tra le mani una tazza di tè ormai freddo; secondo Tsunade-hime quell’infuso sarebbe riuscito a «lenire il dolore». Se era così, i suoi effetti erano decisamente lenti ad arrivare, stava bevendo già la seconda tazza senza alcun risultato.

Fissava, ma senza realmente vederlo, il grande portone d’ingresso al campo, trepidante, attendendo l’arrivo di qualcuno. Le ginocchia si muovevano febbrilmente, nervose e scattanti.

Un’ombra piccola si avvicinò a quella del ragazzo, mescolandosi per un breve istante per poi tornare tutte e due nitide sull’erba bruciata e ingiallita. La notte stava lentamente calando mentre il rosso scuro del tramonto illuminava ancora per poco l’accampamento della foglia.

«È due giorni che sei seduto su quel masso a fissare quelle dannate porte. Non credi che sia l’ora di darci un taglio?»

Shikamaru si voltò lentamente verso Temari che lo osservava dall’alto con la sua solita aria da prima donna. La scrutò per parecchi secondi negli occhi, per poi abbassarli ancora più tristemente di quanto già non fossero prima.

«Oooh, guardatemi! Sono Shikamaru Nara, la mia vita è uno schifo! Tutti sono contro di me! Nessuno mi ama!» sbottò Temari in tono melodrammatico, portandosi teatralmente una mano alla fronte e mimando uno svenimento da palcoscenico.

Nara le lanciò un’occhiata colpito: aveva una gran forza interiore quella ragazza, non c’era ombra di dubbio. Abbozzò ad un sorriso triste e tornò alla sua tazza, riprendendo a bere avidamente, beandosi, per la prima volta dopo tempo, del dolce sapore di menta in bocca e del pizzicore zuccherino che gli solleticava la gola infiammata.

Temari notò con piacere l’espressione leggermente più allegra del ragazzo e senza nemmeno chiedergli il permesso si sedette accanto a lui sopra il masso, osservando l’orizzonte.

«Sai che la nostra missione non è andata bene riguardo al nostro rapporto. Non mi pento di ciò che ho detto e non mi scuserò con te del mio comportamento. Ma voglio che tu sappia che prima di tutto questo ero tua amica, e vorrei esserlo ancora.» Temari si fermò un secondo, scrutando il volto del ragazzo alla ricerca di qualche segno d’assenso o di negazione, ma quando vide che niente aveva smosso il suo sguardo fermo, decise di andare avanti.

«Vuoi parlarne? Tranquillo, non te la offendo la biondina…»

«Mi sento immeritatamente preso per il culo» esordì sbuffando, lasciando qualche secondo di pausa per trovare le parole e vedere che effetto quelle appena dette avevano fatto sulla ragazza.

In risposta a questo, Temari scoppiò in una grassa risata e venne presto fulminata da Nara.

«Oh, sì, scusa» disse, cercando di riprendere il controllo di se stessa. «È difficile contenersi quando inizi i discorsi così…»

«Voglio dire» cominciò Shikamaru lanciando una lunga occhiata a Temari per evitare che gli scoppiasse a ridere in faccia un’altra volta. «prima fa la gelosa e mi lascia intendere qualcosa, poi va a farsi consolare da Sai-faccia-da-morto! Io non la capisco. Non riesco a capire cose cavolo pensa sotto quella catasta bionda di capelli!». Per Shikamaru era stato come togliersi un grosso peso dal cuore. Temari lo guardava con gli occhi leggermente spalancati, indecisa se scoppiare di nuovo a ridere o prendersi il volto tra le mani per la disperazione.

Era ovvio che l’allusione alla “lei” era rivolta ad Ino, ma sentirne parlare le sembrava un pugno nello stomaco.

«Bè, se è così» rispose, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo. «Anche io dovrei sentirmi immeritatamente presa per il culo. O… forse no?» aggiunse con meno sicurezza, captando lo sguardo incredulo che le era stato rivolto.

«Non mi pare di averti mai… promesso qualcosa…» rispose Shikamaru, tentando di non ridere a sua volta alla vista dell’espressione confusa di Temari.

«Sì, hai ragione… » ammise la bionda, sbuffando fuori aria dalla bocca. «Comunque sono dell’idea che Ino stia sbagliando. Sai potrà anche essere un ragazzo carino, ma non è quello che vuole. Lo sa lei, lo sa Sai e lo sai anche tu.» concluse, grattandosi la nuca.

Nara la guardava e più la guardava più ora tutta quella situazione gli sembrava solo una dannata scocciatura.

Ed era anche pronto a rivelarlo quando una ragazza, dagli insoliti chignon stile cinese si portò al suo fianco, osservando attentamente il paesaggio che si estendeva davanti a loro.

«Tenten che vuoi?» chiese Nara credendo che la ragazza fosse venuta a riferirgli qualcosa. Ma quella sembrava non ascoltare, continuando imperterrita ad osservare un punto preciso lontano, davanti a lei.

«Tenten?» riprovò Shikamaru con più insistenza, ma ancora una volta la ragazza lo ignorò. Temari osservò anche lei il paesaggio, notando delle sagome nere in lontananza che prima non c’erano.

«Cosa c’è?» chiese più a se stessa che a qualcuno in particolare. Tenten si portò davanti al masso, aguzzando la vista, sempre in assoluto silenzio.

Anche Shikamaru si sporse di più, lasciando cadere il pastrano in terra con un tonfo sordo, alzando un po’ di polvere. Ora vedeva perfettamente chi si stava avvicinando.

Apriva la fila un, a prima vista, indenne Neji Hyuuga, seguito a ruota da Kiba che sorreggeva Hinata, la quale sembrava sconvolta e prostrata. Seguivano Sakura e Naruto, quest’ultimo coperto di tagli e ferite che sembrava si stessero rimarginando. Chiudevano la fila, deglutì sonoramente, Shino, Sai, Akamaru, ed Ino. Sai sembrava ferito superficialmente, zoppicava; Ino era distrutta: quasi denudata, il volto spento, la carnagione pallida, pressoché verdognola. Era in braccio al moro, che le carezzava la guancia con le labbra. Shino li seguiva tranquillo, come una presenza che c’è ma non c’è.

«Neji!» l’urlo disumano di Tenten fece perdere tre anni di vita sia a Nara che a Temari. La ragazza partì di corsa senza preavviso ad una velocità sorprendente, tanto che nemmeno il genio della casata Hyuuga si accorse della sua presenza finché non se la vide piombare addosso facendogli quasi perdere l’equilibrio. Tenten piangeva quasi dalla gioia, stringendo a sé il corpo stanco e affaticato di Neji, come a volersi accertare che quello non fosse un sogno o un’allucinazione. Era tutto reale.

Il ragazzo rimase un tantino sorpreso, dopo il modo non molto allegro con cui si erano lasciati non si aspettava tanta felicità.

«Ehm… ciao?» disse con tono soffocato, battendo un mano sulla spalla della ragazza e facendo una leggera pressione, cercando di non dare a vedere che stesse tentando di allontanarla per non morire strozzato. «Tenten, sarebbe carino se mi lasciassi andare. Dopo che mi sono salvato da tutto, non vorrei morire strangolato da te.»

Tenten in risposta lo strinse ancora di più se possibile. Neji invece sentì distintamente delle risatine di scherno provenire alle sue spalle e voltandosi vide gli occhi di Naruto e Kiba che lo fissavano maliziosi.

«Ehm, sono soli piccoli problemi tecnici.» mormorò arrossendo leggermente. Non vedendo altro modo di fare, Neji circondò con le braccia la vita della ragazza, riuscendo ad alzarla di peso.

«Ora vado a fare rapporto. Stasera dobbiamo parlare, sei d'accordo?» le sussurrò a un orecchio in tono più seducente di quanto in realtà non volesse.

«Uhm» mugugnò Tenten annuendo con la testa, guardando poi al di sopra della sua spalla.

«Adesso, infatti, non mi sembra il caso. Ino…»

«… ha bisogno di te, lo so.» ribatté il giovane. Le sfiorò delicatamente una guancia e si allontanò verso la tenda dell’Hokage.

Intanto il gruppetto era stato circondato da una moltitudine di shinobi preoccupati, tutti che volevano sapere cosa fosse successo là dentro e perché si trovavano con un cadavere da sotterrare, ma i ragazzi erano troppo, troppo stanchi per rispondere e li superarono senza degnarli di attenzione. Passarono davanti a Temari e Shikamaru, e quest’ultimo si portò una mano alla bocca, vedendo le condizioni di Ino.

«Che cazzo le è successo?» esclamò senza nemmeno preoccuparsi del suo linguaggio, afferrando Sai per un braccio e costringendolo a posare il corpo di Ino a terra, ancora del tutto incosciente. Temari bisbigliò soltanto un «Vado a chiamare l’Hokage» prima di correre verso le tende.

Sakura si avvicinò al ragazzo, chino sul corpo della compagna che cercava di capire cosa potesse esser stato a ridurla come uno straccio.

«Le ha violato la mente, Shika. L’ha torturata.»

«Chi?» domandò Shikamaru, cercando di trattenere la sua rabbia e forza distruttiva dal distruggere tutto.

«Orochimaru. E sospettiamo che quel bastardo dell’Uchiha l’abbia…» lasciò la frase in sospeso, ma la conclusione non fu difficile da raggiungere, anzi, arrivò veloce e inarrestabile, fiondandosi nella testa del giovane  senza pietà.

«Ino… la mia Ino. Era così… innocente…» balbettò senza coerenza, assolutamente esterrefatto dalla rivelazione.

Tsunade arrivò dopo qualche secondo, cominciando a esaminare Ino e a pronunciare le prima diagnosi, ma Shikamaru non la stava ad ascoltare. I suoi occhi e la sua mente erano persi nel vuoto, non sapeva più cosa fare, era completamente disorientato. Non si accorse nemmeno quando lo afferrarono da sotto le braccia per portarlo via, in un luogo dove non c’era confusione. Fu fatto sedere per terra, davanti a una tenda che riconobbe come quella di Sakura, mentre tre figure gli stavano davanti.

«Shika ascolta… non siamo sicuri di quello che le hanno fatto in quel buco di posto. Aspetta che Tsunade-sama abbia fatto con precisione la sua visita…» cercò di calmarlo la ragazza in ginocchio davanti a lui.

Ma Shikamaru non la guardava, non l'ascoltava, se ne stava solo seduto senza fare niente. Nella sua testa c'era solo l'immagine devastata di Ino, nient'altro, non riusciva a concentrarsi su niente che non fosse diverso dalla sua compagna di squadra.

«Shikamaru, andiamo…» provò Naruto con un sorriso avvicinandosi, mentre Sakura si guardava intorno non sapendo che fare, del tutto incapace di risollevare l'animo dell'amico. Anche lei ci stava male per Ino, avrebbe voluto aiutarla se solo ne fosse stata in grado, ma in quelle condizioni poteva affidarsi soltanto alla speranza e alla bravura di Tsunade-sama.

«È completamente spossato, che facciamo?» domandò in quel momento Sai. Gli scocciava star dietro a Nara, ma quando Ino era stata portata via dagli altri ninja medici, Sakura lo aveva fulminato con lo sguardo.

«Facciamo che ti uccidiamo, stronzo?» esclamò Shikamaru, con puro disgusto nella voce. La presenza di quell'essere non solo gli faceva ribrezzo, ma lo rendeva anche eccessivamente irritabile.

«Come, scusa?» tentò Sai, fingendo di non aver udito per non peggiorare la situazione.

«Hai capito benissimo, feccia.» sbottò Shikamaru, alzandosi e mostrandogli il pugno serrato. «È tutta colpa tua se Ino è in questo stato! È solo colpa tua! Io… io… io te l'avevo affidata, te l'avevo lasciata e tu…» non terminò la frase, ancora incredulo dello stato in cui si trovasse la SUA Ino.

«Ragazzi, calmatevi.» Sakura si interpose come paciere, nel tentativo di fermare le ostilità. «È inutile che stiate a discutere. Non salverete Ino in questo modo.»

«È vero.» asserì Nara, rilassandosi appena. «Non salverò Ino, ma vedere questo tizio morto mi darebbe una grande soddisfazione.»

Naruto, che fino a quel momento era rimasto in disparte, temette che Shikamaru potesse perdere il lume della ragione e scagliarsi contro Sakura; afferrò il ragazzo da dietro e lo tenne fermo quando cercò di divincolarsi.

«Accidenti a te, Naruto! Mollami!»

«E tu calmati, dannazione!»

«Non starai anche tu dalla parte di quel pezzente!?»

«Noi non stiamo dalla parte di nessuno e-»

Shikamaru dette una gomitata in pieno stomaco al biondo, che mollò immediatamente la presa. Senza preoccuparsi di chiedere scusa, si precipitò addosso a Sai, che distratto, non lo vide nemmeno arrivare; sentì soltanto le nocche del giovane Nara colpire dritto il suo zigomo e poi il suo mento. Fece qualche passo indietro, per non perdere l'equilibrio, mentre la vista dall'occhio destro cominciò a farsi offuscata.

«Ti è dato di volta il cervello?» gli urlò sconvolto. Non si aspettava una reazione del genere, non da uno calmo e pacato come lo era Shikamaru. Non lo conosceva bene come gli altri, ma sapeva che non era tipo da rissa, non avrebbe fatto del male nemmeno a una mosca.

«Sta’ zitto! Lo avevo detto subito che lei non doveva venire in missione con te! Non sei capace nemmeno a difendere la ragazza che ami!»

Shikamaru partì di nuovo all'attacco di Sai, colpendolo al ventre e ancora in viso, accecato da una furia assassina.

Sai tentò di parare quanto poteva, ma la follia del Nara era irrefrenabile. Ben presto si trovò coperto di lividi e con sangue che gocciolava dalle ferite.

«Adesso basta!» intervenne Naruto, trattenendo Shikamaru per la seconda volta. «Sei fuori?!» gridò.

Sakura si parò davanti all'amico e lo guardò dritto negli occhi, seria. Subito si udì il rumore secco di uno schiaffo.

«Mi fate schifo. Tutti e due.» sibilò la rosa, inviperita. «Mentre voi siete qui a scazzottarvi come due cretini, Ino rischia di non riprendersi. Ho intenzione di andare ad assistere all'intervento di Tsunade-hime e ad aiutarla con tutte le mie possibilità per permettere ad Ino di vivere anche solo un giorno in più. Voi dovreste fare lo stesso: dite di amarla tanto, ma poi guardatevi! Dei bambini! Vergognatevi.»

Shikamaru si arrese all'evidenza: Sakura aveva ragione. Si liberò dalla morsa di Naruto e corse via.

Sai si asciugò le ferite con la manica della maglia.

«È completamente impazzito.» commentò, quasi divertito.

Naruto lo fulminò con lo sguardo. «Io credo che ti avrei già ucciso se questa cosa fosse capitata a Sakura.»

Sai guardò stupefatto il biondo, rimanendo in silenzio. Sakura dal canto suo non potè fare a meno di arrossire, pensando che se davvero fosse successo a lei, Naruto avrebbe fatto cascare il mondo, letteralmente. Gli si avvicinò con lentezza, sfiorando con una mano la sua spalla.

«Credo che dovresti andare da Shikamaru: non vorrei che se la prendesse con qualcun'altro e si mettesse a fare a botte con chiunque gli capiti a tiro.»

Il ragazzo annuì, lanciando un'ultima occhiataccia a Sai, prima di incamminarsi nella stessa direzione in cui era scomparso Nara poco prima.

«E tu vieni con me, ti darò qualcosa per quelle ferite.»

Sai seguì Sakura in completo silenzio, tenendosi premuto il labbro con un lembo della maglia. Nonostante le parole di Naruto, non riusciva ancora a capire come e dove aveva sbagliato; quando Ino era stata rapita, lui era a combattere con lei, non si era certamente tirato indietro. Dunque cosa c'era che non era andato nel suo comportamento?

«Non è davvero colpa tua, non scervellarti troppo.» Le parole di Sakura lo risvegliarono dai suoi pensieri. La ragazza si era fermata di botto e lo guardava non più con rimprovero ma con dolcezza, avrebbe osato dire.

«E allora di chi è la colpa?» mormorò, abbassando lo sguardo, mortificato.

Sakura sembrò pensarci su per secoli. «Diciamo che è di Ino.» disse, poi sorrise.

Sai la guardò e si meravigliò di come ella potesse sorridere genuinamente, nonostante la situazione in cui la sua migliore amica si trovava.

«Di Ino, dici?» domandò.

«Sì, di Ino.» continuò, facendolo sedere su una brandina e prendendo il kit di primo soccorso. "Vedi, Ino e Shikamaru sono sempre stati una sorta di… entità a sé. Fin da quando si sono conosciuti, tutti a Konoha potevano percepire la magia che li legava: se quando erano piccoli si chiamava "amicizia", ora che sono grandi possiamo chiamarlo "amore".»

Sai ascoltava attentamente e ogni volta che gli occhi di Sakura incontravano i suoi veniva ferito dalla sua forza.

«Il tuo arrivo, Sai, è stato come un fulmine a ciel sereno. Dopo anni, Shikamaru era riuscito a liberarsi dell'unico ostacolo che lo teneva lontano da Ino: Sasuke.» a quel nome, lo sguardo della rosa si riempì di lacrime. «Poi sei arrivato tu, e subito Ino non ha avuto occhi che per te. Lo faceva per far ingelosire Shikamaru? Non ne sono mai stata certa finché non si è dichiarata a te. Ricorda, Sai, Ino non si dichiara mai. Ino attende, perché l'uomo, in questo caso Shikamaru, deve fare la prima mossa.» sorrise, scacciando la tristezza.

In quel momento, a Sai fu tutto chiaro.

«Sono stato usato?» chiese con un fil di voce.

Sakura imbevette d'alcool un pezzo di cotone e lo passo sul labbro ferito del compagno.

«Usato… usato è una parola grossa. E dimostra anche quanto tu stesso conosca poco Ino: lei non fa del male alle persone di proposito, per quanto possa a volte sembrare il contrario. È prepotente e pretende che il mondo sia ai suoi piedi, è vero, ma usare le persone non le piace, proprio no. Lei ama Shikamaru da una vita, ma come a volte succede, si è sentita attratta da altre persone. Prima Sasuke, adesso tu… insomma, quando si è dichiarata era in parte sincera. Con Sasuke è successa la stessa cosa, palesava il suo amore anche fin troppo, questo solo perchè era attratta da lui, non innamorata. Capisci ciò che voglio dirti, Sai?»

Il ragazzo annuì lentamente, abbassando lo sguardo a terra. Come doveva sentirsi in questo momento? Arrabbiato, geloso, nauseato o comprensivo? Non sapeva quale stato d'animo dovesse scegliere per quella circostanza.

«Vado a prepararmi per l'intervento. Tu dovresti stare alla larga da Shikamaru, credi di farcela?»

«Sì. Grazie, Sakura.» abbozzò ad un sorriso mentre Sakura usciva dalla tenda.

Grazie di che cosa?, si chiedeva. Grazie per averlo distrutto?

Non poteva certamente lasciare le cose così, ora. Avrebbe dovuto vedere Ino, chiarire, lasciare che andasse con Shikamaru e nascondersi, possibilmente il più lontano possibile da loro. Una sensazione disgustosa lo assalì: cos'era, odio?

Si mise le mani tra i capelli e abbassò la testa, stanco. Subito sentì un pizzicore salato invadergli la bocca, mentre le guance si bagnavano e l'acqua cadeva a terra a gocce. Non riuscì a capire che cosa fosse quel liquido che gli colava lungo le gote, ma ciò che provava era un qualcosa di molto, molto sgradevole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Innanzitutto: perdonooooo!!

L’altro giorno stavamo esplorando le vecchie cantine di casa e abbiamo ritrovato questa storia con il capitolo 13 incompleto e bhè… poverino, ci ha fatto pena! Quindi, con un grande sforzo, abbiamo deciso di portare a termine questa fanfic vecchissima.

Qualcuno non ci sperava più, ammettetelo.

 

Sperando di non scomparire di nuovo, ci ribecchiamo tra una settimana (speriamo).

 

 

Lee & Akami

 

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