But u don't really care 4 music do ya?

di Shiren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just him? ***
Capitolo 2: *** Let's dance guys! ***
Capitolo 3: *** Memory ***
Capitolo 4: *** Never too late ***
Capitolo 5: *** All hope is gone ***



Capitolo 1
*** Just him? ***


Suona la sveglia. Suono fastidioso nelle orecchie di un dormiente. Ma quella suona, imperterrita, ostinata, finché qualcuno non si deciderà ad alzarsi e a stopparla.
Coperte che si scostano da un corpo ancora caldo di sonno, piedi nudi che toccano il freddo pavimento e una mano…finalmente una mano che si allunga e ferma quel suono diventato ormai rumore. Si accende una luce, scorre l’acqua del lavandino e sullo specchio compare un volto. Grandi occhi verdi, morbidi ricci castani e un espressione da furbo. Paolo scuote la testa. Si lava si veste, gesti tipici, di un ragazzo che si prepara per andare a scuola. Prende lo zaino, se lo carica in spalla e scende le scale di legno.
“Paolo, stai andando?”
Lui annuisce e da un bacio veloce sulla guancia della madre. Apre il garage, si infila il casco e fa partire la sua moto, quella da cross, che ha desiderato tanto e finalmente gliel’hanno regalata. Sgasa un po’, così, tanto per sentire quella che lui chiama “musica”.
E parte. Accelera, curva, frena, e poi accelera ancora finché non vede le gradinate della scuola. Allora rallenta e si ferma a fianco dei suoi amici. Alex, Gio, Sale e Pepe, Fabri e Fede.
“Pà, che fai sega?”
“No, Giò io entro. Mi deve dare il voto di un tema”
“Oh, raga ci sta un secchione tra noi!”
Paolo ride e si ferma lì a scherzare a raccontare cosa ha fatto quello cosa ha fatto l’altro, senza un senso, senza un motivo.
“Hey Fabri! Con Sara?” chiede Paolo all’improvviso, come se si fosse risvegliato. Ma vede il suo amico fare una faccia un po’ triste.
“Abbiamo chiuso…”
Anche gli altri rimangono sorpresi. Era tanto che stavano insieme quei due e sembravano così affiatati. Innamorati. Felici.
“Perché?” Fede, il solito insensibile.
“Boh, che ne so. Mi ha detto ‘Fabri, basta. Finisce qua’. Miii, che gran motivazione”
La campanella suona e interrompe quel silenzio pesante.
“Allora raga? Stasera si va a ballare?” Assensi diffusi formano come una specie di coro.
“Chi fa sega allora?” salta fuori Paolo.
Alex e Gio alzano la mano come due scolaretti. “Noi prof!” dicono all’unisono poi.
Paolo ride e poi sale le scalinate mandandoli in un posto a loro conosciuto. Passa davanti ad un gruppo di ragazze, poi si rende conto che tra quelle c’è anche Sara, la ragazza di Fabri. Beh, ora la ex-ragazza. Si guarda indietro, Fabri è ancora in fondo con Sale e Pepe, così Paolo si avvicina alle ragazze.
“Sara…” la chiama.
“Oh, Paolo! Ciao, come va?”
“Non te ne frega come va a me, né te ne frega di come va a Fabri…mi fai schifo ok? Una persona che ha fatto così tanto per te, ma vergognati và! Non sai neanche apprezzare quello che le persone ti regalano…stronza” ed entra a scuola, lasciando sconcertata quella ragazza. Quella ragazza che in realtà ha lasciato Fabri perché le piaceva Paolo…e ora, quel Paolo le parla così.
Si siede in classe, in un banco a caso tra gli ultimi, come al solito. Posa la cartella e prende il diario blu della Smemo. Nelle ultime pagine quelle di Luglio e Agosto, lo spazio per le dediche degli amici. C’è né una con la scrittura femminile tutta tondeggiante. Una fitta al cuore lo colpisce all’improvviso.
“We Paolo! Come stai?
Uffa, non ho proprio voglia di fare mate… allora stasera andiamo a ballare? Si, dai devi venire, già l’altra volta non sei venuto, stasera vieni se no ti vengo a prendere io a casa tua, eh?! Capito? Stai sempre a studiare anche se ti svaghi un po’ che problema vuoi che ci sia?
Oh! Fra dieci minuti suona la campanella così facciamo l’intervallo! Ti saluto! Baci Tvtb
Tabby xxx”
Tabby…Tabby…ecco si parla del diavolo e spuntano le corna. Proprio in quel momento entra in classe lei. Sarebbe impossibile non notarla. Vestita sempre di mille colori, i capelli rossi sempre acconciati in modo diverso. Sciolti, coda, codini, treccine…
Ma ora tutto è cambiato. Ora lei entra e non lo guarda, ora lei entra e non lo conosce.
Quattro mesi, solo quattro mesi sono passati da quella serata. Quella sera che lui era uscito veramente con i suoi amici…con Alex, con Giò, con Fabri insieme a Sara, con Sale e Pepe e con lei…con Tabby.
Fa ancora male. Ancora male ricordare che lei era la sua migliore amica. La sua migliore amica dalla prima superiore. Da tre anni ormai. E ora non più. Ora lui si sente solo. Tabby gli riempiva le giornate, con il suo sorriso, con i suoi colori. Ora la sua vita è in bianco e nero e si sente perso. Perché l’ha persa. Per un bacio. Un bacio sincero. Un bacio d’amore. Amore represso, nascosto, celato, per troppo tempo. E Fabri a dirle che era ubriaco. Ma non era vero e Tabby lo sapeva. Lei non voleva Paolo. Lei da Paolo voleva solo un’amicizia. Bella, grande, forte…ma pur sempre un’amicizia.
E ora, per colpa sua, per colpa di quel bacio, non può più averla vicino. Un po’ per volontà di Tabby, un po’ per volontà del suo attuale ragazzo che non vuole che parli con lui. E perché mai poi? Cosa ne sa lui di Paolo? Niente. Appunto. Ma è così e basta. E non si può fare nulla.
Forse.

Paolo non sta ascoltando. Guarda fuori dalla finestra, assorto in chissà quali pensieri.
“Valli” chiama la prof. Ma lui niente. Non sente. La prof lo richiama alzando un poco la voce.
Nulla. Alcuni compagni ridono. Tabby si gira e lo guarda.
“Valli!!” urla la prof a quel punto.
Paolo fa un salto per lo spavento e si volta allarmato.
“Scusi…”
“Si, si, scusi…la prossima volta invece di scusarti ricordati di portare la testa a scuola. Vieni qua per favore, devo darti il tema”
Paolo si alza. Passa tra i banchi, sfiora involontariamente qualche astuccio.
“E’ stato il migliore. Un bel 8 e mezzo. Ti avrei mandato dal Preside oggi, se non fosse stato per il tuo compito” Paolo annuisce e torna al posto. 8 e mezzo. Niente male.
La prof sta ancora consegnando i compiti quando entra Maria. La bidella, quella cicciotella e simpatica.
“In segreteria chiedono di…Bardo e Valli”
Bardo. È Tabby. Si alzano ed escono dalla classe. Paolo la segue, lei cammina avanti, diretta, senza guardarlo, come se non ci fosse.
“Credi che sia per atletica?” le domanda lui.
Tabby non risponde. È un muro. Si, in questo momento è come parlare ad un muro. Arrivano in segreteria.
“3°E” esclama lei.
“Si, bene…per atletica ci siete solo voi due?”
“Si” risponde Paolo.
“Ecco, compilate questi fogli e poi consegnateli al prof Forti, va bene?”
I due ragazzi annuiscono e se ne vanno. Paolo piega il foglio e se lo mette in tasca.
“Posso fare qualcosa per tornare a parlarti?”
Tabby non risponde. Ma stavolta si volta e lo guarda negli occhi. La sua espressione è ferma, decisa. Ma non esprime nulla, né un no, né un si.
“Ok è un no” Paolo decide però per la prima. Ingenuo. Sciocco. Tenero. È questo che pensa lei di lui. E di nascosto, sorride.

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Capitolo 2
*** Let's dance guys! ***


È sera. Sono quasi le 9. Paolo è già pronto, jeans a vita bassissima e una T-shirt di Calvin Klein che gli sta veramente bene. Un po’ di schiuma per tenere a bada quei ricci e via. Sta aspettando che Fabri passi a prenderlo con la macchina e intanto legge un libro per scuola. Una palla mortale, ma deve leggerlo per forza.
Suona il citofono.
“Paolo! È Fabrizio!”
Paolo scende prende il cellulare e i soldi e uscendo, si chiude la porta alle spalle. Manca solo lui, sono già tutti in macchina. Fabri suona il clacson per fare un po’ di casino e Alex fa partire la musica a palla.
“Siete dei casinisti” gli urla Paolo.
Apre la portiera e invece di trovare Sale e Pepe vede Tabby. Gli viene un colpo. Mentre chiude la portiera sbotta rivolto ai due davanti: “Dove sono Sale e Pepe?”
“Ah! Loro andavano in moto, ci troviamo là”
“Si, in moto, quasi quasi vado anch’io in moto” sussurra, ma non abbastanza piano. Tabby lo sente e si gira di scatto. È per lei. Lo sa che è per lei.
“Oh, Tabby, Luca non viene?”
“Boh, non lo so. Se viene ci vediamo dentro…”
Silenzio totale. Non c’è il suo ragazzo. Perché? Ma soprattutto perché è andata con loro?
Paolo sta zitto. Non fiata. Tabby comincia a innervosirsi, ma si preoccupa anche. Si sente in colpa per quello che è successo tra di loro. Per un bacio alla fine…solo un bacio.
Ciò di cui Tabby non si rende conto è che non è stato solo un bacio qualsiasi. Era un bacio d’amore. Ma se ne renderà conto troppo tardi.
Paolo ritorna alla realtà quando si rende conto che è stata spenta la musica e che Fabri sta parcheggiando. Scendono tutti dalla macchina. Tutti vestiti bene. Tabby è proprio carina, con la minigonna nera a balze che le mette in risalto le gambe da atleta.
Alex quando la vede fa un fischio scherzando.
“E dai Alex! Non fare il cretino!” anche lei ride. Ride…con quel sorriso bellissimo.
“Si, si però se fosse Paolo a fare il cretino andrebbe bene, eh?”
Ora non ride più nessuno. L’unico suono che si sente è il rumore di quello schiaffo sulla guancia di Alex. Poi suona il cellulare di Tabby.
“Pronto?”
Silenzio.
“Ah, non vieni…”
Silenzio.
“Fai come ti pare Luca”
Silenzio.
“Si. E quella promessa scordatela”
Chiude la chiamata.

Stanno ballando. Paolo è uscito dalla pista e sta bevendo una birra. Una ragazza si siede di fianco a lui. Capelli castano chiaro…occhi verdi, forse. Carina…no, bella.
“Ciao” lo saluta lei.
“Cosa? Ah…ciao” balbetta Paolo.
“Mi chiamo Daniela, ma puoi chiamarmi Dany”
“Paolo”
“Ti va di ballare?” gli chiede Dany.
Lui annuisce.
Scendono in pista e Dany gli si accosta.
“Quanti anni hai?” le chiede Paolo all’orecchio.
“22”
Paolo ride.
“Davvero!” è seria.
Dany gli prende la mano e lo trascina via. Via da quella folla di ragazzi che ballano. Scatenati, liberi…
E lo bacia. E Paolo ricambia. Un bacio vero. Che ti trasporta. Che ti fa sognare.
Ma c’è Tabby. Tabby che l’ha visto. Tabby che lo sta guardando. Tabby che non sorride più. Tabby che ora piange.
“Cos’hai?” le chiede Fabri. Lei semplicemente con il dito indica Paolo e Dany.
Fabri è l’unico che sa tutto. Che ha sempre saputo tutto. E ora rimane sorpreso da ciò che ha capito. Qualcosa che Paolo non sa. Ma che ora sarebbe inutile dirgli.

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Capitolo 3
*** Memory ***


Una nuova giornata ha inizio. Tabby prende il suo cellulare. Compone un numero.
“Fabri?”
“Puoi venire a prendermi? Ti prego” piange. E Fabri non può dirle di no.
Pochi minuti dopo Tabby esce di casa sentendo il clacson di Fabri, ancora con gli occhi rossi, le lacrime che le hanno bagnato il viso. Tabby apre la portiera e si getta tra le braccia del suo amico.
“Fabri, cosa ho fatto?!”
“Sh…Tabby, tranquilla…si sistemerà tutto”
Vanno a scuola e si fermano lì davanti senza scendere. Poi arriva un’altra macchina, un’Alfa Romeo 147. Scende Paolo e con lui Dany. Daniela. La ragazza della discoteca. Si abbracciano e si baciano. Tabby si gira dall’altra parte, non vuole guardare.
Però, quando Dany riparte, esce all’improvviso dall’auto di Fabri correndo verso Paolo.
“Chi è quella?!” gli urla contro.
“Tabby, ma cosa…?” Paolo è sconcertato. Guarda l’amico che gli sta venendo incontro.
“Sai benissimo di cosa parlo! Perché Paolo? Perché cazzo?!”
Ormai stanno guardando tutti. Spettacolo mattutino che non era stato programmato. Recita improvvisata di sentimenti veri.
Paolo realizza e se ne frega della gente che guarda. E in quel momento se ne frega anche della ragazza che ha davanti.
“Perché Tabby?! Chieditelo tu il perché ora! Cosa dovevo fare io quattro mesi fa?! E tu, tu che te ne fregavi di me ora mi vieni a chiedere il perché?! Ma vai a farti fottere Tabby! Ora a ME non frega nulla di TE!”
Quante parole che diciamo quando siamo arrabbiati. Parole che non pensiamo veramente. O meglio che pensiamo solo in quel momento. Sappiamo in realtà che non è vero. Ma non possiamo tornare indietro a cancellare ciò che abbiamo detto. O fatto.
Nessuno dei due è in torto, come nessuno dei due ha ragione. Perché si compensano. Hanno fatto degli sbagli. Irrimediabili, si, ma li hanno fatti entrambi. Tabby a rifiutare il suo amore pur ricambiandolo. Paolo a dire frasi crudeli, cattive…che fanno male. E a Tabby fanno male. Tanto, troppo. Una cosa di cui è convinto Paolo, però, è che se lo merita. Che lui è stato male e ora lei paga per quanto lui ha sofferto.

Ricordi. Ricordi vaghi. A tratti più nitidi. Ricordi di momenti vissuti.
Belli, brutti, pazzi, strani…
E lei è lì. Bellissima, come sempre la vede lui. Ma quella sera di più. Non sa perché, ma è più bella ancora. Forse ha bevuto, forse è solo ubriaco d’amore. Per lei. Lei, lei e basta.
Ed ora è stanco di aspettare, così le si avvicina, l’abbraccia, l’accarezza.
E infine le ruba quel bacio. Inaspettato, casto, pieno di sentimenti che lei però non riesce a cogliere. Perché è cieca. Cieca di fronte all’amore.
“Paolo ma sei scemo?!” urla per farsi sentire sopra la musica, o semplicemente perché è veramente arrabbiata.
E Paolo non risponde. Perché non ne ha la forza. Non ne ha il coraggio. Perché Fabri, il suo migliore amico, lo ferma.
“Tabby, ha bevuto troppo stasera, non so che gli è preso…scusalo, domani neanche si ricor…”
“No Fabri non cercare di scusarlo! Mi ha baciato, l’avrei sentito se era ubriaco! Invece non è vero, eh Paolo? Sei più che sobrio! Scordati di parlarmi ancora! Hai rovinato tutto! Tutto! Tre anni di amicizia gettati al vento…”
“Tabby, no…aspetta” la prega Paolo.
“Aspettare cosa?! Non voglio più sentirti Paolo, basta!”
Esce. Chiama la madre. Si fa venire a prendere. Ed è vero. Ora è finita. Quell’amicizia è davvero finita.

“Bardo” chiama la prof. Ma lei niente. Non sente. La prof la richiama alzando un poco la voce. Nulla. Alcuni compagni ridono. Paolo si gira e la guarda.
“Bardo!!” urla la prof a quel punto.
Tabby si riscuote all’improvviso.
“Oh, mi scusi”
“Sempre mi scusi, mi scusi…ma che avete in questi giorni lei e Valli eh? Necessita così tanto sforzo ricordarvi di portare la testa?!”
Tabby abbassa lo sguardo.
“Comunque, stavo finendo di spiegare che…”
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
“Ecco, niente, ho finito…” sospira scoraggiata la prof, mentre la classe si dirige in modo per niente silenzioso verso la porta.
“Bardo che fa? Non esce a fare l’intervallo?”
“Come? Ah, si…”
“Ma che ha? Seriamente, mi sta preoccupando…”
“Niente prof, sul serio, niente…ho solo un po’ la testa fra le nuvole…o come dice lei, l’ho lasciata a casa…”.

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Capitolo 4
*** Never too late ***


Paolo che esce di casa. Paolo che sfreccia in moto. Paolo che scherza con i suoi amici. Paolo che bacia Dany.
E ora Tabby. Tabby che passeggia con la cartella sulle spalle. Tabby che parla al cellulare. No, discute. Tabby che si arrabbia. Tabby che ora non è più arrabbiata, peggio, è furiosa.
E Fabri l’abbraccia. Stringendola a sé, comprendendo il suo dolore, quel dolore che lascia gli altri spiazzati, quel dolore di cui solo lui ne conosce la fonte, ma che non riesce a curare.
“Perché me ne rendo conto solo ora, Fabri?”
“Perché è così. Siamo sempre ciechi di fronte a chi ci ama, ma ci accorgiamo di ricambiare quel sentimento troppo tardi. È una dura legge della vita”
In quel momento passa una ragazza. Capelli neri, medio lunghi, strani, occhi scuri.
“Ciao Sammy” la salutano. La ragazza sorride e alza la mano per salutare…solo Tabby. Quando se ne va Fabri sorride.
“Sai quello che ti dicevo prima? Che ci rendiamo conto di ricambiare il sentimento di qualcuno troppo tardi?”
“Si, quindi?”
“Per me è stato, anzi, è così con Sammy” sospira “Lei era innamorata di me, ma io vedevo solo Sara e ora…ora non vedo che Sammy…peccato che lei non mi voglia più…”
“Se vuoi ti posso aiutare, Fabri. Almeno faccio qualcosa di buono per un amico, visto che per me stessa faccio solo casini…io la conosco bene, se vuoi le posso parlare…”
Fabri sorride e le accarezza la guancia “Se riesci a combinare qualcosa…”

“Sammy! Hey Sammy!” Tabby corre verso l’amica. Con il fiatone. Con la mano appoggiata al fianco.
“Dimmi” risponde lei sorridendo.
“Io…devo…parlarti…di Fabri…” balbetta cercando di riprendere fiato. Sammy abbassa lo sguardo e scuote la testa. “Non voglio più parlare di lui. Per me non esiste più”
La rossa però la coglie all’improvviso e la prende per le spalle.
“Sammy, no! Cazzo, non lo fare! Fabri è fantastico, e stravede per te…si è lasciato con Sara! L’ha mollato quella cretina, l’ha mollato…dagli una possibilità…”
“La mia possibilità gliel’ho già data e io non ne spreco altre. Né con lui né con nessun altro, mi spiace”
Tabby lascia cadere le braccia lungo i fianchi e poi prende qualcosa dalla tasca dei pantaloni scozzesi rossi e bianchi.
“A questo punto non so cosa dirti, però tieni il suo numero…e se ci dovessi ripensare, chiamalo”
Le allunga un bigliettino azzurro e Sammy lo prende.
“Dubito che accadrà”
“Never too late, Sammy…non è mai troppo tardi, per nulla…” e se ne và. Lasciandola tra i suoi dubbi, con il numero di Fabri tra le mani.
E Sammy non sa cosa pensare. Non sa cosa fare. Se andare contro alle sue decisioni, alle sue scelte. Se continuare per la strada che ha preferito.
Amare o lasciar perdere?
Questa è la domanda che l’assilla da ormai tanto, troppo…tempo.
Sta passando Sara in quel momento. Sara. La bionda. La Barbie di turno. La ex di Fabri. Quella che si è fatta tutti, anche se Fabri non lo sa. Era un cornuto inconsapevole. E lei una troia conosciuta. Da tutti. Tranne che da lui.
E ci sono attimi che non tornano. Attimi nei quali ti ritrovi a dover prendere una decisione in fretta. Scegliere. Scegliere tra istinto o ragione. Pazzia o monotonia. E Sammy crede di non avere più dubbi. Proprio lì ora, davanti a lei prende il cellulare e compone quel numero. Quel numero scritto inconfondibilmente da Tabby su quel bigliettino azzurro.
Tuu...Tuu…Finché dall’altra parte la voce di Fabri non risponde.
“Ciao Fabri, sono Sammy…”
Soddisfazione. Si, soddisfazione nel vedere la propria nemica girarsi e guardarla con odio. Soddisfazione nel sapere che lei può averlo e Sara no. Non più. La sua occasione l’ha avuta. E anche se non è mai troppo tardi, per Sara lo è. È tardi…per riavere Fabri.

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Capitolo 5
*** All hope is gone ***


Giornata di sole. Sole caldo, luminoso, accecante. Ma non basta, no, non per lei che nel cuore, nella mente non c’è altro che pioggia e nuvole e lampi e tuoni che scandiscono i momenti peggiori del suo dolore. Lei che, sdraiata sul letto, ad occhi chiusi ascolta con le cuffie nelle orecchie, alcune canzoni che non conosce. E le ascolta per ore e ore, per non pensare a ciò che prova, al dolore che la divora, come una tigre fa con la sua preda. Si sente stupida. Stupida per l’occasione che ha sprecato, stupida per averlo voluto al momento sbagliato. E si sente cattiva. Per avergli fatto del male, per averlo illuso, forse, e poi vanificato le sue illusioni.
Il telefono squilla, ma lei si accorge solo della vibrazione a contatto con la sua mano.
Sul display legge un nome che pensava di non vedere più comparire sul piccolo schermo di quel cellulare.
Paolo.
Si toglie, quasi aggressivamente, le cuffie dalle orecchie e si affretta a rispondere, con la paura che sia tutto un sogno, che si è immaginata tutto, o che possa mettere giù prima di riuscire a rispondere.
“…Pronto?” risponde titubante.
“Ciao Tabby, sono Paolo”
“Si lo so”
“Pensavo che avessi cancellato il mio numero”
“Ehm…veramente pensavo fossi tu ad averlo fatto…”
Paolo sospira. “No” dice poi. Il silenzio di quei pochi istanti di riflessione è carico di attesa, perplessità, domande.
“Ho bisogno di parlarti. Possiamo trovarci in quel posto stasera? Per le 21.00 più o meno?” sospira di nuovo “So che non è un bel momento per te Tabby…mi dispiace…ma davvero, ti devo parlare. Spero tu mi dica di si”
“Si, certo…sii puntuale. Ciao Paolo” e riaggancia.
Non sa che pensare. E c’è solo una persona con cui potrebbe parlare, sicura che le avrebbe dato l’appoggio che cerca. Prende la borsa, infila il cellulare e il portafoglio e corre fuori. Corre per due isolati senza mai fermarsi, quasi trattenendo il fiato, con il cuore che batte a mille, ma non solo per la corsa.
Infine si ferma davanti ad una casa con le pareti color crema e suona al campanello.
“Chi è?” risponde una voce fintamente meccanica, alterata dal microfono.
“Sono Tabby, dovrei vedere Fabrizio, è in casa?”
“Certo entra pure” esclama la voce divertita e allegra del padre di Fabri. Il signor Giovanni l’adora. Le è sempre piaciuta quella ragazza un po’ eccentrica, sempre solare con quei capelli di quel colore così intenso e indissolubilmente grande amica di suo figlio.
“Buongiorno signor Giovanni” lo saluta Tabby ricambiando il bacio sulla guancia dell’uomo che conosce fin da bambina.
“Fabri è di sopra. È in pieno momento ‘musica a palla’ quindi entra pure senza problemi, quando ti vede si spera che abbassi” sospira l’uomo con fare rassegnato.
Tabby sale di corsa le scala e spalanca la porta della stanza, dirigendosi a spegnere lo stero. Fabri, in piedi in mezzo alla stanza, la osserva perplesso. “Ciao…”
“Paolo mi ha chiamata” annuncia lei senza trattenere un sorriso.
“Come? E perché?” Tabby assume un cipiglio scocciato a quella domanda.
“Cioè volevo dire…come mai? Che ti ha detto?” si corregge cercando di usare un tono più tranquillo.
“Ha detto che vuole vedermi stasera…in quel posto…deve parlarmi, ha detto”
“E’ una buona notizia…no?”
Lei lo guarda inclinando la testa, come se si chiedesse se ci è o ci fa.
“Certo che è una buona notizia scemo! È una notizia grandiosa!!”
Lo abbraccia contenta, anche se non sa che Fabri una piccola bugia gliel’ha detta. Non sa che lui sapeva già tutto. Non sa che lui sa già il motivo di quella telefonata. E Fabri non intende dirglielo. Perché sarebbe inutile.

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