Misty rain

di daeran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pioggia ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** Istinto ***
Capitolo 4: *** Tanta strada da percorrere prima di dormire. ***
Capitolo 5: *** Non Posso ***
Capitolo 6: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 7: *** Beccato. ***
Capitolo 8: *** Hogwarts ***
Capitolo 9: *** Il luogo più sicuro al mondo ***
Capitolo 10: *** Ti prego smettila! ***
Capitolo 11: *** Battaglia! ***
Capitolo 12: *** La fine di tutto ***
Capitolo 13: *** La tomba bianca ***



Capitolo 1
*** Pioggia ***


Descalimer: I personaggi descritti in questa Fan Fiction sono tratti dalla serie di Harry Potter ed appartengono esclusivamente a J K Rowling. Questo racconto è scritto per puro piacere personale senza alcuno scopo di lucro.

Avviso: Come ho già segnalato nella presentazione, questa ff presenta alcuni SPOILER del 6° libro, che partono sopratutto dal terzo capitolo (anche perchè prima di scrivere quello non avevo letto ancora il libro ^_^'' ) quindi fate attenzione, alcuni di essi saranno piuttosto pesanti, via via sempre di più, sopratutto in conclusione.





Questa Fic è basata su Remus Lupin, è scritta in prima persona. Effettivamente è un pò una follia ma è la prima volta che cerco di immedesimarmi così in un personaggio, spero di non aver esagerato in alcuni passaggi ^_^ .
Oh, esiste anche un paring Remus-Tonks che si scoprirà poco alla volta.
Chiaramente, l'azione avviene dopo la morte di Sirius alla fine del 5° libro poi si sposterà fino alla fine del 6° libro. Fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie, Dae.
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Pioggia


Piove.
Piove da una settimana, ormai.
Sembra che il cielo pianga.
Piange la tua morte, piange la mia disperazione.
Da quanto tempo sono sdraiato su questo dannato letto?
Non sopporto più l’odore di muffa di questa maledetta stanza.
Odio queste mura, odio questa casa, odio tutto ciò che rappresentava per te.
Vorrei solo andarmene, vorrei alzarmi e sparire.
Lasciarmi alle spalle tutto; il dolore, l’odio, la disperazione.
Vorrei dimenticare questa maledetta guerra, lasciare che il mondo si distrugga da solo.
Non ho alcun interesse, non voglio, né posso salvare nessuno.
Perché dovrei preoccuparmi per chi mi disprezza? Per chi disprezza la mia natura?
Perché dovrei morire per questi ingrati?
Tu sei morto per loro.
A cosa è servito?
Continueranno a crederti un traditore, continueranno a crederti un pazzo.
Probabilmente lo sei…
…Lo eri…
Pazzo, completamente pazzo.
Così fiero di ciò che ti eri proposto.
Così fiero di far parte dell’Ordine da considerare giusto morire per la causa, come morirono James e Lily.
Ora rimango solo io.
Sarò il prossimo?
Morirò a mia volta ucciso in battaglia?
Mi ucciderà lo stesso Voldemort?
Figurarsi.
Il più grande mago oscuro di tutti i tempi che scende in campo a sporcarsi le mani con il sangue di un abietto lupo mannaro, mezzo babbano per giunta.
Che idea stupida… uno come me non avrà mai la possibilità di morire in maniera tanto dignitosa.
Dignitosa.
Come se la morte potesse esserlo.
La morte può essere una sola cosa: morte e io non voglio morire.
Mi dispiace, Sirius, non voglio raggiungerti.
Non mi importa più di nulla.
Mi sento svuotato, solo, inutile ma non voglio assolutamente morire.
Non voglio più ricordare ciò che abbiamo vissuto insieme, non voglio ricordare i giorni in cui tu e James decideste di diventare miei amici.
Vorrei solo poter cancellare il passato per sempre.
Ricordare, mi pesa. Ricordare mi fa rivivere la vostra perdita.

Sono un codardo, niente più che un codardo.
Ho paura di continuare a vivere in questo modo, ho paura di morire, ho paura di ricordarvi.
Ho paura di abbandonare questa casa, perché se lo facessi, so che non tornerei mai più indietro.


La pioggia continua a cadere incessante.
La sento picchiettare sulle finestre, invisibili agli abitanti di Grimmauld Place; la sento scorrere indifferente sulle grondaie.
Quanto vorrei che la pioggia potesse lavare via ogni emozione, cancellare l’intera lavagna della mia vita, lasciarmi scevro, puro e immacolato come un foglio bianco, pronto ad essere nuovamente iniziato ad una nuova vita, colma di nuove forme e colori.
Perché la pioggia non può aiutarmi?
Perché invece di pulirmi di dosso queste sensazioni atroci, non fa altro che ricordarmi che sono l’ultimo di noi ancora vivo?
L’ultimo…
No. Non sono l’ultimo.
Rimane anche Peter; Peter Minus.
Il piccolo Peter, la nostra mascotte.
Colui che ci preoccupavamo tanto di proteggere.
Colui che temeva la sua stessa ombra.
Povero piccolo Peter.

“MALEDETTO BASTARDO!” non riesco a trattenermi, la rabbia, l’odio e il rancore mi sorprendono ancora una volta.
Devo spaccare qualcosa, questa quiete mi sta uccidendo.
Questa calma e il calore di questa casa, dall’animo gelido come il marmo, mi stanno facendo impazzire.
Devo alzarmi, non posso rimanere in eterno sdraiato su questo letto, prigioniero del mio tormento.
Odio queste mura, odio questa casa! Vorrei solo distruggerla!
Cancellare tutto ciò che possa ricordarmi chi sono, dove mi trovo, che cosa ho perso.

Afferro una sedia e comincio a sbatterla contro le pareti, nella folle fantasia che il sangue che mi investe ad ogni colpo, appartenga a questa casa maledetta.
Sento il legno disintegrarsi sotto la mia morsa, le schegge mi squarciano la pelle.
Il sangue che mi schizza sul volto è solo mio. Sto forse cercando di annientare me stesso?
Che importanza ha? Che cos'altro voglio?
Le mie mani sanguinano, la mia carne si lacera ma non sento dolore, ciò che mi dilania lentamente e inesorabilmente da dentro è molto peggio.
“Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio!”
Mio Dio, sto ringhiando… mi comporto come una bestia, come un… lupo…
Un lupo.
E’ quello che sono, dopotutto. Perché mai dovrei negare la mia natura?
Sono un lupo mannaro.
Sono uno fottutissimo lupo mannaro.
Non voglio fermarmi solo per paura di essere considerato un animale.
Io sono un animale!

.
Il mio sangue può insozzare questa cazzo di casa?
Ebbene se lo vuoi, è tutto tuo, il sangue di un mezzosangue!
Vorrei imbrattare la faccia della vecchia ritratta nell’ingresso.
Vorrei affogare l’elfo domestico nel mio sangue.
Vorrei poter cancellare e lavare via ogni singolo giorno della mia vita nel mio stesso sangue.


“Remus? Remus, stai bene?”
E’ la voce di Tonks. Devo aver fatto troppo rumore, mi avranno sentito anche di sotto.
“Si…. si sto bene… “ sto ansimando.
“S… sei sicuro? Posso entrare?”
“NO!”
Ti prego non entrare. Sono coperto di sangue. Non voglio spaventarti
La mia risposta è stata brusca, la sento vacillare dietro la porta.
“V..va tutto bene, Nympha… Tonks.” Odia quando la chiamo per nome. Non voglio farmi odiare, non voglio farle del male.
Perché sono così?
Perché penso sempre e soltanto ai sentimenti degli altri?
“N.. non preoccuparti. Davvero. Non c’è bisogno che tu entri.”
“Va bene…” tentenna ancora. Sento la preoccupazione più sincera nella sua voce.
“Vuoi che ti porti qualcosa, Remus? Sono tre giorni che non scendi, hai mangiato pochissimo.”
Molly deve averle detto di chiedermi se voglio mangiare.
Quella donna si comporta come una madre anche con me, maledizione.
Non ne ho bisogno. Non voglio legarmi a nessun altro.
Non voglio perdere nessun altro.
“No, Tonks, grazie. Non ho fame. Mi sento un po’ lo stomaco sottosopra. Appena starò meglio, scenderò giù a mangiarmi mezza cucina.” Cerco di sembrare allegro, non credo di aver mai sentito la mia voce tanto falsa.
Le parole di Sirius mi rimbombano nelle orecchie.
“Lunastorta, quando racconti balle, sembra quasi che ti infilino degli aghi incandescenti sotto le unghie dei piedi. Anche quell’imbecille di Snivellus capirebbe che menti. Fatti da parte e lascia fare gli esperti.”
Il suo volto, i suoi occhi e il suo sorriso beffardo da quindicenne mi ritornano davanti agli occhi.
Le mie ginocchia cedono. Non ho più la forza di riprendermi, non ce la faccio.
Ti prego Nymphadora, non farmi altre domande. Vattene ora.
“Va bene. Allora io torno giù. Se ti serve qualcosa chiamaci, va bene?”
“S.. si..” non balbettare, Lunastorta, non balbettare!
“Si, grazie.” Meglio.
Sento i suoi passi che si allontanano, sono di nuovo solo.
Striscio fino al letto e appoggio la schiena al supporto di legno.
Il soffitto è sempre stato così grigio?
Complimenti Lunastorta, hai appena scoperto la fonte dell'odore di muffa..
Questa casa mi fa vomitare.


Stringo i pugni e per la prima volta sento le fitte provocate dalle schegge.
Ho le maniche della camicia ricoperte di sangue, le mie mani fanno impressione.
Grosse schegge di legno mi fuoriescono da sotto le unghie; il sangue gronda come la pioggia qua fuori che non accenna a fermarsi.
Mi guardo le dita con sguardo vuoto.
Dovrei chiamare qualcuno per farmi medicare?
Molly?
Per poter ascoltare un’altra sua ramanzina?
Nymphadora?
Per vederla scoppiare in lacrime preoccupata mentre, cercando di aprire la scatola dei cerotti, se li vede esplodere in faccia?
Moody?
“Le cicatrici indicano quanto siamo fortunati, ragazzo. Avere una cicatrice significa essere un sopravvissuto, procurarsele da soli, indica solo stupidità e tu non sei stupido. Almeno così mi auguro!”
Ed esattamente, dove starebbe il problema se io fossi davvero uno stupido?
Basta! Non ne posso più!
Odio questa casa! Odio le persone che si nascondono qua dentro!
Ordine della fenice.. tsk, ma a chi vogliono raccontarla?
Siamo solo dei rifugiati!
Dei poveri profughi che si nascondono alla furia omicida di un folle.
Dei topi da laboratorio in attesa di essere massacrati uno per uno, nella disperata speranza di non essere noi i prossimi.

“Remus…”
Una voce profonda spezza i miei pensieri come un tuono che squarcia il cielo notturno.
Quasi urlo per lo spavento.
“S…Silente?...”
Come diavolo è entrato? Non ho sentito la porta aprirsi, non ho sentito il tonfo che precede le materializzazioni. E’ semplicemente comparso dal nulla, senza un fruscio.
Mi guarda con occhi tristi ma pur sempre severi.
Non vedo compassione nel suo sguardo. Grazie a Dio. Se mi compatisse anche lui, gli salterei al collo.

Bastardo… è colpa tua…
Penso questo mentre lo guardo. Lui abbassa gli occhi.
Sa che cosa penso? Conosce l’odio che provo e non riesce a reggere la mia vista?
No… sta guardando le mie mani, sta guardando il sangue che ricopre i miei vestiti.
I suoi occhi azzurro cielo tornano a puntarsi su di me.
Mi vergogno, mi sento un animale braccato.
Non posso nascondermi a quello sguardo, non posso nascondermi agli occhi di Albus Silente.
Incombe su di me come un gigante.
Da questo punto di vista, sembra un colosso, non sembra affatto il vecchio mago che in effetti è.
Mi fa ripensare ai brividi che provai tanti anni fa, quando lo incontrai per la prima volta.
Ero ferito e dolorante, da poco era passata la luna piena ed egli era venuto a casa dei miei genitori per dire loro che sarei stato ammesso ad Hogwarts, nonostante la mia “particolare situazione”.
Quando mi fissò per la prima volta, ebbi paura di lui. Temevo volesse punirmi per qualche crimine commesso la notte precedente, sottoforma di lupo mannaro.
Ebbi l’impulso di scappare via piangendo, di nascondermi.
Ebbi la certezza che quel mago dagli occhi di ghiaccio volesse braccarmi per tutta la vita come una bestia, finchè non mi sorrise.
Quando il suo viso si allargò nel primo grande sorriso che mi rivolse, lo considerai una sorta di sole, un punto di riferimento.
Un meraviglioso nuovo inizio per la mia vita da inetto.
Lo tradii pochi anni più tardi.


Mi fisso di nuovo le mani, il sangue mi ha imbrattato i pantaloni, probabilmente ne sono ricoperto anche sul volto, ne sento l'odore acre che mi invade le narici.
Alzo di nuovo lo sguardo sul vecchio mago, continua a fissarmi in silenzio, fermo come un pilastro.
Non riesco a reggere i suoi occhi, non posso continuare a vagare nell’azzurro limpido di quei cieli immensi.
La finestra è dietro di lui, mi impongo di guardare il cristallo dietro il quale si staglia solo l’oscurità della notte.
Le gocce di pioggia continuano a scendere imperterrite, rigano il vetro e scivolano inesorabili verso la terra che le ha generate.
Le lacrime del cielo danno vita alla terra che un giorno ci ricoprirà compassionevole.

“Remus…” ripete il mio nome.
Perché? Teme che lo dimentichi?
So come mi chiamo anche se vorrei dimenticare me stesso.
Non lo guardo, rimango cocciuto con gli occhi persi nel buio.
In questo modo anche il più grande mago bianco del mondo, dovrebbe arrivare a capire che non ho alcuna intenzione di parlare.
Allunga verso di me una mano. Ha le dita lunghe, sottili e affusolate.
Fisso la mano senza capire.
Che cosa diavolo vuoi ancora da me?
Vattene.
Lasciami solo nel mio dolore.
Non ho bisogno di nessuno! Non ho bisogno di niente!
“Alzati.” Scandisce chiaro. La sua voce è metallica, autoritaria.
Mi sento ancora una volta come uno scolaretto colto a copiare il compito.
La mia mano si muove automaticamente per afferrare la sua ma, un attimo prima di serrare le dita attorno al fragile polso, una voce grida nella mia testa:
NO!
Lo colpisco con rabbia.
Mi allontano con un gemito.
Non ho bisogno del tuo aiuto…
“NON HO BISOGNO DI LEI!” mi alzo a fatica appoggiandomi al letto sotto lo sguardo sorpreso del vecchio.

Cosa c'è?
Non ti aspettavi che il piccolo tranquillo Remus si comportasse così?
Beh, Vaffanculo!
Sono adulto, non ho bisogno della compassione di nessuno!
“Non ho bisogno del suo rimorso, professore. Quello di noi che è morto è Sirius, non io! Se vuole mettersi la coscienza a posto, cerchi di riportare indietro lui. Io non ho bisogno di nulla!”
Parlo con rabbia, senza neppure rendermi conto di ciò che dico, tuttavia le mie parole lo colpiscono poiché lo vedo barcollare lievemente.
Indietreggia.
Il suo stanco volto imperscrutabile ha un lieve tremito.
Sospira fissando per un attimo il pavimento di legno.
“Stai sanguinando, Remus… Dovresti farti medicare da Molly.” Bisbiglia senza guardarmi.
Annuisco, guardandomi nuovamente le mani.
La mia gola è completamente secca, ho gli occhi gonfi, non dormo da una settimana.
Devo avere un aspetto terribile. Se Molly mi vedesse in questo stato, mi scambierebbe per un Molliccio.
“Harry è di sotto… vorrebbe vederti…” parla ancora in un sussurro.
Alzo la testa di scatto.
Harry?
La sola idea di rivederlo mi terrorizza. Cosa penserebbe se mi vedesse in questo stato?
“Io… n.. non.. non posso..” mi trascino fino alla finestra e appoggio la fronte al vetro.
Il freddo umido del cristallo mi dà sollievo, chiudo gli occhi e inspiro faticosamente.
Il vento si sta alzando, sento le gocce picchiettare più forti.
Per un folle istante, desidero che il canto liberatorio della pioggia mi pervada, desidero sentire solo il rumore dell’acqua che scende sul mondo, cancellando ogni altro suono, ogni altra voce, ogni altro pensiero.
Voglio perdermi così, solitario poter sparire, annichilendomi sotto la pioggia.

“Non potrai nasconderti per sempre, Remus.”
Perché le parole di quest’uomo riescono sempre a distogliermi da qualsiasi momento di quiete?
Perché ogni volta che mi parla mi sento distruggere dentro, come se la sua sola voce potesse straziare quel poco di anima che ancora resiste in me?
Che cosa vuoi saperne di me? Che cosa vuoi sapere di cosa posso o non posso fare?
Non ne posso più delle tue belle parole! Non ne posso più dei tuoi maledetti consigli!
Lasciami in pace… lasciami…
“Se ne vada, Silente.” Non mi volto neppure. La voce mi esce dalle labbra in un ringhio.
“Remus…” ripete ancora il mio nome.
Continua a ripeterlo come un disco rotto, anche mio padre non faceva altro quando ero in ospedale.
Quando scoprì che la mia vita sarebbe cambiata per sempre, cominciò a ripetere il mio nome, come se la cosa potesse consolarmi, come se il pensiero di avere un nome umano potesse farmi dimenticare la mia natura.
Non ho più bisogno di ricordare il mio nome umano, ho accettato la mia natura, sono un lupo mannaro!
“Se ne vada, Silente. Per favore.” Ripeto atono.
Il mio corpo sta vibrando di rabbia, non respiro più, rantolo.
Ancora una parola, Silente e giuro che ti ammaz…
“Così ti farai solo del male, Remus.”
“LASCIAMI IN PACE!!”
Mi volto con il viso deformato dalla rabbia, sembro… me stesso.
Questa è la mia natura, accettala!

Sento un rombo improvviso, un boato assordante mi spacca i timpani.
Silente indietreggia e solleva una mano verso di me.
Qualcosa mi colpisce alle spalle con forza inaudita.
Cado in avanti senza un gemito ed il mago mi afferra, mentre le sue ginocchia cedono sotto il mio peso.
Sento il calore del suo corpo anziano, sento il battito accelerato del suo cuore premuto contro il mio volto.
Allora ce l’hai ancora un cuore, vecchio bastardo.
Una strana sensazione di pace mi pervade nuovamente, mentre qualcosa di caldo mi scorre lentamente dalla nuca lungo tutta la schiena.
Non riesco a muovermi, ogni muscolo del mio corpo si sta intorpidendo.
"MINERVA, ARTHUR!! PRESTO!" Le urla di Silente mi raggiungono da molto lontano; che strano, avrei giurato che fossimo uno accanto all'altro, forse mi sbagliavo...
Sento solo lo scrosciare della pioggia.
Ogni ricordo sta svanendo, ogni sensazione si scioglie sotto il pianto del cielo.
Mi sento afferrare da mani forti, mi sento sollevare.
Galleggio, sospinto dalle acque di un fiume in piena, scivolo lentamente negli abissi degli oceani più scuri.
Raggiungo finalmente ciò che bramo più di ogni altra cosa: l'inconsapevolezza nell'oblio.
Sono finalmente libero di sparire come le lacrime cancellate da un folle ed alienato sorriso.

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Capitolo 2
*** Risveglio ***


Grazie infinite a  Daewen per il commento, sono felice che ti sia piaciuto il primo capitolo. Spero non sia sembrato troppo pesante.  Continuo a segnare nelle avvertenze Spoiler, tanto per evitare problemi, in verità neppure in questo pezzo ci sono ancora spoiler, ma almeno chi non vuole sapere nulla, può dirsi avvisato, visto che in seguito ce ne saranno.

 

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Risveglio



Dove sono? E' tutto buio. Cosa mi sta accadendo? Non riesco a muovere un muscolo.
"NON SE NE E' ANDATO!!" è la voce di Harry!
"NON E' MORTO!"
Morto? Chi è morto? Perchè non mi muovo?
Sta succedendo qualcosa, devo aiutare Harry!
"SIRIUS!"
Sirius? Ma cosa?
Un accecante bagliore rosso squarcia l'oscurità. Il volto di Sirius è congelato in un istante infinito.
L'arco... cos'è quell'arco?
Sirius è scomparso nell'arco!
"E' l'arco della morte. Sai meglio di me come funziona quel manufatto infernale, Remus. Sirius non tornerà mai più."
Silente? Silente, di cosa sta parlando? Perchè non dovrebbe tornare? Ha solo attraversato uno stupido velo!
Silente? Silente! Dove si trova professore? Non riesco a vederla!
L'arco! Si sta allargando! Ci inghiotterà tutti!
Harry! Allontanati da là, Harry!


Ah... che cosa diavolo è qesta luce?
Semplice, hai appena riaperto gli occhi, Remus.
E' così che ci si sente quando si nasce? La tanto decantata luce brucia così tanto?
Non riesco a muovermi, ho la schiena indolenzita e la testa mi martella come se qualcuno fosse rimasto chiuso dentro la mia scatola cranica.
Che cavolo mi è successo? Mi sento come dopo una sbronza apocalittica.
"Non si è ancora svegliato? Forse dovremmo portarlo al San Mungo. Sta male e non solo fisicamente." la voce di Molly.
Sta bisbigliando ma riesce lo stesso a trapanarmi i timpani.
"No, Silente ha detto che dovrà restare qui. Dobbiamo cercare di aiutarlo. Sta soffrendo molto, Molly, dobbiamo stargli vicino."
"Ma... potrebbe diventare... lo sai Arthur..." Stanno parlando di me, questo mi sembra chiaro.
"Non c'è alcun pericolo, Molly. Mi stupisce il fatto che tu possa anche solo pensarlo. Conosci Remus, è un uomo più che per bene."
Certo, per bene. Il dolce caro e altruista Remus.
Non ne posso più.
Pensa a qualcosa di odioso da dire ora, Remus. Feriscili!
Guarda l'espressione del loro volto quando scopriranno che sei sveglio.
"Ha fatto esplodere quella finestra, Arthur! Se Silente non fosse stato nella stanza con lui, avrebbe potuto far esplodere metà della casa. Hai sentito anche tu il boato, santo cielo, i bambini avrebbero potuto ferirsi."
Ho fatto esplodere la finestra?
"E' stato un incidente, Molly. Lo ha detto anche Silente, ha perso il controllo, tutto qui. Non dobbiamo preoccuparci."
Ho perso il controllo?
Ora ricordo.
Ero nella mia stanza, insieme a Silente.
Mi ha fatto infuriare.
Mio Dio, ho perso il controllo del mio potere e la finestra mi è esplosa alle spalle.
Ho perso il controllo...
Non mi capitava più da quando avevo dodici anni.
"Ha perso il controllo, è proprio questo il punto. Alla sua età non si perde più il controllo, Arthur. Finchè si è bambini è un conto ma da adulti, diventa pericoloso.
Al San Mungo saprebbero gestirlo meglio. Si sta autodistruggendo e rischia di coinvolgere anche noi nella sua fine."
Il mio cuore si sta ribellando alla prigionia; pulsa ad una velocità tale che, se non fossi bocconi, mi salterebbe fuori dalla cassa toracica per dare il buon giorno ai coniugi Weasley.
Serro gli occhi, non voglio che capiscano che sono sveglio.
Sono un idiota.
Come si può perdere ancora il controllo alla mia età? Come se non bastasse, mi è capitato davanti a Silente.
Lo rivedo indietreggiare davanti al mio sfogo, alzare una mano e bisbigliare qualche controincantesimo per proteggere se stesso e la casa.
< ..avrebbe potuto far esplodere metà della casa... >
< si sta autodistruggendo e rischia di coinvolgere anche noi nella sua fine >
Affondo la faccia nel cuscino, non riesco a trattenere un gemito.
Molly e Arthur non mi hanno sentito, grazie al cielo. Non potrei affrontarli ora.
Sono un idiota!
Sto davvero cercando di autodistruggermi?


"Professor Lupin, si è svegliato finalmente. Eravamo molto preoccupati."
Salto come una molla impazzita e mi sollevo sulle braccia, sorpreso.
Mi gira la testa, ogni muscolo del mio corpo decide in questo preciso momento di entrare in sciopero; le braccia cedono e atterro malamente sul materasso di piume, la faccia immersa nel lenzuolo ruvido. Emetto un altro gemito incontrollato.
"Non deve alzarsi, professor Lupin. La professoressa McGranith ha detto che deve rimanere a letto per almeno un paio di giorni, finchè non viene madama Chips a controllarla. Buongiorno signori Weasley."
"Hermione!" Molly salta a sua volta sulla sedia, guarda prima la signorina Granger, poi me con occhi dilatati.
"S... sei sveglio, Remus."
"Mh.. c.. che ore sono?" divago, ho la voce impastata, non mi riconosco neppure.
Spero che mi abbiano capito, perchè io ho sentito solo un grugnito.
"Sono le nove di mattina, professore." Le mani gentili di Hermione mi sfiorano la spalla nuda, mi accorgo solo ora di avere indosso solo i pantaloni del pigiama, ho il busto fasciato, la schiena mi brucia da morire e le mie mani sono ricoperte di cerotti e bende.
La giovane strega mi afferra il braccio e mi aiuta a risistemarmi nel letto.
Aiutato a sdraiarmi da una mia ex allieva, devo essere messo davvero male. Evito di guardarla negli occhi.
Non riesco a trattenere un altro gemito di dolore e vergogna.
Sono le nove di mattina? Quando sono svenuto, non era ancora mezzanotte, ho dormito una notte intera? Non mi capitava più da..
"Ha dormito per quasi due giorni e mezzo, professore. Stavamo preoccupandoci ma il professor Silente ci ha detto di non disturbarla, che aveva bisogno di molto riposo e.."
"Due... due giorni?"
Non è possibile. Come posso aver dormito così tanto?
"Proprio così, professore. Oggi è Mercoledì."
"Sarai affamato, Remus. Vado giù a prepararti qualcosa." Possibile che Molly debba sempre pensare che abbia bisogno di mangiare? Mi crede un lupo famelico?
"Non devi preoccuparti, Molly.. non ho bisogno di...."
Oh... il mio stomaco emette gli stessi suoni di un lavandino otturato.
"Eh, si... direi che invece hai davvero fame, vecchio mio." Arthur ride, divertito.
"Ehm..." mi sento arrossire come un bambino colto con le dita nella marmellata.
"Si... forse un pò... Ma non devi disturbarti..."
"Non dire stupidaggini, che disturbo vuoi che sia? Hermione, vuoi aiutarmi?" Molly esce dalla stanza silenziosamente, seguita dalla piccola Hermione.
Piccola, ormai non è più nemeno tanto piccola, dovrebbe avere quasi diciassette anni. Negli ultimi tre anni è cresciuta davvero molto.
Chissà a quanti anni arriverà, prima che la guerra distrugga anche lei?
"Beh?" Arthur mi distare da questi pensieri lugubri.
"Cosa?" Lo guardo dal basso, rischiando un torcicollo storico ma credo che, girandomi sulla schiena, rischierei molto peggio.
"Come va?"
Evviva le domande di circostanza.
"Sto bene... Sono sveglio."
"Lo vedo. Immagino che tu abbia sentito tutta la discussione."
"Quale discussione?" fingo palesemente.
"Questo mi sembra un si."
Ok è confermato, Remus Lupin non sa mentire, possiamo passare oltre?
"Mh... anche se fosse? Stavate parlando di me in mia presenza, tecnicamente non stavo origliando."
Ho fatto del sarcasmo! La dormita deve avermi fatto bene.
Arthur ride, sembra sollevato.
"Ti vedo un pò meglio."
"Beato te, io ti vedo storto." un'altra battuta! Che cosa mi prende? Rischio di sembrare di buon umore.
"Devi scusare Molly. Si è molto preoccupata per quello che è successo."
Mi dispiace...
"Io... non so che mi sia preso... mi dispiace.. Si è fatto male qualcuno?"
Non sopporterei una cosa del genere.
"Si."
Il mio cuore si ferma. "Chi?"
"Tu, Remus."
Affondo la faccia nel cuscino sbuffando sollevato. Ti sembrano scherzi da farsi?
"Dio, Arthut, pensavo fossi serio..."
"Ma io sono serissimo, Remus. L'unica persona che hai ferito, sei tu stesso. Per furtuna Silente era con te o sarebbe finita molto peggio,"
"Avrei potuto fare del male a qualcuno di voi, lo so e mi dis..."
"Avresti potuto ucciderti, Remus."
Sai che gran perdita?... Sono solo un povero idiota.
"La tua morte sarebbe stata una perdita troppo grande."
Ma... avete cominciato tutti a leggermi nel pensiero? Il legilimens su di un uomo nelle mie condizioni, non mi sembra moralmente accettabile.
"Nessuno di noi avrebbe potuto sopportare nulla del genere, Remus; non in un momento come questo, non dopo ciò che è accaduto a Sirius."


...Sirius...


Perchè mi fai questo, Arthur? Perchè mi fai ricordare? Credevo che fossimo amici...
"Non hai pensato ad Harry? Come pensi che si sia sentito quando ha saputo cosa hai fatto? Quando ti ha visto ricoperto di sangue tra le braccia di Silente? In fondo sei l'unica persona legata a suo padre che gli sia rimasta..."
"M... mi .. mi ha visto?"
"Naturale che ti ha visto. Eravamo tutti di sotto, Harry era appena entrato in casa con Silente, prima che lui salisse da te, quando si è sentito quel boato. Siamo corsi tutti su, mai potevamo immaginare..."
"E'... è ancora qui?... è ancora in casa? Harry, intendo."
"Si, ti ha vegliato, come tutti noi, in questi giorni. Vuoi che lo chiami?" Si alza.
"No!" con uno sforzo disumano gli afferro un braccio, una scossa tremenda mi attraversa la schiena e le gambe, ricado ancora sul materasso, gemendo, prossimo alle urla. Sbatto con le nocche sul pavimento freddo, quando la stretta sulla manica della camicia di Arthur viene meno.
"Dio, Remus, non devi muoverti!" Cerca di risollevarmi sul cuscino.
"Non... non chiamarlo. Non ancora. Per... favore." biascico respirando a fatica.
Mi sento come se mi avessero lasciato le schegge di vetro conficcate nella schiena. Possibile che Silente abbia deciso di punirmi così?
"Guarda qui. Ti si sono riaperte le ferite! Finchè Silente non porterà qui madama Chips, dovremo accontentarci di questi rimedi babbani ma visto come ha reagito Molly all'idea di utilizzare i punti, dovrai tenerti solo fasciature e rimanere fermo; è chiaro, Remus?"
Rimanere fermo. Ricevuto. Ma non portate qui Harry.

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Capitolo 3
*** Istinto ***


Ecco il terzo capitolo di questa follia... ringrazio fennec, sally e di nuovo Daewen ^_- che mi hanno commentato. Inoltre, spero che tutte le visite ricevute, siano sinonimo di effettive letture ç_ç . (questo contatore delle visite è una tortura.. ç_ç )
x Daewen: Cosa gli è successo a dodici anni? :-P era solo un riferimento all'inferiore capacità di controllare il proprio potere da bambini (come le cose strane che capitavano ad Harry). Io mi preoccuperei più di quello che gli è successo a sedici anni :-P .
Il capitolo che vado a postare è un pò strano... beh leggete poi vi spiegherò ^_^'''

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Istinto

"E' davvero bellissimo, ha preso i tuoi occhi, Lily."
"Già, ma è minuscolo. Ho quasi paura di prenderlo in braccio."
"Allora tu non prenderlo in braccio."
"Dai, Lily. In fondo Sirius è il suo padrino, no?"
"Si ma non vedi che Harry preferisce stare in braccio a Remus, James? Non sapevo che fossi così portato per i bambini, Rem."
"Eh già, il nostro Lunastorta sarà una perfetta mammina."
"Vuoi botte, Felpato?"
"Su, su, Lunastorta, dovresti essere più pacato, questo povero bambino ne ha già una di mammina violenta, dovresti dare un migliore esempio."
"Lily, riprenderesti un momento Harry?"
"Dallo a James; chi sarebbe la mammina violenta?"
"Ehi calma, ragazzi, stavo scherzando. Ehm... Ramoso, che ne dici di darmi una mano?"
"Scherzi? Io devo dormirci con quella donna..."
"No... Rem, metti giù la bacchetta... eddai vi ho detto che scherzavo, no? James, ti secca cercare di fermare almeno lui?"
"Devo tenere il bambino, ricordi? Harry, ti stai divertendo? Guarda come sorride il mio ometto!"
"Sorride?"
"Sorride?"
"Beato lui, io non ci trovo granchè di divertente."
"Ma sei scemo? E' il suo primo sorriso!"
"Il mio bimbo sorride!! Fai un sorriso alla mamma, tesoro."
"Il primo? No, aveva già sorriso qualche giorno fa, mentre Sirius lo faceva levitare sopra la piscina."
"Aveva già sorriso e non mi hai detto nien.... SIRIUS FACEVA COSA?"
"Ooops... forse non dovevo dirlo..."
"Grazie tante, Ramoso. Ehm... era un gioco, Lily. Harry si è divertito, vero, Harry? Guardalo, ride ancora!"
"Non mi freghi, Sirius Black! Adesso ti insegno io cosa succede a chi mette in pericolo mio figlio! Remus, passami la bacchetta, lo trasformo in un copriteiera!"
"E' tutta tua, ricorda di ricamarci sopra un bell'osso, Lily"
"Ah ah, divertente, sei davvero spiritoso, Lunastorta. Lily... non fare pazzie... non puntarmi contro quella bacchetta... James, ti spiacerebbe fermare tua moglie?"


Ancora quella dannata luce. Stringo gli occhi fino a lacrimare.
Era solo un sogno.
No, era un ricordo. Non voglio pensarci.
Ho fame.
Devo essermi addormentato prima che tornasse Molly con il cibo.
Se continuo così, passerò dormendo il resto dei miei giorni.

Cos'è questa sensazione di fresco?
Non ho più le fasciature e questo massaggio rinfrescante...
Non riesco a trattenere un gemito di piacere.
E' una sensazione gradevole che mi attraversa la schiena dal basso verso l'alto, rinfrescandomi lentamente, come un lenzuolo di seta che mi scivola sulla pelle.
Sto gemendo ancora; Dio, rischio seriamente di eccitarmi.
Volto la testa da un lato, Tonks è seduta accanto al letto, la bacchetta sollevata sopra di me.
"Nymphadora... cosa... ?"
Se solo sapessi che sensazioni mi stai provocando.
"Rem..." sussulta, devo averla spaventata. Solleva la bacchetta, di quel tanto che basta per perdere il controllo dell'incantesimo di guarigione ed il massaggio rinfrescante si trasforma in una vera e propria immersione nelle nevi perenni dei poli.
Sussulto a mia volta, gemendo ancora per l'improvvisa doccia fredda.
Ecco come raffreddare i bollenti spiriti di un lupo mannaro.
"Oh, Dio... Scusa, scusa, scusa, non volevo... stai bene, Remus?" interrompe l'incantesimo un attimo prima di trasformarmi in una nuova razza di lupo polare.
"S...si. P... p...più o m...meno." balbetto, tenendo il tempo con i denti.
"Mi dispiace, mi sono distratta. Madama Chips mi ha insegnato come fare ma non sono molto brava con gli incantesimi medicamentosi."
"Finchè è durato, è stato perfetto." cerco di rassicurarla, trattenendo a stento i fremiti.
Perfetto, probabilmente un gradino più su di perfetto.
Mi sorride raggiante. Quando sorride così, le si illumina tutto il volto.
Sarà dovuto alle capacità da metamorphmagus?
La sua faccia si adatta a qualsiasi espressione.
Così come il suo stesso corpo.
Se non mi avesse congelato i muscoli, probabilmente ora la prenderei e...
Ma cosa mi viene in mente?
Come posso pensare certe cose su Tonks? E' una ragazzina...
Macchè ragazzina. E' una donna, e se solo potessi...
Che cosa mi prende?
...

Dov'è? Devono averlo messo per forza nella stanza, Silente non può essersene dimenticato.
Eccolo infatti, è sul comodino accanto al letto.
Il mio amico più fidato: il calendario lunare.
"...Merda..."
"Come?"
Accidenti a me, lo ho detto ad alta voce.
"Oh, niente... non ce l'avevo con te, Tonks, scusami. E' ancora mercoledì?"
"Uh? Si. Sono le cinque di pomeriggio. Mi hanno detto che ti sei svegliato questa mattina ma poi ti sei subito riaddormentato. Madama Chips è arrivata verso l'una e ti ha medicato ma visto che doveva tornare subito al San Mungo, mi ha insegnato come fare per continuare a curarti..."
"Mh..." non la sto nemmeno ascoltando, oggi è mercoledì quindi mi restano ancora tre giorni. Ecco spiegati i miei impulsi... 
La luna piena è ormai alle porte.
"Non devi preoccuparti per quello, Remus. Il professor Silente ha chiesto a Piton di prepararti la pozione Anti-lupo qualche tempo fa, l'ho sentito io, prima ancora dell'incidente della finestra. Vedrai che te la porterà in tempo."
Anche tu mi leggi nel pensiero, Nymphadora? Spero di no, visto quello che sto pensando di farti...
No, guarda il calendario lunare, deve aver intercettato il mio sguardo. Sorride ancora.
Con quei capelli rosso acceso e gli occhi verdi mi ricordi...

No. Sei diversa da lei.
Infinitamente diversa.
Non distinguo quella gentilezza, quel profondo rispetto per ciò che giace in me e che neppure io riesco più a ritrovare.
Ella mi leggeva dentro, capiva ciò che neppure io riuscivo a comprendere, vedeva in me emozioni, sentimenti e segreti che nascondevo in fondo alla mia stessa anima.
Un solo suo sguardo bastava ad acquietarmi, un solo sguardo le bastava per comprendere cosa pensavo.
Conosceva ogni mio più intimo segreto, pur amando un altro, pur amando uno dei miei migliori amici.
Nei tuoi occhi leggo solo compassione, Nymphadora, compassione e tristezza.
Sei triste per me, bambina?

Ha abbassato lo sguardo.
La stavo forse fissando?
"Scusami, stavo pensando, non volevo fissarti." le sorrido.
Il mio viso è rilassato. E' bastato davvero solo il tuo ricordo, Lily?
Alza di nuovo gli occhi.
Che cosa ti ha spinta a scegliere proprio quel colore oggi, Nymphadora?
La sto fissando di nuovo, la vedo arrossire ma riesce a sostenere il mio sguardo.
Le sorrido ancora, senza dire una parola.
Percepisco il battito ritmico del suo cuore,  sento il sangue pulsare nel suo corpo, raggiungere a gran velocità le periferie più lontane e tornare al cuore, bisognoso di ossigeno.
Anche il mio cuore accelera i battiti, il mio respiro si adatta al suo.
Il sangue si irradia in tutto il mio corpo con violenza e pressione sempre maggiore.
I nostri cuori pulsano ora all'unisono. Percepisco entrambi i battiti, mi picchiano nel cervello e non riesco ad ignorarli.
Il mio respiro si sta facendo affannoso.
Mi sollevo leggermente sulle braccia, non sento alcun dolore, alcun rumore, posso percepire solo il martellare ritmico che mi invade le orecchie.
Non posso levarle gli occhi di dosso. Voglio...
"Devo andare. Sai, devo aiutare Molly con la cena, poi sta sera ho il turno di notte al..." la sua voce è sbrigativa, sembra quasi che abbia...
"Hai paura di me, Nymphadora? Vuoi scappare?" ringhio d'un fiato, continuando a sorriderle.
"P...paura? No, perchè?" Sorride ma sento la preoccupazione farsi largo nella sua voce; il suo cuore perde un battito.
Continuo a sorriderle, riesco a sollevarmi completamente sulle braccia.
"Non andare via, non ancora." le afferro un polso, mentre si alza. Una scossa elettrica mi attraversa la schiena, cerco di ignorarla ora voglio solo...
"Stai bene, Remus? Mi sembri un pò strano. Vuoi che chiami qualcuno?"
"Vuoi un pubblico, Nymphadora?" sorrido malizioso, mi guarda senza capire.
Sei davvero così ingenua, bambina?
"Sei nella tana del lupo, ricordi?" bisbiglio, per la prima volta i suoi occhi cambiano espressione.
Ti stai spaventando?
La tiro con forza verso di me, cade sul letto e le blocco le spalle sul materasso.
"Ciao" le bisbiglio ad un orecchio, la sento fremere, cerca di spostarsi, cerca di spingermi via ma sono più forte di quel che credi, non mi priverai di quello che voglio.
Stringo le mani sulle sue spalle, la sento gemere, tra poco gemerai per un altro motivo.
"R... Remus... che cosa fai? Mi fai male, lasciami" cerca di divincolarsi, è spaventata, ha le lacrime agli occhi ma non mi importa, la trattengo, sposto il mio peso su di lei.
Non te ne andrai finchè non sarò io a volerlo, Nymphadora.
"Le somigli così tanto..."
Ha un buon odore, ne inspiro la fragranza, sfiorandole il viso con le labbra.
Le respiro sul collo, il suo cuore perde un altro colpo; di questo passo, finirà col fermarsi. Non mi importa, ora voglio solo...
"Voglio assaggiarti, Nymphadora."
Ha gli occhi sbarrati, sembra davvero terrorizzata.
E' buffa, non capisce che la sua paura mi eccita ancora di più?
"Remus... mi... mi fai..."
Sta ansimando, continua a divincolarsi ma con meno forza, sembra si stia rassegnando; sa che sono più forte.
Adoro questa sensazione, adoro quando si rassegnano.
Lei non si era rassegnata, allora. Per questo ero stato costretto a....
Premo le mie labbra contro le sue, prima che altri ricordi spiacevoli mi ritornino alla mente, non voglio pensare, non voglio ragionare, ora voglio solo...
"Voglio divorarti, Nymphadora."
Tiene le labbra serrate e gli occhi spalancati. Strano, mi era sembrato di capire che fossi attratta da me, Tonks, mi era sembrato che ti fossi ormai rassegnata, perchè continui a resistermi?
Le lecco le labbra, lentamente, avidamente.
Chissà perchè tutti dicono che le labbra delle donne sanno di fragola, queste ad esempio non sanno di fragola, sento il sapore del pasticcio di pollo e formaggio di Molly.
"Delizioso" sospiro, baciandole le guance, gli occhi, il collo.
Sta gemendo, la schiena le si inarca leggermente verso l'alto.
Ecco un varco nell'armatura di ghiaccio.
Attacco il collo; lo lecco, lo bacio, lo mordicchio con tutta l'avidità e la foga che ho cercato stupidamente di reprimere fin dal giorno in cui tentai di prenderti, Li...
No! Non devo ricordare o la mia inutile coscienza mi rovinerà il divertimento, come al solito.
Questa sera voglio comportarmi da lupo, questa sera voglio solo...
"Ti voglio ora, Nymphadora."
Le mordo ancora il collo con maggiore irruenza, sento i miei denti affondare nella sua pelle ed immediatamente un sapore acre mi invade la bocca, il mio cuore comincia a battere più velocemente, smetto di respirare e comincio a rantolare.
Cosa mi sta accadendo?
Questo sapore!
Questo sapore mi ricorda qualcosa.
"Delizioso" dico ancora, con la bocca impastata,
Non fai più resistenza, bambina?

Una voce mi rimbomba nella mente *Oh mio Dio! Signorina Evans, signor Lupin! Cos'è successo? Cos'è tutto questo sangue*
Sangue?
Sangue...
"Oddio!"
Mi alzò sulle braccia terrorizzato.
Dio, ti prego, fa che fosse un sogno, solo un orribile sogno. Non posso aver di nuovo...
Guardo in basso...
"No... Per favore no..."
Tonks è sdraiata sotto di me, ha gli occhi chiusi, la testa riversa su un lato, il suo collo è coperto di sangue.
"No... non di nuovo. Tonks apri gli occhi, ti prego. Guardami... Nymphadora parlami... Mi dispiace... ti prego... "
Mio Dio, cosa faccio ora?
Perchè non parli?
Che cosa ti ho fatto?
Senza neppure rendermene conto, mi alzo dal letto e corro verso la porta la spalanco e comincio ad urlare come un pazzo in mezzo al corridoio.
"ARTHUR, AIUTO!!"
Il ritratto della madre di Sirius sta già sbraitando dopo la mia prima sillaba.
Arthur, ti prego fai presto.
Sento un botto improvviso alle mie spalle, mi volto ed inciampo sui miei stessi piedi, due mani affilate mi afferrano per le braccia, impedendomi di cadere a terra.
"Remus, cosa succe..." lo sguardo di Silente si congela, quando cade sulle mie labbra, sul sangue che mi imbratta il mento e il petto nudo; la sua bocca si schiude lievemente.
"Mi dispiace... io..." riesco a balbettare poche parole, prima che il mio stomaco si ribelli a ciò che ho fatto, cado in ginocchio e vomito sul pavimento di legno, piangendo come un bambino.
Il vecchio mago mi lascia solo e corre dentro la mia stanza, per cercare di porre ancora una volta rimedio alle mie azioni.
"Remus! Santo cielo, cosa è successo? Perchè sei qui fuori." E' Arthur, non lo ho sentito arrivare, mi appoggia una mano sulla spalla, dietro di lui sento un fruscio, accompagnato da un sospiro sprezzante, non ho bisogno di alzare la testa, so già di chi si tratta.
"Che cosa hai fatto questa volta, animale?" la sua voce gronda sarcasmo e disprezzo. Lui mi conosce, lui sa che cosa ho fatto, non posso guardarlo in faccia, non riuscirei a reggere il suo sguardo, rimango chinato sul pavimento.
"Severus, presto!!" la voce di Silente giunge dalla stanza vicina, tesa e sbrigativa.
"M... mi dispiace... non... non volevo..." non posso parlare, un altro conato mi sconquassa lo stomaco.
"Remus..." Artur cerca di sollevarmi ma io non collaboro, appoggio la fronte sul suolo e ricomincio a singhiozzare. Dio, è umiliante, sopratutto davanti a Severus, ma non posso farne a meno.
Che cosa ti ho fatto Nymphadora?
Snape corre dentro la camera da letto; vorrei poterlo disprezzare, vorrei odiarlo come lui odia e disprezza me e la mia natura, ma come posso anche solo pensare male di lui? Sta venendo a salvarti, Niymphadora, così come salvò Lily...
Sono io il mostro...
"Remus, calmati. Cosa è successo?"
"Non volevo, Arthur. Non volevo, te lo giuro..."
"...Professor Lupin..."
Questa voce... No, non dovevano portarlo qui.
"Harry..."
Alzo la testa e vengo illuminato dalla luce che filtra nel corridoio, attraverso la porta aperta della mia camera.
"Oh, cielo. Arthur..." Molly mi guarda terrorizzata, afferra con entrambe le braccia la piccola Ginny e la stringe a sè.
"Mio... Da dove arriva tutto questo sangue, Remus?" anche Arthur fa un balzo indietro.
Ora sono arrivati tutti, mi guardano con arie interrogative e tese, in attesa di una mia risposta che non avranno.
Non riesco a parlare, non riesco a distogliere lo sguardo dagli occhi di Harry, così uguali a quelli di Lily...
"Dov'è Tonks?" chiede all'improvviso Ginny, divincolandosi tra le braccia della madre.
Il mio corpo comicia a tremare, non voglio rimanere qui sotto i loro sguardi, vorrei solo poter sparire...
"Che cosa ho fatto...?" ricado in avanti e prendo a colpire con la fronte il suolo, con maggiore forza ad ogni nuova discesa.
Non so perchè lo faccio, non riesco a fermarmi, non sento alcun dolore, forse questo mi aiuterà a svanire...
"Remus, no! Fermati!" Arthur cerca di afferrarmi per le spalle, ma lo colpisco con un pugno sul mento.
"NON TOCCARMI!!" 
Arthur cade a terra, privo di sensi; Molly urla. "Arthur! Santo cielo, è impazzito."
Mi alzo in piedi, sono tutti attorno a me, mi stanno braccando, cercano di essere gentili con me, ma sento la loro paura, sento il loro odio.
Quando scopriranno quello che ho fatto mi vorranno morto, ed io sarò costretto a difendermi; potrei farlo ora, dovrei diifendermi prima che mi attacchino, devo uccide...
"NO! ANDATE VIA! Andate via, andate via, andate via..." c'è il muro dietro di me, mi appoggio, le gambe non mi sorreggono.
"Remus, calmati, siamo noi."
"Alastor, portali via. Ti prego, portali via. Farò del male anche a loro, è inevitabile, portali via. Andate via tutti!!"
"Professor Lupin, che cosa le prende?" Harry si avvicina, perchè si avvicina? No, non voglio ferirlo, non potrei sopportarlo.
"STAI LONTANO DA ME! Potrei farti del male, Harry, come ne ho fatto a Nymphadora. Vi prego, state lontani da me..."
"Nymphadora? Che cosa significa, Remus?" Molly stringe ancora di più le braccia attorno a Ginny, tutti ora mi guardano terrorizzati.
Ron ed Hermione si sporgono a sbirciare nella mia stanza, Moody non mi toglie l'occhio sano di dosso, mentre l'occhio magico si gira all'interno del suo cranio per scrutare ciò che accade nella camera da letto, dove Severus e Silente cercano di salvarla...
"Mi dispiace... non vi avvicinate... Harry stai indietro."
"Cosa è successo a Tonks? Professore, lei non può..." la faccia di Ron ora è sbiancata e risalta ancora di più, incorniciata dai capelli rossi dei Weasley, anche Ron ora sa.
"Oddio..." Hermione si porta le mani alla bocca e mi rivolge uno sguardo di puro orrore, ha visto cosa ho fatto. "Harry, no..." bisbiglia ancora.
Harry mi si avvicina sempre di più.
"STAI INDIETRO!!"  Il lampadario sopra la mia testa, comincia a vibrare pericolosamente, lo fisso con sguardo vuoto, appiattendomi contro la parete.
"D'accordo, d'accordo, professore, resto qui, si calmi." anche Harry fissa il lampadario, alza le mani, cerca di calmarmi ma non posso calmarmi.
"Mi dispiace, mi dispiace mi dispiace..." mi manca l'aria, il lampadario continua ad ondeggiare, cosa mi sta accadendo?
"Potter, allontanati da lui!" la voce di Moody è dura e seria, come non l'ho mai sentita, impugna la bacchetta e mi fissa con entrambi gli occhi
"No" Harry non si sposta, mi guarda dritto negli occhi, ha la stessa espressione cocciuta di Lily.
"Harry, ti supplico, fai come ha detto Alastor. Sono pericoloso."
Sto perdendo di nuovo il controllo, lo sento, il mio cuore batte talmente forte che a malapena sento le mie stesse parole, il lampadario sta per staccarsi, mi cadono dei frammenti di calcinaccio vicino ai piedi.
"Io non ho paura di lei, professor Lupin."
Lo dice con una tale semplicità che arrivo a chiedermi perchè mai qualcuno dovrebbe temermi...
Il lampadario si ferma, il dolore, la stanchezza e il disgusto per tutto ciò che ho fatto, detto e pensato nelle ultime settimane mi investono con l'impeto di un fiume che rompe gli argini. Cado in ginocchio ed Harry mi afferra, mi rifletto per un momento infinito nei suoi smeraldi splendenti, mentre una voce mi invade i pensieri.
*Non mi importa quello che dicono, Remus, io non ho e non avrò mai paura di te*
"Lily... Le somigli così tanto, Harry." Non so se mi ha sentito, ho emesso poco più che un sussurro, socchiude gli occhi e sorride raggiante, come ad accogliere il più grande complimento. "Mi dispiace..."
"Va tutto bene, professore."
L'oscurità mi avvolge di nuovo, appoggio la fronte alla spalla di Harry, sento lacrime calde solcarmi le guance.
"Nymphadora..." riesco a bisbigliare un attimo prima di sprofondare in un sonno di tenebra senza sogni.
Sento la voce di Silente profonda e lontana. "Sta bene, Remus, tranquillo."

 

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Non storcete troppo il naso, Remus è un tantinello fuori dai canoni in questo capitolo, me ne rendo conto, (non che prima non lo fosse) ma ora ha raggiunto l'apice di sopportazione,  dopo questo ha due vie: o si suicida o si dà una svegliata ^_^
Forse sono un pò cattiva con lui... io in verità adoro Remus ma sto cercando di comprenderlo e per riuscirci, ho bisogno anche di delineare il suo lato oscuro, in fondo è pur sempre un lupo mannaro ^_^
Come ho già detto, la fic presenta degli spoiler, fino ad ora non ci sono stati ma dal prossimo capitolo in poi, saranno belli grossi, quindi fate attenzione, uomo avvisato...

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Capitolo 4
*** Tanta strada da percorrere prima di dormire. ***


Come promesso, QUI COMINCIANO GLI SPOILER SUL 6° LIBRO! ATTENZIONE!

Il titolo di questo capitolo è tratto da una poesia di Robert Frost: "Stopping by woods on a snowy evening"

Whose woods these are I think I know.
His house is in the village, though;
He will not see me stopping here
To watch his woods fill up with snow.

My little horse must think it queer
To stop without a farmhouse near
Between the woods and frozen lake
The darkest evening of the year.

He gives his harness bells a shake
To ask if there is some mistake.
The only other sound's the sweep
Of easy wind and downy flake.
The woods are lovely, dark, and deep,
But I have promises to keep,
And miles to go before I sleep,
And miles to go before I sleep.

Che non vi tradurrò, per amor vostro e della poesia stessa. Non so cosa c'entri con Remus ma ho scritto questo pezzo pensando all'ultima strofa.

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Tanta strada da percorrere prima di dormire

 

"Maledetto bastardo!"
"James, calmati..."
"Togliti dalle palle, Sirius! Io mi fidavo di te! Tutti noi ci fidavamo, Remus, come hai potuto?"
"... Mi dispiace..."
"Ti dispiace? Ti dispiace?? Credi che basti questo? Credi che quella faccia da santarellino basti a cancellare ogni cosa? L'hai quasi uccisa, schifoso animale!"
"James... non devi prendertela così... non è stata davvero colpa sua..."
"Non è mai colpa sua, vero? Illuminami allora, Peter, di chi sarebbe la colpa questa volta? Mia? Tua? Di Lily, forse? Si, probabilmente è colpa di Lily che si è fidata di un maledetto Lupo Mannaro, peccato che lei non ne avesse idea!!"
"James... non urlare, potrebbe sentirti qualcuno..."
"Non me ne frega un cazzo! Ha quasi ammazzato la mia ragazza. è giusto che tutti sappiano!"
"No, James, non è giusto. Non puoi incolpare Remus per quello che..."
"Non c'era luna piena, Sirius! Era in sè, era se stesso!! Come puoi difenderlo? Hai visto cosa le ha fatto?? Lo hai visto?"
"Si, James, ma..."
"Ma, cosa? L'ha aggredita, ha cercato di violentarla!! E' così, vero? Era questo che volevi, bastardo?"
"Ma certo che no! Come puoi parlare così? Diglielo, Remus; digli che è stato un incidente. Manca poco alla luna piena e... No, James!"
"James, lascialo! Smettila!"
"Toglimi le mani di dosso, Sirius, o gonfio anche te! Lasciami!!"
"SMETTETELA!"
"... Lily... "
"Adesso basta! Hai chiarito il tuo punto di vista, James, ora puoi smettere di urlare come un pazzo."
"Come un pazzo? Io sto cercando di fargli pagare quello che ti ha fatto, scusa tanto se voglio difenderti da..."
"Oh, che pensiero nobile, mio eroe. Non ti è passato neppure per l'anticamera del cervello che possa difendermi da sola, senza bisogno che tu vada a prendere a pugni chiunque ti capiti a tiro?"
"Hai proprio ragione, infatti ieri sera ti sei difesa davvero bene, giusto? Saresti morta se non ci fosse stato Snivellus!"
"Smettila di chiamarlo così!! Non ti sopporto quando lo fai!"
"Ed io non sopporto te, quando cerchi di difendere tutti, anche se non se lo meritano!"
"Se non fossi così, James Potter, credi davvero che avrei mai accettato di uscire con te?"
"Io almeno non sono un maledetto Lupo Mannaro, Evans!"
"James!"
"Non c'è bisogno che tu lo zittisca. Peter, ormai conosco il piccolo segreto di Remus, ma mi stupisce che tu possa parlare in questo modo di uno dei tuoi migliori amici, James. Forse dopotutto non ho capito davvero nulla di te. Forse ha ragione Severus, forse sei  solo uno spregievole bulletto egoista e pieno di sè!"
"Adesso sarebbe colpa mia?? Ti ha aggredita!! Ti ha quasi uccisa, maledizione!! Ti stupisce che ne sia rimasto sconvolto? Beh allora forse sono io quello che non ha capito nulla di te, Lily!!"


"Ebbene, Remus? Ne sei davvero convinto?"

Non fare il difficile, Albus, ieri è stata l'ultima notte di trasformazione, mi sento uno straccio...
Non ho davvero la forza di combatterti ora.
Le pozioni ricostituenti di Severus non mi fanno alcun effetto, mi sento sempre peggio.
Non starà cercando di avvelenarmi?
Comincio a ragionare come Harry, il problema è solo mio, Severus non c'entra nulla.
Anche se non ci sarebbe nulla di male se cercasse di avvelenarmi, dopo quello che ho fatto.
Tonks...
E' passata una settimana da quando l'ho ferita, si è rimessa completamente, lo so per sentito dire perchè non ho fatto altro che evitarla.
Arthur la tiene lontana da me ed io mi tengo lontano da tutti gli altri...
Non ho più neppure voluto incontrare Harry, è tornato alla Tana, ho saputo che ha ereditato questa casa insieme al viscido Kreacher.
Scusa se ti ho evitato ancora Harry, hai fatto tanto per me pronunciando quelle poche parole; grazie a te ho compreso, grazie a te ho deciso e non tornerò indietro questa volta.

"Ho preso la mia decisione, signore, speravo che lei potesse accettarla."
La sua espressione mi dice qualcosa che già sapevo, fin dal momento che ho partorito questa stupida idea, immaginavo che non sarebbe stato d'accordo.
"Io accetto le tue scelte, Remus, mi domando solo se questo sia il momento giusto per te."
Il momento giusto? Pensi davvero che potrei anche solo prendere in considerazione l'idea di fare una cosa tanto folle, in un altro momento?
"Credo che sia il momento più adatto, signore."
L'unico momento e se mi dici di no ora, non tornerò mai più a proporti una simile pazzia.
"Remus, sei debilitato e stanco. Quello che è successo ti ha segnato parecchio e..."
Un pò come dire che dovrei essere rinchiuso e nutrito a minestrine e semolino?
Avanti, non sono messo così male.
"Si, signore, ma proprio per questo non vedo un momento migliore: fisicamente debilitato, ferito e in visibile stato di abbandono, passerò senz'altro inosservato tra di loro."
Mi accoglierebbero a braccia aperte, se portassi come biglietto da visita il racconto di quello che mi ha segnato parecchio, come se avesse segnato solo me.
Grazie al cielo non ho...
Non posso rimanere qui.
"Remus. ti rendi davvero conto di cosa mi stai chiedendo? Tu sai chi è quell'uomo, sai cosa significhi per te. Sarà pericoloso, molto pericoloso, considerando poi che ancora non sappiamo neppure se è al corrente della tua militanza nell'Ordine." 
Accidenti, sembra sinceramente preoccupato; per tutta la mia vita si è preso cura di me, come diavolo fa a sopportarmi ancora?
"Greyback non fa caso a queste cose, signore, è convinto che ogni lupo mannaro odi o debba odiare il mondo dei maghi per come siamo trattati; crede che tra tutti noi corra una sorta di legame ferino al quale non possiamo rinunciare." 
Ne parlo come se non ne fossi convinto anche io, qualche notte fa però... 
"Nel mio caso, sopratutto... beh, lo sa."
"Si lo so, Remus, ed è proprio questo che più mi preoccupa."
Non ti fidi della mia lealtà, è così?
Dopo quello che è successo, come potresti?
"Non ho intenzione di tradirla, Silente, neppure se me lo chiedesse il mio sire. Devo a lei, professore, molto più di quanto debba a chiunque altro, di certo non mi lascerò invaghire dalle parole dell'essere che mi ha donato questa vita a metà."
Odio lui molto più di quanto abbia mai sperato di odiare chiunque altro.
Lo odio dal giorno in cui saltò fuori da quel maledetto cespuglio, lo odio da quando le sue zanne mi lacerarono le carni, mi spezzarono le ossa, distrussero la mia vita, trasformandomi in un uomo a metà, disprezzato ed odiato a mia volta.
Ti odio con tutto me stesso, Fenrir Greyback.
"Non temo questo, Remus." sospira accigliato, mi fissa come se cercasse di  guardarmi attraverso; mi sento un idiota, non riesco a resistere, abbasso lo sguardo su di un interessantissimo lucchetto di rame posto sulla scrivania.

Chissà cos'è quel fregio? Sembra un leone; quale mente malata potrebbe mai pensare di mantenere un lucchetto come quello come soprammobile... ?

"Remus?" Silente, vedendomi distratto, mi richiama alla realtà per l'ennesima volta.
Alzo lo sguardo di scatto e mi perdo di nuovo nel cielo dei suoi occhi magnetici.
"Non temo un tuo tradimento, Remus, tutt'altro... Temo che tu possa lasciarti trascinare dalle tue emozioni represse, da ciò che provi per colui che ti ha reso un mannaro. Temo che tu possa agire sconsideratamente e mettere di nuovo in pericolo te stesso."
Lo odio quando fa così; perchè è sempre così maledettamente schietto?
La mia noiosa e fastidiosa coscienza ora parla con la voce di Albus Silente?
Dannazione...
"Io non ho emozioni represse, ho accettato quel che è successo ormai."
Remus, sei un idiota, come puoi pensare ancora di potergli mentire così?
Inarca un sopracciglio, piega la testa da un lato, ha la tipica espressione del *certo come no, ragazzino, ora tira fuori la cioccolata che hai rubato* .
"Credo invece che non sia così, Remus. Credo che tu abbia un groviglio di emozioni represse, credo che tu non sia ancora riuscito a superare ciò che ti è accaduto." sospira teso. "Non sono certo che tu sia pronto ad affrontare Greyback, non ancora Remus, mi dispiace."
Viva la sincerità. Mi hai appena estratto le viscere senza anestesia, le hai masticate, le hai risputate e me le hai rimesse dentro capovolte; complimenti, Albus. Chi sarebbe ora il lupo mannaro tra noi due?
Si alza; vuoi lasciarmi qui così?
"No, senta... Non se ne vada, mi dia ancora dieci minuti."
Aspetta, ti prego, non posso restare qui...
"Mi dispiace, Remus, devo tornare ad Hogwarts; tra una settimana cominceranno le lezioni e devo..."
"D'accordo, d'accordo. Ha ragione, io sono un idiota, è vero. Ho represso per tutta la vita emozioni che non capivo, ho cercato di stare al gioco del mondo magico, ho cercato di farmi accettare, di ignorare coloro che mi sfuggivano e, lo sappiamo bene entrambi, non ci sono affatto riuscito. Sono un reietto, un derelitto, un patetico ex insegnante che cerca di sopravvivere facendo lavoretti da elfo domestico."
Che diavolo sto dicendo?
"Remus..."
Lasciami finire, ora che ho cominciato voglio andare avanti.
"Ho perso le uniche persone che mi accettavano senza remore, gli unici amici con cui mi sia mai sentito a mio agio, con cui non abbia mai sentito la necessità di reprimermi e questo mi ha scosso, non posso dire che non sia così, mi ha costretto a rivivere dei momenti orribili, dei ricordi spaventosi. Mi sono ritrovato da solo ad affrontare una realtà che fino poco prima avevo semplicemente ignorato, parlo della mia stessa natura, Silente. Grazie ai miei amici ho vissuto la mia adolescenza affrontando ogni mese, ogni luna piena con nuove speranza, con serenità, nonostante tutto,  poi improvvisamente tutto è finito, così come era cominciato. Per tanti anni, dopo la morte di James e Lily, non ho fatto altro che fingere di essere qualcun altro, ho cercato di dimenticare la mia vita ad Hogwarts, ho cercato di reprimere la mia essenza, finchè il ritorno di Sirius non mi ha fatto tornare a vivere. Mi ha mostrato di nuovo la luce, quella piccola porzione di cielo a cui avevo diritto ma che avevo sfuggito per non soffrire. Ma ora anche Sirius è morto e con lui è morta una parte di me. Non volevo soffrire di nuovo, così ho pensato di poter tornare indietro, di poter essere di nuovo l'ombra di me stesso, di poter abbandonare tutto questo, la battaglia e tutti voi, un'altra volta; ho pensato che sarebbe stato facile, dato che lo avevo già fatto ma non è stato così, non ci sono riuscito. Forse per Harry, per Tonks o forse per Lily, non lo so neppure io il perchè, quello che so è che non voglio più nascondermi, Albus, non voglio più fuggire me stesso. Ora lo ho capito e voglio dimostrarlo a lei quanto a me stesso. Ho bisogno di agire, ho bisogno di dimostrare all'Ordine che posso ancora esservi d'aiuto, ho bisogno di dimostrare a me stesso di essere ancora in grado di controllarmi nonostante le mie pulsioni."
Era davvero questo quello che volevo dire? Sono davvero questi i miei sentimenti? Le parole mi sono uscite di bocca senza freno, che cosa significa?

Continua a guardarmi serio, forse soppesa le mie parole, forse pensa che sia all'altezza della missione o, più probabilmente, mi considera solo un lupo mannaro uscito di senno...
Tanto vale arrivare al sodo.

"Io lo odio, preside, odio Fenrir Greyback con tutto me stesso. Immagino che sarebbe quanto meno infantile ora negarlo, ma per Fenrir l'odio è il punto fermo che guida tutti noi, egli si aspetta da me questo sentimento, dunque non sarebbe d'intralcio con la missione."
"La missione, Remus? Si tratta solo di questo?"
"..."
Come fai a leggermi dentro con tanta facilità?
"Cosa c'è di più importante?" riempo il silenzio con una frase banale, alzando le spalle e fingendo di non comprendere ciò che intende.
Il cuore mi rimbalza appena sotto il pomo d'Adamo, Silente mi fissa accigliato ma non parla.
Che senso ha mentire? In fondo fino ad adesso sono stato sincero sia con lui che con me stesso, è tempo di continuare ad esserlo.
Potrei segnare questo giorno sul calendario: Remus J. Lupin sincero per più di dieci minuti in una sola giornata, memorabile.

"No. Non si tratta solo di questo... Io... E' cominciato tutto con Greyback, Silente, in un certo senso io sono parte di lui e lui è parte di me. Ho bisogno di incontrarlo, dopo ciò che mi è accaduto la settimana scorsa, ho bisogno di capire se sono come lui: un mostro, un pericolo per..."
"Ognuno di noi è ciò che sceglie di diventare, Remus. Non importa ciò che siamo, importa solo ciò che facciamo. Solo il modo in cui agiamo, messi di fronte alla vita, può decidere il nostro destino."
"Ho aggredito Tonks, così come avevo aggredito Lily, senza che ci fosse la luna piena. Questo mi sembra un buon motivo per dubitare di me e delle mie azioni, preside."
Silente mi si avvicina, mi posa le mani sulle spalle e mi fissa serio, con la fronte a pochi centimetri dalla mia; esattamente come aveva fatto vent'anni fa: il giorno dopo quell'orribile notte, quando sentivo ancora l'odore acre del sangue di Lily invadermi le narici.

"Hai mai mangiato una gelatina esplosiva, Remus?"
...Eh?
"Scusi?"
Si è bevuto il cervello?
"Una gelatina esplosiva, ne andavo matto da giovane. Sai, l'effetto della gelatina esplosiva si espande dalla bocca attraverso il palato. L'esplosione, che avviene a contatto con la saliva, conferisce alla gelatina stessa un sapore frizzantino e inebriante, tuttavia, con la mia solita sfortuna, ne mangiai una difettosa: essa non mi esplose in bocca ma ebbe un effetto ritardato, esplose solo  una volta che ebbe raggiunto lo stomaco e... beh, il risultato fu che dovetti passare una settimana buona in un letto d'ospedale. Capisci quello che voglio dirti, Remus?"

...Non ne sono sicuro...

"Ciò che ti è accaduto, oggi come allora, non ha nulla a che vedere con la tua natura di lupo mannaro, ha a che vedere solo con te, con ciò che provi dentro te stesso. Vedere Fenrir Greyback non ti condurrà a nessuna risposta, Remus, le risposte che cerchi puoi trovarle solo qui dentro." mi appoggia una mano sul petto.

La porta dello studio si apre con uno scatto che mi fa sobbalzare, rischio di atterrare il vecchio mago con una testata.
"Silente, dobbiamo andare... Oh siete con... lui..."
"Ciao, Severus" 
Guarda un pò chi si rivede...
"Lupin. Aggredito nessuno oggi?"
Quanto sei spiritoso, Snivellus.
"... No..."
"Beh, la giornata non è ancora finita, non è così, Lupin?"
No, infatti, non è ancora finita...
"Adesso basta, Severus, per piacere. Vorrei parlare ancora un istante con Remus, potresti aspettarmi fuori? Arrivo subito, grazie."
"Si, signore."
Severus esce, non prima di avermi lanciato un' altra occhiata sprezzante.
Come biasimarti? Ti ho quasi ucciso, quando eravamo ragazzi.
"Scusalo, Remus; dopo quel che è accaduto, è un pò sulla difensiva, tutto qui. Non devi prendertela."
Sulla difensiva? Questo si che è un eufemismo...
"... non ha tutti i torti..."  borbotto, come un bambino scemo, ripensando a ciò che ho fatto a Nymphadora.
Silente sospira, mi fissa con uno strano sguardo.
"Signore, Tonks non avrà... effetti collaterali... ?"
"No, Remus, non preoccuparti, era solo una ferita superficiale e il tempestivo intervento mio e di Severus ha evitato qualunque complicazione."
Sospiro sollevato.
Era una cosa che sapevo già ma avevo bisogno di sentirmelo dire direttamente da lui.
Perdonami, Nymphadora.
Grazie, Severus, ti devo di nuovo la mia anima...

Per l'ennesima volta da quando conosco Albus Silente, alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare i suoi occhi che mi scrutano attenti; per l'ennesima volta sussulto leggendovi quella profondità e saggezza infinita.
Devo dirglielo, per quanto possa sembrare falso, devo dirglielo...
"Mi dispiace, signore..."
Sto bisbigliando, perchè è così difficile?
*Mi dispiace.* Quante volte lo ho detto nella mia vita? Perchè ora sembra tanto diverso?
"Quello che le ho detto la sera dell'incidente con la finestra, quello che ho fatto... Io non volevo. Non ce l'avevo davvero con lei."
"Lo so, non preoccupartene. Nonostante l'età e gli acciacchi, sono ancora in grado di capire quando un uomo è sconvolto, Remus." sorride, per la prima volta noto la sua mano destra, è completamente nera come se fosse bruciata o... marcita...
Che diavolo gli sarà successo?
"Preside, la sua mano..." nota il mio stupore, la mano scompare di nuovo nelle larghe maniche della veste.
"Non è brutto come sembra." alza le spalle, ho come l'impressione che ora sia lui il bugiardo.

"Ebbene, Remus, ho cercato di persuaderti e spero di esserci riuscito ma ora sono costretto a chiederti: hai cambiato idea? Vuoi ancora abbandonare il Quartier Generale?"

Mi ha colto alla sprovvista, cerca di distogliere la mia attenzione dai suoi guai?
Ci è riuscito, devo dire. Sono ancora convinto di quel che gli ho chiesto?
Temo di si, non ho cambiato idea.
"Si, signore, come le ho detto ormai ho deciso. E' qualcosa che farò, in un modo o nell'altro. Se rimanessi qui, non risolverei nulla, ho ancora tanta strada da percorrere, tante domande cui trovare risposta. Speravo solo che questa mia ricerca potesse coincidere con il bene dell'Ordine e della nostra causa comune contro Voldemort."
Volevi la verità? Eccotela, chiara e concisa. Non voglio farlo solo per l'Ordine, ma anche per me.

* Remus, per una volta prova a pensare solo a te stesso. *
Lo sto facendo, Lily, a modo mio, certo. Cerco di adeguare il bene degli altri alle mie necessità. Che vuoi farci? Sono ancora il caro, dolce ed altruista Remus dopotutto.

"Se questo è il tuo volere, Remus e se le mie parole non ti hanno fatto cambiare idea, sono propenso ad accettare la tua richiesta. Purchè tu stia molto attento."
"Lo sarò, non voglio suicidarmi, Silente..."
Ho ancora qualcosa da fare, sembrerà strano dopo quello che ho pensato in questi giorni ma ho deciso, non voglio mollare, non ancora.

"Riferirai a me ogni cambiamento, ogni volta che ti sarà possibile. Dovrai vivere alla macchia, Remus., lontano da tutto e da tutti.  Visto il tuo legame con lui, probabilmente sarai a stretto contatto con Fenrir, solo egli nella tribù di mannari ha la possibilità di accogliere nuovi membri ma non dimenticarti mai che egli ti conosce, non mentire non inventarti storie insensate, raccontagli ciò che già sa sulla tua natura, sulla tua famiglia ma non andare oltre, ricordati che egli può conferire con Voldemort attraverso i suoi Mangiamorte, e tra di loro c'è Peter, egli ti conosce meglio degli altri, sa chi sei e potrebbe venire inavvertitamente a conoscenza di particolari pericolosi. Se ti scoprissero, Remus, non potremmo far nulla per aiutarti."
"Sarò cauto, Silente, si fidi di me."
"Mi fido, ragazzo mio, mi fido ma stavo tentando ancora di dissuaderti. Che vuoi farci? Nonostante tutto la mia abitudine di proteggere i miei studenti non..."
"Non sono più un suo studente, preside, voglio rendermi utile."
Ed andare via da questa casa, ma questo è un particolare di minor conto.
"Bene, ora devo proprio andare, stabilirò i dettagli discutendone con Severus, egli conosce meglio di me i movimenti di Grayback. Entro sta sera tornerò da te; preparati, potresti partire già domani, Remus."
Il mio cuore si ferma, mi sento come dopo un'improvvisa doccia gelata.
E' fatta allora. Partirò per unirmi ai miei simili, ai seguaci di Grayback, l'uomo che mi ha cambiato, l'uomo che mi ha distrutto, il lupo mannaro che adora i bambini...
"Oh, Remus..." Silente si ferma un attimo prima di raggiungere la porta dello studio che un tempo fu del padre di Sirius.
"Non andartene senza salutarla, non sarebbe carino da parte tua." mi strizza l'occhio con fare scherzoso.
...
Ma di che diavolo sta parlando?
Non faccio in tempo a chiederglielo, scompare con un fruscio dietro la porta.
Rimango immobile al centro della stanza, assorbo lentamente il senso di ciò che ho appena ottenuto, immaginando come sarà la mia vita a partire da domani.
Non ho mai incontrato un altro lupo mannaro, prima d'ora. A parte Grayback, ovviamente. Che cosa accadrà? Che cosa sarò costretto a fare?
"Remus?"
Sobbalzo per l'ennesima volta coma colpito da un fulmine. Possibile che il suono del mio stesso nome possa spaventarmi tanto?
No, non è il mio nome, è il suono di quella voce...
"...Nymphadora..."
Silente ha lasciato la porta socchiusa, lei probabilmente aspettava da un pezzo in corridoio, è entrata senza che me ne rendessi conto.
Bello scherzo che mi hai tirato, Albus. Ora capisco a chi ti riferivi.

 

 

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Grazie infinite a Daewen, Nausiccaa, Sally ed Elly per i commenti, sono contenta che questa storia vi piaccia; mi sta coinvolgendo più di quanto mi aspettassi. In questo capitolo forse i pensieri di Remus sembrano un pò caotici, lo ho notato anche io, ma è dovuto al fatto che una buona parte l'ho scritta di getto e risistemata in seguito, devo dire che l'effetto finale a me piace, rende ancora l'idea della confusione. 

Qualcuno di voi ha mai mangiato gelatine esplosive? XD Amo Albus quando fa queste uscite.

Il capitolo 5 si intitolerà "Non posso". Perchè... beh, aspettate e lo scoprirete! ^_-. Dae.

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Capitolo 5
*** Non Posso ***


Quinto capitolo, c'è poco da dire, Remus e Tonks si reincontrano una settimana dopo l'aggressione.  Fatemi sapere se vi sembra troppo melensa, o troppo poco.

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Non posso.

"Dovresti tornare in infermeria... "
"Sto bene, non preoccuparti, Remus."
"Mi dispiace, Lily..."
"Non è stata colpa tua."
"Invece si! Ha ragione James, non posso continuare a nascondermi dietro le solite scuse, è stata colpa mia, avrei dovuto agire in modo più responsabile. Sapevo quel che mi stava capitando, eppure non ho fatto nulla per evitarlo. Sono un pericolo per te e per tutti qui ad Hogwarts... forse dovrei..."
"Non finire neppure la frase, Remus, o giuro che sarò io a prenderti a pugni!"
"Lily..."
"Perchè? Dannazione, Remus, perchè diavolo devi essere così? Perchè devi sempre e solo pensare alla salute degli altri? Lo hai fatto anche prima con James, lui ti ha colpito e tu non hai alzato un dito per difenderti. Perchè fai così?"
"Lily... io ti ho..."
"Non mi interessa quello che hai fatto, Remus! E' stata anche colpa mia, avevo dei sospetti su di te e ti ho provocato soltanto per provare le mie teorie. Sono stata una stupida."
"Lily... non.."
"Rispondi ad una semplice domanda, Remus, per una volta prova a pensare solo a te stesso. Cosa otterresti se lasciassi Hogwarts ora? Che cosa ci guadagneresti tu, se abbandonassi tutti i tuoi amici qui, solo per paura di poter fare del male a qualcuno di loro?"
"La vostra salute, Lily."
"Ma non la tua, Remus. Pensaci, tu soffriresti più di tutti noi, se ora te ne andassi. Hai paura di ferire chi ti sta vicino? Beh, ti confido un piccolo segreto, Remus Lupin, non c'è bisogno di essere un Lupo Mannaro per ferire coloro che ami, ma nessuno sceglie spontaneamente di rinchiudersi per evitare contatti umani, quindi perchè diavolo dovresti farlo tu?"
"Lily, è diverso, io sono..."
"Io ti conosco e so perfettamente chi sei. Non mi importa un accidente di quello che dicono, Remus, io non ho e non avrò mai paura di te."



"Remus"
Oggi i suoi capelli sono verdi, di un verde brillante, come l'erba bagnata di rugiada ed illuminata dalle prime luci dell'alba.
"Ciao... Stai bene?" balbetto come un idiota, distolgo lo sguardo da lei, non riesco neppure a fissarla negli occhi ma sento i suoi posati su di me.
Perdonami Nymphadora.
"Si, non preoccuparti."
Già, *non preoccuparti*, quante volte me lo sono sentito ripetere?
"Io... devo andare, sono contento che tu ti sia rimessa..."
Le passo accanto, evitando di incrociare il suo sguardo.
Perdonami Tonks.
Raggiungo la porta, la mia sola via di fuga, una volta fuori di qua, potrò correre come un pazzo fino alla mia stanza o meglio ancora, smaterializzarmi. Si, perchè no?
Mi smaterializzerò e raggiungerò la mia stanza.
Sono stato un pò brusco, l' ho sentita trattenere il fiato mentre le passavo accanto.
Starà pensando che possa aggredirla di nuovo?
Forse dovrei farle capire che non ho intenzione di...
No, non mi importa, sarà meglio per lei se deciderà di allontanarsi da me.
Considerami un mostro Nymphadora, considerami un pazzo.
Non voglio parlarti, bambina, non voglio sentire di nuovo quelle sensazioni.
Abbasso la maniglia e spingo la porta.
Dannazione perchè non si apre?
Silente non ci avrà...?
No, idiota, quando sei dentro una stanza, per aprire una porta devi tirarla, non spingerla.
Tiro la maniglia verso di me, finalmente si apre la mia via d'uscita.
Faccio un passo indietro un attimo prima che il massiccio mogano mi colpisca sul naso.
Bene, ora mi basta muovere un piede e sarò fuori.
"Remus..."
Il cuore mi salta in gola quando sento la sua mano posarsi sul mio braccio.
Mi afferra dolcemente ma con fermezza, mi rispinge indietro nella stanza e si richiude la porta dietro le spalle, appoggiandovisi.
La guardo accigliato, mentre una goccia di sudore freddo mi scivola lungo la schiena.
Che cosa le prende? Dovrebbe aver paura di me, dovrebbe odiarmi dopo quel che ho tentato di farle, perchè ora...
"Vuoi davvero andare via? Silente mi ha detto che vuoi lasciare il quartier generale; è vero, Remus?"
Mi guarda dal basso in alto, il suo volto è piegato in un buffo quanto incantevole broncio.
...Incantevole?
"Si, Nym... Tonks, è vero, forse partirò domani stesso. Devo fare un lavoro per l'Ordine."
E mettere quanta più strada possibile tra te e me, perdonami.
"Beh... ora devo andare, io devo mettere in ordine alcune cose e... stabilirne altre..."
Remus, sei un idiota; *stabilirne altre*?
Che diavolo significa?
Che cosa mi è venuto in mente?
Faccio un passo avanti, cerco di riafferrare la maniglia ma lei si sposta e la copre col suo corpo, ora è appoggiata alla porta, non potrei comunque aprirla, a meno di non spintonarla per terra.
"Ho bisogno di parlarti, Remus e questo tua stupida mania di evitarmi, comincia a darmi sui nervi."
La sua voce si è improvvisamente alterata.
E' arrabbiata con me.
Non ha paura, è solo infuriata.
Già, me lo dimentico sempre, in fondo è un Auror, ha trascorso tre anni di accademia ad imparare come eliminare quelli come me, perchè mai dovrebbe temermi?
Attento, Remus, qui finisce male...
La fisso di nuovo negli occhi. D'accordo, vuoi vendicarti? Fà pure ma voglio guardarti in faccia, mentre lo fai.
Che strano il colore che ha scelto oggi, mi fa venire i brividi. Capelli verdi ed occhi dorati, sembra una ninfa dei boschi.

Una ninfa infuriata con un lupo.

"Stavi male, per colpa mia. Non volevo disturbarti."
"Sto benissimo, Remus e stavo benissimo già cinque giorni fa, quando sono rientrata da lavoro e tu ti sei smaterializzato fuori dalla cucina giusto un attimo prima che io vi entrassi."
"Già... beh... dovevo fare una cosa..."
Convincente Lunastorta, davvero convincente...
"Cosa? Autocommiserarti? Beh, avresti benissimo potuto continuare a farlo anche in mia presenza."
Il suo tono è duro, il suo sguardo di ghiaccio, gli occhi dorati le brillano come non li ho mai visti.
Che cosa dovrei rispondere?
*Hai ragione, prestami la tua spalla su cui piagere la mia vita?*
"Io non mi autocommisero..."
...o forse si?
"Davvero? Da quando è morto Sirius, non hai fatto altro che nasconderti, Remus, non ti riconosco più. Sembra quasi che tu abbia paura di noi."
Ma che cavolo sta dicendo? Si comporta come se non avessi...
"Ho cercato di ucciderti, Nymphadora; anzi no, meglio ancora, ho cercato di violentarti ed ho rimediato ferendoti a sangue! Io non ho paura di voi, ho paura di me stesso e voi dovreste averne altrettanta, dannazione!"
Perchè non capisci? Perchè mi costringi a dire queste cose ad alta voce?
"Nessuno ha paura di te, qui dentro, Remus, vuoi capirlo o no? Vuoi sapere qual è l'unica cosa che davvero ci terrorizza? Vuoi saperlo?"
Ha fatto un passo avanti, mi ha afferrato le spalle ed ora mi scuote come se fossi una bambola di pezza.
I capelli corti le scivolano disordinatamente sulla fronte e sugli occhi, non fa nulla per allontanarli, mi guarda con rabbia, quasi con disprezzo.
Non sai quanto mi faccia male questo tuo sguardo, Nymphadora.
"L'unica cosa che ci spaventa è che tu possa davvero essere così tanto stupido come sei parso in queste settimane! Ti sei comportato come se fossi stato l'unico a soffrire per la morte di Sirius, come se ti ritenessi completamente solo, immerso nel tuo dolore, nella tua disperazione. Beh non hai pensato neanche una volta a noi? Credi che nessuno di noi abbia provato mai qualcosa di simile? Credi che nessuno ti noi ti sarebbe stato vicino se solo tu ti fossi fatto avanti?"
No, non ci ho mai pensato...
Stranamente le tue parole mi hanno colpito, sento un nodo formarmisi in gola. Apro la bocca; vorrei risponderti, vorrei urlarti in faccia ciò che provo, ciò che davvero mi ha spinto a questa decisione ma non riesco a parlare.
"Noi siamo qui, Remus, siamo ancora vivi e siamo tuoi amici. Dovresti fidarti di noi, dovresti accettare il nostro appoggio ed il nostro a... affetto... Non puoi decidere di punto in bianco di mollarci qui, come se non ti importasse nulla di noi, come se tutto quello che c'è stato non...."
La sua voce si spezza, abbassa la testa, e fissa i bottoni della mia camicia.
Predo fiato, devo parlare, ormai è giunto il momento di essere franchi.
"E' vero, hai ragione, ho anche voi. Sirius era l'ultimo dei miei più vecchi e cari amici ma non era l'unico. Credo sia tutto qui il problema: ora ho paura di perdere anche voi.
L'idea di essere davvero l'ultimo mi dava almeno una certezza, Nymphadora, non avrei perso più nessun altro, non sarei sopravvissuto a nessun altro amico. Ho pensato che ignorandovi e chiudendomi nel mio dolore, voi vi sareste allontanati da me, ho cercato di..."
Quello era un singhiozzo?
Stai piangendo, Nymphadora?
Abbassa la testa fino a poggiare il mento sul proprio sterno, non vuole che la veda piangere.
Sono stato io? E' per qualcosa che ti ho detto?
Le afferro il mento con due dita e la spingo delicatamente a guardarmi di nuovo negli occhi.
Ha il viso rigato dal pianto, singhiozza come una bambina, mantenendo il labbro inferiore leggermente in fuori.
Le sorrido gentilmente, le asciugo con le dita le lacrime che continuano a solcarle il volto.
"E' colpa mia..." bisbiglia, i singhiozzi riprendono più forti.
"No, è una mia scelta, tu non..."
"Sirius è morto per colpa mia, Remus ed ora tu vai via per colpa mia. Sono un disastro, lo so ma non volevo che capitasse tutto questo, devi credermi. Se solo fossi stata più veloce, se avessi atterrato immediatamente quella maledetta strega, ora Sirius sarebbe qui, tu non soffriresti così tanto e non avresti deciso di andartene. E' colpa mia..."
Scoppia a piangere, mi si butta letteralmente tra le braccia ed affonda il viso nel mio petto.
Sento il calore delle sue lacrime, il tepore del suo corpo, il profumo dei suoi capelli; li accarezzo senza neppure rendermene conto.
"No, tu non c'entri nulla, Nymphadora. Non è stata colpa di nessuno, è successo e basta. Tutti sapevamo a cosa andavamo in contro, poteva capitare a chiunque di noi, non è stata colpa tua."
La stringo a me e si calma leggermente.
Ti sto abbracciando così, dopo averti quasi uccisa, Nymphadora, davvero non hai paura di me?
Alza la testa, come a rispondere alla mia domanda inespressa, appoggia il mento sul mio sterno e mi fissa, con gli occhi ancora gonfi di lacrime.
"Non andare via..." bisbiglia.
"Devo andare, Nymphadora, ho un compito da svolgere per l'Ordine. Tornerò ogni volta che mi sarà possibile, non posso certo lasciare Alastor ed Arthur da soli in balia della perfida signora Black." le strizzo l'occhio con fare scherzoso, lei non ride, non sorride neppure.
"Rimani qui..." sussurra ancora. "...con me..."
Se fossi uno di quei cartoni animati babbani, ora la mia mandibola si staccherebbe e cadrebbe al suolo, accompagnata da un sonoro STOCK.

Era questo che intendevi?
La fisso senza capire; no, in realtà capisco ma preferisco fingere che non sia così.
"Io... non... non posso, Tonks... non è il caso..."
Poche parole per spezzare un cuore.
Cerco di allontanarla delicatamente ma con decisione, non voglio che si faccia strane idee.
"Devo andare ora, davvero. Mi dispiace..." Allungo di nuovo una mano verso la maniglia, la porta ora è libera... è così vicina mi basta poco per poter finalmente scappare, lasciarmi alle spalle...
"Io ti amo, Remus."
Mi immobilizzo come colpito da un Avada Kedavra.
Possibile che possa fare così tanto male?
Per la prima volta nella vita, sento dire queste parole rivolte a questo nome, da una persona che mi conosce, che sa davvero chi e cosa sono, dovrei esserne felice, dovrei esserne lusingato.
Perchè allora l'unica sensazione che provo è di dolore?
Perchè mi sento come se mi stessero strappando il cuore?
"Mi hai sentita? Io mi sono innamorata di te, Remus!"
"Ho sentito..." mi volto lentamente e, con gran fatica, sfoggio il mio miglior sorriso da professorino comprensivo.
Deve capire che non voglio farle del male ma che non ci può essere nulla.
"Io non sono la persona che fa per te, Nymphadora."
Meriti molto di più...
"Hai subito un forte trauma, che io stesso ti ho causato, non voglio e non posso approfittarmene, lasciandoti commettere un così grande errore."
"Errore? Non c'è nessun errore, Remus! Ti amo, vuoi capirlo? Non voglio perderti, non voglio che tu..."
"Non mi ami davvero, bambina. Non puoi amarmi davvero, non dopo quello che ti ho fatto. Stai solo attraversando un momento di confusione che..."
"Non sono confusa e non mi interessa quello che hai fatto, perchè so che non eri davvero tu. Io provavo queste emozioni già da prima, per questo volevo starti vicina, per questo volevo aiutarti a superare la morte di Sirius. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo ma ora... ora che vuoi andartene... Non guardarmi così, non trattarmi come se fossi una ragazzina! Io so cosa provo, Remus, so cosa ho sentito davvero quando mi hai ... Anche tu hai provato qualcosa! Lo so, lo ho sentito, lo ho visto nei tuoi occhi!"
Scusami, devo farlo...
"Quello che hai sentito quella notte... Quello che ho provato non dipendeva da te, non erano emozioni che provavo per te. I tuoi capelli, i tuoi occhi, quella gentilezza, la tua premura nei miei riguardi mi hanno ricordato una persona, una donna che ho amato molto tempo fa e che ho perso, è stato solo il ricordo di lei a risvegliare una parte di me che avevo sempre tentato di reprimere. Mi dispiace, Tonks, io non provo per te quello che pensi; ti voglio bene, questo si e ti sono grato per essermi stata vicina, ma non c'è altro."
Si, c'è ancora qualcosa: sono un verme.
Rimane immobile, abbassa di nuovo la testa, ora è lei che si rifiuta di guardarmi negli occhi.
E' meglio così, Nymphadora, con il tempo lo capirai.
Non aggingo altro, afferro di nuovo la maniglia ed apro ancora la porta.
"Scusa..."

Improvvisamente fa un passo verso di me, altrettanto improvvisamente mi ritrovo le sue braccia intorno al collo.
Cerco di allontanarla, questa volta con più fermezza ma non riesco ad afferrarle i polsi che già spinge di nuovo con tutto il corpo contro di me.
Sento una sensazione di tepore invadermi, il suo profumo mi riempie ancora una volta le narici: è dolce e leggero ma inebriante.
No! Non devo pensare a questo, non devo pensare a lei in questi termini, devo solo...
Si alza in punta di piedi, appoggiandosi al mio torace e, senza una parola, mi bacia.
Sento le sue labbra morbide ed umide poggiarsi sulle mie, quasi timidamente.
Il cuore mi rimbalza in gola, un brivido mi percorre la schiena, quando le sue mani mi scivolano sul petto e mi afferrano la camicia.
E' sbagliato, lo so che è sbagliato, dovrei allontanarla, dovrei...

Ha gli occhi chiusi ed il volto piegato in un'espressione così seria e concentrata che, se non mi trovassi in questa situazione, probabilmente mi farebbe sorridere.
Sei sempre stata così bella?
Rimango immobile.
Non è giusto, non posso farlo, io non provo per lei quello che desidera, non posso...
Senza pensarci le afferro il viso, ha la pella liscia, morbida e calda.
E' così calda...

E' solo un bacio, che ci può essere di male in un bacio?

Chiudo gli occhi e rispondo a quel timido abbraccio; lentamente la mia lingua scivola sulle sue labbra, assaporandole; lentamente si insinua tra di esse.
Sento il suo corpo irrigidirsi tra le mie braccia, quando le mie dita le scivolano dietro la nuca, come se non si aspettasse da me una simile risposta.

Non farti strane idee, è solo un bacio, niente più che questo.

La sua incertezza dura solo pochi istanti, con un sospiro si stringe ancora di più a me, mi cinge di nuovo il collo con le braccia.
Quando le sue dita affondano nei miei capelli, un altro brivido mi percorre la schiena.
Un altro brivido, un'altra risposta.
La spingo contro la porta che si richiude con uno scatto sotto il nostro peso.
La bacio con trasporto, con passione, mentre le mie mani si fanno strada sul suo corpo, si insinuano sotto i suoi vestiti, cercano il contatto con la pelle nuda.
Quando finalmente le mie dita trovano un varco, affondano incontrollate nella pelle calda.
Appena la sfioro, geme e rabbrividisce; devo avere le mani gelide.
"Scusa..." bisbiglio, interrompendo il contatto con le sue labbra solo per riprendere fiato.
Scuote la testa, senza neppure aprire gli occhi, le sue mani scendono di nuovo sul mio torace, ad attaccare i bottoni della camicia.
Ancora un brivido, più simile ad una scossa elettrica, mi attraversa il corpo, facendomi fremere come un adolescente alle prime esperienze, non appena le sue labbra si posano sul mio collo, sulla mia gola, sul mio petto. Ora sono le sue mani che esplorano il mio corpo, affondano delicatamente sotto la camicia, mentre con le labbra segue linee invisibili attraversandomi il torace, prima di tornare a cercare la mia bocca, i miei baci.
La afferro per i fianchi e la sollevo lievemente, spingendomi ancor più contro di lei e contro la porta , la bacio con maggior impeto, la sento ansimare, mentre il suo seno si alza e si abbassa, premendo ritmicamente contro il mio pettto.
"Remus..."
Non mi è mai piaciuto così tanto sentir pronunciare questo nome.

Questi vestiti babbani sono d'impiccio, se solo raggiungessi la mia bacchetta, potrei farli sparire più in fretta; quest'attesa potrebbe uccidermi.
Ansimo, il cuore sembra volermi esplodere nel petto, finchè una sola parola, un solo nome che mi affiora sulle labbra in un gemito, è sufficiente a farmi realizzare cosa mi sta accadendo, cosa significhi davvero questo momento
"Nymphadora..."
Spalanco gli occhi inorridito e mi allontano da lei sobbalzando.
La fisso, continuando ad ansimare, ha i capelli scompigliati, la maglietta spiegazzata, sollevata fino a lasciar vedere il reggiseno, mi guarda accigliata e stupita; mi soffermo un istante con lo sguardo sulla pelle chiara, sentendo l' impulso irrefrenabile di tornare a stringerla tra le braccia, di riprendere ciò che ho stupidamente interrotto... no... non...
"Non posso..."
Devo riprendere il controllo, non è facile con lei lì, davanti ai miei occhi.
Cerco di riabbottonarmi la camicia ma le mani mi tremano talmente che non riesco neppure ad afferrare i lembi della stoffa.
"Che cosa significa?" Nymphadora si risistema la maglietta, prima di lanciarmi un altro sguardo di fuoco.
Grazie... non credo avrei resistito a lungo vedendoti così...
"Che cosa significa che non puoi? Non mi vuoi? Hai detto che non provi nulla per me, allora perchè non mi hai respinta? Perchè non hai fatto nulla per fermarmi?"
Non lo so...
"Mi hai provocato, non è stato leale..."
Scoppia a ridere, una risata che non raggiunge gli occhi e mi raggela il sangue.
"Non è stato leale? E' tutto qui quello che hai da dire?"
Non rispondo, cos'altro dovrei dire?
*Mi hai provocato*
Il miglior complimento da rivolgere ad una donna...
"Ero diversa Remus, il colore dei miei capelli, i miei occhi, persino la forma del mio naso è completamente diversa da come era quella notte; eppure questo non ti ha spinto a cacciarmi. Stavi pensando ancora a quell'altra donna? Ti ricordo ancora lei?"
Non chiedermelo...
"Questo non ha importanza, io non sono la persona adatta per te, Nymphadora. Meriti molto di più, meriti un uomo che possa darti affetto, sicurezza, stabilità ed io sono l'ultima persona al mondo in grado di promettere stabilità... Sono un lupo mannaro, sono pericoloso, sono troppo vecchio per te e sono... povero. Non ho un soldo, non ho un lavoro, non ho alcuna certezza nella vita... io..."
Ho un attimo di esitazione e lei lo coglie al volo:
"Hai finito?" mi fissa accigliata, incrocia le braccia e prende a battere il piede per terra.
Sono io l'adulto, sono io il professore tra noi, allora perchè sotto il suo sguardo mi sento come uno scolaretto colto a mentire?
"Non mi interessa nulla di tutto questo, non mi interessano le tue paure, nè i soldi che hai nel portafogli, ora come ora voglio solo una risposta, Remus. Provi qualcosa per me? Non è una domanda difficile, basta un si o un no."
Deve aver preso lezioni da Silente; lui e le sue maledette domande schiette.
"Non mi rispondi? Non hai capito la domanda? Mi spiego meglio: poco fa hai pronunciato il mio nome, Remus, il mio non quello di un'altra donna. Significa che stavi pensando a me? E' così, non è vero? Volevi me, un attimo fa... Non ti ricordavo nessun'altro, volevi me."
"No... non stavo pensando a te..." la voce mi si incrina, come tutte le volte che mento e so di farlo.

Si invece, pensavo a te ed è proprio questo che ora mi terrorizza. Non posso legarmi, non voglio perderti...

"Bene..." singhiozza, prima di inspirare profondamente, "Ora ripeti che non provi nulla per me, ma fallo guardandomi negli occhi." aggiunge, di nuovo decisa.
E' questo che vuoi? Vuoi che ti ferisca ancora?
Va bene, se questo è davvero l'unico modo, lo farò. E' la cosa migliore per entrambi; devo solo concentrarmi, prendere fiato e parlare...
"Io... io non..."
Che cosa mi prende? Perchè è così difficile?
Spinta dalla mia esitazione, fa di nuovo un passo verso di me, senza togliermi gli occhi di dosso.
Sobbalzo indietro prima che possa toccarmi.
"Scusa..."


La regola delle tre "D" è sempre utile nei momenti di stallo...
Destination, Determination, Deliberation

Mi ritrovo improvvisamente all'aperto, da solo su di una collinetta deserta.
Non è più tardi di mezzogiorno ma, con queste nuvole grigie che ricoprono il cielo, sembra già sera.
Ha ricominciato a piovere, l'acqua scende copiosa a bagnarmi i capelli e la camicia, ancora sbottonata; scivola sul mio viso, sul mio corpo ma è come se non la sentissi, sento solo la sua voce riecheggiarmi nelle orecchie.
*Io ti amo, Remus.*
Perchè?
Perchè mai dovresti amarmi?
Che cosa ho fatto per te? Che cosa di me può mai averti colpita?
Era Sirius tra di noi quello attraente, era lui il più esperto sulle donne.

***
"Devi trovarti una donna, Remus, rischi di diventare un vecchietto acido e solitario e, detto tra noi, non ti ci vedo proprio circondato dai gatti come la vecchia Arabella... Poverini, gli attaccheresti le pulci..."
"Ma vaffan... Sei tu quello con le pulci, Tartufo."
"Si si... Ora rispondi a questa domanda, quando è stata l'ultima volta che hai permesso a qualche bella, giovane e ben dotata strega di farsi un giretto sul piccolo Wolfie?"
"Wolfie? Oddio... possibile che dopo tredici anni ad Azkaban tu te ne esca ancora con queste stupidaggini?"
"Sopratutto dopo tredici anni ad Azkaban, vecchio mio. La compagnia dei Dissennatori non è un granchè ed avere come vicina di cella Bellatrix Lestrange non aiuta più di tanto. Comunque non hai risposto alla mia domanda..."
"Non sono affari tuoi..."
"Significa: molto più tempo di quanto ne sia passato per me. Remus, sta notte metteremo fine a questa fastidiosa astinenza."
"Di che cavolo parli?"
"Andremo a caccia, naturalmente. Hanno aperto un paio di interessantissimi locali nuovi qui attorno che non c'erano quando vivevo con i miei."
"Tu sei scemo, sei ancora ricercato, ricordi? Le città di maghi sono tappezzate di manifesti con la tua brutta faccia, per non parlare di..."
"Quanto sei noioso, cominci a sembrarmi Silente. Andremo in qualche locale babbano, non ci saranno problemi, io sono perfettamente in grado di difendermi e, mi dispiace ripetertelo ma tu hai disperatamente bisogno di una donna; non posso lasciare il mio migliore amico così, ti pare? Ho il dovere morale di aiutarti e... beh, se dovesse uscirne qualcosa di buono anche per me, tanto meglio."
***
Uscimmo poi, quella stessa sera ma non andammo nei locali di cui aveva parlato Sirius.
Quella fu l'ultima discussione stupida che ebbi con lui, poche ore prima di correre al Ministero a strappare Harry dalle mani di Voldemort.

Che cosa diresti ora, Felpato?
Ho trovato una donna, o meglio lei ha trovato me.
E' giovane, carina, simpatica, mi desidera e, devo ammetterlo, io desidero lei...
Eppure sono scappato.
Mi sono smaterializzato e l'ho abbandonata da sola, per rimaterializzarmi qui, sotto la pioggia in questo luogo orribile; lo stesso che mi segnò tanto tempo fa...
Che cosa diresti ora di me, Felpato?

"No, non mi ci vedo neppure io circondato dai gatti..."

Sorrido mentre il pianto del cielo scende a rigarmi il viso, fondendosi con queste lacrime amare che non riesco a fermare.

 

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Non sono certissima della conclusione, forse il ricordo di Sirius è un pò improvviso, vista la situazione precedente, però quando lo ho riletto, mi sono trovata a scrivere l'ultimo pezzo di getto, senza sapere bene perchè. Fatemi sapere che ne pensate.

Grazie a chi legge, a chi commenta, e ad Erika che si sbatte tanto per il sito. Ciao ciao Dae.

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Capitolo 6
*** Ritorno al passato ***


Ritorno al passato


Ciao.
...Ciao...
Non devi aver paura di me, ti chiami Remus, giusto?
...
Sono un amico di tuo padre, ci hai visti oggi parlare insieme, no?
Si... Papà era arrabbiato con te?
Forse un pochino, ma non si può sempre essere simpatici a tutti, non trovi?
Non so...
Tu però mi sembri molto simpatico, Remus. Sembri un bambino molto sveglio.
... grazie...
Quanti anni hai, Remus?
Otto.
Allora sei praticamente un ometto.
Si
Ti piace giocare all'aperto, piccolo?
Credo di si...
Ti ho visto vicino alla casetta sotto la collina, oggi. E' il tuo rifugio segreto?
E' un segreto!
Hai ragione, che sciocco, non voglio che tu mi sveli i tuoi segreti, in fondo sono un grande ed ai grandi non si svelano certi segreti, vero?
Mhh...
Non sei di molte parole eh?
Io... la mamma dice che non devo parlare con gli sconosciuti...
Ma io non sono uno sconosciuto. Tuo padre mi conosce e … il mio nome è Fenrir Greyback, ora mi conosci anche tu.
...  io sono Remus J. Lupin...
Lo so. Il piacere è tutto mio, piccolo.

Che diavolo ci fai tu qui?
Che piacere rivederti mio caro John. Passavo di qui e mi sono chiesto se per caso avessi ripensato alla mia proposta.
Non avevo bisogno di ripensarci, hai già la mia risposta, ora esci dalla mia proprietà, prima che chiami qualcuno del ministero.
Che scortesia, sono qui solo per farti visita. Ho conosciuto tuo figlio, un bambino adorabile...
Remus vai in casa!
Papà...
Ho detto: vai in casa!
Non dovresti trattarlo così, sai? Può capitare di tutto, potresti pentirti di avergli rivolto parole troppo dure.
Stai minacciando mio figlio?
Non mi permetterei mai, per chi mi prendi? Io adoro i bambini, non potrei mai far loro del male...

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Vado fuori a giocare!
Rimani in giardino, Remus, è tardi.
Si, mamma.
E mettiti la giacca che fa freddo.
Si, mamma.

 

Mi passo una mano tra i capelli, sono completamente zuppo di pioggia; rabbrividisco ma questa volta solo per il freddo.
Mi guardo attorno in cerca di ripari, c'è una casa che conosco molto bene alla base della collina, una sorta di baracca nella quale giocavo da piccolo, il luogo in cui vidi per la prima volta, molti anni fa, Greyback mentre litigava con mio padre, il luogo in cui mi aggredì poche notti dopo.
Che cosa diavolo ci faccio qui?
Tonks…
Ho davvero abbandonato Tonks per questo?

Un altro brivido mi corre lungo la schiena, non riesco a trattenere i tremiti.
Mi incammino silenziosamente, scivolando sull’erba bagnata, rimango immerso nei miei pensieri, sento un vociare di voci infantili rimbombarmi nelle orecchie riconoscendo ogni zolla, non posso credere che sia passato così tanto tempo.
Qui da piccolo giocavo ai pirati insieme ai bambini babbani del vicinato; questa roccia era la nostra tolda. Giocavamo per giorni interi, finchè i nostri padri non venivano a chiamarci per riportarci a casa; giocavamo allegri e spensierati.
Non mi pesava essere diverso da loro; ero un bambino, non capivo neppure cosa significasse la parola babbano.
Mia mamma era babbana ma ai miei occhi sembrava la più bella e potente strega del mondo quando faceva comparire dalle borse della spesa i miei dolci preferiti o quando, pur senza sapersi materializzare, mi compariva alle spalle mentre combinavo qualche guaio e mi leggeva nel pensiero, tutte le volte che le mentivo.

In un paio di occasioni temo di aver usato i miei poteri davanti a quei bambini, capita a tutti da piccoli di perdere il controllo, per questo mi guardavano diversamente qualche volta, con soggezione, con una sorta di rispetto, come se si aspettassero da me chissà quale nuova meraviglia. Era divertente, spesso ne approfittavo, diventavo il capitano, dispensavo ordini e, se qualcuno osava contraddirmi, minacciavo di spedirlo in mezzo all’oceano in compagnia degli squali. Non che fossi in grado di farlo, né che loro fossero davvero convinti che avrei potuto ma rientrava nel personaggio di me che mi ero creato e le stranezze che spesso mi seguivano, aiutavano nel gioco.

Eccola.
E’ ancora lì, lurida e diroccata. Il covo dei pirati, la nostra isola di Tortuga, la mia prima casa stregata, in un certo senso.

Quante volte ci siamo nascosti lì dentro durante le prime piogge autunnali, quante storie di fantasmi ci siamo raccontati, nel tentativo di spaventarci a vicenda.
Che ingenui che eravamo, esistono al mondo cose ben più spaventose e pericolose dei fantasmi: lupi nascosti nell’ombra, pronti ad avventarsi sugli innocenti, lupi travestiti da agnellini ma che, al calare del sole, tornano ad indossare le loro vere pelli.

Non devi aver paura di me, ti chiami Remus, giusto?

Le mie gambe si sono immobilizzate, la pioggia scende ora con un tale impeto che a stento riesco a tenere gli occhi aperti.
Il cuore mi è rimbalzato in gola, fatico persino a respirare.
Che diavolo ci faccio qui?
Che senso ha rivivere quella notte?
Mi volto, voglio andarmene, voglio sparire anche da qui…

“Non potrai nasconderti per sempre, Remus.”

La voce di Silente mi parla ancora una volta, raggiungendomi dagli anfratti più nascosti della mia coscienza. Probabilmente ha ragione, come al solito.
Mi volto a fronteggiare ancora il mio incubo.
Non posso continuare a scappare, non posso continuare a nascondermi, non è questo luogo il mio problema, ciò che mi terrorizza non si trova davvero qui.

Ti piace giocare all'aperto, piccolo?

A quale bambino non piace?
Un tempo mi piaceva, un tempo adoravo rimanere fuori fino dopo il calare del sole. Mia madre ne era terrorizzata, sapeva di Voldemort, mio padre la ragguagliava su tutto ciò che accadeva nel regno dei maghi, temeva che potessero rapirmi, temeva che dei Mangiamorte potessero giungere nella nostra cittadina da un momento all’altro ma io non me ne preoccupavo, ero un bambino spensierato, per me a quel tempo la parola Mangiamorte era solo un nome perfetto da inserire nella mia prossima storia di mostri e fantasmi.

Mi faccio forza, inspiro profondamente e mi incammino di nuovo verso la casetta.

Rimani in giardino, Remus, è tardi.

Naturalmente non le obbedii quella sera.
Dovevo incontrarmi con la “ciurma”.
Ci riunivamo spesso di sera, ma le notti di luna piena erano speciali, rimanevamo chiusi in quella baracca fino a dopo il calare del sole, la luce della luna ci regalava la perfetta atmosfera per le storie di paura e quella notte, toccava a me raccontarne una.
 Mi ero preparato tutto il pomeriggio per parlare del terribile stregone malvagio che tenta di soggiogare il mondo, lanciando lampi di una misteriosa luce verde in grado di uccidere all’istante, poi mia madre aveva deciso di avere un brutto presentimento e mi aveva ordinato di non uscire dal nostro giardino fino al ritorno di papà; lui conosceva il nascondiglio dei pirati ed era in grado di raggiungermi all’istante, se avessi fatto tardi ma purtroppo mio padre quel giorno era stato trattenuto in ufficio e al tramonto non era ancora rientrato.
La serata sarebbe di certo sfumata; anche se fosse tornato, non mi avrebbero permesso di allontanarmi, una volta fattosi buio ma io ero troppo impaziente, volevo vedere i volti dei miei amici all’udire la descrizione del mago oscuro in grado di parlare con i serpenti, volevo spaventarli raccontando loro dei terribili Mangiamorte e dimostrare che ero io il più coraggioso, che la mia storia sarebbe stata di gran lunga la più terribile, quella ricordata più a lungo. Per questo disobbedii a mia madre, per questo lasciai il giardino e corsi come un agnello tra le braccia del lupo.

Ti ho visto vicino alla casetta sotto la collina, oggi. E' il tuo rifugio segreto?

Raggiunsi la baracca di corsa e trovai i miei amici ad attendermi brontolando, domandai scusa per il ritardo, diedi la colpa ai miei genitori, cercai di atteggiarmi ad adulto, quando qualcuno si allontanò per tornarsene a casa.

Paura del buio? Siete solo dei fifoni, correte a casa a piangere dalle vostre mammine, nessuno di voi sarebbe in grado di ascoltare la mia storia fino alla fine, senza farsela addosso!

Li convinsi quasi tutti; i bambini sanno essere molto orgogliosi, se punzecchiati.
Raccontai la mia storia ed ebbe il successo che speravo, terrorizzai quei poveri bambini a tal punto che molti scapparono fuori dalla porta e corsero a casa, nel momento in cui mi sollevai in piedi, afferrai un bastoncino di legno e lo dimenai urlando “Adala Kedabra!”
Così definivo la più pericolosa delle maledizioni senza perdono, quando ancora non sapevo quanto fosse effettivamente devastante.

Era piuttosto tardi quando ci salutammo per tornare a casa, gli altri si dileguarono piuttosto velocemente, allontanandosi insieme, facendosi forza l’uno con l’altro, io continuai nel mio ruolo di indomito adulto di otto anni, aspettai che si allontanassero prima di partire a mia volta, volevo che sapessero che non temevo nulla… che stupido.
Forse però è stato meglio così, ha aggredito solo me, non avrebbe fatto alcuna differenza se fossimo stati in due o in tre, sarebbe stato solo un maggiore divertimento per lui…

Arrivo davanti alla baracca; che strano, sembrava gigantesca quando ero piccolo, in realtà è poco più che un capanno per gli attrezzi. E’ incredibile che sia ancora in piedi, dopo tanto tempo.
Mi avvicino titubante, le pareti laterali sono state quasi completamente divorate dai tarli, solo le travi portanti appaiono ancora salde, l’odore di legno imbevuto d’acqua è irrespirabile. Il tetto non esiste più, al suo posto rimangono solo alcune travi spezzate, tuttavia, in un’immagine surreale e grottesca, la porta è ancora al suo posto, chiusa sui suoi cardini ricoperti della ruggine che si espande come un cancro anche sul legno marcio.

Un tuono improvviso, mi fa voltare con un balzo verso il boschetto che separava casa mia dalla casetta. Poco più di duecento metri ricoperti dalle fronde degli alberi, la stessa strada che fino a quella sera avevo percorso così tante volte e che, dopo quella sera, non ho più avuto neppure il coraggio di ricordare.

… il mio nome è Fenrir Greyback, ora mi conosci anche tu.

Mi faccio forza, devo proseguire, devo…
Imbocco il sentiero ricoperto d’erba e sterpaglie, nessuno deve passare di qua da molto tempo.
Chissà, forse avranno ancora paura.
Nessuno immaginava che potessero vivere dei lupi in questo boschetto, nessuno si era mai preoccupato per i propri bambini fino a quella notte.
Ricordo che i babbani ne setacciarono ogni zolla alla ricerca di un animale feroce che naturalmente non trovarono mai. Gli obliviatori del ministero alimentarono le voci che ad aggredirmi fosse stato un lupo o un orso, qualcosa di molto grosso e con molte zanne ma di sicuro molto “normale”. Era stata una fortuna che fossi solo, nessun babbano aveva visto la creatura oscura, nessun obliviatore avrebbe dovuto utilizzare incantesimi per rimuovere ricordi scomodi. Eh già, era stata proprio una fortuna, parola del delegato del ministero, un attimo prima che mio padre gli si avventasse contro.

Io adoro i bambini, non potrei mai far loro del male...

Raggiungo il limitare degli alberi, affondo con i piedi nel fango, faccio sempre più fatica a camminare. Forse dovrei tornare indietro, forse dovrei tornare in un giorno migliore, senza questa pioggia, forse se il cielo fosse limpido, mi sentirei diversamente…

Quell’albero…
Lui era lì, si nascondeva lì dietro.
Era buio, tornavo a casa, felice di aver terrorizzato i miei amici, sapevo che avrei passato i giorni successivi a rinfacciarglielo, sapevo che sarei saltato fuori da qualsiasi angolo, menando la mia bacchetta finta e gridando “Adala Kedabra”.
Pensavo a questo, attraversando il boschetto, ignorando le nuvole davanti alla luna, finchè il rumore di rametti spezzati, non mi fece sussultare.

Chi c’è?
C’è qualcuno?

Non lo avrei mai ammesso ma ero terrorizzato, la mia storia aveva spaventato anche me, forse perché ero l’unico a sapere che non era una favola inventata, che tutto quello che avevo raccontato era scritto su tutti i quotidiani del nostro mondo. Per un istante la paranoia di mia madre colpì anche me, fui certo che un Mangiamorte mi stesse aspettando dietro un cespuglio, mai avrei immaginato…

Ragazzi, siete voi, vero? So che siete voi! Tanto non mi spaventate, siete voi i fifoni, non io!

Mi convinsi che mi stavano facendo uno scherzo, sperai disperatamente che fossero i miei amici babbani in cerca di vendetta.

Papà? Papà, sei tu?

Ero terrorizzato, non credo di aver mai più provato così tanta paura, dopo di allora.
Forse perché da quella notte, divenni io il mostro.

No, direi di no.
Ciao, mio bel bambino, ti ricordi di me?

Mi aspettava, quel maledetto bastardo mi aspettava nascosto dietro l’albero, le nuvole e le fronde lo avevano protetto fino al mio arrivo.
Non ebbi neppure il tempo di urlare, saltò fuori dal nulla, riuscii a malapena a riconoscerlo, prima che venisse illuminato dalla luce della luna.

Sei un bambino coraggioso, vero Remus?

Lo vidi mutare davanti ai miei occhi.
Fu uno spettacolo orrendo, disgustoso, spaventoso.
Sentii il rumore delle sue ossa spezzarsi ed allungarsi, le sue urla di dolore disumane trasformarsi in ruggiti agghiaccianti.
Sembrerà stupido ma durante la sua mutazione, non riuscii a muovermi, rimasi come pietrificato a fissarlo. Ogni mia singola cellula desiderava fuggire, la mia mente mi urlava di scappare, di voltarmi e correre più in fretta che potevo ma non vi riuscii, la paura mi bloccò, smisi persino di respirare e per un attimo pensai che anche il mio cuore si fosse fermato.

Percorro con una mano la corteccia ruvida, ora la pioggia non mi raggiunge più ma non fa poi molta differenza, ormai sono bagnato fino al midollo.
Mi sfilo la camicia e la strizzo, poggio la schiena e la nuca al tronco dell’albero. Mi rivedo bambino, immobile davanti a quel mostro.
So che non ha senso, per esperienza so che dopo la mutazione non si ha più coscienza di sé, so che un mannaro pienamente trasformato non ha nulla che possa definirsi umano, così come da umano non si ha più alcun ricordo di ciò che si è compiuto, o almeno così è sempre stato per me (fino a quando non ho cominciato le nostre avventure notturne come Lunastorta) ma posso giurare che quel mostro mi sorrise, con lo stesso sorriso maligno, con la stessa folle perversione che avevo visto negli occhi di Grayback.

Il piacere è tutto mio, piccolo.

Solo all’ultimo momento, riuscii a voltarmi, cercai di scappare ma era ormai troppo tardi, mi fu subito addosso. Mi colpì alle spalle e mi scaraventò sui roveti che delineavano il sentiero.
Per un soffio la mia testa non colpì un albero; se non fosse andata così, se lo avessi colpito forse sarei svenuto, forse sarei morto sul colpo, vista la forza di quel primo attacco, invece mi salvai, rimasi cosciente e pienamente consapevole di ciò che stava per accadermi…

Rimasi per un momento sdraiato a terra, nella folle speranza che si dimenticasse di me, che mi credesse morto e se ne andasse ma mi accorsi subito che non sarebbe successo, sentii i suoi ringhi farsi sempre più vicini, il rumore dei suoi passi sulle foglie secche, il suo odore, Dio, il suo odore. Non potrò mai dimenticarlo, me lo sento ancora addosso ogni volta che mi riprendo da una notte di mutazione, non riuscirò mai a lavarlo via; era una parte di lui che quella notte è diventata parte di me.

Mi avvicino lentamente al limitare del sentiero che oramai si distingue a malapena, i rovi in questi anni hanno coperto ogni cosa qui attorno.
Ecco, ero proprio lì, questo è l’albero che non mi uccise.
In un certo senso è colpa tua se ora sono qui, se mi sento così…
Sorrido debolmente, sfiorando la corteccia nel punto in cui avrei potuto “salvarmi” dalle sue grinfie.

Quando capii che non se ne sarebbe andato, non prima di avere avuto ciò che voleva, mi alzai e cercai di correre via, feci pochi passi prima di sentire un bruciore lancinante alle spalle; mi aveva artigliato, quel maledetto mi aveva infilato quegli artigli neri di cancrena nelle carni, oltrepassando la giacca e la maglia, affondando senza pietà.
Non so se urlai, provavo troppo dolore per poter sentire la mia stessa voce, mi sollevò in aria con facilità inaudita e mi scaraventò subito pochi metri più indietro, di nuovo sul sentiero, proprio qui dove mi trovo ora.
Mi spaccai una spalla e qualche costola cadendo al suolo, ricordo ancora il dolore e quello scricchiolio grottesco, mentre il sapore del mio sangue mi invadeva la bocca.

Strisciai, cercai ancora di scappare, mi aggrappai all’erba, desiderai che mio padre comparisse da un momento all’altro, che qualcuno venisse a salvarmi.
Non poteva accadere davvero, non a me.
Volevo solo spaventare i miei amici quella sera, volevo solo divertirmi un po’, pensai addirittura che ciò che mi stava capitando potesse essere una punizione per aver disobbedito a mia madre, giurai che non lo avrei mai più fatto, che non sarei mai più stato cattivo, che le avrei obbedito per sempre, se quella notte fossi stato risparmiato.

Mi dispiace… mi dispiace… ti prego non farmi più male, ti prego…

Con un balzo, mi atterrò sopra, mi spinse al suolo portando una delle zampe posteriori sul mio sterno, mi tolse completamente il fiato e non potei più neppure piangere quando cominciò a colpirmi. Prima sul volto, poi sul resto del corpo, prese a graffiarmi ripetutamente con cattiveria e, per un istante, vidi di nuovo in quegli occhi animaleschi un lampo della stessa lucida follia di Greyback.

Più mi dimenavo, cercando di evitare i colpi, più il peso sul mio sterno aumentava; cominciai a sperare di poter morire soffocato, di poter mettere fine il più presto possibile a quello scempio.

Mi dilaniò i vestiti e mi incise la pelle ma i graffi erano tutti calcolatamente superficiali, profondi a sufficienza per farmi sanguinare, ma non abbastanza da uccidermi.
Improvvisamente come aveva cominciato, si fermò e si tirò indietro, liberandomi.
Riuscii solo a piegarmi su un fianco, tentai di rannicchiarmi ma il dolore me lo impedì.
Cominciai finalmente a piangere ma fu anche peggio, perché le lacrime bruciavano come fuoco vivo a contatto con le ferite che mi solcavano il volto.
Passò un momento in cui potei sentire solo i miei lamenti, i ruggiti di quell’abominevole creatura cessarono per far spazio ai singhiozzi di un bambino di otto anni desideroso di morire.
Ma tornò ben presto a sovrastarmi, mi si avvicinò lentamente, poggiò il muso peloso su di me, scivolando dai piedi, fin verso il mio volto.
Mi annusò e leccò il mio sangue…

Un brivido mi attraversa la schiena al ricordo di quella sensazione, le gambe cominciano a tremarmi, faccio fatica a rimanere in piedi, un conato mi percuote lo stomaco, appena ripenso a quella lingua ruvida che mi …
Cado in ginocchio.

“Basta!”
Che senso ha ripensarci? Ormai è accaduto, ripensarci può solo farmi del male, dannazione.

Credo invece che non sia così, Remus. Credo che tu abbia un groviglio di emozioni represse, credo che tu non sia ancora riuscito a superare ciò che ti è accaduto.

Non è vero…
Ho superato quel che mi è successo, non avrei potuto farci nulla, non potevo difendermi, non…

Non è stata colpa tua, Remus.

Non è stata colpa mia.
Io non ho fatto nulla per attirarlo, io…
Forse però, se non avessi disobbedito, se non avessi preferito spaventare i miei amici.
Forse se fossi tornato a casa prima.
Se non gli avessi dato confidenza quel pomeriggio, se fossi semplicemente scappato in casa, se…

Non è stata colpa tua, Remus, non è stata colpa tua. Andrà tutto bene, figlio mio, te lo prometto, andrà tutto bene.

Quante volte me lo ha ripetuto?
Andrà tutto bene: in un certo senso è stato così, in un certo senso mi sono rimesso in fretta, sono sopravvissuto ma a quale costo?
Mio padre ha sempre cercato di non darlo a vedere, di non farmelo pesare, ma so che si è sempre sentito in colpa per ciò che mi è capitato.
Non sapeva che Greyback fosse un lupo mannaro, quando rifiutò le sue proposte di appoggiare i movimenti di Voldemort; non lo aveva ancora capito neppure quando lo cacciò dal nostro giardino ma si preoccupò profondamente per come mi si era avvicinato, per le parole che mi aveva rivolto. Aveva passato una buona ora a chiedermi che cosa mi avesse domandato quel pomeriggio, come mi fosse sembrato, se mi avesse fatto del male.
Il giorno in cui fui aggredito, non si era trattenuto in ufficio per lavoro, si era recato da un amico nel dipartimento degli auror per una ricerca, voleva scoprire chi fosse davvero Greyback e che pericolo rappresentasse per la nostra famiglia.
Era già passato il tramonto, quando scoprì la verità, si rese immediatamente conto che quella sarebbe stata una notte di luna piena, si fece accompagnare dall’amico auror e si materializzò immediatamente a casa, dove trovò solo mia madre, si precipitarono tutti in giardino per portarmi di corsa dentro, al sicuro fino all’arrivo degli ufficiali del ministero ma non mi trovarono.
Mia madre divenne isterica, pur non sapendo neppure che cosa mi minacciava, mio padre si era ben guardato dal dirle la verità, ma lei l’aveva intuita solo guardandolo in faccia, sapeva che ero in grave pericolo e questo le bastava.

Ben presto mio padre si ricordò della casetta sulla collina, giunsero lassù, lui ed il suo amico e non trovarono nessuno, corsero nel bosco e finalmente sentirono i ruggiti accompagnati dai miei lamenti, ormai affievoliti ma non del tutto spenti, ero ancora vivo e sveglio.
In qualche modo quel mostro era riuscito a mantenermi cosciente, permettendomi di sentire ogni cosa, il dolore, la paura, l’umiliazione, il desiderio di morire.
Per questo ho sempre pensato che Greyback fosse consapevole di ciò che mi stava facendo, lui non ama uccidere le prede, preferisce giocarci, mantenendole in vita il più possibile, sia che sia in forma umana, sia che sia mutato. Forse questi miei pensieri derivano dall’odio che provo per lui, forse desidero soltanto che fosse consapevole, per non sentirmi in colpa quando sogno di ucciderlo con le mie stesse mani.

Quando mio padre mi trovò, il Lupo Mannaro mi sovrastava ancora, il suo muso era a pochi centimetri dal mio volto; ricordo ancora il calore del suo alito fetido, quegli enormi denti bianchi che mi accarezzavano la guancia, la bava che mi cadeva sul petto ormai nudo e ricoperto di ferite.

Oh mio Dio! Remus!

Non reagì in tempo, Greyback probabilmente aveva già sentito la presenza di altri intrusi nel bosco e non si lasciò prendere impreparato, mi sollevò di peso per le spalle e mi sbattè contro quella roccia laggiù e, prima che mio padre o il suo amico potessero sollevare le bacchette per schiantarlo, affondò i denti nelle mie carni.
Il dolore immediato che provai, non fu molto diverso da quello sentito mentre mi graffiava ma ciò che sentii subito dopo fu semplicemente atroce e mi invase il corpo lentamente, come se al posto del sangue mi avessero iniettato dell’acido.
Urlai.
Urlai con quanto fiato mi rimaneva ancora, non sentii le grida di mio padre, né gli schiantesimi che invasero l’intero bosco, nello stesso istante in cui Greyback mi lasciò andare e scappò via ululando.
Altri auror erano sopraggiunti ma naturalmente non riuscirono a prenderlo e naturalmente per me era ormai troppo tardi, mi aveva morso, mi aveva trasmesso il suo morbo, non avrei avuto speranze, da quel momento in poi, ad ogni nuova luna piena, sarei diventato esattamente come lui.
L’ultima cosa che ricordo di quella notte è il volto disperato di mio padre, le sue urla, le sue richieste di aiuto, svenni poco dopo tra le sue braccia, il dolore era troppo grande anche se fu nulla paragonato a ciò che provai durante la mia prima mutazione.

Non incontrai più Greyback dopo quella notte, non tornai più alla casetta sulla collina, non rividi più i miei amici babbani, vissi chiuso in me stesso gli anni successivi, fino a quando Silente non mi tese una mano, fino a quando non mi fu data un’altra possibilità.
Anche ad Hogwarts in verità cercai di mantenermi in disparte i primi giorni, tentai di non legare con nessuno, di rimanere anonimo in un certo senso, ma mi riuscì solo di attirare la curiosità dei due più brillanti e casinisti Grifondoro mai visti nella scuola, i quali ovviamente mi scoprirono quasi subito.
Ricordo quanto li considerai antipatici i primi giorni, non facevano che ridere, fare scherzi ai compagni del primo anno, prima di farsi un nome e cominciare a provocare anche i più grandi, poi un bel giorno presero di  mira anche me, cercai di ignorarli ma a metà del primo anno, Sirius cominciò a punzecchiarmi pesantemente, mancava meno di una settimana alla luna piena e così persi il controllo, senza neppure rendermene conto, lo stesi con un pugno; James invece di intervenire per difenderlo, scoppiò a ridere, Sirius si infuriò anche con lui e cominciammo a colpirci tutti e tre, in una sorta di mini rissa da bar al centro della nostra Sala Comune.
Ovviamente la McGranith ci beccò sul più bello e finimmo tutti in punizione.
Furono i giorni di punizione a fregarmi, dal momento che dovetti saltare l’ultimo. James e Sirius inondarono la McGranith di domande, quando non mi videro nel suo ufficio quella sera e le sue risposte vaghe aumentarono la loro curiosità, da allora non sono più riuscito a scollarmeli di dosso, fino a…

Buffo, la loro presenza in quegli anni riuscì a farmi superare almeno in parte ciò che mi aveva fatto Greyback ed ora, mentre il ricordo di quella notte stava per farmi di nuovo crollare, è bastato il ricordo dei miei amici per farmi tornare a respirare.
Neppure a loro raccontai mai nulla di quella notte, mi limitai sempre e solo all’aggressione in sé, al dolore provocato dal morso, ma nulla di più.
Solo con Lily riuscii ad aprirmi una volta durante l’ultimo anno ma ero mezzo ubriaco quando accadde, non so quante delle mie parole uscirono effettivamente sensate.

Esco dal bosco e ritorno verso la casetta, non so quanto bene mi abbia fatto questa immersione nel passato; di certo mi sento esausto. Un solo ricordo può essere davvero così spossante?
Ha smesso di piovere ma il cielo è ancora grigio, la cappa di nuvole gonfie di pioggia incombe ancora sulla mia testa, un vento gelido comincia a sollevarsi dalla boscaglia, comincio a tremare come una foglia, sono bagnato fradicio, i capelli mi gocciolano sulla schiena e sul petto.
D’accordo, Remus, credo sia arrivato il momento di tornare a casa, prima di prenderti un bel raffreddore e sorbirti le ramanzine di Molly accompagnate dai suoi brodini fatti in casa.

Che scemo, tra qualche giorno sentirò la mancanza della sua premura materna, sentirò la mancanza di tutto quello che ho creduto di odiare in queste ultime settimane.
Sentirò la mancanza di…
Ebbene si, perché negarlo?
Sentirò la mancanza di Nymphadora.
Già la sento adesso…
Che cosa mi accadrà? Potrei non riuscire a trattenermi dall’aggredire Greyback e finire col farmi uccidere come un imbecille dai miei stessi simili e tutto senza averle detto che…
Un passo alla volta, Remus, non è tempo di pensare a queste cose, La mia vita tra poco sarà ancora più imprevedibile di quel che è stata fino ad ora, non voglio farle del male, facendole credere chissà cosa per poi abbandonarla; sarebbe crudele, sarebbe sbagliato.
Rivedrò Greyback, ora è questa la mia priorità, rivedrò Fenrir Greyback e probabilmente lui non saprà neppure chi sono, non può ricordare tutti i bambini che ha aggredito, io lo odierò a morte e lui si chiederà chi cavolo sono…
Al diavolo!
Fasciarsi la testa ora non serve, magari non lo incontrerò neppure o mi ignorerà come uno dei tanti mannari di quella tribù; il mio compito non è Fenrir, ciò che conta è raccogliere informazioni per l’Ordine e fine dei giochi.

Lancio un ultima occhiata alla casetta, rabbrividendo.
Sospiro teso, chiudo gli occhi e la familiare sensazione di risucchio mi trascina verso il basso.

Improvvisamente un tepore accogliente mi circonda, riapro gli occhi e…
“Remus! Santo cielo! Che cosa ti è successo? Sei bagnato fradicio.”  Molly mi accoglie con la solita allegria; sono al centro della cucina di casa Weasley.
“Già, e mi stai gocciolando sulle scarpe nuove, amico.”
“Fred, è stato un tuo professore, vedi di portargli più rispetto, altrimenti poi come lo convinciamo a darci un po’ di pelliccia di mannaro per il … tu sai cosa.”
“George!”
“Scusa Fred; Molly, mi dispiace comparire così in mezzo alla tua cucina, ma ehm… dove mi trovavo prima aveva appena smesso di piovere e, mi stavo congelando, forse avrei dovuto materializzarmi in giardino, perdonami ero sovrapensiero e un po’ troppo lontano da Grimmauld Place. All’andata non ho avuto problemi, ma per tornare ero spossato, così ho pensato ad un posto più vicino e caldo.” Sorrido imbarazzato, non ci avevo neppure pensato, cavoli le sto imbrattando la cucina.
“Ma figurati, Remus, figurati. Dovresti però metterti addosso qualcosa di asciutto, rischi di prenderti un malanno! Questa strana tempesta estiva ha fatto scendere le temperature un po’ dappertutto e…”
“Oh mon dieu…” una voce femminile mi sorprende alle spalle, mi volto e mi ritrovo Fleur Delacour, la giovane fidanzata di Bill Weasley, che mi guarda ed arrossisce violentemente, un attimo prima di scappare di corsa su per le scale dalle quali era appena scesa.
“Oh oh oh, qualcuno qui ha fatto colpo!” George e Fred ridacchiano divertiti, mentre Molly scuote la testa contrariata.
“Oh, scusate…” solo ora mi rendo conto di essere a torso nudo, cerco di indossare la camicia bagnata che ancora stringo in mano.
“Suvvia, Remus, non metterti addosso quella, è anche più bagnata di te!” Molly mi strappa la camicia dalle mani e la getta in un cesto della biancheria sporca vicino all’ingresso.
“George, caro, accompagnalo di sopra, mostragli dove è il bagno dagli degli asciugamani puliti e…”
“Che cosa avete usato?” La piccola Ginny compare da dietro le scale. “Ditemi che cosa avete usato per far scappare a quel modo Flegm e datemene assolutamente una scorta!”
“Purtroppo non possiamo, sorellina, ne abbiamo uno solo…”
“… ed è un prototipo; tra l’altro, non credo che mamma te lo farebbe tenere.”
“Oh, smettetela! George…”
“Si vado. Remus, seguimi e tu Ginny, chiudi la bocca, ho visto un ape enorme un momento fa.”

Seguo George senza obiettare, ho proprio bisogno di una doccia calda, tanto vale approfittare dell‘ospitalità di Molly.
Oltrepasso Ginny che mi fissa a bocca aperta.
“Ehm… ciao.” le sorrido, ho quasi paura di come possa reagire, dopo aver visto quello che ho fatto a Tonks una settimana fa invece mi sorride di rimando, dopo un attimo di esitazione.
“Salve professore. Piove o è esploso un tubo al quartier generale?”
Rido divertito, “Pioveva.”

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Ecco dopo un mesetto il nuovo capitolo. E' un po' più lungo degli altri ma ogni volta che credevo di poterlo dire concluso, ne aggiungevo un pezzo senza neppure accorgermene.
Diciamo che questa parte è un pò più dura delle altre, non è stato per me facilissimo riuscire ad arrivare fino in fondo ma spero di non essere risultata un pò banale, vista la durezza di quello che voglio dare ad intendere con alcuni aspetti del personaggio di Greyback.
La conclusione a casa Weasley forse fa calare la tensione un po' bruscamente ma ho cercato di sdrammatizzare non so se ci sono riuscita ^_^ '' fatemi sapere.
Grazie, Dae.

Oh, come al solito, le parti in corsivo sono ricordi di Remus, immagino si sia capito, anche perchè se così non fosse, potrei buttar via il documento... O_ò ...

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Capitolo 7
*** Beccato. ***


Ecco il nuovo capitolo (scusate il ritardo). Spero non vi scandalizzi troppo il vaghissimo lontanissimo e praticamente invisibile accenno yaoi presente nel capitolo. Oddio, non vedo perchè dovrebbe scandalizzarvi... beh intanto vi avviso che c'è ma come ho detto è proprio un accenno minimo.  Grazie a chi ha ancora la pazienza di seguirmi ed aspettare che sforni questi capitoletti. Scusa, Silli, non ho fatto in tempo a postare per Natale... beh, i regali sono più belli quando non sono più attesi, no? ^_______^
Ok smetto di sproloquiare, buona lettura.
Il titolo è Beccato. Suona da fare anguscia ma mi piace perchè lo intendo come "Gotcha!" Ma mettere i titoli inglesi fa un po' truzzo e già ho dato con Misty Rain ^_^''

Dae.

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Beccato.




Chi sei?
Il mio nome è Remus J. Lupin.
Che cosa vuoi Remus J. Lupin?
Voglio vedere Greyback.
Ma davvero? Togliti dai piedi.
Non me ne andrò finchè non avrò visto Fenrir Greyback.
O finchè io non avrò deciso di ucciderti, a quel punto te ne andrai in ogni senso.
Non credo ti sarà tanto facile uccidermi!
Dovevo immaginarlo, un altro schifoso mago. Cosa vorresti fare con quella, damerino? Cavarmi un occhio?
In verità stavo pensando di arrostirti.
Davvero divertente. Sei morto, mago.
Stupeficium!
Mancato. Ora tocca a me…

Fermo!
Cosa? Fenrir… perché?
Vuoi davvero che mi ripeta Allart?
I… io … no ma… è un mago, Fenrir, e mi ha minacciato.
Ed io ti ho detto di non toccarlo. Cominci a seccarmi, Allart. Vuoi forse disobbedirmi?
Certo che no, Fenrir!
Allora vattene!
Ha ancora la bacchetta…
Lo so, ma è uno di noi, stupido idiota senza cervello. Ora sparisci!


Da quanto tempo vivo in questo modo? Per quanto tempo dovrò ancora sopportare tutto questo?
Sono ormai passati quattro mesi dal mio ingresso nella tribù dei mannari.
Speravo che Greyback non mi notasse, speravo non sapesse nulla di me, sarei dovuto rimanere sotto copertura, sarei dovuto passare inosservato eppure, se non fosse stato per lui, probabilmente ora sarei una carcassa, dilaniata dagli avvoltoi ed abbandonata ai piedi della radura.
Quel bastardo mi ha salvato la vita, quel maledetto bastardo mi ha misericordiosamente concesso il permesso di entrare a far parte della sua tribù.

Sei già uno di noi, Remus,ti stavo aspettando da molto tempo

Si ricordava di me.

Sai chi sono?
Naturalmente, Remus, mi ricordo di tutti i miei figli.

I suoi figli…
Ogni volta che lo guardo, ogni volta che mi definisce suo figlio, ho un irrefrenabile impulso di saltargli addosso, lacerargli la gola, strappargli a morsi quel maledetto sorriso mieloso che rivolge ad ognuno di noi.
Dio, sto ragionando come lui, come tutti loro.
Non sono un animale, sono Remus J. Lupin, sono un mago, un uomo, sono…
Devo consegnarlo al Ministero.
Quando tutta questa maledetta storia sarà finita, dovrò semplicemente consegnare Fenrir agli Auror, lo arresteranno e pagherà per tutto il male che ha perpetrato negli anni, compreso quello che ha fatto a me.

“Remus.”

Eccolo.
Ogni volta che penso a lui, ogni volta che tento di ricordarmi chi è realmente e cosa mi ha fatto, compare dietro le mie spalle come un fantasma. Mi basta sentire il mio nome pronunciato da quella voce gracchiante per risvegliare in me emozioni contrastanti, per farmi provare un odio irrazionale e farmi sentire allo stesso tempo solo e smarrito come la notte in cui mi aggredì e mi trasmise il suo morbo.
“Ti stavo cercando, Remus.” mi parla con la sua solita snervante calma. Non mi volto neppure.
“Davvero?”
“Già.” mi circonda le spalle con un braccio, lo odio quando mi si avvicina così; anche da umano ha lo stesso insopportabile fetore che mi lasciò addosso tanti anni fa.
“Che cosa vuoi, Fenrir?” Cerco di allontanarmi ma mi trattiene. E’ incredibilmente forte; potrebbe spezzarmi il collo con un braccio, se solo lo volesse ma in questo momento non vuole uccidermi, sono completamente in suo potere e lo sa perfettamente.
“Camminiamo un po’, vuoi?”
Non aspetta neppure che io risponda, prende a trascinarmi sul prato fangoso.
Cerco di non voltarmi verso di lui, non voglio che mi guardi negli occhi, ha il potere di leggermi dentro come nessun altro.
“Un uccellino mi ha detto delle cosine interessanti su di te, Remus.” dice, costringendomi ad abbassare il capo verso di lui, immediatamente appoggia la sua guancia irsuta alla mia.
Emetto un gemito di disappunto, non di dolore; ormai ci sono abituato ma ho sempre la sensazione che della carta vetrata mi scortichi la pelle del volto.
Come se la mia barba fosse ridotta meglio. Uso la bacchetta per radermi ogni volta che posso ma ultimamente ci ho rinunciato, gli sguardi che gli altri mi lanciano, ogni volta che la estraggo, cominciano ad infastidirmi, sento sempre più forte dentro di me il desiderio di utilizzare la magia contro di loro.
Sono lupi mannari ma non sono miei simili, io non sono come loro, ho un compito, sono qui per un motivo preciso. Non sono un animale.
L’essere dei mannari non ci rende bestie, solo il modo in cui ci comportiamo può farlo.
Bravo, Remus, continua a ripetertelo, magari te ne convincerai, prima di pensare ad un modo semplice per sottrarre a quella ragazzina laggiù il coniglio da cui proviene questo succulento profumo di sangue appena versato.

“Mhh sembra delizioso.” mi bisbiglia Fenrir all’orecchio.
“Cosa?” mi sottraggo deciso dalla sua stretta e lo guardo, ostentando uno sguardo tanto interrogativo quanto finto.
Sorride sornione, mostrandomi i denti gialli e più appuntiti di quelli di un comune umano.
“Il coniglietto, ovviamente.”
“Quale coniglietto?” fingo ancora.
“Suvvia, Remus, perché vergognartene? I tuoi sensi si stanno affinando, nonostante la tua resistenza. Hai sentito il profumo del sangue prima ancora di vedere la selvaggina tra le mani di quella deliziosa ragazzina. A meno che… ma certo, come ho fatto a non pensarci?” scoppia a ridere, abbaia come un cane tisico. 
Lo odio, non posso farne a meno.
Odio il suo modo di parlare, odio la sua voce, odio la sua risata; non lo sopporto, tutto in lui mi risulta orribile, nauseante, terrificante.
“Non eri interessato al coniglio, non è così? Ti piacciono le bambine, Remus?”
Mi vengono i brividi, ogni volta che mi pone questo tipo di domande, forse perché ho scoperto sulla mia pelle che cosa intende, so che cosa fa ai bambini che gli piacciono tanto, so cosa ha fatto a quella ragazzina per costringerla a vivere così, a dilaniare e divorare in quel modo un coniglietto che fino a qualche anno fa considerava come un animaletto da coccolare.

Guardo come ipnotizzato il sangue che scende ad insozzarle la camicetta già lorda.
“Remus, la mamma non ti ha mai insegnato che è maleducazione fissare così le signorine?”
Mi libero delle sue mani, prima che riesca nuovamente ad afferrarmi.
“Che diavolo vuoi, Fenrir?”
Qualsiasi cosa tu abbia da dirmi, fallo e sparisci. Se glielo dicessi davvero, probabilmente mi farebbe fare la fine del tenero coniglietto.
“Mi sembri disattento, Remus.” Inclina la testa come un lupo incuriosito e mi scruta con uno strano sorrisetto.
Ha ragione, mi capita spesso ultimamente; non riesco a rimanere concentrato su nulla, ogni suono, ogni odore, ogni movimento attira la mia attenzione come una calamita.
Mi volto a fissarlo, sforzandomi di non mostrare il senso di disgusto che mi attanaglia lo stomaco ogni volta che percepisco il suo odore.
“Come ti dicevo, un uccellino mi ha detto su di te qualcosa di  molto interessante.” sorride.
“Davvero?” dico di nuovo, atono.
“Davvero.” ripete, continuando a sorridere. Mi si avvicina di un passo, io indietreggio.
“Mi ha detto, pensa un po’, che vuoi fregarmi.”
Deglutisco ed indietreggio ancora. “Davvero?”
Un albero ferma la mia fuga.
“Davvero.” il suo tono si sta indurendo, il sorriso si irrigidisce lievemente.
“Mi ha detto anche che, prima di tornare da me, hai legato molto con un certo Albus… “

Sono morto.

Scivolo di lato sulla corteccia umida. Devo scappare.
Una mano di Fenrir piomba sul mio sterno con la violenza di una benna; sbatto con la nuca sulla corteccia e le ginocchia mi cedono. Mi piego lievemente in avanti, non mi rendo neppure conto della stessa mano che si solleva dal mio petto e corre ad afferrarmi il collo. Mi ritrovo nuovamente con le spalle contro il tronco ed improvvisamente i miei piedi si sollevano da terra.
Mi manca l’aria, sento il cuore martellarmi nelle tempie, la pelle del mio viso si tende, come se la testa volesse esplodermi da un momento all’altro. Sto morendo.
Non voglio morire, non voglio…
“La senti? E’ la voce della Morte che ti chiama, Remus, puoi sentirla? Io posso ricacciarla indietro, io posso salvarti. Devi solo volerlo, devi solo farmi capire che non vuoi morire, figlio mio.”
Non voglio morire, figlio di puttana, non voglio morire, non voglio…
Nymphadora, mi dispiace, non doveva andare così, mi dispiace.

“Vuoi respirare, Remus? E’ una cosa utile, vero? Ti piace respirare, ragazzo?“
Dio, aiutami.

“Niente paura, non morirai adesso; se volessi davvero ucciderti, soffriresti molto di più, non ti concederei una via di fuga così rapida. Dove sarebbe il divertimento, altrimenti?”
Le parole di Fenrir mi rimbombano nelle orecchie, mentre cado in ginocchio, tra le sue braccia e tossisco come un forsennato.
Mi ha lasciato andare.
No, ha solo lasciato andare il mio collo, sono ancora nelle sue mani, è inginocchiato davanti a me e mi sorregge per i gomiti. Non riesco a smettere di tossire, non riesco a parlare; mi afferra di nuovo per la nuca e mi costringe ad appoggiare la fronte sul suo petto, mentre mi colpisce affettuosamente la schiena per permettermi di riprendere fiato.

“Bastardo …” balbetto, senza pensare alle conseguenze, tra un colpo di tosse e l’altro.
“Prego?” Le dita sulla nuca si stringono come tenaglie, le unghie più simili ad artigli mi penetrano nella pelle. Mi ritrovo a sollevare il mento, mentre il corpo mi si irrigidisce ed un brivido mi sale gelido lungo schiena.
Fenrir ride e mi solleva senza fatica, trattenendomi per la collottola.
“Forse mi sono sbagliato sul tuo conto, forse dopotutto non sei un lupo, Remus, sei solo il mio gattino.”

“Io cercherei un antipulci efficace, prima di farlo dormire ai piedi del letto, se fossi in te.”
Una voce familiare si solleva alle mie spalle, vorrei voltarmi ma la presa sul retro del collo mi immobilizza completamente, sento come scariche elettriche attraversarmi la spina dorsale. Persino l’accesso di tosse si è calmato.
Sono davvero immobilizzato come un gattino, trasportato dalla madre. E’ umiliante.

“Anche un bagno non sarebbe una cattiva idea, puzza di cane bagnato, lo si sente da qua.” sghignazza ancora la voce.
“Severus, ti avevo detto di aspettarmi al di fuori della radura.”
“E perdermi questo spettacolo?”

Severus?
No.
Che diavolo ci fa qui?
Non è possibile, non può avere…

“Remus, posso presentarti l’uccellino?”
Fenrir lascia la presa sulla mia nuca, mi afferra per le spalle e mi costringe a voltarmi per affrontare qualcuno che credevo un amico o quantomeno un alleato.
“Lupin, sei più disgustoso del solito.”
Mi fissa, mi squadra con aria schifata.
Si sofferma sulle macchie di fango sui miei pantaloni, sul sangue incrostato che mi insozza la tunica sdrucita.
Lui guarda me con disgusto? Chi è il traditore? Chi è il vero mostro?
“Giusto, dimenticavo che vi conoscete già.”
“Esatto. Con mio grande disappunto, scopro che sei ancora vivo, animale.”

Che diavolo significa?
Perché lo ha fatto?
Rimango imbambolato, lo fisso a bocca aperta, non riesco neppure ad insultarlo.
Sirius lo avrebbe già aggredito, a costo di rimetterci la pelle.
Dovrei farlo anche io, che cosa me lo impedisce?
Se ci ha traditi, significa che ormai Fenrir sa, mantenere in piedi questa messinscena non servirebbe più a nulla, tanto varrebbe levarmi lo sfizio, prima di farmi ammazzare o peggio ancora torturare dallo stesso maledetto verme che mi ha violentato quando ero solo un bambino.

Mi ha tradito… no ha tradito tutti noi, Silente in testa.
Non può essere… Mi odia, questo è certo ma rispetta Silente e Silente si fida di lui.
Che cosa sta succedendo?

“Ebbene, Remus, vuoi spiegarmi cosa significa quello che mi ha detto il tuo amico Severus?”
Fenrir mi circonda ancora le spalle col braccio, non me ne accorgo neppure, questa volta. Fisso Severus attonito, lui risponde con la solita smorfia, l’espressione gelida ed un sorrisetto che gli increspa le labbra pur non estendendosi affatto agli occhi.
Non riesco a distogliere lo sguardo dal mio odiato alleato. Continua a sorridere ma quegli occhi raccontano ben altro. Mi fissa concentrato, non batte le palpebre, è come se tentasse di leggermi dentro … Leggermi dentro …
La legilimanzia!
Certo!
Seguo con lo sguardo la linea del suo braccio, avvolto nella solita tunica nera. Ha la mano destra nascosta sotto il mantello, Fenrir non sembra farci caso, deve stringere tra le dita la bacchetta.
Forse sta tentando di entrare in contatto con me telepaticamente.
Da quando sono qui, sono così abituato ad usare l’occlumanzia che i miei scudi sono alzati in qualsiasi momento. Dovrei abbassarli, dovrei permettergli di penetrare la mia mente.
E se fosse una trappola?

“Remus, stiamo aspettando una tua risposta. Sei ancora con noi? Non starai pensando ancora a quella ragazzina?”
“Che cosa ti ha detto?” parlo lentamente, non mi volto verso Fenrir, non mi importa granché quel che mi risponderà.
Al diavolo, morto per morto tanto vale fidarsi per una volta di Severus Piton.
“Mi ha detto che sei uno dei cagnolini fedeli di Silente. Cosa che in verità già sapevo, figliolo. Mi piacerebbe però sentire le tue giustificazioni.” sorride, me ne accorgo solo perché sento i muscoli della sua guancia contrarsi e la sua barba incolta graffiarmi il viso.
Chiudo gli occhi ed abbasso completamente le mie difese mentali.

* Congratulazioni, idiota! Potevi aspettare un altro quarto d’ora, tanto abbiamo tutto il tempo che vuoi. La vita in fondo è tua! *

La voce adirata di Severus mi esplode improvvisa tra i pensieri. Sussulto lievemente, Fenrir se ne accorge, infatti mi attira ancora di più a sé.

* Non negare nulla o ti ammazzerà. Certo, sarei estasiato se concedesse a me l’onore. *
Non negare nulla? Ma sei impazzito? Mi ammazzerà comunque!
* Fai quello che ti pare, io ti ho avvertito. *

“Remus, cominci ad annoiarmi.” Cantilena ancora Fenrir, mi spinge contro l’albero e mi si piazza nuovamente davanti. Mi fissa gelido. Non sembra più disposto ad aspettare.
“Hai detto di saperlo già, no?” rispondo con il fiato in gola.
Non negare… finirà male, già lo so.
Mi colpisce con un ceffone, sbatto ancora la testa contro la corteccia.
Quando mi volto mi ritrovo il dito di Fenrir sotto il naso.
“No, no, no, Remus. Non ti ho insegnato a rispondermi così. Riproviamo: sei un cagnolino al guinzaglio di Silente?”
Mi sta trattando come un bambino, maledetto bastardo.
“Mi ha aiutato, in passato.” borbotto incerto, il sapore di ruggine mi invade la bocca ed un rivolo di sangue mi scivola sul mento.
“Ti ha aiutato. Ti ha permesso di studiare ad Hogwarts, nonostante il dono che ti avevo concesso.” le sue dita fredde scivolano sulla mia spalla, frugano sotto stoffa della mia tunica, fino a sfiorarmi la pelle, dove è ancora visibile il segno del suo morso.
“Già” rispondo, rabbrividendo per quel contatto.
“Ti ha affidato un lavoro, quando il resto del mondo tentava di fuggirti.”
Annuisco.
“Ti sei sentito in debito con lui, Remus?” fa un passo verso di me, ora tutto il suo corpo aderisce contro il mio, mentre un nodo spigoloso dell’albero mi spinge sulla schiena.
Che diavolo devo rispondere? Non posso dirgli tutta la verità.
Lancio un’occhiata fugace a Severus, questi risponde sollevando un sopracciglio e inclinando lievemente la testa di lato. Sembra un felino pronto all’attacco. Lo odio per questo.
Fenrir sente la mia incertezza e mi spinge ancora di più contro il tronco; fatico a respirare, tanto preme sui miei polmoni.
“E sei, per questo motivo, entrato a far parte dell’Ordine della Fenice.” aggiunge bisbigliandomi ad un orecchio.
Il mio cuore si ferma.

Severus, non puoi averglielo detto!
* Lo credevi così stupido? Pensavi che non ci sarebbe arrivato da solo, prima o poi? Gli ho semplicemente dato un piccolo aiuto per scoprirlo in anticipo. *
Sei un maledetto bastardo!
* E tu sei un irrimediabile idiota. Digli di si, prima che cambi idea e decida di ucciderti io. *
Dirgli di si? Ma sarebbe un suicidio!
* Non era questo che volevi, in fondo? Non volevi morire dopo la perdita del tuo maritino? *
Stronzo!
* Oh, il lupo si è offeso. Digli che hai fatto parte dell’Ordine, imbecille! *

“Io… io…” balbetto. Non posso farlo davvero.
“Tu?”

* Diglielo! * la voce di Severus è metallica e perentoria, ha su di me lo stesso effetto di un Imperius.

“Ho fatto parte dell’Ordine.”
Ed ora sono morto.
Improvvisamente il fiato mi esce dalla bocca in un gemito; mi piego in avanti e cado in ginocchio ai piedi di Fenrir. Mi ha dato un pugno nello stomaco, un conato mi impedisce di imprecare.

“Ma davvero?”
Mi afferra per i capelli e mi risolleva.
Dovrei reagire, ogni fibra del mio corpo mi spinge a rispondere ai colpi subiti da Fenrir, voglio aggredirlo, voglio pestarlo a sangue, voglio vendetta.

“Ti stai innervosendo, Remus? Sento la rabbia crescere dentro di te.” Mi spinge nuovamente contro l’albero. “Vuoi attaccarmi? Vuoi sentire il sapore del mio sangue? Io ho già assaporato il tuo, ricordi?”
Mi scruta per un momento, mi sorride con occhi spiritati poi improvvisamente si spinge di nuovo con tutto il corpo contro di me. Prima di poter tentare qualsiasi movimento, sento la sua lingua scivolarmi sul mento, raccogliere il sangue fuoriuscitomi dal labbro escoriato, soffermarsi all’angolo della mia bocca.
Il ricordo di quella stessa lingua ruvida che mi percorreva il corpo, dilaniato dagli artigli del mannaro, mi immobilizza; non reagisco, rimango immobile, troppo esterrefatto per delineare chiaramente un qualsiasi pensiero.
“Mhh hai ancora lo stesso sapore.” mi bisbiglia all’orecchio, un momento prima di tornare con la lingua sulle mie labbra e cercare di insinuarvisi con forza.
Un moto di rabbia e disgusto riesce finalmente a superare il mio stupore.
Spingo deciso Fenrir lontano da me e lui scoppia a ridere.
“Ci hai messo un po’ troppo ad allontanarmi. Dimmi la verità, ti è piaciuto tanto quanto è piaciuto a me?”
Lo colpisco con un pugno in pieno volto, indietreggia di qualche passo, inciampa e cade a terra, seduto nel fango.
Non credevo che vederlo infangato e sanguinante, potesse darmi tanto piacere!
Faccio un passo avanti, con l’idea di prendere la sua testa, affondarla nel terreno e tenerla sotto fino a che il suo corpo non smette di scalciare e dimenarsi.
“Non essere precipitoso, Lupin.”
La bacchetta di Severus, puntata contro la mia gola, ferma le mie fantasie.
“Lascialo stare, Severus! Ha fatto esattamente ciò che volevo.”
Fenrir si rialza agilmente in piedi, non ha smesso di sorridere. Si pulisce con la mano il sangue che gli macchia il mento e mi si avvicina lentamente, studiandosi le dita.
“Ora che ci penso, io ho assaggiato te ma tu non hai mai assaggiato me, Remus.” mi rivolge un sorriso spaventoso.
“Vogliamo rimediare?”
Mi afferra di nuovo per la gola e brutalmente mi infila le dita sporche di sangue e fango in bocca. Cerco di dimenarmi, vorrei vomitargli in faccia ma ottengo solo che le sue unghie luride mi graffino dolorosamente il palato.

Schifoso verme, vuoi davvero che assaggi il tuo sangue?
Bene è proprio quello che farò!
Affondo i denti nella pelle e nella poca carne, sento un osso spezzarsi nella morsa, quando il sapore metallico si fa più intenso ed il liquido pastoso mi invade la bocca.
Fenrir libera immediatamente la mano e la fissa, ridendo sguaiatamente, il sangue scende copioso a sporcargli il polso e l’avambraccio.
Senza neppure alzare più gli occhi su di me, serra a pugno la mano ferita e mi colpisce con forza sulla faccia.
Mi ritrovo all’istante a terra, senza un ricordo reale della caduta. La testa mi rintrona come una campana con il mio cervello per batacchio.
Respiro a fatica, ho la vista annebbiata, mi sento lo stomaco in bocca.
Cerco di sollevarmi, con la certezza che non sarà affatto una buona idea ma non ho la possibilità di constatarlo perché subito un peso insostenibile mi comprime al suolo.
Mi dimeno, come una tartaruga sdraiata sul guscio, senza ottenere risultati, rimango imprigionato ed impantanato sempre più nel fango.
Capisco che si tratta di Fenrir, seduto senza cerimonie sul mio busto, solo quando una mano sbuca dal nulla e prende a strofinarsi con forza sulla mia faccia, impiastricciandomi di sangue, saliva e fango.
“I miei pugni sono un po’ più efficaci dei tuoi, non trovi?” sogghigna.

Già… il fischio nelle mie orecchie è talmente assordante che fatico a sentire i miei stessi pensieri.
“Mi hai rotto il naso, bastardo.” borbotto, tossendo e sputando per non affogarmi  nel mio stesso sangue.
“Ti romperò ben altro, finché non imparerai le buone maniere, figliolo.”
“Non sono tuo figlio!”
Improvvisamente il sorriso scompare dalle sue labbra, gli occhi si fanno di nuovo gelidi, solleva la mano pronto a colpirmi ancora ma nel momento in cui stringo le palpebre, in attesa di sentire ancora il mio cervello sbatacchiare qua e là nella mia scatola cranica, sento il peso che mi schiaccia il torace sparire, apro gli occhi e vedo l’ombra di Fenrir in piedi accanto a me, di spalle; poco più in là Severus non fa una piega, rimane immobile in attesa.
“Mi hai ferito, Remus. Io tengo a te, più di quanto tenga ad altri miei figli. Sei cresciuto lontano da me eppure mi assomigli più di quanto tu stesso voglia ammettere. Sei mio, lo eri già prima che ti incontrassi.”
“Io non ti somiglio affatto.”
“No, Remus? Allora spiegami, perché sei qui? Perché sei ancora vivo, nonostante tu mi abbia appena confessato di essere stato un membro dell’Ordine dei pagliacci di Silente?”

Bella domanda …

“Perché sei un maledetto animale che si diverte con poco.”
Non cerco di alzarmi, resto sdraiato nel fango.
“Sbagliato, anche se devo ammetterlo, mi sto divertendo.” si gira e mi colpisce con un calcio sul fianco.
Rotolo su me stesso, gemendo per il dolore fino ad arrivare ai piedi di Severus.

“Il sangue, Remus. Il sangue ti ha salvato la vita quattro mesi fa, quando ti sei riunito a me.”
Lo guardo ancora dal basso, non ho idea di cosa diavolo stia parlando, ricomincerà a farneticare sulle sue solite stupidaggini sul potere del sangue, sul richiamo del sangue tra chi è come noi.

“Tu portavi su di te l’odore del sangue.”
Deglutisco, capendo dove vuole arrivare.
“Puzzavi di sangue umano; ne eri ricoperto, Remus. Probabilmente era passato del tempo, avevi tentato di lavartelo di dosso ma potevo percepirne ancora l’odore. Forte e dolce come appena versato. Per questo ti ho accettato, nonostante sapessi dei tuoi legami con Silente, per questo ti ho preso con me fingendo di non sapere che mi nascondevi qualcosa ogni volta che ti chiedevo  cosa ti accomunasse a quei patetici prestigiatori.”
Si inginocchia accanto a me, mi afferra per il bavero della tunica e mi costringe a sedere.
“Chi hai ucciso prima di tornare da me, Remus?”
“Non ho ucciso! Non ho ucciso nessuno!” allontano per l’ennesima volta le mani di Fenrir. Il dolore al naso è ancora forte, sento il sangue su tutta la faccia ma non è nulla in confronto a ciò che mi provoca il ricordo del volto terrorizzato di Tonks, il suono della sua voce che mi chiedeva di non farle del male …

“No, hai fatto di  meglio, animale. Vuoi giustificarti solo perché non è morta?”

Chiudi quella bocca, Severus.
Il mio pensiero lo ha raggiunto perché solleva un sopracciglio, come suo solito e mi sorride malignamente.

“Non è morta? Chi non è morta?” Fenrir si rivolge a Severus, curioso come non mai.
“Non te ne ha parlato? Strano, pensavo che se ne sarebbe vantato insieme ad altri animali come lui. Senza offesa Fenrir.”
Greyback sorride e torna a voltarsi verso di me:
“Che cosa hai combinato, Remus? Hai fatto il bambino cattivo?”
Deglutisco e rispondo al suo sguardo, tremante.
Non voglio parlargliene, non posso…

* Ti conviene farlo, se vuoi arrivare tutto intero a domani. *
La voce di Severus si insinua ancora tra i miei pensieri.
Immagino che tutto questo ti diverta.
* Non sai quanto, Lupin. *

“Ho … ho aggredito qualcuno …” balbetto.
“Qualcuno? Allora avevo ragione, ti piacciono le bambine!” abbaia sguaiatamente.
“Non era una bambina! Non sono un pervertito come te!” dico sulla difensiva. “Era un’auror …” aggiungo, come se questo potesse giustificarmi.
“Un’auror?” ride ancora Fenrir. “Hai aggredito un’auror per difenderti?”
“Per difendersi?” ora è Severus che ride apertamente. “Se consideri minaccia una stupida ragazzina che ti massaggia la schiena e saltarle addosso per violentarla una mossa difensiva, si certamente possiamo dire che si stesse difendendo.”
Fenrir si zittisce immediatamente, si volta verso di me e parla lentamente.
“Non eri mutato? Hai aggredito una ragazza da umano?” sembra sinceramente sorpreso.
“Mancavano un paio di giorni alla luna piena, non ero davvero in me.”
Bella scusa, Remus, bella scusa, come al solito.
“Tu credi, Remus? Io credo invece che stessi mostrando te stesso, il tuo vero io. Ed ora dimmi, Remus, che cosa esattamente ti rende diverso da me?”
“Io non sono come te. Io non sono come te!” sto urlando, no meglio ancora, sto ringhiando.
“Si, immagino si riferisca al diverso taglio di capelli.” commenta acido Severus.

Non ne posso più di lui, non ne posso più dei suoi stramaledetti commenti.

Un ringhio disumano mi fuoriesce dalle labbra socchiuse, mi avvento contro Severus, voglio strappargli quel dannato sorrisetto. Ti mostro io cosa c’è di diverso tra me e Greyback: lui ti risparmia, io no!

“Ehi, ehi, calma, figlio mio, Severus è un nostro ospite.” le braccia forti di Fenrir mi circondano il torace, prendo a scalciare nell’aria, a ghermire il vuoto con le mani protese.
“Lascia solo che ci giochi un po’.”
Fenrir ride estasiato.
“Quindi al fine eccoti qua, figlio mio. Vedi quanto puoi sentirti meglio, non mentendo né a me, né a te stesso? Sei un lupo, sei come me.”
Mi dimeno ancora, meno vigorosamente.
“Un lupo…”
“Si, Remus, un lupo.”


* Sei davvero patetico *
Grazie, e dire che pensavo ti saresti congratulato per l’interpretazione.

Mi calmo abbandonandomi nell’abbraccio del mannaro.
Era l’unico modo, confermare ogni cosa, parlargli della mia militanza nell‘ordine, prima che lo venisse a sapere da altre fonti non controllabili, ma bisognava allo stesso tempo fargli sapere che avevo aggredito Tonks, fare in  modo che pensasse che fossi stato scacciato a causa della mia natura e dei miei impulsi.
Severus lo sapeva, per questo ha fatto in modo che Fenrir mi affrontasse apertamente, per fugare una volta per tutte i suoi sospetti.
Mi ha ancora salvato la vita, pur divertendosi nel vedermi strisciare nel fango.

Severus, grazie.
* Tsk, avrei preferito vederti morto. * Borbotta la sua voce nella mia mente, prima che il contatto venga definitivamente interrotto.





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Capitolo 8
*** Hogwarts ***


Hogwarts

Potrai frequentare la scuola di Hogwarts, Remus.
Come un bambino normale?
Certo. Come un bambino normale, in fondo è così che sei, non trovi? Normale come può esserlo un mago.
Io non sono normale… Io sono un …
Lupo mannaro?

Beh questo ti rende diverso per soli tre giorni al mese, io sono considerato strano per trecentosessantacinque giorni all’anno.
Io… e se faccio male agli altri bambini?
Non ne farai. Il tuo animo è puro, Remus, so che non potresti mai fare del male a nessuno. Farò in modo che tu possa crescere al sicuro. Abbiamo creato un rifugio tutto per te, in cui potrai mutare tranquillamente, senza che nessuno ti disturbi o tenti di ferirti.
Ferire me?
Certo. Purtroppo in molti temono le persone speciali come te e la paura porta a compiere atti estremi ed a trasformare gli uomini, rendendoli a volte più pericolosi dei lupi mannari.
Ma … io non sono sicuro di essere come dice lei … io faccio paura alla mia mamma.
No, non sei tu a farle paura, Remus. Lei ha paura per te, è molto diverso ma io farò in modo che tutto questo passi. Vieni ad Hogwarts con me e quando tu stesso capirai che potrai vivere una vita come tutti gli altri, farti degli amici e condividere con loro tutte le meravigliose esperienze dell’adolescenza, anche la tua mamma potrà essere felice per te, potrà smettere di avere paura per il tuo futuro e ti vorrà semplicemente bene, istante per istante.
Che cosa devo fare?
Niente di così difficile, ragazzo mio. Devi solo dirmi di si, devi solo accettare la mia offerta e salire sul treno per Hogwarts che parte dalla stazione di King’s Cross, sul binario nove e tre quarti, il primo settembre alle undici in punto. Il resto verrà da sé, esattamente come la vita.
… Si …
Ne ero sicuro. Bene, allora ci vediamo a settembre. Ora devo proprio andare, ho alcune faccende da sistemare. Sto diventando vecchio e questo incarico da preside che mi hanno appena affidato, mi fa correre da una parte all’altra del mondo dei  maghi come se fossi un giovincello.
Oh, Remus, un’altra cosa. Devi promettermi che non racconterai a nessuno il tuo segreto. Che ad ogni luna piena non dirai a nessuno perché lascerai il castello per qualche giorno. I tuoi amici potrebbero incuriosirsi ma tu non dovrai raccontare loro nulla.
Io non ho amici.
Ne avrai, ragazzo mio. Vedrai che ben presto ne avrai.

 ************************

“Sei come me, Remus, sei uno dei miei figli, nulla e nessuno potrà mai cambiare questa verità. Silente lo sapeva ma ha provato lo stesso a domarti. Vecchio stolto. Il richiamo del sangue è più forte, il richiamo del sangue è tutto ciò che ci guida, figlio mio.”

La voce di Fenrir mi accompagna tutte le sere, prima di addormentarmi. Non credo alle sue parole, non credo in quello che dice o almeno non voglio crederci.
Lui non è mio padre, non lo sarà mai. Ho avuto un padre affettuoso, premuroso che si preoccupava per me ogni volta che mi sentiva piangere, che mi è stato vicino quanto ha potuto per aiutarmi a superare il dolore delle mie prime mutazioni.
Non mi importa del richiamo del sangue, non mi importa del mio istinto; voglio, devo consegnare Fenrir agli auror, incastrare anche il resto della tribù se mi riesce.

Nymphadora, ti ho usata per entrare nella tribù, me ne dispiace. Ho usato il ricordo di ciò che ti ho fatto per superare i test di questo mostro che si dice mio amico ma ora ho la sua fiducia, ora mi sarà possibile portare a termine la missione, conosceremo i piani dei mannari, i legami che Fenrir ha con Voldemort.
Questo solo importa ora.

“Remus, eccoti finalmente!”
“Sono sempre stato qui.”
Shalimar, quanto è giovane questa ragazza. Avrà si e no sedici anni.
Vive nella tribù di Fenrir da quando ne aveva poco più di cinque.
Quel bastardo le ha rubato l’infanzia, le ha strappato via tutti i sogni e le speranze di bambina per donarle questo: un’esistenza disumana, degli stracci per vestiti e rabbia, tanta rabbia. Posso sentirla ribollire in lei ogni volta che vede un altro essere umano non vittima del nostro stesso morbo. Diventa orribile, mostra la sua natura di mannaro quasi come Fenrir, senza neppure avere bisogno di mutare.
Lui la definisce il suo miglior lavoro, la sua preferita. A volte mi sembra di vedere, nello sguardo di lei, lo stesso luccichio che vidi in lui la notte che mi aggredì. Sembra così dolce ma sa come diventare terribilmente spaventosa.

Come sempre mi si getta quasi tra le braccia, Fenrir le ha ordinato di essere “carina” con me e non credo abbia mai messo in discussione un suo ordine.
Le sue mani mi scivolano sul petto, si spinge contro di me e prende a strusciarmisi addosso come una gattina in calore.
Come sempre la allontano gentilmente ma con decisione: “Cosa c’è, ragazzina?”
I suoi occhi si induriscono, si offende ogni volta che la chiamo ragazzina, chissà forse tutto quello che Fenrir le ha fatto e continua a farle, le ha dato la convinzione di essere una donna ma rimane sempre una bambina, lui non le permetterebbe di cambiare, adora troppo i bambini.
“Fenrir ti vuole.” alza le spalle imbronciata.
“Mh… grazie. Dov’è?” le chiedo senza convenevoli.
“Là.” indica un punto imprecisato tra gli alberi sul limitare della radura.
“Là dove? Non lo vedo.” le domando ancora; è la verità, è quasi notte fonda, l’unica fonte di luce nell’accampamento è data dal grosso falò al centro di questa piana. Allontanandosi dal fuoco è buio pesto; per gli altri, abituati ad utilizzare i sensi di lupo, non deve essere difficile muoversi in queste condizioni, io, nonostante il tempo trascorso, fatico persino a vedere la linea scura degli alberi, figurarsi la figura di Fenrir, già scura di suo. Probabilmente se girasse con un’insegna luminosa sulla testa con su scritto SONO QUI, avrei meno difficoltà a distinguerlo.

“Non lo vedi perché è nel bosco” ridacchia la bambina, convinta forse che la mia vista sia lunga quanto la sua. “Vieni?” mi afferra il polso e comincia a tirarmi verso gli alberi.
“Hai idea di cosa voglia?”
“Beh, vuole te, no?” alza ancora le spalle e continua a trascinarmi, senza voltarsi. “Cosa c’è, hai paura?” aggiunge maliziosamente.
Raggiungiamo il confine improvvisamente mi lascia la mano e si gira a guardarmi.
“Hai paura di Fenrir, vero? Odori di paura, lo sento, sai?” fa un passo verso di me e mi spinge contro un albero, prima di aggrapparsi alla mia camicia ed alzarsi in punta di piedi per annusarmi la gola.
“Oppure hai paura di me?” sorride, gli occhi improvvisamente stretti a due fessure. Mi afferra per la nuca e tenta di costringermi ad abbassarmi verso di lei per baciarla.
Mi libero facilmente della sua presa e la spingo lontano da me. Senza volerlo però uso più forza del necessario e si ritrova seduta a terra, dolorante.

“Mi dispiace io … “ faccio un passo verso di lei, voglio aiutarla ad alzarsi ma quando le tendo una mano, mi risponde ringhiando, mi graffia e si alza in piedi da sola, con l’agilità di un gatto.
Un latrato si solleva alle mie spalle, mi volto sussultando.
“Sei cattivo, Remus, lei voleva solo essere carina, sa quanto ti piacciano le bambine e tu piaci molto a lei, non è vero, mia piccola dolce Shalimar?”
“Fenrir!” l’urletto di Shalimar non mi sorprende più di tanto, così come non mi sorprende il vedere questa strana ragazzina correre felice verso di lui, cingergli il collo e stampargli sulle labbra un bacio intenso e profondo, quasi animalesco, che non si addice affatto alla sua età.
Rimango a guardarli a disagio, in attesa di scoprire cosa diavolo ci faccio qui.
Fenrir solleva lo sguardo verso di me, pur non allontanandosi da Shalimar, lo vedo sorridere e aprire la bocca come se tentasse di aspirare l’intero volto della ragazzina.
Abbasso lo sguardo disgustato, quando i movimenti della sua lingua diventano fin troppo evidenti.
La spinge senza cerimonie a terra, nell’erba umida del sottobosco. Mi volto e faccio per allontanarmi, non ho nessuna intenzione di assistere allo spettacolo che stanno per dare.

“Dove vai, Remus? Non vuoi unirti a noi? Shalimar ne sarebbe molto felice e lo sarei anche io, naturalmente!” la voce gracchiante di Fenrir mi raggiunge alle spalle; non mi volto. “No, grazie”.
Trattengo a stento un conato. Ogni giorno che passa diventa sempre più disgustoso, vecchio, schifoso animale!

Non faccio in tempo ad allontanarmi di poche decine di metri dagli alberi, quando sento di nuovo la voce di Greyback:
“Remus, aspetta!” mi raggiunge di corsa, ridendo sguaiatamente. “Non ti avremo messo in imbarazzo?” domanda, afferrandomi per le spalle. “Quella lupetta è così calda, dovresti provarla.”
Lo allontano con uno spintone e riprendo a camminare.
“Prima o poi dovrai liberarti di questa tua stupida morale, qui le cose funzionano diversamente, figlio mio.”ridacchia ancora. “Anche se prima, temo dovrai affrontare le ire della piccola Shalimar, visto che ho dovuto lasciarla a metà per colpa tua.”
“Che cosa diavolo vuoi?” sbotto all’improvviso, affrontandolo.
“Eccoti. Mi piaci di più quando ti innervosisci, dai il meglio di te.”
“Fottiti!” mi allontano ancora, non lo sopporto; non lo sopporto davvero.
All’improvviso sento un dolore lancinante al gomito, mi sento trascinare indietro e rischio di cadere. Mi ha afferrato il braccio, sento le sue unghie sporche affondare nella mia pelle, come artigli.
“Ora smettila di fare il prezioso.” mi afferra il mento e mi parla sorridente, il suo alito mi colpisce il volto come una brezza di fognatura.
“Lasciami!” mi dimeno per sottrarmi alla stretta.
“Non ti piace proprio il mio regalino, eh? La povera Shalimar teme che tu la consideri brutta, visto che non la degni di attenzione.”
“Sopravviverà. C’è altro?”
“Sei proprio ingrato, e pensare che l’ho adattata ai tuoi gusti. Credi che abbia sempre avuto quei ridicoli capelli rossi?”
Indica Shalimar che sta uscendo dal bosco, ha i capelli arruffati, come sempre ma ora che me lo ha fatto notare, vedo per la prima volta il colore, sono rosso ruggine, sporchi di fango e intrecciati con rametti e foglie secche.
“Severus mi ha detto che ti piacciono le rosse, così ho pensato di farti un regalo ma tu mi offendi, non approfittandone, figlio mio.”
“Severus…” ringhio a denti stretti. Serro le mani a pugno, le mie stesse unghie mi si conficcano nei palmi, sento il sangue scivolarmi sulle dita.
Quando mi rendo conto di cosa sto facendo, mi rilasso, prendo a fissarmi le mani, come in quella ormai lontanissima notte di pioggia.
Di nuovo mi sono ferito da solo, di nuovo ho rischiato di perdere il controllo e non riuscire a trattenere la rabbia. Certe volte ho paura di perdere me stesso, rimanendo qui.
Fenrir continua a punzecchiarmi, a provocarmi, non solo con Shalimar ma anche con le sue continue battutine, con il suo modo di fare. Non so che cosa voglia provare ma so che se andrà avanti ancora a lungo, non risolverò i miei problemi, li acuirò semplicemente.

“Ohi ohi, direi che il suo interesse ormai si è trasformato in odio.” bisbiglia ancora Greyback. Seguo il suo sguardo e vedo Shalimar allontanarsi di corsa, dopo avermi lanciato un’occhiata di fuoco che mi fa rizzare i capelli sulla nuca.
“Dovrai guardarti le spalle da oggi, figlio mio. Quello zuccherino sa diventare incredibilmente vendicativo; immagino abbia imparato da me.” scoppia  ridere e mi dà una pacca sulla schiena. Mi sbilancio in avanti, rabbrividendo per le implicazioni delle sue parole.
Cosa mi farà quando scoprirà che lo sto imbrogliando?

“Ma non importa ora. Abbiamo un lavoretto importante da svolgere e non è detto che tornerai qui vivo, per affrontare gli artigli della tua sorellina.”
Sorride e prende a trascinarmi verso il centro dell’accampamento.
“Cosa vorresti dire?” Sono stanco di spaventarmi per ogni più o meno velata minaccia di morte. Oramai dovrei averci fatto l’abitudine.
“Che ti sto dando fiducia, figlio mio. Questa notte farò un viaggetto interessante e, indovina un po’ chi ho scelto come mio accompagnatore?”
“Dove vorresti andare? Questa è una notte di luna nuova, un attacco ad un villaggio sarebbe più disastroso di quello di due settimane fa.” glielo faccio notare con disinvoltura, se sapesse che la mia soffiata è stata la causa di quel disastro, mi squarterebbe senza difficoltà.
“Ma questa volta andrà per il meglio, non voglio trascinarmi dietro tutti questi idioti, voglio solo te. Sarà come andare ad un banchetto, il cibo ci sarà servito su un piatto d’argento.” ride estasiato, i suoi occhi brillano come non mai.
“Dove andiamo?” domando ancora, fingendomi più interessato al banchetto che non al luogo che comunicherò immediatamente a Silente.
Si volta verso di me, sorride e si porta l’indice davanti alla bocca, mi fa l’occhiolino.
“Shh, è un segreto, figlio mio. Sarà una sorpresa splendida per te, vedrai.”
Devo insistere; se vuole attaccare un villaggio, devo fare in modo che gli auror siano già là, pur rischiando di essere scoperto.
In fondo, se lo dice solo a me, non avrà grandi difficoltà a scoprire la talpa…
Non importa, preferisco che uccida me, piuttosto che vederlo commettere qualche strage o aggredire qualche altro bambino, senza intervenire.
“Non mi sono mai piaciute le sorprese, Fenrir, credevo che mi conoscessi. Non vorrai portarmi in qualche covo di maghi, senza avvertirmi?” mi mostro preoccupato, non è difficile, lo sono davvero.
“Il mio piccolo Remus ha paura? Non preoccuparti, figlio mio, ricorda il mio consiglio, mordi più forte e mordi per primo! Seguendo questa semplice regoletta, vincerai qualunque avversario.” scoppia a ridere, quell’insopportabile latrato mi riempie nuovamente le orecchie.

Un botto improvviso mi fa saltare come un grillo, mi guardo attorno sorpreso, mentre Fenrir si affretta a raggiungere un uomo non molto alto, avvolto in un lungo mantello nero e con il volto coperto dal cappuccio, comparso pochi metri davanti a noi.
“Eccolo. Seguimi, figlio mio, voglio presentarti qualcuno.”
 

“Amycus! Ti stavo aspettando.” Gli si avvicina a braccia aperte, sorridendo come chi incontra un caro vecchio amico. Il sentimento tuttavia non è corrisposto, l’uomo incappucciato si tira indietro, prima che Fenrir possa anche solo sfiorarlo e si guarda attorno incerto.
E’ certamente un mangiamorte, le cose stanno cambiando, non li avevo ancora visti qui all’accampamento e non avevano ancora partecipato a nessuna delle “spedizioni” dei Mannari, per quanto Fenrir spingesse gli altri con la convinzione di avere il Signore Oscuro dalla nostra parte.
“Greyback” borbotta, sfilandosi la maschera argentata priva di espressione che gli copre il volto.
Con un gesto stizzoso si abbassa il cappuccio e mi lancia uno sguardo disgustato.
“Puzzi, animale, vedi di starmi alla larga.”
“Il tuo alito invece puzza di topo morto, ma non mi sembra di averti ancora chiesto di chiudere la bocca prima di appestare la lettiera di Stinky.” parlo senza pensare, la vita qui mi ha abituato a rispondere a tono a qualsiasi insulto. Questo ovviamente prima di alzare le mani, ed avventarmi su chiunque voglia attaccar briga con me, per non essere colpito a mia volta.
Il mangiamorte solleva un sopracciglio, chissà forse vuole una spiegazione.
“Stinky, il cinghialino di Shalimar. Sei con i piedi dentro il suo cesso.” aggiungo, indicando i suoi stivali affondati nella melma e nello sterco di cinghiale.
Amycus impreca coloritamente e salta fuori dalla fanghiglia mentre Greyback scoppia a ridere e mi colpisce la schiena con la mano aperta, barcollo avanti, come colpito da una vanga e, per un pelo, non cado nella lettiera ma la puzza mi invade comunque le narici costringendomi a tirarmi indietro, tossendo disgustato.

“Allora, Amycus, dimmi; siamo pronti?” domanda quindi Fenrir, tornando di nuovo a rivolgersi serio al mangiamorte.
Questi risponde con un grugnito incomprensibile ed accenna con il mento verso di me. Devo stargli proprio antipatico.
“Piton dice che ti porti appresso uno dei cani di Silente, non sarà mica questo qua?”
Ecco il problema.
Sempre Severus. Devo continuare a fidarmi di lui?
Sarà andato a raccontare tutto persino a Voldemort, con la scusa di controllare le informazioni che il nemico ha su di noi. Certo, non sono ancora morto ma questo suo modo di fare comincia davvero ad infastidirmi.
“E’ mio.” mormora freddo il vecchio mannaro.
Sento il sangue gelarmisi nelle vene al suono della sua voce ferrea.
Poche volte lo ho visto così gelido e tutte quelle volte, tempo pochi minuti e si è ritrovato ricoperto del sangue dello sfortunato che lo aveva fatto infuriare.
Anche Amycus deve rendersi conto del cambio nel tono della sua voce, perché indietreggia e si porta involontariamente una mano sotto il mantello, in cerca probabilmente della bacchetta.
“Ciò che è stato ieri o che è oggi, è solo affar mio, mago e tu non devi interessartene.”
Il mangiamorte recupera quel poco autocontrollo che gli permette di parlare:
“Naturalmente, tutto ciò che riguarda i tuoi uomini è affar tuo ma diventa anche mio, quando la loro presenza rischia di farmi schiantare da qualche auror avvertito in anticipo. La missione di questa notte è troppo importante per lasciare che...”
“Se non ti fidi dei miei uomini, non ti fidi di me, Amycus, quando invece mi sembra di aver capito che è stato l’Oscuro Signore in persona a richiedere la mia presenza. Se lui ha fiducia in me, perché mai dovresti fare storie?”
Il tono di Fenrir è tornato quello di sempre, canzonatorio e quasi divertito dall’incertezza del suo interlocutore, mentre il mio cuore recupera i battiti persi.
Il mago non risponde, lancia verso di me un’occhiata stizzosa.
“Remus sa cosa rischia se mi tradisce, non è vero, figlio mio?” mi afferra il volto e struscia la sua guancia ruvida e spinosa contro la mia.
“Me ne occuperò di persona. Se dovesse mai osare tanto, finirò il lavoro cominciato tanto tempo fa, quando era ancora un tenero bambino paffuto.”
Improvvisamente si volta e mi lecca la guancia, come se fossi un gelato. Non riesco a sottrarmi, né ad allontanarmi a sufficienza da tirargli un pugno.
“Sei disgustoso.” Amycus distoglie lo sguardo da Fenrir che scoppia a ridere e mi abbaia sguaiatamente nelle orecchie.
“Fa come ti pare.” aggiunge il mangiamorte. “Ma sappi che per qualsiasi problema provocato dal tuo amichetto, te la vedrai direttamente con il Signore Oscuro.”
“Quale onore! Potrò incontrarlo senza bisogno di prendere un appuntamento!”
 
Senza attendere altro, Fenrir si avvicina ad Amycus.
“Allora? Ci fai strada o dobbiamo seguire la puzza dei tuoi stivali?” domanda con un sorriso sbieco. Il mangiamorte grugnisce e borbotta qualche parola incomprensibile, è chiaramente contrariato. Mi lusinga che la mia semplice presenza possa farlo sentire tanto a disagio. Chissà come si sentirà quando si ritroverà sotto il naso la bacchetta di Alastor o quella di Tonks?
“Tonks …” bisbiglio senza volerlo. Sussulto rendendomi conto di aver lasciato che quel nome che mi sembra ormai così lontano, mi affiorasse sulle labbra nel luogo meno sicuro che possa venirmi in mente in questo momento.
“Hai detto qualcosa, figlio mio?”
Fenrir mi lancia un’occhiata di sfuggita, prima di incamminarsi dietro Amycus che, continuando a borbottare, si allontana di qualche metro dalla fanghiglia nella quale si era involontariamente materializzato pochi attimi prima.
“Mh?” tentenno “Si. Dove stiamo andando?” chiedo, cercando di mostrarmi naturale.
Devo scoprirlo, devo trovare il modo di avvisare l’Ordine. Qualunque sia il piano dei mangiamorte, questa sera qualcosa di molto grosso bolle in pentola, qualcosa di cui farà parte anche Fenrir Greyback, quindi non sarà nulla di buono, questo è certo.
“Te lo ho detto, Remus, è una sorpresa, non vorrai rovinarti l’effetto? Vedrai, ne rimarrai estasiato, una volta arrivati.” mi fa l’occhiolino e mi afferra un polso, per trascinarmi vicino a sé.
“Me lo hai detto, certo ma io ti ho anche detto che non amo affatto le sorprese, Fenrir, se devo rischiare la pelle, voglio sapere dove…”
“Cominci a diventare fastidioso, Remus…”
Si è fermato davanti a me, tanto improvvisamente che gli sono andato a sbattere contro. Faccio giusto in tempo ad allontanare le mani dalle sue spalle che mi ritrovo il suo braccio intorno al collo, subito riprende ad avanzare trattenendomi come un vecchio amico di giochi ma stringendo tanto da farmi scricchiolare le ossa.
“A te non piacciono le sorprese ma a me piacciono ancora meno le domande, Remus e tu ne fai un po’ troppe per i miei gusti. Non mi starai nascondendo qualcosa?” mi bisbiglia secco, adocchiando il mangiamorte che ci precede e che pare non essersi neppure accorto dello scatto del lupo mannaro.
“Naturalmente no.” rispondo sicuro. “Volevo soltanto…” 
“Non mi interessa che cosa vuoi. Ho preso la mia decisione: conoscerai la nostra meta solo quando ci arriveremo, così testerò la tua prontezza di spirito e di riflessi, figlio mio e se non dovessi dimostrarti all’altezza delle mie aspettative, almeno potrò evitarmi  l’onere di eliminare il sangue del mio sangue. Ma vedi di non farmi fare brutte figure, questa sera siamo ospiti di persone importanti.” mi fa di nuovo l’occhiolino ed accenna ad Amycus. “Importanti ma molto sospettose, figlio mio. Le troppe domande poi non piacciono a nessuno e ti conviene mettertelo in testa, prima di farti trasformare in uno stufato di lupo dal nostro scorbutico amico.”
Si ferma di nuovo ed io, piegato in avanti sotto la stretta del suo braccio, inciampo sui miei stessi piedi, solo la mano destra di Fenrir che si appoggia decisa sul mio sterno mi evita di cadere a terra con la faccia sui piedi del mangiamorte che a sua volta si è fermato davanti a noi e si è voltato a fissarci.
Mi guarda di nuovo con disprezzo e scuote lievemente la testa in segno di dissenso, prima di riprendere a parlare.
“Bene ci siamo allontanati dal vostro ridicolo accampamento, così almeno nessuno dei vostri cavernicoli amici si spaventerà vedendovi sparire nel nulla.”
Porge a Fenrir una piccola statuina di gesso con le fattezze di un serpente, le cui spire si avvolgono sinuose attorno ad una pietra che, vista da qui, ha tutto l’aspetto di uno smeraldo verde brillante.
“Grazie.” ridacchia il mannaro,lucidando lo smeraldo con la mano libera.
“E’ chiaro che una volta svolto il suo compito, tornerà nelle mie tasche.” borbotta quindi il mangiamorte lanciandogli uno sguardo furente.
“Vedremo.” Grayback si volta verso di me ridendo e mi fa l’occhiolino. “Come potrei rifiutare un simile dono, quando i miei figli hanno tanto bisogno di scarpe e vestiti nuovi?”
“Non è un dono!” salta subito su Amycus, prima di rendersi conto dello scherzo di Fenrir.
Improvvisamente si rivolge verso di me e mi sbotta  in faccia furioso, facendomi sussultare: “Allora, Cane? Metti la mano sulla statua! Non abbiamo tempo da perdere!”
Tocco la statuina, rispondendo inconsciamente all’ordine sputatomi contro.
Non realizzo cosa stia accadendo, fino a quando Amycus non estrae la bacchetta e non dà un colpetto sulla testa del serpente; in quel momento il familiare formicolio sulla punta delle dita e l’improvviso strappo che, da dietro l’ombelico, mi tira con forza in avanti, mi fanno capire appieno cosa stiamo facendo.
La statuina è una passaporta!
Ci stiamo trasferendo da qualche parte e non ho ancora fatto in tempo ad inviare alcun messaggio ai membri dell’Ordine! Le cose si stanno complicando.

I turbini di luce e colori mi costringono a chiudere gli occhi per un istante.
Scelta sbagliata.
Questo vorticare ad occhi chiusi mi provoca un senso di vuoto allo stomaco e, quando metto i piedi finalmente per terra, per trattenere un conato, rischio di perdere l’equilibrio. Fenrir è come sempre prontissimo accanto a me a sorreggermi, pur scorticandomi il braccio con le unghie lunghe.
“Credevo che fossi cresciuto come un mago, figlio mio.” mi bisbiglia. “Non sei abituato alle passaporte?”
“Non mi sono mai piaciute…” borbotto imbarazzato. 
“Nemmeno a me.” ridacchia soddisfatto. “Siamo lupi, Remus ed i lupi non viaggiano con le passaporte.”

Mi guardo attorno stranito, dove siamo finiti?
E’ ancora notte, siamo in una stradina stretta, i muri sudici ci circondano come in un vicolo buio.
“Andiamo!” Amycus strappa la statuina dalle mani di Grayback, prima che questi possa ribattere, se la mette in tasca e si avvia lungo la stradina, avvolta dalle tenebre.
“Seguimi in silenzio, Remus. Siamo nella tana dei maghi, non commettere errori.” mi bisbiglia il mio mentore.
Non fiato e prendo a seguirlo. Siamo avvolti in un silenzio di tomba, l’unico rumore che si riesce a percepire è un fastidioso raschiare contro le rocce. Capisco da cosa è provocato solo quando, avanzando tentoni nell’oscurità, rischio di inciamparmi su un ratto grande come un gatto che mi taglia la strada e squittisce minaccioso, innervosito dalla mia intrusione.

Amycus si ferma e si volta verso il muro.
No, non è un muro; mi avvicino dietro a Fenrir. Siamo davanti ad una finestra. Il vetro è ricoperto di una spessa sostanza unta e maleodorante; non mi soffermo a cercar di capire di cosa si tratti.
Il mangiamorte afferra una maniglia di ottone che non avevo neppure notato e spalanca la porta a vetri , un tintinnio poco invitante si espande nel silenzio.
E’ un negozio?
“Entrate, svelti!” ci ordina.
Prima di obbedire, alzo lo sguardo verso l’alto. Un’insegna arrugginita e penzolante incombe silenziosa sulle nostre teste.
< Magie Sinister >
Siamo a Nocturn Alley!


La porta si richiude con un sonoro scatto alle nostre spalle, il tintinnio sinistro mi riempie  le orecchie per un altro istante.
“Lumos!” una voce gracchiante mi costringe a sussultare senza ritegno. La luce mi abbaglia e non riesco per questo a vedere chi abbiamo davanti.
“Amycus! Era ora! Stavamo per andare senza di te!” una voce stridula di donna mi spacca i timpani, stridendo come gesso su una lavagna.
“Al diavolo!” grugnisce il mangiamorte, “Ero andato a prendere i cani!”
Un brusio infastidito si solleva nel gruppetto davanti a noi. Dietro alla luce riesco a distinguere varie ombre disposte in semicerchio davanti a noi. Se volessero attaccarci ora, non avremmo nessuno scampo. E’ come ha detto Fenrir, siamo entrati nella tana degli stregoni, dobbiamo essere cauti. Mi volto verso di lui. Il suo sguardo è estremamente serio, i suoi muscoli sono tesi, come un mastino pronto all’attacco; non si guarda attorno ma annusa l’aria come se questo gli bastasse a stabilire l’esatta posizione dei suoi avversari. Conoscendolo, questo gli basta ed avanza.
 
“Mannari. Che schifo! Non si sono neppure lavati, sento la loro puzza fin da qua!” sbotta ancora la voce femminile.
Il mio corpo ha un fremito involontario, sento la rabbia cominciare a ribollire dentro di me. Che diavolo di gioco è? Ci hanno portati fin qua per insultarci senza neppure mostrarsi?
Sento un braccio muscolosi circondarmi le spalle.
“Tranquillo, molto presto verrà il nostro momento, figlio mio.” mi bisbiglia Fenrir.
“Temo, signora, che si tratti degli stivali di vostro fratello.” conclude poi ad alta voce.

“Scusate, signori…” una vocetta mielosa interrompe l’ennesimo brusio provocato dal sarcasmo del lupo mannaro.
“Come mi era stato ordinato, ho sistemato l’oggetto. Lo abbiamo provato un’oretta fa e funziona perfettamente.”
“Lo sappiamo, idiota! Per questo siamo qui! “ questa volta è la voce di Amycus.
“S… si… se volete seguirmi, vi mostro come fare…”
La luce che ci abbaglia scompare, inghiottita dalla bacchetta che la stava emanando; all’istante cadiamo nel buio più fitto, poi la mia vista si abitua di nuovo faticosamente alle fioche luci dei radi lampioni sparsi nel vicolo esterno. Vedo finalmente il volto della donna che ci ha dimostrato tanto disprezzo, mi sta guardando incuriosita. Quando si accorge che rispondo alla sua curiosità, si volta alzando le spalle e segue i suoi compagni dietro ad un ometto basso e curvo, deve essere il vecchio Sinister.
Che cosa ha aggiustato? E come funziona? E’ possibile che si tratti dell’arma di cui Harry ha parlato con Arthur? Se non sbagli mi aveva detto qualcosa riguardo al negozio di Sinister… Dannazione, perché non lo ho ascoltato più seriamente?

Il vecchio ci porta sul retro; una volta che siamo entrati tutti, chiude la porta e si avvia verso il centro della stanza e si ferma davanti a quello che appare come un… armadio?
L’arma è un armadio?

“Eccolo!” indica l’anta con un sorriso trionfante.
“Era molto malridotto, ma sono riuscito lo stesso a ripararlo.”
Ha riparato un armadio? Ma che cosa diavolo stanno tramando?
“Ho lavorato molto per riuscirci, sapete? Giorno e notte…” fa notare il vecchio stregone.
“Se vuoi un compenso, ti porteremo davanti al Signore Oscuro, Sinister, così potrai chiedergli tutto ciò che vorrai.” sibila uno degli altri mangiamorte.
“I… i… io…” balbetta.
“Come funziona?” la donna si avvicina, saltellando entusiasta, sorride come una bimbetta davanti ad un nuovo giocattolo.
“E… ecco… basta entrarci dentro…” borbotta Sinister, meno mieloso, ora che ha visto i propri sogni di ricompense sfumare.
“Entrarci dentro?” domanda Amycus.
“Si, e chiudere la porta, quando la riaprirete sarete nell’altro, quindi uscirete nel luogo in cui l‘altro armadio si trova.” alza le spalle.
“Evitando tutti gli incantesimi di sicurezza?” chiede ancora Amycus.
“Esattamente.” annuisce Sinister.
“Come facciamo a sapere che non si tratta di una trappola?” si intromette il mangiamorte tarchiato che, accanto alla donna, osserva a sua volta l’armadio.
“Trappola?” Sinister appare sinceramente offeso.
“Prima i mannari.” propone Amycus.
“Scusa?” finalmente anche Fenrir interviene, la sua voce non lascia trapelare alcuna emozione.
“Hai capito. Chissà, forse è questo il motivo che ha spinto il Signore Oscuro a permetterti di partecipare all’attacco. Voleva usarti come esca. Sono molti gli auror che sognano di farti la festa, non è vero?” tenta di stuzzicarlo.
Mi sento come uno spettatore impotente, è come se nessuno mi vedesse. E’ assurdo perché so che in realtà mi vedono, mi tengono d’occhio ma fanno finta che non sia presente. Un po’ come tutti i giorni della mia vita, con la sola differenza che se mi faccio notare, qua rischio di farmi anche ammazzare.
Rimango silenzioso ad assistere al battibecco.
“Quantomeno conoscono il mio nome e la mia fama, Amycus… un nome tanto comune quanto sconosciuto.” parla lentamente, accertandosi che ogni parola giunga a segno il più profondamente possibile.
Amycus alza la bacchetta, la tensione cala su di noi come la nebbia più fitta; i due uomini si guardano con odio ma forse solo io noto un luccichio quasi bramoso negli occhi di Fenrir. Ha sete di sangue questa notte, ha maledettamente sete di sangue.

“Ora basta! Dobbiamo muoverci, gli ordini del Signore Oscuro sono chiari, dobbiamo aiutare il ragazzo a svolgere il suo compito, non possiamo perderci in stupidaggini!”
Una specie di gigante si fa avanti e spinge Amycus di lato.
“D’accordo, visto che voi fattucchieri non siete che un branco di codardi, vorrà dire che io e mio figlio andremo in avanscoperta. Remus?” Fenrir si avvia verso l’armadio ancora chiuso, invitandomi a seguirlo.
Tutti gli altri Mangiamorte si voltano a guardarmi, come se mi notassero per la prima volta. Sento il cuore rimbalzarmi nel petto, il fiato accorciarmisi nei polmoni. Devo passare tra di loro per raggiungere quel maledetto che mi ha portato qui. Dannazione.
Cammino lentamente sotto i loro sguardi, come un soldato sotto il giogo nemico. Intanto Fenrir ha afferrato la maniglia dell’anta e la tira, l’armadio si apre con un cigolio cupo.
Per un momento rimango come meravigliato, la luce non filtra nel mobile, come se fosse assorbita e divorata all’interno di esso.
Dovremmo entrare lì dentro? Per andare dove? Ovunque arriveremo, devo trovare il modo di mandare un messaggio a Silente.
Dobbiamo aiutare il ragazzo a svolgere il suo compito? Quale ragazzo e soprattutto quale compito?
“Andiamo?” sussulto sentendo la voce di Fenrir accanto a me.
“Dove?” tento ancora.
“Stai per scoprirlo, non preoccuparti, sarà una bella sorpresa.” mi fa ancora l’occhiolino, bisbigliando per non farsi sentire dai Mangiamorte.
“Fenrir!” Amycus ci ferma ancora e ci porge due mantelli neri. “Indossateli, questa notte, per ordine del Padrone e non mio, sia chiaro, sarete due di noi.”
“Non sperarci, io non sono e non sarò mai uno di voi.”
Il mannaro indossa il mantello da mangiamorte e lancia l’altro a me. Lo indosso senza parlare ma l’odore acre che emana mi disgusta. Chissà chi lo ha  portato prima di me.
“Bene, muoviamoci, comincio a sentire fame.” mi afferra per il bavero del mantello e mi trascina dentro l’armadio. L’oscurità ci avvolge per l’ennesima volta questa notte; poi uno scatto sonoro precede l’improvviso lampo di luce che ci investe. Un alito d’aria fresca, rispetto al puzzo tipico di Magie Sinister, mi soffia sulla faccia nel momento in cui Fenrir ridacchia ed esclama bramoso: “Ciao, piccolo. A quanto pare ce l’hai fatta davvero.”
Apro gli occhi ed esco dall’armadio. Mi guardo attorno, siamo di nuovo in una stanza chiusa, una stanza che mi è maledettamente familiare.
“Dove… ?” Fenrir si volta verso di me, spostandosi mi libera la visuale, ora vedo anche io la persona che ha salutato ed il mio cuore sprofonda nella paura e nella disperazione più cupa. “Draco?” esalo stupefatto.
Non possiamo essere a … No, non è possibile … Dobbiamo essere ad Hogsmead, vicini ma non …
“Tu?”
Il giovane Malfoy mi punta contro la bacchetta, indietreggio di un passo ma non smetto di fissarlo con occhi sgranati.
“E’ con me, Draco. Mi è stato detto che conosci già la sua natura.” sorride Fenrir avvicinandoglisi; di tutta risposta il ragazzino punta la bacchetta magica anche contro di lui.
“Cosa ci fai qui anche tu? Non dovevi… Tu non sei un Mangiamorte!” lo accusa, sembra spaventato e quasi più stupefatto di me.
Che cosa hai fatto Draco? Ti prego, dimmi che non siamo a…
“Non posso negarlo.” ridacchia il vecchio “Ma sono stato invitato e come potevo rifiutare un simile invito a cena? Mi aspetto un ottimo banchetto!” il suo latrato è agghiacciante.
“Non… “ il ragazzino è sul punto di scoppiare in lacrime, non si aspettava la presenza del mannaro? Ha paura per sé o per… ?
“Non dovreste essere qui! Non era previsto! Non devi. …”

“Non preoccuparti, piccolo. Non ti saremo d’intralcio, ci limiteremo a sgranocchiare qualcosa qua e là. Tu preferisci le femminucce, vero Remus?”
Draco sussulta e mi fissa esterrefatto.
Che cosa hai fatto, Draco?
“Siamo a …” non posso dirlo.
Non è possibile, non possiamo essere a …
“Hogwarts.” i denti giallognoli di Fenrir si mostrano in tutto il loro orrore. Sorride come non mai, i suoi occhi brillano, il suo corpo vibra colto dall’eccitazione.
“Bentornato a casa, Remus.”





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Rieccomi dopo un madornale ritardo... chiedo scusa a tutti, i miei tempi si stanno drasticamente allungando ma non ho più granchè tempo di scrivere per via del lavori... quando arrivo a casa la sera sono un po' scoppiata ç_ç anche se sul lavoro non faccio altro che pensare a come andranno avanti i miei racconti...
allora, Misty rain sta per finire, signori lettori ^____^ mi mancano due capitoli scarsi, dopo questo che avete appena letto. Spero di concludere prima della fine dell'estate (durante la quale il lavoro diventerà un taninello più pressante ç_ç ) vedremo.
Parlando di questo capitolo, lo avevo finito prima del crollo del server. Beh fatei sapere che ve ne pare. Sopratutto ditemi come avete preso il personaggio di Shalimar. Il suo ruolo è solo una piccola parentesi, non credo si rivedrà in seguito, voleva solo essere una descrizione dell'ambiente in cui è stato inviato Remus ed una possibilità che nella vita ha scampato, come sarebbe potuto diventare senza Hogwarts, Silente ed i Malandrini. In pratica come lo avrebbe reso Fenrir se lo avesse preso dopo averlo morso.
Grazie a tutti per i commenti, grazie a chi commenterà e grazie anche a chi mi segue senza commentare ^___^
Daeran.

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Capitolo 9
*** Il luogo più sicuro al mondo ***


Rieccomi qua! Pensavate di esservi liberati di me eh?? Mwhahahahah devo far soffrire il povero Remus ancora un po', prima di potermi ritirare :-P
Bene, bene bene, chiedo miseramente scusa a tutti quelli che hanno aspettato il seguito di questa storia, ho lavorato tutta l'estate e non ho avuto tempo di dedicarmici (si, lo so che avevo detto che avrei tentato di finirla prima dell'inizio dell'estate ma che volete? non ci sono riuscita! ç_ç)
Allora ci sono un po' di novità, pensavo che questo sarebbe stato il penultimo capitolo ed invece TADAAAAAANNN è dientato il terzultimo, tralasciando l'epilogo strappalacrime ... ho pianto io pensandolo, chissà cosa combinerò quando riuscirò a scriverlo. Beh intanto spero che la mia amica-nemica la signorina ISPIRAZIONE si faccia un po' risentire, perchè in questo periodo ho l'impallo facile ...
Ok, basta, bando alle ciance, eccovi il 9° capitolo di questa sconclusionata follia espressiva.

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Il luogo più sicuro al mondo
 
Ho paura…
Di cosa?
Che domanda è? Di cosa credi che abbia paura, Remus?
Voldemort?
Non ti ci mettere anche tu! Anche James e Sirius non fanno che ripetere il suo nome! E’ proibito pronunciarlo, soprattutto qua dentro!
Non sei sempre stata tu quella che diceva che è solo un nome, Lily? Puoi temere lui, il suo potere ma temere il suo nome non ha alcun senso.
La fai facile, tu! Non sei un nato babbano! A chi credi che darà la caccia, se dovesse riuscire ad entrare? Se dovesse spezzare le protezioni di Silente?
Non entrerà ad Hogwarts, Lily. La scuola è il luogo più sicuro del mondo e Silente non permetterà mai che torca un capello a nessuno di noi.
E quando finirà la scuola? Siamo ad un passo dal diploma. Mancano quanto? Tre settimane? E poi cosa accadrà?
Vivremo come qualunque altro mago in questi giorni bui: andremo avanti, combatteremo e tenteremo in tutti i modi di sopravvivere. Siamo in guerra, Lily ed è una situazione che riguarda tutti, non solo i nati babbani.
Si … ma…
Avrai James al tuo fianco, ti proteggerà a costo della vita. Sai meglio di me come è fatto.
Si, lo so… ma è proprio questo che mi preoccupa... Se si mettesse nei guai? Se attirasse la Sua attenzione? È uno spaccone, lo sai anche tu.
James non è uno stupido e …
E invece lo è! Altrimenti non si sarebbe mai messo con una come me, attirando su di sé il disprezzo delle famiglie di purosangue.
Sarebbe stato stupido se non avesse fatto di tutto per averti, Lily. James ti ama, di questo ne sono certo e non gli interessa un accidente di quello che possono pensare gli altri. Lui è fatto così.
Già… Mi ha chiesto… non lo ho ancora detto a nessuno ma di te posso fidarmi, sei il mio più caro amico. Mi ha chiesto di sposarlo, sai? Appena finita la scuola …
… D… davvero?
Si. Che faccia fai? Pensavo che saresti stato un po’ più entusiasta … E’ avventato lo so e probabilmente, se non ci fosse la guerra, non avrebbe mai neppure pensato lontanamente di chiedermelo… Pensi che sia uno stupido, vero?
Mh? No, no … in questo momento pensavo ad un altro stupido … uno che si è lasciato sfuggire l’occasione.
Mi stai dicendo che sarei una stupida se me lo lasciassi scappare?
… Tu cosa gli hai risposto?
Che ho bisogno di tempo per pensarci. Ho davvero molta paura; non fraintendermi, io lo amo e lui ama me ma, come hai detto tu, ora qui ad Hogwarts siamo al sicuro, nessuno varcherà mai le mura del castello contro la volontà di Silente; presto però lasceremo questa Casa e come possiamo sapere cosa sarà di noi domani?
Nessuno al mondo può saperlo, guerra o non guerra.
E’ vero, però… Vorrei solo questa maledetta guerra finisse.
Finirà, Lily. Prima o poi finirà, in un modo o nell‘altro.


“Bentornato a casa, Remus.”
“Come… come è possibile?”
Non ci posso credere, come diavolo ha fatto?
“Chiedilo al nostro amico Draco. E’ tutto merito suo, non è vero, cucciolo?”
“Non sono affari vostri! Dove sono gli altri?”
“Eccoci.”
Amycus e gli altri Mangiamorte compaiono dietro di noi, escono dall’armadio uno dietro l’altro, uno di loro mi spinge con poca grazia contro Draco, quasi gli rovino addosso.
“Lasciami!” il ragazzino mi allontana, colpendomi con il dorso della mano destra, la punta della bacchetta, che stringe convulsamente tra le dita, mi sfiora il petto, e mi sputa addosso un fascio di scintille rosse. Mi manca il fiato ed una potente scossa elettrica mi attraversa il corpo istantaneamente.
Indietreggio con gli occhi sgranati, una mano stretta sul cuore. Lo sento pulsare aritmicamente, ad ogni battito la testa mi martella dolorosamente, ogni estremità del mio corpo vibra e la mia pelle si tende come se stessi per esplodere.
“Piccolo bastardo.”
Le parole mi scorrono fuori di bocca, inarrestabili come le acque di un fiume in piena, lo afferro per la gola e, senza rendermene neppure conto, lo sollevo con facilità, fissandolo negli occhi con una ferocia inaudita.
Che diavolo mi succede? Che cosa è tutta questa rabbia?
E’ Draco, è un ragazzino spaventato, è soltanto Draco!
Le sue gambe prendono a mulinare nell’aria mentre stringo le dita attorno al suo esile collo. Mi osserva terrorizzato, sgrana gli occhi ed il sangue defluisce dal suo volto, rendendolo ancora più pallido di quanto non sia già. Sento le mie labbra incresparsi in una smorfia orribile.
Sto sorridendo!
Mio Dio, sto sorridendo della paura di un ragazzino.
Ha paura, non lo vedo soltanto, lo sento dentro di me, me lo dice il brivido di eccitazione che mi attraversa il corpo facendomi fremere come un lupo pronto ad abbattersi sulla preda. Ha paura di morire e sono io a provocare questo terrore.

Che cosa è questo rumore? Questo latrato?
E’ davvero la mia voce? Sto ridendo di tutto questo?
Che cosa diavolo mi sta succedendo?

“Stupeficium!”
Un potente colpo, simile ad una mazzata mi colpisce all’improvviso alle spalle, costringendomi a mollare la presa sul collo del ragazzo e mi abbatte al suolo inerte.
Sento il mio corpo immobile, non riesco a muovere un dito. Ogni muscolo è in tensione e non riesco a rilassarlo in alcun modo, fatico perfino a respirare.
Amycus è in piedi davanti a me, mi guarda disgustato e mi punta ancora contro la bacchetta.
“Controlla il tuo cane, Fenrir o rispedisco entrambi nella fogna da cui vi ho presi!”
“Cerca di capirlo, Amycus, è un cucciolo ed i cuccioli si fanno prendere spesso dall’istinto. Il giovane Draco lo ha provocato.”
Fenrir mi si avvicina lentamente, mostrando un sorriso animalesco. “D’altronde questo non giustifica il suo comportamento.”
Torna all’improvviso serio ed abbassa su di me uno sguardo terrificante. Non faccio neppure in tempo a comprendere se da schiantato ho la possibilità di tremare o sussultare. Mi colpisce con un calcio su un fianco, mi costringe a piegarmi di lato verso di lui prima di colpirmi ancora in pieno stomaco.
Vedo le stelle.
Si decisamente vedo le stelle.
Tante minuscole scintille mi danzano davanti agli occhi serrati, non c’è più bisogno dello schiantesimo, ho smesso semplicemente di respirare.
“Non ti avevo detto di non combinare pasticci, Remus?”

No, veramente no, maledetto schifoso bastardo.
Mi piacerebbe riuscire a dirlo, tanto ormai che ho da perdere? Non posso lasciarli entrare ad Hogwarts senza intervenire ma se dovessi alzare contro di loro la bacchetta, morirei prima ancora di poter fiatare.

*  La scuola è il luogo più sicuro del mondo e Silente non permetterà mai che torca un capello a nessuno di noi. *

Silente, dove diavolo è Silente?
Harry aveva ragione a non fidarsi di Draco. Ce l’ha fatta sotto il naso e se ora non trovo il modo di fermarli, i Mangiamorte faranno una strage nella scuola.
Draco, perché?
Lo fisso inavvertitamente, non sento più la rabbia di prima, sento solo disperazione, sono impotente davanti all’inevitabile.
Amycus aiuta l’adolescente a rialzarsi in piedi; è pallido, tremante e spaventato.
E’ spaventato a morte ma non da me, non sono io a terrorizzarlo, non solo io, almeno. Lo capisco dal modo in cui guarda Amycus e i suoi compagni. Sembra impaurito e terribilmente dispiaciuto.
Draco, che cosa ti hanno costretto a fare? Come hanno potuto convincerti?

“Allora? Vogliamo muoverci? Non abbiamo fatto tanta strada per rimanere chiusi in uno stanzino puzzolente. Draco? Qual è il piano?”
Il ragazzo sussulta, sembra ripiombare all’improvviso nel mondo reale, nel mondo degli adulti per il quale non è ancora pronto, per il quale nessuno dovrebbe mai sentirsi pronto.
“I… io…”
“Draco, il Signore Oscuro ha detto che ci avresti guidati alla scoperta di Hogwarts e che avresti adempiuto al tuo compito senza battere ciglio.” una gracchiante voce femminile si alza dal gruppetto di Mangiamorte. “Vuoi che andiamo a dirgli che si sbagliava?”
“N.. .no … NO! Posso farlo!” Draco stringe i pugni e urla socchiudendo gli occhi. Si atteggia ad adulto ma sembra sempre più un bambino.
Deglutisce e sospira profondamente.
“Io userò una di queste.” mostra una manciata di biglie nere come la pece, stranamente familiari.
“Calerà un buio fittissimo, nessuno ci vedrà mentre attraverseremo i corridoi del castello.” balbetta trionfante.
“Non mi sembra un gran piano, sai, piccolo?“ lo interrompe la Mangiamorte. “Noi come cammineremo attraverso questo buio?” domanda ancora.
“Alecto ha ragione.” si intromette Amycus. “Se davvero quei cosi funzionano come dici, noi come diavolo faremo a muoverci in questo ‘buio fittissimo ’ ?” 
“Useremo questa.” sorride  trionfante Draco, sollevando quella che sembra una mano  rinsecchita.
“E quella che diavolo è?” la voce ottusa e baritonale del Mangiamorte più grosso rimbomba nella stanza delle Necessità.
La stanza delle Necessità, è qui che siamo, lo ho capito da quell’armadio laggiù. Una volta tanti anni fa, James e Sirius ci rinchiusero dentro Peter, per scherzo. Non riuscì ad uscirne per due ore buone, fino all’arrivo di una furiosa professoressa McGranith. Nel frattempo noi avevamo trasformato la stanza in una sala giochi in perfetto stile babbano.
Che importanza ha ricordarlo? Ormai i tempi spensierati ad Hogwarts sono finiti. I Mangiamorte sono penetrati nella scuola, Voldemort ha aggirato le difese di Silente.

“Una mano della Gloria.” sento la mia voce fuoriuscire tetra e funerea. Questo ragazzino è davvero il figlio di Lucius Malfoy, ha pensato proprio a tutto.
Che diavolo posso fare? Non ho possibilità, qualunque mossa possa inventarmi è troppo tardi, nessuno si aspetta quest’attacco. La scuola è sguarnita ed io sarò morto in ogni caso.
Maledizione!
“Una mano di cosa?” urla Alecto. Ha una voce insopportabilmente gracchiante ed acuta.
“Una mano della Gloria” sorride allora Amycus, fissando prima me, poi Draco. “Geniale, ragazzo, davvero geniale. Ci farai da guida nell’oscurità.”
“Scusate l’intrusione, o menti eccelse.”
Fenrir si fa avanti, con il solito sorriso sardonico.
“Che diavolo ce ne facciamo di una mano della Gloria e di queste biglie, se nessuno ci aspetta? Non si aspettano un nostro attacco, far calare l’oscurità sui corridoi porterà solo sospetti. Attacchiamo subito, invece. Staniamo i bambini e facciamogli capire cosa sta succedendo, prima di divorarli.”
“Sarebbe pericoloso partire allo sbaraglio, potrebbero fregarci. Potrebbero esserci i cani di Silente qua fuori ad aspettarci, non si sa mai cosa possono sentire le orecchie di quel maledetto vecchio. Il nostro Draco potrebbe essersi fatto beccare senza saperlo o Severus potrebbe aver… “
“Non ho detto niente a Piton! Il merito è mio! E’ soltanto mio!”
“Meglio così, non mi fido di quel viscido topo.” sentenzia la donna chiamata Alecto.
“Quel viscido topo, è uno dei più fidati seguaci del signore Oscuro. Io terrei la lingua a freno, se fossi in te.” la redarguisce allora Amycus.
La donna prende fiato per rispondere a tono ma poi, guardandosi attorno incerta, preferisce tacere. Crede forse che le orecchie di Voldemort possano giungere fin qua?
Cosa ci sarebbe di strano? Le sue mani armate hanno appena fatto breccia nell’unico luogo al mondo creduto sicuro contro il suo dominio, da cinquant’anni ad oggi.

“Dunque non hai detto nulla al nostro amico Severus?” chiede ancora il capo dei Mangiamorte al ragazzino.
“Nulla! Ho fatto tutto da solo, lui ha solo cercato di ostacolarmi per tutto l’anno!” risponde questi.
“Ostacolarti?” Amycus sembra sospettoso quanto si era dimostrata Alecto.
“Si! Vuole il merito tutto per sé, vuole rubarmi la gloria davanti al Signore Oscuro! Ma io non sono un bambino! Io sono migliore di lui e questa notte lo ho dimostrato a tutti!”
Trema febbrilmente, in preda ad una fanatica eccitazione, un sorriso malato gli si disegna sul volto, per un istante mi sembra il ritratto sputato di sua zia, la  maledetta Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte che ha ucciso Sirius davanti ai miei occhi.
Vorrei averla tra le mani ora, vorrei poter vendicare almeno Felpato, prima di farmi ammazzare.
“Non hai ancora dimostrato nulla, ragazzino! Solo quando sarai davanti al vecchio, potrai dimostrare qualcosa.”
Il mio cuore si ferma.
Davanti al vecchio? Vuol dire davanti a Silente… Cosa dovrebbe mai fare il giovane Malfoy, trovandosi faccia a faccia con Albus?
L’espressione del ragazzino mi atterrisce. Un’ombra scura gli attraversa gli occhi, tutta la sicumera, mostrata fino a poco fa, svanisce, lasciando spazio alla paura ed ad un quasi impercettibile lampo di disperazione.

“Muoviamoci! Draco, guidaci! Grayback, tu ed il tuo amichetto uscirete per primi, nel caso il bamboccio volesse fare il doppio gioco. I cani randagi sono sacrificabili.” sorride sadico il Mangiamorte.
“Non temere, Amychettus, i lupi sanno schivare gli schiantatimi, chissà se tu saprai fare altrettanto contro artigli e fauci.” Fenrir gli fa l’occhiolino, prima di afferrarmi per la collottola e spingermi dietro a Draco che, senza altri indugi, punta la bacchetta contro le sfere nere. All’improvviso, come un liquido oscuro che va espandendosi dal palmo della mano del giovane, le tenebre prendono a circondarci. Rimaniamo accecati dall’oscurità, finchè una strana fioca luce verde fosforescente non ci compare davanti.
La mano della gloria. 
“Seguitemi” ordina il giovanissimo prefetto, con poca convinzione ed un miserevole tremore nella voce.
Ti sei cacciato in un guaio più grosso di te, ragazzino. Abbiamo un punto in comune, a quanto pare.
Proseguiamo lungo il corridoio buio, solo Draco vede dove ci sta conducendo.
Se solo fosse d’accordo con Silente, ci porterebbe tutti in una trappola senza alcuna via di fuga, potrebbe trascinarci tra le braccia degli Auror senza alcuno sforzo, lo seguiamo come brave pecorelle.
Se solo fosse d’accordo con Silente.
So che la mia è una vana speranza,  i sospetti di Harry erano più che fondati e noi come al solito non gli abbiamo dato retta.
Voldemort non poteva essere così folle da usare un adolescente per i suoi scopi, non poteva riporre tanta fiducia in un bambino da pensare di sfruttarlo come talpa ad Hogwarts, Silente si sarebbe subito reso conto di un simile complotto.
Silente avrebbe dovuto capire, Silente avrebbe dovuto sentire, Silente avrebbe dovuto sapere.
Dannazione!
Dove diavolo è Silente?
I Mangiamorte sono ad Hogwarts, maledizione!
Un lupo mannaro si aggira tra le sue mura… di nuovo.

“Chi è là?” una vocina spaventata spezza il mio delirio.
Sento Fenrir accanto a me annusare l’aria, sento la sua eccitazione crescere, freme tendendosi in attesa di avventarsi sulla preda per noi ancora invisibile.
Senza rendermene conto, imito il mio mentore ed annuso a mia volta l’aria.
Un brivido freddo mi percorre la schiena, lanciando scariche elettriche in tutto il mio corpo, il mio fiato subisce una netta accelerazione, mi sento il cuore esplodere nel petto, i peli sulla base del mio collo si drizzano, provocando un brivido che mi si espande a raggiera sulla nuca.
Conosco questo odore, è paura, è terrore.
Conosco la sensazione che provo, è eccitazione, è sete…
Devo chiudere gli occhi e costringermi a respirare regolarmente, non è semplice ma devo sforzarmi, questo odore può appartenere solo ad uno studente, non posso perdere il controllo ora, non posso permettere a Fenrir di fare del male a qualche ragazzo.
Ma dove diavolo è Silente?
Draco solleva lievemente la mano della gloria: la luce verde si espande nel corridoio stretto ed illumina una figura minuta che si guarda attorno confusa, pochi metri davanti a noi.
Nonostante il bagliore verde intenso, riconosco con un sussulto i folti capelli rossi della giovane figlia di Arthur: Ginny.
Oh mio Dio, Fenrir Greyback sta per avventarsi sulla piccola Ginny Weasley sotto i miei occhi!

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Capitolo 10
*** Ti prego smettila! ***


Ti prego smettila

 Lily, devo parlarti. Mi rendo conto che probabilmente non è questo il momento migliore, che avrei dovuto dirti prima quello che sto per dirti. So che è sbagliato farlo ora, in un giorno come questo, so che mi odierai ma non posso tirarmi indietro, non posso continuare a tenermelo per me. Domani sarà ormai troppo tardi, me ne pentirei per il resto dei miei giorni se non te lo dicessi ora.
Lily io … non fraintendermi, voglio bene a James, è  il mio più caro amico, probabilmente lui e Sirius sono e saranno per sempre i miei unici veri amici, assieme a te ed a Peter, l’ultima cosa che vorrei fargli è un torto, soprattutto in un giorno tanto speciale per voi ma… beh vedi tu mi dici sempre che devo smettere di pensare agli altri e provare a pensare un po’ anche a me stesso… sappi che è quello che sto facendo ora, dicendoti che mi sono innamorato di te, Lily Evans.
Pensavo fosse una cotta passeggera, che fosse solo gelosia nei confronti di James che è riuscito a conquistarti, ma mi sbagliavo, in tre anni non mi è ancora passata, non riesco a smettere di pensarti e mi sento in colpa perché so che sei fidanzata con James, so che ami lui e probabilmente non ricambierai mai quello che provo io per te ma ho il bisogno di dirtelo, non riesco ad andare avanti tenendolo solo per me, io ti amo Lily, ti amo davvero.

Congratulazioni, Lunastorta, gran bella interpretazione! Peccato tu abbia rivelato i tuoi sentimenti ad un albero.
Sirius! … Non so di cosa tu stia parlando…
*Io ti amo Lily* carino, davvero carino. Sul serio vorresti dirglielo oggi?  Come credi la prenderebbe? Credi che ti salterebbe addosso e farebbe sesso sfrenato con te, senza nemmeno togliersi il vestito?
Smettila.
E James? Credo sia l’unico a non essersi ancora accorto che fai il filo a Lily da praticamente sempre…
Sta zitto!
Sei patetico, Lunastorta. Davvero patetico.
Fottiti, Sirius.
Continua così, Remus, insulta e tradisci i tuoi unici amici, vedrai che sopporteranno sempre tutto, in fondo tu sei il povero piccolo Remus Lupin, quello che non ha colpe, quello che è stato morso da bambino, quello che, qualunque cosa faccia, ha sempre una scusa da presentare.

Cresci, Remus. Guardati attorno ed impara che non saremo sempre tutti disposti ad accettare le tue azioni, né potremo rimanere per sempre al tuo fianco per spiegare agli altri le tue motivazioni, per difenderti.
Cosa diavolo c’entra questo con…
Hai compiuto una scelta con Lily, Remus. Ti sei fatto da parte, hai lasciato che James si facesse avanti con lei, hai lasciato che la conquistasse; ora non puoi tornare indietro, non puoi dichiararti, come se niente fosse. Hai perso la tua occasione, anzi ci hai spontaneamente rinunciato, ora devi accettare la cosa ed andare avanti. Non puoi rovinare quello che c’è tra James e Lily, quello che c’è tra te e lei, la vostra amicizia… davvero vuoi perdere tutto per qualcosa che non sei certo di provare?
Io sono sicuro di quello che provo!
No, non lo sei. Tu credi di amarla, solo perché è l’unica che si sia interessata a te come persona, al tuo vero io, senza timore, pur sapendo che cosa sei. Questo non è davvero amore.
Che cosa diavolo vuoi saperne tu? Hai mai provato qualcosa per una donna? Te le sbatti semplicemente, una dopo l’altra, come se non te ne importasse nulla! Hai dei sentimenti? Hai delle emozioni o ti interessa solo dare buoni consigli atteggiandoti a gran saggio, comportandoti poi come il peggiore dei bastardi?
E’ vero, io non amo, secondo me l’amore è una seccatura. Guarda come ti ha ridotto.
Diosantissimo! Per una volta nella vita prova a rimanere serio per più di dieci minuti!
Io sono serio! L’amore esiste? Non ne ho idea, probabilmente non lo ho mai provato per nessuna delle donne con cui sono andato a letto, non so nemmeno cosa si provi a sentirsi amato ma so con certezza che quello che c’è tra James e Lily è ciò che più si avvicina all’amore come nient’altro al mondo! Vuoi rovinare tutto, mettendoti tra loro? Lily non ti ama, non come vorresti tu. Allora che senso ha distruggere qualcosa di tanto puro, nato, proprio sotto i nostri occhi, in un momento in cui non facciamo altro che partecipare a funerali delle persone a cui più teniamo?

“Aspetta!”
 Cerco di fermarlo posando fermamente una mano sul suo petto.
Posso sentire con chiarezza i suoi muscoli tesi sotto la stoffa leggera che lo avvolge.
Con un ringhio il vecchio lupo si volta a fissarmi; i suoi occhi sono inumani, sembrano iniettati di sangue, come appaiono solo quelli di un lupo mannaro completamente mutato. E’ davvero questo il suo potere? E’ davvero capace di mutare a piacimento, senza bisogno della luna piena?
E’ come se, per gran parte del suo aspetto, fosse ancora umano ma i suoi occhi, le sue zanne e soprattutto i suoi istinti sono quelli del mannaro. Quanto può essere pericoloso il suo morso in queste sembianze? E’in grado di trasmettere il nostro terribile morbo anche così?
Non voglio accertarmene sulla vita della piccola Ginny, devo fermarlo.
“Se non sbaglio, hai detto che le femminucce sarebbero state mie…” sorrido, tentando di imitare la smorfia più sadica che abbia mai visto sul volto di Fenrir da quando lo conosco, la stessa che mi mostrò tanti anni fa.

Il piacere è tutto mio, piccolo

Mi fissa non troppo convinto. Se lo guardo negli occhi ancora per più di due secondi, so che vacillerò, so che mi scoprirà ed allora sarà davvero la fine, mia e di Ginny Weasley.
Sorrido ancora, con una falsità che sento io stesso nell’impercettibile tremore delle mie mani, nel battito accelerato del mio cuore, prossimo ad esplodere nell’angoscia più cupa.
Non voglio perdere, non voglio dover seppellire nessun altro.
“Sai già quanto mi piacciono le rossine, Fenrir e combatterò per quella.” ridacchio animalescamente.
Non pensavo mi sarebbe potuta risultare così facile l’imitazione di… me stesso.
E’ questo, tutto ciò che sono in realtà?
Sarei disposto a combattere per assaporare il sangue di quell’innocente?
No! Voglio solo salvarla!
“Lumos!” la voce di Ginny rimbomba ancora nel corridoio. Sta tentando di lacerare le tenebre con un incantesimo ma senza successo.
“Lumos maxima!”
L’oscurità continua ad avvolgerci.
Meglio così, se ci vedesse non potrei fare più nulla.
All’improvviso Ferir scoppia a ridere.
“E’ tutta tua, furbacchione! Ma vedi di non farla urlare troppo, stiamo ancora giocando sull’effetto sorpresa!”
Nonostante il suo consiglio, è lui stesso il primo ad urlare, forse vuole provocare una reazione nella giovane strega che non può non aver sentito chiaramente ogni sua singola sillaba.
Non si fida ancora di me? Forse vuole che sia lei ad aggredirmi, prima di capire chi io sia davvero?
Non importa, devo muovermi. Non mi fermo ad aspettare che cambi idea, sento vagamente solo il commento di un Mangiamorte alle nostre spalle.
“Siete animali disgustosi.”
Mi avvento su Ginny con furia inaudita. La vedo sollevare la bacchetta contro di me ma non posso permetterle di schiantarmi, devo disarmarla prima che sia tardi.
“STU…” le tappo la bocca con il palmo della mano e la spingo senza cerimonie al suolo.
La sento dimenarsi sotto di me, sento l’odore acre del suo terrore farsi strada nelle mie narici. Con entrambe le mani serrate a pugno mi colpisce il petto, in preda al panico, tenta anche di sferrarmi dei calci ma la blocco facilmente con il mio peso. In fondo sarà anche combattiva ma è pur sempre una bambina.
In un istante si ricorda di stringere ancora in mano la bacchetta, per fortuna me ne accorgo anche io e schivo per un soffio il getto di scintille che mi sputa addosso.
Con la mano libera le afferro bruscamente il polso, sento il suo osso sottile scricchiolare tra le mie dita. La bambina stringe gli occhi, due lacrime vanno a formarlesi sotto le palpebre, quando con un gemito lascia andare la presa sul pericoloso oggetto magico.

Mi chino su di lei, combattendo contro una vocina appena udibile ai confini del mio subconscio che tenta di istigarmi a proseguire il mio attacco, ad affondare i denti nelle carni della creatura che ormai ha rinunciato a difendersi sotto di me.
Le bisbiglio all’orecchio, in un sussurro appena udibile:
“Sono io, Ginny, sono Lupin. Calmati, non ti farò del male ma devi fare esattamente quel che ti dico o siamo morti entrambi.”
E adesso cosa dovrei fare?
Non ho un piano, non ho la più pallida idea di come uscire da questo dannato casino…
Ginny ha smesso di dimenarsi, mi fissa con occhi sgranati, riesco appena a distinguerla nel buio; non posso più approfittare della luce che mi forniva la mano della gloria, ora che Draco e gli altri mangiamorte sono lontani da me; vedo con la coda dell’occhio un lieve bagliore verde, sfuggevole ai limiti del campo visivo. So che tra noi due, sono l’unico che può notarlo perché sono l’unico che sa esattamente dove si trova Draco e quanti sono i Mangiamorte pronti ad assalirci.
Devo inventarmi qualcosa, di sicuro i miei “compagni” pensano ormai che la bambina sia morta sotto le mie fauci, non la sentono urlare, non la vedono muoversi, si staranno avvicinando, armati fino ai denti.
Dannazione.
Allungo una mano nel buio ed afferro la bacchetta di Ginny, per fortuna non è caduta troppo lontano, gliela rimetto in mano, coprendo il movimento con il mio corpo.
So che loro possono vedermi, ci troviamo nel bel mezzo di un corridoio, se decidessero di maledirci, non avremmo alcuno scampo, correre non sarebbe sufficiente, saremmo un bersaglio fin troppo facile per almeno dieci metri, prima di poter giungere alla prima porta che ho notato finché il trucchetto del giovane Malfoy mi permetteva di vedere.
Inoltre, c’è sempre l’eventualità che quella dannata porta sia chiusa… non riuscirò mai a farla esplodere in tempo, prima di farmi ammazzare.
Dannazione…
Afferro la mia bacchetta…
Tanto che cosa ho da perdere?
“Ginny… Hogwarts pullula di Mangiamorte e sono tutti dietro di me.” E’ abbastanza grande per accettare la verità, che senso ha ormai nascondergliela?
“Quando te lo dico, alzati e corri più in fretta che puoi, io tenterò in tutti i modi di trattenerli. Qualunque cosa accada, non fermarti a guardare indietro, Ginny, devi avvisare Silente e…”
I rintocchi cupi degli stivali di cuoio sul pavimento di pietra mi dicono che hanno cominciato a muoversi, si avvicinano inesorabilmente.
“L’hai ammazzata? Spero tu ti sia divertito, cane, perché la prossima volta che uno di voi due agirà senza prima consultarsi con me, mi prenderò la libertà di scuoiarlo lentamente con la mia bacchetta!” Amycus è in testa al gruppo e sembra tutt’altro che felice del mio intervento.
“Impressionante, figlio mio” commenta un ringhio familiare quanto agghiacciante: “Non me lo sarei mai aspettato da te.”
“Lupi mannari… siete disgustosi.” ripete la voce che aveva parlato un secondo prima che mi lanciassi oltre Fenrir.
“Tuttavia, figlio mio, c’è un piccolo insignificante particolare che mi cruccia.”
Sono molto vicini ormai, non posso attendere oltre, devo salvare almeno Ginny, è l’unica speranza per Hog…
“Spiegami, mio caro Remus, perché non sento odore di sangue?”
Il mio cuore si ferma.
Maledizione.
Sono un idiota!
“CORRI GINNY!!”
Mi volto più in fretta che posso, sono ancora inginocchiato quando punto la bacchetta verso il corridoio nero pece e mi preparo a lanciare incantesimi a raffica.
“Stupeficium!”
Primo colpo, primo nemico abbattuto.
Distinguo chiaramente il tonfo di un corpo che colpisce inerte il suolo.
Dio fa che sia Fenrir!
Spero che Ginny abbia fatto come le ho detto, spero che si sia già messa al riparo perché i mangiamorte ancora non hanno contrattaccato ma lo faranno immediatamente e…
“Che diavolo? Quel bastardo fa il doppiogioco!” la voce stridula di Alecto sovrasta i ringhi dei suoi compagni.
Non ho tempo da perdere, provo di nuovo a colpire al buio.
“Stu…”
Cosa… ?
Non riesco più a parlare, non riesco più a respirare, non…
Una mano è sbucata fuori dall’oscurità ed ha artigliato la mia gola, un’altra si stringe attorno al polso della mia mano armata, sento chiaramente il suono indistinto dell’osso che si frantuma, mi sfugge dalle labbra un urlo e così anche l’ultima riserva di fiato è andata.
“La mocciosa! Uccidete la mocciosa!”
No!
Ginny scappa!
Cerco di liberarmi della morsa che ancora mi stringe la gola, provo un dolore lancinante al braccio ma devo ignorarlo, devo pensare a Ginny.
“No, no, no, mio caro ragazzo. Ora devi pensare a me.”
Mi sento sollevare come una bambola di pezza e sbattere contro il muro alle mie spalle.
Un fiato pestilenziale mi investe immediatamente.
Conosco questa puzza, conosco queste mani ruvide che mi stringono al muro.
“Te lo avevo detto, ragazzino, sapevi cosa ti avrei fatto se mi avessi tradito.”
Si, lo sapevo,fin dall’inizio ne ero al corrente ma non mi importa, perché in realtà io non ti ho tradito, non potrei averti tradito perché io…
“Non sono mai stato dalla tua parte, maledetto bastardo!” balbetto a mezza voce.
Le mie labbra si increspano in un sorriso ironico.
Dall’inizio di questa maledetta storia, sognavo solo il momento in cui avrei potuto dirti come stavano davvero le cose.
Ti ho fregato.
“Fin dall’inizio ho passato a Silente tutte le informazioni sui tuoi movimenti, Fenrir. Ero io la spia e stavo sotto il tuo naso! Non mi hai mai avuto. Non mi avrai mai, Greyback.”
Il lupo mi fissa silenzioso, mentre il finimondo si scatena attorno a noi; intravedo, dietro la sua alta e scura figura, un lampo verde, questo dovrebbe ricordarmi qualcosa, dovrebbe preoccuparmi; so che dovrei pensare a qualcuno ora ma non riesco a focalizzare il pensiero, l’unica immagine nella mia mente è la stessa che mi ritrovo davanti agli occhi, l’unica persona che mi interessa ora è qui di fronte a me: Fenrir Greyback, Fenrir il Lupo.
“Ora dovrei dimostrarmi sorpreso, giusto?” mi sibila con un’espressione imperscrutabile, prima di ridacchiare gelidamente. I suoi occhi non sembrano affatto divertiti.
“Perché credi ti abbia portato con me, Remus? Perché credi che non ti abbia detto nulla riguardo la nostra destinazione fino a che non ci siamo trovati qui? Non hai avuto possibilità di avvisare il caro Albus ed indovina un po’, ragazzino, ora il vecchio non è qui, la scuola è sguarnita e nessuno sospetta di nulla, dal momento che tu, la mia piccola spia, non hai riferito alcun pericolo!”
Non mi prende affatto di sorpresa, sapevo che sospettava di me, lo sapevo dal primo giorno.
Sapevo che non si sarebbe mai fidato, tanto quanto sapevo che non mi sarei mai piegato a lui.
In fondo è soltanto un gioco, fin dall’inizio non è stato altro che uno spudorato gioco di vita e di morte tra lupi. Comincio a ridacchiare, so che non dovrei, so che la situazione non è delle migliori, dovrei tremare, dovrei supplicare il mio sire di lasciarmi in vita ma non ci riesco, è più forte di me.
Finalmente entrambi possiamo mostrare i nostri veri volti, i nostri veri intenti.
Tutto questo è esilarante.
 “Stai ridendo, Remus? Ridi in una situazione come questa?”
La voce di Fenrir appare tesa e tirata, solo per un istante trattiene le risa che invece io non riesco a fermare.
Si sta scatenando il finimondo dietro di noi e in tutta risposta non facciamo altro che ridere come due bambini idioti.
Sento una voce familiare irrompere nell’oscurità del corridoio.
“Lumos maxima!” ordina perentoria, provocando un lieve flash che viene ingoiato quasi immediatamente dalle tenebre.
“La bambina che volevi salvare, probabilmente è già morta, ragazzo e tu ridi!”
Prosegue Fenrir, ignorando i nuovi arrivati, ancora invisibili nel buio.
“Sei un lupo, ammettilo, lo siamo entrambi.”
“Sono un lupo.” ammetto, in fondo è vero, lo sapevo già, è tempo di ammettere la mia natura, devo smettere di nasconderla, devo smettere di reprimerla.
“Ma non sono tuo, Fenrir, non lo sono mai stato, vecchio schifoso pervertito e non lo sarò mai.”
Lo spingo lontano da me, mettendo tutta la forza che riesco a trovare, nel braccio sano. Colpisco con un pugno nel vuoto e lo prendo in pieno volto. Non è riuscito a schivare, forse non si aspettava questa mia reazione improvvisa, o forse anche lui è accecato non mi interessa, non ha importanza, tutto quello che voglio è colpirlo ancora, fargli finalmente pagare tutti i debiti che ha accumulato con me negli ultimi venticinque anni.
Mi avvento nel buio e comincio a scagliare colpi ciechi contro tutto quello che si trova davanti a me.
Lo colpisco ancora e ancora e ancora; è ormai a terra ed io, per la prima volta nella mia esistenza, incombo su di lui, come la morte.
Lo sento gemere nell’oscurità, succube della mia rabbia, del mio rancore, della mia violenza.
Pagherai tutto, maledetto. Pagherai per ogni mia singola sofferenza durante la riabilitazione in ospedale, durante le mie mutazioni; pagherai per ogni giorno che ho dovuto trascorrere nella vergogna, nella solitudine, nella disperazione.
Pagherai per ciò che mi hai spinto a fare a Lily, per la sua paura, per le sue ferite. Pagherai per le umiliazioni e le ingiustizie che ho subito e per tutto quello che ho fatto a… “
“Lumos maxima!”  ora sono più voci ad urlare all’unisono, con maggior convinzione.
Un lampo accecante illumina nuovamente il corridoio, la luce tremola fortemente, per un istante pare spegnersi ancora ma un suono di vetri frantumati precede un’esplosione luminosa improvvisa ed inaspettata che mi costringe a serrare gli occhi.
Quando li riapro, nemmeno un istante dopo, la mia vista impiega qualche secondo a stabilizzarsi. Inizialmente vedo solo un’enorme macchia bianco abbagliante, poi lentamente lievi ombre cominciano a focalizzarsi.
Non devo essere l’unico costretto a combattere contro la momentanea cecità, dal momento che non percepisco più alcun rumore di lotta attorno a me, solo mugolii o imprecazioni.
Da un momento all’altro mi rendo conto di ciò che ho ignorato, mentre ero alle prese con Fenrir.
“Alastor… “ era sua la voce più potente che ha invocato l’incantesimo che ha finalmente sconfitto il trucco dei gemelli Weasley, utilizzato dal giovane Malfoy.
Dunque l’Ordine è qui! Stanno combattendo contro i Mangiamorte! E’ tempo di intervenire, devo far sapere loro quanti sono, devo combattere finalmente al fianco dei miei veri compagni.
Tento di raddrizzarmi; il dolore al braccio, fino ad ora reso sordo dalla mia rabbia, si rifà strada tra i miei sensi. Gemo, abbassando lo sguardo e, con mia sorpresa, eccolo lì.
Fenrir è steso a terra ai miei piedi; ora posso vederlo chiaramente, è svenuto ed un rivolo di sangue gli segna entrambe le guance. Ha il volto coperto di ematomi, il naso, a giudicare dalla piega innaturale e grottesca della cartilagine, deve essere senz’altro rotto.
Un sorriso soddisfatto mi si disegna involontario sulle labbra, mentre ammiro il mio capolavoro. Seguo con lo sguardo i lineamenti del suo volto scavato: sembra così inerte, sembra così vecchio, sembra…
Sussulto, perdendomi per un momento nel giallo marcio dei suoi occhi animaleschi. Il sorriso mi si congela sulle labbra, quando sento la sua voce, chiara e vigile:
“Non distrarti, Remus, ora tocca a me.”
Non riesco a muovere un passo indietro, non riesco ad alzare la guardia, mi ritrovo semplicemente schiacciato al suolo da Fenrir che, senza tregua, prende ad inveire sul mio corpo, i suoi artigli mi solcano il petto, le sue zanne affondano nella carne sottile del mio braccio sano, unico arto con il quale tento di fermare la sua violenza.
Improvvisamente, mi sento di nuovo piccolo ed indifeso come venticinque anni fa, sento rimbombarmi nelle orecchie la voce di me bambino, i miei singhiozzi, le mie suppliche

Mi dispiace… mi dispiace… Ti prego non farmi più male, ti prego…

“Ti avevo detto che avrei concluso il mio lavoretto, ragazzino.”
Percepisco l’odore del mio sangue nel suo alito. Il mio stesso sangue.
Non può farmi questo, non posso permetterglielo, non di nuovo.
Non sono più un bambino!
Non sono più indifeso!
Non sono più umano!

Punto i piedi sul suo stomaco e spingo più che posso. Sollevo Fenrir come una bambola.
Lo intravedo volare sopra di me, sento, tra le urla della battaglia, il tonfo del suo corpo che cade malamente sul pavimento di pietra alle mie spalle.
Il sangue mi ribolle nelle vene, la sete che mi pervade ogni notte di luna piena, prende il sopravvento.
So cosa voglio e so da chi lo voglio.
Mi alzo e mi volto.
Devo farti a pezzi, voglio il tuo sangue, Fenrir.
Eccoti lì, sei di nuovo in piedi e mi fissi con occhi gialli ed iniettati di sangue, ti odio ancora di più ora, somigli così tanto a come eri quel maledettissimo giorno.
Il corpo è ancora umano, il volto ancora il tuo ma gli artigli e le zanne sono quelli del mannaro.
Allora quel che dicono sul tuo conto è vero! Riesci davvero a trasformarti gradualmente a piacimento.
Mi domando se hai ancora la coscienza di Fenrir o se semplicemente sono davanti al Lupo.
Ma c’è davvero così tanta differenza?
Qualunque cosa sia o chiunque sia il mostro che ho davanti mi ringhia contro rabbioso, una lieve linea di saliva gli cola all’angolo della bocca socchiusa sui denti aguzzi.

Mentre lo fisso, percepisco un rantolo sollevarsi nell’aria; prima cupo, poi via via diventa più forte, più insistente, diventando ben presto l’unico suono nelle mie orecchie.
Che cos’è? Da dove proviene?

Un senso di pace mi pervade nel momento stesso in cui comprendo la verità nel momento in cui scopro l’origine di questo secondo ruggito.
Il mio ventre, la mia gola, la mia stessa bocca.
Sono io, sono io!
Che cosa mi sta accadendo?
Non sento più il peso del mio corpo, il dolore delle mie ferite, il sapore del sangue.
Sto galleggiando, ogni sensazione, ogni suono mi raggiunge come ovattato, sono sospeso sopra un mare di silenzio e di pace. La battaglia è ormai lontana, il dolore ha finalmente smesso di far parte della mia esistenza.
Sono finalmente libero da questo straziante gioco che per così tanto tempo mi sono illuso di chiamare vita.

“Stupeficium!”

Uno strano senso di calore mi circonda il braccio.
Improvvisamente qualcosa mi afferra le caviglie e mi trascina verso il basso, verso il dolore.
No!, non voglio!
Non posso tornare indietro!
Un’ombra si delinea davanti ai miei occhi: una figura femminile che so di conoscere ma che mi stupisco di vedere.
Mi perdo nei suoi lucidi occhi verdi, vorrei affondare il volto nei suoi folti capelli rossi…

“Lily…”
Mi sorride, sento gli occhi bruciarmi per le lacrime trattenute.
“Non è finita, Remus, non devi abbandonarti al lupo. Non capisci? Tu sei il lupo, non devi rifiutarti di vivere per questo.”

Un urlo inumano mi dilania i polmoni.

Come puoi parlarmi così? Come puoi pretendere di sapere cosa ho provato, cosa sto provando?

“Non posso, non ci riesco… “
“Se è davvero così, Remus, le farai del male e ne farai a te stesso.”

Cosa? Di cosa stai parlando, Lily? A chi farò del male?
Sto aggredendo Fenrir, questo lo ricordo.
L’immagine di Lily Potter svanisce, così come era comparsa, torna ad essere una semplice ombra indefinita che si muove convulsamente davanti ai miei occhi.

Sono di nuovo qui, i sensi mi investono come uno tsunami, mandandomi a sbattere contro un muro di realtà, solido quanto doloroso.
Non riesco a distinguerlo ma so che è Fenrir l’ombra davanti a me, è senz’altro lui il bastardo che mi ha ritrascinato quaggiù.
Tornano in me la rabbia, l’odio, la sete di sangue, ora la sento di nuovo.
Voglio il suo sangue!
Gli afferro una spalla ed affondo le unghie nella carne.
Io sono il lupo, io domino il lupo!
Finalmente avrò ciò che desidero da tanto tempo.
Ah, dolce, agognata vendetta.

“Remus, ti prego … “
Mi supplica, finalmente mi supplica.
Rido sguaiatamente ed affondo ancora le unghie.

“Ti prego, smettila!”

 

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Rieccomi! Ormai mi davate per dispersa in battaglia eh? Invece sono ancora qua. Orpo è passato davvero una marea di tempo dall'ultimo aggiornamento. Chiedo umilmente venia. Questo capitolo è diventato davvero strano, continua a non convincermi ma ormai temo sia tempo di postarlo, se non altro per chiedere qualche suggerimento... Sinceramente non so bene cosa sia a non convincermi, forse il fatto che Remus sembri sempre un po' troppo succube della situazione, volevo che almeno qui, affrontando Fenrir, si dimostrasse finalmente padrone dei suoi istinti; invece alla fine mi è sfuggito lo stesso di mano.
Nel prossimo capitolo però capirà qualcosa in più su di sè, quindi forse riuscirò a riportarlo nei canoni... forse ... Tra l'altro, il prossimo capitolo che ho intitolato (per ora) " La fine di tutto" (non fatevi ingannare, l'ultimo capitolo si intitolerà Epilogo .. XD viva la fantasia) è in pratica il proseguimento di questo, in realtà era parte integrante di questo ma era diventato troppo lungo così lo ho tagliato.
Ora veniamo al punto dolente... quando lo posterò? Beh bella domanda... aspettate fiduciosi XD Ieri sera ho scritto la frase finale dell'ultimo capitolo, anche se mi manca ancora quella centrale.... ma vedrete che riuscirò a scrivere la parola FINE ... quella vera però... prima o poi...
Di che vi lamentate? La rollina ci ha messo 15 anni per riuscirci, io sono solo a quota due ^__-
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, se qualcosa non vi quadra, non esitate a farmelo notare, chissà che non mi spinga a cancellarlo e riscriverlo .. XD ...
Grazie a chi mi segue con tanta pazienza, sono un po' lenta lo so è che ho tante idee in testa e poco tempo per scriverle... negli ultimi due mesi ho cominciato almeno altri tre racconti originali ma non sono riuscita a concludere niente.. ç_ç ... Invidio tutti quelli che riescono ad essere più costanti di me... vabbuò... bando alle commiserazioni... devo torturare ancora un po' il mio bel Remussino.
Saluti, Daeran.

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Capitolo 11
*** Battaglia! ***


Battaglia.

Remus! Eccoti! Ti stavo cercando, che fine avevi fatto?
Lily! … Ciao… Ero qui…
Ti vedo. Beh? Come sto? Non mi dici niente?
… Sei meravigliosa. Non credo di averti mai vista così bella.
Smettila, scemo. Mi fai arrossire e se mi si rovina il trucco ti uccido, dopo tutto il tempo che ci ho messo per metterlo!
Mi chiedo ancora perché tu abbia utilizzato il metodo babbano, con la bacchetta avresti fatto prima e non rischieresti di trovarti con un mascherone da clown a fine serata.
Mia mamma è babbana, Remus Lupin, è stata lei ad insistere, poi è un’usanza di famiglia che la madre trucchi la figlia in questo giorno speciale. In ogni caso, dove sta il problema? Hai detto che sono meravigliosa, sbaglio?
No, lo sei per davvero. James ne sarà abbagliato.
E’ quello che voglio: abbagliarlo con il mio fascino, così non si ricorderà dello schiantesimo di ieri sera.
Sei una perfida strega dai capelli rossi!
Non è colpa mia se si è materializzato in casa mia, senza preavviso mentre mi provavo il vestito!
Dovevi vedere la sua faccia quando è tornato indietro, sembrava Voldemort in pers… oh scusa…
Non preoccuparti, ormai non ho più paura di sentire pronunciare quel nome, però mi piacerebbe almeno per oggi non pensare a lui. La vita va avanti, giusto? Allora viviamola e divertiamoci, anche se solo per un giorno. Forse è un po’ ipocrita ma..
No, non lo è. Tutti abbiamo diritto ad un giorno privo di paura.
Si tutti… beh devo proprio andare … Dovevi dirmi qualcosa? Mi ha detto Peter che mi cercavi poco fa.
Mh? Oh no… niente, era solo un modo per liberarmi di lui, così lo ho mandato a cercarti.
Sei cattivo, povero Peter. Vado, ci vediamo dopo.
Ciao.

Rem! Vieni con me, lupacchiotto.
Chiamami ancora lupacchiotto e ti trasformo in un portacenere, cane pulcioso.
Permalosetto il nostro Lunastorta.
Non sai quanto, Felpato. Che vuoi? La cerimonia è finita, stavo per tornarmene a casa.
No, no, tu non torni a casa, ci sono un paio di amichette che voglio presentarti.
Sirius, non è il momento!
Lo hai detto anche l’ultima volta e alla fine ti sei svegliato su una spiaggia, abbracciato a due splendide streghe francesi.
… Che non capivano una parola di quel che dicevo e che non mi hanno spiegato come diavolo eravamo arrivati sulle spiagge di Montecarlo. Ero sbronzo marcio, Felpato e lo ero per colpa tua!
E di che ti lamenti?  Dalle espressioni che avevano, quando vi ho trovati tutti e tre nudi come vermi, è risultato più che chiaro che ve la eravate spassata alla grande! Sta sera replicheremo, amico mio. Potremmo portarci dietro anche Peter, chissà che non riusciamo a fargli perdere la verginità.
Se fosse qualcosa che si può perdere, dimenticandola da qualche parte, potrebbe anche riuscirci.
Oddio, dovremmo dargli un unguento, o qualcosa del genere, se ce lo portiamo in giro così, rischiamo di far scappare chiunque. Sembra abbia le pulci, non fa che grattarsi un braccio e suda anche più del solito, hai notato? Fa quasi schifo.
Sicuro di non avergliele attaccate tu, Tartufo?
Ancora con quel nome ridicolo?
E’ un’idea di Lily, non ti piace?
Oh si, come baciare un Troll!
Possiamo organizzare, se la cosa ti eccita tanto.
Vai al diavolo, lupacchiotto!

A proposito, se vuoi la mia opinione spassionata, amico mio, hai fatto bene a non dirle nulla…
… Andiamo a conoscere le tue amiche o preferisci che vada a cercarti il troll?

 


“Ti prego, smettila!”

E’ una voce femminile, perché è una voce femminile?
Chi diavolo …
Chi sei?
L’ombra riprende forma sotto il mio sguardo attento: è una ragazza giovane, i capelli sciupati castano chiari appaiono come grigi; gli occhi, dello stesso colore mostrano grande tristezza ma anche decisione, non sono certo spaventati, non mi supplica per ricevere la mia pietà.
Chi sei?
Perché sento di conoscerti?

“Allontanati! Non è in sé, ti ucciderà! Dobbiamo schiantarlo subito!”
“No! Fermi! State indietro!”

Mi guarda ancora, mi scruta, mi fissa dentro come se potesse strapparmi via i vestiti, la pelle, lasciare a nudo la mia anima dilaniata.
Chi sei?
Stringo ancora la presa sulla sua spalla.
Lei geme ma non smette un solo istante di fissarmi.
Chi sei?
Ringhio, mostrandole ogni zanna.
Devi rispondermi! Devi dirmelo!

“Remus, dannato idiota! Reagisci! Tu non sei così! Tu non sei davvero così! Sei molto più forte, Remus!”
Più forte?
Più forte?
Posso ridurti in brandelli, ragazzina, posso divorarti fisicamente e spiritualmente.
Posso …

Cos’è questo tepore sul mio corpo?
Questa carezza lieve e morbida sulle mie labbra?
Conosco questa sensazione, conosco questo sapore.
“Nimphadora …”
Lascio  la presa sulla spalla, scivolo lentamente con la mano sulla sua nuca, le accarezzo i capelli insozzandoglieli del suo stesso sangue.
Assaporo le sue labbra come mai prima d’ora ed assieme a questo aroma di liquirizia frizzante che mi invade la bocca, percepisco un lieve accenno salato: le sue lacrime o forse le mie?
“Remus …”
“Nimphadora … ma cosa?” la allontano da me.
“Che cosa mi è successo? Dove sono?
Mi guardo attorno spaesato.
Malocchio Moody è stagliato pochi metri dietro Nimphadora, la sua figura, appare gigantesca nella penombra delle lanterne ondeggianti dei corridoi di Hogwarts…
Hogwarts!
Improvvisamente mi ricordo dove sono e cosa sta accadendo.
“Fenrir! Fenrir è nella scuola, assieme ad un gruppo di Mangiamorte!”
Stavamo lottando ma ora non lo vedo più, deve essere scappato.
“Lo sappiamo, Remus, ce lo siamo lasciato scappare ma ha alle costole un gruppetto di Auror fedeli a Silente.” risponde serio Moody, mi si avvicina lentamente, impugnando sempre la bacchetta, il suo occhio magico non smette un solo istante di scrutarmi, pronto ad arrivare in fondo alla mia anima. Non riesco a reggere il suo sguardo, non lo sopporto quando mi legge dentro così, ci sono dei momenti in cui mi ricorda tremendamente Silente.
“Che cosa è successo, Remus?” domanda quindi in poco più che un sussurro.
Lo guardo nuovamente negli occhi.
Che razza di domanda è? Come può chiedermi di fargli un rapporto in un momento come questo?
Quel dannato occhio, pare ipnotizzarmi… non posso fare a meno di rispondergli, anche se so perfettamente che non è questa la risposta che si attende.
“Fenrir mi ha trascinato fin qui, senza rivelarmi i suoi piani. Non sapevo che sarebbero entrati nella scuola, finchè non siamo arrivati… Non sono riuscito ad avvisare Silente, mi dispiace, Alastor, i mangiamorte hanno fatto irruzione e…”
“Non mi riferivo a questo, Remus.” Mi interrompe quasi immediatamente.
“Parlo di te, cosa ti è successo? Ti senti bene, ragazzo?”
La stretta sulla bacchetta non diminuisce.
“Si … si, credo di si … Ho perso di nuovo il controllo, vero?” la mia è una constatazione, non una domanda.
Moody sospira.
“No! Non è vero!” è la voce di Tonks, suona isterica, quasi disperata.
La fisso con aria interrogativa.
Da quando i tuoi capelli hanno questo colore così poco vivo, Nymphadora? Da quando i tuoi occhi hanno smesso di brillare?
“Non hai perso il controllo! Non completamente! Hai salvato Bill, Remus! Se non fosse stato per te, Graybeck lo avrebbe ucciso, senza dubbio, invece è vivo!”
“Bill? Cosa è successo a Bill?”
“Non credo lo abbia fatto volontariamente, il suo obiettivo era Grayback, tutto qui.”
“Non puoi esserne certo … “ Tonks si avvinghia al mio braccio con fare protettivo.
Non la guardo neppure, né la allontano, sto cercando di capire cosa abbia a che fare Bill con questa storia, che cosa ho fatto? Perché loro ignorano le mie domande?
Improvvisamente vedo davanti agli occhi l’immagine di un giovane molto alto, in piedi di spalle, in fondo ad un lungo corridoio, rivedo il lunghi capelli rossi muoversi disordinatamente sulla schiena mentre il resto del corpo salta agilmente di qua e di là per evitare i pericolosi lampi verdi.
Ricordo la mia voce superare il rantolo rabbioso, gridare il nome di un amico in pericolo.
< BILL! >
Gridare troppo tardi, un istante prima che l’amico cadesse a terra sotto i feroci attacchi del mio sire.
Vedo ogni immagine in un flash accecante. Barcollo all’indietro, prima di ritrovare l’equilibrio tra le braccia di questa strana ragazzina che non sembra volermi lasciare andare.
“Bill … Graybeck lo ha aggredito, prima che riuscissi a fermarlo! Dov’è ora? Sta bene?”
Non può essere accaduto.
Vi prego ditemi che non è … Sarebbe solo colpa mia …
“E’ vivo, Remus! E lo è grazie a te! Io ero con lui, stavamo inseguendo i mangiamorte; se tu non avessi gridato, non ci saremmo mai accorti di Graybeck, Bill sarebbe stato preso alle spalle e non avrebbe avuto alcuna possibilità di salvarsi.”
Lo dice con una tale convinzione che per un momento mi dà la certezza di aver agito per la salvezza dei miei amici.
Ma è davvero così? Come ho potuto agire senza rendermene conto?

“Spero che tu abbia ragione, ragazzina, perché se così non fosse, se Remus non fosse in grado di controllare i suoi istinti e dovesse di nuovo mutare in una notte di luna nuova come questa, nel modo che gli abbiamo appena visto fare, avrebbe un gran bel problema; tutti noi lo avremmo!” sentenzia infine Moody, non smettendo un solo istante di fissarmi con l’occhio blu elettrico.
“Io … “ non so bene cosa dire, non so come comportarmi. Moody ha paura di me? Cosa c’è da temere? Io sono un lupo mannaro e per la prima volta nella mia vita ho accettato questa natura. E’ così, per quanto poco moralmente accettabile, finalmente mi sono sentito completo.
Non ho il tempo di inventarmi una spiegazione, né di giustificarmi in alcun modo, le urla di battaglia attorno a noi vanno risollevandosi, altri mangiamorte sbucano fuori dall’oscurità, combattono contro dei… Mio dio, contro dei ragazzini!
Distinguo una sagoma familiare volare di schiena attraverso il corridoio. Alzo la bacchetta involontariamente ed attutisco la caduta del malcapitato. Anche Nymphadora e Alastor devono aver avuto la mia idea, perché la figura scura rimbalza quasi sul pavimento e tende per un momento a rivolare verso l’alto.
Un attimo prima che colpisca il soffitto, mentre sia io che Tonks stiamo nuovamente sollevando assieme le nostre bacchette, una voce ci congela.
“Fermi! Ci penso io! Non vorrete ammazzare il nostro Paciock?”
Alastor salva in estremis il povero Neville che si risolleva in piedi (appena ritrova l’equilibrio) e ci osserva stranito.
“Che … che cosa … ?” balbetta, girando su se stesso.
“Paciock!” Alastor lo afferra per le spalle e lo scuote lievemente. “Che cosa ti è successo? Che cosa ci fai qui? Non è un luogo sicuro per te! Devi tornare …”
“I mangiamorte!” riesce a sospirare. “I mangiamorte sono ad Hogwarts!”
“Grazie tante, Neville, non lo avevamo notato.” risponde sarcastica Nymphadora.
“Io.. Là … muro invisibile!” borbotta il ragazzino, ignorandola.
“Giù!” Riesco a malapena ad alzare gli occhi su Moody, lo intravedo sollevare la bacchetta quando una forza invisibile mi spinge verso il suolo, Nymphadora, Neville e Alastor si sdraiano accanto a me, mentre un accecante lampo verde ci sovrasta.
“Mancati, idioti!” l’animo di Auror di Tonks prende il sopravvento, la ragazza si alza con l’agilità di un gatto e prende a lanciare schiantesimi in tutte le direzioni, Alastor fa lo stesso, non appena individua i nemici attorno a noi.
Non posso essere da meno, ormai sanno da che parte sto, devo combattere a mia volta.
“Neville, rimani al riparo.” Spingo di lato il mio ex allievo e mi lancio nella mischia.
Non riconosco neppure i volti degli uomini con i quali sono giunto qui ad Hogwarts e francamente non ho alcun interesse a riconoscerli, se Fenrir fosse qui attorno lo saprei. Siamo legati indissolubilmente l’uno all’altro, lo sentirei.
Non ha importanza, tutto ciò che conta ora è combattere per ciò in cui credo, per difendere le persone che amo.
E’ così che sono finito qui, ho attraversato con tanta fatica questo percorso che mi ha portato a questo preciso momento, a lottare al fianco della mia vera famiglia
La mia sola famiglia.

 

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Rieccomi qua. Questo capitoletto che avete appena letto è un po' breve, lo so ma ho deciso di tagliare la battaglia che dà il titolo al capitolo stesso. Non so perchè ma ho pensato che fosse inutile, in fin dei conti tutto il racconto è basato sui pensieri di Remus, sulle sue emozioni, sui suoi sentimenti quindi non mi sembrava il caso di soffermarmi troppo sulla battaglia in sè, sappiamo già come si è svolta, dal momento che la Rowling ce l'ha descritta no?

Ringrazio tutti quelli che continuano pazientemente ad aspettarmi :P scusate se sono un po' lenta ma mi sto impegnando davvero per arrivare in fondo a questa ... "cosa" XD di solito rinuncio molto prima. Colpa della mia incostanza ^__^'' .

xFrytty , quale parte è  poco chiara? Intendi il rimprovero di Sirius? ... beh, credo sia dovuto al fatto che il pezzo d'inizio del 10° capitolo e quello dell'11° erano all'inizio un pezzo solo che ho dovuto dividere perchè mi era uscito troppo lungo. In questo capitolo si è spiegato perchè Sirius pensava che quello non fosse il momento migliore per una dichiarazione di Remus... era il giorno del matrimonio di James e Lily .. sempre tardivo il nostro lupacchiotto XD.

Grazie ancora a tutti e alla prossima ^___- . Daechan.

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Capitolo 12
*** La fine di tutto ***


La fine di tutto.

Remus, mi dispiace…
Cosa è successo? Come è potuto accadere?
Sirius…
Sirius? Sirius cosa? Di cosa diavolo sta parlando, Silente?
Sirius ha tradito. Ci ha traditi tutti quanti. Era il custode segreto ed ha portato Voldemort da James e Lily … il resto purtroppo è ormai noto.
NO! Non è possibile! Non può crederci davvero! Sirius non è un traditore! Sirius non avrebbe mai tradito James! Non può essere!
Remus … Purtroppo la natura umana ci porta a fidarci di chi si dimostra nostro amico, tuttavia certe volte coloro che crediamo amici agiscono solo per i loro fini. Non fartene una colpa, neppure io mi sono reso conto di…
No, non può essere… Forse non è accaduto, forse vogliono solo farci credere di essere morti. Anche lei conosce James e Sirius, professore, forse hanno architettato tutto solo per non essere più seguiti da Voldemort, forse si sono solo nascosti da qualche parte, forse anche Peter è vivo e ora stanno tutti ridendo di noi, delle nostre lacrime, della nostra cecità. Forse anche Lily …
Remus …
Non può davvero essere accaduto, non possono avermi lasciato di nuovo solo. Sirius non può avermi fatto questo.
Non sei solo, Remus, non lo sei mai stato. Abbiamo perso tutti delle persone care, ma dobbiamo pensare ad andare avanti e …
Lei non capisce! Lei non può capire!
Io capisco, Remus, che solo tu puoi essere la causa della tua solitudine.


< Silente è morto. >
La voce di Harry continua a rimbombarmi nella mente: inespressiva, inesorabile e spietata.
E’ finita, è davvero finita.
Credevo di aver ritrovato la via, credevo di aver scoperto la verità, la mia famiglia ma ora l’universo mi è nuovamente ripiombato addosso. Non ne posso più di tutto questo, non ne posso più di questi cambiamenti, di questi dolori inesauribili.
Perché deve sempre essere così?
 
< Silente è morto. >
Voldemort ha vinto. Cosa possiamo fare ormai senza la nostra guida?
La luce si è oscurata definitivamente.
I mangiamorte ci braccheranno, non avremo più scampo.
Questa guerra finirà finalmente.
< Silente è morto. >
Abbiamo perso.
Anche questa volta siamo stati traditi da un amico.
Anche questa volta la nostra natura umana ci ha fregati. Ci siamo fidati e questo è stato il risultato.
Severus, come hai potuto?
Albus, come hai potuto non accorgertene?
Dopo la morte di James e Lily, dopo la morte di Sirius, dopo la scomparsa di tanti nostri amici ed alleati, come hai potuto continuare a fidarti degli esseri umani?
Perché non hai perso la fiducia? Perché non hai rinunciato a sacrificarti per salvare gli altri?
Io non lo avrei fatto, io avrei abbandonato tutti se non fosse stato per te, se non mi avessi spinto a fidarmi ancora e guarda dove ci ha portato la fiducia, guarda come è finita.

Io capisco, Remus, che solo tu puoi essere la causa della tua solitudine.

Forse è vero, forse è proprio così, ma non riesco a ….

“Visto? Lei vuole sposarlo lo stesso, anche se è stato morso! Non le importa!”
La voce di Tonks mi esplode nelle orecchie.
Improvvisamente ritorno al presente, mi guardo attorno spaesato.
Sono nell’infermeria, seduto davanti al letto di Bill che ancora giace incosciente, il volto ricoperto di bende; una ragazza dai lunghi capelli biondi è accanto a lui, vicina a Molly Weasley. Entrambe gli stringono le mani inerti. 
Fleur Delacourt, ecco chi è: la fidanzata di Bill.
Nymphadora li indica e mi fissa con sguardo accusatore.
Non capisco immediatamente cosa intende, i miei pensieri sono ancora lontani, sto ancora cercando di assimilare l’ultima terribile notizia.

< Silente è morto. >
Ucciso da Severus.
Mi è passato davanti nel corridoio, ho tentato di seguirlo ma l’incantesimo dei mangiamorte mi ha fermato.
Pensavo che Severus avesse conoscenze diverse dalle mie, ho frainteso.
Ha superato il muro invisibile solo perché era uno di loro, perché il suo scopo era lo stesso dei mangiamorte.
Se solo avessi capito, se solo lo avessi fermato.

Mi guardo attorno nella stanza ormai silenziosa.
Tutti ci guardano, anche Molly e Fleur per un momento distolgono l’attenzione da Bill per posarla su di noi, su di me.
Ora capisco cosa intende Nymphadora.
“E’ diverso.” borbotto a mezza voce. Mi fisso i piedi, non ho voglia di guardarla in faccia, non ho voglia di discutere di questo proprio ora.
Perché non vuoi capirlo, Tonks?
“Bill non sarà un vero lupo mannaro. I casi sono completamente… “
“Ma anche a me non importa! Non m’importa!” mi interrompe, afferrandomi la camicia logora.
Vedo rabbia nel suo sguardo, rabbia ed uno strano senso di terrore, teme che possa aggredirla?
O solo abbandonarla?
Perdonami bambina ma non posso. Ho perso troppo nella mia vita, so cosa si prova, non voglio più sentire emozioni simili e non voglio essere causa di dolore per gli altri, per te.
“E io ti ho detto un milione di volte” abbasso di nuovo lo sguardo, se mi perdessi nei suoi occhi, non riuscirei a completare la frase. “Che sono troppo vecchio per te … troppo povero … troppo pericoloso … “
“Ho sempre pensato che la tua sia una posizione ridicola, Remus.”
La voce di Molly mi prende alla sprovvista, la guardo per un istante con un odio che non pensavo di poter provare.
Perché devi intrometterti anche tu?
Proprio tu che sei stata la prima a temermi, quando ho perso il controllo la prima volta?
Pensavo volessi spedirmi al San Mungo per proteggere i tuoi bambini!
“Niente affatto!” le rispondo duro. Come può dire queste cose? Sa chi sono, sa che deve temermi. “Ad ogni modo Tonks merita qualcuno più giovane, più sano.”
E’ la mia vita, perché dovreste intromettervi?

“Ma lei vuole te!” ora è Arthur a mettersi in mezzo. Mi sorride fiducioso.
“E dopotutto, Remus, gli uomini giovani e sani non restano necessariamente tali” indica tristemente Bill.
La mia bocca si apre lievemente, non so bene cosa rispondere, boccheggio come un pesce fuori dall’acqua.
Come ribattere alle parole di un padre tormentato?
Guardo per un secondo il corpo inerte di William Weasley.
Nessuno capisce che è così che potrebbe ritrovarsi Tonks se continuasse a starmi accanto?

“Non è il momento né il luogo per discutere di questo.”
Ribadisco atono.
Silente è appena morto, come potete tutti pensare a questo?
Come potete pensare a me? A noi?
 Non esiste alcun noi, non può esistere, ormai è finita.
La guerra sarà inesorabile e sanguinosa. Saremo troppo impegnati nell’evitare di farci ammazzare per pensare ad altro e ad ogni modo …
“Silente è morto … “ balbetto ad alta voce, nella speranza che questo possa bastare per concludere definitivamente il discorso.
“Silente sarebbe stato più felice di chiunque altro nel sapere che c’è un po’ più amore nel mondo!”
Infine anche la professoressa McGranith decide di intromettersi mi guarda contrariata.
Ha gli occhi rossi e gonfi, ha passato gli ultimi minuti a piangere per la perdita di un grande amico, ma ora vedo la determinazione nel suo sguardo.
Non può lasciarsi andare, ha una scuola da mandare avanti, una battaglia da proseguire, ora che il nostro capo è morto, è lei che deve prendere in mano le redini.
Non può lasciarsi andare… chissà, forse anche io dovrei imparare qualcosa da questa donna.
Improvvisamente entra Hagrid, se non fosse per la sua enorme stazza e per il rumoroso risucchio del suo naso, potrei anche non notarlo.
Alzo distrattamente lo sguardo su di lui. Lo sento bofonchiare qualcosa rivolto alla MacGranit, lei gli risponde seria, non li ascolto più, l’immagine di Silente mi occupa la mente.
Un uomo che ha dato tutto se stesso per la salvezza di tutti noi, indipendentemente dal fatto che fossimo babbani, maghi purosangue, mezzi babbani, nati babbani.
Uno dei pochi esseri viventi che non mi abbiano mai guardato con terrore o con ribrezzo, nonostante ciò che la mia natura potesse spingermi a fare.
Nelle tante volte che mi ha fissato, scrutato, leggendomi dentro fino a scoprire i miei più intimi pensieri, non ho mai visto nei suoi occhi nulla che potesse ricordarmi il disprezzo dei tanti che hanno scoperto negli anni la mia vera natura, né quella compassione che mi ha accompagnato per tutta la mia adolescenza. Ho sempre visto in lui solamente affetto, fiducia e spesso tanta, tanta tristezza.
Ma sono certo che quella tristezza non fosse legata al mio passato, a ciò che quel mostro mi aveva fatto quando ero appena un bambino, era triste per il mio futuro, per ciò che dimostravo di provare io stesso per me, per la mia stessa natura.
Era il mio disprezzo per me stesso a rattristarlo, la mia paura che mi impedisce ancora oggi di ammettere ciò che voglio provare, che mi vieta di avvicinarmi agli altri prima che siano loro ad allontanarsi da me.
Temeva decidessi volontariamente di rimanere solo, per questo mi guardava con amarezza, per questo tentava di spronarmi.
Ricordo ancora lo sguardo che mi rivolse quando mi annunciò la morte dei miei più cari amici, quando mi rivelò le accuse che ricadevano su Sirius, dopo quella notte di sedici anni fa.
Era distrutto per ciò che non era riuscito a fermare; mentre il resto del mondo festeggiava la caduta del signore oscuro, Albus Silente piangeva in silenzio la perdita di coloro che avevano tentato di fermare Voldemort al suo fianco e si crucciava per come avrei reagito io a quella terribile sofferenza.

Non è finita, Remus, non sei solo. Solo tu puoi essere la causa della tua solitudine, nessuno in questo mondo dovrebbe mai rimanere solo, Remus e nessuno dovrebbe mai rifiutare l’affetto degli altri solo per paura della solitudine.

Allora non ti avevo capito, Albus e chissà forse non ho capito neppure ora.
Ora che Nymphadora tenta in tutti i modi di avvicinarsi a me, nonostante quello che le ho fatto, nonostante quello che posso ancora farle…
Ho ancora paura, è stupido, è egoistico, non voglio farle del male, non voglio farla soffrire, in fondo è della sua vita che parliamo.
Si merita qualcosa di meglio, si  merita un uomo migliore…

< Ma lei vuole te, Remus. >

Lei vuole me…
Per una qualche strana ragione che ancora non sono riuscito a concepire, lei vuole me…
Non dovrebbe bastare questo?
Lei ama me, o forse è solo attratta dalla mia natura, in fondo stiamo parlando di un’Auror, chissà forse è solo il lupo ad attrarla, forse…
Adesso basta, Remus!!
In fin dei conti sono io il lupo, e sono Remus. Non è questo che ha sempre tentato di insegnarmi Silente?
Non ha sempre tentato di farmi capire che io sono sia il mannaro che il mago?
E’ la mia natura, è il mio solo essere.
Se odio il lupo, odio me stesso.
Ormai dovrei averlo appreso, ormai dovrei averlo capito, eppure è ancora così difficile.
Ci sono momenti in cui penso di perdere il controllo, in cui penso che tutta la mia umanità sia destinata a svanire come fumo inafferrabile, in cui sono convinto che il lupo prenda il sopravvento su di me, sul mio modo di agire.
Ma se così fosse, non sarebbe un controsenso? Come può una personalità prendere il sopravvento sull’altra, se appartengono entrambe alla stessa entità?

Hai mai provato una gelatina esplosiva, Remus?

Una gelatina esplosiva…

Una gelatina esplosiva, ne andavo matto da giovane. Sai, l'effetto della gelatina esplosiva si espande dalla bocca attraverso il palato. L'esplosione, che avviene a contatto con la saliva, conferisce alla gelatina stessa un sapore frizzantino e inebriante, tuttavia, con la mia solita sfortuna, ne mangiai una difettosa: essa non mi esplose in bocca ma ebbe un effetto ritardato, esplose solo una volta che ebbe raggiunto lo stomaco e... beh, il risultato fu che dovetti passare una settimana buona in un letto d'ospedale. Capisci quello che voglio dirti, Remus?

Davvero volevi dirmi questo, Albus?

Sorrido silenziosamente, per un istante dimentico di trovarmi in un’infermeria, dimentico il dolore che mi circonda, dimentico la disperazione che inesorabile si annida dentro i cuori di tutti i presenti.
Una gelatina esplosiva…
Era così che vedevi la mia vita?
Come una gelatina esplosiva difettosa?

E’ buffo, ora come ora non vedo altra migliore definizione.
Finalmente riesco a capire fino in fondo ciò che intendevi.
Per tutta la vita ho impedito alla gelatina di esplodere, per tutta la vita non ho fatto altro che trattenermi, che lasciare che la gelatina stessa giungesse inesorabilmente fino allo stomaco, sempre più in profondità, sempre più pericolosamente.
Al fine la gelatina è esplosa, provocando danni quasi irrevocabili, giungendo fin quasi alla mia rovina.
Ho resistito quando la mia ostinazione a trattenere la mia vera natura mi ha portato per la prima volta ad esplodere, aizzando la mia ferocia sull’unica persona che si fosse dimostrata gentile e premurosa nei miei confronti, sulla prima persona per cui ho provato un sentimento tanto forte e concreto.
Lily…
Ti ho quasi uccisa quella volta, se ti fosse capitato davvero qualcosa, se non fossi stata così forte e così decisa da aggrapparti alla vita nonostante la mia ostinata sete di strappartela via, probabilmente sarei morto anche io quel giorno.
Ero più che convinto che una parte di me fosse davvero morta, che nulla sarebbe mai più stato come prima dopo quella terribile notte, eppure non fu così, eppure tu mi insegnasti a resistere, ad andare avanti. Mi insegnasti che le cose cambiano ma che nulla in noi può davvero morire, a meno che non siamo noi stessi a lasciarci andare, ad abbandonare quelle piccole sfaccettature del nostro essere che crediamo essere la reale causa del nostro malessere.
Ma ci fu qualcosa che non compresi nel tuo insegnamento o forse che mi limitai semplicemente ad ignorare, così come avevo fatto per tanti anni, sordo davanti ai consigli di Silente: non compresi mai che tutto ciò che entrambi volevate insegnarmi era una sola unica verità, un’unica sola realtà: Non si può sfuggire a noi stessi.
Non si può cancellare nessuna di quelle infinite odiose facce nascoste all’interno della nostra personalità. Per quanto possiamo ostinarci, per quanto possiamo convincerci, ciò che è in noi rimane in noi e prima o poi riuscirà a trovare una via d’uscita da quegli abissi oscuri in cui l’abbiamo rinchiuso.
Più profondamente spingiamo ciò che vogliamo nascondere e negare anche a noi stessi, più potente e distruttiva sarà l’esplosione che provocherà quando raggiungerà finalmente la superficie.

Per anni ho colpevolizzato Greyback per tutto il male da me patito e da me stesso provocato. Per anni mi sono nascosto dietro al dolore che quel mostro mi aveva inflitto, mi sono rifugiato dietro l’immagine di un bambino, vittima della perfidia di un modo di adulti che non ero ancora pronto ad affrontare.
Tutto ciò che mi è capitato in seguito era, secondo la mia ferrea logica, semplice susseguirsi di cause effetto. Ogni mia azione, ogni mia scelta, ogni mio errore lo ho sempre e solo ricondotto a quella maledetta notte, come se Greyback avesse da allora guidato la mia vita, come se fosse diventato parte di me, della mia mente, della mia anima.
Ma è davvero stato così?
Ci credo davvero? Ci ho mai creduto?
Allora perché ho passato gli ultimi mesi nel disperato tentativo di autoconvincermi che non gli appartengo, che non mi ha mai avuto, che …
Semplice, perché è la verità.
Non mi ha mai avuto.
Nessun uomo, o mago che sia, può possedere un altro essere vivente tanto profondamente.
Crederlo significa solo nascondersi dietro la verità, negare l’evidenza, non accettare l’esistenza di quella parte oscura dell’anima che ogni uomo ha dentro di sé e che spinge prima o poi ognuno di noi a compiere azioni che peseranno sulle nostre coscienze come macigni insostenibili ma che ci aiuteranno ad andare avanti, a crescere, a comprendere a fondo il nostro io più profondo.
Anche l’oscurità è parte di noi, è fondamento per diventare ciò che siamo, ciò che saremo e ciò che non vorremmo mai diventare.
Greyback era questo per me.
Il mio capro espiatorio, il ricettacolo di tutti i miei sensi di colpa, il simbolo di ciò che di me più odiavo e più volevo cancellare.
Ma non lo ho fatto, non ho cancellato il mio passato, non ho ucciso il mio mostro.
Ne ho avuto l’occasione ma non lo ho fatto.
Era incosciente ai miei piedi.
Gli ho puntato contro la bacchetta.
Nella mia mente aleggiavano solo due parole: Avada Kedavra .
Sarebbe stato così facile, così semplice.
Ho sentito la morsa gelida di quell’oscurità interiore, farsi largo nel mio cuore, le mie urla disperate di bambino riecheggiarmi nelle orecchie, per trasformarmi nella mia risata inespressiva da adulto.
Poi qualcosa è cambiato, qualcosa mi ha fermato…
Una mano calda sulla mia spalla, uno sguardo colmo di comprensione, un sorriso triste ma fiducioso.
Remus
Un unico nome, bisbigliato all’orecchio ha cambiato ogni cosa.
E’ stato come se risvegliasse in me una consapevolezza assopita da tanto, troppo tempo.
Tutto ciò che ero, che sono e che sarò fa solo ed unicamente parte di me, non dipende da nessun altro, io non dipendo da nessun altro. Le mie scelte, i miei errori, le mie vittorie sono dipese e sempre dipenderanno da me. Greyback non mi ha mai avuto e non potrà mai avermi. Per quanto dolore fisico mi abbia inflitto, per quanto la mia esistenza sia diventata più difficile da quella notte, non posso ricondurre a lui le colpe di tutti i miei sbagli.
Ucciderlo non avrebbe risolto nulla, mi avrebbe solo trasformato in un mostro, in un vero mostro e da trent’anni a questa parte l’unica certezza che mi abbia spinto a proseguire la mia esistenza, a muovere un passo dietro l’altro in questo mondo sempre più oscuro è stata la mia umanità, la sicurezza di non essere un mostro a mia volta.
Grazie Tonks per avermi salvato anche questa volta.
Vorrei solo essere in grado di darti quello che desideri.
Non so se ne sarei capace, non sono certo di ricordare come si faccia… Ma sono certo che tu mi indicheresti la strada, Nymphadora, come un faro luminoso in una notte di burrasca.
Anche ora che ho perso il mio mentore, ora che ho perso i miei amici, la mia famiglia, ora che il mio futuro assieme a quello del mondo intero è così incerto, così oscuro, tu saresti una luce sulla mia strada. Una stella splendente che illumina le mie notti, colorando la tanto spaventosa luna piena di un buffissimo rosa chewingum.
Sorrido lievemente davanti a questa strana immagine, vivida nei miei pensieri.
“Ora dovreste uscire tutti. Questo ragazzo ha bisogno di riposare.”
Madama Chips fa il suo ingresso nell’infermeria e ci invita gentilmente ad uscire.
Anche il suo volto è segnato dalle lacrime, i suoi occhi stanchi affondano tra le occhiaie scure e profonde.
Mi guardo attorno, tornando improvvisamente con i piedi per terra.
Silente è morto, Bill giace in un letto, gravemente ferito, Voldemort ha vinto una nuova battaglia, inferendoci un colpo spaventosamente doloroso e devastante.
Eppure il mio cuore appare più leggero, è come se mi fossi appena tolto un macigno che da anni ormai pesava sulla mia coscienza, sulla mia anima.
Non capisco come, non capisco cosa, sento solo il cambiamento, sento… Nymphadora!
Mi volto per trovare nuovamente il suo sguardo, per sentire il suo calore.
Ho bisogno di parlarle, di dirle qualunque cosa.

E’ sparita!
Non è più accanto a me, non è più nella stanza.
Ha smesso di aspettarmi?
Sono un idiota!

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Riecchime! dopo tanto tempo, ritorno a far danni... finalmente Misty rain sta giungendo al termine! Questo è ufficialmente (almeno per ora) il penultimo capitolo. Come i più attenti di voi avranno notato, la parte iniziale (per quanto riguarda i dialoghi) è presa paro paro dal 6° libro di hp XD quanto mi piace quando le cose si incastrano così bene!

Allora tutto questo capitoletto è un po' un flusso di coscienza, Remussino arriva per gradi alla conclusione che per poter proseguire la vita ha bisogno di qualcuno al suo fianco... qualcuna che ha già trovato, ma che, come avete letto, nel momento in qui si decide ad aprirle le porte, è sparita!

Mwhahahahah tutti si aspettano un lieto fine ma il mio Rem è un bradipo e Tonky prima o poi si dovrà stancare no? ^__^''

Rignrazio ancora tutti quelli che seguono questo raccontino, tutti quelli che hanno appena cominciato, quelli che hanno rinunciato e quelli che rinunceranno... Come ho detto, siamo ormai agli sgoccioli (ed era anche ora ... ci ho messo una vita e mezzo.. ma ci tengo che questa fic finisca, quindi non disperate ;)

Cià, daechan..

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Capitolo 13
*** La tomba bianca ***


Ebbene si, dopo anni di attesa, stenterete a crederlo ma credo proprio di aver raggiunto l'ultimo capitolo. Uff... che lavoraccio e che pazienza da parte vostra che mi avete seguito fino all'ultimo.

Vi ringrazio infinitamente. Probabilmente se non avessi postato da subito, se non avessi saputo che qualcuno aspettava la conclusione di questa storia, non sarei mai riuscita davvero a concluderla, invece eccomi qua. Ho un motivo in più per ringraziarvi sinceramente. Tenevo e tengo particolarmente a Misty Rain, forse perchè ho messo in Remus molto di me, molto più di quanto coscientemente vorrei ammettere. Piango ancora oggi rileggendo certi passaggi, sembrerà stupido, visto che lo ho scritto io, eppure è così.

Va bene, pazienza, ora piango perché sto poco per volta realizzando che questa storia è davvero finita. Avevo in mente di inserire un Epilogo conclusivo, ambientato dopo l'ultima battaglia ma quando ho riletto le ultime righe ho capito che non è necessario. Oltretutto ancora non so come andrà davvero a finire Harry Potter and the deathley hallow, Remus potrebbe anche essere ucciso da quell'arpia (La Rowling ndr. ), quindi l'epilogo stonerebbe dal momento che ho fatto di tutto per riuscire ad incastrare questa storia tra il quinto ed il sesto libro...

 Nel caso non lo aveste notato, il titolo dell'ultimo capitolo ricalca quello del Principe Mezzosangue. La storia è la stessa solo che la Row parla di Harry, io parlo di Remus. Ok, sto diventando un po' megalomane, quindi chiudo qui questa mia ultima intrusione.

Questo capitolo è un po' più lungo degli altri, per un momento ho pensato di dividerlo in due, in effetti sono due anche gli stralci di ricordi che di solito uso per aprire ma beh, ho lasciato tutto com'è, meglio se è più lungo, no? In fondo ormai se siete arrivati fin qui, avete sofferto abbastanza, senza bisogno di prolungarvi oltre quest'agonia.

Beh eccovi finalmente l'ultimo capitolo di Misty Rain. A dopo la pappardella i miei saluti.

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La tomba bianca.


Ehi, Rem, hai visto che tette?
Scusa?
Non fare il finto tonto, si vede lontano un miglio che le hai notate anche tu!
Tu sei malato.
E tu sembri una suora, che vuoi farci? Tutti abbiamo i nostri problemi. Ciò non toglie che la nostra piccola Auror abbia delle gran belle tette!
Santo cielo, Sirius, stai parlando di una bambina, ti spiacerebbe piantarla?
Santo cielo? Visto che sembri una suora? E ad ogni modo, se le bambine di oggi sono tutte così, non mi spiacerebbe tornare un poppante, proprio no! Chissà che nei vecchi libri dei Black non ci sia qualche incantesimo in proposito.
Ti ho chiesto di smetterla.
Devo aver letto qualcosa del genere una volta… Dimmi un po’, di quanti anni vorresti ringiovanire, mio bel Remmy?
Devo prenderti a calci?
Se la cosa ti fa piacere… Certo che hai sviluppato gusti strani durante i miei anni di assenza…
Sei un idiota.
Ah … si fa quel che si può.

Tuttavia mi domando se ringiovanendo potresti continuare a piacerle tanto come ora… Chissà cos’è: forse quella tua aria da cane bastonato. Alcune cose non cambiano, molte donne soffrono ancora della sindrome dell’infermierina.
… ora non ti seguo più.
Davvero? Non te ne sei accorto?
Accorto di cosa?
Degli occhietti dolci che riserva soltanto per te.
Ma piantala!
No, dico davvero. Non hai visto come ti guarda quando le parli? Pende letteralmente dalle tue labbra.
Quello si chiama “ascoltare”, Sirius. Non tutti si limitano semplicemente a “sentire” come fai tu.
Oh, io penso che lei ti voglia “sentire” eccome, vecchio mio!
Accidenti a te! La smetti di mettermi certe idee in testa? Ti ho detto ad ogni modo che è solo una ragazzina, potrebbe essere mia… una mia allieva!
Mhh e cosa c’è di più eccitante di un rapporto illecito professore-allieva?
E’ proprio questo il punto! Illecito! E immorale…
Vuoi forse dirmi che nel periodo in cui hai insegnato ad Hogwarts non hai mai avuto nemmeno una fantasia al riguardo? Non so, un gruppetto di studio di sole ragazze tutte intente a “sentire” ciò che il loro caro professore ha da dire? Dovresti lobotomizzarmi per farmelo credere, Lunastorta!
A volte mi domando se tu non lo sia già per natura, Felpato.
Sai cosa mi disse una volta Lily? “Se trovi una persona che può  farti felice e che tu puoi far felice, tutto il resto che importanza ha?”

Devi accasarti, vecchio mio. Non ho intenzione di trascinarti come un macigno al collo per il resto dei miei giorni.
Vaffan…


Apro gli occhi lentamente, sento una brezza di aria fresca accarezzarmi la pelle. Rabbrividisco ed inspiro profondamente.
Ho lasciato la finestra aperta ieri notte, faceva troppo caldo per dormire. O forse era solo la stanchezza, il terrore ed il dolore per la giornata che stiamo per affrontare.
Oggi ad Hogwarts si terrà il funerale di Albus Percival Wulfric Brian Silente.
Affondo il volto nel cuscino.
Non posso credere che sia già mattino, non posso credere che questo giorno sia davvero arrivato.
Nel momento in cui chiudo gli occhi vedo nell’oscurità il volto dell’uomo a cui oggi daremo l’estremo saluto, il volto di un mentore, di un leader di un grande amico e compagno di lotta, di vita.

Per anni ho ignorato i tuoi consigli, Albus, ora vorrei solo che continuassi a darmene.

Se penso che in fin dei conti è morto solo per difendere i suoi studenti, i suoi ragazzi, tutti noi, un nodo mi stringe il cuore.
Eravamo noi il suo esercito, avremmo dovuto proteggerlo ed invece è stato il contrario.
Ha sacrificato la sua vita per noi, per il giovane Malfoy, per Harry.
Harry… cosa ne sarà di lui adesso? Ora che non ha più la protezione di Silente il ministero lo metterà sotto torchio. Non sarà facile.
Non lo sarà per nessuno.
Nessuno potrà più nascondersi, siamo tutti possibili bersagli, siamo tutti in pericolo.
E’guerra, sarà ancora dolore, sarà ancora morte, sarà ancora perdita, fino alla sconfitta totale od alla vittoria.
Vittoria.
Si potrà davvero definire tale?
Se mai dovessimo avere la possibilità di sconfiggere i Mangiamorte, se riuscissimo ad eliminare il problema alla radice e porre fine per sempre al perpetrarsi del potere di Voldemort , potremmo considerarci mai vincitori?
Abbiamo già perso più di quanto chiunque vorrebbe o potrebbe mai sopportare, a quante persone dovremo ancora dire addio? Quante vite saranno ancora spezzate? Quante famiglie distrutte?
E’ guerra.
Nessuno vincerà.
Nessuno eccetto Voldemort; a lui non importa di perdere degli amici, lui non ha nessuno, li ha rifiutati, li ha cacciati, li ha allontanati tutti.
Mi somiglia molto per certi versi.
La solitudine che lo accompagna è parte di me.

Ma che diavolo sto pensando?

Mi sollevo sul letto.
Devo alzarmi, devo lavarmi e prepararmi.
Devo smettere di perdermi in queste stupide congetture!
Io non sono solo!

Io capisco, Remus, che solo tu puoi essere la causa della tua solitudine.

E’ così.
Ho tante persone accanto a me che per anni mi hanno sopportato, mi hanno sorretto, mi hanno portato avanti, nonostante la mia ostinazione.
Ho cercato da me la solitudine ma non me l’hanno mai concessa ed ora non posso che ringraziarli di questo.
Ora che ho davvero capito, ora che non voglio più sentirmi solo, ora che più che mai ho bisogno di loro.

“Remus, sei sveglio? La cerimonia comincerà tra un’ora, se vuoi, di sotto c’è la colazione. Niente di che, ho preparato il the e un paio di toast, giusto per non rimanere a stomaco vuoto.”
La voce di Molly da dietro la porta.
Ho dormito a casa Black questa notte, probabilmente dormirò qui ancora per un po’ nei giorni a venire. Non ho più una casa mia, dopo la mia villeggiatura nel bosco dei Mannari, sono stato sfrattato.
Ho proibito con tutte le mie forze a Silente di pagare le mie bollette ed il mio affitto, gli ho fatto credere di non aver problemi in proposito.
Non che pensi se la sia davvero bevuta ma tant’è, il mio despotico padrone di casa mi ha cacciato. La cosa più incredibile è che non ha neppure avuto bisogno di conoscere o di temere la mia natura, è un babbano, non crede all’esistenza dei lupi mannari.
Pazienza. Non è la prima volta che mi capita e non sarà neppure l’ultima.
Quando ho raccontato a Sirius di tutti i fattacci di questo tipo che mi sono capitati nei tredici anni in cui lui era rimasto chiuso ad Azkaban, ha concluso dicendomi:
“Sei un disastro, vecchio mio! Ti bastava morderli e farli diventare tuoi compagni di giochi! Ma devo insegnarti proprio tutto?”
Ha riso di me per tutta la notte il bastardo.
No, non è vero, abbiamo riso assieme, ridevamo sempre assieme.
E’ questo ciò che più mi manca, è questo ciò che più mi mancherà.

“Grazie mille, Molly. Mi vesto e scendo subito.”

Sorrido tra me e me senza quasi rendermi conto di star rispondendo.
Mi guardo attorno.
Sono ancora in quella stanza, sono ancora dove è cominciato tutto.
Quella è la finestra che ho fatto esplodere, quella è la sedia che ho frantumato, quello è il pavimento su cui ho riversato il mio sangue, le mie lacrime per Sirius, il mio dolore per la morte del mio migliore amico.
Anche ora ho perso una persona cara, anche ora dovrei sentirmi distrutto eppure non è così.
Perché?
Perché mi sento tanto sereno, nonostante tutto?
Sento la sofferenza dentro il mio cuore, sento il peso di questa perdita ma non ho perso completamente le speranze, questa volta.
Un barlume di felicità si apre ora sulla mia strada, una lieve e fievole luce mi indica la via, devo solo riuscire a raggiungerla, devo afferrarla.
Dopo averla scacciata per paura di perderla, ora devo riacciuffarla prima di rischiare di doverle dire addio per sempre.
Nymphadora …
E che cosa dovrei dirle?
Come posso presentarmi di fronte a lei come se nulla fosse.
Maledizione, perché deve essere così difficile?
Albus, perdonami. Sembra quasi che non mi importi più della tua morte. Penso alla mia felicità nel giorno del tuo funerale. Ma chissà, forse è proprio questo che avresti voluto, forse sei proprio tu che mi stai spingendo in questa direzione.
 
Ora basta, è giunto il momento di vestirsi, tra poco seppelliremo il preside di Hogwarts.
Appesi ad un ometto attaccato alla porta ci sono i vestiti che indosserò quest’oggi. Un completo nero senza toppe, senza cuciture, sembra nuovo e molto costoso. Di certo lo ha scovato Molly in uno degli armadi del padre di Sirius.
L’idea di indossare i vestiti di quell’uomo mi inquieta non poco.
Mi ucciderebbe se fosse ancora vivo per farlo. Un mezzo sangue, lupo mannaro che indossa i suoi vestiti migliori. Ridacchio divertito dall’espressione che farebbe Sirius vedendomi.
Sirius.
Oggi finalmente forse riuscirò a dire davvero addio anche a te ed a James ed a Lily …

 

Così questo è l’ultimo giorno dei Malandrini …
Non sarà mai l’ultimo giorno, finché persone come noi porteranno avanti i nostri insegnamenti. Peter, la mappa?
Ehm … ecco, ragazzi … io …
Te la sei fatta sequestrare da Gazza, no?
Come fai a saperlo?
Perché credi che abbia detto a Remus di affidartela, Codaliscia?
E’ vero, me lo ha detto James, era certo che sarebbe finita così!
Ora quella testa di rapa non avrà idea di come farla funzionare, ma un giorno quando delle persone degne vi  metteranno sopra le mani, sapranno farne buon uso.
Sirius… cominci a parlare come mia nonna.
Chiudi il becco, Ramoso! E’ un giorno importante! Non possiamo parlare sempre come Codaliscia! Ehm.. Ghh… ecco… io… dovresti cambiare il repertorio, sei fin troppo ripetitivo, Peter.
Lascialo in pace, Felpato. Non è colpa sua se ragiona a monosillabi.
D’accordo, visto che non vi decidete a farlo, ci penserò io. Dichiaro qui chiusa la setta dei Malandrini. Niente più gite per la foresta Oscura al chiaro di luna, niente più punizioni a quattro, niente più “Lunastorta, passami il compito che ieri non ho avuto tempo per Pozioni, avevo la lingua e le mani impegnate altrove.”
Io non ho mai detto così!
Oh si che lo hai detto, Felpato, e più di una volta, ti ho sentito anche io!
Senti chi parla: “Lily mi uccide se scopre che non riesco a completare questa pozione da solo, ti prego Lunastorta, aiutami! Lily non vuole che mi vesta così, Lily non vuole che mangi schifezze, Lily qua, Lily là!” mi domando se per andare al cesso devi prima sentire cosa ne pensa lei.
Vuoi botte?
Sicuro di non dover prima chiedere il permesso a Lily per darmele?
Remus… fa qualcosa, stanno per menarsi!
Mi mancherete ragazzi … tutto questo mi mancherà da morire.


Guardalo bene, Felpato, il lupacchiotto sta per tirare fuori i fazzolettini!
Non pensare nemmeno di abbracciarmi, Lunastorta perché, se ci provi, ti trasformo in una lettiera!
Ma come, Felpato, hai ancora bisogno della lettiera? Pensavo che ormai avessi imparato da un pezzo a farla sul vasino!
Lunastorta, sei un mito!
Si, come no… divertente. Oh, al diavolo… mi mancherete, bambocci!
… Mancherete anche a me …
Beh ma … ci … ci rivedremo ancora no?
Certo, non abbiamo scelta. Per via dell’Ordine. Siamo ancora tutti d’accordo no? Entreremo nell’Ordine della Fenice e prenderemo a calci nel culo Voldemort e i suoi leccapiedi!
Felpato, la tua capacità riassuntiva mi stupisce sempre.
Daremo un mondo migliore ai nostri figli.
Oddio, Ramoso, ora sei tu che mi fai paura. Pensi già di riprodurti? Ti prego, salva il mondo da una simile catastrofe!
Fanculo.
E’ stato bello, finché è durato. Da domani tutto sarà diverso…
Da domani il mondo per noi sarà diverso. Completamente nuovo ed inospitale.
Soprattutto per il piccolo Peter qui, se non si decide a farsi una doccia e comprarsi un deodorante magico antitraspirante.
Non è colpa mia se sudo tanto.
Beh ultimamente sudi anche di più, puzzone. Altro che Codaliscia, dovevamo chiamarti ascella tonante!
Muoviamoci, la cerimonia di consegna del diploma sta per iniziare. Lily mi aspetta all’ingresso della scuola.
E se non arrivassi in orario, potrebbe anche metterti il broncio, non sia mai! Potrebbe anche decidere di non dartela questa sera!
Esattamente! Quindi muoviamoci!
Andate pure avanti, ho dimenticato una cosa.

… Addio …
Ehi, Remus, tutto bene?
Mh? James, mi hai spaventato. Pensavo fossi andato avanti con gli altri.
No, sono venuto a vedere se era tutto OK. Ti vedo un po’ giù. Oggi è un gran giorno! Ci siamo diplomati, finalmente!
Si, lo so… Accidenti sono passati già sette anni, vero? Mi mancherà questa casetta.
Questa topaia?
Per sette anni è stata il nostro…
Unico vero rifugio.
Sirius!
E’ finita, vero? I Malandrini chiudono davvero i battenti?
A quanto pare…
Siete la mia famiglia, ragazzi. Non sperate che ve lo ripeta, ma siete voi la mia famiglia.
Se necessario combatteremo e moriremo insieme, sempre uno accanto all‘altro. Legati per sempre.
Per sempre.
Per sempre.

Peter?
… Per … sempre.


“Eccoci qui!”
La voce di Arthur al mio fianco mi riporta alla realtà del presente.
Eccoci qui, siamo arrivati ad Hogwarts.
Ero talmente immerso nei miei ricordi che quasi non mi sono reso conto della colazione, non ricordo se abbiamo discusso di qualche futile argomento a tavola.
Ricordo giusto la tensione palpabile nell’aria, la concentrazione per compiere la smaterializzazione, il senso di vuoto dovuto dallo spostamento che è andato ad aggiungersi al vuoto che pervade la mia anima.
Accanto a me ci sono Fleur e Bill, sono comparsi un istante dopo di me, si tengono mano nella mano ma nessuno dei due si perde il quelle smancerie tipiche di ogni ragazzo innamorato alla loro età.
Tipiche in un mondo perfetto ma purtroppo questo non è un mondo perfetto, se lo fosse oggi non ci troveremmo qui, non saremmo tutti vestiti di nero, non avremmo fatto tanta strada solo per assistere ad un funerale.
L’atmosfera che pervade l’intera vallata, da Hogwarts alla foresta Oscura, a Hogsmead, è silenziosa, è straziante. Si sente chiaramente il dolore nell’aria, lo si vede sui volti delle centinaia di maghi e non maghi che si stanno lentamente riversando nel luogo scelto per salutare Albus Silente.
Mentre ci incamminiamo, mi soffermo ad osservare i due giovani che procedono davanti a me.
Profonde cicatrici spiccano sul volto del maggiore degli Weasley; il colorito pallido, l’espressione addolorata e dolorante dimostrano che non è ancora guarito completamente dalle ferite infertegli da Grayback. Probabilmente non guarirà mai a pieno, tuttavia il fatto che si trovi già qua, circondato dall’affetto di tutti i suoi famigliari, prova quanto questo ragazzo sia forte, prova che avrà sempre qualcuno a cui appoggiarsi nei momenti di maggiore difficolta.
Non avrà mai più una vita normale ma lotterà fino allo stremo nel tentativo di riconquistarla.
Dovrei imparare da lui, ora che ho capito dovrei agire e seguire il suo esempio.
Devo solo trovare:
“Tonks.” mi esce di bocca involontariamente. Solo Arthur accanto a me mostra di avermi sentito.
“Dicevi?” mi fissa, nei suoi occhi brilla una strana luce.
Mi sento il cuore rimbalzare nella cassa toracica e il viso riscaldarmisi improvvisamente.
Cazzo… sto arrossendo?
“Ehm … “
Va bene, ci provo.
“Dovrei parlare con Nymphadora, pensi che oggi verrà?”
Arthur sospira: “Pensi che davvero qualcuno potrebbe non venire quest’oggi? Forse giusto Severus…”
Si rende troppo tardi del significato delle sue parole.
“Perdonami … Sono solo un po’ …”
Leggo la disperazione nei suoi occhi. A fatica la scaccia per rivolgermi subito un sorriso incoraggiante.
“Oggi è in servizio, verrà con la sua squadra. Sono sicuro che la troverai con il gruppo degli Auror.”
Mi indica un altro punto fuori dai confini della scuola in cui stanno comparendo decine di uomini avvolti in lunghi mantelli scuri.
Muovo un passo in quella direzione, pronto ad andare, senza rivolgere neppure una parola di commiato dal resto del mio gruppo.
“Bill! Ti stai rimettendo in fretta! Sono proprio contenta.”
Questa voce!
Mi volto di scatto. Kingsley Sackelbolt occupa con tutta la sua stazza il mio intero campo visivo.
Faccio fatica a notarla accanto a lui, minuta com’è ma è proprio lei: Nymphadora Tonks.
A volte, guardandola mi stupisco ancora nel pensare che possa essere un’ Auror, un cacciatore di stregoni Oscuri.
“Nymphadora “ borbotto e muovo involontariamente un passo verso di lei.
Indietreggia senza guardarmi negli occhi.
“Lupin, devo dirti ancora una volta di non chiamarmi in quel modo.” mi risponde gelida, prima di squadrarmi.
“ … Bel vestito … “
La sua freddezza mi trapassa la cassa toracica come una lama di ghiaccio.
Mi odia, ormai?
Sono pronto a desistere, è troppo tardi; sono ancora abbastanza lucido e sano di mente per ritirarmi ed ammettere la sconfitta.
“Beh, ci vediamo dopo la cerimonia.”
Non mi dà il tempo di concludere per primo: si volta, seguita da Kingsley che ha una lieve esitazione e mi fissa rattristato.

Una mano aperta in quel momento mi colpisce alla schiena, con poca grazia.
Caracollo in avanti, costretto ad aggrapparmi al braccio dell’Auror gigante per non cascare a terra.
“Tutto bene?” mi domanda stupito.
Senza rispondergli, mi volto incazzato.
Chi diavolo è stato.
Fleur ridacchia nascondendo le labbra dietro le lunghe dita affusolate, accanto a lei Bill fischietta con lo sguardo rivolto al cielo.
Maledetto pessimo attore.
Mentre il vecchio Lunastorta si fa strada nella mia coscienza, pensando ad un giusto insulto da lanciargli, accompagnato da qualche bella fattura, Kingsley mi afferra per le spalle e mi aiuta a raddrizzarmi, o meglio mi solleva come un sacco di patate, mi fa girare attorno a lui e mi posiziona, come se fossi una marionetta, tra sé e Tonks che intanto continua ad incamminarsi lungo la vallata, incurante dei movimenti che avvengono alle sue spalle.
“Tutto bene?” ripete l’Auror, mi urla quasi in un orecchio, non sono certo che la sua domanda sia davvero rivolta a me.
Mi volto a fissarlo, vedo il suo sorriso ambiguo quando mi si avvicina e bisbiglia:
“Non lasciartela scappare, Lupin.”
Che cavolo è tutta questa confidenza? In questi giorni non hanno niente di meglio da fare che preoccuparsi tutti della mia vita privata?
Mi spinge anche lui ma con meno vigore di Bill.
Va bene. O la va o la spacca. E’ la mia ultima possibilità.
“Tonks!” la chiamo.
Non si volta, non si ferma neppure.
“Tonks!” ora sto quasi urlando, mi metto a rincorrerla e le afferro un polso.
Ora sei costretta a fermarti, o a schiantarmi. A te la scelta.
“Devo andare. Sono in servizio, Lupin.” Continua a non guardarmi.
“Lo so ma io devo parlarti… Mi bastano dieci minuti, la cerimonia comincerà tra  non meno di venti.”
E che cosa avrei intenzione di dirle esattamente?
Ottima domanda, davvero Remus, non potevi chiedertelo prima?
Maledizione…
Chissà che Bill e Sackelbolt che tanto hanno fatto per spingermi a questo, non mi abbiano anche preparato un bel discorsetto.
Lancio un’occhiata di sfuggita al gruppetto degli Weasley, ci stanno fissando come se fossimo dei pesci in un acquario. Fleur e Molly tengono le mani giunte davanti alla bocca, il fiato sospeso, pronte a sospirare da un momento all’altro.
Donne…
L’unica che insiste con il non guardarmi e che non sembra affatto propensa a sospiri romantici, pare proprio Tonks: l’unica di cui mi interessi.
“La cerimonia non è ancora iniziata ma devo essere presente. Sto lavorando, te lo ho detto.”
E’ davvero cocciuta.
“Ti do quindici minuti, Tonks. Sono il tuo supervisore e so già che sei presente, non hai bisogno di presentarti all’appello. Non siamo in servizio oggi, siamo qui solo per presenziare alla cerimonia come ospiti, non come guardia di sicurezza.”
Kingsley corre in mio aiuto. Ora sono prontissimo a rivedere la mia definizione di confidenza.
“Ma io … “ è ancora incerta, non mi lascio contagiare, mi incammino verso la foresta Oscura, trascinandola dietro di me.
Non fa resistenza, si lascia guidare senza emettere un fiato.
Mi raggiunge il sospiro contrariato di Molly e Fleur; si aspettavano forse che dessi il mio spettacolino davanti a loro? Neanche per sogno!
Almeno cercando un luogo appartato avrò il tempo per decidere cosa dire.
Non sono neppure sicuro sul come si concluderà tutta la faccenda.
Intendo chiudere definitivamente o … ?
Perché deve essere così dannatamente difficile?

Non è affatto difficile, Lunastorta. Tu salti loro addosso, le blocchi con un bel bacio passionale e “profondo”, se capisci cosa intendo, e vedrai che cascheranno tutte ai tuoi piedi. Con me funziona sempre.

Grazie del consiglio, Felpato, ma hai dimenticato che tu eri Sirius Black. Se io agissi così, con questa donna, mi ritroverei trasmutato in un rospo bitorzoluto prima ancora di poter aprire la bocca.
“Hai intenzione di portarmi fino al centro della foresta?”
Ora il tono di Nymphadora è stizzito.
“Mhhh? Ah!” accidenti, dove siamo arrivati? Mi guardo attorno, ettari ed ettari di terra circondata da alberi poco invitanti si estendono davanti a noi.
“Ehm … scusa … “ le lascio la mano.
“Allora? Cosa volevi dirmi?” La voce le trema leggermente. E’ arrabbiata?
“Io … Nymphadora … ecco …”
Perfetto, parlo per monosillabi come faceva Peter. E come se non bastasse il mio tono è tornato quello del professorino, merda.
“Mhh… Senti, Remus, facciamo prima così. So cosa vuoi dirmi.” aggrotta le sopracciglia, sporge in fuori il labbro inferiore che le trema vistosamente, abbassa le palpebre, non posso vedere i suoi occhi.
Sembra una bambina con il broncio, non credo di averla mai vista così dolce, sembra sul punto di … piangere?
“Nymphadora … “ alzo una mano per accarezzarle il mento, per costringerla a guardarmi ma la allontana con un solo gesto.
“Non devi … insomma non devi consolarmi così, ho capito… io … Mi dispiace di averti disturbato e di averti detto quelle cose … è che … ero confusa e … Lo so che non vuoi … Scusami.”
Si volta e corre via, neanche fosse inseguita da un esercito di Nargilli.
Ma che diavolo ha capito?
Forse però è meglio così, forse devo lasciarla andare, forse …

Le voci di Sirius e di James mi urlano nella mente, barcollo, quasi stordito.
“MUOVITI, IMBECILLE!”
I miei piedi si muovono da soli. Il fiato comincia a mancarmi. Non è facile starle dietro, soprattutto se non mi rendo neppure conto di correre.
La afferro per le spalle, non mi preoccupo di farle del male, la sento gemere mentre cade all’indietro, contro di me.
Le stringo le braccia attorno al collo. Potrei strangolarla, ma non è quello che voglio fare, voglio solo stringerla a me, voglio trasmetterle quello che sto provando, senza dover parlare. Non so cosa dire, non so cosa sento, non so come capirlo.
Scivolo con la guancia sul suo collo, le sfioro la pelle con le labbra.
Il suo profumo dolce mi inebria di nuovo, come in quella lontanissima mattina a Grimmauld Place. Non si muove, non si dimena, non cerca di sottrarsi al mio abbraccio, rimane come congelata, ferma in attesa della mia prossima mossa.
Sollevo lievemente la testa, fino a trovarmi guancia a guancia.
“Io … sono un imbecille. “ mi scuso.
Forse non è la frase più romantica che potesse venirmi in mente ma è senza dubbio la prima.
Le accarezzo la guancia e il mento con due dita. Le faccio voltare leggermente la testa e la guardo negli occhi; mi fissa dapprima accigliata, poi stupita.
La mia bocca si avvicina alla sua. Non si ritrae, non si oppone.
La sto baciando, la sto già baciando.
Avrei dovuto forse dire qualcosa? Avrei dovuto forse dichiararmi con un discorso strappalacrime?
No, alla fine ho seguito il consiglio di Sirius.
Spero di non risvegliarmi con la pelle viscida e bitorzoluta domani. Mantengo gli occhi spalancati, forse per paura, è un’ auror ed io sono un lupo mannaro, devo pur sempre essere pronto a tutto.
I suoi sono chiusi, quasi stretti, due grossi lacrimoni le si formano tra le ciglia.
Mi ritraggo e la libero dal mio abbraccio.
Rimane di spalle davanti a me, non si volta, non parla.
“Scusa …” borbotto.
Piange per colpa mia?
Si gira con uno scatto. Le lacrime scendono copiose lungo le sue guance.
Ha la bocca lievemente socchiusa, gli occhi spalancati, ora sembra spaventata.
“Te ne vai?” mi chiede in un singhiozzo.
“Cosa?”
“Te ne vai? L’ultima volta che mi hai baciata e mi hai chiesto scusa, sei sparito per mesi e mesi. E’ così anche questa volta?”
E’ per questo che piange?
Effettivamente quella volta le ho chiesto scusa prima di smaterializzarmi ma se proprio vogliamo essere pignoli, fu lei a baciarmi. Mi saltò tra le braccia e …

“Non vado da nessuna parte, Nymphadora, sono qua. Finalmente sono davvero qua.”
Le sorrido incerto.
Ti ho fatta soffrire così tanto? Mi dispiace.
Apre ancora la bocca, tenta di dire qualcosa ma invece sospira, abbassa il capo ma non abbastanza da nascondere le guance, vedo il rossore espandersi a raggiera, velocemente le ricopre il volto, fino a raggiungere l’attaccatura dei capelli dove incredibilmente non si ferma. Sotto i miei occhi anche i capelli di Nymphadora cambiano colore, partendo dalla radice velocemente fino alle punte, brillano ora di un accecante rosso fuoco.
Il mio cuore sussulta, rimango a bocca aperta poi stranamente mi metto a ridere, non sguaiatamente ma ridacchio sommessamente, tentando di trattenermi.
“Ti … ti faccio ridere?”
Mi rendo subito conto della stranezza di questa situazione, cerco di tornare serio, non voglio offenderla, potrebbe soffrire ancora.
“No … no, io …” non ce la faccio, è davvero troppo buffa! Anche le lentiggini le sono diventate fucsia, i suoi occhi da grigi che erano appaiono ora dorati, abbaglianti.
Rido di nuovo ma non distolgo lo sguardo.
“Sei arrossita?” chiedo con un largo sorriso.
Sussulta e si porta le mani alle guance, boccheggia un paio di volte come un pesciolino rosso saltato fuori dalla boccia, poi con un balzo torna di nuovo a darmi le spalle.
“No… io … è solo che …”
Sto ancora ridendo, non vorrei, non la trovo ridicola, solo buffa, tremendamente e dolcemente buffa.
“Non ridere! Ti stai prendendo gioco di me?”
“No! Niente affatto, io …” un accesso di risa interrompe la mia giustificazione.
Si volta di nuovo verso di me e, a testa bassa, mi aggredisce; mi colpisce a pugni chiusi, mugugnando qualcosa che non comprendo.
“Ahio! Ma che fai?”
Le afferro i polsi, comincia a farmi male. Trovandosi le braccia bloccate, alza una gamba e mi colpisce con un calcio lo stinco.
La lascio andare e cado a terra con un gemito.
Dio, ora si che ci credo alla storia dell’Auror, speriamo solo non decida di continuare a menarmi ora che sono al tappeto.
Chiudo gli occhi in attesa di nuovi colpi, immagino la risata di Sirius e di James se mi vedessero in questa situazione. Io invece non rido più.
Per mia fortuna non arriva più alcun pugno, apro cautamente un occhio.
L’immagine di Tonks mi compare davanti.
“Mi trovi ridicola?” mi domanda imbronciata.
Inarco le sopracciglia e la osservo con aria interrogativa.
Eh si che pensavo di essere io quello più pericoloso in un rapporto a due.
Va bene, facciamoci coraggio, al più se dovesse davvero picchiarmi, non potrei mai dire di non meritarmelo.
Le accarezzo una guancia, siamo per terra, uno di fronte all’altra, ma appena mi sollevo sulle ginocchia la sovrasto di nuovo di tutta la testa. Alza il mento per potermi guardare negli occhi.
“Ti trovo adorabile.”
Ok, questa è una frase perfetta, chiunque si scioglierebbe ma non Tonks che dapprima sospira, poi riprende ad interrogarmi con quel tono da inquisitore.
“E quello che mi hai detto l’altro giorno in infermeria?”
Che cosa ho detto in infermeria?
Oh si …
“Lo penso ancora.” alzo le spalle.
Si rattrista ed abbassa di nuovo il mento.
“Sono sempre io, sono ancora troppo vecchio, troppo pericoloso, troppo instabile, troppo povero …”
Anche se sul pericoloso e l’instabile non ci metterei più la mano sul fuoco. Di certo, per quanto ridicolo possa sembrare, non sono più il più lunatico.
“A me non importa ... “
“Lo so, me lo hai detto. Ma chissà forse un giorno ti importerà.”
“No! Davvero! Non mi interesserà mai, io …”
La zittisco posandole un dito sulle labbra.
“Non ci è dato sapere cosa riserberà per noi il futuro: potrebbe accadere qualcosa, potresti cambiare idea … “
Sospira.
“Tuttavia …” va bene è arrivato il momento del discorso, a quanto pare il bacio di prima non è bastato.
“Tuttavia, conosciamo il nostro presente. E’ il presente che viviamo, no? Non il passato, né tanto meno il futuro. Solo il presente.”
Sto diventando poetico  …
Mi fissa dal basso, finalmente sorride, un sorriso luminoso e contagioso, le sorrido di rimando.
“Cosa provi tu nel presente?”
“Nel presente, io ti amo, Remus J. Lupin. E tu?” arrossisce nuovamente.
E’ titubante, attende una mia risposta.
Le accarezzo i capelli, le passo la mano dietro la nuca e la traggo a me. Le nostre labbra si incontrano immediatamente, Nymphadora si irrigidisce nel mio abbraccio, per un momento abbiamo entrambi gli occhi aperti poi, con un sospiro profondo, mi getta le braccia al collo, chiude gli occhi e si fa travolgere da questo strano sentimento che prova nei miei confronti.
Ed io cosa provo?
Non le ho risposto, non ne sono sicuro. Allora perché la sto baciando?
Forse solo perché so che è quello che vuole lei?
Sto ancora una volta pensando solo a ciò che vogliono gli altri?
Una scossa elettrica mi attraversa la schiena, quando sento la sua lingua farsi strada nella mia bocca, il mio fiato si accorcia, i battiti del mio cuore accelerano; la stringo ancora di più a me, rispondo alla sua intrusione e finalmente chiudo gli occhi.
Non sto pensando solo a lei, se così fosse non sarei qui, se così fosse l’avrei allontanata definitivamente. Avrebbe sofferto forse ma alla fine avrebbe compreso, mi avrebbe ringraziato. Solo io avrei perso qualcosa di molto importante, solo io avrei continuato a soffrire, chiudendomi nella mia cocciuta solitudine.

Se trovi una persona che può  farti felice e che tu puoi far felice, tutto il resto che importanza ha?

E’ la mia felicità che sto cercando e forse posso trovarla in questa strana strega dai capelli fucsia. In fondo, tutto il resto che importanza ha, se posso finalmente dirmi felice?

Non mi rendo più conto del tempo che passa, continuiamo a baciarci con più passione, con più desiderio, quando all’improvviso le campane della torre più alta di Hogwarts prendono a rintoccare.
La cerimonia ha inizio, il funerale sta cominciando.
Fingendo che non sia accaduto nulla, quasi sentendoci colpevoli di aver provato simili emozioni in un giorno come questo, ci incamminiamo velocemente verso il centro del grande giardino di Hogwarts.
Centinaia di streghe e stregoni sono presenti per porgere gli ultimi saluti ad un grande uomo, rappresentanti anche di varie altre razze prendono posto, alcuni sulle sedie, altri rimangono in piedi.
Noto alcuni centauri sul limitare della foresta, Fiorenzo il centauro scacciato è invece pochi metri dalla pietra su cui giace il corpo senza vita di Albus.
Mi guardo attorno, mentre mi siedo accanto a Tonks che non sembra voler lasciare la mia mano: vedo volti affranti, spaventati, commossi, calcolatori.

Ascoltiamo l’omelia di uno strano ometto vestito di nero, sento appena le parole che usa per descrivere una vita tanto ricca.
Parole senza senso, parole che non significano assolutamente nulla per chi davvero lo ha conosciuto.
“Nobiltà di spirito … contributo intellettuale … grandezza di cuore.”
Belle parole, più adatte ad un libro di storia che al vero Silente. Non credo di essere l’unico a pensarla così, in molti ignorano la voce roca del piccolo uomo probabilmente incaricato dal ministero.
Il Ministero… sono tutti presenti: il nuovo primo ministro, i suoi sottoposti, persino i membri del Wizengamot, sono tutti qui.
Ipocriti che hanno per anni tentato di screditare il nome di Albus Silente, ora fingono di piangere la sua morte e nei giorni a venire fingeranno di combattere il male per vendicarla, quando invece continueranno a nascondere la testa sotto la sabbia, come hanno fatto nella prima guerra, come già stanno facendo in questa seconda.
Si limiteranno ad aspettare che qualcuno vinca, pronti ad allearsi o a prostrare il capo davanti al futuro dominatore.
“Ipocriti …” bisbiglio appena ma Nymphadora mi sente lo stesso. Comprende subito verso chi è rivolto il mio insulto, annuisce in silenzio e mi stringe con più forza la mano. Ha gli occhi lucidi ma la sua espressione seria e decisa non ha un tremito.
E’ strano, parliamo dei suoi capi, dei suoi superiori eppure la pensa come me.
Forse dovrei trattenermi, le mie idee politiche non potranno essere uguali alle sue, la gente per cui lavora è la stessa che per anni mi ha discriminato, che continuerà a discriminarmi per il resto dei miei giorni
Non ha importanza, la politica non c’entra più niente.
Combattiamo contro un unico nemico, chissà se anche i nostri capi se ne sono resi conti. Non ne sono certo, mi chiedo se oggi siano qui per piangere la scomparsa di un grande uomo, la perdita del nostro vero leader o se semplicemente non stiano sospirando di sollievo, per essersi liberati di un problema, senza neppure rendersi conto che quel problema era l’unica cosa che li separasse ancora dalla più nera e tragica sconfitta.

Una specie di esplosione mi distoglie dai miei pensieri. Una luminosa fiamma bianca circonda improvvisamente il corpo di Silente, lingue di fuoco si inseguono nell’aria sempre più in alto, finché non spariscono così come sono apparse, lasciando posto al denso fumo che si dirada velocemente.
Una imponente tomba di marmo bianco è ora apparsa davanti a tutti noi, racchiude e protegge il corpo del preside di Hogwarts.
Molti dei presenti urlano nel momento in cui l’aria viene invasa dal sibilo di innumerevoli frecce che cadono con un tonfo, nel terreno tutto intorno alla tomba.
Il tributo dei centauri.
Ora la cerimonia è davvero finita, tutti cominciano ad alzarsi ed incamminarsi fuori dai cancelli.
Presto tutti correranno a casa, convinti che rimanere all’aperto non sia più sicuro, convinti che i focolai domestici li proteggeranno dalla furia dei Mangiamorte.
Si stanno già scatenando, lo sento nell’aria, lo sento nel terrore di tutti i presenti.
E’ questo il bello di essere dei mannari, siamo i primi a percepire la paura ed è proprio questa sensazione ad eccitare i  nostri istinti.
Incrocio lo sguardo di Bill. So che la sente anche lui, glielo leggo negli occhi, mi fissa mordendosi un labbro.
Dovrò parlargli prima o poi, dovrò spiegargli cosa lo aspetta, ormai anche lui sa che i sintomi non si limiteranno solo al preferire le bistecche al sangue e proprio ora lo sta comprendendo.
Sospira a fatica ed abbassa il capo deglutendo, Fleur lo soccorre subito, convinta che abbia un mancamento.
Sorrido tra me e me. E’ bello poter avere qualcuno accanto anche in quei momenti, pur sapendo di non potergli raccontare tutto, pur sapendo che non potrà mai comprendere appieno i nostri sentimenti, o i nostri dolori, è bello sapere comunque che qualcuno ci rimarrà vicino, qualunque cosa accada.

Guardo Nymphadora al mio fianco, ci teniamo ancora per mano, i suoi capelli sono ora rosa acceso, il viso non è più rosso come lo era poco fa, è un po’ più pallida ed ha le guance segnate ancora dal pianto.
La accarezzo, seguendo al contrario il percorso delle lacrime ormai asciutte.
Si volta verso di me ed io mi sporgo in avanti. So che Molly e Fleur sono in agguato, so che ci stanno fissando, così come il resto della famiglia Weasley, come Malocchio Moody e Kingsley Sackelbolt.
Siamo circondati dall’Ordine della Fenice al gran completo ed ora so che sono tutti dei gran ficcanaso.
“Nel presente io ti amo, Nymphadora Tonks.” le bisbiglio all’orecchio, sfiorandoglielo con la punta del dito, mentre fingo di metterle in ordine un ciuffo di capelli scompigliato.
Sorride dolcemente, noto il rossore farsi di nuovo largo tra le sue lentiggini, dapprima unendole come i puntini dei giochi per bambini, poi espandendosi su tutto il suo volto, accendendola come una lampadina da camera oscura.
Mi stringe la mano, e si appoggia a me sospirando, mentre ci allontaniamo assieme alla folla silenziosa.
< Ci voleva davvero così tanto ad ammetterlo? >
Mi volto di scatto, questa voce, conosco questa voce. Come è possibile? Non può essere…
“Qualcosa non va, Remus?” Nyphadora mi fissa accigliata.
“Non hai sentito … “
“Sentito cosa?” Ora appare quasi preoccupata, mentre si guarda attorno sospettosa.
Un gracchiare lontano attira i nostri sguardi verso l’alto.
Fanny vola lentamente in cerchio sopra le nostre teste, il suo pianto straziante aleggia ancora nell’aria.
Sento una lacrima calda scivolarmi lungo la guancia. Le mie labbra si increspano involontariamente in un sorriso amaro.
“Addio, Albus.” bisbiglio, seguendo il volo della fenice che ora si allontana da noi, galleggiando nell’aria, senza peso.
Tonks mi abbraccia, il volto affondato nel mio petto, singhiozza lievemente. Rispondo al suo abbraccio, stringendola a me, come se questo potesse bastare a proteggerla dal dolore, come se potesse bastare a proteggere me dalla paura di perdere anche lei.
Ho paura di perdere le persone che amo?
Si, naturalmente, come chiunque altro al mondo, ma questo non mi impedirà mai più di amare, questo non mi impedirà mai più di avvicinarmi a coloro che tentano di aprirsi a me.
Io so chi sono, so cosa sono: sono un lupo mannaro e sono Remus J. Lupin

 


(FINE)

 

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E come promesso, dopo la pappardella ecco i miei saluti e ringraziamenti. Saluto e ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita senza commentare, tutti quelli che mi hanno commentata che sono: Daewen, sally, fennec, Nausicaa, Elly, Kine, Shaida Black, Sillina, Elbereth, Francesca Akira89, Lunastorta, AleLupin, HermioneCH, CUCCIOLA_83, Sibil, Cristi, aantos, evenstar, Lilium33,Frytty ed LCassieP.

Spero di non aver dimenticato nessuno. ^___^ Grazie davvero, sinceramente.

Grazie anche alla Row naturalmente ed al mio mitico Lupacchiotto... ^__^ '' Scusa Rem se ti ho trattato così, sai com'è esigenze narrative...

UN BACIONE A TUTTI.

Daeran. PS: orpo 13 capitoli... Rem, non sei supersizioso, vero? °_°


 

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