The Portal

di Dreamersan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Galway ***
Capitolo 3: *** Un vampiro in chiesa ***
Capitolo 4: *** Verità svelate ***
Capitolo 5: *** Spiegazioni e risoluzioni ***
Capitolo 6: *** Chi sei veramente? ***
Capitolo 7: *** Non ti ho mai odiato ragazzo ***
Capitolo 8: *** In viaggio ***
Capitolo 9: *** Incontro ***
Capitolo 10: *** Il diavolo ***
Capitolo 11: *** Sangue del mio sangue ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***



 

 

Introduzione

 

Era una notte come tante a Los Angeles e il sole con i suoi ultimi raggi infuocati, era appena sparito oltre l'orizzonte, lasciando così, nelle nuvole rossastre, solo una debole ombra del suo precedente splendore.

Un'altra stancante giornata era così appena giunta al termine; tuttavia non per tutti, perché una parte degli abitanti della metropoli non poi così piccola, proprio ora stava iniziando ad alzarsi pigramente dai letti, preparandosi a seminare scompiglio lungo le vie più oscure della città.

Angel aveva aspettato con ansia il tramonto, odiava rimaner rinchiuso nel suo ufficio per ore senza far niente, ma più di ogni altra cosa odiava il non poter uscire alla luce del giorno.

Certo, si sarebbe sempre potuto spostare utilizzando le fogne, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per poter sentir di nuovo il sole riscaldare la sua pelle e, soprattutto, per essere di nuovo un essere umano.

Con un sospiro, il vampiro si alzò dalla sedia su cui era seduto e infilandosi il lungo cappotto, si addentrò per le più buie stradine della città.

I suoi sensi, come al solito del resto, erano tesi al massimo, pronti a captare anche il minimo rumore e per questo motivo, sobbalzò visibilmente quando sentì qualcosa vibrare nella tasca del suo pesante cappotto.

Imprecando sottovoce contro chi avesse mai inventato quei maledetti aggeggi, prese il cellulare e lesse sul display il nome della sua veggente.

«Cordelia, cosa è successo?» Iniziò seccato, per poi però spalancare un attimo gli occhi scuri quando sentì ciò che aveva da dirgli.

«Cosa? Un demone diastash? Vado subito, a dopo» finì velocemente, chiudendo la chiamata e aumentando il passo.

Per sua fortuna, il quartiere dove si trovava il demone non era lontano, perciò riuscì a raggiungerlo velocemente e così non appena ebbe avvistato il mostro, puntando sul fattore sorpresa e silenzioso come un gatto raccolse una tavola di legno che si trovava lì vicino, colpendo il demonio alla nuca con tutta la sua forza.

Il mostro allora si girò verso di lui ringhiando, gli occhi viola iniettati di sangue e, alzando una mano artigliata, provò a colpirlo senza aver però successo e anzi, ricevendo anche in risposta un gancio destro dritto sul suo volto squamoso.

«Beh, tutto qui?» Lo derise il vampiro, prima però di notare con sospetto che il combattimento fosse stato fin troppo facile.

E infatti con un ruggito, la creatura gli afferrò la gamba destra e, tagliandosi il polso, iniziò a mormorare delle parole in una lingua sconosciuta, fino a quando il cielo venne squarciato in due da un fulmine, che cadde proprio vicino ai loro piedi.

Angel provò a liberarsi dalla presa del suo avversario, ma fu tutto inutile e i suoi occhi, non poterono fare a meno di spalancarsi immediatamente quando vide un portale dal colore violaceo, aprirsi di fronte al suo sguardo incredulo.

Improvvisamente, gli tornarono in mente gli anni orribili trascorsi all'inferno e, terrorizzato all’idea di poter ripetere l’esperienza, si aggrappò disperato al demone.

Se l’avesse tenuto abbastanza forte, forse il mostro sarebbe stato trascinato insieme a lui verso il varco dimensionale e allora per impedire che questo avvenisse forse, avrebbe annullato la magia, si ritrovò a sperare.

Contro ogni sua aspettativa però il demone sorrise e alzandosi in piedi con un ghigno afferrò il vampiro per le spalle stringendogliele talmente forte da costringerlo a mollare la presa e quando Angel si rese conto di non tenere più nulla, era ormai troppo tardi e il portale l’aveva già risucchiato.


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Salve a tutti, spero che questa breve introduzione vi sia piaciuta e vi abbia invogliato a continuare a leggere la storia ^^

Nel prossimo capitolo, Angel si ritroverà catapultato nel passato e dovrà fare i conti con la sua vita umana e specialmente con suo padre...

A presto ;)

Dreamerchan 


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Capitolo 2
*** Galway ***




 

Capitolo 1- Galway


Una famigliola irlandese, dopo aver fatto una breve preghiera al Signore, era ormai sul punto di pranzare quando, dal nulla, apparve uno strano cerchio viola che con un rumore assordante, sputò fuori una figura scura.

Molto più che sconvolti madre, padre e figlia guardarono l’ombra venir lanciata velocemente verso il tavolo e finir contro la parete della cucina e non sapendo assolutamente cosa fare, rimasero ad aspettare che il portale si richiudesse.

Così, dopo essersi fatti istintivamente il segno della croce, deglutendo spaventati rivolsero la loro attenzione all’uomo apparso dal nulla e che ora si stava massaggiando la testa gemendo.

Il capo famiglia turbato, afferrando un coltello dalla tavola rovesciata, si diresse sospettoso verso lo sconosciuto che fra l’altro indossava degli abiti così scuri, da fargli pensare che prima di arrivare da quella... cosa fosse stato a un funerale.

Tuttavia quando fu ormai a pochi passi dall’uomo, quest’ultimo alzò il volto e il signore, all’immediato riconoscimento del ragazzo, non poté fare a meno di sussultare e di lasciar cadere l’arma dalle mani ormai sudate.

«Liam?» Domandò, incredulo e vide immediatamente il giovane sobbalzare, spalancare gli occhi in stato di shock e guardarlo come se avesse appena visto un cadavere.

Dal suo canto, alla vista dell’uomo e del resto dei presenti, Angel se possibile diventò ancora più pallido e subito si ritrovò a sbattere più volte le palpebre a ritmo irregolare.

Era stato appena risucchiato da un enorme cerchio viola, questo è vero, ma non era ancora diventato pazzo e, da uomo razionale qual era, sapeva che quell’uomo che ora lo stava fissando come se fosse un alieno, non potesse essere suo padre.

Perché suo padre era morto e sotto le sue zanne per giunta!

E la medesima sorte era toccata a sua madre, sua sorella ed anche ad Anna, pensò disgustato da se stesso.

«Liam?» Ripeté anche Kathy, gli occhi scuri pieni di domande.

Il vampiro ansimò, non sapendo proprio cosa rispondere.

Era sconvolto e inoltre erano più di duecento quarant’anni che nessuno l’aveva più chiamato con quel nome e perciò, incapace di proferir parola, il non morto riuscì solo ad annuire debolmente, prima che nella stanza calasse il silenzio più totale.

Oddio, questo non può succedere davvero, pensò disperato, guardando la sua famiglia e iniziando immediatamente a sudare freddo quando rivolgendo lo sguardo alle finestre, si accorse di essere spacciato.

Infatti era pieno giorno e a meno che non avesse voluto fare un bel falò, sarebbe stato costretto ad affrontare quella che si preannunciava essere una bruttissima conversazione.

«Da dove diavolo arrivi? E che hai fatto ai capelli, per non parlare dei vestiti…» gli disse suo padre con un cipiglio, facendogli ricordare che loro due non avessero mai avuto un buon rapporto.

Così cercò in fretta qualcosa da dire, ma nonostante ciò realizzò istantaneamente che raccontare la verità sarebbe stato decisamente fuori discussione, poiché se avessero saputo quello che era realmente, suo padre avrebbero cercato di ucciderlo e, probabilmente, non avrebbero nemmeno ascoltato, né il fatto che venisse da duecento quarantasei anni nel futuro, né tantomeno che ora avesse un'anima.

«Ehm, Io…» parlò incerto, cercando di ricordarsi il suo vecchio accento; infatti se si fosse messo a parlare come un americano, avrebbe dovuto inventarsi una storia ancora più assurda di quella che stava per rifilare.

«Tu cosa, ragazzo?» Gli chiese, con tono accusatorio suo padre e Angel si sforzò di non ridere per il modo in cui l’aveva chiamato: “ragazzo”, un termine ridicolo se si pensava al fatto che ormai avesse più del quadruplo della sua età.

Ma il vecchio, vedendolo sorridere si infuriò e prese il fucile che teneva sempre lì vicino, rimanendo tuttavia sorpreso quando il ragazzo a tale gesto non batté ciglio; a differenza delle due donne che lo guardarono sconvolte.

«Sei un diavolo?» Domandò minaccioso e vedendolo in risposta deglutire.

Era un diavolo?

Beh, un diavolo no, ma un demone sì.

In ogni caso non era necessario che suo padre lo venisse a sapere, non in quel momento almeno.

«No, certo che no. Come vi vengono in mente certe idee? Lo giuro, non so proprio come sia finito qui, ricordo solo che c’era una... strega... che ha pronunciato alcune parole e beh, il resto lo sapete» disse provando ad essere convincente e ringraziando mentalmente il fatto che vivendo così a lungo avesse imparato a mentire decentemente, cosa che Liam con suo padre non aveva mai saputo fare del tutto.

«Una strega...» ripeté il genitore scettico, guardandolo dritto negli occhi scuri. 

«Che anno è?» 
Osò chiedere allora, con un tono di voce alquanto esitante.

Il padre gli lanciò un'occhiataccia, incrociando le braccia al petto e sempre più convinto del fatto che il figlio nonostante tutto stesse nascondendo qualcosa.

Era tutto troppo... assurdo.

«È l'anno del Signore millesettecento cinquanta» rispose la moglie al posto suo, guardando preoccupata un'ombra scura comparire sul volto del ragazzo.

Tre anni prima che fossi trasformato, fantastico, non posso nemmeno cambiare il futuro, pensò Angel.

«Perché hai quella faccia, Liam? Non verrai mica dal futuro, non è vero? Non è possibile, anche se mi sembri più grande rispetto all'ultima volta in cui ti ho visto.»

Non sai quanto hai ragione Kathy...

«Ho ventisei anni» le rispose dispiaciuto del fatto che avesse dovuto mentirle, anche se dopotutto quel che le aveva detto era una mezza verità.

«E chi ci dice che tu non ci stia solo prendendo in giro?» Sbottò suo padre, sempre sospettoso e scrutandolo con gli occhi ridotti a due fessure.

Si aspettava davvero che credessero a una simile assurdità?

«Beh, il portale l'avete visto anche voi…» replicò lui prontamente, facendo abbassare per un momento lo sguardo al genitore, che cercò in tutti i modi possibili di nascondere il fatto che gli occhi di Liam lo avessero fatto rabbrividire.

Infatti, i suoi occhi erano simili a quelli dell'ultima volta in cui l'aveva visto, ma al tempo stesso diversi, erano spenti e seri, come quelli di un vecchio che nella sua vita aveva visto troppe cose.

E anche se probabilmente era solo una sensazione, il capo famiglia percepiva che in suo figlio ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato.

Angel tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che suo padre si era bevuto l'intera storia o, che almeno aveva deciso di lasciar cadere l'argomento, ma poi guardando i freddi raggi del sole di dicembre si chiese cosa sarebbe potuto succedere in quelle quattro ore che mancavano al sole per tramontare.

Non poteva restare lì, era troppo rischioso, tuttavia, nonostante tutto si accorse che ciò che non avrebbe dovuto fare era anche ciò che in quel momento si era ritrovato a desiderare maggiormente.

Inoltre temeva che questa volta sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, comportarsi da bravo ragazzo, perché desiderava ardentemente passare del tempo con la sua famiglia e la parte più irrazionale di lui sperava anche che così facendo, avrebbe potuto alleviare i sensi di colpa per aver squarciato loro la gola.

«Hai un posto dove stare?» Gli chiese sua madre, sapendo benissimo che se avesse detto il vero, si sarebbe trovato solo in un mondo ormai "diverso" da quel che conosceva.

Angel sospirò, ma scosse la testa mordendosi il labbro inferiore, sapeva cosa stessero per offrirgli.

«Puoi restare qui...» gli propose il padre, accogliendo la richiesta della moglie e il vampiro si ritrovò ad accettare docilmente l'offerta, non sapendo dove altro avrebbe potuto nascondersi durante le ore di giorno.

A quel tempo infatti i demoni non erano solo parte dei film dell'orrore, ma erano un qualcosa di molto più che reale.

Quel che sospettava però, era il fatto che il vecchio gli avesse proposto di rimanere lì soltanto per osservarlo meglio e in fin dei conti, come avrebbe potuto non biasimarlo?
                                                                                                                         

Era già calata la notte quando, dopo la cena lui e Kathleen salirono al piano superiore della grande casa.

La bambina fissava curiosa il volto di suo fratello, era così pallido, come se non avesse visto il sole per mesi e il suo sguardo era terribilmente triste.

«Liam, perché sei triste?» Si decise a chiedergli con innocenza, facendolo sussultare.

Perché fra meno di tre anni ti ucciderò, pensò il ragazzo, mostrandole un sorriso forzato che portò Kathy a chiedersi da quanto tempo non ne facesse uno vero.

Arrivati alle rispettive camere dopo aver dato un bacio sulla fronte alla sua sorellina, Angel si chiuse la porta di camera sua alle spalle appoggiandosi contro il muro bianco della sua stanza.

La camera era proprio come la ricordava, non troppo piccola, ma neppure troppo grande e per sua fortuna mai illuminata dal sole.

Chissà se anche il resto della città era come la ricordava...

Beh, perché non ci vai allora? Giusto per toglierti lo sfizio, gli suggerì una vocina nella sua testa e così una volta che tutti si furono addormentati, il vampiro saltò giù dalla grande finestra che dava sul cortile e corse per più di un chilometro nel boschetto che circondava la casa, prima di riuscire a scorgere le prime case della città.

Angel si aggirò sorridendo per le piccole stradine ricoperte di ciottoli, era tutto così surreale e dopotutto per certi aspetti gli mancava il secolo in cui era cresciuto.

Niente cellulari, niente computer, niente poliziotti che aspiravano a trafiggergli lo stomaco con un asse di legno...

Insomma, libero dai doveri e dalle responsabilità che aveva a casa, non poteva fare a meno di sentirsi più tranquillo e, soprattutto, più libero.

Le abitudini però, si dice, sono dure a morire e senza che se ne accorgesse veramente, in poco tempo Angel si ritrovò a camminare lungo le stradine più buie di Galway, alla ricerca di qualche demone da uccidere.

I suoi sensi erano all'erta e così, quando sentì una mano afferrarlo per la spalla, con un ringhio e con una velocità a dir poco sorprendente, afferrò il povero malcapitato per la gola, sbattendolo contro un muro.

«Liam, amico, che ti prende?» Si lamentò l'uomo, con un forte accento irlandese e dall'odore di alcol che emanava, probabilmente ubriaco fradicio.

Il vampiro, realizzando immediatamente che quello che gli si trovava di fronte non fosse un demone ma un essere umano, lo lasciò andare e con un sforzo riuscì a riconoscere in quell'individuo uno dei tanti "amici" con cui spesso, in passato, era andato a bere e a puttane.

«Nolan?» Domandò di rimando, pregando affinché ne avesse indovinato il nome.

«Ma di che ti sei fatto, amico? I tuoi occhi sembrano gialli!» Esclamò lui, ridendo sguaiatamente e con le guance così rosse da apparir sanguinanti.

Angel fece un profondo respiro per cercare di rilassarsi, ringraziando mentalmente il fatto che il giovane quella sera fosse talmente ubriaco da non riuscire neppure a camminare in linea retta.

«Sei ubriaco, vieni ti porto a casa è pericoloso girare in queste strade di notte» disse dopo un po', mettendosi il braccio dell'amico in spalla e aiutandolo a camminare.

L'ultima cosa che desiderava, era che a qualcuno potesse toccare la sua stessa sorte...

Le stradine di Galway erano piene di piccoli ladruncoli e non era da escludere che in città ci fosse anche qualche demone.

«Oh Liam, avanti non fare il guastafeste! Che ti succede e che hai fatto ai capelli?» Ridacchiò non capendo il perché proprio Liam O'Connor, la persona più irresponsabile e libertina che conoscesse si stesse mettendo a fargli la paternale.

Forse ho solo bevuto troppo, pensò Nolan.
                                                                                           
                             

«Mascalzone! Come osi ripresentarti di nuovo alla mia porta!» Urlò il padre del ragazzo al povero vampiro una volta che furono giunti alla casa del giovane e questa volta nonostante gli sforzi, Angel non riuscì proprio a ricordarsi il perché quell'uomo ce l'avesse tanto con lui.

«Nolan è ubriaco» disse semplicemente, notando il colorito dell'uomo diventare tendente al rosso.

«Certo che è ubriaco, vi ubriacate tutte le sere! Disgraziati,
 siete il disonore delle vostre famiglie» sputò fra i denti, aspettandosi da Liam un commento sarcastico, che però non arrivò.


Il ragazzo quella sera sembrava terribilmente serio e anche perfettamente sobrio.

Un momento... sobrio?

Liam O'Connor sobrio?

Il padre di Nolan stentava a crederci, ma tuttavia non disse niente e lanciando un'occhiataccia al vampiro e afferrando il figlio per il colletto gli sbatté la porta in faccia.

Alle sei del mattino, iniziando ad essere assonnato e desiderando anche non incrociare il cammino dei primi raggi di sole, Angel decise di tornare a casa, ma una volta aperta la porta principale, trovò ad attenderlo una brutta sorpresa.

«Dove sei stato?» Gli chiese adirato suo padre e con in volto un cipiglio terribilmente familiare.

Merda, lo sapevo che sarei dovuto passare dalla finestra...

«In giro» rispose evasivo; si era ripromesso di non permettere al genitore di trattarlo come se fosse un ragazzino.

«Dove sei stato!?» Ripeté di nuovo il signor O'Connor, con un tono che non ammetteva repliche e avvicinandosi minacciosamente al figlio.

Angel era più alto di suo padre e se in vita il suo atteggiamento l'aveva intimorito, ora l'unica cosa che sentiva per quell'uomo era il dispiacere di non avergli dato un figlio migliore.

«Stavo solo controllando che nulla fosse cambiato» confessò dopo un po' e ammettendo in cuor suo che, paradossalmente, gli fossero mancate anche le loro litigate.

«Non sei ubriaco» continuò il padre guardandolo meglio, la confusione sul suo viso più che evidente.

Il vampiro si avvicinò al fuoco, cercando di scaldarsi le mani fredde.

«No, non lo sono» ridacchiò.

Possibile che sia realmente cambiato?

«Vai a dire ad Anna di svegliare tua sorella» ordinò poi brusco, desiderando chiaramente cambiare argomento.

Angel scosse la testa sospirando, ma per quella volta decise di obbedire, andando tuttavia in crisi quando si accorse di non ricordare molto né di dove si trovasse la stanza della ragazza, né di lei in generale, se non il fatto che in passato l'avesse molto divertito vederla arrossire ai suoi complimenti.

«Anna? Sono Ang... Liam» disse, bussando alla prima porta sulla destra e correggendosi all'ultimo momento.

Trovare la stanza era stato più facile di quanto si aspettasse, era bastato soltanto seguire il profumo che sapeva per certo non appartenere a uno dei suoi familiari.

Dopo un attimo la cameriera gli aprì, era già vestita e le sue guance si colorarono di rosso alla vista del vampiro.

«Master Liam…» lo salutò, sistemandosi imbarazzata la lunga gonna.

«Mio padre dice che dovresti andare a svegliare Kathy» le disse, tenendosi ben lontano della soglia della porta, ormai inondata di luce.

«Ora vado, Signore» gli rispose, arrossendo ancor di più quando lui le rivolse un debole sorriso.


         

Dopo appena un'ora, sbadigliando il vampiro decise che sarebbe stato meglio andare a dormire almeno qualche ora, rimanere sveglio giorno e notte l'avrebbe distrutto e in più doveva cercare di non pensare alla fame...

Così, entrando nella sua camera, chiuse la porta a chiave e tirò bene le tende, non poteva rischiare che suo padre entrasse mentre stava dormendo e lo buttasse fuori dalla stanza, nel corridoio ormai quasi ricoperto dalla calda luce del sole.

Chissà se Cordelia e Wesley stessero cercando un modo per riportarlo indietro...

Per sua fortuna ricordava che per quel Natale l'altro se stesso, dopo una brutta litigata con suo padre, avesse deciso di passare le vacanze dagli zii a Dublino.

Sarebbe stato troppo traumatico per lui rivedersi umano e guardare come avesse sprecato tutta la sua vita.

Suo padre aveva fatto bene a disprezzarlo, Liam era stato un poco di buono e c'erano voluti centinaia di migliaia di morti sulla coscienza per spingerlo a maturare e con questi pensieri il vampiro si addormentò, sperando per una volta di non fare incubi.

 

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Salve a tutti ;)

Mi scuso per il mio ritardo nell'aggiornare, ma avendo avuto il computer pieno di virus, purtroppo ne son stata privata per un bel po' di tempo...

La storia, mi son dimenticata di dire, è ambientata fra la prima e la seconda stagione e... Niente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e
che lascerete una piccola recensione per farmelo sapere :)

Dreamerchan
 

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Capitolo 3
*** Un vampiro in chiesa ***


 

 

 

Capitolo 2 – Un vampiro in chiesa

 

Quando improvvisamente Angel venne svegliato da un rumore brusco, istintivamente scattò subito in piedi pronto a difendersi; prima però di realizzare il luogo nel quale si trovava e di capire che, in quel momento, solo una persona avrebbe potuto bussare alla porta della sua stanza in quel modo...

Sbadigliando e stiracchiandosi pigramente, decise di andar ad aprire e non appena l'ebbe fatto, di fronte ai suoi occhi assonnati comparve l'immagine alquanto seccata di suo padre.

«Vieni a mangiare, è pronto il pranzo» ordinò il genitore, disgustato dall'inerzia del figlio, prima però di notare con un po’ di preoccupazione quanto il giovane fosse pallido.

Certo, Liam era sempre stato chiaro di carnagione, ma sicuramente mai così e il signor O'Connor era pronto a giurare che fosse perfino più pallido rispetto a quand'era saltato fuori da quel... portale...

«Non ho molta fame, padre» rispose Angel controvoglia e trattenendo a stento un altro sbadiglio; quell'ora per lui era l'equivalente delle tre.

«Hai forse intenzione di dormire tutto il giorno?» lo schernì di rimando, incrociando le braccia al petto.

E pensare che per un attimo aveva creduto che quel fannullone potesse essere cambiato!

Tsk, semplicemente ridicolo, il ragazzo non avrebbe mutato atteggiamento nemmeno fra cent'anni.

«No, solo qualche oretta in più, stanotte non ho dormito niente» si giustificò un po' irritato e dopo l'ennesimo sbuffo, suo padre se ne andò lasciandolo solo.

La cena, che Angel non riuscì proprio ad evitare, fu un vero e proprio inferno.

Infatti il vampiro era talmente assetato da riuscire a stento a ragionare lucidamente e come se non bastasse, veniva continuamente distratto dalle vene che pulsavano sotto il collo bianco di Kathy e anche di Anna che ogni volta che veniva a portare un nuovo piatto gli passava talmente vicino, da indurlo ancor di più in tentazione.

Finito di mangiare il ragazzo si rinchiuse in camera sua e ci mise ben poco a realizzare che quella notte avrebbe dovuto trovare in fretta qualcosa di cui cibarsi.

Vagando per i boschetti di Galway, il vampiro provò più volte a catturare qualche cervo o lepre ma quando al quarto tentativo fallì, capì che avrebbe dovuto optare per animali meno selvatici.

Così decise di avvicinarsi lentamente alla prima casa che vide.

Senza far rumore entrò nella stalla dell'abitazione e scivolando nel suo volto da demone, balzò prima su una mucca e poi su un'altra.

Tuttavia non uccise gli animali, sapeva quanto fossero importanti per la sopravvivenza dei suoi ex-concittadini e inoltre, non voleva che oltre agli inevitabili morsi sul collo, il proprietario delle bestie iniziasse a coltivare ulteriori sospetti su chi o cosa avesse attaccato il suo bestiame.

In ogni caso, leccandosi le labbra, in cuor suo ammise quanto il sangue delle mucche preso direttamente dalla fonte fosse di gran lunga superiore a quello delle macellerie.

Quando però, ormai sazio, stava per lasciare la stalla, improvvisamente sentì il rumore di un fucile alle sue spalle: il vecchio, Victor se non ricordava male, l'aveva scoperto.

«Fermo dove sei ladruncolo da quattro soldi! Cosa volevi fare? Rubarmi i cavalli? Se pensi di poter…» sbraitò arrabbiato, per poi sbiancare alla vista del mostro orribile che gli si trovava davanti.

Angel, non avendo alcuna intenzione di esser colpito dal fucile che l'uomo teneva in mano, ringhiando nel modo più feroce possibile, corse verso il vecchio che, cadendo all'indietro per la paura, liberò l'uscita permettendogli scappare.

 

«Hai sentito Liam, a quanto pare ieri notte un mostro ha cercato di uccidere il vecchio Victor» disse suo padre preoccupato, l'indomani. 

Merda.

«Davvero? Ha cercato di ucciderlo?» chiese, sinceramente sorpreso, anche perché ricordava di averlo solo spaventato.

«Si, ma lui è riuscito a cacciarlo via sparandogli con il suo nuovo fucile» continuò Kathleen ed Angel si trattenne dal ridacchiare al suono della versione leggermente modificata della storia.

«Era un demone?» chiese la signora O'Connor portandosi, in un gesto alquanto teatrale una mano alla bocca.

«Oh, si mia cara ed era semplicemente mostruoso, aveva il volto deformato e lunghe zanne al posto dei denti» le rispose il capo famiglia con un brivido e il ragazzo, abbassò gli occhi a sentire la descrizione del suo vero volto.

Nella sala cadde per un attimo il silenzio, poi il vampiro, alzato lo sguardo da terra, si accorse che il genitore aveva assunto uno sguardo strano.

«Stasera andremo tutti a pregare perché il Signore ci conceda la sua protezione» parlò autoritario dopo un po', lanciando un'occhiataccia al figlio quando vide la sua espressione più che preoccupata.

«E quando dico tutti, intendo anche te ragazzo» si sentì allora di ribadire, incrociando le braccia al petto e sorridendo leggermente quando Angel, impotente, si limitò ad annuire docilmente.

 

La chiesa di Galway era bella e sfarzosa come la ricordava e soprattutto, piena di croci, motivo per il quale Angel si fermò per un attimo davanti al portone d'ingresso.

Tuttavia, nonostante il fortissimo disagio, dopo l'ennesimo richiamo del padre, si costrinse ad entrare.

Il colmo però lo raggiunse quando per non destare sospetti fu costretto a pregare.

Un vampiro che pregava in una chiesa, inconcepibile, per non dire ridicolo e se poi quel vampiro era Angelus, il flagello d'Europa, beh il fatto era semplicemente assurdo.

Nonostante ciò, dopo mezz’ora, Angel iniziò a sentirsi veramente male e benché il cuore non gli battesse più nel petto da secoli, poteva giurare di sentirlo stringere in una morsa.

Quaranta minuti...

La testa gli stava scoppiando e il suo vero volto premeva per uscire, respirava affannosamente ed era tutto sudato quando suo padre, capito che la sua non era una messa in scena per scappare, si rese conto che stava veramente male.

«Si può sapere che cos’hai?» gli chiese duro, ma celando a stento la preoccupazione nella sua voce.

«Non... riesco più... a... respirare» disse con un sussurro appena udibile e nonostante non avesse bisogno d’aria, era quella la sensazione che provava.

Così Angel non aspettò il permesso dei genitori, né tantomeno quello del prete e corse più veloce che poté fuori dall’edificio, quando sentì le zanne cominciare ad allungarsi.

Senza guardare in faccia nessuno, scappò fino al vicolo buio più vicino ed esausto si lasciò cadere a terra.

Tremante, si passò una mano sulla fronte e quando la scoprì ruvida, capì che era uscito appena in tempo, qualche secondo in più nell'edificio e l’avrebbero scoperto.

Finita la messa la sua famiglia uscì dalla chiesa e non essendo lontano da questa Kathy lo notò quasi subito.

«Liam!» urlò correndo verso di lui e temendo per un attimo che fosse morto.

«Sta lontana da me!» sbraitò il demone prima che potesse toccarlo, cercando di calmarsi per ritornare normale.

Alla bimba però vennero le lacrime agli occhi; suo fratello non le aveva mai urlato contro in quel modo, nemmeno quando era stato così ubriaco da a mala pena reggersi in piedi.

«Liam…» lo chiamò sua madre e, per fortuna, il demone riuscì a tornare al suo aspetto umano prima che lei gli girasse con la forza il volto verso di lei.

«Sto bene…» mentì, lanciando uno sguardo carico di scuse alla sorella, per poi alzarsi in piedi ancora scosso.

«Non è vero, sei pallido quanto un cadavere» replicò suo padre, accigliato.

Già... forse perché sono un cadavere, pensò sarcastico il ragazzo. 

«Tuo padre ha ragione, Liam. Avresti bisogno di un medico…» parlò preoccupata sua madre, dando così ragione al marito.

«Nessun medico» sibilò velocemente, e per un attimo i suoi occhi lampeggiarono di giallo, facendo perdere un battito al cuore del padre.



«Ascoltatemi Malachy, il comportamento di vostro figlio è stato alquanto disdicevole, nonché sospetto…» disse il prete, serio.

«Cosa volete dire?» chiese l’irlandese perplesso, ma anche vagamente preoccupato.

«Non ho mai visto nessuno star così male in una chiesa, beh a parte i demoni…» rispose ed immediatamente gli occhi blu del signor O’Connor si spalancarono.

«I demoni? M… ma…» balbettò, senza voce.

«Lo so amico mio, ma è una possibilità che dovete considerare…», sospirò l’uomo di chiesa, «si è comportato in modo... strano ultimamente?» chiese poi.

Malachy ripensò alla recente serietà del figlio, per non parlare del fatto che fosse uscito da un portale, affermando di venire dal futuro e che uscisse sempre la notte senza però andar più nei bordelli.

«In un certo senso si... Tuttavia non in senso negativo, anzi…»

Il prete scosse piano la testa, gli fece cenno di aspettare e sparì per qualche minuto; quando ritornò stringeva qualcosa nella mano destra.

«Prendete questa, vi mostrerà ciò che il diavolo nasconde agli occhi del Signore» disse, porgendogli un piccolo sacchetto.

«Cosa devo fare?» disse esitante, guardando incerto il contenuto della busta.

«Basta che gliela mettiate nel cibo o nelle bevande e se dovesse nascondere qualcosa, beh, lo saprete» chiarì, dandogli una leggera pacca sulla spalla e notando così che l'uomo era diventato rigido quanto un pezzo di legno.

«Si, ma i demoni son forti e se Liam dovesse essere uno di loro, una volta scoperta la verità come potrei fermarlo dall’ucciderci tutti?» chiese preoccupato e sperando vivamente che suo figlio non...

«Contiene anche delle erbe che lo porteranno in uno stato di incoscienza, ma ricordatevi Malachy, i demoni son creature malvagie e senz’anima e se anche il ragazzo fosse uno di loro non sarebbe più vostro figlio, ma solo un diavolo che indossa il suo volto. Fate il vostro dovere e che Dio sia con voi»

 

Nonostante Angel fosse ancora provato dall’esperienza nella chiesa, riuscì comunque a percepire una presenza che si stava avvicinando rapida verso di loro e prima che il coltello del ladro potesse tagliare la gola di sua madre, le fece da scudo con il suo braccio, ottenendo così una ferita profonda.

Il bandito spalancò gli occhi, sorpreso dalla prontezza di riflessi del ragazzo e ancora di più dalla sua forza disumana.

Infatti il vampiro con uno scatto riuscì a disarmarlo, gli diede un pugno al volto talmente forte da farlo svenire.

Ancora ansimante, Angel poteva sentire chiaramente l’odore della paura provenire da sua madre, sconvolta per il fatto di essere stata quasi accoltellata.

«State tutti bene?» chiese allora, più preoccupato per loro che per se stesso.

«Si» rispose suo padre sempre più turbato, il seme del dubbio piantato dal prete stava pian piano inserendo le sue radici dentro di lui.

Come aveva potuto lottare con un uomo armato, essendo stato così male solo qualche minuto prima?

«Liam, stai sanguinando! » esclamò Kathy ad un tratto, terrorizzata quando vide la manica della camicia di suo fratello completamente rossa.

«Non è niente Kathy» disse provando a sorriderle, anche se gli uscì solo una smorfia.

Nonostante ciò non ci fu nulla da fare e se sua sorella, dopo l’urlo di prima, sembrò aver deciso di lasciarlo in pace, lo stesso non fece sua madre che, rimboccata la manica, notò la profondità del taglio.

«Oh Dio Liam, mi dispiace tanto» disse, portandosi una mano alla bocca e con le lacrime agli occhi.

«È solo un graffio non preoccupatevi, è meno grave di quel che sembra» rispose con calma, sapendo fin troppo bene che, in due giorni al
massimo, la ferita sarebbe guarita.

 

Tornando a casa nonostante Angel avesse notato l'agitazione di suo padre, non vi diede troppo peso e pensò che, come al solito del resto, il prete l'avesse rimproverato per il suo comportamento.

Tuttavia, quella sera, decise che sarebbe stato più opportuno rimanere a casa; ma dopo un paio d'ore passate a rigirarsi fra le lenzuola, non riuscendo a prendere sonno, scese nel salotto sedendosi accanto al fuoco.

Le fiamme rossastre del focolare, si riflettevano nei suoi occhi scuri e gli illuminavano il volto pallido che al suono dei passi di suo padre si tese immediatamente, aspettandosi l'ennesima sgridata.

Erano più di duecento anni che nessuno gli era stato così vicino da sgridarlo continuamente ed era tutto così strano... perfino per i suoi standard; ma la verità era semplicemente che era da tanto tempo ormai che il demone aveva dimenticato cosa volesse dire avere una famiglia.

«Padre…» lo salutò, senza girarsi, ma facendogli capire d'averlo sentito.

Malachy fissò le spalle larghe del ragazzo deglutendo, poi però scosse la testa e si versò un bicchiere di vino, porgendone uno al figlio che lo guardò di rimando molto più che confuso.

«Oh, andiamo ragazzo il fatto che rimproveri il tuo essere continuamente ubriaco, non vuol dire che tu non possa bere un bicchiere di vino!» ridacchiò nervoso, non riuscendo però a sostenere lo sguardo del demone che sembrava volergli leggere fin dentro l'anima.

Il vampiro, senza distogliere gli occhi dal padre, si portò il bicchiere alle labbra e per un attimo gli passò per la testa, l'assurdo pensiero che il vino fosse stato avvelenato.

Timore che, tuttavia, svanì non appena il genitore ebbe bevuto per primo.

Il vino, era stato versato nei due calici dalla stessa bottiglia, l'aveva visto con i suoi stessi occhi.

Stava decisamente diventando paranoico e, probabilmente, suo padre era solo nervoso solo per il fatto che qualche ora prima fossero stati aggrediti.

Perché mai avrebbe potuto desiderare di vederlo morto, poi?

Lui non sapeva nulla della sua vera natura...

Il signor O’Connor, intanto, strinse nella tasca della giacca la bustina ormai vuota che gli aveva dato il prete e quando il ragazzo iniziò a bere, si ritrovò a pregare che l’uomo di chiesa si fosse sbagliato.

Ma le sue aspettative si rivelarono essere false, perché all’improvviso Angel sentì la gola bruciare, come se avesse bevuto dell'acqua santa e, nonostante non avesse bisogno di respirare, per un attimo gli sembrò quasi di soffocare.

Piegato in due dal dolore cercò di alzarsi dalla sedia, ma a causa di un giramento di testa andò a sbattere contro un mobile.

Malachy con la bocca ormai secca provò a deglutire e, fissando stralunato gli occhi ormai gialli del ragazzo, con mani tremanti prese dalla tasca un coltello che vi aveva precedentemente nascosto.

Nel frattempo Angel poteva sentire il suo volto cambiare lentamente e nonostante gli sforzi sovrumani per impedire che ciò accadesse, si ritrovò a fissare impotente gli occhi allucinati del padre.

Inutile dire che il genitore era troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa, tant’è che l’arma gli cadde dalle mani sudate e senza che le gambe riuscissero più a reggerlo, scivolò in terra, indietreggiando sotto shock quando suo figlio, senza voce, fece un passo verso di lui per poi appoggiarsi al tavolo ed evitando così per un pelo di cadergli sopra.

«Padre…» tossì attraverso le zanne affilate, facendo diventare il volto dell'uomo bianco come un lenzuolo.

«Signore, fermate questo demone!» urlò allora isterico, quando non poté più retrocedere a causa del muro.

A quelle parole, gli occhi di Angel divennero lucidi e la bocca si distorse in una smorfia.

Gli aveva detto le stesse cose anche quando, tanti anni fa l'aveva ucciso, quando li aveva uccisi tutti, pensò, una lacrima ormai sfuggita al suo controllo cadde lungo la sua guancia fredda per poi precipitare in terra e produrre un rumore che, come un eco, rimbombò più volte nell'animo del vampiro.

Così Angel guardò suo padre con un'infinita tristezza, sperando di trasmettergli con lo sguardo ciò che non sarebbe mai riuscito a dirgli con le parole, ma nel mentre la sua visuale era sempre più sfocata e i suoni sempre più ovattati.

«Mi dispiace…» riuscì a sussurrare prima che tutto diventasse buio.

 

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Salve a tutti, spero che almeno questo capitolo un po' vi sia piaciuto...
Vi anticipo solo che più avanti comparirà anche Cordelia...

Colgo l'occasione per ringraziare di cuore GilesWatcher per avermi dato un parere sulla storia :)
Le recensioni son molto gradite e danno sempre lo stimolo giusto per continuare a scrivere.
P.S. I capitoli sono troppo lunghi o vanno bene così? 

 

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Capitolo 4
*** Verità svelate ***



Capitolo 3 -  Verità svelate

 

Angel riprese i sensi solo quando sentì la canna di un fucile premere contro la sua tempia e a quel punto aprì subito gli occhi, incrociando quelli disgustati del padre; e non ci volle molto perché realizzasse: primo di non avere il suo volto umano e secondo di trovarsi incatenato alla parete della cantina.

«P-padre...» sussurrò, con voce roca e occhi imploranti.

In risposta e, senza che potesse prevederlo, il fucile lo colpì così forte da stordirlo.

«Non osare chiamarmi in quel modo creatura di Satana! Con la tua sola presenza su questa terra insulti Dio nostro signore!» sputò Malachy fra i denti, gli occhi azzurri più freddi del ghiaccio.

Non potendo sopportale il peso di un tale sguardo su di lui, Angel chinò il capo e provò senza successo a costringere i suoi lineamenti a tornare al suo bel volto.

«Che cosa mi avete fatto...» gemette, una volta accortosi che era bloccato e portandosi le mani fra i capelli per la disperazione.

«Ho sciolto la tua illusione diavolo!» rispose prontamente il padre , con voce carica d'odio.

«Illusione? Quale illusione? Non vi ho fatto nulla! Come avrei potuto?» chiese, con un filo di voce ripensando a quella notte.

È vero, all'epoca era stato Angelus, ma le zanne che erano affondate nei loro colli erano state le sue e persino dopo quasi duecentocinquant'anni, se si concentrava, riusciva ancora a sentire sul palato il sapore del loro sangue.

Per un attimo, a causa del suo comportamento, lo sguardo di Malachy parve disorientato, poi però l'uomo si ricordò le parole del prete e strinse i denti.

Nonostante non lo desse a vedere, l'animo dell'uomo era distrutto e in quel momento la sua mente era colma di pensieri d'ogni tipo.

Perché doveva capitare proprio a mio figlio Signore?

Non vi è bastato darmi un ragazzo ribelle e indisciplinato?

Dovevate darmi per forza anche un mostro?

«Hai finto di essere ancora mio figlio! Potrai anche indossare il suo volto, ma non credere di riuscire a ingannarmi, la mia fede è forte» affermò, con un nuovo slancio d'ira e portandosi teatralmente una mano sul cuore.

«Io sono Liam» ribatté allora con convinzione, prima di ricevere un altro colpo che non gli fece poi così male, ma, che avendolo questa volta colpito in pieno viso, lo portò a ringhiare così forte da far fare un salto indietro al genitore.

«Liam è morto, l'hai ucciso! Non devi osare neppure pronunciare il suo nome, bestia immonda!» urlò, rosso come un peperone dalla rabbia.

Angel lo fissò accigliato, ben consapevole del fatto che avrebbe potuto fare ben poco per dimostrargli che non stava mentendo.

«No. E anche se così fosse, come vi spieghereste il fatto che non vi abbia torto un capello neanche con un dito!?» ringhiò e nonostante si fosse imposto di mantenere la calma, iniziando ad arrabbiarsi.

«Cosa vuoi che ne sappia io! A voi demoni piace giocare con gli esseri umani prima di ucciderli o fargli chissà cos'altro... >> sibilò, rabbrividendo quando vide i suoi denti, no non i denti, le zanne digrignarsi ferocemente.

«Beh, io non volevo far niente di tutto ciò!» ruggì in risposta, guardandolo ancor di più in cagnesco.

«Oh, perché tu sei Liam, non è vero? Riprova di nuovo demonio non sono cieco e quello che vedo non è il mio ragazzo, solo un mostro»

Angel chiuse come per assorbire l'impatto che quelle parole avrebbero avuto sulla sua anima e non reagì quando il padre iniziò a torturarlo per farsi dire le sue vere intenzioni.

«Avete intenzione di torturarmi seriamente o di annoiarmi a morte?» chiese dopo un ora e quando ormai la sua camicia era imbrattata di sangue.

«Ti farò confessare, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia!» urlò, afferrando da terra un coltello con la lama affilata e avvicinandosi
pericolosamente al vampiro.

Angel chiuse gli occhi e stringendo i denti si preparò a sopportare i colpi ricevuti che gli avrebbero provocato si del dolore, ma mai quanto il disgusto negli occhi dell'uomo che una volta aveva chiamato padre.

 

«Kathy, perché non vai a prendermi le patate che ci sono in cantina?» chiese Anna alla bambina che le stava accanto, la quale annuendo e poggiando il libro che stava leggendo sul tavolo, uscì di corsa dalla porta d'ingresso.

Era una bella e rara giornata  di sole e la cantina non era distante, si trovava poco più avanti della stalla dove la sua famiglia teneva i cavalli.

Camminando la ragazzina si chiedeva e dove fosse finito suo fratello, ormai era sparito da due giorni.

Era forse andato via?

No, Liam la salutava sempre prima di partire...

Tuttavia, da quando era atterrato da uno strano cerchio viola nel loro salotto affermando di venire dal futuro, suo fratello era diventato ancora più strano del solito.

Infatti Kathleen stentava a riconoscerlo, non beveva né tanto meno si ubriacava più,usciva solo di notte e in più, ogni volta che poggiava lo sguardo su di lui, lo vedeva sempre così triste e meditabondo che le si spezzava il cuore.

Aveva detto di venire dal futuro, ma era veramente possibile che in soli tre anni fosse cambiato così tanto?

Con questi pensieri, la ragazzina aprì la porta in legno della cantina e scese velocemente le scale, stando ben attenta a non inciampare nella lunga gonna.

L'ambiente era buio, freddo, faceva quasi paura e il suo piccolo cuore perse un battito quando vide un ombra scura nell'angolo più buio dello scantinato. 

Vincendo la paura e deglutendo rumorosamente, dopo un attimo di esitazione, decise di avvicinarsi e quando fu abbastanza vicino a quell'ombra, si accorse con sorpresa che non era altro che una persona incatenata al muro.

Ma cosa ci faceva un uomo imprigionato nella sua cantina?

Curiosa di scoprire chi fosse si avvicinò ancor di più, ma alla vista del volto dello sconosciuto sbiancò, diventando pallida come un cadavere, e immediatamente si coprì la bocca con una mano per non urlare.

Era un mostro, un mostro coperto di sangue per la precisione e, in ogni caso, la creatura più spaventosa che avesse mai visto.

Ma sta dormendo, pensò tirando un sospiro di sollievo e iniziando lentamente a indietreggiare.

Tuttavia, era talmente concentrata sul rendere il suo respiro il meno rumoroso possibile che, tempo di fare un passo e andò a sbattere contro delle casse alle sue spalle che, cadendo rovinosamente sul pavimento in pietra, produssero un rumore infernale.

Il demone, aprì gli occhi di scatto e dalla sua bocca piena di zanne, uscì un ringhio cupo e minaccioso che fece gelare il sangue nelle vene alla bambina che urlò in preda al panico con tutte le forze che aveva e, che cominciò a piangere silenziosamente.

Ora il diavolo l'avrebbe uccisa.

La creatura, tuttavia, dopo un primo attimo di smarrimento, sembrò accorgersi di lei e allora iniziò a fissarla intensamente con i suoi occhi gialli da predatore.

La ragazzina non ne era sicura, ma per un attimo quel volto terribilmente deformato sembrò attraversato dalla sorpresa e dal... dolore?

Dal suo canto Kathy non riusciva a muoversi, eppure negli occhi dell'essere riusciva a vedere un qualcosa di vagamente familiare che invece che rassicurarla le metteva ancora più paura.

«Kathy...» sussurrò il mostro, attraverso le zanne e gli occhi della bambina si spalancarono all'istante come quelli di un agnellino davanti a un leone.

L'aveva... l'aveva chiamata per nome e la sua voce...

La sua voce era...

Lo guardò sotto shock.

No, non poteva essere...

Era semplicemente impossibile.

Eppure le sue labbra, si mossero contro la sua volontà, quasi fosse diventata spettatrice della sua stessa vita.

«Liam?» disse, con voce tremante e la gola improvvisamente secca.

Una parte di lei sperava che quel... diavolo si mettesse a ridere, ma ciò non avvenne e si sentì morire quando vide il mostro deglutire e annuire lentamente.

A quel punto scosse la testa e cadde a terra impotente, rifiutandosi di accettare quella terribile verità.

«No... Non puoi essere tu. Questo è solo un altro dei tuoi scherzo vero? Non esistono i mostri, questo non può essere reale! >> urlò, in modo isterico.

«Ti pare forse che stia scherzano?» la schernì, lasciandosi sfuggire inavvertitamente un altro piccolo ringhio che la fece tremare ancora più forte.

«Mi dispiace Kathy...» sussurrò allora pentito, abbassando lo sguardo con vergogna e provando ancora una volta, ma senza successo, a ritornare alla sua forma umana.

Qualunque sostanza suo padre gli avesse messo nella bevanda, stava durando fin troppo per i suoi gusti.

«Riesci a sciogliere queste catene?» le chiese dopo un po', sforzandosi di apparire il meno minaccioso possibile.

C'era una probabilità su mille che lei gli avrebbe potuto rispondere di si, ma a quel punto, dopotutto, cosa aveva da perdere?

E infatti, Kathy quasi sorrise.

«Così puoi uccidermi? No, non devo ascoltarti, tu non sei mio fratello sei solo un demonio!»

«No, non lo sono! Non ti farò del male te lo giuro» le promise provando a guardarla negli occhi, ma la bambina non riusciva a reggere il suo sguardo per più di pochi secondi.

«Se sei veramente Liam e non sei un demone... Allora cos'è successo alla tua faccia?» lo sfidò, continuando ad essere giustamente scettica.

Angel, si morse il labbro inferiore che a contatto con le zanne affilate iniziò a sanguinare, quella era una domanda alla quale non voleva e non poteva rispondere.

«Niente» mentì, nascondendosi ancor di più nelle ombre, ma la ragazzina era troppo spaventata per fargli notare con sarcasmo che in quel momento sembrava tutto fuorché un essere umano.

A quel punto, la porta della cantina si aprì.

«Kathy cos'è successo? Ti ho sentito gridare» disse Anna preoccupata, raggiungendo velocemente la piccola che, appena la vide, si attaccò alla sua gonna come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

La cameriera la strinse a sé con affetto, poi però notando che la bambina stava fissando qualcosa tremante, seguendo il suo sguardo notò Angel.

Immediatamente sbiancò e fece un passo indietro stringendo più forte la fanciulla.

Non aveva mai visto qualcosa di così spaventoso e, benché la sua famiglia credesse nei demoni, mai si sarebbe aspettata di trovarne uno nella cantina dei signori O'Connor.

«Anna, non avere paura, non voglio farvi niente...» parlò il mostro, con una voce che la giovane ragazza conosceva fin troppo bene.

«Oh mio Dio... Master Liam?» chiese, fissando i suoi lineamenti terrificanti con la bocca aperta dallo stupore.

«Si...» ripeté seccato, per l'ennesima volta.

«Siete un mostro...» mormorò sconvolta, non riuscendo a credere che quel ragazzo tanto dolce che spesso le aveva rubato più di un bacio fosse diventato quella... quella cosa.

«Lo so...» sbuffò esasperato, roteando gli occhi al cielo.

«Ma... ma... quindi voi non...»

«Sono un demone, è vero, ma sono anche Liam e se avessi voluto uccidervi l'avrei già fatto >> si difese, precedendo le accuse che sapeva la ragazza gli avrebbe rivolto.

Nello scantinato cadde per un po' il silenzio, poi spezzato dallo sbattere ancora una volta della porta.

Sul volto del vampiro comparve immediatamente un sorriso, quando si rese di chi aveva varcato la soglia della sua "prigione".

E, senza che potesse farne a meno, in lui, si accese la speranza che quell'incubo sarebbe presto finito.

 

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Salve, mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma son stata fuori casa per un po', e quindi senza internet...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché é da questo qui che ho iniziato a scrivere la storia, per la precisione dal punto in cui
Kathy scende in cantina :)
Del prossimo capitolo, vi anticipo solo che per Angel arriveranno i soccorsi.

Questo fatto, secondo voi, aggraverà o migliorerà la situazione ?
Un ultima cosa e poi vi lascio in pace :)
Come reputate che si stia comportando il padre di Angel nei confronti del figlio?
Riuscite, in qualche modo a giustificarlo, come in fondo faccio io o lo condannate?

P.S. Ringrazio di cuore GilesWatcher e starfragola per avermi dato un parere sul mio lavoro :)


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Capitolo 5
*** Spiegazioni e risoluzioni ***



Capitolo 4 – Spiegazioni e risoluzioni 

 

«Angel!» esclamò la donna, dopo un attimo di smarrimento, riconoscendo il vampiro incatenato al muro e parlando con un forte accento
americano.

«Cordelia!» sorrise lui di rimando felice, sussultando quando lei lo abbracciò. 

Le mascelle delle due irlandesi allora caddero a terra, alla vista di quella scena semplicemente assurda.

Chi poteva essere così stupido da abbracciare un mostro chiamandolo "angelo"?

«Scusa se sono arrivata tardi, ma Wesley non riusciva a trovare nessun modo per raggiungerti» si giustificò, staccandosi da lui e guardandolo negli occhi, accorgendosi solo in quel momento del suo aspetto e delle ferite che lo ricoprivano.

«Ehi, che ti hanno fatto? E perché sei tutto grrr?» chiese, fissandolo confusa e ricordando che se c'era una cosa che al suo capo non piaceva, questa era proprio il farsi vedere con il suo vero volto.

Aveva continuamente paura di essere giudicato e questo era anche uno dei motivi, per cui non aveva mai voluto che i suoi dipendenti lo vedessero bere.

«Non riesco a ritornare normale. Credo sia colpa di una strana polverina  e... per quanto riguarda le ferite... guarirò, non ti devi preoccupare...» rispose evasivamente, guardando altrove e non avendo la minima intenzione di raccontarle di come fosse stato brutalmente torturato da suo padre.

«Ah... e perché sei incatenato? Non mi dirai mica che...», ma prima che potesse finire la frase, Cordelia venne interrotta da un urlo che la fece sobbalzare.

«Che cosa state facendo!» tuonò all'improvviso una voce e la veggente non tardò a notare lo sguardo disgustato del suo proprietario, quando si mise a guardare il suo capo.

«Chi siete signorina? Allontanatevi immediatamente da questa creatura immonda!» sibilò a Cordelia, per poi prendere la sua bambina e stringerla fra le braccia.

La veggente si avvicinò il vampiro e lo fissò dritto negli occhi con insistenza.

«Cordy, che stai facendo?» domandò lui, preoccupato e, visibilmente a disagio.

«Non sei Angelus, vero?» gli chiese inquisitoria, anche se non appena vide sul volto contorto dell'amico disegnarsi un espressione confusa, si sentì subito meglio.

«Cosa? No! Non sono Angelus!» esclamò, la sincerità nella sua voce più che evidente.

«Bene, in questo caso lui è mio amico» replicò Cordelia, guardando il signor O'Connor negli occhi.

La veggente poi si voltò nuovamente verso Angel per sorridergli, ma il suo sorriso si spende immediatamente quando vide il vampiro con uno sguardo così triste da strapparle il cuore.

Non l'aveva mai visto così e poté quasi giurare di aver notato una lacrima solitaria scendere dai suoi occhi dorati.

«Chi sono queste persone?» gli chiese, sottovoce e ci volle un po' prima che il non morto si decidesse a rispondere.

«La mia famiglia» sussurrò triste e Cordelia, capì immediatamente il perché dello stato d'animo del suo capo.

D'altronde, lei come si sarebbe sentita a essere guardata in quel modo da suo padre?

Suo padre...

Aspetta un attimo suo padre?

Allora questo voleva dire che...

«Oh Signore! Tuo padre ti ha ridotto in questo stato?!» domandò sconvolta, rimanendo letteralmente senza parole, quando trovò conferma di tale supposizione nel suo silenzio.

Quale genitore degno di tale nome sarebbe stato in grado di ridurre in quel modo il proprio figlio?

«Signorina, mi avete sentito? Quel demone è pericoloso, deve essere eliminato» ringhiò Malachy, per poi fissare sconcertato la veggente pararsi davanti al vampiro.

«Siete un'altra delle sue puttane?» chiese allora, notando il suo abbigliamento e riducendo gli occhi a due fessure.

Gli occhi marroni della ragazza allora si spalancarono.

Nessuno e dico nessuno si poteva permettere di trattarla in quel modo.

Insomma, era o non era Cordelia Chase?

«Che cosa?!» sbraitò fuori di sé e arrabbiata per il modo in cui era stata chiamata, non riuscendo inoltre a collegare in nessun modo le parole "Angel" e "puttana".

« Lui è il mio capo! Come può pensare che ci vada a letto?! Inoltre ha la minima idea di cosa succederebbe se ci andassi? » domandò isterica.

La famiglia di Angel, era confusa e stava iniziando a credere che la donna fosse pazza.

«E poi andiamo? Angel che va dalle prostitute? Vorrà scherzare spero. È la persona più depressa che conosca e inoltre, anche se si sono lasciati e questa è una bella storia ve lo assicuro... Buffy gli pianterebbe un paletto nel cuore se lo sapesse, senza contare che...»

«Un paletto nel cuore...» ripeté Malachy lentamente, fino a quanto resosi conto di ciò che significavano realmente quelle parole, spalancò gli occhi azzurri.

«È un vampiro!» urlò, questa volta spaventato e afferrando subito la piccola croce che teneva al collo.

Angel ringhiò quando l’oggetto sacro gli venne sventolato con rabbia sotto il naso e si sarebbe volentieri sbattuto la testa al muro, se non fosse stato incatenato.

«Ops, temo di aver parlato troppo...» ammise la bruna, imbarazzata dal fatto che quel pomeriggio ne stesse combinando una dietro l’altra.

«Chissà perché, ma la cosa non mi sorprende» sibilò il vampiro in risposta, iniziando a credere che probabilmente se la sarebbe cavata molto meglio senza “l’aiuto” dell’ex-cheerleader.

«Va all’inferno demonio» ringhiò il signor O’Connor, dopo essersi ripreso dalla rivelazione.

Dopotutto il padre di Angel, era pur sempre umano e benché fosse consapevole dell’esistenza dei demoni, non era certo un osservatore e di conseguenza le sue conoscenze sul soprannaturale erano alquanto superficiali.

«Diciamo che ho già dato» gli rispose il figlio, rabbrividendo leggermente al ricordo di quel periodo della sua vita letteralmente infermale.

Che cosa significa?

Si chiese perplesso Malachy, prima di decidere saggiamente che sarebbe stato meglio non indagare e rivolgere la propria attenzione alla strana ragazza che si ostinava a difendere il... vampiro.

«Ma almeno avete visto la sua faccia?» domandò, provando a farla ragionare.

«Certo che l'ho vista, non sono mica cieca! E poi sai che novità! Inoltre ora non sarebbe così se lei non gli avesse dato una stramaledetta polverina!» lo accusò.

«Erano delle polveri per smascherare il male!» si difese lui, scioccato dal fatto che una donna osasse parlare in quel modo a un uomo e per di più molto più vecchio di lei.

«Se fosse stato malvagio a quest'ora vi avrebbe già mutilati, torturati oh e anche uccisi senza pietà! Devo aggiungere altro? Credetemi, io ne so qualcosa...» disse, ripensando al sorriso perverso del flagello d’Europa.

« È un demone senz'anima, non è più il ragazzo che conoscevamo » replicò Anna, perplessa dal veder comparire sul volto di quella donna stramba un sorriso vittorioso.

Il sorriso però, scomparve immediatamente quando vide lo sguardo imbarazzato del suo capo.

«Non glielo hai detto?» chiese, allo stesso tempo stupita e arrabbiata.

«Non c'è stato il tempo» borbottò il vampiro, distogliendo lo sguardo dorato da quello della veggente che sembrava volerlo fulminare.

«Glielo devo dire io? Uffa quanto la fai difficile! Beh, signore e signori, bambini di tutte le età eccetera eccetera... Avete davanti a voi l'unico esemplare di vampiro con l'anima al mondo» disse, col sorriso sulle labbra e ridacchiando leggermente a causa della sua performance comica.

Il signor O'Connor si avvicinò al figlio e prendendolo per i capelli, gli tirò su la testa guardandolo dritto in quegli occhi gialli terrificanti.

Se avesse voluto ucciderli l'avrebbe potuto fare in innumerevoli occasioni... 

Ma d'altronde chi poteva assicurargli che quella donna non fosse che una strega serva di Satana?

E soprattutto come poteva accettare che quella cosa mostruosa con i denti digrignati fosse suo figlio?

«Non dobbiamo ascoltarla, secondo me è una strega» mormorò Anna guardandola impaurita quando iniziò ad avvicinarsi a lei con passo di guerra.

Insomma, quale donna normale si sarebbe vestita in quel modo?

Aveva i pantaloni e trattava gli uomini come se fossero suoi pari, anzi peggio, sembrava quasi li considerasse... inferiori.

«Ecco perché non avrei mai voluto nascere nel diciottesimo secolo» brontolo Cordelia, esasperata, ottenendo da parte di tutti uno sguardo confuso e coprendosi la bocca con una mano una volta che si rese conto di ciò che aveva detto.

Angel si schiaffò una mano sulla fronte, scuotendo la testa, uno dei tanti difetti di Cordelia?

Beh, parlava decisamente troppo anche se, c'era da precisare, rispetto a quand’era al liceo era già migliorata parecchio.

«Cosa vuol dire diciottesimo secolo?» chiese, il signor O'Connor fra i denti.

«Grazie, Cordelia» sbuffò il vampiro, iniziando a pensare come avrebbe potuto giustificare la gaffe della sua dipendente.

«È solo un modo di dire! Questo non vuol dire che... Insomma, stavo solo scherzando, si, stavo solo scherzando!» rise lei, isterica.

«Cordelia...» la richiamò di nuovo il vampiro, pregandola con lo sguardo di non peggiorare ulteriormente la situazione.

«Ehi, mi dispiace, d'accordo? Sono stressata tutto questo viaggiare nei portali è stato... Non mi vuoi licenziare, vero?» domandò, notando lo sguardo seccato del suo capo, evidenziato ancor di più dalla fronte piena di creste.

«No, non ti voglio licenziare» sbuffò, ma la ragazza non smise di guardalo sospettosa.

«Ridurre lo stipendio?» chiese inquisitoria.

«Cordelia» la rimproverò di nuovo, accorgendosi nel frattempo di quanto alterato fosse suo padre per il fatto di non essere stato minimamente preso in considerazione.

«E comunque è colpa tua se sei finito qui!» continuò la bruna.

«Colpa mia?» ripeté Angel arrabbiato, sperando di aver capito male.

La veggente allora gli si avvicinò ed esaminò tutte le tasche del suo cappotto fino a che non vi trovò un oggetto nero e lucido.

«Si, guarda! Cinque chiamate perse!» continuò, sventolandogli il cellulare sotto il naso e portandolo così a ringhiare.

«E non fare grrr a me! Cosa ci posso fare io se...»

«Adesso basta!» urlò Malachy e Kathy sussultò, non l'aveva mai visto così arrabbiato.

«Chi diavolo siete signorina? Esigo una risposta!» ordinò, furioso.

La segretaria allora, cercò lo sguardo dell'amico che, sospirando, si limitò a farle un cenno del capo.

Tanto come sarebbe mai potuta andare peggio di così?

«Mi chiamo Cordelia Chase, ho vent’anni e vengo dal futuro e lavoro con Ang... si, insomma, lavoro con lui» confessò, indicando il suo capo del quale però non conosceva il nome umano.

Ormai i due lavoravano insieme da un bel po' di tempo e la feriva il fatto che non si fosse neppure preso la briga di dirle il suo vero nome, anche se cominciava a sospettare che neppure Buffy lo sapesse...

«Lavoro? Dal futuro? Ora so che state mentendo...» ridacchiò divertito Malachy, Liam non avrebbe lavorato manco sotto tortura, non era altro che un perdigiorno continuamente ubriaco.

«Posso provarlo» affermò prendendo il cellulare del vampiro, schiacciando qualche tasto e lanciandolo all'uomo che iniziò a rigirarsi l'oggetto sconosciuto fra le mani.

«E questo cosa sarebbe?» brontolò, il solo fatto che quella cosa appartenesse al demone lo infastidiva.

«Un telefono cellulare, furono inventati verso la fine del ventesimo secolo» confessò stanco Angel, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani.

Il signor O'Connor fissò il figlio, confuso e scioccato allo stesso tempo, ma poi si convinse che lo stava soltanto prendendo in giro.

Insomma se avesse detto la verità, questo avrebbe voluto dire che ormai aveva più di duecento anni e questo era decisamente impossibile.

«Mi state prendendo in giro e...», all'irlandese venne un colpo al cuore e mollò l'oggetto come scottato, quando questo iniziò a vibrare.

«Che diavoleria è mai questa!» esclamò, spaventato, calmandosi tuttavia un poco, quando a contatto con il pavimento l'oggetto demoniaco si aprì in due e non produsse più alcun suono.

«È magia nera...» mormorò Anna e la veggente sotto lo sguardo carico di disapprovazione del vampiro scoppiò a ridere.

«Dio... dovreste vedere le vostre facce! Ehi Angel, pensa cosa accadrebbe se vedessero una macchina o un aereo» ridacchiò, provando ad immaginare una loro ipotetica reazione.

«Vi state prendendo gioco di noi» sibilò il capo famiglia irritato, ed iniziando però a credere, suo malgrado, alle loro teorie assurde.

«Quindi, ricapitolando noi dovremmo credere che veniate dal futuro e che quest'essere abbia più di duecentoquarant'anni» fece il punto
sentendosi semplicemente ridicolo per ciò che aveva appena detto.

«Duecentoquarantasei per la precisione... Oh, e anche un'anima» aggiunse la veggente con un sorriso.

«È vero?» interrogò allora il vampiro.

«Si, padre» rispose, terribilmente serio.

«Ti ho detto di non chiamarmi così» sibilò attraverso i denti, ma sussultando quando il demone lo guardò in cagnesco.

«Perché?» lo sfidò, scoprendo le zanne con un sorriso arrogante.

Malachy lo guardò arrabbiato, ma stette in silenzio; anche perché, a questo punto, non era più sicuro di chi gli stesse davanti.

«Quindi avete intenzione di tenermi qui per sempre?» domandò infine Angel, rimanendo però a dir poco scioccato quando vide il padre tirare fuori le chiavi delle sue manette.

Il signor O’Connor si avvicinò a lui riluttante, sentendosi per la prima volta in colpa alla vista di tutte le ferite che gli aveva inferto.

Forse, e dico forse, se quello era veramente Liam, aveva esagerato.

Angel si massaggiò i polsi indolenziti, pieni di sangue e suo malgrado non riuscì a trattenere una smorfia di dolore.

«Mi odiate?» domandò dopo un po’ al padre, che a quel quesito sussultò.

Lui non odiava Liam, non l’aveva mai odiato e anche se spesso, molto spesso, erano più le volte in cui litigavano che quelle in cui parlavano civilmente, gli voleva bene.

Tuttavia ora come ora cos’avrebbe potuto rispondere a quel demone che diceva di essere suo figlio?

Certo, se si concentrava riusciva ancora a scorgerlo sotto quel volto che gli faceva ribrezzo solo a guardarlo, ma il problema principale stava nel fatto che nonostante sentisse che il suo ragazzo fosse ancora là dentro, semplicemente si rifiutasse di accettarlo per quel che in quel momento sembrava.

Quindi che rispondere? 

L’odiava?

No, anche così non riusciva a odiarlo, ma preferì non rispondergli, sentendosi però male quando con sorpresa notò una lacrima scendere da quegli occhi inumani.

Probabilmente però non fu nient’altro che il frutto della sua immaginazione. 

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Salve a tutti :)
Ecco un nuovo capitolo.
Mi rendo conto del fatto che sia lunghetto, ma spezzandolo a metà, forse avrei rovinato la continuità della narrazione.
Preciso un fatto forse non molto chiaro...
Angel ha cinque chiamate perse nel cellulare perché poco prima che andasse a combattere il demone che l'ha inviato indietro nel tempo,
avendo fatto delle ricerche, Wesley si era accorto del suo potere e quindi, insieme a Cordelia, aveva provato a chiamare il nostro bel vampiro
per metterlo in guardia ;)
Ringrazio come sempre  GilesWatcher e starfragola per le recensioni.
Cosa succederà adesso, secondo voi?

Vi è piaciuta l'entrata in scena di Cordelia o avreste preferito che non ci fosse?

 

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Capitolo 6
*** Chi sei veramente? ***



Capitolo 5 – Chi sei veramente?

 

Al contrario di Anna e Kathy che, tutto sommato, secondo i parametri di giudizio del loro tempo si erano mostrate coraggiose, Cordelia non aveva potuto dire lo stesso della madre di Angel.

Infatti, nonostante le anticipazioni del marito, alla vista della faccia del suo “bambino”, la donna era stata sopraffatta dalle emozioni e, incapace di dire una parola, era semplicemente svenuta.

Senza contare poi, che aveva pure una pettinatura ridicola, pensò la veggente che aveva dovuto impiegare tutto il controllo che aveva per non scoppiare a ridere di fronte a  quei capelli.

Insomma, sembrava quasi che avesse preso la scossa!

In ogni caso Cordelia, esasperando il signor O'Connor fino alla nausea, era riuscita ad ottenere che il capo famiglia uscisse seduta stante per trovare una cura alla sua stramaledetta polverina.

C’era da dire però che nonostante Malachy avesse acconsentito alle sue richieste non si era fidato di lasciar gironzolare in sua assenza il figlio e, di conseguenza, l’aveva rinchiusa con l’amico nella camera da letto del vampiro e a poco era servito il fatto che lei si fosse messa a protestare.

«Questa sarà la buona occasione per dimostrare che è veramente innocuo come dite voi» le aveva detto duramente, affidando la chiave della camera alla moglie, nel frattempo rinvenuta.

Cordelia allora aveva sbraitato per un po’, chiedendo in particolare del disinfettante per le brutte ferite di Angel e dimenticando, così facendo, che a quel tempo non era ancora stato inventato.

«Ti senti bene?» chiese dopo un po’ al vampiro, una volta capito che per la sanità delle sue corde vocali sarebbe stato meglio tacere, anche se solo per poco.

«Si...» mentì lui, ritraendosi di scatto quando provò a toccargli una spalla e andando immediatamente a nascondersi nell'angolo più buio; quella fu l'ultima parola che gli sentì dire prima che si mettesse a rimuginare per ore.

La segretaria durante quel lungo periodo di silenzio aveva provato più volte ad attaccare discorso, ma lui l'aveva sempre semplicemente ignorata.

Poco importava il fatto che nessuno dovesse permettersi di non prestare attenzione a Cordelia, in ogni caso non era riuscita a cavargli una parola di bocca, anzi neppure mezza sillaba.

Senza contare poi, il fatto che le desse continuamente le spalle, senza mai guardarla in faccia, nonostante lei gli avesse detto più volte che non le importava del suo aspetto.

«Hai intenzione di continuare a giocare al gioco del silenzio?» gli domandò alterata, non riuscendo più a tacere dopo la seconda ora di mutismo.

Poteva anche essere migliorata caratterialmente, ma rimaneva pur sempre una chiacchierona e come tutte le persone loquaci, il silenzio non era una parola presente nel suo vocabolario.

«Cordelia... Lasciami in pace per favore, non ho voglia di parlare...» le rispose dopo un po’, supplicandola con stanchezza.

«Come se normalmente ne avessi!» esclamò, prendendolo in giro, ma non ricevendo risposta.

«Perfetto! Continua pure a deprimerti nel tuo angolino buio, non mi interessa! Sto benissimo anche da sola e di sicuro non ho bisogno di parlare con un... con un associale come te!» si sfogò, indicandolo teatralmente con un dito e facendolo ridacchiare, anche se solo per un momento.

«Loro mi odiano...» parlò infine, dando voce ai suoi pensieri e per una volta la veggente pensò a lungo prima di rispondergli.

«Loro non ti odiano Angel, solo... Insomma non ti conoscono bene come facciamo io e Wesley, non più almeno e vederti tutto grrr li ha spaventati» gli rispose, con l'intento di rassicurarlo, ma ottenendo esattamente l'effetto opposto.

Prima però che il vampiro potesse ribattere, sentirono improvvisamente la chiave scattare nella serratura.

Entrambi trattennero il fiato e sospirando, si prepararono a un altro scontro, rilassadosi un po' quando videro che ad essere entrata, era stata solo la signora O'Connor; anche se a dir la verità fu solo Cordelia a trarre un grande sospiro di sollievo, mentre il vampiro si limitò a dare le spalle a sua madre.

«Ma nel settecento non si usava bussare?» brontolò sottovoce la bruna, che non vedeva l'ora di tornare al suo carissimo ventunesimo secolo.

«Non sareste dovuta venire qui madre, vi era stato proibito» disse Angel accigliato, dopo la sua iniziale reazione, non voleva che lo guardasse di nuovo come se fosse la cosa più orribile presente sul pianeta.

«Perché mi hai salvato?» gli chiese lei, rivolgendogli quella domanda che l'aveva assillata da quando era rinvenuta.

Se fosse stato veramente un mostro perché mai si sarebbe fatto ferire al posto suo?

«Perdonatemi se ve lo dico... Ma la vostra è una domanda stupida» brontolò, ancora voltato verso la parete.

«Liam, guardami negli occhi quando ti parlo» ordinò, anche se con voce tremante.

«Non voglio farvi svenire di nuovo» ridacchiò cupamente e nonostante il suo tono fosse sarcastico, dietro vi era una malcelata tristezza.

La signora O'Connor non gli rispose, non era sicura di poter guardare di nuovo quel volto terrificante senza che questo le provocasse una qualche reazione negativa, tuttavia doveva almeno provarci.

Dopotutto non le avrebbe fatto del male, vero?

Era stato insieme a quella strana ragazza per ore e senza torcerle un capello per giunta, quindi perché avrebbe dovuto ferire colei che l'aveva dato al mondo?

Nonostante tutte le sue promesse però, quando prese il volto di suo figlio e lo girò verso di se con la forza, dopo averlo guardato negli occhi, lo lasciò andare immediatamente, suo malgrado profondamente turbata.

Infatti, Liam le era apparso era ancora più spaventoso di quanto ricordasse.

«Andatevene madre, ve ne prego...» mormorò lui stanco, non osando guardarla negli occhi.

«L-Liam? S-sei proprio tu?» balbettò senza voce, volendo avere conferma che...

«Si...» sospirò esasperato e facendola così deglutire.

«Sei coperto di sangue... perché?» gli domandò, realizzando solo in quel momento quanto fosse ferito.

Angel scoppiò a ridere, ricevendo uno sguardo perplesso dall’amica e facendo tremare la madre come una foglia.

«Si dia il caso che sia stato vostro marito a torturarmi» rispose poi alterato, cercando di pulirsi almeno il sangue dalla faccia che non faceva che rendere il suo aspetto ancor più mostruoso.

La donna rimase letteralmente senza parole e non sapendo né cosa dire né cosa fare preferì andarsene dalla stanza.

Cordelia la guardò uscire a bocca aperta.

Se ne era davvero andata così?

Alla faccia dell’istinto materno!

Pensò, accigliata e arrabbiata per il fatto che dopo la grande dimostrazione d’affetto della signora, il vampiro si fosse rinchiuso di nuovo nel suo mutismo.

Mezz’ora dopo che la signora O’Connor se ne fu andata la serratura girò di nuovo, ma quando la porta si aprì, sulla soglia non comparve nessuno.

La veggente fece un passo verso l’uscita, ma il suo capo la blocco con un gesto della mano, facendole inoltre cenno di tacere.

Il vampiro chiuse gli occhi e tendendo bene le orecchie sensibili, sentì un respiro affannato provenire dal corridoio.

«Kathy, so che sei lì, non ti nascondere» disse, ma a differenza di come la ragazzina se lo sarebbe aspettata, non c’era minaccia nella sua voce, solo... tristezza.

La madre l’aveva incaricata di portare un panno bagnato e delle bende per le ferite di Liam, lei era troppo codarda per farlo, aveva pensato la bambina, ma ovviamente aveva dovuto obbedire senza dire nulla.

Infatti, se solo avesse protestato e tanto meno espresso quel suo pensiero, avrebbe ricevuto uno schiaffo talmente forte, da lasciarle il segno rosso delle dita sulla guancia.

Ma lei non voleva rivedere di nuovo quel mostro che diceva di essere suo fratello, le faceva paura.

Era solo una bambina, come avrebbe potuto difendersi se lui l’avesse attaccata ora che non era più incatenato?

In ogni caso quando lo sentì pronunciare quelle parole, fu tentata dallo scappare e rischiò seriamente un infarto, quando suo...  fratello si affacciò nel corridoio, mostrandole così nuovamente il suo volto deformato.

«Non avere paura » sussurrò e sembrò così addolorato quando lo disse che...

Ma come faceva a non avere paura?

Quando era piccola Liam le aveva raccontato tantissime storie dell’orrore, si era divertito a spaventarla, ma poi l’aveva sempre rassicurata, dicendole che i mostri non erano altro che un invenzione degli uomini.

Ora però chi è il mostro, Liam?

Pensi ancora che i demoni non esistano adesso che sei uno di loro?

Kathleen gli porse tremante il panno bagnato e le bende, poi però non riuscendo più a controllare il suo istinto di sopravvivenza corse via, lasciando che il fratello cadesse nello sconforto più nero.

 

«Angel?» lo chiamò la veggente, non avendo la minima intenzione di ritornare alla situazione di prima quando lo vide rientrare dalla porta a capo chino e ancor più depresso del solito.

«Lei ha paura di me, Cordelia...» mormorò, il suo tono di voce appena udibile.

La veggente aprì la bocca pronta a parlare, ma la richiuse subito dopo.

Cosa mai avrebbe potuto dirgli per rassicurarlo?

Niente, avrebbe solo potuto peggiorare la situazione.

«Cordelia? Come faremo a tornare a casa? »  parlò di nuovo, desiderando per una volta di smettere di pensare ad Anna, sua madre, suo padre e... sua sorella.

Il viso della segretaria si illuminò in un grande sorriso, era la prima volta da quando erano stati chiusi in quella stanza ad aver dato segno di voler intraprendere una conversazione.

«Wesley ha detto di ritornare nel punto esatto in cui sei arrivato e usare queste...», disse tirando fuori dalla tasca dei jeans cinque piccoli cristalli di colori diversi, «e di recitare queste parole... A proposito, sai cosa diavolo vogliano dire?» continuò, porgendogli un foglio stropicciato.

Le sopracciglia del vampiro si corrugarono per un momento.

« Che lingua è? Esiste o se l’è inventata Wesley?» borbottò lei, scambiando l’espressione sul volto dell’amico per confusione.

«È latino Cordelia» ridacchiò nervoso,  cercando di non pensare a come avrebbe potuto procurarsi...

«Latino, certo! Ma allora perché hai quella faccia?»

«Perché sono un vampiro?» sbuffò, deviando la sua domanda.

«Sai cosa voglio dire» replicò seccata, questa volta non avrebbe lasciato cadere l’argomento per nulla al mondo.

«Per fare l’incantesimo... c’è bisogno del sangue, del mio sangue...» aggiunse, massaggiandosi la base del naso con pollice ed indice, come se volesse spingere le sue caratteristiche demoniache a sparire.

«Beh, non vedo quale sia il problema... Insomma, guardati, sei  già coperto di sangue!» esclamò, facendo un passo indietro per osservarlo meglio.

«Non è questo il punto, credo che tu non abbia capito la gravità della situazione...» sospirò, guardandola intensamente negli occhi.

«Quale gravità? Guarisci in fretta e non c’è neppure bisogno di farti un taglio!»

«Cordelia, il sangue che ci serve... è si il mio, ma in un certo senso non lo è...» cercò di chiarire, evidentemente in difficoltà.

«Eh?!» chiese ad alta voce, con una smorfia che vista dalle persone di quel tempo, sarebbe stata giudicata volgare per una donna. 

«Insomma, non puoi essere più chiaro? È tuo o non lo è il sangue che ci serve?» chiese esasperata, avendo perso ormai la pazienza.

«È del me stesso umano»

 

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Bene bene, eccoci alla fine di un nuovo capitolo :)
Vi volevo avvisare del fatto che purtroppo non potrò aggiornare per un po', 
perché parto per due settimane in Irlanda,

nel paese del nostro bel vampiro :D
Avvenimento che fra l'altro mi potrà anche risultare utile per la stesura della storia, visto che è ambientata proprio in Irlanda xD
Vi sta piacendo la svolta che sta prendendo la storia?

Prevedete nuovi guai in arrivo oppure no?
Ringrazio come sempre GilesWatcher e starfragola  e SoGirl per i commenti ;)
A presto ;)
Dreamerchan


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Capitolo 7
*** Non ti ho mai odiato ragazzo ***


 

Capitolo 6 - Non ti ho mai odiato ragazzo 

 

«Insomma, non puoi essere più chiaro? È tuo o non lo è il sangue che ci serve?» chiese Cordelia esasperata, avendo ormai perso la pazienza.

«È del me stesso umano...»

«Cosa?!» urlò, guardandolo con la bocca spalancata.

«Non farmelo ripetere...» la pregò lui, iniziando a camminare nervosamente per la camera.

Come avrebbe fatto a prendere un po’ del sangue di Liam?

Come sarebbe stato rivedersi umano dopo così tanto tempo?

E soprattutto avrebbe...

«Angel!» sbraitò Cordelia, ben poco felice di non essere calcolata e parandosi di fronte a lui, impedendogli di continuare a girare come un anima in pena.

«Qual è il problema? Staremo attenti, non ci faremo vedere...» ragionò con calma, per poi guardarlo perplessa quando lui scosse la testa.

«Tu non capisci Cordelia... Io... per me sarebbe troppo...» iniziò, per poi bloccarsi e fare tre respiri profondi e non necessari.

«Troppo...» lo incoraggiò.

«Non ce la farei a rivedermi così» confessò infine, lasciandosi cadere sul suo letto.

Nella stanza cadde per un attimo il silenzio, Angel si teneva la testa fra le ginocchia cercando di calmarsi e Cordelia lo guardava implorante, divorata dalla curiosità.

«Umano, intendi? Perché?» chiese infine, non riuscendo a trattenersi dallo sbuffare quando lui non le rispose.

«Angel?» lo chiamò.

«Liam?» provò allora, ottenendo finalmente una qualche risposta; infatti il vampiro al suono di quel nome sussultò.

Oh, grazie a Dio almeno ora mi sta prestando attenzione...

«Non chiamarmi così...» la pregò, turbato e con un filo di voce.

«È il tuo vero nome, non é vero? Lavoriamo insieme da quasi un anno e non so neppure il tuo vero nome!» esclamò, un po' offesa ma in qualche modo nel profondo del cuore, giustificando il suo comportamento.

«Quel nome per me è morto in un sudicio vicolo più di duecento anni fa e non ha più alcuna importanza» disse semplicemente, rimanendo calmo.

Ed era la verità, perché quel nome non significava più nulla per lui, o almeno, così era stato fino a quando non era piombato in quell'incubo...

Prima però che Cordelia potesse ribattere, la porta della stanza venne aperta di nuovo e questa volta fu il signor O’Connor a entrare.

L’uomo, fece il suo ingresso con un cipiglio sul volto e si richiuse la porta alle spalle con violenza.

Il vampiro e suo padre si guardarono negli occhi, per un periodo che al demone parve infinito; Malachy sembrava arrabbiato, ma era difficile, se non impossibile capire cosa in quel momento gli passasse veramente per la testa.

«Tieni, mostro...» disse infine, con un tono di voce strano e lanciando al figlio un sacchetto in cuoio.

Non ci fu bisogno di spiegare cosa l’oggetto fosse né cosa contenesse, Angel si limitò ad annusarlo e senza sforzo riuscì a tornare al suo volto umano, non riuscendo così ad impedire che l'ombra di un sorriso gli si formasse sul bel volto.

«Non credere che per me sia cambiato qualcosa, Liam...» sibilò l’uomo, anche se in realtà qualcosa era già cambiato, perché senza che se ne rendesse conto l’aveva chiamato di nuovo per nome.

Il vampiro ridacchiò quando il padre accortosi della sua gaffe arrossì, un po’ a causa della rabbia e un po’ a causa dell’imbarazzo.

«Toglimi una curiosità, ragazzo...» parlò poi, schiarendosi la gola e desiderando cambiare argomento.

Angel alzò gli occhi al cielo.

Ragazzo...

«Detesto essere chiamato così, padre. Ho più del quintuplo della vostra età e di conseguenza riferirvi a me come ”ragazzo” non potrebbe essere più inappropriato...» replicò, sbuffando quando vide il volto del padre pieno di sorpresa.

È vero, sia lui che Cordelia gli avevano già accennato di venire dal futuro, ma sinceramente chi non sarebbe rimasto scioccato nel sentirsi dire dal proprio figlio, apparentemente meno che trentenne, di essere più vecchio di cinque volte di suo padre?

«Tutto questo è semplicemente assurdo...  Saresti dovuto morire...» mormorò a bassa voce, più a se stesso che ad Angel e Cordelia.

«E chi ha mai detto che io sia vivo?» disse cupamente il vampiro e benché il suo tono fosse sarcastico, c’era un antica tristezza nella sua voce.

«Sai cosa voglio dire e in ogni caso sei stato tu ad attaccare Victor, non è vero?» lo accusò dopo un attimo di silenzio, con la faccia di uno che aveva appena avuto un illuminazione.

Ed in effetti, era stato così, perché rilassandosi un poco e analizzando gli eventi con più lucidità, Malachy stava iniziando a collegare tutto.

«Non ricordo di aver fatto nulla del genere» rispose il vampiro, evasivo ed evitando il suo sguardo.

Di certo non avrebbe detto a suo padre di aver morso le mucche del vecchio, questo era decisamente fuori discussione.

«Non mentire Liam, so che sei tu il demone che l'ha attaccato, la descrizione coincide alla perfezione! E cosa vuol dire che non ricordi?!» urlò arrabbiato dal fatto che il figlio fosse continuamente così evasivo e terrorizzato all'idea che suo figlio avesse quasi ucciso qualcuno.

Possibile che non riuscissero mai a parlare civilmente per più di pochi minuti?

«Perdonatemi padre, ma forse è l'età avanzata a giocarmi brutti scherzi» sorrise, facendo definitivamente incazzare il genitore che furioso lo colpì forte con uno schiaffo, pentendosi subito dopo del suo gesto.

Non aveva avuto motivo di colpirlo, ma allora perché l'aveva fatto?

Trattenendo il respiro, il signor O'Connor fece un piccolo passo verso il ragazzo, facendo un salto, quando, una volta che si fu girato verso di lui, Angel ringhiò con gli occhi ormai gialli, ferito da quell'attacco improvviso.

Malachy a quella vista fece istintivamente un passo indietro, preparandosi ad affrontarlo; con sua grande sorpresa
però Liam non si mosse, limitandosi a chiudere gli occhi per calmarsi.

Dopotutto forse era davvero suo figlio, perché un demone l'avrebbe sicuramente ucciso per il suo comportamento.

«Se vi raccontassi la verità non mi credereste...» sibilò infine, guardando intensamente il genitore che però non sembrava intenzionato a lasciar cadere l'argomento.

Angel sbuffò, guardando in cerca di conforto Cordelia che si limitò a scrollare le spalle.

Entrare nella discussione per lei sarebbe stato decisamente poco conveniente.

«È vero, son stato nella sua stalla, ma non gli ho fatto niente, l'ho solo spaventato» parlò, mostrando i palmi delle mani e capendo subito che il padre avesse registrato solo il fatto che fosse realmente andato dal vecchio e non il fatto che non l'avesse toccato.

«E cosa c'eri andato a fare nella sua stalla?» continuò ad indagare, accigliato e imponendosi di rimanere calmo.

«Ehm... io... io avevo bisogno di... pranzare» parlò lentamente dopo un minuto buono, vedendo il padre spalancare gli occhi
immediatamente.

I vampiri bevevano sangue, non c'era bisogno di essere degli osservatori per saperlo.

«Signorina, vi sarei molto grato se usciste» sibilò l'irlandese a Cordelia che dopo uno sbuffo e un cenno del suo capo, si chiuse la porta alle spalle; detestava essere ignorata in quel modo, ma nonostante tutto capiva che non avesse nessun diritto di mettersi fra loro due.

«Quindi hai tentato di ucciderlo per soddisfare le tue voglie da sporco demone!» urlò, stringendo la croce nella sua tasca; da quando aveva scoperto cosa fosse Liam la portava sempre con sé.

«Vi ho detto che non l'ho toccato, ho preso gli animali e non li ho neppure uccisi!» ringhiò in risposta.

Il Signor O'Connor, lo guardò rosso in volto senza sapere cosa dire, poi incrociò le braccia al petto e sbuffò.

«Cosa credete, padre? Che io sia felice di essere un mostro?» continuò Angel arrabbiato, stringendo forte i pugni.

Malachy spalancò un attimo gli occhi dalla sorpresa, ammettendo dentro di se che non aveva mai minimamente pensato a come si sentisse il vampiro per quello che era.

«Beh, se tu non avessi speso tutta la tua vita ogni notte in giro nelle taverne con una donna diversa, non ti sarebbe accaduto nulla!» replicò, sorridendo leggermente in quanto convinto di aver ora il coltello dalla parte del manico.

È vero, non sapeva né quando ne come Liam fosse diventato un demone, tuttavia, vista la reputazione del ragazzo, poteva facilmente immaginare che fosse accaduto durante una delle sue solite uscite notturne.

Angel lo guardò in cagnesco; era strano come pure dopo più di duecentoquarant'anni, provasse ancora un po' di risentimento nei suoi confronti e come nel corso degli anni lo avesse incolpato inconsciamente per la sua sorte.

Certo, non poteva incolpare il padre per tutto quel che gli era accaduto, sarebbe stato alquanto immatura, ma dopotutto ognuno di noi si chiede come sarebbe stata la sua vita se fosse nato in una famiglia diversa, giusto?

Quindi non poteva far a meno di rimuginare su quella questione.

In ogni caso, quelle parole, dette con quel tono di voce, lo fecero scattare.

«Siete stato voi padre e voi soltanto a spingermi a un tale comportamento, senza contare poi che mi avevate definitivamente cacciato di casa quando sono morto!»sbraitò, la sua ultima litigata con il padre era uno dei ricordi umani rimasto più vivo nella sua mente.

Il signor O'Connor boccheggiò ed abbassò lo sguardo, non potendo fare a meno di sentirsi in colpa per le parole del ragazzo e per una volta decise di lasciar cadere l'argomento.

Negli attimi di silenzio che seguirono, lo sguardo di Malachy cadde accidentalmente sulle mani del figlio e alla vista di cosa portasse al dito, i suoi occhi si spalancarono increduli.

Com'è possibile? Lui non può essere... insomma.... lui è... 

«Che cos'hai al dito?» gli chiese allora, suo malgrado turbato.

Era inutile che l'uomo si chiedesse come avesse fatto a non accorgersene prima; infatti nei giorni precedenti era stato troppo occupato a fissare il volto mostruoso del ragazzo per lasciar cadere, anche se solo per un momento, lo sguardo sulle sue mani.

«Niente»rispose Angel rapidamente, troppo rapidamente e il fatto che alla domanda del genitore avesse improvvisamente nascosto la mano interessata, beh non fece che accrescere i sospetti dell'irlandese.

«Sei sposato?» domandò incredulo e anche un po' sotto shock.

Era un demone, chi mai avrebbe voluto un mostro come suo compagno?

«Non... non proprio» balbettò a disagio; l'ultima cosa di cui voleva parlare con suo padre era Buffy.

«Allora dubito fortemente che lei sappia cosa sei, dico bene?» lo sfidò, con un sorriso leggermente derisorio, ma, dentro di lui, morendo dalla curiosità.

«Questi non sono affari vostri e perché lo sappiate... non amo parlare di quest'argomento» finì, con un tono di voce che lasciava ben poco spazio alle repliche.

«Non rispondermi in questo mo... modo...» ringhiò balbettando leggermente quando il figlio gli lanciò un occhiataccia.

«Almeno lo sa? E se si, le sta bene?» si azzardò a chiedere dopo un po', provando ad essere leggermente più gentile e meno brusco.

Angel sbuffò, tuttavia apprezzo lo sforzo fatto dal genitore e decise così di rispondergli.

«Si, sa che ho un anima»

«Un anima, certo», ripetè Malachy pensieroso, «Ma, in ogni caso, perché l'hai mantenuta?»domandò facendo finta di essere
disinteressato all'argomento, ma nonostante tutto molto più che curioso.

«Sono stato maledetto da degli zingari un centinaio di anni fa, più o meno centocinquanta anni da oggi» percisò.

Il padre non poté fare a meno di rabbrividire di fronte a quelle date assurde, in seguito però una domanda, che di certo sapeva non avrebbe avuto una bella risposta, prese forma nella sua mente.

«E prima di...»

«Ero cattivo, molto cattivo... Il peggior vampiro che fosse mai esistito. Ma ora... non potete neppure immaginare cosa voglia dire aver fatto quello che ho fatto io ed esserne consapevoli... In ogni caso non vi dovete preoccupare per la vostra incolumità, toglierò presto il disturbo...» mormorò sottovoce, abbassando la testa.

In quel momento il signor O’Connor avrebbe voluto porgli molte domande, ma nonostante ciò sapeva che probabilmente le risposte che il figlio gli avrebbe dato non gli sarebbero risultate gradite, quindi decise di chiedergli un'unica cosa.

«Quando te ne andrai?»

«Stanotte, molto probabilmente... Dobbiamo tornare a casa»disse seriemente, fissando la porta dietro la quale era sicuro la veggente stesse origliando.

«Perché?» replicò Malachy, nonostante sapesse quanto fosse sciocca la sua domanda.

«Cordelia ha la sua vita la e io non appartengo a questo posto, non più almeno» spiegò cupamente, fissando il genitore negli occhi.

Il padre rimase in silenzio per un minuto buono, guardando la finestra senza realmente vederla; non sapeva proprio cosa dire a quel Liam vampiro e centenario che nonostante tutto il tempo che, almeno per lui, fosse passato sembrava cercare ancora la sua approvazione.

In effetti però c’era una cosa che avrebbe potuto dire, sempre che fosse riuscito a mettere da parte l’orgoglio.

«Liam?» lo chiamò esitante, guardandosi la mano ormai sopra la maniglia della porta.

«Che cosa c’è padre?» sospirò il vampiro, passandosi una mano fra i capelli e fissando le spalle del genitore.

«Io non ti ho mai odiato ragazzo...» disse infine, con un piccolo e raro sorriso a segnare le sue labbra.

Gli occhi di Angel brillarono per un attimo, poi una volta che Malachy se ne fu andato, sorrise anche lui, forse, tutto sommato, quel viaggio si stava rivelando più utile del previsto... 

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Salve, ragazzi, sono tornata con un nuovo capitolo, incentrato sul rapporto padre e figlio (argomento che personalmente adoro, nel caso non si fosse capito xD). 
Beh, che ne pensate? Vi è piaciuto? 
Pensate che dopotutto, Malachy abbia in parte rimediato ai suoi errori? 
Dal mio punto di vista, io credo di si... 
Ho voluto scrivere questo capitolo e anche la storia in generale anche per dare un occasione ad Angel di risolvere le questioni in sospeso con suo padre, perché in fin dei conti non ha mai avuto la possibilità di mostrargli quanto fosse cambiato e di ricevere la sua approvazione e questo è stato un fatto che oltre ad aver segnato Liam, ha segnato profondamente anche Angelus. 
È vero, forse con un padre diverso, Liam sarebbe stato migliore, ma alla fine sono i nostri errori che ci rendono ciò che siamo ora, nel bene e nel male; o almeno, 
questo è il mio punto di vista ;) 
In ogni caso, dopo questo capitolo, Malachy esce di scena, un problema è stato risolto, ma manca ancora un'ultima prova prima di tornare a casa... 
Ringrazio per le recensioni  GilesWatcher e  SoGirl  ;) 
Mi farebbe molto piacere sapere cosa pensaste del capitolo in generale e del rapporto fra Angel e suo padre e sapere se anche qualcun altro si fa tanti viaggi mentali sull'argomento quanto me xD 
Alla prossima ;) 
Dreamerchan 

 


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Capitolo 8
*** In viaggio ***


 

Capitolo 7 - In viaggio

 

«Quanto manca ancora?» chiese per l’ennesima volta la veggente, al povero vampiro; erano in viaggio su una carrozza da appena un'ora e la ragazza, dopo aver maledetto per venti minuti buoni il cocchiere per la sua guida “spericolata”, aveva iniziato a porgli quella domanda in continuazione, proprio come un bambino.

«Non lo so, quando saremo arrivati lo saprai Cordelia» sbuffò, senza però riuscire a trattenersi dal ridacchiare, quando la vide incrociare le braccia al petto per poi tenersi la testa dolorante quando la carrozza passò sopra una buca, facendole così sbattere la testa per il contraccolpo.

«Non è divertente, odio questo secolo! E questo cavolo di corsetto! Hai la più pallida idea di quanto stringa? Non riesco nemmeno a respirare!» sbraitò, cercando di sistemarsi il vestito in un modo che costrinse il vampiro a distogliere lo sguardo per l’imbarazzo.

«Abbi pazienza, non potevamo girare con i vestiti del ventunesimo secolo, soprattutto tu. Ci avrebbero scambiato per dei...» disse per poi interrompersi, quando lei lo incenerì con lo sguardo.

«Voglio dire, saremmo sicuramente apparsi strani...» cercò di rimediare e vedendola alzare un sopracciglio poco convinta.

«È solo che il modo di ragionare di questo tempo è diverso, tant'è vero che qui si metterebbero a ridere se solo accennassi a un qualcosa come la parità di diritti, per loro sarebbe semplicemente assurdo, capisci quel che voglio dire?» mormorò gentilmente, facendola calmare un poco.

La segretaria avrebbe voluto rispondergli che avesse già notato questo tipo atteggiamento da parte del suo caro paparino, ma in quel momento reputò più opportuno stare in silenzio, senza toccare ulteriormente altri tasti violenti.

Tuttavia, nonostante la scomodità del viaggio, colta dalla stanchezza, dopo pochi minuti, Cordelia si addormentò, per poi risvegliati due ore dopo al fermarsi della carrozza.

Sbadigliando si stirò, allungando le gambe e ancora con lo sguardo assonnato, mise a fuoco l'amico.

«Avrei proprio bisogno di un caffè» gli disse e dall'aria stanca che aveva il suo capo, avrebbe potuto dire tranquillamente che ne avesse bisogno pure lui.

«Dove siamo?» continuò, guardando curiosa attraverso il vetro del veicolo e ovviamente non riconoscendo il paesaggio.

«Aughrim, sta per sorgere il sole e i cavalli sono stanchi, ci dobbiamo fermare in una locanda, non abbiamo altra scelta» disse stanco, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio; in quei giorni aveva decisamente dormito troppo poco.

«Siamo dove?»

«In un villaggio e dobbiamo sbrigarci a entrare, mancano solo pochi minuti all'alba...»

 

«Avete una stanza libera?» chiese Angel gentilmente, non appena furono entrati.

«Dipende... Hai soldi per pagarla, ragazzo?» replicò l’oste, guardando sospettoso la strana coppia che gli stava davanti; lo sguardo della signorina gli dava semplicemente i brividi.

Angel lo guardò male, poi sospirando gli fece vedere i soldi che, contro ogni sua più lontana aspettativa, suo padre gli aveva prestato; fatto incredibile se consideriamo che il vecchio non avesse mai sganciato un soldo per lui...

L'espressione dell'uomo allora, cambiò con una velocità tale da lasciarli storditi.

«Perdonatemi Signore, ma ultimamente gira strana gente in giro...» si giustificò e il vampiro si trattenne dal ridacchiare, vedendo come mostrando solo poche monete, il vecchio fosse passato da “ragazzo” a “signore”.

Dopo aver preso le chiavi e Cordelia sotto braccio, il vampiro si avviò verso il piano superiore della locanda, ma venne bloccato da una bella donna dai capelli biondi e gli occhi verdi da gatta, che lo guardò leccandosi le labbra.

Angel deglutì, nonostante non fosse più un essere umano, restava pur sempre un uomo e la signora che gli stava innanzi oltre ad essere incredibilmente bella, aveva pure un aria vagamente familiare.

«Salve, Liam...» gli disse suadente, facendogli spalancare gli occhi per la sorpresa.

 Come diavolo faceva a sapere il suo nome?

Nel frattempo la veggente si stava chiedendo la medesima cosa e, considerando il fatto che la donna che le stava davanti fosse senza dubbio una prostituta...

Beh, la cosa non prometteva nulla di buono.                                            

«S-Salve» balbettò il vampiro, facendo un passo indietro quando lei gli passò divertita una mano fra i capelli.

«Avete i capelli corti, Liam... Che c’è, ve li ho tirati troppo l’ultima volta?» gli disse maliziosa, passandogli lentamente una mano sul petto.

«Che cosa?!» esclamò la bruna sconvolta, incapace di trattenersi, per poi coprirsi la bocca con una mano quando si accorse di aver urlato e di aver, in questo modo, attirato l'attenzione di tutti i presenti.

Il vampiro si costrinse a farle un sorriso forzato, se avesse potuto, lo sguardo di Cordelia l'avrebbe fatto arrossire dalla vergogna.

Non voleva che i suoi amici sapessero che razza di essere umano era stato, era già abbastanza brutto il fatto che conoscessero tutte le cose orribili fatte come Angelus, non era necessario aggiungere anche la dissolutezza di Liam...

No, doveva decisamente uscire da quella brutta situazione.

«Beh... è stato un piacere avervi rivisto, ma ora noi dobbiamo proprio andare» si scusò infine, parlando velocemente e scappando quasi di corsa con Cordelia sotto braccio.

La stanza della locanda non era né bella né accogliente, aveva solo una cassapanca, una bacinella piena d’acqua e due letti e inoltre, cosa ben più importante, Cordelia sospettava fortemente che le lenzuola fossero pulite.

Si, l'igiene del posto, le ricordava decisamente il suo vecchio appartamento...

«Non ne voglio parlare» la anticipò Angel, quando vide che stava per aprir bocca per chiedergli spiegazioni.

«Ma tu... tu eri... E io che pensavo tuo padre scherzasse!» esclamò ed Angel fu lieto che nel suo tono di voce non ci fosse accusa; la veggente infatti era solo sorpresa, molto sorpresa.

Angel si limitò a farle un piccolo sorriso di scuse, poi si buttò sul letto; si sentiva così stanco...

«Non parlare troppo mi raccomando, rischi di assordarmi» ridacchio lei dopo un po', prendendolo in giro, ma il vampiro non le rispose. 

Ma tu guarda!

Pensò avvicinandosi al suo letto seccata; ma proprio quando stava per rimproverarlo, si accorse che l'amico si era addormentato.

Così, prima di decidere di coricarsi anche lei, rimase a fissarlo per un paio di secondi curiosa, provando pena nel vedere che pure nel sonno, i suoi lineamenti non erano in grado di rilassarsi.

In effetti, provando a mettersi nei suoi panni, per lui quel viaggio doveva apparire molto più che stressante, sempre per non dire pure assurdo.

Con questi pensieri la veggente, nonostante lo schifo iniziale per le coperte, si addormentò quasi subito, talmente stanca da non riuscire neppure a sognare.

 

Ci vollero altri due giorni di viaggio perché arrivassero finalmente a Dublino o almeno, a due chilometri da Dublino, perché per non correre rischi il vampiro aveva preferito scendere prima di giungere in città.

Non sia mai che scendendo dalla carrozza avesse potuto incontrare il suo gemello umano!

Perché sinceramente...

Quante possibilità c’erano che ciò avvenisse?

Nessuna, si rispose sbuffando Cordelia che, dopo ore e ore di carrozza, di camminare non ne aveva proprio più voglia; senza contare poi che come ogni cosa in quel maledetto posto, le strade ovviamente non fossero asfaltate e quindi che stessero praticamente sguazzando nel fango.

«Dovremmo pure dormire sotto i ponti per non destare sospetti?» disse sarcastica, camminando tenendosi i lunghi lembi della scomodissima gonna.

Angel ridacchiò scuotendo la testa e borbottando qualcosa del tipo “la prudenza non è mai troppa”.

«Ma tu guarda cosa mi tocca fare! Perché non ho lasciato che venisse Wesley a recuperarti?» si lagnò, per poi tacere immediatamente quando si ricordò che era stata proprio lei a offrirsi volontaria per il “salvataggio”.

Il motivo che l’aveva spinta a questa folle decisione?

Semplice: curiosità morbosa per il passato di cui il suo capo non parlava proprio e per la sua vita da essere umano; anche se visto le recenti scoperte quel capitolo della sua vita forse sarebbe stato meglio continuare ad ignorarlo...

«E ora che facciamo?» domandò quando ormai erano giunti alla locanda più lontana dal centro e in condizioni migliori.

«Tu rimarrai qui ed io... Beh, cercherò letteralmente di ritrovare me stesso» disse cupamente, una nota di disperazione nella sua voce.

 

«Dio, se solo mi ricordassi la via!» imprecò Angel, dopo venti minuti passati a camminare per le stradine della città, con le persone che gli lanciavano continuamente occhiate sospettose per via del pesante cappuccio, che gli copriva interamente il volto.

Quando l'aveva visto uscire in quel modo, Cordelia gli aveva dato del paranoico...

«Henrietta Street!» ebbe dopo un po' l’illuminazione, iniziando quindi a dirigersi verso la meta con passo affrettato.

Arrivato all’abitazione degli zii dopo un paio di salti non andati a buon fine, riuscì ad afferrare il bordo della finestra della sua vecchia stanza e con non molta fatica ad entrarvi.

La camera ovviamente era vuota, era notte fonda e non era difficile immaginare dove fosse il suo alter ego, senza contare il fatto che a differenza di suo padre, lo zio non badasse più di tanto alle sue abitudini libertine.

Già, lo zio era sempre stato l'opposto di suo padre, troppo comprensivo e paziente perfino per arrabbiarsi seriamente.

Tuttavia la cosa che lo sorprese inizialmente, fu il fatto di essere entrato nella casa senza invito , fatto che, se non avesse avuto una buona memoria, non si sarebbe certo potuto spiegare...

 

 Dublino - 1754

«Salve zio Cáel» parlò Angelus, con voce profonda e cercando di non ridere davanti all'espressione del fratello del padre.

«Buon Dio... Liam... Mi era giunta notizia che voi...» balbettò l'interessato, sotto shock,  ricordando il terribile momento nel quale, solo pochi mesi prima, aveva aperto una lettera che lo informava della morte di tutta la famiglia di suo fratello.

«Un terribile malinteso zio» sorrise e i suoi occhi per un attimo , brillarono di una luce malvagia.

«Abbiamo pregato perché di questo si trattasse, ma... Vieni dentro ragazzo e raccontami tutto» mormorò ancora sotto sconvolto e afferrandolo tremante per una spalla.

Quando fu sicuro che lo zio non lo stesse guardando, Angelus si voltò per un attimo e, ridacchiando, fece l’occhiolino a Darla, nascosta dietro un palazzo li accanto.

«Non hai idea di quanto Moirin ed Elizabeth, abbiano pianto la vostra morte. Un dolore tanto grande per una menzogna, ancora non riesco a crederci...» disse incredulo, scuotendo la testa, mentre il vampiro pregustava già il momento in cui avrebbe bevuto il suo sangue.

L'avrebbe fatto morire di paura, pensò ghignando. 

«E mio fratello? Anche lui Kathy e tua madre stanno bene?» domandò, ansioso. 

«Certo, come angeli in paradiso», o all’inferno nel caso di suo padre.

«Grazie a Dio» sorrise sollevato Cáel, ignorando il significato nascosto dietro la risposta del demone.

«Sapete zio, credo che sarebbero molto felici se tu li raggiungessi» continuò Angelus, esplodendo questa volta in una risata malvagia che fece si che lo zio sobbalzasse e si voltasse di scatto nella sua direzione.

Cáel tentò di urlare, ma la voce gli morì quasi subito in gola a causa dello shock, alla vista del volto demoniaco del nipote.

«Tu... Tu...»

«Credetevi mi dispiace uccidervi zio, parlo sul serio, ma sapete come si dice, no? Il sangue dei propri cari, è sempre più dolce» ghignò, mostrandogli le zanne affilate.

Lo zio divenne immediatamente pallido quanto un cadavere e con respiro affannato, iniziò a correre per il lungo corridoio della casa, prima però di essere afferrato dal vampiro per la giacca.

«Suvvia, non avrete mica paura, non è vero? Odio dirlo, ma vostro fratello si è dimostrato molto più coraggioso di voi» lo schernì, con una smorfia quando ripensò al suo vecchio.

Il suo vecchio...

Sperava tanto che dall'inferno, si stesse godendo lo spettacolo.

«M -mio fra -fratello? Oddio sei stato tu ad ucciderli tutti, come hai potuto?» singhiozzò, chiudendo gli occhi tremante e facendo così ridere Angelus ancor più forte. 

Quando non sentì più la presa del demone sulla sua giacca, Cáel riaprì gli occhi e rischiò seriamente un infarto quando si ritrovò quella faccia a pochi centimetri dal volto; certo, l’aveva notata anche prima, ma vista da vicino era tutt’altra cosa.

«P- Per favore...» lo implorò, tremante, sperando che in quel mostro, da qualche parte, ci fosse ancora un qualche spiraglio di umanità.

Ma gli occhi del vampiro erano freddi e vuoti, Liam era morto.

Cáel chiuse gli occhi e pregò Dio, non per la sua salvezza, ma per quella della sua famiglia che, ignara dell'orrore che si stesse svolgendo al piano di sotto, dormiva ancora tranquilla.

Ma invitandolo ad entrare li aveva condannati tutti.

Era tutto finito.

«Buon viaggio» ruggì Angelus, prima di affondare ferocemente i denti nella sua gola.

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 Allora, prima di tutto mi scuso per non aver aggiornato per tutto questo lungo periodo... 

 Ma a mia scusa, posso dire che son tornata a casa solo pochi giorni fa.

Parlando del capitolo, forse un po' di passaggio, spero come al solito che vi sia piaciuto :)
Come potrete aver intuito, Angel è un po' teso dall'imminente incontro con Liam e il doversi confrontare di nuovo con la sua umanità; e chi non sarebbe nervoso al suo posto,
dopotutto?

Cordelia, dal suo canto, è dispiaciuta per lo stato d'animo dell'amico, ma cosa più importante, non vede l'ora di tornare a casa.
 

Questa non è la sua epoca e davanti a lei si apre un mondo completamente diverso da quello che conosce; da un certo punto di vista si sente in trappola.

Questa volta non può neppure fare molto per aiutare Angel, sarebbe troppo rischioso...

Detto questo vi anticipo soltanto che nel prossimo capitolo ci sarà l'incontro con Liam ;)

Alla prossima ;)

 

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Capitolo 9
*** Incontro ***


 

Capitolo 8 – Incontro 

 

Perché diavolo sono entrato qui dentro?

Si stava maledicendo il vampiro con un'espressione dolente in volto, a causa dei brutti ricordi che quel posto gli revocava.

Infatti, Angel si sentiva male nel vedere in quel piccolo spazio racchiuso da quattro pareti, tutti gli oggetti che una volta aveva considerato importanti.

Forse sarebbe stato meglio pedinare se stesso in città e lasciar stare quel luogo, ma una parte di lui sapeva che c'era un motivo per il quale ora si trovasse li a rimuginare e, molto probabilmente questo era il voler confermare ancora una volta la veridicità di quel viaggio assurdo.

Mai come in quel momento la sua umanità era stata così tangibile...

Ma in ogni caso, come si dice?

Mai dire mai, non è vero?

Perché non appena ebbe formulato quel pensiero la sua umanità divenne molto più che tangibile, visibile addirittura e ben presto Angel si ritrovò a fissare stralunato l’altro se stesso camminare barcollante lungo la strada di ciottoli.

In genere, il vampiro, difficilmente perdeva la calma e una caratteristica che spesso gli aveva giovato in battaglia, era stata proprio quella di riuscire sempre a mantenere il sangue freddo; tuttavia chi non avrebbe avuto la sua stessa reazione, alla vista di un altro sé?

Inoltre, anche a causa del fatto che nessuno specchio lo potesse riflettere, rimase a fissarsi imbambolato per un paio di secondi, chiedendosi se apparisse veramente così visto dall’esterno; escludendo ovviamente il fatto che in quel momento, Liam fosse completamente ubriaco e in condizioni a dir poco pietose.

Così, per un attimo la mente di Angel corse a Buffy, chiedendosi cosa sarebbe successo se lei l’avesse effettivamente conosciuto da umano: l’avrebbe mai potuto amare?

E soprattutto lui, sarebbe stato in grado di cambiare per lei?

In ogni caso era inutile e ridicolo porsi quelle domande, poiché nulla avrebbe potuto cambiare il triste destino che la sorte li aveva riservato e sarebbe sicuramente stato meglio cercare un buon piano per scappare, piuttosto che continuare a rimuginare sul passato.

Si, doveva prendere un po’ del sangue di Liam, lo sapeva e non l’aveva scordato, ma non era pronto ad affrontarsi, non ora, non ancora.

Quindi, prima che il suo alter ego aprisse la porta della stanza, Angel si buttò dalla finestra, riuscendo ad atterrare senza fare troppo rumore, poi, come un lampo, sparì rapidamente, diventando così una delle tante ombre della notte.

«Strano, mi era sembrato di sentire qualcosa» ridacchiò il giovane Liam, una volta entrato, affacciandosi alla finestra e guardano il cielo con un sorriso ebete in volto.

Quando poi gli sembrò di vedere un'ombra correre velocemente dietro un angolo allora scoppiò a ridere, sfregandosi con una mano gli occhi arrossati dall’alcol.

«Forse questa sera ho decisamente esagerato» borbottò, buttandosi sul letto quando si rese conto di non riuscire a stare più in piedi e pensando con soddisfazione a quanto suo padre si sarebbe arrabbiato se solo l’avesse visto in quel modo...

«Beh, sei riuscito a prendergli il sangue?» gli chiese Cordelia, quando lo vide spalancare la porta della stanza della locanda con un'aria decisamente sconvolta.

Angel si limitò a scuotere la testa impotente.

«No? Come no, perché?!» domandò lei incredula e con una nota di disperazione nella voce

«Io...» provò a giustificarsi, sotto il suo sguardo indagatore.

«Tu cosa? Vuoi forse farmi passare qui tutto il resto della mia vita fino a quando non morirò senza neppure aver sposato un ricco miliardario e senza esser diventata l'attrice più famosa di tutta Los Angeles? Sei terribilmente egoista, lo sai?» lo accusò con sarcasmo, facendogli spalancare gli occhi incredulo.

Lui era egoista?

«Sarebbe stato troppo rischioso agire in quel momento, bisognava studiare prima un piano e...» parlò, confermando alla bruna il fatto che si stesse arrampicando affannosamente sugli specchi e che, fra l’altro, stesse pure scivolando...

«Perché non l'hai fatto? Veramente Angel» gli chiese di nuovo, ma questa volta stranamente seria e con un tono di voce più gentile e comprensivo.

Il vampiro sospirò.

«È... la verità è... che rivedermi umano è stato a dir poco traumatico e... mi son reso conto di come tutta la mia vita sia stata un terribile spreco» confessò, non prima di aver preso un profondo respiro e aver abbassato il capo per la vergogna. 

«Da un perdigiorno ubriacone a un demone assassino, semplicemente fantastico» si derise, scuotendo la testa e accigliandosi.

«Ma ora sei buono o almeno lo, sei fino a quando tu e Buffy non...» cercò di consolarlo.

Angel scosse piano la testa.

«E poi come posso fare affinché non mi riconosca? Potremmo essere gemelli!» esclamò frustrato.

«Beh, mi sorprenderei se fosse il contrario, dopotutto siete la stessa persona... E poi mi sorprendo che tu mi faccia queste domande, insomma, a che ti serve avere una seconda faccia se non la usi?» lo rimproverò, sorpresa del fatto che non ci avesse ancora pensato.

Il vampiro non le rispose, ma ammise fra sé e sé che l’idea dell’amica non fosse affatto male, a parte il fatto che avrebbe spaventato Liam a morte...

«E così, quando hai intenzione di uscire?» gli disse Cordelia, cambiando argomento e facendogli ricordare, con quella frase tutte le volte che lei e Doyle avevano cercato di convincerlo a fare un po' di "vita notturna".

«Domani notte» disse semplicemente.

La veggente annuì ed iniziò a fissarlo con insistenza e con un sorriso in volto che non prometteva nulla di buono.

«No» la anticipò lui, alzando gli occhi al cielo quando lei fece finta di mostrarsi sorpresa al suo rimprovero.

«Cosa? Non ho parlato!» mentì, facendo capire all'amico il perché ultimamente avesse avuto così tanti problemi con i provini.

«Aspetta, dove stai andando? Hai forse intenzione di accendere un falò in piazza?» domandò, quando lo vide aprire la porta della stanza.

«Mancano ancora quattro ore all'alba ed io... ho proprio bisogno di prendere un po' d'aria...» disse stanco, sperando che facendo due passi, sarebbe riuscito a distrarsi.

«Ma tu non respiri!» protestò lei, non volendo rimanere di nuovo da sola e per poi mugugnare qualcosa di poco carino contro di lui, quando se ne andò di nuovo.

«D'accordo, fai come ti pare! Ma non pretendere che stia qui ferma ad aspettare i tuoi comodi! Col cavolo starò qui tutto il giorno!»

Cordelia non era mai stata in Europa, né tanto meno nell'Irlanda del diciottesimo secolo e perciò riteneva fosse incredibile girare per quelle stradine in pietra senza vedere né macchine né tanto meno le tipiche insegne luminose dei negozi che caratterizzavano tutte le grandi città.

Era tutto così diverso e la veggente, rabbrividì visibilmente quando si vide passare davanti agli occhi certi... vestiti e certe parrucche.

Al solo pensiero di Angel con una di quelle cose in testa...

Dio che orrore!

Ma come potevano anche solo trovare il coraggio di uscire di casa conciati in quel modo!

Gli abiti delle donne, una volta, gli aveva trovati belli, ma ora che si era ritrovata a doverli portare, beh, non aveva potuto fare a meno di ricredersi.

Insopportabili, ingombranti e stretti, terribilmente stretti.

Voleva tornare a casa, eccome se lo voleva.

Le mancava la sua casa, il suo fantasma...

Quanto avrebbe voluto rilassarsi con un bel bagno caldo in quel momento!

Persa nei suoi pensieri, sobbalzò e si preparò subito a combattere quando sentì un uomo toccarle piano una spalla.

Il suo pugno era chiuso e il busto mezzo girato; se è vero che con quell'abito li non potesse permettersi di calciare come si deve, le sue mani erano ancora libere, quindi...

«Signorina, cosa ci fate in giro da sola a quest'ora, è pericoloso, soprattutto per una bella donna come voi...» mormorò alle sue spalle una voce con un forte accento irlandese, familiare, ma al tempo stesso estranea.

Cordelia allora, intuendo non fosse pericoloso, si preparò a dirgli solo di farsi gli affari suoi, ma una volta che si fu voltata verso di lui, si ritrovò, suo malgrado, a fissare sotto shock la versione umana del suo capo.

La veggente guardò con occhi sbarrati il sorriso malizioso di Liam e il modo con cui stava decisamente tentando di filtrare con lei.

«Oh, Cavolo!» esclamò, facendolo ridacchiare a causa di quell'esclamazione poco femminile.

Oddio, sta sorridendo!

Siamo sicuri che lui ed Angel siano la stessa persona?

Lui è così... allegro!

Potrei decisamente avere un trauma nel ripassare alla versione depressa...

«Oh, perdonatemi se vi ho mancato di rispetto», le sorrise, «Mi chiamo Liam O’Connor» si presentò, baciandole la mano che però lei ritrasse quasi subito.

«Lo so» si lasciò sfuggire Cordelia, facendogli spalancare per un attimo gli occhi scuri.

«Come prego?»

Possibile che si fosse già fatto una reputazione anche in una cittadina grande come Dublino?

Inoltre, se l’avesse già incontrata, se ne sarebbe di certo ricordato, anche se avesse bevuto così tanto da non reggersi più nemmeno in piedi.

«Niente, niente! T... Vi ho solo confuso con un mio... con mio fratello!» esclamò nervosa, ricordandosi all'ultimo momento la versione ufficiale che sia lei che il vampiro, avevano studiato per spiegare il loro girare insieme.

Liam la fissò perplesso, ma allo stesso tempo incuriosito da quella donna così insolita, i suoi modi di fare lo affascinavano, non aveva mai incontrato qualcuno così.

«Io temo proprio di dover tornare a casa, sa... mio fratello mi aspetta e...  Arrivederci, è stato un piacere conoscervi!» esclamò infine, per poi quasi correre via da lui, pregano nel frattempo che Angel non si fosse accorto della sua assenza.

Speranza vana, poiché non appena ebbe aperto la porta della loro stanza se lo ritrovò di fronte a braccia incrociate e con un espressione seccata sul volto.

Manco fosse mio padre, pensò.

«Non ho fatto nulla di male, va bene?» si difese, prima che lui potesse aprire bocca.

Mai fidarsi di chi parla ancor prima di essere accusato...

«Ah, no? Allora perché improvvisamente la mia mente è stata invasa da un ricordo di te e me nella piazza di Dublino?» rispose accigliato, preoccupato di quanto ora il futuro sarebbe potuto cambiare.

«Non lo so, forse a causa dello stress?» gli suggerì Cordelia, ridacchiando leggermente quando lui scosse la testa sconfitto.

Il vampiro sbuffò, ma essendo troppo assonnato, decise di lasciar cadere l'argomento, volendo solo essere pronto a ciò che sarebbe successo l'indomani notte.

Era già notte inoltrata quando Angel, aspettando che Liam tornasse a casa, si nascose in un vicolo buio a pochi isolati da casa di suo zio.

Certo, avrebbe anche potuto attenderlo all’uscita della taverna, ma non erano più a Galway e nonostante fossero poche le persone che circolavano ancora a quell’ora, erano comunque troppe per non accorgersi di eventuali urla.

Immerso nei suoi pensieri, il vampiro fece quasi un salto quando il suo alter ego gli passò davanti, per sua sfortuna sorretto da un amico.

Angel si sforzò invano di ricordare il nome di quel ragazzo, ma non ci riuscì, l’unica cosa che ricordava era il fatto che quel giovane fosse stato uno dei pochi amici con un minimo di buonsenso che avesse mai avuto e che fosse stato sempre disposto ad ascoltare i suoi sfoghi contro suo padre, senza mai interromperlo.

No, non voleva rischiare di ferirlo e attirare Liam nel vicolo, avrebbe sicuramente richiamato l’attenzione del giovane.

Maledizione, come avrebbe fatto ora?

Sbuffando frustrato, iniziò a seguirli di nascosto e quando, dopo aver salutato il suo sosia il ragazzo se ne andò, Liam era ormai a pochi passi dal portone di casa.

Gli occhi ormai gialli di Angel, brillarono per un attimo nel buio, poi, dopo aver preso un profondo respiro, corse verso il ragazzo, afferandolo per la gola.

«Ehi! Ma che...» brontolò il giovane, per poi sbarrare gli occhi quando si trovò faccia a faccia con il demone.

Anche gli occhi di Angel si spalancarono per un momento, ma scuotendo violentemente la testa e imponendosi di rimanere calmo, ritrovò subito la lucidità.

«C-Chi diavolo s-sei?» balbettò Liam, non riuscendo tuttavia a capire se quello che stesse vedendo fosse reale o solo un illusione dettata dall’alcol.

«Diciamo che sono la tua coscienza...»

 

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Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Angel è in una brutta situazione e fa fatica ad agire razionalmente, vedersi di nuovo umano e capire così in che modo abbia buttato via tutta la
sua vita, non gli fa molto piacere e lo rende anche alquanto nervoso...
Cordelia poveraccia è costretta ad aspettarlo tutto il giorno nella locanda e quindi non è difficile capire perché, nonostante tutte le
raccomandazioni di Angel, si sia voluta prendere un attimo di libertà.
Certo, è dispiaciuta per la situazione del suo capo, ma più di ogni altra cosa 
vuole tornare a casa.
In che modo si comporterà Angel con Liam, secondo voi?
Ringrazio tutti coloro che recensiscono e che recensiranno.
Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile ;)
Alla prossima ;)


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Capitolo 10
*** Il diavolo ***


 

Capitolo 9 – Il diavolo 

 
«C-Chi diavolo s-sei?» balbettò il giovane, non riuscendo tuttavia a capire se quello che stesse vedendo fosse reale o solo un illusione.

«Diciamo che sono la tua coscienza...» rispose Angel con un piccolo ringhio e storcendo il naso di fronte all’odore di alcolici che il ragazzo emanava.

Liam sbarrò gli occhi incredulo.

Ma che dia...

La sua coscienza?

La sua coscienza non poteva avere quell'aspetto!

«La mia coscienza?! Che cosa diavolo vuoi da me, razza di mostro?!» urlò isterico e cercando di liberarsi da quella presa mortale.

Il demone fece una smorfia, poi sollevando il suo sosia come se fosse un pupazzo, lo immobilizzò contro il portone della casa dello zio.

«Voglio che tu mi ascolti!» ringhiò, cercando di frenare il tremore alle mani, causato dal fatto che stesse in realtà stringendo il suo collo.

Cristo, ma perché devono capitare tutte a me?

Pensò, sentendo un groppo all'altezza dello stomaco.

Liam fissò tremante il volto deformato del mostro.

Era il diavolo!

Suo padre gli aveva detto che sarebbe finito male e lui non l'aveva ascoltato, ma ora il diavolo l'avrebbe portato all'inferno.

«Che cosa ho fatto? È per non essere andato in chiesa, vero?» piagnucolò Liam, sentendo anche lui una strana sensazione, oltre la paura, ovviamente.

Il vampiro lo fissò per un attimo incredulo.

«Che cosa? No!» esclamò infine, con un tono di voce più morbido, ma non lasciandolo andare.

Forse stava esagerando, ma che altre alternative aveva?

«Mi vuoi uccidere? Il prete della mia città dice che i demoni si nutrono dell'anima degli esseri umani» mormorò Liam spaventato, quando riuscì a sentire il suo fiato sul collo.

Angel scosse la testa, trattenendo una risatina.

« Padre Frederic è sempre stato un idiota e comunque no, non voglio ucciderti» confessò, allentando un po’ la presa sul collo, quando sentì che stava iniziando a far fatica a respirare.

«Vuoi portarmi all'inferno?» gli chiese terrorizzato, tremando visibilmente quando diede un'altra occhiata alle sue zanne affilate. 

«No!» urlò in risposta, iniziando seriamente ad arrabbiarsi e alzando gli occhi al cielo quando Liam si fece il segno della croce.

«Che cosa vuoi da me, allora? Con quell'aspetto ripugnante non puoi che voler...», si interruppe quando Angel riprese a ringhiare.

«Qui sono io che faccio le domande, ragazzino. Quindi...», prima però che potesse terminare la frase, il vampiro sentì uno sparo e subito dopo un dolore lancinante alla spalla destra.

Ringhiando per il dolore, suo malgrado fu costretto a lasciar andare il suo alterego, che dopo averlo fissato perplesso, alzò la testa verso l’alto notando così suo zio che fra le mani stringeva un fucile ancora fumante.

Liam, nel frattempo, sobbalzò quando sentì il portone alle sue spalle aprirsi e la mano dello zio afferrarlo per le spalle, cercando di tirarlo dentro, ma si spaventò ancor di più quando sentì il mostro bloccare la porta con il braccio e cercare di afferrarlo.

«Sta lontano demone! Non puoi entrare in una casa dove non sei invitato!» urlò Cáel in preda al panico e spingendo con tutte le sue forze lo stipite della porta.

Angel tuttavia riuscì a varcare la soglia deglutendo come alla vista della faccia spaventata dello zio, gli tornarono in mente tanti brutti ricordi.

È impossibile, come ha fatto a entrare?

«Mi serve soltanto il tuo sangue» ansimò dopo un po', indicando Liam e cercando di rimanere lucido, mentre il suo sangue stava pian piano cadendo sulla moquette.

Il proiettile che l'aveva colpito era molto più grosso di quelli a cui ormai si era abituato e faceva anche un male cane.

«Vai a mordere qualcun altro, demone» disse la voce di una ragazza, che raggiungendo suo padre con una spada in mano, diede mostra di un coraggio ammirevole.

Il vampiro alla sua vista spalancò gli occhi e fece un passo indietro.

Gli umani osservarono la scena scioccati.

Che motivo poteva mai avere un demone grande e grosso come quello di temere una semplice ragazzina?

«Moirin...» mormorò il vampiro, facendo si che le bocche delle tre persone che gli stavano innanzi si spalancassero.

Realizzato ciò che aveva detto, Angel si coprì la bocca con le mani, come se ciò bastasse a cancellare le parole pronunciate, ma ormai era troppo tardi...

«Come fai a... conoscere il mio nome?» domandò lei, questa volta molto più che preoccupata.

Il vampiro fece un passo indietro, afferrando con la mano sinistra la maniglia della porta.

Era pronto a scappare.

Moirin allora fece un passo verso di lui, scrutandolo attentamente con la testa leggermente piegata verso destra.

C'era qualcosa che...

«Hai un aria vagamente familiare...» disse lentamente, facendolo sudare freddo e appiattire ancor di più contro la porta.

La tensione che si stava accumulando fra loro, si sarebbe quasi potuta tagliare con un coltello.

«Moirin, sta lontano da lui!» ordinò, spaventato suo padre.

«Chi sei?» continuò la fanciulla sempre più vicina, con un cipiglio sul volto e, nonostante tutto, senza mollare la spada.

«Sarebbe stato più opportuno chiedermi cosa fossi, non chi fossi» la corresse, vedendola sbarrare gli occhi al suono della sua voce, ora molto più chiara di prima.

Il vampiro deglutì rumorosamente.

Come poteva riconoscerlo?

Insomma è vero, non si era mai guardato allo specchio né fotografato con la sua faccia da demone, ma anche solo toccandosi la fronte, era sicuro che fosse quasi impossibile che qualcuno potesse ricollegare quel volto ai suoi bei lineamenti umani.

Anche se...

Moirin l'aveva già fatto.

 

Dublino, Irlanda – 1754

 

Una volta dissanguato suo zio, Angelus si leccò soddisfatto le labbra rese rosse dal sangue.

Era stato divertente, ma quel che avrebbe fatto ora lo sarebbe stato molto di più, pensò con un sorriso maligno stampato sul volto e salendo lentamente le scale che portavano al piano superiore e quindi, alla camera di sua cugina.

La dolce Moirin, la sua preferita, dopo Kathleen.

Chissà se anche lei l'avrebbe scambiato per un angelo...

No, non l'avrebbe fatto, ghignò e le sue zanne per un momento brillarono alla luce argentata della luna.

Con passo felpato, il demone entrò nella stanza della ragazza, leccandosi impaziente le labbra quando la vide rannicchiata fra le coperte, ancora addormentata.

Il vampiro trattenne una risata, possibile che non avesse sentito le urla del padre?

Si ricordava che avesse sempre avuto un sonno alquanto pesante, ma mai avrebbe pensato fino a questo punto!

Come uno squalo, girò lentamente attorno al suo letto, le scostò piano i capelli dal viso e poi con uno scatto le coprì la bocca con una mano.

A quel punto, con il cuore a mille, Moirin si svegliò, fissandolo il suo assalitore con gli occhi spalancati, come quelli di un uccellino davanti a un serpente.

Angelus prese un profondo respiro, estasiato.

L'odore della paura, Dio quanto gli piaceva.

«Shh, piccola, non sono un ladro, cosa potrebbero pensare mamma e papà se ti metti a urlare?» ridacchiò, usando senza rendersene conto una frase che con lei, Liam aveva pronunciato frequentemente quando lei l'aveva visto rientrare dalla finestra alle prime luci del mattino.

La ragazza mormorò qualcosa di indistinto, e curioso di cos'avesse da dire, il demone la lasciò libera di parlare.

«Liam?» domandò, facendogli spalancare per un secondo gli occhi dalla sorpresa.

Questo era stato decisamente... inaspettato.

Senza preavviso, Moirin si trovò di fronte di nuovo il bel volto di suo cugino, ma nonostante lo riconobbe come tale, notò con orrore che la luce perversa negli occhi gialli di prima, non aveva affatto lasciato il suo sguardo ma anzi, si era fatta più intensa.

«Sono curioso, come hai fatto a indovinare?» chiese sinceramente interessato, sedendosi sul bordo del suo letto.

La ragazza artigliò le lenzuola, appiattendosi contro la testiera; era paralizzata dalla paura.

«L-la tua frase» confessò con un filo di voce e pregandolo con lo sguardo di non farle del male.

Angelus sorrise divertito.

Gli umani...

«Oh, Moirin, purtroppo questa volta temo di non poterti accontentare» disse, fingendo di essere dispiaciuto.

La giovane ebbe un sussulto.

«Perché? Cosa ti è successo Liam? Dov'è finito il ragazzo che conoscevo?» domandò disperata, guardandolo implorante con le lacrime agli occhi e cercando di scorgere nei suoi una qualche traccia di umanità.

«È morto» rispose lui con noncuranza, leccandole il collo e facendola così tremare.

«Liam t-ti prego...» singhiozzò, quando sentì la punta delle sue zanne pungerle la pelle.

«Ti prometto che non sentirai niente» sussurrò al suo orecchio, affondando velocemente i denti nella sua carne e provocandole, tutto sommato, poco dolore.

Infatti questo era l'unico privilegio concesso a chi in vita l'aveva sempre amato, senza mai disprezzarlo.

Questo e nient'altro...

 

«La tua voce...» mormorò a pochi centimetri dalla sua faccia.

A quel punto, vedendola così pericolosamente vicina al demone, Liam decise di intervenire avvicinandosi piano alla cugina.

«Moirin, ti prego, allontanati da lui>> la implorò, sfregandosi forte gli occhi, come per eliminare la visuale leggermente sfocata.

«La sua voce...» continuò lei, sempre più turbata e iniziando a far due più due.

Merda, pensò Angel.

«Non è possibile, ma tu...», prima che potesse finire la frase, il vampiro fece scattare la maniglia dietro di lui, correndo più veloce che poteva lontano da quella casa. 


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Salve a tutti, mi dispiace di aver tardato, ma in questo periodo purtroppo non ho avuto molto tempo per scrivere.
In ogni caso ora eccomi qua ;)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non preoccupatevi per Angel, finirò presto di maltrattarlo xD
Beh, che ne pensate dell'incontro con Liam?

Vi anticipo che nel prossimo capitolo i due avranno modo di parlare, cosa pensate si diranno?
Angel lo avvertirà o no del futuro che lo attende?
 

Alla prossima ;)

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Capitolo 11
*** Sangue del mio sangue ***


 

Capitolo 10 – Sangue del mio sangue 


Dopo essere andato a farsi medicare da Cordelia, Angel aveva deciso di ritornare da Liam e concludere una volta per tutte quella maledetta faccenda. 

Così, silenzioso come un gatto, si era arrampicato fino alla finestra della stanza del giovane che, ignaro di tutto, dormiva tranquillamente. 

«Liam?» lo chiamò dopo un po', scuotendo per una spalla e chiedendosi se dopo una sbornia del genere, anche lui sarebbe stato così difficile da svegliare. 

Il ragazzo mugugnò qualcosa di indistinto e si girò, come se nulla fosse, dalla parte opposta alla sua. 

A quel punto, gli occhi gialli del vampiro brillarono di frustrazione e dalla sua bocca sfuggì un piccolo ringhio e come per miracolo, il giovane saltò in piedi in fretta e furia rischiando quasi di cadere per terra.

«Sto ancora sognando, non è vero?» mormorò speranzoso e con la voce impastata dal sonno.

Angel alzò gli occhi al cielo, ma scosse la testa.

Così, dopo essersi sfregato bene gli occhi, già più lucido di qualche ora prima, Liam sembrò rendersi veramente conto di cosa gli stesse davanti e dalla sua bocca uscì un verso strozzato.

«E io che pensavo di essermi sognato tutto» gemette, iniziando a sudare freddo e facendo istintivamente un passo indietro.

«Non dovresti bere in quel modo, lo sai, vero?» lo rimproverò il demone con un tono di voce strano e facendogli alzare un sopracciglio perplesso.

«Chi sei, che cosa vuoi da me?» gli domandò impaurito, ma allo stesso tempo confuso.

«Sono la tua coscienza, ricordi?» ribatté prontamente, con un sorriso amaro.

«Ma sei un po' troppo tangibile per essere una coscienza» protestò Liam, notando la macchia di sangue sulla sua spalla e ricordando il modo in cui le mani della sua coscienza gli avessero stretto la gola.

Angel sospirò, pensando che forse sarebbe stato meglio trattare con lui quand'era ubriaco, anche se così facendo molto probabilmente non avrebbe potuto ricordarsi niente di ciò che avesse da dirgli.

Non che ora fosse pienamente sobrio, ma meglio di niente, no?

«Non hai importanza chi io sia. Chi sei tu, piuttosto? No, non c'è bisogno che tu mi risponda, ti conosco molto meglio di quanto tu creda, Liam... E so che non sei altro che un ubriacone e un puttaniere, sempre in lite con suo padre» parlò, girando lentamente intorno alla stanza e mettendogli così ansia.

«P-padre? Come fai a sapere di mio padre» domandò di rimando con un filo di voce e con il cuore che gli batteva a mille, turbato dalle cose che quella creatura sembrasse sapere di lui.

L'aveva forse spiato?

Era venuto per punirlo?

Suo padre gli aveva detto che fosse un peccatore e che sarebbe finito all'inferno.

Lui non gli aveva creduto, ma ora il diavolo era venuto a prenderlo...

«Lo so e basta, come so anche che il tuo comportamento sia tutto finalizzato a farlo infuriare e a far si che ti noti» continuò Angel, lasciandolo completamente a bocca aperta.

Quest'informazione non poteva averla semplicemente intuita, il modo in cui ne parlava poi...

Sembrava quasi capire come si sentisse e questo era semplicemente assurdo e impossibile.

Che gli stesse leggendo nella mente?

«Io...»

«Ma così facendo, lasciamelo dire ragazzo, stai buttando via tutta la tua vita!» disse con un ruggito e trattenedosi dall'afferrarlo per la gola; perché non capiva?

Quel suono, fece a spaventare Liam a tal punto, che il ragazzo corse traballante verso la porta della stanza, sussultando spaventato quando la mano di Angel gli si parò davanti.

«Non voglio morire, lasciami in pace!» urlò allora con una nota d'isteria nella voce e deglutendo rumorosamente quando se lo ritrovò a pochi centimetri dal viso.

Cosa gli avrebbe fatto ora?

«Tu non hai la minima idea di cosa darei per essere di nuovo come te!» continuò il vampiro con rabbia e scaricando tutta la sua frustrazione sul povero ragazzo.

Liam diede un'altra occhiata schifata al suo volto deformato; il demone era forse invidioso del suo aspetto?

Di certo non sarebbe mai riuscito a trovarsi delle belle ragazze con quella faccia!

«Per avere di nuovo un bel viso?» lo sfidò allora con coraggio, sorridendo arrogantemente e ricevendo in risposta un altro ringhio.

La voglia di Angel di colpirlo era sempre più forte.

«Non è questo il punto, se lo volessi potrei ritornare quando voglio al mio volto umano» confessò, massaggiandosi la base del naso con pollice e indice.

Cosa aveva fatto di male per finire in quella situazione?

Ok, sarebbe stato meglio non rispondersi...

«E allora perché non lo fai? Perché così mi puoi fare più paura?» sibilò seccato e non sapendo perché diavolo stesse sfidando in quel modo la sorte; anche se per qualche assurdo motivo, sapeva che il demone non gli avrebbe torto un capello.

C'era qualcosa di familiare in quella creatura...

«Credimi, ragazzo, tu non vuoi che lo faccia» lo ammonì il vampiro, sempre in modo sincero e provando ad immaginare cosa sarebbe successo se avesse accontentato Liam.

«Ma che differenza farebbe in ogni caso? Non hai più paura di me» parlò ancora fra sé e sé, molto più che combattuto.

«Beh, signora coscienza», sputò,«preferirei avere una faccia con cui parlare, piuttosto che questa cosa» mormorò schifato, indicandogli il volto deformato.

Angel a quelle parole chiuse gli occhi e quando li riaprì, il loro colore, così come i suoi lineamenti, era cambiato.

Liam emise un verso strozzato e sotto shock, rimase a fissare a bocca aperta quello che sarebbe potuto essere il suo riflesso.

Già, peccato che nella stanza non ci fossero specchi...

«Beh, ora ce l'hai, contento?» sibilò, cercando di nascondere così il proprio turbamento.

Liam si sfregò gli occhi, ma nonostante questo il volto che gli stava davanti non cambiò.

Gli girava la testa ed era impossibile che ciò che vedesse fosse reale, a meno che, naturalmente, non avesse avuto a sua insaputa un gemello malvagio e perlopiù demone, eppure Angel era li, proprio davanti ai suoi occhi.

«T-tu... Tu s-sei...» balbettò, senza voce e facendo si che il vampiro scuotesse la testa sconsolato.

«No, stai solo cercando di ingannarmi!Tu sei un demone, sei malvagio e vuoi corrompere il mio animo»

«Si, sono un demone, ma sono stato anche un uomo tanto tempo fa, proprio come te» 

«Perché non ti limiti a uccidermi? Si può sapere cosa diavolo vuoi da me? Perché hai assunto il mio aspetto, per quanto ancora mi tormenterai?» domandò, in preda alla confusione più totale.

«Non voglio farti del male, non più di quanto non te ne faccia già da solo» disse con una smorfia, alludendo al suo stato.

C'era una qualche possibilità che Liam sarebbe potuto cambiare se l'avesse avvisato del futuro che l'attendeva?

Lo avrebbe ascoltato, avrebbe capito?

Ma soprattutto, in che modo sarebbe cambiata la storia se Darla non l'avesse vampirizzato?

Quante migliaia di vittime innocenti sarebbero state risparmiate?

I poveri abitanti di Galway...

Suo padre, sua madre, sua sorella...

Drusilla...

Spike...

Jenny...

Tutto il male che aveva causato, sarebbe scomparso?

E che ne sarebbe stato di lui?

E di Buffy?

Per quanto odiasse ammetterlo, sapeva che molto probabilmente senza il suo aiuto sarebbe morta e di conseguenza, il Maestro sarebbe stato libero di seminare distruzione indisturbato.

La stessa croce che le aveva regalato, l'aveva salvata più volte dal morire dissanguata...

E Wesley e Cordelia, che ne sarebbe stato di loro?

Doyle si sarebbe sacrificato ugualmente per salvare i mezzi demoni dal flagello?

Non lo poteva sapere, sapeva soltanto di non essere in grado di prendere una decisione di questo genere.

Certo, avrebbe potuto decidere per la sua vita, ma per quanto riguardava quella degli altri?

La sua mano destra, si infilò nella tasca del cappotto, accarezzando con tristezza il piccolo sacchetto che gli aveva dato Cordelia.

Wesley, come sempre del resto, aveva pensato a tutto e le sue parole erano state chiare: il passato non doveva essere cambiato.

Come essere umano era stato stupido, aveva disprezzato e buttato all'aria tutta la sua vita e Liam avrebbe fatto lo stesso e così come aveva fatto lui, solo più tardi sarebbe stato in grado di capire il suo errore e di ricordare con malinconia i giorni in cui il cuore gli batteva forte nel petto.

«Mi dispiace...» mormorò allora all'orecchio del suo doppio e in quella frase era contenuto tutto il suo dolore.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia confuso, la testa gli girava terribilmente e non desiderava altro che arrivasse il giorno, perché al sorgere del sole, sarebbe stato finalmente sobrio e sarebbe stato perfettamente in grado di farsi quattro risate su quell'incubo.

Immerso nei suoi pensieri, Liam fece un salto quando, con la coda dell'occhio vide il diavolo prendere un coltello e avvicinarlo pericolosamente al suo braccio.

Come un matto, iniziò a dimenarsi, tentando disperatamente di liberarsi da una presa troppo salda per le sue misere forze umane.

Il mostro aveva finalmente deciso di lasciar stare le parole ed ora si apprestava ad ucciderlo.

Per la prima volta nella sua vita, Liam sentì davvero la necessità di pregare e dalla sua bocca uscì un urlo strozzato quando la lama gli tagliò il polso e nonostante la ferita non fosse né grande né profonda, quel gesto bastò a terrorizzarlo.

«Mi dispiace...» ripeté il vampiro, iniziando a raccogliere il liquido rosso in una boccetta.

Le sue mani tremavano e il profumo del suo sangue lo travolse come un fiume in piena, risvegliando in lui il mostro.

Ancora poco, ancora poco e sarà tutto finito...

Pensò, prendendo il sacchetto di Wesley dal cappotto e versando un po' del suo contenuto sulla testa di Liam che nel frattempo non aveva osato muoversi.

«Nostro padre non ti odia Liam, non l'ha mai fatto e nel profondo del tuo cuore lo sai. Ti vuole bene, così come ti vogliono bene la mamma e Kathy» sussurrò al suo orecchio, nonostante sapeva che non si sarebbe ricordato nulla di quel che gli aveva detto.

Liam fece un sorriso involontario a quelle parole.

Suo padre non gli voleva bene, Malachy, così come faceva lui del resto l'odiava e questo non sarebbe cambiato soltanto perché un mostro che aveva assunto il suo aspetto aveva cercato di ucciderlo.

Kathy avrebbe continuato a volergli bene e sua madre, beh sua madre, avrebbe continuato a dar ragione a suo padre, come ci si aspettava da una brava moglie.

Mano a mano che i secondi passavano, le palpebre di Liam diventavano sempre più pesanti e la faccia del suo sosia sfocata.

L'ultima cosa che vide, fu lo sguardo di rimprovero negli occhi del vampiro, poi crollò a terra addormentato.

Angel rimase immobile per alcuni minuti, guardando con tristezza la sua versione più giovane e più che consapevole che, dopo l'incontro con Liam, avrebbe rimuginato parecchio.

Poi però, si costrinse ad afferrare il ragazzo da sotto una spalla e sollevandolo di peso lo portò a letto provando una certa invidia nel notare la sua espressione serena.

Lui non riusciva a trovare pace neppure nei sogni e Liam purtroppo sarebbe vissuto sereno ancora per poco.

Lentamente si diresse verso la finestra, mettendo un piede sul bordo e lanciando un ultima occhiata al suo doppio.

«Addio» disse semplicemente, racchiudendo in quella piccola parola mille significati; poi saltò, scomparendo nell'ombra e cercando di convincersi di aver fatto la cosa giusta.

 

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Salve a tutti, come al solito mi scuso per il ritardo, ma oltre ad aver avuto dubbi su come scrivere questo capitolo, in queste ultime settimane son stata sommersa da mille impegni...

La storia è ormai quasi alla fine, il prossimo capitolo sarà l'epilogo e dopo ciò (almeno per quanto riguarda questa fic xD) finirò di tormentarvi, lo prometto ;)

Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che l'incontro fra Angel e Liam non vi abbia deluso :)

Ringrazio di cuore kasumi per aver commentato e tutti coloro che eventualmente decideranno di darmi un parere ;)

Alla prossima ;)


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Capitolo 12
*** Epilogo ***


 

 

Epilogo

«Perché diavolo non possiamo chiedere a tuo padre di aprire la porta?» domandò scocciata Cordelia, che nonostante avesse avuto di nuovo i suoi vecchi vestiti, stesse facendo non poca fatica a salire fino alla finestra della camera di Liam.

«Non voglio cambiare il modo in cui ci siamo lasciati» rispose lui con semplicità, come se fosse la cosa più ovvia del mondo e aiutandola a salire.

«Ti potrebbero arrestare un giorno, lo sai?» protestò lei, con un sorriso buffo che lo fece ridacchiare.

«Dopotutto è casa mia e non stiamo neppure facendo nulla di male, non ancora almeno...» si giustificò, alzando gli occhi al cielo quando lei lo guardò in modo scettico.

Una volta entrati, stando ben attento a non far rumore e facendo segno a Cordelia di non muoversi, Angel raggiunse la camera dei suoi genitori, lanciando velocemente una polverina sulle loro teste e mormorando alcune parole in latino.

Era triste il fatto che suo padre avrebbe dimenticato tutti i progressi fatti nel loro rapporto, ma d'altronde sarebbe stato troppo pericoloso anche per lui ricordare ciò che era avvenuto.

E poi in che modo lo avrebbero trattato sapendo cosa sarebbe diventato?

Immerso nei suoi pensieri, Angel fece un balzo allarmato quando sentì dei passi dietro di lui.

«Kathy...» mormorò sollevato, riconoscendo all'istante la sorella e facendole un piccolo sorriso, felice in cuor suo di poterle dire addio prima che dimenticasse tutto.

La bambina fece un passo verso di lui, sbadigliando rumorosamente e abbassando lo sguardo per la vergogna quando ripensò al modo in cui l'aveva trattato durante il loro ultimo incontro.

Quando era andato via, non era neppure riuscita a salutarlo ed ora non voleva commettere lo stesso errore.

Quindi, prendendo un profondo respiro, gli si gettò fra le braccia, stringendolo forte a sé.

Piacevolmente sorpreso da quello slancio d'affetto improvviso, Angel le accarezzò piano la testolina castana e le baciò la fronte.

«Stai andando via?» gli chiese lei, scostandosi leggermente dal suo petto freddo.

Il vampiro le sorrise con tristezza ed annuì con le lacrime agli occhi, non poteva sopportare l'idea che fra tre anni sarebbe...

No, Kathleen non sarebbe morta.

«Kathy, ho bisogno che tu mi prometta una cosa» iniziò combattuto e inginocchiandosi alla sua altezza.

Quello che stava per dirle, andava contro tutto ciò che é logico e razionale.

La bambina lo fissò preoccupata e quando vide una lacrima scendere dai suoi occhi scuri, gli porse timidamente il suo fazzoletto, portandolo però a lacrimar ancor di più.

Non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine della sua morte.

Il suo corpo senza vita adagiato contro la porta, il viso pallido, il collo insanguinato...

«Oh, Kathy» gemette, abbracciandola stretta e affondando il viso nella sua piccola spalla.

Lei gli passò una mano fra i capelli; le faceva ancora effetto vedere quanto fossero corti e strani.

Dopo un attimo, Angel si costrinse a scostarsi leggermente dalla sorella, doveva cercare di ridarsi il contegno necessario per poterle riferire quella che sarebbe stata letteralmente una frase di vitale importanza.

«Kathleen, è necessario che tu mi ascolti attentamente... Fra tre anni io... Verrà un giorno in cui ti chiederò di entrare in questa casa», la bambina fece per parlare, «No, aspetta, lasciami finire. Kathy, qualsiasi cosa ti dica, qualsiasi cosa io faccia, tu non devi ascoltarmi e soprattutto non devi invitarmi in questa casa» le raccomandò il vampiro, mortalmente serio.

La piccola sembrava confusa.

«Non hai bisogno di sapere il perché, solo... Ricordi il mostro che son diventato una settimana fa?», lei annuì, rabbrividendo leggermente, «Ecco, io non voglio spaventarti, ma se non mi ascolterai, ti troverai a che fare con qualcosa di gran lunga peggiore di quello»

Angel fece un profondo respiro, poi fece un passo verso Cordelia che nel mentre aveva già iniziato a preparare l'incantesimo.

«Liam, dove andrai adesso?» domandò la bambina con urgenza, aggrappandosi al suo braccio quando lo vide voltarle le spalle.

«Tornerò a casa»

«Ma è questa casa tua!» protestò lei con un adorabile broncio e facendolo ridacchiare.

«Farai come ti ho detto?» le chiese a voce bassa e accarezzandole piano una guancia e cercando di frenare il fiume di tristezza che lo stava per investire.

Questa sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe vista.

All'improvviso però, nella stanza si udì il debole suono di una scarica e poi dal nulla comparve un portale.

L'incantesimo era riuscito.

«Angel dobbiamo andare» gli ricordò Cordelia, dispiaciuta di aver dovuto interrompere quella bellissima scena e dicendosi che probabilmente dopo quell'episodio, il vampiro avrebbe rimuginato per una settimana.

Angel, con le lacrime agli occhi, si costrinse a lasciare la mano di Kathy, poi, dopo averle rivolto uno sguardo carico d'affetto, le diede le spalle e scomparve insieme all'amica nel portale.

 

«Angel! Cordelia!» esclamò Wesley, rischiando seriamente un infarto quando vide i suoi amici apparire dal nulla nell'ufficio del vampiro e sentendosi tuttavia soddisfatto nel vedere che il suo incantesimo aveva funzionato.

«Ah, odio i portali!» si lamentò la veggente, poco felice di essere atterrata di culo sul pavimento.

Non sarebbe potuta cadere sopra Angel?

Almeno le avrebbe ammortizzato l'impatto...

Il vampiro si guardò intorno spaesato, poi spalancò gli occhi.

«Kathy!» urlò, correndo più veloce che poteva verso uno dei libri di Wesley, più precisamente verso l'intero volume dedicato ad Angelus.

L'ex-osservatore guardò la veggente in ceca di risposte, ma lei si limitò a scrollare le spalle.

«No!» urlò all'improvviso il vampiro, lanciando con tutte le sue forze il libro contro la parete e facendo sobbalzare i suoi dipendenti, sorprendendoli ancor di più quando, senza che potesse far nulla per impedirlo, cadde in ginocchio, portandosi le mani sul volto.

«Oh, Kathy, perché non mi hai ascoltato?»

 

«Angel?»

«Lasciatemi in pace, mi serve solo un altro po' di tempo» mormorò il vampiro con un filo di voce, strizzando più volte gli occhi quando gli amici accesero la luce del suo studio.

«Si certo, perché non... non... Ah!» urlò Cordelia, tenendosi la testa con entrambe le mani e evitando di cadere a terra solo perché Angel riuscì ad afferrarla in tempo.

«Una ragazza... e un ragazzo, sulla sedicesima... saranno sbranati dai vampiri se... non faremo in tempo» riuscì a dire a corto di fiato e massaggiandosi le tempie doloranti.

Angel fece un profondo sospiro, poi, lanciando un'occhiata a Wesley, si diresse verso l'armadietto delle armi, afferrando un paletto e un'ascia.

Sapeva che non avrebbe potuto salvare tutte le persone che aveva ucciso né cancellare tutti i crimini commessi in passato.

Perché per quanto fosse orribile, era cosciente del fatto che facessero parte di lui e che fossero state proprio quelle azioni terribili ad averlo portato a trasformarsi da un perdigiorno ubriacone a un campione.

Sì, per quanto si sarebbe sforzato non avrebbe mai potuto cambiare il passato, ma forse, avrebbe ancora potuto fare qualcosa per il futuro.

 

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Salve a tutti, scusate per il ritardo, ma in questo periodo (come sempre xD) son stata sommersa da mille impegni.

In ogni caso, dopo otto mesi la mia prima storia su Angel è finalmente conclusa :)

Passiamo al capitolo...

Allora, Angel è fin troppo consapevole che anche Kathy dovrebbe dimenticare, ma come tutti ben sappiamo nessuno di noi è sempre in grado di fare la cosa giusta.

Liam è sempre stato molto legato alla sorella, ne abbiamo una prova grazie ai flashback e credo che Angel non si sia mai perdonato per averla uccisa e vedendola prima di partire, non è stato in grado di guardarla negli occhi senza fare nulla e di continuare a vivere con la consapevolezza di non aver nemmeno provato a salvarla.

Teniamo poi in considerazione che tutto il resto della famiglia non avrà memoria di quanto accaduto e Kathy è solo una bambina, quindi anche se provasse a raccontare ciò che è successo, difficilmente qualcuno le crederebbe.

Detto questo, perché ha ignorato l'avvertimento di Angel?

Non dimentichiamo che siamo nel millesettecentocinquanta e dato che Liam verrà vampirizzato fra tre anni, è comprensibile che dopo tutto questo tempo e pensando che il fratello fosse tornato dal mondo dei morti per lei, Kathy si sia completamente dimenticata delle sue parole.

Che altro dire?

Spero che questa storia vi sia piaciuta e che vi abbia trasmesso qualcosa :)

Un ringraziamento speciale a tutti i lettori e in particolar modo a tutti coloro che con le loro recensioni mi hanno dato lo spunto per continuare a scrivere.

A presto ;)

Dreamerchan


 

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