Santa Claus is coming to Dalton

di Ari_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day#1_White Christmas ***
Capitolo 2: *** Day#2_Are you okay? ***
Capitolo 3: *** Day#3_Revelation ***
Capitolo 4: *** Day#4_Best. Fight. Ever. ***
Capitolo 5: *** Day#5_Love is in the air ***
Capitolo 6: *** Day#6_Extraordinary Merry Christmas ***
Capitolo 7: *** Day#7_Raise your hand ***
Capitolo 8: *** Day#8_Stars' light ***



Capitolo 1
*** Day#1_White Christmas ***


Titolo: White Christmas
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Thadastian soprattutto, accenni di Seblaine a senso unico ù.ù
Prompt: Lunedì 17; Il calore del camino...
Lunghezza: 2700 parole
Note: Ho deciso di partecipare a questa week – anziché con OS – con una mini-long Natalizia *-* Si tratta di una AU ambientata nella seconda stagione poco dopo Teenage Dream. La AUità sta nel fatto che c’è già Sebastian. Sclero alla fine :’)
 
 
 
 
 

#1_White Christmas

 
 
 
“Ragazzi! Volete cercare di mantenere la calma?!”
 
Erano cinque minuti buoni che Wes sbatteva energicamente il martelletto di legno onnipresente a tutte le riunioni dei Warblers sul suo supporto, cosa che tuttavia non sembrava sortire alcun effetto. Il ragazzo cercò vanamente un appoggio da David, che dal canto suo aveva già rinunciato da tempo alla causa di mettere a tacere i presenti e ora lo fissava con un’aria del tutto rassegnata.
La sala prove era come sempre: ordinata in apparenza, caotica in pratica.
 
Thad era seduto alla sinistra di Wes,intento a picchiettare le dita sul tavolone di legno davanti a loro con tanta dovizia che non sarebbe stato improbabile rinvenirvi i solchi delle sue unghie.
Come sempre, il suo sguardo era puntato sul divano opposto all’ingresso dove – allegramente circondati da qualche matricola sorridente – erano seduti Blaine e Sebastian.
 
Non che a Thad importasse qualcosa di dove stava seduto Blaine.
Ma neanche Sebastian, naturalmente neanche Sebastian. Sebastian che stranamente si guardava bene dallo sbattere le palpebre e perdersi la visuale di Blaine – di una parte specifica di Blaine, in realtà – con il classico sorrisetto che faceva quando era convinto che avrebbe ottenuto ciò che voleva da un momento all’altro- ...con il classico sorrisetto che faceva sempre.
 
Blaine dal canto suo sogghignava in un modo inquietante, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi che – sfidando ogni legge della fisica – tendevano a prendere la forma di due imbarazzanti cuoricini. Che la cosa fosse dovuta alla presunta spia alla quale avevano offerto un cappuccino qualche settimana prima era cosa nota a praticamente tutti i Warblers; quando Thad l’aveva fatto presente a Sebastian – non senza una certa soddisfazione – lui aveva alzato le spalle e aveva detto che non era un problema per lui: ormai aveva quel capriccio e avrebbe pestato i piedi fino a quando non gli sarebbe capitata tra le mani una preda più interessante.
Tipico di Smythe e davvero, Thad si era odiato per aver osato sperare di vederlo cedere, per una volta.
 
Jeff, Nick e Trent erano sul divano di fronte, con Trent che si malediva mentalmente per essersi seduto in mezzo a quei due.
La verità è che non c’era Warbler che non temesse la loro vicinanza; se non altro gli scherzi idioti che non sembravano poter fare a meno di inventare generalmente coinvolgevano soltanto loro due, lasciando puntualmente tutti gli altri a fissarli con aria stranita mentre sghignazzavano o litigavano per motivi ignoti al resto del genere umano.
 
Sebastian si fece un po’ più indietro e squadrò diligentemente tutta la schiena di Blaine. Thad spalancò gli occhi e strappò il martelletto dalle mani di Wes, sbattendolo rumorosamente sul tavolo.
 
“Thad! Usa il supporto per il martello! Se rompiamo i tavoli sottrarranno i soldi della riparazione ai fondi del Glee- ” Thad gli lanciò un’occhiataccia talmente penetrante che il ragazzo si ammutolì istantaneamente, mentre buona parte delle matricole smetteva di parlottare e fissava con una certa soggezione i tre oltre il tavolo del Concilio.
Sebastian sollevò distrattamente lo sguardo, rivolgendo un’occhiata annoiata davanti a sé, cosa che fece sbattere un’ultima volta il martelletto a Thad. Più forte di prima anche se no, non ce ne sarebbe stato bisogno.
 
“Thad? Guarda che stiamo ascoltando.” Gli fece presente Trent, mentre cercava di impedire a Jeff di tirare un pugno a Nick. Sebastian sembrò farsi improvvisamente più interessato e gli rivolse uno dei suoi tipici sorrisetti strafottenti, al che Thad distolse lo sguardo.
 
“Sì...Uhm- ”
“Ad ogni modo,” lo interruppe Wes, riappropriandosi del suo martelletto “abbiamo convocato questa riunione straordinaria per un motivo, ragazzi.” Blaine si lasciò scivolare sullo schienale del divano con un sospiro sognante, rendendo impossibile a Sebastian continuare a fissargli il fondoschiena. Il ragazzo roteò gli occhi.
“Stento a trattenere la mia curiosità.” Commentò, mentre David prendeva la parola.
 
“Natale.” Disse semplicemente.
Nick incurvò le sopracciglia con aria scettica. “Natale?”
Jeff batté le mani, entusiasta. “Natale!”
Blaine rivolse un sorriso ebete al pavimento sotto di lui.
I’m dreaming for a white Christmas...” Alcuni dei Warblers aprirono la bocca per accompagnare Blaine in quella sua nuova iniziativa canora, fin troppo abituati a dover essere sempre pronti ad attaccare con i loro onnipresenti coretti da un momento all’altro. Peccato che Wes indicò minacciosamente con il martelletto chi sembrava in procinto di farlo.
 
Non assecondate il pazzoide.” Intimò, mentre David riprendeva la parola.
“Come sapete, la nostra scuola è famosa per osservare e valorizzare le tradizioni. E non solo in campo di impostazione musicale.” Wes annuì.
“Esattamente. Ed è per questo che noi del Concilio abbiamo pensato di dedicare tutta la settimana al Natale e alla sua celebrazione, per entrare nel vero spirito di questa festa e salutare chi di noi passerà le vacanze a casa.”
Un brusio di approvazione si sollevò dalla fila delle matricole; non che la cosa avesse particolare importanza: si agitavano praticamente per qualsiasi cosa. David era comunque abbastanza sicuro di aver preparato un discorso che contenesse sufficienti volte la parola tradizioni da non sollevare troppe polemiche.
 
“...Cioè dovremmo dedicare una settimana allo spirito Natalizio? Non mi sembra una cattiva idea.” Commentò Trent, mentre buona parte dei presenti annuiva vigorosamente.
Thad incontrò inavvertitamente lo sguardo di Sebastian, che alzò ironicamente la mano. Come se si fosse mai fatto problemi a prendere la parola quando e come gli pareva.
 
, Sebastian?”
“Mi sfugge il motivo per cui dovremmo fungere da portatori di gioia e pace universale, in realtà.” Ovvio. Naturale che Sebastian Smythe avesse qualcosa da contestare anche su una stupida iniziativa all’insegna di renne e palline colorate.
“È solo un modo per passare produttivamente la settimana prima di Natale, non ci vedo niente di così terribile. Tu cosa ne pensi, Blaine?” Lui continuava a guardare per aria, sorridendo in un modo vagamente inquietante. Thad alzò gli occhi al cielo.
 
Blaine?!”
“Eh? Oh! Sì. Appoggio quello che ha detto David.” Decretò alla fine, andando sul sicuro: David era decisamente il più affidabile, e comunque lui era troppo fuori di sé per prendere seriamente parte a quella riunione.
Blaine Anderson – mentre continuava a canticchiarsi Teenage Dream in testa – era fermamente convinto di aver offerto un cappuccino al suo futuro marito, due settimane prima. Perché sì, Blaine era abbastanza categorico nelle sue idee: gli era bastato vedere una singola volta il ragazzo del McKinley High venuto a spiare il loro Glee Club per potersi già dichiarare totalmente innamorato da lui.
Tutto ciò, seguitando a non accorgersi del modo insistente nonché vagamente inquietante con cui Sebastian lo fissava dalla mattina alla sera.
 
“Okay, ragazzi. Da quanto mi sembra di capire la proposta è approvata? Sì?”
Tutti i Warblers alzarono la mano, compreso Trent – finalmente sorridente, dal momento che Nick e Jeff avevano finito di punzecchiarsi propendendo per la più allettante idea di sedersi l’uno sulle gambe dell’altro. L’unico che non sollevò il braccio – cosa che non sorprese minimante Thad – fu Sebastian.
 
“...Okay. Dato che ti senti così lontano dallo spirito Natalizio credo sia il caso di infondertene un po’, Sebastian.” Lui incrociò le braccia al petto, sorridendo.
“E come me lo vorresti infondere esattamente, Harwood? Sentiamo.” Thad socchiuse la bocca, per poi serrare ermeticamente la mascella sotto lo sguardo divertito di Sebastian. Doveva seriamente smetterla di fare il suo gioco.
“Beh, ad esempio potresti iniziare accendendo il camino qui in aula canto. Stasera potremmo esibirci in una canzone Natalizia e sono sicuro che con la luce del fuoco sarebbe tutto più d’effetto.” Sebastian, per qualche motivo, sembrava enormemente divertito dalla cosa.
 
“Cioè io dovrei mettermi ad accendere un camino? Molto divertente, davvero.”
“Ed è esattamente quello che farai, Sebastian. Sarebbe ora che iniziassi a fare qualcosa di concreto per questa squadra- ”
“Intendi a parte farvi vincere le Provinciali, immagino?” Ribatté prontamente, guardandosi intorno come se fosse circondato da un branco di folli che non avevano la più pallida idea di quanto stava dicendo.
Wes alzò gli occhi al cielo, rigirandosi in mano il suo amato martelletto.
 
“Sebastian, è deciso. Scegliti uno di noi che ti faccia compagnia e falla finita.” Thad spalancò gli occhi, fissando il Warbler al suo fianco.
“...Credi davvero che sia necessario un sostegno morale per accendere il fuo- ”
“Ottimo. Sceglierò Blaine.” E davvero, Sebastian Smythe non si sarebbe mai abbassato ad un’occupazione tanto indegna quale l’accensione di un camino, ma al momento il suo cervello aveva già associato quel sacrificio con la possibilità di finire finalmente nelle mutande di Anderson, quindi sì, era uno sforzo che poteva fare.
 
“Per te va bene, non è vero?” Blaine sospirò con aria sognante, facendo gli occhi dolci al tappeto sotto di loro.
Blaine?”
“Sì! Sì, cravatta rossa e bordino a strisce.”
“...Cosa?”
“Cosa?”
 
 

***

 
 
Alla fine il Concilio deliberò che il camino avrebbe dovuto essere acceso un’ora prima dell’esibizione, in modo che i tronchetti fossero già ben bruciacchiati e conferissero alla sala la consona atmosfera Natalizia che cercavano, indispensabile per la canzone che avrebbero improvvisato prima di cena.
 
Sebastian si presentò in aula canto alle cinque: naturalmente tutti gli altri studenti erano allegramente presi dalle più disparate attività extrascolastiche, e invece lui era lì, con l’incombenza di accendere uno stupido caminetto.
Stava giusto considerando l’alternativa di fregarsene altamente e anticipare di mezz’ora il suo allenamento di lacrosse, quando si rese conto di non essere solo nella stanza.
E beh, naturalmente non era solo nella stanza: il disgusto per l’attività che avrebbe svolto di lì a poco era stato tanto grande da fargli dimenticare il succo della questione, ovvero il suo ultimo e più divertente obiettivo: farsi Blaine Anderson.
 
Si diresse tranquillamente verso il caminetto, parzialmente coperto dal divano dietro il quale aveva sentito Blaine muoversi, probabilmente intento ad armeggiare con dei tronchetti di legno.
Peccato che, con grande disappunto di Sebastian, quello non era affatto Blaine.
 
“...Harwood?! Si può sapere cosa ci fai qui?” Thad alzò di scatto gli occhi dalla bottiglia d’alcol che stava fallimentarmente tentando di aprire, per poi incontrare lo sguardo vagamente infuriato di Sebastian, cosa che lo compiacque parecchio.
“Ciao, Sebastian. Non sei felice di vedermi?”
“Non immagini quanto.” Sbottò, senza curarsi di nascondere il suo sarcasmo. Thad roteò gli occhi.
“Sei sempre così simpatico- ”
“Dov’è Blaine? Avevamo deciso di vederci qui dieci minuti fa.”
“E io dovrei saperlo perché...?”
Sebastian si domandò distrattamente se la carne umana – quella di Thad Harwood in particolare – potesse essere considerata un buon combustibile, per poi realizzare che non poteva semplicemente dare fuoco a qualcuno, per quanto la cosa fosse estremamente allettante.
 
“Sono due intere settimane che provo a farmelo e incomincio a perdere la pazienza.” Commentò fra sé e sé, mentre storceva il naso all’idea di dover toccare i tronchetti di legno che Thad aveva portato da chissà dove.
“Te l’ho detto: gli piace il ragazzo del McKinley che è venuto qui l’altro giorno. Tutto il gruppo ha cantato Teenage Dream... Dove diavolo eri?”
“Con un tizio dell’ultimo anno. E comunque, come ti ho già ripetuto più di una volta, questo non è assolutamente un problema per me.” Thad infilò alcuni pezzi di legno nel caminetto.
“Beh, a quanto pare lo è per Blaine.” Sebastian sbuffò divertito, senza dare il minimo segno di avere intenzione di abbassarsi a dargli una mano.
“È  solo molto ingenuo. Finirà per cedere, come tutti gli altri.” Constatò senza particolare entusiasmo, mentre Thad riusciva finalmente a svitare il tappo della bottiglia di alcol e ne versava un po’ sui tronchetti.
 
“Si può sapere dove hai preso quella roba?”
“Se tu facessi qualcos’altro in questa scuola a parte cercare di portarti a letto qualunque cosa respiri, ad esempio parlare con gli altri, sapresti che all’ultimo piano c’è una specie di deposito pieno di roba inutile, tra cui l’occorrente per accendere i camini che- Perché non mi stai aiutando?!” Sebastian lo guardò con aria estremamente divertita.
“Non sono venuto nella scuola privata più costosa di questo buco di città per fare la domestica, Harwood.” Thad sbuffò e lo afferrò per la manica della giacca, strattonandolo verso il basso. Sebastian, preso alla sprovvista, perse l’equilibrio e stramazzò in ginocchio di fianco a lui.
 
“Fai la tua parte e basta, Sebastian. E considerati fortunato che ti sto dando una mano dato che Blaine ti ha dato buca!”
Non doveva guardarlo. Non doveva girarsi verso di lui e dargli quella soddisfazione perché era ovvio, sapeva benissimo che Sebastian aveva gli occhi fissi su di lui. Thad finse di avere ulteriori problemi con il tappo della bottiglia e sul serio provò, provò con tutte le sue forze ad ignorarlo.
Fino a quando non diventò impossibile.
 
“Cos’hai da guardare?” Sbottò – senza riuscire sembrare tanto infastidito quanto avrebbe voluto – intercettando il sorrisetto del ragazzo di fianco a lui. Glielo avrebbe volentieri tolto dalla faccia a suon di ceffoni. Quanto lo odiava.
“Si può sapere che- ”
“Sai, ho appena realizzato che io e te non abbiamo ancora fatto sesso.” Okay, doveva aver capito male. Doveva per forza aver capito male.
“C-Cosa?”
 
“Penso che sia per via del fatto che sei un enorme rompipalle e la maggior parte delle volte vorrei prenderti a calci, altrimenti non  mi spiego come ho fatto a non pensarci prima. Dove e quando? Non c’è bisogno di ringraziarmi.” Thad spalancò la bocca e appoggiò la bottiglia di alcol da qualche parte alla sua destra, mentre la testa iniziava a girargli vorticosamente.
 
“Tu- Che- Tu sei malato!” Sebastian gli sorrise come se gli avesse fatto il migliore dei complimenti.
“Ansia da prestazione?”
“Sebastian! Non sono gay!”
“Sì, l’hanno detto in così tanti in questa scuola che ha smesso di essere divertente. Soprattutto quando due minuti dopo si ritrovano magicamente senza pantaloni- Harwood? Dove stai andando?”
Sebastian lo guardò alzarsi in piedi alla velocità della luce, girare i tacchi e avviarsi verso la porta al grido di “Vaffanculo, Sebastian!”, tutto ciò sotto il sorrisetto divertito del suo interlocutore.
 
Non che vedere Thad scappare lo divertisse... be’, in realtà lo divertiva. Lo divertiva immensamente. Dopotutto era davvero un rompiballe, e il fatto che non si sopportassero reciprocamente stimolava Sebastian a fare di tutto per rendersi più molesto del solito. Non che quella fosse la prima volta che gli rivolgeva una battutina del genere, ma sul serio, era esilarante come si imbarazzasse ogni volta più della precedente.
 
La porta della sala prove sbatté e lui scosse la testa, lanciando una rapida occhiata ai tronchetti che lo circondavano. Storse il naso e si rialzò in fretta, sistemandosi con attenzione il blazer: di sicuro non avrebbe portato in lavanderia la sua divisa a causa di Thad Harwood, i suoi stupidi legnetti e la mania generale di celebrare lo spirito natalizio. Stupido spirito natalizio.
 
Sebastian non si disturbò nemmeno a spostare i tronchetti da davanti al camino spento ed uscì direttamente dalla stanza lasciata da Thad una manciata di minuti prima: se il Concilio ci teneva tanto, allora sarebbero venuti Wes e David ad accendere il fuoco.
Aprì la porta dell’aula canto con una certa energia, e per poco non rischiò di sbatterla in faccia a Blaine.
 
Già, Blaine.
Che da giorni si aggirava per la scuola come se avesse appena assistito all’apparizione terrena di un qualche spirito divino.
“Blaine, ciao. Alla buon’ora!” Blaine sembrava più felice del solito. Il che sfiorava l’inquietante.
 
“Ehi! Hai già finito con il fuoco? Io sto andando al Lima Bean... con Kurt! Mi ha scritto che deve parlarmi di una cosa importante!” Sebastian contenne a stento il senso di nausea provocatogli da tutto quello zuccheroso entusiasmo e si sforzò di sorridergli, ripetendosi mentalmente che Blaine aveva un bel sedere e quindi valeva la pena fare quel sacrificio.
 
“...Sì. E quindi questa- cosa con Kurt ti ha fatto dimenticare che dovevamo incontrarci mezz’ora fa per accendere il camino?” Blaine inarcò le sopracciglia, sinceramente stupito.
“Cosa? Thad è venuto in camera mia dopo pranzo a dirmi che avevi cambiato idea e te ne saresti occupato da solo. Per questo non sono venuto.” Spiegò velocemente, stringendosi nelle spalle.
 
“Comunque so che al pomeriggio hai il corso di lacrosse... Se vuoi possiamo occuparcene io e Kurt!” Si offrì, mentre il sorriso imbambolato di trenta secondi prima tornava al suo posto. Sebastian annuì, piuttosto confuso.
“Okay! Io vado allora. Ci vediamo all’esibizione... Magari convinco Kurt ad unirsi a noi!” Aggiunse con aria sognante. Blaine si voltò verso le scale e si avviò a grandi passi, fischiettando allegramente Teenage Dream. Sebastian fissò il suo fondoschiena fino all’ultimo, per poi sogghignare tra sé e sé.
 
Thad, eh?”
 

***

 
 
 
 

 
Eccoci qua :)!
...In realtà non ho molto da dire, a parte che mi sto divertendo un sacco a scrivere questa piccola storiella di Natale *-* Sarà che quest’anno sento particolarmente l’atmosfera delle feste (determinata dal fatto che yay, ho un albero di Natale! L’anno scorso non abbiamo avuto tempo di farlo così l’ho disegnato e appeso al muro :’D #sadness). Quindi sì, spero che come inizio vi sia piaciuto *-*
Buone feste a tutti , e a domani :) <3
_Ari
Per qualunque cosa, mi trovate sempre qui :) http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl

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Capitolo 2
*** Day#2_Are you okay? ***


Titolo: Are you okay?
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Klaine, un po’ tutte
Prompt: Martedì 18; Cioccolata in tazza
Lunghezza: 2600 parole
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#2_Are you okay?

 
 
 
“Non so davvero come ringraziarti!”
Esclamò Blaine, per quella che era più o meno la novantesima volta da quando, il giorno prima, Kurt l’aveva aiutato ad accendere il camino – di sicuro lui non poteva farlo da solo vista l’altissima infiammabilità del suo gel – per poi prendere parte all’esibizione Natalizia che i Warblers avevano programmato in mattinata.
 
Il suo Kurt era davvero un ragazzo adorabile.
Beh, non era ancora propriamente suo, ma Blaine era fermamente convinto che non avrebbe saputo resistere alle invidiabili doti da spasimante che da sempre avevano costituito la sua arma vincente – non che avesse mai avuto un ragazzo, ma quello era un dettaglio trascurabile; quindi sì, si trattava solo di una questione di tempo.
 
Kurt, dall’altro capo del telefono, sospirò leggermente.
“Non devi ringraziarmi, l’ho fatto volentieri.” Blaine aggrottò le sopracciglia. Di punto in bianco, Kurt non sembrava più lo stesso ragazzo felice e spensierato che due settimane prima aveva assistito alla loro esibizione di Teenage Dream.
Sembrava quasi... triste, o in pensiero per qualcosa.
 
Blaine fissò il vuoto per qualche secondo prima di spalancare gli occhi: certo, naturalmente c’era qualcosa che non andava, per quale motivo altrimenti si sarebbe comportato in quel modo così strano? Era un pessimo futuro fidanzato.
 
“Kurt... Cosa c’è che non va?” Lui prese un profondo respiro.
“Blaine, io- io devo trasferirmi alla Dalton. Almeno per qualche mese.” Blaine per poco non ruzzolò giù dal letto.
“A partire da quando?”
“A partire da subito.” Blaine ruzzolò giù dal letto.
 
“Blaine? Sei ancora lì?”
“E-Eh? Sì! Sì, certo. Quindi tu- ”
“Domani il mio trasferimento sarà effettivo. È da un po’ che io e la mia famiglia ci organizziamo per riuscirci: non te ne ho parlato subito perché non eravamo ancora sicuri di poterci permettere la retta completa.”
“Oh. Uhm- ”
“A domani? Devo mettere in valigia le ultime cose. Buonanotte.”
“B-Buonanotte Kurt.”
 
Quando qualche minuto più tardi Wes tornò in camera a prendere i suoi libri per la prima ora – la quotidiana riunione del Concilio si era tenuta molto presto, quella mattina – desiderò con tutto il cuore di non averlo mai fatto.
Blaine Anderson era sdraiato sul pavimento della stanza che condividevano, con il telefono attaccato all’orecchio e l’aria di chi ha appena avuto una rivelazione mistica.
 
“...Blaine?”
Sentendosi chiamare, si voltò verso la sua direzione. Lentamente. Wes era praticamente sicuro di aver già visto una cosa del genere in qualche film horror particolarmente brutto.
 
“Blaine Hummel-Anderson. Non suona meravigliosamente?”  
 
Wes corse via.
 
 

***

 
 
“Non la trovate un’iniziativa splendida?”
“Io la trovo solo una gran stronzata.” Commentò Sebastian, con la solita aria tra il perplesso e l’annoiato che aveva quando l’argomento di conversazione non era se stesso, lo Scandals o il sedere di Blaine.
 
“Possibile che non ti vada mai bene niente, Sebastian?”
“Forse questo dipende dal fatto che girare per la scuola con una stupida cioccolata in mano è più o meno la peggiore cazzata del secolo dopo la vostra ridicola esibizione di ieri? Harwood, non mi metterò a ‘regalare qualcosa di dolce a chi è importante per me’.
 
Ed era stata più o meno quella la delibera del Concilio in mattinata: in onore dello spirito Natalizio, ogni membro del gruppo avrebbe dovuto condividere una cioccolata in tazza con chi all’interno della squadra era particolarmente importante per lui; in modo da aumentare la complicità nel gruppo ed entrare nello spirito delle feste. Sebastian roteò gli occhi.
“Non capisci che – oltre ad essere la stronzata del secolo – questa ‘idea’ porterà a delle stupidissime faide interne? Mi sono fatto praticamente chiunque in questa stanza: dovrei preparare un barile di cioccolata?” Wes sbatté con impeto il suo martelletto, cercando di sedare il mormorio che l’ultima affermazione di Sebastian aveva suscitato.
 
“Okay, basta. Diciamo che questa iniziativa è facoltativa, va bene così? Lo farà solo chi ne ha voglia.” Rettificò Thad, che di tutto aveva voglia fuorché rimettersi a litigare con Sebastian.
Prima di tutto perché quello che era successo il giorno prima gli bastava ed avanzava da lì all’eternità, e in secondo luogo qualcosa gli diceva che per lui era meglio stargli lontano. Tipo, il più lontano possibile.
 
“Ragazzi, calma. Non abbiamo ancora chiesto il parere di Blaine!”
“David... no.” Disse semplicemente Wes, battendogli una mano sulla spalla con fare confortante.
Un cenno del capo bastò a David per rendersi conto della precarietà della situazione: Blaine sembrava uno strano incrocio tra un maniaco seriale e se stesso in un negozio di papillon (o di prodotti per capelli, a scelta), il che spiegava l’inquietante alone di vuoto che lo circondava, con gli altri Warblers che si tenevano ad una certa distanza di sicurezza da lui.
Eccezion fatta per Sebastian, ovviamente.
 
“Blaine?”
“Ragazzi, tra pochissimo arriverà Kurt- ”
Blaine! È la quinta volta che ce lo dici nel giro di mezz’ora: abbiamo capito!” Lui sospirò sognante, del tutto incurante delle occhiatacce scocciate che stava ricevendo da praticamente tutta l’aula canto.
 
“Sappi che pretendo almeno due tazze di cioccolato.” Fece Jeff, lanciando un’occhiata dall’altra parte dell’aula ed incrociando lo sguardo di Nick, che gli sorrise all’istante. Sebastian emise un verso esasperato, alzandosi dalla sua postazione affianco al sedere di Blaine.
“Okay, se permettete lascio questa stanza prima che le vostre smancerie da pensionati mi facciano venire il diabete.”
 
Quando uscì dalla porta, Thad iniziava seriamente a chiedersi quale cavolo di problema avesse Sebastian con il Natale. Poi scosse la testa, perché dopotutto per quale motivo avrebbe dovuto importargli?
 
 

***

 
 
“È permesso?”
Kurt sussultò, e per poco non lasciò cadere la piccola foto incorniciata che stava sistemando sul comodino.
In realtà non si aspettava che qualcuno sarebbe andato a fargli visita quella sera: dopotutto non era arrivato da più di due ore, e gli era stato detto che le prove dei Warblers di solito si dilungavano anche dopo cena.
Nonostante questo, un po’ ci sperava che Blaine sarebbe venuto a salutarlo.
 
“Entra pure.” Kurt sorrise verso l’ingresso della sua stanza, e non poté fare a meno di intenerirsi alla visione del suo amico con il pigiama standard della scuola, i capelli leggermente arruffati e l’aria un po’ persa che ultimamente aveva spesso quando parlavano, anche se Kurt non se la sapeva davvero spiegare.
Blaine accostò la porta con un piede, tenendo qualcosa dietro la schiena.
 
“Ehi! Hai finito di disfare i bagagli?”
“Ho appena iniziato in realtà: sai, i miei vestiti devono essere messi via con la dovuta cura.” Blaine annuì con un certo impeto, avanzando verso di lui.
“...Quindi la tua prima notte alla Dalton. Nervoso?” Kurt gli sorrise: era qualche tempo che la cosa gli veniva spontanea solo con Blaine nelle vicinanze.
“Un po’. Spero che il mio compagno di stanza non abbia abitudini strane- ”
“Chi, Jeff? Nah. Al massimo potrebbe sparire per qualche ora con Nick, ma ti assicuro che c’è di peggio.”
Kurt annuì, appoggiando sul letto il pigiama della scuola che avrebbe a sua volta dovuto indossare più tardi: sperava solo che il materiale fosse abbastanza decente da non irritargli la pelle.
 
“Sei stato carino a passare.”
“Ti ho portato una cosa.” Annunciò entusiasta Blaine, mentre toglieva con teatrale lentezza la mano da dietro la schiena.
“Eccola qui! Cioccolata in tazza.”
“Cioccolata in tazza?”
“Sì. L’obiettivo del giorno per celebrare lo spirito Natalizio era offrire una tazza di cioccolata a una persona a cui vogliamo bene. Per cui eccomi.”
 
Blaine gliela porse con un sorriso incoraggiante e – benché una parte del cervello di Kurt non facesse che calcolare una stima approssimativa dell’esorbitante numero di calorie che quella bevanda doveva contenere – non si sentì davvero di rifiutare. Non dopo che Blaine aveva implicitamente confessato di volergli bene, cosa che gli stava causando una tachicardia non indifferente.
“Grazie, Blaine. Se l’avessi saputo prima te ne avrei preparata una anch’io.” Blaine arrossì, Kurt era quasi sicuro di questo.
 
“D-Davvero?”
“Certo... Ehi, ma questo è un bicchiere del Lima Bean?”
“Beh, sì. Ci hanno detto di offrire una tazza di cioccolata ma la tizia della mensa non ci fa usare la macchinetta, così sono andato a prenderla là.”
Kurt annuì e sorrise, perché era la cosa più carina che qualcuno faceva per lui da... nessuno aveva mai fatto qualcosa di così carino per lui, a dire il vero. Kurt sospirò, sedendosi sul bordo del letto con la sua cioccolata non-così-calda tra le mani. Blaine si accigliò, mettendosi subito al suo fianco.
 
“Stai bene? È per la cioccolata?”
“Eh? No! Assolutamente no, sei stato adorabile a portarmela.” Blaine arrossì di nuovo, ma questa volta Kurt non se ne accorse, intento com’era a fissare il pavimento.
“Allora che cosa c’è che non va?” Lui sospirò di nuovo e si voltò verso il suo amico, senza poter fare a meno di sentirsi vagamente in colpa.
“È solo che mi dispiace aver lasciato i miei amici ed essere costretto a vedere di meno la mia famiglia. Non fraintendermi: questo posto è meraviglioso e sono felicissimo di essere qui con te e con gli altri- ”
“Kurt. Non devi giustificarti; è normale sentirsi così all’inizio.” Blaine mise istintivamente una mano sulla sua e Kurt trasalì.
“Vedrai che presto andrà meglio. Intanto questa settimana potresti unirti alle nostre celebrazioni Natalizie, tanto per distrarti un po’.”
 
Kurt annuì in fretta, sforzandosi di apparire più disinvolto possibile alla sensazione delle dita di Blaine che sfioravano le sue, così, come se fosse la cosa più comune da fare con il tuo migliore amico gay e in tutta probabilità non interessato a te in quel senso, nonostante tutti i tuoi viaggi mentali in merito. Concentrazione, Kurt.
 
“Grazie, Blaine.” Lui sorrise di nuovo, e Kurt si ripromise mentalmente di trovare un modo gentile per chiedergli di non farlo tanto spesso: aveva ancora abbastanza dignità per cercare di preservarsi dallo sbavargli addosso.
“Sei proprio sicuro di non volere che resti qui?” Scosse la testa, dopo aver bevuto un primo sorso della sua cioccolata – Dio, quant’era che non se ne concedeva una?
 
“No, tranquillo. Finirò di disfare le valigie e mi metterò subito a letto.”
“...Le valigie?” 
“Pensavi sul serio che ce ne fosse solo una?” Blaine aggrottò le sopracciglia per un momento.
 
“No. No, in effetti.”
 
 

***

 
 
“Okay, dieci passi a destra.”
“Dieci a destra? Sei sicuro?”
“Certo che sono sic- ”
Aaah!! Oh, cazzo!”
“Sta zitto! Vuoi che ci scoprano?” Bisbigliò Jeff nell’indefinita oscurità che – secondo i suoi calcoli – doveva essere più o meno l’aula canto.
 
Non che vagare a tastoni nel buio lo divertisse, ma non era esattamente l’orario più indicato per aggirarsi tra i corridoi della Dalton, a meno che lo scopo ultimo non fosse quello di finire in detenzione a vita.
In ogni caso – tra le prove dei Warblers e la loro naturale tendenza all’insanità mentale – Jeff e Nick avevano avuto la brillante idea di trovarsi per una cioccolata di mezzanotte. Se solo avessero messo in conto il fatto che non avrebbero potuto accendere la luce sicuramente non... no. L’avrebbero fatto in ogni caso.
 
“Guai a te se fai cadere la mia tazza.”
“La nostra tazza, vorrai dire. E comunque non ci sarebbe problema se tu conoscessi davvero la pianta della stanza, invece di parlare a caso.”
“Io conosco la pianta della stanza, Nick.”
“Certo. È proprio per questo che mi sono appena rotto una gamba sbattendo contro non so cosa.”
“...Neanche mia nonna si lamenta tanto. Dai, fai un altro passo av- ah!”
“Oddio Jeff, sei tu?”
Noo! Come ti salta in mente!? ...Ma è gelata!”
“Cosa pretendevi? Sono andato a prenderla al Lima Bean prima di cena- ”
“Okay, ma non progettavo di farmela tirare addosso!”
“Non l’ho fatto apposta...”
 
Jeff roteò gli occhi nel buio, mentre la casacca del pigiama gli si attaccava sulla pelle dove la cioccolata l’aveva bagnata, vale a dire praticamente ovunque. Okay, magari poteva ammettere che non era stata esattamente la migliore delle loro trovate.
 
Poi, in modo del tutto radicale e inaspettato, Jeff cambiò idea.
 
Fu un attimo; per la precisione quello in cui un paio di mani che decisamente non erano le sue gli si andarono a posare sulle spalle e poi più in basso, per accertarsi dell’entità del danno provocatogli da quella benedetta cioccolata.
Nick aveva agito istintivamente: non era strano per loro; fino a qualche anno prima la loro principale occupazione era saltarsi addosso e prendersi a pugni, solo... le cose sembravano essere cambiate, ultimamente. 
Ed era chiaro in momenti come quello, quando lui lo toccava e Jeff rimaneva in silenzio. Non che di per sé rappresentasse un particolare rilevante per tutti, ma lo era di sicuro quando si parlava di Jeff perché beh, fondamentalmente Jeff non taceva mai.
 
Nick non si allontanò, per il semplice fatto che l’effetto che sembrava avere su di lui lo incuriosiva, così come lo incuriosiva il suo improvviso desiderio di lasciare le proprie mani proprio lì dove si trovavano per tutto il tempo possibile.
Non fu ben sicuro dell’origine del suo tuffo al cuore nel sentire quello di Jeff sotto le sue dita, o del fatto che improvvisamente si trovassero vicini. Decisamente molto vicini-
 
“Si può sapere cosa diavolo state facendo?”
La luce dei grandi lampadari di cristallo scattò illuminando tutta l’aula canto e – come in una reazione istintiva – i due ragazzischizzarono l’uno lontano dall’altro.
“S-Sebastian? Cosa ci fai qui?” Lui inarcò le sopracciglia, fissando con aria scettica la macchia di cioccolata sulla maglietta di Jeff.
 
“Potrei farvi la stessa domanda... Cosa che non farò, perché fondamentalmente non me ne frega un accidente. Buonanotte ragazzi, io mi faccio un giro allo Scandals.”
Jeff e Nick rimasero immobili, per qualche ragione insolitamente imbarazzati dalla situazione.
“Spengo la luce?” Chiese, con uno dei suoi soliti sorrisetti ammiccanti.
“No- Noi stavamo andando a letto.” Sebastian si strinse nelle spalle, salutandoli con un cenno del capo.
Jeff e Nick si scambiarono una rapida occhiata ansiosa, quella standard che vigeva quando Sebastian Smythe era nelle vicinanze.
Per un momento Nick si chiese se fosse il caso di riprendere il piccolo momento interrotto poco prima, per poi rendersi conto che non era possibile e inoltre... che senso avrebbe avuto?
 
“Nick?” Jeff lo disse in un sussurro strozzato, e per quanto lo riguardava era quasi sicuro che fosse arrossito.
“Sì?” Lui sbatté le palpebre, balbettando qualche suono privo di senso.
“Jeff? Hai bevuto?” Al che il ragazzo sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Avrei bevuto la cioccolata se non me l’avessi tirata addosso. Andiamo in camera? Io avrei anche il futuro marito di Blaine da conoscere.”
 
Imboccarono insieme il corridoio principale, muovendosi con tutta la circospezione del caso: naturalmente Sebastian non si era fatto problemi ad accendere ogni illuminazione possibile al suo passaggio.
Svoltarono l’ultimo angolo verso i dormitori, e per poco Jeff non si beccò un’altra cioccolata addosso.
 
“Thad!” Lui sgranò gli occhi, stringendo più forte la sua tazza per non farla cadere.
Beh, di tutto si aspettava tranne di trovare qualcun altro in giro per i corridoi a quell’ora. Anche se sì, in fondo avrebbe dovuto aspettarselo da Jeff e Nick.
“Ragazzi... Ehi.”
“Uh! Un membro del Concilio fuori oltre il coprifuoco...” Thad lanciò loro un’occhiataccia stizzita.
“Oh! Due non-membri del Concilio fuori oltre il coprifuoco.” In ogni caso, pensò che fosse meglio cambiare argomento: non ci teneva a sorbirsi una lavata di capo da Wes e David.
 
“Cosa combinavate?”
“Cercavamo di bere la nostra cioccolata- ”
“Sì, poi è arrivato Sebastian.” Thad spalancò gli occhi.
“...Sebastian?”
“Già. Stava andando allo Scandals, naturalmente.” Commentò Nick, appoggiandosi le mani sui fianchi.
Thad abbassò lo sguardo sul pavimento, mentre le dita sulla tazza di plastica iniziavano a tremargli leggermente. Jeff piegò la testa da un lato, confuso.
 
“E tu? Stai aderendo all’iniziativa del Concilio? Porti la cioccolata a qualcuno?” Lui rimase in silenzio per qualche istante, con gli occhi persi nel vuoto.
 
“...No. No, a nessuno.”
 
 

***

 
 
 
 

 
Eccoci qui *-*
Secondo giorno, secondo prompt. Anche oggi sono di fretta (tra i regali di Natale e le ventimila verifiche di questa settimana sto un attimo morendo, capitemi çç) quindi non mi dilungo tanto :(
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ne approfitto per ringraziare le 7 persone che hanno recensito il primo prompt *-*!! Mi dispiace di non aver avuto tempo per rispondere çç conto di rifarmi appena inizieranno le vacanze di Natale :)!
Un bacione a tutti (in particolare alla mia adorabile beta: non so cosa farei senza di lei), vi adoro *^*
A domani con il nuovo capitolo <3
_Ari
 
Come sempre, per qualunque cosa mi trovate sempre qui: http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl

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Capitolo 3
*** Day#3_Revelation ***


Titolo: Revelations
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Niff; Kurtbastian (non come coppia però :’))
Prompt: Mercoledì 19; Pattinare sul ghiaccio
Lunghezza: 2000 parole
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#3_Revelations

 
 
 
“Questa è la più bella iniziativa della settimana!”
Esclamò entusiasta Nick, mentre piroettava su se stesso a braccia spalancate – rischiando peraltro di tirare un ceffone a buona parte degli ignari avventori della pista. Jeff sbuffò una nuvoletta di vapore, sbattendo forte i denti e stringendosi le braccia attorno al corpo.
 
“N-Non so tu, ma questa smania di celebrare tutti gli aspetti delle feste mi-mi sta uccidendo. Cioè, amo il Natale, ma n-non sono di-disposto ad ibernarmi per questo.”
Nick si cimentò in un’altra piroetta, mentre Jeff rimaneva immobile ad una certa distanza di sicurezza – non ci teneva ad essere sfigurato dal suo migliore amico, grazie tante.
 
“Dovevi vestirti di più, genio. Non ti sei neanche messo i guanti!”
“Come facevo a sapere che avrebbe fatto così freddo, s-scusa?!” Protestò, scosso da un tremore un po’ più forte, mentre una folla di bambini urlanti gli passava affianco facendolo traballare. Nick inarcò le sopracciglia, cosa che fece sorridere Jeff perché con quelle si era spostato anche il bordo della sua ridicola cuffietta rossa.
 
“Chissà, magari perché è dicembre inoltrato e siamo su una lastra di ghiaccio?”
“Ah-ah. Il tuo sarcasmo è esilarante, davvero.” Nick roteò gli occhi – possibile che dovesse essere sempre così insopportabile? – e lo afferrò per un braccio, trascinandolo fino a bordo pista.
Raggiunsero la balaustra qualche istante più tardi – grazie a un goffo slalom attorno a Kurt e Blaine che passavano di lì proprio in quel momento.
 
“Dammi le mani.”
 
Jeff socchiuse la bocca, improvvisamente in preda ad un formicolio alle ginocchia che per una volta non sembrava dovuto al freddo. Nick aveva strani effetti su di lui ultimamente.
“E-Eh?” Il ragazzo sbuffò per l’ennesima volta e si limitò a prendergli le mani, stringendole tra le sue nel tentativo di scaldarle con il calore dei guanti di lana che – a differenza di Jeff – aveva avuto il buon senso di portarsi.
 
“Così va un po’ meglio?” Chiese Nick dopo qualche istante e, a forza di provare a scaldarlo, sembrava aver finito per alzare anche la propria temperatura. Inspiegabilmente, soprattutto a livello delle guance.
“...Molto meglio.”
 
“Voi due mi manderete in coma diabetico uno di questi giorni.”
Nick lasciò istintivamente le mani di Jeff, riuscendo in qualche modo ad arrossire ancora di più di quando non avesse già fatto.
“Voglio dire, perché non siete rimasti alla Dalton? Bastava chiedere, Nick: vi avrei lasciato la stanza.” Sebastian gli strizzò l’occhio, appoggiato alla balaustra di metallo che circondava la lastra ghiacciata, esattamente dove era rimasto tutto il pomeriggio dato che a suo dire pattinare era infantile.
 
“Non ci serve nessuna stanza, idiota.” Replicò Jeff, di nuovo tremante di freddo, cosa a cui Nick aveva intenzione di provvedere al più presto, appena fossero riusciti a togliersi Sebastian dai piedi.
“Fase di negazione? Ancora? Ragazzi, sul serio, scopate.”
 
“Chi è che deve scopare?”
Domandò allegramente Thad, che arrivava proprio in quel momento dal centro della pista e si fermava con una frenata in grande stile davanti a Sebastian: evidentemente aveva proposto al Concilio la pista di pattinaggio per un motivo, visto che a quanto pareva ci sapeva fare sul serio.
“Io e te?” Ribatté Sebastian con un sorrisetto, mentre Jeff e Nick ne approfittavano per pattinare silenziosamente verso l’uscita, nell’intento di fare una piccola pausa all’insegna di una buona bibita bollente e passando inosservati ai commenti del loro maligno compagno di squadra anche grazie all’arrivo di Kurt e Blaine.
 
“Voi due che cosa, ragazzi?” Chiese con un gran sorriso Blaine, senza dar segno di voler scollare il suo braccio dalla vita di Kurt. A Sebastian veniva seriamente da vomitare.
“...Noi due stavamo per farci un giro di pista.” Rispose prontamente Thad, ancora un po’ infastidito – sì, infastidito era la parola giusta, o qualcosa di simile – dall’ultimo tentativo di quel giorno da parte di Sebastian di fare sesso con lui.
 
No!” Ribatté impallidendo, cosa che non fece tuttavia desistere Thad, il quale l’aveva già tirato per il cappotto facendolo finalmente staccare da quella sua amata balaustra.
 
Sebastian barcollò.
Poi cadde miseramente al suolo.
 
Ne seguì un lungo momento di silenzio, non interrotto da altro se non l’allegra musichetta di sottofondo e gli schiamazzi dei bambini. E poi Blaine e Thad scoppiarono in una risata così fragorosa che per poco non rischiarono di perdere l’equilibrio e stramazzare al suolo a loro volta.
“Vi prego, ditemi che avete una macchina fotografica!” Sebastian sbuffò, lasciando che se la ridessero nella speranza che finissero per cadere sul serio; a quel punto nessuno l’avrebbe trattenuto dall’attuare la sua legittima vendetta.
 
“Quando avete finito...”
“Okay, questa la devo raccontare agli altri. Vieni al bar, Sebastian?”
No!” Oh, avrebbe decisamente preferito un didietro assiderato piuttosto che essere sfottuto dagli altri Warblers per tutto il resto dei suoi giorni. Perché diavolo non era rimasto in Francia?
 
“Come ti pare. Tu vieni, Blaine?” Il ragazzo sorrise, stringendo un po’ più forte la mano sul fianco di Kurt.
“Certo. Anche tu, vero?”
“...Uhm, vi raggiungo tra due minuti.” Thad e Blaine annuirono, l’uno tranquillo, l’altro vagamente rattristato, e proseguirono insieme verso l’uscita della pista.
 
E Kurt rimase solo con Sebastian.
 
Il ragazzo alzò gli occhi dalla lastra ghiacciata sotto di lui – d’accordo, doveva seriamente trovare il modo di alzarsi da lì se non voleva morire congelato – e incontrò lo sguardo di Kurt Hummel.
In tutta sincerità, Sebastian doveva ancora capacitarsi di come Blaine potesse davvero preferire quel ragazzino a lui: non l’aveva mai visto prima di quella mattina e – se fino a quel momento si era immaginato una specie di Dio sceso in terra – beh, era rimasto quantomeno sorpreso da quel Kurt Hummel che... che era stato l’unico a non ridere di lui, ora che ci pensava.
 
“Non potevi semplicemente ammettere che non sai pattinare invece di stare tutto il giorno attaccato alla balaustra?” Chiese Kurt, con un’aria di superiorità abbastanza simile alla sua da far sorridere Sebastian.
“E chi ti dice che non so pattinare, esattamente?”
“Il fatto che sei caduto cinque minuti fa e non ti sei ancora rialzato?” Sebastian scosse la testa, vagamente divertito dalla situazione.
 
“Come ho già detto, trovo che pattinare sia stupido.”
“Ti hanno mai detto che negare l’evidenza è infantile?”
“Ti hanno mai detto che la tua faccia è la cosa più gay di questo universo?”
 
Kurt lo fissò in silenzio per qualche secondo, come se lo stesse giudicando e avesse tutto il diritto di farlo.
Passò un altro lungo istante prima che allungasse una mano verso di lui; Sebastian fissò le dita coperte da un guanto di Dolce e Gabbana – oh, ovvio – che si protendevano in sua direzione, senza sapere cosa fare esattamente.
 
“Prendila.”
“Non ci penso neanche.” Kurt inarcò un sopracciglio, abbozzando un sorrisetto.
“Allora resta lì a gelarti il sedere e torna alla Dalton strisciando. Preferisci?”
Sebastian sembrò considerare l’ipotesi per un momento. Quale sarebbe stata la cosa meno umiliante? Trascinarsi sul fondoschiena fino all’uscita o accettare l’aiuto di quella sottospecie di manifesto da gay pride?
Alla fine, ritenne che farsi tirare su da Kurt non sarebbe stato poi così tremendo. Allungò il braccio, gli afferrò il polso e – nel tentativo di alzarsi più in fretta possibile – per poco non perse l’equilibrio un’altra volta.
 
“Perché?” Chiese semplicemente, senza smettere di fissare Kurt, che si strinse nelle spalle.
“Le persone che fanno battutine squallide come le tue mi fanno pena.” Disse in tutta tranquillità. E fu più o meno in quel momento che a Sebastian cominciò a piacere Kurt Hummel: non era facile per lui imbattersi in qualcuno abbastanza tosto da tenergli testa.
 
“Ah sì?”
“Certo. E poi voglio insegnarti a pattinare... e chiederti una cosa.” Sebastian ridacchiò.
“Prima di tutto, non ho intenzione di imparare a pattinare. E secondo: per me si può anche fare. Dimmi posto e ora e vedrò se non sono già impegnato con qualcun altro.”
In tutta risposta Kurt lo afferrò per un braccio, trascinandolo di peso in mezzo alla pista: non che Sebastian potesse fare molto per opporsi dato che se voleva stare in piedi doveva appoggiarsi a lui, e se si appoggiava a lui finiva inevitabilmente per muoversi in avanti.
 
Hummel- ”
“Ti vorrei far notare che hai appena ammesso di non saper pattinare. E ti prego, non provare a fare proposte strane.”
Sebastian – nel tentativo di mantenere l’equilibrio e di non aggravare la sua posizione – gli appoggiò entrambe le mani sui fianchi e beh, magari Blaine non era così fuori di testa ad essersi messo a sbavare su quel ragazzino. Kurt tentò di nascondere come poteva il disagio che provava nel sentire un tipo come Sebastian così vicino: dopotutto aveva una missione da compiere.
 
“Okay, domanda: ti piace Thad Harwood?”
Se solo non fosse stato così strettamente avvinghiato alla sua vita, Kurt era abbastanza sicuro che Sebastian sarebbe caduto a gambe all’aria; e quella volta non sarebbe stato per via della sua incapacità a mantenersi in piedi su un paio di lame di metallo.
 
Prego?”
“Non è una domanda così difficile.”
“Hummel, sei serio?”
“Tu gli piaci, e anche tanto se perde tempo a starti dietro; per cui mi chiedevo- ”
Io? Io che piaccio a Thad Harwood? Io e Thad Harwood ci odiamo. Non so che razza di funghi allucinogeni Blaine ti nasconda nel caffè per convincere uno come te ad andare oltre i baci, ma questa è seriamente la storia più assurda che abbia mai sentito.”
 
Kurt gli afferrò istintivamente il polso e sollevò di qualche centimetro le suemani– non avrebbe potuto giurarlo, ma sospettava che le avesse fatte scendere un po’ più in basso – rifiutandosi categoricamente di pensare a quanto aveva appena detto su Blaine perché... no.
Assolutamenteno.
 
“...Jeff è il mio compagno di stanza, e ieri sera mi ha raccontato che Thad voleva portarti una cioccolata, secondo l’iniziativa. Ma tu eri in un locale.” Spiegò, continuando ad avanzare lentamente per la pista.
“Perciò, se anche lui ti piace, potrei darvi una mano a mandare in porto la cosa.” Concluse con un certo entusiasmo: fare da intermediario era sempre stato un passatempo divertente per lui, soprattutto in casi disperati come quello. Sebastian sorrise, facendosi un po’ più vicino di quanto non fosse necessario.
 
“Sei simpatico, Kurt. Sai, a pensare che se mai avessi bisogno di un consiglio verrei a chiederlo a te, che non riesci neanche ad entrare nei pantaloni di Blaine quando te lo sta praticamente chiedendo in ginocchio.” Esclamò tra il divertito e il disgustato, stando dietro a Kurt con un’ostentata sicurezza. Il ragazzo scosse la testa, senza riuscire ad impedirsi di arrossire.
“N..Non vedo cosa c’entri Blaine adesso. E comunque io gli piaccio solo come amico.”
“Sì, è esattamente per questo che nelle precedenti due settimane non ha fatto altro che aggirarsi per la scuola sbavando e ripetendo il tuo nome come un idiota.”
Le labbra di Kurt si piegarono di loro iniziativa verso l’alto, e il ragazzo alzò lo sguardo oltre la sua spalla, per cercare una qualunque traccia di menzogna nello sguardo di Sebastian.
 
“...Davvero?”
“Non si è accorto che io stavo cercando di rimorchiarlo: doveva essere parecchio fuso. ...Perché te lo sto dicendo? Usciamo da questa pista, non voglio che la tua sentimentalità mi contagi.” Kurt sogghignò.
“Vorrai dire: Kurt, per favore, portami fuori da questa pista; io sono un impedito- ”
“Una sola parola con gli altri e dico a Blaine che ci hai provato con me.” Kurt sgranò gli occhi.
 
“Ma io non ci ho provato con te!”
“Raccontalo alla regina del dramma che ti viene dietro.”
Lui alzò gli occhi al cielo: magari decidere di fare da intermediario fra Thad e Sebastian non rientrava esattamente nella top ten delle sue idee migliori.
 
 

***

 
 
 
 
 
Eccoci qua ^_^!
Prompt del pattinaggio, già... Dopo la puntata di Natale in realtà avrei voluto cimentarmi in qualcosa di più Klainoso, ma ormai avevo in mente questo capitolo e ho dovuto scriverlo, anche perché è piuttosto funzionale al resto della storia u.u
Spero davvero che vi sia piaciuto, e ne approfitto per ringraziare chi ha recensito quello di ieri: siete adorabili, non sapete quanto mi faccia piacere sapere di avervi fatto sorridere! Un grazie particolare come sempre va alla mia beta: cosa farei senza di te çç?
Grazie ancora, e a domani con il prossimo capitolo *-*! Un bacione!
_Ari
 
As always, per qualunque cosa mi trovate qui: http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl

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Capitolo 4
*** Day#4_Best. Fight. Ever. ***


Titolo: Best. Fight. Ever.
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Niff; ma anche Thadastian e Klaine
Prompt: Giovedì 20; Neve
Lunghezza: 2300 parole
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

Best. Fight. Ever.

 
 
 
“Ma questo non è giusto!” Protestò Trent, incrociando le braccia al petto.
Neanche a dirlo nessuno dei Warblers lo considerò minimamente: Wes era troppo intento a cercare un appoggio stabile per il supporto del suo amato martelletto nella distesa innevata che li circondava per dargli retta, David faceva il possibile per contenere la sua agitazione in merito e buona parte degli altri si rotolava allegramente nella neve, eccezion fatta per Kurt, Sebastian e Blaine: i primi due perché troppo schifati dalla cosa, mentre l’altro tentava semplicemente di darsi il vago contegno che si addiceva al ruolo di cui si era recentemente auto-investito.
 
“Non capisco perché deve sempre decidere tutto Blaine.” Wes allargò le braccia con ovvietà.
“Perché Blaine è la leggenda della Dalton!”
“...E a distanza di un anno non si è ancora capito perché.” Borbottò, ben attento a farsi sentire solo dalle matricole: di tutto aveva bisogno tranne di scatenarsi contro l’ira del Concilio: non era mai un bello spettacolo quando succedeva.
Trent stava appunto decidendo se non fosse il caso di fomentare una piccola faida interna al fine di tentare un colpo di stato ai danni del regime Anderson, quando Wes per poco non lo travolse, talmente in ansia per l’assenza del tavolo del Concilio da sembrare completamente fuori di sé. Beh, era completamente fuori di sé.
 
“Wes, stai bene?”
“Aiutami.” Rispose semplicemente, con il tono di voce che avrebbe una povera ragazza trovatasi accidentalmente sul bordo del cornicione dell’ottantesimo piano di un palazzo da demolire.
Prima che Trent potesse inquietarsi della cosa, Wes aveva già sbattuto due volte il martelletto sulla parte superiore del suo paraorecchie, facendolo imprecare.
 
“Ma sei scemo?!”
“Un attimo di attenzione, ragazzi! Dovete mettervi tutti in fila in modo che Blaine e Sebastian possano fare le squadre della nostra tradizionalissima battaglia a palle di neve!”
“...E io continuo a dire che mi sfugge il modo in cui sono stati scelti i capi squadra.” Sebastian, qualche metro più in là, gli rivolse un’occhiata ovvia.
“Blaine è una leggenda della Dalton, e io sono andato a letto con la maggior parte di voi. Non fa una piega.”
Spiegò, guadagnandosi un’occhiata in tralice da Thad ed una esasperata da Kurt: come avrebbe fatto a farli finire insieme con presupposti del genere?
 
In tutto ciò, Blaine provava mentalmente le più svariate combinazioni di formule di invito matrimoniali tra cui avrebbe dovuto scegliere quando lui e Kurt sarebbero convolati a nozze.
 
“La vera domanda è un’altra: siamo sul serio venuti fino a Columbus per tirarci addosso dell’acqua sporca?” Wes sbatté il suo martelletto in testa a Trent.
“Non è colpa di nessuno se a Westerville non nevica... e ora basta perdere tempo! Sebastian, Blaine: fate le squadre.”
I warblers si alzarono di malavoglia dalla poltiglia melmosa in cui stavano allegramente sguazzando, disponendosi poi in una fila ordinata.
A Sebastian non servì usufruire di molto del suo prodigioso intuito per capire che Blaine saltellava come un idiota da un piede all’altro perché già intento a pregustare la soddisfazione di scegliere Hummel tra i componenti della sua squadra.
 
Naturalmente – nella sua felice idiozia – non poteva assolutamente immaginare che qualcuno – Sebastian, ad esempio – avrebbe potuto mettergli i bastoni tra le ruote dicendo-
“Kurt.”
“...Cosa?!”
 
Blaine era stato così prevedibile nel suo sgomento che Sebastian finì per non essere nemmeno tanto divertito dalla cosa. Kurt sbuffò e raggiunse chi l’aveva appena chiamato, con un’aria talmente alterata da sembrare in procinto di prenderlo a pugni.
“Si può defezionare dalla propria squadra?” Chiese subito, mentre Blaine lanciava uno sguardo speranzoso a Wes, il quale però scosse la testa.
“Sebastian è a capo della squadra e ha fatto la sua scelta.”
“Allora io scelgo David!” Ribatté prontamente, fissandolo con gli occhi ridotti a fessure come se gli avesse fatto il peggiore dei torti. E, in effetti, separarlo dal suo futuro ragazzo era il peggiore dei torti.
Wes alzò le spalle, e Blaine si crucciò un po’ per il mancato successo della sua forma di vendetta.
 
“Noi scegliamo Thad!” Esclamò subito Kurt, vagamente consapevole che dopo quella Sebastian gli avrebbe fatto mangiare tutta la neve nei dintorni.
 
 

***

 
 
“Sei proprio sicuro che non si siano accorti della nostra assenza?”
Chiese sottovoce Nick – per quella che era più o meno la ventesima volta nell’ultimo quarto d’ora – spiando con cautela da dietro il tronco di un albero la battaglia che si stava svolgendo qualche decina di metri più in là.
Jeff roteò gli occhi, senza smettere di livellare la neve con i suoi preziosi guanti impermeabili – sì, stavolta aveva ricordato di indossarli.
 
“Se non ci hanno fatto caso mentre facevano le squadre non vedo perché dovrebbero realizzarlo adesso, mentre...” Jeff si sporse appena oltre la spalla di Nick “mentre Flint sta venendo massacrato da una raffica di pallate.”
Un attimo dopo era già tornato a ciò che stava facendo, al che Nick sospirò, abbandonando a sua volta la postazione di vedetta per unirsi al suo amico.
 
“Ricordami perché mi sono lasciato convincere a nascondermi qui con te, ti prego.”
Jeff gli sorrise, spostandogli un ciuffetto di capelli da davanti agli occhi.
“Perché l’ultima volta che ho giocato a palle di neve ho rischiato di perdere un occhio, e tu non volevi lasciarmi a fare il mio pupazzo di neve da solo.”
 
Nick rimase un attimo impietrito.
 
Non tanto da quanto Jeff aveva appena detto, ma piuttosto da come quel piccolo gesto affettuoso l’avesse lasciato letteralmente a corto d’aria. Un attimo dopo, tuttavia, decise che non era affatto il momento di pensarci.
 
“Pupazzo di neve? È questo che stiamo facendo?” Jeff inarcò le sopracciglia.
“Pensavi che avessi messo due enormi cumuli di neve rotondi uno sopra all’altro per sport?”
“Ehm... Jeff? Temo che abbiamo un problema.” Dalla sua faccia, Nick poteva intuire che si stava preparando al peggio.
“...Perché tutte le volte che dici abbiamo va sempre a finire che- ”
 
“La carota nella tua borsa. L’ho mangiata.”
 
Ne seguì un lungo attimo di silenzio, in cui Nick si preparò psicologicamente alla reazione di Jeff, il quale tuttavia si limitava a guardarlo con un’espressione impenetrabile.
“Fammi capire. Tu hai aperto la mia borsa, ci hai trovato una carota e hai pensato bene di mangiarla?”
“Stavo controllando se per caso avevi portato un termos con della cioccolata, sai, in onore di quella che ti ho rovesciato addosso l’altro giorno- ”
 
E Nick si sarebbe aspettato le più svariate reazioni da parte di Jeff; la più probabile delle quali figurava se stesso piantato sotto due metri di neve. O in alternativa mutilato... magari tagliato in due da una spada samurai.
In ogni caso, in nessuno dei suoi personalissimi scenari catastrofici Jeff stava ridendo.
 
“...Uhm, Je- ”
“Solo tu. Solo tu nell’universo puoi essere tanto cretino.”
Nick attese qualche istante, piuttosto persuaso che da un momento all’altro – una volta placato quell’attacco di ilarità – il suo amico l’avrebbe seriamente preso a ceffoni. Il fatto che questo non stesse accadendo lo confondeva parecchio.
“...Non hai intenzione di picchiarmi?”
 
Jeff lo guardò come se avesse detto qualcosa di molto stupido.
Il che quantomeno strano, considerando che fino a pochi mesi prima quello era il modo in cui finivano più o meno tutti i loro discorsi. O presunti tali. La cosa peggiore era che si trovava di fronte ad un fenomeno ancora più anomalo di quello.
Jeff stava... balbettando? Arrossendo? Entrambe le cose?
 
“Nick... C’è qualcosa che ti dovrei- ”
“Oh mio Dio!”
“Cosa?”
“Shh! Vieni qui.” Bisbigliò Nick, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fino alla sua personale postazione di vedetta, ai piedi dell’albero dietro al quale fino a pochi minuti prima erano intenti a plasmare un omino di neve destinato a rimanere senza naso.
 
“Nick- Cosa diavolo...”
“Ascolta.”
Jeff smise di opporre resistenza, per il semplice fatto che quando il suo amico si metteva in testa una cosa c’erano due soluzioni: assecondarlo o prendere il proprio jet privato e sparire per qualche giorno in Cambogia.
E lui non era Sebastian Smythe: non aveva ancora il suo deposito personale di jet privati. Jeff sospirò.
 
“Cosa dovrei ascoltare...?”
Okay. In effetti si sentivano delle voci. Due voci, in particolare. Ancora più in particolare, quelle di Thad e Sebastian. Jeff non era ben sicuro se essere grato ai due Warblers che inconsapevolmente avevano interrotto il discorso che aveva intenzione di fare o odiarli dal più profondo del suo cuore. Nel dubbio, evitò direttamente di domandarselo.
 
“Kurt si sarà sbagliato...” Stava nel frattempo farneticando Thad, qualche metro più in là dall’albero dietro cui erano nascosti Jeff e Nick. Sebastian lo guardò con aria divertita.
 
“Certo. Hummel viene a dirmi che ti piaccio per noia. Plausibile.”
“...O forse ti stai inventando tutta questa storia di sana pianta perché in realtà sono io che piaccio a te.” Ribatté Thad, con una nuova punta di sicurezza nella voce. Come se questo avrebbe potuto anche solo lontanamente intimidire Sebastian Smythe.
“Pensi di essere bravo a ribaltare la situazione, non è vero? È così complicato ammettere che vuoi venire a letto con me? Non saresti il primo e di certo non sarai l’ultimo.” Constatò facendogli l’occhiolino.
 
Thad non riusciva a reggere quel suo atteggiamento – in realtà avrebbe fatto molto prima ad elencare le cose che sopportava di lui, o quantomeno tollerava.
In ogni caso no, Sebastian era completamente fuori dal punto della questione. Infatti, Thad voleva... Beh, non era ancora ben sicuro di quello che voleva, ma comunque si sarebbe trattato di qualcosa che Sebastian non sarebbe mai e poi mai stato in grado di dargli.
Non importava quanto si ostinasse a cercare di fare di lui la persona che voleva. Perché in fondo era già la persona che volev- No. Assolutamente no.
 
“Senti... Possiamo solo lasciar perdere?”
“Non lascerò perdere finché non ammetterai la verità.” Lo canzonò con quel suo solito sorrisetto, talmente stupido, deficiente e irritante che Thad decise semplicemente di dirglielo, e che andassero a quel paese Kurt, Blaine, lo Scandals, le cioccolate calde e i caminetti.
“Vuoi la verità?”
“Sono tutto orecchie.”
 
E poi, da dietro al vecchio albero innevato a pochi metri da loro, provenne un grido strozzato che attirò l’attenzione di entrambi.
 
“...Cosa diavolo-?” Okay. Addio epico momento di coraggio.
 
“Ma Jeff! Avevi detto che non mi avresti preso a pugni- ”
“Questo era prima proponessi di ovviare al problema della carota mancante facendo un pupazzo di Voldemort!”
 
 

***

 
 
Era la battaglia più estenuante che Blaine Anderson avesse mai combattuto.
 
Tutti i suoi compagni di squadra erano stati abbattuti dal nemico, e lui era rimasto solo, unico superstite di un’aspra guerra senza risparmio di colpi.
Wes era stato l’ultimo ad abbandonarlo – sì, alla fine l’aveva accolto tra le sue fila nonostante l’incommensurabile torto che gli aveva fatto ad inizio pomeriggio – ed ora poteva contare solo sulle sue forze.
Blaine si rigirò la palla di neve che aveva in mano tra le dita, nervoso.
Okay, terrorizzato.
 
Si chiese se da qualche parte nella distesa innevata che aveva davanti ci fosse ancora un qualche suo alleato pronto a dargli man forte, o in alternativa anche un nemico... qualcuno, insomma, perché stare lì in mezzo da solo si stava rilevando inquietante.
 
E poi Blaine vide un cespuglio innevato.
Un cespuglio innevato in mezzo al niente, e nemmeno un secondo più tardi aveva già deciso che sarebbe stata la sua personale trincea. O, più volgarmente, nascondiglio. In ogni caso, Blaine non sarebbe uscito di lì fino alla fine della battaglia.
 
Il ragazzo raggiunse il cespuglio in due passi e in un attimo era seduto sulla neve.
O, più precisamente, era seduto su qualcuno.
 
Aah!”
Ah!” Blaine saltò in aria, sinceramente terrorizzato. Cosa che durò all’incirca mezzo secondo.
“Kurt!”
“Blaine, ehi.” Rispose, con un sorriso ancora un po’ incerto, lisciandosi i pantaloni della divisa. Blaine notò che era seduto su qualcosa di molto simile alla borsa di Sebastian, ma decise di non indagare.
 
“Ci sono moti superstiti della tua squadra in giro? Sono ore che non vedo nessuno della mia.” Chiese distrattamente, mentre il moro si metteva di nuovo accanto a lui – questa volta con un certo grado di panico in meno.
“In realtà credo di essere rimasto solo io.” Kurt emise un verso stizzito, scrutando attraverso gli alberi.
 
“Tutto bene, Kurt?”
“Ho spedito Thad e Sebastian a parlare il privato, e non sono ancora torn- Blaine!”
 
Esclamò con una piccola risata, nel momento in cui il suo amico gli si buttò addosso, rimpicciolendosi contro di lui.
“Blaine? Che... Che fai- ”
“Ho paura. Non volevo dirlo per non sfigurare davanti al Concilio, ma le battaglie a palle di neve mi mettono angoscia.” Piagnucolò, e non era esattamente una bugia... l’avrebbe definito più come modo creativo per saltare addosso a Kurt. E comunque lui aveva sul serio dei problemi con quelle battaglie.
 
Kurt gli passò una mano sulla schiena con fare confortante, e Blaine a quel punto avrebbe volentieri fatto le fusa.
“Beh, si da il caso che conosca un modo rapido e indolore per farti stare meglio.”
 
Bisbigliò Kurt, ovviamente inconsapevole di stare rischiando di far morire di infarto il ragazzo che attualmente era accovacciato contro di lui.
Blaine deglutì rumorosamente, allontanandosi appena da Kurt.
...A sua volta ignaro della mano del suo amico, scesa fino al livello del manto nevoso sotto di loro.
 
“...Ah sì?” Chiese con voce traballante, che nella sua testa avrebbe dovuto essere incredibilmente seducente. Kurt annuì, abbozzando un piccolo sorriso.
Blaine si stava giusto chiedendo qual’era l’ultima cosa che aveva mangiato, e di conseguenza se non fosse il caso di dire a Kurt di rimanere fermo lì, mentre lui andava un momento a lavarsi i denti e poi tornava per il loro epico primo bacio-
 
Blaine ricevette una manata di neve in testa.
 
“...”
“Ho vinto.”
 
 

***

 
 
 
 
 
Eccoci qua *-*
Okay, direi che con questo capitolo il livello di demenza ha raggiunto i massimi storici <3
Mi dispiace di aver pubblicato solo ora, ma ieri pomeriggio ero a Bologna a ritirare la copia di SBL che avevo ordinato (btw, Colfer è un genio u.u) e l’ho finito di scrivere l’altra sera... Peccato che poi EFP non andava e non ho potuto pubblicare -.-“
Spero che questo prompt vi sia piaciuto :’) Io ho amato cimentarmi in questa follia, nonché piazzare tutte le diverse troll face evincibili dalle varie situazioni :’)
Grazie mille a tutti quelli che leggono e per ogni singola recensione: non avete idea di quanto vi ami <3!!
Un bacione, e a stasera (spero) con il prompt di oggi :)!
_Ari
 
Come sempre, per qualunque cosa, questo è il link della mia pagina facebook :) http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl

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Capitolo 5
*** Day#5_Love is in the air ***


Titolo: Love is in the air
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Niff; Klaine
Prompt: Venerdì 22; Baci sotto al vischio
Lunghezza: 2500 parole
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#5_Love is in the air

 
 
 
“Okay, posso almeno esprimere la mia perplessità riguardo questa... cosa?”
Provò per l’ennesima volta Thad, nel vano tentativo di farsi ascoltare dai propri compagni di squadra che – dal canto loro – si limitavano a scambiarsi reciproche occhiatine furtive, segretamente entusiasti dell’idea di Sebastian.
 
Sì, perché qualcosa del genere non poteva provenire da altri se non da lui, che per tutta la settimana non aveva fatto altro che insultare le iniziative altrui, deriderle o ignorarle completamente.
 
E adesso se ne usciva con la stupida storia del vischio.
Come se ogni persona presente in sala non sapesse perfettamente che era soltanto una ridicola scusa per baciare chiunque gli capitasse a tiro.
Jeff alzò timidamente il braccio e Thad si affrettò a dargli la parola, convinto che almeno da lui avrebbe avuto man forte.
 
Povero illuso.
 
“Sì, Jeff?”
“Beh... Credo che non ci sia niente di male ad appendere qualche rametto di vischio per la scuola. Dopotutto è tradizione- ”
“Ma siamo in una scuola maschile!” Sbottò, incredulo di essere ancora intento a discutere su una cosa del genere. Non sarebbe neanche valsa la pena parlarne in nessun istituto della nazione, a maggior ragione in quelli divisi in base al genere.
“Ma siamo alla Dalton!” Replicò Nick, guardandolo con un’espressione mista tra il rassegnato e l’ovvio. Thad aggrottò le sopracciglia.
 
“...E con questo?”
“Credi davvero che ci sia qualcuno in questa scuola che si farebbe problemi a baciare un ragazzo? La maggior parte non aspetta altro!” Spiegò, mentre Kurt si guardava intorno a bocca aperta, sporgendosi in avanti sul divano dove era seduto – di fianco a Blaine, naturalmente.
“Ma... Ma quando sono venuto qui a prendere quel cappuccino mi avete detto che questa non è una scuola gay...” Sebastian, comodamente spaparanzato dal lato opposto del divano, scoppiò in una sonora risata.
“E tu ci hai creduto sul serio?!” Al che l’ennesimo coro di borbottii riecheggiò tra le pareti dell’aula canto e Wes fu costretto – non che per lui rappresentasse mai un peso – a battere più volte il suo martelletto.
 
“Silenzio in sala!”
“Wes... Non è un tribun- ”
Silenzio! Tra poco le lezioni inizieranno e noi non abbiamo ancora trovato il tema della giornata, il che è gravissimo. Chi è a favore di appendere qualche rametto di vischio in giro per la scuola?”
“Cosa? No! Io sono parte del Concilio esattamente come voi, e questa mi sembra solo una palese discriminazione contro gli etero!” Le lamentele di Thad vennero accolte con una risata generale, in particolare quella sguaiata di Sebastian: a quanto pareva, almeno lui trovava divertente la sua stupidissima trovata.
 
“Allora? Chi è a favore?”
Il primo ad alzare la mano fu proprio Smythe. Thad considerò l’eventualità di fargli mangiare tutti i dannati rametti fogliosi che si era portato dietro quella mattina, e stava giusto progettando come attuare quel proposito, senza smettere tuttavia di lanciare occhiate intimidatorie a ciascuno dei Warblers.
Peccato che poi due matricole dettero a loro volta il proprio assenso, tenendosi per meno.
Sebastian li indicò con il suo solito sorrisetto irritante.
 
“Visto? Non ci sono etero in questa scuola. Solo gay, qualche confuso che presto si scoprirà gay e... oh, altri gay.” Thad fece per ribattere, magari con un accorato intervento su quanto l’idea di poter baciare chiunque da un momento all’altro lo mettesse a disagio, quando anche Jeff sollevò un dito, tossicchiando e guardandosi le punte dei piedi.
 
“...Quello sarebbe un assenso?” Lui arrossì un po’, borbottando qualche parola priva di nesso logico senza smettere, in effetti, di lanciare brevi ma significative occhiate a Nick.
L’ultima cosa che Thad avrebbe voluto fare nella vita era dare ragione a quel coglione di Smythe, ma sul serio, quei due avevano davvero bisogno di scopare.
“Io appoggio Jeff.” Esclamò Nick qualche secondo più tardi – senza sorpresa di nessuno, tra l’altro – guadagnandosi un sorrisetto dal ragazzo seduto al suo fianco.
 
“...Fantastico. Qualcun altro?” Chiese con il tono più minaccioso che riusciva a concepire, cosa di cui a quanto pare nessuno si curò, in quanto Kurt e Blaine alzarono la mano praticamente in sincrono, e con loro un gruppetto di matricole alle loro spalle, fan della cosiddetta coppia Klaine – sì, sul serio.
Uno alla volta – Wes e David compresi – ogni singolo membro della stanza aveva un braccio alzato, e la maggior parte di loro sembravano perfino contenere il proprio entusiasmo. Thad non osò nemmeno guardare in faccia Sebastian: non ci teneva a doversi sorbire la peggiore delle sue facce da ‘te l’avevo detto’.
“Il pubblico ha parlato, Harwood.” ...Come se avesse davvero potuto evitare con tanta facilità una frecciatina di quella sottospecie di conglomerato di ego ambulante.
 
“Sì, come ti pare.” Farfugliò, trattenendosi a stento dallo scaraventargli contro l’intero tavolone del Concilio.
Wes sbatté il suo martelletto due volte, felice di aver finalmente ovviato al problema del tema odierno: che gli potesse capitare di dover baciare un random Sebastian Smythe per colpa di qualche stupida fogliolina verde non sembrava turbarlo, né tantomeno distoglierlo dal suo scopo.
 
“Bene. E vischio sia! Ora: qualche proposta sul collocamento?” Sebastian sogghignò.
“Io una mezza idea l’avrei...”
 
 

***

 
 
Kurt Hummel aveva già messo in conto da tempo di dover superare molti ostacoli nella sua vita.
Non si trattava solo della via accidentata che avrebbe dovuto percorrere per realizzare il suo destino, fatto di palcoscenici e luci di Broadway; aveva anche avuto modo di aggiungere alla lista chi l’aveva praticamente costretto a cambiare scuola a suon di minacce, nonché tutti gli altri che nel corso di quegli anni e in quelli futuri avrebbero fatto di tutto per ostacolarlo.
Davvero: aveva messo in conto tutto questo.
 
Tuttavia, niente avrebbe potuto prepararlo a ciò che stava affrontando da ormai più di due ore: un campo minato era troppo anche per uno come lui.
E sì, era esattamente in quello che si era trasformata la Dalton da quando Sebastian Smythe – e chi se non lui? Kurt stava seriamente iniziando a vedere malissimo il suo iniziale proposito di riuscire a farlo finire insieme a Thad – aveva pensato bene di renderla una specie di serra in muratura, dove però le piante crescevano dal soffitto.
 
Vischio. Vischio ovunque.
 
Vischio e coppiette – rigorosamente gay, consenzienti o meno – che si baciavano ad ogni dannatissimo angolo, chi più chi meno felice della persona che gli era capitata.
Kurt sperò sentitamente che avrebbe comunque potuto rifiutarsi, nel caso fosse inavvertitamente passato sotto uno di quei cosi che stava evitando come la peste, nella sempre più vana speranza di raggiungere la camera di Blaine senza dover per forza amoreggiare con un branco di sconosciuti.
 
Il ragazzo prese una certa spinta con le braccia, e poi fece un balzo in avanti, al fine di evitare la doppia piantagione di vischio che troneggiava a metà corridoio. Se Sebastian si era scomodato ad addobbare tanto e con così poco preavviso, il fatto che lo facesse solo ed esclusivamente per suo vantaggio personale risultava abbastanza palese.
Kurt fece un altro salto, e finì letteralmente addosso al suo compagno di stanza, pallido come un fantasma.
 
“Jeff! Scusami... È tutto okay?” Lui scosse immediatamente la testa, indicando con un cenno del capo alle proprie spalle.
“Thad sta togliendo tutto il vischio che Sebastian e gli altri hanno disseminato per la scuola. All’inizio cercavano di fermarlo, ma poi hanno trovato un compromesso e Sebastian ora va in giro con un suo rametto personale in testa... Fossi in te me ne andrei. In questo corridoio c’è ancora del vischio: sarà qui tra poco.” E – così velocemente com’era comparso – Jeff si allontanò, lasciandolo da solo nel corridoio.
Kurt lo guardò andare via, piuttosto persuaso che servisse qualcosa di più sconvolgente di un Sebastian che si comporta da Sebastian per rendere Jeff così ansioso.
 
Poi decise di smettere di pensarci: era ancora abbastanza sano di mente da non voler correre il rischio di fronteggiare Sebastian e il suo vischio personale.
 
 

***

 
 
“È permesso?”
Blaine alzò lo sguardo da quello che stava facendo – setacciare il sito del liceo McKinley alla ricerca dell’archivio delle esibizioni dei Cheerios, in particolare quelle in cui Kurt faceva parte della squadra – e sollevò lo sguardo verso la porta, senza poter impedire al suo sorriso di allargarsi.
“Kurt! Entra pure.” Esclamò – forse un po’ troppo entusiasta per non destare sospetti... non che di solito si facesse problemi al riguardo – mentre il suo amico entrava nella stanza, con un sorriso timido e i suoi soliti occhi meravigliosi.
 
Se solo Kurt avesse avuto la più vaga idea di quanto Blaine impazziva per lui, probabilmente a quel punto non gli sarebbe stato tanto difficile fare quello che si era ripetuto tutta mattina a mo’ di mantra, ovvero la filosofia ‘vai là e bacialo’.
Sarebbe stato stupido negare che il giorno prima a Columbus, mentre Blaine era così tranquillamente spalmato su di lui, avrebbe semplicemente voluto applicare l’iniziativa la cui energia riflessa aveva tutta l’intenzione di sfruttare ora.
 
Giornata del vischio? Giornata del vischio.
Non era poi così complicato: nel caso non fosse stato interessato Blaine l’avrebbe semplicemente fermato... E lui avrebbe retto benissimo a una cosa del genere, no? Già. No.
 
“Ehi, stai bene? Mi sembri un po’ pallido.” Commentò Blaine, con un’aria seriamente preoccupata. Kurt si sentiva vagamente in colpa: non aveva alcun diritto di farlo angosciare per il semplice fatto che voleva baciarlo e non aveva alcuna intenzione di ammetterlo.
 
“Sì... Sì! Solo... Mi chiedevo come mai hai alzato la mano, stamattina, per approvare il vischio.”
Blaine sembrava leggermente spiazzato dalla domanda – beh, ovviamente lo era: di sicuro non è la prima cosa che si ci immagina di sentirsi chiedere quando qualcuno entra in camera di qualcun’altro. Qual era il suo problema?
Il moro sembrò valutare attentamente le cose prima di rispondere, e Kurt si rese conto di non stare respirando da parecchio tempo.
 
“...Perché magari speravo di baciare qualcuno.” Rispose lentamente, mentre il suo interlocutore faceva di tutto per non stramazzargli al suolo davanti.
Baciare qualcuno. Blaine voleva baciare qualcuno. Avrebbe potuto essere quel qualcuno?
 
“Q..Qualcuno in particolare?” Chiese – Dio, perché la voce doveva sempre uscirgli così schifosamente stridula quando si agitava?
“Sì.”
 
E poi accadde.
Di tutte le cose che Kurt avrebbe potuto fare a quel punto – come ad esempio corrergli tra le braccia con gli occhi luccicanti chiedendo se era lui quel qualcuno, confessargli i suoi sentimenti o affidarsi all’originaria idea del ‘vai là e bacialo’ – pensò bene di mettersi a ridere. E non una risata normale, oh no: sarebbe stato troppo poco auto degradante. Kurt si fece scappare una risata isterica, al punto che gli sarebbe davvero piaciuto prendersi a schiaffi da solo.
 
“...Kurt?”
“Sì. Sì, scusa, è che- ”
“Anche tu volevi, uhm... baciare qualcuno?” Chiese, cercando di cogliere ogni sua possibile reazione che avrebbe potuto rappresentare un punto a favore della propria crociata per conquistarlo.
 
Lui si limitò ad abbassare lo sguardo, e Blaine non avrebbe potuto giurare se era effettivamente arrossito o si trattava solo di una sua impressione.
Alla fine, Kurt annuì.
 
“...Può darsi.” Sussurrò, guardandolo di sottecchi.
 
 

***

 
 
Il soffitto era grigio chiaro; nell’angolo in basso a sinistra c’era una piccola infiltrazione d’acqua, e c’era anche una crepa sottile che dallo stipite della porta saliva dritta verso l’alto un paio di centimetri, poi a destra, dritto, destra e sinistra.
 
Jeff avrebbe saputo descrivere minuziosamente ogni singolo particolare dell’intonaco sopra la sua testa. Chiunque saprebbe descrivere perfettamente qualcosa se non smette di fissarla per tutta la sera; ed era esattamente così che lui aveva trascorso le precedenti tre ore: a guardare il soffitto e maledirsi di non aver avuto abbastanza coraggio per proseguire diritto e andare in camera di Nick, quel pomeriggio.
 
Era quello il piano, lo stesso che era impegnato a mettere a punto da decisamente più tempo di quanto non avesse intenzione di ammettere.
Okay, d’accordo: gli piaceva. Va bene, il suo migliore amico gli piaceva, e questo ormai aveva smesso di essere in discussione.
...Sarebbe solo stato carino poter fare qualcosa al riguardo, perché sul serio, come avrebbe dovuto comportarsi?
 
In tutta probabilità Nick sarebbe rimasto sconvolto da una notizia del genere, almeno quanto era successo a lui nel momento in cui aveva dovuto ammettere a se stesso la verità: aveva una cotta per Nick, punto.
...Sì. Come se fosse stata una cosa semplic-
 
“Jeff?” Oh, Cristo.
 
Jeff scattò a sedere sul materasso, tirando una testata terribile contro la mensola montata appena sopra alla testata del letto. Se avesse chiesto a Nick le spese di tutti i danni fisici e morali che gli aveva più o meno volontariamente procurato nel corso degli anni a quel punto non avrebbe avuto alcun problema a pagare la retta della Dalton.
“Nick?” Chiese, mentre si avviava in fretta verso l’ingresso. Come se avesse avuto anche solo un minimo dubbio su chi aveva appena bussato.
 
Jeff aprì la porta, se lo ritrovò davanti e – ancor prima che il suo cervello potesse comandare ai muscoli del braccio di mettersi in moto e sollevare una mano per salutarlo – Nick l’aveva già afferrato per la manica del pigiama, trascinandolo lungo il corridoio buio dei dormitori del secondo piano.
 
“Nick! Ma sei scemo? Ancora fuori dopo il coprifuoco?” Lui non rispose, limitandosi a continuare a trascinarlo verso chissà dove, senza nemmeno preoccuparsi di avvisarlo che stavano per iniziare a salire le scale e rischiando così di farlo cadere a faccia a terra.
“Si può sapere qual è il tuo problema?!”
 
A un tratto si fermarono.
Non che Jeff ci vedesse molto, tuttavia era piuttosto chiaro che davanti a loro ci fosse una porta. Nick la aprì, e wow, erano nel ripostiglio dell’ultimo piano, luogo generalmente frequentato in egual misura da bidelli e topi.
 
“...Hai intenzione di dire qualcosa? Perché cominci a spaventarmi- ”
Lui lo trascinò con sé all’interno della stanza, fino a quando non si trovarono più o meno al centro di quella sottospecie di sgabuzzino. Nick sembrò mettercela tutta per farlo fermare in un punto ben preciso, senza una ragione apparente.
 
“Spiega. Adesso.”
“Thad ha fatto togliere tutto il vischio che Sebastian aveva sparso per la scuola. Ora occupa cinque sacchi nel bidone dell’immondizia.” Snocciolò in fretta, incespicando tra una parola e l’altra. Jeff, prima di quel momento, non aveva affatto realizzato fino a che punto fosse nervoso.
“Okay. E con questo?” Chiese lentamente, a quel punto abbastanza persuaso che alla fine fosse successo: dopotutto aveva sempre saputo che Nick era destinato a perdere quel poco che rimaneva del suo senno, prima o poi.
 
Lui prese un profondo respiro – uno di quelli che si fanno quando si è convinti che non ci sarà un’altra occasione per questo – e sollevò con titubanza lo sguardo sopra di loro.
Jeff seguì i suoi occhi, e- oh.
 
Oh.
 
“Io... uhm. Ho pensato di salvarne uno dalla furia di Thad. E... ho anche pensato che avremmo potuto rispettare la tradizione. Sai meglio di me che alla Dalton le tradizioni sono import- ”
 
Il resto della frase gli morì in fondo alla gola, nel momento in cui Jeff smise semplicemente di ascoltarlo e si abbassò quel tanto che bastava a poterlo baciare. Fu spontaneo, esattamente come era sempre stata ogni cosa tra loro due.
 
In quel momento, sotto al vischio, misero da parte tutte le spiegazioni che avrebbero dovuto darsi reciprocamente in seguito e – dopo tutte quelle settimane estenuanti – si limitarono a sospirare di sollievo.
 
 

***

 
 
 
 
 
E... sono in ritardo :’D
Ormai penso che rimarrò indietro di un giorno per tutta la week... oh schifosissima scuola, ti odio <3
Okay, scappo subito perché in tutta questa settimana ho dormito quattro ore se va bene, e non vorrei perdere i sensi sulla tastiera u.u
Prima di eclissarmi abbraccio virtualmente tutte le amorevoli e cucciolose persone che hanno recensito çç Siete l’amore, vi adoro :’)!!
A domani con il prossimo prompt... Che sarebbe poi stato quello di oggi, ma soprassediamo -.-“
Un bacione <3
_Ari
 
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Capitolo 6
*** Day#6_Extraordinary Merry Christmas ***


Titolo: Extraordinary Merry Christmas
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Thadastian; un po’ tutte
Prompt: Sabato 22; Ricordi di Natale
Lunghezza: 2700
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#6_Extraordinary Merry Christmas

 
 
 
“Mi passeresti quella boccetta?”
Chiese Kurt, indicando il piccolo contenitore trasparente appoggiato sulla sua scrivania con un cenno della testa, senza distogliere l’attenzione dal minuscolo gancino che stava fissando sulla parte superiore della sua abat-jour.
Blaine annuì e la prese in mano, continuando a guardare Kurt.
 
Se doveva essere del tutto sincero, aveva sperato sul serio che il loro dialogo del giorno precedente avrebbe portato a qualcosa di concreto.
Il fatto che entrambi avessero ammesso di aver appoggiato l’idea del vischio per una ragione ben precisa sembrava esattamente la mossa giusta da fare, eppure nemmeno quella e il silenzio imbarazzante che ne era seguito sembravano essere stati capaci di smuovere le acque.
Per la prima volta dopo Teenage Dream, Blaine iniziava seriamente ad avere qualche dubbio sui sentimenti di Kurt: l’onnipresente sicurezza che ricambiasse i suoi, a quel punto, iniziava un tantino a vacillare.
 
“Questa?”
“Sì... Attento a non romperla.” Blaine per sicurezza la prese con due mani – Kurt sembrava tenerci particolarmente, e non aveva intenzione di combinare un altro dei suoi soliti disastri.
“Tieni.” Lui la prese con un sorriso un po’ triste, appendendola per la cordicella a cui era legata di fianco alla sua lampada.
 
“Sai, sono contento che Wes ci abbia lasciato un giorno di pausa da tutte le celebrazioni natalizie.” Commentò, facendo dondolare appena la boccetta con la punta dell’indice.
“Ci serviva un po’ di tempo per noi stessi, non trovi?” Blaine annuì, incantato dal gioco di luci che le varie facce del vetro proiettavano sul muro. Non riuscì a trattenere oltre la sua curiosità.
 
“Kurt... Che cos’è, esattamente?”
Lui non smise di sorridere e si fece un po’ più indietro sul materasso, in modo da riuscire a sedersi a gambe incrociate sul letto.
 
“È il profumo di mia madre. Ogni anno lo appendiamo all’albero per... beh, per sentire riunita tutta la famiglia. Mio padre me l’ha lasciata portare qui, visto che avrei passato il Natale alla Dalton.”
E Blaine, di punto in bianco, si sentì tremendamente in colpa per non aver pensato ad altro che a trovare il modo più rapido di conquistarlo, in quei giorni. Non aveva fatto assolutamente niente per sforzarsi di capirlo, di stare al suo fianco e supportarlo in qualcosa che per lui era molto più difficile da affrontare di quanto non volesse dare a vedere.
 
Blaine si sentì in colpa, ma si sentì anche e soprattutto commosso.
Per il modo semplice e sereno con cui Kurt aveva parlato; per il sorriso che aveva nel farlo e per una miriade di altre ragioni che gli avevano semplicemente fatto sentire l’esigenza di sedersi a sua volta sul letto ed abbracciarlo. Cosa che fece, in effetti.
 
“Ehi... È tutto okay- ”
“Sì, lo so.” Lo sapeva.
Sapeva che Kurt era forte; probabilmente la persona più forte che avesse mai incontrato in vita sua.
 
Lo sentì sgranchirsi appena le gambe ed allungarle, così che a Blaine non risultò particolarmente difficile farlo stendere sul materasso insieme a lui, tenendolo stretto contro il suo petto. Kurt non disse una parola per un po’, senza tuttavia fare nulla per allontanarlo. Si limitava a rimanere lì, a farsi stringere, con lo sguardo probabilmente ancora fisso sulla boccetta di vetro davanti a loro.
 
“È un po’ strano festeggiare il Natale quando non credi in Dio.” Disse a un tratto, tenendo una mano appoggiata sulle braccia di Blaine che gli circondavano la vita.
“Però mi è sempre piaciuto. L’albero, le luci, i regali... E il fatto che le persone siano un po’ più buone, anche se sono praticamente obbligate per via dello spirito delle feste. Anche rievocare cose come questa; so che non è il massimo dell’allegria, ma è una delle mie parti preferite del Natale.”
 
Fu allora che Blaine si rese conto di che cosa fosse quella strana sensazione che aveva sentito poco prima, quando Kurt gli aveva parlato del significato di quella boccetta. Fu più o meno in quel momento che si capacitò della profonda differenza che c’è quando qualcuno si limita a piacerci, e quando invece riesce a entrare un po’ più nel profondo, esattamente come aveva fatto Kurt quella sera, grazie al semplice essere se stesso.
 
“Lo sai che sei adorabile, vero?”
“E tu sei il mio migliore amico.” Ammise sottovoce, mentre Blaine lo stringeva un po’ più forte e gli lasciava un piccolo bacio sulla spalla.
 
 

***

 
 
Jeff non aveva un’idea precisa di come comportarsi.
 
Insomma, d’accordo: la sera prima Nick l’aveva trascinato fino allo sgabuzzino dei bidelli per avere dalla sua parte una scusa valida che gli permettesse di giustificare quel bacio tanto voluto quanto inaspettato. E okay, si erano baciati.
Peccato che poi fossero tornati nelle loro rispettive stanze senza riuscire a spicciare mezza parola, rigidi e imbarazzati come non erano mai stati.
 
Era più o meno quella la ragione che aveva spinto Jeff a fare una visita a Nick, quella mattina libera da varie ed eventuali tradizioni natalizie da diffondere: aveva bisogno di sapere come era cambiato il loro rapporto, e soprattutto se sarebbe stato irreversibile. Sentirsi a disagio vicino al suo migliore amico era qualcosa che in assoluto non aveva la più remota intenzione di sperimentare.
 
Bussò due volte alla porta della stanza di Nick, e fu invitato ad entrare neanche mezzo secondo più tardi.
Lui era lì, seduto sul letto con la schiena appoggiata al cuscino, e lo guardava. Se mai avesse avuto qualche dubbio al riguardo, sì, Jeff l’avrebbe sicuramente baciato in quel momento. Esattamente come in tutti gli altri.
 
“Ciao.”
...Ciao? Sul serio? Cosa c’era che non andava in lui?
“Ciao.” Rispose subito Nick, senza guardarlo direttamente negli occhi. D’accordo, tutto questo sfiorava il ridicolo.
 
“Abbiamo intenzione di comportarci da idioti ancora per molto?” Chiese, facendo qualche passo nella stanza con le mani appoggiate sui fianchi.
“Ci comportiamo sempre da idioti. Cioè, io mi comporto sempre da idiota, tu- ”
“Nick, dico sul serio. È da ieri sera che sei strano, e okay, sono passate sì e no dodici ore, ma non sopporto di dovermi sentire in imbarazzo con te.”
Spiegò, quasi incredulo di aver davvero investito la parte dell’adulto della situazione: di solito il livello globale di attività cerebrale di loro due messi insieme era nettamente inferiore a quella di un bambino di due anni.
 
In ogni caso, Nick prese un profondo respiro e finalmente alzò lo sguardo su di lui.
“Vieni qui?” Jeff deglutì rumorosamente, ma non si tirò indietro.
Mezzo secondo dopo era seduto sul materasso, esattamente di fronte a Nick, abbastanza vicino per affermare di non essere l’unico ad essere arrossito, nonché di avere una voglia quasi irrefrenabile di baciarlo. Di nuovo. Dannazione.
 
“...Mi sento un po’ in colpa. Sai, per averti baciato a tradimento. E poi non so esattamente come comportarmi, perché se adesso siamo... beh, se stiamo insieme o- o qualcosa del genere non posso più darti del deficiente, nasconderti le cose, farti disegnini sconci sui libri- ”
“Nick, Nick. Fermo.” Lo bloccò subito Jeff, consapevole che – più o meno – i problemi esistenziali che li attanagliavano erano gli stessi.
 
“Primo, non sentirti in colpa. Secondo, non deve cambiare niente tra di noi: potrai continuare a insultarmi, nascondermi le cose e fare disegnini sconci. Ha funzionato per anni, non vedo perché dovrebbe smettere se a questo aggiungiamo qualche bacio, ogni tanto.” Spiegò, in quella che ai suoi occhi era una logica schiacciante.
Per sottolineare il suo punto – e magari anche perché stava morendo dalla voglia, anche se non l’avrebbe mai ammesso – si sporse in avanti quel tanto che bastava a baciarlo.
Finalmente.
 
Superata la breve fase di sorpresa iniziale Nick agganciò un braccio dietro la sua schiena, facendolo stendere insieme a lui. Quando smisero di baciarsi erano ancora abbracciati sul letto e beh, questo era strano: non erano mai stati quel tipo di amici; Kurt e Blaine lo erano – tutti coccole, abbracci e cori generali di ‘com’è possibile che non stiano insieme?’ –, non certo loro.
 
“...Lo so che di solito quando ti sto troppo addosso mi picchi- ”
“No. Così va bene.”
Okay, non era stato da loro fino a quel momento.
 
Ma era decisamente qualcosa a cui avrebbe potuto fare l’abitudine.
 
 

***

 
 
Thad odiava il suo turno di ispezione del sabato sera.
 
In realtà, Thad odiava buona parte delle mansioni che erano affidate ai membri del Concilio, e pattugliare i corridoi fino a mezzanotte per assicurarsi che non ci fossero studenti fuori oltre il coprifuoco non faceva eccezione.
Era obbligato a quella pratica una volta alla settimana, e ancora non aveva capito che fastidio potesse dare al preside o al corpo insegnanti se una matricola si fosse intrattenuta anche tutta la notte per le stanze dell’edificio: dopotutto erano emeriti cavoli suoi, giusto?
 
Fu proprio a causa di questa sua filosofia che Thad non si allarmò particolarmente nel vedere il caminetto in sala prove acceso: probabilmente era solo un gruppetto di ragazzini che si raccontava qualche storia pseudo spaventosa e che lui era tenuto a ricacciare nei rispettivi dormitori.
 
Svoltò svogliatamente l’angolo e – una volta entrato nel salone dei Warblers – stentò davvero a credere ai propri occhi, perché sul serio: in quale universo parallelo lui entrava in una stanza nel cuore della notte e ci trovava, tutto solo, niente meno che-
“...Sebastian?”
Il ragazzo sussultò appena affianco al caminetto acceso, nonché unica fonte di illuminazione di tutta la stanza. Sebastian lo intercettò all’istante, fulminandolo con un’occhiataccia.
 
“Mi vuoi far prendere un colpo, Harwood?” Thad roteò gli occhi, muovendosi verso di lui: mai possibile che Sebastian riuscisse a far sentire fuori posto le persone persino quando era evidente che fosse lui quello nel torto?
“Non dovresti essere qui a quest’ora.” Lo ammonì e – invece di prenderlo a calci e farlo filare nella sua stanza come avrebbe dovuto – per qualche ragione finì per farsi scivolare al suo fianco, a sua volta rinfrancato dal tepore del caminetto. Era decisamente inadatto al ruolo di guardiano notturno: troppo poco senso del dovere e troppa attrazione verso Seb- ...troppo poco senso del dovere, sì.
Sebastian lo squadrò, riservandogli l’ennesimo dei suoi sogghigni irritanti. Con la differenza che, questa volta, sembrava avere un retrogusto un tantino più amaro.
 
“Detta così sembra l’inizio di un porno.”
...Ecco. Probabilmente si era immaginato tutto, come sempre. Thad ignorò deliberatamente quel commento.
“Cosa ci fai qui? Non dovresti essere, uhm... da qualche parte? A fare sesso con qualcuno?” Domandò, cercando di non palesare troppo la stizza che le sue parole mal celavano.
Non che gli importasse cosa faceva Sebastian e con chi, anche perché con questo avrebbe dovuto presupporre che la cosa lo turbava, lo ingelosiva e una buona dose di altre cose che... no. Proprio no.
Sebastian si strinse nelle spalle.
 
“Non oggi.” Rispose semplicemente e no, non sembrava avere una particolare voglia di parlare.
Thad – ormai rassegnato all’idea che non avrebbe comunque ricambiato il suo sguardo – abbassò gli occhi dal suo volto, così da scorgere quasi per caso una specie di foglietto che Sebastian teneva ben stretto in mano.
 
“E quello cos’è?”
“Non sono affari tuoi.” Lo disse subito, come se già sapesse a cosa si stava riferendo. Nonostante questo, Sebastian non fece nulla per nascondergli ciò che aveva in mano, cosa che fece supporre a Thad che in realtà voleva che lo scoprisse, in qualche strano e contorto modo alla Sebastian Smythe.
In ogni caso, non gli fu particolarmente difficile capire di cosa si trattava.
 
“Un biglietto aereo?”
“Tu e Hummel gestite il Club delle pettegole della scuola?”
“Ti conosco, Sebastian. Fai queste battutine perché è più facile prendere in giro gli altri che parlare seriamente di te, una volta tanto- ”
“Cristo, Harwood! Vuoi stare zitto?!”
“No. Voglio che mi fai un regalo di Natale in anticipo.” Sebastian sospirò, incrociando finalmente il suo sguardo.
 
“Ti ho già detto che non sono in vena di scopare. Domani ne riparliamo- ”
“Non- Non intendevo quello. Ed è presuntuoso da parte tua pensare che ti chiederei una cosa del genere- ”
“Ti prego, taci.”
“-comunque. Il mio regalo sono tre domande. E tu devi rispondermi sinceramente. So che non declineresti mai una sfida...” Aggiunse, giusto per renderla più appetibile all’enorme ego del ragazzo seduto di fronte a lui. Come immaginava, Sebastian sbuffò e gli fece un cenno col capo, acconsentendo a quella proposta.
 
“Okay, vado?”
“Prima che cambi idea.”
“D’accordo. Allora, prima domanda. Quello è un biglietto aereo. Per dove?” Sebastian abbassò lo sguardo.
“Parigi.”
“Parigi?”
“Sì. E con questa ti sei giocato anche la seconda domanda.” Thad spalancò la bocca, indignato.
Oh, assolutamente no-
 
“Non c’è verso di farti sloggiare senza averti detto cosa c’è che non va, non è vero?”
Se Sebastian chiedeva una cosa del genere, beh, era seriamente evidente che voleva parlarne. Il fatto che lo volesse fare proprio con lui gli fece fare una capriola allo stomaco, anche se si rifiutava categoricamente di associare i due fattori causa-effetto.
“Basterebbe che mi spiegassi il perché di quel biglietto per Parigi.” Sebastian annuì distrattamente, intento a fissare le fiamme che danzavano nel caminetto.
 
“Non c’è molto da dire. Tutti gli anni i miei genitori mi mandano un biglietto per Parigi promettendo di passare il Natale insieme. Peccato che non sia mai successo: ogni volta volo fin là, vado nella nostra casa delle vacanze e mio padre non riesce a liberarsi dal lavoro, così come mia madre. Per cui sì, diciamo che non ho così tanti ricordi di Natale da condividere né gioia Natalizia da sprizzare ovunque. Tutto qui. Contento adesso? Hai materiale sufficiente per i tuoi pettegolezzi da- ”
 
Qualunque insulto a cui Sebastian avesse avuto intenzione di ricorrere quella volta venne smorzato sul nascere, nel momento in cui Thad gli strinse una spalla con la mano e lo fece voltare verso di lui, prendendolo abbastanza alla sprovvista da riuscire a baciarlo.
 
Oh, Dio. Lo stava facendo davvero.
Lo stava facendo perché Sebastian gli aveva mostrato una parte di sé a cui ben pochi era consentito l’accesso; perché erano settimane che aspettava un segno, un qualcosa per giustificare la sua vergognosa cotta verso un ragazzo. In particolare, verso un ragazzo come lui.
 
L’attimo di smarrimento che colse Sebastian, in ogni caso, non durò più di una manciata di secondi: prima ancora che Thad potesse seriamente realizzare ciò che stava facendo, lui aveva già iniziato a rispondere al suo bacio e beh, Sebastian sapeva baciare.
 
Lasciò che facesse esattamente ciò che voleva e – quando si separarono – Thad desiderò soltanto di non averlo fatto; aveva più o meno la certezza matematica che da un momento all’altro Sebastian avrebbe rovinato tutto con una delle sue solite battutine idiote, volgari o entrambe le cose. Così rimase ad occhi chiusi – con ancora la fronte appoggiata contro la sua e una mano stretta alla stoffa della giacca – a non dire una parola.
 
Per qualche strano allineamento tra Terra, Giove e Narnia, nemmeno Sebastian si abbandonò alle sue consuete uscite fuori luogo.
Quando Thad – insospettito da un piccolo rumore – ebbe il coraggio di aprire un occhio, vide solo la mano del ragazzo su cui era appoggiato che si apriva poco sopra al fuoco del caminetto, facendo cadere tra le fiamme il biglietto per Parigi. La carta si raggrinzì all’istante, si annerì e sparì nel nulla, sotto lo sguardo attonito di Thad.
 
“...Sebastian?”
“Cosa? Non posso passare un Natale decente, per una volta?”
Chiese, e fu più o meno nel momento in cui sentì la sua voce così chiara e forte che si rese conto fino a che punto fossero vicini. Thad abbozzò un sorriso, rilassandosi un po’ contro di lui.
 
“È grazie a me?” Chiese stupidamente, ancora un tantino troppo intontito da quel bacio per poter pensare lucidamente. Sebastian ridacchiò, e prima di parlare gliene diede un altro. Per quanto lo riguardava, era a un passo dallo stato vegetativo.
 
“Non montarti troppo la testa, Thad.”
 
 

***

 
 
 
 
 
Eeeee... Sono in un ritardo assurdo :’D
Lo so, lo so, mi faccio schifo da sola. In questi giorni sono stata sotto sequestro dei parenti e della pigrizia (okay, anche di the sims u.u) e sono rimasta un pelino indietro -.-“
Comunque, ho assolutamente intenzione di finire la raccolta in settimana, si spera nel giro di due o tre giorni dato che mi mancano gli ultimi 2 prompt. Una volta finiti (per chi già mi conoscesse e stesse leggendo la mia long) tornerò alla pubblicazione normale delle altre cose che sto scrivendo: perdonate il periodo di stasi!
...Okay, mi abbandono ad un fangirlamento solitario perché Sebastian ha chiamato per la prima volta Thad per nome *awww cuuuuccioliii* e poi me ne vado, anche perché sono le tre di notte e faccio abbastanza schifo qui sveglia :) ...Non so cosa sto scrivendo lalaalala <3
Basta, fermatemi :’D Un bacione a tutti coloro che hanno letto/recensito/whatever: siete supermegafoxyawesomehot e dovete andarne fieri <3
*sparge amore, arcobaleni e fiori*
_Ari
 
Pagina facebook, as always <3 http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl

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Capitolo 7
*** Day#7_Raise your hand ***


Titolo: Raise your hand
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Thadastian, tanta Klaine, un po’ di Niff
Prompt: Domenica 23 dicembre; Prepararsi al Natale
Lunghezza: 2200 parole
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#7_Raise your hand

 
 
 
Sebastian si svegliò con qualcosa di pesante che gli gravava sulle costole, impedendogli di respirare correttamente.
 
A giudicare dalla scarsa illuminazione circostante era ancora notte, e considerando le sporadiche informazioni che il suo cervello ancora mezzo catatonico gli forniva, quella non era nemmeno la sua stanza.
 
A Sebastian fu tutto improvvisamente più chiaro quando qualcuno si mosse leggermente al suo fianco, solo per accoccolarsi meglio addosso a lui.
Thad Harwood, naturalmente.
 
In qualche modo era riuscito a liberarsi del suo compagno di stanza, unire i letti e finire così, come una di quelle inquietanti coppiette tipo Blaine e Hummel – oh, già. Ancora non stavano insieme.
Ad ogni modo, quello era tutto fuorché qualcosa che lui avrebbe fatto: mise una mano sulla spalla di Thad e lo spinse da un lato, abbastanza delicatamente perché non si svegliasse ma con sufficiente decisione da farlo protestare nel sonno.
 
Beh, non era niente male per uno che fino al giorno prima si professava il capostipite degli etero della Dalton, e questo la diceva lunga anche su tutti gli altri.
Sebastian ridacchiò tra sé e sé, mentre riacquistava le facoltà cerebrali sufficienti a spiegarsi per quale motivo avessero entrambi dei vestiti addosso, cosa che sembrava escludere l’ipotesi che avessero effettivamente fatto sesso.
 
Per un momento Sebastian trovò la situazione estremamente comica: lui, nello stesso letto con un ragazzo, con ancora la cintura allacciata; non poteva negare di esserne divertito. Nonostante questo era importante per lui focalizzarsi sul lato negativo della faccenda – l’enorme lato negativo della faccenda, ad essere onesti.
 
Per quanto insopportabile, rompipalle e perfettino, Thad Harwood non era propriamente la tipologia standard di ragazzo che era solito rimorchiare in una serata qualunque allo Scandals. Thad Harwood era il tipo che ti si appiccica addosso e se ne va in giro dicendo a chiunque che state insieme, poco importa la tua opinione al riguardo.
E no, lui non era affatto il tipo da ‘un ragazzo per volta’, non lo era mai stato e di sicuro non avrebbe iniziato  con quella specie di piccolo-
 
“Sebastian?”
Era sveglio.
Da quanto cavolo di tempo era sveglio?
 
“Mmh?” ...Beh, magari da quando l’aveva spinto dall’altra parte del letto.
Okay. Forse era un po’ strano da parte sua sentirsi in colpa per questo. Thad esitò un attimo prima di parlare.
“Guarda che puoi andartene, se vuoi.”
Mormorò nel buio della stanza, facendo bene attenzione a non toccarlo: a quel punto era piuttosto chiaro che si fosse svegliato per essere stato spinto via.
 
Con tutte le cattiverie che aveva fatto nella sua vita – delle quali andava particolarmente fiero, per la cronaca – quella sembrava essere in assoluto la peggiore. E l’aspetto negativo stava nel fatto che, per quanto si sforzasse, non riusciva a seguire la sua solita norma di comportamento, ovvero fregarsene altamente.
 
“Devi per forza fare il melodrammatico?”
“Dico sul serio. Era- Era solo un bacio, e so come sei fatto. Non pretendo di cambiarti.” Disse velocemente. Sebastian fu sul punto di ricordargli che erano stati diversi baci, in effetti: per questo erano finiti in quella camera; e per quanto lo riguardava sarebbero anche andati oltre se solo non fosse stato così giù di morale.
 
Ad ogni modo, quella era la situazione più strana in cui si era mai trovato; ...perché non renderla ancora più assurda?
Sebastian sbuffò e allungò un braccio alla sua sinistra, riuscendo senza troppa difficoltà a farsi rotolare Thad di fianco, esattamente addosso a lui.
 
“Che- Che fai?- ”
“Quale parte del concetto ‘chiudi quella cazzo di bocca’ non ti è chiaro, esattamente?” Thad sbuffò, praticamente imbalsamato al suo fianco. Sebastian avrebbe riso se solo non fosse stato certo di beccarsi un pugno in testa.
 
“...Volevo solo dir- ”
“Thad. Dormi.”
Gli intimò alla fine: a quanto pareva non c’era altra alternativa quando il punto all’ordine del giorno era zittire Thad Harwood.
 
In quell’esatto istante, Sebastian era sicuro che non potesse sussistere situazione più surreale di quella che stava vivendo lui.
 
Non aveva la più pallida idea di quanto si stava sbagliando.
 
 

***

 
 
“Ordine. ordine in sala!”
“Ragazzi, qui la cosa si è fatta seria.”
Intervenne con tono mortalmente serio una delle cinque matricole sedute in cerchio nello sgabuzzino dei bidelli dell’ultimo piano.
Alle sei di mattina.
Non illuminati da altro se non la lampadina che pendeva dal soffitto per un filo che aveva tutta l’aria di essere mezzo marcio.
 
Uno dei ragazzi annuì con estrema preoccupazione, cercando lo sguardo dei suoi compagni.
“C’eravate anche voi ieri, in aula canto. Avete visto tutti che hanno alzato la mano insieme per la faccenda del vischio.” Un giovane Warbler dai capelli biondi appoggiò il mento sul palmo della mano, sconfitto.
 
“Mi rifiuto di credere che tra di loro ci sia solo dell’amicizia. E poi... Andiamo! Blaine non fa altro che fischiettare Teenage Dream! E qual è la canzone che ha cantato la prima volta che si sono incontrati?”
Nessuno sembrò dare peso al fatto che si trattasse di una domanda retorica: il coro estasiato e sognante di “Teenage Dream” riempì la minuscola stanza all’istante.
 
“Esatto! È chiaro che sono innamorati, il problema è che ancora non lo sanno.”
Un altro dei ragazzi prese la parola, estraendo teatralmente un foglietto da dietro la schiena e posizionandolo al centro del cerchio satanico che stavano più o meno consciamente formando.
 
“Ho parlato con Wes ieri sera: stamattina la riunione per discutere del tema natalizio si terrà mezz’ora prima. Ho detto di averlo già riferito a tutti... ma naturalmente non l’ho detto ai Klaine.”
Il biondino di poco prima ridacchiò malignamente e puntò il dito sul pezzo di carta davanti a lui – ...che era semplicemente un’inutile mappa della scuola, ma tant’é.
“E sarà allora che agiremo- ”
 
Il gruppetto si gelò in un silenzio surreale, nel momento in cui la porta dello sgabuzzino si aprì.
Erano in trappola.
 
I cinque si lanciarono occhiate terrorizzate e si immobilizzarono completamente al loro posto, fino a quando il ragazzo – i ragazzi – che avevano aperto la porta non gli si palesarono davanti.
 
Jeff e Nick, completamente ignari di quella segretissima riunione cospiratrice, si erano allegramente infilati nella romanticissima location del loro primo bacio – con tanto di topi morti e scope spelacchiate – per impiegare in modo costruttivo le poche manciate di minuti disponibili prima della riunione degli Warblers, anticipata quella mattina per cause sconosciute alla quasi totalità del gruppo.
 
Esclusi i fanatici di Kurt e Blaine, ovviamente.
 
Jeff chiuse alla cieca la porta alle sue spalle, mentre Nick lo aiutava spingendolo senza troppa delicatezza contro di essa, continuando a baciarlo.
La cosa proseguì ancora qualche manciata di secondi, prima che entrambi si rendessero conto che c’era qualcosa che non andava.
 
“Uhm... Ciao?”
Nick si voltò di scatto e – vedendo cinque matricole pietrificate al suolo – non poté far altro che maledirle mentalmente per avergli rovinato il momento.
 
Naturalmente il fatto che ci fossero cinque ragazzini seduti in cerchio in uno sgabuzzino alle sei di mattina non lo toccò minimamente.
I giovani Warblers sbuffarono, un po’ stizziti e un po’ sollevati.
 
“...Beh, se ci va male rimangono sempre i Niff.”
 
 

***

 
 
La riunione dei Warblers si tenne mezz’ora prima del solito, quella mattina.
Naturalmente tutti i membri del Glee Club erano presenti – anche perché quella era praticamente un’istituzione sacra alla Dalton – ad eccezione di Kurt e Blaine.
 
Il tema della giornata fu discusso piuttosto velocemente: dopotutto era il ventitré dicembre, la notte di Natale si avvicinava a grandi passi ed era necessario prepararsi al meglio.
Thad si offrì di preparare dei biscotti insieme a Sebastian – quest’ultimo più che altro si offrì di tirargli un portaombrelli addosso per averlo coinvolto in quella pagliacciata –, Trent, Wes e David di spargere allegre decorazioni per tutta la Dalton e gli altri di organizzare una festa di capodanno per gli studenti che sarebbero rimasti a scuola – cosa che col Natale non c’entrava un accidente, ma alle sei e mezzo di mattina la cosa passò piuttosto inosservata.
 
Stranamente le cose filarono piuttosto lisce, almeno fino a quando Jeff non prese la parola.
 
“...Ragazzi. Ho una domanda seria da fare.”
Wes – da dietro al tavolo del Concilio – gli rivolse un’occhiata dubbiosa.
Il binomio Jeff e serio non gli ispirava particolare fiducia, e tutto sommato nessuno avrebbe avuto davvero il coraggio di biasimarlo. Nonostante questo, vista l’espressione particolarmente contrita del suo volto, si decise a dargli la parola.
“Prego.” Lui si alzò in piedi, seguito da Nick – ovviamente – e da una piccola schiera di matricole.
 
“Per favore, tutti quelli che vogliono che i Klaine si mettano insieme alzino la mano.”
 
A quelle parole, buona parte dei ragazzi presenti in sala fecero scattare le braccia come molle.
Wes si augurò che fosse per il fatto che stava parlando un membro più anziano e che sperassero di fare bella figura assecondandolo... Non era l’unico a non avere idea di che cosa stesse dicendo, giusto?
 
“Jeff- ”
“Ascoltami, Wes. Stamattina io e Nick siamo stati rapiti da un branco di ragazzini che ci ha aperto gli occhi. Kurt e Blaine sono fatti per stare insieme, e noi dobbiamo fare qualcosa!”
I cinque del cerchio satanico – ...e Nick – scoppiarono in un fragoroso applauso.
 
Buona parte del gruppo rimase in silenzio qualche altro istante, fino a quando non si sollevarono i primi mormorii di approvazione – sia tra le matricole che tra i membri più anziani – accompagnati dalla risata sguaiata di Sebastian il quale, a quanto pareva, era incapace di cogliere la drammaticità del momento.
Una manciata di minuti più tardi, Wes fu costretto a sbattere il martelletto sul tavolo. Frastornato, ma obbligato a piegarsi alla maggioranza.
 
“...Okay. Vorrà dire che impiegheremo qualche energia per cercare di mettere insieme Kurt e Blaine, se ci tenete così tanto... E qualcuno soccorra Sebastian, per favore.” Aggiunse, indicando con il manico del suo martelletto il ragazzo agonizzante alla sua destra.
 
 

***

 
 
Blaine si svegliò a causa di un ciuffetto di capelli che gli solleticava la punta del naso.
Sbatté più volte le palpebre e riuscì a contenere uno starnuto, concentrandosi piuttosto sul profumo che sentiva – e no, non era il suo gel al lampone.
Si trattava di un odore piuttosto familiare, un odore che aveva sempre trovato delizioso, e-
 
Kurt.
Oh, sì.
 
Ai suoi neuroni non era servito poi così tanto tempo per associare quella sottile ciocca castana al suo proprietario. ...Proprietario che al momento era accoccolato contro di lui, con le mani mollemente appoggiate sulle braccia che gli circondavano il torace.
Blaine impiegò qualche istante extra a realizzare che le braccia in questione erano le sue.
 
“Kurt?”
Già.
Perché a quanto pareva si erano addormentati così la sera prima, e lui aveva davvero bisogno di svegliarlo, possibilmente prima di non rispondere più delle sue azioni.
Kurt era adorabile e tutto il resto, ma Blaine era fatto di carne e non ci teneva a rimanere appiccicato a lui un minuto di più se questo avrebbe portato ad un risveglio decisamente imbarazzante più tardi.
Per precauzione spostò leggermente le gambe e tutto il bacino di qualche centimetro, in modo che non fossero in diretto contatto con il suo amico. Lo chiamò di nuovo.
 
“Kurt? Ehi?”
“Mmh.” Mugugnò, facendosi di nuovo indietro.
 
Oh, merda.
 
“Dobbiamo svegliarci... è mattino, e- ” e tu sei troppo... caldo, troppo vicino, troppo-
“Ho ancora sonno.”
 
Blaine si fece ancora più in là, ormai in bilico sul bordo del materasso.
Naturalmente, il suo stupidissimo corpo non aveva intenzione di collaborare: stentava ad immaginare come avrebbe reagito Kurt sapendo della situazione in cui si trovava.
 
“Kurt, sul serio. Non so neanche che ore sono- ”
“Blaine... perché scappi?”
 
Domandò a un tratto, evidentemente tornato in sé a sufficienza per rendersi conto dalla palese fuga che il suo amico stava mettendo in atto.
Blaine arrossì, senza nemmeno azzardarsi a rispondere: naturalmente, aveva sottovalutato il potere della cocciutaggine di Kurt Hummel. In una mossa repentina si era già spostato verso di lui, con una risata scherzosa ed evidentemente del tutto ignaro dell’entità dei fatti.
 
Blaine non poté fare molto per evitare che si accorgesse della precaria situazione in mezzo alle sue gambe: tentò l’impossibile, e nel provarci cadde anche dal letto, ma ormai il danno era fatto.
 
“...Blaine?”
 
Appunto.
 
Kurt fece capolino da sopra al materasso, fissandolo con un’aria mista tra il divertito e l’imbarazzato.
“Ehm... Mi dispiace! Ho provato a- ”
“Non preoccuparti, succede. Solo... Facciamo finta di niente, okay?” Concluse, evidentemente concentrato nell’impresa di non ridere. ...E non andare a fuoco, visto il colore della sua pelle.
Blaine annuì con decisione e si alzò in piedi, un po’ impedito dal lenzuolo che gli si era attorcigliato attorno a un piede.
 
“Okay, uhm... Io andrei in bagno- ”
Blaine!”
 
...Cosa c’era di sbagliato in lui?
“No! Non... No! Devo solo fare pipì, giuro.”
 
Oh, Dio.Ora poteva anche sotterrarsi da solo.
Kurt annuì con un piccolo sorriso – il fatto che il suo colorito facesse invidia a quello di un’aragosta iniziava a preoccupare vagamente Blaine – e afferrò con nonchalance il suo cellulare, nel chiaro tentativo di avere qualcos’altro da fare anziché guardarlo mentre si mortificava da solo.
 
Il ragazzo si fiondò in bagno alla velocità della luce, dandosi del deficiente in tutte le lingue che conosceva – e anche parecchie di sua momentanea invenzione.
Tuttavia non fece neanche in tempo a raggiungere il lavandino che la voce di Kurt lo raggiunse dall’altra stanza, piuttosto preoccupata.
 
“Blaine? Perché ho ricevuto sette messaggi anonimi con scritto ‘Klaine is endgame’?”
 
 

***

 
 
 
 
 
Guuuuys :’D
Ho amato scrivere questo capitolo, sul serio. Follia, oh mia amata follia, vieni a me <3
Ora. Potrà anche essere trattata in chiave ironica, ma ci tengo a sottolineare la mia volontà di informare circa il potere psicologico che le fangirl e i fanboy possono esercitare sulla gente. Immedesimatevi pure in uno dei cinque shippatori Klaine seriali: so che volete farlo u.u
La scena finale tra Kurt e Blaine. Non doveva essere così, giuro. È successo: amateli :’)
Okay, basta. Anche stavolta l’orario di pubblicazione è indecente quindi capitemi se sparo solo cagate ~
Bene. Sparisco nella nebbia e spero di riuscire a pubblicare l’ultimo capitolo domani!
Un bacione, e come sempre un enorme GRAZIE  a tutti: siete adorabili e vi amo <3
 
La mia pagina facebook (che ci crediate o no) è sempre lei u.u http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl

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Capitolo 8
*** Day#8_Stars' light ***


Titolo: Stars’ light
Rating: Verde (come tutta la storia)
Ship: Tutte *-*
Prompt: Lunedì 24; Mezzanotte
Lunghezza: 2300 parole
Note: Alla fine :)
 
 
 
 
 

#8_Stars’ light

 
 
 
“Non posso credere che non stiano ancora insieme!”
Sbottò Jeff, mentre cercava fallimentarmente di allacciarsi la cravatta davanti allo specchio: la rabbia faceva sì che i suoi gesti fossero bruschi e indelicati, così da avere non poche difficoltà nel vestirsi; cosa che a sua volta non faceva che aumentare il suo nervosismo.
Nick – seduto sul letto ed impegnato nella titanica impresa di allacciarsi le scarpe – alzò gli occhi su di lui, sospirando.
 
“Jeff, è passata solo una settimana...”
Una settimana doveva essere più che sufficiente! Insomma, guardali! Si comportano come una coppietta sposata e poi negano di stare insieme.”
“Lo so- ”
“E tutti i messaggi anonimi che abbiamo spedito a Kurt? Le minacce a Blaine, i biscottini a forma di cuore e averli chiusi per un’ora nello sgabuzzino dell’ultimo piano? Niente! Non è servito a niente.”
Nick si alzò dal letto e si avvicinò al ragazzo di fronte allo specchio, senza poter evitare di sorridere.
 
“Beh, quella volta abbiamo rischiato di essere espulsi definitivamente.”
“Oh, sarebbe successo comunque in un modo o nell’altro, a prescindere dai Klaine.” Rifletté Jeff, mentre Nick gli appoggiava una mano sulla spalla e lo faceva girare con delicatezza, in modo da potersi occupare personalmente della sua maltrattata cravatta.
Jeff abbandonò quello che stava facendo e distolse lo sguardo, lasciando che Nick lo aiutasse – no, non era ancora del tutto abituato al nuovo tipo di rapporto che li legava e c’erano momenti in cui si sentiva ancora in imbarazzo, momenti come quello, ad esempio.
 
L’aspetto positivo stava nel fatto che non si trattava di un turbamento tale da metterlo a disagio: gli piaceva sentirsi in quel modo; arrivava davvero vicino al comprendere di cosa parlasse la gente con la metafora delle classiche farfalle nello stomaco.
Nick finì di sistemargli il nodo qualche istante più tardi, lisciandogli la cravatta rossa e blu sul petto.
 
“Ecco. Adesso sei perfetto.” Jeff gli sorrise e si sporse in avanti, lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.
“Grazie.” Nick scrollò le spalle e lo prese per mano.
“Siamo già in ritardo, sappilo.”
“Odio dover indossare l’uniforme anche la sera di Capodanno.” Si lamentò, storcendo il naso alla classica cravatta a strisce e al bordino rosso del blazer. Nick ridacchiò, sciabolando malignamente le sopracciglia.
 
“Già... Mi consolerò pensando a quando sarà il momento di togliertela- ”
 
Ricevette una gomitata delle costole: ne era valsa totalmente la pena.
 
 

***

 
 
Sebastian si guardò intorno, decisamente sorpreso del tipo di festa organizzata alla Dalton per l’ultimo dell’anno.
 
Certo, il fatto che nel comitato di organizzazione ci fossero Jeff e Nick avrebbe dovuto farlo pensare, ma di sicuro non sarebbe mai arrivato ad augurarsi che il tanto decantato party di Capodanno sarebbe risultato davvero decente.
 
Il cortile della Dalton si era trasformato in una specie di enorme ammasso di corpi ondeggianti al ritmo di musica – all’inizio c’era stato qualche numero dei Warblers, ma la cosa era degenerata in pubbliche esibizioni di ubriachezza, così il compito dell’intrattenimento era stato affidato a qualche stereo posizionato strategicamente.
 
E poi beh, alcol. Alcol dappertutto.
Miriadi di ragazzi che si strusciavano addosso ad altri ragazzi, cravatte a strisce che volavano in tutte le direzioni e... aveva già menzionato la quantità di alcolici presente?
 
Sebastian – naturalmente – era arrivato con la sua elegante dose di ritardo; più per disinteresse che per altro. Aveva preferito farsi un giro allo Scandals, esattamente come era solito fare ogni sera e no, non aveva intenzione di ammettere che le cose erano decisamente cambiate da una settimana a quella parte.
 
Andare allo Scandals e starsene seduto su uno sgabello a fissare il bancone non era da lui.
Rifiutare l’invito di un ragazzo a rintanarsi in un bagno – un ragazzo anche piuttosto carino – non era da lui.
Più di tutto, non era da lui indossare ogni volta la stupidissima sciarpa che Thad gli aveva regalato per Natale, neanche fosse la più preziosa delle reliquie.
 
Fece una smorfia nel realizzare che l’aveva al collo anche in quel momento – e tra l’altro sembrava essere uno dei pochi avventori della festa ad avere ancora un vago senso della temperatura circostante: non è esattamente il massimo denudarsi in dicembre – e per distrarsi iniziò a guardarsi attorno, nella speranza di scorgere qualche volto familiare – Wes e David, ad esempio – con una reputazione abbastanza decente da poter eventualmente ricattare, nel caso stesse facendo qualcosa di sconveniente.
Passò davanti a Nick e Jeff, che praticamente tentavano di accoppiarsi senza togliersi i vestiti: Sebastian alzò le spalle. Probabilmente era la cosa meno imbarazzante che avevano fatto in vita loro.
 
Proseguì tranquillamente fino al bancone improvvisato in un angolo del giardino, decidendo di ignorare del tutto il ragazzo che tentava di sedurre uno dei busti di marmo dei vecchi presidi dell’istituto.
Si appoggiò al piano di legno e chiese qualcosa da bere al tizio brufoloso che serviva i cocktail, lanciando qualche occhiata distratta attorno a sé.
 
Fu allora che lo vide.
 
Sebastian spalancò gli occhi più di quanto potesse essere considerato normale, puntando ormai direttamente il ragazzo dell’ultimo anno a pochi metri da lui. Il ragazzo dell’ultimo anno che stava offrendo qualcosa da bere a Thad.
Che ora gli si era avvicinato, gli chiedeva di ballare e-
 
“Ehi!”
Si alzò dallo sgabello su cui era seduto con tanta foga da farlo traballare: fu davanti a quel tizio nemmeno due secondi più tardi – okay, era possibile che ci fosse andato a letto una volta, qualche mese prima, ma non era quello il punto.
 
“Amico, io sarei un po’ impegnato...”
Ridacchiò il tizio in questione – come aveva fatto a non notare l’incredibile faccia da culo che aveva? – prima di appoggiare una mano sulla spalla di Thad, il quale si limitava a fissare Sebastian, con la bocca socchiusa.
 
“Ah, sì? Mi dispiace contraddirti, amico, ma ti devi decisamente levare dai coglioni.” Il ragazzo inarcò le sopracciglia, senza togliersi quel sorriso tonto dalla faccia.
“Oh, non credo proprio- ”
“Io invece credo di sì.” Il tizio fece un passo indietro, ridendo apertamente. Okay, dire che era ubriaco sarebbe stato un eufemismo.
 
“Perché? Chi è, il tuo ragazzo?”
Esatto. Perciò porta la tua faccia da culo lontano qui, chiaro?”
Era evidentemente troppo sbronzo per discutere seriamente della cosa, così si limitò a ridere nuovamente e barcollare più in là, mentre Sebastian si voltava verso Thad e lo fulminava letteralmente con gli occhi.
 
“Per fortuna che fino all’altro ieri eri etero!”
Sbottò, vagamente interessato al motivo per cui Harwood lo stava fissando come se avesse appena confessato di essere uno dei più quotati spacciatori di Westerville.
“Non farlo mai più, hai capito? E smettila di guardarmi con quella faccia.”
Thad roteò gli occhi e si avvicinò di qualche passo, apparentemente intenzionato a ballare con lui.
 
“Gli stavo dicendo di no, comunque.”
“Meglio per te.” Thad gli circondò il collo con le braccia, muovendosi ad un ritmo decisamente più lento di quello suggerito dalla musica in sottofondo.
 
“...Sebastian?”
“Cosa?”
“Hai- uhm... Hai detto che sono il tuo ragazzo, prima.”
 
Lo disse talmente piano che Sebastian avrebbe stentato a sentirlo, se solo quelle parole non l’avessero scioccato tanto.
Aveva detto- l’aveva detto? Il suo ragazzo, sul serio?
Non aveva mai avuto un ragazzo in vita sua – se non per più di venti minuti, se così si potevano considerare le sue sveltine in bagno – e no, non era il tipo da impegnarsi seriamente in una relazione. Non era il tipo da mandare messaggini sdolcinati, venire a prendere all’uscita da scuola – anche se in quel caso non ci sarebbe stato problema in quanto tecnicamente non uscivano da scuola –, andare fuori a cena e altre cose di quel tipo.
Non ne era capace, e non sapeva se sarebbe riuscito ad andare a letto con solo un ragazzo per volta.
 
“...Sì. L’ho detto.”
 
Se ne sarebbe pentito.
Sapeva già che se ne sarebbe pentito.
 
Gli occhi di Thad si illuminarono e per un momento – ma solo per un momento – Sebastian pensò che non se ne sarebbe pentito affatto.
 
“V-Vuoi dire che- ”
“Ne parliamo domani, okay? E fino ad allora prova a non fare l’idiota con il primo ragazzo che trovi, signor io-non-sono-gay.”
Thad roteò gli occhi e appoggiò la testa alla sua spalla: non voleva dargli la soddisfazione di sapere quanto fosse dannatamente felice.
 
 

***

 
 
Blaine prese un ultimo respiro profondo, mentre faceva girare distrattamente la cannuccia del suo drink.
 
Mancava meno di mezz’ora a mezzanotte, e lui ormai aveva preso la sua decisione: prima dell’anno nuovo avrebbe confessato a Kurt i suoi sentimenti – o quantomeno l’avrebbe fatto esplicitamente, dato che si era già fatto in quattro per farglielo intuire infinite volte.
 
Aveva sfruttato quel pomeriggio per prepararsi un discorso degno dell’occasione. Se lo era anche scritto, a dire il vero, nonostante Wes continuasse a ridere di lui.
 
Blaine riprese mentalmente i punti salienti della sua brillante orazione, deciso ad andare in cerca di Kurt. Abbandonò il bicchiere ancora pieno sul tavolo di fronte a lui e si voltò, intercettando il suo amico all’istante: dopotutto aveva sviluppato una sorta di radar atto ad individuare Kurt, da qualche settimana a quella parte.
 
“Kurt! Ehi.”
Lui si voltò e sorrise subito, con un bicchiere mezzo vuoto in mano. Come avesse fatto a sentirlo al primo colpo nonostante il recinto di bestiame umano in cui si trovavano rimaneva un mistero.
“Blaine. Manca un quarto d’ora a mezzanotte.” Gli fece presente quando finalmente si trovarono faccia a faccia, senza tuttavia guardarlo davvero negli occhi.
Blaine era un po’ confuso al riguardo: Kurt di solito non si faceva problemi a fissarlo, nonché a renderlo una pappetta informe balbettante a causa del semplice fatto che i suoi occhi- beh.
Blaine avrebbe speso giornate intere a guardare i suoi occhi; se solo non fosse stato così irrimediabilmente inquietante.
 
“Lo so. Hai idea di dove siano gli altri Warblers?”
“Thad e Sebastian stavano ballando insieme l’ultima volta che li ho visti. Trent cercava di far bere responsabilmente le matricole; Wes e David cercavano di evitare che un ragazzo vomitasse sul busto del primo preside della Dalton... e Jeff e Nick ci stanno spiando da dietro quel cespuglio laggiù.”
 
Concluse con nonchalance, indicando il piccolo arbusto alle spalle di Blaine da cui sbucavano – nemmeno troppo segretamente – due teste a loro ben familiari. Naturalmente, nessuno dei due si stupì della cosa né si scompose particolarmente.
 
“Tipico.”
Osservò Blaine, prima di farsi coraggio e tornare a rivolgere la sua più completa attenzione al ragazzo che aveva davanti.
“Kurt... Prima di mezzanotte, c’è una cosa che vorrei dirti.” Incominciò esitante, mentre un inaspettato rossore si faceva strada sulle guance di Kurt.
“...Blaine- ”
“Aspetta. Prima di dire qualunque cosa lasciami finire, okay?”
 
D’accordo, stava iniziando a sudare freddo. Tuttavia si convinse che era normale in momenti come quello, e doveva semplicemente andare finché si sentiva abbastanza coraggioso per farlo.
Kurt gli sorrise pazientemente, con la solita dolcezza che non faceva che renderlo ancora più meraviglioso di quanto non fosse. Inaspettatamente gli prese una mano, accarezzandone il dorso con il pollice.
Blaine era quasi sicuro che quella strana oppressione al petto che sentiva fosse il principio di un infarto.
 
“Ti ascolto.”
Blaine era troppo agitato per leggere la consapevolezza negli occhi di Kurt, troppo fuori di sé per rendersi conto di quanto il suo amico fosse così incredibilmente calmo.
 
“Beh... K-Kurt,”
Aria.
Da quando in qua avevano tolto l’aria? Blaine cercò di calmarsi: non poteva fare la figura dell’idiota proprio adesso.
 
“Kurt. A-Arriva un momento- uhm...”
Okay, era ufficiale: stava per passare a miglior vita.
Sarebbe morto così, in un cortile pieno di ragazzi gay ubriachi e arrapati che si strusciano su ogni persona o cosa a disposizione, senza essere riuscito a dichiarare il suo amore al ragazzo più meravigliosamente perfetto che-
 
“...Vuoi un aiutino?” Chiese Kurt, dopo qualche altro secondo di silenzio imbarazzante. Blaine spalancò gli occhi, senza capire.
 
“E...Eh?”
“Arriva un momento, in cui diciamo a noi stessi: ‘Oh, eccolo là. È una vita che lo aspetto’. E quando mi hai visto- ...e quando ti ho visto, è stato quel tipo di momento, per te. Per noi.”
 
Blaine era a bocca aperta.
Era letteralmente a bocca aperta, e sì, non doveva davvero essere un bello spettacolo, ma in tutta franchezza al momento non era davvero capace di fare altro. Ma come diavolo-
 
“Sono venuto in camera tua oggi pomeriggio, perché Wes doveva darmi uno spartito per il Glee Club. Beh... c’era questo foglio, in mostra sulla tua scrivania- ”
Oh. Mio. Dio. Q-Quindi hai- hai visto anche tutto il resto?”
“I cuoricini storti, gli omini stilizzati e tutti i più improbabili accostamenti dei nostri nomi? Sì, li ho visti.”
 
Blaine tacque per un momento.
 
“Oh, merda.”
“Blaine. Erano adorabili. Tu sei adorabile, e mancano due minuti a mezzanotte.”
“...In questo caso, c’è un’ultima tradizione che possiamo onorare.”
 
Kurt annuì con uno dei sorrisi più belli che Blaine gli avesse mai visto e – mentre le girandole luminose iniziavano a stridere e i peggiori botti artigianali ad esplodere qua e là – per loro due c’era solo il suono impercettibile delle loro labbra che finalmente si incontravano.
 
Nella confusione generale, nessuno fece caso ad un gruppetto di cinque folli – più due – che saltellava e gioiva all’urlo di “Klaine is endgame”, da qualche parte dietro a un cespuglio.
 
E nemmeno ad un singolo buon proposito per il duemilatredici, sussurrato piano in un orecchio “Per quest’anno, vedrò di accontentarmi di te e basta.”
 
Da qualunque ottica si volessero guardare quei festeggiamenti, era innegabile che la magia del Natale, quell’inverno, avesse regalato alla Dalton tanti piccoli miracoli.
 
 
 
 
 

Fine.

 
 
 
 
 
Yeeee :’D!!
In qualche strano modo, sono riuscita a finire questa breve storiella festosa u.u
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta: mi sono divertita un sacco a scriverla, soprattutto perché fino ad ora non mi ero mai cimentata in qualcosa di così Daltonoso, perciò... Sì, sono contenta di averlo fatto :)!
Dato che questo è l’ultimo capitolo, ne approfitto per ringraziare tutte le persone che hanno recensito fin ora, e che amo follemente (in ordine di recensione): Demolition, Rorori (che mi segue in ogni mia storia, e che amo con tutto il cuore), Depa_Nymeriah, Jack_ Courage, Jo Monster(le tue recensioni mi fanno awwware çç), LUcy__(:’) <3), Chemical Lady(*si inchina alla regina della Dalton & dei Warblers* <3), Mimi311, Ginny_Sara(anche lei tra le mie affezionatissime <3), Echelon90 (*-*), Lama_Mustache(...pls. Devo commentare :’)?), sebanana_abrams, alessandra_carparelli80, giadacolfer (pls. Wife. Soulmate.), annav(<3 <3)
Grazie ancora a TUTTI, e alla prossima :D! <3
_Ari
 
Pagina facebook, come sempre: http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
 
P.S. ...Avete provato a leggere la prima lettera dei titoli di ogni capitolo in fila? *winka*

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