Argent

di rekla992
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Guardo il paesaggio che scorre davanti al finestrino dell'auto che si sta dirigendo verso la mia nuova città :Beacon Hills.

Ho sempre odiato spostarmi perchè implica il cambiamento.

Molte persone credono di volere cambiare. Ma chi è che lo vuole veramente?

 

Quando vedo il cartello che preannuncia la mia nuova città il pranzo che ho mangiato in autogrill sta per venirmi su.

 

Quando la macchina avanza per Beacon Hills noto che tutti, chi più che meno, sbirciano dalle finestre.

Anche un ragazzo, avrà circa 16 anni, mi guarda con un espressione diversa dalle solite.

Con uno sguardo …. curioso.

E sapevo che non me lo sarei mai dimenticato.

 

 

 

Nota dell'autrice: l'altra sera ho visto ( finalmente!!) le prime due puntate della seconda serie e mi ha fatto venire voglia di pubblicare questa storia.

Lo so che il capitolo è un po' corto ma è soltanto l'introduzione. Spero che vi piaccia!

E li prossimo capitolo sarà molto più lungo, ve lo prometto!

Un bacio,

rekla

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Vengo svegliata dal rumore ad intermittenza della sveglia, che spengo dopo pochi secondi.

Sento qualcuno bussare alla mia porta “Che c'è?” chiedo con voce assonata.

“Forza Allison! Sbrigati ad alzarti che devi andare a scuola” urla Chris, mio padre.

Sospiro scoraggiata ma poi mi alzo.
Prendo i vestiti sulla sedia, che avevo già preparato la sera prima e me li infilo velocemente.

Quando entro in cucina il profumo di uova e bacon mi riempe le narici.
Amo questo profumo, fin da bambina.
Mi siedo a tavola e mia madre mi mette davanti un piatto con due uova e due fette di bacon.
Arriccio il naso per la poca quantità.

“Tesoro, la linea” esclama con quell'insopportabile tono da 'generale'.
Sono tentata di contraddirla ma la voce di mio padre mi ferma “ Forza, Allison, sbrigati”.
Ingoio velocemente la colazione, do' un bacio sulla guancia a mia madre, prendo la borsa, la giacca ed esco.


Guardo il paesaggio di Beacon Hills che mi sfreccia davanti mentre Chris guida all'impazzata.
Quando mio padre entra nel parcheggio della scuola vedo un uomo che si avvicina a noi, probabilmente il preside.
Mi giro verso mio padre “ Beh, ciao papà”, gli dico, dandogli un bacio sulla guancia.
“ Ciao, tesoro” mi risponde.
Esco dall'auto e vado incontro a quell'uomo.
“Buongiorno, lei deve essere Allison Argent . Io sono il preside della scuola” si presenta.
“ Sì, esatto, sono io. Piacere di conoscerla” rispondo cortesemente mentre gli stringo la mano.
“Allora.... lei da dove viene?”.
Che faccia tosta.
Non faccio in tempo a rispondergli che sento il cellulare vibrare.
Lo tiro fuori dalla tasca e dico al preside “Scusi”
“Faccia pure” sento che mi risponde.
“Pronto?”
“Ciao Allison”. Mia madre, dovevo aspettarmelo.
“Ciao mamma”
“Sei in classe?”. La signora Argent è sempre stata così : schietta, sincera e affascinante, come diceva suo padre. Ma sui ultimi due termini io ho un po' da ridire.
“No, se lo fossi, non ti risponderei”. E la figlia è altrettanto schietta, come direbbe qualcuno.
“D' accordo, ti richiamo dopo, ciao”
“Ciao mamma”.
E chiudo la telefonata.
Sospiro, girandomi verso il preside “Mi scusi, ma mia madre è molto...protettiva”
“Si figuri. Adesso se vuole scusarmi dovrei parlare con dei genitori di un alunno. Lei potrebbe aspettare seduta su questa panchina. La verrò a chiamare quando potrà presentarsi in classe” e si dirige a passo militaresco verso la scuola.
Quando sarò pronta? Ma che faccia tosta ha di dirmi una cosa così?.
Dopo pochi minuti sento il cellulare che suona un'altra volta: mia madre, di nuovo.
“Ciao mamma, mi potresti chiamare dopo, ora sono occupata?” le chiedo.
“Okay”.
Sono salva. Per ora.
Aspetto dieci minuti e il preside non si vede.
Quindici minuti.
Ho una voglia immensa di alzarmi e ritornare a casa.
Sento il telefono che suona un'altra volta.
“Mamma!! Tre chiamate il primo giorno mi sembra troppo” poi un pensiero improvviso ma passa per la mente “Oddio, dov'è la mia penna? Oh no, non mi dire che ho dimenticato la penna!” esclamo, frugando tra la mia borsa; non c'è. Cavolo.
“Ciao mamma”
“Ti voglio bene”
“Anch'io”.
Vedo che il preside che mi viene incontro.
Mi porta nella mia futura classe, mi presenta. Ma io non ascolto.
Mi dirigo verso un posto libero, dietro un ragazzo che non posso non conoscere : è quello che ho visto quando sono arrivata.



Nota dell'autrice: mi dispiace per l'enorme ritardo!! Spero che mi perdoniate!!
Volevo ringraziare le 2 persone che preferiscono la storia, l'una che la ricorda e la 2 che la seguono e tutti quelli che hanno commentato


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Appena mi siedo lui (non so ancora come si chiami), si gira verso di me e mi porge una penna.

Resto lì, con la bocca aperta per lo stupore e sono indecisa se accettarla o no.

Ma poi la prendo, sorridendogli e gli dico “Grazie”.
Il professore dice che dovremmo andare a pagina centotrentatré, per iniziare la metamorfosi di Kafka.
La prima ora passa tra presentazioni, domande da parte di tutti. Ma non dal ragazzo davanti a me.
Chissà perchè...
E passa anche la mattinata, mi ritrovo, quando mancano cinque minuti, davanti al mio armadietto,quando mi sento uno sguardo su di me, mi giro e vedo lo stesso ragazzo.
Riesco a sorridergli, prima di essere travolta da una ragazza “Questa giacca è davvero bellissima? Dove l'hai presa?”.
Tutti si interessano dei miei vestiti, che vita faccio, se sono già stata fidanzata, ma mai come sono veramente.
“Mia mamma lavorava in un negozio di abbigliamento a San Francisco”decido, poi, di risponderle.
“Allora... tu sei la mia migliore amica”.

Devo calmarmi per non risponderle male, dicendo che lei non potrebbe mai essere la mia migliore amica, visto che ci conosciamo da neanche da cinque minuti e non so nemmeno  quale sia il suo nome.
D'improvviso un ragazzo le arriva alle spalle e si scambiano un bacio. Sento che gli dice “Ciao, Jackson”. Già il nome non mi piace, chissà come sarà di carattere.
Intanto si presentano, lei si chiama Lydia, lui Jackson. Allora avevo sentito bene.
“Senti, questo week-end c'è una festa”inizia Lydia, appoggiandosi al suo fidanzato.
“Una festa?”
“Sì, venerdì sera, non puoi mancare” mi risponde Jackson
“No, non posso, devo stare con la mia famiglia, grazie lo stesso” cerco di svignarmela in questo modo. Beh, che devo stare con i miei genitori è vero, ma non ho tralasciato il fatto che io non voglia andare a quella festa.
“Sei sicura? Ci sarà tutta la squadra”
Ma che cosa crede? Che io mi sarei gettata tra le braccia della squadra? Ma che mentalità ha?
“Intendi di football?” gli chiedo, cercando di sviare il discorso.
“Qui non ce ne frega niente del football. Noi giochiamo a lacrosse: abbiamo vinto tre campionati regionali di fila”mi annuncia, vantandosi.
“Grazie al capitano della squadra” finisce la frase Lydia.
“C'è l'allenamento tra poco. Se non hai altro da fare..” mi invita Jackson.
“Stavo andando a...” cerco di rispondere, ma vengo interrotta da Lydia che esclama “Perfetto!”.
Cominciavo a odiare, questa città.
“Vieni” mi incita Lydia, prendendomi per mano e portandomi fuori dalla scuola fino al campo.
Mentre ci sediamo su una panchina, noto il ragazzo di questa mattina.
Gli sorrido.
Mi sorride.
E siamo felici di esserci sorrisi.
Vedo che si sta riscaldando, forse giocherà.
“Chi è quello?” chiedo a Lydia, indicandolo, e sperando che lei sappia chi è.
“Quello? Non sono sicura di chi sia. Perché?” mi chiede.
“E' nel mio corso d'inglese” le rispondo, cercando di sdrammatizzare.
Ma quello che provo è delusione.

Nota dell'autrice: avevo detto che aggiornavo martedì? Beh, ho aggiornato giovedì, spero che non vi dispiaccia, ma questa settima è stata un inferno con la scuola.
Comunque questo capitolo non mi piace molto, spero che almeno a voi piaccia
Un bacio
rekla<3


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***






Lui si dirige verso la porta e aspetta il fischio d'inizio dell'arbitro, che avviene poco dopo.

Gli altri componenti della squadra si mettono uno dietro l'altro, e il primo corre verso di lui e lancia la palla, che però colpisce il ragazzo in faccia.
Mi porto le mani davanti alla bocca per lo spavento. Sono tentata di andare dall'allenatore per interrompere la partita: magari si è fatto male.
Stai calma, Allison, mi dico. Non sai neanche come si chiama eppure... eppure era come se lo conoscessi da una vita.
L'allenatore ride: ma che cosa c'è da ridere? E se si fosse fatto male?
Okay,Allison, adesso stai esagerando: devi calmarti.
Faccio un respiro profondo e intanto si rialza in piedi.
Non riesco a trattenermi nel fare un respiro di sollievo. Non si è fatto male.

La partita continua: un altro ragazzo tira e lui... la para. La para in un modo...fantastico. Mi trattengo nel battere la mani.
“Sembra molto bravo” sussurro.
“Sì, lo è” dice Lydia, sorpresa anche lei.
Lui, intanto, le continua a parare tutte.
Lydia si alza in piedi, e lo incita. Forse lo fa solo per far ingelosire Jackson.  Ma sta di fatto che fa ingelosire anche me.
E ed è per questo che Jackson diventa improvvisamente primo e fa un lancio, odio doverlo ammettere, straordinario.  
E lui... la para!
Lydia si alza di scatto e urla, lancia uno sguardo di sfida a Jackson, e forse anche a me.
Finito l'esibizione di quel ragazzo me ne ritorno a casa, con la scusa che i miei genitori hanno bisogno d'aiuto per disfare gli scatoloni.
Quando entro in casa, appoggio lo zaino per terra e chimo a gran voce mia madre e mio padre. Niente: non ci sono. Meglio così.
Vado di sopra, in camera mia e mi porto avanti con i compiti che ci hanno assegnato per la settimana prossima.
Fin da piccola, era un modo per passare il tempo. Le altra bambine giocavano alle bambole, o a truccarsi. Io no.
Devono essere le cinque e mezzo e decido che per oggi basta.
Esco di casa prendo la mia auto e faccio un giro per la città.
Lo faccio anche perché non voglio essere a casa quando i miei torneranno a casa.
Continuo a guardare la strada finché sposto lo sguardo sul mio ipod e....  sento l'auto che urta qualcosa. O qualcuno.
Scendo di corsa dalla macchina e vedo che ho investito.
Meno male, è un cane.

Allison! E' un cane, hai appena investito un cane! Dovresti vergognarti! Sento una vocina nella mia testa che dice.
Lo prendo in braccio, vedo il suo dolore. Sto per scoppiare a piangere.
Apro il bagagliaio e lo appoggio delicatamente. E altrettanto delicatamente chiudo il bagagliaio.
Rientro in macchina.
Ci sarà una clinica in questa città?
Poi, mi viene un flash: ci ero passata davanti prima!
Ritorno indietro e parcheggio davanti.
Ho le lacrime agli occhi e per di più piove.
E ho appena investito un cane, potrebbe mai andare peggio?
Sì, che potrebbe.
Sto bussando alla porta della clinica e vedo arrivare lui, il ragazzo di questa mattina, il ragazzo dell'allenamento. Lui, il ragazzo di cui credo essermi innamorata.
Lui mi apre la porta e le parole escono senza volerlo. Gli spiego brevemente quello che è successo.
Lo porto davanti al  mio bagagliaio e gli mostro il cane.
Il cane, d'improvviso si mette ad abbaiare, e io divento ancora più isterica di quanto lo sia già.
Lui porta un braccio sulla mia spalla, per farmi forza.
In questo momento non mi importa sapere il suo nome, l'unica cosa importante è essere tra le sue braccia.


Nota dell'autrice in ritardo:
spero che come capitolo vi piaccia, ho cercato di dare più spazio a sentimenti di Allison, spero che sia riuscito bene.
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite e a tutti i lettori silenziosi.
Un grazie speciale a leyda per i suoi importanti consigli.
Un bacio e al prossimo capitolo
rekla<3

 


 

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