smettere di lottare

di Melinda2606
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** l'invito ***
Capitolo 3: *** prime controversie ***
Capitolo 4: *** il ballo ***
Capitolo 5: *** decisioni ***
Capitolo 6: *** primi cambiamenti ***
Capitolo 7: *** scontri verbali ***
Capitolo 8: *** lezioni ***
Capitolo 9: *** emozioni ***
Capitolo 10: *** la fine ***
Capitolo 11: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve! Dopo una scorpacciata di fan fiction su Ranma ( il mio anime preferito, da piccola lo guardavo con mio papà dopo cena, che bel ricordo ) mi sono detta: perchè non provare a scrivere qualcosa anche io?
Se piace mi fa piacere, se non piace....... be', ci ho provato, tentar non nuoce!


L'orologio segnava  le  16:02.
Eppure  Ranma  era  sicuro  che  da  quando  lo  aveva  guardato  l'ultima  volta  fossero  passate  ore.
E  invece  era  passato  solo  un  minuto.
Proprio  non  ce  la  faceva  più  a  stare  in  classe,  ma  purtroppo  aveva  usato tutte le  scuse  possibili  per  uscire,  quindi  non  gli  rimase  altro  che  starsene  lì  contando  i  minuti  che  lo  separavano  dalla  libertà.
 I  suoi  occhi  blu  si  posarono  sull'unica  persona  in  classe  che  ancora  aveva  la  mente  concentrata  sulla  lezione.
Scriveva  attentamente  cercando  di  non  tralasciare  niente,  tenendo  il  quaderno  leggermente  inclinato.
Poteva  vedere  la  penna  scorrere  fluidamente  sul  foglio,  lasciando  quelle  lettere scritte  con  una  calligrafia  precisa  e  tondeggiante.
La  frangetta  le  cadeva  fastidiosa  sugli  occhi  brillanti,  e  il  sole  tiepido  che  entrava  dalla  finestra  le  illuminava  l'intera  figura.
Ranma  notò  tutto  questo  in  meno  di  tre  secondi.
In  fondo  aver  studiato  arti  marziali  tutta  la vita  lo  aveva  aiutato  a  sviluppare  la  vista  e  a  notare  i  dettagli  velocemente.
Purtroppo  non  fu abbastanza  veloce,  perchè Hiroshi  e  Daisuke  notarono  il  suo sguardo  su  Akane,  tanto  che  gli  mandarono  un  bigliettino: " Cerca  almeno  di  aspettare  la  fine  delle  lezioni  prima  di  saltarle  addosso".
Lui  accartocciò  il bigliettino  arrossendo,  ma nello  stesso  tempo  cercando  di  mantenere  un  contegno.
In  realtà, anche  volendo  ( non  che  lui  lo  volesse,  come  puntualizzò  nella  sua  mente )  non avrebbe  potuto saltarle  addosso, e  ciò  perchè  nell'ultimo  mese  era  riuscito  a  malapena  a  scambiarci  qualche  parola.
Al  mattino  erano  sempre  di  corsa  ("be',  è  colpa  tua  che  ti  svegli  sempre  tardi"  puntualizzò  la  sua  coscienza,  che  lui mise  a  tacere  velocemente ),  durante  la  pausa  pranzo  era  attorniato da quelle  psicopatiche  di  Shampoo  e  Ukyo  ( in casi  peggiori  si  aggiungeva  anche  quela  pazza  di  Kodachi ) e  all'uscita  di  scuola  Akane  si  catapultava  a  casa,  per  poi  chiudersi  nella  sua  camera con  Nodoka.
Ranma  aveva  provato  a  chiedere  informazioni  alla  madre,  diventando  così  insistente  che  la  donna  aveva  tirato  fuori  nuovamente  la  sua katana.
Spaventato,  aveva  provato  a  chiedere  ad  Akane  quando  si  trovarono  per  caso  una  sera  nel  dojo  ad  allenarsi  insieme.
Akane  era  arrossita,  ma  si  era  rifiutata  di  rispondere,  invitandolo  a  concentrarsi  nuovamente  sulla  lotta.
Ma  Ranma  non  poteva  farlo.
A  causa  dell caldo  Akane  aveva  sostituito  la  sua  classica  divisa  di  alenamento  con  una  canottiera  bianca  e  dei  pantaloncini  neri  che  lasciavano  ben poco  spazio  all'immaginazione.
La  ragazza  era  cresciuta  in  quel  tempo,  il  suo  viso  era  più  bello  e  le  curve  morbide  del  corpo,  benchè  non  abbondanti,  si  erano  accentuate.
Preso  com'era  da  quell ricordo  Ranma  sentì  a  malapena  la  campanella  che  aspettava  da  tempo.
Akane  mise  velocemente  insieme  le  sue  cose,  ma  Ranma  era  pronto:  stavolta  non  l'avrebbe  fatta  scappare.
Daisuke  e  Hiroshi  però  non  erano  della  stessa  opinione,  infatti  lo  bloccarono  e  iniziarono  a  stuzzicarlo.
- Allora  playboy, cosa  è  successo  tra  te  e  Akane?  Perchè  la  fissavi? -
Ranma  avvampò: - Ni-niente! Cosa  volete  che  sia  successo  con  quel  maschiaccio? -
Hiroshi  lo  punzecchiò  con  un  dito  sul  fianco: - Certo, come  no.  Almeno l'hai  invitata  al  ballo? -
- Quale ballo? - Ranma  come  sempre  cadde  dalle  nuvole.
-  Come  che  ballo?  Quello  che  quel  matto  del  preside  ha  organizzato  per  festeggiare  l'inizio  delle  vacanze  estive!  Ne  parlano  tutti! Avanti  Ranma, devi  sbrigarti  ad  invitarla,  alla  tua  bella  fidanzata  non  mancano  certo  gli  spasimanti!  Potrebbe essere  invitata  da  qualcun altro! -
- Per  quel  che  me  ne  importa... -  Ranma  si  allontanò  pensieroso,  ma  Akane  se  ne  era  già  andata.
La  ragazza  era  già  arrivata  a  casa,  e dopo  aver  salutato  tutti  era  corsa  in  camera  sua,  dove  aveva  trovato  ad aatenderla  la  signora  Saotoome.
- Continuiamo? -  chiese  Nodoka  con  un  sorriso  dolce,  tenendo  in  mano  un  metro.
Akane  annuì  e si  mise  a  lavoro.

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Capitolo 2
*** l'invito ***


Quando Ranma arrivò a casa lo investì un buonissimo profumo.
Seguendone la scia arrivò in cucina, dove Kasumi, circondata dalla sua aurea angelica, stava preparando qualcuno dei suoi manicaretti.
- Ciao Ranma, se hai fame sul tavolo della cucina ci sono dei biscotti appena fatti, ti porto anche del tè! –
Kasumi era una vera fata, era sempre così dolce, amorevole…
Più che una ragazza di ventuno anni sembrava una donna con un istinto materno talmente sviluppato che senza di lei sicuramente sia la famiglia Tendo che quella Saotoome sarebbe finita allo scatafascio.
Mentre si dirigeva nella sala da pranzo, Ranma pensò che Kasumi era molto bella; non ci aveva mai pensato prima.
In quel momento nel corridoio passò anche la seconda sorella Tendo, talmente concentrata sulla calcolatrice che aveva in mano da non notare il ragazzo che sgranocchiava biscotti.
Be’, anche Nabiki non era niente male.
La realtà era che, nonostante sia Kasumi che Nabiki fossero belle, non potevano reggere il confronto con Akane.
Se solo la fidanzata fosse stata più dolce e gentile…
“ Ahhhhhh… Ma cosa vado a pensare! Questo caldo mi sta dando alla testa! Meglio andare ad allenarsi! “ pensò Ranma, correndo in camera sua a cambiarsi e dirigendosi poi verso il dojo.
Cominciò a riscaldarsi, poi partì con le sue mosse fulminee.
I suoi muscoli scattavano precisi, i pugni erano micidiali e i calci rapidi.
La sua mente era completamente concentrata sui movimenti che faceva, ma il suo orecchio allenato captò perfettamente il rumore lieve della porta scorrevole che si apriva.
Con la coda dell’occhio vide la fidanzata bloccata all’ingresso, con indosso ancora una volta abiti talmente striminziti che fecero andare il sangue al cervello al ragazzo.
E non solo lì.
Prima che lei se ne accorgesse e lo mandasse a rinfrescarsi le idee in Antartide, le chiese: - Cosa fai lì sulla porta? Entra, no? –
- Non volevo disturbarti,  pensavo che ancora non fossi tornato. Ti stavi allenando?  -
- Sei stupida? Che domande fai? Certo che mi stavo allenando! –
- Sempre gentile, eh! – esclamò la ragazza, tirandogli un pugno in testa.
- Ho imparato dalla regina della cortesia! –
Possibile che dovevano sempre litigare?
- Akane… Stammi a sentire. Me lo racconti cosa combini tutti i giorni con mia madre? – le domandò a bruciapelo.
- Te l’ho già detto. E a quanto mi risulta te lo ha già detto anche lei. Non sono affari tuoi! –
- Sei la solita stupida! Che ti costa dirmelo? E poi tra fidanzati non ci devono essere segreti, lo sai? –
Akane alzò un sopracciglio: - Ah, e da quando mi consideri davvero la tua fidanzata? –
Ranma avvampò: - Non… non volevo dire questo, io… -
La ragazza si infiammò immediatamente: - Certo, tu hai già le tue fidanzate vero! Shampoo, Ukyo… e non dimentichiamoci di quell’amore di Kodachi! Hai deciso chi portare al ballo delle tre? O hai deciso di formare un bel quartetto? –
- Ma cosa dici! E pensare che io volevo chiederlo a te, anche se sei uno stupido maschiaccio con il sex-appeal di un cetriolo! –
Akane lo fissò negli occhi, poi lentamente si avvicinò al fidanzato; Ranma sentiva il suo cuore battere velocemente e le guance imporporarsi: - Ranma… -
- Akane… -
- Ranma tu sei un artista marziale straordinario, sei davvero il più forte di tutti, ma… a chiedere le cose fai schifo! – Akane con un calcio lo spedì dritto dritto nel laghetto, facendo apparire così la prosperosa ragazzina dai capelli rossi.
Non appena riuscì a riprendersi dal colpo, Ranma, furioso, si diresse in bagno per farsi un bagno e tornare ragazzo: odiava trasformarsi in quel modo!
Mentre era a mollo nella vasca, nella sua testa si accavallarono mille pensieri: “  Ma perché deve sempre fraintendere quello che dico? Possibile che non mi lasci mai finire un discorso che subito salta alle conclusioni? E io che l’ho anche invitata a quello stupido ballo… Be’. Forse avrei potuto farlo meglio, ma lei mi fa sempre innervosire! Certo che è davvero carina… Prima quando si è avvicinata pensavo che… si insomma che lei volesse… ahhh, ma che vado a pensare! Oggi il cervello non mi funziona bene! Comunque sarà meglio che vada a chiederle scusa, prima che Soun sappia che abbiamo litigato e mi faccia quell’espressione spaventosa. Ho avuto gli incubi per una settimana l’ultima volta “
Intanto nella sua camera Akane era intenta a riporre con cura il materiale che aveva usato con Nodoka, ma intanto nulla le impediva di maledire il suo fidanzato: “ Lo odio quello stupido! Prima se qualcuno mi si avvicina gli intima di starmi lontano perché è lui il mio fidanzato, poi però quando lo deve dimostrare si tira indietro! Che gli ci voleva a chiedermi di venire al ballo? Lui non sa cosa significa per me quel giorno, lo sa solo la signora Saotoome… Ma in fondo che me ne importa se non mi invita? Ci andrò con qualcun altro… Lui può andare con uno di quelle tre oche! “ pensò con rabbia, riponendo l’ultima scatola.
Un colpo alla finestra le fece perdere un anno di vita.
- Ma te passare dalla porta come tutti i comuni mortali no eh? – chiese acida a Ranma, che si era seduto tranquillamente sul suo letto.
- Vuoi smettere di essere così acida per un minuto? Adesso stai buona e ascoltami. Volevo chiederti… no, aspetta… Akane, mi vuoi fare il piacere di metterti qualcosa addosso? –
La ragazza aveva ancora la canotta e i pantaloncini, e Ranma in quel modo non riusciva a concentrarsi, così le lanciò la leggera felpa che era appoggiata sulla spalliera della sedia.
Sbuffando e senza capire il perché della richiesta, essendo abbastanza ingenua, Akane indossò la felpa e lo guardò, aspettando impaziente che parlasse.
- Ok, così va meglio. Volevo chiederti… Insomma, immagino che tutti si aspettino che noi andiamo insieme a questo maledetto ballo, quindi… che ne dici? –
- Che ne dico di cosa? – Akane non era disposta a lasciargliela passare liscia così semplicemente.
Non questa volta.
Non per questa occasione.
- Dai, hai capito… Che ne dici di… di… di andare insieme al ballo? – ad ogni parola Ranma diventava sempre più rosso.
- Vuoi andarci con me perché ti va o solo perché… come hai detto? Ah, sì, perché “tutti si aspettano che noi andiamo insieme”? –
- Akane, perché mi rendi tutto così difficile? –
- Perché voglio delle risposte – replicò semplicemente la ragazza.
È vero, lei voleva davvero delle risposte, su molti aspetti di quella sottospecie di relazione, ma naturalmente Ranma non colse le sue allusioni.
Il ragazzo prese un grosso respiro per cercare di calmarsi: - No, voglio andare con te perché non voglio andare con nessun’altra. E non voglio che nessun altro ci vada con te –
- E come pensi di spiegarlo alle altre? Sai che appena lo scopriranno, e lo scopriranno, cercheranno di fare di tutto per evitarlo? –
- Ci penserò io, ok? Dimmi una cosa però… Ci tieni molto a questo ballo? –
Negli occhi di Akane balenò un’ombra di malinconia, talmente rapida che Ranma non fece in tempo ad accorgersene.
- Sì… - sussurrò piano lei.
- Bene, allora sarà perfetto. Promesso – le disse Ranma.
Akane gli regalò un meraviglioso sorriso, uno di quelli che a lui toccavano raramente, ma che tutte le volte lo lasciavano senza respiro e con il cuore decisamente più agitato.

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Capitolo 3
*** prime controversie ***


Era domenica mattina e il sole splendeva luminoso nel cielo limpido.
Kasumi stava rintanata nel suo regno, canticchiando allegramente mentre mescolava gli ingredienti per il pranzo domenicale, Nabiki compilava diligentemente una tabella, annuendo soddisfatta per i guadagni della settimana.
Soun e Gemma giocavano in veranda, cercando di constatare chi fosse il più bravo a barare, Nodoka si dedicava alle sue rose nel giardino.
Ranma ronfava alla grande nella sua camera, mentre Akane era uscita con le sue amiche.
Erano andate nel centro commerciale di Nerima, desiderose di comprare qualcosa per il famoso ballo.
In quel posto c’erano decine di vestite, scarpe e accessori e loro avevano deciso di fare un giro di perlustrazione prima di acquistare qualcosa.
- Akane, racconta, Ranma ti ha invitata al ballo? – le chiese Sayuri, lasciandosi cadere sulla sedia del bar del centro commerciale.
- Be’, in realtà… sì, me lo ha chiesto due giorni fa, con non poche difficoltà – rispose arrossendo, afferrando il caffè che le porgeva Yuka.
Sayuri la guardò maliziosa: - Sai cosa si fa solitamente dopo un ballo? –
- Tu cosa ne sai di cosa si fa dopo un ballo? Ci sei mai stata? –
- No, ma ho visto un sacco di film. Allora, lo sai o no? –
Akane scosse la testa, anche se lo sguardo dell’amica non prometteva niente di buono.
- Be’, solitamente si prende una camera in albergo, ma visto che tu e Ranma abitate già insieme potete andare in camera tua! –
Akane sentì il caffè andarle di traverso.
- Non dire sciocchezze! Io con quello stupido non faccio niente! – esclamò, agitando le mani.
Le amiche sorrisero, ma Akane non ci trovava niente da ridere.
Cosa mai poteva fare con quello scemo del suo fidanzato?
Lui non avrebbe mai avuto il coraggio nemmeno di baciarla, figuriamoci di fare altro!
Non che a lei interessasse…
Finalmente Sayuri e Yuka smisero di ridere, così poterono continuare il loro giro.
Alla fine Akane comprò il primo paio di scarpe con il tacco della sua vita, un fermaglio brillante per i capelli e un nuovo rifornimento di trucchi ( non che lei ne avesse molti ).
- Sono proprio soddisfatta dei miei acquisti! – disse alle amiche, mentre queste pagavano i loro abiti.
- Ma… Akane, ancora non hai comprato il vestito! –
- Oh, no, non ne ho bisogno… -
- Lo hai già acquistato? –
- No, è che… Sarà una sorpresa, ok? Andiamo, dai, altrimenti farò tardi per il pranzo! –
Dopo essersi salutate, le tre ragazza si diressero ognuna in una direzione diversa per tornare a casa.
Non appena Akane rientrò, la signora Saotoome le corse incontro, così la ragazza le mostrò velocemente i suoi acquisti, strappandole uno sguardo entusiasta.
- Akane, vai a svegliare Ranma per favore, il pranzo è pronto tra dieci minuti! – chiese la dolce voce di Kasumi.
Possibile che quel ragazzo fosse ancora a letto?
La ragazza corse a riporre i suo acquisti nella sua camera, poi si diresse nella nuova stanza di Ranma: da quando Nodoka era andata a vivere con loro, Soun aveva deciso di sistemare la grande soffitta per ricavarne un posto solo per il giovane Saotoome, in modo che tutti potessero avere la loro intimità.
Ranma dormiva nel suo nuovo letto gigante ( Soun gliene aveva regalato uno matrimoniale nella speranza che Akane qualche volta lo raggiungesse SOLO per dormire, guadagnandosi poi con questa idea due pugni in testa ), incurante del sole che aveva cominciato a entrare attraverso le tende azzurre appese alla finestra.
Essendosi scordata del solito secchio d’acqua gelata, si avvicinò al fidanzato, chiamandolo sommessamente: - Ranma… Ranma, svegliati, il pranzo è pronto, dai, su, apri gli occhi… -
Niente.
Provò ad alzare la voce, posandogli delicatamente la mano sul braccio nudo; quel contatto con il braccio muscoloso del ragazzo la fece stranamente arrossire.
Ignorando quella strana sensazione iniziò a scuoterlo: - Ehi, vuoi svegliarti? Ma cosa hai preso, una confezione di sonnifero? Ranmaaaaaa! –
Vedendo che proprio non funzionava, cominciò a colpirlo: - Svegliati stupido, datti una mossa! Ra… -
La ragazza smise di urlare, in quanto il ragazzo le aveva bloccato improvvisamente la mano che usava per colpirlo, sempre tenendo gli occhi chiusi.
- Vuoi smetterla di colpirmi? Sei la solita violenta. Non riesci a svegliarmi in un modo carino una volta tanto? O è una tua filosofia essere continuamente un maschiaccio? –
Akane lo fulminò con lo sguardo: - Maschiaccio a chi? Sono dieci minuti che provo a svegliarti, cretino! Adesso alzati, Kasumi ha preparato il pranzo – gli ringhiò contro, cercando di sfilare la mano da quella di Ranma.
Il ragazzo però la trattenne, e dopo aver aperto gli occhi blu e dopo essersi messo a sedere, le fissò attentamente il palmo della mano.
- Come mai la tua mano è rossa? Sembra a puntini… Come hai fatto a farti male in questo modo? Hai per caso afferrato un cactus al volo? – le chiese.
Akane gli tirò un pugno in testa con la mano libera: - Vuoi smetterla di dire stupidaggini? Fatti gli affari tuoi! Vestiti e scendi, forza! – esclamò, uscendo dalla soffitta.
La ragazza prese posto a tavola e dopo pochi minuti Ranma le si sedette accanto, affamato.
Kasumi gli allungò una ciotola stracolma di riso, ma purtroppo un oggetto volante non identificato gli piombò sulla testa, facendolo finire con la faccia nella sua porzione di cibo.
- Ciao amore! Mi sei mancato! Oh, ma dove sei Ranma? –
La bella Shampoo era entrata come una furia in casa Tendo a cavallo della sua bicicletta, scambiando come sempre la testa di Ranma per un parcheggio.
Nessuno fece più di tanto caso alla scena, ormai c’erano abituati, così ripresero a mangiare tranquillamente.
- Sono qui! Se mi fai il piacere di scendere dalla mia testa… -
Shampoo abbandonò il suo parcheggio preferito, per poi attaccarsi al collo del ragazzo.
- Amore, sei pronto per il ballo? –
- E tu che ne sai del ballo? Non sei della mia scuola! –
- No, ma la bisnonna ha offerto il rinfresco, così posso venire anche io! Ci andiamo insieme, vero? –
Ad Akane andò il riso di traverso.
E adesso cosa avrebbe risposto il ragazzo?
- Io… ehm… veramente… -
- Ranmaaaaaa! Sei già impegnato con la mia bambinaaaa! – urlò improvvisamente Soun, facendo la sua faccia da spirito maligno.
- Cosa? Impegnato con la ragazza violenta? Cosa significa Ranma? –
- Ehm… stiamo calmi… Shampoo, ti prego, vai via, fammi riflettere… -
Quelle parole fecero infuriare Akane: - Su cosa devi riflettere, eh? Mi hai invitato, sei già impegnato con me, non c’è niente da discutere! Chi prima arriva meglio alloggia Shampoo, adesso vattene e facci mangiare in pace! –
La sua sfuriata si concluse con un click: Nabiki le aveva fatto una foto.
- Questa dichiarazione mi frutterà un sacco di soldi! – esclamò la secondogenita Tendo.
Nel frattempo Gemma e Soun piangevano commossi dalle parole di Akane, mentre Nodoka fissava il figlio, arrossito improvvisamente.
- E non piangete voi due, avete capito male, intendevo dire che se si prende un impegno è buona educazione mantenere la parola data! –
Nel caos che c’era, Kasumi era l’unica che era rimasta serena e sorridente.
Shampoo, capito che in quel momento Ranma non avrebbe più ascoltato le sue parole, recuperò la sua bicicletta ed esclamò: - La vedremo, Akane! Ciao, tesoro mio! – e uscì.
Akane posò le sue bacchette e, nervosa, salì in camera.
Si era imposta.
In quell’occasione si era imposta e si era ribellata.
Ma avrebbe voluto che fosse Ranma a dire le cose come stavano.
Era davvero così imbarazzante stare con lei?
I suoi pensieri furono interrotti dal ragazzo che entrò come una furia: - Akane! Torna giù, dai! –
 - No –
- Avanti, sei arrabbiata?  -
- Tu… tu sei uno stupido! Ti costava tanto dire a Shampoo che avevi già invitato me? Ti faccio davvero così tanto schifo? –
- Ma cosa dici, scema! Non mi fai assolutamente schifo, altrimenti non ti avrei invitata! Lo sai che per me non è semplice… Su, torniamo di sotto, finiamo il pranzo. E fidati una buona volta di me, ti ho promesso che il ballo sarebbe stato perfetto! –
Ranma le disse queste parole con durezza, ma Akane vi avvertì, o almeno sperò che ci fosse, una sorta di timida dolcezza, così lo seguì in sala da pranzo.
Nel frattempo Shampoo decise di far visita ad Ukyo.

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Capitolo 4
*** il ballo ***


Prima di continuare volevo ringraziare tutti quelli che stanno leggendo la mia storia! Sto rispondendo a tutte le vostre bellissime recensioni, ma volevo ringraziare anche chi non lascia un messaggio ma comunque sta seguendo la ff! Non lo faccio tutte le volte perché non vorrei spezzare troppo la lettura, diciamo che lascerò un commento finale quando arriverò all’ultimo capitolo!
Buona lettura!
 
 
Ecco.
Il suo momento era arrivato.
Era nella sua camera a perfezionare i dettagli, ma più si guardava allo specchio e più non riusciva a capire se quel riflesso le appartenesse.
Ne ebbe la conferma quando Nodoka entrò nella stanza, dopo essere stata ad aiutare Nabiki.
- Sei perfetta, Akane – le disse semplicemente.
Akane sorrise, sperando in cuor suo che anche la serata fosse perfetta.
Dentro di sé ripensò ai giorni prima del ballo.
Shampoo aveva chiesto altre due volte a Ranma di essere il suo accompagnatore e lui, sempre imbarazzato, le aveva risposto, o meglio balbettato, che era già occupato.
Dopo era arrivato il turno di Ukyo.
Glielo aveva chiesto durante la pausa pranzo, ma quando Ranma aveva rifiutato, spiegandole assumendo una notevole sfumatura rossastra che doveva andare con Akane ( suscitando tra l’altro l’ilarità di Hitoshi e Daisuke, che ancora non ne sapevano niente ), lei non aveva insistito, ma si era limitata a lanciare alla giovane Tendo uno sguardo di sfida più profondo delle solite volte.
Akane si era infuriata ed era corsa sulla terrazza della scuola.
Non aveva fatto in tempo ad uscire di classe che Yuka e Sayka si erano avvicinate a Ranma con uno sguardo omicida e le mani incrociate sul petto.
Erano talmente minacciose che sembravano più alte del normale.
- Ranma, noi abbiamo grande stima di te, ma forse adesso capiamo Akane quando dice che sei uno stupido. Devi imparare a usare meglio le parole. Vai subito a chiederle scusa, non rovinare un evento importante per lei –
- Ma cosa ho fatto? Ho rifiutato l’invito di Ukyo! Io… -
Le ragazze però lo avevano fissato come se volessero ucciderlo seduta stante, così non aveva avuto altra scelta che alzarsi e raggiungere Akane nel suo rifugio.
- Si può sapere che ho fatto stavolta? Ho detto di no a Ukyo! – aveva chiesto alla fidanzata, seduta per terra.
- Tu… sei… uno… stupido! – gli aveva gridato lei, sottolineando ogni parola con un colpo sul braccio.
- Ahia! Scema di un maschiaccio violento, mi dici cosa ho fatto invece di prendermi a botte? – aveva strillato Ranma, perdendo la pazienza.
- Cosa vuol dire che devi venire con me? È forse un obbligo? Sei tu che me lo hai chiesto! –
Ranma si era grattato la testa: - E tu ancora ascolti a quello che dico? Non l’ho detto in quel senso! Lo sai che non sono bravo in queste situazioni e… -
- Non è che non sei bravo, fai proprio schifo – lo aveva interrotto Akane.
- Ha parlato l’esperta! – Ranma aveva sentito nuovamente montare la rabbia, poiché la fidanzata lo aveva colpito nell’orgoglio.
- Io almeno sono stata diretta con chi me lo ha chiesto! Ho detto che sarei venuta con te, non che dovevo! E guarda un po’, tutti hanno capito subito! Be’, tranne Kuno, ma dopo che l’ho spedito in orbita due volte si è arreso anche lui! – aveva puntualizzato la ragazza.
- Sai bene che Shampoo e Ukyo sono più pericolose! E ancora non è arrivata Kodachi! Non voglio che si arrabbino troppo, potrebbero rovinare il ballo, e io ti ho promesso che tutto sarebbe stato perfetto! E tu che mi urli contro, sempre la solita scema –
A quel punto Akane si era un po’ calmata, così, dopo avergli dato un ultimo pugno ( comunque l’aveva chiamata scema! ) era tornata in classe.
Nei giorni che seguirono nessuno dei due aveva più parlato del ballo; Akane aveva iniziato a rimanere alzata fino a tardi con Nodoka, mentre Ranma aveva preso l’abitudine di guardare le spalle alla fidanzata, temendo che una delle sue ammiratrici potesse giocarle qualche tiro mancino.
Ma tutto era andato per il meglio e senza eventi degni di nota era arrivata la sera del ballo.
- Akane, sei pronta? – Kasumi e Nabiki erano entrate nella camera della sorella più piccola.
Nabiki indossava un abito nero che la fasciava sui fianchi per poi aprirsi per qualche centimetro sul retro; le sue scarpe erano lucide e il tacco estremamente fine.
Dentro di sé Akane pensò che non avrebbe mai potuto avere la sensualità della sorella.
- Akane, sei bellissima! – aveva esclamato Kasumi, commossa.
- Sei davvero bella, sorellina. Allora, siamo pronte? Kuno arriverà tra poco – aveva commentato Nabiki, buttando un’occhiata all’orologio.
Dopo il rifiuto di Akane, Kuno aveva invitato Nabiki, che naturalmente, dopo avergli spillato i soldi per il vestito e la promessa di un passaggio in auto per gli studenti di casa Tendo, aveva accettato.
Kasumi e Nabiki cominciarono a scendere le scale, mentre Nodoka, vedendo Akane nervosa, la trattenne e le mise le mani sulle spalle: - Sei meravigliosa, piccola, Ranma ti adorerà. Sono orgogliosa di te – aggiunse, baciandola sulla fronte.
Quel gesto così materno fece morire la risposta in bocca alla ragazza.
Al piano di sotto Ranma era seduto a disagio: non si trovava molto comodo con la camicia bianca, la giacca scusa e i pantaloni gessati, ma sua madre aveva talmente insistito per fargli mettere quell’abito che lui non aveva saputo dirle di no.
Nella stanza entrò Nabiki: stava davvero bene, sembrava più grande.
Tempo due secondi, che il padrone di casa si era messo a piangere: - Buuuu Nabiki, dove vai così? Sei troppo svestita! –
- Ma dai papà, è solo un abito da sera, smetti di piangere! E poi ormai siamo grandi, cerca di capire, non farmi scendere nei dettagli! –
Soun sbiancò in volto, poi cominciò a piangere più forte, mentre l’amico Gemma cercava di consolarlo ( in quel momento Saotoome stava ringraziando gli dei di avere un figlio maschio ).
Nella confusione, nessuno si era accorto che anche Akane era scesa dalla sua stanza.
Il primo a vederla fu Ranma, che per un attimo entrò in iperventilazione.
La sua fidanzata aveva un vestito panna con una fantasia floreale, era senza maniche e stretto fin sotto al seno e poi si allargava fino alle ginocchia con delle balze.
Aveva delle scarpe con il tacco beige e un fiore sul lato, nei capelli aveva sistemato un fermaglio brillante e il trucco leggero le risaltava gli occhi.
- Su, Ranma, cosa aspetti? Alzati e fai il tuo ruolo di accompagnatore – disse Nodoka, attirando l’attenzione degli altri.
Soun versò altre lacrime rumorosamente: - La mia bambina! Buuu sei cresciuta piccola… -
Stavolta anche Gemma si era unito al pianto: - Sei un ragazzo fortunato figlio mio! Guarda come è bella la tua fidanzata! Che bel vestito Akane! –
La ragazza arrossì, borbottando ai due uomini di smetterla con quel pianto ridicolo, ma Nodoka l’aveva interrotta: - L’ha fatto da sola. Il vestito intendo, l’ha cucito con le sue mani, io l’ho solo guidata –
Ranma in quel momento si riprese: ecco cosa facevano Akane e sua madre!
- Su, figliolo, non hai niente da dire ad Akene? – lo incoraggiò Nodoka.
- Tu… tu sei… stai bene – le borbottò imbarazzato.
- Grazie, anche tu – Akane abbassò lo sguardo: non aveva mai visto il suo fidanzato così… bello.
Sì, bello.
Non c’erano altre parole.
- Bene, piccioncini, usciamo, su! Kuno è qui fuori! –
Ranma, rosso come un peperone, offrì il suo braccio ad Akane, che lo afferrò delicatamente sorridendo, mentre Soun e Gemma scattavano foto a raffica.
Appena saliti a bordo dell’automobile, Soun corse fuori urlando in lacrime: - Mi raccomando, giù le mani dalle mie bambine! –
Kuno aveva indossato un completo verde bottiglia dall’aria costosa; quando i tre salirono in macchina urlò: - Akane Tendo, sei bellissima! Giù le mani. Saotoome. Comunque, stasera la mia dama è la dolce Nabiki Tendo, be’, dolce quanto costosa, quindi queste rose sono per te! –
Il viaggio fino all’istituto fu veloce e non ci furono intoppi, fortunatamente.
La palestra della scuola era stata decorata minuziosamente, nonostante si festeggiasse l’arrivo dell’estate era stato scelto il tema del ghiaccio, perciò tutto intorno era azzurro e le luci erano bianche.
Stalattiti scintillanti scendevano dal soffitto e statue di ghiaccio adornavano il banco delle bevande.
Tutto sembrava brillare e risplendere.
Ranma diede nuovamente il suo braccio ad Akane, nonostante stesse morendo di vergogna.
Dopo una rapida occhiata intorno a sé comunque dovette ammettere che la sua era la ragazza più carina della sala.
“ Forse mi si è congelato il cervello, altrimenti non si spiega  come possa essermi venuta in mente una cosa del genere! “ pensò, scuotendo la testa.
- Stai bene? – gli chiese gentilmente, notando quel gesto.
- Io? Oh, sì… Ehm… Vieni, laggiù c’è quella mummia di Obaba, andiamo a salutare… -
Ranma la trascinò al tavolo del banchetto, dove c’erano decine di pietanze dall’aria deliziosa.
- Ciao, vecchia – le disse.
- Salve, futuro marito. Ciao, Akane –
- Buonasera, Obaba. Ehm… dov’è Shampoo? – chiese la ragazza, leggermente ansiosa.
- Oh, non è ancora arrivata. Cosa c’è, Akane? Sei preoccupata per caso? – la stuzzicò l’amazzone.
Ranma avvertì sul suo braccio la tensione della fidanzata, così, volendo mantenere la promessa che le aveva fatto, la portò via; nonostante questo, fece un altro giro della sala con gli occhi, notando che all’appello mancava anche Ukyo, e una lieve tensione lo assalì.
Cercando di rimanere tranquillo pensò a qualcosa da dire alla fidanzata, quando all’improvviso un pensiero lo colpì: - Oh, no! – esclamò ad alta voce.
- Che c’è? – chiese Akane, preoccupata.
- Ecco, io… Vedi, in realtà avevo pensato… ti avevo ecco… preso dei fiori ma… li ho dimenticati e… - ogni parola si si accavallava sull’altra.
Akane gli sorrise dolcemente: - Balliamo? –chiese.
Ranma la guardò più imbarazzato che mai, ma annuì, posandole le mani tremanti sui fianchi, mentre lei allacciò le sue al collo del fidanzato.
Ondeggiarono un po’ titubanti sul posto, poi Ranma, inebetito dal profumo della ragazza ed estasiato da quel lieve contatto con i suoi fianchi ( che non erano poi così larghi, anzi, la sua vita era molto fine ), cercò di farla avvicinare un po’ di più, imitando le movenze delle altre coppie sulla pista.
- Sei stata brava, sai? Intendo dire, il vestito ti è venuto molto bene – le mormorò.
Akane rabbrividì nel sentire la sua voce così vicino all’orecchio: - Grazie, tua madre mi ha aiutato molto. Vuoi sapere perché per me questo vestito e questo ballo sono così importanti? –
- Mi piacerebbe –
Akane stava per riaprire bocca quando all’improvviso la sala tremò.
 
 
 

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Capitolo 5
*** decisioni ***


Akane non riuscì subito a capire cosa fosse.
Per un attimo aveva sperato che fosse una scossa di terremoto, ma non ebbe tempo di dire niente, perché Ranma la spinse violentemente via da sé, facendola cadere pesantemente a terra.
La ragazza si massaggiò dolorante il fondoschiena, infuriata, poi rialzò il viso per dirne quattro al suo fidanzato e ai suoi modi barbari.
Per la seconda volta in pochi secondi non riuscì a dire niente, perché capì subito come mai il ragazzo l’avesse scostata malamente: nella parete opposta era infilzata una piccola e tagliente paletta da cucina che non era riuscita a colpirla solo perché Ranma aveva avuto quella prontezza di riflessi.
Tutti gli studenti guardarono terrorizzati quell’arnese, cercando di capire da dove fosse stato lanciato e soprattutto chi lo avesse fatto.
Akane invece si sentì morire dentro.
Lei sapeva chi era stato.
E soprattutto perché.
Ranma iniziò a guardarsi intorno, per individuare la sua amica di infanzia, che in quel momento aveva rischiato di ridurlo in fettine, Nabiki invece si diresse verso la sorella e l’aiutò ad alzarsi, stringendole poi il braccio.
Il modo di Nabiki per dimostrare alla sua sorellina che lei c’era e che sarebbe rimasta al suo fianco.
- Bene, così va meglio! – disse la voce di Ukyo: Ranma si voltò verso di lei, e con stupore vide che era con Shampoo.
- Non farlo mai più Ranma, non voglio che tu stia così vicino a quella racchia di Akane! – esclamò la cinese, imbronciata.
Ranma sentì una leggera rabbia montare dentro di lui: - Mi avete tirato quell’affare appuntito perché stavo ballando con Akane? Ma siete matte o cosa? Potevate farmi fuori sul serio! –
Shampoo e Ukyo scossero insieme la lunga cuoca: - Che dici, sciocco, noi avevamo puntato ad Akane! –
La leggera rabbia andò crescendo, ma le parole che stavano per uscire dalla sua bocca furono interrotte dall’urlo di un uomo: - Maledetto, lascia stare la mia Shampoo! – Moose, armato di lance, papere esplosive e occhiali corse all’interno della palestra.
- E chi te la tocca? Io non sono qui con lei, idiota! – urlò Ranma.
- Shampoo, vieni, coroniamo qui il nostro sogno d’amore! – strillò Moose, strizzando la ragazza, che però lo allontanò con un calcio.
- Non dire sciocchezze, papero! Io sono qui per una cosa importante! Akane Tendo, io e Ukyo ti sfidiamo per Ranma! –
Nabiki strinse ancora più forte il braccio della sorella, come a volerla trattenere.
Ranma però si intromise: - Adesso basta, fatela finita, razza di psicopatiche! –
- Come osi offendere Shampoo! Questa me la pagherai, Ranma Saotoome, battiti con me! – lo sfidò Moose.
- Con piacere! – Ranma si era già messo in posizione di attacco, quando sentì una leggera pressione sul braccio.
La sua fidanzata lo stava guardando con occhi supplicanti.
Il cuore del ragazzo perse qualche colpo: le aveva promesso che quella sarebbe stata una serata perfetta, che nessuno l’avrebbe rovinata, ed era intenzionato a mantenere la sua parola.
- Akane, lo sistemo in un attimo, mi libero di Shampoo e Ukyo e poi torniamo a ballare, ok? –
La ragazza aprì la bocca un paio di volte, poi abbassò lo sguardo, mormorando: - Fuori… Ranma, battiti fuori, non è giusto rovinare la serata a tutti –
Ranma annuì, invitando il suo avversario a seguirlo, poi insieme uscirono dalla palestra, seguiti a ruota da Shampoo e Ukyo.
Il dj provò timidamente a far ripartire la musica e più o meno tutti, seppur titubanti ripresero a ballare.
Intorno ad Akane si radunarono le sue amiche, Daisuke, Hiroshi e Nabiki: tutti la fissarono, senza trovare il coraggio di dire niente.
Akane tenne lo sguardo fisso sul pavimento per qualche minuto, sfiorandosi la mano arrossata, poiché l’aveva usata per attutire la caduta di poco prima.
All’improvviso Kuno l’abbracciò, strillando: - Dolcissima Akane Tendo, lascia perdere quell’imbecille di Saotoome e balla con me, sono sicuro che tua sorella non avrà nulla da ridire! –
Contrariamente alla sua abituale reazione, la ragazza si liberò dolcemente dall’abbraccio del suo pretendente, dicendo: - Scusami, Kuno, non posso adesso. Devo… devo andare. In fondo quelle due mi hanno sfidato, no? Vado… li raggiungo fuori –
E scappò verso l’esterno.
Ranma aveva messo velocemente Moose al tappeto, così si era dedicato alle due ragazze, cercando di far capire loro che quella sera era il cavaliere di Akane.
- Ma tesoro, sappiamo che non interessa quella ragazza violenta, lo dici sempre anche tu! –
- Già, ribadisci sempre il fatto che non ti piace, quindi perché questa farsa? Non ti rimane altro che decidere chi preferisci tra me e Shampoo. Su, Ranma, fai in fretta –
Ranma rimase in silenzio, non sapendo bene come affrontare tale argomento; era proprio vero, lui in questo genere di cose faceva veramente schifo.
Intanto anche Akane attendeva la risposta del ragazzo, ma non appena le altre due la videro, senza preavviso le si scagliarono contro, talmente velocemente che lei ebbe appena il tempo si scansarsi.
Questa mossa purtroppo causò la rottura del delicato tacco della scarpa.
Quelle non erano adatte al combattimento.
Akane non si era immaginata che avrebbe dovuto lottare.
Se le tolse rapidamente, sentendo l’asfalto graffiarle i piedi, ma poco le importava.
Shampoo le lanciò uno dei suoi bonbori, che Akane riuscì ad evitare, ma purtroppo non fu abbastanza rapida da evitare un’altra spatola di Ukyo, che riuscì a colpirla sulla gamba, provocandole un lungo taglio sulla coscia.
Akane però non ci fece caso.
Quello era il danno minore; la spatola era riuscita a strappare la stoffa del suo vestito, che si era aperto sul lato come se dotato di uno spacco.
Approfittando del momento di distrazione, Shampoo le si accanì contro, afferrandola per la vita e facendola cadere a terra, causando così un nuovo strappo nel vestito.
Ranma si accorse che Akane non stava reagendo, così le si parò velocemente davanti: - Smettetela! Due contro una, per di più lei non ha un abito adeguato al combattimento! Ora basta! –
- Oh, Ranma, non lo capisci che combattiamo per te? – mugolò la cinese, attaccandosi al suo collo, seguita subito da Ukyo, che non voleva essere da meno.
Moose si riprese dal combattimento con Ranma e la prima cosa che vide fu la sua amata abbracciata al suo nemico.
Stava per attaccarlo nuovamente quando una voce urlò all’improvviso: - Ranma, preparati a morire! –
Ranma riconosceva quella frase: il grido di battaglia di Ryoga.
Chissà come faceva a trovarsi sempre a Nerima nei momenti meno opportuni.
- Fermati, maiale senza bussola! Perché mi stai attaccando? – chiese Ranma, cercando di evitare i colpi dell’altro, cosa non facile, visto le spasimanti che non lo mollavano.
- E me lo chiedi? Stai appiccicato ad altre ragazze mentre Akane… Ma… Akane… - Ryoga spalancò gli occhi appena posò il suo sguardo su di lei.
Aveva i capelli arruffati, i piedi nudi erano graffiati, il trucco le era colato dal viso per via della lotta, e il suo vestito era strappato in vari punti.
Era sempre bellissima, ma… rovinata, ecco.
Fece un passo verso di lei, ma prima di riuscire a raggiungerla avvertì un’ondata di calore seguita da un botto: Moose si era stancato di quella situazione e aveva deciso di lanciare una delle sue papere esplosive.
Adesso erano tutti bruciacchiati, compreso Moose che stoltamente era rimasto fermo.
L’unica cosa positiva era che Shampoo e Ukyo, prese alla sprovvista, avevano lasciato andare Ranma, che si avvicinò lentamente alla fidanzata, per controllare che stesse bene.
Akane si rialzò e Ranma notò che adesso aveva anche il volto leggermente annerito e che l’abito che aveva cucito con le sue mani portava evidenti segni di bruciatura.
- Akane, io… -
La ragazza però non lo fece parlare, ma lo schiaffeggiò con tutte le sue forze.
Non era il solito schiaffo dato per difendersi dalle prese in giro, ma era uno schiaffo disperato.
Akane lo fissò negli occhi, tremando, mentre calde lacrime le avevano iniziato a rigare il volto: - Lo sai… sai perché questo ballo, e soprattutto questo vestito erano importanti per me? L’ultima cosa che ricordo di mia madre è lei che disegna questo stesso vestito, dicendomi che un giorno lo avremmo cucito insieme, in modo che potessi indossarlo per un’occasione importante. E io avevo scelto questa occasione. Mi avevi promesso che sarebbe stato tutto perfetto. Mi hai mentito, sei un bugiardo! Ti odio, vi odio tutti! – la ragazza cominciò a correre, mentre le lacrime le annebbiavano la vista.
Ranma avrebbe voluto correrle subito dietro, ma i suoi nemici e le sue spasimanti lo bloccarono: nonostante avessero chiaramente le parole di Akane, non gli avevano dato particolarmente peso, poiché sapevano che la giovane Tendo ripeteva continuamente al ragazzo che lo odiava.
Lui però sapeva che non era la stessa cosa.
Akane corse a perdifiato, incurante dell’essere scalza e in poco tempo riuscì a entrare in casa.
Kasumi era già andata a letto, ma suo padre e i coniugi Saotoome erano ancora svegli ad aspettare i ragazzi.
Quando Soun vide sua figlia, ebbe un mancamento, Gemma provò a farlo rianimare, mentre Nodoka, portandosi le mani alla bocca, le si era avvicinata e senza dire una parola la spinse verso il bagno.
Le ripulì la faccia, le disinfettò il taglio, le applicò una crema per i lividi, le tolse il vestito e le rimediò un pigiama pulito, per poi portarla nella sua stanza per rimboccarle le coperte.
Akane in tutto quel tempo non aveva aperto bocca, aveva solo continuato a piangere, grata a Nodoka per non averle chiesto niente.
La donna le rimase a fianco fino a quando non si addormentò, poi scese per calmare Soun.
Ranma faticò non poco a liberarsi di tutti, ma quando rientrò in casa trovò sua madre che gelidamente gli disse che Akane dormiva; lui allora, in silenzio, si arrampicò sulla finestra della ragazza per lasciarle il mazzo di fiori sulla scrivania.
La mattina seguente Akane si comportò come se nulla fosse successo e nessuno, nemmeno Ranma, ebbe il coraggio di chiederle niente.
L’occasione si presentò a pranzo.
- Akane, vieni ad allenarti un po’ con me? – le propose il fidanzato per vedere di riuscire a sbloccare la situazione.
Lei gli rispose in modo dolce ma distaccato, come se fosse una persona conosciuta da poco: - Oh, no Ranma, grazie. Non voglio farlo. Anzi, visto che siamo in argomento, papà, volevo dirti che io non voglio più lottare. Voglio smetterla con le arti marziali. Non voglio più essere l’erede della palestra Tendo –
Soun perse il colore dal volto: - Ma… Akane, che dici, tu devi ereditare la palestra e… -
La figlia lo interruppe: - Papà, sono grande, deciso da sola quello che voglio o non voglio fare, chiaro? E poi, fatti una domanda, come mai hai scelto me per essere la tua erede? –
- Bambina mia, perché sei la più forte, io… -
- Bugiardo – mormorò duramente la ragazza.
L’atmosfera nella casa si fece gelida, nessuno osava aprire bocca, così Akane continuò: - Tu hai scelto me perché Kasumi è brava a mandare avanti la casa e Nabiki è indispensabile per il bilancio economico, mentre io non so fare niente, giusto? Quindi hai deciso di darmi qualche lezione in modo che potessi essere utile e non un peso! –
- Akane, smettila! Non ti sembra di esagerare? Stai parlando con tuo padre! – aveva tuonato Gemma, dimenticandosi per una volta del pranzo.
Kasumi era scioccata da quelle parole, mentre Nabiki osservava sua sorella come se la vedesse per la prima volta.
Ranma non sapeva che fare: non aveva mai sentito Akane parlare così.
- Akane, ragiona… Ma cosa dici? Io ti adoro per quello che sei, tu ti sei dimostrata sempre entusiasta delle lezioni che ti davo! – disse Soun, con le lacrime agli occhi.
- Tu mi adori? Bugie! Sempre e solo bugie nella mia vita! Io non voglio più lottare per tutto, basta, voglio vivere la mia vita come tutte le ragazze, voglio mettermi un vestito carino senza che delle psicopatiche me lo distruggano, voglio avere un vero fidanzato, uno che mi ami e che non abbia paura di gridarlo al mondo intero! Papà, io so bene che tu non mi vuoi bene davvero, altrimenti non mi avresti negato questa vita! Dimmi la verità, avresti preferito che la mamma fosse morta qualche anno prima, vero? Almeno non avrebbe avuto modo di darmi alla luce e tu non ti saresti trovato con una figlia inutile! –
Uno schiocco spezzò la sfuriata di Akane.
- Bambina mia… - mormorò Soun, allibito da quelle parole.
- Mamma… - sussurrò Ranma.
Nodoka si era alzata e aveva dato ad Akane uno schiaffo.
- Vai in camera tua – le ordinò.
La ragazza, con la guancia arrossata, si alzò, guardando tutti: Kasumi piangeva, Nabiki le teneva la mano, Soun era distrutto e il suo vecchio amico cercava di consolarlo, Ranma era rimasto immobile, non aspettandosi un tale gesto dalla madre e delle parole tanto pesanti dalla fidanzata.
Akane corse nell’ingresso e dopo essersi messa le scarpe disubbidì a Nodoka, uscendo e mettendosi a correre senza una meta precisa.

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Capitolo 6
*** primi cambiamenti ***


Ranma fece subito per alzarsi, perché nonostante Akane avesse detto quelle parole tremende al padre, lui si sentiva colpevole: in fondo era a causa sua che il ballo era stato rovinato, anche se Shampoo e Ukyo avevano agito ignorando le sue parole.
Nodoka però lo trattenne: - No, figliolo, lasciala andare. Akane in questo momento è arrabbiata, ha bisogno di sfogarsi, e in questo momento lo ha fatto con la figura chiave della sua vita –
Gli occhi di Soun erano inespressivi: sua figlia, la sua piccolina, gli aveva spezzato il cuore, non credeva di saper provare tutto quel dolore.
Non lo aveva provato nemmeno alla morte della moglie: la sua consorte se ne era andata senza volerlo, Akane invece gli aveva detto quelle parole così dure con una ferrea volontà.
Non riusciva ad essere arrabbiato con lei, provava solo un’enorme tristezza per non essersi accorto che tutto quello che stava insegnando alla figlia per lei fosse una tortura.
In quanto al fidanzamento con Ranma, è vero, all’inizio glielo aveva imposto, ma con il passare del tempo aveva intuito che tra i due ci fosse qualcosa, in caso contrario non avrebbe assolutamente insistito, non voleva per la figlia un matrimonio senza amore.
Le due figlie maggiori gli si avvicinarono, cercando di consolarlo con la loro semplice presenza.
In quel momento indispensabile.
Nodoka prese le mani dell’uomo: - Soun, mi dispiace di aver schiaffeggiato tua figlia, e mi dispiace anche per le parole che ti ha detto, non oso immaginare quanto ti abbiano fatto male. Ma sappi che lei non lo pensa davvero. Come dicevo prima, è amareggiata, le è stato rovinato un momento molto importante, il vestito che sua mamma le aveva disegnato con amore è andato distrutto, è normale che abbia reagito così. Adesso ti chiedo di essere forte e vorrei anche che tu seguissi un mio consiglio. Lasciala libera. Falle fare quello che vuole. Vedrai che poi tornerà ad essere la ragazza di sempre, ma adesso ha bisogno di fare nuove esperienze, tu non impedirglielo –
Soun fissò la donna negli occhi; in quel momento avrebbe voluto fissare sua moglie, lei sicuramente avrebbe saputo cosa fare, ma decise di fidarsi di Nodoka, così annuì lentamente.
Ranma fissò allibito la scena: che voleva dire “lasciarle fare quello che voleva” e “ ha bisogno di fare nuove esperienze”?
In quel momento l’unica cosa che voleva fare lui era correre dietro, scuoterla per falle ammettere che quella di prima era solo una semplice sfuriata e poi chiederle scusa per non aver capito fino in fondo l’importanza di quel ballo.
Fece per alzarsi nuovamente, ma sua madre lo inchiodò ancora con lo sguardo.
Akane corse velocemente, senza sapere dove andare, con la guancia in fiamme, il cuore dilaniato dai sensi di colpa e la vista offuscata dalle lacrime.
Senza nemmeno accorgersene arrivò nel posto in cui la vera sofferenza della sua giovane vita era iniziata, dove aveva versato più lacrime che nella culla, dove avrebbe voluto trovarsi anche lei in quel momento.
Arrivò davanti alla tomba della madre.
Akane fissò la foto con il volto dolce della donna e in un attimo cominciò a piangere cose se ne andasse della sua stessa vita.
Si vergognava per quello che aveva detto la padre, ma ormai era troppo tardi.
Soun, che dopo la morte della moglie si era fatto carico di tre figlie e della palestra, Soun, sempre attento a non far mancare loro niente, dall’amore alle cose materiali, era stato costretto a sentire quelle cattiverie.
La ragazza però non si pentiva di un’unica cosa: aver detto che avrebbe abbandonato le arti marziali.
Se quello era l’unico modo per avere una vita normale, senza essere attaccata da delle psicopatiche, lei lo accettava di buon grado.
Questo significava dire addio anche a Ranma: come fa una ragazza a essere legata a qualcuno che non la vuole, che la offende ogni singolo giorno?
Akane voleva l’amore, quello vero, forte, dolce e passionale, e se Ranma non era di questa opinione, lei non poteva più lottare per lui.
Pianse per più di un’ora, alla fine non le rimasero altro che singhiozzi infiniti, gli occhi sembravano essersi seccati e bruciavano come tizzoni ardenti.
Sfiorò piano l’immagine della mamma, come cercando il perdono.
Si incamminò verso casa, con il cuore in tumulto: avrebbe dovuto affrontate suo padre, le sue sorelle, Nodoka e Ranma e non sapeva chi l’angosciava di più.
Assorta nei suoi pensieri, sentì all’improvviso un dolore al polso; si voltò per guardarlo, e con stupore vide che era legato da un nastro da ginnastica nero, l’arma di Kodachi.
La ragazza cercò di liberarsi, ma Kodachi la tenne stretta e le urlò: - Akane Tendo, te ne sei approfittata del fatto che non fossi in città!  Come hai osato andare al ballo con il mio Ranma! –
- Eh no, mia cara, Ranma è solo mio! – esclamò una voce familiare, brandendo un bonbori che andò a colpire il nastro di Kodachi, che si staccò così dal polso di Akane, facendola cadere a terra.
- Vi siete dimenticate di me? – naturalmente anche Ukyo fece la sua comparsa.
Le tre cominciarono a lottare tra di loro, mentre Akane non riusciva a trovare nemmeno la forza per alzarsi.
Improvvisamente, Shampoo fermò il combattimento, esclamando: - Mi sembra inutile che combattiamo tra di noi fino a quando non ci libereremo di Akane. Lo sappiamo che Ranma ha una preferenza per quel maschiaccio, credo che sia gratitudine per il fatto che lo ospiti in casa sua. Quindi direi di sconfiggere prima lei e poi ce la vedremo tra di noi! –
Le altre due annuirono, poi insieme si voltarono verso Akane, inerme sull’asfalto.
- Preparati a morire, Akane Tendo! – urlò Kodachi.
- Come, Akane, ti arrendi così, non lotti per Ranma? –
- Sembra un pulcino spaurito, tu non meriti di stare con il più forte combattente del mondo! –
Akane tremò, mentre nuove lacrime, trovate chissà dove, iniziarono a scorrerle dagli occhi: - Basta… - mormorò, ma non le diedero retta.
Si prepararono a colpire tutte e tre, e quando Akane vide le loro armi avvicinarsi, chiuse gli occhi per prepararsi al colpo.
Che però non ci fu.
Con gli occhi sigillati sentì una voce familiare urlare di smetterla, poi un braccio muscoloso le cinse la vita e la portò via da quel posto.
- Akane – fu solo in quel momento che la ragazza aprì gli occhi.
- Grazie, se non ci fossi stato tu io… -
Ryoga arrossì.
- Non… non devi ringraziarmi! Ma Akane, lascia che ti chieda una cosa: perché non hai reagito? Perché non hai lottato? –
A quelle parole Akane ricominciò a piangere, lanciandosi tra le braccia dell’amico per essere consolata.
Ryoga stava letteralmente prendendo fuoco, ma non aveva mai visto Akane in quello stato, così la fece calmare e poi le chiese cosa fosse successo.
Akane gli raccontò tutto, della lite in casa e della sua decisone.
- Ryoga tu… tu rimarrai sempre mio amico anche se ho deciso di abbandonare le arti marziali? –
Il ragazzo le sorrise dolcemente: - Che domande mi fai? Non sono tuo amico perché pratichi le arti marzial, ma perché sei Akane. Ti vorrei bene anche se tu, che ne so, fossi una ballerina di tip tap! –
Akane sorrise, il primo vero sorriso della giornata, poi lo ringraziò e corse verso casa.
All’interno della sua abitazione l’aria era serena e rilassata, non se lo era aspettato. Era come se non fosse successo niente.
Solo Ranma, non appena sentì la porta chiudersi, le andò incontro come un leone chiuso per troppo tempo in gabbia.
Stava per aprire bocca quando all’improvviso suonò il telefono e Akane si affrettò a rispondere.
Pochi scambi di battute, una risposta affermativa, l’orario per un appuntamento.
- Allora? – le domandò duramente Ranma.
- Devo parlare con mio padre – rispose lei, passandogli davanti; lui la seguì, voleva davvero sentire le sue scuse.
Soun era nella veranda a fare la sua solita partita con Gemma e quando vide la figlia sembrava che nulla fosse successo poco prima.
- Papà – esordì lei – va bene se stasera esco? Mi ha appena chiamato Sayuri e mi ha detto che lei e Yuka vanno in un locale nuovo, posso? Non so però a che ore rientrerò –
“ Ma è impazzita? Uscire dopo cena per andare in un locale? Soun adesso da di matto “ pensò Ranma, ma invece l’uomo lo stupì, dicendo: - Ma certo, tesoro, vai e divertiti, se non lo fai alla tua età! Solo cerca di non fare troppo tardi e stai attenta, ok? –
Akane annuì, lasciando Ranma a fissare Soun come se fosse un marziano.
Nodoka sbucò dal giardino e disse: - Bravo Soun, so che è stato difficile, ma hai fatto la cosa giusta.
Ranma scosse il capo e andò nella sua stanza.
Alle dieci e mezza Akane era pronta, stava finendo di mettersi il mascara, quando nella sua camera fece irruzione Ranma, rischiando di farle cedere la porta.
Il ragazzo la fissò un momento: Akane aveva indossato dei leggins di pelle, una maglia senza spalline lunga, con un disegno di una bella farfalla e un paio di ballerine bianche.
Era bellissima.
Ma troppo provocante.
- Dove vai così? – domandò irritato.
- Lo sai già, esco con le mie amiche, vado in un locale – rispose lei gentilmente.
- Vengo anche io -
 Akane lo fissò: - No, non dire sciocchezze. Non è un posto che può piacerti, c’è la musica alta e… insomma, ti annoieresti –
- Sono il tuo fidanzato, non ti lascio andare per locali da sola! – sbottò Ranma.
La ragazza gli sorrise: - Ranma, sai bene quanto me che tu vuoi essere il mio fidanzato solo per la palestra, ma non preoccuparti, in qualche modo faremo, parlerò con mio padre, così tu potrai tenere il gestione il dojo anche senza sposarmi, va bene? –
Quel nuovo carattere mite e accondiscendente di Akane mandò Ranma su tutte le furie: - Come ti vengono in mente queste cose, eh? Tutti possono fare finta di niente, ma io no! Falla finita! Si può sapere che ti è preso? Io… -
Akane lo zittì con uno sguardo glaciale: - Ora basta. Vieni pure con me, se vuoi, ma smettila di urlarmi contro –
La ragazza uscì dalla sua stanza e si diresse di sotto, salutò tutti e uscì di casa, seguita a ruota da Ranma.
Si incontrarono con Yuka e Sayuri nel locale.
Locale che, come aveva detto Akane, a Ranma non piaceva neanche un po’.
C’era un mucchio di gente accalcata che ballava al ritmo di una musica forsennata, c’era odore di fumo e di sudore, ragazzi e ragazze che urlavano le loro ordinazioni ai baristi.
Anche Yuka lo fece, passando poi un bicchiere con un liquido trasparente a Sayka, ad Akane e a Ranma.
Il ragazzo assaggiò la bevanda, per poi risputarla quasi interamente nel bicchiere: gli aveva bruciato la gola.
Notò però che Akane lo stava bevendo, e che paino piano si stava sciogliendo, infatti in pochi minuti era già al centro della pista da ballo con le sue amiche.
Era talmente bella che in poco tempo molti ragazzi le si erano avvicinati; lei non li fece volare via come al solito, anzi, sorrise e strinse la mano a un paio di loro.
Ranma stava per avventarsi su di lei e portarla via, ma una mano lo trattenne: la mano di Daisuke.
Il ragazzo, non capendo che Ranma aveva da fare in quel momento, lo trascinò via, facendogli così perdere di vista Akane, per poi portarlo da Hiroshi, che sorrise sorpreso nel vedere l’amico con il codino in quel posto.
- Che ci fai qui? – urlò cercando di sovrastare la musica.
- Come? – gridò di rimando Ranma, non riuscendo a sentire nulla.
Ci misero venti minuti per capirsi, e poi altri dieci per ritrovare Akane, che stava allegramente parlando con un ragazzo mentre sorseggiava un altro drink, rosso stavolta.
Daisuke si avvicinò all’orecchio del ragazzo: - Ranma, quello che parla con Akane si chiama Dan, è mio cugino. Non dico che sia un cattivo elemento, ma non ha una bella fama con le donne, quindi… -
Proprio in quel momento Dan si avvicinò ad Akane e le sfiorò lievemente le labbra, quasi con un soffio.
La ragazza arrossì ma non si ritrasse.
Ranma le corse incontro, seguito dai suoi amici, incurante del fatto di aver mandato a gambe all’aria almeno dieci persone che ballavano tranquillamente, poi prese la fidanzata per un polso, trascinandola via, mentre Daisuke spiegava la situazione al cugino, che si era già alzato per aiutare la ragazza.
Akane non riuscì a liberarsi dal quella morsa dolorosa, Ranma la trascinò fino alla porta del bagno, la aprì con un calcio e poi la sbatté violentemente contro il muto, trattenendola per le braccia.
Fortuna che li dentro la musica arrivava ovattata.
- Lasciami! Sei matto? – Akane cercò di divincolarsi inutilmente.
- Io sono matto? Tu esci una sera, bevi come se lo facessi tutti i giorni e per di più ti fai baciare da uno sconosciuto! – Ranma era livido.
- Non è uno sconosciuto! Lo stavo conoscendo e poi lui si è avvicinato! E come vedi nessuna pazza ha cercato di farmi fuori per questo – aggiunse abbassando lo sguardo.
Ranma comprese una parte di quella sua frase: - Nessuna pazza di attaccherà, Akane! Tu sai difenderti, non puoi mollare tutto! –
- Sì che posso! Stiamo parlando della mia vita! –
- Riguarda anche me, maledizione! –
- Ti ho già detto che per la palestra non… -
Akane non poté continuare.
Ranma, infuriato come non mai, spinto da un sentimento che non riusciva a comprendere, le chiuse rudemente la bocca con le sue labbra, senza cercare di approfondire quel bacio così duro.
Akane cercò di liberarsi, ma lui non la mollò, così la ragazza si arrese, ma dai suoi occhi cominciarono a cadere altre lacrime.
Ranma si staccò immediatamente quando la sentì piangere: - Akane, io… -
Stavolta fu lei che non lo fece finire: - Non doveva andare così… L’ho aspettato per tanto… l’ho sognato e invece tu… - senza riuscire a finire, passò velocemente sotto le sue braccia e scappò.
Non lo colpì come avrebbe fatto di solito.
Ranma rimase immobile.
Nemmeno lui si sarebbe mai aspettato di baciare Akane per la prima volta in quel modo così violento, ma in quel momento decise che avrebbe rimediato.
A tutto.

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Capitolo 7
*** scontri verbali ***


Akane e Ranma tornarono a casa insieme, nel più totale silenzio.
Erano già le due del mattino, ma nessuno dei due avvertiva la stanchezza, visto la piega che quella serata aveva preso.
Non appena entrarono in casa, Akane corse in camera sua senza dare il tempo a Ranma di dirle niente: lui aveva intenzione di prepararle una tazza di latte caldo, di sedersi al tavolo della sala e parlare fino ad arrivare a una svolta, ma quando la vide scappare via, memore della scena nel bagno, non ebbe il coraggio per la prima volta in vita sua di fare niente.
Ranma salì nella sua camera, si lanciò sul letto completamente vestito e cercò di pensare a un modo per far riflettere Akane; non poteva permettere che le sue spasimanti rovinassero la vita alla sua fidanzata e la allontanassero da lui.
Non poteva permettersi di perdere la ragazza che gli aveva rubato il cuore.
Quando aveva premuto le sue labbra su quelle di Akane, anche se lo aveva fatto in modo rude, era riuscito a dare un nome a quel sentimento che albergava nel suo cuore da un bel po’ di tempo, sentimento che lo faceva correre da lei ogni volta che si trovava in pericolo, sentimento che gli dava l’istinto di uccidere chiunque le si avvicinasse troppo.
Amore.
Puro, semplice, immenso amore.
Ranma si addormentò con il cuore in palpitazione.
Akane quella notte non riuscì a dormire molto, quindi quella mattina a colazione non era in splendida forma; nonostante fosse il primo giorno senza scuola, lei ancora, a differenza di Nabiki, non era entrata nel clima estivo.
Suo padre le rivolse un sorriso radioso, chiedendole poi come fosse andata la serata, ma la ragazza non riuscì a rispondere se non un semplice “bene”.
Mangiò velocemente, poi andò nello stanzino sul retro e prese un grosso scatolone, per poi dirigersi nuovamente nella sua camera.
Ranma si svegliò presto per i suoi standard, scese in cucina e trovò Kasumi che lavava i piatti della colazione.
- Oh, buongiorno. Ti ho lasciato la colazione al caldo – gli disse lei dolcemente.
- Grazie… Akane? –
- Ha mangiato velocemente e adesso è chiusa in camera sua da più di mezz’ora, non so cosa sta facendo… Ranma, posso chiederti un favore? –
Il ragazzo annuì serio: non sembrava che la maggiore delle sorelle Tendo volesse chiedergli di fare una commissione, ma che invece la richiesta fosse molto più importante.
- So che tu e Akane litigate spesso, ma io… be’, non ti arrabbiare, io sotto a questi bisticci ci vedo tanto affetto. Quindi, per piacere, stalle vicino, adesso ha bisogno di amore. Quello che ha detto a papà è terribile, ma credo che tua madre abbia ragione. Lei non pensa davvero quelle cose. Aiutala, puoi? –
Ranma fissò quella ragazza così dolce per qualche secondo, poi l’abbracciò velocemente, diventando scarlatto: - Certo che lo farò. Lo sto facendo. O almeno, ci sto provando. Ti prometto che la farò tornare in sé –
Senza mangiare, uscì dalla cucina.
Adesso si era impegnato anche con Kasumi, non voleva deluderla, lei faceva sempre così tanto per lui, ogni giorno, senza mai chiedere niente in cambio!
Salì le scale ed entrò in camera di Akane.
La ragazza aveva l’armadio spalancato e un grosso scatolone appoggiato sul letto.
Nonostante fosse molto caldo, Akane aveva indossato una maglia a maniche lunghe sopra la canotta, mentre le gambe affusolate erano coperte appena da un paio di pantaloncini di jeans.
- Cosa stai facendo? – le chiese.
- Buongiorno anche a te, eh! Comunque, come vedi, sto sistemando l’armadio –
Ranma sbirciò dentro la scatola: ammucchiati l’uno sopra l’altro c’erano vecchi abiti consumati, dei pesi e la divisa per gli allenamenti.
- Cosa vuoi fare con queste cose? – Ranma aveva un dubbio, che si rivelò fondato non appena lei disse: - Le butto via. Non mi servono più –
- Akane, c’è la tua vita qua dentro –
- No, c’è la mia vecchia vita là dentro – rispose lei, continuando a riporre vari oggetti.
Ranma prese un profondo respiro per non cominciare a urlarle contro, ma non era molto bravo a controllare le sue emozioni, perciò il suo tono di voce si rivelò più alto del normale: - Smettila! Torna te stessa, Akane! Non puoi rinunciare davvero alle arti marziali! –
- Sì che posso! Lo vedi? A te interessa solo che io continui con le arti marziali! Senza quelle a te non interessa niente di me! – anche la voce di Akane era più acuta.
- Ma cosa dici, stupida! Non mi intessa se abbandoni i combattimenti, ma non voglio che tu lo faccia per le motivazioni sbagliate! Avanti Akane, io lo so che tu non sei il tipo di ragazza che passa le serate nei locali e che si lascia baciare dal primo che passa senza reagire! Tu sei la ragazza rozza, irascibile, con il sex appeal di un surgelato, violenta che mi ha fatto… -
Akane lo interruppe: - Io sarei quella violenta? –
Senza aggiungere altro, si tolse la maglia, rimanendo con la canotta bianca; Ranma arrossì di colpo quando vide la sua fidanzata avvicinarsi, ma poi sentì il sangue gelarsi nelle vene quando vide quello che la ragazza voleva che lui notasse.
Sul suo polso sottile erano stampati cinque lividi violacei, mentre le sue braccia erano arrossate: quelli erano i segni che Ranma le aveva lasciato quando l’aveva trascinata a forza nel bagno.
- Mi… mi dispiace, Akane, non era mia intenzione… -
- Tante cose non sono tue intenzioni, Ranma. Adesso vattene e lasciami in pace, per piacere –
Il ragazzo però non voleva arrendersi, e quel tono sconsolato lo fece quasi arrabbiare: - Akane, falla finita! Non ti accorgi di quanto sei egoista? Tuo padre ha cresciuto tre figlie da solo, Kasumi ha rinunciato alla sua adolescenza per occuparsi delle sue sorelle, Nabiki ha cominciato a fare i conti in casa per potervi fare stare tutti sereni ancora prima di imparare ad andare in bicicletta! E tu che fai? Urli contro tutti loro! Vuoi sempre stare al centro dell’attenzione! Sei un bambina viziata Akane, cresci! Credi che tua madre sarebbe orgogliosa di sapere come ti stai comportando? –
Ranma si era spinto troppo oltre.
Akane gli si lanciò contro, prendendo a dargli piccoli pugni sul petto, che man mano calarono di potenza perché scoppiò a piangere; a Ranma fece male vederla soffrire ancora, la fece sfogare un po’, poi cercò di abbracciarla; la ragazza provò a divincolarsi, ma alla fine si aggrappò a quelle braccia forti, come se fossero un’ancora di salvezza.
L’ancora che l’avrebbe salvata dalla disperazione.
Rimase in quella posizione per qualche minuto, poi però si liberò velocemente, quasi pentendosi di quell’attimo di debolezza; chiuse lo scatolone e senza dare in tempo a Ranma di fermarla, lo portò fuori, davanti all’ingresso, dove il netturbino lo avrebbe portato via.
Ranma si passò una mano sul volto: non erano servite a niente le sue parole?
Aveva creduto di esserci riuscito, ma Akane era testarda, lo sapeva.
Decise di uscire per un po’, aveva bisogno di schiarirsi le idee.
Stava camminando nel parco quando una voce familiare lo fermò: - Ranma! –
- Ryoga, scusa, ma questo non è il momento di combattere, lasciami in pace! –
Ryoga scosse la testa: - Non sono qui per combattere, anche se ti darei volentieri un pugno per quello che è accaduto ieri! –
Ranma lo guardò: - Di che parli? –
L’amico-nemico gli raccontò dell’attacco ad Akane e della reazione della ragazza: - Tu dov’eri? In fondo quelle sono le tue spasimanti! –
Ranma però non lo stava più ascoltando: gli salì una collera accecante, così come una furia cominciò a correre; Ryoga per sicurezza gli andò dietro.
Corsero per dieci minuti, fino a quando all’improvviso Ranma non si fermò, talmente di botto che Ryoga rischiò quasi di cadergli addosso.
- Sei scemo? Cosa… -
Ryoga capì come mai si erano fermati: davanti a lui c’erano Shampoo e Ukyo, che tanto per cambiare stavano litigando.
- Ranma! – urlarono insieme, cercando di abbracciarlo, ma lui le respinse in malo modo.
- Non provate a toccarmi, o non risponderò più delle mie azioni! – era furente.
- Ma cosa dici, amore? – chiese Shampoo, sconvolta.
- Non chiamarmi amore! Tu non sai cos’è l’amore! Tu che disposta a uccidere pur di rispettare le stupide regole del tuo villaggio! E tu, Ukyo! Ti credevo mia amica, abbiamo passato l’infanzia insieme! Vergognati! –
Ukyo non lo aveva mai visto così arrabbiato.
Si vergognò enormemente, lei amava quel ragazzo e non voleva vederlo in quello stato.
Ci aveva provato in tutti i modi, ma lui era sempre tornato da Akane; come aveva fatto ad accettare il piano di Shampoo?
Abbassò gli occhi, mentre calde lacrime iniziarono a scorrere: - Scusa – mormorò.
Shampoo però non era così arrendevole, così cercò di farlo ragionare: - Ranma, avanti! Sai benissimo che tu non puoi stare con quel maschiaccio che rischia di avvelenarti ogni volta che entra in cucina, che non ha la benché minima traccia di sensualità, che ti maltratta sempre! Lei è solo una stupida ragazzina! –
Ranma le si avvicinò pericolosamente, furibondo, mentre Ryoga, incredulo, cercò di trattenerlo per i vestiti.
Il ragazzo si divincolò, per la prima volta in vita sua aveva voglia di colpire una donna, ma Ryoga lo teneva stretto, così si limitò a sibilare: - Non osare parlare così di Akane, e stammi lontano! – poi si liberò con uno strattone e se ne andò, lasciando quel gruppetto stravolto.
Akane si stava preparando, dopo pranzo sarebbe andata con le amiche a fare shopping.
Voleva comprare qualche abito più femminile, delle scarpe con il tacco e tutte le cose adatte alla sua nuova vita.
Sua padre addirittura le aveva dato dei soldi extra; anche se lei non lo sapeva, era stata Nodoka a suggerirlo, e Nabiki aveva contribuito, perché anche lei voleva che la sorella tornasse quella di sempre.
Mentre ripiegava i vestiti che aveva indossato la sera prima, le venne in mente quel bacio irruento che Ranma le aveva dato.
Pensare che lei solo qualche giorno prima avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentire il sapore del ragazzo…
Non poteva dire di essere rimasta indifferente a quel bacio, insomma, lei…lei lo amava.
Da tanto, troppo tempo.
Ma purtroppo quel sentimento così forte non aveva trovato un riscontro, perciò quel bacio le aveva fatto male, era come qualcosa di finto fatto solo per ripicca.
Presa dai suoi pensieri, mise una mano nella borsetta per svuotarla da eventuali oggetti, ma sotto le dita sentì un foglietto di carta.
Lo tirò fuori: era il numero di telefono del ragazzo che aveva conosciuto la sera prima, Dan.
Le aveva chiesto di chiamarlo, magari per andare a prendere un gelato insieme.
Rimase titubante per un momento, poi, con il foglietto in mano, si diresse verso l’ingresso di casa, dove c’era il telefono.
 

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Capitolo 8
*** lezioni ***


Ranma era talmente nervoso che non rientrò a casa per pranzo, ma si limitò a girovagare come un animale selvatico per le strade calde di Nerima.
Il suo stomaco però non era dello stesso avviso, perché dopo aver tentato con deboli proteste, emise un brontolio ancora più sonoro e definitivo, perciò il ragazzo comandò alle gambe di tornare a casa.
Davanti all’ingresso trovò Ukyo che lo aspettava, e una nuova ondata di rabbia lo investì.
- Non sono stato abbastanza chiaro prima? – le sbraitò contro.
- Sei… sei stato più che chiaro. Tranquillo, sono solo venuto a scusarmi con te e… e con Akane. Io ho… ho davvero esagerato, mi dispiace. L’ho fatto solo per te però, ma se sei sicuro che non saresti felice con me come lo sei con Akane io… mi faccio da parte. Promesso. Ma adesso voglio scusarmi con Akane, è lei quella che ci ha rimesso di più –
Ranma la fissò, sentendo un po’ della rabbia scivolare via: come non credere a quelle parole così sofferte?
Il ragazzo annuì, facendole un piccolo sorriso, poi le aprì la porta.
Kasumi andò loro incontro: - Ranma, il pranzo… Oh, ciao Ukyo! Dicevo, Ranma, ti ho lasciato il pranzo al caldo, lo trovi in cucina! –
- Grazie, Kasumi… Akane è in camera sua? – domandò il ragazzo.
- No, è uscita con le amiche, è andata a fare un po’ di spese, tornerà per cena! –
La faccia di Ranma espresse tutta la sua delusione: non gli andava che Akane uscisse da sola, dopo quello che era successo la sera prima.
Ukyo se ne accorse: - Dai, usciamo anche noi, magari la troviamo in centro o vicino al mio locale… -
Il ragazzo annuì, si scusò con Kasumi e poi seguì l’amica.
Cercarono Akane per più di mezz’ora, ma senza successo, fino a che Ranma non si arrese e accettò l’invito di Ukyo, che gli offrì il pranzo.
Mentre cucinava, all’improvviso si spalancò la porta e nel locale entrò Moose come una furia, seguito da un ben più docile Ryoga.
- Saotoome! Ryoga mi ha raccontato tutto! Come hai osato alzare la voce con la mia Shampoo! Pagherai per questo! – esclamò, colpendolo con un pugno in testa.
Ranma non fece in tempo a evitarlo, così si rialzò dolorante e urlò a sua volta: - Cretino! Almeno sai cosa è successo prima di venire qui a urlare come un matto? –
- Ehm.. No, veramente no… - quindi, naturalmente, stavolta fu Moose a prendere un colpo in testa.
Ranma si risedette, afferrò il piatto che Ukyo gli porgeva e cominciò, tra un boccone e l’altro, ad aggiornare i due ragazzi sugli avvenimenti.
Raccontò della sfuriata il giorno dopo il ballo, dell’attacco di Shampoo e Kodachi ( evitò di dire che c’era anche Ukyo, cosa di cui la ragazza gli fu immensamente grata ), della serata nel locale ( qui tralasciò quello che era accaduto nel bagno, anche se divenne di un bel rosso papavero ) e infine dello scatolone che la ragazza aveva preparato quella mattina.
Quando finì il suo racconto, Ryoga lo scosse violentemente: - Tu devi fare qualcosa! Siamo d’accordo che il problema maggiore non sono le arti marziali, vero? E come sarebbe che la dolce Akane se ne va in giro per locali? Dobbiamo fermarla! –
- Lasciami, stupido prosciutto! Lo so che dobbiamo fare qualcosa, ma cosa? Akane è la ragazza più testarda che abiti su questo pianeta! –
- Comunque noi ti aiuteremo, in fondo è anche colpa nostra se si è creata questa situazione spiacevole! - esclamò Moose, e Ukyo annuì vigorosamente, poi tutti e quattro si misero a riflettere su un piano.
All’improvviso Moose si ridestò: - Ci sono! Ranma, a te piace Akane vero? –
Ranma arrossì di colpo e poi bofonchiò qualche parola incomprensibile.
- E dai, ammettilo! Cosa c’è di male, mica hai cinque anni! Se non ti piacesse non cercheresti in tutti i modi di farla tornare in sé! –
Niente, Ranma non riuscì ad articolare un suono decente.
- In realtà a lui non piace Akane. Lui ne è innamorato – disse Ukyo piano, con un colpo al cuore: come era difficile dire quelle parole.
Quando ancora Ranma non si decideva a dire niente, Ryoga lo afferrò per la maglietta: - Quanto sei idiota! Se non sei disposto ad ammettere i tuoi sentimenti, non ti lascerò mai Akane! Io non ho problemi a dire che la amo! La amo talmente tanto che voglio solo che lei sia felice, anche se questo vuol dire lasciarla a te! Non hai ancora capito quanto sei fortunato tu ad averla accanto –
Questa ultima frase scosse Ranma: - Averla accanto? Io… io non sono sicuro che lei lo voglia davvero… Insomma, siamo davvero sicuri che… che lei voglia stare con me? L’hai vista anche tu Ryoga quando eravamo a Ryugenzawa, con Shinnosuke. Con lui si comportava come se fosse una fata innamorata. Con me non si è mai comportata così… - aveva tirato fuori un dubbio che si portava dentro da tanto.
Ukyo scosse la testa: - Ma Ranma, con te non ne ha mai avuto l’occasione! Tra le tue spasimanti, i suoi, il fidanzamento forzato e le tue continue battutine nei suoi confronti non ha mai potuto comportarsi in modo più tenero. E poi anche lei ha un carattere orgoglioso, quindi è normale che non te ne abbia mai parlato! –
Ranma rimase in silenzio, assorbendo quelle parole e cercando di convincersene.
Moose continuò: - Bene, ora che abbiamo appurato questo, continuiamo. Se tu vuoi che Akane torni quella di sempre e soprattutto torni con te, devi fare semplicemente una cosa. Corteggiarla –
- Co… corteggiarla? E come? –
I tre amici lo guardarono un minuto, poi scoppiarono a ridere: - Ah ah ah, grande e grosso e non sai neanche come corteggiare una ragazza! –
- Stupidi! Con un padre cretino come il mio che mi ha fatto sempre e solo allenare è normale che io non sia preparato in questi argomenti! – Ranma aveva le guance in fiamme, ma i suoi amici non smisero di ridere.
La prima a riprendersi fu Ukyo: - Dai, tranquillo, ti aiuteremo noi, vero ragazzi? E basta ridere! – esclamò, tirando in testa ai due malcapitati la sua enorme spatola.
- Ahi… Sì, certo, abbiamo detto che ti aiuteremo… Allora, Ukyo, tu farai la parte di Akane, io faccio te, Ranma. Ryoga, tu in quanto P-chan, puoi dirci cosa piace ad Akane, lo saprai! –
Ranma si sedette meglio sullo sgabello e osservò la scenetta che gli amici stavano preparando per aiutarlo.
- Allora Ranma, tu ti avvicini così, a lei, vieni, fai come me… ecco cammina… non così rigido, più spavaldo, non stai mica andando sul patibolo… le prendi le mani e le dici: Akane, ti amo! –
Ranma colpì Moose sulla testa: - Non posso urlarle che la amo, mi manderebbe a fare compagnia ai marziani! –
- Non ti agitare, Ranma. Prova a prenderla un po’ più alla larga. Falle dei complimenti. Ryoga, qual è la cosa del suo aspetto a cui Akane tiene di più? –
- Senza dubbio i suoi capelli. Li pettina continuamente. E spesso ci accosta varie mollette, chiedendosi se a te potrebbero piacere, Ranma. Ma tu non l’hai mai notato –
Era vero, non l’aveva mai notato.
Ma che razza di uomo era?
Sua madre avrebbe fatto bene a ridurlo a fettine con la katana.
- Va bene, i capelli. Prova così: “Akane cos’è questo buonissimo profumo?” Poi ti avvicini e continui: “Akane ma… viene dai tuoi capelli!” –
Ranma avvampò nuovamente.
Era arrossito talmente tante volte che non era sicuro che sarebbe tornato mai del suo colore naturale.
Consigli come “Akane stasera la luce ti rende più bella, o “Akane, mi cucini qualcosa con quelle tue bellissime mani?”, o addirittura “ Ti voglio qui, ora, anche davanti a tuo padre, non mi interessa!” fioccarono per le due ore successive, tanto che quando Ranma tornò a casa era più confuso di prima.
Saltò sul tetto per schiarirsi le idee, ma poi sentì dalla camera di Akane venire dei rumori e, affacciandosi alla finestra, la vide intenta a svuotare delle buste.
Picchiò leggermente al vero della finestra aperta, poi entrò.
- Ciao – le disse semplicemente.
Lei gli sorrise, poi continuò a svuotare le buste.
- Cosa hai comprato? – le chiese, cercando di mantenere una conversazione leggera.
- Oh, un po’ di vestiti nuovi – rispose lei.
In realtà sembrava che Akane avesse svaligiato un intero negozio: c’erano maglie, gonne, vestiti, scarpe con il tacco, ballerine, trucchi e accessori da far invidia a un centro commerciale.
- È tutto molto bello – commentò il ragazzo, cercando di farle un complimento.
- Grazie –
Peccato che Akane non volesse tenere con lui una vera conversazione, si limitava a rispondere alle sue domande.
Ranma decise di mettere in atto uno dei consigli fatti dagli amici: - Akane… cosa è questo buonissimi profumo? – disse, anche se in maniera poco naturale.
- Profumo? Forse è Kasumi che prepara qualcosa per la cena! –
No, non doveva andare così…
Ranma continuò, avvicinandosi lentamente ma simile a un pezzo di legno: - No, non è Kasumi… Akane, viene… Viene dai tuoi capelli – il ragazzo le sfiorò la chioma lucente con il naso.
Akane si allontanò di colpo: - Lo sai, vero? – domandò, fissandolo.
- So cosa? –
- Del mio appuntamento –
- Quale… quale appuntamento? – il cuore di Ranma prese a battere furiosamente.
- Quello di sabato con… con Dan, il ragazzo del locale –
Silenzio, ecco quello che ci fu dopo quelle parole.
Poi Ranma lo ruppe con una semplice parole.
- No –
- No cosa? – Akane era nervosa.
- No, tu non ci esci. Io non te lo permetto. Tu sei la mia ragazzo, non puoi uscire con altri – ecco la voce ferma che doveva avere fin dall’inizio.
Akane tremò un po’: - Ranma, ti prego. Io sono confusa, ho bisogno di farlo. Lasciami fare… -
Ranma la fissò stralunato, poi uscì dalla sua camera e corse a cercare la madre.
Non appena la trovò le urlò contro, ignaro della paura che la donna gli incuteva: - Mamma! Il tuo piano si sta ritorcendo contro tuo figlio! Ne sei contenta, eh? Akane uscirà con un tipo poco raccomandabile sabato sera! –
Nodoka lo fece sbraitare tutto il tempo necessario, poi, quando il figlio si calmò, disse: - Ranma, so quanto tu stia male. Devi sapere tuttavia che io immaginavo che Akane sarebbe uscita con dei ragazzi. Ha bisogno di sentirsi amata e apprezzata da qualcuno che ha scelto lei. Ora, se tu sei convinto che sia un tipo poco raccomandabile… be’, stai attento, ok? Ma con discrezione. Fidati di me, Ranma, il momento in cui Akane tornerà da te è vicino, te lo prometto –
Ranma fissò la madre, sperando ardentemente che la madre non si sbagliasse.
 
 

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Capitolo 9
*** emozioni ***


Akane aveva impiegato molto tempo per decidere cosa indossare, data la quantità smisurata di vestiti che aveva comprato, ma alla fine aveva optato per un top bianco con abbinati un semplice paio di pantaloncini viola.
Era agitata: quando aveva chiamato Dan e lui le aveva proposto di uscire lei aveva accettato, ma adesso se ne era quasi pentita.
Non che non le piacesse: era alto, aveva dei profondi occhi verdi, dei lineamenti decisi, e inoltre era evidente che sapeva come trattare una ragazza.
Quando le si era avvicinata quella sera al locale l’aveva colpita subito, le aveva parlato allegramente, le aveva offerto da bere, fatto dei complimenti gentili e poi… be’, sì, poi l’aveva baciata.
Non un vero bacio, ma insomma le aveva sfiorato le labbra.
L’aveva fatta sentire apprezzata.
Nessuna battuta sui suoi fianchi larghi, sul fatto che non fosse carina, che fosse violenta, nessun paragone con le altre ragazze.
Akane aveva trovato in quel ragazzo un solo difetto.
Uno grande, insormontabile.
Dan non era Ranma.
Quanto avrebbe voluto che fosse stato Ranma a parlarle in quel modo e a baciarla delicatamente, invece di quel rozzo atteggiamento che aveva avuto nel bagno.
La ragazza sospirò: lei aveva deciso di cambiare vita, quindi Ranma doveva uscire dalla sua mente, quindi afferrò la sua borsetta e uscì di casa per dirigersi al suo appuntamento.
Ranma osservò dalla finestra la fidanzata uscire di casa.
Era carina, fin troppo, e quei colori le mettevano in risalto la prima abbronzatura.
Avrebbe tanto voluto seguirla, ma aveva già escogitato un piano perfetto.
Quando aveva saputo dell’appuntamento, era corso da Ukyo.
- Devi convincerla a vedere quel ragazzo qui al tuo locale, almeno la potrai tenere d’occhio, se scopre che la seguo per me è finita! – l’aveva supplicata, non notando quell’ombra di amarezza che era passata negli occhi dell’amica.
- Proverò a convincerla, Ranma, stai tranquillo! – gli aveva risposto, cercando di mantenere un tono ottimistico, poi si era diretta a casa Tendo.
Quando Akane aveva visto Ukyo, per un momento le era balenata nella mente l’immagine di lei con il vestito del ballo logoro, quindi nei suoi occhi era trasparita un’immagine di angoscia.
La cuoca aveva guardato la piccola Tendo profondamente: - Akane, io sono venuta qui per scusarmi. Mi dispiace per quello che ho fatto, e sono venuta qui per assicurarti che non succederà mai più. Non mi intrometterò mai più tra te e Ranma. Hai vinto tu. Anzi, non hai mai dovuto lottare, hai vinto già in partenza –
A quelle parole qualcosa era scattato nella mente di Akane: - Non ho mai dovuto lottare Ukyo? Tu non sai niente, non parlare di cose che non capisci, per favore. E per quanto riguarda Ranma… Non c’è niente in cui intromettersi. Mi sembra chiaro che non mi vuole, quindi io non voglio passare per una povera stupida che va dietro ad un amore impossibile. Comunque accetto le tue scuse, grazie –
Erano rimaste a parlare, dapprima con un tono freddo, poi sempre più animatamente: in fondo loro due non si trovavano antipatiche, anzi, ma l’amore per Ranma le aveva messe l’una contro l’altra.
Ora che una aveva rinunciato a malincuore a lui e l’altra se ne stava convincendo non c’era ragione di fingere indifferenza.
Ukyo aveva portato Akane a parlare di Dan e del suo appuntamento, così, fingendo noncuranza, le aveva proposto di andare al suo ristorante: - Insomma, è solo per sicurezza, che ne dici? In fondo non lo conosci, perciò è meglio vederlo in un posto a te familiare e dove c’è qualcuno che magari può aiutarti! –
Akane aveva titubato un momento, poi aveva accettato la proposta di Ukyo, che poco dopo era corsa da Ranma per informarlo del suo successo.
E così ora Ranma era seduto in camera sua, aspettando impaziente che l’appuntamento di Akane finisse.
Sperava quasi che ci fosse qualche contrattempo, qualche inconveniente che la costringesse a tornare prima.
Possibilmente un imprevisto doloroso per quel pesce lesso che aveva osato baciare la sua ragazza.
Vabbè, quasi baciare.
A quel pensiero qualcosa gli si agitò dentro, così decise di andare in palestra per sfogarsi.
Si allenò per quello che gli parve un attimo, così si stupì di quando Kasumi lo chiamò per la cena.
- E Akane? – le chiese ansioso.
- Ha appena chiamato, sta tornando a casa, hai giusto il tempo di fare una doccia veloce – gli rispose comprensiva.
Ranma volò in bagno e si lavò il più velocemente possibile, poi corse in sala da pranzo.
Lì c’era Akane che stava tranquillamente seduta, incurante di tutti gli sguardi puntati su di lei.
Suo padre che a stento riusciva a trattenere le lacrime agli occhi, Nabiki che cercava di carpire più dettagli possibili senza parlare, Gemma che sperava che l’appuntamento fosse stato un disastro e Nodoka che la osservava attentamente.
Anche Ranma la fissò: Akane sembrava serena, ma lui notò che aveva le labbra gonfie e leggermente arrossate.
Sperò con tutto il cuore che non fosse successo ciò che temeva.
Nervosamente si sedette accanto alla fidanzata, lei lo salutò, ma non commentò in alcun modo la sua giornata.
Ranma mangiò talmente veloce che rischiò di soffocare un paio di volte, costringendo Akane a rimproverarlo leggermente, ma lui quasi non la sentì, aveva bisogno di uscire.
Corse da Ukyo, e quasi le buttò giù la porta: - Allora? – urlò, attirando l’attenzione dei clienti.
- Ranma! Siediti e non fare rumore, non vedi che ci sono persone? Stai calmo, ti racconto tutto adesso, ma… promettimi che starai tranquillo, ok? –
Il ragazzo annuì e si sedette, così Ukyo cominciò il suo racconto, interrotto solo da alcuni clienti che richiedevano la sua attenzione.
- Allora, innanzitutto devo dirti che quel Dan io l’ho già visto. È venuto spesso al locale, e sempre con una ragazza diversa. Ma che fosse un tipo poco raccomandabile lo sapevi di già. Comunque, lui e Akane hanno parlato tantissimo. Lui sembrava molto gentile e dolce, e Akane era a suo agio. Poi però… be’, Ranma, lui l’ha baciata. L’ha baciata davvero… E lei non si è opposta, l’ha lasciato fare. Ma si è irrigidita, davvero Ranma, sono sicura… sono sicura che lei pensava a te in quel momento e… Ehi, aspetta, dove corri! –
Ranma si era alzato di scatto ed era schizzato a casa, scegliendo la sua entrata preferita per vedere Akane.
Lei era seduta a gambe incrociate sul letto, aveva indossato uno dei nuovi pigiami che aveva comprato: era blu, fasciato sul seno e ricamato sulla pancia, abbinato poi ad un pantaloncino corto.
Alzò gli occhi dal libro che stava leggendo avvertendo la presenza del ragazzo alla finestra.
- Cosa c’è? – gli chiese, alzandosi e sventolandogli una mano davanti agli occhi.
Quel nuovo look serale aveva lasciato Ranma senza parole, ma poi si riprese e guardandola negli occhi le fece una semplice domanda: - Perché? –
Akane boccheggiò.
Lo sapeva, sapeva che andare da Ukyo era rischioso, lei doveva aver spifferato tutto…
Che dire ora?
- Ranma, ascolta… Non… non c’è un motivo, è andata così e basta, non devi preoccuparti per me, tu vivi la tua vita, hai sempre detto che io sono un peso, quindi ora che sei libero non farmi queste domande… -
Il ragazzo le si avvicinò e le prese una mano, portandosela al petto: - Lo senti come batte? Solo per te. Non sei un peso, Akane, non lo sei mai stata –
Quelle poche parole non se le era preparate, non erano state i suoi amici a insegnargliele, erano venute su dal cuore da sole.
Chissà da quanto tempo erano lì.
Anche il battito di Akane accelerò: - Perché mi dici tutto questo adesso? Perché non lo hai fatto prima? Cos’è, una sfida che vuoi vincere? – le parole le uscirono di getto, il suo tono era più amaro di quello che si aspettava.
- A volte apprezzi quello che hai solo quando lo perdi, Akane. Avanti, cosa centra questo… Dan… con te? Lui non ha vissuto le mille peripezie che abbiamo affrontato insieme, lui non sa come i tuoi occhi si illuminano quando sei felice, non sa che le tue guance si colorano quando sei impegnata a fare qualcosa, non sa quanto sai essere dolce con le persone che ti hanno fatto soffrire, non sa che una tua sola parola può mandare in paradiso o all’inferno un uomo. Lo so solo io –
Akane sentì gli occhi inumidirsi, ma cercò di trattenersi: - Ranma, credo che imparerà a conoscermi e… -
- Dimmelo. Dimmi se lui ti dà le stesse emozioni che ti do io – le sussurrò lui, sfiorandole piano una guancia che era diventata bollente.
Avrebbe voluto baciarla in quel momento, ma si era ripromesso di non farlo più senza il suo consenso.
Tuttavia la sua mano scese lenta dalla guancia, si soffermò sul collo, le esplorò la schiena, lasciando su ogni lembo di pelle una scia di fuoco.
Akane chiuse gli occhi a quel contatto: no, nessuno le avrebbe mai potuto regalare quelle sensazioni, ma non voleva dirglielo, lei aveva preso la sua decisione, basta lotte, basta spasimanti in mezzo ai piedi…
Ranma le sfiorò delicatamente la fascia del pigiama, sentendo sotto la sua mano il seno della fidanzata; fu in quel momento che Akane, sempre più rossa, lo spinse via.
- Ti prego, ora… ora esci – lo aveva implorato sussurrando, e lui aveva obbedito.
Nelle settimane che seguirono le cose non cambiarono: Nodoka era sempre più convinta che presto Akane sarebbe rinsavita, nessuno sapeva che cosa glielo facesse credere, Soun ormai pendeva dalle sue labbra.
Il capofamiglia Temdo non ce la faceva più a vedere la sua bambina uscire la sera, rientrare tardi e soprattutto frequentare un perfetto sconosciuto.
Nodoka sapeva che la volontà di Akane stava vacillando: aveva notato che ogni tanto guardava Ranma intensamente e che il suo sguardo spesso si era perso sul dojo.
Akane usciva con Dan, Ranma li seguiva di nascosto, cercando di non intervenire quando lui la baciava.
Doveva ringraziare Ryoga, Moose e Ukyo per questo, da solo non avrebbe resistito.
Una volta i suoi amici erano riusciti a trattenerlo all’ultimo istante: mentre la baciava una sera nel parco, Dan aveva cercato di far scivolare una mano dal collo di Akane.
Per un momento gliel’aveva posata in maniera decisa sul seno ( in quel momento Ranma sentì una furia omicida impadronirsi di lui ), ma Akane aveva fatto da sola, allontanandolo quasi bruscamente, anche se poi si era ripresa, scusandosi dolcemente e salutandolo per tornare a casa.
Quello che né Ranma, né i suoi amici, né Akane sapevano era che Dan era rimasto nel parco e che una figura snella gli si era avvicinato.
- Ciao, tu sei Dan, vero? – gli aveva chiesto.
- Sì, e tu sei… -
- Non importa. Senti, so che esci con Akane Tendo, vero? Io la conosco, so che tu gli piaci molto, ma è timida. Posso aiutarti però. Dalle una di queste pasticche. Si scioglierà, così tu potrai… come dire, raggiungere il tuo scopo –
Dan fissò quella ragazza misteriosa: - Ne sei sicura? Se fosse vero, mi farebbero comodo! Non ho mai conosciuto qualcuno come Akane. Di solito le altre si lasciano andare prima. Ero quasi sul punto di arrendermi – disse lui, in tono leggero.
- Non preoccuparti, fidati! Tieni, te le regalo! – la ragazza gli lanciò il flaconcino.
Dan la ringraziò facendole l’occhiolino, poi iniziò a dirigersi verso casa, pensando a dove avesse già visto quella bella ragazza.
Gli venne in mente solo molte ore dopo.
Quella era la ragazza che faceva la cameriera nel ristorante cinese gestito da quella donna anziana che se ne andava in giro con un lungo bastone.
 
 
 

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Capitolo 10
*** la fine ***


- Va bene, ci sto! Ma con chi andiamo? Ok, ho capito, a stasera! – Akane mise giù il telefono.
- Con chi parlavi? – chiese Nabiki, passando dal corridoio con un biscotto in mano.
- Con Yuka. C’è una festa stasera a casa di un nostro compagno di classe! Ha una villa gigantesca e ha invitato un sacco di gente! Vieni anche tu? L’invito è aperto a tutti! –
Nabiki guardò la sorella.
Era così cambiata in quei due mesi…
Prima se un’amica le avesse proposto di andare a una festa sarebbe entrata nel pallone, avrebbe cominciato a balbettare e poi non sarebbe andata, troppo insicura, troppo timida.
Nonostante Akane fosse circondata da ammiratori, non aveva una grande stima di se stessa, Nabiki lo sapeva bene: Ranma aveva fatto crollare le sue certezze, prendendola in giro, facendo apprezzamenti poco carini, e la piccola Tendo ci era cascata in pieno.
Nabiki si riscosse dai suoi pensieri: - Si, sento anche le mie amiche, ma verrò! Tu vieni con quel ragazzo? – domandò, con un finto tono di noncuranza.
- Con Dan? Ancora non gliel’ho chiesto, ma credo… credo di sì –
Akane aveva ancora qualche dubbio su quel ragazzo: nonostante le piacesse molto, c’era qualcosa che non la faceva fidare completamente, ma aveva deciso di passarci sopra.
Andò ad avvertire il padre che quella sera sarebbe andata ad una festa e che ci sarebbe stata anche Nabiki.
Soun annuì e cercò di sorriderle: da quando c’era stata quella sfuriata, non aveva più parlato con la figlia.
L’ansia lo attanagliava, l’angoscia per quelle parole che gli erano state urlate contro lo tenevano sveglio la notte.
L’unica cosa che desiderava era che la sua bambina tornasse tra le sue braccia dicendogli che gli voleva bene.
Del resto non gli interessava.
Akane rientrò in camera sua, per scegliere cosa indossare quella sera, quando bussarono alla porta.
Era Ranma.
Non si erano quasi più parlati da quando lui le aveva fatto quelle carezze.
- Cosa stai facendo? – le chiese.
In realtà lo sapeva benissimo: Nabiki, sotto pagamento naturalmente, lo aveva messo al corrente della festa.
- Sto scegliendo un vestito per stasera, Soicho, il nostro compagno di classe, da una festa a casa sua, visto che tra poco ricomincia la scuola ha deciso di passare una serata tutti insieme! – rispose lei.
- Allora posso venire anche io, giusto? –
- Ranma, io… Sì, potresti venire, ma… Vedi, io ci andrò con Dan e… - Akane era a disagio.
- Va bene, io vengo con Ukyo. Probabilmente ci saranno anche Moose e Ryoga, ok? Allora a dopo! – Ranma uscì tranquillamente dalla stanza, ma non appena chiuse la porta, si lasciò cadere lungo il muro.
Quanto gli era costata quell’indifferenza!
Avrebbe voluto solo scuoterla in quel momento, per dirle di smettere di vedere quel ragazzo, per dirle di tornare da lui perché… perché…
Perché l’amava.
Ecco, adesso lo aveva ammesso anche con se stesso.
Passandosi una mano tra i capelli, si alzò e andò dai suoi amici per avvertirli della serata.
Akane era rimasta immobile davanti all’armadio aperto.
Sentiva qualcosa di fastidioso muoversi dentro di lei.
Qualcosa che era scattato non appena Ranma le aveva detto che sarebbe andato alla festa con Ukyo.
Cercò di scacciare quella sensazione, ma le attanagliò il cuore per tutta la giornata.
La sera arrivò presto.
Akane e Ranma raggiunsero la festa separatamente, ma quando la vide, il ragazzo rimase ancora una volta senza parole.
Aveva indossato un abito color carne coperto da un velo in pizzo nero e stretto in vita da un fiocco in raso, mentre ai piedi aveva un paio di sandali lucidi con il tacco alto.
Ranma notò nella ragazza un solo difetto: stava mano nella mano con Dan.
Un brivido feroce gli corse lungo la schiena quando quel ragazzo osò avvicinarsi a lui e ai suoi amici per presentarsi.
L’atmosfera era tesa: Ryoga e Ranma avrebbero voluto sgozzarlo, Ukyo cercava di mantenere un tono neutro ma era agitata, Moose cercava di fare da mediatore e Akane era in evidente disagio.
Dan si accorse di quell’atmosfera pesante, così trascinò via la ragazza.
Nella tasca dei jeans Dan aveva messo il flacone delle pasticche che gli aveva regalato quella ragazza: aveva deciso di provarci un’altra volta con Akane senza intermediari, in caso di fallimento avrebbe usato quelle piccole pastiglie.
La serata trascorse allegramente, Akane si divertiva, accettava i drink di Dan e chiacchierava con le sue amiche.
All’improvviso Dan si avvicinò all’orecchio della ragazza, sfiorandole il collo: - Vieni con me nella piscina nello stabile accanto? Ho una sorpresa per te –
Akane annuì, provocandosi un giramento di testa: aveva accettato troppi bicchieri quella sera.
Dan la prese per mano e cercò di portarla via, ma Nabiki si intromise: - Akane, dove vai? Non sei completamente lucida, rimani qui! –
Akane sorrise inconsciamente: - Macchè, sto benissimo! E poi torno subito, vado nella piscina qui accanto! Dan ha detto di avere una sorpresa per me, ci vediamo dopo! – e continuò a farsi trascinare dal ragazzo.
Nabiki, preoccupata, corse a cercare Ranma; non appena lo trovò, seduto su una sedia con in mano un’aranciata e la faccia completamente sconvolta, gli urlò contro: - Dov’eri, eh? Ti avevo detto della festa per tenere d’occhio Akane! –
- Nabiki, che è successo? Ho controllato Akane fino a cinque miuti fa, era con Yuka! –
- Se ne è andata con quello, stupido! L’ha portata nella piscina qui accanto! Ranma, Akane non è in sé, ha bevuto, e quello non mi piace! – Nabiki non si era mai lasciata così prendere dalle emozioni.
Ranma scattò in piedi, una furia cieca lo stava attanagliando.
Senza dire una parola, cominciò a correre per raggiungere Akane.
Dan aveva aiutato Akane a scavalcare il muro per entrare nella piascina.
Era un bel luogo, illuminato fiocamente, l’acqua era cristallina e tutto intorno c’erano delle sdraio.
Dan la trascinò su una delle sdraio, la fece sdraiare e le si mise a fianco, cominciando a baciarla lentamente ma con passione.
Akane si lasciò andare a quel bacio, ma si irrigidì nuovamente quando lui rese le sue carezze più audaci, facendole risalire una mano sulla gamba, dentro al vestito.
Lo allontanò e Dan chiuse un  momento gli occhi, poi alla fine si decise.
- Guarda cosa ho preso alla festa! – esclamò facendole notare una piccola bottiglia.
- Credo di aver bevuto abbastanza, Dan – rispose lei.
- Solo l’ultimo, dai, noi due da soli! – insistette lui, versando il contenuto della bottiglia in un bicchiere trovato su un carrellino e aggiungendo le due pasticche.
Akane lo accettò nuovamente.
Non appena lo ebbe svuotato, Dan aspettò, poi la vide tentennare.
Akane da parte sua, finito il drink, si sentì strana.
Stordita.
Avvertì Dan che le parlava, ma non riuscì a capire una parola.
- Cosa? – chiese confusa.
- Facciamo il bagno? La piscina è riscaldata, quindi l’acqua è calda, staremo benissimo –
- Ok, ma io… io non ho il costume, credo… -
- Rimediamo – Dan la baciò ancora, sciogliendole il fiocco e togliendole l’abito, facendola rimanere in intimo.
Anche lui si tolse jeans e maglietta, poi le afferrò la mano: - Andiamo, togliti le scarpe –
- Dan, non so nuotare… - Akane non aveva quasi più la consapevolezza di sé.
- L’acqua è bassa, si tocca. E poi ti tengo io –
La ragazza si lasciò condurre in acqua: era davvero piacevole quel calore.
Dan la spinse leggermente verso il bordo, ricominciando a baciarla, scendendo lungo il collo.
Akane non capiva cosa stava succedendo, avvertiva solo che le mani che la stavano toccando non erano quelle giuste…
Un volto, due occhi blu, un dolce sorriso si stagliarono nella sua mente.
- Ranma… - mormorò.
Una nuova consapevolezza la colpì: non voleva stare con Dan, voleva che la smettesse…
Cercò di respingerlo, ma lui non capiva, continuava, Akane non aveva forze, ma doveva farcela…
- Basta! – urlò, tirandogli uno schiaffo.
Dan si fermò all’improvviso, stralunato.
La guardò con disprezzo: - Sei solo una bambina, Akane, cresci – poi uscì dalla piscina, si rivestì velocemente e se ne andò, lasciandola lì.
Akane scoppiò a piangere, la testa le scoppiava, ma lei non riusciva a fare niente.
Era inerme.
Sentì una voce chiamarla, ma non aveva la forza di rispondere.
Ranma saltò agilmente il muretto della piscina, si avvicinò lentamente, quasi impaurito, poi notò il vestito di Akane abbandonato per terra.
Il cuore gli si fermò.
Poi la vide.
Era da sola, nella piscina, in lacrime.
La chiamò, ma lei non rispose.
Senza pensarci due volte, si buttò in acqua, non gli importava di trasformarsi.
Ma non avvertì il formicolio della trasformazione: l’acqua era calda.
Le si avvicinò lentamente, muovendosi nell’acqua, e le sfiorò una spalla.
Akane mise a fatica a fuoco il volto del ragazzo, ma non appena lo riconobbe gli si lanciò contro, stringendolo.
Lui l’abbracciò forte, notando con imbarazzo che era davvero in biancheria.
Quella costatazione gli fece passare momentaneamente l’imbarazzo e gli diede la forza di chiederle: - Cosa è successo, Akane? –
Lei pianse più forte: - Niente, te lo giuro, niente! Credimi, io… -
Ranma la interruppe: - Ti credo, tesoro, ti credo –
Tesoro.
Dopo tutto quello che lei gli aveva fatto, Ranma la chiamava tesoro.
Akane strinse le gambe intorno alla vita del ragazzo e gli disse: - Ranma, scusa… Sono stata una sciocca, io mi sono comportata malissimo. Non so bene dirti tutto quello che vorrei adesso, mi sento così confusa, non so cosa mi sta succedendo… Capisco se tu deciderai di abbandonarmi per sempre e… -
Ranma non la fece finire, perché come aveva fatto nel bagno tempo prima, posò le sue labbra su quelle della ragazza.
Ma stavolta fu molto più delicato, più dolce.
La baciò piano, accarezzandole la schiena, aumentando la pressione delle labbra quando sentì la ragazza ricambiarlo in pieno.
Si staccarono solo quando non ebbero più nemmeno un briciolo di fiato.
Ranma le sorrise, asciugandole la guance e dandole un piccolo bacio sulla fronte, poi l’aiutò ad uscire, passandole il vestito.
Akane si sedette, indossando a fatica l’abito: da dove veniva quel profondo senso di spossatezza?
Il ragazzo le si avvicinò, dandole una mano, ma prima che lei riuscisse ad alzarsi, arrivarono anche Moose, Ryoga, Ukyo e Shampoo.
- Stai bene? – le chiese Ryoga, notando che entrambi erano bagnati ma che stavano mano nella mano.
Akane annuì con difficoltà, si sorresse a Ranma e si alzò in piedi.
Shampoo si fece avanti, raccogliendo un flacone pieno di pasticche: - Neanche questa hanno funzionato? Forse quel Dan non ci sapeva davvero fare! – disse malignamente.
All’improvviso Akane si riscosse: - Tu… tu  mi hai fatto drogare? –
- Non esagerare , era solo per aiutarti a scioglierti! – disse la cinese con leggerezza, sorridendo.
Ma il sorriso le rimase poco sulle labbra.
Akane la schiaffeggiò con tutta la sua forza, facendole uscire del sangue da un angolo della bocca.
Rialzò il braccio, ma Ranma la trattenne: - Sei matta, eh? Che razza di persona sei? Mi fai schifo Shampoo, non voglio vederti mai più, sparisci dalla mia vita! – le urlò contro, anche se il ragazzo non la faceva muovere.
Shampoo si riprese quasi subito: - E chi ci vuole stare nella tua vita, ragazzina? Io voglio solo Ranma! –
- Già, a proposito di questo… Lascia stare il mio fidanzato, hai capito! Ranma è mio, punto, mettiti il cuore in pace e vai via! Moose, allontanala o non risponderò più delle mie azioni! –
Il cinese afferrò con la forza la ragazza, talmente sconcertata dalle parole di Akane, e prima che si potesse riprendere la trascinò via.
- Torniamo a casa… - sussurrò Akane a Ranma, che incurante degli sguardi di Ukyo e Ryoga, la baciò ancora.
Quando rientrarono, Nabiki corse incontro ai due, ma Ranma le sorrise rassicurante.
Akane quasi la ignorò e si diresse nel salotto, dove Soun stava giocando con Gemma.
- Akane, ma cosa… - cominciò l’uomo, vedendola bagnata, ma si interruppe, perché la figlia gli corse incontro e lo strinse forte, scoppiando a piangere.
- Papà, scusa, sono stata una completa stupida! Non pensavo neanche una parola di quello che ho detto! Ti prego, puniscimi, sgridami, ma poi perdonami! –
Soun l’abbracciò, piangendo anche lui: - Oh, figlia mia, l’importante è che tu sia tornata, io non sono mai stato arrabbiato con te! –
Ranma si voltò verso la madre sorridendo.
Nodoka era commossa, Ranma le mise una mano sulla spalla.
- È finita, vero mamma? – le domandò, sentendo ancora sulle labbra il dolce sapore di Akane.
- Sì tesoro, è finita davvero –
 
 
Eh si, siamo arrivati alla fine della storia! Ma tranquilli, manca ancora l’epilogo, quindi nel prossimo capitolo scopriremo che fine hanno fatto tutti i personaggi e come si è risolta alla fine la situazione! Lascio i ringraziamenti e i commenti finali per il prossimo capitolo! 

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Capitolo 11
*** epilogo ***


Il cameriere accompagnò Akane al tavolo che aveva prenotato.
La ragazza si sedette e il cameriere le sorrise: - Posso portarle qualcosa o preferisce aspettare? –
- Vorrei solo dell’acqua, grazie –
Akane si appoggiò allo schienale morbido della schiena e buttò un occhio all’orologio.
Erano le otto, mancava ancora mezz’ora prima che Ranma potesse raggiungerla.
Giocherellò con il tovagliolo di lino e si perse subito nei suoi pensieri.
Era incredibile che fosse già passato un anno da quando lei e Ranma si erano sposati.
Ricordò con un sorriso la sua espressione quando l’aveva vista avanzare con l’abito da sposa, la difficoltà che aveva avuto nel baciarla davanti a tutti, anche se era più grande.
Con un sorriso rammentò anche il momento in cui lui le aveva chiesto di diventare sua moglie.
L’aveva prima portata fuori, erano andati al luna park, si erano divertiti come bambini, poi, una volta tornati a casa, l’aveva trascinata nel bagno, e un po’ impacciato le aveva dato un anello d’oro bianco con un piccolo diamante, chiedendole di sposarlo.
L’aveva portata nel bagno perché erano lì che si erano visti davvero per la prima volta.
Come uomo e donna.
O meglio, come ragazzo e ragazza.
I loro genitori erano stati molto contenti della loro decisione, e avevano quasi tratto un sospiro di sollievo.
Loro quel matrimonio lo volevano quattro anni prima,  da quando Akane era tornata da quella festa disastrosa.
La ragazza ricordò anche quella discussione che era seguita.
Aveva fatto le sue scuse a Soun, alle sue sorelle, a Nodoka e a Gemma, e tutti l’avevano circondata di amore.
Ranma poi, tirando fuori un coraggio inimmaginabile, almeno secondo il suo punto di vista, aveva aggiunto che loro adesso stavano davvero insieme.
La famiglia era saltata su come tappi dalla bottiglia di spumante e avevano iniziato a correre per la casa iniziando già ad organizzare il matrimonio.
Ranma li aveva fermati e aveva dichiarato, dopo uno sguardo complice con la fidanzata, che il matrimonio si sarebbe svolto solo quando avrebbero voluto i due diretti interessati, e che per il momento si sarebbero goduti una semplice storia, come molti adolescenti della loro età.
Lo choc all’inizio era stato grande, ma poi la decisione era stata accettata.
Non che in seguito non ci fossero stati problemi.
Anzi, in realtà solo un problema: Shampoo.
Non aveva capito assolutamente di aver fatto un’azione spregevole, e come se non fosse successo niente, continuava a inseguire Ranma.
Lui era diventato più deciso, se la scrollava subito di dosso, tante volte le rispondeva male, stringendo  forte la mano di Akane.
Alla fine era stata una persona impensabile a risolvere la situazione.
Moose.
Affrontò Shampoo, le urlò in faccia, si maledisse mille volte per essere stato innamorato di una persona tanto meschina, e quando la cinesina aveva cercato aiuto negli occhi di Ranma, lui si limitò ad annuire e a dare ragione al ragazzo.
Shampoo tornò in Cina quella stessa notte con sua nonna, non ne avevano avuto più notizie da allora.
Moose invece era rimasto, aveva preso in gestione il ristorante e gli affari andavano bene.
Akane guardò ancora una volta l’orologio.
Le otto e venti.
Ormai Ranma doveva aver finito con le lezioni al dojo.
Avevano preso una casa vicino alla palestra, in modo da poter insegnare ai giovani allievi comodamente.
Ranma era molto bravo, i suoi allievi lo seguivano, lo ammiravano e lui ne era molto fiero.
Adorava raccontare ad Akane quello che era successo durante le lezioni, nella loro nuova sala da pranzo parlavano per ore intere.
Magari mangiando qualche semplice dolcetto che Akane aveva imparato a preparare.
Dopo l’esperienza con Dan era diventata molto più riflessiva, quindi di conseguenza aveva affrontato il tema “cucina” con calma ottenendo buoni risultati.
Akane vide Ranma entrare nel ristorante, sottobraccio aveva un grosso pacco, così sventolò una mano per farsi vedere, mentre con l’altra stinse forte il regalo che gli aveva fatto per il loro primo anniversario.
- Ciao, scusa il ritardo, Ryoga è riapparso all’improvviso da uno dei suoi viaggi, e i ragazzi in palestra hanno chiesto di fare una dimostrazione! Lo sai com’è Ryoga, si è montato subito la testa! Ti saluta, a proposito! – le disse, dandole un bacio e sedendosi di fronte a lei.
- Stai tranquillo! Hai fame? Cosa mangiamo? – chiese dolcemente la ragazza.
- Mmm, a me andrebbe del sushi, a te va? –
- Sushi? Oh, no, è meglio che non mangi pesce crudo – rispose lei.
- Lo hai sempre mangiato! Be’, se non ti va scegli qualcos’altro! –
Sfogliarono il menù pochi minuti prima di fare la loro ordinazione.
- Se Ukyo sapesse che non siamo stati a mangiare da lei ci farebbe fuori! – disse Akane ridendo.
- Già! Ma forse non lo noterà, da quando Nabiki è entrata in affari con lei quel locale è sempre pieno! –
Ranma la fissò negli occhi, prendendole una mano e accarezzandole il dorso: - Amore… Buon anniversario –
La ragazza si sporse e lo baciò: - Anche a te… -
- Guarda, ho un regalo per te, aprilo dai – Ranma le porse il pacchetto rettangolare, arrossendo come al suo solito.
Akane lo prese e con un sorriso dolce lo aprì, sentendo il cuore perderle qualche battito.
Sentì qualche lacrima scendere.
Dentro al pacchetto c’era il vestito che lei aveva messo per il ballo, quello che si era cucita da sola.
Ma era diverso: non aveva scuciture, niente bruciature, semplicemente perfetto.
Insieme al vestito c’era anche una catenina d’oro bianco con un ciondolo a forma di cuore, su cui era incisa la data del loro anniversario e una frase: “Ti avevo promesso che sarebbe stato tutto perfetto”.
- Ho chiesto alla mamma di sistemare il vestito, lo aveva conservato, sai? La collana invece l’ho scelta insieme a Kasumi. Vedessi Tofu, era quasi geloso che la moglie venisse con me in giro per negozi! – mormorò Ranma, sperando di averle fatto un bel regalo.
Akane gli strinse forte la mano, asciugandosi gli occhi: - Grazie, è meraviglioso, tu sei meraviglioso –
- Ti amo, maschiaccio –
- Anche io, stupido. Be’, io… anche io ho un regalo per te… - disse tremando un po’, dandogli un piccolo pacchetto.
Ranma lo aprì, poi rimase leggermente sorpreso.
- Akane, sei sicura che sia il mio regalo? Forse ti hanno dato il regalo sbagliato… -
La ragazza scosse la testa, leggermente emozionata.
Ranma afferrò il piccolo oggetto e lo guardò attentamente.
Akane gli aveva regalato un ciuccio per bambini.
Ma cosa…
Poi notò una cosa che gli fece partire il cuore come un missile.
Sul bordo del ciuccio c’era scritto: “Con amore da papà Ranma e mamma Akane”.
- C’è… c’è qualcosa che mi vuoi dire? – chiese il ragazzo, fissandola.
- Tesoro io… io sono incinta! – esclamò, sfiorandosi il ventre, anche se era ancora piatto.
- In… in che senso? –
- Non credo che ci siano tanti sensi… Aspetto un bambino, avremo un figlio! – Akane lo fissò: sapeva che Ranma avrebbe avuto qualche difficoltà.
Però sperava che lui accettasse l’idea, non aveva mai avuto così tanta paura come in quel momento.
- Vuoi dire che sto per diventare padre? –
Akane annuì, poi Ranma all’improvviso lanciò un urlo e saltò su dalla sedia: - Ma è meraviglioso! Un bambino, Akane!  - le si avvicinò e si inginocchiò, sfiorandole la pancia.
- Ma ne sei sicura? Io qui non sento niente! –
- Certo che ne sono sicura, me lo ha anche confermato il ginecologo, non senti niente perché è presto! – Akane era al settimo cielo.
Suo marito era lì, emozionato, la baciava e le sfiorava la pancia, non era interessato alla gente che li guardava.
E in quel momento lei capì una cosa: avrebbe lottato sempre, per suo figlio, per suo marito, per la sua famiglia.
Altrimenti che senso avrebbe avuto vivere?
Si lasciò andare a quelle emozioni, stringendo forte Ranma e immaginandosi già la loro nuova vita.
 
 
 
 
Eccoci, ora siamo davvero arrivati alla fine!
Voglio solo dire un’ultima cosa: GRAZIE!
Grazie a chi mi ha seguito fino alla fine, in questo mio primo tentativo che spero sia stato apprezzato!
Un grazie particolare a:
ran_ko
Lallywhite
xingchan
Julius CX
Bulma e Vegeta
BloodyladyRinoa
Violet_chan
Ranma_chan
Super_fan00
Stellina_chan
Arya_drottningu
Giorgina
 
Grazie davvero a tutti, presto tornerò a scocciare con un’altra ff, ho già un’ideuzza che mi frulla nella testa!! ^.^
                                                             Melinda

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