I Gemelli Maledetti di Arwen297 (/viewuser.php?uid=123055)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte di Sangue ***
Capitolo 2: *** Un Macabro Campeggio ( Parte Prima ) ***
Capitolo 3: *** Un macabro Campeggio ( Seconda Parte) ***
Capitolo 4: *** Rientro Anticipato ***
Capitolo 5: *** Il Debutto di Ottavia ***
Capitolo 6: *** Il Ritorno di Helios ***
Capitolo 7: *** La Scomparsa ***
Capitolo 8: *** Inutili ricerche, crolli emotivi e strani incubi. ***
Capitolo 9: *** La zona dei cicli Infiniti ***
Capitolo 10: *** La guerriera dell'infinito ***
Capitolo 11: *** Fantasmi del Passato ***
Capitolo 12: *** Domare il Vento ***
Capitolo 13: *** Luce e Tenebra ***
Capitolo 14: *** Tempesta di fulmini, situazioni critiche e duelli. ***
Capitolo 15: *** Draghi, Fiamme e tizzoni ardenti - Prima parte - ***
Capitolo 16: *** Draghi, fiamme e tizzoni ardenti - seconda parte ***
Capitolo 1 *** Notte di Sangue ***
Desclaimer:
I personaggi di Sailor Moon
appartengono a Naoko Takeuchi e a tutti coloro che ne detengono i
diritti.
Altri appartengono a Licia Troisi, e alla saga “Le Cronache
del Mondo Emerso”
da cui ho preso qualche persona malvagia ma anche spunto per
l’aspetto dei
gemelli.
Note
dell’Autrice: La presente fanfic
è legata
con la trama ad altri tre miei scritti: “Unite per
l’Eternità”, “Abenteuer in
Wien”, “You were a dream in my heart” di
cui consiglio la lettura propedeutica
per capire da dove escono fuori questi gemelli =) Ma anche altri
personaggi.
Come
sempre preferirei non ricevere recensioni dal pubblico
maschile perché sono fidanzata. Buona lettura!
Dove
eravamo rimasti(riassunto per chi si approccia alla serie per la prima
volta)?
Cinque
anni
dopo la sconfitta di Galaxia ritroviamo le nostre eroine alle prese con
la vita
di tutti giorni, vita che vede Bunny alle prese con un nuovo lavoro in
negozio,
Amy alle prese con gli studi di Medicina e Milena con i concerti e le
mostre d’arte.
Per un concerto il Manager della violinista organizza un duetto con un
ragazzo
proveniente dall’Europa di nome Adrien. Costui dimostra
subito un interesse
evidente nei confronti della guerriera di Nettuno, che inizia al
contempo a
sentire la voce del ragazzo nella sua mente come se fosse sotto una
sorta di
ipnosi che permette all’Europeo di controllare le sue azioni,
facendo si che
ella si allontani da Heles e vada proprio nel covo del nemico. Qui
viene a
scoprire che Adrien non era altro che il promesso sposo che i sovrani
di
Nettuno le avevano riservato quasi mille anni prima, ma il cui
fidanzamento era
stato rotto da un amore improvviso che aveva colto la Principessa di
allora e
che la legò indissolubilmente al Principe di Urano.
Durante
la
Battaglia finale, l’essenza del Principe di Urano che alberga
in Heles prende
il sopravvento, e sfida a duello Adrien per salvare l’amata.
Ben presto però la
bionda ha la peggio nel duello, e vedere l’amata soffrire
risveglia in Milena –
resa malvagia dal nemico – la parte buona che alberga in lei
che la spinge a
fare da scudo con il suo corpo rischiando così la vita.
Tornate a casa nei
panni dei regnanti del rispettivo pianeta le due si lasciano andare a
una Notte
di amore.
Qualche
giorno più tardi la violinista riceve una proposta di Lavoro
dall’Orchestra
filarmonica di Vienna, a cui da risposta positiva. Lei e la Bionda
partono alla
volta della capitale Austriaca. Qui troveranno a dar loro filo da
torcere un ex
della motociclista, ma il tempo passa veloce e la pittrice inizia ad
accusare
strane nausee, dopo aver compiuto un test di gravidanza scopre che
quell’unica
notte d’amore condivisa con l’amata quasi un mese
prima ha portato al
concepimento di un figlio.
Le
due vanno
in visita facendo uso di una moto a noleggio al palazzo della
Principessa
Sissy, il pomeriggio passa in fretta e al ritorno hanno un incidente
che si
scoprirà essere causato proprio dalla ex fidanzata di una
delle due. Arrivate
in ospedale, a seguito di un’ecografia si scopre che il
bambino non è uno, ma
ben si sono due.
Tornate
a
Tokyo danno la notizia al loro gruppo di amiche, ai genitori di Heles e
anche a
quelli di Milena che come entrambe immaginano non prendono bene la
notizia, soprattutto
il padre. Sidia intanto ha qualche brutto presentimento. Grazie a
Sailor Cosmo,
sorella di Bunny comparsa ai tempi della lotta con Adrien insieme alle
Sailor
Season si scopre che vi è una profezia che alleggia intorno
ai gemelli. Rea e
le altre dicono chiaramente alle Outer che sono disposte a togliere la
vita ai
gemelli piuttosto che rischiare di far cancellare l’intero
universo. Questa
affermazione fa si che tra i due gruppi venga a crearsi un forte
attrito da
parte di entrambe le parti, e genera anche un forte litigio tra la
guerriera
dei mari e quella dei venti, che per fortuna si risolve nel giro di uno
o due
giorni.
Il
giorno
del ventiduesimo compleanno di Milena la bionda le chiede di sposarla e
lei
dice si. Quattro mesi più tardi vengono alla luce i bambini.
1^Capitolo: Notte di Sangue
Era
una
notte buia e senza Luna, le luci di Tokyo splendevano ancora di
più rispetto al
solito per mancanza dell’illuminazione naturale. Una notte
perfetta per
iniziare ad agire per chi come loro era figlio
dell’oscurità. Cinque figure
avvolte da un mantello nero camminavano una accanto all’altra
attenti a non
rompere la formazione: l’essere al centro procedeva tre passi
più avanti degli
altri, nella via nessun rumore, non si sentivano neanche i loro passi.
Procedevano
lenti e silenziosi come la morte.
“Ricordatevi
cosa ha detto il Tiranno” disse uno di loro, colui che
camminava poco più
avanti degli altri, un uomo con i capelli lunghi biondi dal viso
spigoloso e
dagli occhi rossi come due tizzoni ardenti, la pelle di un pallore
quasi
innaturale. “Cercate di vedere se le due vittime designate
sono coloro che
stiamo cercando, e trattenete i vostri istinti, ci pensiamo dopo alla
cena” la
sua voce era autoritaria e profonda.
“Meinir
siamo affamati sono tre notti che non mangiamo, come faremo a tenere a
bada il
nostro istinto con dei bocconcini così succulenti”
mormorò una donna alla sua
destra, alta un metro e settanta circa dai capelli color rame liberi di
caderle
sulle spalle, mossi. Gli occhi dello stesso colore di quelli
dell’uomo, la
pelle ancora più candida di quella di
quest’ultimo, a prima vista vellutata e
perfetta.
“Cerys
mia
cara sappiamo entrambi quanto sia importante il compito che ci
è stato
affidato, certamente non vorrai deludere il sottoscritto
vero?” rispose lui
sollevando leggermente le labbra, mettendo così in evidenza
la sua dentatura
affilata come un rasoio, una dentatura che non aveva niente da
invidiare a
quella di leopardo. Perfetta e letale.
“Niente
affatto mio signore, ma non so se io così come gli altri
riusciremo a
trattenerci” rispose lei gelidamente. Guardando davanti a
loro la strada
deserta.
“Sarà
il caso
che vi tratteniate per non dare troppo
nell’occhio…o che in qualunque caso
facciate le cose in modo pulito e il meno sospetto possibile. Ci
vediamo poco
prima dell’alba esattamente qui” dopo aver
pronunciato queste parole scomparve
all’improvviso, di lui rimase solamente lo spostamento
d’aria a testimoniare il
movimento compiuto. I quattro si guardarono per qualche istante, poi
come se
avessero ricevuto un ordine invisibile scomparvero esattamente nello
stesso
momento, diretti verso le proprie vittime.
Cerys
comparve dopo pochi secondi dalla parte opposta della
città, con lei come sempre la sua compagna di squadra Aereon
che dimostrava di
avere diciassette anni, dai capelli neri come la notte e due occhi blu
che però
come per tutti loro in quel momento erano rossi e spietati. Erano
comparse sul
pianerottolo del quarto piano di un palazzo davanti a una porta
d’ingresso di
una casa che sapevano appartenere alle persone che cercavano, come se
avessero
avuto un tacito accordo scomparvero di nuovo prima di comparire
all’interno
dell’appartamento con un fruscio causato solamente dai loro
scuri mantelli. A
quel punto si divisero per raggiungere le due vittime di sesso maschile
che
cercavano, stando alle informazioni elaborate da Meinir uno era
decisamente più
giovane dell’altro, dovevano essere padre e figlio”.
Aereon
scelse di occuparsi dell’ragazzo che dormiva da solo nella
sua stanza e visto
la sua giovane età era una preda più facile, la
donna sua amica si sarebbe
occupata dell’altro che dormiva con la moglie. Entrò nella
stanza senza fare il minimo
rumore, come un gatto che tendeva un agguato ad un piccolo e ignaro
topolino,
silenziosa e spietata. Tirò fuori dal mantello un cristallo
viola dalla forma
allungata, che in teoria avrebbe dovuto rilevare la presenza del
ricettacolo
predestinato a divenire il corpo in cui si sarebbe incarnato il
Tiranno. Il
corpo del giovane però non reagì affatto alla
stimolazione del cristallo. La
donna allora si mosse in direzione del letto pronta a gustarsi la sua
cena,
andò a sbattere contro il comodino e il rumore secco e
improvviso fece
svegliare il giovane, che dopo aver visto i suoi occhi color rubino
brillare
nell’oscurità si mise a sedere di scatto prima di
alzarsi e cercare di sfuggire
al suo destino. La bionda in millesimo di secondo gli fu addosso
sbattendolo
con violenza contro il muro della stanza, il viso a pochi centimetri da
quello
di lui, poteva sentire il suo respiro sopra il suo viso, aveva gli
occhi color
cioccolato così come i capelli che gli cadevano arruffati ai
lati del viso.
“È
proprio
un peccato che debba uccidere un bel giovanotto come
te…” mormorò lei sulle sue
labbra passando un unghia affilata sulla guancia del ragazzo, gesto che
provoco
sulla sua pelle delicata una scia rosso sangue. Sul suo volto uno
sguardo pieno
di terrore, nel vedere quegli occhi rossi a pochi centimetri da lui,
dalle
pupille improvvisamente più dilatate che mai, somiglianti a
quelle dei gatti
durante il giorno. Una figura decisamente demoniaca. Adorava giocare
con le sue
vittime, gustarsi quell’odore di paura che li caratterizzava
negli istanti
immediatamente precedenti alla loro morte.
Lei era il gatto, loro erano il topo.
“Chi
sei…che
c-cosa v-vuoi d-da me?” mormorò lui spaventato
bloccato nella sua posizione
dalla mano destra della cacciatrice contro il muro.
“Purtroppo
per te ciò che cercavo non è stato
trovato…” dopo aver pronunciato quelle
parole, scoprì i denti molto simili a quelli di un gatto
selvatico e avvicinò
la bocca al collo di lui, e fu un attimo: il suo istinto da cacciatrice
prevalse sulla ragione e la sua arma letale si chiuse sulla giugulare
del
ragazzo recidendola con un colpo netto e preciso, per mezzo di una
ferita
insignificante che però iniziò subito a perdere
una quantità di sangue che
avrebbe fatto impallidire chiunque. Dalla preda si alzò un
lamento strozzato
che fu messo immediatamente a tacere dall’incombenza della
morte, dando così la
possibilità a Aereon di consumare il suo pasto.
Nella
stanza
accanto lo spettacolo non era molto diverso, c’era sangue in
ogni dove,
soprattutto sui muri e sul letto, gli occhi della donna da rossi erano
divenuti di una
calda tonalità di
nocciola, mentre si
puliva il viso dal
liquido vermiglio di cui era intriso.
Un’espressione soddisfatta sul suo viso, mentre
usciva dalla stanza con
un fruscio del mantello che si muoveva sinistramente dietro di lei.
“Allora?”
chiese gelidamente alla compagna che usciva proprio in quel momento
dalla
stanza del figlio delle sue vittime.
“Niente
il
cristallo purpureo non ha reagito, il tuo?” chiese di rimando
l’altra puntando
le iridi blu in quelle dell’altra.
“No
niente
anche a me. Abbiamo fatto male i nostri calcoli, hai reso la cosa il
più
normale possibile?” chiese ben sapendo che l’altra
avrebbe capito a cosa si
riferisse.
“Si
direi
che mi sono trattenuta fin troppo, era veramente un bel bocconcino il
mio”
mormorò lei “Sarà il caso di tornare
dove abbiamo l’appuntamento con Meinir”
l’altra annuì e scomparirono entrambe.
I
loro due
compagni erano comparsi in una villa poco fuori città
abitata solamente da un
donna sui quarantanove anni e dai suoi servitori, si mossero entrambi
diretti
alla camera di costui e giunti al loro obbiettivo accesero le luci . La
donna
si svegliò di soprassalto con una mano sconosciuta alla
bocca.
“
Kirabo il
cristallo” mormorò uno dei due uomini, dai capelli
biondo chiarissimo quasi
bianchi, proprio come le sue iridi quando non era affamato che erano
sulla
tonalità dell’azzurro molto chiaro, il compagno,
moro con gli occhi neri quando
era tranquillo, tirò fuori una copia esatta del cristallo in
possesso delle
loro due compagne di squadra, che anche con loro non diede i risultati
sperati.
“Maledizione anche questa qua non è la persona che
stavamo cercando, è un vero
peccato doverti togliere di mezzo mademoiselle” disse poi, la
donna cercò allora
di liberarsi dalla stretta ferrea di chi aveva davanti, una mano che si
agitava
frenetica alla ricerca dello spray al peperoncino che per sicurezza
teneva sul
comodino e sempre con se.
“Tesoro
cercavi mica questo?” chiese il bruno sfoderando i suoi denti
accuminati “Mi
spiace deluderti ma purtroppo con noi non sarebbe servito a
niente” la sua
vittima fu percorsa da un tremito di paura, era ormai consapevole che
quelli
non facevano per finta, anzi proprio il contrario, fece appena in tempo
a
vedere tutta la sua vita che le scorreva davanti e poi senti un dolore
fortissimo a collo e petto, degli schizzi sanguigni caddero sul letto e
sui
muri circostanti, un ultimo guizzo di vita nei suoi occhi e poi
più niente
silenzio totale.
Dall’altra
parte della città si alzò contemporaneamente un
pianto di neonato.
*
*
*
Si
svegliò
all’improvviso con il cuore in gola, i suoi occhi cobalto che
vagavano
nell’oscurità alla ricerca della fonte di tutto
quel rumore improvviso, e
soprattutto cercando di darsi una calmata a causa del sogno che stava
facendo,
non molto piacevole. Ma d’altronde aveva imparato a convivere
con quella dote
ormai da quando aveva vestito per la prima volta i panni da guerriera.
I numeri
bianchi della sveglia segnavano le quattro di notte. Tre ore. Aveva
dormito
solamente tre misere ore. Allungò la mano verso il comodino
alla ricerca del
filo della lampada nel tentativo poco misurato di accenderla, un
chiarore si
diffuse nella stanza, si mise a sedere sul letto e contemplò
la compagna poco
lontana da lei coperta solamente da un lenzuolo, così come
lo era lei poi
realizzò il motivo del suo abbandonare l’incubo
così all’improvviso: i gemelli
stavano piangendo, anzi era più corretto dire che il loro
secondogenito stesse
piangendo, la bambina sembrava dormire o comunque essere molto
tranquilla anche
se doveva dividere il lettino con un inquilino così poco
incline al sonno. La
ragazza tirò un forte sospiro e dopo essersi coperta con una
sottile vestaglia
di seta lasciata cadere sul pavimento poco distante dal letto poche ore
prima e
si diresse verso il lettino dove il bambino urlava a tutti polmoni con
il
visino arrossato e gli occhi verdi colmi di lacrime, la sorella era
sveglia ma
agitava le manine verso i giochi sospesi sopra di lei emettendo un
verso
allegro quando nel suo campo visivo comparve la madre. Milena prese in
braccio
il bambino, e iniziò a cullarlo e intonando una ninna nanna
che ricordava
provenire dalla sua infanzia, cantata dalla domestica che aveva fatto
le veci
di sua madre fin da quando era piccola, la stessa con cui era cresciuta
anche
Ottavia. Erano passati solamente due giorni da quando avevano fatto
rientro a
casa dall’ospedale, ma i bambini dimostravano già
di avere sei mesi. Come
avevano fin da subito sospettato avevano la stessa velocità
di crescita della
guerriera di Saturno.
“Sshh
dormi
cucciolo, è tutto a posto” mormorò
sotto voce al piccolo, mentre guardava il
mare d’altra parte della città, aveva un brutto
presentimento non che
avvertisse il suo elemento particolarmente agitato, ma il suo istinto
di
guerriera non sbagliava mai. Qualcosa la fuori non andava.
Tornò a letto e vi
adagiò delicatamente Kazeshi, prima di tornare a prendere la
bambina dai
capelli blu oltre mare che la guardava seduta nel lettino con i suoi
vivaci
occhi viola, decisa a tutto fuorché dormire.
“Mpf…che
succede?” borbottò la motociclista sentendola
sveglia.
“Niente
amore… i bambini si sono svegliati, dormi”
le rispose lei dolcemente accarezzandole il viso. Prima di
spegnere la
luce e provare a dormire durante le ore che le restavano.
Heles
fu
svegliata verso le otto del mattino dalla figlia che giocava con le
ciocche dei
suoi capelli allegra e fresca come una rosa, come se avesse dormito per
tutta
la notte. La motociclista si girò su un fianco e si
appoggiò sul gomito
poggiando il suo viso sul palmo della mano per guardare interamente la
sua
famiglia, Kazeshi dormiva a pancia in giù sopra alla sua
compagna con una
manina che arrivava a sfiorare il materasso, mentre Umiko si era seduta
con una
punta di sicurezza perdendo l’equilibrio subito dopo e
andando a sbattere sul
materasso con un piccolo tonfo che scateno in lei un ridere sincero.
“E’ presto
per stare seduta da sola piccolina” mormorò lei
facendola sedere contro di lei
per reggerle il busto con il bacino. “Che dici svegliamo la
mamma e il tuo
fratellino?” disse poi con gli occhi luccicanti della bambina
che aveva un
espressione perplessa e leggermente imbronciata, un broncio che
ricordava
lontanamente quello della madre quando faceva la finta offesa. La
pittrice era
poco distante da lei ragion per cui non dovette compiere movimenti che
avrebbero richiesto lo spostamento anche della piccola che in quel
momento si
ciucciava bella convinta un dito della manina paffuta.
La
motociclista mosse la mano sulla quale non era appoggiata per
accarezzare il
viso di lei e la vide immediatamente piegare le labbra in un lieve
sorriso.
“Ma
sei già
sveglia?” le disse sorpresa di non averlo capito subito.
“Certo
sono
rimasta immobile per ascoltare ad entrambe” rispose lei
“E i vostri discorsi
altamente filosofici” il silenzio degli istanti successivi fu
interrotto da
un’agitatissima Ottavia che piombo in camera loro senza
neanche bussare o
chiedere se poteva irrompere in quel modo.
“Ma
che
cazzo succede!!???!! Vi siete tutte rinconglionite in sta
casa?” sbottò
infastidita la guerriera di Urano coprendosi meglio che poteva con il
lenzuolo,
la brunette arrossì vistosamente notando le spalle nude dei
suoi genitori
adottivi. Umiko che nel tentativo di girarsi andò a sbattere
con il faccino sul
materasso.
“Heles
modera il linguaggio ci sono i bambini!!!” la riprese severa
la pittrice con
uno sguardo che non ammetteva neanche una replica.
“Ragazze
venite di la in cucina, al telegiornale nei titoli introduttivi hanno
accennato
a una strage che è avvenuta in due abitazioni diverse qui a
Tokyo, parlano di
animali per come sono ridotte le vittime” rispose ansiosa la
guerriera della
distruzione. A quelle parole le due si fecero molto serie.
“Arriviamo
ci vestiamo e arriviamo immediatamente” le rispose la
guerriera di Nettuno.
Dopo che ebbe pronunciato queste parole la diciottenne chiuse la porta
lasciandole da sole con i loro pensieri. La violinista
spostò delicatamente suo
figlio nel lettino e gli rimboccò le coperte, poi si
infilò la camicia da notte
molto simile a un vestitino che le arrivava poco sopra il ginocchio con
il
corpino ricamato in corrispondenza del reggiseno, il tutto di color
pesca, si
infilò in seguito le ciabatte e dopo aver preso figlia in
braccio si diresse
verso la cucina dove Sidia era seduta su una sedia e Ottavia appoggiata
alla
credenza.
“Una
delle
mie nipotine preferite come sta?” disse la guerriera di
Plutone nel vedere la
bambina arzilla seduta su una gamba della madre che agitava le manine
verso di
lei, segnale con cui la piccola comunicava la sua voglia di cambiare
persona da
cui farsi coccolare. Aveva sviluppato un interesse ossessivo per i
lunghi
capelli della bruna con cui amava giocare per ore, usandoli come un
mantello
fatto su misura per lei, e la donna la lasciava fare volentieri. Dopo
circa
cinque minuti Heles fece la sua comparsa con in braccio Kazeshi ancora
assonnato e si sedette su una delle tre sedie rimaste ancora libere, la
ragazza
dai capelli verde acqua intanto era dietro alla preparazione dei due
biberon
per la colazione, solo dopo che avessero messo a tacere i bambini
avrebbero
potuto fare la colazione in santa pace, altrimenti avevano imparato nei
due
giorni precedenti Umiko a vederli mangiare iniziava a lamentarsi
perché aveva
fame e voleva prendere a tutti i costi la pappa dei grandi. La guerriera dei mari
stava provando la
temperatura del latte facendone cadere qualche goccia sul dorso della
mano
quando la giornalista iniziò a introdurre la strage di cui
la bruna aveva
parlato poco prima mentre erano ancora a letto. Nel servizio fu
intervistato il
maresciallo della polizia cittadina, che però non aveva
ancora nessuna idea del
mandante di una strage così, sempre che si trattava di
carnefici umani perché i
corpi trovati nelle due abitazioni erano in condizioni che avrebbero
fatto
invidia a qualsiasi film horror che si rispetti, anche a uno del grande
Stephen
King. I corpi infatti erano martoriati, e il sangue riempiva buona
parte della
scena del delitto, ed era l’unico punto di contatto tra i tre
omicidi avvenuti
quella notte nella Megalopoli. Milena senza staccare lo sguardo dalla
tv passò
i biberon alle sue due compagne di squadra in modo che facessero fare
colazione
ai bambini. Dopo di che si concentrò, sempre con
l’udito rivolto alla
televisione, alla preparazione dei loro quattro cappuccini.
Alla
fine
del telegiornale la prima ad aprire bocca fu Sidia.
“Ragazze
cosa ne pensate?” chiese senza tradire alcuna emozione.
Fredda e distaccata
come sempre quando si trattava di eventuali nemici. Faceva quasi paura,
ma loro
tre sapevano che non vi era nulla da temere.
“Dite
che
siano i nostri nuovi nemici?” mormorò la
violinista girandosi a guardare il
trio, con un moto di apprensione nella voce. Appoggiandosi alla
credenza mentre
aspettava che fosse pronto il caffè da aggiungere al latte,
le mani incrociate al
petto.
“Secondo
me
è prematuro fare un’affermazione del genere,
potrebbe essere una banda di
spostati che non aveva niente da fare ieri notte…sarebbe
meglio stare ad
aspettare l’evolversi degli eventi” intervenne
Ottavia, e la custode del tempo
non poté far a meno di pensare che aveva ragione.
“Che
avete
intenzione di fare con il resto del gruppo?” chiese Pu.
“Che
domande
fai? Per me possono anche morire nelle prossime notti come queste
persone
innocenti, con me hanno chiuso chi ci dice che non vogliono fare del
male ai
gemelli? Io mi dispiace ma non mi fido assolutamente di loro”
sbottò Heles con
una nota nervosa nella voce.
“Sono
d’accordo con te amore, ma se questo nemico è
così devastante come è scritto
nella profezia non possiamo farcela solamente noi quattro a
proteggerli,
abbiamo bisogno dell’aiuto di Sailor Moon e anche delle
altre. La situazione
Necessita una collaborazione forse ancora più intensa tra i
due gruppi”
controbatté la violinista, mentre i suoi occhi viravano in
un blu cupo divenendo
determinati e soprattutto calcolatori. Le parole della ragazza furono
accolte
da un silenzio che man mano che passarono i minuti divenne fin troppo
pesante
da sopportare; tutte, la motociclista per prima, sapevano che aveva
ragione.
Quella battaglia non avrebbero mai potuto combatterla da sole, avevano
voluto
fare le solitarie già una volta e tutte sapevano come era
andata a finire la
questione.
“Mamma”
mormorò ad un certo punto Ottavia indicandole un punto
imprecisato dietro di
lei “Il caffè sta uscendo” le parole
della bruna sembrarono interrompere quello
stato di sospensione in cui erano cadute mentre i bambini succhiavano
avidamente il latte dal biberon.
“In
ogni
caso come ha detto prima Ottavia, se non abbiamo l’assoluta
certezza che questi
morti tra la popolazione siano causate da eventuali nemici credo sia
inopportuno affrontare anche questa questione” disse Sidia
afferrando la tazza
che le porgeva la compagna prima che quest’ultima portasse a
tavola le fette
biscottate e la marmellata ai frutti di bosco. La guerriera di Urano si
limitò
ad annuire duramente mentre finiva di dare la colazione a suo figlio,
che gli
sembrava decisamente più pesante di circa un’ora
prima quando erano arrivati in
cucina segno che la crescita non si era ancora fermata.
*
*
*
Una
struttura in cristallo viola dalle guglie alte e affilate galleggiava
pigramente sopra la città di Tokyo, invisibile grazie a un
insieme di
incantesimi proibiti e malvagi. Nonostante sembrava essere trapassata
da parte
a parte dalla luce solare, al suo interno le stanze erano sommerse
dalla
penombra più completa, i suoi abitanti, i cinque demoni
amavano il buio soprattutto
quando dovevano riposarsi, non che la luce arrecasse loro qualche
danno, anzi.
Nella
stanza
centrale del castello si ergeva un trono di marmo nero con degli
intagli
appartenenti a una lingua sconosciuta, da questo partivano dei
cristalli del medesimo
colore di quello
dello scranno. Poco più
sopra un fumo violaceo.
“Mio
signore”
disse Meinir con un tono fermo, fissando la nuvola violacea, con
rispetto ma
senza tradire una qualche sorta di timore nei confronti del loro capo.
Abbassando lievemente il capo in segno di saluto. A quelle parole la
nube
violacea si mosse a livello del terreno prendendo una forma vagamente
umana, ma
al quanto indefinita.
“Meinir,
a
cosa devo la tua visita? Avete già compiuto
l’assalto tu e i tuoi sottoposti?”
disse la nube.
“Si
mio signore,
ma il cristallo violaceo in possesso della mia squadra non ha rivelato
la
presenza del ricettacolo, abbiamo fallito. Ma continueremo a cercare
finché non
scoveremo la persona adatta” rispose l’uomo.
“Avete
già
idea delle prossime vittime?” chiese l’uomo di fumo.
“Si
un’idea
c’è, abbiamo individuato due ragazze, ora vedremo
se procedere durante la notte
con l’attacco oppure rischiare e condurre un assalto
diurno.” Rispose il biondo
platino. “Se ho il vostro permesso andrei a parlare con il
resto della squadra”
concluse.
“Certo
vai
pure” rispose la massa informe prima di tornare a levitare
sopra al trono della
sala. Un attimo dopo la figura in nero era già scomparsa.
|
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Capitolo 2 *** Un Macabro Campeggio ( Parte Prima ) ***
2^Capitolo: Un Macabro Campeggio ( parte
prima)
“Tia,
tia!!”
Umiko si muoveva traballante attaccata al divano per raggiungere la
guerriera
di Plutone intenta a ultimare la preparazione delle cose necessarie per
andare in
campeggio come avevano deciso il giorno precedente. I piedini ancora
incerti
nel compiere i piccoli passi, e un’espressione concentrata
sul visino incorniciato
da corti spaghetti blu mentre la guardava dal basso dei suoi cinquanta
centimetri scarsi di altezza, sperando di essere presa in braccio.
“Non
posso
ora prenderti in braccio, la zia è occupata vedi? Prepara le cose per andare
sui prati” rispose
la bruna “Vieni ti metto sul divano con
Artù” disse prima di prenderla in
braccio per adagiarla accanto al
gatto di
sei mesi che la violinista aveva ricevuto in regalo per i suoi ventidue
anni.
L’animale puntò i suoi magnetici occhi azzurri
sulla bambina prima di spostarsi
e sdraiarsi sulla piccola emettendo un brontolio soddisfatto.
“Sidia,
Umiko è qui?” esclamò la pittrice
emergendo dalla sua camera con in braccio il
figlio che aveva un’espressione piuttosto imbronciata.
“Si
Mile, e
qui con Artù che la usa come cuscino” rispose
l’altra, chiudendo la borsa frigo
mentre Ottavia raggiungeva la bambina sul divano in attesa di partire.
All’appello mancava solamente la bionda, che si era svegliata
piuttosto in
ritardo, quando ormai Milena era già pronta e con lei anche
i bambini.
“ok
allora
manca solo Heles all’appello” mormorò
lei, sparendo nuovamente all’interno
della loro camera per vedere a che punto fosse la bionda con i
preparativi, la
trovò che si sistemava il colletto della polo blu, indosso
aveva già i
pantaloncini in jeans. Lei invece indossava un top rosso legato dietro
la nuca
e gonna che le arrivava poco sopra il ginocchio bianca come borsa e
scarpe.
Sopra la testa a mo di cerchietto gli occhiali da sole.
“Amore manchi solo tu
siamo tutti pronti” mormorò appoggiata allo
stipite della porta.
“Si
arrivo
sono pronta” rispose la motociclista, prima di afferrare i
ray ban e le chiavi
della macchina.
Erano
dirette nell’entroterra verso un prato in riva a un lago dove
vi era anche la
possibilità di fare un bagno nell’acqua limpida e
cristallina, era un luogo che
apparteneva all’infanzia di Heles, luogo prediletto delle
gite all’aria aperta
organizzate periodicamente durante la bella stagione, erano state in
quella
radura nascosta ai più tempo addietro quando ancora Ottavia
era poco più che
una bambina. In città il caldo era soffocante, quasi
insopportabile, le spiagge
sembravano un enorme serpente di carne umana.
Arrivarono
a
destinazione dopo circa un’ora e mezza di viaggio, Heles
parcheggiò la macchina
nei pressi di un ampio sentiero che attraversava un piccolo boschetto
in riva
ad un lago, dopo aver scaricato e chiuso la macchina si avviarono sul
sentiero.
Furono accolti da una luce smeraldina frutto dei raggi solari che
filtravano
tra il fogliame, nell’aria risuonava il canto di una
moltitudine di uccellini.
“Attù
attù”
la vocina squillante di Umiko interruppe l’atmosfera quasi
magica che si era creata
intorno a loro, mentre con la manina indicava una famiglia di tassi da
sopra la
spalla della madre. Kazeshi osservava la famigliola da sopra le spalle
di
Ottavia, con uno sguardo piuttosto truce.
“No
tesoro
quello non è Artù non è un
micio… sono dei tassi” le rispose la madre
voltandosi
appena per farglieli vedere, la piccola sembrò pensarci un
attimo con un ditino
vicino al viso e un espressione pensierosa sul faccino rotondo.
“Asso” esclamò
dopo qualche minuto.
“Assi…
ci
conviene darci una mossa o arriveremo stasera, non manca tanto massimo
una
decina di minuti” Disse Heles avviandosi in testa al gruppo,
il sentiero man
mano che andavano verso la radura nascosta tra gli alberi era divenuto
sempre
più stretto fino a morire poco prima dell’ingresso
alla radura in un rigoglioso
manto erboso. In cinque anni la radura non era cambiata in modo
significativo,
anzi a parte la vegetazione più rigogliosa che la circondava
era pressoché
identica.
“
Vuoi che
ti aiuti a montare le tende?” chiese la violinista alla
compagna dopo aver
adagiato la bambina sopra a un plaid nelle tonalità
dell’azzurro e del rosa.
Ottavia fece lo stesso con il fratello che
iniziò immediatamente a guardasi intorno alla
ricerca di qualcosa
d’interessante da fare.
“No
faccio
da sola sono capace non temere”
mormorò
lei tirando fuori il materiale necessario “Voi occupatevi del
pranzo, così
appena finisco mangiamo” rispose la bionda.
A quelle parole le altre iniziarono ad aprire da prima il
tavolo
pieghevole e, dopo aver
apparecchiato, tirarono
fuori i contenitori con il pranzo, lasciando nella borsa le provviste
per i due
giorni e mezzo di campeggio nella borsa, i preparativi occuparono
un’oretta
buona, tempo durante il quale la
guerriera di Urano si era cimentata con le tende riuscendole a montarle
senza
non poche difficoltà.
“Senti
un
po’ posso ritenere sicura la tenda? O devo considerarlo un
attentato alla mia
incolumità?” chiese dopo aver finito di preparare
il pranzo Sidia.
“O
non
rompere Sidia, se non ti andava bene potevi benissimo montarla tu la
tua, anzi
se vuoi te la smonto e te la rimonti te” sbottò
innervosita la motociclista con
uno sguardo assassino nei confronti della bruna.
“Amore
Sidia
stava scherzando mica diceva sul serio sappiamo tutti che tu sei la
grande
esperta nel montaggio delle tende da campeggio” si intromise
Milena con un tono
ironico e con un espressione angelica.
“Ti
ci metti
anche te?” sbuffò l’altra risentita
mollando sul prato le istruzioni e andando
verso la riva del lago, con un passo che tradiva il suo nervosismo. La
violinista dal canto suo si limitò a guardarla allontanarsi
sorpresa per quella
reazione, che non era nata assolutamente per offenderla ma solamente
per
scherzare un po’. Si avviò anche lei verso
l’acqua roteando gli occhi in un
espressione esasperata, arrivata sul lago trovò le scarpe
dell’altra
abbandonate sulla riva e la bionda seduta su uno scoglio poco lontano
con i
piedi nell’acqua la raggiunse anche lei dopo essersi tolta i
sandali,
rabbrividì leggermente al contatto della pelle con
l’acqua fredda, ma piacevole
vista la calura estiva.
“Siamo
proprio permalose oggi…guarda che stavo scherzando ma a
quanto pare possiedi la
stessa ironia di un bradipo” esclamò la pittrice
sedendosi al suo fianco, e
ottenendo un brontolio quasi intraducibile da parte
dell’altra che si limitò a
osservare la superficie dell’acqua, senza prestarci molta
attenzione, mentre
nella sua testa prendeva sempre più forma un’idea
in merito a uno scherzo da
fare a colei che si era seduta poco prima accanto alla sua persona. Il
pensiero
le fece salire un sorriso poco celato sul volto che si
tramutò velocemente
nella sua espressione sghemba che la caratterizzava.
“Certo
che
sei strana, ora che hai da ridere?” sbottò
l’altra innervosita dallo strano
comportamento della bionda.
“O
niente,
mi chiedevo se ti facesse piacere fare un bel tuffo
nell’acqua gelida” mormorò
ironica, tendendosi con uno scatto repentino contro la compagna nel
tentativo
di sollevarla, tentativo che andò a vuoto in quanto
l’altra intuendo le sue
intenzioni si era prontamente alzata dopo aver sentito quelle parole,
pronta a
correre via se ce ne fosse stato il bisogno, consapevole che
però Heles le
sarebbe stata addosso in brevissimo tempo: la sua velocità
nella corsa non era
certamente un mistero. La motociclista però decise di
lasciarle un ampio
margine di vantaggio prima di lanciarsi all’inseguimento
lungo la riva del
lago, azione che lasciò totalmente sbigottite Ottavia e
Sidia che osservavano
le due con un espressione tra il sorpreso e il divertito.
“Quanto vuoi che ci
metta a raggiungerti?” disse alla violinista mentre le
correva dietro “Ti
consiglio di arrenderti onde evitare pessime figure” la
punzecchiò.
“Tu
prova
solamente a buttarmi in acqua e poi vedi cosa ti combino”
rispose l’altra
ansante, giusto pochi attimi prima di sentire le braccia della bionda
che la imprigionavano
bloccandole qualsiasi via di fuga. Era in trappola. Ciò
voleva dire che da li a
massimo cinque minuti avrebbe fatto un volo in acqua.
“Non
vedo l’ora,
magari dandoci alla pazza gioia nella tenda”
mormorò maliziosamente l’altra “Pronta
a farti un bel bagno?” le chiese prima di piegarsi per
afferrarle anche le
gambe.
“Heles
te lo ordino per l’ultima volta, mettimi giù
immediatamente”
iniziò a strillare l’altra cercando di liberarsi
dalla presa, mentre la bionda
avanzava nell’acqua “Hai sentito stronza??? METTIMI
Giù SUBITO HAI CAPITO?”
urlò provocando una risata nell’altra che si stava
divertendo un mondo.
“Ok
Michi, ricordati però che me lo hai chiesto tu”
rispose divertita
mentre allargava le braccia, e la lasciava letteralmente cascare in
acqua con
un sonoro tuffo. Quando la nuotatrice riemerse con il viso e la faccia
a dir
poco adirata dalla superficie dell’acqua, aveva i capelli
tutti spettinati che
le ricadevano in modo scomposto sul suo viso angelico. Doveva dire che
l’aveva
incastrata alla perfezione, ma era uno scherzo idiota e al quanto
inutile che
non avrebbe portato assolutamente a niente, ben decisa a farsi porre
delle
scuse dall’altra, si alzò e si diresse verso la
riva tutta impettita senza
degnarla di uno sguardo. Reazione che lasciò la sua compagna
basita, in quanto
si aspettava una reazione molto più isterica.
“O
ma ti sei offesa?” chiese dopo averla bloccata per il braccio.
“Mah…tu
che dici? Ti sembra uno scherzo da fare? I vestiti erano
nuovi, lo sai anche tu!!!” sbottò
l’altra irritata più per i vestiti rovinati
che per altro. Il top rosso bagnato lasciava vedere più del
necessario e la
motociclista non poté non far a meno di far cadere uno
sguardo di troppo sul
corpo dell’altra.
“Sei
ancora più sexy quando sei arrabbiata e….
bagnata” le mormorò all’orecchio dopo averla tratta verso
di se, in modo tale
che i loro corpi aderissero alla perfezione come sempre, ora la bionda
dava le
spalle al prato, mentre la guerriera di Nettuno riusciva a mala pena
vedere le
loro amiche da sopra la sua spalla, mentre veniva percorsa da un
migliaio di
brividi a causa delle mani dell’altra che si muovevano
maliziose sulla sua
pelle.
“Heles”
mormorò cercando di staccarsi dall’altra che era
passata con
la bocca sul suo collo occupata in un’azione che non avrebbe
lasciato incolume
il collo della compagna “Heles maledizione!! Staccati Kazeshi
è sparito!!!”
ripeté, questa volta con convinzione e con un moto di
preoccupazione nella
voce, spingendola lontana da se per interrompere quel contatto intimo
appena
accennato. La bionda si voltò verso le tende e non
poté che dare ragione all’altra,
il plaid sul quale avevano adagiato i bambini rimaneva dietro i
ricoveri che
lei stessa aveva inalzato per la notte, e quindi le loro compagne non
potevano
vederli da dove erano, sedute sulle sedie intorno al tavolino.
“Ma
come cavolo ha fatto? Non si regge neanche in piedi, come
può aver
attraversato l’intera raduna da solo” disse la
bionda sorpresa per ciò che aveva
appena compiuto il figlio.
“Non
sa camminare bene ancora ma a gattonare eccome se è capace!!
E
poi quando siamo partiti da casa stamattina non sapeva camminare bene
ma vista
la crescita potrebbe esserne in grado” rispose la Guerriera
di Nettuno afferrando
i sandali lasciati sulla riva e raggiungendo a piedi nudi la coperta
con la
figlia per indossarli. Umiko la osservava con un’espressione
di chi, a dispetto
dell’età, è in grado di capire
più del necessario, mentre mordeva un mazzo di
chiavi in plastica per bambini.
“Ragazze
Kazeshi è sparito!!” esclamò poco dopo
“sarà meglio dividerci
le zone di ricerca, io perlustro il bosco a sinistra della radura voi
mettetevi
d’accordo con Heles” concludendo poi in modo
autoritario.
“Ma
scusa com’è possibile?” chiese
sbalordita Ottavia, che molto
probabilmente la pensava come il suo papà adottivo: era
troppo piccolo.
“Non
lo so, direi che lo chiediamo direttamente a lui quando sarà
un po’
più cresciuto, quindi oserei dire che fra due o tre giorni
sapremo come ha
fatto” rispose mentre si avviava verso gli alberi,
chissà per quale motivo
aveva una strana sensazione di inquietudine che si era impadronita di
lei nel
momento stesso in cui si era accorta della scomparsa del suo
secondogenito. Una
sensazione molto simile a quando stava per verificarsi qualche attacco
dalle
entità malvagie. Eppure a occhio e croce le sembrava tutto
molto tranquillo.
Doveva comunque mantenere alta la guardia per essere pronta a qualsiasi
evenienza.
Le
sue compagne intanto si erano suddivise l’area rimanente in
tre
parti pressappoco uguali e avevano iniziato anche loro le ricerche,
lasciando
Umiko dentro la tenda in modo che non potesse svanire da un momento
all’altro
come aveva fatto il fratello. La bambina infatti sembrava a prima vista
aver
ereditato il carattere della madre. Anche le altre tre avevano
avvertito la
strana sensazione di inquietudine che solitamente annunciava un attacco
nemico
entro poco tempo, e proprio come la guerriera dei mari avevano i nervi
a fior
di pelle, pronte a scattare al minimo segnale di pericolo che potesse
in
qualche modo mettere a repentaglio la vita del bambino, o di ciascun
membro
della squadra. Il nome del piccolo risuonava ad intervalli regolari da
quattro
diversi punti all’interno della coltre di fogliame. Tutte e
quattro avevano le
ricetrasmittenti al polso per comunicare il ritrovamento agli altri
membri
della squadra, ma di fatto quello strumento non era ancora servito a
distanza
di mezz’ora dalla scoperta della scomparsa.
Milena,
come di rado capitava, stava cadendo vittima del panico,
quell’energia
negativa non la rincuorava affatto, e sembrava che solamente lei se ne
fosse
accorta visto che nessuna delle altre tre l’aveva ancora
avvisata
ricetrasmittente. O molto probabilmente era così forte
solamente nella zona
dove lei stessa si stava muovendo. All’improvviso
sentì un movimento dietro a
un cespuglio che continuò a muoversi anche dopo, decise
quindi di rischiare e
andare a vedere che cosa potesse essere la causa di tutto quel
trambusto,
annoverando tra le ipotesi più accreditate la presenza di
qualche innocuo
animaletto del boschetto. Magari proprio la famiglia di tassi che
avevano
incontrato al loro arrivo, si avvicinò compiendo gesti
misurati in modo tale da
fare il minor rumore possibile, anche se da dietro la coltre di
foglioline
proveniva un mugolio che a lei risuonava stranamente familiare.
Ciò che però
non si sarebbe mai aspettata però è lo spettacolo
che avrebbe trovato dietro
all’ampio arbusto.
Heles
iniziava ad innervosirsi, era giunta più volte fino alla
loro
macchina parcheggiata al di la del piccolo bosco ma di suo figlio
nemmeno l’ombra,
sembrava essersi volatilizzato nel nulla, come se avesse potuto
compiere alla
sua giovane età un viaggio spazio temporale senza che la
custode del tempo e
dello spazio se ne potesse accorgere. Stronzate. Era tecnicamente
impossibile.
Sidia
invece si interrogava sulla probabilità che il bambino
potesse
essere svanito nel nulla utilizzando un varco di qualsiasi tipo, ma non
temporale: sarebbe stato difficile per chiunque attraversare il varco
senza che
lei non venisse a conoscenza dei movimenti all’interno di
esso, roba ben lungi
dall’essere alla portata di un bimbo che per quanto
particolari fossero i suoi
genitori, aveva pur sempre nove mesi di vita. No era tecnicamente
impossibile,
o almeno così sperava perché altrimenti era
decisamente impossibile ritrovarlo
almeno che non compiesse qualche passo falso. La gravità di
ciò che sarebbe
potuto accadere la investì in pieno, portandola a un
grandissimo senso di colpa
che non fece altro che aumentare la sua agitazione.
Quando
la guerriera di Nettuno si affacciò al di la del cespuglio,
la
scena che si presentò ai suoi occhi era degna dei peggiori
film horror, e ciò
che era più raccapricciante e che suo figlio era in mezzo a
quello scempio che
cercava di unire parti non appartenenti alle stesse specie. Nel piccolo spiazzo
all’interno del fogliame
infatti erano presenti innumerevoli carcasse di animali delle
più diverse
specie: conigli, scoiattoli, uccellini, tassi. Alcuni ancora nel loro
stato
normali, alcuni senza una zampa, l’altri totalmente sventrati
con le interiora
in bella mostra, quasi fossero su un banco di macelleria. Kazeshi
sembrava
particolarmente assorto, anzi quasi divertito dal piccolo mostro che
era
riuscito a creare: armeggiava con il corpo di topolino, al quale con
dei
piccoli legnetti aveva attaccato sulle ali le ali di qualche
malcapitato
uccellino, mentre in quel momento cercava di far rimanere attaccato a
tutto ciò
la testa di uno scoiattolo. La ragazza rimase scombussolata da quella
visione,
che in breve le provocò un doloroso crampo allo stomaco, che
aveva imparato
essere un avvisaglia di vomito imminente nei primi mesi della
gravidanza.
“Kazeshi
cosa stai facendo me lo spieghi?” esclamò rompendo
il
silenzio surreale che si era creato intorno a lei. Il bambino sorpreso
si
spaventò quasi, sembrava decisamente più
cresciuto da quel mattino, in quel
momento avrebbe potuto avere circa un anno e mezzo di vita. Il suo
sguardo che
da spaventato per l’interruzione al macabro gioco,
passò a un espressione
fredda, quasi adulta, e soprattutto che aveva un retrogusto malvagio.
Sembrava provare
piacere da quella moltitudine di cadaveri che aveva intorno. La
guerriera di
Nettuno si sbrigò a prenderlo in braccio facendo attenzione
che lui non le
lasciasse delle impronte insanguinate sul top, quasi asciutto. E si
avviò con
un ansia che l’assaliva verso la radura. Prima
però schiaccio il piccolo tasto
sulla loro ricetrasmittente che corrispondeva ad una comunicazione a
“reti
unificate” e avvisò le compagne di squadra dicendo
loro che stava rientrando
verso la radura con il bambino in braccio e che si sarebbero quindi
riviste li.
Appena giunse sul prato dove erano state piantate le due tende
portò
immediatamente il bambino in riva al lago per fargli lavare il viso
sporco e le
mani intrise di liquido vermiglio.
Fu
proprio mentre cambiava i vestiti di Kazeshi che le sue amiche
emersero dalla fitta boscaglia, anche se avrebbe voluto stare sola per
ore:
quella visione che aveva avuto al ritrovamento di suo figlio
l’aveva turbata
molto, trasudava malvagità da tutti i pori. E il punto di
partenza di quell’aurea
malvagia era proprio il luogo dove aveva trovato suo figlio. Era suo
figlio.
“Dove
lo hai trovato?” chiese Ottavia curiosa, senza notare lo
sguardo
pensieroso della madre. Domanda alla quale non ricevette nessuna
risposta da
parte della violinista.
“Mile
hai sentito? Dov’era?” richiese Heles, guardandola
mentre
chiudeva i piccoli pantaloncini puliti al figlio.
“Non
ho voglia di parlarne scusatemi” mormorò senza
alzare lo sguardo
dalla sedia sulla quale il bambino era sdraiato. Non voleva alzare gli
occhi
dal figlio perché sapeva che la bionda avrebbe capito in un
batter d’occhio che
vi era qualcosa che non andava, e a lei non sarebbe riuscita a
resistere. Preferiva
dire tutto quella sera nella loro tenda, prima di addormentarsi,
Ottavia e
Sidia infatti si erano prese l’incarico di badare ai bambini
durante la notte
in tenda in modo di lasciare loro un po’ di tempo da dedicare
a loro stesse.
“Michi
guardami per favore” disse Heles afferrandola delicatamente
dal
mento con la mano destra in modo da portare i suoi occhi smeraldo a
contatto di
quelli cobalto di lei nella quale sempre più spesso in quel
periodo era
costretta ad annegare. “Mi vuoi dire che è
successo? Non dire niente quando non
è così” disse precedendola.
“Non
ho voglia di parlarne ora, dopo mangiato, o forse stasera in
tenda… ora no ti prego. Pensiamo a pranzare che sono
già le due e mezza”
rispose la ragazza dai capelli mossi con un tono quasi supplichevole.
“Come
vuoi ma sappi che stasera voglio sapere veramente tutto
capito?”
chiese l’altra nuovamente, facendola annuire in tono poco
convinto. Alla
violinista dopo quella scena era passata anche la fame, era disgustata
e si
chiedeva come potesse aver fatto suo figlio a fare una strage di
creature
innocenti nonostante la sua giovane età. Non riusciva a
capacitarsi, lei che
non era capace a far male ad un animale neanche con una pistola puntata
alla
tempia, aveva donato al mondo un bambino con quelle inclinazioni. E poi
cosa
stava facendo? Qual’era il suo obbiettivo, che lo portava a
reagire in tale
maniera? No riusciva a farsene una ragione, e tutto quel pensare
provocò un
grandissimo calo dell’appetito, facendo si che assaggiasse
veramente poco e
niente durante quel pranzo all’aperto.
Mancanza
che non sfuggì ad Heles che la guardava con un espressione
decisamente preoccupata, certa che la compagna le stava nascondendo
qualcosa che aveva
visto mentre cercava
loro figlio, ma doveva solamente capire che cosa aveva visto. In attesa
che lei
parlasse poteva solamente fare delle mere ipotesi, una più
stramba e pazzesca
dell’altra. Ma nessuna era vicina al motivo reale che aveva
causato un
turbamento così visibile nella persona che amava. Non era
normale,
assolutamente no! Lei era come il mare: rimaneva calma e bellissima in
superficie mentre nelle profondità più nascoste
era percorso da un centinaio di
tempeste, un migliaio di correnti che però non riuscivano a
giungere in
superficie se non vi era il vento che stimolava il moto ondoso. Quella
volta
invece il mare era agitato, e il vento almeno per quanto le riguardava
non
aveva affatto messo zampino nel morale dell’altra. Anzi a
voler esser sinceri
non ci aveva capito proprio un cazzo dell’agitazione che
sembrava emanare la
regina degli abissi profondi. Ciò che le dava più
sui i nervi era che, fino a
quella sera almeno, l’altra non avrebbe assolutamente parlato.
Note
dell'Autrice: Allora come emerso dal capitolo Kazeshi
sembra avere delle strane e macabre inclinazioni, cosa ne pensate?
Fatemi sapere ^^
Avviso
inoltre che ho ricominciato a studiare per gli esami di Settembre e
quindi probabilmente il ritmo di aggiornamento delle due fanfic che ho
in corso rallenterà un pochino. Ahimè le vacanze
dopo neanche un mese di vacanza sono finite -.-"
|
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Capitolo 3 *** Un macabro Campeggio ( Seconda Parte) ***
Note dell'Autrice:
Eccoci al terzo capitolo, volevo avvisarvi che la One Shot: "L'Estate
che mi cambiò la vita" ha subito delle modifiche con
l'aggiunta di passaggi e l'eliminazione di altri. A fine capitolo si
verificherà un evento improvviso e innaspettato, fatemi
sapere quali sono i vostri pensieri a riguardo, voglio vedere se
qualcuno ci azzecca xD
Vi auguro una buona Lettura e un Buon fine settimana =)
3^Capitolo: Un macabro campeggio
(Seconda Parte)
Finito
di
pranzare stesero i plaid che si erano portati da casa sotto gli alberi
in modo
da godere della frescura che derivava dal fogliame smeraldino, i
bambini tra
loro quattro in modo da tenerli d’occhio. Ottavia si era
messa il reggiseno del
costume per approfittare del sole cocente e accentuare ancora di
più la sua
abbronzatura, Sidia preferiva tenere solo le gambe al sole mentre con
la testa
all’ombra leggeva un giornale di Gossip con fare poco attento
conscia di quanto
i giornalisti gonfiassero le notizie. Milena era appoggiata ad un
tronco
d’albero con la schiena e con il quaderno appoggiato sulle
gambe eseguiva degli
schizzi a carboncino che molto probabilmente avrebbe trasformato in
quadri su
tela nei giorni successivi al campeggio, Heles invece era sempre
appoggiato
alla stessa pianta della compagna, ma aveva gli occhiali da sole calati
sugli
occhi e le mani dietro alla testa mentre fissava gli alberi sopra di
lei
cullata dal dolce cinguettio degli uccellini.
“Uh…Mile
perdona l’indiscrezione ma i tuoi genitori li hai
più sentiti?” chiese ad un
certo punto la Custode del tempo alzando lo sguardo dal giornale,
l’altra
ragazza che la fissava da sopra il quaderno degli schizzi con un
espressione di
una persona alla quale non fa ne caldo ne freddo la domanda che gli
è stata
posta.
“No
è da
Natale che non li sento…ma non vedo cosa ci sia di nuovo, in
effetti mi ha
anche sorpresa il fatto che mia madre si sia sprecata a mandarmi un
messaggio a
Capodanno, perché questa domanda?” rispose lei
continuando ad osservarla, questa
volta concentrando tutta l’attenzione nell’altra,
ignorando quindi i suoi
schizzi mentre anche la motociclista prestava attenzione al discorso.
“Beh…
stando
a questo giornale, i tuoi si sono separati da
poco…cioè forse è più
corretto
dire che abbiano divorziato sai?” mormorò
l’altra sollevando il giornale quel
tanto che bastava per permettere all’amica di leggere il
titolo dell’articolo
dalla posizione in cui si trovava. Un espressione sorpresa e incredula
si
dipinse sul viso della violinista, com’era possibile? I suoi
genitori
divorziati? No era sicuramente qualche informazione sbagliata giunta
alle
orecchie dei giornalisti, loro erano uniti. Si amavano. Tutto
ciò era assurdo,
quasi frutto di un film fantasy.
“Mah…
mi
sembra decisamente strano se non assurdo…cioè
voglio dire potrebbe benissimo
essere così però mi sono sembrati molto uniti
quando io e Heles siamo,
purtroppo, dovute andare a Novembre per dire che sarebbero divenuti
nonni. Ma
credo sia opportuno che faccia una telefonata a casa per sapere se la
notizia è
veritiera oppure no. Nel caso credo che debba darmi una mossa per
andare a
recuperare Midnight, non oso immaginare in caso contrario cosa potrebbe
succederle visto come l’ho trovata grazie a mio padre quando
siamo arrivati a
casa” disse lei ripensando alla ferita enorme che
attraversava la coscia del
suo cavallo nero, provocata da suo padre e dai suoi subordinati nel
tentativo
di cavalcarla, tentativi che si rivelarono vani in quanto
l’animale aveva un
carattere particolare, e permetteva solamente a lei di cavalcarlo. Gli
altri se
la sua cavallerizza non era presente non erano autorizzati a compiere
un tale
affronto. “Chissà che non torni a gareggiare a
cavallo anche” aggiunse dopo
qualche istante di silenzio: in fondo l’equitazione le
mancava e anche
parecchio, quando era a cavallo si sentiva libera, un
tutt’uno con il cavallo.
Una sensazione bellissima, sembravano una cosa sola, si muovevano
insieme,
contemporaneamente quasi fossero in contatto mentalmente, le bastava un
piccolo
e impercettibile gesto per far compiere alla frisona nera come la notte
i vari
passi del dressage, e un leggero colpo con la staffa per farle saltare
l’ostacolo più difficile. “Almeno che
hanno svolto una bellissima messa in
scena per non far trasparire nulla, come se fossi una perfetta estranea
e anche
questo non mi sorprende affatto” disse nuovamente, con una
nota di risentimento
nella voce.
“Bo
Mile…onestamente non so cosa dirti, mi spiace solo che se
fosse vero tu lo
abbia saputo dai giornali, non dev’essere affatto
bello” mormorò Sidia
sinceramente dispiaciuta.
“E’
la
prassi in famiglia Kaioh questa” rispose l’altra
amaramente, prima di alzarsi e
andare a recuperare il telefono dalla borsa con l’obbiettivo
di chiamare sua
madre e sentire cosa aveva da dire. Più che altro era
veramente curiosa di come
lei potesse giustificare il fatto di averla tenuta all’oscuro
di tutto, quando
sembrava che si fosse sinceramente
pentita del rapporto che avevano instaurato negli anni della sua
infanzia.
Palle. Solamente Palle. E non capiva neanche il perché lei
si fosse talmente
illusa da dover ammettere che c’era rimasta male ad
apprendere dai giornali
quella notizia, quando in casa non si respirava aria da divorzio.
Compose il
numero sullo schermo del telefono e andò vicino al lago per
parlare, voleva
affrontare la pseudo chiacchierata, che molto probabilmente si sarebbe
risolta
in una fragorosa litigata, da sola.
Il
cellulare della madre squillava, ma dopo quattro squilli ancora la
donna non aveva
risposto. Anche di questo non vi era da stupirsi. Penso la violinista
mente
guardava la massa d’acqua di fronte a se.
“Pronto”
la
voce di Miku Kaioh risuonò all’improvviso al di la
della cornetta telefonica.
“Giorno
Mamma” rispose lei in tono piatto, era stata decisamente
impulsiva nel chiamarla,
e ora che era al telefono con lei non sapeva bene cosa dire.
Frequentare Heles
aveva influenze negative anche sul suo carattere pensò
sorridendo lievemente.
“O
ciao
Milena… come va? I Bambini?” chiese la donna.
“Va
tutto
bene mamma. Piuttosto tu e papà? C’è
per caso qualcosa che dovrei sapere e che
non avete avuto la premura di dirmi?” chiese la pittrice.
“Va
tutto
bene perché questa domanda?” rispose
l’altra sulla difensiva, aveva capito dove
voleva andare a parare la figlia ma per non farla stare in pensiero
voleva a
tutti i costi tenerla allo scuro del divorzio e del motivo per cui era
avvenuto.
“Mamma
senti… non sono più la bambina di otto anni a cui
le poche volte che parlavi
raccontavi solamente un mucchio di idiozie per farla stare buona per
poi
ignorarla 355 giorni l’anno se potevo ritenermi fortunata.
Quindi non dire che
va bene quando non è così, e quando soprattutto
sui giornali di gossip c’è un
titolo grosso quanto un grattacielo che a caratteri cubitali recita:
“ Tempesta
e Divorzio nell’antica casata dei Kaioh, esponenti di rilievo
del panorama
mondano di Kyoto”. Se tu dici che non è successo
niente le possibilità sono
due: La prima vede la possibilità che tu mi stia raccontando
solamente
l’ennesima falsità chissà per quale
motivo. La seconda contempla il fatto che i
giornalisti si siano inventati tutto, ma a che pro? Capisco che si
possano
essere inventati i motivi che vi hanno spinti a divorziare, ma non
penso
proprio che si inventino addirittura un divorzio inesistente. Inutile
precisare
che io credo più alla prima opzione” disse con una
calma disarmante, una calma
che la caratterizzava e anche troppo bene.
“Milena
senti ok io e tuo padre abbiamo divorziato, ma non credo sia necessario
che tu
sappia i motivi che ci hanno portati a questo. Ecco per quale motivo
non ho
detto nulla quando sei venuta e non ti ho mai detto nulla in seguito
ok? Se
permetti anche noi abbiamo il diritto di vivere la nostra
vita.” Rispose la
donna più grande.
“
O be si
ovvio, come se per ventidue anni non l’abbiate vissuta la
vostra vita vero? Non
c’eravate mai in casa, comunque ok. Visto che non ritieni
giusto che io sappia
almeno a grandi linee il motivo per cui tu e papà vi siate
separati, non vedo
perché tu debba sentire me per telefono. Quindi considera
questa telefonata una
specie di addio, e torniamo all’indifferenza in cui sono
vissuta per sedici
anni della mia vita. Per mia fortuna da cinque anni a questa parte ho
delle
persone che mi vogliono bene al mio fianco. Addio mamma”
“Milena
aspe..” Miku non fece in tempo a dire niente che
sentì il suono della chiamata
interrotta. Decisa a spiegare le proprie ragioni provò anche
a richiamare la
figlia ma a solo un minuto di distanza il telefono era già
spento. E chissà per
quanto altro tempo lo sarebbe stato. Si maledisse per quanto fosse
stata
stupida, aveva faticato sei mesi e più solamente per
riuscire a stabile un
piccolo contatto telefonico con la figlia, e ora aveva mandato tutto a
rotoli
per una cosa del genere, tornando al punto di partenza, questa volta
però
sembrava per sempre.
La
guerriera
di Nettuno appena ebbe spento il telefono si diresse verso la tenda e
le sue
amiche cercando di mascherare la delusione che sentiva ammontarle
dentro,
delusione che lentamente si trasformava in nervosismo.
Giunta agli alberi abbandonò sulla coperta il
telefonino e si rimise a disegnare sul quaderno lasciato poco prima, i
tratti pesanti
e tracciati con movimenti fin troppo veloci per essere suoi che
tradivano il
nervosismo che stava provando.
“Che
ha
detto?” le chiese la motociclista guardandola da sopra gli
occhiali da sole.
“Solite.
“
Un tratto pesante sul foglio. “Inutili” Secondo
tratto con la stessa intensità
del primo “Idiozie” Terzo tratto sovrapposto ai due
precedenti di uguale
intensità, che provocò uno strappo sul foglio
andando a segnare
irreparabilmente anche quello sottostante. “Al
diavolo” rispose la nuotatrice
stizzita.
“Capisco…”
mormorò Heles timorosa di pronunciare anche solamente una
parola in più o fuori
posto che potesse far esplodere la compagna in un attacco di isterismo
acuto.
Manco fosse in meno pausa, le due brune del gruppo che guardavano
entrambe,
spostando lo sguardo da una all’altra più volte.
Quella
sera
cenarono verso le otto quando la temperatura iniziò man mano
a farsi più fresca
e fu più sopportabile il calore dei raggi del sole, avevano
portato un piccolo
fornello elettrico alimentato da un generatore facilmente trasportabile
in
campeggio e dall’ampia potenza, al quale potevano anche
attaccare i cellulari
di giorno per farli ricaricare. La violinista man mano che scendeva
l’oscurità
della sera si era fatta man mano sempre più silenziosa,
complice la
preoccupazione per ciò che poteva significare il
comportamento di Kazeshi
scoperto qualche ora prima nella boscaglia. Non aveva per niente voglia
di
parlarne e sapeva che prima o poi la sua compagna l’avrebbe
messa a ferro e
fuoco, glielo leggeva negli occhi mentre cenavano, a lei non riusciva
proprio a
mentire, era questa la fregatura. Sospirò rumorosamente
mentre dava quelli che
molto probabilmente sarebbero stati gli ultimi biberon di latte a
Umiko, vista
l’età che aveva raggiunto circa l’anno e
qualche mese in quella giornata, lo
stesso si poteva dire del fratello, che però le provocava
una strana
sensazione. Non era un segnale di allarme ne tanto meno uno di allerta,
ma il
suo istinto le diceva di prestargli molta attenzione. Della sua cena
invece si limitò
a ingerire qualche boccone tanto per non dare troppo
nell’occhio, altrimenti le
sue compagne si sarebbero allarmate, e viste le occhiate che le
rivolgevano
ogni tanto non era decisamente una buona idea. Proprio per niente.
Erano
già le
nove e mezza quando terminarono di mettere a posto il tutto nella tenda
in più,
molto più piccola delle altre che aveva il ruolo di
custodire le vivande al
riparo dall’attacco di qualche animale o insetto, senza
escludere la pioggia
che poteva scatenarsi da un momento all’altro, decise quindi
che la cosa
migliore sarebbe stata mettersi a dormire presto in modo tale da
evitare tutta
la tempesta di domande che sicuramente la guerriera di Urano le avrebbe
posto
su quel pomeriggio. Emerse dalla tenda con i pantaloncini del pigiama e
una
canotta di seta.
“Ragazze
scusatemi ma sono un po’ stanca, e credo che la cosa migliore
sia andarmene a
dormire” disse alle altre.
“Sei
sicura
di stare bene?” chiese la custode del Tempo preoccupata da
quell’improvviso
cambio di umore avvenuto nell’amica dal termine delle
ricerche del bambino,
cambio di umore accentuato ancor di più dalla chiamata che
lei stessa aveva
fatto alla madre per chiedere spiegazioni alla madre.
“Si
davvero…non preoccupatevi sto benissimo” mentii
lei, dal punto di vista
psicologico si sentiva veramente uno straccio, ma dopo tutto visto che
da
quello fisico stava bene non era poi una risposta non veritiera no?
“Puoi
venire
un attimo?” le chiese Heles ben decisa a farsi dire tutto
fino all’ultima
goccia, al costo di far scoppiare una litigata. Perché ne
era sicura, il
malumore della guerriera di Nettuno non era provocato solamente dalla
discussione avuta con la madre, perché mai poi? Avevano
passato cinque anni
ignorandosi completamente, non avrebbe avuto senso prendersela
così tanto per
una svista del genere. Decisamente no, le cose non quadravano.
“E’
urgente?
Sono davvero stanca” mormorò lei ignorando il
fatto che l’altra la fissasse
dritto negli occhi.
“Si
è
urgente, ma prometto che facciamo presto, così poi puoi
dormire quanto vuoi” le
sorrise, e come avrebbe potuto resistere a quel sorriso perfetto,
coronato da
denti bianchissimi? Avrebbe proferito bruciare viva.
“Come
vuoi..”
A
quelle
parole la guerriera di Urano le fece cenno di seguirla ed
entrò nel bosco
penetrandolo di tre o quattro file d’alberi in modo da essere
abbastanza
lontani dalle altre due per non farsi sentire, la ragazza dagli occhi
blu si
sentiva decisamente a disagio anche se la luce della radura e delle
tende era
ben visibile da dov’erano. Quel bosco non le piaceva, si
appoggiò a un grosso
tronco d’albero con la schiena, un piede contro la corteccia
e le braccia
incrociate sotto il seno.
“Cosa
devi
dirmi?” sussurrò guardando la bionda davanti a se.
“Mi
spieghi
che cosa ti prende? Sei diversa… Stamattina eri
più…come posso dire…più
allegra” le rispose la motociclista
senza celare l’apprensione.
“Non
ho
niente Hel veramente…non è successo veramente
nulla… sarà per il mezzo litigio
di mia madre” in fondo poteva essere una scusa plausibile no?
“Non
dire cazzate
Michi, non è la prima volta che litighi con i tuoi genitori
e non sei mai stata
così di malumore per tutto il resto della giornata, e poi
eri così fin da prima
della telefonata” rispose l’altra.
“Ti
giuro
che non è successo nulla”
“Altra
cazzata, allora vuoi dirmi cosa è successo nella foresta con
Kazeshi si o no?”
rispose lei appoggiando le mani ai lati della testa
dell’altra sulla corteccia
ruvida, la stava decisamente sovrastando. Sentiva il suo fiato pochi
centimetri
al di sotto del suo viso.
“Heles
ti
prego non ne voglio parlare, è così difficile da
capire?” si stava iniziando a
innervosire, perché insisteva così tanto? Cosa le
stava succedendo. Era
tremendamente egoistico da parte sua non metterla al corrente delle
inclinazioni del loro bambino, però… era troppo
innaturale per poterci credere,
e lei era troppo scossa per ammetterlo anche solo con se stessa.
“Allora
vedi
che è successo qualcosa?uh?” un ghigno sul volto
“Ti sei fregata da sola”
“A
Kazeshi
piace giocare con i cadaveri… aveva tante di quelle carcasse
intorno…era sporco
di sangue…e e ci giocava… aveva non so quanti
pezzi di animali in mano…ne
creava di nuovi… e… e” si
bloccò agitata.
“Si
ma
adesso calmati… qualche soluzione ci sarà
sicuramente no?” mormorò cercando di
capire quale potesse essere quella soluzione, facendo però
un buco nell’acqua.
“E
quale?
Poi non so se voi l’avete avvertita, ma…
c’era anche un’energia negativa
piuttosto forte nel punto in cui era… si insomma non vorrei
che... lui possa
essere il nostro nemico” esclamò dopo qualche
istante “non lo sopporterei”
“O
Michi ora
non piangere eh! Non c’è ne alcun bisogno, quando
torniamo a Tokyo parliamo con
Bunny e Akane e troviamo una soluzione a sta faccenda”
***
Ceyris
camminava poco più avanti dei suoi tre compagni di squadra,
erano in un piccolo
bosco alla ricerca della loro cena, certo non sarebbe stata come quella
di
poche sere prima quando lei e Aereon avevano messo a tacere per sempre
una
famiglia intera. Ma Meinir si era infuriato per i loro gesti da
sconsiderati,
ragion per cui almeno per quella notte avrebbero dovuto accontentarsi
di
animali. Il quartetto si muoveva con una leggerezza innaturale, quasi
fosse una
brezza mattutina che rinfresca senza apportar danni, ma loro di guai ne
portavano e anche tanti.
“Che
strazio
Cey ma non possiamo dirigerci verso quell’abitazione di
esseri umani che
abbiamo visto mentre venivamo qui? Dava l’aria di essere un
covo saporito”
sibilò Kirabo. Fu una questione di secondi e si
ritrovò contro un albero, gli
artigli della donna conficcati nelle spalle che lo tenevano fermo
mentre lei
avvicinava il viso con i denti scoperti a quello di lui.
“Forse
non
mi sono spiegata bene prima. In assenza di Meinir dovete portare
rispetto alla
sottoscritta, e farmi riprendere da lui perché voi dovete
fare i ragazzini
viziati a tavola non ci penso neanche. Quindi se non vuoi che vada a
finir male
taci capito?” gli ringhiò contro mentre i suoi
occhi color rubino modificavano
la forma della sua pupilla per farli sembrare simili a quelli di un
gatto.
“Ok
Cey però
siamo proprio permalose stasera” mormorò lui
sorridendo nel buio, ottenendo un
ringhio soffocato dalla compagna di squadra, mentre Aereon e
l’altro membro
maschile del gruppo osservavano la scena senza battere ciglio.
Pochi
minuti
più tardi la marcia delle quattro figure demoniache si
rimise in moto, di
animali in quella foresta sembra non ce ne fossero, sembrava
completamente
disabitata, eppure di notte gli alberi divengono un riparo per numerose
specie,
sia di mammiferi che di uccelli.
Ad
un certo
punto alle orecchie dei quattro giunsero due risate umane, che fecero
accrescere la fame che sentivano ormai da un giorno attanagliare le
loro
viscere, quelle persone così ignare del pericolo in quello
spazio illuminato
dalla luna e dalle luci create da loro erano un invito a banchetto fin
troppo
invitante, per non parlare poi dei bambini
che sembravano essere in compagnia delle due, che
costituivano un pasto
veramente succulento. Anche Ceyris si ritrovò a tentennare,
non sapeva se
disubbidire agli ordini di Meinir oppure fregarsene e non farsi
sfuggire un
banchetto di quella portata, in effetti avrebbero potuto non mangiare
per
almeno una settimana.
“Cey,
ce ne
sono altre due negli alberi, sento sei odori diversi”
mormorò la sua compagna
di squadra“Non so se anche tu riesci a distinguerli ma io li
sento”
“Si
lo so,
sono tra gli alberi dall’altra parte della radura”
“Che
facciamo?” chiese Kirabo con gli occhi eccitati dalla cena
imminente.
“Gli
ordini
sono ordini, è anche vero che qui sarà difficile
che i corpi vengano ritrovati
quindi…” rispose.
***
Sidia
aveva
appena finito di leggere ciascun articolo dei due giornali che si erano
portate
in campeggio, i due bambini giocavano poco distante da lei nella
piscina
gonfiabile che un tempo era stata di Ottavia senza acqua, specialmente
Umiko
era entusiasta di quei giochi appartenenti alla sorella maggiore.
“Sidia…”
sussurrò Ottavia improvvisamente in guardia “Mi sa
che abbiamo ospiti, sento
dei focolari di energia negativa” dopo si spostò
vicino ai bambini pronta a richiamare
la sua falce di Saturno.
“Vado
a
chiamare quelle due che secondo me la dietro staranno facendo i fuochi
d’artificio” le disse la Guerriera di Plutone.
“No
Sidia
ferma credo che ce ne sono due anche dietro di noi oltre che
davanti” mormorò
la ragazza con i sensi all’erta più che mai.
***
“O
Michi ora
non piangere eh! Non c’è ne alcun bisogno, quando
torniamo a Tokyo parliamo con
Bunny e Akane e troviamo una soluzione a sta faccenda”
sbottò seccata Heles, piangere
non aveva nessun senso. “Andiamo dalle altre dai”
disse pochi istanti dopo,
staccandosi dal tronco d’albero in modo da liberarla dalla
prigione che le
aveva eretto attorno al suo corpo, movimento che fu bloccato dalla
violinista
che ad un certo punto si era irrigidita.
“Aspetta,
avverto nuovamente l’energia negativa di oggi, non
è uguale ma è molto simile”
disse la Guerriera di nettuno costringendola a mantenere la posizione
in cui
era, in lei stava maturando una sensazione di terrore mai provata
prima, le
sembrava di essere un topolino con davanti un gatto, in trappola e
senza via d’uscita.
Si era il paragone giusto, poco lontano dietro di loro si
sentì un veloce
fruscio, segno che quegli animali, o quelle nuove essenze malefiche si
stavano
avvicinando sempre più. I suoi occhi spaventati incrociarono
quelli all’erta
della compagna, che non sembrava provare terrore per le creature che si
muovevano furtive senza fare quasi alcun minimo rumore intorno a loro.
Non avevano
neanche le formule a portata di mano, erano tutte nella tenda che in
quel
momento era veramente troppo lontana, non sapevano cosa li osservava
dalla
coltre d’alberi e di conseguenza neanche quanto veloce
potesse essere quella
cosa sconosciuta. Il cuore le batteva a mille, e non riusciva a darsi
una calmata,
la mente fredda, calcolatrice e non emotiva che l’aveva
sempre contraddistinta dove
era finita?
“Heles
i
bambini…” mormorò
“Ci
sono
Ottavia e Sidia con loro, sono in buone mani, loro almeno possono
difendersi perché
hanno le lip road a portata di mano” era nervosa, non sapere
che muso avesse l’animale
che le aveva scambiate per un pasto succulento era una cosa snervante.
E anche
molto.
Poi
fu un
attimo, le quattro presenze si mossero come era loro abitudine nello
stesso
millesimo di secondo per stringere la trappola a ciò che
avevano deciso doveva
essere la loro cena per quella notte, la guerriera di Nettuno vide solo
due
occhi rossi che sembravano umani ma che allo stesso tempo avevano un
qualcosa
di diabolico e terrificante. Chiuse gli occhi pronta a essere
cancellata dalla
faccia della terra grazie a quella strana creatura.
Tre
millesimi di secondo dopo che iniziò l’attacco una
luce bianca e accecante al
pari di quella del sole si alzò dalla radura, era
un’energia fredda, che non
emanava calore ma che sembrava tuttavia potentissima, e soprattutto
nuova e
allo stesso tempo familiare. Dopo un paio di minuti, quella misteriosa
quanto
improvvisa luce si affievolì poco a poco, facendo piombare
la radura nella sua
naturale oscurità notturna, dell’energia negativa
avvertita fino a pochi
istanti prima neanche l’ombra. Il cuore di Milena che
lentamente diminuiva di
battito, ritornando alle condizioni normali. Cos’era stato a
sprigionare tutta
quell’energia positiva?
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Capitolo 4 *** Rientro Anticipato ***
Note
dell'Autrice: Alla fine
dello scorso capitolo qualcuna aveva ipotizzato la natura della luce
che aveva cacciato i demoni dalla radura, qualcuna ci ha azzeccato.
Mentre questa
è la foto di Artù trovata su internet. Come
vedrete i misteri aumentano, ci sarà una fugace e nuova
comparsa in questo capitolo, chissà chi sarà?
Buona Lettura. Ora passo a rispondere alle recensioni. Inoltre per chi
segue l'altra mia long, non sono sparita solamente sarà la
terza volta che scrivo il capitolo e non mi soddisfa mai -.-"
4^Capitolo: Rientro Anticipato
Gli
istanti
immediatamente seguenti alla luce misteriosa furono caratterizzati da
un
silenzio quasi surreale, tutte e due non avevano il coraggio di muovere
un
muscolo, non sapevano in effetti se era prudente nel caso che quelle
presenze
misteriose si fossero nascoste. Poco lontano da loro si sentivano i
movimenti
delle loro due amiche.
“Non
è
possibile” gli occhi viola scuro della guerriera di Saturno
fissavano la piscina
gonfiabile ai suoi piedi, le sue pupille si fissarono su due paia di
piedi
intrecciati, ma non era quello il problema, il reale motivo del suo
sgomento
era che appartenevano a due persone ben più grandi di un
anno e sei mesi. La
sua bocca si aprì in un espressione stupefatta.
“Be
allora?
Che hai da guardare si può sapere?” la voce
arrogante di un ragazzino la
riportò alla realtà.
“No
niente è
solo che…” la loro crescita aveva subito un
incremento veloce, ma causato da
cosa? Per quanto la riguardava, la sua crescita era stata causata da
Galaxia in
persona cinque anni prima, ma loro? Come cavolo poteva essere che erano
cresciuti così.
“Sono
un
essere umano esattamente come te, cos’è non hai
mai visto un ragazzo mezzo
nudo?” la incalzò lui sorridendo in modo beffardo,
i capelli mossi e un po’
scompigliati che gli incorniciavano il viso. Lo sguardo di Ottavia si
posò
sulla ragazzina accanto a lui, o meglio sotto di lui incastrata a
pancia sotto
e con il fratello comodamente seduto sulla schiena.
“Uhm…forse
sarà il caso che tu ti sposta, tua sorella credo che non sia
molto contenta
della sua posizione” fu l’unica cosa che
riuscì a dire al fratello.
“HELES,
MILENA VENITE UN PO’ QUI” urlò Sidia,
sorpresa da quei “nipotini” cresciuti in
fretta almeno quanto la sua nipote prediletta.
Nel
bosco a
sentire quell’urlo a dir poco disumano e decisamente isterico
le due temettero
il peggio, cosa aveva da urlare in quel modo? Rompendo quel silenzio
che si era
venuto a creare.
“Io
l’ho
sempre detto che quella ha bisogno di un uomo, troppo isterica.
L’aiuterebbe
sicuramente a calmarsi credimi, un pò di ginnastica a letto
non le farebbe affatto male” sbottò Heles
avviandosi verso la radura, provocando
un’espressione esasperata sul
volto della pittrice che tuttavia si limitò a seguirla senza
ribattere.
Arrivate sul prato, spuntarono dagli alberi proprio dietro alla Custode
del
Tempo che si ritrovò a fare un salto, non essendosi ancora
totalmente rilassata
dagli eventi avvenuti poco prima.
“I
bambini?”
chiese preoccupata Milena, senza porre attenzione alle altre persone
presenti
sul prato poco lontano da loro.
“Ehm
mamma…”
il discorso tra lei e la bruna fu interrotto da una voce alle sue
orecchie
sconosciuta, la violinista voltò leggermente la testa per
dare modo ai suoi
occhi di posarsi sulla figura di una ragazzina di circa quindici anni
dai
capelli di un blu cupo dritti come spaghetti e dagli occhi identici ai
suoi,
solamente viola. Il fisico minuto e i lineamenti assolutamente perfetti.
“Umiko???”
mormorò lei stupita, mentre la sua vista periferica
registrò un’altra presenza
a fianco della figlia, che
si rivelò
essere Kazeshi. Dimostrava di avere la medesima età di lei,
era solamente poco
più alto di sua sorella e anche della madre, ma rimaneva
comunque più basso del
“padre”. Il fisico complessivo era piuttosto
robusto e nonostante la giovane
età aveva delle spalle piuttosto ampie.
“A
quanto
pare” sorrise la ragazzina.
“Senti
un
po’, signorino saresti così gentile da illuminare
me e tua madre su ciò che
stavi facendo nel bosco?” intervenne all’improvviso
Heles ben decisa a sapere
il più possibile su quel macabro passatempo.
“Non
era
niente d’importante, e poi non vedo cosa ve ne possa fregare
a voi non stavo
mica ammazzando qualcuno no?” rispose con il medesimo tono
strafottente con il
quale si era rivolto alla guerriera della Distruzione.
“O
bè
certamente, perché sai costruire nuovi animali con pezzi di
cadaveri e il
passatempo più comune sulla faccia della terra.”
Ribatté la bionda sprezzante iniziando a
innervosirsi per quel piccolo insolente che fino ad un’ora
prima era un tenero
poppante. Oddio, tenero neanche tanto, visti tutti i pannolini che
sporcava con
ciò che produceva, neanche fosse una discarica abusiva. Le
sue parole furono
accolte da un silenzio glaciale da parte del figlio, quasi
rimbalzassero su un
muro di gomma.
“Non
mi
sembra il caso di litigare ragazzi, sarebbe forse il caso di andare a
dormire”
cercò di mediare Milena.
“No
è il
caso di fare rientro a Tokyo, in modo tale da far chiarezza su tutti
questi
avvenimenti, ora smonto le tende e torniamo a casa”
sbottò Heles, senza
staccare il suo sguardo carico d’ira dalle pupille del
figlio, due sguardi dal
medesimo colore, ma in quel momento diversi più di qualsiasi
altra cosa intorno
a loro.
“Sono
le
undici di sera Hel,non c’è nessuna
fretta” disse Sidia, le sembrava talmente
tutto affrettato, avrebbero potuto formulare delle ipotesi anche li a
contatto
con la natura, rientrare a quell’ora era totalmente inutile:
non potevano mica
sbattere giù dal letto Akane e Bunny. Quindi prima di domani
mattina non
sarebbero giunte a niente, conscia che la sua opposizione non avrebbe
comunque
fatto cambiare idea alla bionda.
Un’ora
più
tardi erano in macchina, dietro erano in quattro e il silenzio
pervadeva
l’abitacolo, le quattro guerriere ripensavano di continuo a
quell’esplosione di
energia alla quale avevano assistito.
“Umiko
senti, ma la luce che ha pervaso la radura è opera
tua?” si decise a chiedere
la guerriera di Nettuno, fissandola attraverso lo specchietto
retrovisore
mentre nascondeva dietro alla mano un grande sbadiglio.
“Non
lo so
mamma, vedi io ero piccola, e un attimo dopo invece ero grande non so
se sono
stata io… non è ho la minima idea, e non so se ne
sarei in grado” rispose la
ragazzina. “Dici che avrei potuto?” chiese dopo
pochi istanti.
“Be
non
saresti la prima in effetti, cinque anni fa a me successe la stessa
identica
cosa, solo che nel mio caso dopo qualche mese scoprimmo che la mia
crescita
improvvisa fu causata da un fattore esterno molto potente”
intervenne Ottavia
mentre guardava la strada al di fuori del finestrino.
“Che
fattore
esterno?” intervenne Kazeshi, sinceramente interessato a
qualsiasi cosa che
potesse essere una fonte di energia di qualunque tipo.
“Galaxia,
la
guerriera custode della Via Lattea, corrotta da Caos che
minacciò la Terra poco
più di quattro anni fa” spiegò la
bruna, ottenendo il silenzio da parte del
ragazzino, che a quanto sembrava non sprecava più parole del
necessario nei
discorsi. “Tornando a te Umiko, non vedo quale sia la causa
che ha provocato la
vostra crescita repentina”
***
In
una
radura dall’erba bianca e dall’atmosfera ovattata,
sospesa in qualche limbo
dimensionale sconosciuto, faceva bella mostra un altare di marmo bianco
che
luccicava sotto i
raggi tiepidi e
azzurrini di una stella non troppo lontana. Seduta ai piedi
dell’altare una
figura femminile dalla carnagione diafana, quasi trasparente aveva gli
occhi
chiusi e sembrava essere immersa in qualche sconosciuta meditazione,
intorno a
lei il suo vestito disegnava un cerchio quasi perfetto sul quale i suoi
capelli
lilla erano liberi di adagiarsi interrompendo quella monotonia con
lunghi
ciuffi di colore. Tra le mani uno strano medaglione.
Aspettava
una presenza, colui che era custode di Illusion, il bel destriero
bianco che
più volte aveva visto in passato dopo che aveva fatto
ritorno nella dimensione
a cui era destinato, alla fine della guerra contro Nehellenia. Aveva
lasciato
il suo regno svariati mesi prima alla ricerca della custode delle
Galassie
senza ottenere risultati, era in effetti come cercare un ago in un
pagliaio. I
pensieri della donna furono interrotti da una luce improvvisa seguita
da un
nitrito piuttosto forte e dalla comparsa del cavallo che stava
aspettando.
“Helios,
porti nuove notizie?” chiese, spalancando i suoi occhi color
rosa per
fissare l’animale dal corno dorato.
“No,
non
sono riuscita a trovarla e per me è tempo di fare la mia
comparsa sulla Terra”
rispose lui.
“A
proposito
di questo, oggi si sono risvegliati. Devi portarli
qui il prima possibile” disse la donna sistemandosi una
ciocca di capelli
dietro la schiena, quella era una questione di massima importanza.
“L’equilibrio si sta già lievemente
incrinando Helios, non so quanto impiegherà
per rompersi ma non possiamo rischiare aspettando
tanto”concluse.
“Vedrò
cosa
potrò fare, ma non sarà facile da quanto ho
capito… da ciò che mi ha raccontato
la figlia di Neo Queen Serenity ci sono degli attriti da svariati
mesi” spiegò
lui mentre apriva le ali “Tuttavia farò veramente
il possibile, sono
perfettamente conscio che sia una corsa contro il tempo”
“Sapere
che
darai il massimo mi fa stare già molto tranquilla, conviene
che tu vada”
“Ci
vediamo
appena posso” rispose lui per poi sparire in un bagliore
accecante diretto sul
pianeta Terra, e soprattutto diretto ad abbracciare la sua Chibiusa,
nella
speranza che lei lo perdonasse, si era fatto nuovamente avanti nei suoi
sogni
qualche giorno terrestre prima, ma da Natale non si era più
fatto sentire e non
sapeva quale sarebbe stata la reazione della ragazza.
***
Nella
struttura
violacea sospesa in cielo avevano fatto la loro comparsa le quattro
figure
demoniache, i mantelli strappati e qualche taglio sul viso, gli occhi
ancora
rossi e affamati. Ceyris si interrogava ormai da qualche minuto
sull’energia
che li aveva allontanati in quel modo dalla radura e da quelle sei
persone, era
un’energia fortissima ma che stranamente aveva fatto brillare
il cristallo,
aveva sentito il suo calore sotto al mantello, e quello significava
solamente
una cosa: che in quella radura si erano trovati vicini al Ricettacolo
che
stavano cercando, più di quanto non lo fossero stati nel
loro pellegrinare in
quel schifoso pianeta Terra.
“Che
è
successo?” la voce fredda, dura di Meinir la
riportò alla realtà come una
doccia fredda, nella sua voce si sentiva una forte rabbia, ma quella
voce, con
quel tono, era estremamente sensuale.
“Abbiamo
trovato il Ricettacolo mio signore” rispose lei con il suo
sguardo fiero
puntato davanti a se.
“Dove?
“
ringhiò lui sul suo viso.
“Non
lo
sappiamo..”
“Cos’è?
Mi
stai prendendo per il culo eh?!!?” l’uomo
scoprì i suoi denti acuminati.
“No
e che
eravamo in una raduna a cacciare, c’erano sei umani e
all’improvviso si è
alzata una luce, e io avevo il cristallo con me sotto al mantello e
l’ho
sentito attivarsi, ma non sappiamo quale sia di quelle sei persone il
ricettacolo e non sappiamo neanche dove sia, dove abiti”
“Vedete
di
trovarlo il più velocemente possibile, il Tiranno inizia ad
innervosirsi, e io
sto perdendo seriamente la pazienza, fate un casino dopo
l’altro anche se devo
ammettere che questo ennesimo problema ha portato a qualcosa”
sibilò “Domani
vengo anche io, questa sera mi sono dovuto occupare di altre
questioni”
“Che
questioni?”
“Non
ti
devono riguardare, quando il Ricettacolo sarà al suo posto
lo scopriremo
tutti.. ora levati dai piedi” concluse voltandosi con il
mantello che
seguiva i suoi movimenti alle sue spalle.
“Come
desidera mio signore” detto questo la donna scomparve nel
nulla per riapparire
in quella che era la sua stanza all’interno del castello,
dall’arredamento
essenziale ridotto al minimo necessario: un letto, e una scrivania sul
quale
c’erano tutti i fogli che aveva compilato in quei mesi per le
sue ricerche,
tutte andate miseramente a vuoto. Frutto del tentativo di farsi notare
da
Meinir che non la considerava più che la sua immediata
sottoposta. E basta.
***
La
temperatura in casa Outer era al di la di quella sopportabile, appena
aprirono
la porta d’ingresso videro due occhi azzurri puntati sulla
porta con fare molto
sospettoso.
“Ma
che caldo
fa?” esclamò Sidia la prima ad entrare in casa
mentre allungava la mano nel
buio alla ricerca della presa della corrente, dopo qualche istante la
luce
illuminò la sala, a vedere una delle padrone di casa
Artù saltò giù dalla
spalliera del divano dove era sdraiato e si avvicinò alla
guerriera di Plutone
facendole una sorta di fusa di benvenuto.
“Sidia
che
succede?” sussurrò alle spalle della donna Heles,
era quasi l’una di notte e
non le sembrava proprio il caso di rimanere nel pianerottolo con i
bagagli e il
resto.
“Niente
Artù
ci sta dando il benvenuto a modo suo”
“E
cazzo
però, levati dall’ingresso!”
sbottò innervosita la bionda.
“HELES!!”
la
riprese in un sussurro Milena stizzita dall’espressione usata
dalla
motociclista.
Quando
Milena entrò nella sala vide Umiko appoggiata con le braccia
conserte contro il
divano, nello stesso punto esatto ove era seduta quella stessa mattina
con il
gatto che la usava alla mercé di un cuscino, Ottavia e
Kazeshi fecero il loro
ingresso poco dopo della violinista e il gatto che si stava strusciando
beatamente sulle gambe della Custode del Tempo alla vista del ragazzino
si
esibì in una trasformazione nel giro di un millesimo di
secondo: schiena
inarcata, coda dritta e pelo gonfio prima di iniziare a soffiare contro
di lui
incattivito.
“Stupido
animale” mormorò lui ignorando quello strano
comportamento che Artù non aveva
mai avuto con nessuno, prima che il gatto si dirigesse verso la camera
di
Milena per acciambellarsi sulla poltroncina di fronte al letto.
“Dove dovrei
dormire scusate?” sbottò dopo qualche secondo
facendo salire i nervi alla
guerriera di Urano, mai possibile che lei era così irritante
nei suoi modi
strafottenti come suo figlio? No non era possibile, altrimenti non si
capacitava di come la sua compagna riuscisse a non spaccarle il muso.
“In
camera
tua e di tua sorella, quella che fino a poco tempo fa era la camera
degli
ospiti, ci sono due letti dentro” rispose la violinista.
“Io
con
quella non ci dormo” rispose lui facendo un cenno ad Umiko.
“E
di grazia
quale sarebbe la causa di questo tuo rifiuto?” chiese la
motociclista, con i
nervi a fior di pelle sentendo dopo qualche istante la mano di Milena
sulla
spalla, quasi ad intimarle di mantenere la calma.
“Semplice
è
una femmina”
“Papà
io ho
un posto in camera mia, Umiko può dormire con me non vi
è nessun problema” si
intromise Ottavia in modo tale da non sedare sul nascere ciò
che si sarebbe
rivelata una grossa litigata tra “padre” e figlio.
“Se per Umiko va bene
intendo” aggiunse dopo qualche istante guardando la sorella.
“Si
per me
non vi è nessun problema”
“Ok
allora
va bene così ma…” si mise sotto di muso
al figlio poco più basso di lei “ Che
questa storia finisca qui perché mi hai già rotto
le palle con il tuo
atteggiamento”
“Amore…
forse è il caso di andare a dormire, siamo tutte stanche e
provate dagli
avvenimenti di oggi, per quello che c'è così
tanto nervosismo nell'aria.” mormorò Milena,
ottenendo solamente un borbottio dall’altra
che si diresse in camera loro a prepararsi.
“Buona
notte
ragazze” disse Sidia prima di avviarsi verso la sua stanza.
Arrivata
in
camera la pittrice trovò la compagnia già con il
pigiama addosso e non poté non
trattenere un sonoro sbadiglio, mentre una questione di massima
importanza
prese il soppravvento nei suoi pensieri, da li a quattro giorni avrebbe
dato il
concerto che avrebbe sancito il suo ritorno sui palcoscenici dopo nove
mesi di innatività e si era totalmente scordata di chiedere
alla bionda di
entrarne a far parte con il pianoforte, e soprattutto, si era scordata
di chiedere
a Ottavia che - ormai diplomata- poteva iniziare a isibirsi
sul palcoscenico come
una musicista professionista, appena giunta in camera quindi fece
dietro front
ignorando l’altra che le chiedeva cosa le fosse preso, e si
diresse verso la
stanza di sua figlia. Arrivata davanti alla porta busso chiedendo il
permesso
per entrare.
“Si
mamma
entra pure”
Umiko
era
già sotto le coperte a pancia in giù che leggeva
un giornale della sorella,
mentre Ottavia stava finendo di prepararsi per andare a dormire.
“Ottavia
senti, hai programmi per Martedì sera?” chiese lei.
“Non
ancora perché?
Tu non hai il concerto?” chiese lei incuriosita.
“E’
proprio
di questo che ti voglio parlare, mi chiedevo se vuoi farmi
d’accompagnamento
con il flauto traverso o con l’ottavino, Heles
sarà al piano, non gliel’ho
ancora chiesto ma sicuramente avrò risposta positiva, che ne
dici?” chiese,
godendosi l’espressione sorpresa che si dipingeva sul volto
della bruna al
sentire quelle parole.
“Cioè
tu mi
stai chiedendo di dare il mio primo concerto con te?” non ci poteva quasi
credere, e soprattutto non
si sentiva decisamente all’altezza di ciò che la
sua mamma adottiva le stava
chiedendo. Era un’ottima occasione per farsi conoscere sul
panorama musicale,
tuttavia però… sarebbe stata in grado di non
deludere le aspettative? E se
rovinava il concerto della violinista? “Mamma non so se sia
il caso, metti che
ti rovino il concerto? No davvero non ne sono in grado” a
sentire quelle parole
la guerriera di Nettuno poggiò le mani sulle spalle della
ragazza e si abbasso
lievemente per guardarla negli occhi.
“Ottavia
stammi bene a sentire, se ti ho chiesto di suonare con me è
perché sono
perfettamente cosciente delle tue qualità e so con certezza
che non mi
deluderai ok?” sorrise
dolcemente “ Lo
prendo per un si” detto questo si avviò verso la
sua camera ben decisa a
dormire, lasciando la Guerriera di Saturno inebetita davanti alla porta
chiusa
della sua camera. Era incredibile. Al solo pensiero di quel concerto si
sentiva
agitata, e per poco non sentiva salirle il mal di pancia.
“Tua
mamma è
matta” mormorò alla sorella.
“Mia?
Nostra
semmai!” esclamò Umiko soffocando una risata
nel cuscino.
Nel
frattempo
la ragazza dai capelli verde acqua era giunta nella sua camera e dopo
aver
acceso il condizionatore impostandolo sui ventidue gradi si mise il
pigiama e
si infilò sotto le lenzuola.
“Sei
sveglia?” sussurrò all’orecchio della
compagna.
“Si,
stavo
pensando a ciò che è successo nel
bosco…” mormorò l’altra
girandosi per
guardarla dritta negli occhi “Domani mattina la prima cosa da
fare è chiamare
Bunny e vedersi con lei per capire come muoversi, sicuramente quelle
cose
sconosciute che volevano farci fuori erano i nemici”disse
“Tuttavia ora non ci
voglio pensare, devo recuperare questi quasi quattro mesi che mi hai
mandata in
bianco, a causa del pancione e storie varie”
esclamò con un sorriso divertito e
allo stesso tempo malizioso mentre con un colpo di fianchi la
sovrastava.
“Sei
sempre
la solita” mormorò prima di farsi cullare dalle
emozioni che le
provocava l’altra nel sfiorare le
corde più recondite della sua anima.
“Milena…
mi
fai il solletico” mormorò la bionda, adorava
quando la violinista la coccolava
in quel modo mentre lasciando una scia di baci delicati sulla sul suo
viso. A giudicare
dalla luce che sentiva arrivare dall’esterno anche se era a
occhi chiusi erano
circa le undici del mattino, sentiva il corpo della compagna beatamente
sdraiato sopra il suo e il profumo di vaniglia dei suoi capelli verde
acqua
così simili al mare, mentre le disegnava sulle spalle dei
piccoli cerchi con le
unghie, perdendosi in quell’idilio. Quella scia di sensazioni
roventi che solo
l’altra sapeva donarle.
“Hel
ma non
sono io…a farti il solletico” la sentì
mormorare appena sotto il suo mento, con
la voce appena impastata dal sonno.
“Come
non
sei tu?” rispose lei, chi cavolo era allora a prendersi una
simile libertà,
concessa solamente a colei che stringeva tra le braccia.
Aprì un occhio, e poi
subito dopo l’altro, a pochi centimetri dal suo viso
c’erano due fanali
azzurri, di un azzurro chiaro ma intenso, tra i quali faceva capolino
un muso
che terminava con una nasino rosa. “COME TI PERMETTI DI
LAVARMI LA FACCIA IN
STO MODO ARTU’” disse con un tono molto simile ad
un urlo, la violinista che
soffocava una risata nel suo petto divertita, mentre
l’animale rispondeva al
tono stizzito di una delle sue strambe padrone con un soave miagolio
innocente.
“Allucinante sto animale mi prende per il culo”
sbottò stizzita.
“Sarà
il tuo
fascino femminile” la prese in giro la violinista, spostando
il gatto e
sedendosi al suo fianco, beccandosi un’occhiataccia dalla
bionda. “Sarà meglio
alzarsi sono le undici passate, dobbiamo anche chiamare Bunny e Akane,
e io
devo chiamare il mio Manager per dare le ultime indicazioni sul
concerto di
Martedì. Suonerà anche Ottavia con noi”
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Capitolo 5 *** Il Debutto di Ottavia ***
5^Capitolo: Il debutto di Ottavia.
“Uhm,
quindi
se non ho capito male pensate che Umiko e Kazeshi siano come lo yin e
lo yan?”
disse Milena mentre ruotava la cannuccia nera e rossa del suo
frappé alla
fragola, adornato da delle foglie di menta e dal frutto rosso. Avevano
chiamato
Bunny la Domenica mattina stessa, ma solamente quel Martedì
pomeriggio la
bionda dai buffi codini e la sorella avevano trovato un po’
di tempo libero per
incontrarsi. Si erano dati appuntamento in una pasticceria che
d’estate
produceva anche gelati e altri deliziosi dolci adatti a quella
stagione. La
loro principessa aveva scelto una coppa gelato dove svettavano due
palline di
variegato alla nutella, due di crema e due di cioccolato bianco. Akane
si era
accontentata di una brioche mentre Heles sorseggiava il suo adorato
caffè, le
guerriere di Ridel invece avevano preferito rimanere fuori dal locale,
quasi
fossero delle guardie del corpo, per intercettare in anticipo eventuali
attacchi nemici.
“Si
esattamente, il senso di quello che ho appena finito di dire
è proprio quello”
le rispose la ragazza dai capelli bianchi.
“E
quindi?
Cosa si può fare per evitare ciò?”
intervenne la guerriera di Urano.
“Possiamo
solo aspettare il corso degli eventi, di altro purtroppo non so. Non ho
la
minima idea, come del resto non l’avete voi, di
ciò che vogliono i nemici…mi
spiace ragazze” concluse Akane abbassando lo sguardo senza
saper bene cosa
dire.
“Non
ti
preoccupare…in fondo lo si sa da qualche mese che con la
loro nascita si
sarebbero susseguiti eventi del genere” la
rassicurò la violinista mentre
terminava quel poco della bevanda rimasta nel bicchiere, cercando di
ridurre al
minimo il rumore del risucchio, appena ebbe finito vedendo sullo
schermo
dell’orologio che si erano fatte già le cinque
prese la borsa appoggiata al suo
fianco sul divano del locale. “Bunny
puoi venire un momento?” chiese poi, doveva parlarle a
quattro occhi perché
sapeva che la compagna non avrebbe mai approvato ciò che
stava per fare con la
loro Principessa, onde evitare discussioni davanti a lei si vedeva
quindi le
mani totalmente legate.
“ehm
si ok
arrivo” mormorò lei seguendo l’amica
verso l’uscita, senza capire il motivo di
quella richiesta, arrivate all’ingresso poco lontano dalle
compagne della
gemella della Luna, la pittrice cercò qualcosa nella borsa,
e ne tirò fuori una
busta.
“Tieni,
questa sera ho il concerto che sancisce il mio rientro sulle scene
musicali, e
suonerò accompagnata sia da Heles che da Ottavia, ci sono i
biglietti per tutto
il gruppo mi farebbe piacere se veniste tutte”
spiegò la guerriera dei Mari
fissando la strada prima di guardarla nuovamente in viso.
“Grazie,
io
Marzio e Chibiusa ci saremo sicuramente, Akane pure le altre
chiedo…ma Heles lo
sa?” chiese curiosa l’altra, nella speranza che
anche la pianista avesse messo
da parte l’orgoglio in vista della difficile battaglia che si
profilava
all’orizzonte.
“No
Heles
non lo sa, ma questo non è un problema me la vedo io con
lei, ma non dire nulla
ora che vai di la, se non di raggiungermi.. si è fatto tardi
e dobbiamo
prepararci per stasera” mormorò l’altra.
Erano già le sei di sera.
“Ok
come
vuoi, grazie per l’invito”
“Di
niente
figurati” rispose lei, ripensando a ciò che Akane
aveva detto loro: ovvero al
fatto che i gemelli rappresentavano il bene e il male del mondo e come
tale erano
destinati a combattere contro di loro, fino alla prevalenza di uno dei
due.
Rimaneva dunque da scoprire il ruolo che i nemici avrebbero avuto in
tutta
quella situazione. Sospirò appena, mentre nel suo campo
uditivo entrò il passo
familiare della sua compagna.
“Andiamo?”
la sentì chiedere alle sue spalle, prima di sentire il
braccio della bionda
sulle spalle “Che hai detto a Bunny? Era raggiante quando
è tornata di la”
chiese incuriosita mentre uscivano dal locale dirette alla loro
macchina.
“Le
ho dato
i biglietti per il concerto di stasera, per tutto il gruppo quindi
anche per
Rea e le altre” rispose con un tono gelido, cercando in
questo modo di sedare
l’eventuale discussione sul nascere.
“Ma
ti ha
dato di volta al cervello? Dovremo pure avere l’ansia che
quelle non sgozzino i
bambini mentre suoniamo” esclamò indignata la
motociclista.
“Suvvia
Heles, sai benissimo che non ne sarebbero mai capaci! E comunque ormai
le ho
invitate quindi è anche inutile litigare” rispose
sfoderando il suo miglior
sorriso, ben sapendo che la persona al suo fianco non sarebbe riuscita
a
resisterle. L’altra si limitò a emettere un
borbottio incomprensibile mentre
apriva lo sportello della macchina. Quella sera sarebbe stata molto
difficile
per i suoi nervi. O se lo sarebbe stata.
Mezz’ora
più
tardi erano davanti all’ingresso del appartamento che
condividevano con le
altre, suonarono e attesero che andassero ad aprire, dopo qualche
istante nel
loro campo visivo comparve Sidia con i capelli tutti spettinati e fuori
posto
come non li avevano mai visti, lo sguardo assassino di chi era
incavolata nera.
“Ora,
prima
di dire qualsiasi altra cosa andate a vedere la camera di vostro figlio
per
piacere” sibilò affannata contro di loro, la
guerriera dei mari che alzava
vistosamente il sopraciglio incredula, come se l’arrabbiatura
della Custode del
Tempo fosse qualcosa di incredibile, innaturale e proprio per questo da
fissare
bene nella mente. Quando mai la calma e riflessiva bruna aveva perso la
pazienza in quel modo?
“Capisco
la
tua arrabbiatura ma se non togli il tuo brutto muso
dall’ingresso, come
potremmo entrare in casa?” le rispose Heles sarcastica.
Voleva proprio vedere
che cosa aveva combinato Kazeshi nella camera che fino a qualche giorno
prima
era degli ospiti. La violinista seguì la sua compagna verso
la stanza degli
ospiti, e trovò sulla porta della camera un foglio recante
la scritta: “'Per me
si va ne la città dolente,per me
si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta
gente.” Il legno che da
rossiccio era divenuto nero. “Giuro su non so cosa che questa
volta gli spacco
la faccia” commentò la bionda con dietro la sua
compagna che si chiedeva come
avesse fatto suo figlio a colorare la porta senza farsi notare da
nessuno.
“KAZESHI APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA”
urlò la guerriera di Urano, bussando
furiosamente. Dall’interno nessuna risposta, dopo qualche
istante sentirono il
rumore metallico della serratura, e subito dopo il ragazzino comparve
nel buio
della sua stanza che improvvisamente aveva i muri neri e sullo sfondo
così
scuro vi erano strane scritte in un linguaggio che poteva sembrare
elfico o
celtico. Sicuramente non si trattava di ideogrammi giapponesi. La
figura del
loro secondogenito in tutto quel buio aveva un non so che di
inquietante.
“Mi spieghi cosa significa
tutto questo?”
sbottò la bionda alterata mentre la compagna era persa a
vedere la stanza:
era quasi irriconoscibile anziché
il bianco ora regnava il nero, la serranda era abbassata e da quel che
poteva
scorgere c’erano dei fogli neri appiccicati ai vetri per
chiudere il passaggio
a qualsiasi raggio di luce, unica fonte d’illuminazione una
lampada rossa
poggiata sul comodino.
“O come la fate lunga non mi
piaceva la
camera e l’ho cambiata non credo di aver fatto niente di
male” sorrise beffardo
nel buio.
“E
ti sembra normale non averci avvertite”
“Si perché non ho
fatto nulla di male”
rispose lui, a quella risposta la mano della motociclista
schizzò in aria per
infliggere un ceffone al ragazzino, ma fu prontamente bloccata da
Milena. “Che
ti prende anche a te?” chiese dunque alla guerriera di
Nettuno, che tuttavia
preferì non rispondere, ma che al contrario
continuò a fissarla intensamente
negli occhi, sperando che in qualche modo capisse come spesso succedeva
tra
loro. “Vedi di prepararti, tra quaranta minuti si esce e
sarà bella cosa se non
ci fai arrivare in ritardo al concerto, dato che è segna il
debutto di tua
sorella” sibilò Haruka, chiudendo poi la camera.
Quando furono entrambe in
camera loro a prepararsi, il silenzio regnava sovrano in quella
stanza.“Perché
mi hai bloccata prima?” si decise a chiedere mentre
abbottonava i bottoni della
camicia.
“Hai visto la stanza? O eri
troppo
impegnata a fare il lavaggio di capo a tuo figlio” chiese di
rimando lei,
mentre tirava fuori dall’armadio il vestito, di colore bianco
molto semplice
dalla gonna lunga che aveva come unico decoro un nastro nero che andava
legato
dietro la schiena all’altezza dei reni.
“Non ci ho fatto molto caso
perché?”
ottenne come risposta mentre l’altra si girava a guardarla.
“C’erano delle
strane scritte opalescenti
sui muri, scritte mai viste in una lingua sconosciuta”
mormorò lei “Mi tiri su
la cerniera per favore?”
“E cosa pensi che siano
queste scritte?”
il silenzio interrotto dal rumore della cerniera che si chiudeva.
“Non lo so, forse
sarà il caso di parlarne
con Akane quando abbiamo finito il concerto che dici?” la
violinista si spostò
davanti allo specchio per vedere come gestire il capelli per quella
sera, optò
alla fine per raccoglierne una parte lasciando gli altri di cadergli
liberi
sulle spalle.
“Bo vediamo ora credo sia
utile
concentrarsi sul concerto, credo che Ottavia sarà molto
agitata” le sorrise
attraverso lo specchio.
“Mm..temo che tu abbia
ragione” rispose
lei girandosi per darle un casto bacio sulle labbra.
“Io ho sempre
ragione” le rispose a fior
di labbra.
“Ma smettila!” la
ribeccò dandole uno
spintone sulla spalla per allontanarla da se, prima di andare a
prendere il
violino dalla scrivania accanto al portatile “Dai
andiamo”.
Quando giunsero in sala Umiko era
già
presente, vestita graziosamente con un vestito rosa, e il giusto filo
di trucco
sugli occhi viola, al suo fianco c’era Ottavia che indossava
un vestito rosso a
piccoli puntini bianchi che stringeva tra le braccia la custodia del
flauto
traverso, stretta che tradì il suo nervosismo.
“Ottavia hai mangiato
qualcosa?”
“Ho lo stomaco chiuso, e se
dovessi
stonare o perdermi per l’agitazione?”
mormorò la bruna sollevando lo sguardo
verso la violinista.
“Non accadrà, e
non aiuta lo stomaco
vuoto, te lo dico per esperienza dovresti cercare di mangiare
qualcosa” ben
sapendo quanto fossero inutili le sue
parole, si ricordava il suo primo concerto, era stato uno sfacelo dal
punto di
vista emotivo: appena finì di esibirsi corse in bagno a
vomitare per l’estremo
nervosismo. Mentre i suoi genitori incuranti della sua reazione emotiva
parlavano con le maggiori autorità presenti. La guerriera di
Saturno si limitò
ad annuire senza non troppa convinzione. Da li a pochi minuti apparvero
anche
Sidia e Kazeshi.
“Sentite credo sia
necessario che qualcuno
di voi venga in moto con la sottoscritta, Milena è da
escludersi per il vestito
troppo lungo che andrebbe a finire bruciato nella marmitta”
esclamò la
guerriera di Urano.
“Papà vengo io,
il mio vestito non è molto
lungo riuscirò a gestirlo nel modo corretto”
esclamò Umiko.
“Ok, allora vieni tu… queste sono
le chiavi e fate attenzione
alla mia bambina” concluse la pianista dando le chiavi alla
compagna.
“Si non ti preoccupare, sai
benissimo che
con me è in ottimi mani” rispose la pittrice prima
di seguire le due ragazze
imitata dalle altre persone nella stanza per dirigersi in garage.
Il Concerto si sarebbe svolto
all’aperto
nel giardino di un’antica villa ora sede di un club di carte,
l’area verde si
apriva davanti all’edificio su di una terrazza a picco sul
mare. Durante
l’estate a seconda del periodo era teatro di concerti,
balletti classici e
proiezioni cinematografiche, alle otto e mezza parte del pubblico
riempiva le
sedie davanti al palcoscenico sul quale spiccava un pianoforte a coda
nero e
lucido, e al suo fianco due sedie con due leggii davanti, posizionati
li su
insistenza dell’organizzatore di quella serie di eventi nella
villa, il Manager
della Kaioh sapeva fin troppo bene che la sua assistita avrebbe suonato
in
piedi come aveva sempre fatto. Sul
lato
destro della struttura erano stati allestiti dei camerini provvisori
per
permettere agli artisti di cambiarsi e prepararsi a riparo da sguardi
indiscreti.
“Mile non puoi annullare la
mia presenza
all’ultimo minuti? Non me la sento, sul serio” si
lamentò la guerriera di
Saturno mentre montava il flauto in metallo argentato, con il suono
dello
strumento ad arco della sua mamma adottiva nelle orecchie. Dopo una
decina di
minuti passati in assoluto silenzio la ragazza finì di
accordare ogni singola
nota. Mancavano solamente dieci minuti e poi sarebbero dovute salire
sul palco.
“Ottavia non sarà
diverso da un normale
saggio della Muken sta tranquilla davvero!”
mormorò lei, in tono rassicurante.
“Ma non ero con te sul
palcoscenico!!”
esclamò con un tono decisamente isterico la brunetta.
“O capirai come se fosse la
prima volta
che suoniamo insieme, ignora il pubblico e pensa solamente a me ed a
Heles.
Solo nei tre e
basta, vedrai che appena
Hel attacca la prima nota ti isolerai e non vedrai più nulla
che non siano le
note e noi due”
“Se lo dici tu”
mormorò la ragazza più
piccola decidendo di ignorare il morso che sentiva allo stomaco.
Avrebbe di
gran lunga preferito guardare il concerto tra il pubblico piuttosto che
farne
parte.
“Signorina Kaioh”
una voce maschile di una
certa età si fece largo tra i camerini improvvisati, la
ragazza la riconobbe
come quella del suo manager. “Tra quattro minuti sul
palco”
“D’accordo Amane
andiamo subito” rispose
lei. Preparandosi ad entrare nella parte della talentuosa violinista
che la
seguiva ormai da quindici anni, detto questo si avviò verso
le scale che davano
accesso al palcoscenico sul prato, nell’aria una leggera
brezza che trasportava
con se il profumo di fiori delle aiuole vicine. Ottavia dietro alla
pittrice
sentiva il cuore batterle all’impazzata per
l’agitazione, anzi meglio dire per
l’adrenalina che stava sentendo a causa
dell’emozione che iniziava a salirle.
Sperava con tutto il suo cuore che ciò che la sua mamma
adottiva le aveva detto
si fosse verificato, perché altrimenti avrebbe fatto
veramente una figuraccia
di quelle difficili da mandare giù, davanti a tanti
esponenti del panorama
musicale era sicuramente da evitare, quel concerto poteva rappresentare
un buon
trampolino di lancio. Fu riportata alla realtà dalla voce
del Manager di colei
che le stava davanti che diceva loro che potevano fare la loro comparsa
sul
palcoscenico. Come prevedibile appena entrarono si sollevò
un fragoroso
applauso, che cessò immediatamente appena tutte e tre
assunsero le posizioni
consone per suonare. Dai Ottavia. O la va o la spacca. Pensò
tra se e se, mentre con il flauto vicino alla bocca e le dita sui fori
dello
strumento argentato aspettava uno scambio di sguardi con la pianista
segno che
poteva iniziare a suonare. Sentiva le mani decisamente sudate, fin
troppo per i
suoi gusti. Poi il momento di soffiare la prima armonica nello
strumento
arrivò, e con lei tutto il resto sparì,proprio
come le aveva detto Milena
mentre suonava esistevano solamente lei, il flauto traverso e lo
spartito.
Nient’altro. L’agitazione iniziale con il
progredire del concerto sfumo
lasciando il posto alla tranquillità che da sempre la
pervadeva quando suonava.
Era passata più di
un’ora ed erano quasi
alla fine del concerto, quando una sorta di inquietudine pervase sia la
guerriera di Urano che la compagna, tanto da spingere
quest’ultima ad aprire
gli occhi e a sondare il pubblico alla ricerca di qualcosa che non
rientrasse
nella norma, tuttavia a prima vista non trovò nulla di suo
interesse. Eppure
quella strana sensazione non se ne andava, che fossero nuovamente
quelle strane
creature del bosco? Pensò mentre eseguiva l’ultimo
accordo per quella sera.
Appena si spensero le note dei tre strumenti il silenzio fu colmato dal
pubblico che non perse un secondo per battere le mani, mentre la
pittrice
guardava a un lato del palcoscenico alla ricerca di uno dei tecnici che
le
doveva porgere un microfono e che apparve poco dopo. Dopo aver
afferrato il
microfono, ritornò al centro del palco tra le sue due
compagne.
“Solo due parole, non voglio
tediarvi con
discorsi troppo lunghi e noiosi anche perché non sono il mio
forte, solo un
ringraziamento a ognuno di voi per essere qui presente. Chi ha
già assistito a
qualche mio concerto sa già in parte da chi sono stata
accompagnata, per chi
non è mai stato ad un mio concerto.. alla mia destra Heles
Tenou al pianoforte,
mentre alla mia sinistra avete avuto l’onore di sentire per
la prima volta
Ottavia Tomoe. Detto questo vi posso lasciare andare tranquillamente,
sul
programma della serata vi sono gli altri appuntamenti della stagione, e
spero
di ritrovarvi numerosi. Buona serata a tutti” disse prima di
fare un ultimo
inchino e dirigersi così con le altre dietro le quinte.
Arrivate nel camerino
mise a posto il suo amato violino così come la Guerriera di
Saturno fece con il
flauto.
“Signorina Kaioh,
c’è una persona che
chiede di parlarvi” il suo manager comparve da dietro la
tenda “A proposito,
volevo fare i complimenti a Tomoe”
“Grazie signore, molto
gentile” mormorò la
bruna con un lieve rossore sulle guance. Guardando interra per
l’imbarazzo.
“Amane di chi si
tratta?” chiese allora la
violinista, con un moto d’inquietudine: la sensazione che
aveva sentito sul
finire del concerto ancora non si era assopita, anzi! Se possibile era
aumentata ancora di più.
“Dice di
conoscerla” mormorò l’uomo
rendendosi conto di quanto fosse stupido a non aver chiesto il nome
alla donna
che gli aveva chiesto di vedere la sua assistita, poteva veramente
essere
chiunque.
“La faccia
entrare” il manager sparì al di
fuori della tenda e lo sentirono dire ad una donna che poteva entrare e
parlare
con la Kaioh. La donna che varcò la soglia pochi attimi dopo
fece rimanere di
stucco sia Ottavia che l’aveva vista per foto, che Heles. Sul
volto della
pittrice invece all’espressione di stupore si
sostituì un’espressione carica di
rabbia. “Cosa ci fai qui?” chiese.
“Ottavia vieni, raggiungiamo
Sidia tra il
pubblico” esclamò Heles intuendo che le due donne
avevano bisogno di chiarirsi
senza orecchie indiscrete intorno, la bruna annuì e la
seguì con la custodia
del suo strumento in una mano, rimasta sola con la madre Milena si
limitò a
fissarla con uno sguardo gelido e distaccato in attesa della risposta.
“Sono venuta a parlarti,
visto che non
riesco a rintracciarti sul telefono da Domenica pomeriggio”
mormorò la donna,
con una nota di tristezza nella voce.
“ Potevi risparmiarti le
quattro ore di
viaggio da Kyoto, non ti porteranno a niente.” Rispose in un
sibilo.
“Sono venuta a parlarti, ho
sbagliato a
non dirti il motivo del divorzio, ho commesso un errore per non darti
altri
pensieri vista la maternità, io e tuo padre abbiamo
divorziato poiché avevamo
idee totalmente divergenti su di te. E per cercare di recuperare agli
errori da
me commessi quando eri piccola, ho preferito rinunciare al patrimonio
dei
Kaioh. Ti chiedo solamente perdono per tutto il male che ti ho inflitto
in
questi anni. Se non vuoi perdonarmi ti capirò”
rispose tutto in un fiato Miku,
quella rivelazione sorprese la ragazza che non sapendo bene cosa dire,
preferì
dedicarsi alla chiusura della custodia del violino, nel tentativo di
recuperare
le idee. Si sentiva male ad essere la causa della rottura dei suoi
genitori, ma
soprattutto per aver trattato così male sua madre
l’ultima volta che l’aveva
sentita, non se lo meritava.
“Scusami tu mamma”
mormorò mordendosi un
labbro per impedire alle lacrime di uscire mentre un boato improvviso
risuonò
nella radura spargendo polvere in ogni dove, fu un attimo e tutto
sembrava
essere avvolto dalla nebbia, una nebbia fatta di calce e altri
materiali edili.
“Rimani qui ok? Non ti muovere per nessun motivo al
mondo” urlò alla madre
mentre l’energia negativa aumentava, alle sue orecchie
sentì arrivare l’eco
delle trasformazioni del gruppo di Bunny e quello di Akane. Bene è il momento di tornare a
combattere.
“Potere Cosmico di Nettuno
vieni a me!”
Lo spettacolo che si mostrò
agli occhi
delle guerriere Sailor alla fine della trasformazione era al quanto
desolante:
la villa era stata distrutta per metà, da quella che poteva
sembrare una
meteorite gigantesca, davanti a loro si ergeva un mostro dalle
sembianze
animali, sembrava a prima vista un leone, aveva la criniera nera e gli
occhi
rossi ma il suo corpo anziché essere coperto di pelo era
ricoperto di squame
che luccicavano sinistramente sotto i raggi lunari, sulla schiena della
fiera
due ali di pipistrello, sulla sua fronte un simbolo celtico. Era
enorme. Enorme
e spaventosa. A cavallo della bestia una donna dalla pelle pallida e il
mantello nero occhi rossi anch’ella. Aveva i capelli color
rame e uno sguardo
assassino.
“Ferma dove sei!”
Sidia era comparsa poco
distante dal mostro.
“Chi siete pulci?”
ringhiò Ceyris.
“Sono la Guerriera dei
Cambiamenti, colei
che ha la protezione di Plutone pianeta dello spazio tempo, Sailor
Pluto”
rispose la bruna.
“La guerriera della
Rinascita e della
Distruzione, colei che ha la protezione di Saturno il pianeta del
silenzio
Sailor Saturn” continuò Ottavia.
“La guerriera
dell’Abbraccio, colei che ha
la protezione di Nettuno, il pianeta dei Mari Sailor Neptune”
“E infine, La guerriera dei
venti, colei
che ha la protezione di Urano pianeta dell’Aria, Sailor
Uranus” concluse Heles.
“Mentre noi siamo le
guerriere del Sistema
solare Interno, e siamo venute qui per Punirti, In nome della
Luna”.
La presentazione dell’intero
gruppo ebbe
come unico effetto quello di provocare una risata sincera in quella
creatura
misteriosa.
“E tu perdon, chi
saresti?” chiese Heles
accigliata.
“Ceyris, prima sottoposta
dei quattro
demoni oscuri” la sua figura era al quanto demoniaca in
effetti, ma era di una
bellezza fuori dal comune “Dato che devo fare delle ricerche
vi lascio in
compagnia del mio cucciolo, buon divertimento” detto questo
scomparve, e la
videro apparire dopo pochissimi secondi dall’altra parte
della radura, in mano
aveva uno strano cristallo viola. Il ruggito della bestia
riportò velocemente
le ragazze alla realtà.
“Corde floreali
azione!” la prima ad
attaccare fu Yumiko, alias Sailor Spring, dal terreno spuntarono delle
corde di
luce verde che andarono a legare il mostro bloccandolo al suolo, con
grande
sorpresa della ragazza però quella creatura
iniziò a tirare vistosamente per
cercare di liberarsi “Ragazze non riuscirò a
tenerlo fermo per molto” esclamò,
giusto qualche istante che il leone squamato sputasse un getto di fuoco
dalle fauci,
costringendole ad attaccare.
“ Rivoluzione di Giove
azione!” i fulmini
di Morea si abbatterono su di esso senza sortire alcun effetto, se non
quello di
farlo imbestialire ancora di più dandogli un motivo valido
per compiere uno
sforzo estremo liberandosi con un ruggito raccapricciante dalla
prigione che la
guerriera della Primavera aveva eretto attorno a lui. La sua coda si
divise in
più parti che iniziarono ad allungarsi contro le ragazze,
giungendole ad incatenarle
in pochi secondi.
“Maledizione!”
esclamò Heles, avvolta come
un salame “Bomba di Urano Azione” il colpo
riuscì a far si che lei si
liberasse, chiamò il talismano proprio nel momento esatto in
cui Milena le
piombava ansimante alle sue spalle per aver tentato più
volte di scappare ai tentacoli,
fu imitata anche dalla guerriera dei Mari che richiamò il
suo.
“Riflesso di Nettuno
Azione!” dallo
specchio si liberò una sorta di polvere color acqua marina
che andò a posarsi
sul mostro, scomparendo al contatto con esso per qualche istante prima
di
rivelare il suo punto debole: il simbolo celtico che aveva sul cranio.
“Cosmica tempesta infuocata
di Marte
Azione!” una pioggia di fiamme si abbatté sul
nemico. “Sailor Moon tocca a te”
esclamò la guerriera di Marte.
***
Poco lontano dalla battaglia, Ceyris
era
alle prese con il cristallo che aveva iniziato nuovamente a brillare,
mentre le
persone presenti terrorizzate erano bloccate al suolo per opera sua.
Doveva
trovare la persona che attivava il potere del cristallo purpureo, era
li.
Umiko era nascosta dietro ad una sedia
insieme al fratello, con il cuore in gola per gli eventi che stavano
precipitando così velocemente, lo sguardo fisso sulla
battaglia che stava
avvenendo poco lontano da loro, mentre sentiva il pericolo che quella
figura
della notte costituiva per loro, e la tranquillità di quel
pianeta. Una mano
poggiata sulla spalla destra del fratello accucciato accanto a lei, da
quando
avevano fatto la loro comparsa i nemici era divenuto stranamente
freddo, le
metteva quasi paura. Certamente la ragazzina non poteva immaginare
ciò che
Kazeshi stava provando: la voglia ossessiva di andare da quella donna,
da quel
cristallo che trasudavano malvagità pura. Sentiva che li era
il suo posto, che
a fianco di quella donna avrebbe trovato tutto ciò di cui
lui aveva bisogno,
sentendosi accettato e non rimproverato come i suoi genitori aveva
fatto in
quei giorni per le sue strane abitudini che lui considerava normali.
Fece l’atto
di muoversi per uscire allo scoperto.
“Fermo Kazeshi non ti
muovere!” gli
sussurrò la sorella.
“Lasciami,
stupida” l’aggredì lui
spingendola per farla andare in terra, lo sguardo assente e cattivo,
non era
più lo sguardo del ragazzino che era stato fino a pochi
secondi prima, dopo di
che andò al centro dei posti a sedere, e si
posizionò in linea retta con quella
donna misteriosa che tanto lo attraeva, intorno a lui l’erba
appassiva
velocemente.
“Eccoti, finalmente ti ho
trovato” i
canini che brillavano nell’oscurità scoperti in un
sorriso trionfante, mentre
quel ragazzino compieva i passi che lo separavano da lei.
Umiko rimase immobile per qualche
istante,
terrorizzata da ciò che stava avvenendo, guardò
verso la battaglia che i loro
genitori stavano combattendo, e vide sua madre usare lo specchio, non
aveva
altra scelta, doveva salvare lei suo fratello, e quindi si decise di
uscire
allo scoperto.
“Arpia prima di lui veditela
con me se ne
hai il coraggio” urlò saltando fuori dal suo
nascondiglio, con gli occhi viola
che lampeggiavano nell’oscurità.
“E tu cosa vorresti farmi?
Sei patetica ti
stacco la testa con un solo morso fanciulla”
mormorò Ceyris, quella distrazione
però le costò l’annullamento
dell’energia del cristallo per via della mancata
concentrazione. “Maledetta ficcanaso ora te la devi vedere
con me, e dopo che
ti avrò usata per cena, porterò via il tuo
amichetto” La demone scomparve dal
punto in cui era, per colpirla con la velocità di cui la sua
natura era
proprietaria. Umiko seguì il suo istinto: chiuse gli occhi e
all’ultimo
millesimo di secondo, complice lo spostamento d’aria
riuscì a schivare
abilmente la sua avversaria, Ceyris che andò avanti per
circa due metri
sorpresa dalla mancata cattura, un ringhio rabbioso che uscì
dalle sue labbra,
prima che lei sferrasse un altro attacco. A vuoto anche il secondo.
“MI HAI ROTTO LE PALLE
MALEDETTA!!” L’urlo
della donna attirò l’attenzione delle guerriere
del sistema solare esterno.
“UMIKO
NO!!” l’urlo di Milena risuonò nel
silenzio della radura, mentre per una terza volta la figlia schivava
l’attacco
fisico del nemico. Poi all’improvviso nell’aria
apparve una luce accecante,
molto simile a quella comparsa nella radura, ma questa volta
accompagnata da un
nitrito che le inner conoscevano molto bene, a quel bagliore si
aggiunse un’altra
energia, questa volta identica a quella sentita nel bosco da Heles e le
sue
compagne. Le dita della loro secondogenita strinsero una superficie
ruvida,
simile all’elsa di una spada, abbassò il suo
sguardo e vide con sua sorpresa una
lama di cristallo nero dai riflessi blu-violacei. Poi buio.
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Capitolo 6 *** Il Ritorno di Helios ***
Note
dell'Autrice: Capitolo
un pò corto, ma se andavo avanti diveniva troppo lungo e
quindi ho preferito spezzarlo in due parti. Dal prossimo almeno - se
non cambio idea - si inizierano a delineare alcune cose. Grazie a tutti
quelli che hanno recensito, prima o poi risponderò alle
recensioni, purtroppo è periodo di esami. E ho scritto una
One Shot i giorni scorsi che pubblicherò questa domenica, e se fate caso a che data è potete intuire facilmente di cosa possa parlare.
Buona
Lettura.
6^Capitolo: Il ritorno di
Helios
Il bagliore nel cielo calò pian piano
rivelando
la sagoma di un cavallo alato dal candido mantello che contrastava
vistosamente
con il nero della notte, quella visione fece sorridere Bunny e
provocò un
battito furioso del cuore di Chibiusa. La calma che si venne a creare
diede
modo alle guerriere del Sistema solare esterno di raggiungere Umiko che
giaceva
all’apparenza inerme sul manto erboso.
Ottavia fu la prima a raggiungere la sorella
che a prima vista sembrava profondamente addormentata, adagiata su un
fianco
con la mano poggiata sopra all’elsa della misteriosa spada
nera, la guerriera
di Saturno si inginocchiò al fianco della ragazzina dai
capelli blu.
“Come sta?” la voce preoccupata
di Milena
giunse da qualche punto imprecisato alle sue spalle.
“Respirare,respira”
mormorò la brunetta “Umi mi
senti? Umiko” iniziò a chiamare, scuotendo la
sorella, senza ottenere poi
troppi risultati, probabilmente la stava muovendo troppo piano ma aveva paura di farle
male.
“Ragazze se posso, forse ho un metodo che
si è
sempre rivelato efficace” ad aver parlato era Sailor Winter
che ancora non
aveva dismesso i suoi panni da guerriera così come le sue
compagne “E
soprattutto è indolore” aggiunse poi vedendo lo
sguardo non troppo convinto di
Heles che la fissava sospettosa.
“Be direi che tentar non nuoce
sicuramente no?”
azzardò Bunny, l’unica tra loro del suo gruppo:
Chibiusa era in disparte che
abbracciava Pegasus, mentre per quanto riguarda le guerriere del
sistema solare
esterno, osservavano la scena da lontano Rea aveva uno sguardo truce
almeno
quanto quello di Marta. La paladina dell’amore inizialmente
era rimasta neutra
rispetto al litigio tra i due gruppi, ma poi in un secondo momento
aveva dovuto
ammettere che per quanto immaturo, il ragionamento della Guerriera di
Marte non
faceva veramente una preda e quindi si era dovuta ricredere sulla sua
decisione. Ami era l’unica che come Bunny si era mantenuta
totalmente neutrale fin
da quando era iniziata la crisi, e come la loro Principessa pensava che
rimanere divisi in un momento simile era un’idea al quanto
sciocca.
“Si Bunny in fondo a ragione” a
quelle parole
la guerriera dell’Inverno si avvicino alla ragazza che
dormiva beatamente,
quasi fosse caduta in un sonno eterno e senza sogni, e si limito dopo
qualche
minuto di concentrazione, a soffiare sul viso della quattordicenne,
solo che
invece che aria dalla sua bocca uscirono solamente dei minuscoli
cristalli di
ghiaccio molto simili alla neve, che vista l’alta temperatura si sciolsero in acqua
gelida sul viso della
destinataria. Dopo qualche istante con il viso esposto al gelo, Umiko
sembrò
riprendersi e spalancò i suoi occhi viola sul mondo.
“Kaze..Kazeshi
dov’è?” mormorò passandosi
una
mano sul viso per togliere quel poco d’acqua creato in un
certo senso da
Kristel. La domanda fece gelare fino al midollo le Outer che prese dal
membro
femminile più piccolo si erano totalmente dimenticate di
quello maschile.
“Bella domanda, chissà dove si
è cacciato,
dev’essere proprio un vizio quello di sparire”
sbuffo stizzita Heles passandosi
una mano tra i capelli, guadagnandosi in tal modo
un’occhiataccia dalla
compagna.
“Piuttosto che sparare cavolate direi che
potremmo cercarlo” mormorò la violinista, con il
terrore di dover assistere ad
un altro scempio di cadaveri.
“Ragazze temo che non ci sia bisogno di
cercarlo” disse Akane “Lui è proprio
lì” indicò con un gesto della mano il
corridoio nel centro dei due gruppi dei posti a sedere, qui Kazeshi era
sdraiato con le gambe divaricate e le braccia stese, tipo uomo di
Vitruvio e
pareva non accorgersi di tutto ciò che lo circondava,
neanche di loro.
“Chissà cosa si è
inventato questa volta”
commentò la motociclista. In quel momento Milena si
ricordò di sua madre,
ancora confinata in quello che rimaneva dei camerini e
sgranò gli occhi. Se ne
era totalmente scordata, accidenti a lei.
“Cavolo, mi sono scordata di mia
madre” esclamò
all’improvviso facendo alzare un sopraciglio a Ottavia e a
Sidia, la pittrice
si diresse verso il punto in cui vi era il suo camerino, e dopo essersi
guardata un po’ intorno scorse sua madre vicino a un albero,
visibilmente
scossa da tutto ciò che aveva visto. “Mamma tutto
bene?” Miku tremava come una
foglia.
“Si…però…
tu hai sempre avuto a che fare con
questi…fenomeni?” al solo pensiero che la sua
bambina dovesse lottare con
creature del genere rabbrividiva, e tutto questo era la
normalità di colei che
fin da piccola aveva sempre trascurato.
“Si, ho a che fare con queste cose quando
ci
sono pericoli che incombono sulla Terra, e sulla nostra Principessa.
Una
maledizione.” Spostò lo sguardo sul suo gruppo,
vide la sua compagna dirigersi
da suo figlio, il nervoso tradito dal suo passo. “Ma anche la
più dolce delle
benedizioni, in quanto grazie ad essa ho incontrato la persona che
amo” sorrise
dolcemente, tornando a guardare la signora Kaioh, un luccichio negli
occhi blu,
lo stesso che la pervadeva ogni qual volta parlava della persona che
amava.
“Piuttosto mamma dove dormi stanotte? A casa purtroppo non
c’è più posto”
disse.
“Ho preso una stanza d’albergo
per circa
quattro giorni, poi credo che troverò qui una casa in
affitto, i soldi
sicuramente non mancano visto che avevamo conti separati io e tuo
padre, così
come il tuo è separato da entrambi” rispose la
donna.
“Ok a posto, vieni che ti faccio
conoscere gli
altri membri del gruppo” rispose lei facendole strada sul
prato per
ricongiungersi al resto della squadra.
***
Heles intanto era giunta nel punto in cui suo
figlio se la cantava con parole al quanto incomprensibili sul letto
beatamente
sdraiato, rimase ad osservarlo per qualche istante nella speranza che
quello
strazio di cantilena, per quanto intonata fosse, finisse velocemente.
Anche
perché non sapeva proprio dove poteva aver imparato quelle
parole arcane, non
si trattava di Giapponese e tanto meno di Inglese.
“La finiamo con sto canto funebre o devi
farmi
cadere le braccia” esclamò esasperata, a quelle
parole lui spalancò gli occhi,
e quello sguardo sembrò pietrificare la guerriera di Urano,
in quelle orbite
non vi era niente di conosciuto, non l’iride verde gemella
delle sue, non un
sentimento pari all’amore ma l’esatto opposto: era
uno sguardo gelido, senza
sentimenti. Il ragazzino si alzò dal prato e
puntò i suoi occhi, gli occhi che
Heles classificò come quelli di un estraneo non come quelli
del frutto del
proprio sangue.
“Lasciami in pace” rispose
freddamente Kazeshi,
sorridendo maligno.
“Non dire sciocchezze dobbiamo tornare a
casa,
e finché non verrai anche tu io non mi muovo da
qui” controbatté la donna. In
fondo, chi l’ha dura la vince no?
“Fai quello che vuoi, ah per la cronaca
quella
non è casa mia…la mia dimora risiede la dove le
tenebre regnano sovrane”
mormorò lui, poi così come si era alzato,
improvvisamente cadde rovinosamente
al suolo, quasi fosse una marionetta alla quale vengono tagliati
improvvisamente tutti i fili che fanno si che ella si muova. Vedendo il
figlio
svenire in quel modo la bionda decise che la cosa migliore era
prenderlo in
braccio e portarlo a casa, per farlo riposare, intanto avrebbero
cercato di
capirci qualcosa in modo da sapere come agire, se fosse stato
possibile. Doveva
ancora capire di chi fosse quella spada comparsa tra le mani di sua
figlia, lei
era aggraziata come sua madre, ma da quanto aveva potuto capire nutriva
una
passione innata per le moto: nonostante quella sera era salita su una
di esse
per la prima volta l’aveva sentita morbida, e non rigida.
Spontaneità che
neanche sua madre sebbene fossero ormai cinque anni che andava in moto
più o
meno di frequente, aveva acquisito.
***
Quando la motociclista si ricondusse al gruppo,
Milena aveva appena finito le presentazioni di regola tra le loro
compagne e
sua madre, Helios aveva preso la sua forma umana e stava parlando di
qualcosa
che non fece in tempo a captare poiché appena si accorsero
della loro vicinanza
il ragazzo a lei sconosciuto tacque.
“Heles, permettermi di presentarti
Helios,
custode di Illusion e del Cristallo d’Oro” disse
Bunny appena la vide. La
guerriera di Urano spostò il suo sguardo sul loro nuovo
acquisto, o almeno così
sembrava, indossava un vestito totalmente bianco, così come
i suoi capelli. Al
collo portava una strana collana che sembrava fatta in fil di ferro, e
che si
attorcigliava tutta intorno ad esso, sull’anello
più basso un pendente color
oro. Gli occhi erano di una calda tonalità che spaziava dal
marrone al rosso.
“Sei la guerriera di Urano
giusto?” chiese il
giovane.
“Esattamente, piacere di fare la tua
conoscenza” mormorò lei “
“Helios ha avuto una parte determinante
nel
combattimento contro la Regina Nehellenia, lui è il custode
dei sogni” continuò
Bunny.
“Ragazze vista l’ora credo che
sarà meglio aggiornarci
domani al tempio di Rea” disse il custode del Cristallo
d’Oro, con un tono
sufficientemente alto da essere ben udibile anche da Rea e le altre
parte che
erano sempre in disparte, pur origliando i discorsi, ben pronto a
sedare
qualsiasi protesta che si sarebbe alzata da parte dei due gruppi. Loro
non lo
sapevano, ma in seguito sarebbe stata necessaria una collaborazione
anche
stretta tra loro e le scemate, perché di scemate si trattava
che avevano
portato a quella divisione dovevano essere superate, e anche subito.
“Senza offesa ma questo è
fuori discussione, io
con quelle non voglio più avere niente a che fare”
esclamò Heles.
“Visto che il tuo ruolo, così
come quello di
Sailor Mars” alzò leggermente la voce per farsi
sentire dalla bruna poco distante
da loro e dalle Inner, ponendo così l’attenzione
sul nome della guerriera del
pianeta della guerra. “ è quello di proteggere il
Sistema solare, e vista la
gravità della situazione anche l’Universo intero,
sarà decisamente meglio se
andaste d’accordo e anche velocemente.” Il tono con
cui il ragazzo
rispose non ammetteva repliche.
“No forse tu non hai capito, e
probabilmente
non sai neanche le cose quelle la” indicò le
quattro “Hanno avanzato l’idea di
ammazzare mio figlio e mia figlia, per salvare il mondo”
sbottò la Guerriera di
Urano adirata.
“Si da il caso che però non lo
abbiano ancora
fatto” Le fece notare Helios sempre con la calma che lo
caratterizzava.
“Ci credo è dal Compleanno di
Milena a Marzo
che non ci siamo più viste! Come avrebbero mai potuto
farlo?” rispose
nuovamente, quello scambio di opinioni con quello sconosciuto che
però sembrava
molto legato a Sailor Moon, e in particolare a Chibiusa la deliziava.
“Il punto è, cara la mia
guerriera Sailor, che
l’unica soluzione possibile a questa situazione di gravissimo
pericolo risiede
nelle mie mani, anzi no forse è meglio dire che è
al collo di un’altra persona
a voi sconosciuta, ma ogni cosa a suo tempo quindi o fate come vi dico,
oppure
da questa situazione non se ne esce vivi” rispose Helios con
gli occhi puntati
in quelli verdi della ragazza, e tutte Sidia per prima si
meravigliarono di
come una persona così gentile e delicata come il Custode dei
Sogni fosse
riuscita a mettere in riga Sailor Uranus con così tanta
calma, senza urlare ne
metterle le mani addosso.
“Amore Helios ha ragione, se vogliamo
salvare i
bambini e poi la Terra e l’Universo dobbiamo affidarci a lui
non abbiamo altra
scelta, non sappiamo da che parte cominciare altrimenti”
intervenne Milena, e a
quelle parole vedendo che la sua compagna era convinta di quello che
diceva il
ragazzo, come del resto era sempre stata visto che fin dal primo
momento non
aveva approvato quella divisione tra i due gruppi e aveva cercato
quando
possibile di porvi rimedio come quella sera, Heles non poté
fare a meno di
abbassare l’ascia di guerra.
“Devo solo chiedervi una cosa,
ancora”
ricominciò il custode di Illusion “Dovrei
chiedervi il favore di lasciare a
casa vostro figlio e portare solamente Umiko domani alla
riunione” gli sguardi
che si puntarono su di lui erano molto interrogativi “Non
posso dire altro
adesso” concluse.
“Helios hai già un posto dove
dormire?” chiese
allora Bunny cercando di distendere l’atmosfera un
po’ ansiosa che si era
venuta a creare.
“Avevo intenzione di far ritorno su
Illusion e
tornare sulla Terra domani mattina” rispose lui.
“Non se ne parla neanche, abbiamo un
posto per
dormire da noi, sarai nostro ospite” lo ribeccò
Bunny ben consapevole di fare
la felicità della loro futura figlia “E se ti
fermerai sulla Terra per qualche
giorno se sempre nostro ospite” continuò
sorridente “Così voi due passerete un
po’ di tempo insieme” mise le mani sulle spalle di
Chibiusa che arrossì
vistosamente, imbarazzatissima. Era così evidente che si
piacessero?
“Be allora credo che ora possiamo andare
e ci
aggiorniamo domani mattina” disse Akane trattenendo uno
sbadiglio, era già
l’una passata, e il giorno dopo sia lei che la sua sorella
gemella avrebbero
dovuto lavorare, la sua proposta fu accolta positivamente da tutte
loro,
proprio mentre Kazeshi sembrava rivenire tra le braccia di suo
“padre”.
“Dove, dove mi trovo?”
mormorò confuso con gli
occhi che si guardavano intorno, mentre la motociclista lo metteva
giù.
“Davvero non ricordi nulla?”
chiese lei
sorpresa e al quanto sospettosa nei confronti del figlio come del resto
lo era
stata dalla scoperta della modifica della camera fatta senza neanche
avvisarle.
“Si io… mi scoppia solamente
la testa” mormorò.
“Sarà il caso di andare a
casa, che domani sarà
una lunga giornata” mormorò
Sidia “A che
ora dal Tempio?” chiese
poi.
“Direi verso l’una, io e Akane
finiamo di
lavorare a mezzogiorno circa, il tempo di passare da casa a mangiare
qualcosa…
e poi fino alle quattro siamo libere” le rispose Bunny.
“Ok allora alle 13 dal tempio, buona
notte a
tutte ragazze” disse Sidia prima di dirigersi verso
l’entrata della villa,
seguita dal suo gruppo e da Miku. Arrivate vicino alla moto e alla
macchina
delle Outers,la madre della violinista fu costretta ad allontanarsi per
raggiungere la sua macchina parcheggiata poco lontano.
“Ci sentiamo allora, non so quando ma mi
farò
sentire” mormorò Milena “Buona
notte” più affettuosa di così non
riusciva
proprio ad esserlo anche se normalmente con le persone a cui voleva
bene era
diversa. A chi voleva bene appunto.
“Milena mi sono dimenticata di dirti che
con me
ho portato anche Midnight a Tokyo, tuo padre altrimenti non so cosa ne
avrebbe
fatto, lo conosci fin troppo bene” le disse la donna.
“In quale Maneggio l’hai
portata?” chiese lei,
forse iniziava a vedere quella donna sotto un’altra luce, tra
una cosa e
l’altra si era totalmente scordata di tornare a Kyoto per
prenderla e portarla
lontano da quegli idioti degli stallieri al servizio di suo padre, che
pur di
leccargli il culo erano disposti a fare del male a quei poveri cavalli.
“All’imperiale, la direttrice
è una mia
conoscente, e sarà trattata con tutti i riguardi”
rispose Miku.
“Ok grazie mamma, buona notte”
rispose lei, ben
sapendo a quel punto quali fossero i programmi per la giornata
dell’indomani
dopo la riunione.
Quando rientrarono a casa Kazeshi senza dire
una parola si chiuse in camera sua sbattendo la porta, il foglio con i
versi
della Divina Commedia di Dante che si alzò leggermente per
il movimento d’aria
causato dal suo passaggio e dalla chiusura della porta.
Si sentiva confuso, ricordava benissimo
ciò che
era accaduto, ma aveva tuttavia mentito a suo padre perché
ne sentiva il
bisogno, come sentiva il bisogno di trovare nuovamente quella donna
comparsa
così all’improvviso, si sentiva attratto da quel
cristallo viola che aveva tra
le mani, era più forte di lui gli sembrava di essere della
polvere di ferro in
balia di una calamita. Si questo era ciò che sentiva nei
confronti di lei, un
attrazione impossibile da ignorare, era sicuro che lei avrebbe capito
la sua
vera natura senza giudicarlo. Doveva trovarla, quando era sdraiato sul
prato
aveva sentito un enorme energia negativa prendere possesso del suo
corpo,
tuttavia per quanto oscuro potesse essere questo evento, in quegli
istanti
mentre dalle sue labbra usciva quella cantilena si sentiva in pace con
se
stesso. Quel tormento di tenebra era parte di lui. E doveva trovarlo
per farlo
suo, fino in fondo.
Un sorriso malvagio si aprì sul suo
volto.
Umiko in camera sua invece era taciturna,
appena entrarono in camera loro mise la spada contro il muro, quella
lama di
cristallo l’affascinava, e poi era estremamente leggera si
adattava
perfettamente alla sua mano, e le sembrava solamente che il suo braccio
era
poco più lungo. L’elsa era finemente intagliata, e
formava un rovo che andava
fino in cima all’impugnatura, sulla quale si apriva una
bellissima rosa. Tuttavia
gli avvenimenti di quella sera la stavano facendo pensare, cosa avrebbe
dovuto
fare con quella spada? Il comportamento di suo fratello invece
l’aveva segnata,
a lei quella rabbia mista a dolore che sentiva provenire da quella
demone donna
l’aveva ferita, non poteva sopportarlo ma sapeva che doveva
porvi rimedio. Per lui
invece no, quella stessa aurea scura era oggetto di immane attrazione,
sembrava
che lui provasse esattamente ciò che provava lei per la
luce, l’amore e tutto
ciò che in qualche modo era il bene. Sospirò
lievemente mentre fissava il
pavimento vicino ai suoi piedi mentre era seduta ancora sul letto.
“C’è qualcosa che
non va Umi?” le chiese
Ottavia che si era appena infilata sotto le coperte.
“No è solo che, non capisco
come Kazeshi possa
essere attratto da quella quantità immane di
dolore” mormorò la ragazzina.
“Te lo dico per esperienza, il male ti
divora
dentro, ti consuma. E’ quasi come un cancro, sai che
c’è che ti sta divorando,
ma non puoi fare a meno di evitarlo. Ti annienta totalmente”
mormorò Ottavia
mentre alla mente le tornavano le tremende sensazioni che aveva provato
quando
era prigioniera in un corpo che non aveva mai sentito così estraneo come allora,
quando era stata la
Despota 9.
“Si lo so, però per me
è impensabile, i nostri
genitori ci vogliono bene, come può essere così
cattivo”
“Anche mio padre mi voleva bene, Chibiusa
poi?
Tra noi nonostante l’età di differenza
c’è un’amicizia
profonda, ma questo non basta credimi.
Altrimenti non sarei stata quella che sono stata”
mormorò tristemente.
“Ma perché cosa ti
è successo? Magari ci può
aiutare in qualche modo con Kaze” mormorò curiosa
la ragazzina.
“Un tempo sono stata un nemico, il
peggior
nemico dei tuoi genitori e di Sailor Moon…anzi se non fosse
stato per lei io a
quest’ora non ci sarei più e molto probabilmente
neanche il pianeta Terra” perché
le faceva così male parlare di quel periodo? Aveva un nodo
alla gola.
“Capisco…ma alla fine sei
diventata buona, cioè
sei una guerriera Sailor Ottavia e questo vuol dire che nel tuo cuore
risiede
del bene” esclamò la sorella sorridente.
“Magari anche per nostro fratello è
così no?” chiese speranzosa.
“Non lo so Umiko…lo spero
enormemente…ora
possiamo dormire per favore?” chiese la bruna.
“Si ok va bene, alla buona
notte!” rispose l’altra
un po’ più sollevata da quella chiacchierata: se
anche sua sorella era stata
malvagia un tempo, allora suo fratello aveva qualche
possibilità di salvezza, e
loro dovevano solamente capire come fare per tirarlo fuori dal male e
dalle
tenebre. E la luce facilmente riesce a fare questo, basta solamente
trovare la
fessura dalla quale entrare.
|
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Capitolo 7 *** La Scomparsa ***
7^Capitolo:
La Scomparsa.
“Ottavia allora se succede qualcosa di
qualsiasi
tipo chiama, sai dove trovarci” era Sidia che si era appena
finita di preparare
per andare all’incontro fissato la sera prima al Tempio, la
Guerriera di Saturno
invece sarebbe rimasta a casa come deciso per fare la guardia a
Kazeshi, anche
se tutte dubitavano fortemente che uscisse visto che sembrava odiare la
luce
del giorno più di qualsiasi altra cosa.
“Papà andiamo in
moto?” mormorò
Umiko anche se sapeva che essendo in
quattro sarebbero andate alla riunione in macchina che per la stagione
estiva
aveva il tetto abbassato.
Mezz’ora più tardi avevano
parcheggiato in
fondo alla scalinata del tempio. Per
la
più piccola del quartetto era la prima volta che saliva
quella lunga scalinata
in cima alla quale c’era un arco in pietra, il classico per
un tempio scintoista.
Si sentiva in qualche modo agitata per ciò che quello strano
tipo comparso la
sera prima avrebbe
rivelato loro, e
soprattutto aveva paura che dicesse che per forza di cose non ci
sarebbe stato
nulla da fare per suo fratello. Era molto unita a lui
e se avesse chiesto di toglierlo di mezzo con
la spada non era sicura di riuscire ad assolvere al proprio compito,
sempre che
i loro genitori avessero fatto si che tutto ciò si
avverasse, e ne dubitava
moltissimo conoscendo il suo “papà”.
Quando giunsero in cima alle scale trovarono
già Marzio e la restante parte della sua futura famiglia a
parlare con Rea,
mentre Helios e Chibiusa chiacchieravano allegramente seduti sulle
scale poco
distanti. La guerriera di Marte appena fecero la loro comparsa si
zittì e come
era sua abitudine quando era nervosa prese a spazzare in modo convulso
con la
scopa l’area del piazzale intorno a lei per allontanare
quelle poche foglie che
per il vento erano cadute nonostante fossero ancora verdi. Luna e Diana
invece
sonnecchiavano al sole.
“Giorno ragazze, giorno Marzio e
Helios” esordì
Umiko allegra, ottenendo un caloroso saluti da tutti meno che dalla
bruna
padrona di casa che si limito a sibilarlo tra i denti, per il
dispiacere della
ragazzina ma anche di quello di Bunny. Le Outer si sedettero vicine a
Diana e
Luna, Heles sul quarto scalino, mentre Milena sul terzo poco
più in basso,
Sidia invece come prevedibile si appoggio a una colonna e rimase in
piedi.
Prima che tutto il numeroso gruppo fu al completo passò una
mezz’oretta buona,
man mano che le loro compagne di squadra arrivavano però, la
tensione era
sempre più palpabile.
“Ragazze scusate il ritardo ma ho avuto
un
contrattempo improvviso” una Amy accaldata e agitata fece la
sua comparsa in
cima alle scale del tempio, mancava solo lei all’appello.
“Di niente Amy, per una volta almeno non
è
Bunny quella in ritardo” mormorò Rea beccandosi
un’occhiataccia dalla biondina.
“Ok ora che ci siete tutti possiamo
iniziare”
disse Helios “Allora avete tutte visto quella demone ieri
sera giusto?” le
altre annuirono “Lei non è il vostro peggior
nemico, il vostro nemico
principale non ha forma, e dobbiamo riuscire a sconfiggerlo prima che
riesca a
raggiungere il corpo che sta cercando” continuò
lui.
“Fammi indovinare, il corpo che sta
cercando
è…è quello di mio fratello?”
mormorò raggelata Umiko, sentendo poi una mano
sulla spalla di uno dei suoi genitori, impossibile dire chi dei due.
“Cosa te lo fa pensare Umiko?”
chiese il
ragazzo.
“Kazeshi ieri sera sembrava molto
attratto
dal…dal cristallo che aveva quella donna, gli avrebbe fatto
qualcosa
sicuramente se non fossi intervenuta distraendola, e poi…poi
è scomparsa quando
sei comparso tu e la spada” mormorò agitata. Non
voleva essere l’artefice della
morte di suo fratello.
“Esattamente credo sia proprio lui quello
che i
nostri nemici stiano cercando, non si spiegherebbe l’uso del
cristallo
purpureo,ma non è questo di cui volevo parlarvi ragazze.
Come detto prima
bisogna agire prima che il nostro vero nemico possa trovare un corpo
dove prendere
forma, e l’unico strumento che potrebbe darci una mano,
è il Talismano del
Potere” appena ebbe finito di parlare intervenne Artemis.
“Helios ma non diciamo sciocchezze, con
tutto
il rispetto ma sappiamo benissimo che la sua custode è
frutto solamente di una
leggenda, non sappiamo neanche se esiste il Talismano del
Potere” il gatto
bianco era decisamente scioccato da quell’affermazione del
custode del
Cristallo d’oro.
“Dove sarebbe questa ipotetica
custode?” chiese
allora Sidia, sapeva di chi stava parlando, un’anima
costretta alla solitudine
almeno quanto lei quando ancora era rilegata alle porte del tempo,
erano le due
guerriere costrette ad un esistenza solitaria, e anche intorno a colei
di cui
stavano parlando si era accresciuta una specie di leggenda
poiché nessuno da
generazioni l’aveva mai incontrata.
“Nella zona dei Cicli Infiniti,
nonché
appendice Sud-Orientale dell’Elision” spiego in
tono calmo lui. “Qui appunto vi
è una persona, che custodisce questo talismano, questo
talismano potrebbe darci
una possibilità in più contro il nemico, a patto
però che…” era il punto che
temeva di più questo, non sapeva come l’avrebbero
presa le guerriere del
Sistema Solare Esterno.
“A patto di cosa?” chiese
Milena, deglutendo
chissà per quale motivo il suo istinto le sussurrava che in
quella parte del
piano c’entrasse sua figlia.
“A patto che a portare il Talismano, sia
Umiko.
Una volta attivato sarà lei a dover combattere contro il
nemico, e spero con
tutto il mio cuore che non sia annidato nel corpo del fratello per quel
tempo e
distruggerlo. Se sbaglierà qualcosa, alimentando il potere
del cristallo con
l’odio verso il nemico, potrebbe addormentarsi senza potersi
mai più
risvegliare” quelle parole gelarono il sangue nelle vene
della ragazzina, no
non poteva essere era qualcosa di campato in aria, decisamente
impossibile da
svolgere quello aveva sicuramente bevuto.
“Sei fuori di testa spero?”
sbottò Heles con un
groppo in gola, praticamente entrambi i suoi
“bambini” correvano il rischio di
soccombere in quella battaglia. Il caldo dava sicuramente alla testa di
quel
manichino dai capelli bianchi quasi fosse un albino.
“No Heles, è l’unica
opzione che abbiamo, mi
dispiace credetemi dare questa notizia, e anche colei che mi ha mandato
era
affranta per questo destino ma è veramente l’unica
strategia che abbiamo al
momento” sospirò. Aveva immaginato che non sarebbe
stato affatto semplice
convincerle.
“E il potere di questo cristallo come lo
si
attiva?” chiese dunque Milena, meritandosi
un’occhiata addolorata dalla compagna.
“Questo non lo so dovremmo fare un
viaggio
all’Elision ragazze la custode del Talismano vuole parlare
con alcune di voi,
per questo è di essenziale importanza che mettiate da parte
i vostri rancori,
perché la squadra dovrà per forza spaccarsi in
due. La custode del
Talismano a chiesto
espressamente di portare al suo cospetto coloro che hanno la protezione
di:
Nettuno, Urano, Plutone, Saturno, Mercurio, Venere, Marte e Giove.
“continuò a
spiegare.
“Ma è una follia,
così la terra sarà totalmente
indifesa!!!” Rea non poteva credere alle sue orecchie, non
solo dovevano stare
insieme al Gruppo del Sistema solare esterno, quando tutti i problemi
nascevano
da due di loro, ma lui pretendeva pure che lasciassero indifesa la
Terra.
“Rea è qui che ti sbagli,
Bunny e Akane, non
che le Sailor Star Light rimarranno qui, e con loro Chibiusa, la
Principessa
Kakyuu e ovviamente il sottoscritto. Accompagnerò il gruppo
designato solamente
da questa persona, poi farò ritorno su questo pianeta,
poiché per viaggiare da
quel momento in poi vi basteranno solamente i varchi spazio temporali
di Sailor
Pluto, tutto comunque vi sarà più chiaro quando
saremo a cospetto della custode
del Talismano” quelle
parole furono
accolte da un silenzio di tomba.
“Non credi che sia molto pericoloso
dividersi?
E poi fammi capire una cosa Helios, i problemi nascono tutti dalle
Outer perché
mai noi dovremmo mettere in pericolo la Terra lasciandola indifesa per
rimediare a un problema che hanno causato loro” a quelle
parole Heles non ci
vide più.
“A siamo arrivati a questi
punti?” esplose la
guerriera di Urano “Ora fare dei figli è una colpa
irrimediabile, anzi una
condanna a morte? Quando ne io, ne lei – e se non sbaglio
neanche voi -
sapevamo a cosa andavamo incontro, ti sei fumata le tue
pergamene?” sbottò con
rabbia.
“Hel stai calma”
mormorò Milena poggiandole una
mano sulla spalla.
“Se moderiamo le parole e i bollenti
spiriti da
entrambe le parti sarebbe meglio. Vi ricordo così come ho
fatto ieri sera che è
l’unica possibilità che abbiamo. Ergo fareste bene
ad andare d’accordo. E le
frecciate potete anche risparmiarvele, soprattutto se basate su
argomenti così
sterili” gli occhi del ragazzo fissarono severamente le iridi
d’inchiostro della
Sacerdotessa che fu costretta ad abbassare lo sguardo arrossendo.
“Direi che si
può partire domani stesso in modo tale da non perdere
tempo”
“Se è necessario
certamente” gli rispose
Milena. Umiko invece aveva una paura tremenda, di ciò che
avrebbe passato di li
a poche ore, cos’era questo Elision? Sulle cartine di
Geografia non esisteva,
ma forse poteva essere una cittadina oppure un palazzo di Tokyo del
quale non
era a conoscenza. Però se così fosse, cosa
c’entravano i varchi spazio-
temporali che avrebbe dovuto utilizzare sua zia?
“Se non fosse necessario non ve lo avrei
detto,
o sbaglio?”ribatté Helios.
Pochi istanti dopo si sentirono dei piccoli
trilli, provenienti da qualche ricetrasmittente del gruppo, a un controllo
più accurato scoprirono che
era proprio quello di Sidia a emettere il suono, con una lucina color
granato
sul coperchietto nero che si illuminava.
“Ottavia dimmi” rispose la
Custode del Tempo.
“Sidia…io… io non
so come possa essere
successo, davvero non me ne capacito” la ragazzina al di la
dell’orologio era
molto agitata, parlava veloce, troppo veloce per capirci qualcosa di
sensato in
mezzo a quel fiume di parole.
“Stai calma, o non riusciamo a capire
niente
ok? Cosa è successo?” cercò di
tranquillizzarla la guerriera di Plutone mentre
sentiva tutti gli occhi puntati sopra di se, sensazione al quanto
snervante.
Odiava sentirsi osservata.
“Sidia… Kazeshi è
sparito, non so come possa
essere successo, devi credermi ero in sala e non l’ho sentito
uscire eppure
sono sempre stata sveglia” sentiva un groppo in gola,
provocato più dal nervoso
che da altre cose.
“Ora stai tranquilla io e le altre
arriviamo
subito ok?” le rispose la bruna, chiudendo poi la
telecomunicazione.
“Ragazze se dovete andare andate pure, vi
chiamo stasera per dirvi cosa è stato deciso”
disse loro Bunny, Milena sorrise
dolcemente all’amica, le era infinitamente grata per aver
proposto quella
soluzione, sentire che suo figlio era scomparso così
improvvisamente da casa
loro senza aprire la porta, o almeno questo era ciò che
risultava dall’unica
presente nella loro abitazione, la faceva stare male. Se lui era
uscito, anche
solamente per andare a fare un giro, e fosse caduto nelle grinfie dei
nemici
era solamente colpa loro, erano i suoi genitori e avrebbero dovuto
proteggerlo. Non
lasciarlo alla mercé di
quelle creature che trasudavano male e nient’altro.
***
“Ottavia allora se succede qualcosa di
qualsiasi tipo chiama, sai dove trovarci” le disse Silvia
poco prima che Umiko
chiedesse ad Heles di andare in moto, incredibile come sua sorella
fosse un
autentico miscuglio tra sua madre e suo “padre”, i
lineamenti e i modi erano
sicuramente della violinista, ma la passione per le moto era senza
alcun dubbio
del padre. Almeno per quel momento però non aveva dato modo
di pensare che
oltre alle moto, avesse ereditato anche un linguaggio poco consono e
decisamente sboccato, la bruna sorrise lievemente al pensiero di quanto
sarebbe
salita alle stelle la sopportazione della Guerriera di Nettuno se anche
la
figlia si fosse abituata a dire le parolacce di frequente. Appena le
quattro
uscirono di casa lei rimase nel più assoluto silenzio, non
si sentiva nessun
rumore eccetto per le battute di qualche film che stava vedendo il
fratello
chiuso in camera sua come era ormai abitudine, si sedette sul divano
poco
distante da Artù che sonnecchiava tranquillamente e preso il
libro che aveva
abbandonato poco prima si mise a leggere, uno dei suoi hobby preferiti
se si
escludeva la musica in primo luogo, e in terzo il collezionismo di
lampade da
comodino che però si era decisamente assopito in quei tre
anni che erano
trascorsi dalla sconfitta di Galaxia. Si immerse totalmente nella
lettura,
cercando comunque di prestare attenzione a qualsiasi rumore inusuale
che
provenisse dalla stanza poco lontana.
Kazeshi nel frattempo era seduto a gambe
incrociate davanti a un disegno formato da sei sassolini che a un primo
sguardo
sembravano messi così a caso, per un gioco normalissimo
magari lanciate così
per puro divertimento, ma ponendo attenzione alla loro
posizione si poteva intuire che quelle pietre
quasi completamente identiche erano poste in realtà ai
vertici di una stella a
sei punte. Il ragazzo aveva gli occhi chiusi nel buio, le mani
appoggiate sulle
ginocchia, si stava concentrando mormorando una cantilena che gli
usciva dal
cuore, dal lato più profondo di se stesso, senza che nessuno
gliel’avesse mai
insegnata. Dopo qualche minuto durante il quale la cantilena
andò via via
aumentando sempre più d’intensità, una
luce violacea partì dal sassolino che
definiva la punta più lontana da lui, andando a colpire pian
piano tutti gli
altri finché sul pavimento non si venne a disegnare una
stella ebraica. Aprì
gli occhi di scatto, le sue iridi erano senza luce, sembrava essere
entrato in
trance come la sera prima quando il cristallo purpureo della demone lo
richiamava a se in modo assai convincente. Il suo istinto gli diceva
che quella
stella sarebbe stata la porta per la sua libertà, lontano
dai pregiudizi dovuti
alle sue abitudini, sarebbe riuscito a scappare solamente compiendo
qualche
passo verso il centro della stessa. Ed era giusto ciò che
avrebbe fatto, una
volta libero e senza scocciatrici a presso poteva raggiungere
ciò che stava
cercando. Fece due passi all’interno della stella luminosa
nel buio. Appena
raggiunse il centro della figura, un bagliore violaceo si
sprigionò intorno a
lui, mentre sentiva una sorta di energia negativa crescere, dopo
qualche
secondo si sentì un forte risucchio, e anche il nero della
stanza sparì
lasciandola immacolata così com’era stata fino a
pochi giorni prima.
Quel rumore provocato da Kazeshi fu
perfettamente udibile dalla sala dove Ottavia leggeva tranquillamente
un libro,
tanto da insospettirla e farle abbandonare la lettura da cui era presa,
la
guerriera di Saturno abbandonò il libro sul divano e
andò a controllare in
camera. Giunta nei pressi della stanza fu subito colpita dal colore
della
porta: era tornata in legno di ciliegio come era sempre stata e non
aveva più
niente di corvino, anche il foglio sul quale erano scritti i versi
della Divina
Commedia di Dante erano spariti. Con il cuore in gola aprì
la porta senza
neanche chiedere il permesso perché l’istinto le
diceva che all’interno di
quella stanza non c’era nessuno. E il suo istinto non
sbagliava mai. Ciò che
trovò infatti era la stanza degli ospiti com’era
sempre stata, ma purtroppo di
suo fratello neanche l’ombra.
Stai calma Ottavia potrebbe
essere in bagno.
Si rassicurò da sola anche se nel profondo sapeva
che non sarebbe stato li,
non avrebbe avuto senso altrimenti il fatto che la stanza fosse tornata
normale. Spalancò la porta del bagno e trovo anche quella
stanza vuota, e ora
chi glielo diceva alle altre che lui era uscito senza che lei se ne
accorgesse?
Andò velocemente verso la sua camera dove era sicura di
trovare il suo orologio
ricetrasmittente. Schiacciò i tasti per chiamare Sidia,
ripetendo a se stessa
di rimanere calma, anche se non era per niente facile farlo. Dopo
qualche
minuto che a lei parve durare un eternità sentì
dall’altra parte la voce di
Sidia.
“Sidia…io… io non
so come possa essere
successo, davvero non me ne capacito”partì a
mitraglia senza porsi il problema
di farsi capire, mentre
era in preda a
una forte ansia. Se quel ragazzino così strano si fosse
congiunto ai nemici
cosa poteva accadere? Qualcosa che sicuramente avrebbero potuto evitare
se
avessero capito fino in fondo di cosa era capace quel ragazzino.
“Stai calma, o non riusciamo a
capire niente ok? Cosa è successo?” le rispose
Sidia senza tradire come era sua
abitudine nessuna emozione. La guerriera di Saturno si costrinse a fare
un
respiro profondo prima di rispondere, nel tentativo di calmarsi.
“Sidia… Kazeshi è
sparito, non so
come possa essere successo, devi credermi ero in sala e non
l’ho sentito uscire
eppure sono sempre stata sveglia”
“Ora stai tranquilla io e le
altre arriviamo subito ok?” concluse la Custode del Tempo
prima di chiudere la
telecomunicazione, lasciandola sola con il suo nervosismo, poteva
sicuramente
iniziare a cercarlo, ma sarebbe stata una buona idea la sua? Se nelle
sue
ricerche avrebbe incontrato i nemici da sola cosa poteva fare? Niente.
Erano
fin troppo veloci per essere tenuti a bada da solamente una persona. Si
disse
allora che la cosa migliore fosse cercare qualche indizio nella camera
del
ragazzino, anche se dubitava fortemente che lui ne avesse lasciato
qualcuno,
giunta nella stanza oggetto delle sue ricerche si guardò
attentamente intorno,
ma niente tradiva la presenza del fratello, o almeno questo era
ciò che poteva
intuire osservandola dalla soglia si decise quindi ad entrare, e i suoi
piedi
si scontrarono contro un piccolo oggetto, i suoi occhi si abbassarono
sul
pavimento e trovarono quello che sembrava un normalissimo sasso,
guardando
meglio però non era l’unico a essere stato
abbandonato nella stanza, anzi quasi
identico a quello che stringeva ora nella mano, ve ne erano altri
cinque del
medesimo colore e all’incirca delle stesse dimensioni del
primo. Osservò
attentamente la sua posizione, poi afferrò una matita che
era rimasta
abbandonata sulla scrivania e provo a collegarli, ripercorrendo
all’incirca lo
stesso percorso che la luce violacea aveva fatto un quarto
d’ora prima. Quando
arrivò alla fine noto che la forma che si era formata sul
pavimento era una
stella a sei punte, di quelle formate da due triangoli sovrapposti in
testa
coda, e che il sasso che lei stringeva tra le mani andava a delineare
quindi la
posizione del sesto ed ultimo spigolo della figura.
Ma tutto ciò che cosa poteva
dire? Sembrava tanto che si trattasse di una setta satanica. Decise di
lasciare
quella specie di disegno sul pavimento in modo da farlo vedere alle
altre
componenti del gruppo, e continuò quindi a cercare altri
indizi anche se,
stella a parte, erano pressoché inesistenti.
Sospirò frustrata per non aver
trovato niente di interessante,decise quindi di tornare dal divano e
leggere
per cercare di dare un contegno all’agitazione che sentiva.
Passo poco più di mezz’ora
prima
che la restante parte del gruppo del Sistema Solare esterno fece
rientro a
casa.
“ Hai scoperto dove potrebbe
essersi diretto?” le chiese Sidia.
“No nella sua camera non vi è
più
niente di suo, è tornata normale eccetto per sei sassi che
se collegati tra
loro da delle righe portano a formare una stella a sei
punte”mormorò la
brunetta.
“Maledizione!!! Dobbiamo trovarlo
prima di domani!” esclamò Heles “Prima
che arrivi ai nostri nemici altrimenti
sarà troppo tardi per tutto” il nervosismo della
bionda fu tradito da un pugno
sferrato con potenza contro il muro.
“Amore agitarsi non serve a
nulla, ci vuole lucidità nei momenti come questo, e comunque
oltre a un
significato religioso e satanico la stella a sei punte secondo alcune
leggende
è anche una figura che potenzialmente può
accumulare energia” mormorò Milena
“ Tu come fai a saperlo?”
mormorò
Ottavia.
“Internet, può tornare molto
utile sai” rispose mentre si guardava in torno “
Qui non caveremo un ragno dal
buco ragazze, conviene cercare in giro per la
città” la sua voce non tradiva
alcuna emozione, ma in realtà dentro di lei si agitava un
maremoto, tuttavia
ciò che aveva detto alle sue compagne era la
verità: dovevano rimanere lucide,
altrimenti con l’agitazione avrebbero solamente perso tempo,
e vista la
situazione era da evitare.
“Direi di dividerci, io e Umiko
andiamo in macchina, Ottavia in bici e tu e Heles andate in moto che
forse
farete anche prima, lui ora ha mezz’ora di vantaggio su di
noi, e sperando che
non sia troppo tardi, converrà iniziare a cercarlo
immediatamente” si intromise
la Custode del Tempo, a sentire quelle parole si prepararono per agire.
E nel
giro di una quindicina di minuti erano tutte e quattro in strada alla
ricerca
disperata di quella testa calda.
***
Kazeshi dopo aver sperimentato per la prima
volta la sensazione di essere risucchiato dentro un cono di bottiglia
che non
ti permette di respirare, si trovò con suo grande piacere a
poca distanza da un
castello in cristallo. Sospeso a chilometri di altezza su Tokyo, pareva
che
poggiasse i piedi su un pavimento di vetro,
sentiva già di amare quella costruzione,
meravigliosa alla luce del sole
quanto scura e minacciosa al calar delle tenebre, protetta da un aurea
malefica
che ne impediva la localizzazione a chi non doveva entrare in contatto
con
essa, con estremo piacere lui scoprì che era il benvenuto.
Dalla struttura si
abbasso infatti una scala sempre in cristallo, e lui prese come un
invito al
quale era impossibile resistere, il materiale simile a cristallo era
gelido
sotto il tocco delle sue mani.
Spostò lo sguardo
verso l’ingresso a livello
del quale la sua scalinata sarebbe finita e vide quella stessa donna
che tanto
l’aveva affascinato aspettarlo, non era sola però:
dietro di lei c’erano altre
cinque di quelle misteriose e meravigliose creature della notte, ed era
certo
che stavano aspettando lui. Accelerò il passo, e man mano
che si avvicinava a
loro il luccichio delle sue iridi si trasformò in qualcosa
di gelido e
spietato.
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Capitolo 8 *** Inutili ricerche, crolli emotivi e strani incubi. ***
Note
dell'Autrice: Eccomi qui prima del previsto con a postare
dal portatile nuovo, il vecchio è ancora funzionante ma
può morire da un momento all'altro, per via di un
cortocircuito causato dalla batteria mal funzionante che ha danneggiato
sia il processore che l'hard disk -.-". Bando alle ciance, vi lascio
con questo capitolo forse un pò più corto del
solito ma se lo continuavo diveniva troppo lungo. Entro l'otto di
Ottobre posterò anche sulla'altra long fic.
Buona lettura.
Capitolo
8:
Inutili ricerche, crolli emotivi e strani incubi.
Appena la guerriera di Urano
diede gas alla moto sentì la
presa della compagna che si irrigidiva intorno ai suoi fianchi le venne
da
sorridere nello scoprire che, nonostante fossero passati anni da quando
vi era
salita la prima volta, non si sentiva ancora totalmente al sicuro.
Più che
altro non riusciva a capire come una che cavalcava a livelli
tutt’altro che
bassi non potesse
essere a suo agio
sulla sua “bambina” a due ruote: un cavallo era
sicuramente più pericoloso, era
pur sempre un essere dotato di vita propria e, soprattutto, di
volontà propria,
che poteva imbizzarrirsi da un momento all’altro procurandoti
un biglietto di
sola andata per gli inferi. Al contrario la moto era un oggetto le cui
azioni
erano decise da colui che le stava in groppa, e lei non era una
spericolata che
compieva gesti azzardati quando aveva un passeggero dietro. Quando era
sola era
un altro discorso.
La violinista invece era
stretta a lei, con il corpo
totalmente aderente a lei, e il volto girato verso il marciapiede di
destra, il
più vicino a loro alla ricerca del figlio, senza del resto
ottenere molti
risultati, anche perché a ogni cambio di direzione il suo
istinto le suggeriva
di chiudere gli occhi e rafforzare la presa intorno alla bionda, era
più forte
di lei: in moto si sentiva troppo vulnerabile, anche se sentiva il
vento
entrarle fin sotto i vestiti a raggiungere un contatto intimo con il
suo corpo
che non poteva assolutamente sperare di avere in altri posti, non con
l’elemento almeno. Con la sua guardiana era
tutt’altra storia.
“Amore se mi stringi
così mi soffochi” la sentì mormorare da
sotto il suo casco integrale.
“Scusami” le rispose
sforzandosi di non stringere molto le braccia attorno alla persona che
amava.
Perdendosi dopo poco a guardarla, la tuta da motociclista nera, era
perfettamente aderente al suo corpo donandole un aria tremendamente
sexy
risaltandone le forme, le sue iridi blu lo percorsero per
l’ennesima volta
andandosi a fermare la dove c’era il casco. Prima di
concentrare nuovamente la
sua attenzione sulle persone che camminavano incuranti di
ciò che stava
succedendo sui marciapiedi.
***
Ottavia era ormai arrivata da
qualche tempo nella
zona che era solita frequentare in
bicicletta, dove c’era un parco, le batteva forte il cuore
per l’agitazione e
l’assurdità della situazione che si era venuta a
creare a causa sua. Si perché
la colpa era solamente sua, avrebbe dovuto costringere suo fratello ad
andare
con lei in sala, magari abbassando le serrande e rinunciando alla
lettura di un
buon libro, ma almeno lo avrebbe tenuto d’occhio. Cosa che
non aveva fatto, e
che aveva portato a quegli eventi.
E ora chissà dove e
cosa stava facendo Kazeshi, e
soprattutto era forse caduto in balia dei nemici? Cosa gli avrebbero
fatto?
Sapeva per esperienza quanto fosse brutto divenire un involucro entro
il quale
si muove un entità malvagia, e se ci fossero state poche
speranze di salvarlo?
Come avrebbero fatto? Avrebbero salvato il mondo o la vita del
ragazzino? E
sopratutto lui voleva essere strappato dalle tenebre? Lei, o meglio
Sailor
Saturn aveva lottato con tutte le sue forze per uscire alla luce,
sconfiggendo
al contempo l'essenza malvagia della Despota 9, questo
perché aveva attinto la
sua forza dall'amicizia che Chibiusa e Bunny le avevano sempre
dimostrato, ma
lui? Pensava che tutta la sua famiglia fosse contro di lui, e non aveva
neanche
stretto amicizia, con nessuna componente del gruppo di Akane, ne con la
sua
migliore amica di cui era coetaneo. E quindi? A cosa si sarebbe potuto
aggrappare per tornare ad essere quello che era? Per lei era
impossibile
capirlo, sapeva solamente che si sentiva in colpa. Troppo per i suoi
gusti.
Alla fine ai suoi due fratellini ci si era affezionata, anche se
all'inizio non
aveva accettato di buon grado la notizia della loro nascita.
Frenò di colpo
quando arrivò a una delle entrate del parco,
era stanca e affannata per la pedalata appena finita che
l’aveva impegnata in
un ritmo piuttosto sostenuto. Le sue iridi viola caddero
sull’orologio che
portava il polso facendole così notare che era passato
più di un’ora da quando
le ricerche erano iniziate, e la cruda e pura verità
colpì la sua mente: ormai
le speranze di trovarlo erano veramente poche, almeno che non si
trattasse di una
bravata bella e buona, e in quel caso era meglio che lei fosse andata a
casa in
modo che lui trovasse qualcuno al suo ritorno pronto a fargli una bella
lavata
di capo. Anche se non dubitava di Heles, che anche quando era piccola
gliene
aveva fatte a bizzeffe di lavate di testa quando si era rivelato
necessario,
non in troppe
occasioni comunque perché
lei non aveva fatto una quantità innumerevole di gesti per
guadagnarseli.
Scese
dalla bici e
mantenendo le mani sul manubrio decise di riposarsi un quarto
d’ora in modo
tale da riuscire a calmarsi. Dopo di che sarebbe ripartita verso casa,
si
sedette su una panchina e rivolse lo sguardo verso il cielo sopra di
se, che
lentamente virava dal rosso acceso del tramonto al colore della sera
imminente,
uno spettacolo piuttosto malinconico.
***
Era passata quasi
un’ora da quando l’automobile era uscita
dal garage, e da quel momento in poi era calato un silenzio di tomba,
Umiko
fissava costantemente la strada alla sua destra senza in
realtà vedere niente a
causa dei troppi pensieri che le affollavano la mente. Pensava a
ciò che aveva
detto quello strano ragazzo dai capelli bianchi che sembrava avere un
rapporto
piuttosto stretto con Chibiusa, a quel famigerato Cristallo del potere
di cui
aveva parlato, e soprattutto pensava
all’eventualità del dover uccidere suo
fratello.
Si sentiva sporca.
Sarebbe divenuta
un’assassina solamente a quasi quattordici
anni.
L’assassina di suo
fratello.
Quei pensieri le provocavano
un’angoscia immensa, e se
avesse fallito? Avrebbe avuto sulla coscienza la distruzione
dell’universo
intero, sempre che lei stessa fosse sopravvissuta alla catastrofe.
La Guerriera di Plutone invece
era immersa in altri
pensieri, sospettava infatti che colei che avrebbero incontrato il
giorno dopo
durante la loro visita all’Elision e alla zona dei Cicli
Infiniti era la
guerriera che controllava tutte le entità da cui loro altre
erano protette, e
per tanto era la più potente in assoluto. Ma anche la
più solitaria, forse
anche più di lei. Per lo meno durante la permanenza alle
porte del tempo nel
suo caso Chibiusa andava spesso a trovarla, rompendo quel silenzio che
la
circondava eternamente, ma i Cicli Infiniti erano una zona invalicabile
se non
si aveva il permesso di entrarvici.
“Zia ma se io non ce
la facessi?” mormorò ad un tratto
voltandosi a guardare la donna al volante.
“Riguardo
a cosa?” le rispose Sidia senza
distogliere lo sguardo dalla strada per evitare di causare qualche danno
alla macchina della sua compagna di squadra, in caso contrario chi
l’avrebbe
sentita? Non voleva neanche pensarci!
“Riguardo a
ciò che ha detto Helios” mormorò con
tono triste
la ragazzina.
“Non ti preoccupare,
andrà tutto bene, non sei da sola ad
affrontare tutto ciò, ci siamo noi ma cosa più
importante c’è Sailor Moon e
anche sua sorella quindi stai tranquilla e andrà tutto
bene” rispose lei.
“Si ma se mio
fratello fosse più potente, e si insomma
se mi distruggesse, se distruggesse me e
l’intero pianeta?” chiese nuovamente lei .
La bruna approfittando di un
semaforo rosso si volse a
guardarla, con uno sguardo comprensivo .
“Non pensare una cosa
del genere, noi saremo al tuo fianco e
non lo permetteremo” le disse prima di stamparle un bacio
sulla fronte. “Sarà
meglio tornare a casa, sono quasi passate due ore e di lui non vi
è traccia,
chissà dove si è cacciato. Magari poi
è anche a casa che se la ride” disse poi,
tornando la Sidia chiusa e distante di sempre. Detto questo appena
scattò il
verde voltò nella prima traversa utile per fare marcia
indietro e tornare a
casa.
***
Erano quasi due ore che la
Ducati Desmo 16 girava senza
sosta per le vie cittadine catalizzando su di se gli sguardi di chi la
vedeva
passare dai marciapiedi, Heles quando poteva guardava anche lei i
marciapiedi
ormai da troppo tempo senza trovarvi alcun risultato, le speranze di
ritrovare
suo figlio erano sempre più scarse man mano che il tempo
passava e in lei si
fece strada l'idea che forse era meglio tornare a casa, nella speranza
che lui
ve ne facesse ritorno. Si maledisse per quanto era stata stupida a
dargli
addosso, e sopratutto per non aver captato a pieno le sue
capacità e i suoi
poteri, quando ora che ci pensava ne avevano avuto prova per tutti quei
giorni,
a partire dalla macabra scoperta che la sua compagna aveva fatto nella
radura.
Dopo aver raggiunto la rotonda a metà della strada che
stavano percorrendo
compì un giro di trecentosessanta gradi e tornò
indietro.
“Hel ma che fai
dobbiamo arrivare fino alla torre
televisiva!!!” sentì protestare la violinista da
sotto il suo casco nero, un
pezzo unico con dei piccoli disegni argentati dal tema floreale che
aveva
disegnato lei stessa.
“Amore è
inutile, se non vuole farsi trovare non lo
troveremo, torniamo a casa” le urlò da sotto la
visiera, mentre fissava i suoi
occhi attraverso lo specchietto retrovisore. L'altra non le rispose,
sentiva
solamente una parte di lei rompersi, portandosi dietro tutta la
speranza che
aveva animato le ricerche in quelle due ore, mai possibile che la
Guerriera di
Urano non capisse il suo stato d'animo? Era così
dannatamente difficile?
Heles non ottenne nessuna
risposta ma sentì poco dopo un
tremore che conosceva fin troppo bene, pervadere il corpo della sua
ragazza,
che nonostante non volesse farsi sentire tradiva i singhiozzi che la
stavano
percuotendo mentre si stringeva a lei sulla moto. Si sentì
decisamente in colpa
per averle fatto del male, ma d'altronde cosa potevano fare? Il giorno
dopo
sarebbero partite per una missione che poteva rivelarsi dura e
pericolosa e non
sapevano quando avrebbero potuto dormire, era da stupide passare in
bianco la
notte prima della partenza. Decisamente stupido. Anche se il motivo era
la
ricerca del loro secondogenito ciò non ammetteva scuse,
dovevano anche pensare
ad Umiko, che da li a qualche ora avrebbe intrapreso un viaggio quasi
più grosso
di lei, e della sua giovane età.
Quaranta minuti più
tardi fecero il loro ingresso nel garage
del palazzo, la bionda notò con piacere che sia la
bicicletta che la macchina
erano al loro posto, segno inconfutabile che le loro compagne di
squadra, non
che Umiko fossero già rientrate a casa. Scese dalla moto, e
aiutò la
violinista, scoprendo che aveva la visiera del casco appannata, molto
probabilmente a causa delle lacrime. L'aiuto a toglierselo perdendosi
poco dopo
negli occhi umidi dell'altra che tuttavia non disse niente, rompendo il
contatto delle loro iridi poco dopo, per dirigersi in silenzio verso la
porta
che dava accesso diretto al portone, e che si apriva proprio di fronte
all'ascensore. Heles la raggiunse poco dopo, proprio in tempo per
infilarsi tra
la porta scorrevole della cabina prima che l'ascensore partisse, tra le
due
regnava un silenzio di tomba. Da parte sua provava un grandissimo
nervoso per
la situazione che si era venuta a creare. O meglio, per come si erano
lasciate
sfuggire di mano gli avvenimenti. Arrivate in casa trovarono le loro
due
compagne e la figlia in sala, nella stanza un silenzio di tomba mentre
la
pittrice si diresse senza salutare verso il balcone che univa la sala e
la
cucina, unico punto della casa dal quale poteva osservare il suo
elemento nella
baia di Tokyo in lontananza, inquinato dai liquami di scarico delle
industrie
certo, ma era pur sempre il suo elemento che in quei giorni era stato
una
silenziosa e dolorosa presenza ai lati della sua coscienza.
“Si sa qualcosa per
domani?” chiese Heles alle altre,
cercando di domare il suo nervosismo, non sapeva cosa fare, e
soprattutto come
prendere colei che amava; in tutti quei giorni non aveva mai avuto un
crollo
emotivo, ed era pertanto naturale che quella sera crollasse, ma come
poteva
confortarla se non sapeva neanche come tenere su di morale se stessa?
“Non
ancora…” mormorò la Custode del Tempo.
“Maledizione!!”
l’imprecazione da parte della motociclista
fu accompagnata da un pugno tirato contro il muro con inaudita
violenza, e che
le provocò un discreto dolore al polso.
“Non serve a niente
farsi prendere dalla rabbia Heles” la
rassicurò la bruna “piuttosto Milena come
sta?” in realtà lo aveva intuito da
come era avvenuto il loro ingresso in casa, aveva avvertito un lieve
gelo tra
le due del quale però non conosceva la causa anche se poteva
provare a
indovinare.
“Credo che abbia un
crollo emotivo” mormorò l’altra in
risposta, continuando a dare le spalle all’amica.
Sentì dopo qualche istante
una mano appoggiarsi sulla spalla.
“Vai da
lei” la Guerriera di Urano sapeva che quella era la
cosa giusta da fare, ma era come se aspettasse una sorta di permesso da
qualcuno, improvvisamente si sentiva più insicura di quanto
non fosse,
soprattutto per quanto riguardava la comunicazione con la compagna, e
in tutti
quei cinque anni non era mai successo.
Trovò la violinista
in un angolo del terrazzo che fissava il
mare davanti a se, con le braccia conserte al petto, non diede segno di
aver
avvertito la sua presenza, anche se lei sapeva che era tutto il
contrario.
“Come va?” che domanda
stupida. Pensò immediatamente dopo, ma infondo
cosa poteva dirle, stava
male anche lei in quel momento.
“Come deve andare?...
potevamo evitare ciò che è successo
oggi…” deglutì “Se solo
avessimo fatto più attenzione potevamo evitare
tutto”
esplose con la voce rotta dal groppo alla gola che minacciava di
arrivarle agli
occhi. “E invece? Invece prese da tutto
ciò… ci siamo dimenticati di lui…sono
tale e quale ai miei genitori” a quell’affermazione
non ci vide più.
“Michi
guardami” come poteva anche solamente pensare una
cosa simile, la sua affermazione cadde nel vuoto, costringendola a
farla
voltare prendendola per le spalle. “Non dire mai
più una cosa simile, tu non
sei uguale a loro. Sei una mamma meravigliosa, e sono sicura che
Ottavia
confermerà ciò che dico” la riprese
bruscamente, quelle parole ebbero l’effetto
di un’ondata di piena su una fragile diga, le lacrime
iniziarono a rigarle il
viso copiose, acqua che come sempre si trasformava in punte di ghiaccio
acuminate per l’altra che non sopportava vederla in quello
stato. “Se vuoi
ulteriori conferme oltre ad Ottavia c’è Umiko e
poi anche quella capra di Sidia”
le disse ponendo un tono di voce più elevato in
corrispondenza delle ultime
quattro parole, nel tentativo di farla sorridere.
“ VACCI PIANO HAI
CAPITO? GUARDA CHE TI SENTO!!!” sentirono
urlare entrambe dalla sala, urlo che provocò un live sorriso
che andò a
increspare il viso della guerriera dei Mari, per un veloce e quasi
impercettibile instante per poi essere nuovamente sommerso dallo
sconforto e
dall’angoscia che stava provando.
“Mi spieghi che
cos’ho di diverso…ri..rispetto ai miei
genitori? In fondo ho il loro stesso sangue!!!”
esclamò dopo qualche istante di
silenzio.
“Cazzo Mile di nuovo?
Tu con quelle persone hai in comune
solo il sangue, non il modo di essere, il fatto stesso che sei voluta
andartene
da quell’ambiente ti fa essere diversa. Non dire mai
più una cosa del genere
quando ci sono. Siamo intesi?” si era notevolmente
innervosita, e forse aveva
pronunciato quelle parole con troppa durezza vista la situazione, ma
non era
riuscita a farne a meno. In quel momento sicuramente la sua compagna la
stava
maledicendo per la sua insensibilità, ma doveva reagire, e
soprattutto non
farsi una colpa per quello che era successo.
La trasse a se per abbracciarla mentre i singhiozzi e il
pianto
ricominciarono a scuoterle il suo esile corpo, tuttavia al suo contatto
la
sentì irrigidirsi.
“Las…Lasciami”
mormorò cercando di opporre una lieve quanto
ridicola resistenza a riguardo, senza ottenere però il
risultato sperato. Odiava
essere in quello stato emotivo, le sembrava di essere tornata indietro
nel
tempo quando era molto più insicura di se stessa, a quando
l’unica cosa che la
spingeva a non
arrendersi era solamente la
presenza della compagna al suo fianco. Tutto ciò in quei
quasi sei anni si era
notevolmente affievolito facendo emergere molto spesso la grinta e la
determinazione di quando combatteva anche nella vita di tutti i giorni.
Quel giorno
invece quei lati del suo carattere erano andati tutti in sciopero,
lasciando
campo libero al suo lato più fragile. “E
se…n..non…riusc…riusciremo a
salv..salvarli?” chiese con il viso nascosto nel petto
dell’altra.
“Non ti preoccupare
ce la faremo…ne sono sicura” la
rassicurò la bionda prima di stringerla forte a se e
affondare il viso nei suoi
capelli per perdersi nella fragranza di rose che emanavano. E che ne
era
sicura: avrebbe riconosciuto tra mille.
Quando rientrarono in casa un
quarto d’ora più tardi
trovarono Sidia al telefono, e a giudicare dalle sue risposte al di la
della
cornetta c’erano o Bunny o Helios, quello strano tipo alla
motociclista rimaneva
indifferente, più che altro la
innervosiva ma non quanto Seiya, e molto probabilmente la sua
irritazione nei
confronti del ragazzo dell’Elision era dovuta solamente al
fatto che riusciva a
zittirla con le parole senza neanche alterarsi, come se stesse parlando
del più
e del meno con qualsiasi altra persona che vi era su quel pianeta.
Il fatto stesso però
che egli sembrava avere un fortissimo
legame con la loro principessa e soprattutto con Chibiusa la
rassicurava, non
sapeva che ruolo avesse avuto lui in passato, ma se le due ragazze si
fidavano
non vedeva perché non avrebbe dovuto farlo lei.
Seguì la compagna
sul divano affianco alla figlia e alla
Guerriera di Saturno, e
non appena la
violinista si sedette, il loro gatto le saltò in grembo
producendo delle sonore
fusa.
“Mamma hai fatto
colpo su Artù” esclamò Umiko.
“Mi spiace piccolino
ma credo che tu sia veramente poco dotato,
per sperare di conquistarla” mormorò la bionda con
un espressione maliziosa
dipinta sul volto.
“Heles!!!”
la pittrice la fulminò con lo sguardo, più per
l’allusione
che aveva appena compiuto in quella frase visto che la figlia era
ancora troppo
piccola per sentire certe cose, e poi voleva evitare che diventasse
sboccata
quando suo “padre”.
“Che ho detto? A te
piacciono le cose un po’ più grosse o
sbaglio?” le rispose la motociclista, godendosi il rossore
che le pervase il
viso tingendolo di un rosso paonazzo.
“Non mi sembra il
caso di fare questi discorsi!!!” rispose
impettita, puntando lo sguardo in direzione di Sidia che aveva appena
concluso
la chiamata.
“Quando avrete finito
con i doppi sensi io avrei qualcosa di
decisamente più urgente da dirvi riguardo a
domani” decretò la bruna fulminando
con un solo sguardo la replica della Guerriera dei Venti, che
così dovette
starsene buona ad ascoltare, dopo averle deliziate con un grandissimo
brontoli;
dopo aver ottenuto il silenzio, iniziò a parlare.
“Al telefono c’era Bunny, ha
detto che domani mattina alle nove dobbiamo essere al tempio di Rea,
per la
partenza. Sarebbe meglio essere puntuali in modo tale da sfruttare a
pieno il
tempo a nostra disposizione poiché è veramente
poco, sarà una corsa contro il
tempo vi avviso, una corsa contro il tempo in cui io almeno che non vi
siano
condizioni estremamente particolari non potrò interferire
perché sapete a cosa
vado incontro quando compio gesti di simile portata. Che in qualunque
caso
avrebbero un effetto piuttosto limitato. In qualunque caso, credo che
il piano
di Helios sia molto valido, anche se decisamente pericoloso”
“Ma perché
tu lo sai? Che cos’ha in mente intendo” chiese
Umiko agitata, in fondo era lei quella che doveva viverlo in prima
persona.
“Si stranamente ho
avuto un flash sul futuro imminente, dopo
mesi di silenzio da parte del Tempo” mormorò
“Ma non posso dirvi altro, verrà
tutto a tempo debito” le
rispose la
bruna, aumentando i dubbi e l’insicurezza della ragazzina,
mentre le altre tre
guerriere rimanevano in assoluto silenzio, senza sapere bene cosa dire,
ne cosa
pensare.
“Be che volete per
cena?” esclamò dopo svariati minuti di
silenzio Ottavia per smorzare la tensione che si era venuta a creare
dopo quell’annuncio.
Erano giunte all’inizio di un percorso di cui non si
conosceva il finale.
***
"Qualcosa
le diceva di
correre, o meglio qualcuno al suo fianco glielo imponeva nonostante lei
non ne
avesse voglia, nonostante il suo istinto le dicesse di tornare indietro
ad
aiutare la persona per lei più importante, cercava di fare
dietro front ma non
ci riusciva. Non si capacitava di come l’angoscia non
l’avesse fatta esplodere
per quanto era forte. Intorno
a lei il
terreno era nero, pervaso da file di cristalli viola che emergevano dal
terreno
come fossero radici, e il calore era disumano, l’aria era
calda, e dentro ad
essa erano sospese milioni di piccole particelle di fuliggine che
andava a
formare una cappa scura che impediva ai raggi del sole di illuminare
quel
terreno che sapeva di malvagità e di morte. Per qualche
istante tutto nero, e
poi improvvisamente era su una collina dove l’erba era di un
bel verde
brillante, e dove il sole sembrava arrivare con la sua normale
intensità, poco
lontano, a circa novecento metri da loro, un edificio fagocitato dai
cristalli
notati prima era in fiamme.
Lacrime
salate
iniziarono a scorrerle lungo le guance, perché quella
visione pareva un
inferno? Perché lei non era ancora uscita da
quell’inferno, doveva fare alla
svelta, permettere al loro gruppo di salvarsi, e quindi non capiva il
motivo di
quel ritardo.
Poi un
esplosione
assordante, da far esplodere i timpani e spaventare chiunque, e
quell’edificio
era esistente per metà, dentro il di lei insieme
all’edificio era andata in
pezzi la sua anima."
Aprì
gli occhi, affannata per quell’incubo che l’aveva
colta
di sorpresa, si voltò verso il comodino per vedere
l’ora, erano quasi le sette
e mezza del mattino. La paura e la sensazione di quel brutto e
terribile sogno
non la voleva abbandonare, quella scena dove le fiamme la faceva da
padrone
appariva nella sua mente ogni qual volta cercava di chiudere gli occhi,
rendendole impossibile continuare a dormire per ancora una
mezz’oretta. Ma poi
anche se quelle immagini non fossero rimaste impresse nella sua mente,
come
avrebbe potuto chiudere occhio dopo un sogno premonitore di quel tipo?
Cercò di
respirare profondamente, in modo da riportare alla normalità
il suo respiro e
il suo battito cardiaco che sembrava impazzito per il terrore. Ben
decisa a non
porci molto peso, non quel giorno in cui dovevano essere pronte a tutto.
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Capitolo 9 *** La zona dei cicli Infiniti ***
Note dell'Autrice:
Eccomi qui con il nono capitolo, grazie per le recensioni, questo week
risponderò a tutte. Forse anche domani. Purtroppo per voi (
o forse no ) il mio orario Universitario è un inferno per
questi primi sei mesi del secondo anno ( 8.30 - 18.30 o 8.30 -19.30 con
un'ora per il pranzo dal Lunedì al Giovedì ) per
cui riuscirò a scrivere solamente Venerdì, Sabato
e Domenica perchè sono sicura che tornerò
distrutta dalle lezioni e non avrò sicuramente la testa.
Inutile dire che quindi il ritmo credo che rallenterà
notevolmente dalla prossima settimana =( .
Vi auguro buona lettura, e si accettano scommesse sulla voce
dell'ultima battuta finale chi sarà?
Vi dico solo che è presente in un'altra fanfic di questo
fandom, con lo stesso nome ma con aspetto diverso, è il
personaggio di un'altra autrice che segue sempre le mie pubblicazioni -
e che ringrazio mille volte per avermi concesso il nome del personaggio
- e che ovviamente crediterò nel prossimo capitolo dove
verrà svelato anche il proprietario della voce.
Indicherò anche la fanfic da cui è stato tratta.
Ma se fate caso al titolo del capitolo, c'è un piccolo
indizio ( ovviamente per i lettori in comune).
Stop Non dico altro. Spero vi piacca questo capitolo.
9^Capitolo: La zona dei cicli
infiniti
Alle nove in punto
erano tutte presenti davanti al tempio, mancavano solamente la
“famiglia” di Marzio e Helios che in quei giorni
era stato loro ospite, l'atmosfera era tutt'altro che allegra. Erano
tutte in silenzio senza avere la voglia, e molto probabilmente neanche
la forza, di proferir parola. Il pensiero rivolto al viaggio che
stavano per affrontare, e all'apprensione per chi invece sarebbe dovuto
rimanere a difendere il pianeta Terra. La paura di non rivedere
più le persone che amavano era forte dentro di loro, ma
anche uno spunto da cui trarre la forza necessaria per affrontare
quell'ennesima battaglia. Rea si lasciò sfuggire un sonoro
sbadiglio, la sera precedente si era intrattenuta fino a notte fonda
davanti al fuoco cercando di trovarvi conforto o qualche indizio o
premonizione, senza però ottenere risultati soddisfacenti se
si escludevano quelli che le comunicavano che la Terra era in grave
pericolo. Il tutto si era tradotto in una pessima cera quella mattina e
una lite al quanto nevrotica con la sua lunga chioma che era rimasta
tutta arruffata a causa della notte insonne, sbadigliò
sonoramente proprio mentre i ritardatari facevano la loro comparsa in
cima alla scalinata.
“Eccoli”
esclamò ottenendo così l'attenzione delle
compagne, che fino a quel momento sembravano essere immerse in un limbo.
“Giorno
ragazze” le saluto Marzio cordialmente, come se quello fosse
uno dei soliti raduni che avevano tappezzato i loro pomeriggi
almeno una volta a settimana in quei cinque anni di pace. Bunny al suo
fianco non era dello stesso avviso, sembrava triste e preoccupata. E in
realtà lo era. Era in pensiero per il suo pianeta, ma
sopratutto per loro, le sue amiche. Ognuna diversa dall'altra, ma
importanti e indispensabili proprio per questo, insieme si completavano
e si erano fatte coraggio sempre e in ogni occasione. Il suo sguardo si
posò sul suo gruppo, le guerriere che l'avrebbero protetta a
costo della loro stessa vita, ma sopratutto le ragazze con cui aveva
condiviso ogni attimo della sua adolescenza, con cui era cresciuta,
lamentandosi per eventuali problemi in amore, o semplicemente per un
brutto voto preso a scuola, con loro aveva condiviso mille
difficoltà e l'ansia degli ultimi esami prima del diploma,
la gioia nell'apprendere che tutte li avevano superati. Le
guardò una per una.
Il suo sguardo si
posò per primo su Amy, la dolce e studiosa Amy. La ragazza
isolata da tutta la scuola perché con la media
più alta in assoluto. Ma che sapeva donare tutto il suo
cuore a chi sapeva dimostrarle che le voleva bene. In seconda battuta
su Morea, forte e coraggiosa, con un lato da maschiaccio ma che in
realtà era una grande sentimentalista. Poi su Marta, colei
con la quale aveva condiviso i ritardi a scuola, le distrazioni dai
pomeriggi di studio e la pigrizia; la principessa dell'amore che
però su questo campo era al quanto sfortunata. In fine su
Rea, la testarda e antipatica Rea. Con la quale più volte
aveva litigato, ma l'unica che forse era stata in grado di aprirle gli
occhi nelle occasioni in cui tutto sembrava perduto. Si
voltò appena in modo che le sue iridi blu si posassero su
coloro che inizialmente avevano creduto nemiche, di cui non riuscivano
a capire lo scopo e la cattiveria gratuita contro una vittima innocente
delle loro battaglie: le guerriere del Sistema solare esterno.
Guardò Sidia, misteriosa e solitaria che raramente si
lasciava andare alle emozioni, ma che in realtà avrebbe
fatto qualsiasi cosa per le persone che amava. Poi i suoi occhi si
posarono sul maschiaccio del gruppo, Heles, impulsiva e spavalda ma che
in realtà, ne era sicura, nascondeva dietro a quella
fortezza un carattere fragile. Venne il turno di Milena, la dolce ed
eccelsa violinista di cui in passato era stata gelosa per le attenzioni
che aveva rivolto a Marzio, prontamente declinate da lei stessa; dal
carattere tranquillo, dolce e riflessivo ma che all'occasione si
tramutava in una determinazione fuori dal comune. In ultimo venne il
turno della sensibile e fragile Ottavia, segnata da un brutto passato
ma che era capace di donare un amore sconfinato a chi le era intorno,
colei di cui non aveva mai dubitato neanche quando il suo corpo era
stato trasformato dal male.
“Bunny sei
sicura che sia tutto a posto?” la voce di Marta la
riportò alla realtà da tutti quei pensieri,
sentiva gli occhi pizzicarle, deglutì velocemente per
cacciare indietro le lacrime. Non voleva sembrare la solita
piagnucolona, in quei cinque anni era cresciuta, e maturata.
Sicuramente non sarebbe stato quell'arrivederci a farla crollare.
“Si scusate
ragazze stavo solamente pensando” mormorò.
“Ok allora
se è tutto a posto e non ci sono intralci direi che potremmo
partire” esclamò Helios per poi voltarsi verso il
resto del gruppo in cerca di assenso che prontamente gli venne dato da
un annuire generale delle ragazze. Qualche istante dopo nell'aria
echeggiarono le frasi per la trasformazione che tanto avevano gridato
anche in passato, svariate luci avvolsero i loro corpi permettendo alla
guerriera che era in loro di manifestarsi. Dopo pochi istanti una
moltitudine di piume avvolse il custode dei Sogni che riprese le
sembianze del bel destriero bianco.
“Ragazze
state attente” disse loro Bunny, tradendo la sua
preoccupazione per quel distacco che poteva anche rivelarsi definitivo
per quanto ne sapeva lei.
“Puoi
contarci” le fece l’occhiolino Marta
“Devi solamente avere fiducia in noi e vedrai che si
risolverà tutto” in realtà
però era molto preoccupata anche lei.
“Ragazze e
meglio andare” la voce di Pegasus echeggiò sul
piazzale mentre lui apriva le ali.
“Ok siamo
pronte” a quelle parole di Morea, Bunny e la parte del gruppo
che doveva rimanere sulla terra si allontano da loro proprio pochi
istanti prima che si sentisse un rumore molto simile al gong di una
campana prima che dal corno del destriero si sprigionasse una luce
bianco che avvolse le guerriere destinate al viaggio. Umiko quasi
abbracciata alla madre. Poi più niente.
“Marzio
c’è la faremo vero?” mormorò
la biondina con le mani al petto, prima di sentire il braccio del bruno
attorno alle spalle.
“Si
c’è la faremo, e sono sicura che loro
riusciranno a portare a termine la loro missione”
mormorò lui.
***
Quando la
luce si attenuò permettendole di guardare ciò la
circondava, il tempio della miko era sparito, e a giudicare dal
paesaggio non si trovavano nemmeno a Tokyo ma in qualche altro punto
del loro pianeta.
Intorno a loro si
estendeva un prato di un bel verde smeraldo, dove i più
strani animali correvano e giocavano allegri senza essere intimiditi
dalle loro ospiti, dal prato qua e la spuntavano dei cristalli quasi
trasparenti, mentre alberi rigogliosi e con molte
probabilità centenari regalavano un po’ di
sollievo dalla luce accecante che avvolgeva quell’angolo
sospeso nello spazio dimensionale, molto simile ad un giardino
dell’Eden. Sulla loro destra un fiume cristallino scorreva
tranquilli ai limiti di un bosco all’ombra del quale
spuntavano gli stessi cristalli del prato. Helios ripresa la sua forma
umana, ripensò ai primi incontri avuti con la sua Chibiusa
proprio in quel bosco che era riuscito a introdurre nei sogni di lei
anni addietro.
“Benvenute
nell’Elision ragazze” disse loro, mentre iniziava a
camminare verso una struttura in marmo bianco molto simile a un
gazzebo, finemente ricamata quasi ad assomigliare un merletto di
pietra, all’interno della quale sembrava esserci una sfera
luminosa che però pareva essere senza consistenza: agli
occhi delle ragazze era individuabile solamente per il contorno
luminoso che la delimitava.
“Te la passi
bene Helios qui” mormorò Morea affascinata da
tutte quelle piante mai viste ma che l’appassionavano ancor
di più di quelle terrestri, mentre si guardava intorno per
non perdersi neanche un fiore di quelli li presenti. Averlo saputo si
sarebbe portata la macchina fotografica per poter fotografare tutta
quella meraviglia.
“
E’ un luogo perfetto per pregare e proteggere
l’equilibrio tra Terra e Luna, come ben sai”
rispose lui continuando ad avanzare.
“Ma scusate
fatemi capire, che ruolo hai avuto in passato te?”
esclamò ad un certo punto Heles, era ormai dalla riunione
della sera prima che quella domanda le alleggiava nella mente, ma non
aveva ma non si era mai verificato il momento adatto per chiedere e
sfamare la sua curiosità a riguardo. Il ragazzo dai capelli
bianchi si voltò per guardarla dopo aver interrotto il suo
cammino imitato dalla restante parte del gruppo.
“Be in
effetti è piuttosto complicata la storia, tuttavia
vedrò di riassumerla nel modo più breve
possibile” rispose lui “ Penso che voi guerriere
conosciate la Regina Nehellenia giusto?”
“Altroché!!
Un’arpia del genere chi se la scorda?”
esclamò la bionda facendo volgere gli occhi verso il cielo
alla compagna.
“Diciamo che
durante la sua prima comparsa ha lanciato una maledizione sul
sottoscritto, e sono riuscito a fuggire dalla maledizione solo sotto
forma di cavallo, quindi mi sono rifugiato nei sogni di Chibiusa e li
l’ho conosciuta, il mio corno è il Cristallo
d’Oro, ovvero il cristallo della Terra, ciò che
per le Principesse della Luna sono il Cristallo d’Argento e
il Cristallo d’Argento illusorio” rispose lui.
“ A ok
adesso ho capito” mormorò la guerriera di Urano in
tono di assenso. Umiko si era intanto seduta su una roccia poco lontana
in preda a un fortissimo mal di pancia causato dalla forte agitazione
che stava provando in quei momenti, da li a poco avrebbe incontrato
quella strana persona che aveva annunciato il custode del Cristallo, e
sarebbe venuta finalmente a sapere che cosa
l’umanità si aspettava da lei.
“Va tutto
bene?” sobbalzò appena nel sentire la voce della
sorella dietro le sue spalle, si girò per guardarla senza
risponderle, anche perché poteva mai dirle che se la stava
facendo sotto dalla paura? Se lo avesse raccontato a qualcuno
l’avrebbero presa per pazza e l’avrebbero
sicuramente fatta rinchiudere in un centro psichiatrico come se fosse
un soggetto affetto da una patologia rara. Era in un mondo staccato
dalla Terra, chissà quanto lontano da essa. Sospesa
chissà dove e come poteva stare tranquilla. Poi doveva
adempiere a un compito importante, che se possibile era ancora
più allucinante.
“Insomma”
si limitò a mormorare, in modo da non sembrare una pazza
isterica.
“Guarda lo
so benissimo che sei un po’ scossa, la prima volta
è difficile per tutti, figurati che io una volta nella
villetta dove abitavamo cinque anni fa ho fatto comparire un sistema
solare in camera mia” le sorrise “ E avevo solo
circa sei anni all’epoca, non ti dico come sono rimasti Sidia
e i tuoi genitori”
“Nostri…”
mormorò lei, mai possibile che ogni volta diceva tuoi e non
loro? Era sua sorella diamine!
“Cosa
scusa?” chiese confusa la bruna.
“Nostri
Genitori Ottavia…non miei ma nostri” rispose lei
sorridente.
“Come
vuoi…” fece spallucce mentre si appoggiava alla
falce per riposarsi in attesa che le altre finissero di parlare. Tanta
fretta di partire e ora si parlavano in parole al quanto inutili e
senza senso. Com’erano strane!
***
Davanti
alla sala del trono in marmo nero era comparso un altare del
medesimo materiale circondato da cristalli che fuoriuscivano dal
pavimento formati dallo stesso materiale che formava il castello
sospeso nel vuoto sopra Tokyo a svariati chilometri di altezza. Appena
Kazeshi aveva varcato la soglia della struttura era stato colpito da
una strana quanto innaturale stanchezza, aveva iniziato a girargli la
testa ma si sentiva in qualche modo finalmente a casa. Poi aveva visto
tutto buio.
Era passato quasi un
giorno intero da quando era arrivato nel castello, e dal suo arrivo il
suo corpo giaceva addormentato davanti al trono. Intorno a lui i
quattro demoni sottoposti erano eccitati per l’ormai
imminente rito di ricezione, e con loro anche la nuvola di vapore
sospesa sopra allo scranno nero, impaziente di entrare a far parte di
quel corpo per governare ogni sua reazione, e divenire così
il signore incontrastato di quel pianeta. Dal corpo di quel ragazzino
proveniva una strana aurea di energia negativa mai sentita in
nessun essere vivente che avevano incontrato nel loro girovagare per
quel pianeta alla sua ricerca. E questo era senz’altro molto
positivo.
“Mio signore
credo che tutto sia pronto” Meynir fece la sua improvvisa
comparsa seguito dalla sua squadra, i denti luccicanti nel buio messi
in mostra da un sorriso più ampio del dovuto.
Nell’aria solamente il fruscio determinato dalle vesti in
movimento degli altri quattro dietro di lui, impercettibili ad un
orecchio umano, ma chiarissimi a quelli della loro stessa specie.
“
E’ tutto a posto? Ne siete sicuri?” chiese la
nuvola, con una voce profonda e che entrava fin dentro le ossa mettendo
i brividi.
“Si anche la
sua tunica” mormorò lui facendo un cenno a Ceyris
di avanzare alla sua destra “Eccola” disse poi
facendogliela vedere, era nera anch’essa ma sul petto vi era
un inquietante occhio viola che spiccava sull’inchiostro del
restante tessuto di cui era composta. Un cenno di assenso
sembrò derivare dalla nuvola che aveva preso una forma
vagamente umana
“Ok iniziamo
allora” disse la voce. A quelle parole i quattro demoni
cambiarono posizione in un batter di ciglio, andandosi a disporre ai
vertici di una stella a cinque punte, tutti e quattro con un cristallo
purpureo sospeso tra le mani e gli occhi chiusi, il quinto vertice era
occupato dal loro capo squadra vicino al quale c’era ancora
colui che avevano aiutato a raggiunger i propri scopi in tutti quei
mesi di vane ricerche negli angoli più remoti del pianeta
Terra prima di giungere sopra a quella stupida città che
incurante di tutto conduceva la sua vita sotto di loro.
Quanto erano ingenui
gli essere umani, e quanto era stato ingenuo quel ragazzino a
concedersi di sua spontanea volontà nelle loro mani, senza
neanche aver lottato un secondo, ma per il semplice fatto di aver
percepito un’energia a lui familiare.
Il silenzio fu
interrotto da una sorta di rumore proveniente dai cristalli che
iniziavano pian piano ad aumentare la loro luminosità, un
sibilò risuono nel silenzio mentre da essi partirono cinque
raggi che andarono a congiungersi in un unico punto perpendicolare al
corpo addormentato. Dal punto di contatto dei cinque raggi viola ne
usci un sesto che andò a colpire proprio il petto del
ragazzino, senza provocargli all’apparenza nessun dolore.
Passarono cinque minuti di attesa in quelle condizioni prima che la
nuvola viola sempre mantenendo le sue sembianze vagamente da umano,
mosse i suoi passi diretta verso l’altare. Si sedette come se
si trattasse di un letto, e poi si sdraiò andando a
sovrapporsi al corpo di Kazeshi. Nell’esatto momento in cui
avvenne la sovrapposizione, il Tiranno andò a prendere
possesso del sistema nervoso del corpo che lo ospitava,
sentì pian piano la sua essenza prendere il controllo di
quell’organismo a lui sconosciuto, sentì i tendini
prima irrigidirsi e poi rilassarsi, i neuroni fargli una certa
resistenza ma poi arrendersi impotenti a quella conquista, lo stesso
per la restante parte della materia celebrale alla quale seguirono
apparati, sistemi, organi, tessuti, muscoli fino alla minima cellula
tutto all’interno di quel corpo trasudava
malvagità e energia nera.
I raggi uniti sopra di
lui scomparvero frantumandosi i miliardi di piccole schegge luminose,
lui spalancò i suoi occhi verdi, malvagi e freddi e la prima
cosa che vide fu il soffitto della stanza in cui era stato confinato
tutto quel tempo, senza finestre e luce per evitare che la sua essenza
andasse persa. Mosse le dita sentendo il marmo freddo sotto i
polpastrelli, si mise a sedere e si guardò intorno, la sua
vista più potente di quella di un terrestre normale, intorno
a lui i demoni non poterono fare a meno di inchinarsi a
quell’essenza malvagia che avevano davanti, soffocando un
ringhio carico di gioia per ciò che era appena avvenuto
sotto i loro occhi.
Prima di quel momento,
di quella rinascita avevano solamente giocato alla caccia come il gatto
con il topo, ora le cose sarebbero cambiate tornando a ciò a
cui erano abituati, avrebbero creato delle creature utili alla
conquista di quel pianeta del sistema solare, in modo tale che quelle
noiose mosche chiamate guerriere Sailor potessero essere schiacciate
come dei moscerini insignificanti.
Un sorriso
affiorò sugli occhi di Ceyris durante quegli istanti, ma non
solo su quello di lei, tutti avevano un’espressione quasi
pari a quella di una persona felice. Meynir soprattutto, e lei non
poteva che esserne più felice, covava per lui qualcosa che
andava ben oltre all’ammirazione e il rispetto che gli doveva
quale sua sottoposta e vederlo così contento per
l’esito positivo della ricerca, portato in un certo senso a
compimento da lei stessa la rendeva felice. Più di qualsiasi
altra cosa.
“Mio
signore” mormorò il primo tra i demoni in segno di
rispettoso saluto.
“Avete fatto
un ottimo lavoro, chi ha trovato questo mortale?” la sua voce
era come quella del ragazzino di cui stava controllando e sfruttando il
corpo, ma era intrisa da un sincero moto di curiosità.
“Io mio
signore” la demone compì qualche passo avanti
mantenendo il suo sguardo basso per non compiere qualche offesa nei
suoi riguardi.
“Molto bene
Ceyris” mormorò lui iniziando a camminare avanti e
indietro sotto lo sguardo dei cinque “…molto
bene” aggiunse quasi tra se e se. Alle sue due affermazioni
seguì qualche minuto di silenzio. “Direi che
possiamo ridare la vita alle restanti pareti del castello e creare i
mostri come tanto tempo fa.” Setenziò puntando i
suoi occhi smeraldo in quelli ora rossi di Meynir, il demone si
limitò ad annuire.
“Bene allora
cominciate subito, dobbiamo agire velocemente per non permettere a
quelle stupide ragazzine di metterci i bastoni tra le ruote. Prima sono
pronte le creature e prima inizieremo la nostra conquista del Sistema
Solare.
“Agli ordini
mio signore” rispose lui “Se non le dispiace noi
andremmo a svolgere il nostro ruolo, compiendo la missione che lei
stesso ci ha appena dato”
“ Si andate
pure” disse lui voltando loro le spalle e dirigendosi sul suo
trono, che da troppo tempo gli era mancato, si sedette e si
appoggiò sul poggia gomito destro con il braccio, dopo di
che fece lo stesso con il viso ma quest’ultimo sulla mano
destra. Pregustava già il sapore del terrore che avrebbe
percorso quella città e la Terra intera appena il suo
esercito fosse stato pronto, quegli insulsi esseri umani sarebbero
crollati uno per uno sotto le sue truppe. Ne era certo. Un sorriso
sghembo mise in vista i suoi denti bianchissimi.
***
Il gruppo
nell’Elision nel frattempo aveva raggiunto la struttura
dentro alla quale vi era il cerchio di luce che avevano notato poco
prima da lontano, ciò che vi era di strano che in quel
momento non era trasparente, anzi tutto il contrario! Era di un bianco
etero, della consistenza del fumo, ma pur sempre con il bordo luminoso,
da esso le guerriere sentivano provenire un’enorme energia.
“Che
cos’è Helios?” chiese Amy non riuscendo
a capacitarsi di ciò che aveva sotto gli occhi, era qualcosa
di inspiegabile persino dalle più complicate teorie della
fisica che aveva studiato come approfondimento al Liceo. Incredibile.
Decisamente soprannaturale. Be in effetti dopo più di cinque
anni che aveva la protezione di Mercurio ne aveva viste di cose strane.
Fin troppe per i suoi
gusti.
“E’
l’ingresso per l’Area dei Cicli Infiniti”
rispose lui mentre il cerchio si disponeva parallelo al suolo
“Ora statemi bene a sentire, una volta varcato questo
ingresso spazio temporale avverrà un cambiamento, che non
posso anticiparvi ma che non è grave. In ogni caso non vi
agitate non è grave, e non vi procurerà ferite
capito? Basta mantenere la calma” disse loro, prima di
riprendere le sembianze del bel cavallo bianco. Dopo di che le
guardò prima di librarsi in volo sopra al cerchio e
gettarvisi in picchiata senza porre attenzione a ciò che
faceva, adorava quell’ingresso nella zona dei Cicli, era
decisamente spassoso.
“Cioè
lui vuole che ci lanciamo nel vuoto?” mormorò
contrariata Heles con uno sguardo pieno di stizza.
“Credo che
non abbiamo altre alternative ragazze” rispose lei la
guerriera di Mercurio “Quindi sarà meglio darci
una mossa altrimenti rimarremo indietro” detto questo con una
determinazione che non era da lei compì i passi che la
separavano dal cerchio luminoso e chiuse gli occhi prima di lasciarsi
cadere dentro di esso.
“Dai ragazze
non facciamoci prendere dal panico” disse Rea battendosi un
pugno sul petto, le altre tre annuirono e anche la restante parte del
gruppo del sistema solare esterno scomparve poco dopo. Loro decisero di
essere più prudenti e per non perdersi a causa del
cambiamento che il guardiano di quella dimensione aveva accenato, si
diedero tutte e quattro la mano e si lanciarono.
Intorno a loro era
tutto di un bianco innaturale, e luminoso, la loro caduta sembrava non
arrestarsi mai, e a causa del vento furono costrette a lasciarsi la
mano.
“SE CONTINUA
COSì MORIREMO SCHIANTATE” urlò Heles.
Che modo stupido di morire. Sotto di loro, infatti, pian piano si
andò delineandosi qualcosa di molto simile ad un prato,
identico a quello che avevano appena lasciato solamente di colore
bianco.
Arrivarono a pochi
metri dal suolo e tutte chiusero gli occhi pronte a sfracellarsi contro
di esso. L’impatto non avvenne, ma al contrario la loro
caduta fu bloccata di colpo prima di riprendere
all’improvviso.
“Ahia che
botta!!” si lamentò Milena, che tuttavia
soffocò con una mano una risata sincera nel vedere come
erano atterrate le sue compagne. Ottavia era con il sedere per aria, ma
poco importava, sua figlia era caduta quasi seduta come lei. Ma Sidia e
Heles no! Per qualche strano motivo loro erano cadute
proprio…
“Sidia belle
le mutande con gli orsacchiotti” disse la guerriera di Urano.
Per qualche strano
motivo la guerriera di Urano in quel momento si trovava stesa a pancia
in su e sopra di lei poco lontana dal suo viso era caduta seduta la
Custode del Tempo, regalandole una panoramica che non avrebbe mai
sospettato.
“Sei una
maniaca schifosa!!!” ruggì la bruna con il volto
rosso dall’imbarazzo, per la posizione fin troppo equivoca in
cui si trovava, provocando una risata cristallina nella violinista
“Che ti ridi te? Dovresti essere gelosa!!”
“ Ma la mia
donna è gelosa, ma credo che una cosa a tre non gli
dispiacerebbe” rispose la motociclista con un tono malizioso.
“ Ma
finiscila!! Sei una pervertita allucinante!!”
continuò lei rabbiosa.
“Mmm..si mon
amour” le piaceva da impazzire farla arrabbiare in quel modo
con poche e mirate parole. Il volto della guerriera di Plutone,
solitamente indecifrabile ora era rosso per la vergogna. “Per
quanto sono convinta che tu possa desiderare qualcosa di più
intimo con la sottoscritta, farai meglio a togliere il tuo culo da
sopra la mia cassa toracica!!” la riprese la bionda cercando
di staccarsela di dosso.
Solo in quel momento
l’attenzione di Milena si posò sulla sua mano, non
era più presente il suo guanto bianco da guerriera,
posò quindi lo sguardo sul suo corpo per scoprire che a
rivestirla c’era un vestito blu, lo stesso che
l’aveva vestita quasi un anno prima. Dopo la battaglia con
Adrien, solo in quel momento registrò anche la lunghezza
spropositata dei suoi capelli mossi che le incorniciavano morbidamente
il volto scendendo giù verso la restante parte del corpo,
intorno alle braccia una sorta di nastro di tulle libero di caderle sul
vestito quando si fosse alzata.
I suoi occhi si
posarono quindi sulla sua compagna, e non furono smentiti, niente
affatto. Lei…o meglio lui era nuovamente davanti ai suoi
occhi. Come quella notte da cui era partita tutta la sua faccenda. A
causa della posa imbarazzante in cui la sua compagna, ora compagno, era
caduta nessuna delle presenti ci aveva fatto caso, ma la voce non era
più quella di donna.
“Benvenute
nella Zona dei cicli Infiniti guerriere Sailor” una voce
dolce e soave le fece voltare, un espressione stupita sui loro volti.
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Capitolo 10 *** La guerriera dell'infinito ***
Nuova pagina 1
Ringrazio infinite volte Shadow_84
per avermi concesso il permesso di utilizzare il nome di un suo personaggio
creato appositamente per la sua long - fic dal titolo: "Il cristallo
dell'Oscurità" che consiglio se amate l'horror e
volete farvi quattro sane risate senza perdere di vista il romanticismo. Il
personaggio in questione è Sailor Infinity,
ovvero Sara nella sua fanfic. vi auguro buona lettura. Per le note sulla
fanfiction vi rimando a fine capitolo.
10 Capitolo: La guerriera dell’Infinito.
Il tempo sembrava essersi
fermato nel momento esatto in cui erano state interrotte da quella misteriosa
voce femminile, non che in quella strana dimensione si avesse l’impressione che
il tempo scorresse come avrebbe dovuto.
Gli occhi di Umiko si posarono
sul gruppo che era stato scelto per accompagnarla, tutte stavano indossando i
loro abiti normali, di tutti i giorni. Tutte tranne i suoi genitori. Si perché
poteva dire che erano proprio loro. Ed erano bellissimi.
Fu distratta da una sorta di
battito d’ali intermittente che si ripresentava dopo una specie di risucchio,
solo in quel momento si accorse che nell’aria levitavano delle sfere
trasparenti, che all’apparenza erano fermi ma che al loro interno recavano
qualsiasi cosa ciclica che ci fosse in natura. Fissò la sfera che aveva attirato
la sua attenzione mediante il suo udito: all’interno vi era un piccolo colibrì
rosso che svolazzava per qualche minuto, prima di svanire in un risucchio prima
che comparisse un uovo minuscolo di colore azzurro verdognolo, da questo dopo il
medesimo tempo nasceva un pulcino che si trasformava nuovamente nel volatile
iniziale. Per le altre sfere la faccenda era molto simile: in una era
rappresentato su un albero il ciclico alternarsi delle stagioni. Poco lontano
l’alternarsi del giorno e della notte, poi le maree del mare e tante altre cose.
Il prato su cui poggiava i
piedi era bianco, i pochi alberi che c’erano avevano la corteccia nera e le
foglie parevano quasi gelate piene di neve, o almeno quello era ciò che pensava
lei.
“Qualcuno gentilmente può
spiegarmi che caspiterina ci è successo?” la voce di Marta ruppe il silenzio che
si era venuto a creare, la bionda fisso la ragazza in piedi davanti a lei poco
lontano presso a un altare in marmo bianco finemente ricamato, aveva un vestito
bianco, gli occhi azzurri e i capelli di un colore tra il rosa e il lilla, molto
lunghi, che ravvivano il vestito perfettamente candido, come tutto ciò che le
circondava in quel momento. Sidia sapeva perfettamente al contrario delle sue
compagne chi avevano davanti, lo aveva capito fin da subito e la certezza che
Helios avesse un buon piano era confermata da quell’incontro.
“Mi presento il mio nome è
Sailor Infinity, guerriera dell’Infinito e dell’equilibrio” lo sguardo delle
altre era stupito, non avevano mai sentito parlare di quella misteriosa
guerriera, Luna non l’aveva mai nominata. L’unica che non era stupita ma
piuttosto pensierosa era la Custode del Tempo.
“Cioè sei un’altra guerriera
Sailor?” chiese Rea senza mascherare il grandissimo sospetto che nasceva in lei.
“Esattamente Rea” mormorò la
sconosciuta con la sua voce soave.
“Come fai a sapere il mio
nome?” non gli aveva decisamente detto come si chiamava come poteva essere così
informata.
“Sono al corrente di più cose
di quanto potete immaginare”
“Ad esempio potresti spiegarci
perché abbiamo nuovamente i nostri vestiti, come se i nostri poteri fossero
stati annullati?” chiese pensierosa Amy.
“Certamente, vedete qui hanno
accesso a mia indiscrezione, le principesse di ciascun pianeta, essendo un luogo
di assoluto equilibrio tra le forze naturali e non, non posso permettere che
venga alterato. Per questo non potete vestire i vostri panni di guerriere entro
questa sospensione spazio temporale, ma solo quello di Principesse. Perché come
guerriere siete pronte a compiere violenza. E’ una sorta di meccanismo di
difesa” rispose la Custode dell’Equilibrio.
“Si e allora perché non siamo
in questi panni, non tutte per lo meno” la interruppe la guerriera di Giove
stizzita.
“Perché Urano e Nettuno sono
gli unici, a parte il satellite della Terra, ad avere raggiunto il massimo
risveglio, ormai quasi un anno fa” spiegò.
Già era passato quasi un
anno da quando tutto aveva avuto inizio, come era volato in fretta il tempo.
Fu il pensiero immediato che si delineò nella mente della violinista. “Finché
non riuscirete a raggiungere una comunione completa con il vostro elemento guida
sarà impossibile che voi riusciate a risvegliarvi, almeno che non siate messe in
situazioni particolari come le vostre due compagne” concluse la ragazza dai
capelli violacei “in ogni caso, se non credete che io sia una combattente, come
penso che sia visto i vostri sguardi guardinghi, questa “ mosse la mano da
destra a sinistra, e i suoi abiti cambiarono, lasciando lo spazio a una fuku
completamente nera, con le righe del colletto del medesimo colore dei suoi
capelli così come una piccola righina sul bordo della gonna, la tiara era dorata
con la pietra sempre color pece “E’ la manifestazione della guerriera che
risiede in me” detto questo riprese le sembianze che la vedevano avvolta nel
vestito bianco con uno schiocco di dita. “Comunque non è per far conoscenza con
me, che siete venute qui. Vi aspetta a breve l’inizio di un viaggio molto lungo,
e a tratti anche difficile ma è l’unica soluzione che vi porterà ad avere una
minima possibilità di salvare l’intero Universo che avete a disposizione in
questo momento” a quelle parole l’attenzione del gruppo crebbe a dismisura, non
potevano permettersi di sbagliare le indicazioni, avevano troppo poco tempo a
disposizione.
“Dimmi cosa devo fare”
intervenne Umiko con voce decisa compiendo qualche passo in avanti verso la
ragazza con fare deciso, quasi spavaldo come quello del padre.
“Per il momento tu niente, la
prima parte della faccenda devono svolgerla tutta le altre, tu entri in gioco
solo sul finale come forse ti è già stato accennato da Helios” ottenne come
risposta, tutti quei misteri le stavano facendo salire i nervi. Suo fratello era
in pericolo maledizione!! Perché a tutti sembrava più importante la salvezza
dell’intero Universo e non quella di sua fratello? Guardò i suoi genitori negli
occhi, certa che gli unici che la potessero capire in quel momento erano proprio
loro. La mano di sua madre era appoggiata alla spalla di suo padre come a
tranquillizzarlo anche se era tesa almeno quanto lui.
“Cosa dobbiamo fare allora?”
questa volta fu Ottavia ad intervenire, più decisa che mai a riportare a casa
quel fratellino un po’ sbandato che aveva odiato tanto quando aveva ricevuto la
notizia che era in arrivo, ma alla quale non aveva potuto fare a meno di
affezionarsi.
“ Come accennato prima, sono
la Custode dell’Equilibrio, ovvero colei che detiene la facoltà di togliervi i
vostri poteri a piacimento. Tutti infatti fanno parte di cicli che vanno avanti
dalla nascita del mondo, e che non finiranno mai se non con il mondo stesso”
deglutì appena.
“Ma è impossibile!” mormorò
Morea.
“No, pensateci bene e vedrete
che non è così, il ciclo dell’acqua per Mercurio: la pioggia cade al suolo, per
poi raccogliersi nei fiumi e giungere al mare. Da qui evapora per andare a
formare le nubi e ritornare nuovamente sotto forma di pioggia sul terreno. Il
mare sotto sta alle maree che sono comunque cicliche e non si interrompono mai.
I fulmini stessi sono frutto di un accumulo di tensione ciclico che avviene
nelle nubi quando vi è un temporale. Il vento con i suoi tornadi, i suoi monsoni
nuovamente sono ciclici. Il tempo è ciclico, si ripete sempre basta vedere
l’orologio. La morte e la rinascita sono sempre dei cicli, come potete vedere
dalla sfera poco lontano da voi. Poi Le stagioni delle Sailor Season sono
comunque e sempre cicliche” rispose. Ciò che aveva detto senza perdere la
pazienza era terribilmente vero, tutto prendeva parte a un ciclo infinito e
nessuno dei loro elementi era escluso da ciò. Le iridi azzurre della Custode
dell’Infinito le scrutò una per una in cerca di qualche dissenso che tuttavia
non arrivò. “ Stavo dicendo che i vostri elementi fanno parte tutti degli eterni
cicli naturali, il cui equilibrio è custodito dalla sottoscritta, bene credo che
avrete notato questo medaglione che ho al collo” gli occhi di Umiko si posarono
sull’oggetto, era agganciato a una catena d’oro e lui stesso era in questo
materiale. Rotondo con dei fori che sembravano essere la montatura per alcune
pietre che molto probabilmente erano andate perse nel corso del tempo, al centro
di esso un occhio senza iride faceva bella mostra. “Bene questo è il Talismano
del Potere, noterete senz’altro che sembra che siano saltate delle pietre da
esso, ma in realtà non è così. Il talismano genera un enorme potere si, ma solo
nel momento in cui ogni pietra tornerà al suo posto. E qui entrate in gioco voi,
su ogni pianeta del sistema solare è custodita una pietra, o meglio un cristallo
che fa parte di questo Talismano. E che è collegato a ciascuna di voi, solo dopo
aver permesso al vostro elemento di entrare intimamente in contatto con il lato
più recondito di voi stesse potete raggiungerlo. I cristalli sono sette. Nel
centro verrà alloggiato il Cristallo della Luna, Unione tra il Cristallo
d’Argento e il Cristallo d’Argento Illusorio in possesso di Bunny e Akane. Solo
quando quest’ultimo sarà al suo posto avverrà l’attivazione del Talismano.“ il
silenzio regnava nel gruppo attento a captare ogni informazione utile per poter
portare a termine la loro missione.
“ Noi come possiamo fare per
entrare in sintonia profonda con il nostro elemento?” chiese Heles.
“Questo non posso dirvelo, è
una cosa talmente intima che dovete trovare voi il modo giusto per comunicare
con il vostro elemento. Solo una di voi fino ad ora, inconsapevolmente ci è
riuscita, a Natale.” Gli sguardi puntati su Sailor Infinity si fecero via via
più interrogativi. “Vero Milena?”
La guerriera di Nettuno era
arrivata a collegare tutti gli avvenimenti avvenuti a Natale pochi attimi prima
di sentirsi chiamata in causa, il ricordo di quella notte durante la quale aveva
sfidato il mare impetuoso nel tentativo di salvare Ottavia nonostante fossero a
Dicembre, era vivido nella sua mente. La sua mano destra si alzò verso il collo
dove era da poco comparsa la catenina sottilissima alla quale era appeso il
Cristallo del Mare che le aveva donato Nettuno mesi addietro. Heles si volse a
guardare la compagna stupito, si era perso qualcosa. Si decisamente.
“ Si esattamente “ mormorò
lei, con la mano sul ciondolo che portava al collo.
“Ehm, scusa ma quando è
successo tutto questo?” mormorò il Principe di Urano.
“Heles quando Ottavia si è
cacciata giù dalla scogliera, solo che mi è passato di mente e probabilmente non
te l’ho detto o, se l’ho fatto, ho dato troppo poco peso all’incontro con
Nettuno erroneamente” rispose lei.
“Grazie del chiarimento” le
disse Infinity. “ Il Cristallo di Nettuno, in realtà si chiama Sareph, poi ci
sono Ael – l’acqua - su Mercurio, Glael – la luce - su Venere, Thoolan - il
tempo - su Plutone, Goriar – l’Oscurità – su Saturno, Mawas – l’aria – su Urano,
Flar – il fuoco – su Marte, Sairon – il fulmine – su Giove. Ciascuno di loro è
protetto dal dio a cui voi fate affidamento, il dio del Mare Nettuno nel caso
della vostra compagna di squadra “ continuò la guerriera leggendaria “ Umiko ora
veniamo a te” a quelle parole la ragazzina si mise subito sull'attenti, doveva
capire subito quale sarebbe stato il suo ruolo nei minimi particolari per sapere
come agire quando fosse arrivato il momento, fece qualche passo avanti verso la
ragazza dai capelli rosa violacei.
“Si stavo appunto aspettando
di sapere cosa avrei dovuto fare, voglio in qualche modo salvare mio fratello”
mormorò lei con gli occhi lampeggianti di una determinazione fuori dal comune.
“Come ti avrà detto già Helios
una volta che il talismano sarà attivato dovrai stare molto attenta a non
alimentarlo con il tuo odio verso i nemici, altrimenti ti annienterà, e con te
tutto il resto dell'Universo. L'energia in esso custodita farà incrinare
l'equilibrio che io stessa custodisco, per questo devi essere piuttosto attenta
per quanto riguarda le motivazioni che ti porteranno ad agire. Per quanto
riguarda la spada ti è già comparsa giusto?” chiese poi.
“Si esatto ma io non so come
possa essere successo” mormorò la ragazzina con un espressione quasi dubbiosa.
“Quella spada è l'unica arma
con cui potrai batterti con tuo fratello in attesa che il momento propizio per
attivare l'energia del talismano si presenti, per questo devo chiedere a tuo
“padre” di darti qualche lezione di scherma durante il viaggio. “ lo sguardo
azzurro della guerriera incrociò quello verde smeraldo del Principe di Urano.
“Si può fare si” rispose lui,
anzi sarebbe stato anche divertente istruire la figlia di scherma, finalmente
qualcuno in quella famiglia sembrava capire la sua passione per le moto e per i
tiri di spada.
“Ok questo è tutto” rispose
l'altra, sganciando la chiusura della catenina del talismano per dar modo al
ciondolo di staccarsi da lei, dopo di che fece cenno ad Umiko di avvicinarsi e
la ragazzina fece come le era stato detto, permettendo alla custode
dell'Equilibrio di chiuderle la catenina al collo. In quel medesimo istante il
Cristallo del Mare al collo di Milena iniziò a brillare per poi scomparire dalla
mano che lo avvolgeva e andarsi a incastonare nel ciondolo al suo posto.
“Ma per spostarci da un
pianeta all'altro come faremo?” chiese Rea sempre scettica, la sua idea iniziale
su quella missione non era affatto mutata. Anzi!!
“A quello ci penso io Sailor
Mars, al momento attuale è l'ultimo dei nostri problemi se mi posso permettere”
rispose immediatamente Sidia, con uno sguardo gelido e impenetrabile. “Anzi
direi che se non vi è altro possiamo anche metterci in viaggio” aggiunse più
come un pensiero ad alta voce che come una vera e propria domanda.
“Si direi che sia la cosa
migliore Sailor Pluto” intervenne Helios che fino quel momento era rimasto in
disparte “Per fare questo però dobbiamo ritornare nell'Elision, qui non potete
usare i vostri poteri” esplicò poco dopo.
“Buona fortuna guerriere
Sailor” esclamò la donna che avevano conosciuto poco prima. La custode
dell'Infinito non poteva che pregare affinché tutto andasse nel momento giusto
da quel momento in poi, ciò che dovevano affrontare le altre sue compagne dalle
quali era stata separa secoli or sono era importante ma allo stesso tempo
difficile, e lungo. Troppo lungo rispetto al poco tempo che rimaneva loro prima
che l'equilibrio si rompesse. Lo sapeva perché ogni giorno che passava sentiva
la sua energia diminuire, e quando questa fosse terminata il buio avrebbe
avvolto tutto. Lei per prima. Osservò il gruppo entrare nel cerchio luminoso che
li avrebbe riportati nel regno del Custode dei Sogni, la superficie della
circonferenza tremò appena mentre le loro figure si facevano via via più
sbiadite fino a scomparire del tutto.
La luce dell'Elision e il
verde dei suoi prati colpirono gli occhi delle ragazze, ferendoli quasi dopo
tutto quel tempo passato nella dimensione dai toni diafana, quasi impalpabile
dove era custodito l'equilibrio dell'intero universo.
Erano tutte molto pensierose,
e i loro pensieri erano quasi del tutto uguali: come avrebbero fatto ad entrare
in totale comunione con il loro elemento? Sailor Infinity era stata chiara:
ognuna di loro doveva trovare la sua chiave di lettura in modo da ottenere il
cristallo del proprio pianeta. Ma tutte si sentivano spaesate, non avrebbero mai
pensato di trovarsi in quella situazione, l'unica che forse era un po' più
tranquilla su quel punto di vista era giusto Milena perché era l'unica ad aver
compiuto in qualche modo il suo ruolo per far si che la Terra si salvasse, ma
non dovevano dimenticare che in lei stava albergando una lotta più grande e
dolorosa: mamma e guerriera, due volti della stessa medaglia che difficilmente
sarebbero potuti andare d'accordo alla perfezione, la violinista era
perfettamente cosciente che nel momento stesso in cui la lotta fosse iniziata,
non sarebbe stata lucida. Per la prima volta avrebbe sicuramente dato retta
all'istinto, e non era sicura della guerriera che era in lei.
“Ragazze temo che noi dobbiamo
salutarci” la voce di Helios la riportò alla realtà, si era dimenticata che il
Custode dei Sogni avrebbe fatto ritorno sul pianeta per dare man forte alle loro
compagne rimaste a difendere ciò che più amavano al mondo.
L'intero gruppo si volse verso
il ragazzo con un'aria piuttosto triste e insicura, come avrebbero compiuto quel
viaggio senza la sua guida? Le guerriere del Sistema solare interno non erano
affatto abituato a non avere un punto di riferimento e si sentivano indifese
senza Sailor Moon tra loro, le loro compagne al contrario erano fin troppo
abituate a lavorare per se stesse e consideravano la presenza delle Inner un
ostacolo.
Un ostacolo che tuttavia era
necessario.
“ok Helios se proprio devi vai
pure” prese la parola Amy.
“Preferirei starmene qui
credimi, vista la situazione critica” rispose lui “Mi raccomando cercate di
essere il più veloci possibile”
“Faremo il possibile”
intervenne Sidia “O meglio farò il possibile per far si che questo avvenga” il
tono della sua voce era al quanto severo, mentre cercava la concentrazione
necessaria per aprire il varco spazio temporale per permettere al gruppo di
raggiungere il pianeta in questione.
“Ottimo, in bocca al lupo
ragazze, tornate tutte intere che noi abbiamo bisogno di voi sulla Terra”
rispose lui facendo loro l'occhiolino prima di riprendere le sembianze del
destriero bianco. Pochi istanti dopo la luce bianca e accecante le costrinse a
coprirsi gli occhi per preservarli. Dopo di che tutto tornò come prima e loro
erano sole, d'istinto guardarono tutte la Custode del Tempo in attesa di una sua
mossa, che non tardò ad arrivare.
“Ragazze direi che potremmo
iniziare dal pianeta più vicino al Sole e poi man mano andare verso Plutone”
propose lei senza pensare al fatto che Rea avrebbe mosso obiezione anche in quel
frangente.
“Scusa ma perché dobbiamo per
forza iniziare da un pianeta Interno? Ricordo che sta situazione e causa del tuo
gruppo Sidia, non vedo perché noi dobbiamo iniziare a rimediare per prime”
sbottò con gli occhi neri che sfidavano quelli amaranto dell'altra senza
abbassarli.
“Non è una questione di
codardia, o chissà che! Era la cosa più logica da fare, ma a quanto pare cara la
mia Miko sei così accecata dall'odio verso i gemelli che il tuo cervello ha
smesso di funzionare già da un bel pezzo. Comunque non volete essere le prime
perché ve la fate sotto? Ok Andremo su Plutone. Io non ho nessun problema di
sorta a tornare al mio castello. Sicuramente non muoio di paura correndo il
rischio di farmela nel perizoma come te” la reazione della guerriera di Plutone
le sorprese, mai avrebbero sospettato che anche la bruna fosse capace di provare
ira nei confronti di qualcuno.
“Chi sei tu? Cosa ne hai fatto
di Sidia?” chiese sorpresa Heles, tornata alla sua forma normale, con la fuku da
guerriera.
“O cara, non sei mica l'unica
ad avere le palle” rispose con un finto tono stizzito. “In senso figurato
ovviamente” aggiunse dopo pochissimo tempo prima di girarsi e chiudere gli occhi
per concentrarsi, passarono alcuni istanti di assoluto silenzio prima che la
tiara della guerriera di Plutone scomparve lasciando posto al simbolo del
pianeta sulla fronte della ragazza, la sfera di granato che aveva preso a
illuminarsi di bagliori al quanto sinistri. La guerriera fece allora roteare
sopra di lei lo scettro, mentre aveva tutti gli occhi puntati addosso, dopo di
che improvvisamente lo appoggio al terreno provocando un rumore sordo, quasi
metallico.
Dal punto di incontro tra
talismano e prato iniziò ad allungarsi una luce violacea che prese ad allungarsi
davanti a Sailor Pluto, raggiunta una distanza di circa quaranta centimetri si
divise in due raggi che si alzarono verso il cielo andando a definire una forma
che si rivelò essere quella di una porta.
Una porta che le inner
conoscevano fin troppo bene.
La porta che divideva il loro
mondo dal futuro.
La porta davanti alla quale
l'avevano incontrata la prima volta.
Così fredda e chiusa in se
stessa, un'anima solitaria.
Così diversa da quella che
avevano davanti in quel momento.
I passi di Sidia risuonarono
sul terreno, mentre ella si avvicinava alla porta da cui era mancata per troppo
tempo nonostante la capacità di vedere il tempo nella mente non l'aveva
abbandonata un attimo. Sentì un brivido, quella struttura in marmo violaceo
significava per lei solitudine, una solitudine eterna da cui non avrebbe mai
potuto sottrarsi se non ci fosse stato bisogno anni prima sulla terra per far
comparire la Coppa del Potere Supremo per via del suo talismano.
Grazie a quella missione aveva
incontrato coloro che per lei si erano trasformate in breve tempo in una
famiglia, alleviando quel senso mancanza che si era impropiato di lei fin dalla
più tenera età.
“Sidia tutto bene?” chiese
Ottavia notando il tentennamento della compagna.
“Si pensavo solamente, sarà
meglio andare, molto probabilmente tirerà un po' di vento nel varco
spazio-temporale mi raccomando prendetevi per mano e non lasciatemi per nessun
motivo, in teoria non dovreste perdervi ma non si può mai sapere” disse lei,
mentre la porta svaniva lasciando solamente l'arcata che le faceva da contorno,
rivelando un percorso scuro costellato da una miriade di luci che a prima vista
sembravano stelle.
Umiko seguì i suoi genitori.
Quel lungo viaggio aveva ufficialmente inizio.
Note dell'Autrice: Il capitolo era già stato pubblicato in una fanfic apposta in attesa del ripristino di questa, per fortuna tutto è tornato alla normalità spero che vi sia placiuto anche se corto.
Buon week and a tutte.
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