Christmas Island

di Sofy_m
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** In viaggio. ***
Capitolo 3: *** Suite numero tre! ***
Capitolo 4: *** Cerca di rimanere vivo. ***
Capitolo 5: *** Inaugurazione. ***
Capitolo 6: *** Non ti sembra... strano? ***
Capitolo 7: *** "Mantieni le distanze." ***
Capitolo 8: *** Le indagini continuano. ***
Capitolo 9: *** Il terzo coltello. ***
Capitolo 10: *** Vecchi colleghi. ***
Capitolo 11: *** Affari che non ti riguardano. ***
Capitolo 12: *** Tutto ciò che voglio. ***
Capitolo 13: *** Il nascondiglio perfetto. ***
Capitolo 14: *** Mi ha salvata in tutti i modi possibili. ***
Capitolo 15: *** Padre e figlia. ***
Capitolo 16: *** Rick e Kate. ***
Capitolo 17: *** Sfida. ***
Capitolo 18: *** L'elemento ricorrente. ***
Capitolo 19: *** Al punto di partenza. ***
Capitolo 20: *** L'ambizione e la vendetta hanno sempre fame. ***
Capitolo 21: *** Vado a riprendermela. ***
Capitolo 22: *** Rabbia e amore. ***
Capitolo 23: *** Tuffo nel passato. ***
Capitolo 24: *** Tempo di dare spiegazioni. ***
Capitolo 25: *** A quanto pare, finisce qua. ***
Capitolo 26: *** Il ritorno. ***
Capitolo 27: *** I won't give up. ***
Capitolo 28: *** Come sentirsi a casa. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo


Prologo



-Beckett!!! Guarda, guarda, guarda!- Richard Castle entrò nel distretto saltellando come un bambino davanti ai regali la mattina di Natale e con un enorme sorriso sul volto.
La detective, seduta alla sua scrivania, sbuffò continuando a sventolare un foglio nel tentativo di farsi un po' d'aria. Faceva un caldo insopportabile.
-Che c'è Castle? Ti si è sciolto l'i-phone?- chiese sarcastica.
Ryan ed Esposito, seduti alle loro scrivanie, sorrisero.
Lo scrittore alzò gli occhi al cielo senza smettere di sorridere e si fermò per osservarla. La donna aveva le guance arrossate a causa del caldo e i lunghi capelli castani raccolti sopra la testa, indossava una camicetta bianca e dei jeans scuri.
Per Castle era bellissima come sempre.
-No,- rispose. -il mio i-phone è sano e salvo, anzi quello che rischia di sciogliersi sono io! In questo momento invidio i cadaveri che si trovano in obitorio con Lanie, almeno loro...- si interruppe vedendo l'occhiataccia che gli stava rivolgendo Beckett. -Scherzavo, scherzavo...
-Castle, cosa dovevi farmi vedere?- chiese scocciata. Quell'uomo non la smetteva mai di comportarsi come un bambino.
-Ah, già. hai ragione!- Rick si batté una mano sulla fronte, poi estrasse dalla tasca dei pantaloni quattro cartoncini rettangolari. -Ho vinto!
La detective osservò per qualche secondo quello che Castle stringeva tra le mani e poi scosse la testa con sguardo dubbioso.
-Dai Kate, non ti ricordi?
-No, e non chiamarmi Kate!- sbottò.
-Ok, ok!- disse alzando le mani in segno di scusa. -Il mese scorso Alexis ha partecipato ad un concorso di scrittura il cui premio era una vacanza... e abbiamo vinto!
Kate scoppiò a ridere. Ricordava che il suo partner e la figlia dai capelli rossi le avevano accennato qualcosa. -Castle non avete vinto... Alexis ha vinto!
-Certo, ma sono io lo scrittore e il padre, il talento l'ha preso da me!- disse come se fosse ovvio.
-Il tuo ego è gigantesco, sta riempiendo l'intero distretto!
-Non prendermi in giro, detective!- rispose lo scrittore fingendo di essersi offeso.
-E quindi Castle? Vai in vacanza? Sei venuto a salutarmi?- chiese Beckett continuando a sorridere. Eppure dentro di lei sentì il suo stomaco contorcersi. Castle se ne stava andando un'altra volta, la stava lasciando sola. Cercò di scacciare quel pensiero dalla sua testa; era un premio, quanto sarebbe potuto stare via? Una settimana? Forse due? Sarebbe riuscita a sopravvivere. Forse.
-No!- l'uomo la guardò come se fosse impazzita. -Tu vieni con noi!
Kate rimase a bocca aperta. -Come scusa?
-I biglietti, come vedi, sono quattro... Io, Al, mia mamma e te, se ti va di venire.
-Oh...- questa non se l'aspettava. -Io... Io non posso Castle. Porta Meredith o Gina, scommetto che saranno contente.- disse con una punta di gelosia pensando alle sue due ex mogli.
Le sarebbe piaciuto prendersi una vacanza ma il lavoro veniva prima di tutto.
-Ma io non voglio Meredith o Gina! Io voglio te... cioè, Alexis vuole che venga tu con noi!- rispose deciso.
La detective arrossì alle sue parole e si morse il labbro inferiore. -Rick, non posso lasciare il distretto...
-Ho già parlato con la Gates e ha detto che pur di liberarsi di me per un po' di tempo è disposta a darti tre settimane di vacanza!- Richard sorrideva soddisfatto. -Quindi adesso prendi le tue cose e vai a casa a fare le valigie, partiamo domani sera!
-Tu hai fatto cosa?!- Beckett si alzò e lo guardò minacciosamente.
-Ehm, ecco... Pensavo avessi bisogno di una vacanza...
-Io non verrò con te!- disse convinta nonostante lo desiderasse.
-Dai ti prego! Pensa ad Alexis! Non puoi farle questo!- la guardò con gli occhi da cucciolo.
-Non puoi usare così tua figlia, sai? E' scorretto!
-Lo so...- Castle sorrise e si avvicinò a lei. -Pensa Kate,- sussurrò al suo orecchio. -immense spiagge, mare azzurro, sole... Noi due, lontani da tutto e da tutti!
Kate avvampò immaginandosi con lui in spiaggia e si spostò di scatto.
-Ti prego Kate... Ryan ed Esposito hanno detto che ce la faranno da soli! Ti preeeeeego!
Beckett si voltò verso i due colleghi che stavano annuendo e li guardavano con un sorriso malizioso. Sospirò rassegnata. -Ok.- disse. In fondo l'idea non le dispiaceva così tanto, doveva solo stare a distanza di sicurezza dallo scrittore. -Ma dimmi almeno dove andiamo in vacanza.
-Oh, ti piacerà... E' in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano Indiano, il nome non me lo ricordo. Staremo in una specie di villaggio turistico.- rispose saltellando eccitato.
-Va bene... Ma devi accettare alcune condizioni.
-Dimmi Kate...
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?- Esposito scoppiò a ridere.
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?
-Allora?- chiese Beckett alzando un sopracciglio.
Lo scrittore sorrise. -Affare fatto... Kathrine.
La detective scosse la testa e afferrò la pistola dalla scrivania. -Sono armata Castle!


Angolo dell'autrice:
Scusatemi, non so da dove sia nata, probabilmente è il caldo che mi dà alla testa :)
Kate ha deciso di partire insieme alla famiglia Castle, ma, ovviamente, succederà di tutto!
Spero di aggiornare abbastanza di frequente ma non prometto nulla, cercherò di fare il possibile!
Le recensioni, sia positive che negative, sono sempre gradite :)
Un bacio, al prossimo capitolo!
Sofy_m
P.S. Settembre muoviti, ho bisogno di te!

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Capitolo 2
*** In viaggio. ***


in viaggio


In viaggio



Kate era nervosa, camminava avanti indietro per il suo appartamento guardando le tre valigie accanto alla porta, chiedendosi perchè diavolo avesse accettato la proposta di Castle. Che le era saltato in mente? Lei aveva un lavoro da svolgere, dei criminali da arrestare, non poteva andarsene in vacanza per tre settimane abbandonando tutto!
Sospirò e si lasciò cadere sul divano. Doveva dire allo scrittore che non poteva partire con lui, che l'avrebbe aspettato al distretto...
Ma se Castle avesse chiamato Gina? O se avesse incontrato qualche donna in quell'isola? Se per qualche motivo non sarebbe tornato da lei?
Lei non sarebbe sopravvissuta. Lei aveva bisogno di lui.
Perciò doveva fare una scelta, subito.
Testa o cuore.
Poteva restare a New York, con la sua squadra, il suo lavoro e le sue certezze, nascosta come sempre dietro a quel muro. Oppure poteva rischiare. Poteva partire con Castle e la sua famiglia, poteva provare a divertirsi almeno per una volta, poteva iniziare ad abbattere quel dannato muro che le impediva di essere ciò che desiderava.
In quel momento le tornarono in mente alcune parole che aveva sentito pronunciare in chissà quale film strappalacrime.
"Quando sei indecisa e non sai cosa scegliere lancia una moneta, non per affidarti al caso, ma perchè quando la moneta sarà in aria tu saprai esattamente cosa vorresti che uscisse."
Kate sospirò.
Forse valeva la pena tentare.

L'orologio faceva le cinque e mezza del pomeriggio, Richard Castle era in perfetto orario.
Si sistemò un'ultima volta la camicia e si passò una mano tra i capelli prima di bussare alla porta della detective.
"Ti prego, fa' che non abbia cambiato idea, ti prego." pensò bussando.
Dopo qualche secondo Kate aprì la porta e Castle si ritrovò paralizzato.
Beckett indossava una canottiera piuttosto semplice blu scura e dei pantaloncini corti beige che lasciavano scoperte le lunghe gambe. I capelli mossi erano sciolti e ai piedi aveva dei sandali bassi bianchi.
Lo scrittore deglutì a vuoto cercando di parlare. Non aveva mai visto niente di più bello.
-C-ciao B-Beckett...- mormorò resistendo alla tentazione di prenderla tra le braccia e baciarla. -Sei pronta?
La donna sorrise vedendo lo sguardo dell'uomo su di lei e annuì. -Sì, possiamo andare.- prese in mano le valigie e fece per uscire ma lo scrittore la fermò.
Kate gli rivolse uno sguardo interrogativo. Castle le sorrise dolcemente e le prese le valigie dalle mani. -Sei in vacanza detective, faccio io!- poi le fece segno di andare avanti. -Martha e Alexis ci aspettano giù.
La detective arrossì. -Grazie Castle.
-Always.- rispose con un sorriso.

"Gentili viaggiatori, sono il capitano e vi informo che il volo diretto a Giacarta partirà tra qualche minuto. Il tempo è stabile e..."
-Non riesco ancora a credere che sto per andare a Giacarta!- disse emozionata Kate guardandosi intorno.
Era seduta in prima classe, vicino ad Alexis e dietro allo scrittore e a Martha, dal finestrino vedeva la pista di atterraggio dell'aeroporto di New York.
-Beh detective,- Castle si voltò verso di lei. -in realtà non vedrà molto di Giacarta, probabilmente solo l'aeroporto.
-Già,- concordò la figlia. -quando arriviamo dobbiamo prendere una corriera ed arrivare fino alla costa, poi prendere un traghetto per arrivare a Christmas Island.- la ragazza aprì una cartina geografica e indicò un piccolo punto verde a sud dell'Indonesia. -Sarà un lungo viaggio...
-Aspettate... Christmas Island?- chiese curiosa la detective. -L'isola del Natale? Seriamente?
Rick sorrise, estrasse un libro dalla borsa e lo aprì, poi si schiarì la voce e iniziò a leggere solennemente: "Christmas Island è un territorio non autonomo dell'Australia in cui risiedono circa 600 persone. Il nome lo si deve al capitano inglese William Mynors, che avvistò l'isola nel Natale del 1643 a bordo della nave Royal Mary. L'isola, disabitata, era comunque già conosciuta...
Lo scrittore chiuse il libro e guardò soddisfatto la sua musa. -Contenta adesso?
Lei alzò gli occhi al cielo facendo sorridere Alexis. -Grazie Wikipedia.
-Come faresti senza di me, detective?
-Guarda che faccio ancora in tempo a scendere!- lo minacciò la donna. Martha rise.
-Ok, ok!- Rick tornò a sedersi al suo posto.
Beckett si voltò verso la giovane Castle dai capelli rossi. -Grazie Alexis.
-E di cosa?- chiese stupita la ragazza.
-E' grazie a te e al tuo testo se sono qui... anche se tuo padre ha cercato di prendersene il merito!- disse scuotendo la testa divertita.
-Oh... Non c'è di che Kate!- rispose contenta Alexis. -Papà non cambia proprio mai!
-Ehi, guardate che vi sento!- Castle si voltò. -E poi perchè lei può chiamarti Kate e io no?- chiese con lo sguardo da cucciolo alzandosi in piedi.
-Torna a sederti!- lo ammonirono all'unisono la figlia, Beckett e Martha.
Lo scrittore ubbidì sbuffando. -Tre contro uno, fantastico!
Kate e Alexis lo ignorarono e tornarono a parlare tra loro.
-Al, in cosa consiste esattamente il premio? Devo ancora capirlo...
-Sono quattro biglietti per raggiungere Christmas Island e un soggiorno di tre settimane per quattro persone nel nuovo villaggio turistico che verrà inaugurato uno dei prossimi giorni...
-Wow!
-Da quello che ho letto ci saranno persone provenienti da tutto il mondo e il villaggio mi sembra fantastico!
-Non so proprio come ringraziarti Al...- mai avrebbe immaginato di partire per una vacanza del genere.
-Non devi,- disse la ragazza scrollando le spalle. -non ho fatto nulla di speciale, forse qualcosa da mio padre alla fine l'ho ereditata!
Le due donne scoppiarono a ridere.
-Kate ti piacerebbe leggere il testo che ho scritto?
-Certo Alexis!
La figlia dello scrittore aprì il suo zaino e tirò fuori un quaderno. Lo porse alla detective. -Ecco, devi sapere che ho preso l'ispirazione da te e mio padre per alcune cose quindi potresti trovare alcune scene familiari...- disse timorosa.
Beckett sorrise. -Non c'è problema Alexis, non ti preoccupare, a quanto pare è un vizio di famiglia!- la rassicurò. Poi aprì il quaderno e iniziò a leggere con curiosità.
-E' una storia d'amore!- esclamò sorpresa dopo qualche pagina.
-Sì... perchè?
-No, niente Al, niente...- disse scuotendo la testa divertita. Per qualche motivo si era aspettata un giallo.
Riprese a leggere.
Doveva ammettere che Alexis era stata davvero molto brava, la storia era scorrevole, semplice da leggere ed ad ogni pagina sempre più interessante. Anche i personaggi erano stati ideati bene. Beckett riusciva a scorgere in Liz, la protagonista femminile, una parte della ragazza dai capelli rossi: matura, intelligente, con la testa sulle spalle e tanti sogni. Ma riusciva a intravedere anche un po' di se stessa. Liz aveva un passato doloroso, mai del tutto chiuso, e una terribile paura di fidarsi degli altri, di amare.
E in Matt, il protagonista maschile, era sicura si nascondesse una parte di Castle: un ragazzo allegro, intelligente, sempre pronto a scherzare e disposto a tutto per amore. Ed era certa ci fosse anche un po' di Ashley, sebbene non lo conoscesse molto.
La storia raccontava le vite di Liz e Matt; amici d'infanzia erano stati costretti a dirsi addio da bambini, dopo l'incidente accaduto al fratello della ragazza, ma dopo alcuni anni, per caso, si erano ritrovati a lavorare entrambi come medici in Africa, nello stesso posto.
Gli scherzi del destino.
Beckett si fermò per un momento quando arrivò verso la fine, alla confessione d'amore di Matt per Liz. Conosceva quelle parole, le aveva sentite dire e le aveva ripetute lei stessa.
"...Liz, il nostro non è un lavoro semplice, ogni giorno siamo costretti a lottare tra la vita e la morte. E molto spesso non possiamo scegliere, molto spesso non dipende da noi, molto spesso non ci sono né vincitori né vinti e restano solo le nostre battaglie.
Ma l'unica cosa in cui posso sperare è di trovare qualcuno disposto a prendere posizione al mio fianco, qualcuno che resti a lottare nonostante tutto, qualcuno come te.
Perchè tu non ti arrendi, tu non molli, tu non lasci perdere, mai. Tu sei straordinaria... E io ti amo Liz, e ti voglio al mio fianco."
Kate sospirò piano, ripensando a quelle parole, a quei momenti vissuti.
Alexis li aveva capiti probabilmente molto meglio di lei.
-Wow Alexis,- disse dopo aver finito anche l'ultima pagina. -è davvero strepitoso!
Si voltò ma si accorse che la ragazza si era addormentata. Sorrise dolcemente e rimise il quaderno nello zaino, poi si mise comoda e chiuse gli occhi a sua volta.

-Castle, sei sicuro che possiamo fidarci di questa cosa?- Kate guardava dubbiosa il traghetto malmesso davanti a loro.
Era notte fonda ed erano appena scesi da cinque ore di corriera e ora avrebbero dovuto prendere quello.
-Dai detective, abbi un po' di fiducia!- rispose lo scrittore sorridendo, a lui non sembrava poi così male.
-Castle dobbiamo raggiungere un'isola in mezzo all'oceano con questo catorcio! E io vorrei tornare a casa sana e salva!
-Oh, Kathrine, non dirmi che sei spaventata!- la prese in giro.
La detective sbuffò, prese le sue valigie e salì con decisione sul traghetto, seguita dalle due donne dai capelli rossi. -Assolutamente no Richard! Andiamo!
Il suo partner rise e le seguì. Sistemò i loro bagagli e andò a fare amicizia con il comandante. Chiese quanto tempo avrebbero impiegato per giungere a destinazione, com'era il mare e perchè aveva scelto quel lavoro.
Poi si mise a cercare la sua musa in mezzo ai pochi passeggeri. Dopo qualche minuto la trovò appoggiata al parapetto di poppa, mentre osservava le stelle.
-Tutto ok?- chiese avvicinandosi a lei.
Beckett si voltò di scatto. -Castle! Mi hai spaventata!
-Scusa! Non era mia intenzione!- si mise al suo fianco appoggiandosi con i gomiti alla sbarra. -Stavi ammirando il cielo?- domandò alzando lo sguardo.
Le uniche luci in mezzo all'oscurità erano le tantissime stelle e lo spicchio di luna.
-Sì, non avevo mai visto tante stelle! E' meraviglioso!- rispose entusiasta alzando di nuovo il viso.
Rick si voltò per guardarla. "No Kate, tu sei meravigliosa!" pensò. Gli occhi della donna brillavano in mezzo al buio e il leggero vento le scompigliava i capelli.
L'uomo si sentiva al settimo cielo.
-Smettila di osservarmi Castle, è inquietante!- si lamentò lei senza voltarsi.
-Scusa, ma sei bellissima.- rispose lui sorridendo.
Kate arrossì e ringraziò l'oscurità che la nascondeva. -Grazie...- senza pensarci si sfregò le braccia per scaldarle un po'.
-Hai freddo?- chiese lo scrittore preoccupato notando il movimento.
-Oh, no...- Beckett si maledì per essersi fregata da sola. -cioè sì, insomma... solo un po'...
Castle sorrise vedendola in imbarazzo e passò un bracciò sopra le sue spalle, stringendola a sè e accarezzandole le braccia con le sue mani calde.
La detective, quando si rese conto della vicinanza tra i loro corpi, fu percorsa da un brivido.
-Va meglio così?- chiese Castle premuroso.
Kate annuì senza staccare gli occhi da terra. La sua testa le stava urlando di andarsene, di staccarsi da lui, di interrompere quel contatto ma si sentiva troppo bene in quel momento e, senza rendersene conto, si strinse ancora di più a Rick.
Castle, sorpreso, sorrise. Sarebbe voluto rimanere così in eterno. -Hai letto il racconto di Alexis?
-Sì, è bellissimo. Ma stai attento, potrebbe rubarti il lavoro!
L'uomo sorrise -Non è un problema se ha usato le parole di Montgomery e quello che ti ho detto, vero?- chiese poi preoccupato.
-No Rick, tranquillo. Penso che tua figlia le abbia usate perfettamente, la dichiarazione di Matt è fantastica.
-Sì, anche la risposta di Liz non è male... "Ti amo anch'io Matt, e ti voglio al mio fianco, ogni giorno."
-Sì.- concordò Beckett, anche se, sinceramente, si era aspettata di leggere "always".
-...anche se, sinceramente, io avrei utilizzato delle parole diverse.- disse lo scrittore sollevando le spalle.
Kate sentì il suo battito accelerare e si voltò verso di lui, perdendosi nei suoi occhi azzurri e profondi come l'oceano. Sapeva che i suoi pensieri erano gli stessi dello scrittore.
Ma lei non era pronta. Non ancora.
-Pensi che Ryan ed Esposito ce la faranno da soli?- chiese dopo qualche secondo tornando a guardare il mare.
-Abbi un po' di fiducia Kathrine!- rispose lui ridendo.
La donna annuì, poi sciolse l'abbraccio. -Grazie Rick, adesso è meglio se vado a dormire un po'.
-Certo...- rispose Castle. -Buona notte Kate...- aggiunse poi sottovoce guardandola allontanarsi e sedersi in uno dei sedili.




Angolo dell'autrice:
Ok, ecco il primo vero capitolo!
Chiedo scusa per i "salti" (che probabilmente troverete anche nel prossimo)  ma penso siano necessari  per non far diventare il racconto troppo lungo e noioso.
Castle e Beckett sono partiti! Chissà cosa li aspetta...
Credo che i prossimi capitoli saranno un po' come questo, piuttosto "tranquilli", ma poi le cose si faranno più movimentate :)
Bene, grazie a tutti coloro che hanno recensito o che stanno seguendo la storia, spero vi piaccia!
Ah, dimenticavo, forza Italia!
Un bacio, alla prossima :)
Sofy_m  

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Capitolo 3
*** Suite numero tre! ***


capitolo 3


Suite numero tre!



-Buon giorno donne!!! Siamo arrivati!!!- lo scrittore saltellava eccitato davanti alle tre donne che si stavano svegliando per colpa sua.
-Castleeeeee!- si lamentò Beckett riparando gli occhi dalla luce del sole che entrava. -Lasciami dormire, ho sonnooooo...
-Dai, dai, dai detective! Non sei curiosa di vedere dove siamo?- chiese sporgendosi dal finestrino del traghetto.
-No!- rispose lei decisa richiudendo gli occhi.
-E poi non stai scomoda lì seduta?- domandò Castle osservandola.
-No...- mentì Kate. In realtà sentiva tutto il corpo intorpidito e la sua schiena era a pezzi.
-Ah no? Quindi preferisci restare qui che riposarti nel fantastico letto della tua camera?
La detective si alzò di scatto, sveglia all'improvviso. -Ok, andiamo!
Le due donne dai capelli rossi sbuffarono ma si alzarono a loro volta.
-Sai Beckett, se senti dolore da qualche parte posso sempre farti un massaggio!- propose Rick speranzoso.
-Prendi le valigie Castle!- rispose Beckett scuotendo la testa divertita. -E comunque perchè farmi fare un massaggio da te quando ci sarà sicuramente qualche bel massaggiatore?!- chiese toccando finalmente la terraferma.
Lo scrittore rimase per qualche secondo a riflettere sulle parole della sua musa, poi afferrò le valigie e scese anche lui avvicinandosi a sua madre.
-Mamma, ricordami di tenere sotto controllo tutti i massaggiatori presenti sull'isola!- le sussurrò.
-Oh, Richard!- rispose lei alzando gli occhi al cielo. -Non starai esagerando? Ti sta solo prendendo in giro!
-Lo so! Ma farò in modo che nessun uomo, ad esclusione del sottoscritto, si avvicini a lei!- disse convinto affrettando il passo per raggiungere la detective.
Martha si voltò verso la nipote scuotendo la testa. -Ah, l'amore...

-Benvenuti, voi dovete essere la famiglia Castle, giusto?- una donna dai corti capelli neri e dalla carnagione piuttosto scura li accolse nella reception.
L'entrata del villaggio era molto grande e colorata e c'erano grandi piante che facevano un po' d'ombra.
Kate, Alexis e Martha continuavano a guardarsi intorno entusiaste.
-Guarda nonna, quella fontana è fantastica!
-Hai ragione tesoro, sarà alta almeno cinque metri!
Lo scrittore, sorridendo, si avvicinò alla donna. -Sì, siamo noi.
-Ottimo, ho bisogno di vedere un documento e poi vi darò le chiavi delle vostre stanze.
Richard estrasse la sua carta d'identità e gliela mostrò.
-Perfetto,- continuò la donna. -ecco, avete due camere doppie, una per sua madre e sua figlia e una per lei e la sua compagna, giusto?
-Oh...- Castle esitò e si voltò per osservare Kate che continuava a seguire Alexis. -Ecco... Vede, lei in realtà non è la mia compagna...
Lo scrittore non sapeva come risolvere quella questione. Lui non aveva intenzione di dormire con sua figlia o con sua madre e sapeva che nessuna delle due sarebbe stata felice di condividere la camera con lui. Avrebbe voluto dividerla con la sua musa, ma allo stesso tempo le aveva promesso che sarebbe stato ai patti.
-Sarebbe possibile avere due camere singole al posto di una doppia?- chiese speranzoso.
La donna rimase un attimo stupita e guardò prima lui e poi la detective, chiedendosi quale tipo di rapporto potessero mai avere i due. -Purtroppo tutte le camere disponibili sono occupate... però...
-Però???
-Però ci sarebbe una suite... Con un grande salotto e due stanze separate... Ma non era compresa nel vostro premio...
Rick sorrise contento ed estrasse il portafoglio, i soldi erano l'ultimo dei problemi se doveva far felice Beckett. -Quanto costa?

Castle e Beckett, dopo aver lasciato le due donne dai capelli rossi nella loro stanza, si diressero verso la loro suite.
-Suite numero tre!- disse lo scrittore prendendo la chiave quando arrivarono davanti alla porta. Da fuori la stanza sembrava una casetta bianca con il tetto piatto e grandi finestre, con un piccolo giardino pieno di fiori davanti.
-Wow!- esclamò Rick entrando. Il salotto era molto grande, con un lungo divano bianco al centro, un tavolo e un frigorifero nell'angolo a destra, una gigantesca tv su una parete e un'enorme vetrata da cui si potevano ammirare gli scogli e il mare. I muri erano bianchi e le tende alle finestre azzurre come il cielo in un giorno d'estate.
Sulla parete di sinistra c'erano due porte blu.
Castle corse dall'altra parte della stanza, appoggiò le mani sul vetro e schiacciò il naso contro la finestra guardando le onde che si infrangevano. Poi si voltò e si guardò ancora intorno. -Questa stanza è favolosa! Mi ricorda un po' Los Angeles!
Corse verso il frigorifero e lo aprì. -Wow, è pieno!- estrasse una lattina. -C'è pure la birra! E anche un dolce! Ma ti rendi conto? Abbiamo addirittura la tv! Alexis e mamma moriranno d'invidia e ci chiederanno di fare cambio... mai! E dobbiamo ancora vedere le nostre stanze, chissà come...
-Non avresti dovuto.- lo interruppe la detective.
Rick si voltò stupito verso di lei  e si accorse che la sua musa era ancora in piedi vicino alla porta con le valigie in mano. -Cosa intendi?- chiese mentre apriva la lattina.
-E' vero, ho detto che non avrei dormito con te, ma non serviva questo... al massimo avrei trovato una soluzione... Avrei dormito con te... o se proprio sul divano, ma...- stava parlando a scatti e le sue guance si stavano tingendo di rosso.
-Aspetta, aspetta, aspetta, non ci sto capendo niente.- la fermò Castle. -Di che stai parlando?
-Rick non avresti dovuto spendere soldi per questa suite! La camera doppia che aveva vinto tua figlia andava benissimo, io mi sarei adeguata!
-Hai sentito tutto, vero?- chiese Richard riferendosi alla sua conversazione con la donna che li aveva accolti alla reception.
Kate abbassò lo sguardo e annuì. -Non era necessario...
Castle la raggiunse sulla porta e le mise una mano sotto il mento per obbligarla ad alzare la testa e guardarlo negli occhi.
-Beckett,- disse dolcemente. -a New York hai detto che saresti venuta con me solo ad alcune condizioni e io le ho accettate. Quindi adesso voglio mantenere la mia parola, non dormiremo nella stessa stanza.- sorrise e le prese le valigie.
-Ma...
-No detective, sto facendo solo ciò che avevo promesso.- si diresse verso una delle due porte. -E comunque io preferisco decisamente questa suite ad una stanza normale, magari abbiamo anche la vasca idromassaggio! In quel caso potremmo farci il bagno insieme, tanto su quello non hai detto niente, giusto?
Beckett sorrise e lo seguì, chiedendosi come aveva fatto a meritarsi un partner del genere. -Nei tuoi sogni Castle!
Lo scrittore rise e cercò di trattenersi dal risponderle. Questa volta forse era meglio non dirle cosa accadeva tra loro nei suoi sogni, non se voleva continuare a godersi la vacanza da vivo.

-Beh, direi che la stanza non è niente male.- commentò Martha sedendosi su una delle poltrone. -E' grande e luminosa, il bagno è enorme e ci sono un sacco di armadi!
Alexis rise.
-E abbiamo anche un giardino con gli sdrai, fantastico!- si voltò per guardare il grande letto matrimoniale al centro della camera e sorrise maliziosa. -Penso che tuo padre e Kate si divertiranno parecchio!
La giovane Castle roteò gli occhi e sospirò divertita. -Nonna, in realtà non dormiranno insieme.- la contradisse.
-Che cosa?!- Martha si voltò sconvolta.
-Papà ha pagato una suite con due camere separate.- spiegò alzando le spalle.
-E perchè mai? E' successo qualcosa?
-No, ha detto che non voleva mettere in imbarazzo Beckett.
-Ah...- la donna era stupita: suo figlio non aveva nemmeno tentato di approfittare della situazione, anzi, aveva fatto di tutto per mettere a suo agio la detective. A quanto pareva era cresciuto davvero. -Peccato, sarebbe stato divertente...

Dopo essersi sistemati Castle e Beckett tornarono dalle due donne e, dopo aver pranzato, fecero un giro per tutto il villaggio.
Era davvero molto grande, c'erano una trentina di "case", quattro ristoranti diversi e tre bar, oltre ad un teatro. Castle disse che il giorno dopo avrebbe provato tutte le piscine, specialmente quelle con le onde e con gli scivoli.
Videro campi da calcio, da pallavolo e anche da golf. C'erano negozi che vendevano ogni tipo di cosa, dai vestiti ai souvenir.
Fecero una passeggiata in spiaggia, mentre il sole tramontava. Il mare era bellissimo.
-E' favoloso, sembra di essere in paradiso!- commentò la figlia dello scrittore.
-Già...- annuì sua nonna. -Richard, tesoro, domani mi presti la tua carta di credito, vero? Voglio comprare qualcosa e provare la zona benessere...
-Mamma, ti prego, non voglio finire in bancarotta!- si lamentò lo scrittore lasciandosi cadere sulla sabbia.
Beckett sorrise. La famiglia Castle non si smentiva mai.
-Domani sera ci sarà un falò.- disse d'un tratto Rick.
-Che cosa?- chiese Alexis curiosa.
-E' per l'inaugurazione. Ci sarà un falò in spiaggia e degli spettacoli, siamo invitati.- spiegò.
-Ottimo!- esultò Martha. -Così conosceremo le altre persone che sono qui, magari c'è qualche uomo interessante!
-Ti prego mamma...
-Dai Castle, in fondo tua madre ha ragione!- disse Kate sorridendo. -Magari potremmo davvero incontrare qualcuno di interessante!
Lo scrittore impallidì preoccupato. Decise che la sera seguente non avrebbe mai lasciato sola Kate.
-Forse adesso è meglio se torniamo in camera... E' stato un viaggio molto lungo.- disse quando il sole era ormai sceso dietro l'orizzonte.
Le tre donne annuirono e insieme tornarono indietro.
Arrivati davanti alla camera delle due donne si salutarono.
-Buona notte papà, buona notte Kate!- Alexis abbracciò entrambi.
-Divertitevi!- disse Martha con un sorriso malizioso, poi entrò nella stanza.
-Mammaaa!
Beckett avvampò.
Lo scrittore e la sua musa tornarono nella loro suite in assoluto silenzio, entrambi imbarazzati.
La detective si sedette sul divano bianco al centro della stanza e si perse a guardare il mare.
Vedere quell'immensa distesa d'acqua poco più chiara del cielo le trasmetteva un grande senso di calma, si tranquillità. Il mare era calmo, nulla si muoveva e lei si sentiva finalmente rilassata, in pace con se stessa.
Dopo qualche minuto il suo partner, in pigiama, si sedette accanto a lei e le porse un bicchiere di vino.
-Scusa per mia madre, è sempre la solita impicciona.- mormorò ammirando anche lui il panorama davanti a loro.
-Non importa.- rispose lei prendendo il bicchiere. -Non è un problema.
Castle si voltò per guardarla. -Beckett, grazie.- disse serio.
-Per cosa?- chiese la donna confusa.
-Per aver accettato di partire con me, per essere qui al mio fianco, per rendere questa vacanza, e questa famiglia, completa.- rispose lo scrittore sottovoce.
La detective arrossì e si allontanò impercettibilmente da lui. -Sono io che dovrei ringraziare te per tutto questo... Da bambina sognavo di viaggiare per tutto il mondo e adesso, per la prima volta, ho lasciato l'America. Non mi sembra vero.
Lo scrittore si avvicinò a lei e le prese dolcemente la mano. Beckett alzò lo sguardo e si perse nei suoi occhi azzurri.
Entrambi avvertirono un forte senso di dejà-vu e ripensarono a Los Angeles.
-Kathrine....
-Rick...- dissero contemporaneamente.
Richard sorrise. -Prima tu.
Kate abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. -Rick, io... io...- come in California non era pronta, non in quel momento. -E' meglio se vado a dormire...- si alzò in piedi senza guardarlo negli occhi per paura di leggere in essi dolore e delusione. -Buona notte...- sussurrò prima di aprire la porta della sua camera e sparire.
Lo scrittore sospirò guardandola allontanarsi. -Buona notte.- poi tornò ad ammirare l'oceano.
Non avrebbe mollato, prima o poi sarebbe riuscito a fare a pezzi quel muro.
Ad ogni costo.


Angolo dell'autrice:
No, no, no! Io tifavo Portogallo! Povero Cristiano Ronaldo :(
Ok, scusate, ho appena finito di guardare la partita...
Terzo capitolo! Il titolo non è un gran che, ma non mi veniva di meglio.
Castle, Beckett e le due rosse finalmente sono arrivati sull'isola... E si sono sistemati nelle loro rispettive camere. So che probabilmente speravate che musa e scrittore si ritrovassero a dormire nello stesso letto... Ma niente! Un patto è un patto!
Le recensioni sono sempre molto gradite (corte, lunghe, positive, negative... sì insomma, come volete) :)
Sì, sì, tranquilli, ho finito.
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia, buona notte!!!
Sofy_m




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Capitolo 4
*** Cerca di rimanere vivo. ***


capitolo 4


Cerca di rimanere vivo.




Castle continuò a rigirarsi nel suo enorme letto per tutta la notte, senza riuscire a chiudere occhio.
Combatteva contro l'istinto che gli urlava di alzarsi e di raggiungerla, di sdraiarsi accanto a lei e stringerla a sè.
Ormai aveva perso il conto di tutte le volte che nel suo loft aveva sognato di poter dormire con lei, semplicemente abbracciati. Ma era sempre rimasto un sogno perchè lei era lontana, nel suo appartamento, o, peggio, tra le braccia di un altro.
Ma in quel momento no. In quel momento c'era solo uno stupido muro a separarli.
Eppure lo scrittore si sentiva più solo che mai.
Sospirò e ringraziò mentalmente Kate per aver posto quelle condizioni. Sapeva che se avessero dormito nello stesso letto non avrebbe resistito alla tentazione di tenerla stretta contro il suo corpo, di accarezzarla e di baciarla, di respirare il suo profumo e di sussurrarle quanto l'amasse.
E sarebbe stato l'uomo più felice dell'universo, ma non era ciò che lei desiderava. Beckett gli aveva chiesto del tempo e lui le aveva promesso che l'avrebbe aspettata.
Si girò ancora una volta tirandosi il cuscino sul viso.
"Smettila di pensare a lei e dormi, stupido!" si disse. "Dormi, dormi, dormi!"

Il mattino seguente la detective Kathrine Beckett fu svegliata dal suo stomaco affamato e da un ottimo profumo di colazione.
Quando aprì gli occhi le occorse qualche secondo prima di ricordare dove si trovasse, poi prese la sveglia per controllare l'ora.
Le dieci e mezza.
Sì, era decisamente in vacanza.
Si alzò con calma dal suo letto e, in vestaglia, si diresse verso il salotto della suite. Quando aprì la porta vide davanti a sè, di spalle, Castle che stava cucinando.
Lo scrittore indossava una maglietta nera aderente e i pantaloni del pigiama. Kate si fermò e, senza rendersene conto, rimase a guardarlo.
Aveva i capelli spettinati e lo sguardo concentrato, sul volto si apriva un bellissimo sorriso.
Nonostante l'avesse sempre preso in giro Kate doveva ammettere che Castle aveva un bel fisico e si chiese come sarebbe stato lasciarsi proteggere da quelle braccia forti, aggrapparsi alle sue spalle e stringersi a lui.
-Detective, quando ha finito di ammirarmi potrebbe prendermi le uova in frigorifero?- la voce di Rick la riportò alla realtà. L'uomo si voltò verso di lei e sorrise malizioso.
Beckett arrossì e abbassò lo sguardo. L'aveva colta in fragrante.
-Comunque sto preparando la colazione,- proseguì notando l'imbarazzo della sua musa. -tra poco arriveranno anche Martha e Alexis.
La detective aprì il frigo e gli passò le uova. -Non stai facendo pancakes, vero?
L'uomo la guardò stupito per un attimo, non pensava che Kate ricordasse le parole di Esposito. Poi sorrise. -No, uova e pancetta.
Beckett si sedette sul divano tenendosi le gambe con le braccia e appoggiando il mento alle ginocchia e rimase ad ammirare l'oceano.
-Magari fossero pancakes...- sussurrò Rick attento a non farsi sentire.
-Hai detto qualcosa?
Rick sorrise ancora, a Kate non sfuggiva mai nulla. -Niente Beckett, niente...
In quel momento sentirono la porta della suite aprirsi e videro entrare una Martha speranzosa seguita da un'Alexis esasperata. -Nonna!
La donna spostò lo sguardo dal figlio alla detective, poi sbuffò e si lasciò cadere su una sedia. -E io che speravo di...
-Nonna!!!
Martha si voltò verso la nipote. -...trovare la colazione già pronta, tesoro!- disse come se fosse stato ovvio.
La ragazza scosse la testa rassegnata e si sedette vicino a Beckett.
Castle alzò gli occhi al cielo. -Mamma, chi mi ha insegnato a bussare prima di entrare nella stanza di qualcun altro?
-Oh, avanti tesoro, non facciamone un dramma, non vi abbiamo mica trovati in una situazione imbarazzante...- rispose. -Purtroppo...- aggiunse poi.
Kate arrossì.
-Tieni mamma, mangia le uova e taci per due secondi, grazie!
-Scusa Kate,- Alexis prese la sua colazione e passò un piatto alla detective. -ho provato a fermarla ma non è così semplice...
Beckett sorrise ancora imbarazzata. -Non preoccuparti Al.
-Bene,- esordì Rick cercando di cambiare discorso. -che ne dite se, dopo aver finito questa fantastica colazione preparata dal sottoscritto, andiamo in piscina?- i suoi occhi brillavano per l'entusiasmo. -Vi preeeeeego!
La figlia annuì felice. -Sì, io ci sto!
-Beh, finché voi andate a divertirvi io farò in giro per i negozi...- disse Martha. Non aveva mai amato particolarmente il mare o la piscina, molto meglio lo shopping.
-Ok,- scrittore e figlia si voltarono entrambi verso Kate. -Beeeeeckett...
La donna scosse la testa divertita. -Scordatevelo!
-Dai, per favore! Ti stiamo supplicando!
La detective si trovò difronte due paia di occhi azzurri che le ricordavano terribilmente dei cuccioli.
"Tale padre, tale figlia!" pensò.
-Ragazzi...
-Sarebbe fantastico se tu venissi con noi!- aggiunse Alexis vedendo che stava per cedere.
Beckett sospirò sconfitta. -E va bene, avete vinto!
I due sorrisero e si diedero il cinque.
-Vado a mettermi il costume.- la donna si alzò dal divano e si diresse verso la sua stanza.
A quelle parole lo scrittore deglutì a vuoto e cercò di rimanere calmo. Tanto l'aveva già vista in costume, no?
-Tutto bene papà?- chiese sua figlia divertita.
-Ehm... Sì, certo... Tutto bene...- rispose senza staccare lo sguardo dalla porta dietro cui era sparita la sua musa. -Perchè voi non andate a prepararvi? Poi... Poi io e Beckett vi... vi raggiungiamo.
Le due donne annuirono e uscirono.
-Cerca di rimanere vivo tesoro!
Castle ignorò sua madre e corse nella sua camera cercando di ricordare come si respirava.
"Ottimo," pensò "credo che mi sentirò male quando la vedrò!"
Entrò nel bagno e si sciacquò il viso, poi si sistemò i capelli e indossò un paio di bermuda blu scuro.
Soddisfatto tornò nel salone, prese una rivista e aspettò Beckett.
Dopo circa venti minuti, però, iniziò a preoccuparsi. Si alzò e bussò alla porta della sua musa.
-Beckett, ci sei? Alexis ci sta aspettando...
Nessuna risposta.
-Beckett, tutto bene?
Ancora niente.
-Beckett mi sto preoccupando... Posso entrare?- appoggiò l'orecchio alla porta ma non udì alcun rumore. Lentamente aprì la porta.
Kate era seduta sul suo letto, le mani sulle ginocchia e i capelli che le coprivano il volto. Una valigia aperta vicino ai suoi piedi.
Rick, allarmato, le si avvicinò e notò che stava tremando. -Kate...- mormorò spaventato.
La donna non reagì.
Lo scrittore allungò un braccio e le sfiorò una spalla ma Beckett si ritrasse, come scottata da quel contatto, e si voltò sconvolta verso di lui.
-Rick...
-Kate che succede? Perchè piangi?- domandò con una nota di disperazione. Cos'era successo?
Lei si allontanò da lui e abbassò lo sguardo. Non poteva farsi vedere così debole e fragile da Castle.
-Ti prego Kate, parlami...- l'uomo, cercando di avvicinarsi, aveva colpito qualcosa sul pavimento. Si girò per controllare. Aveva colpito la valigia aperta ai piedi di Kate. Valigia che conteneva un costume a due pezzi verde. D'un tratto capì.
-E' per la cicatrice.- sussurrò. Non era una domanda, sapeva che solo quello poteva essere il motivo della crisi di Beckett. La guardò dolcemente. -Kate...
Lei si coprì le orecchie con le mani e chiuse gli occhi, continuando a tremare. -No Castle, ti prego... Vattene.
-Sei bellissima.- disse lui con convinzione.
La detective, arrabbiata, si alzò di scatto dal letto e andò a grandi passi verso di lui. Lo colpì con un pugno sul torace. -No Castle...- un altro pugno. -Non è vero, smettila...- Come poteva lei competere con donne come Meredith e Gina, sempre così belle, eleganti e perfette?
Rick alzò le mani nel tentativo di proteggersi. -Sei bellissima.- ripeté.
-NO!- le lacrime le scendevano sulle guance. -Non guardarmi, ti prego, sono orribile...
Lo scrittore la attirò dolcemente a sè e le fece appoggiare la testa sul suo petto nudo mentre le continuava a singhiozzare.-Shh...- sussurrò dolcemente cercando di calmarla.
La donna chiuse gli occhi lasciando che le lacrime le rigassero il volto e si strinse al suo partner provocandogli un brivido.
-Kate,- continuò accarezzandole i capelli. -non sei obbligata a metterti il costume e a venire in piscina con noi oggi, e non lo sarai neanche domani. Ma il giorno in cui affronterai tutto questo voglio che tu sappia che sei la donna più bella che io abbia mai visto... Nessuna può competere con te. E quella ferita non ti rende più brutta, né ai miei occhi né a quelli degli altri. Quella cicatrice dimostra solo quanto tu tenga alla giustizia e quanto tu sia forte e coraggiosa, perchè tu non ti sei arresa, tu hai lottato per tornare da me, da noi. Quella cicatrice mi ricorda quanto sei speciale.
Beckett sospirò. Quell'uomo ancora una volta aveva capito cosa la turbava ed era riuscito a tranquillizzarla. -Grazie.- mormorò commossa.
-Always.- rispose sincero Castle.
La detective alzò lo sguardo verso il suo viso asciugandosi le lacrime. -Hai le occhiaie...- disse stupita.
Lo scrittore sorrise. -Oh, sì, colpa del cuscino... troppo comodo.
Kate rise e l'uomo si sentì molto più sollevato.
-Beckett, io raggiungo mia figlia, tu sei libera di fare ciò che vuoi.
Lei abbassò gli occhi e si morse il labbro inferiore indecisa. Solo in quel momento si rese conto che era ancora abbracciata a lui e che Richard era a petto nudo. Imbarazzata si staccò da lui cercando di non rimanere incantata a fissare il suo fisico quasi perfetto.
Prese un profondo respiro e poi parlò. -Ok, prendi i braccioli, mi cambio e arrivo.
Castle la guardò accigliato. -A che ti servono i braccioli?
La donna sorrise. -Non sono per me, sono per te. Per regolamento i bambini sotto ai sei anni hanno l'obbligo di indossarli.
Lo scrittore socchiuse gli occhi e scosse la testa. -Kathrine Beckett, così mi fai del male.- poi uscì dalla stanza.

Quando raggiunsero Alexis in piscina la trovarono seduta su uno sdraio che chiacchierava con una ragazza dai lunghi capelli biondi.
-Papà, Kate!- li chiamò vedendoli arrivare. -Mentre vi aspettavo ho conosciuto Kristen.
La ragazza si alzò in piedi per salutare. Era davvero molto bella e Castle non le avrebbe dato più di vent'anni, alta e magra, capelli lunghi e lisci, occhi azzurri e pelle chiarissima.
-E' una modella danese.- spiegò la figlia dello scrittore.
La ragazza annuì. -Sì, ho vinto questo viaggio grazie al mio lavoro, così io e il mio ragazzo siamo partiti per questa vacanza.
-Wow, parli la nostra lingua perfettamente!- notò Beckett.
Kristen sorrise. -Grazie, mia madre era americana perciò me l'ha insegnata fin da piccola...
-Kristen!- in quel momento videro un ragazzo dai capelli ricci e castani chiamarla dall'altro lato della piscina e dirle qualcosa in una strana lingua.
-Ja Lars, nu ankommer!- urlò in risposta. -Scusatemi, adesso devo andare. Ciao Alexis, ci vediamo stasera al falò!
-Ciao Kristen!- salutò alzando un braccio, poi si rivolse a suo padre e alla detective. -Beh, che ne dite di entrare?
Lo scrittore sorrise, prese la rincorsa e si tuffò. -Wow, si sta benissimo!- esclamò tornando a galla.
Le due donne scoppiarono a ridere.
-Forza mie care,- le incitò. -adesso tocca a voi!
Sua figlia fece una smorfia, poi fece qualche passò e si tuffò in modo molto più aggraziato.
-Dai detective, cosa aspetta?
-Ecco... Io pensavo di prendere il sole, vi raggiungo dopo...
Rick e Alexis si scambiarono uno sguardo complice. Lo scrittore uscì dall'acqua e le si avvicinò, completamente bagnato.
Kate indietreggiò. -Cosa... Cosa pensi di fare?- chiese allarmata.
L'uomo la prese in braccio e la strinse a sè.
-CASTLE! Mettimi giù! Subito!- protestò la detective imbarazzata nel sentire i loro corpi a contatto.
Rick ridacchiò e si tuffò un'altra volta tenendo la sua musa tra le braccia.
-Allora, non si sta benissimo?- chiese riemergendo.
-Io ti affogo, Castle!- lo minacciò in risposta Beckett spostandosi in capelli dal viso.
-Non se...- alzò lo sguardo e dimenticò la sua brillante risposta, rimanendo ammaliato da Kate. L'acqua scendeva leggera dai suoi capelli e il bikini verde metteva in risalto il suo corpo perfetto. Lo scrittore si chiese come aveva mai potuto pensare di essere orribile.
Beckett, a sua volta, si era persa ad ammirare Castle. I capelli spettinati, il suo fisico scolpito e quegli occhi azzurri così profondi.
Alexis trattenne una risata. -Ehm... tutto bene?
Suo padre si risvegliò all'improvviso. -Oh, sì, certo... Ehi Alexis, vieni con me sullo scivolo?
La ragazza sorrise e annuì mentre la detective usciva dall'acqua. -Ok.
Padre e figlia trascorsero quasi tutto il giorno in piscina, facendo gare di nuoto, di tuffi e di apnea, provando ogni scivolo. Beckett riposava sotto il sole e li guardava divertita.
Verso sera furono raggiunti anche da Martha che teneva tra le mani un impressionante numero di borse.
-Richard, figliolo, è ora di andare a cena. Dopo c'è il falò per l'inaugurazione!
Rick smise di schizzare Alexis con l'acqua ed uscì. -Oh, hai ragione mamma, meglio se andiamo a prepararci.- disse prendendo l'asciugamano e la maglietta, ancora sul bordo della piscina.
-Rick?- lo chiamò dolcemente la sua musa.
Lui si voltò stupito. -Sì?
La donna sorrise e gli diede una leggera spinta. -Scusa...
Castle perse l'equilibrio e cadde in acqua portandosi dietro tutto quello che aveva in mano.
-Kate!- si lamentò facendo ridere le tre donne.
-Castle, prima di partire non avevamo fatto un patto?- chiese alzando un sopracciglio. Nonostante sentisse il suo stomaco chiudersi e il suo cuore accelerare ogni volta che lo scrittore pronunciava il suo nome doveva mantenere le distanze.
Rick sbuffò. -Beckett ti conviene scappare!
La detective sorrise. -Così siamo pari... adesso però esci di lì, dobbiamo andare a mangiare!


"Se c'è l'amore,
le cicatrici da vaiolo sono graziose come fossette."

[Proverbio giapponese]


Angolo dell'autrice:
Ecco il quarto capitolo!
Rick trascorre la notte pensando a Beckett e la mattina la tranquillizza con le sue parole... Lo so, lo so, è dolce da far venire la nausea... Ma tranquilli, non saranno tutti così i capitoli! Nel prossimo accadranno alcune cose...
Per quando riguarda Kate la speranza è che uno di questi giorni si svegli :)
Ah, se doveste notare alcune somiglianze con altre storie ditemelo pure, cercherò di rimediare, ma vi assicuro che non sono intenzionali.
Domani parto e non so quanto tempo (e voglia) avrò di scrivere in vacanza perciò non so ogni quanto riuscirò ad aggiornare, scusatemi!
Il proverbio giapponese l'ho letto nel libro di Stephen King "22/11/63" (davvero fantastico, vi consiglio di leggerlo) e mi sembrava perfetto per Castle e Beckett.
Ok, grazie a tutti coloro che stanno leggendo questa storia :) Lasciate una mini recensione, anche due parole vanno benissimo!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
P.S. Cari crucchi, siamo il vostro incubo :D
Spagna, ora tocca a te!


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Capitolo 5
*** Inaugurazione. ***


capitolo 5


Inaugurazione.



Dopo aver cenato in uno dei ristoranti del villaggio la famiglia Castle e la detective Beckett si diressero verso la spiaggia.
Lo scrittore camminava lentamente al fianco della figlia, abbracciandole teneramente le spalle con un braccio. Dietro di loro Kate li osservava sorridendo e pensando a quanto fosse bravo Rick nel ruolo di padre; amava Alexis con tutto se stesso e per lui lei veniva prima di ogni altra cosa, sapeva ascoltarla e darle buoni consigli e aveva trascorso l'intera giornata a giocare e ridere con lei in piscina.
"E' il tipo di uomo che vorrei come padre per i miei figli."
A quel pensiero arrossì, pur sapendo che era la verità. Quante volte, nei suoi sogni, teneva tra le braccia un piccolo Castle?
-Grazie.- la voce di Martha poco dietro di lei la riportò alla realtà.
-Cosa?- chiese stupita.
-Grazie per essere venuta con noi.- disse sorridendo mentre Rick chiacchierava con sua figlia. -Se tu non avessi accettato a Richard sarebbe dispiaciuto partire e lasciarti sola, avrebbe vissuto questo viaggio come un obbligo e non si sarebbe divertito. E Alexis ha bisogno di una figura femminile di cui fidarsi e a cui ispirarsi, figura che non possiamo essere né io né sua madre. Lei ti ammira molto e ti vuole bene.
Beckett sorrise commossa a quelle parole. -Le voglio bene anch'io.- rispose sincera. -Voglio bene a tutti voi Martha, siete una famiglia fantastica.

Arrivati in spiaggia il sole era basso sull'orizzonte, videro una grande catasta di legna sulla sabbia con intorno delle panchine e una ventina di persone lì vicino.
-Siamo così pochi?- sussurrò la ragazza dai lunghi capelli rossi al padre. Il villaggio era davvero enorme e sembrava impossibile che non ci fossero altre persone.
-A quanto pare...
-Ciao Alexis!- la ragazza si voltò e vide l'amica danese che la salutava con un largo sorriso.
-Ciao Kristen!- Alexis corse verso di lei lasciando solo lo scrittore che si avvicinò alla sua musa.
La detective aveva immerso i piedi nell'acqua del mare e guardava il sole tramontare lentamente. Indossava un paio di pantaloni corti e una felpa blu, i capelli raccolti sopra la testa.
Castle, vedendo che alcuni ciuffi le erano usciti a causa del lieve vento, li raccolse dolcemente dietro il suo orecchio, sperando di non venire ucciso all'istante.
Beckett, invece, sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo. -Grazie...
Lo scrittore non riusciva a smettere di stupirsi della sua bellezza. In quel momento non desiderava altro che abbracciarla come aveva fatto sul traghetto, ma aveva paura della sua reazione.
Dopo qualche secondo, ancora indeciso, le si avvicinò maggiormente.
-Ma... Ma lei è Richard Castle!- una voce femminile con un forte accento russo li fece voltare. Una donna dai lunghi capelli scuri e mossi e dagli occhi verdi sorrideva allo scrittore. Aveva la pelle chiarissima, era alta e non troppo magra, indossava un vestito viola lungo fino alle ginocchia. E, con enorme disappunto di Beckett, era piuttosto bella. -Posso avere un autografo?- chiese sbattendo le lunghe ciglia.
Rick rimase un attimo sorpreso, non aspettandosi di trovare una sua fan, ma poi sorrise. -Certo, ha un foglio e una penna?- le domandò mentre Kate tirava un sospiro di sollievo. Per un attimo aveva temuto che le avrebbe autografato il seno.
La donna aprì la sua borsa ed estrasse ciò che aveva chiesto lo scrittore.
-Come si chiama?- chiese Castle gentilmente.
-Anastasia Volkov.- rispose lei allargando il sorriso.
-Ok... "Anastasia, hai davvero un bellissimo sorriso. Ti auguro una splendida serata e una meravigliosa vacanza. Richard Castle."- soddisfatto Rick riconsegnò il foglietto alla russa con un sorriso.
-Grazie mille!- poi lanciò un'occhiata alla detective e si arricciò i capelli con una mano avvicinandosi di più a Castle. -Если у вас нет, то у вас весело, я знал способ благодарить...- sussurrò maliziosa, per poi andarsene.
Beckett scosse la testa furibonda e poi si diresse verso le panchine trattenendosi dall'insultare la donna.
Rick rimase un attimo stupito, cercando di capire cosa potesse aver detto, ma poi vide Kate allontanarsi.
-Beckett, ehi Beckett! Aspetta!- lo scrittore le corse dietro. -Che ha detto?- chiese sapendo che la sua musa capiva il russo e che la sua reazione era stata scatenata da quella frase.
La detective si voltò arrabbiata. -Castle te lo sei fatto dire il numero della stanza? O pensi di invitarla nella nostra suite?- domandò sottolineando l'aggettivo possessivo. -In caso avvertimi, andrò a dormire con tua madre e tua figlia!
Castle rimase a bocca aperta nel vedere tanta rabbia da parte di Kate. -Ma...
La donna lo bloccò alzando una mano. -Non dire niente!- poi andò a sedersi il più lontano possibile da lui, aspettando che iniziasse l'inaugurazione.

Kate picchiettava nervosamente con le dita della mano sinistra sulla panchina.
Le dava fastidio che qualsiasi donna potesse provarci con Castle e che lui rispondesse alle loro provocazioni. Le aveva detto di amarla, no? Eppure ogni volta che doveva firmare un autografo era sempre la stessa storia!
Non sopportava di vedere altre donne, spesso più belle di lei, sorridergli, fargli gli occhi dolci o chiedergli di autografare loro il seno.
"Se con lei non ti diverti, io conosco un modo per ringraziarti." Le parole di quella le rimbombavano nella testa. Strinse i pugni chiudendo gli occhi e respirò a fondo.
Possibile che fosse gelosa?
-Todo bien?- un uomo poco più che trentenne la guardò sorridendo e si sedette accanto a lei.
La detective scosse la testa per scacciare i pensieri ed accennò un sorriso. -Sì, tutto ok.
-Ne è sicura? Sembrava piuttosto giù di morale...
-No, tutto ok... Ho solo discusso con un amico.- rispose alzando le spalle.
-Beh, piacere,- le porse la mano. -David Sanz.- l'uomo era alto e abbronzato, capelli scuri e occhi marroni. Beckett istintivamente pensò che a Lanie sarebbe piaciuto molto solo per il suo aspetto e sorrise.
-Kate Beckett.
-Kate, posso farle una domanda?- chiese esitante.
-Certo...- rispose Kate incuriosita.
-Per caso il suo amico è l'uomo che in questo momento mi sta lanciando sguardi poco amichevoli?
La detective, allarmata, si guardò intorno. Vide Alexis seduta a fianco di Kristen e Martha chiacchierare con un uomo. Poi, quando incrociò lo sguardo preoccupato di Castle, seduto da solo su una panchina, arrossì per l'ennesima volta e annuì guardandosi i piedi.
-Sembra... dispiaciuto.- disse l'uomo. -Comunque,- cambiò argomento. -io sono un...
"Signore e signori, buona sera! Siamo lieti di darvi il benvenuto nel nostro nuovo villaggio turistico qui a Christmas Island! Se ci siete tutti possiamo cominciare!"
Beckett sorrise timidamente e si alzò. -Scusa, sarà per un'altra volta.- poi andò a sedersi vicino a Rick, facendogli tirare un sospiro di sollievo, ma rimase in silenzio. Nel frattempo un gruppo di amici stava parlando con la donna che aveva appena parlato al microfono e che li aveva accolti alla reception il primo giorno. -Veramente, manca una nostra amica, ma probabilmente resterà in camera perchè era stanca, quindi può iniziare.
"Bene, mi presento, il mio nome è Penny. Come avrete notato non siete in molti, meno di trenta se non sbaglio. Questo perchè non tutte le camere sono ancora pronte e perchè ognuno di voi ha vinto questa vacanza, chi in un concorso, chi per lavoro, chi ancora con un'estrazione.
Mi auguro che questo luogo vi piaccia e che passiate un'ottima vacanza.
Detto questo vi pregherei di prendere una candela a testa dal tavolo laggiù in fondo per accendere il falò."

Tutti si alzarono in piedi facendo come richiesto, anche musa e scrittore, pur restando a debita distanza. Diedero fuoco alla legna e guardarono il falò mentre Penny spiegava loro alcune cose, poi spostarono le panchine per guardare lo spettacolo dei ballerini in mare.
Tutti seguivano i loro movimenti battendo le mani a tempo di musica e rimanendo affascinati dalla loro bravura. Tutti a parte Castle.
Rick aveva la mente altrove, continuava a ripensare alla rabbia di Kate, alle parole che gli aveva detto. Perchè se l'era presa così tanto? Perchè tanta rabbia? E, sopratutto, perchè quello sguardo carico di delusione?
E poi c'era quell'uomo, quello che aveva visto rivolgerle la parola. In quel momento aveva sentito i suo stomaco chiudersi e il suo cuore fermarsi per un istante e gli era venuta una grande voglia di picchiare qualcuno.
Era geloso, tremendamente geloso.
Come poteva quello sconosciuto abbronzato avvicinarsi alla sua Kate? Come poteva anche solo parlarle o tentare di farla ridere?
Far nascere quel meraviglioso sorriso, far brillare i suoi fantastici occhi verdi e farla arrossire era il suo compito, la sua missione personale. Nessun altro uomo poteva provarci.
Osservò la sua musa attento a non farsi scoprire e sospirò. Perchè tra loro doveva essere così dannatamente difficile?

Quando lo spettacolo finì tutti si alzarono lentamente commentando la serata e tornarono verso le loro stanze.
-Hai visto che bello quando hanno fatto quel gioco con la sabbia?- chiese Alexis eccitata al padre.
-Certo Al, è stato fantastico.- mentì l'uomo. Probabilmente se fossero arrivati gli alieni neanche se ne sarebbe accorto perso com'era a pensare a Beckett.
Scrittore e musa accompagnarono la ragazza e Martha alla loro stanza, poi si diressero verso la loro suite in silenzio.
-Possiamo parlarne?- chiese Castle dopo qualche minuto.
-Non c'è niente di cui parlare.- rispose fredda Kate. Non aveva voglia di discutere ancora con lui.
-Ah no? Va bene, inizio io. Lui non mi piace.
-Che cosa?- la detective non capiva cosa intendesse.
-Lui, il tipo con cui prima hai parlato, non mi piace.- mormorò a denti stretti.
-Ah, quindi tu puoi flirtare con quella ma io non posso parlare con un uomo?! Perchè invece non sei ancora andato a "farti ringraziare"?- domando tagliente.
-E' questo che ha detto? E' per questo che sei tanto arrabbiata?- sbottò fermandosi davanti a lei.
-Non ha importanza!
-Sì invece Beckett! Ne ha eccome!- ormai stavano entrambi urlando. -Voglio capire cos'ho fatto di sbagliato e rimediare al mio errore!
La donna si morse il labbro inferiore e scosse la testa. Non sapeva neppure lei perchè se la fosse presa tanto, ma quando quella ci aveva provato con Castle aveva perso la testa.
-Aspetta... Non sarai gelosa?- lo sperava con tutto se stesso. Era la cosa che aveva più senso, avrebbe spiegato lo strano comportamento della sua musa. E l'avrebbe reso felicissimo.
Kate impallidì. -Nei tuoi sogni Castle!- rispose cercando di sembrare convincente. -Tu piuttosto?
-Certo che sono geloso Beckett.- disse tranquillamente facendo perdere un battito alla detective. -Tu sei la mia musa e poi non sopporto...
In quel momento l'urlo angosciante di una donna tagliò l'aria.
Castle e Beckett si guardarono allarmati, poi corsero nella direzione da cui proveniva. Si fermarono quando videro il gruppo di amici che aveva parlato con la donna in spiaggia fermi davanti alla porta di una camera, confusi e spaventati.
Kate li raggiunse seguita da Richard e ciò che vide la lasciò senza parole.
Dall'entrata della camera c'era una lunga scia di sangue che portava fino al bagno dove, all'interno della vasca piena di sangue, si trovava il corpo di una giovane ragazza con la gola tagliata e numerose ferite su tutto il corpo. Un'altra ragazza, probabilmente quella che aveva urlato, era seduta a terra in un angolo tremante, con le mani davanti alla bocca e gli occhi pieni di lacrime.
-Rick... Chiama la polizia.


Angolo dell'autrice:
Scusate, ma mi piace complicare le cose :) Altrimenti dove sta il divertimento???
Qui, oltre alla morte di una ragazza, abbiamo anche due nuovi personaggi!
Per Castle e Beckett la serata d'inaugurazione non è andata benissimo, ma magari sarà utile anche questo...
Scusate se non ho risposto a tutte le recensioni ma il tempo è davvero poco... Comunque vi ringrazio davvero tantissimo!!!
Spero che questo capitolo vi piaccia e di riuscire a pubblicare il prossimo al più presto :)
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m

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Capitolo 6
*** Non ti sembra... strano? ***


capitolo 6


Non ti sembra... strano?




-Rick... Chiama la polizia.
Lo scrittore annuì e corse fuori dalla stanza mentre la detective si avvicinava alla ragazza seduta a terra che piangeva, attenta a non toccare nulla.
-Come ti chiami?- chiese dolcemente anche se dal suo sguardo traspariva una forte preoccupazione.
-I-Izabela...- rispose quella tra i singhiozzi.
-Ok Izabela, adesso dobbiamo uscire di qui, vieni con me.- la aiutò ad alzarsi lentamente e la seguì fino all'entrata della camera dove ormai tutti gli ospiti del villaggio erano arrivati  per vedere cos'era accaduto. Lì furono sommerse dalle domande.
-Fermi un attimo!- Beckett fece zittire tutti e si voltò verso la ragazza che aveva aiutato ad uscire. -Izabela come si chiamava la tua amica?
-I-Iva... Iva No-no... Nowak.
Kate annuì e prese un profondo respiro. Se c'era una cosa che odiava del suo lavoro era proprio quel momento. Ogni volta i ricordi di quella sera tornavano a colpirla: sua madre che non rispondeva al cellulare, il ritorno a casa di fretta, i due poliziotti davanti la porta, la terribile notizia... la rabbia di suo padre e le sue lacrime...
Scosse la testa con forza e scacciò quei pensieri. Quello che stava per dire avrebbe distrutto la vita di una famiglia, degli amici, di tutte le persone che le volevano bene e avrebbe sconvolto tutta quella vacanza. Lei doveva essere la prima perciò ad essere forte.
-Mi dispiace dovervi dire che Iva Nowak è morta.- disse al di sopra delle chiacchiere. Tutti si gelarono all'istante.Vide gli amici della vittima impallidire, Alexis e Martha stringersi spaventate, tutti restare a bocca aperta. Kate si avvicinò velocemente alla ragazza dai capelli rossi.
-Cos'è successo Kate?- chiese con voce debole.
-Quando ho sentito l'urlo sono corsa qui e ho trovato il corpo senza vita nella vasca da bagno. Tuo padre è andato a chiamare la polizia.
Alexis annuì senza staccare lo sguardo dalla porta della camera da cui iniziava la scia di sangue. -E' stata uccisa?
Il tono della giovane Castle era piatto e spento e Beckett non capì se la frase fosse una domanda o un'affermazione, comunque, attenta che nessuno prestasse loro attenzione, annuì silenziosamente.
-Quindi in mezzo a noi c'è un assassino.- concluse Martha.
-Lo troveremo.- la rassicurò la detective.
-BECKETT!
Kate si girò di scatto sentendo il suo nome e vide Castle correre verso di lei seguito da un uomo piuttosto anziano.
-Ti ho portato la polizia.- le comunicò lo scrittore sostenendosi sulle ginocchia e recuperando fiato.
-Cosa?- chiese confusa la donna non vedendo nessun altro oltre ai due uomini.
-Abbiamo un problema.- rispose lui.
-Castle, non ho voglia di giocare, quindi spiegati!
-I cellulari non prendono...
-Lo so.- Kate se n'era accorta il giorno prima quando aveva tentato di chiamare Lanie. Rick le lanciò un'occhiataccia. -Scusa, continua.
-...così sono andato alla reception per usare il telefono fisso, ma ho scoperto che tutti i fili sono stati staccati. Quindi...
-Aspetta, che significa che tutti i fili sono stati staccati???
-Telefoni fissi, computer, persino le televisioni... tutti i fili sono stati tagliati. Perciò sono uscito dal villaggio e sono corso ala polizia. Ah, e ho scoperto che l'intera isola, al di fuori di noi, è quasi completamente disabitata.
Beckett lo guardava sempre più a bocca aperta e con un terribile presentimento.
-Sono andato alla polizia e l'unico che sono riuscito a trovare è stato lui.- concluse indicando il vecchietto. Quello fece un passo avanti porgendo la mano alla detective.
-Piacere, sceriffo Andrew Mills.
-Detective Kate Beckett... Mi state dicendo che oltre a lui qui non c'è nessun poliziotto?
Castle annuì. -Nessuno.
-E, lasciatemi indovinare, nessun mezzo per andarsene.
-Oh, ecco quello in realtà non lo so, non ho controllato.
Kate tirò un sospiro di sollievo. Forse c'era ancora qualche speranza.
-Ok, allora lei sceriffo entri nella camera e svolga qualche indagine, possibilmente senza rivelare nulla agli altri. Io e Rick andremo a controllare se c'è qualche modo per lasciare questo posto.- si allontanò dallo sceriffo e andò verso l'uscita del villaggio. Castle la seguiva.
-Beckett, vuoi davvero indagare anche qui? Insomma, non siamo a New York...
-Rick, se ti venisse l'ispirazione, faresti a meno di scrivere solo perchè siamo su un'isola in mezzo all'oceano Indiano?

Scrittore e musa camminarono al buio per circa mezz'ora rimanendo in silenzio. Beckett si domandava come fosse possibile che tutta la sua vita girasse intorno a degli omicidi. Anche in vacanza era costretta ad indagare.
-Io inizierei a preoccuparmi.- Rick spezzò il silenzio.
-Cosa intendi?- Kate aveva un orribile presentimento, ma aveva sperato di sbagliarsi. Sapere che era preoccupato anche Castle però rendeva più difficile far finta di nulla.
-Stai diventando come la signora in giallo!- la detective rimase un attimo stupita, poi sbuffò cercando di trattenere un sorriso. Castle non cambiava mai, era in grado di spezzare la tensione anche in momenti come quello.
-Insomma, ovunque vai muore qualcuno!
-Ovunque andiamo Castle, ovunque andiamo... Sei sicuro di non essere tu?- chiese ridendo.
Lo scrittore si fermò un secondo a rifletterci, poi scosse la testa convinto. -No, impossibile. Sei tu.
Kate stava per ribattere quando vide in mare, davanti a loro, il traghetto con cui erano arrivati. Lungo la fiancata destra si apriva un enorme squarcio e la poppa stava andando a fuoco.
-Merda. Qualcosa mi dice che non sarà così semplice andarsene.- commentò Richard.
-Non ci sono altre navi?
-Non penso proprio...
-Non ti sembra... strano?- domandò la detective.
L'uomo scrollò le spalle. -Non più di altre volte.
-Voglio dire... Se sei in un'isola sperduta e vuoi ammazzare qualcuno non ti basta portarlo sopra una scogliera, buttarlo giù e poi dire che è tornato a casa?
-Wow, sembri quasi una scrittrice di gialli!
Kate lo fulminò con lo sguardo. -Invece guarda Iva...- continuò. -Gola tagliata e ferite ovunque... E poi tutto quel sangue...
-Forse è stato un impeto d'ira...- azzardò Castle.
-Ira? Se sono arrabbiata ti sparo, ti accoltello o ti tiro qualcosa in testa e poi ti faccio sparire.
-Inizi quasi a spaventarmi, sai?
Beckett lo ignorò. -Non trascino il tuo cadavere per tutta la stanza mettendolo in una vasca da bagno dove so che ti troveranno subito. E poi, siamo isolati, come se l'assassino non volesse che ce ne andiamo, ma così non può farlo neppure lui... Questa cosa mi preoccupa.
-Pensi che fosse tutto programmato?
-Sì, penso che il cadavere di Iva in quelle condizioni sia un segnale, quasi un avvertimento... Ho paura di scoprire che lei era solo la prima.
Castle tremò pensando a sua figlia e a Kate. -No, non lo permetterò.
La donna sorrise. -Torniamo indietro adesso e vediamo cos'ha scoperto lo sceriffo Mills.

-Iva Nowak è stata uccisa durante la serata anche se non so dire con precisione l'ora, il taglio alla gola le è stato fatale. Le ferite sul corpo sono tutte post-mortem e il sangue nella stanza è interamente suo. Non ci sono impronte o indizi e neppure l'arma del delitto, che penso sia un grande coltello. Ah, l'assassino l'ha uccisa impugnando l'arma con la mano destra.- lo sceriffo passò alcuni fogli alla detective.
-Wow, è riuscito a capire tutto questo senza l'aiuto di un medico legale?- chiese colpita. Non pensava che sarebbe riuscita ad avere tante informazioni.
-Ho lavorato come medico prima di diventare sceriffo.
La donna annuì. -Perchè c'è solo lei nell'isola? Dove sono i suoi colleghi?
-Nell'isola normalmente non vivono molte persone perciò non ho molti colleghi...
-Ok, ma quei pochi ore dove sono? E gli abitanti dell'isola?
-Il proprietario del villaggio ha chiesto che l'isola fosse completamente vuota per l'inaugurazione, ma non so dirle il perchè. Siamo rimasti solo io e qualche altro abitante.
-Quando torneranno?
-Tra tre settimane.
Kate si voltò e scambiò uno sguardo preoccupato con lo scrittore. -Sa dirmi chi è il proprietario del villaggio?
-No, mi dispiace detective.
-Ok, grazie mille. Potrebbe controllare se nell'isola c'è qualche modo per comunicare con il resto del mondo o per andarsene?
Lo sceriffo annuì e si allontanò lasciando soli Castle e la sua musa.
-Fantastico, è una mia impressione o le cose non fanno altro che peggiorare?
-Già...- Beckett sbadigliò. -Penso che dovrò interrogare tutti...
-Beckett, sei stanca morta.- obiettò Rick.
-E' il mio lavoro Castle.
Lo scrittore sospirò rassegnato. -Va bene, ma lascia che ti aiuti. Ci divideremo il lavoro.- disse guardandola negli occhi.
Kate si perse in quell'azzurro così profondo e sorrise. -Grazie.
-Posso aiutarvi anch'io!- una voce li fece voltare.
Alexis era in piedi difronte a loro e li guardava con decisione.
-Al...- iniziò il padre. -E' pericoloso, e poi non hai mai visto nè fatto un interrogatorio in vita tua.
-Kate può spiegarmi e io farò del mio meglio!- disse lei guardando speranzosa la detective.
Quella scosse la testa. -Alexis, tuo padre ha ragione. E' troppo pericoloso! Uno di loro potrebbe essere l'assassino, non ti permetterò di esporti così tanto.
-Ma la stessa cosa vale per voi! Qui non siamo a New York, non avete un distretto su cui potete sempre contare! Siete in pericolo tanto quanto me, lasciate che vi aiuti!- supplicò la giovane Castle.
Kate e Rick si guardarono dubbiosi per qualche secondo. Poi Beckett sospirò. -Penso che la decisione spetti a tuo padre.
Castle rimase un attimo stupito. Poi annuì. -Va bene Alexis, potrai aiutarci.- in tre sarebbe stato sicuramente più semplice.
-Grazie grazie grazie!- la ragazza sorrise e abbracciò il padre. -Kate, farò tutto quello che mi dirai!- promise, poi raggiunse sua nonna.
-Scusa.- mormorò Castle.
La detective scosse la testa sorridendo guardando la ragazza dai capelli rossi allontanarsi.. -E' incredibile quanto ti assomigli, sai? Penso sia la ragazza più intelligente e determinata che io abbia mai incontrato. Hai fatto un ottimo lavoro con lei Castle, e ti prometto che non le accadrà nulla, a costo della mia stessa vita.- Disse sicura. Non avrebbe lasciato che ad Alexis succedesse qualcosa, si era affezionata a lei ed era troppo importante per Rick.
-Grazie.- rispose lui. -Ma non permetterò a nessuno di farti del male. Nè a te nè a mia figlia.- promise avvicinandosi a lei.
Kate annuì colpita dall'intensità nelle parole del suo partner. -Ora è meglio se ci mettiamo al lavoro.



Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per l'enorme ritardo ma tra le vacanze e la febbre scrivere è stato piuttosto complicato...
Comunque ecco qui il sesto capitolo, le cose iniziano a farsi interessanti. Castle e Beckett sono bloccati sull'isola, isolati dal mondo e tra loro c'è un assassino!
Poverini, si trovano sempre in mezzo a delle disgrazie...
Grazie mille per tutte le recensioni, cercherò di rispondere e di recensire le altre storie al più presto :)
Spero che il capitolo vi piaccia e di riuscire a pubblicare presto il prossimo :)
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
(Ah, quasi sicuramente più avanti dovrò alzare il rating).



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Capitolo 7
*** "Mantieni le distanze." ***


capitolo 7


"Mantieni le distanze."




Dopo quasi tre ore e sette interrogatori a testa Rick, Kate e Alexis si ritrovarono per discutere di ciò che avevano scoperto.
-Allora,- iniziò la giovane Caste estraendo un block-notes. -Kristen e il suo fidanzato Lars affermano di non conoscere la vittima e di essere rimasti insieme per tutta la serata. Sono entrambi danesi, anche se la madre di Kristen era americana. Kristen ha vinto questa vacanza in un concorso per modelle.
I due coniugi americani Olivia e Carter Wright vivono a Seattle; lei è un'insegnante, lui un fotografo. I due e la loro figlia di otto anni Savannah sono rimasti tutta la serata in spiaggia, fino a quando hanno sentito le urla. Non conoscevano la vittima e hanno vinto il viaggio in una lotteria.
-E per quanto riguarda...- Beckett guardò la lista di nomi e prese appunti. -James Scott?
-E' inglese, vive a Londra. Ha lavorato per alcuni anni in America, ma ora è in pensione. Lui dice di essere venuto in spiaggia per il falò e lo spettacolo e dopo di essere tornato in camera, ma questo nessuno può confermarlo.
-Ok, ottimo lavoro Alexis, grazie davvero. Rick?
-I tre amici australiani, Cooper Smith, Riley Jones e Xavier Brown, provengono da Sidney.Questa vacanza è il premio di una gara sportiva.
Dicono di essere rimasti insieme fino alle undici, poi Riley si è separato dagli altri due perchè non si sentiva molto bene.
Il giapponese Kaito Sato, invece da quello che sono riuscito a capire, è sempre rimasto insieme alla sorella Natsumi e all'amico Tatsuo Harada. Loro vivono ad Osaka.
David Sanz, dottore proveniente da Barcellona, dice che tu puoi confermare che fosse in spiaggia, e posso farlo anch'io,- sottolineò seccato. -e Kristen che dopo sia andato al bar.
La detective annuì. -Nessuno di loro aveva mai visto la vittima prima?
-No, nessuno la conosceva. Tu cos'hai scoperto?
-La famiglia italiana, formata da Matteo Negri e le due figlie Ginevra ed Elena, ha un alibi, Cooper e Xavier confermano di averli sempre visti vicino a loro.
I tre vivono a Milano e anche loro hanno vinto il viaggio in una lotteria. Il padre e la figlia minore sanno parlare la nostra lingua piuttosto bene.
Per quanto riguarda gli amici della vittima, nessuno ha un alibi. Izabela, la donna che ha trovato il cadavere, dice di essere tornata in camera presto per riposare, ma poiché aveva mal di testa sarebbe andata dall'amica per chiederle se avesse una pastiglia. Petr, il suo ex fidanzato, afferma di aver fatto una passeggiata, Jan di essere andato al bar e Marek di essere tornato nella sua camera.
Tutti e quattro, più la vittima, vivevano a Cracovia. La vacanza è un regalo del padre di Izabela.
Kate sbadigliò e chiuse il quaderno. -Sinceramente, ognuno potrebbe essere l'assassino, anche chi sembra avere un alibi. Come potrebbe non essere alcuno di loro.
Adesso comunque tocca al personale e agli abitanti dell'isola, vediamo cos'hanno da dirci loro. Magari hanno notato qualcosa...
Lo scrittore guardò preoccupato l'orologio. -Beckett, sono quasi le quattro, staranno tutti dormendo e tu sei esausta, non è meglio pensarci domani?
-Rick, c'è un assassino su quest'isola ed è mio dovere trovarlo!
-Detective Beckett!- l'entrata nella stanza dello sceriffo Mills non permise a Castle di rispondere. L'uomo teneva in mano quella che sembrava una radio distrutta. -Ho fatto il giro di tutta l'isola. Tutti i mezzi di trasporto, comprese auto e moto, sono state distrutte e tutti gli apparecchi elettronici con cui si potrebbe comunicare sono in queste condizioni.
-Merda.- imprecò lo scrittore.
-Come sospettavo siamo bloccati. Ok, non avvertite ancora gli altri, non voglio creare il panico adesso.- si alzò in piedi.
-Beckett...- Rick si alzò a sua volta e la fermò prendendole la mano. -Nessuno può andarsene da qui, interrogare il personale in questo momento o domani mattina non cambia nulla. Anzi, domani sia noi che loro saremo più lucidi. Quindi ti prego, andiamo a riposare...
La detective rimase qualche secondo a guardare la sua espressione da cucciolo, poi si morse il labbro. -Ok...- accettò sconfitta.
Sul viso dello scrittore si aprì un enorme sorriso. -Al, tesoro,- disse alla figlia che rischiava di addormentarsi con la testa sul tavolo. -vai a chiamare la nonna, vorrei che stasera dormiste nella mia camera.
La ragazza annuì ed uscì di corsa mentre Kate lanciava occhiate incuriosite al suo partner. -Hai intenzione di andare a fare compagnia alla russa?- chiese nervosa ripensando alla spiaggia.
Castle le lanciò un'occhiataccia. Poi abbassò lo sguardo.
-Ho paura che possa succedere loro qualcosa, ho paura di andare in bagno e trovare una di loro, una di voi,- si corresse. -dentro ad una vasca piena di sangue. Non posso perdervi.- sussurrò.
-Oh...- La sua musa lo guardò tristemente. Condividevano le stesse paure, eppure lei era riuscita a pensare che fosse il solito egoista di un tempo.
-Comunque stai tranquilla, dormirò sul divano del salotto!- continuò per spezzare la tensione.
-Oh, su questo non c'erano dubbi!- gli resse il gioco la donna sorridendo. Poi si voltò verso lo sceriffo. -Grazie per il lavoro, continueremo domani. Buona notte.
Detto questo musa e scrittore uscirono e si diressero verso la loro suite.

-Questo divano è comodissimo!- Castle ci saltò sopra entusiasta e si distese.
Martha scosse la testa divertita. -Sei peggio dei bambini Richard!- commentò facendo ridere le altre due donne.
Lo scrittore, in risposta, le mostrò la lingua. -Tornatene a dormire mamma!
Lei sbuffò ed entrò nella stanza in cui la notte precedente aveva dormito Rick, Alexis andò a dare un bacio al padre per poi seguirla. -Buona notte papà, buona notte Kate.
-Buona notte!- risposero i due contemporaneamente guardandola sparire dietro la porta.
Castle si voltò verso la sua musa che era rimasta in piedi a guardarlo pensierosa. -Che c'è Beckett? Vuoi darmi anche tu il bacio della buona notte?- chiese speranzoso sorridendo.
La detective socchiuse gli occhi. -A domani, Castle!- poi entrò nella sua stanza.
-Peccato...- borbottò lui stendendosi comodo.
Dopo qualche secondo si alzò e prese uno dei grossi coltelli della cucina che appoggiò su tavolino vicino a lui. In caso di pericolo sarebbe riuscito a difendersi.
Tornò a stendersi sul divano, tentando di prendere sonno, ma i pensieri non volevano lasciarlo solo e non riusciva a staccare gli occhi dalla porta della camera della sua musa, davanti a lui.
Sospirò.
Sapere che sull'isola c'era un assassino che poteva portargliela via lo stava mandando fuori di testa.

Beckett, nel suo letto, si rigirò per l'ennesima volta, preoccupata da tutta quella situazione. Erano bloccati su un'isola sperduta con un assassino per minimo tre settimane.
Sbuffò e spostò le coperte, allargando le braccia sull'enorme letto, rimanendo a fissare il soffitto bianco. Possibile che fossero trascorse meno di 24 ore da quando si era svegliata su quello stesso letto?
Ripensò a quella giornata assurda. La colazione, la sua crisi, la piscina, l'inaugurazione... e l'omicidio. In poche ore era cambiato tutto.
I suoi pensieri si fermarono su Rick e si trovò a riflettere sullo strano effetto che quell'uomo le faceva. Quella mattina con le sue parole e il suo abbraccio era riuscito a calmarla e farla sentire bella, speciale, unica; ma la sera, alla spiaggia, vedere una donna che ci provava con lui l'aveva mandata fuori di testa.
"Certo che sono geloso Beckett."
Le parole pronunciate dallo scrittore le rimbombarono nella testa facendole perdere un battito e si rese conto che erano stati interrotti, che ancora una volta non avevano portato a termine il discorso.
"Tu sei la mia musa e poi non sopporto..."
Kate si chiese cosa lo scrittore avrebbe voluto dirle, cosa non sopportava. Ma lei voleva davvero saperlo? Era pronta?
Guardò la porta. Lui stava dormendo dall'altra parte.
"Mantieni le distanze Kate, mantieni le distanze:"

Castle, mezzo addormentato, sistemò il suo cuscino e si girò su un fianco, quasi sicuro di essersi immaginato quel rumore di passi.
Dopo qualche minuto, però, sentì altri passi e una serratura scattare. Si stropicciò gli occhi e, improvvisamente lucido, afferrò il coltello dal tavolino mentre il suo cuore batteva all'impazzata. Distese il braccio davanti a sè, con l'arma rivolta verso l'entrata della suite, cercando di scorgere qualcosa in mezzo al buio.
Sentì la porta aprirsi.
-Chiunque tu sia, stai lontano dalle mie donne!- disse deciso, cercando di tenere basso il volume della voce. Non voleva svegliarle e creare il panico.
La luce si accese e lo scrittore si accorse che davanti a lui non c'era nessuno. Spaventato si guardò intorno velocemente.
-Castle, che diavolo stai facendo?
Kate, in vestaglia, lo stava guardando con un sopracciglio alzato, cercando di trattenere una risata.
Castle spalancò gli occhi. -Oh... Ecco, io... Pensavo fossi l'assassino venuto ad ucciderci tutti.- si giustificò. La guardò: aveva i capelli spettinati e la vestaglia blu le arrivava a metà coscia, lasciando scoperto il resto delle gambe. Sorrise. -Ma preferisco sicuramente la detective Beckett.- sussurrò malizioso.
Lei arrossì e abbassò lo sguardo.
-Allora detective, come mai in piedi?- domandò curioso sedendosi sul divano e rimettendo giù il coltello, molto più tranquillo.
Beckett si appoggiò con la schiena al muro e si guardò i piedi. -Ero... preoccupata.
Il suo partner rimase un attimo sorpreso. -Per... per me?- chiese dubbioso.
La donna annuì. -E per Martha e Alexis...
L'uomo sorrise. -Ah, e io che pensavo volessi fare uno spuntino notturno!
Kate rise. -No, mi spiace.
Rimasero in silenzio senza guardarsi per alcuni secondi. L'orologio sul muro segnava ormai le quattro del mattino e la stanchezza si faceva sentire su entrambi.
Le onde del mare si infrangevano con forza sugli scogli davanti alla loro finestra e il vento soffiava facendo muovere le foglie degli alberi. In lontananza, nel cielo, si vedevano grandi nubi nere. Kate istintivamente si chiese se avrebbero visto il sole di lì a qualche ora.
-Sembra stia arrivando una tempesta.- il sussurro della detective ruppe il silenzio.
Castle si girò guardandola dolcemente. -Va tutto bene Beckett?
Lei arrossì e tornò a fissare il pavimento. -Ecco, mi chiedevo una cosa...
-Dimmi.- la esortò Rick curioso.
"Mantieni le distanze Kate, mantieni le distanze."
-Cioè, no... Volevo...- Beckett esitò.
-Sì?
Kate prese un profondo respiro.
"Mantieni le distanze, Kate!"
-Ho pensato che forse il divano è scomodo e quindi staresti meglio su un letto.- disse tutto d'un fiato.
Castle aggrottò le sopracciglia confuso. -Sì, il divano non è il massimo ma sul mio letto ci sono Martha e Alexis...
La donna annuì senza guardarlo. -C'è un letto matrimoniale nella mia stanza...- pronunciando quelle parole sentì le sue guance avvampare ancora di più.
Lo scrittore rimase a bocca aperta. Aveva capito bene? Kate Beckett gli stava proponendo di dormire insieme, nello stesso letto? La detective che prima di partire aveva posto le condizioni ora le stava ignorando in quel modo? Forse il sole le aveva dato alla testa.
Tanto meglio.
-Sei... Sei sicura?- chiese ancora sorpreso.
Kate rialzò lo sguardo e annuì timidamente mordendosi il labbro inferiore. Poi si avvicinò al divano, prese il coltello dal tavolo e si voltò per tornare in camera.
Rick sorrise, si alzò e la seguì.
Beckett si sdraiò sul letto il più vicino possibile al bordo, sapendo che se fosse rimasta troppo vicina al suo partner non sarebbe riuscita a controllarsi. Sentiva il suo cuore battere all'impazzata e il respiro irregolare, ma averlo vicino, sentire il suo calore, la faceva stare bene, sentire protetta.
-Castle, appoggio il coltello sul comodino.- lo minacciò scherzosamente appoggiando l'arma.
-Messaggio ricevuto detective, manterrò le distanze...- rispose ridendo. -Sempre se è questo ciò che desideri!
Kate si voltò per lanciargli un'occhiataccia. Rick rise.
Poi le accarezzò dolcemente i capelli. La detective trattenne il respiro.
-Sei preoccupata Beckett?- chiese apprensivo.
La donna si perse per un attimo negli occhi azzurri dello scrittore. -No.- rispose con sicurezza. -Mi fido di me stessa... e di te. Anche se avrei preferito una vacanza normale.
Castle annuì. -Lo prenderemo e ci godremo la nostra vacanza.
-Grazie.
-Per cosa?- chiese stupito.
-Per tutto Castle. Per questa vacanza, per la stanza, per le parole e l'abbraccio di questa mattina, per le risate e le rassicurazioni. Per essere qui con me.
-Always.- rispose sicuro. -E comunque, non c'è altro posto dove vorrei essere ora se non qui con te.
Kate sorrise, la dolcezza di quell'uomo era disarmante. Chiuse gli occhi senza girargli le spalle. Ora poteva dormire tranquilla.
-Rick...- sussurrò.
Castle ignorò il salto che aveva fatto il suo stomaco sentendola pronunciare il suo nome così dolcemente. -Sì?
-Buona notte.
-Buona notte, Kate.- rispose sopprimendo l'istinto di baciarla a stringerla contro di lui.
Era ancora troppo giovane per morire accoltellato.



Angolo dell'autrice:
Ancora una volta chiedo scusa per il ritardo ma scrivere in campeggio è piuttosto complicato!
Il titolo del capitolo non mi convince ma non mi veniva altro :)
Le indagini sono iniziate, anche se gli interrogatori non hanno portato a nulla. Mano a mano conosceremo meglio tutti i personaggi.
Castle è dolce come al solito, si preoccupa sempre per le sue donne e Beckett per una volta non ha ascoltato la sua testa :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Grazie mille per le recensioni, le ho lette tutte e appena tornerò a casa prometto che risponderò!
Il prossimo probabilmente sarà concentrato sul caso, spero di riuscire a pubblicare al più presto :)
Un bacio,
Sofy_m

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Capitolo 8
*** Le indagini continuano. ***


capitolo 8


Le indagini continuano.




Castle serrò a pugno le mani che per l'ennesima volta avevano cercato di accarezzare la sua musa e si voltò verso il comodino per poter vedere la sveglia.
Le dieci e mezza.
Scosse le testa incredulo, poi si girò verso la donna. Kate aveva i lunghi capelli sparpagliati sul cuscino, la fronte leggermente aggrottata e dormiva sul bordo del letto, attenta a non avvicinarsi a lui.
Rick sorrise e si alzò lentamente, attento a non svegliarla. Aprì la porta e, dopo averla guardata per un'ultima volta, andò a sedersi sul grande divano, accese la tv e iniziò a cercare qualche programma interessante. Dopo circa dieci minuti aveva trovato un film d'avventura abbastanza carino.
Ad un tratto sentì una porta aprirsi e si voltò. Sua madre stava uscendo dalla sua stanza.
-Buon giorno mamma!- la salutò con un gran sorriso.
Martha alzò un sopracciglio e si sedette vicino a lui sorridendo maliziosa. -Buon giorno Richard! Vedo che siamo di buon umore questa mattina...
Lo scrittore scrollò le spalle. -Penso sia solo una tua impressione.
-Ah davvero? Quindi aver dormito insieme a Kate non ti ha fatto nè caldo nè freddo?- chiese tranquillamente.
Castle rimase a bocca aperta. -Come l'hai capito?
-Stanotte ad un certo punto mi sono svegliata e sono venuta qui per bere un bicchiere d'acqua, ma tu non c'eri... Non mi è stato difficile immaginare dove fossi andato.- spiegò sorridendo. -E spero che le enormi occhiaie che hai mi diano ottime notizie.- concluse speranzosa.
Rick scosse la testa divertito. Sua madre era davvero incredibile. -Mi dispiace deluderti mamma.
-Aspetta, mi stai dicendo che non è successo nulla?
L'uomo annuì.
-Lo sai che non ti credo, vero?- disse lei socchiudendo gli occhi.
Lo scrittore si guardò le mani. -Ho passato l'intera notte ad osservarla dormire.- ammise sorridendo. Aveva trascorso circa sette ore a guardare Kate distesa di fronte a a lui, ad ammirare la sua bellezza, ascoltando i suoi respiri e respirando il suo profumo, desiderando di poterla accarezzare.
Martha rimase sorpresa e lui si sentì come un ragazzino che racconta alla sua mamma la sua prima cotta.
-Oh, capisco...- disse lei stupita. -Vuoi dirmi che non l'hai abbracciata, che hai resistito alla tentazione di baciarla?- chiese conoscendo il figlio.
Lui annuì.
-Perchè non hai aspettato che si svegliasse? Avresti potuto parlarle, accarezzarla o metterla in imbarazzo. Voglio dire, con Meredith e Gina...
-Mamma lei non è come Meredith o Gina!- Castle scosse la testa alzandosi in piedi e guardò sua madre sconvolto. -Lei non è come le altre donne! Lei è bellissima, intelligente, simpatica, forte e fragile allo stesso tempo. E' determinata ma ha paura, lei non molla ma ha il terrore di avanzare. Lei non è affatto perfetta. E' testarda, fin troppo orgogliosa e si chiude troppo in se stessa, lasciando fuori gli altri, ha paura di fidarsi. Ma è speciale. I suoi pregi sono fantastici e i suoi difetti la rendono ancora migliore ai miei occhi. E'...- scosse la testa mentre camminava avanti e indietro. Era un famosissimo scrittore e non riusciva a trovare le parole per descrivere una donna. Assurdo.
-E' una persona vera.- concluse Martha al suo posto.
-Sì. E avrei voluto stringerla tra le mie braccia, baciarla e accarezzarla questa notte? Certo che sì. Mi sarei voluto svegliare abbracciato a lei, dandole il buon giorno? Ovvio. E so che volendo avrei potuto farlo. Ma questo non è ciò che lei desidera, non ora. Il mio compito stanotte era starle vicino, vegliare su di lei e proteggerla, farla sentire al sicuro, e questo è ciò che ho fatto, accontentandomi di ammirarla. E credimi mamma, è stata una delle notti migliori della mia vita.
Martha guardava il figlio sorridendo quasi commossa, stupita per quelle parole. Era la prima volta che lo sentiva parlare in quel modo di una donna.
Ringraziò mentalmente Beckett, grazie a lei suo figlio era cresciuto, aveva scoperto l'amore vero, quello che ti sconvolge la vita.
-Quando pensi di dirglielo Rick?
-Dirle cosa?- chiese confuso.
La donna sbuffò divertita. -Dirle tutto quello che hai detto a me, dirle che la ami.
-Quando sarà pronta.- rispose lui con decisione.
-Potrebbe volerci del tempo... Tu sei disposto ad aspettare?- domandò. Perchè era lì che stava la difficoltà, era lì che tutto cambiava.
Castle si bloccò un attimo, voltandosi verso l'enorme finestra, ripensando a quei quattro anni. Erano stati lunghi, spesso difficili e pericolosi. Avevano procurato delle ferite ad entrambi, non solo fisiche, e gli avevano sconvolto la vita. L'avevano spesso costretto a prendere decisioni difficili e a fare delle scelte. Aveva dovuto rivedere le sue priorità, mettersi in discussione più di una volta.
Capì qual era la domanda di sua madre. Valeva la pena continuare così?
Si girò verso Martha.
-Anche tutta la vita se serve.

Kate sentì delle voci in lontananza e aprì gli occhi. La luce del sole entrava nella stanza dalle grandi finestre e illuminava l'enorme letto su cui era distesa.
Ancora assonnata distese un braccio davanti a sè e sentì il calore delle lenzuola. Rimase qualche secondo ad occhi chiusi mentre i ricordi degli avvenimenti del giorno precedente e di quella notte tornavano a galla.
Sollevò la testa dal cuscino, rendendosi conto che Castle non era a fianco a lei ma doveva essersi già alzato.
Non riusciva a capire se ne era sollevata o delusa. Una parte di lei avrebbe voluto svegliarsi trovandolo davanti a sè, perdendosi nei suoi occhi e nel suo sorriso ma l'altra sapeva che se l'avesse trovato lì con lei si sarebbe nascosta dietro al suo muro peggiorando le cose.
Sospirò ripensando a quello che era successo qualche ora prima. Si era alzata e gli aveva chiesto di dormire insieme. Lei, la detective Beckett, aveva chiesto a Richard Castle di dormire con lei. Scosse la testa incredula chiedendosi da dove le fosse uscita quell'idea. Forse aveva solo avuto paura che su quel divano sarebbe stato scomodo e si era sentita in colpa.
Osservò il letto. Di certo lei non si era mossa dal bordo e sapeva che lui non aveva approfittato della situazione. Sospirò sollevata, ma per un attimo si chiese come sarebbe stato dormire abbracciata a lui.
Sbattè la testa sul cuscino per scacciare quei pensieri e sbuffò rumorosamente. Da quando si faceva tutti quei problemi, tutte quelle domande? Da quando era diventato tutto così complicato?
Scosse la testa ancora una volta e si alzò.

Beckett fece colazione insieme alla famiglia Castle, sempre attenta a non incrociare lo sguardo del suo partner, terrorizzata dal fatto di dover affrontare l'argomento. Mangiò in fretta sorridendo alle osservazioni di Martha e rispondendo alle domande di Alexis, ma senza rivolgere mai la parola a Rick.
Quando ebbero finito accompagnarono le due donne dai capelli rossi nella loro stanza, per poi dirigersi verso le stanze del personale.
-Beckett, perchè mi stai evitando?- chiese Castle mentre camminavano in silenzio.
Kate si voltò e aggrottò le sopracciglia. -Sono qui con te.
L'uomo le lanciò un'occhiataccia. -Hai capito cosa intendo. E' da quando ti sei svegliata che non mi guardi e non mi parli. Che sta succedendo?- chiese serio fermandosi davanti a lei.
La detective alzò lo sguardo verso il suo viso ma quando incrociò i suoi occhi azzurri arrossì e tornò a fissarsi i piedi.
-Perchè sei arrossita?- chiese stupito. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo. -Aspetta... E' per stanotte?
Beckett non rispose.
-Sono stato un gentiluomo, ti assicuro che non ho fatto nulla!- assicurò alzando le mani. -E comunque non siamo costretti a parlarne adesso...
La donna sorrise. -Grazie.
-Possiamo farlo dopo a pranzo!- continuò con un sorriso.
Kate lo ignorò. -Castle, perchè hai le occhiaie anche oggi?- domandò confusa.
"Perchè sono rimasto sveglio a guardarti."
-Ehm... Sono rimasto sveglio tutta la notte... Avevo paura arrivasse l'assassino.- si giustificò.
Beckett sorrise. -Adesso è meglio se andiamo a interrogare il personale.

-Signorina Penny Watson, sono la detective Kate Beckett di New York e questo è il mio partner.- disse mostrando alla donna dai corti capelli scuri il distintivo. -Dobbiamo farle alcune domande.
Penny annuì mentre Castle e Beckett si sedevano davanti a lei nel salone d'entrata.
-Ti sei portata dietro il distintivo e non la pistola?!- Rick la guardava a bocca aperta. -Scusa come faccio a difendermi con un distintivo? Lo tirò in testa all'assassino?
-Castle, dopo l'11 settembre come pensi sia possibile salire su un aereo con una pistola?!- la detective scosse la testa rassegnata, Castle non cambiava mai.
-Sei una detective! La pistola ti serve per lavorare!
-Castle siamo in un'isoletta sperduta, non a New York! E sono in vacanza!
-Sì, ma...
Le risate della donna li interruppero. -Scusate, ma non sono riuscita a trattenermi, siete davvero una bellissima coppia.
Beckett ignorò quell'affermazione e il rossore sulle sue guance, tornando a svolgere il suo lavoro. Estrasse il taccuino e fece scrivere alla donna i suoi dati personali. Penny aveva 40 anni, era americana ma viveva in Indonesia dove lavorava nel settore del turismo.
-Signorina Watson, può spiegarci meglio come funziona questo villaggio?
Penny annuì. -Il villaggio è di proprietà del signor John White, un'imprenditore americano.
-Cosa sa dirci di lui?- domandò la detective.
-In realtà non l'ho mai incontrato.- Rick e Kate si scambiarono un'occhiata perplessa. -Non ci siamo mai visti, mi ha sempre comunicato le istruzioni per telefono o per e-mail.- spiegò.
-Quindi tutto ciò che sa è quello che lui le ha detto.
-Sì.
-Perchè avete invitato persone provenienti da tutto il mondo?
-E' stata una sua idea, ha detto che ci avrebbe pensato lui. Io dovevo organizzare le tre settimane, l'inaugurazione, gli spettacoli e tutto il resto. Sapevo solo che avreste vinto la vacanza.- la donna si alzò dalla sedia, aprì un cassetto della scrivania ed estrasse alcuni fogli su cui erano scritte tutte le istruzioni.
-Sa altro su di lui?- chiese Beckett esaminando i fogli.
-Mi ha detto che sarebbe arrivato l'ultimo giorno della terza settimana per salutare tutti.
-Capisco.- disse Beckett scrivendo tutto.
-Penny, da quante persone è formato il personale?- continuò Castle.
-Ci sono io, altre due ragazze che mi aiutano, cinque donne delle pulizie, tre chef con i rispettivi aiutanti, una decina di ballerini e tre istruttori. Due bagnini, alcuni massaggiatori e delle ragazze per la zona benessere.- si fermò un attimo a pensare. -Mi sembra di non aver dimenticato nessuno.
Lo scrittore annuì. -Ieri sera erano tutti qui?
-No, c'era solo la metà di loro, gli altri arriveranno la prossima settimana.
-Signorina Watson,- Kate riprese la parola. -conosceva la vittima?
-No, non l'avevo mai vista prima.
-Posso chiederle dove si trovava ieri sera subito dopo lo spettacolo?
-Certo, ero qui, stavo facendo riunione con il resto dello staff quando abbiamo sentito l'urlo e siamo usciti per vedere cos'era successo.
-Quindi può assicurarmi che tutto il personale era con lei?
-Sì.- rispose la donna con decisione.
-Sicura che nessuno si sia mai allontanato?
-Sicurissima.
-Ok.- Beckett sorrise. -Grazie mille per l'aiuto.
Musa e scrittore si allontanarono, ma poco prima di arrivare all'uscita Kate si voltò.
-Ah, Penny, un'ultima cosa. Non so se l'ha notato ma tutti i sistemi di comunicazione sono fuori uso e abbiamo scoperto che non ci sono mezzi di trasporto per lasciare l'isola.
La donna sbiancò. -Mi... Mi sta dicendo che siamo bloccati qui con un assassino?
-Sì purtroppo, e per ora le pregherei di non dirlo a nessun altro, non vorrei creare il panico. Mi sembrava giusto informarla.
Penny annuì ancora sconvolta. -Ha la mia parola.

Castle e Beckett tornarono verso le camere mentre la detective rileggeva gli appunti che aveva preso.
-Io toglierei dalla lista dei sospettati i membri del personale.- Castle, a fianco a lei, leggeva a sua volta il taccuino.
-In effetti sono i meno sospetti e hanno tutti un alibi, e probabilmente nessuno di loro avrebbe un movente.- concordò Kate.
-E allora possiamo escluderli!- esclamò lo scrittore ma la sua musa scosse la testa.
-Non sappiamo niente su di loro e penso non scopriremo nulla se non ce lo dicono loro, perciò dobbiamo considerare tutti dei sospettati.
L'uomo sbuffò. -Fantastico, abbiamo circa quaranta possibili assassini!
Beckett si morse il labbro inferiore. -Invece, non ti sembra sospetto il proprietario del villaggio? Organizza tutto questo e non si fa mai vedere...
-Sì, è strano. E poi perchè arrivare solo l'ultimo giorno?- domandò continuando a camminare.
-Non ne ho idea... Castle!- chiamò per richiamare l'attenzione del partner che aveva continuato ad andare avanti. -Dobbiamo fermarci qui.- spiegò fermandosi davanti alla porta di una camera.
L'uomo la guardò confuso. -E perchè?
-Ieri sera la tua amica russa si è rifiutata di collaborare senza la tua presenza.- rispose cercando di mascherare la rabbia. -Perciò adesso torniamo ad interrogarla.- concluse bussando.
Dopo qualche secondo sentirono la porta aprirsi e si ritrovarono davanti la donna dai lunghi capelli neri.
-Ciao Richard!- salutò lo scrittore con un gran sorriso mentre Kate il suo stomaco chiudersi. -Detective Beckett...
-Signorina Ivanov siamo qui per farle qualche domanda.- spiegò sbrigativamente Beckett, non vedeva l'ora di andarsene da lì.
Anastasia sorrise. -Certo, entrate pure!- li fece accomodare senza staccare gli occhi dallo scrittore che sorrideva impacciato.
-Dove si trovava ieri sera dopo lo spettacolo?
-State sospettando di me?- chiese innocentemente piegando la testa di lato e mordendosi il labbro inferiore.
Beckett resistette all'impulso di alzarsi e andarsene, doveva fare il suo lavoro.
-Sono domande che abbiamo fatto a tutti.
-Capisco... Comunque ero in camera mia.- rispose la donna russa alzando le spalle.
-C'è qualcuno che può testimoniarlo?- domandò Castle.
Lei gli sorrise. -Purtroppo no...
Kate stritolò la penna che teneva tra le mani, non riusciva a sopportare quella donna.
-Conosceva la vittima?
-No detective, mai vista prima.
-Ottimo.- Beckett si alzò. -Rick, possiamo andare.
Il suo partner annuì e si alzò a sua volta, dirigendosi verso la porta. Anastasia li salutò con la mano.
Kate si bloccò sull'uscita, voltandosi. -Sappia che tornerò a farle altre domande.
La donna scrollò le spalle. -Ne sono lieta. Ciao Rick!

-Pensi sia stata lei?- la domanda di Castle ruppe il silenzio. I due stavano camminando verso la stanza di Martha e Alexis per andare a pranzo, mentre Kate si mangiava nervosamente le unghie. Quell'oca russa riusciva a mandarla fuori di testa.
-Non ha un alibi.- rispose fingendosi disinteressata.
-Come tanti altri...- le fece notare lo scrittore.
La sua musa sbuffò. -Andiamo a pranzo, ci penseremo più tardi.
-Quindi adesso possiamo parlarne?- chiese speranzoso Castle.
-Di cosa?- domandò confusa Beckett
-Di questa notte...
-Castle, tu hai detto che "non siamo costretti a parlarne adesso".- rispose lei sorridendo.
-Appunto, avevo detto che forse era meglio a pranzo...
-Ma Castle, in questo momento è adesso!- disse Kate ridendo.
-Detective, sta diventando peggio di me!- Rick fece finta di essersi offeso.
-Ho imparato dal migliore...
Scrittore e musa si fermarono guardandosi, poi scoppiarono a ridere. Era bello riuscire a trascorrere dei momenti spensieratamente nonostante tutto.
Castle si bloccò perdendosi a guardarla e ascoltando il magnifico suono della sua risata. Vederla così allegra lo faceva stare bene.
-Beckett...- iniziò.
-KATE!- la voce di un uomo che correva verso di loro lo interruppe.
La detective si voltò. -David!- esclamò riconoscendo lo spagnolo. Rick sbuffò rumorosamente. -Che succede?- chiese preoccupata.
David si fermò davanti a loro, reggendosi sulle ginocchia. Prese un profondo respiro e poi li guardò.
-C'è un altro cadavere.



Angolo dell'autrice:
Ecco il nuovo capitolo!!!
Penso che chi mi aveva chiesto un po' di Caskett sia contento :)
Le indagini continuano ma adesso sembra ci sia un altro morto... Vedremo chi è! Chiedo scusa se ho trascurato Alexis ma prometto che tornerà presto :)
Ah, posso dirvi che l'ispirazione per questa storia me l'ha data una serie tv... Gente costretta a rimanere su un'isola, un mistero da risolvere e un attore che conosciamo...
Ok, quanti hanno pensato a Lost?
No, non è quella :)
Grazie mille per le recensioni, mi fa molto piacere sapere cosa pensate di questa storia :)
Bene, penso di aver scritto anche troppo!
Un bacio, al prossimo capitolo!
Sofy_m

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Capitolo 9
*** Il terzo coltello. ***


capitolo 9


Il terzo coltello.



-C'è un altro cadavere.
David, pallido, guardava i due aspettando una reazione ma Castle e Beckett erano come pietrificati.
-Che... Che stai dicendo?- Rick lo guardava spaventato.
-Sono andato all'entrata per fare una passeggiata e... e ho visto il sangue che scorreva e il corpo...- spiegò lo spagnolo. -Penso sia... sia morto...
Lo scrittore guardò la sua musa, lei annuì. -Ok, facci vedere dov'è.
L'uomo annuì ancora sconvolto e iniziò a camminare velocemente, superando il salone e l'entrata, fino a quando raggiunsero il grande giardino.
-E'... è lì.- David alzò il braccio indicando un punto davanti a sè.
Kate e Rick si voltarono.
La grande fontana di pietra, formata da numerosi piatti da cui scendeva l'acqua, era davanti a loro.In cima era stato messo il corpo di un uomo con un coltello impiantato nel petto, steso con le braccia e le gambe penzoloni. Il getto usciva dall'apertura in alto bagnandolo e facendo scorrere e cadere il sangue insieme all'acqua, sporcando così l'intera fontana.
La detective, vedendo quello spettacolo raccapricciante, si portò le mani alla bocca rabbrividendo mentre Castle le passò un braccio intorno alle spalle stringendola istintivamente contro il suo corpo.
-E'-è orribile...- mormorò Kate senza riuscire a staccare gli occhi dal cadavere.
Lo scrittore lanciò un'occhiata allo spagnolo che era in piedi vicino a loro. -Beckett, vado a chiamare lo sceriffo e a spegnere la fontana.- prese dalla tasca della giacca il suo coltellino svizzero e lo porse alla donna. -Tieni, penso sia più utile del tuo distintivo.- lei sorrise. Rick la guardò negli occhi. -Torno subito.
-Ok, io intanto cerco di tirare giù il cadavere.
L'uomo annuì allontanandosi in fretta.
Kate, una volta che il getto d'acqua cessò di uscire, si tolse la felpa e le infradito arrampicandosi come riusciva sulla fontana cercando di non scivolare.
-Detective, vuole una mano?
Beckett si voltò di scatto, spaventata. David, che sembrava essersi ripreso, la guardava.
-Grazie, ma dovrei farcela anche da sola.- rispose notando le macchie di sangue sui vestiti del medico. Si aggrappò alla pietra del piatto superiore della fontana e, dandosi una spinta con le gambe, riuscì a salire. Arrivata in cima, ignorando il sangue e l'acqua, prese il corpo e se lo caricò sulle spalle, poi guardò verso il basso cercando di capire come scendere.
-Signor Sanz, ora mi servirebbe una mano.- disse richiamando lo spagnolo.
Quello annuì e si arrampicò sulla fontana fino al piatto inferiore rispetto a quello della detective, per poi farsi passare il cadavere. Kate saltò giù di due piatti, riprendendo poi il corpo. Continuarono così fino ad arrivare a terra.
-Grazie mille.- Beckett poggiò il corpo sull'erba cercando qualche segno o indizio mentre aspettava lo sceriffo. I vestiti della vittima erano completamente bagnati e sulle mani riportava numerosi graffi. Il coltello era conficcato vicino al cuore e dalla ferita continuava ad uscire sangue. La pelle dell'uomo stava diventando sempre più chiara ma dal calore Beckett immaginò che non doveva essere trascorso molto tempo dalla morte.
Si voltò quando sentì un rumore di passi veloci. Castle, Alexis e lo sceriffo Mills stavano correndo verso di lei.
-Sceriffo, abbiamo trovato un altro cadavere.- spiegò con voce preoccupata al vecchietto che si avvicinava al corpo.
Alexis impallidì e si portò le mani alla bocca, stringendosi poi al padre. -E'... E' James Scott...
La detective la guardò stupita. -Lo riconosci?!
La giovane ragazza dai capelli rossi annuì. -E' uno degli ospiti del villaggio che ho interrogato ieri, non ho dubbi.- rispose sicura guardando l'uomo morto a terra. Aveva i capelli corti e grigi, profonde rughe sul volto e indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri.
-Cosa sappiamo su di lui?- chiese lo sceriffo.
Kate prese il suo taccuino e lo aprì. -James Scott, 60 anni, inglese, viveva a Londra. Aveva lavorato per un periodo anche in America. Era in vacanza da solo e, secondo quanto ci ha detto, non conosceva la prima vittima.
-Ok.
Beckett si guardò le mani e le braccia sporche di sangue. -Io vado a pulirmi, torno subito.
David seguì i suoi movimenti e fece per seguirla. -Kate, se vuoi ti accompagno...
-Stai lontano da lei!- Castle lo fermò afferrandogli un braccio.
La detective si voltò per vedere cosa stava succedendo, sorpresa dalla rabbia nella voce del suo partner, e notò che Alexis era stupita tanto quanto lei.
-Che diavolo vuoi?!- lo spagnolo si divincolò per liberarsi dalla presa dello scrittore.
-Guai a te se ti avvicini a lei!
-Volevo solo andare in bagno!- rispose Sanz alzando le braccia.
-Per pulirti dal sangue? Per cancellare qualche prova?- domandò Rick sprezzante.
David corrugò la fronte. -Sono sporco di sangue perchè l'ho aiutata a tirare giù il cadavere!
-E le macchie precedenti? Quelle che avevi sui vestiti quando ci sei venuto a chiamare?
Anche Beckett le aveva notate quando si era arrampicata sulla fontana, chiedendosi da dove arrivassero.
Il medico spagnolo esitò. -Io... Penso di essermi sporcato quando ho visto il corpo...
-Pensi?!- lo scrittore socchiuse gli occhi.
-Sì! E poi cos'è questo? Un interrogatorio? Io volevo solo aiutare!
-Aiutare?!- Castle scosse la testa sorridendo amaramente. -Tu sei un sospettato come tutti gli altri!
-Non crederti superiore solo perchè sei l'amichetto della detective! Chi ci dice che non sei stato proprio tu, eh?- David avanzò di un passo, arrabbiato.
Lo scrittore prese un respiro profondo, pronto a controbattere.
-BASTA!- Kate si mise in mezzo ai due, con le braccia aperte. Aveva visto e sentito abbastanza. -Fatela finita, entrambi!- ordinò, poi si voltò verso Castle che le aveva voltato le spalle.
-Rick...- lo chiamò. -Rick, guardami.
Lo scrittore si girò verso di lei sospirando, con gli occhi chiusi e passandosi una mano tra i corti capelli.
Kate lo guardò dolcemente e portò le sue mani sul suo viso. -Richard...
Castle, sentendo le mani della sua musa sulle sue guance, aprì gli occhi e fece incontrare i loro sguardi, pur con la paura di vedere rabbia e delusione nei suoi occhi. Ma quello che ci trovò fu soltanto preoccupazione.
-Che succede?- chiese sottovoce la donna perdendosi nei suoi occhi azzurri.
Il suo partner rimase qualche secondo a guardarla. Aveva i capelli raccolti sopra la testa in uno chignon, gli occhi verdi stanchi e spaventati. I piedi e i polpacci, come la canottiera bianca e i corti pantaloncini, erano completamente sporchi di sangue e aveva alcune macchie anche sul viso.
Lo scrittore le accarezzò dolcemente gli zigomi e la fronte con le dita, cercando di pulirla.
Kate, a quel contatto con la sua pelle calda, rabbrividì.
-Scusa... Non so cosa mi sia preso...- Castle abbassò lo sguardo sentendosi in colpa.
-Dovresti dormire, riposarti un po'.- gli suggerì dolcemente Beckett.
Lui scosse la testa con energia. -No, non importa, va tutto bene.- le prese le mani e gliele riportò lungo i fianchi, poi guardò David. -Mi dispiace, non avrei dovuto aggredirti.
Quello alzò le spalle. -Non importa, nemmeno io avrei dovuto attaccarti.
La detective tirò un sospiro di sollievo.
-Ora però devo farle io qualche domanda.- lo sceriffo si era allontanato dal cadavere, camminando verso lo spagnolo. -E' vero che aveva delle macchie sui vestiti?
Lui annuì.
-Come se le è procurate? Come ha trovato il corpo?
-Prima sono venuto qui in giardino per fare una passeggiata, mi piacciono le piante e i fiori. Dopo un po' faceva caldo e mi era venuta sete così, anche se non sono sicuro che quell'acqua sia potabile, mi sono avvicinato alla fontana per bere. Ma l'acqua che cadeva era rossiccia, quindi, spaventato, ho alzato lo sguardo e ho visto quell'uomo in cima. In quel momento devo essermi sporcato.
Mills annuì mentre Alexis prendeva appunti per Beckett che stava ancora studiando il corpo.
-Come ha capito che era morto?
-Beh, sono un medico. Se una persona perde così tanto sangue ci sono ben poche speranze.- spiegò calmo.
-Ok, grazie.
-Castle, vieni qui un attimo.- la detective lo chiamò.
Lui si inginocchiò vicino a lei. -Che succede?
-Guarda il coltello.- gli disse lei indicando l'arma.
L'uomo avvicinò il volto alla lama. Gli occorsero solo un paio di secondi per riconoscere il coltello. Aveva in manico blu scuro e la lama larga, con una scritta. -E' uguale a quello con cui abbiamo dormito stanotte!
La donna annuì. -Potrebbe provenire da una delle camere.
-Dobbiamo interrogare tutti un'altra volta e perquisire le loro stanze?- chiese Castle.
-Interrogarli no, non ci porterebbe a nulla, perquisire le stanze sì, magari scopriamo a chi manca un coltello. Prima però devo scambiare due parole con tutti.
-Te li vado a chiamare.
Kate scosse la testa. -No Castle, grazie. Andremo noi a rendere un po' più movimentato il loro pranzo.


Beckett guardò l'orologio, segnava quasi le tre. Seguita da Castle, Alexis, David e lo sceriffo entrò nel ristorante.
Come aveva immaginato tutti erano ancora lì, terrorizzati dall'idea di rimanere soli e in pericolo.
Sospirò pensando che quello che stava per dire li avrebbe mandati nel panico. Si schiarì la voce.
-Signore e signori!- disse interrompendo il brusio. -Ho bisogno di un attimo di attenzione.
Tutti si voltarono verso di lei stupiti e confusi, ma quando videro il sangue tutto ciò che si poteva scorgere sui loro visi era paura.
-Mi dispiace dovervi informare del ritrovamento di un altro cadavere.
Il silenzio nel ristorante era assoluto. Castle vide Izabela e i suoi amici impallidire, la piccola Savannah stringersi alla madre e le due ragazze italiane guardare confuse il padre cercando di capire le parole della detective.
-Abbiamo trovato il corpo di James Scott in cima alla fontana dell'ingresso.- continuò lo sceriffo. -E' morto per accoltellamento.
-Sapete... Sapete già chi è stato?- chiese con voce tremante Olivia mentre abbracciava la figlioletta.
-No, stiamo indagando, comunque siamo sicuri si tratti della stessa persona che ha ucciso Iva Nowak.
-Quando è morto?- domandò Kristen mentre stringeva la mano a Lars.
-Non più di tre ore fa.- rispose sicuro Mills.
Cooper si alzò in piedi sconvolto. -Impossibile! Siamo sempre rimasti tutti qui a mangiare! Tutti a parte lui...- guardò David con aria ostile.
-Scusa, mi stai dicendo che tu puoi testimoniare che nessuno si è mai alzato da qui?- Alexis lo guardava dubbiosa.
L'australiano esitò. -Ecco, io... Non saprei... Non mi sembra...
-Bene,- lo interruppe Kate. -a quanto pare nessuno ha un alibi di ferro. E comunque non possiamo escludere che ci sia qualcun altro sull'isola.
-Pensate che qualcuno si stia nascondendo aspettando il momento giusto per ucciderci?- Matteo li guardava spaventato.
-Come ho detto, non è da escludere.- rispose Beckett.
-Allora perchè non ce ne andiamo?- Anastasia, seduta con le gambe accavallate, sembrava la più tranquilla. -Perchè non avete ancora chiamato dei rinforzi?
Rick e Kate si guardarono allarmati, poi la detective annuì.
-Abbiamo un problema.- tutti si voltarono verso lo scrittore, in attesa che continuasse. -Non so se l'avete notato, ma i cellulari, le radio e i telefoni fissi non funzionano.- tutti annuirono. -Siamo isolati, non possiamo comunicare con nessuno.- concluse.
-Allora prendiamo il traghetto con cui siamo arrivati e andiamocene, troveremo un modo per farlo andare!- Carter, il marito di Olivia, si era alzato e stava andando verso di loro. -Penso di sapere come si guidi!
Castle scosse la testa. -Il traghetto è andato a fondo, qualcuno gli ha dato fuoco l'altra notte.
L'americano rimase un attimo a bocca aperta come gli altri, spaventato. -Prendiamone un altro!- continuò poi. -O troviamo un altro mezzo!
-Non ce ne sono.- le parole dello scrittore spensero il suo entusiasmo. -Sono tutti fuori uso.
Anche Martha, che era già a conoscenza di ciò, rabbrividì. Alexis andò a sedersi vicino a lei e la abbracciò.
-Quindi... Siamo bloccati su quest'isola con un pazzo omicida.- concluse Tatsuo.
-Non sappiamo ancora se è un pazzo omicida.- spiegò Kate vedendo il panico negli occhi che la fissavano. -Forse le due vittime erano collegate, forse sono state uccise per un motivo preciso. Perciò se siete a conoscenza di qualcosa, se conoscevate le due vittime, se avete visto qualcosa dovete dirci tutto quello che sapete.
Nessuno si mosse o aprì bocca e Beckett capì che le loro menti stavano cercando di superare lo shock. Così si avvicinò a Penny, seduta da sola in un angolo.
-Signorina Watson, ho bisogno di parlarle.
La donna annuì.
-L'arma del delitto è un coltello dal manico blu come quelli che ci sono nelle camere per la cucina. Se ne trovano solo lì o sono usati anche dal personale o nei ristoranti?
Penny scosse la testa. -No, si trovano solo nelle suite.
-Ok, grazie mille.- Beckett tornò verso il suo partner. -L'arma del delitto è stata presa da una delle suite. Le uniche utilizzate sono la nostra e quella della famiglia Wright.
-Quindi dovremmo controllare.
La detective annuì.
-Ok, allora torniamo in camera e controlliamo che a noi non manchi nulla, poi andremo a perquisire le altre.
-Va bene.- Kate comunicò la loro decisione allo sceriffo, poi uscì seguita da Rick e Alexis.

-Qui c'è tutto!- Castle aveva aperto tutti i cassetti. -Penny aveva detto che devono esserci tre coltelli uguali e noi li abbiamo tutti e tre.
-Ottimo.- commentò Beckett. -Aspettate un secondo che mi cambio e poi andiamo dai Wright.
-Beckett, dovresti farti una doccia.- Rick stava guardando il suo corpo ancora completamente sporco di sangue. -E poi dovresti riposarti un po'.
-Non c'è tempo!- obiettò lei. -E comunque non sono io quella che non dorme da tre giorni.
Lo scrittore ignorò quell'affermazione. -Resta qui, lavati e riposati. Penseremo io e Alexis a tutto il resto, tu ci servi sveglia e attenta.
-Castle, io devo indagare!- sbottò. -E comunque non mi farò la doccia da sola mentre voi due ve ne andate in giro con uno psicopatico sull'isola!- gli puntò il dito contro ma appena si rese conto delle parole che aveva pronunciato arrossì violentemente, aspettandosi una delle solite battutine maliziose del partner in risposta. Gliela aveva servita su un piatto d'argento e sapeva che Castle non avrebbe mai perso un'occasione per metterla in imbarazzo e vederla arrossire, poco importava che lì ci fosse anche sua figlia.
Con sua immensa sorpresa, invece, lo scrittore aprì un cassetto e le porse uno dei coltelli. -Penso che tu sappia come difenderti.- disse piuttosto staccato. Poi uscì dalla stanza al fianco della ragazza dai capelli rossi, lasciando sola una Katherine Beckett più stupita che mai.

-Mi dispiace disturbarvi signori Wright, ma dobbiamo continuare le indagini.- Rick e Alexis erano seduti sul divano della suite della famiglia americana.
Olivia sorrise. -Nessun problema, è il vostro lavoro e spero prendiate l'assassino. E comunque sono contenta di conoscerla signor Castle, ho letto alcuni suoi libri, è davvero bravo.
-Già,- concordò il marito. -e penso che la detective Beckett sia molto meglio di come l'ha descritta nei suoi libri, anche se Nikki Heat è un bel personaggio.
Rick sorrise. -Grazie, pensò che anche a Kate faranno piacere le sue parole.
Savannah si avvicinò lentamente ad Alexis. -Mi piacciono i tuoi capelli.
La giovane Castle abbassò lo sguardo sorridendo alla bambina dai lunghi capelli mossi e biondi che indossava un vestitino blu.
-Anche i tuoi sono molto belli. E quel vestito si intona perfettamente con i tuoi occhi.
La bambina sorrise a sua volta. -Tu vieni da New York, giusto? E' bella come dicono?- chiese con gli occhi che brillavano.
Carter guardò dolcemente la figlia che chiacchierava con Alexis, poi strinse a sè Olivia e le diede un bacio sulla guancia.
Rick pensò che erano davvero una famiglia bellissima. Lui e Meredith non erano mai stati così uniti, non ricordava nemmeno di essere mai andato in vacanza con lei. Dagli sguardi che i due coniugi Wright si scambiavano, invece, riusciva a capire quanto si amassero e lui si ritrovò a chiedersi come sarebbe stato avere una famiglia con Kate.
-Cosa voleva chiederci?- la voce della giovane donna lo riportò alla realtà.
-Oh, sì... Volevo sapere quanti coltelli blu avete in cucina.
Carter lo guardò un attimo confuso, poi annuì. -Controllo subito.- si diresse verso il bancone, aprendo i cassetti e gli sportelli, controllando in mezzo agli altri oggetti.
-Sono due.- disse dopo qualche minuto e glieli portò. Alexis, sentendo quelle parole, guardò il padre preoccupata.
-Tutto bene?- Savannah aveva notato l'espressione della sua nuova amica.
-Carter, Olivia, avevate mai usato uno di quei coltelli in questi giorni?
-No.- rispose l'uomo sicuro. -Abbiamo sempre mangiato al ristorante o al bar, anche a colazione.
-Per caso sapete se erano due anche quando siete arrivati?
Olivia scosse la testa. -Non ne ho idea, non ci ho fatto caso.
-Avete notato qualcosa fuori posto ieri o stamattina?- stavolta era stata Alexis a porgere la domanda.
La donna scosse un'altra volta la testa, ma suo marito esitò. -In realtà ieri sera Savannah non riusciva a trovare il suo orsacchiotto, che poi abbiamo ritrovato sotto il divano. Ma lei diceva di averlo lasciato in camera, sopra il letto, e di sicuro io e mia moglie non l'abbiamo spostato.
-Ok, direi che basta così.- concluse Castle con un sorriso. -E' tardi, meglio se vi lasciamo cenare e riposare, grazie di tutto. State attenti.
-Non c'è di che signor Castle!- rispose Carter con un sorriso mentre sua figlia salutava la giovane Castle con la mano.

Quando padre e figlia rientrarono nella loro stanza Beckett, seduta sul divano, stava studiando i suoi appunti mentre Martha preparava da mangiare.
Kate, sentendoli entrare, alzò gli occhi dal taccuino. -Cosa avete scoperto?
-Hanno due coltelli.- rispose lo scrittore lasciandosi cadere su una sedia. -Ma per quanto ne sappiamo il terzo coltello potrebbe mancare da prima che arrivassero. Non mi sembrano sospetti, sono una bella famiglia.
La detective annuì. -Altro?
-Forse qualcuno si è introdotto nella loro stanza.- continuò Alexis. -La piccola Savannah dice che qualcuno le aveva nascosto l'orsacchiotto.
Beckett rabbrividì. -Questo è inquietante.
La ragazza annuì.
-Tu hai scoperto qualcosa?- chiese Castle.
-No, nessuna novità. Le due vittime non avevano nulla in comune, nè si conoscevano. Non capisco perchè ammazzarle.
-Forse l'assassino è solo un pazzo.- suggerì Martha mentre divideva la pasta nei piatti.
-Spero tanto di no, spero ci sia una spiegazione logica dietro questi omicidi.- rispose Beckett avvicinandosi al tavolo.
-Altrimenti?- domandò Alexis.
Kate sospirò. -Altrimenti siamo tutti in pericolo.

Finita la cena la detective entrò nella sua stanza, si mise il pigiama, si sistemò e si stese sul letto, esausta dopo quella giornata. Appoggiò la testa sul cuscino e si tirò su le coperte.
Dopo qualche minuto sentì la porta aprirsi e si voltò. Castle si stava avvicinando lentamente al letto, cercando di non darle fastidio.
-Ehi, sono sveglia.
Lo scrittore sorrise. -Ottimo, posso fare tutta la confusione che voglio.- Prese il suo cuscino e il pigiama che aveva lasciato ai piedi del letto, per poi tornare verso la porta.
La sua musa aggrottò la fronte confusa, non riusciva a capire cosa stesse combinando il suo partner. -Puoi... puoi dormire qui se vuoi, non è un problema.- sussurrò cercando di non arrossire.
-No.- rispose secco l'uomo, ma poi, vedendo l'espressione di Beckett, addolcì il tono. -Dormirò di là.
-Ok...- rispose Kate ancora sorpresa. Per la seconda volta quel giorno Rick non aveva sfruttato l'occasione per metterla in imbarazzo o starle più vicino. Strano.
-Rick...- lo chiamò mentre stava uscendo. -Cerca di dormire.
L'uomo la guardò un attimo, esitando, poi annuì. -Notte.- disse prima di chiudere la porta alle sue spalle.
-Buona notte Rick.


Angolo dell'autrice:
Ecco qui il nuovo capitolo!!! Chiedo scusa per il titolo ma non mi veniva di meglio.
Rick e Kate hanno scoperto di chi è il secondo cadavere e adesso devono continuare ad indagare...
Sono tornata a casa quindi dovrei aggiornare più velocemente d'ora in poi (in teoria) :)
Ah, alzo il rating a giallo in previsione dei prossimi capitoli.
Grazie mille per tutte le recensioni, spero vi piaccia anche questo capitolo!
Un bacio,
Sofy_m





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Capitolo 10
*** Vecchi colleghi. ***


capitolo 10


Vecchi colleghi.




Quando Kate si alzò quella mattina ed entrò nel salotto trovò lo scrittore che stava già preparando la colazione per tutti.
-Buon giorno Castle!- lo salutò allegra stiracchiandosi. -Serve una mano?
Rick scosse la testa sistemando i piatti sul tavolo.
-Martha e Alexis?- chiese la detective notando l'assenza delle due donne dai capelli rossi.
-Dormono.- rispose Castle freddamente.
Beckett sospirò piano lasciandosi cadere sul divano e perdendosi ad ammirare le onde del mare che si infrangevano sugli scogli. A quanto pareva il suo partner era ancora scontroso come il pomeriggio precedente.
-Castle, hai dormito?- dalla sua voce si riusciva a capire tutta la sua preoccupazione.
-Sì Beckett.- rispose lui senza voltarsi.
La sua musa si alzò e, lentamente, si avvicinò a lui. Quando lo raggiunse gli posò una mano sulla spalla. -Castle...- lo chiamò piano.
L'uomo, stupito da quel contatto, si voltò verso di lei.
Quando i suoi occhi riuscirono a vedere il suo viso Kate rimase a bocca aperta. Le occhiaie che aveva visto sul volto di Castle i giorni precedenti erano diventate più scure e profonde, i suoi occhi azzurri di solito sempre luminosi e allegri erano insolitamente spenti, velati, e doveva essersi dimenticato di farsi la barba. Sembrava invecchiato improvvisamente.
Beckett sentì il suo cuore stringersi. -Castle, cosa diavolo sta succedendo?- gli chiese sentendo la sua voce incrinarsi.
-Va tutto bene Beckett, non c'è nessun motivo per preoccuparsi.- rispose lui tornando a prestare attenzione alla colazione che stava preparando.
-NO! Guardami Rick!- gli ordinò afferrandogli un braccio.
-Qual è il problema Beckett?- chiese lui con rabbia voltandosi. -Improvvisamente hai iniziato a preoccuparti per me?
La detective indietreggiò di un passo guardandolo spaventata. -Rick io sono sempre preoccupata per te...- ammise in un sussurro arrossendo, poi abbassò lo sguardo sentendo le lacrime minacciare di uscire. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo al suo partner, non lo riconosceva più. Dov'era finito l'eterno bambino?
Lo scrittore, vedendo la sua musa in quello stato, si sentì tremendamente in colpa. -Scusa.- mormorò avvicinandosi a lei. Le cinse i fianchi con un braccio e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla mentre con una mano le accarezzava dolcemente i capelli. -Scusami, scusami, scusami...
Kate chiuse gli occhi respirando il suo profumo, cercando di ignorare il battito accelerato del suo cuore. -Non importa Castle, è tutto ok.
-Mi dispiace Beckett, io...
In quel momento sentirono qualcuno bussare alla porta.
Rick sospirò maledicendo mentalmente chiunque li avesse interrotti.
-Chi c'è?- domandò piano la detective staccandosi da lui.
-Penso di saperlo.- le rispose seccato Castle andando verso la porta, con la sensazione di ritrovarsi David davanti. Lo spagnolo sembrava avere sempre un tempismo perfetto.
Prese le chiavi ed aprì...
-Kristen!- esclamò sorpreso.
La giovane ragazza danese sorrise e fece un cenno con la testa per salutare. Aveva i lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e indossava una tuta viola. -Buon giorno signor Castle.- disse timidamente. -Scusi se la disturbo ma avevo bisogno di parlare con lei e la detective Beckett...
L'uomo rimase un attimo sorpreso. -Certo, nessun problema.- disse poi facendola accomodare.
-Kristen, tutto bene? E' successo qualcosa?- chiese allarmata Kate vedendo la modella entrare.
-No, è tutto ok, volevo solo parlarle detective.
Castle spense i fornelli e si sedette sul divano vicino alle due donne. -Cosa volevi dirci?- chiese con curiosità.
-Signor Castle, detective Beckett...- iniziò insicura la ragazza.
-Kristen, puoi pure chiamarci Rick e Kate.- le disse Beckett con un sorriso.
Lei si rilassò. -Si tratta delle due vittime.- disse dopo aver preso un profondo respiro.
Musa e scrittore si scambiarono uno sguardo sorpreso. -Le conoscevi?
Kristen scosse la testa. -No, no. Ma ieri, quando ho visto il cadavere del signor Scott, ero sicura di averlo già visto da qualche parte. Così ci ho riflettuto a lungo e prima sono riuscita a ricordare.
La detective annuì, esortandola a continuare.
-L'avevo già visto in una vecchia foto che ho a casa, quella dell'inaugurazione dell'impresa di mio padre in Danimarca, risalente a circa dieci anni fa. Io... penso fosse un suo collega.- concluse stringendosi le mani. -In quella foto ci siamo io e i miei genitori, oltre ai colleghi di lavoro di papà.
-Ok, e riguardo la prima vittima?- domandò Rick ricordando che aveva parlato al plurale.
-Ecco... non ne sono sicura, sono passati circa dieci anni e quindi è cambiata parecchio, ma io penso ci fosse anche lei in quella foto.
Castle e Beckett rimasero a bocca aperta. -Quindi si conoscevano...
La ragazza danese annuì. -Penso proprio di sì.- poi si alzò sorridendo. -Spero di esservi stata utile, ora è meglio se torno da Lars, se si svegliasse senza trovarmi andrebbe in panico. Salutatemi Alexis.
-Grazie mille Kristen, sei stata di grande aiuto.- rispose lo scrittore accompagnandola alla porta.
-Kristen,- la voce della detective la fece voltare. -di cosa si occupava l'impresa di tuo padre?
-Oggetti per la cucina.- rispose sicura.
-Credi che qualcun altro su quest'isola lavorasse con tuo padre?
La ragazza rifletté per qualche secondo. -Non penso, mi sembra di non aver mai visto nessuno di loro... Ma sono passati tanti anni, potrei sbagliarmi.

-Pensate sia una coincidenza?- Alexis era seduta a gambe incrociate sopra il tavolino del salotto, mordicchiando una penna con i denti e leggendo gli appunti del caso. Kate, che le aveva appena riferito ciò che avevano scoperto da Kristen, era seduta davanti a lei sul divano. Castle era in piedi davanti alla grande vetrata e fissava il mare.
Il cielo, fuori, era coperto da enormi nubi nere; il mare era grigio, agitato, e sbatteva con forza sugli scogli. Il vento faceva tremare gli alberi e la pioggia cadeva leggera.
-Insomma, pensate che sia una coincidenza che due ex colleghi si siano ritrovati sulla stessa isola e che siano stati ammazzati? E che anche la figlia del loro vecchio capo sia sulla stessa isola?- chiese ancora la figlia dello scrittore.
-No.- rispose la detective scuotendo la testa. -Penso che questo sia il filo che unisce le due vittime, il legame che stavamo cercando. Da questo potremo ricavare un movente.
La ragazza annuì. -C'è qualcun altro legato a loro?
-Secondo Kristen no.
-Quindi nessun altro dovrebbe essere più in pericolo... A parte lei, giusto?- domandò preoccupata.
Beckett rimase un attimo sorpresa. Non aveva nemmeno pensato che la bella ragazza danese potesse correre qualche rischio. -Sì, ma spero non le accada nulla.
Alexis annuì. -Dove avete portato i cadaveri?- domandò vedendo le foto tra i fogli della detective.
-Lo sceriffo ha trovato una stanza da usare come obitorio, li sorveglia lui.- spiegò Kate.
-Il padre di Kristen aveva un'impresa che si occupava di oggetti per la cucina, e le due vittime sono state uccise con un coltello...- notò la ragazza dai capelli rossi.
-Sì, pensiamo sia un messaggio o qualcosa del genere.
-Quindi... adesso che l'assassino ha lasciato l'arma del delitto sulla scena del crimine e non può più usarla dovrebbe aver finito, giusto? Perchè altrimenti dovrebbe utilizzarne uno di diverso...
Lo scrittore, a quelle parole, si voltò di scatto. -Al, tesoro, cosa intendi?
-Che senza coltello non può più uccidere, a meno che non ne rubi un altro o cambi arma, ma non avrebbe lo stesso significato...- spiegò sua figlia alzando le spalle.
Castle guardò allarmato la sua musa.
-Merda!- Beckett imprecò tra i denti alzandosi e prendendo la giacca.
-Ehi, che succede?- chiese confusa Alexis vedendo la detective dirigersi verso la porta seguita da suo padre.
-Al, chiudi la porta a chiave e sveglia tua nonna. Torneremo il prima possibile.
-Papà, dove state andando? Cos'avete capito?- la ragazza si alzò in piedi allargando le braccia in cerca di spiegazioni, ma Rick e Kate stavano già correndo fuori, chiudendo la porta alle loro spalle.

Beckett correva veloce sotto la pioggia, il cappuccio della sua felpa verde in testa, la pioggia che le bagnava le gambe lasciate scoperte dai jeans corti. Castle la seguiva coprendosi la testa con le braccia.
Arrivati davanti ad una grande porta grigia di ferro si fermarono. La detective si voltò, cercando lo sguardo del suo partner, ma lo scrittore avanzò senza guardarla ed aprì la porta, guardandosi intorno. Kate fece scattare l'interruttore della stanza, accendendo la luce.
Sembrava tutto a posto.
-Castle, non abbiamo neppure un'arma per difenderci.
L'uomo annuì, se ne era appena reso conto anche lui.
Beckett continuò a camminare in avanti, la stanza che avevano deciso di usare come obitorio era in assoluto silenzio.
-Sceriffo Mills?- chiamò facendo dei lenti passi in avanti. -Sceriffo Mills?- Rick era al suo fianco. -Sceriffo, è tutto...
-Beckett!- lo scrittore la interruppe afferrandole il braccio. La sua musa, spaventata, si girò verso di lui.
-Che succede?
L'uomo non rispose, si limitò ad indicare un punto sul pavimento davanti a sè. La detective lo seguì con lo sguardo.
-E' sangue!- sussurrò vedendo le macchie rosse. -Pensi che...
-Non lo so.- rispose Castle a bassa voce. Poi prese un profondo respiro e afferrò la lampada che stava sopra la scrivania. -Scopriamolo.
Kate e Rick girarono l'angolo attenti.
Davanti a loro, su due grandi tavoli, erano distesi i corpi delle due vittime, coperti da un lenzuolo bianco.
Andrew Mills era a terra, vicino ai due tavoli, con la testa sanguinante.
Beckett gli si avvicino velocemente, posizionandogli due dita sul collo, cercando di sentire il battito cardiaco. -E' morto...- sussurro dopo alcuni secondi con voce tremante.
Castle camminò a grandi passi raggiungendo il cadavere di Scott e tirò giù il lenzuolo.
Una grande ferita sporca di sangue si apriva sul petto dell'uomo, vicino al cuore.
Lo scrittore sbattè con rabbia il pugno sul tavolo.
Il coltello era sparito.
-Avremmo dovuto capirlo prima...
La detective si alzò in piedi, esaminando la stanza. -Non capisco perchè abbia lasciato l'arma sulla scena del delitto e poi sia tornato a riprenderla.
-Forse è stato costretto dall'arrivo dello spagnolo.- azzardò il suo partner. -O forse vuole depistarci facendoci pensare che i Wright, spaventati dopo il nostro incontro, siano venuti a prendersi il coltello, ma non ha molto senso...
La donna annuì. -Pensi che Kristen o qualcun altro sia in pericolo?
-Temo di sì.
-Ok...- Beckett si passò una mano tra i capelli riflettendo. -Chiamiamo tutti e andiamo nel salone d'ingresso, lì potremo controllare meglio la situazione. Voglio parlare con tutti senza il rischio di ritrovarmi un altro morto.
-Va bene.- Castle tornò alla porta d'ingresso. -Io vado da mia figlia e mia madre, poi ti raggiungo.
-Ok!- Kate iniziò a correre sotto la pioggia. -Io raduno tutti gli altri intanto!



Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per questo "capitolo di passaggio", un po' più corto degli altri, ma necessario per iniziare a spiegare alcune cose. Prometto che dal prossimo le cose si faranno più interessanti!
Intanto il "Beckett&Castle team" ha scoperto alcune cose interessanti e ha trovato un altro cadavere (che bella vacanza!).
Grazie mille per tutte le recensioni, mi rendono davvero felicissima!
Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capito al più presto :)
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m

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Capitolo 11
*** Affari che non ti riguardano. ***


capitolo 11


Affari che non ti riguardano.



Beckett camminava nervosamente avanti e indietro per il grande salone ormai da mezz'ora, aspettando che arrivassero tutti gli ospiti del villaggio che aveva mandato a chiamare da Penny.
Cercava di capire perchè una persona dovesse uccidere due vecchi colleghi a distanza di quasi dieci anni. Non aveva il minimo senso.
D'un tratto sentì la porta aprirsi e si voltò.
-Kate!- Alexis Castle avanzava velocemente verso di lei seguita da Martha e tutti gli altri. -Che sta succedendo?- chiese preoccupata.
-Gente, vi prego di sedervi sulle poltrone, fra un attimo vi spiegherò tutto!- disse la detective alzandosi in punta di piedi e sovrastando il brusio causato dalle chiacchiere, poi si voltò verso la giovane donna dai capelli rossi, sussurrando. -Al, abbiamo trovato il cadavere dello sceriffo all'obitorio e il coltello è stato preso da qualcuno.
Con sorpresa di Beckett, Alexis si limitò ad annuire, mentre Martha si portava le mani al viso tremando. Lo sguardo della figlia di Castle era duro, dai suoi occhi azzurri non traspariva alcuna emozione. -Posso fare qualcosa?- chiese. Era sicura e determinata.
Kate sorrise, ammirandola per la sua forza, pensando a quanto assomigliasse a suo padre.
-Dobbiamo aspettare che arrivino tutti e poi li devo informare della morte dello sceriffo Mills e parlare con loro.- si fermò un attimo guardandola. -E, comunque, ne abbiamo già parlato, sai che ti vorrei fuori da questa storia.
La ragazza aggrottò le sopracciglia. -No, Kate, ti prego. Ne avevamo già discusso e avevi acconsentito, e poi vi sono stata utile!
-Sì Alexis, e ti ringrazio per questo, ma hai solo diciannove anni, è troppo pericoloso!
-Kate, tu e papà siete soli! Prometto che non mi caccerò nei guai e seguirò ogni tuo ordine!
Kate sospirò. Sicuramente la testardaggine quella ragazza l'aveva ereditata da Rick. -Parlane con tuo padre Alexis. Non posso decidere io, non sono tua madre...
Alexis scosse la testa divertita. -Dubito che a Meredith interesserebbe molto questa questione... Ti prego, se tu accetti papà non avrà nulla da ridire!
-Al, tua madre ti vuole bene e non vorrebbe vederti in pericolo. Per quanto riguarda Castle, sì, avrebbe da ridire, e- alzò una mano per bloccare la ragazza che voleva interromperla. -avrebbe ragione. A proposito, dov'è?- chiese poi notando che non era arrivato con gli altri.
Alexis rimase un attimo sorpresa. -Non è qui? Io l'ho visto più di mezz'ora fa e ha detto che ci avrebbe aspettate qui...
-Ma qui non c'è...- la detective prese un profondo respiro guardandosi intorno. -Ok, mancano ancora metà degli ospiti, starà arrivando con loro.- aggiunse cercando di mantenere la calma.
La ragazza sospirò. -E' strano in questi giorni. Non riesco a capire cos'abbia...- mormorò sconsolata.
Kate si morse il labbro inferiore serrando i pugni. -Non lo capisco nemmeno io.
-Kate...- La voce di Martha la fece voltare.  -Hai qualche idea di chi potrebbe essere il colpevole?
Kate rimase un attimo a pensarci. Nella sua mente alcuni pezzi si stavano mettendo a posto, trovando la loro collocazione e aiutando a fare un po' di luce... ma aveva qualche sospetto?
Scosse la testa dispiaciuta. -Non lo so, potrebbe essere chiunque di loro o nessuno.
La madre dello scrittore annuì. -E' stato accoltellato anche lo sceriffo?
-No, è stato colpito alla testa con un oggetto contundente. Penso che se non si fosse trovato lì l'assassino l'avrebbe lasciato in vita.
-Avete trovato qualche traccia o indizio?
La detective, ancora una volta, fu costretta a negare. -No, non c'erano impronte all'esterno o segni di fango o pioggia all'interno quindi penso Mills sia stato ucciso prima che iniziasse a piovere, questa mattina presto o stanotte.
-Ok..- La madre dello scrittore si avvicinò alla nipote e poi, insieme, andarono a sedersi su una della poltrone libere. Beckett si girò verso la finestra. Fuori il cielo era così nero che sembrava essere scesa la notte nonostante fosse appena mezzogiorno, ma almeno la pioggia aveva smesso di cadere.
Improvvisamente udì il rumore di una porta che si apriva, seguito dal suono di due risate.
La russa Anastasia stava entrando nel salone.
A braccetto con Castle.
La detective trattenne il respiro.
Nessuno fece caso a loro due, o alle loro risate, erano tutti troppo occupati a chiedersi cos'altro poteva essere successo. Nessuno fece caso a loro tranne Kate, Alexis e Martha.
Anastasia si stacco dallo scrittore guardandolo sorridendo e arricciandosi i capelli con una mano. -Grazie mille Richard.
L'uomo ridacchio. -E' stato un vero piacere.- fece una specie di inchino e le baciò la mano, poi le voltò le spalle, dirigendosi verso la sua musa con un gran sorriso.
Beckett cercò di ignorare l'istinto che le diceva di prendere un qualsiasi oggetto e fare altre due vittime e si limitò a serrare con forza i pugni  prendendo un profondo respiro.
-Castle, che diavolo ti prende?!- sibilò quando il partner le fu abbastanza vicino.
Rick aggrottò le sopracciglia confuso. -Che c'è?
-Lo sceriffo è morto e tu sparisci per un'ora! Dobbiamo spiegare la situazione e tu non ci sei! Diamine non puoi farti coinvolgere da quella, è una sospettata!- rispose Kate strattonandolo per un braccio.
-Sospettata tanto quanto gli altri.- replicò duro lo scrittore.
La sua musa scosse la testa rassegnata e poi si fermò a guardarlo. Aveva i capelli spettinati, la camicia era leggermente stropicciata, il primo bottone aperto, e, annusando bene, Beckett poteva sentire una leggera traccia del profumo della donna.
Per lei fu come ricevere un pugno nello stomaco. Sentì le sue gambe tremare e il cuore smettere di battere.
-Te la sei portata a letto!- sussurrò alzando lo sguardo verso gli occhi blu dell'uomo, impallidendo.
-Beckett, non me la sono portata a letto.- rispose Rick con tono piatto.
-No. Giusto. Hai ragione. Penso sia stato molto più divertente sbattersela contro un muro.- disse calma scuotendo lentamente la testa e cercando di nascondere il tremitio della voce e le lacrime che minacciavano di scendere sul suo viso.
Castle la guardò per un istante, poi parlò freddamente. -Anche se fosse, penso che non siano affari che ti riguardino.
Kate annuì lentamente serrando le labbra. -Hai ragione... Hai perfettamente ragione.- poi gli voltò le spalle allontanandosi velocemente.
Alexis, che aveva seguito l'intera discussione, si alzò di scatto andando verso il padre decisa.
-Perchè sei un tale idiota?- gli domandò con rabbia piantandosi di fronte a lui.
Castle la guardò sorpreso, raramente si era rivolta a lui in quel modo. -Che succede tesoro?
La ragazza gli puntò un dito sul petto. -Perchè le fai questo? Perchè continui a farle del male?
Suo padre sospirò.
La giovane Castle allargò le braccia. -Pensavo l'amassi!
Rick serrò la mascella, guardando davanti a sè. -E' proprio questo il punto.

Kate si era seduta dietro l'angolo del salone, a terra, la schiena appoggiata al muro e la testa tra le mani, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
Le parole dello scrittore e i suoi comportamenti avevano colpito il suo cuore come lame affilate e ora lo sentiva sanguinare.
Avrebbe solo voluto scappare fuori di lì, stare da sola e addormentarsi, magari senza svegliarsi più, vivendo solo nei suoi sogni.
Le veniva da vomitare.
Com'era finita a piangere per un uomo? Come aveva potuto essere così stupida? Come aveva potuto anche solo pensare che il famoso Richard Castle fosse cambiato per lei? 
" Kate ti prego. Rimani con me Kate. Non lasciarmi ti prego. Rimani con me ok? Kate... ti amo. Ti amo Kate."
Beckett premette le mani sulle sue orecchie, cercando di scacciare dalla mente quelle parole. Alla fine le sue paure erano fondate, Castle aveva davvero detto quelle parole istintivamente, solo perchè lei stava morendo. Lei era solo un'altra delle sue tante conquiste, proprio come quella russa.
-Kate...- la voce di Martha la risvegliò dai suoi pensieri. Si alzò di scatto, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. -Tesoro... va tutto bene?- chiese la donna preoccupata.
La detective annuì velocemente. -Sì... E' solo un po' di... stress... un po' di tensione...- la rassicurò senza staccare lo sguardo dai suoi piedi.
La madre dello scrittore sospirò. Una parte di lei avrebbe voluto raccontare a Beckett ciò che suo figlio le aveva detto solo la mattina precedente, ma sapeva che non sarebbe stato corretto. Non era giusto che lei si intromettesse.
-Kate, mio figlio...
Lei scosse la testa. Non voleva sentire scuse o spiegazioni. Non voleva più sentire nulla che lo riguardasse. -E' tutto ok. Adesso devo concentrarmi sul caso.- mormorò tornando verso gli ospiti.

-
Mi dispiace dovervi informare del ritrovamento del cadavere dello sceriffo Mills.- Beckett era in piedi al centro della stanza, tutti gli altri seduti intorno a lei. Vide il dolore e il panico attraversare i volti di tutti, le lacrime di paura scendere sui visi di Olivia e Kristen, tutti impallidire. In pochi giorni tre morti avevano sconvolto le loro vite. Kate si chiese quanti colpi avrebbero dovuto ricevere ancora. -E' stato ucciso con un forte colpo alla testa.
-Detective... cosa dobbiamo fare?- Matteo Negri, seduto vicino alle due figlie, la guardava spaventato.
La detective sospirò. -Adesso dovrei parlare con voi un'altra volta, abbiamo scoperto alcune cose...- si voltò verso Alexis. -Al, mi daresti una mano?
La ragazza si girò per guardare il padre, seduto da solo in fondo alla stanza. Sospirò. -Certo.
-Grazie mille. Io parto con Kristen e Lars, la tua amica è l'unica che penso possa dirci qualcosa, poi parlerò con i giapponesi.
-Va bene, io parto con gli italiani... Kate, tutto bene?- chiese poi la figlia dello scrittore preoccupata.
-Certo.- Beckett annuì convinta, doveva mostrarsi forte.
Alexis sospirò piano. -Ci penso io alla russa, ok?
Kate sorrise. Quella ragazza era un dono dal cielo. -Grazie.
-Kate, mio padre...
-No.- la interruppe. -E' tutto ok, non... non devi dire niente.
-No Kate, non è tutto ok.- rispose determinata la rossa. -Papà è un bambino, è incosciente e stupido e a volte si comporta come un vero idiota, ma questo...- si voltò per indicare Castle. -questo va oltre ogni suo limite.
-Mi dispiace Al.- Beckett cercò di trattenere la rabbia. -L'hai sentito, no? Non sono affari che mi riguardano.

-Kristen sei sicura che nessuno di loro abbia mai lavorato con tuo padre?- la detective era ancora una volta seduta alla bionda ragazza danese.
-Non penso, non ricordo nessuno di loro.
-L'impresa di tuo padre lavora ancora?- chiese Beckett prendendo appunti.
-No, è stata chiusa otto anni fa perchè era accaduto qualcosa. Mio padre non mi ha mai spiegato bene.
-Tuo padre è vivo?
La ragazza annuì.
Kate sospirò. -Kristen, posso chiederti com'è morta tua madre?
-Incidente stradale. Sei anni fa io e lei eravamo in auto, mi stava accompagnando ad un allenamento, avevo tredici anni allora e giocavo a hockey. Poco prima di arrivare al campo, all'improvviso, da una via laterale è uscito un camion ad alta velocità. Ci ha prese in pieno. Siamo volate dall'altra parte della strada, la macchina in mille pezzi. Ricordo solo che vedevo mia madre sanguinare e urlavo. Il padre di Lars, che aveva accompagnato suo figlio all'allenamento, venne a tirarmi fuori. Poco dopo arrivò l'ambulanza.- Kristen si tolse la ciabatta dal piede sinistro e lo alzò mostrando una lunga cicatrice bianca sulla pianta. -Io me la sono cavata solo con questa, mia madre era morta sul colpo...- la sua voce si incrinò e alcune lacrime scesero silenziose sul suo viso.
Lars le strinse dolcemente la mano e l'abbracciò. -Detective, la prego...
-Ho solo un'altra domanda, scusatemi...- rispose Kate. Capiva benissimo cosa voleva dire rivivere la morte di una persona cara.
La modella danese annuì.
-Pensi che la morte di tua madre possa avere qualcosa a che fare con tutto questo?- domandò dolcemente Beckett.
-No. Ne sono sicura. L'uomo che guidava il camion era ubriaco ed è morto anche lui sul colpo. E' stato un incidente.

-Lei è Anastasia Ivanov, giusto?- Alexis, finito di parlare con la famiglia Negri, si sedette davanti alla donna russa.
Quella sorrise e annuì. -E lei è la figlia di Richard, giusto?
-Sì, corretto, ma penso che questo non abbia importanza.- rispose velocemente la figlia dello scrittore.
-Gli somigli molto.- notò la donna inclinando leggermente la testa.
-Non sono qui per parlare di mio padre signorina Ivanov, penso ci siano cose più importanti. Ha mai lavorato in Danimarca?- chiese freddamente. Quella donna iniziava già a darle sui nervi, le ricordava terribilmente Gina.
-No.
-E ha mai conosciuto il signor Olsen? Il padre di Kristen?
-No, è la prima volta che vedo quella ragazza. Perchè? Ha a che fare con tutto questo casino?
-Dove si trovava questa notte e questa mattina presto?- continuò la ragazza ignorando le domande.
-Nel mio letto, ovviamente.
-Qualcuno lo può confermare?
-No.
Alexis sorrise. -Ovviamente.
Anastasia si accigliò. -Abbiamo finito?- chiese seccata.
-Per il momento sì.- la giovane donna dai capelli rossi si alzò.
-Sa, suo padre è davvero un bell'uomo.- disse la donna arricciandosi i capelli.
Alexis la guardò con un sorriso tirato. -Sa, dovrebbe tenersi per sè queste considerazioni.
-Mi stavo chiedendo... Come ha potuto sua madre lasciarselo scappare?- chiese innocentemente Anastasia con un sorriso.
La figlia dello scrittore strinse i pugni. -Penso proprio che i miei problemi familiari non siano affari che la riguardino. E  se la metti via, mio padre è cambiato e comunque è già stato con donne come lei e tutto il mondo sa come è andata a finire.- concluse soddisfatta lasciando la russa irritata.

-Kristen, Lars, grazie mille, spero di non dover più tornare a parlare con voi.- disse la detective alzandosi con un sorriso.
-Lo spero anch'io detective.- rispose il ragazzo sorridendo a sua volta.
-Non la invidio.- sussurrò Kristen. -Non dev'essere facile dover lavorare da sola anche qui quando è in vacanza con la sua famiglia.
Kate sentì il suo stomaco chiudersi. -Già. Ma loro non sono la mia famiglia.
La ragazza la guardò sorpresa. -Ah, no? In effetti lei è troppo giovane per essere la madre di Alexis e poi la chiama sempre Kate...
Beckett annuì. -Il rapporto tra me e suo padre è... complicato, diciamo. Siamo buoni amici... penso.
-Scusi, non avrei dovuto intromettermi.
-Non importa Kristen.- la rassicurò la detective con un sorriso. -Adesso devo parlare con Natsumi, Kaito e Tatsuo.
-I giapponesi?
-Esatto.- rispose allontanandosi.
-Detective Beckett...- la voce di Lars la richiamò facendola voltare.
-Sì?
-Scusi se adesso sono io ad intromettermi...- Kate lo guardò con aria interrogativa. -Penso che quando un uomo guarda una donna come il signor Castle guarda lei non ci possa essere solo una buona amicizia.- disse serio guardandola negli occhi.
Beckett abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore, impedendosi di pensare a lui. -Penso che tu ti stia sbagliando.- rispose veloce, poi si allontanò in fretta, fino a raggiungere l'angolo in cui era seduti i tre giapponesi. Non poteva fermarsi a pensare.
-Natsumi, Kaito, Tatsuo, dovrei parlare con voi...- richiamò l'attenzione dei tre. -Vorrei sapere dove...
D'un tratto tutte le luci si spensero e il salone calò nell'oscurità più totale. Il cielo fuori era nero come la pece.
Tutti si guardavano intorno spaventati, sussurrando tra di loro.
Kate prese il suo cellulare e illuminò lo schermo, cercando di fare un po' di luce. Lentamente riuscì ad arrivare fino al muro, dove premette l'interruttore.
Niente.
-Ok,- sospirò. -voglio che adesso tutti voi prendiate il vostro cellulare e cerchiate di fare un po' di luce. Spero che il black out sia solo un incidente e che abbia colpito solo questa parte del villaggio ma temo di sbagliarmi.- si voltò. -Penny, sull'isola c'è un contatore di emergenza?
-Sì... Sì...- rispose impaurita la donna.
-Ok, sa dirmi dov'è?- chiese la detective leggermente sollevata.
-Deve uscire dal villaggio e dirigersi verso il boschetto, lì c'è un sentiero fatto solo di sassi. Se lo prende e lo segue dopo circa mezz'ora di cammino dovrebbe trovare una casetta di cemento sulla sinistra, tra gli alberi. Quello è il contatore di emergenza.
-Ok, perfetto. C'è una pila qui?
-No, mi dispiace...
-Ce l'ho io.- Kate spostò il cellulare per capire chi avesse parlato. Izabela Lewandowsky si era alzata in piedi e stava porgendo una torcia alla detective.
-Ottimo, grazie.- Beckett rimase un attimo in silenzio. -Ok, adesso ascoltatemi. Io andrò al contatore a riaccendere le luci, voi, nel frattempo, dovete rimanere qua. Non uscite e non allontanatevi da soli, rimanete sempre in gruppo, non voglio un altro cadavere. Trovate qualcosa con cui difendervi, una lampada, un bastone, un coltello, una bottiglia... va bene qualsiasi cosa.- si girò verso Alexis. -Al, quando sarò uscita dal salone devi chiudere a chiave tutte le porte, fai in modo che nessuno possa entrare o uscire, io cercherò di fare il prima possibile. Se non torno fra più di tre ore significa che qualcosa è andato storto...
La ragazza a quelle parole tremò. -Kate...
-No, Al, ascoltami. Se non torno e le luci non sono accese scegli un gruppo di uomini e mandali armati al contatore, ok? Voi rimanete chiusi qui. Se l'assassino vuole uccidere ancora dovrà farsi vedere prima o poi e voi sarete pronti. Hai capito?
Le lacrime bagnavano silenziose il viso della ragazza. -Kate...
-Alexis, devo sapere se posso contare su di te. Hai capito?
-Sì.- rispose sicura asciugandosi gli occhi.
-Bene.- Beckett si guardò intorno. Castle era in piedi, dietro a tutti gli altri, i suoi occhi azzurri la fissavano senza lasciar trasparire nulla.
Kate si voltò ed aprì la porta.
-Beckett.- la detective si girò, avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Lo scrittore si era spostato verso il bancone del bar del salone, aveva aperto un cassetto e aveva preso uno dei coltelli. Si avvicinò a lei e glielo porse.
La donna annuì prendendolo, poi guardò tutti ed uscì. -Ci vediamo tra meno di tre ore.


"When you love someone, but it goes to waste

Could it be worse?"
[Coldplay, Fix you]



Angolo dell'autrice:
Eccomi, in ritardo come sempre! Chiedo scusa, spero che la lunghezza del capitolo mi faccia perdonare :)
Ok, le cose iniziano a farsi più movimentate anche per i nostri due (sì, ok, vado a nascondermi, non tiratemi niente per favore...) e Beckett ha deciso di andarsene in giro da sola per l'isola (mossa davvero intelligente). Castle invece si limita a fare da comparsa :) Scherzo, prometto che verrà spiegato tutto!
Domenica parto per il campeggio quindi spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro quel giorno. Altrimenti dovrete aspettare un po' di più... Mi dispiace!
Grazie mille a tutti coloro che continuano a leggere questa storia, spero di non deludervi!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
P.S. Forza gente, è già agosto! Ormai manca poco :)

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Capitolo 12
*** Tutto ciò che voglio. ***


capitolo 12

Tutto ciò che voglio.


"Più giù di così non si poteva andare,

Più in basso di così c'è solo da scavare"

[Daniele Silvestri, Salirò]


Beckett camminava velocemente in mezzo alla strada asfaltata. Intorno a lei c'era solo il buio, tutti i lampioni e le luci erano spente, non c'era anima viva.
A quanto pare era vero che erano completamente soli sull'isola.
Kate teneva la torcia puntata in avanti, attenta a qualsiasi movimento o rumore sospetto; il coltello nella grande tasca della felpa azzurra.
Arrivata all'inizio del bosco prese lo stretto sentiero chiedendosi perchè mai quel maledetto generatore dovesse trovarsi in un luogo del genere. Si raccolse i capelli e puntò la pila verso il suolo per capire dove stesse mettendo i piedi, timorosa di farsi del male a causa dei sassi.
Improvvisamente udì un tonfo sordo.
La detective si bloccò di colpo, tutti i muscoli del corpo tesi, all'erta. Trattenne il respiro e infilò una mano nella tasca impugnando il coltello.
Rimase in ascolto, ferma immobile, per alcuni minuti.
Niente.
Beckett sospirò, probabilmente si era immaginata tutto, era stata solo suggestione. Lentamente continuò ad avanzare, il suo istinto le diceva di fare attenzione. Si sentiva osservata e questo le fece venire la pelle d'oca.
Un altro strano rumore.
"Stai calma Kate, va tutto bene, non c'è nessuno."
Convinta di essersi immaginata tutto un'altra volta continuò a camminare. Ma non si era sbagliata, quel rumore c'era ancora.
Rumore di passi.
Rumore di passi che si avvicinavano.
Allarmata estrasse l'arma e distese il braccio davanti a sè, poi spense la torcia, non aveva voglia di farsi trovare così facilmente. Quando sentì il rumore poco dietro di lei si voltò di scatto.
Kate si scontrò con due occhi azzurri profondi come il mare, luminosi anche nel bel mezzo dell'oscurità. Gli ultimi occhi con cui probabilmente avrebbe voluto scontrarsi.
-Per fortuna che sono alto.- lo scrittore fissava la lama del coltello al di sotto del suo mento di soli pochi centimetri.
-Castle!- imprecò Beckett abbassando l'arma e riaccendendo la pila. -Cosa non ti era abbastanza chiaro in "non uscite e non allontanatevi"?
-Ci ho riflettuto e ho capito che sarei stato più utile qui.- rispose lui scrollando le spalle.
-Ah, è per questo che hai cercato di farmi morire di paura poco fa?- scosse la testa arrabbiata. -Ti rendi conto che hai lasciato tua madre e tua figlia rinchiuse insieme ad un assassino? Devi tornare al salone!
-E rifarmi tutta quella strada da solo?! Scordatelo Beckett. Alexis è in gamba.- replicò lui duro avanzando.
-Castle!- cercò di richiamarlo la donna ma lui la ignorò. Rassegnata, Kate decise di seguirlo. Era furiosa, non lo voleva accanto, non dopo quello che era successo solo poco prima. Non voleva che si mettesse in pericolo o mettesse in pericolo la sua famiglia. Possibile che non avesse ancora imparato ad ascoltarla?
Però una parte di lei era felice che lui fosse lì. Nonostante tutto si fidava di lui, era il suo partner e con lui si sentiva al sicuro, protetta.
Lo scrittore camminava davanti a lei, sempre in rigoroso silenzio. Ad un certo punto si fermò massaggiandosi un ginocchio.
-Tutto bene?- Beckett lo guardava preoccupata.
-Sì. E' solo che prima sono caduto, penso di aver preso una botta.- rispose strofinandosi gli occhi.
La detective annuì. Ecco spiegato il motivo di quel tonfo sordo. -Dovresti dormire.
Rick riprese a camminare velocemente, superandola. -Me l'hai già detto.
La sua musa sospirò e alzò la torcia, illuminando davanti a sè.
-Penso che siamo arrivati.- disse facendogli un cenno con la testa. Davanti a loro, sulla sinistra, c'era una piccola casetta di cemento da cui partivano numerosi cavi elettrici.
-Sì.- Castle avanzò fino a raggiungere l'entrata. La porta era abbastanza grande, di ferro e pesante. Lo scrittore afferrò la maniglia e tirò forte verso di sè, in modo da aprirla almeno un po'. Kate lo superò ed entrò guardandosi intorno. L'edificio era piccolo e buio, le pareti grigie e sporche. In fondo, addosso al muro, c'era un grande pannello di controllo.
-Castle, ho trovato il generatore.- l'uomo le si avvicinò studiando il pannello pieno di pulsanti.
-Cosa pensi che dobbiamo fare?
La detective gli porse il coltello e poi passò ad esaminare il generatore per qualche minuto.
-Ho trovato!- esclamò infine indicando una leva. -Dobbiamo tirare quella.- detto questo la afferrò con entrambe le mani e spinse con forza verso l'alto. La leva, lentamente, si spostò fino ad arrivare in cima.
Improvvisamente la lampadina sul soffitto si accese.
Kate sorrise. -Ce l'abbiamo fatta!
Rick annuì mentre Beckett prese un pezzo di legno dal pavimento e lo incastrò sotto la leva, in modo che non fosse possibile spostarla. -Ok, adesso possiamo andare. Torniamo dagli altri.
Castle, tornato alla porta, la spinse per uscire. Ma quella non si mosse.
Accigliato si appoggiò alla porta con la spalla e spinse con più forza.
Niente.
-Castle, sei sicuro di farcela?- chiese la sua musa divertita.
-Non si apre.- rispose il suo partner con una traccia di panico nella voce.
La detective impallidì. -Come sarebbe a dire che non si apre?!
L'uomo mosse la maniglia e spinse ancora. -Non si apre.- ripeté allontanandosi rassegnato.
-No!- Kate provò a sua volta ad aprire. -Merda! Perchè diavolo l'hai chiusa?!
Lo scrittore la guardò stupito. -Pensi sia colpa mia?! Ci hanno chiusi dentro Beckett!
Beckett si morse il labbro inferiore riflettendo. -Ok, aiutami a buttarla giù.
L'uomo scoppiò a ridere. -Non penso sia umanamente possibile. Non so se l'hai notato ma è di ferro, peserà una tonnellata!
-E allora cosa suggerisci di fare grande scrittore?- chiese seccata la donna.
Castle si lasciò cadere a terra, con la schiena appoggiata al muro. -Aspettiamo.- rispose tranquillamente
Kate sollevò un sopracciglio, scettica. -Aspettiamo?
-Hai detto ad Alexis di mandare qui qualcuno se non fossi tornata entro tre ore. Aspettiamo quel qualcuno.- spiegò lui come se fosse ovvio.
-Non mi sembra una grande idea.
-Ne hai una migliore?
Beckett gli lanciò un'occhiataccia, poi sbuffò e si sedette appoggiata al muro di fronte a lui.
Rimasero in silenzio a lungo. Castle fissava la lampadina del soffitto mentre Kate continuava a guardare la porta nella speranza che si aprisse da un momento all'altro.
Voleva scappare da lì, riusciva a sentire la tensione che si era creata fra loro sulla pelle e questo la spaventava.
E poi c'era quella sensazione di dejà-vu. Certo, in quel momento non erano dentro ad un container e non stavano rischiando di morire congelati ma di somiglianze ce n'erano abbastanza. Solo che l'ultima volta erano stretti l'uno nelle braccia dell'altro e lei stava per confessargli i suoi sentimenti.
I suoi ricordi corsero istintivamente a qualche ora prima, alle sue parole, ai suoi sguardi e ai suoi comportamenti che l'avevano ferita come lame affilate. Kate sentì il suo stomaco rivoltarsi e i suoi occhi inumidirsi. No diamine, non avrebbe pianto davanti a lui!
Scosse la testa cercando di pensare ad altro ma la sua mente sembrava non volerne uscire. Continuava a tornare sull'inspiegabile sbalzo d'umore di quella mattina e mille domande le affollavano la testa.
Nervosamente abbassò lo sguardo e si sistemò meglio i capelli, cercando di non perdersi a guardarlo. Castle aveva lo sguardo rivolto verso l'alto, il viso stanco e indossava una camicia grigia e un paio di pantaloni color beige lunghi fino al polpaccio.
Kate sospirò guardandosi. Indossava una larga felpa azzurra con il cappuccio, un paio di jeans corti e scarpe da ginnastica. I capelli erano raccolti malamente sopra la testa e di certo il suo viso non era messo molto meglio rispetto a quello del suo partner. Come aveva potuto pensare di poter competere con una bella donna come Anastasia? Come aveva potuto credere che un uomo come Castle, bello, intelligente, affascinante e divertente, si fosse davvero innamorato di lei?
Appoggiò le braccia sulle ginocchia e ci lasciò cadere sopra la testa. Quel silenzio di tomba stava diventando insopportabile. Cos'erano diventati?
-Possiamo parlarne?- la domanda era uscita dalle labbra di Beckett prima ancora che lei se ne rendesse conto.
Lo scrittore la guardò un attimo sorpreso, poi sorrise amaramente e tornò a guardare il soffitto. -E perchè mai?- chiese sarcastico. -Pensavo che noi ormai i problemi li ignorassimo e basta.
La detective si morse il labbro inferiore fissando il pavimento, senza replicare. Castle aveva ragione, non avevano mai parlato di tutto ciò che era successo tra loro.
-Comunque,- la voce di Rick spezzò il silenzio dopo qualche minuto. -non me la sono portata a letto.- disse freddamente. -E non me la sono neanche sbattuta contro un muro.
Beckett annuì poco convinta. -Non sono affari che mi riguardano, giusto?
-Giusto, ma non vorrei mai che mi accusassi di concorso di omicidio.
Kate scosse la testa sconvolta. -Quindi tu pensi sia stata lei.
-No, penso sia stato lo spagnolo, ma non si sa mai.
-Mi spieghi perchè ce l'hai tanto con lui?- chiese confusa.
Castle scrollò le spalle. -Mi ricorda Josh.
La detective si pietrificò. Dalla chiacchierata sull'altalena non avevano più parlato di lui, ma ora che lui glielo faceva notare doveva ammettere che era vero. David ricordava un po' Josh. Alto, abbronzato, occhi e capelli scuri, attraente, medico. E anche il modo di fare non era poi così diverso.
-E quindi?
-A te Josh piaceva.- rispose lui tranquillamente.
A quelle parole Beckett si alzò di scatto, arrabbiata. -Io proprio non ti capisco!- gli urlò contro. -Perchè ti comporti in modo così strano? 
Castle voltò la testa verso la porta. -Ti sbagli Beckett, non c'è nulla di strano.
-Ah no? Allora spiegami perchè sei tornato il coglione che ho conosciuto quattro anni fa! Quello che pensava solo alla fama e ai soldi! Quello sempre al fianco di una donna diversa! Quel coglione che è entrato nella mia vita senza chiedere il permesso e fregandosene di tutto e di tutti!
-Quello che pensava solo a trovare un modo per portarti a letto.- aggiunse lui con un sorrisetto ripensando a quel primo periodo.
Kate sentì il suo stomaco contorcersi. Sapeva che all'inizio era stato così ma sentirsi dire quelle parole le faceva uno strano effetto. Annuì silenziosamente. -Perchè?
-Perchè quel Richard Castle era vuoto, perchè non aveva praticamente nulla da perdere.- spostò lo sguardo fino ad incontrare quello della sua musa ed abbassò la voce. -Perchè a te di quel Richard Castle non te ne fregava nulla.
La detective deglutì. Lo scrittore non sapeva quanto si stesse sbagliando, lei si era affezionata a lui dal primo momento, durante quel bizzarro interrogatorio, o forse anche prima, quando era andata a prenderlo alla festa. -Pensavo di essere io l'unica che si nasconde dietro al suo muro ma a quanto pare mi sbagliavo.- commentò e capì che era arrivato il momento della domanda che la spaventava di più. -Perchè sei arrabbiato con me?- sussurrò tristemente senza staccare gli occhi da quelli di Castle.
Rick la guardò accigliato. -Perchè mai...- un lampo di comprensione attraversò il suo volto. -Tu pensi che io sia arrabbiato con te.- mormorò per poi scoppiare a ridere. -Tu pensi che io sia arrabbiato con te!- ripeté più forte.
Beckett annuì debolmente.
-Beckett come potrei mai essere arrabbiato con te? Come potrei se tu sei sempre così...- il suo partner sospirò lasciando in sospeso la frase.
-E allora perchè sei così freddo? Perchè tutti questi sbalzi d'umore? Perchè non vuoi dormire?- Kate non ci capiva più nulla.
-Beckett io sono arrabbiato con me stesso! Io ti ho portato qui e qui le persone muoiono una dopo l'altra! Io non sono in grado di difenderti ancora una volta!- disse con disperazione.
-Aspetta, è questo il motivo?- la detective era sconvolta, possibile che fosse solo quello il problema? -Castle io non vorrei essere da nessun'altra parte! Sono una poliziotta e come pensi che mi sentirei se fossi a New York e sapessi che tu e la tua famiglia siete in pericolo?- solo a pensarci un brivido le percorse la schiena. -Perchè sei così scontroso?
-Perchè in questo modo tu mi stai lontana. Io non sono in grado di proteggerti Beckett. Non ho saputo salvarti da quel container e dal cecchino e adesso ti ho addirittura portata qui. E non ho neppure rispettato i patti.
Kate rimase per un attimo in silenzio, a quanto pare era arrivato il momento della verità. Se volevano sistemare il loro rapporto era tempo di mettere le carte in tavola. -Castle mi hai salvato la vita un sacco di volte, smettila di dire sciocchezze! E comunque sono io che non ho mantenuto il nostro patto.
Lo scrittore sospirò. -Non voglio dormire perchè ho il terrore di svegliarmi e scoprire che tu, Al e mia madre siete morte. E io non me lo perdonerei mai. Io non sopravviverei mai.
La donna sospirò. Le faceva uno strano effetto vederlo così. -Avresti potuto dirmelo.- sussurrò.
-No. Sono io che dovrei proteggere voi, invece vi ho trascinate in quest'incubo.
-Diamine Castle, non mi hai costretta a salire su quell'aereo! E non sei stato tu a prendere quel coltello e ammazzare tre persone! Falla finita!- quel suo comportamento le stava facendo venire i nervi, non poteva prendersi la colpa di tutto. La detective arrivò velocemente alla porta e iniziò a sbatterci contro con la spalla, cercando di aprirla. Era stanca di quel suo atteggiamento.
-Beckett, che vuoi fare?
-Voglio uscire di qui!- rispose colpendo con più forza.
-Così non ce la farai mai.
-Non mi interessa.- prese la rincorsa ancora una volta ma venne trattenuta. Si voltò stupita, non l'aveva visto alzarsi. Rick le aveva afferrato il braccio.
-Smettila, rischi solo di farti del male.- disse duro guardandola negli occhi.
-Lasciami stare, ti ho detto che non mi interessa!- rispose cocciuta.
Lo scrittore scosse la testa. "Sempre la solita testarda Beckett", pensò. -Cos'è, un modo per sfogarsi?
-Sì!- rispose lei cercando di sfuggire alla sua presa.
Castle la prese per i fianchi e la strinse a sè, facendo incatenare i loro sguardi e avvicinando lentamente i loro visi. -Penso ci siano modi più divertenti per sfogarsi.- sussurrò con un sorriso malizioso.
Kate mise le mani sul suo petto e si allontanò di scatto, confusa da quel suo cambiamento improvviso.
-Scusami Beckett, io...
-Puzzi di Russia.- mormorò lei mordendosi il labbro inferiore e alzando lo sguardo nel tentativo di non piangere.
-Oh... Beckett non è successo nulla fra noi due, te lo posso giurare.
-E allora perchè quelle risate, quelle parole, quel bacio sulla mano? Perchè mi hai fatto del male?- chiese la detective con la voce incrinata.
Lo scrittore era sorpreso, a quanto pare la sua musa doveva aver lasciato il suo muro a New York. -Prima, quando sono andato a chiamare tutti, lei era nella sua camera...- Beckett tremò al pensiero di lui che stringeva tra le braccia un'altra donna. -Aspetta! Non pensare subito male!- la implorò. -Aveva un problema con la televisione e io l'ho aiutata a risolverlo. Ci è voluto un po', per questo siamo arrivati per ultimi. Lei aveva un'idea sul modo di ringraziarmi e ci ha provato, ma ti assicuro che ho gentilmente rifiutato l'offerta.
Mi sono comportato in quel modo perchè volevo che tu ti arrabbiassi con me, volevo che mi stessi lontana, per il tuo bene. Io porto solo guai.
-Tu porti solo guai? Casomai è il contrario! Ti ricordo che sono io quella che ha un lavoro pericoloso!- scosse la testa rassegnata. -Perchè hai "gentilmente rifiutato l'offerta"? E' una bella donna...- Kate si fidava di lui ma non riusciva a capire il suo comportamento.
Rick le prese le mani e le fissò intensamente, quasi imbarazzato. Non sapeva se era giusto dirglielo ma voleva rispondere alla sua domanda. -Beckett, io non vado a letto con una donna da quasi due anni, per la precisione da quando ho lasciato Gina.- disse tutto d'un fiato
La detective era sbalordita, mai avrebbe creduto di sentire una frase simile da Richard Castle, ritenuto da tutti un playboy. -Perchè...?
Castle sorrise. -Perchè ogni sera, quando vado a dormire, il mio unico pensiero sei tu. Il tuo sorriso, la tua voce, i tuoi occhi, il tuo profumo. La tua forza, la tua determinazione. Perchè ogni volta che mi sdraio sul mio letto, solo, vorrei te al mio fianco. Ma tu sei lontana, nel tuo letto o, peggio, tra le braccia di un altro e io non posso farci niente. E ogni volta che vedo una donna la prima cosa a cui penso è quanto non ti somigli, quanto tu sia unica. Dio Beckett, mi sembra di essere un ragazzino, non riesco neppure a trovare le parole...- ammise divertito, poi prese un profondo respirò e tornò serio. -Ogni sera l'unica cosa che desidero è poterti tenere fra le mie braccia, stringerti e baciarti come quella volta sotto copertura, perchè il ricordo di quell'unico bacio è come una droga per me. E vorrei poterti ripetere all'infinito le parole che ti ho detto al funerale. Quindi che senso mai avrebbe andare a letto con un'altra donna solo per divertimento quando sei tu tutto ciò che voglio?
Kate era senza parole, commossa. -Come sai che mi ricordo?
-L'ho capito quando non ti sei fatta vedere per tre mesi dopo la sparatoria e quando poi sei venuta a parlarmi. Te lo leggevo negli occhi ma avevi detto che non eri pronta. Quindi ho aspettato.
La detective lo guardò sorridendo e gli accarezzò una guancia.
-Scusa, devo essermi dimenticato di farmi la barba.- sussurrò lui.
-Mi piaci così.- rispose lei abbracciandolo. -Grazie. Ma la prossima volta che decidi di farti odiare per proteggermi ti sparo.
Lo scrittore rise, tenerla tra le braccia gli sembrava un sogno. Le sciolse dolcemente i capelli e glieli accarezzò, poi si scostò leggermente per poterla guardare negli occhi. -Ti amo.
Beckett si irrigidì per un istante, ma poi sentì le sue guance tingersi di rosso e il suo cuore battere all'impazzata. Richard Castle le aveva appena detto di amarla. Ok, glielo aveva già detto ma risentirlo in quel momento era tutta un'altra cosa.
-So che forse non sei ancora pronta- continuò Rick. -ma volevo essere sicuro che tu lo sapessi e questo non significa che io pretenda che tu provi lo stesso ma...
Sul volto della sua musa si aprì un fantastico sorriso. Si alzò in punta di piedi e fece passare un braccio dietro la nuca del suo partner. -Taci un po', writer boy.- sussurrò ad un millimetro dalle sue labbra per poi baciarlo.
Castle rimase un attimo sorpreso, poi chiuse gli occhi e sorrise contro le labbra della detective. Affondò una mano tra i suoi lunghi capelli, mentre la stringeva forte a sè con l'altro braccio. Beckett era aggrappata alle sue spalle.
Kate, lentamente, fece scorrere la lingua sulle labbra del suo partner, invitandolo ad aprirle. Rick non si fece attendere, mordicchiò il labbro inferiore della sua musa e poi fece incontrare le loro lingue in un combattimento affamato, disperato. In quel bacio c'era passione, desiderio, rabbia, frustrazione, amore. C'era tutto quello che avevano dovuto tenersi nascosto durante quei quattro anni.
Per lo scrittore quello era il paradiso. Scese con le sue mani calde sotto la felpa e le accarezzò dolcemente la schiena, sentendola tremare e si accorse di come la sua mente lo aveva ingannato, le labbra di Kate erano molto più morbide e calde di come le ricordava.
Quando Beckett si staccò, ormai affannata, per recuperare fiato, si spostò a baciarle le guance, il naso, la fronte, la mandibola, fino ad arrivare al collo.
-Castle...- gemette la donna cercando di ricordare come si respirava. Teneva i capelli dello scrittore stretti tra le mani e aveva lasciato la testa cadere indietro per facilitare il compito allo scrittore. Sentiva il suo stomaco sottosopra e non sapeva quanto a lungo ancora le gambe sarebbero riuscite a sostenerla.
L'uomo sorrise affondando la testa nell'incavo del suo collo, respirando a fondo il suo profumo. Le scostò i capelli e si avvicinò con le labbra al suo orecchio. -That was amazing.- sussurrò con voce calda e profonda prima di staccarsi da lei.
Beckett fu percorsa da un brivido nel sentire il suo alito caldo sulla pelle mentre indietreggiava di un passo. Aveva gli occhi luminosi, le labbra gonfie per quel bacio così appassionato e le guance arrossate. Castle non aveva mai visto nulla di più bello. -Sei bellissima.- disse serio accarezzandole il viso. Se possibile Kate divenne ancora più rossa. Nascose il volto nel petto dello scrittore, allacciando le braccia alla sua vita. -Grazie.
-Always!- rispose lui al settimo cielo senza smettere di carezzarle le spalle o i capelli. Aveva il terrore di vederla dissolversi, doveva toccarla per convincersi che fosse tutto vero.
-Rick... mi faresti un favore?
-Certo!- rispose sicuro l'uomo. -Cosa devo fare?
-Dormi.- ordinò lei.
-Beckett, io...- non era molto convinto.
-Dormi o sarò costretta a colpirti in testa con qualcosa di piuttosto duro!- riecco la detective Beckett che spuntava.
-Ok.- disse infine sedendosi contro il muro e trascinando la sua musa con sè. -Penso che tu abbia ragione, ne ho davvero bisogno.- sbadigliò e appoggiò la testa alla spalla di Kate. Dopo qualche secondo si stava già addormentando.
La detective rimase ferma ad ammirarlo. Era bellissimo e, soprattutto, era suo. Sapeva che le cose tra loro non sarebbero state facili, c'erano ancora molte cose da risolvere, argomenti su cui discutere, passati da spiegare, ferite da rimarginare; ma in quel momento si sentiva felice, finalmente completa. Ed era sicuramente un ottimo inizio.
-Beckett...- la voce assonnata del suo partner la riportò alla realtà.
-Dimmi.
-Posso chiamarti Kate?- chiese quasi supplicando. Beckett era certa che se avesse avuto gli occhi aperti avrebbe fatto la sua espressione da cucciolo.
Trattenne una risata, era sempre il solito Castle. -Sì Rick.
Lui sorrise. -Grazie.




Angolo dell'autrice:
Ecco il nuovo capitolo!!! Wow, siamo già al numero dodici...
Ok, adesso spero di poter uscire dal mio nascondiglio visto che sono arrivate le spiegazioni :) Castle al solito ha fatto di testa sua e ha seguito Beckett (no, ma davvero pensavate che l'avrebbe lasciata andare da sola?), ironia della sorte si sono ritrovati rinchiusi (tutte a loro capitano!)... quale occasione migliore per discutere?
Penso che il capitolo sia abbastanza Caskett (cioè no, è solo Caskett), l'ultima parte è piuttosto sdolcinata. Dal prossimo si torna a parlare del caso!
In questo capitolo ho cercato di rimanere il più fedele possibile ai caratteri dei personaggi ma ditemi pure se sono un po' OOC :)
Grazie mille per tutte le recensioni (sì, anche quelle in cui mi minacciate), spero di essermi fatta perdonare :D
Un bacio,
Sofy_m

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Capitolo 13
*** Il nascondiglio perfetto. ***


capitolo 13


Il nascondiglio perfetto.



Ad un tratto Kate, in stato di dormiveglia, udì degli strani rumori provenire dall'esterno, come di qualcosa che veniva trascinato. La detective si alzò di scatto impugnando il coltello.
-Castle!- chiamò lo scrittore scrollandolo leggermente. -Sveglia Castle!
Rick si stropiccio gli occhi guardandosi intorno confuso. -Dove siamo?
-Nello stesso posto dove eravamo un'ora fa, al generatore.- rispose lei veloce posizionandosi di fianco alla porta, pronta a colpire.
L'uomo la guardò sorpreso. -Quindi... è tutto vero. Non è stato solo un sogno....
-No Castle, i tre morti sono reali. Come è reale l'assassino che ci ha rinchiusi qui.
-Ci siamo baciati.- disse sconvolto.
La donna sorrise. -Sì, direi proprio di sì.
Sul volto di Castle si aprì un grande sorriso. -Fantastico.
-Bene scrittore, se adesso è abbastanza sveglio e allegro mi servirebbe il suo aiuto. Penso che qualcuno stia venendo a farci visita.- ora oltre a degli strani rumori sentiva anche una voce maschile.
Rick annuì e si avvicinò a lei con un pezzo di legno in mano.
Poi, improvvisamente, la porta del generatore si aprì e i due si ritrovarono di fronte a quattro facce piuttosto preoccupate. Beckett non fece nemmeno a tempo a capire chi fossero che vide una chioma di capelli rossi superarla velocemente per raggiungere il padre.
-Papà!- Alexis lo strinse in un abbraccio scoppiando il lacrime.
-Ehi ciao zucca, Che succede?- chiese preoccupato il padre stringendola a sè dolcemente.
-Io... Io pensavo che... non vi avrei più rivisti...- disse la ragazza asciugandosi le lacrime.
-Va tutto bene Al, stai tranquilla.- la tranquillizzò lui.
Xavier, Cooper e Carter erano sulla porta e li guardavano sorridendo. -Siamo contenti di vedere che state bene.
-E' tutto merito vostro ragazzi.- li ringraziò la detective con un sorriso. -L'assassino deve averci rinchiusi qui dentro.
-Sì, in effetti c'era un grande pezzo di legno che bloccava la porta.- concordò l'americano.
-E' tornata la luce?
-Sì.- confermò Cooper. -Circa mezz'ora dopo che ve ne siete andati. Così quando non vi abbiamo visti tornare abbiamo iniziato a preoccuparci.
-Al, sei tale e quale a tuo padre.- commentò Kate sospirando. -Non ti avevo detto di restare nel salone?
-Kate avevo paura... E poi appena ve ne siete andati tutti hanno iniziato a fare confusione e...- la giovane Castle si giustificò con voce rotta.
-Aspetta, stai dicendo che qualcuno si è allontanato dal salone?- chiese allarmato suo padre.
Alexis annuì. -Praticamente tutti a parte nonna, Kristen, Lars e loro tre.- fece un cenno con la testa.
-Quindi chiunque si è allontanato potrebbe essere l'assassino.- sussurrò la detective sconvolta.
-Già.- lo scrittore guardò i tre uomini. -Ora è meglio se torniamo là e raduniamo tutti un'altra volta.

Il cielo era ancora piuttosto scuro, ma il sole sbucava da dietro una grande nube e con i suoi raggi riusciva ad illuminare almeno un po'.
Alexis camminava in mezzo al bosco a fianco dei tre uomini, davanti a musa e scrittore. Si era accorta del netto miglioramento nell'umore del padre, delle sue attenzioni per la detective e dei numerosi sguardi e sorrisi che i due si scambiavano, ma aveva pensato che non fosse il momento giusto per fare domande.
-Perchè pensate che il colpevole abbia tolto la luce e vi abbia rinchiusi?- la voce di Xavier spezzò il silenzio.
-Penso ci abbia rinchiusi perchè aveva bisogno di tempo.- rispose Kate. -Non capisco però perchè causare quel black out.
-Come può averlo causato?- domandò Carter Wright voltandosi per guardarli.
-Quasi sicuramente con un dispositivo comandato a distanza.
-Forse...- azzardò Castle. -Il black out era un altro diversivo per guadagnare tempo. Forse si è sentito minacciato e si è ritrovato costretto a farlo.
-No, insomma, di tempo dopo aver ucciso lo sceriffo ed essersi ripreso il coltello ne ha avuto, perchè mai sentirsi...- Beckett si interruppe alzando di scatto la testa e guardando negli occhi il suo partner.
-Abbiamo sbagliato tutto.- sussurrò lui.
-Come abbiamo potuto essere così stupidi?
La ragazza dai lunghi capelli rossi si voltò verso di loro confusa. -Questa dev'essere una di quelle cose di cui mi parlavano Ryan ed Esposito... Avevano ragione, fate paura. Non è che potreste spiegare anche a noi?
-Ci siamo sbagliati, Mills non è stato ucciso prima che iniziasse a piovere.- spiegò suo padre.
-E quindi?- chiese Carter perplesso, non capiva dove stava la differenza.
-Io e Castle abbiamo pensato fosse stato ucciso stanotte o questa mattina presto perchè nell'obitorio non c'erano tracce di fango e fuori non c'erano impronte. Ma non è così. L'assassino dev'essere entrato nell'obitorio mentre pioveva, stando attento a non lasciare indizi, ha ucciso lo sceriffo, si è ripreso il coltello e si è nascosto. La pioggia ha cancellato le impronte che indicavano il suo arrivo. Quando pensava di poter uscire tranquillamente, però, siamo arrivati noi.
-Di conseguenza- continuò lo scrittore. -è uscito da lì dopo di noi e non ha avuto il tempo necessario per nascondere il coltello e ripulire le tracce.
I tre uomini annuirono.
-Ma papà, come avete fatto a non accorgervi che l'assassino era nella vostra stessa stanza?
-Eravamo preoccupati per la morte dello sceriffo e per la scomparsa del coltello e pensavamo se ne fosse già andato...
Sua figlia annuì. -Quindi il black out serviva per avere il tempo di sistemare tutto.
-Esatto Al.
-Ma allora potrebbe essere stato chiunque tra quelli che si sono allontanati dopo che siete usciti.- fece notare uno dei due australiani.
-Già...- concordò tristemente Castle spostando un ramo con il braccio.
Beckett scosse la testa. -No, io escluderei gli italiani e la russa. Alexis, tu li hai interrogati, hai notato qualcosa di strano?
-No, niente.
-Chiunque abbia causato il black out doveva sentirsi in trappola in quel momento, senza possibilità di scampo. Non avrebbe senso se fossero stati loro.
Per un po' rimasero tutti in silenzio a riflettere. Era vero, Kate aveva accorciato la lista dei sospettati, ma i nomi erano ancora tanti.
-I giapponesi.- suggerì Alexis dopo quasi dieci minuti.
-Perchè?- domandò Rick.
-Perchè il black out è arrivato proprio quando dovevano essere interrogati da Kate.
La detective annuì salendo sopra una roccia. -Potresti avere ragione.
-Pensate siano stati tutti e tre?- chiese Xavier.
-No, sono più che sicura che l'assassino sia uno solo.
-Quale allora?
-Escluderei Natsumi perchè è una donna e per lei sarebbe stato complicato mettere in atto il secondo omicidio.
-Ma tu sei riuscita a portare giù il corpo dalla fontana...- obiettò il suo partner.
-Sì, ma solo con l'aiuto di David e ricordati che io sono addestrata. Sarebbe stato azzardato fare qualcosa di così difficile rischiando di mandare tutto all'aria e farsi scoprire.
-Ok, rimangono il fratello e l'amico.
La donna scosse la testa. -Potrebbe essere stato chiunque tra i due.
-Quindi?
-Quindi scopriamo dov'è il coltello e interroghiamoli.

Castle, Beckett, Martha e Alexis erano in piedi al centro del salone. Musa e scrittore avevano deciso di iniziare da lì le ricerche e di farsi aiutare dalle due donne.
-Qual è il nascondiglio perfetto per un coltello?
-Un posto dove è difficile che qualcuno lo trovi ma a portata di mano.- rispose la madre dello scrittore.
-Sotto il cuscino?- propose Rick.
-No.- disse la detective. -Se qualcuno lo trovasse sarebbe difficile da giustificare. Io non lo terrei in camera.
-Bosco?
-Spiaggia?
-Giardino?
-In un sacchetto legato al pontile in mare?
Kate guardò il suo partner trattenendo una risata. -Ah, e lì sarebbe a portata di mano?!
L'uomo sbuffò. -Era pur sempre un'idea.
-Casa vuota?
-Cassetto dei coltelli.
Castle e Beckett si voltarono di scatto verso Alexis. -Come?
-Cassetto dei coltelli. E' a portata di mano e nessuno si stupirebbe mai di trovarlo lì.
-Al, sei un genio!- esultò suo padre.
-Pensate abbia ragione?
-Sì.- rispose la detective sorridendo.
-Quindi adesso andremo a perquisire le loro stanze?- domandò Martha.
-Esatto.
-Ok, io vado un attimo da Kristen papà, poi vi raggiungo, ok?- chiese la ragazza andando verso la porta.
-Va bene.
-Al, potresti chiedere a Kristen se suo padre ha mai lavorato con dei giapponesi?
-Certo.- la rossa aprì la porta. ma poi si voltò con un gran sorriso. -Sono contenta che abbiate chiarito. La prossima volta vi chiuderò subito in una stanza da soli.- disse uscendo seguita da sua nonna.
Beckett sorrise e si strinse a Castle. -Sai, a volte tua figlia mi spaventa. Prima i giapponesi, poi il cassetto dei coltelli...
-Potrebbe rubare il lavoro ad uno dei due...
-O ad entrambi.

-Signor Harada, abbiamo qualche domanda da farle.- Kate stava bussando alla porta del giapponese. Alexis le aveva appena comunicato che il signor Olsen aveva lavorato con una giovane ragazza giapponese durante il primo anno di attività della sua impresa.
Dopo qualche secondo l'uomo aprì la porta. -E' successo qualcosa?- domandò facendo scorrere lo sguardo da Beckett a Castle.
-Abbiamo bisogno di chiederle alcune cose e di dare un'occhiata alla sua stanza.- rispose lo scrittore.
Tatsuo li guardò diffidente ma poi fece loro segno di entrare e si accomodò. -Ditemi pure.
-Signor Harada, dove si trovava questa mattina prima che la venissero a chiamare?
-Qui, mi stavo rilassando.
-Qualcuno può testimoniarlo?
-No, come vede detective, sono in camera da solo.
-Ok. E prima, quando è uscito dal salone?- domandò.
-Sono andato a fare una passeggiata, ero stanco di stare al chiuso. All'inizio ero solo ma poi ho trovato la ragazza italiana, Ginevra.- aggiunse vedendo che Beckett prendeva appunti.
-Va bene, posso controllare la sua stanza?
-Certamente.- rispose lui tranquillo.
Kate esaminò ogni angolo, cercando indizi anche in bagno mentre Rick si concentrò sulla cucina. Aprì il frigo e ogni mensola, per poi passare ai cassetti. -Beckett.- chiamò la collega per attirare la sua attenzione. Lei gli si avvicinò velocemente. -Guarda.
Nel terzo cassetto, tra numerose posate e altri utensili, spiccava un grosso coltello dal manico blu.
-L'abbiamo trovato!
-Signor Harada- disse la donna alzando l'arma -cos'è questo?
-Un coltello?- rispose innocentemente l'uomo.
-Sì, lo stesso coltello che ha ucciso Iva e James.
Il giapponese si irrigidì. -Vi sbagliate, forse è solo simile. Quel coltello è lì da quando sono arrivato.
-Impossibile.- replicò Castle. -Quei coltelli sono presenti solo nelle suite. Tatsuo, possiamo vedere le scarpe che indossava prima?
-Vi serve un mandato.
Lo scrittore scoppiò a ridere. -Siamo su un'isola deserta, dove pensa di trovarlo un giudice? In un modo o nell'altro riusciremo a vedere le sue scarpe.
L'uomo serrò la mascella nervoso. -In fondo a destra.- mormorò.
La detective andò dove le era stato indicato e controllò le scarpe bianche. -Sono sporche di fango.
-ha piovuto prima, è ovvio.
-E ci sono delle tracce di sangue.
Harada impallidì. -Io... Io mi sono tagliato l'altro giorno... e... e devo aver sporcato le scarpe...
-Davvero? Le macchie sembrano molto più recenti...
-No, ecco...
-Conosceva la signorina Akemi Yamato?- lo interruppe Rick.
Tatsuo sbiancò e iniziò a tremare. -Come sapete di lei?
-Sappiamo che ha lavorato per un anno con il signor Olsen e che poi è morta in circostanze sospette.
-E' esatto...- sussurrò lui.
-E' per questo che ha ucciso quei due? Perchè dopo tanti anni voleva vendicarsi?
-NO! No! Non sono stato io, non è come sembra!
-Sa, questa è la frase preferita dei colpevoli.- gli fece notare Kate.
L'uomo scoppiò a piangere. -Voi non capite... lei era così bella... il suo sorriso illuminava il mondo... e un attimo dopo non c'era più... morta, persa per sempre...- singhiozzò.
-E' per questo che ha deciso di ucciderli?
-NO! Non è colpa mia!
-Tutte le prove dimostrano che lei ha ucciso lo sceriffo.
-Non volevo fargli del male, davvero... ma ho dovuto... disse disperato.
-Signor Harada, devo arrestarla.- gli comunicò Beckett alzandosi in piedi.
-NO!- Tatsuo si alzò di scatto e prese in mano in coltello, puntandolo verso la detective. -Ho dovuto farlo, ho dovuto farlo...
-Signor Harada...
-NO!- l'uomo fece uno scatto in avanti, cercando di colpire la donna, ma Kate ebbe i riflessi abbastanza pronti da schivarlo. Lo colpì con un calcio alla mano disarmandolo e lo fece cadere a terra. -Tatsuo Harada, la dichiaro in arresto per tre omicidi.- si voltò verso il partner. -Prendi una corda, non ho le manette.
-Signor Harada, per ora la rinchiuderò in una cella della centrale di polizia qui vicina, quando torneremo sulla terraferma verrà arrestato davvero.

-Sai, oggi penso di aver capito perchè ami così tanto il tuo lavoro. Vedere quei volti felici quando abbiamo comunicato di aver preso l'assassino, l'espressione sollevata di mia figlia, il tuo sorriso senza traccia di paura... E' stato qualcosa di fantastico.
Kate appoggiò la testa sulla spalla dello scrittore. Erano in pigiama, seduti sull'enorme divano della loro suite e ammiravano il cielo tornato limpido e pieno di stelle e il mare liscio come l'olio. Martha e Alexis dormivano nella stanza dello scrittore.
Meno di un'ora prima, dopo aver chiuso in cella Harada, avevano detto agli ospiti del villaggio di aver arrestato il colpevole. Dire che l'avevano presa bene era un eufemismo. Finalmente avrebbero potuto godersi la vacanza senza il terrore di ritrovare un corpo o di rimanere uccisi. Finalmente potevano divertirsi e dormire senza paure.
Certo, il giorno seguente Castle e Beckett avrebbero dovuto parlare con il giapponese e con Kristen per ricostruire i fatti almeno in parte, ma almeno ora potevano rilassarsi.
-Siamo stati bravi.- commentò soddisfatta la detective sbadigliando.
-Beckett, forse è meglio se ti lascio andare a dormire.- disse lo scrittore con un sorriso.
La donna si alzò e lo guardò confusa. -E tu?
Lui scrollò le spalle. -Dormirò qui.
Kate si fisso i piedi arrossendo. -Io voglio che tu dorma con me.
-No Kate, non è necessario. Quello che ho detto oggi... Io non...
-Ma non è per te.- lo interruppe. -E' per me. Voglio dormire tra le tua braccia, annusando il tuo profumo, sentendo il tuo calore sulla mia pelle, il tuo cuore battere vicino al mio...- sussurrò.
Rick la fissò ammaliato, al settimo cielo. Lei lo voleva accanto. -Come vuoi mia musa...- rispose seguendola nella sua camera.
Beckett si sedette sul letto guardandolo avvicinarsi lentamente. -Rick, perchè zoppichi? Ti fa ancora male il ginocchio?- chiese preoccupata.
-Sì ma tranquilla, non è nulla.
La detective lo guardò per un attimo, poi andò in bagno. Dopo qualche secondo ne uscì con in mano diversi flaconi. Si sedette vicino a lui e lentamente gli alzò la gamba del pantalone del pigiama per poter vedere il ginocchio. Castle, sentendo le dita di lei leggere sulla sua pelle, sentì il suo cuore accelerare.
Kate rimase un attimo ad ammirare il suo scrittore. Solo vedere la sua gamba muscolosa la sconvolgeva.
Si accorse che aveva un livido nero sotto la rotula e un grosso taglio lungo la coscia. Prese la crema e iniziò a spalmargliela lentamente sul ginocchio, poi, con del cotone, gli disinfettò la ferita. Infine, sempre con la crema, iniziò a massaggiargli la coscia procedendo verso l'alto. A quel tocco Rick trattenne il respiro. Vedere Kate così impegnata su di lui era qualcosa che lo mandava fuori di testa. Era incredibile l'effetto che quella donna riusciva a fargli.
Quando capì che le cose stavano prendendo una piega complicata la fermò.
Beckett lo guardò spaventata. -Ti ho fatto del male?
Lo scrittore sorrise facendo intrecciare le loro dita. -Kate, mi stavi facendo impazzire.- sussurrò con voce roca.
-Oh.- le guance della detective si tinsero di rosso. -Scusa.
Castle si sporse in avanti per darle un dolce bacio sulle labbra, poi tolse tutto ciò che stava sul letto e la strinse a sè, costringendola a sdraiarsi fra le sua braccia. -Detective, non provi mai più a chiedermi scusa per una cosa del genere.- disse con tono importante.
La donna rise e lo baciò. -Ai suoi ordini scrittore.
Rick prese le coperte e coprì i loro corpi abbracciati mentre le accarezzava i capelli.
-Buona notte Richard.- sussurrò Kate addormentandosi.
-Sogni d'oro Kate.



Angolo dell'autrice:
Signore e signori, abbiamo scoperto chi era l'assassino!!! Spero che il capitolo non sia stato troppo veloce o confuso, mi sembrava fosse arrivato il momento giusto per risolvere :) Nei prossimi capitoli si capiranno meglio alcune cose.
Comunque tranquilli, anche se il colpevole è in cella la storia non è mica finita qui, anzi... (sì lo so, sembra una minaccia).
Ho scritto questo capitolo piuttosto in fretta perciò spero non ci siano errori.
Probabilmente pubblicherò questo capitolo dal cellulare quando sarò al campo quindi non so dirvi quanto dovrete aspettare per il prossimo, mi dispiace.
Grazie mille per le recensioni, se non rispondo è perchè con il cellulare è un incubo, appena tornerò a casa prometto che lo farò!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m

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Capitolo 14
*** Mi ha salvata in tutti i modi possibili. ***


capitolo 14


Mi ha salvata in tutti i modi possibili.



Castle si svegliò dolcemente quando i primi raggi del sole iniziarono ad entrare dalla finestra. Ciò che vide di fronte a sè lo fece subito sorridere.
Kate Beckett dormiva beata vicino a lui, la fronte aggrottata e le labbra leggermente socchiuse, le lunghe gambe lasciate scoperte dalla vestaglia intrecciate a quelle dello scrittore. Aveva una mano sotto il cuscino e l'altra appoggiata al petto dell'uomo, i capelli sparsi disordinatamente.
Rick fece passare un braccio intorno ai fianchi della donna e la strinse contro il proprio corpo, attento a non svegliarla. Non riusciva ancora a credere di poterle stare così vicino.
Ripensando agli avvenimenti del giorno prima sentì il suo stomaco contorcersi. Quel bacio...Quante volte l'aveva sognato e desiderato? Ed era stato perfetto.
-Castle...- Beckett si mosse leggermente e lui si scostò lasciando che si svegliasse.
-Buon giorno mia musa!- la salutò baciandole la fronte.
-Buon giorno scrittore!- rispose lei con un sorriso splendente.
-Dormito bene?- chiese lui sistemandole i capelli.
Kate annuì senza smettere di guardarlo. Come poteva un uomo del genere voler restare al suo fianco?! Si perse nei suoi profondi occhi azzurri per poi passare ad ammirare il suo petto nudo.
-Le piace quel che vede, Detective?- domandò Castle malizioso sorridendole.
Lei arrossì e si morse il labbro inferiore. Poi aggrottò le sopracciglia e lo guardò confusa. -Perchè sei in mutande?
L'uomo si grattò la testa imbarazzato e leggermente impaurito. -Ehm... No, ecco, io... Stanotte avevo caldo... Non pensare male... Perciò mi sono tolto il pigiama... e...- si giustificò.
Beckett sorrise e gli diede un dolce bacio. -Castle, non è mica un interrogatorio!
Lo scrittore tirò un sospiro di sollievo. -Ottimo. Vado a prepararti la colazione!- le diede un veloce bacio per poi alzarsi di scatto e dirigersi verso la porta della camera.
-No, Castle! Ehi, aspetta!- Kate cercò di fermarlo ma il suo partner la ignorò, entrando nel salotto.
La detective lo maledì mentalmente, cercò di sistemarsi i capelli arruffati e lo seguì velocemente.
Martha e Alexis erano comodamente sedute sul divano e chiacchieravano allegramente quando sentirono la porta aprirsi e si voltarono.
-Buon giorno caro!- salutò la madre osservando il figlio in mutande di fronte a lei con un sorriso soddisfatto in volto e i capelli spettinati. -Scommetto che è stata una bella nottata.- continuò sorridendo innocentemente.
Il sorriso sul volto dell'uomo si allargò. -La migliore della mia vita.
Beckett, che si era appena fermata di fianco a lui gli tirò uno scappellotto.
-Ahi!- si lamentò lui guardandola sorpreso. Alexis trattenne una risata. -Che c'è? Dovresti esserne lusingata!
-Comunque complimenti,- Martha si alzò dal divano dirigendosi verso il frigo. -siete stati davvero silenziosi, noi non abbiamo sentito nulla, vero Al?- disse rivolgendosi alla nipote.
La ragazza scoppiò a ridere.
Kate alzò un sopracciglio e lanciò uno sguardo omicida allo scrittore.
-Cosa...? Oh... Oh.- aveva capito anche lui. Si voltò velocemente verso le due donne dai capelli rossi. -No, no, no! Non è successo nulla! Non siamo andati a letto insieme! Cioè, sì...- Beckett avvampò e lo guardò spaventata. -Voglio dire, abbiamo dormito insieme, nello stesso letto, ma... ma... non è successo nulla. Non abbiamo fatto l'amore... E comunque non sono affari vostri!- concluse velocemente imbarazzato.
Sua madre lo guardò dubbiosa, poi spostò il suo sguardo verso Beckett. -Davvero?- domandò delusa.
Le guance della donna divennero ancora più rosse. -Sì.- sussurrò.
L'attrice scrollò le spalle. -Peccato.
Castle sorrise. -Bene, ora che abbiamo risolto posso preparare la colazione! Amore mio, quanti pancakes vuoi?- chiese dolcemente.
La sua musa in risposta lo guardò malissimo. L'uomo alzò le mani. -Parlavo con Alexis!
Kate scosse la testa divertita e si sedette vicino al bancone della cucina. -Due andranno bene.
Rick sorrise soddisfatto e si mise ai fornelli. Beckett cercò di non soffermarsi a fissare la sua schiena muscolosa o il suo fondoschiena perfetto nascosto solo dai boxer blu.
-Verrete alla festa questa sera?- la voce della giovane Castle la riportò alla realtà.
-Quale festa?- il padre la guardò confuso.
La ragazza estrasse una specie di volantino dalla tasca. -E' organizzata da Penny dopo cena. Per festeggiare la risoluzione del caso. C'è scritto di vestirsi eleganti.
Lo scrittore si voltò verso la sua musa. -Tu cosa ne dici?
Lei sorrise. -Per me va bene.
-Fantastico!

-Sai che prima o poi dovremmo occuparci anche del caso, vero?- Beckett e Castle passeggiavano l'una al fianco dell'altro verso la spiaggia. Finito di mangiare si erano cambiati ed avevano deciso di andare al mare.
L'uomo sbuffò. -Possibilmente poi.
-Rick, è il mio lavoro!
-Adoro quando mi chiami Rick.- rispose lui sorridendo.
La detective scosse la testa. -Non cercare di cambiare discorso!
-Uff! Ma anche qui dovevano seguirci i cadaveri?!
-Rick non sei...
-Ehi Kate!- la voce di un uomo li interruppe. Beckett si girò e sorrise vedendo lo spagnolo venire verso di loro. Castle, invece, sentì tutti i muscoli del proprio corpo irrigidirsi.
-Ciao David!
-Volevo ringraziarti per l'ottimo lavoro che hai svolto con il caso.- disse lui.
Lo scrittore digrignò i denti. -Che abbiamo svolto.- precisò.
-Sì, grazie ad entrambi. E volevo chiederti se avevi già un accompagnatorie per la festa, perchè in caso contrario sarei davvero felice se tu venissi con me.- disse sorridendo senza staccare gli occhi dalla detective.
Rick non poteva credere alle proprie orecchie. Quel dottorino spagnolo ci stava provando spudoratamente con la sua Kate! Davanti a lui!
Senza pensarci fece un passo in avanti per mettersi in mezzo fra i due. -Scordatelo.- sibilò freddo.
La detective rimase stupita. Raramente l'aveva visto così arrabbiato.
-Non l'ho chiesto a te.- rispose seccato lo spagnolo.
-Non verrà alla festa con te.
-E perchè no?
-Lei è mia.- la voce profonda dello scrittore e le sue parole provocarono alla detective un brivido lungo tutta la schiena. -Ha già un accompagnatore.
Sanz annuì. -Bene.- rispose arrabbiato. -Bene.- si voltò e se ne andò velocemente.
Beckett guardò il suo partner. -Sarei riuscita a cavarmela da sola, sai?
-Non mi piace quel tipo. Non può provarci in quel modo con te!- sbottò.
-Rick...- la donna tentò di calmarlo accarezzandogli il viso.
-Maledetti dottori!
-Ancora Josh?! Seriamente Rick?!
-Tu avevi scelto lui, tu gli volevi bene.- sussurrò tristemente e Beckett vide la disperazione nei suoi occhi.
Kate si morse il labbro inferiore. Era giunto il tempo di affrontare quella ferita che bruciava ancora. -Rick, io ho scelto lui quando non potevo avere te!
Il suo partner la guardò confusa. -Non capisco.
-Il giorno... il giorno in cui sei partito per gli Hamptons con Gina io avevo lasciato Demming. Volevo confessarti i miei sentimenti e venire in vacanza con te. Ma poi...- abbassò lo sguardo, quei ricordi continuavano a farle del male.
-Poi io sono arrivato con lei...- continuò lui incredulo.
-Esatto. E io sono rimasta scottata. E in quei tre mesi, in cui l'unica cosa che potevo fare era sognarti ed odiarti, ho conosciuto Josh. Lui riusciva a farmi sentire meglio.
Lo scrittore si sentiva tremendamente in colpa, se l'avesse ascoltata quel giorno avrebbe risparmiato sofferenze ad entrambi. -Io... mi dispiace. Non lo sapevo. Ti chiedo scusa.
La donna scosse la testa e lo abbracciò. Non voleva più pensare a quella storia. -E così ho già un accompagnatore, eh?
-Certo!- rispose lui con un piccolo sorriso.
-E saresti tu?
-Ovviamente!
Lei rise.
-Scusa per quello che ho detto a David e per come mi sono comportato, ma quando ha iniziato a flirtare con te non ci ho più visto.
-Sì, avevo notato.- Kate gli baciò la guancia. -Comunque mi piace il Rick geloso.
Lui la guardò dolcemente, per poi avvicinarsi alle sue labbra per baciarla appassionatamente. Fece scorrere la sua lingua sulle labbra della donna invitandola ad aprirle e con le mani le accarezzò la schiena al di sotto della canottiera bianca. Kate rispose al bacio mordendogli il labbro inferiore e facendo incontrare le loro lingue, stringendosi contro di lui. Si staccarono solo quando il bisogno d'ossigeno divenne più forte della necessità di sentire le loro labbra unite.
-E scusa anche per questa mattina...- continuò Castle ansimando, cercando di recuperare fiato. -Quelle due insieme sono tremende.
La sua musa lo guardò negli occhi. -Ieri hai detto una cosa.
Lo scrittore ripensò alla loro conversazione. -Che ti amo?- tentò sorridendo.
-Sì, anche.- rispose lei sorridendo a sua volta. Poi tornò seria. -Hai detto che quando mi hai conosciuta pensavi solo ad un modo per portarmi a letto.
Castle annuì silenziosamente, aspettando che continuasse.
-Avresti voluto che prima Martha avesse avuto ragione?- chiese timorosa. Si sentiva una ragazzina insicura.
Rick sospirò e sorrise stringendola a sè. -Dipende.
-Non è una risposta.- obiettò lei.
-Lasciami finire. Se mi stai chiedendo se ti voglio anche in quelsenso, la risposta è sì. Ti amo e ti desidero molto più di come ti desideravo il primo giorno. Non puoi immaginare quante volte io abbia sognato di averti nel mio letto. E, nel caso non ti fidassi delle mie parole, questo- le strinse dolcemente i fianchi facendo aderire i loro corpi. -è quello che mi provochi solamente con un bacio.
Beckett trattenne a stento un gemito sentendo l'eccitazione dell'uomo contro la propria coscia.
-Se mi stai chiedendo se avrei voluto fare l'amore con te questa notte, la risposta è no. Voglio che tu ti senta pronta, che tu non abbia paure o timori, che tu lo desideri davvero. Voglio che accada nel momento giusto.
Kate gli diede un leggero bacio sulle labbra. -Grazie.- rispose commossa.
Lo scrittore sorrise. -Ora è meglio se raggiungiamo mia madre e mia figlia in spiaggia prima che inizino a farsi altre strane idee.

Kate si tolse i vestiti superflui e rimase in costume, in piedi sopra al suo asciugamano steso sulla sabbia. Lo scrittore, che si era abbassato per sistemare il suo telo, rimase abbagliato da quella visione. Il fisico perfetto della detective coperto solo da un bikini viola, le lunghissime gambe scoperte, i capelli castani che le ondeggiavano sulla schiena.
Non aveva mai visto nulla di più bello.
-Papà, smettila di sbavare!- lo prese in giro Alexis, in piedi vicino alla sua musa.
La donna si voltò e vedendo lo sguardo del partner sul proprio corpo avvampò, anche se dentro di lei sentiva una punta di soddisfazione. -Castle...- lo richiamò.
Rick scosse la testa cercando di riprendersi. -Scusami.- rispose con un bellissimo sorriso, poi si voltò verso sua figlia. -Tesoro, cosa vuoi fare?
-Pensavo di fare una nuotata in mare, Kate ti andrebbe di venire con me?- la detective annuì con un sorriso.
-Ok. Dov'è tua nonna?- chiese poi notando la mancanza di Martha.
-Si è fermata a guardare i negozi.- rispose la ragazza scrollando le spalle. Sua nonna non cambiava mai.
-Con la mia carta di credito, immagino.- si lamentò Castle storcendo il naso.
Alexis rise. -Ovviamente.- poi si avviò verso il mare.
-Castle, tu non vieni?- domandò confusa Beckett vedendo che lo scrittore si era disteso per prendere il sole.
-Ehm, no... Ecco... Io...- mormorò imbarazzato.
-Papà non sa nuotare.- le rispose la giovane donna dai capelli rossi con un'espressione divertita sul volto.
Richard socchiuse gli occhi. -Io so nuotare, Al! Solo... preferisco farlo in piscina.- disse convinto.
Sua figlia sorrise. -Sì, possibilmente dove tocchi!
Kate scoppiò a ridere. -Seriamente Castle?!
L'uomo sbuffò e fece finta di essersi offeso. -Smettetela di prendermi in giro e andate a farvi la vostra nuotata!- le due donne entrarono in mare continuando a ridere. -State attente!

-Sono felice per voi.- disse d'un tratto Alexis rimanendo ferma a galla.
La detective sorrise imbarazzata. -Grazie.- sussurrò.
-E' la prima volta che vedo mio padre così innamorato.- continuò la ragazza. -Non era mai accaduto prima, neanche con Meredith, e avevo iniziato a temere non sarebbe mai accaduto. Ma poi sei arrivata tu.- sorrise. -Gli hai sconvolto la vita.
-E ti posso assicurare che lui ha sconvolto la mia. Mi ha salvata in tutti i modi possibili e non gliene sarò mai abbastanza grata.- rispose Beckett con una nota di tristezza nella voce.
-No, ti sbagli. Anche tu l'hai salvato. Prima era... vuoto. Le uniche persone con cui non usava una maschera eravamo io e la nonna. Prima per lui una donna valeva l'altra. Poi sei arrivata tu. Grazie.
-Non ho fatto nulla di speciale Al.
-So che lo ami, hai il suo stesso sguardo.- continuò la ragazza dai capelli rossi guardandola negli occhi. -Ma so anche che hai il terrore di ammetterlo.
Kate abbassò lo sguardo e non rispose, rimanendo in silenzio per alcuni minuti, ammirando l'acqua limpidissima dell'oceano e la sabbia bianca sul fondo. -Stanotte...
Alexis si mise le mani sopra le orecchie con un'espressione di disgusto. -No ti prego, non voglio conoscere questi dettagli. Solo immaginare mio padre...
-Non è successo nulla Al!- la interruppe ridendo.
-Oh.
-Non era il momento giusto, non dopo tutto ciò che è successo. E poi volevo parlare con te.- disse seria.
La giovane Castle la fissò perplessa. -Vuoi... la mia benedizione?
-No.- Beckett sorrise. -Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.
Alexis si fermò un attimo a riflettere. -Ti chiedo solo di non fargli del male, tutto qui. Per il resto, mi piacerebbe fare da damigella prima o poi.
La detective rimase paralizzata, spaventata. Aveva sognato un'infinità di volte di sposarsi con il suo scrittore o di tenere tra le braccia un loro figlio, ma pensare che potesse accadere davvero la terrorizzava.
-Perchè hai tanta... paura?
-Al, io lo desidero davvero, con tutto il cuore. Ma ho già perso tante persone nella mia vita e se perdessi tuo padre non riuscirei a sopravvivere...
-Kate, penso che ormai sia troppo tardi. Ci siete dentro, entrambi, fino al collo. Vi amate e lo sapete, scappare ora è impossibile.
Beckett rimase colpita dalle sue parole, quella ragazza era davvero straordinaria. -Al, sei la ragazza più matura ed intelligente che io abbia mai incontrato.
Le guance della figlia dello scrittore divennero quasi dello stesso colore dei suoi capelli. -Grazie Kate. Ora è meglio se torniamo da papà prima che mandi il bagnino a controllare se siamo ancora vive.

Kate uscì dall'acqua rivolgendo un grande sorriso allo scrittore, per poi dirigersi verso una delle docce della spiaggia. Si mise sotto il getto e lasciò che l'acqua fredda scorresse sul suo corpo.
Castle, che l'aveva seguita con lo sguardo, deglutì a quella scena e, cercando di mantenere la calma, si alzò per raggiungerla.
Beckett aveva gli occhi chiusi, la testa leggermente sollevata verso l'alto e si passava le mani tra i capelli. Le gocce d'acqua scendevano lentamente sul suo corpo.
Richard Castle non aveva mai visto nulla di più straordinario ed eccitante.
Senza fare rumore si avvicinò a lei, fino a bloccare il corpo della sua musa tra il suo e le piastrelle del muro alle sue spalle.
La detective aprì gli occhi di scattò. -Castle!
Lo scrittore, senza curarsi dell'acqua che continuava a scendere, fece aderire completamente i loro corpi e le baciò dolcemente il collo, fino alla spalla.
Kate boccheggiò. -Che stai...?
-Non puoi farmi questo.- sussurrò l'uomo con voce roca e profonda. Beckett sentì un brivido percorrerle tutto il corpo. -Non puoi prenderti gioco di me in questo modo.- disse appoggiando le mani alle piastrelle, di lato alla testa della donna. Poi scese a baciarle il petto, la cicatrice semi nascosta dal costume, lo stomaco, l'ombelico.
-Rick...- sospirò Beckett stringendogli i capelli tra le mani. L'uomo le leccò sensualmente il collo per poi passare ad accarezzarle il seno attraverso il tessuto del bikini.
La sua musa gemette piano. -Rick...- disse cercando di restare lucida, le mani dell'uomo sul suo corpo la stavano facendo impazzire. -Siamo in spiaggia... C'è tua figlia che potrebbe vederci... Oltre a metà villaggio...
-Mia figlia e tutti gli altri saranno così carini da distogliere lo sguardo.- sussurrò lui in risposta con un sorriso malizioso ad un centimetro dalle sue labbra. Poi le strinse i fianchi facendo strusciare la propria eccitazione contro la donna.
Kate dovette mordersi il labbro inferiore per non farsi sfuggire un gemito di piacere e sentì una morsa chiuderle lo stomaco e un fuoco crescere dentro di lei.
Lo desiderava, voleva accarezzare completamente quel corpo quasi perfetto, sentirlo dentro di sè, fare l'amore con lui.
-Rick...- supplicò quasi. -Non qui...
Il suo partner non le diede ascolto, iniziando a baciarla appassionatamente.
La mente della detective si spense completamente.
Si alzò in punta di piedi per ricambiare il bacio, aggrappandosi alle spalle di quello che ormai poteva definire il suo uomo, muovendo i fianchi contro di lui. I sospiri eccitati di Castle la facevano sentire potente. Lentamente scese con le mani lungo la sua schiena muscolosa, per poi passare ai fianchi e infine ad accarezzare dolcemente il rigonfiamento sospetto attraverso il tessuto del costume.
Rick sospirò più forte. -Dio Kate...
Beckett sorrise e gli leccò le labbra. -Ti voglio Castle.- gli sussurrò sensualmente all'orecchio.
L'uomo aprì gli occhi facendo incontrare i loro sguardi. La detective non aveva mai visto i suoi occhi così accesi e profondi. Avrebbe potuto annegarci dentro.
-Mi dispiace interrompervi ma state dando spettacolo.- la voce divertita di una donna li riportò alla realtà. I due si staccarono immediatamente l'uno dall'altra.
Martha li guardava con un sorriso stampato in faccia.
Kate, riordinando i suoi pensieri, si rese conto che erano ancora in spiaggia, sotto la doccia, davanti a tutti. Imbarazzatissima abbassò lo sguardo, mentre Castle respirava a fondo cercando di recuperare fiato.
-Non che questo mi dispiaccia eh, ma le cose stavano prendendo una piega piuttosto seria, non volevo che qualcuno vi accusasse di atti osceni in luoghi pubblici.- continuò la madre dello scrittore sorridendo.
Rick annuì, ancora incapace di riprendersi dal tutto.
-E ah, tesoro, è ora di pranzo e avrei abbastanza fame. Vado al ristorante.



Angolo dell'autrice:
Ok, come al solito sono in super ritardo! Chiedo scusa!
Il capitolo è completamente incentrato su Castle e Beckett, sperò vi piaccia :) Nei prossimi si parlerà meglio anche della soluzione del caso.
Non so che titolo mettere perciò mi scuso già per la schifezza che sceglierò. Non ho riletto il capitolo perchè sono esausta perciò mi scuso per eventuali errori o ripetizioni.
Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, prometto che cercherò di rispondere!
Spero di riuscire ad aggiornare presto :)
Un bacio, alla prossima
Sofy_m
P.S. Vi prego, non uccidete Martha.

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Capitolo 15
*** Padre e figlia. ***


capitolo 15


Padre e figlia.



Castle prese un profondo respiro e si voltò verso la sua musa. Kate teneva gli occhi fissi a terra e aveva le guance arrossate.
Lo scrittore si guardò intorno cercando di recuperare il controllo, fortunatamente nessuno sembrava aver fatto caso a loro.
-Scusami Kate...- sussurrò debolmente. -Non so... Non so cosa mi sia preso... Ho perso il controllo. Non era mai successo prima.- disse ripensando a tutte le donne che aveva avuto. Nessuna gli aveva mai fatto quell'effetto.
La detective sollevò la testa, gli occhi verdi grandi, attenti.
-Io non voglio che succeda così, Kate.- continuò. -Penso davvero ciò che ti ho detto prima. Scusami.
La donna fece vagare il suo sguardo per tutta la spiaggia. La piccola Savannah stava giocando a riva con la sabbia insieme a suo padre, gli australiani si scambiavano dei passaggi con un pallone da calcio, le due ragazze italiane giocavano con i racchettoni, Alexis prendeva tranquillamente il sole.
-Io... raggiungo tua madre al ristorante, ok?
Rick annuì. -Arrivo anch'io.- abbassò lo sguardo verso il suo costume. -Ma forse è meglio se prima mi faccio un'altra doccia fredda.- disse sorridendo.
-Vuoi che ti aspetti?- chiese dolcemente Beckett.
-Meglio di no se vuoi che la doccia faccia effetto.- rispose lui continuando a sorridere.
Lei annuì e tornò verso i loro asciugamani.

Camminando verso il ristorante non riusciva ancora a crederci. Lei, Kate Beckett, la miglior detective di New York, aveva perso il controllo in una spiaggia pubblica, davanti a tutti! E tutto per colpa di Richard Castle!
Incredibile.
Non riusciva più a riconoscersi, cosa le stava succedendo? Non aveva mai provato nulla di simile con nessun altro uomo, era sempre stata attenta e razionale, mentre lui... lui la mandava fuori di testa, minava al suo autocontrollo.
Le sue grandi mani calde che le accarezzavano il corpo, le sue labbra morbide che le baciavano la pelle, le sue braccia forti che la stringevano, i loro bacini attaccati... solo al pensiero il suo corpo venne percorso da un brivido e la detective fu costretta a prendere un profondo respiro. Doveva liberare la mente da quei pensieri.
Quando era tornata una quindicenne in piena crisi ormonale?
In quel momento sentì per un attimo la mancanza del dottor Burke, forse lui sarebbe riuscito a spiegarle cosa le stava accadendo.
Che fosse quello il grande amore di cui libri, film e canzoni parlavano tanto? Quello che credeva potesse esistere solo nelle favole prima di conoscerlo?
Sì, perchè prima di lui non ci aveva mai creduto. Ma lui, con il suo arrivo, aveva sconvolto tutte le sue certezze, da quelle più stupide a quelle radicate nel suo cuore.
E con il passare del tempo si era accorta di amarlo.
Sì, non importava quanto avesse cercato di negarlo a se stessa e agli altri, lei si era innamorata di quello scrittore. Il suo sorriso sincero, i suoi occhi azzurri come il cielo, le sue parole dolci e comprensive, la sua bontà, il suo affetto incondizionato, la sua fiducia verso il mondo, il modo in cui riusciva a farla sempre ridere e il suo modo di amare appassionatamente e senza limiti... per lei tutto ciò era diventato essenziale.
Ma Alexis aveva perfettamente ragione, ammetterlo la terrorizzava.

Castle entrò nel ristorante sistemandosi la maglietta bianca che aveva appena indossato. Si guardò intorno attentamente fino a quando non scorse la sua musa che gli dava le spalle, seduta ad un tavolo in fondo vicino alle finestre. Si passò una mano tra i capelli e la raggiunse con un sorriso.
-Katherine... Kristen, Lars.- salutò notando in quel momento i due ragazzi danesi seduti difronte a Beckett.
Kate, sentendolo, si voltò di scatto mentre il suo cuore perdeva un battito.
-Castle.- rispose cercando di non ripensare a ciò che era successo in spiaggia poco prima.
L'uomo, continuando a sorridere, le accarezzò una guancia e le posò un dolce bacio sulle labbra, poi si sedette vicino a lei.
-Salve signor Castle!- lo salutò la ragazza dai capelli biondi.
Lars guardò Beckett che aveva le guance arrossate. -A quanto pare non mi ero sbagliato detective.- disse con il suo strano accento.
Kate sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo.
-A che cosa si riferisce?- domandò lo scrittore curioso.
-Niente di importante signor Castle.- rispose il ragazzo. -Ordiniamo?
Gli altri tre annuirono.
-Kristen- iniziò la detective cercando di ignorare i brividi che le provocavano le dita leggere del suo partner sulla sua mano. -mi dispiace disturbarti ancora, speravo di non doverlo più fare, ma ho bisogno di sapere esattamente cosa sai di Akemi Yamato.
-Ok.- rispose sicura la ragazza. -Sinceramente non ricordo di averla mai vista, avevo nove anni a quell'epoca e raramente mio padre mi portava con sè al lavoro. Ricordo che aveva parecchi colleghi provenienti da varie parti del mondo, tra cui anche le due vittime e questa ragazza giapponese. Una volta, a casa, parlò molto bene di lei, disse che era determinata, sveglia e abbastanza ambiziosa e carina da poter raggiungere i suoi obiettivi. Penso che Akemi fosse piuttosto giovane, dubito avesse più di 25 anni.
-E poi, cos'è successo?- chiese Castle.
-Poi, dopo circa otto o nove mesi dall'apertura dell'impresa di mio padre, lei morì.
-Venne assassinata?
La ragazza danese scosse la testa. -Una mattina uno dei colleghi di mio padre trovò il suo corpo sul marciapiedi. Non mi ricordo bene le indagini, la polizia lavorò a lungo, ma alla fine stabilirono che si fosse trattato di un incidente. Akemi doveva essersi sentita male mentre andava al lavoro. In seguito a quell'episodio mio padre decise di chiudere la sua impresa e dedicarsi ad altro.
-Ok, grazie mille.- disse Kate chiudendo il taccuino. -Ma il signor Harada è convinto che sia stata uccisa e che i colleghi di tuo padre abbiano a che fare con tutto ciò. Hai un'idea del perchè?
Kristen scosse la testa. -No, non li ho mai conosciuti, ho sempre sentito parlare di loro da mio padre, ma comunque penso non ci siano mai stati problemi tra loro.
-Quando torneremo a casa pensi che se contattassi tuo padre potrebbe aiutarmi a ricostruire i fatti?
-Senza dubbio.- rispose la danese con un sorriso.
-Bene, basta così.- concluse Beckett vedendo avvicinarsi il cameriere con i loro piatti. -Del resto parlerò con il signor Harada.

Quando ebbero finito di pranzare musa e scrittore salutarono la coppia danese e si alzarono dal tavolo, dirigendosi verso l'uscita.
Castle fece passare un braccio intorno ai fianchi della detective, accarezzandole la pelle musa con la mano sotto la canottiera, e la strinse dolcemente a sè.
Kate sorrise. -Vediamo di mantenere il controllo scrittore, dopo la doccia di prima non vorrei attirare ancora l'attenzione...- gli sussurrò.
L'uomo la guardò perplesso. -Perchè, cos'è successo con la doccia?
Beckett sbuffò divertita.
Rick la strinse più forte a sè e si avvicinò con le labbra all'orecchio della donna. -Ah, già, ora ricordo...- sussurrò. Il suo respiro caldo sulla pelle fece venire i brividi alla detective. -L'acqua che scorreva sui nostri corpi, i baci, le mie mani sul tuo corpo...
La sua musa avvampò e lo spinse leggermente per allontanarsi dal suo corpo. -Smettila!- sibilò.
Castle scoppiò a ridere. -Sai sei proprio...- si interruppe improvvisamente.
Kate si voltò guardandolo. -Sono proprio...?
Lo scrittore non rispose. Si era pietrificato, con lo sguardo fisso davanti a sè e la mascella serrata. Sembrava furioso.
-Rick, che ti prende?
Il suo partner non rispose.
Beckett, preoccupata, seguì il suo sguardo e capì.
Davanti a loro, infondo al ristorante, Alexis si era appena alzata dal tavolo su cui aveva pranzato insieme a un ragazzo che Kate riconobbe come uno degli australiani e ora lo stava abbracciando. Il ragazzo le sussurrò qualcosa all'orecchio; la figlia dello scrittore sorrise e annuì.
Castle fece per dirigersi verso di loro ma venne trattenuto dalla detective. -Rick...- mormorò afferrandogli un braccio.
L'uomo si scostò velocemente per sfuggire alla sua presa mentre l'australiano usciva. Camminò a grandi passi verso la figlia.
-Rick!- cercò di fermarlo Kate.
La ragazza dai capelli rossi alzò lo sguardo ancora sorridendo, scontrandosi con lo sguardo freddo del padre. Alexis impallidì improvvisamente, capendo che Castle doveva aver visto la scena. -Papà...
L'uomo uscì dal ristorante velocemente.
-Papà!
-Rick!
Le due donne lo seguivano cercando di fermarlo.
Lo scrittore camminò a grandi passi fino alla loro suite, Alexis lo seguiva con i capelli rossi che le svolazzavano sulla schiena. Beckett, poco più indietro, li guardava preoccupata.
-Papà, che diavolo ti prende?!- sbottò la ragazza quando entrarono nella stanza e Castle lanciò le sue cose sopra il divano.
-Che mi prende?!- rispose lui arrabbiato. -Tu devi spiegarmi cosa ti prende! Sei impazzita per caso?
-Papà, ho solo pranzato con un amico!- Alexis era sbalordita, non si aspettava quella reazione.
-Amico...- Rick sorrise amaramente. -Al, dubito che voglia solo essere tuo amico!
La ragazza lo guardò arrabbiata. -Non puoi saltare subito alle conclusioni! Riley mi ha solo chiesto di pranzare con lui e io ho accettato. Abbiamo solo chiacchierato. E poi scusa, anche se fosse, dove sarebbe il problema?
-Dove sarebbe il problema? DOVE SAREBBE IL PROBLEMA?! E' troppo vecchio per te!
-Ha 24 anni!- rispose lei esasperata.
-Troppi per te, Al!
Alexis scosse la testa. -Tu e Kate avete sette anni di differenza!
-E' diverso! Io e Kate siamo due adulti!
-Beh papà, mi dispiace doverti informare, nel caso te ne fossi scordato, del fatto che sono un'adulta anch'io! E lui pure! E so badare a me stessa!- urlò con rabbia.
-Al, lo faccio solo per il tuo bene...- disse tristemente lo scrittore. -Non voglio che tu ti faccia del male.
-Papà, non sono più la tua bambina.- il tono di Alexis ora era più calmo. -Non puoi esserci sempre tu a coprirmi le spalle. E poi non capisco, ho già frequentato altri ragazzi e anche Ashley era più vecchio di me. 
Castle serrò la mascella. -E' diverso. Io... ti chiedo solo di stargli lontano.- disse cercando di farlo sembrare un ordine.
-Papà non ho intenzione di sposarmi o di scappare con lui!
-Potrebbe convincerti a fare qualche sciocchezza!
La figlia lo guardò con gli occhi sgranati. -E' questa tutta la fiducia che hai in me? Bene, ma ti ricordo che io non sono nè te nè Meredith, non mi farò mettere incinta dal primo che capita e non sposerò un uomo solo perchè penso sia la cosa più giusta da fare! Quello sei tu, non io! E dubito che Riley passi ogni notte con una donna diversa in cerca di divertimento come tu hai fatto per anni! Non credo sia mai finito sulla lista degli scapoli più desiderati, stampata nella prima pagina di qualche giornaletto scandalistico, e non penso perderebbe il controllo di sè in mezzo ad una spiaggia dimenticandosi che sua figlia potrebbe vederlo!- Alexis sputò fuori le parole con rabbia e con le lacrime agli occhi.
Beckett avvampò e abbassò lo sguardo, avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna. Alexis li aveva visti.
-Io... ecco... forse è meglio se esco e vi lascio soli...- mormorò.
Padre e figlia si voltarono verso di lei sorpresi, come se si fossero entrambi dimenticati della sua presenza lì.
-Kate...- iniziò lo scrittore.
-Scusami Kate, non volevo tirarti in mezzo...- disse mortificata la ragazza. -Davvero, tu non c'entri nulla, scusami. Il problema è mio padre...- continuò tornando a guardare Castle che la fissava duramente. Non ricordava di aver mai avuto un litigio tanto violento con sua figlia e, nonostante cercasse di non darlo a vedere, le sue ultime parole l'avevano colpito come lame affilate e ferito.
-Sono contento di sapere qual è la tua opinione su di me.- rispose con tono neutro. -Meglio tardi che mai.
I due rimasero a studiarsi per qualche secondo in silenzio.
Kate riusciva a percepire la tensione che si era creata sulla sua pelle.
-Cosa ti ha detto prima di andarsene.- la voce del suo partner ruppe il silenzio.
-Mi ha chiesto di andare alla festa con lui questa sera.- rispose Alexis in un sussurrò senza abbassare lo sguardo.
Beckett vide i muscoli di Castle irrigidirsi. -Scordatelo.
-Perchè?!- chiese la ragazza disperata.
-Perchè no!
Al si girò verso la detective. -Kate...
Beckett sospirò. Aveva sperato di non venire coinvolta. -Rick...- disse dolcemente.
Lo scrittore la guardò ferito e deluso. -Stai dalla sua parte...
-Rick, ascolta...
L'uomo scosse la testa lentamente. -No Al, mi dispiace, ma il suo parere non vale, non è tua madre.
Alexis lo guardò sbalordita e dopo poco scoppiò in una risata amara. -Stai scherzando, vero papà? Mi stai dicendo che dovrei avere il permesso di mamma? Seriamente? Ti ricordo che a cinque anni, quando volevo scappare di casa e diventare grande, Meredith mi ha suggerito di uscire dalla finestra, prendere un taxi fino all'aeroporto e prendere un aereo per Los Angeles, senza dire niente a nessuno. Dubito che adesso mi direbbe di no. Oppure vuoi il parere di nonna? Scusa, ma mi fido più di Kate.
-Al...- sospirò Castle distrutto. Sua figlia aveva ragione, Meredith non era proprio una mamma modello.
-Papà, a me interessa il tuo di parere, non quello degli altri.- disse lei sincera.
-Il mio lo conosci già, ma sei una Castle e perciò farai di testa tua, vero?
La ragazza accennò un piccolo sorriso. -Vorrei solo sapere che hai fiducia in me papà.
Lo scrittore la guardò tristemente. -Al, io...- esitò abbassando lo sguardo.
Alexis annuì cercando di trattenere le lacrime. -Bene, direi che come risposta basta e avanza.- mormorò prima di uscire velocemente dalla stanza.

Kate guardò il suo partner lasciarsi cadere sul divano, distrutto, e prendersi la testa tra le mani; poi, lentamente gli si avvicinò e si sedette al suo fianco.
-Quando è cresciuta così tanto?- la voce dello scrittore era un sussurro incrinato. -Quando ha smesso di essere la piccola bambina dai lunghi capelli rossi a cui leggevo le favole ogni sera?
La detective sospirò appoggiando la testa alla sua spalla e una mano sul suo ginocchio. -Mi dispiace.- disse comprensiva.
L'uomo sollevò la testa guardandola disperato. -Quando si è accorta di volere un uomo nella sua vita diverso da me?
-Rick...- Beckett gli sorrise tristemente accarezzandogli una guancia. Vederlo nei panni del padre geloso e protettivo nei confronti della figlia le faceva capire ancora una volta quanto quell'uomo fosse fantastico. Amava Alexis con tutto se stesso, più di ogni altra cosa.
-Io... Lei è la mia piccola Alexis...
Kate lo abbracciò dolcemente, stringendolo a sè. -Rick, tua figlia ha la sua vita ormai, è adulta, ha i suoi sogni. E questo significa che dovrà allontanarsi da te. Un giorno avrà la sua famiglia, i suoi figli. Ma tu sei suo padre e sei l'unico uomo che amerà e di cui si fiderà per sempre, sa che sei l'unico non smetterà mai di credere in lei e che non la tradirà mai, mai.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante. -Lei mi odia.- disse poi ripensando a quelle parole che gli aveva urlato e che erano sprofondate come pesanti sassi nel suo cuore. -Io ho sbagliato tutto.
Beckett lo guardò come se fosse impazzito. -Non dire sciocchezze! Hai cresciuto una ragazza fantastica, da solo! Al è matura, intelligente, responsabile e simpatica. Per non parlare della sua bellezza. E' la miglior ragazza che io abbia mai conosciuto e questo ti fa onore Rick, non immagini quanto. Lei... non ti odia. Era solo arrabbiata, le hai detto che non ti fidi di lei e le hai dato della ragazza facile. Non pensa davvero tutte quelle cose, lei ti vuole bene. Te lo assicuro, so cosa significhi litigare con il proprio padre, specialmente alla sua età.
Castle sgranò gli occhi. -Non le ho dato della ragazza facile!- disse indignato.
-Ah, no? Ti assicuro che dalle tue parole sembrava così.
Rick si fermò un attimo a rifletterci. In effetti la sua musa poteva aver ragione. Si sentì malissimo. -Io mi fido di lei, è lui il problema.- mormorò stringendo i denti.
-Castle, a me Riley sembra un bravo ragazzo, è carino, educato e ci ha aiutati durante le indagini. E Alexis ha una buona opinione su di lui. E poi... è solo una festa, e ci saremo anche noi. Abbi fiducia in loro, o almeno in tua figlia.
Lo scrittore la studiò per qualche secondo, poi annuì sconfitto. -Va bene. Alexis è in gamba, sono orgoglioso di lei, è fantastica. E se è quello che vuole io starò dalla sua parte e cercherò di contenere la mia gelosia e... che c'è?- chiese vedendo il sorriso della sua musa che si allargava.
-Penso che dovresti dire tutte queste bellissime parole ad un'altra donna, non a me.
Castle sorrise a sua volta, poi le prese il viso tra le mani e lo avvicinò lentamente al suo, fino ad incontrare le labbra della donna. La baciò dolcemente fino a quando le guance di Kate si imporporarono e il bisogno di ossigeno divenne troppo forte.
-Tu...- disse emozionato recuperando fiato. -sei fantastica. Ti amo, Kate, più della mia stessa vita. Non vorrei nessun'altra donna al mio fianco che non sia tu.
Beckett, commossa, gli diede un altro dolce bacio. -E io non voglio nessun altro uomo che non sia tu. Ma ora vai, c'è un'altra donna che devi conquistare con le tue parole.

Castle camminava nervoso  sulla spiaggia, sapeva esattamente dove avrebbe trovato sua figlia, la conosceva meglio delle proprie tasche.
Salì sopra al primo scoglio, continuando ad avanzare, facendo attenzione a dove appoggiava i piedi, fino a quando la vide.
Era seduta sull'ultimo scoglio, quello più grande, e gli dava le spalle. Era rivolta verso il mare, le braccia che stringevano le ginocchia al petto, i lunghi capelli rossi come il fuoco che svolazzavano per colpa della brezza marina, il corpo scosso dai singhiozzi.
A quella visione Rick sentì qualcosa rompersi dentro di sè. Non si era mai sentito così male, gli sembrava di non riuscire a respirare.
Aveva fatto del male a sua figlia, l'aveva fatta piangere. Aveva messo sè stesso davanti a lei.
E ora, come un verme, stava andando a chiederle scusa.
-Al...- disse debolmente quando fu alle sue spalle.
-Che vuoi?- chiese duramente lei asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, continuando a guardare il mare.
Lo scrittore si sedette al suo fianco, cingendole le spalle con un braccio. -Mi dispiace, mi dispiace tanto Al, mi dispiace...- sussurrò chiudendo gli occhi mentre alcune lacrime calde scendevano anche sulle sue guance. -Scusa. Scusa se ti ho fatta arrabbiare, se ho fatto il padre stupido e geloso, scusa se non ti ho dimostrato la mia fiducia e se ti ho offesa e ferita. Non volevo, davvero. Sei la donna più importante della mia vita Al, e anche se vorrei dire che sei la ragazza più importante, devo farmene una ragione, sei cresciuta, sei una donna. Scusami davvero.
La ragazza gli gettò le braccia al collo scoppiando a piangere. -Oh, papà. Sono io che devo chiederti scusa, non volevo dirti quelle cose, non le penso davvero. Ero... solo arrabbiata.
Il padre le accarezzò dolcemente i capelli. -Non importa Al, davvero, è tutto ok.- le disse dolcemente guardando le onde blu del mare che si abbattevano violentemente sugli scogli. -Kate ha ragione, io ho piena fiducia in te. Se tu vuoi andare alla festa con Riley io non posso che ascoltarti e chiederti se ti serve un bellissimo vestito nuovo.
Alexis sorrise. -No papà, non serve, dovrei averne già uno... Ti fidi davvero di me?
L'uomo annuì, non aveva dubbi. -Sì, ciecamente, e scusami se prima non te l'ho detto.
-E' stata Kate a farti cambiare idea?
Suo padre annuì.
-Sono felice per te, per voi. Siete perfetti insieme papà, davvero.- le disse lei con la voce incrinata per l'emozione.
-Lo so. Lei è tutto ciò che ho sempre desiderato.
Padre e figlia rimasero in silenzio, ammirando il cielo azzurro.
-Posso davvero andare alla festa?- chiese Alexis dopo un po'.
-Certo, sei adulta, no?
La ragazza sbuffò divertita. -Sì, ma sarò sempre la tua bambina, perciò voglio sapere cosa pensi.
Castle sospirò. -Mi fa male vederti insieme ad un uomo diverso da me, ma va bene, è giusto. Ma ti chiedo lo stesso di stare attenta, ok? Vorrei che qualcun altro mi chiamasse papà prima di diventare nonno.
Sua figlia sgranò gli occhi. -Aspetta! Davvero? Tu e Kate volete un figlio?- chiese eccitata.
Rick rise alla sua espressione felice. -Stai calma!- ridacchiò. -No, non subito almeno, stiamo insieme da due giorni Al! Però... se le cose tra noi dovessero funzionare, più avanti, e se lei fosse d'accordo... mi piacerebbe.- ammise arrossendo. Era la prima volta, nella sua vita, che sognava di diventare padre. Con Alexis era stato tutto diverso, lui e Meredith erano giovani, non ne avevano neanche mai parlato, era stata tutta una sorpresa. Con Gina e le altre l'idea non gli era neanche mai passata per la testa. Ma con Kate... con lei era tutto diverso. Da quando aveva capito di essersene innamorato, molto tempo addietro, aveva iniziato a desiderare di tenere tra le braccia un bambino o una bambina con i suoi occhi verdi e i capelli mossi e castani.
-E' una bella cosa papà. Spero che un giorno si possa avverare, mi piacerebbe avere un fratellino o una sorellina. E comunque stai tranquillo, non ho intenzione di diventare mamma tanto presto!
Lo scrittore sorrise dandole un bacio sulla fronte. -Grazie pumpkin.



Angolo dell'autrice:
Ok, sinceramente questo capitolo non era previsto, ma scrivendo ho capito che mancava un momento tra Castle e Alexis. Loro nel telefilm hanno un fantastico rapporto e non mi sembrava giusto ignorarlo. Probabilmente non ce ne saranno altri di simili, spero vi piaccia comunque.
Sono riuscita ad inserire anche alcune parti Caskett e a parlare del caso almeno un po' :)
Ah, per quanto riguarda i sette anni di differenza tra Castle e Beckett mi sono basata sulle età dei due attori, non mi sembra che nel telefilm le specifichino mai. Alexis invece nella quarta stagione, se non sbaglio, dovrebbe avere diciotto, diciannove anni.
Il prossimo capitolo sarà più Caskett e ci sarà la festa.
Grazie mille per tutte le recensioni, mi rendono davvero felicissima :)
Un bacio,
Sofy_m

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Capitolo 16
*** Rick e Kate. ***


capitolo 16


Rick e Kate.



-Papà, muoviti!
-Richard, tesoro, siamo già in ritardo!
Castle sorrise sentendo le due donne dai capelli rossi lamentarsi dal salone.
-Non è colpa mia se sono stato sbattuto fuori dalla mia stanza e da quella della mia ragazza perchè voi dovevate preparavi!- rispose guardandosi allo specchio. Indossava una giacca grigia sopra alla camicia bianca, dei pantaloni dello stesso colore della giacca e una cravatta azzurra come i suoi occhi. Si passò una mano tra i capelli sorridendo soddisfatto.
-Papà, cerca di sbrigarti!
-Sì Al, ho quasi finito.- disse lui andando verso il bagno.
La ragazza sbuffò, voltandosi poi verso Beckett che, in piedi vicino al bancone della cucina, osservava la scena divertita. -Kate ti prego, fai qualcosa.
La detective ridacchiò e si avvicinò alla porta.
-Sai Richard,- lo scrittore si immobilizzò di colpo sentendo la voce sensuale della sua musa. -se non esci di lì abbastanza in fretta sarò costretta a chiedere a David di farmi da accompagnatore!
Castle non rispose ma dopo meno di cinque secondi stava già uscendo dalla sua camera. -Kate,- si lamentò. -questo non è affatto...- alzò gli occhi per guardare la donna davanti a sè e rimase senza parole. Non aveva mai visto nulla di più bello.
Beckett indossava un lungo abito color blu notte senza spalline, stretto fino ai fianchi e poi più morbido fino ai piedi. Si era leggermente truccata e i lunghi capelli mossi, in parte raccolti, le ricadevano su una spalla. Ai piedi indossava i suoi amati tacchi dello stesso colore del vestito.
Ma ciò che più ammaliava lo scrittore era il suo sorriso, il suo fantastico, bellissimo sorriso.
Senza rendersene conto si perse nell'intensità di quegli occhi verdi.
Ecco, avrebbe potuto rimanere così per l'eternità, dimenticandosi pure di respirare. Gli bastavano quei due occhi verdi e quel sorriso.
Kate, comunque, non era messa molto meglio. Quando si era scontrata con gli occhi azzurri del suo partner si era dimenticata di tutto il resto.
-Ehm...- la voce della giovane Castle li riportò alla realtà.
-Sei bellissima.- le disse dolcemente Rick.
La detective arrossì e abbassò lo sguardo imbarazzata. -Anche tu non sei male Castle.- sussurrò.
L'uomo sorrise a sua volta. -Bene,- disse rivolgendosi alle altre due donne. -ora possiamo andare.
Martha alzò le braccia al cielo con il suo fare da attrice. -Alleluia!

In effetti, quando arrivarono al grande salone vicino alla spiaggia, quasi tutti gli ospiti erano già presenti.
Rick porse il braccio a Kate entrando insieme a lei, mentre Riley raggiungeva Alexis.
-Buonasera signor Castle.- salutò educatamente.
Lo scrittore rispose con un sorriso tirato. -Buonasera.
Il giovane australiano spostò la sua attenzione sulla ragazza dai capelli rossi.
-Wow Alexis, sei davvero molto bella.
La giovane Castle arrossì ringraziandolo sottovoce. Indossava un vestito marrone chiaro lungo fino al ginocchio, senza spalline e tacchi dello stesso colore e aveva leggermente arricciato i capelli con la piastra.
Quando i due stavano per allontanarsi Castle li richiamò. -Riley!
-Sì signore?- chiese lui stupito.
-Guai a te se le farai del male.
Il ragazzo annuì serio. -Certo signore.
Rick lo fissò per qualche secondo. -Bene.- disse infine. -Buona serata.- poi si voltò verso la sua musa. -Wow, mia madre si è già fiondata sugli alcolici!
La detective rise vedendo Martha che si faceva servire da un giovane cameriere poco più in là.
-Io posso offrirle qualcosa, detective?- le chiese Castle dolcemente.
Kate sorrise. -Non hai intenzione di farmi ubriacare per far colpo su di me, vero?
L'uomo si avvicinò lentamente al suo viso e le sfiorò la guancia con le labbra. -Oh, non mi serve l'alcool per colpo su di te, Kate.- sussurrò con voce profonda.
Beckett si morse il labbro inferiore. -Sì, offrimi qualcosa.
Musa e scrittore si avvicinarono al tavolo.
-Beh dai, almeno tua figlia a buon gusto.- disse la donna per stuzzicarlo.
Lui la guardò confuso. -Buon gusto?
-Riley.- spiegò. -E' carino. Alto, atletico, abbronzato... per non parlare del suo sorriso e dei suoi occhi verdi!
Castle scosse la testa infastidito versando della birra in due bicchieri e porgendogliene uno. -Secondo me, non è un granché. E poi pensavo preferissi gli uomini con gli occhi azzurri, sai?
La detective alzò gli occhi al cielo mentre una musica iniziava a diffondersi nel salone. -Egocentrico come sempre.
Rick sorrise. -Certo che sì!
Kate si pietrificò all'improvviso, lo sguardo fisso avanti a sè.
-Ehi, che succede?- chiese lo scrittore notando il suo strano comportamento.
La detective si riscosse e serrò la mascella. -Russa in avvicinamento.- sibilò tra i denti.
L'uomo si voltò di scatto, seguendo lo sguardo della sua musa. Anastasia stava attraversando il salone a passo deciso puntano verso di loro in tutta la sua bellezza. Indossava un lungo vestito rosso aderente con una profonda scollatura e uno spacco che lasciava intravedere le gambe. I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e aveva un sorriso enigmatico sul volto. Tutti gli uomini si erano voltati ad ammirarla.
-Però, niente...
Beckett non lo lasciò terminare la frase, prese il colletto della sua camicia tra le mani e lo tirò verso di sè, facendo incontrare le loro labbra.
Lo baciò con tutta la passione possibile, facendogli passare le braccia intorno al collo e stringendogli i capelli. Gli mordicchiò dolcemente il labbro inferiore e lo leccò sensualmente.
Castle rimase sbalordito, incapace di muovere un solo muscolo o di pensare per alcuni secondi. Quando riprese abbastanza lucidità strinse la donna a sè, cingendole i fianchi e rispondendo con altrettanta passione al bacio.
Le loro lingue combattevano affamate una sull'altra, cercando di prendere il controllo.
Poi, improvvisamente, Kate si staccò, lasciando un centimetro tra le loro labbra.
Castle era senza fiato, piacevolmente stupito. -Wow...- disse in un sospiro cercando di ricomporsi.
La detective si sistemò un ciuffo di capelli sorridendo e tirò un sospirò di sollievo vedendo che la russa si era allontanata.
-Gelosa mia musa?- chiese lo scrittore seguendo il suo sguardo e capendo il motivo di quel gesto.
La donna si morse il labbro inferiore sorridendo maliziosa. -Non immagini quanto.- sussurrò prima di baciarlo un'altra volta.
-Non devi preoccuparti...- rispose lui ansimando dopo che si furono staccati. -Sono solo tuo, ti appartengo totalmente.
Gli occhi di Kate brillarono. -Davvero?
L'uomo annuì e le prese una mano, chinandosi per lasciarle un bacio. -Ora detective Beckett, mi concede questo ballo?
Beckett impallidì. -Ehm, ecco...
-Che c'è Kate, paura di perdere il controllo?- sussurrò lui malizioso.
La donna scosse la testa. -Non sono una grande ballerina.- ammise sottovoce.
Lo scrittore si accigliò. -Ma quella volta, alla festa...
-Eravamo sotto copertura e non abbiamo ballato molto...
Rick la guardò per qualche istante, poi scrollò le spalle. -Fa niente, guiderò io.- disse con un sorriso ammiccante prendendola per mano e trascinandola al centro del salone dove già altre coppie stavano danzando.
-Rick...
Castle le fece mette una mano sulla sua spalla mentre lui le poggiava la sua dietro la schiena e la stringeva a sè. Kate rabbrividì.
-Ti ho già detto che sei bellissima?- le chiese iniziando a muovere i primi passi.
-Giusto un paio di volte.
-Sei bellissima. E quella russa... non vale nemmeno la metà di te.- le disse dolcemente guardando le sue guance arrossire. -E io sono l'uomo più fortunato del mondo.
-E sentiamo, perchè?- chiese lei divertita.
-Perchè tu sei qui con me, perchè ho la donna più bella dell'universo tra le mie braccia!- rispose come se fosse stato ovvio.
Il viso della detective divenne ancora più rosso. -Smettila.- disse. I suoi complimenti le piacevano, la facevano sentire speciale e desiderata, ma odiava sentirsi in imbarazzo.
-Mi piace farti i complimenti.- disse lui facendola volteggiare e poi riattirandola a sè. -Voglio che tu sappia esattamente quanto tu sia fantastica.- le mormorò all'orecchio con la sua voce calda e profonda.
-Beh... grazie.- rispose Kate emozionata cercando di non pestargli i piedi.
-Posso farti una domanda, Kate?- le chiese l'uomo in sussurrò basso sfiorandole la guancia con il naso.
Beckett chiuse gli occhi cercando di ricordare come respirare correttamente. -Ti prego...- lo supplicò prendendo un profondo respiro. -smettila di usare quella voce da... da camera da letto!
Castle si scostò leggermente guardandola stupito, un sorriso splendente gli illuminava il volto. -Da camera da letto?!
Kate abbassò lo sguardo imbarazzata.
-Che c'è detective?- Rick la strinse più forte a sè parlandone con il solito tono basso. -La sto facendo impazzire?-sussurrò malizioso.
La sua musa gli colpì una spalla fulminandolo con lo sguardo. -Smettila di fare il bambino, Castle! E fammi questa domanda!
Lo scrittore ridacchiò mentre aumentava leggermente la velocità dei passi. -Ok, ok. Allora, perchè tutti, lo spagnolo compreso, possono chiamarti per nome mentre io no? Cioè, perchè io fino all'altro giorno non potevo farlo?- chiese guardandola negli occhi.
Beckett abbassò lo sguardo
-E' una cosa così brutta?- il tono del suo partner era disperato mentre le alzava dolcemente il viso per poterla guardare.
La donna scosse la testa lentamente.
-E allora...?
-Quando tu mi chiami per nome il mio stomaco si chiude.- sputò fuori arrossendo. Stava lasciando che Castle scoprisse un'altra parte di lei, stava dando un calcio ad un altro mattone di quel muro. Ma non era sicura di essere pronta. -Il mio cuore batte più veloce, le mani iniziano a sudare, il cervello si spegne completamente. Quando la tua... calda e morbida voce dice il mio nome io mi dimentico di tutto, la mia razionalità trema. Mi sento fragile, insicura, esposta...
-Io... scusami.- Rick non sapeva cosa dire, non si era immaginato quella risposta.
Kate alzò la mano per interromperlo. -Non è brutta sensazione, anzi, è una fantastica sensazione. In quei momenti il mio cuore batte davvero, mi sento viva, sono solo Kate, non la detective Beckett. E' come se il muro e le mie paure non ci fossero, è incredibile, solo tu riesci a farmi sentire così. Riesci a sconvolgere tutte le mie certezze. Ma allo stesso tempo questa cosa mi terrorizzava, la consideravo un punto debole, capisci?
Lo scrittore la ascoltava rapito. -Sei straordinaria Kate Beckett, penso non finirò mai di ripeterlo. E ti amo, non immagini quanto.- le disse prima di baciarla dolcemente.

Beckett camminava lentamente a piedi nudi sulla sabbia, a riva. In una mano i tacchi blu, con l'altra teneva leggermente sollevato l'orlo del vestito; aveva sciolto i capelli, scompigliati dal vento e il suo sguardo era perso verso il mare.
-Sai, sembri proprio una principessa.- le disse Castle avvicinandosi e immergendo i piedi nudi nell'acqua. -Ah, i miei poveri piedi!
La donna rise. -Sei stato tu a chiedermi di ballare!
-Sì, ma non pensavo fossi così negata, me li avrai pestati un centinaio di volte!
Kate alzò gli occhi al cielo e sbuffò. -Il solito esagerato!
Rimasero a lungo in silenzio, osservando il cielo stellato e ascoltando le onde infrangersi contro la riva. C'erano solo loro, tutti gli altri erano tornati nelle loro stanze al termine della festa. Musa e scrittore avevano ballato per ore, tenendosi stretti, ridendo e scherzando, ricordando i vari momenti passati insieme. Quando la musica era terminata e tutti erano tornati indietro la detective gli aveva chiesto di fare una passeggiata sulla spiaggia e Rick aveva subito acconsentito.
-Grazie per la bella sera, mi sono davvero divertita molto.
-Grazie a te per avermi scelto come accompagnatore!
Beckett scosse la testa divertita. -Come se avessi avuto scelta!
-Tu avrai sempre una scelta.- Castle la guardò tremendamente serio. -Avrai sempre l'opportunità di scegliere, Kate, anche se la tua scelta non fossi io. In quel caso mi farei da parte. Ma sappi che non rinuncerei a lottare. Mai.
La detective rimase senza parole, colpita per l'ennesima volta dall'infinita dolcezza di quell'uomo. Non sapeva cosa rispondergli, le sembrava tutto sbagliato.
-Ti amo.- le parole le uscirono senza alcun preavviso, lasciandola stupefatta. Non ci aveva riflettuto, non l'aveva programmato, non voleva dirle, non era ancora pronta. Aveva paura di ammetterlo, il timore di fare a pezzi quel muro, il terrore di sprofondare se avesse perso anche lui. Eppure...
Ora tutto sembrava perfetto, al posto giusto finalmente. E le sembrava di essersi tolta un grande peso. Ora poteva davvero ricominciare a vivere la sua vita.
Inconsapevolmente, sul suo viso si aprì un meraviglioso sorriso. -Ti amo.- ripeté ancora sorpresa e confusa, stordita da quell'enorme sentimento che le riempiva il cuore, lo stomaco, i polmoni, il petto, la testa e che la lasciava senza fiato.
Il volto felice di Rick doveva essere il riflesso del suo. -Ti amo anch'io!- rispose con gli occhi che brillavano, emozionato. Si sentiva al settimo cielo, nessun'altra donna l'aveva mai fatto sentire così prima.
Lasciò cadere le scarpe sulla sabbia, prendendole il viso e baciandola con foga. La detective rispose subito al suo gesto.
Si assaporarono a lungo, appassionatamente, con tutto l'amore possibile, fino a quando non furono costretti a riprendere fiato.
-Questo vestito...- ansimò Kate continuando a tenere sollevato l'orlo. -è piuttosto... ingombrante.
-Sono disposto a togliertelo molto volentieri!- esclamò subito Castle sorridendo malizioso.
Beckett sorrise. -Magari non qui, visto cosa è successo questa mattina...
-Ah, mi sono dimenticato di dirti che mia madre e Alexis sono tornate nella loro stanza, hanno detto che vogliono lasciarci la nostra privacy.
-Perfetto, puoi tornare a dormire sul tuo letto!
-Non penso proprio! A meno che tu non dorma con me...
Kate si chinò per raccogliere i tacchi e le sue scarpe e lo prese per mano, facendo intrecciare le loro dita e iniziando a tornare indietro.
-Ehi, dove stiamo andando?- domandò stupito Castle.
La detective si morse il labbro inferiore sorridendo maliziosa e abbassò leggermente lo sguardo mentre le sue guance si tingevano di rosso. -A togliere il vestito...

Quando entrarono nella suite tutta la passione che avevano cercato di tenere a freno in quei giorni scoppiò. Castle, dopo aver chiuso la porta, spinse dolcemente la detective contro il muro, baciandola come se da quel gesto dipendesse ogni cosa. Affondò una mano tra i suoi lucenti capelli mentre con l'altra, alla base della schiena, faceva aderire completamente i loro corpi.
Le leccò e le morse le labbra sensualmente, fece giocare e lottare le loro lingue, esplorando completamente la bocca della sua musa, imprimendo nella sua mente il suo magnifico sapore. Si spostò a baciarle dolcemente la guancia, il mento, la mascella e poi più giù, il collo. Lì fece scorrere lentamente la sua lingua, lasciandole ogni tanto qualche piccolo morso, fino a raggiungere la spalla, mentre Kate respirava affannosamente.
-Oh, Rick...- ansimò tremando, prima di costringerlo a tornare sulle sue labbra per riprendere il bacio.
La detective sentì una morsa di desiderio nel suo stomaco e gemette quando l'evidente eccitazione dell'uomo premette contro la sua coscia.
Con decisione fece scorrere le mani sotto la giacca dello scrittore, facendola cadere a terra, per poi dedicarsi alla cravatta azzurra. Quando l'ebbe liberato da quell'indumento si staccò da lui e, dopo averlo guardato a lungo negli occhi, iniziò a sbottonargli la camicia, facendo scorrere la lingua su ogni pezzo di pelle che man mano scopriva, sui suoi pettorali perfetti e sull'addome, sorridendo quando sentì i suoi muscoli contrarsi.
Baciandolo dolcemente iniziò ad armeggiare con i suoi pantaloni.
Castle le bloccò le mani improvvisamente e fece un passo indietro. Beckett lo guardò spaventata per quel rifiuto.
-Kate...- mormorò addolcendo lo sguardo e accarezzandole il viso. -sei sicura? Non sei costretta a...
-No Rick. Io lo voglio. Io ti voglio.- rispose sicura appoggiando una mano sul suo petto, sopra il suo cuore.
L'uomo non rispose, la guardò con uno sguardo carico di desiderio e riprese a baciarla come non aveva mai fatto prima, mentre abbassava lentamente la zip del vestito. Accarezzandola dolcemente le sfilò lentamente l'abito, facendolo finire a terra e allontanandolo con i piedi.
Rimase ammaliato dal corpo perfetto della sua musa, coperto solamente da un paio di mutandine nere. Doveva essere un sogno, era sicuramente un sogno. -Sei bellissima.- sussurrò prima di iniziare ad accarezzarle tutto il corpo.
La detective fu costretta a lasciare cadere la testa all'indietro e a mordersi le labbra per non lasciarsi sfuggire un lungo gemito. Strinse i capelli del suo partner tenendo il suo viso stretto contro il suo corpo, ansimando mentre Castle le baciava il seno, la cicatrice, il ventre piatto e lasciava scorrere le sue dita verso il basso. Le sue ginocchia tremavano, riusciva a malapena a restare in piedi, sopraffatta da tutte quelle sensazioni.
Quante volte aveva letto e riletto quelle pagine di Heat Wave desiderando che fossero vere? Quante volte aveva immaginato quel momento? Tante, tantissime. Ma mai, mai, nemmeno nei suoi sogni più nascosti, aveva immaginato che lo scrittore potesse essere così... così appassionato e, allo stesso tempo dolce. La stava facendo impazzire.
-Rick!- gemette quando l'uomo la sfiorò leggermente con le dita.
Il suo partner le accarezzò dolcemente la schiena mentre assaporava i suoi seni. Si sentiva in paradiso, felice come mai prima d'ora; non poteva ancora credere di avere l'unica donna di cui si era mai davvero innamorato tra le sua braccia.
-Ti prego... non ti fermare...- lo supplicò quasi lei.
Castle sorrise soddisfatto, ma invece di ascoltarla si lasciò cadere in ginocchio e iniziò a baciarle le caviglie, i polpacci, l'interno delle cosce, il tessuto della sua biancheria intima, e poi più su, fino a ritornare alle sue labbra.
Beckett gli affondò una mano tra i capelli mentre dischiudeva le labbra e con una mano gli apriva i pantaloni, facendoli cadere a terra. Lentamente, poi, sfiorò la sua eccitazione attraverso il tessuto dei boxer. 
-Oh Kate, Kate...
La detective avvolse le sue gambe intorno ai fianchi dello scrittore mentre si aggrappava alle sue spalle. -Ti prego Rick, fai qualcosa...- disse sottovoce affondando il viso nel suo collo.
Castle la sostenne stringendola a sè e, baciandole il collo e la spalla, si diresse verso la loro camera da letto.

Quando Beckett si svegliò era sdraiata sul suo letto, completamente nuda ed abbracciata a Castle.
-Buongiorno mia musa!- la salutò lo scrittore accarezzandole la schiena con un gran sorriso. -Anzi, buonanotte visto che sono solo le quattro del mattino!
La donna, ancora assonnata, lo guardò per un attimo confusa, finché i ricordi di quanto avvenuto solo qualche ora prima presero il sopravvento nella sua mente. Sul suo volto si aprì un fantastico sorriso. -Buonanotte anche a te!- rispose sporgendosi in avanti per baciarlo dolcemente. -Sei sempre rimasto sveglio?- chiese curiosa.
Rick le spostò i capelli iniziando a darle caldi baci sulla fronte, le guance, il collo, le spalle. -Volevo guardarti dormire.- disse continuando a scendere con le labbra. -Sei bellissima, sembri una bambina.
Kate arrossì. -Grazie.- rispose facendogli passare le dita tra i capelli. -Ti amo Richard.
Castle tornò a guardarla con gli occhi che brillavano. -Ti amo anch'io Katherine. E questa notte... è stata la migliore della mia vita. Fare l'amore con te è stato... Meraviglioso, fantastico, incredibile... Dio, Kate guardami!- disse ridendo. -Sono uno scrittore senza parole! E' tutto per causa tua!
La detective sorrise radiosa dandogli un dolce bacio.
-Ti amo.- le ripeté lui. -Ti amo, ti amo, ti amo. Non dimenticarlo mai.
Le prese dolcemente il viso fra le mani e lo fece avvicinare lentamente al suo, per poi baciarla con passione, accarezzandole le pelle nuda.
Ma dopo qualche secondo, con sua sorpresa, la sua musa si staccò e si alzò dal letto. Rick rimase stupito e senza parole ammirando quel fantastico corpo.
Beckett prese una delle camicie viola dello scrittore e se la mise abbottonandola distrattamente, dopodiché si infilò un paio di mutandine.
-Kate, che diavolo stai facendo?- domandò lo scrittore confuso.
La detective gli lanciò un paio di pantaloni sorridendo. -Ti fidi di me, Rick?
-Certo!
-Bene, allora mettiteli e vieni con me.

Fuori era buio, ma in lontananza si riusciva a intravedere la prima luce del sole che doveva sorgere.
Beckett camminava scalza, velocemente verso l'entrata del villaggio. Castle, qualche passo più indietro, non poteva far altro che restare ammaliato da lei. La sua camicia viola era abbottonata solo in parte e le stava piuttosto grande, arrivando a coprire fino a sotto il suo perfetto fondoschiena, lasciano scoperte le sue lunghissime gambe. I capelli spettinati le cadevano dolcemente sulle spalle.
Doveva sicuramente essere un angelo mandatogli dal cielo.
-Si può sapere dove stiamo andando?- chiese l'uomo quando uscirono dal villaggio.
Kate lo prese per mano. -Vieni.
Lo portò fino a una piccola spiaggia semi-nascosta, prima di lasciargli la mano e correre verso la riva, per poi voltarsi verso di lui con un largo sorriso.
-Dov'è?- domandò Castle.
Beckett si accigliò confusa. -Cosa?
-Dov'è la detective Beckett? Che ne hai fatto di lei? Dov'è la donna che rimane sempre nascosta dietro il suo muro, dietro le sue paure, piantata nelle sue convinzioni? Quella che ha il terrore di amare?
Kate si morse il labbro fissandosi i piedi nudi bagnati dal mare. -Io... non lo so. Forse è rimasta a New York e quando torneremo a casa tornerà, o forse l'ho lasciata in quella centralina in mezzo al bosco. Forse si è solo nascosta dentro di me o forse l'ho sconfitta, per sempre... Non lo so. So solo che ciò che voglio ora è stare con te, farmi amare da te e dimostrarti quanto ti amo. In questo momento sono solo noi due. Rick e Kate.
Rick fece qualche passo in avanti fino ad arrivarle di fronte e le scompigliò dolcemente i capelli. -E io trovo che tutto ciò sia magnifico. Ma che ci facciamo in questa spiaggia alle quattro di notte, Kate?
-Voglio vedere l'alba con te.- sussurrò arrossendo. Non era da lei essere così romantica. -Dalla spiaggia del villaggio si può vedere solo il tramonto.- spiegò imbarazzata.
-Ok, ma l'alba sarà fra due ore...- le fece notare lui.
Lei sorrise, alzò lo sguardo e gli passò le braccia intorno al collo, avvicinandosi con le labbra al suo orecchio. -Prima ho intenzione di insegnarti a nuotare...- sussurrò facendo poi un passo indietro.
Castle prese un profondo respiro. -Non penso sia un'ottima idea... Non amo il mare...
La detective piegò la testa di lato. -Vuoi lasciarmi fare il bagno da sola?
-Io... ti aspetterò qui.
Beckett annuì guardandolo negli occhi con aria di sfida. -Bene.- disse solo prima di iniziare a sbottonarsi lentamente la camicia.
Rick deglutì a vuoto. -Che... che diavolo stai facendo?
Kate lo guardò sbalordita. -Non penserai che mi faccia il bagno vestita!
Castle sentì improvvisamente i pantaloni farsi più stretti. "Al diavolo!", pensò. Le si avvicinò velocemente e le afferrò i polsi, bloccandola. -Ci penso io.
-Che c'è Richard, hai cambiato idea? Verrai in mare con me?- chiese innocentemente divertita.
-Sei una strega Kate Beckett, una vera strega.



Angolo dell'autrice:
Scusate il ritardo ma in questi giorni mi sono lasciata prendere da Twitter, ed è diventato come una droga. Spero di farmi perdonare con questo lungo lunghissimo capitolo solo Caskett. E' stato piuttosto difficile da scrivere, non volevo diventasse troppo dolce e melenso e c'era il problema del rating.
Io penso che come colore sia arancio, magari arancio scuro, ma non rosso. In caso, ditemelo.
Spero che Beckett non risulti OOC, ma ho pensato che, essendo innamorata, non può sempre comportarsi da detective, giusto?
Dal prossimo capitolo penso ci saranno alcune... svolte, o novità, chiamatele come vi pare :)
Grazie a tutti per le recensioni, mi fanno davvero piacere! Spero vi piaccia anche questo capitolo!
E domani.... PROMO!!! Promo promo promo promo promo promo!!! *me salta felice per casa*
Ok, ho sicuramente scritto troppo.
Buonanotte,
Sofy_m




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Capitolo 17
*** Sfida. ***


capitolo 17


Sfida.



-Sei una strega Kate Beckett, una vera strega.
La detective rise mentre lo scrittore le sbottonava lentamente la camicia, continuando a guardarla ammaliato. Le diede un dolce un bacio sulle labbra prima di scendere a baciarle il collo. Dio, quanto amava il suo profumo! Un misto tra ciliegie e Kate Beckett, dolce ma allo stesso tempo forte, pungente. Unico. Avrebbe voluto imprimerlo nella sua mente e non dimenticarlo più.
Con le mani, accarezzandola leggermente, fece cadere a terra la camicia ormai aperta, per poi stringerla a sè e passare a baciarle il seno.
-Rick...- sospirò lei piano.
-Dimmi.- rispose lui con un sorriso tornando a guardarla.
Kate iniziò a sfilargli lentamente i pantaloni mordendosi il labbro inferiore, sorridendo maliziosa e ammirando il corpo nudo dell'uomo. -Dovremmo entrare in mare...
-Ora, detective, io avrei un'idea migliore...
La donna alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa divertita. -Mi dispiace Castle, prima dovrai imparare a nuotare.- si tolse le mutandine lasciandole cadere nella sabbia e si voltò verso il mare. -Allora, andiamo?

-Avanti Castle! Non è così difficile!
Lo scrittore sbuffò per l'ennesima volta. -Non ce la faccio!
-Non ci stai neppure provando!- si lamentò Beckett alzando un sopracciglio. Erano entrati in mare da più di mezz'ora, ma non c'era stato alcun miglioramento, Castle non voleva neppure staccare i piedi da terra.
-Ho paura di affogare!
-Primo, l'acqua è bassa. Secondo, non ti sto chiedendo molto, solo di stare a galla. Terzo, se sei così scemo da rischiare di affogare ci sono io. Quindi stacca quei piedi da terra!- gli ordinò mettendosi le mani sui fianchi.
-Scordatelo!
-Lo sai che potrebbe arrivare un granchio e pizzicarti, vero?
Rick aprì bocca per ribattere ma non ne uscì niente. Kate sorrise vittoriosa.
-Vedi, è proprio per questo che non mi piace il mare. E' sempre qui, pronto a fregarti, in un modo in un modo o nell'altro...
La detective sbuffò trattenendo una risata. -Sei sempre il solito bambino!
-Non è colpa mia!- si lamentò lui.
-No.- rispose Kate sarcastica. -Hai ragione, è colpa mia.- scosse la testa fermandosi a guardarlo. Era in piedi di fronte a lei, l'acqua gli arrivava al petto, e aveva uno sguardo abbattuto in faccia. -Ok, te lo rispiego. Devi portare avanti un braccio alla volta e battere le gambe, chiaro? Guarda.
La detective si immerse nell'acqua limpida iniziando a nuotare a stile libero. Quando era piccola i suoi genitori le avevano fatto fare alcuni corsi quindi se la cavava piuttosto bene. -Ecco, visto?- disse riemergendo e voltandosi a guardarlo.
Ma Castle aveva lo sguardo perso sul suo corpo e un'aria sognante.
-CASTLE!- lo richiamò. -Rimani concentrato almeno!- niente, era un caso perso.
L'uomo si riprese e scoppiò a ridere, avvicinandosi a lei. -Siamo in mare, da soli, bagnati, e tu sei completamente nuda davanti a me. E mi stai chiedendo di rimanere concentrato?- rise e le cinse i fianchi con un braccio, attirandola dolcemente a sè. -Dubito di esserne capace.- disse facendo strusciare il proprio bacino contro quella della sua musa.
-Oh...- Kate si lasciò scappare un forte gemito, sentendo il membro duro dell'uomo preme contro di lei. Appoggiò la testa alla spalla del suo partner mentre ansimava piano. "Balena bianca" l'avevano soprannominato nei quartieri alti. Soprannome azzeccato, dannatamente azzeccato, pensò.
-Rick...- la detective tremò, mentre lui continuava a sfregare piano contro di lei, e gli strinse le braccia al collo.
-Vedi Kate, questo è l'effetto che mi fai.- le sussurrò con la sua voce calda iniziando a massaggiarle il seno con le mani e a baciarle il collo.
Beckett lasciò andare la testa all'indietro mentre il suo respiro si faceva sempre affannoso. -Oddio Rick...
Castle sorrise soddisfatto contro la sua pelle, amava vederla perdere il controllo tra le sue braccia, a causa dei suoi tocchi. Era una cosa che lo faceva sentire incredibilmente potente, che lo mandava in estasi.
-Quanto sei bella, Kate.- le disse dolcemente muovendo i fianchi più velocemente e facendo scendere lentamente una mano.
-Rick, ti prego...- singhiozzò lei.
-Non dovevi insegnarmi a nuotare?- le chiese divertito mentre le succhiava e baciava dolcemente un seno, percependo la salinità del mare mista al sapore della sua pelle.
La sua musa gli affondo le unghie nelle spalle. -Castle...
-Dimmi!- disse mentre la sua mano sfiorava la detective nel suo punto più sensibile.
-Per favore...- lo supplicò.
-Per favore cosa?- le sussurrò mordendole il lobo dell'orecchio.
-Rick...- gemette mentre le mani dello scrittore scendevano sul suo fondoschiena e le labbra tornavano sul suo seno.
-Dillo.
Beckett sbuffò frustrata. -Ti odio!
Lo scrittore si allontanò di colpo. -Ok.
La detective gli lanciò un'occhiataccia facendo un passo in avanti. Si aggrappò alle sue spalle e gli allacciò le gambe ai fianchi, mordendogli le labbra con forza e leccandogliele sensualmente. -Ti voglio, ti voglio, ti voglio; ora, subito! Adesso che sei contento smettila di fare il cretino.
Castle sorrise vittorioso mentre le afferrava i fianchi. -Bastava dirlo detective.- disse prima di entrare finalmente dentro di lei. 

-Castle, stai facendo pancakes per un esercito!
Musa e scrittore erano tornati nella loro suite dopo aver guardato l'alba insieme stretti l'una tra le braccia dell'altro seduti sulla sabbia e ora Rick stava preparando la colazione.
-Ehi, secondo Esposito sono un modo commestibile per ringraziare per la notte trascorsa insieme! E questa è stata una notte fantastica, quindi devo farne tanti!- si giustificò.
-Sì, ma se fai troppi non li mangerà nessuno!- si lamentò la detective. Tornata in camera si era fatta una doccia veloce e tornando in salone se l'era ritrovato ai fornelli con una pila di pancakes sul tavolo già pronti.
-Tranquilla, ci penso io in caso. Nuotando mi è venuta fame.
Beckett scoppiò a ridere. -Nuotando?!?!?! Castle non hai neppure provato a nuotare!
Lo scrittore spense il fornello e si voltò guardandola dolcemente. -Sì, hai ragione. Allora diciamo che fare l'amore con te, cosa sicuramente molto più bella che nuotare, mi ha fatto venire fame.- rispose porgendole un piatto e una tazza di caffè.
Kate arrossì sorridendo. -Grazie.
Castle addentò un pancake. -Quindi, amore mio, non dovresti essere affamata anche tu?- chiese perplesso.
La detective sentì le farfalle nel suo stomaco e il cuore perdere un battito. Alzò la forchetta e gliela puntò contro. -Chiamami "amore mio" in pubblico e ti spezzo le gambe, chiaro?
L'uomo annuì spaventato. -Limpido!
-E comunque io non ho intenzione di ingrassare come ha fatto qualcuno qui negli ultimi tempi!- lo prese in giro.
Rick la ignorò. -Ehi, aspetta! Hai detto "in pubblico"! Quindi quando siamo soli posso chiamarti amore mio! Fantastico!
-Castle smettila di dire sciocchezze e muoviti a mangiare! Tua madre e tua figlia ci aspettano in spiaggia fra venti minuti!- rispose lei alzandosi dal tavolo della cucina.
Lo scrittore sorrise felice. -Ai tuoi ordini amore mio!

Quando arrivarono in spiaggia trovarono Alexis e Martha distese al sole che li aspettavano.
-Madre, figlia, buongiorno!- le salutò Castle posando un bacio sulla guancia ad entrambe.
-Buongiorno padre!- lo salutò la ragazza dai capelli rossi alzando gli occhiali da sole. -Ciao Kate!
-Ciao Al!- la detective rispose con un bel sorriso. -Com'è andata ieri sera?- chiese curiosa.
-Molto bene, mi sono divertita con Riley, è davvero carino e simpatico. E no papà,- aggiunse notando l'espressione dello scrittore. -non ha fatto nulla di male. Abbiamo ballato e chiacchierato, poi sono tornata in camera.
Rick alzò le mani. -Tranquilla, non mi interessa, mi fido di te Al.
Sua figlia sorrise. -Ok. Kate verresti a fare una nuotata con me?- chiese poi a Beckett.
-Oh, mi dispiace Alexis. Vorrei restare qui a prendere un po' di sole.
-Ok, non importa, andrò da sola.
Rick mollò tutto a terra. -Ehi, aspettami! Vengo anch'io!
La giovane Castle si voltò sconvolta. -TU?!?! In mare?! Ma stai bene?
Suo padre scrollò le spalle innocentemente guardando Beckett negli occhi. -Diciamo che... ho riconsiderato il mare.- disse sorridendo malizioso.
La detective arrossì e abbassò lo sguardo.
Alexis li guardò per un attimo, poi scosse la testa. -Grazie, ma per favore, non scendete nei dettagli, non li voglio sapere!- disse entrando in acqua.
Lo scrittore si avvicinò alla sua musa ridacchiando e le diede un bacio sulla fronte. -Ti amo.
Beckett sorrise. -Ti amo anch'io.- rispose posandogli un bacio sulla guancia, prima di stendersi di fianco a Martha e guardare il suo partner allontanarsi.
Poco prima di entrare in acqua Castle si voltò verso di lei. -Ah tesoro, le storie imbarazzanti che mia madre ti racconterà adesso sono tutte false!
Kate lo fulminò con lo sguardo mentre la donna ridacchiava. -Non importa, tesoro.

-Beh, sono contenta di potervi finalmente fare le mie congratulazioni!
Beckett, distesa sul suo sdraio, arrossì. -Cosa?
Martha sorrise scuotendo la testa. -Oh tesoro, non pensare di potermi fregare così anche oggi! Si vede subito dalle vostre facce che è successo qualcosa ieri sera o stanotte, che è cambiato qualcosa, finalmente!
Kate sorrise imbarazzata. -Martha...
-Kate, grazie davvero. Avevo visto quel sorriso sul volto di mio figlio solo una volta prima d'ora, quando aveva tenuto in braccio Alexis per la prima volta. Tu ora sei riuscita a farlo rinascere, grazie.
-Oh...- la detective era rimasta senza parole. -Ecco, io... prego...
-Kate, tu sei felice?
-Sì.- rispose all'istante. -Sì. Amo tuo figlio come non credevo neanche fosse possibile. E' incredibile... Mi sono sempre tenuta alla larga dall'amore, ho sempre avuto storie "false"... Poi è arrivato Rick e ha sconvolto tutto. Pensavo di voler bene a Demming ma vedere tuo figlio insieme ad altre donne mi distruggeva, pensavo di amare Josh ma in realtà volevo lui, lui è quello che, senza rendermene conto, avevo sempre cercato.
La madre dello scrittore sorrise felice. -E lui ama te come non ha mai amato nessun'altra, te lo posso assicurare.- sospirò. -L'altra mattina, quella dopo la prima volta che avete dormito insieme...- disse.
Beckett annuì.
-Lì ho capito quanto ti ami. Ha detto di essere rimasto sveglio tutta la notte ad osservarti dormire senza sfiorarti, e quando gli ho chiesto per quanto era disposto ad aspettarti mi ha risposto "anche tutta la vita se serve".
La detective sentì i suoi occhi inumidirsi. -Non me lo merito così tanto, non dopo tutto il male che gli ho fatto.
-Tesoro, voi vi siete fatti del male a vicenda per troppo tempo, ma ora siete felici, è questo che conta.
-Grazie, grazie davvero. Hai cresciuto un uomo straordinario.
La donna sorrise. -Grazie Kate. Ah, guarda chi arriva.- aggiunse alzandosi. Castle stava uscendo dal mare in quel momento, dirigendosi verso di loro. -Io vado a fare una passeggiata!
-Ehi Kate!- la salutò Rick raggiungendola e chinandosi per baciarla dolcemente. -Devo preoccuparmi molto per ciò che ti ha detto mia madre?- chiese poi sdraiandosi vicino a lei.
La detective si voltò leggermente per poterlo guardare negli occhi e prese un profondo respiro. -Ti amo. Molto più di quanto tu possa immaginare e molto più di quanto io abbia mai fatto, davvero. Non so quando me ne sono resa conto, se la prima volta che ho visto i tuoi occhi alla festa, se quando te ne sei andato con Gina o quando mi hai confessato di amarmi al funerale; ma ti amo. Grazie per non esserti arreso e non aver mai mollato. E questa notte è stata la migliore della mia vita.- disse velocemente arrossendo.
Lo scrittore era rimasto senza parole. Le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente a lungo. -Mia madre ti ha riferito cosa le ho detto l'altra mattina, vero?- sorrise. -Ti amo anch'io Kate, e anche per me è stata la notte migliore della mia vita!
Kate annuì abbassando lo sguardo.
-Che c'è?- chiese confuso.
-Niente Rick...- rispose lei scuotendo la testa.
-Kate...
-Niente, davvero!
Castle le sollevò il mento costringendola a guardarlo. -Dimmi.
Lei sospirò. -E' solo che... tu hai avuto Meredith... e Gina... e tutte quelle altre donne... E io ho paura che...
Il suo partner si stupì. -Kate, hai paura di non essere stata alla loro altezza?!- domandò sconvolto.
La sua musa annuì debolmente.
-Kate, io non ho mai amato nessuna di loro veramente, non ho mai desiderato una di loro come desidero te. Loro erano solo un gioco, un modo per riempire il vuoto nella mia vita. Poi, sei arrivata tu ed è cambiato tutto. Ti sei presa ogni cosa. Il mio cuore, la mia mente, la mia anima. Ti appartengo completamente.
Non sai quante volte ho sognato noi due insieme; e scrivere di Nikki e Rook era un modo per sfogarmi. Stanotte... è stato perfetto. Non mi ero mai sentito tanto vivo, felice e in pace con me stesso. Nessuna era mai riuscita a farmi provare certe sensazioni, nessuna mi hai mai fatto l'effetto che mi fai tu. Prima di stanotte non avevo mai capito cosa significasse fare l'amore con una persona. E perciò ti devo ringraziare. E non paragonarti a tutte le altre, perchè tanto vinceresti senza dubbio.
Beckett sorrise con le lacrime agli occhi. -Grazie scrittore.
Castle la strinse forte a sè. -Io invece devo temere il confronto con il dottor motocicletta e Demming?- chiese preoccupato.
Kate scosse la testa ridendo. -No, direi che sei stato piuttosto bravo.
-Solo piuttosto?!- si lamentò. -Non va affatto bene! Sei vuoi sono pronto a darti un'altra dimostrazione!- propose speranzoso.
La detective scosse la testa divertita. -No.- rispose alzandosi in piedi. -Però ho un'idea migliore!
-Cioè?- domandò Rick entusiasta.
-Andiamo a parlare con Harada!
Il sorriso sul volto dell'uomo si spense. -Speravo in qualcosa di più eccitante.

-Oh avanti Rick, smettila di lamentarti!
Castle e Beckett stavano camminando verso la stazione di polizia dove era stato rinchiuso il cella il giapponese. -Vedrai che scopriremo qualcosa di interessante! E comunque pensavo ti piacesse seguirmi nei casi!- lo accusò.
-Sì, quando siamo a New York con una squadra e non in un'isola, in vacanza, dove potremmo fare dell'altro.
La donna sbuffò alzando gli occhi al cielo. -Purtroppo siamo finiti in un'isola con un assassino!- disse spingendo la porta ed entrando nell'edificio. -Salve signor Harada, siamo venuti per farle...- Kate si bloccò improvvisamente con lo sguardo fisso davanti a sè, lasciando che l'agenda e la penna le cadessero dalle mani.
Castle era poco dietro di lei. -Ehi, che succede?- domandò confuso raggiungendola. -No.
Tatsuo Harada era disteso davanti a loro nella sua cella con una ferita da arma da fuoco sul petto.
-No.- ripeté lo scrittore.
A quel suono la detective parve risvegliarsi. Corse velocemente verso il corpo dell'uomo, cercando di capire cosa fosse successo. -E' morto, ferita da arma da fuoco, sembrerebbe una nove millimetri... Castle stai fermo lì, non ti muovere!- aggiunse vedendo che il suo partner aveva fatto un passo in avanti. -Dallo stato del cadavere penso sia morto tra le sette di ieri sera e l'una di questa mattina. La porta della cella era aperta, l'assassino doveva avere le chiavi. Non ci sono segni di lotta. Vedi qualche indizio?
Rick si guardò intorno. -Niente impronte, capelli o segni. Nessun oggetto fuori posto.
-Ok.- rispose voltandosi a guardarlo.
-Perchè?
-Non lo so, non riesco a spiegarmelo. Ma questo significa che c'è un altro assassino sull'isola, o che ci siamo sbagliati.- mormorò lei.
-No, aveva ammesso di aver ucciso quelle persone.- obiettò Castle.
-E' questo che non capisco. Forse aveva un complice? Ma allora perchè non parlarcene subito? E poi tutte queste persone collegate sulla stessa isola... questa cosa mi puzza.
-Che facciamo adesso? Lo diciamo agli altri?
Beckett scosse la testa. -No, per ora no, faremo finta di nulla, ricordati che uno di loro è l'assassino. Indagheremo senza che loro lo sappiano, sarà più facile.
-E con lui?- chiese lo scrittore indicando il cadavere.
-Possiamo solo lasciarlo qui.- rispose lei uscendo seguita da Castle. -Ok,- disse dopo aver chiuso la porta. -torniamo alla nostra camera e vediamo cosa fare.

-Perchè ucciderlo quando aveva confessato? Che qualcuno avesse paura di essere coinvolto? O che ci raccontasse qualcosa che non deve uscire? O ci siamo totalmente sbagliati?
Musa e scrittore entrarono nella loro suite continuando a cercare nuove teorie come avevano fatto lungo tutto il tragitto.
-Non lo so,- rispose Castle entrando. -non ho la minima idea.
Senza rendersene conto colpì qualcosa a terra con il piede. Subito abbassò lo sguardo.
Una grande busta gialla.
Si chinò per raccoglierla. -Ehi Kate, è tua questa?
La detective si voltò. -No, dove l'hai trovata?- chiese confusa.
-Qui per terra. C'è qualcosa dentro comunque.- disse porgendogliela.
Beckett la aprì e fece scivolare il contenuto sul tavolo.
Fogli.
Anzi no, fotografie.
Kate impallidì sedendosi.
-Che c'è?- domandò allarmato Rick.
-Siamo noi.- rispose lei passandogli una foto. Ritraeva loro due che ballavano insieme la sera precedente. -Siamo noi in tutte le foto.
Castle le prese in mano.
Loro abbracciati, loro che si baciavano, loro che camminavano in spiaggia, loro che rientravano in camera per mano.
Alexis che ballava con Riley, che chiacchierava con lui.
Sua madre davanti alle vetrine dei negozi.
Lui e Kate in mare, teneramente abbracciati dopo aver fatto l'amore.
-Dannazione!- sbattè il pugno sul tavolo. Si sentiva così indifeso, nudi, spiato. -Che diavolo significano?!
-C'è una scritta!- esclamò Beckett prendendo in mano la busta e guardandola attentamente. -"Buona fortuna".- serrò la mascella. -Chiunque sia ci ha sempre tenuti d'occhio. E' una sfida.
-Cosa facciamo?
-Io...
La porta si spalancò improvvisamente, lasciando entrare un'Alexis alquanto sconvolta.
-Kate, papà!
Castle istintivamente nascose le foto. -Che succede Al?- chiese preoccupato.
La ragazza si appoggiò sulle ginocchia cercando di recuperare fiato. -Matteo... l'italiano, il padre delle due ragazze...
-Cos'ha fatto?- domandò curiosa la detective.
Alexis li guardò seriamente e prese un respiro profondo. -E' morto.



Angolo dell'autrice:
Avevo promesso una "novità" e la novità c'è stata! A quanto pare, come alcuni di voi avevano intuito, l'incubo non è ancora terminato. Castle e Beckett hanno trovato il cadavere di Harada e qualcuno ha scattato loro parecchie foto; inoltre sembra ci sia anche un'altra vittima...
Il titolo fa abbastanza pena ma non sapevo quale scegliere, spero il capitolo vi piaccia!
Grazie mille a tutti coloro che continuano a leggere e recensire questa storia, sono contenta che vi piaccia :)
Purtroppo non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo perchè i miei genitori e mio fratello mi hanno incastrata e mi tocca andare in montagna con loro qualche giorno...
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, a presto!
Sofy_m










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Capitolo 18
*** L'elemento ricorrente. ***


capitolo 18


L'elemento ricorrente.




Castle e Beckett si guardarono spaventati.
La detective si alzò. -Ok Alexis, portaci da lui.- disse correndo fuori dalla stanza.
La ragazza dai capelli rossi li fece attraversare l'intero villaggio, fino a raggiungere una delle piscine più grandi. Lì si fermò, indicando la piccola folla formata dagli altri ospiti. -Ho detto a nonna di controllare che nessuno tocchi nulla.
Musa e scrittore annuirono.
-Detective della omicidi, permesso!- esclamò Kate estraendo il distintivo e ricordando a tutti il suo lavoro. -Lasciateci passare!
Immediatamente tutti si fecero da parte lasciando libera la visuale alla detective.
Dall'ingresso della piscina partiva una lunga scia di sangue che arrivava fino al bordo della piscina. In mezzo all'acqua sporca di sangue galleggiava il corpo senza vita di un uomo.
Beckett sospirò. -Rick,- disse sottovoce. -aiutami a tirarlo fuori.
L'uomo annuì togliendosi la camicia e i pantaloni ed entrando nella piscina, seguito dalla sua musa. Lentamente riuscirono nel loro intento e depositarono il cadavere vicino al bordo.
-Alexis, sei sicura che si tratti di Matteo Negri?- domandò Kate uscendo dall'acqua.
La giovane Castle annuì. -Sì, è stata sua figlia Ginevra a trovarlo.- indicò la ragazza tremante seduta in un angolo con lo sguardo perso. -Vuoi che te la chiamo?
-No, no. Sua sorella dov'è?- chiese Beckett rivestendosi.
-In spiaggia, Cooper e Riley sono andati a chiamarla.
-Ok, dovremo darle la brutta notizia.- disse prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al corpo.
Rick le passo un foglio di carta e una penna mentre le riferiva ciò che sapevano. -Matteo Negri, 47 anni, italiano. Viveva con le sue due figlie, Elena e Ginevra, a Milano. Ha sempre lavorato come cuoco e per un periodo lui e sua figlia minore hanno vissuto in America a causa del suo lavoro. Aveva un alibi per gli altri omicidi e ci aveva detto di non aver mai conosciuto prima le vittime.
-Ok.- Beckett si inginocchiò vicino al cadavere. -Ferita da arma da fuoco al petto, a occhio una nove millimetri.- alzò lo sguardo verso il suo partner. Sapevano entrambi cosa significasse. Matteo era morto nello stesso modo di Harada. -E' stato ucciso poco tempo fa. Non ci sono segni di lotta, l'assassino deve averlo preso alla sprovvista, oppure è qualcuno di cui si fidava. Intorno alla scena del crimine, a parte il sangue, non ci sono indizi. Niente impronte, capelli o altre cose strane. Chiunque sia è in gamba.- si rialzò avvicinandosi a Castle vedendo avvicinarsi la figlia maggiore della vittima.
Kate prese un respiro profondo.
Rick le cinse i fianchi con un braccio. -Vuoi che lo faccia io?- le chiese dolcemente.
Lei scosse la testa. -No, è il mio lavoro... e ci sono già passata, so cosa si prova. Solo... stammi vicino.
Lui annuì posandole un bacio sui capelli. -Always.
Lentamente si avvicinarono alla ragazza che si stava guardando intorno preoccupata.
-Elena Negri?- domandò la detective.
-Sì, sono io. Che sta succedendo? Quei due australiani sono venuti a chiamarmi in spiaggia e hanno detto qualcosa riguardo mio padre e...
Castle scosse la testa confuso. La figlia della vittima aveva parlato in Italiano e lui non aveva capito una parola. -Ehm... sai parlare la nostra lingua?
Lei scosse la testa.
Beckett sospirò. -Rick, potresti chiamare sua sorella?
Lo scrittore annuì allontanandosi velocemente per fare ritorno qualche secondo dopo seguito dall'altra italiana.
Ginevra, appena vide la sorella, corse ad abbracciarla scoppiando in lacrime. Elena ricambiò l'abbraccio confusa. -Gin, che diavolo succede?- chiese sempre più spaventata.
La sorella singhiozzò. -Papà... Elena... Papà è morto.
Elena impallidì. -No, non può essere. Gin, ti prego...
Ginevra scosse la testa continuando a piangere.
Kate strinse la mano a Castle. -Ginevra, mi dispiace per la vostra perdita, davvero. So quanto sia orribile. E non vorrei disturbarvi, ma devo per forza farvi qualche domanda.
L'italiana annuì. -Cosa vuole sapere?- il suo americano era perfetto.
-Tutto ciò che puoi dirci su tuo padre che può esserci utile.
-Ok.- rispose asciugandosi le lacrime e cercando di farsi forza. -Abbiamo vinto questo viaggio in una lotteria e abbiamo deciso di partire insieme, per passare un po' di tempo in famiglia.
Castle la interruppe. -Scusa se te lo chiedo, tua madre...?
-Mia madre è morta di malattia, dieci anni fa. Io e mio padre, dodici anni fa, ci trasferimmo in America, lui aveva trovato lavoro come cuoco; mia madre e mia sorella decisero di rimanere in Italia. Dieci anni fa scoprimmo che mia madre era malata, aveva il cancro. Mio padre decise di tornare immediatamente a casa per starle vicino e aiutarla nelle cure, ma fu tutto inutile. Due mesi dopo il nostro arrivò morì. Avevo sei anni all'epoca, mi sembrò che il mondo fosse improvvisamente crollato.
Beckett tremò. A quella ragazza di appena sedici anni era stata strappate la madre quando era bambina e ora aveva dovuto dire addio anche al padre. Aveva perso tutto.
-Mio padre, distrutto dal dolore, lasciò il lavoro in America e tornammo a vivere normalmente a Milano, io, lui e mia sorella.
Kate annuì. -Ginevra, sai se tuo padre aveva dei nemici?
La ragazza scosse la testa. -No, era sempre ben voluto da tutti. Era un uomo allegro, simpatico.- si interruppe un attimo accigliata. -Però...
-Però?- chiese Castle curioso.
-Però ricordo una violenta discussione che ha avuto al telefono poco dopo la morte di mia madre, forse lo stesso giorno del suo funerale.
-Sai chi fosse al telefono?- domandò Beckett prendendo appunti.
-Il suo datore di lavoro in America.- rispose senza pensarci.
La detective la guardò stupita. -Come fai ad esserne così sicura?
-L'ho sentito urlare al telefono, era la prima volta che succedeva. E urlava in americano.
-Ricordi qualcosa di quella discussione?
-Ecco... Non lo so. Mio padre diceva qualcosa tipo che non gli interessava, che mamma era morta e lui non sarebbe tornato indietro. Che avrebbero potuto chiamarlo e cercarlo ma lui non sarebbe tornato indietro perchè aveva noi due a cui badare.
Castle annuì. -"Chiamarlo e cercarlo", sai a cosa si riferisse?
-No, all'epoca ho pensato si riferisse al suo lavoro di cuoco, ma adesso ripensandoci c'è qualcosa di strano.
-Ok Ginevra, penso che possa bastare così.- disse Kate. -Grazie di tutto.
La ragazza annuì e fece per voltarsi ma poi cambiò idea. -Avevate detto che l'avevate preso.- disse con voce tremante. -Avevate detto che non eravamo più in pericolo e che era tutto ok. Ma mio padre è morto con un proiettile in mezzo al petto!- urlò con la voce carica di rabbia e dolore. -Perchè? Avevate detto che l'assassino non era più un problema ma mio padre è mordo!
Lo scrittore scattò in avanti per risponderle ma la sua musa lo trattenne per un braccio, abbassando lo sguardo. -Lo so Ginevra, ci siamo sbagliati. Vorrei chiederti scusa ma so benissimo che le mie scuse non serviranno a nulla, non riporteranno in vita tuo padre, non ti faranno sentire meglio e non ti daranno giustizia.- alzò lo sguardo con decisione. -Ma per quanto possa valere ti assicuro che prenderò quel bastardo, ad ogni costo. Lo farò pentire di ogni suo gesto e lo sbatterò in prigione per il resto dei suoi giorni. E' una promessa.
Ginevra annuì senza dire una parola e se andò.
Castle abbracciò forte la detective stringendola contro di sè. -Mi dispiace, mi dispiace...- sussurrò. Sapeva che a causa di tutta quella storia Kate stava rivivendo gli incubi del suo passato.
-La vita è ingiusta.- mormorò mentre alcune lacrime le scendevano sul volto. -Ha solo sedici anni e ha già perso tutto. Ha solo sedici anni ed è costretta a convivere con il dolore di una perdita da quando ne aveva sei. E adesso... adesso il dolore la scaverà ancora più a fondo, la svuoterà totalmente.
Rick rimase in silenzio accarezzandole i capelli. Raramente Kate gli aveva parlato di come si era sentita subito dopo l'omicidio di sua madre.
-Ogni cosa la farà pensare a loro. E così inizierà ad odiare tutto. Passerà un sacco di tempo a piangere, a chiedersi perchè è toccato proprio a lei, perchè non qualcun altro. Cercherà ogni modo per uscire da quella spirale di dolore e scoprirà che non ne esiste nessuno. E poi, una mattina, si accorgerà che può farcela, che può andare avanti, che fa male ma che esiste ancora un po' di speranza.
Castle le baciò la fronte. -E' quello che è successo a te?
Lei annuì. -Sì, ma c'è una differenza, non lascerò che l'assassino la passi liscia, non lascerò che a Ginevra e Elena capiti ciò che è successo a me, per nessun motivo. Non voglio che affondino come ho fatto io dentro un caso senza fine, non è giusto. Devono vivere, essere felici, trovare l'uomo giusto sulla loro strada, non aspettare che le venga a salvare dal fondo del precipizio.
-Sono contento di averti salvata. Tu hai salvato me.
Kate si alzò in punta di piedi per baciarlo. -Ti amo Richard.
-Ti amo Kate.
La detective sospirò appoggiando la testa alla sua spalla. -Va bene se chiedo a tua figlia di fare qualche domanda agli ospiti del villaggio mentre noi continuiamo ad indagare?
Il suo partner annuì. -Sì, tanto è testarda come sua madre e sua nonna. In un modo o nell'altro ci costringerebbe a farci aiutare.

Dopo aver sistemato il cadavere e raccolto tutte le informazioni utili musa e scrittore tornarono nella loro suite.
La detective si armò di scotch e pennarello e decise di usare l'enorme finestra che dava sugli scogli come lavagna improvvisata. Attaccò tutti gli appunti che aveva preso, le foto che aveva scattato e le testimonianze che aveva raccolto. Poi si sedette sul divano iniziando a riflettere.
Le stava sfuggendo qualcosa, se ne rendeva conto benissimo, ma non riusciva a capire cosa.
Si alzò iniziando a camminare avanti e indietro, pensando a tutto ciò che era successo.
-Sai,- la voce di Castle la risvegliò dai suoi pensieri dopo diversi minuti. Era seduto per terra, vicino al divano, e come lei stava studiando quella specie di lavagna. -ho notato una cosa.
Lei lo guardò stupita. -Dimmi.
L'uomo si alzò avvicinandosi alla vetrata. -Allora, abbiamo cinque omicidi. Iva, James, lo sceriffo Mills, il presunto colpevole Harada e ora Matteo. Sembrerebbe l'opera di un pazzo omicida, che colpisce a caso, ma proviamo a ragionare attentamente.- disse staccando le foto dei cadaveri per spostarle.
Beckett lo seguiva attenta.
-Sappiamo che il colpevole ha ucciso lo sceriffo solo per poter recuperare il coltello, quindi possiamo immaginare che non fosse una cosa premeditata. In questo modo le vittime sono quattro. Ora, noi abbiamo accusato Harada degli omicidi e l'abbiamo chiuso in cella. L'assassino si è fermato per un po'.
Poi però l'ha ucciso e ha ricominciato. Ipotizziamo che abbia ucciso Harada perchè era a conoscenza di qualcosa, il giapponese sarebbe un'altra vittima "non premeditata". Detto questo, le nostre "reali" vittime sono tre, e hanno una cosa in comune.
Kate capì subito. Ecco il tassello mancante, quello che le sfuggiva. -L'acqua.
-Esattamente.- concordò lo scrittore.
La sua musa prese in mano le tre foto. -Iva è stata accoltellata e trascinata fino a dentro la vasca da bagno, James allo stesso modo è stato portato fino in cima alla fontana. Matteo è stato ucciso con una pistola e trascinato fino alla piscina. In tutte e tre le scene del crimine l'elemento ricorrente è l'acqua!- esclamò stupita voltandosi verso il suo partner. -Sei un genio!- gli disse prima di passargli le braccia intorno al collo e baciarlo appassionatamente.
Dopo poco però si staccò. -Ok, ma questo come ci aiuta?- chiese perdendosi nei suoi fantastici occhi azzurri.
Castle sospirò. -Non lo so. Forse è un messaggio in codice, legato al movente, o un modo per sfidarci, come quelle foto.- rispose spostando lo sguardo fino alla busta gialla sopra il tavolo. -Ma è un'altra la cosa che non mi spiego. Perchè mai...
-...usare una pistola?- concluse la detective al suo posto.
-E' vero, il coltello adesso lo abbiamo noi...
-... ma avrebbe potuto rubarne un altro...
-...e se aveva la pistola fin dall'inizio...
-...perchè non utilizzarla subito?
Rick scosse la testa. -Non ha senso.
-Già.- concordò Beckett mentre il sole scendeva piano verso l'orizzonte.
Lo scrittore sbadigliò. -Ho fame, preparo qualcosa da mangiare, abbiamo saltato il pranzo prima per colpa di tutta questa storia.
Kate annuì.
-E Kate, amore, non distruggerti la testa nel tentativo di capire qualcosa. Lo prenderemo, ok?- le disse terribilmente serio accarezzandole il viso.
-Ad ogni costo Rick.
L'uomo annuì a sua volta avvicinandosi al bancone della cucina.

Mangiarono abbastanza tranquilli, cercando di rimanere positivi, pensando a cosa sarebbe accaduto quando sarebbero tornati a New York.
-Ci vanteremo all'infinito con Ryan ed Esposito per essere riusciti a risolvere un caso anche soli su un'isola deserta!- esclamò Castle sorridendo e bevendo un bicchiere di vino.
-Lo spero davvero tanto.
-E ci prenderanno in giro dicendo che avevano sempre saputo che saremmo finiti insieme e Lanie vincerà un sacco di soldi perchè è stata l'unica abbastanza furba da scommetterci.
Kate ridacchiò.
-Ma ovviamente, se non vuoi, manterremo il segreto. Continueremo ad essere i soliti Castle e Beckett e ci comporteremo come due amanti segreti.- continuò con un fantastico sorriso.
-Non lo so Rick... Mi piacerebbe mantenere il segreto solo per noi, almeno all'inizio, ma non so...
-Farò quello che vorrai tu, amore mio.- rispose lui serio guardandola negli occhi.
Beckett sentì le sue guance arrossire e il battito del suo cuore accelerare.
-Ma ora che ne dice di andare a dormire, mia musa?- chiese alzandosi e tendendole una mano. -Domani sarà una giornata lunga.
La donna annuì sorridendo. -Va bene, mio scrittore.- disse facendo intrecciare le loro dita.
In camera si cambiarono lentamente, silenziosamente, continuando a sorridersi. Castle rimase in boxer e si distese sul letto, con le braccia incrociate sotto la testa.
La detective indossò la sua vestaglia e si sedette vicino a lui, ammirando il suo corpo perfetto. -Sei bellissimo.- disse in un sospiro avvampando.
Rick sollevò le sopracciglia stupito e la guardò. La dolcezza presente nella voce della sua musa l'aveva lasciato senza parole. Sorrise. -Beh, grazie.- rispose giocando con le punte dei capelli lunghi della donna. -Vieni qui, Kate.- disse poi attirandola verso di sè e facendole appoggiare la testa sul suo petto.
Beckett fece passare un braccio intorno alla sua vita mentre con una mano gli accarezzava dolcemente i capelli. -Rick, io...- iniziò debolmente, ma lo scrittore la interruppe alzandole il viso e facendo incontrare le loro labbra.
La baciò lentamente e a lungo, con tutta la dolcezza possibile, staccandosi di tanto in tanto per lasciare il tempo ad entrambi di respirare; la baciò come se da quel gesto dipendesse ogni cosa.
Kate era senza fiato, estasiata per quel bacio così diverso da tutti gli altri. I baci che si erano scambiati fino a quel momento erano sempre stati tutti pieni d'amore, ma anche di passione travolgente. Erano stati baci affamati, disperati, necessari come l'ossigeno.
Questo no. Questo era diverso.
Questo era amore e dolcezza allo stato puro.
Non avrebbe mai voluto che finisse. Sarebbe voluta rimanere lì, a baciarlo in quel modo, per sempre.
Castle, con le sue labbra morbide, la sua lingua calda e il suo sapore perfetto, era riuscito a farle scordare ogni problema.
Dopo quella che sembrò essere un'eternità, i due si staccarono. Rick sorrise radioso vedendo gli occhi della detective brillare.
-Kate,- disse avendo capito cosa voleva dirgli prima. -non... pretendo di fare l'amore con te stanotte. Voglio solo tenerti stretta a me, sentendo il tuo respiro sulla mia pelle, accarezzandoti dolcemente, guardando la tua espressione cambiare mentre dormi e sussurrandoti che ti amo per tutta la notte. Desidero solo questo, nient'altro.
La detective lo guardò per alcuni secondi in silenzio, poi, con un sorriso tornò ad appoggiare la testa sul suo petto. -Stringimi Rick.

Anastasia correva il più velocemente possibile in mezzo al bosco, guardandosi intorno allarmata, cercando di prestare attenzione ad ogni suono.
"Devo raggiungere il villaggio", pensò, "devo raggiungere il villaggio e chiedere aiuto!"
Si maledì ancora una volta per aver deciso di uscire e fare un giro da sola. Che idea stupida, che idea stupida!
Improvvisamente vide una luce davanti a sè.
L'entrata del villaggio.
Ok, c'era quasi mancava poco, bastava solo che entrasse e si mettesse a urlare, qualcuno sarebbe arrivato subito. Bastava un ultimo sforzo, solo uno scatto. Chiunque la stesse seguendo non l'avrebbe comunque raggiunta, era più che sicura di averlo seminato.
Con un sorriso vittorioso si avvicinò all'ingresso, rallentando e recuperando fiato.
Quando stava ormai per raggiungere gli scalini dell'entrata sentì un rumore di passi dietro di sè. Spaventata si voltò di scatto.
-Buona sera Anastasia.



Angolo dell'autrice (in ritardo come al solito):
Ok, ma dico, le avete viste le foto??? Sono fantastiche, bellissime, stupende!!! Quanto sono sexy Nathan e Stana? Tanto tanto tanto.
Stanathan everywhere!!!
Bene, scusate lo sfogo ma mi serviva, il mio cervello deve ancora riprendersi :D Pensiamo alla storia, và. Le cose ricominciano a farsi interessanti, tornano i morti! Evvai!
Ahahahaha :D Non odiatemi, prometto che ci saranno ancora dei momenti dolci dolci!
Non ho riletto il capitolo (non li rileggo mai) perciò spero non ci siano errori...
So di avervi lasciati sospesi, ma dovevo per forza farlo finire così (mi dispiace!). Nel prossimo saprete chi ha incontrato Anastasia.
Bene, spero vi piaccia anche questo capitolo e di pubblicare presto il prossimo. Grazie mille per tutte le recensioni, mi fanno sempre molto piacere!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
P:S: Ah ricordate, Stanathan is real!

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Capitolo 19
*** Al punto di partenza. ***


capitolo 19


Al punto di partenza.




-Buona sera Anastasia.
La ragazza russa, vedendo Jan davanti a sè tirò un sospiro di sollievo.
-Buona sera.- rispose continuando comunque a guardarsi intorno, non riusciva a togliersi quella sensazione fastidiosa di avere qualcuno alle spalle. Ma niente, era buio pesto, tutto ciò che riusciva a vedere erano le luci dell'entrata.
Forse... forse si era solo sbagliata.
-Tutto bene?- le chiese gentilmente l'uomo polacco.
Lei annuì distrattamente. -Sì, stavo facendo un giro sull'isola quando all'improvviso ho avuto la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo. Per caso lei ha visto qualcuno?
L'uomo scosse la testa. -No, ho fatto una passeggiata per il villaggio e poi sono venuto qui. Comunque non mi sembra un'ottima idea girare per l'isola soli visto ciò che sta succedendo.
Anastasia sorrise. -Ha ragione. Meglio se torniamo dentro e andiamo a dormire.

Kate si svegliò quando i primi raggi del sole iniziarono ad entrare dalla finestra della camera. Era quasi completamente distesa sopra il corpo del suo scrittore, la sua testa sul suo petto, le loro gambe intrecciate.
Sorrise sentendo il respiro leggero dell'uomo sulla sua spalla e alzò leggermente la testa per poterlo guardare. Dormiva beatamente con un sorriso e il volto disteso.
Era bellissimo.
La detective gli posò un bacio leggero sulle labbra, stando attenta a non svegliarlo, e si voltò verso la sveglia.
Le otto.
Sospirò pensando che tra non molto avrebbero dovuto alzarsi e ricominciare le indagini e si strinse più forte a Castle, mentre i ricordi della sera precedente le riempivano la mente.
Quel bacio perfetto, le sue parole e le sue forti braccia che la stringevano e la proteggevano... Rick le aveva sussurrato di amarla fino a quando lei non si era addormentata.
Sorrise baciandogli il petto caldo.
Improvvisamente le venne un'idea. Silenziosamente si alzò dal letto e si diresse in cucina.

Rick si svegliò lentamente, sentendo la porta della camera chiudersi. Istintivamente si portò una mano sul petto, notando l'assenza della sua musa. Allarmato, distese il braccio sul letto e aprì gli occhi di scatto.
Niente, lei non c'era.
Si sedette velocemente, preoccupato e si guardò intorno.
-Cerchi qualcuno per caso?
Sentendo la sua voce Castle riprese a respirare.
Beckett era davanti a lui, ferma sulla porta, nella sua vestaglia blu e con un vassoio in mano. Sul viso un bellissimo sorriso.
-Io... Io...- balbettò ammaliato. -non ti ho sentita vicino a me... e... e... visti gli omi... gli omicidi...
Il sorriso della detective si allargò mentre si avvicinava a lui.
Posò il vassoio sul comodino e si sedette sul letto. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò dolcemente.
-Buongiorno scrittore.- sussurrò ad un soffio dalle sue labbra.
Il suo partner colmò quella distanza baciandola ancora. -Buongiorno amore mio.- rispose con un sorriso, per poi guardare il vassoio.
Sopra c'erano tazza di caffè e un piatto. Pieno di pancakes.
-Che mi sono perso?- chiese piacevolmente stupito e con un sorriso malizioso.
La donna arrossì. -Ecco... i pancakes sono per ringraziarti per ieri sera. Sei stato molto dolce.- mormorò fissandosi le mani che giocavano con il lenzuolo.
Rick le prese il volto e la costrinse a guardarlo negli occhi. -Always.- rispose emozionato.
Kate sorrise.
-E il caffè?
-Il caffè è perchè ti amo.- rispose lei scrollando le spalle.
Lui annuì. -Aspetta, quindi se mai dovessi vederti portare il caffè ad un uomo, ad esempio Ryan o Esposito, dovrei iniziare a preoccuparmi?- chiese fingendosi terrorizzato mentre iniziava a mangiare.
La detective alzò gli occhi al cielo e lo colpì scherzosamente su una spalla. -No scemo. Sono io che inizierò a preoccuparmi quando ti vedrò portare il caffè ad un'altra donna.
Castle la guardò terribilmente serio. -Non accadrà mai.
La detective sorrise. -Davvero? Neanche quando sarò brutta e vecchia? Neanche quando smetterò di essere una detective?
L'uomo annuì divertito. -Mai. Anche perchè ai miei occhi non sarai mai vecchia e brutta- la rassicurò. -Però...
-Però?- chiese allarmata Kate.
Rick sorrise. -Ecco, in futuro, spero di doverti impedire di bere il caffè per un po' di tempo.
Beckett lo guardò confusa.
Castle abbassò lo sguardo leggermente imbarazzato, accarezzandole il dorso della mano. -Sai, se mai un giorno dovessimo decidere di avere un figlio... Ti vieterei di bere caffè per nove mesi.
Sul volto della detective si aprì un sorriso mozzafiato e il suo cuore iniziò a battere più velocemente. -Tu... vorresti un figlio da me?!
Lo scrittore rialzò lo sguardo timoroso. -Certo, sempre nel caso tu fossi d'accordo.
Un'immensa sensazione di felicità riempì il petto di Kate mentre ripensava a tutte quelle volte che aveva desiderato Castle come padre dei suoi figli o aveva immaginato di tenere tra le braccia un bambino con i suoi occhi azzurri e i suoi capelli scuri.
-Ti amo.- gli disse appoggiando la testa sulla spalla. -E anch'io vorrei un figlio,- ammise sottovoce. -ma forse è meglio aspettare che il futuro padre diventi adulto, sarebbe difficile crescere due bambini da sola!
Lui sbuffò prima di posarle un bacio sulla fronte, sorridendo. Kate Beckett, la sua musa, l'amore della sua vita, voleva un figlio. Da lui. -Ti amo anch'io.
Prese la tazza di caffè fumante e se la potò alla bocca, iniziando a bere. Era squisito.
-Buonissimo.- le disse riapoggiando la tazza.
Beckett rise. La schiuma del caffè faceva da baffi allo scrittore. "Ecco, è proprio un bambino", pensò.
-Che c'è? Sono sporco?- domandò lui alzando una mano per pulirsi.
La detective sorrise bloccandogli il braccio e facendo avvicinare i loro visi. Arrivando a pochi millimetri dal suo labbro superiore, estrasse la punta della sua lingua e la fece scorrere lentamente sul labbro dello scrittore, pulendolo.
-Mmmmmmm....- mormorò chiudendo gli occhi. Sapore di caffè e di Richard Castle, insieme. Cosa poteva esserci di meglio?
Rick, ancora pietrificato dal gesto della donna, sentendo quel piccolo gemito fu percorso da un brivido. -Kate...- sospirò.
La sua musa gli mordicchiò le labbra, leccandole poi sensualmente mentre gli accarezzava tutto il corpo. -Sai Richard, avrei bisogno di una doccia...
L'uomo sorrise contro le sue labbra prima di scendere dal letto e prenderla in braccio, dirigendosi verso il bagno. -E magari anche di qualcuno che ti lavi la schiena...

-Dove stiamo andando?- chiese lo scrittore mentre seguiva come un cagnolino fedele Beckett che camminava velocemente.
-Al salone di entrata.- rispose lei.
-E perchè mai?
-Ah, non so.- rispose sarcastica. -Forse giocheremo a carte.
-Ah ah ah. Simpatica detective, davvero.- sbuffò l'uomo. -Non potevamo rimanere in doccia un altro po'?
-Rick, siamo stati in doccia quasi un'ora!- esclamò Kate divertita.
-Troppo poco.- le si avvicinò, cingendole la vita con le braccia e appoggiando il mento sulla sua spalla. -Lo sai che ti amo, vero?
La detective sorrise. -Sì, mi sembra che tu me l'abbia già detto un paio di volte.- voltò leggermente la testa per posargli un bacio sulla guancia. -Ti amo anch'io Castle. E non ti preoccupare, quando torneremo arriverai a stancarti della doccia...- sussurrò maliziosa prima di aprire la porta del salone. -Andiamo?
Rick deglutì e annuì.
Quando entrarono tutti gli ospiti del villaggio erano seduti sulle poltrone. Alexis e Martha si alzarono per raggiungere musa e scrittore.
Kate si mise al centro della stanza. -Mi dispiace dovervi disturbare ancora, ma come tutti saprete il signor Negri è stato ucciso.- Beckett vide le due figlie dell'uomo stringersi e piangere silenziosamente. -Quindi, abbiamo un problema.
-Pensavamo aveste preso il colpevole.- Cooper si alzò in piedi.
La detective abbassò lo sguardo. -Lo pensavamo anche noi.
-Ma siamo sicuri che Harada non sia riuscito a fuggire dalla prigione? Avete controllato?- chiese Lars stringendo la mano a Kristen.
Kate lanciò uno sguardo a Rick. Castle annuì avvicinandosi e cingendole le spalle con un braccio. Prese un profondo respiro. -Il signor Harada è stato ucciso. Abbiamo trovato il suo corpo nella cella in cui l'avevamo rinchiuso.
Tutti i presenti rimasero pietrificati, sconvolti da quella notizia.
-Quindi... Quindi siamo tornati al punto di partenza...- sussurrò David dopo qualche minuto.
Beckett si raccolse i capelli, iniziando a camminare avanti indietro. -Stiamo continuando ad indagare, ma ci serve il vostro aiuto. Se avete visto qualcosa di insolito, se conoscevate le vittime o sapete qualcosa, dovete dircelo. Noi pensiamo che le vittime non siano state scelte a caso, c'è sicuramente una storia, un collegamento, dietro. E probabilmente ha a che fare con l'acqua. Qualcun altro di noi potrebbe essere in pericolo.
Nessuno dei presenti parlò, sembrava avessero quasi smesso di respirare.
-Nessuno di voi sa niente?- chiese lo scrittore.
Tutti scossero la testa.
La sua musa sospirò. -Molto probabilmente dovremo fare alcune domande ad ognuno di voi e perquisire le vostre stanze.
-Ehi, aspettate, state dicendo che l'assassino è uno di noi?- domandò Petr scattando in piedi spaventato.
-Non lo sappiamo...- rispose Castle. -Perciò non lo possiamo escludere.
-Quindi uno di loro potrebbe star pensando come farmi fuori?- chiese il medico spagnolo indagando gli altri ospiti del villaggio.
-Ehi!- esclamò il signor Wright. -Chi ci dice che non sia tu il colpevole, eh?
-Basta così!- li interruppe la detective. -Probabilmente non è nessuno di voi, ma dobbiamo controllare.- si sedette sulla poltrona, poi aggrottò la fronte. -Ehi, dove sono Anastasia e Jan?- chiese preoccupata.
Tutti si guardarono intorno.
-Non lo sappiamo.- rispose Izabela. -E' da ieri sera che non vediamo Jan.
Beckett guardò il suo partner allarmata.
-Kate, pensi che...?
La donna annuì rialzandosi. -Ok gente, adesso ci serve il vostro aiuto, dobbiamo trovarli. Dividiamoci e cerchiamo per tutto il villaggio.
Gli ospiti la guardarono leggermente spaventati, poi annuirono iniziando a correre fuori.
-Perchè non hai detto che devono cercare vicino a qualcosa che abbia a che fare con l'acqua?- domandò Castle.
-Perchè spero di non trovarli morti.

Dopo circa mezz'ora di ricerca nessuno aveva ancora trovato nulla. Della russa e del polacco non c'erano tracce, sembravano essere scomparsi.
-Dobbiamo uscire dal villaggio e cercarli sull'isola.
-Kate,- obiettò lo scrittore. -è pericoloso uscire tutti dal villaggio, non conosciamo l'isola, saremo dei bersagli fin troppo facili.
-Lo so, infatti andrò solo io.- rispose lei prendendo un coltello come arma.
-Con "io" intendi "noi due", vero?
Beckett sorrise. -No Rick, intendo "io". Tu resterai qui e controllerai la situazione.
-Scordatelo Beckett!- replicò lui prendendo un altro coltello. -Io vengo con te. Ci penseranno Alexis e Martha a tenere d'occhio la situazione.
-NO! Tu rimani qui!
-Nemmeno per sogno!
La donna sbuffò esasperata. -Non mi libererò mai di te, vero?
-Mai, amore mio.
Kate scosse la testa arrendendosi. -Ok, andiamo.

-Ehi Kate, guarda.- erano appena usciti dal villaggio quando lo scrittore indicò qualcosa sul terreno.
-Gocce di sangue.- disse la detective serrando la mascella. Pessima scoperta.
Proseguirono lentamente, guardandosi intorno e seguendo la scia di sangue, fino a quando non arrivarono alla spiaggia.
-Non è un buon segno, vero?- Castle le prese dolcemente la mano.
-No, per niente.
Continuarono a camminare verso la riva.
E poi li videro.
Due corpi distesi sulla riva, con le gambe bagnate dal mare.
Beckett si avvicinò correndo. -Merda!- imprecò tra i denti.
-Sono loro...- mormorò Rick vedendo i due cadaveri.
Entrami erano vestiti, Anastasia con un vestito blu, Jan con maglietta e jeans.
Entrambi presentavano un foro di proiettile all'altezza del cuore e una larga macchia di sangue.
-Da quanto pensi siano morti?- chiese lo scrittore guardando la sua musa esaminare i corpi.
-Devono essere stati uccisi ieri sera, penso e...
Improvvisamente il rumore di uno sparo squarciò l'aria.


Angolo dell'autrice:
Allora, io avevo promesso un capitolo entro domenica sera e sorpresa sorpresa... ci sono riuscita! Le partite dell'Inter mi ispirano :D
E così, le sventure su Murder Island continuano... ah no, scusate, è Christmas Island xD
Chiedo scusa per il titolo ma non ho trovato di meglio. Il capitolo è più corto del solito ma mi serviva un po' da "passaggio".
Altri due morti!!! Fuori anche la russa antipatica e il polacco sconosciuto...
Quanto sono carini Rick e Kate insieme, li amo troppo *-* E comunque, sono quasi meno 7 giorni!
Non uccidetemi per il finale, vi prego!
L'arbitro fischia la fine! Ottimo! (Bravi ragazzi)
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia, le recensioni mi fanno sempre molto piacere :D
Un bacio, Sofy_m.



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Capitolo 20
*** L'ambizione e la vendetta hanno sempre fame. ***


capitolo 20


L'ambizione e la vendetta hanno sempre fame.




-Da quanto pensi siano morti?- Rick e Kate stavano esaminando i due cadaveri in riva al mare.
-Devono essere stati uccisi ieri sera, penso e...
Improvvisamente il rumore di uno sparo in lontananza squarciò l'aria e gelò loro il sangue nelle vene.
Silenzio.
La detective si voltò di scatto, guardando terrorizzata il suo partner.
-Era uno sparo...- sussurrò lo scrittore impallidendo.
Non c'erano dubbi da dove provenisse, nell'isola non c'era anima viva oltre a loro.
La donna annuì. -Ok,- disse velocemente alzandosi in piedi. -portiamo dentro i corpi e andiamo a vedere cosa sta succedendo, questa cosa non mi piace per niente!
Castle si alzò a sua volta, tremando. -E se...
-No Rick! Non ci pensare nemmeno, ok?- gli prese la mano dolcemente. -Tua figlia e tua madre stanno bene! E adesso prenderemo quel bastardo!
Lui annuì debolmente.
-Ora andiamo.- disse prima di iniziare a correre.

Alexis, dopo che suo padre e la detective si erano allontanati, aveva iniziato a cercare gli altri ospiti per interrogarli nuovamente.
Per il momento aveva trovato solo Riley e i suoi amici e li aveva avvertiti dell'allontanamento di musa e scrittore.
Non riusciva a rimanere calma, camminava avanti e indietro sbuffando nervosamente e passandosi le mani tra i capelli.
-Tutto bene?- le chiese l'australiano gentilmente, avvicinandosele.
-No... Cioè, sì. Insomma...- sbuffò un'altra volta scuotendo la testa. -E' tutta questa storia. Gli omicidi, questo pazzo, mio padre e Kate che sono usciti e io ho paura che possa succedere loro qualcosa. Insomma, quando sono partita volevo solo una normale vacanza con la mia famiglia, volevo tre settimane di relax e felicità, non tutto questo!- sputò fuori. -Perchè a me? Perchè a noi?
Riley la osservava dispiaciuto.
Alexis sospirò. -Scusami... Non volevo sfogarmi con te...
Il ragazzo sorrise. -No Al, tranquilla, ti capisco benissimo. Questa storia sta facendo impazzire anche me, è un incubo.
La figlia dello scrittore annuì, guardandosi poi intorno. -Si può sapere dove sono finiti gli altri? Pure mia nonna è scomparsa!- esclamò cercando di reprimere quella sensazione spiacevole che sentiva nello stomaco.
Quella specie di... brutto presentimento.
-Andiamo a cercarli?- chiese Cooper alzandosi da terra.
-Sì, ma restiamo uniti, non ho intenzione di dover ricercare voi dopo aver trovato loro!
Riley ridacchiò guardandola. -Agli ordini capo!
La giovane Castle sbuffò. -Smettila e...
Il rumore di uno sparo risuonò all'improvviso.
Alexis, senza pensarci, iniziò a correre verso la direzione da era arrivato lo sparo.
-EHI!- urlò Xavier cercando di fermarla.
-NO AL!- Riley si mise ad inseguirla. -ASPETTA!
Cooper sbattè la mano per terra prima di mettersi a correre insieme all'amico. -Dannazione!
La ragazza dai capelli rossi correva il più velocemente possibile, guidata dall'istinto.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare erano suo padre, sua nonna e Kate. Aveva il terrore che accadesse loro qualcosa.
All'improvviso sentì una voce maschile che chiedeva aiuto e il pianto di un bambino provenire dall'ingresso della spiaggia.
-Carter!- esclamò riconoscendo l'americano seduto a terra. -Che diavolo...
Si bloccò.
Il signor Wright era seduto per terra, sotto la doccia della spiaggia, e teneva fra le braccia la moglie. In piedi, vicino a lui, la piccola Savannah piangeva disperata.
Intorno a loro macchie di sangue.
-Oh no, Olivia, no...- mormorò disperata Alexis mentre alle sue spalle sentiva arrivare i tre australiani.
Avrebbe mai avuto fine quell'incubo.
-Sono viva...- mormorò debolmente la donna cercando di mettersi a sedere. -Sono viva...
-Le hanno sparato!- spiegò spaventato Carter. -Ma fortunatamente è stata colpita solo alla gamba! Savannah, tesoro, va tutto bene, non piangere...- aggiunse cercando di calmare la figlia.
-Ok, ok...- annuì la ragazza cercando di non farsi prendere dal panico. -Allora... dobbiamo fermare l'emoraggia, sta perdendo troppo sangue. E... ed estrarre il proiettile.
L'uomo annuì.
-Ok, Riley vai a chiamare David. Lui è un medico, saprà sicuramente cosa fare. Io resto qui con loro.- disse avvicinandosi ad Olivia.
-Va bene.- rispose il ragazzo prima di tornare indietro.

Castle e Beckett entrarono nel villaggio correndo.
-Ok, ora dove andiamo?- chiese lo scrittore allarmato guardandosi intorno. Non c'era anima viva.
Kate recuperò fiato. -Non lo so, cerchiamo di raggiungere il centro del villaggio, magari troviamo qualcuno.
L'uomo annuì, quando vide lo spagnolo e l'amico di sua figlia sfrecciare davanti a loro.
-Ehi!- li chiamò.
I due si voltarono stupiti. -Detective, signor Castle!
-Che diavolo è successo?- chiese Beckett raggiungendoli.
-Olivia.- rispose l'australiano e lo scrittore sentì una piccola parte del peso nel suo stomaco svanire. Ma la nausea aumentò. Quel maledetto aveva colpito ancora. -Le hanno sparato.
-Maledizione!- imprecò Kate serrando la mascella.
-Dobbiamo muoverci!- continuò il ragazzo. -David, devi assolutamente riuscire a fare qualcosa.
Musa e scrittore si guardarono confusi. -Aspetta, è ancora viva?
-Sì,- annuì Riley. -E' stata colpita ad una gamba.
Rick tirò un sospiro di sollievo. -ok, andiamo ad aiutarla.
Beckett annuì. -E poi prendiamo quel bastardo.

-E anche questa volta c'è un riferimento all'acqua.- mormorò Castle indicando la doccia. -Così come per Jan e Anastasia.
Lui e la sua musa erano rimasti in spiaggia ad indagare dopo che David aveva portato Olivia al salone per cercare di medicarla. Avevano radunato tutti gli ospiti, invitandoli a raggiungere la famiglia americana, lo spagnolo e gli australiani e, dopo averla tranquillizzata, erano riusciti a convincere Alexis a raggiungere Martha.
-Già.- concordò la detective. -Comunque sono sorpresa.
Rick annuì. -Ha sbagliato mira.
-Esatto. E' strano, ma ci aiuta, molto probabilmente Olivia ora sa chi è.- rispose Kate esaminando le macchie di sangue.
-Pensi che il colpevole stia colpendo a caso?- domandò lo scrittore.
-Escludendo lo sceriffo e Harada, ha ucciso tre uomini e una donna e ha tentato di ucciderne un'altra. Nessuno di loro sembra essere collegato e non sembrano avere nulla in comune.
-Eppure... perchè c'è un eppure, vero? C'è qualcosa di strano.
Beckett annuì guardandolo. -Olivia. Quando è stata colpita era abbastanza vicina alla sua famiglia, spararle era un rischio, eppure l'ha fatto. Perchè? Perchè non colpire qualcun altro?
-Non ne ho idea.
Kate sospirò guardandosi intorno, intenzionata a scoprire da dove l'assassino poteva aver sparato.
Ma non fece a tempo a fare un passo che vide Castle avvicinarsi e stringerla forte a sè.
-Rick?- disse confusa. -Che diavolo...?
Lo scrittore l'abbracciò più forte e affondò la testa nell'incavo del suo collo, respirando profondamente il suo magnifico profumo. -Scusami.- mormorò. -Scusami Kate, è che... non riesco a togliermi quell'immagine dalla testa.- disse disperato. -Quando ho visto Olivia a terra, sanguinante... Io... Ho pensato a quel giorno al funerale...
La detective sentì il suo stomaco chiudersi. -Ssshh.- sussurrò accarezzandogli dolcemente i capelli. -Rick, guardami.- disse spostandosi leggermente e costringendolo ad alzare il viso. -Guardami. Sono viva, ok? Sono viva e sono qui, con te.- gli accarezzò dolcemente la guancia prima di baciarlo dolcemente. -Ti amo e non ho alcuna intenzione di lasciarti.
Rick annuì abbassando lo sguardo. -Scusami.- ripeté ancora, poi tornò a guardarla. -Come stai Kate? Voglio dire, Anastasia...
La detective chiuse gli occhi stringendosi nuovamente a lui. Quell'uomo non smetteva mai di sorprenderla, era riuscito ancora una volta a leggerle dentro.
-Io l'ho odiata Rick!- ammise disperata. -L'ho odiata davvero per il suo interesse per te, sono stata gelosa e ho pensato cose orribili, ho quasi desiderato che sparisse... e ora... ora lei è morta.
Castle le posò un bacio sui capelli. -Amore, non è colpa tua, ok? Non sei stata tu a spararle.
Beckett scosse la testa. -Lo so! Ma...
-Ma?
Kate chiuse gli occhi aggrappandosi alla sua camicia. 
-Ma c'è stato un momento in cui non mi sarebbe dispiaciuto farlo.- ammise a bassa voce. Si sentiva così fragile e sbagliata. Diamine, lei era una detective, avrebbe dovuto cercare gli assassini e assicurare protezione, non pensare a come eliminare le persone!
-Kate, tesoro, la gelosia è un sentimento normale. Fa parte di tutti, e sapere che mi volevi così tanto non può che rendermi felice!- la sua musa lo colpì sul braccio lanciandogli uno sguardo assassino.
Lui ridacchiò. -Scusa. Comunque, era solo uno stupido pensiero, spinto dai sentimenti, ok? Sappiamo entrambi benissimo che non l'avresti fatto, insomma se non hai ucciso me in quattro anni!- le scostò dolcemente i capelli per poter appoggiare le labbra vicino al suo orecchio. -Se sapessi tutto ciò che avrei voluto fare a Josh probabilmente mi rinchiuderesti in prigione.- mormorò serio.
Beckett fu percorsa da un brivido a quelle parole. -Lo sai che ti amo, vero?- gli disse baciandogli la guancia.
Castle sorrise. -Lo sai che amo sentirtelo ripetere, vero?
Kate alzò gli occhi al cielo divertita prima di baciarlo appassionatamente. -Grazie.- disse mordendogli il labbro inferiore.
Rick le prese il viso tra le mani riprendendo a baciarla. -Always Kate. Ti amo.

Quando musa e scrittore entrarono nel salone Olivia era seduta a terra, sopra i cuscini, con la gamba fasciata, ma sembrava stare abbastanza bene. Gli altri avevano formato un cerchio intorno a lei con le poltrone.
-Come sta Olivia?- chiese gentilmente Rick entrando.
La donna sorrise. -Abbastanza bene signor Castle. Tutto merito di David.
Lo spagnolo sorrise imbarazzato. -Ho solo fatto il mio lavoro.- disse passando una scatoletta a Rick. -Qui dentro c'è il proiettile che ho estratto, se può servirvi.
Castle annuì. -Grazie mille.
-Siamo contenti che tu stia bene Olivia.- disse Beckett avvicinandosi.
Carter strinse la mano della moglie dolcemente. -Anch'io.
-Detective, quante brutte notizie dobbiamo aspettarci?- domando Petr.
Kate sospirò. -Abbiamo trovato i corpi di Jan e Anastasia senza vita nella spiaggia fuori dal villaggio. Ferita da arma da fuoco all'altezza del cuore per entrambi. Mi dispiace.
I volti di tutti si rabbuiarono.
-Avete scoperto qualcosa in particolare?- chiese Natsumi.
Rick e Kate si guardarono per un secondo, poi la detective annuì.
-Sì,- rispose Castle prendendo la parola. -riflettendo sulle scene del crimine ci siamo accorti di un particolare. Ogni cadavere è stato ritrovato vicino a qualcosa che ha a che fare con l'acqua.
Tutti si guardarono stupiti. -E' vero...- sussurrò Alexis.
-Ma purtroppo non siamo riusciti a capire il perchè. Non sappiamo se le vittime erano collegate tra loro, non sappiamo quale sia il movente.- Kate si voltò verso la donna americana. -Olivia, hai idea del motivo per cui potresti essere stata presa di mira?
La donna scosse la testa. -No, nessuna.
-Ok, poi comunque dovremo parlarti. Qualcuno sa qualcosa che potrebbe essere utile? Avete qualche idea?- chiese facendo vagare lo sguardo per tutta la stanza, fissando tutti negli occhi.
-Ambitionen og hævn er altid sultne.- Kristen era seduta a gambe incrociate sopra al tavolo, Lars in piedi al suo fianco.
Castle aggrottò la fronte. -Cioè?
Beckett si accigliò. -
L'ambizione e la vendetta hanno sempre fame...
Lui la guardò stupito. -Da quando parli danese?!
La sua musa scosse la testa. -Non parlo danese. Ma... E' una frase che ho già sentito, tempo fa credo. E' un proverbio, giusto Kristen?
La bella ragazza annuì. -Sì, e la traduzione è perfetta.
-Quindi pensi si tratti di vendetta? Anche se le vittime non sembrano collegate?- chiese curiosa di sentire la risposta.
-Non lo so, a dir la verità, ma mi sembrano i due moventi più probabili.
Lo scrittore annuì. -Ok.
-Bene,- disse Kate. -noi adesso dobbiamo parlare con Olivia. Voi potete tornare in camera o fare ciò che volete. Solo... cercate di stare abbastanza uniti e con un'arma a portata di mano.
-E se il colpevole fosse tra di noi?- domandò Ginevra. -Sa, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Beckett annuì. -Lo so, ma se iniziamo a sospettare uno dell'altro non ne usciremo mai. State attenti.
Velocemente tutti uscirono.
-Io posso restare?- chiese Carter, ancora seduto a terra vicino alla moglie.
-Certo signor Wright. Lei è sicura di star bene, vero Olivia?
-Sì, la gamba fa male, ma è sopportabile.
-Bene.- la detective estrasse il suo taccuino. -Può raccontarmi com'è andata?
La donna sospirò. -Quando ci siamo divisi io, Carter e Savannah siamo rimasti insieme e abbiamo iniziato a cercare Jan e Anastasia. Abbiamo controllato le piscine, alcune camere e poi siamo andati in spiaggia. Lì Savannah ha visto lo scivolo e ci è salita, Carter l'ha seguita cercando di tirarla giù. io sono rimasta un attimo indietro ad osservarli, davanti alle docce. All'improvviso ho sentito un rumore strano e mi sono voltata di scatto. Ho visto la pistola puntata contro di me e mi sono buttata di lato, quando ho sentito lo sparo e il dolore alla gamba. Degli istanti successivi ho ricordi confusi.
-Ok. Hai detto che hai visto la pistola puntata verso di te, quindi hai anche visto chi ha sparato...
Olivia impallidì. -No.- rispose velocemente.
-No?- chiese confuso Castle.
-No, non l'ho visto, cioè, non lo ricordo. Devo essere confusa e...
-Quindi,- la interruppe Kate. -si ricorda la pistola ma non chi le ha sparato?- se c'era una cosa che sapeva fare bene, era riconoscere le bugie.
-Io... sì. Sì, esatto.- rispose lei annuendo.
-Sa Olivia, non le credo.- disse Beckett chiudendo il taccuino.
-Detective...
-No signor Wright, sto parlando con sua moglie. Olivia, io credo che sappia esattamente chi le ha sparato.
La signora Wright non rispose, si limitò a tenere lo sguardo fisso sulla detective.
-Mi dica, sa anche il perchè?
Nessuna risposta.
Castle sbuffò. -Olivia, ne va della sua vita e della vita di tutti noi!
-No,- rispose lei sicura. -non di tutti.
Beckett la guardò sorpresa. -Quindi lei sa tutto! Da quanto?- chiese sentendo la rabbia che iniziava a crescere.
-Avevo il dubbio fin dall'inizio, ma ora ne sono certa.
-Bene, mi dica chi è!
La donna rise. -Se lo scordi?
-Cosa' E' impazzita?
Olivia scrollò le spalle. -No, ho dei buoni motivi. Perchè crede che nessuno abbia detto niente finora?
Kate era senza parole. -Quanti di noi sono coinvolti?
-Più di quanti lei creda.
-Bene!- esclamò la detective. -Allora parlerò con loro!
-Oh, non scoprirà nulla, non parleranno, non possiamo farlo...
Carter fissava la moglie sbalordito.
Rick si alzò in piedi, arrabbiato. -Ma di che diavolo sta parlando?! Qui ci sono in gioco delle vite, dannazione!!!
La donna americana lo ignorò. -Incredibile detective, davvero non si ricorda?- sorrise. -Wow, questa è bella!
Beckett era sempre più confusa. -Che cosa...?
Olivia rise. -Ero convinta che sapesse tutto, e invece a quanto pare ha dimenticato... Noi, l'acqua, la frase usata prima da Kristen? Nulla?
La detective non riusciva a pensare. -Io... di che diavolo sta parlando?
La donna scosse la testa. -Davvero, davvero incredibile! E dire che la colpa è anche sua! Comunque, non ho altro da dirvi. Probabilmente cercherà di finire il lavoro che ha iniziato.- disse indicandosi la gamba.

Era passata qualche ora da quando avevano finito di parlare con Olivia e Beckett era seduta, immobile, sul divano della suite, lo sguardo perso nel vuoto.
Stava riflettendo su quelle frasi, cercando di trovarci un senso, di ricordare perchè mai lei doveva essere coinvolta.
Ad un tratto sentì due mani posarsi sulle sue spalle.
-Ehi,- la voce del suo scrittore la riportò alla realtà. -non sforzare troppo il cervello, non vorrei si bruciasse!
Kate sorrise. -Non ci capisco nulla Rick, niente di tutto questo ha senso. Olivia sa tutto eppure non vuole parlare. Ha ammesso che molti sanno tutto ma nessuno ha mai parlato. C'è qualcosa sotto. Qualcosa di grosso e che mi spaventa. Qualcosa che io dovrei ricordare!
Castle fece il giro del divano per sedersi al suo fianco e cingerle le spalle con un braccio. -Forse l'ha detto solo per confonderti...
La detective scosse la testa con decisione. -No, ho visto il modo in cui mi guardava, era davvero sorpresa. E poi ha ragione, le parole di Kristen... per qualche motivo le conosco. E ogni volta che vedo quella ragazza ho una sensazione di dejà-vu che finora non ero riuscita a spiegarmi.
Lo scrittore le accarezzò dolcemente i capelli. -Mi dispiace, vorrei poterti aiutare. Forse se lasci che la tua mente lavori da sola e ti riposi un po'...
-Non lo so.- la sua musa sospirò guardando le onde del mare contro gli scogli. -Olivia ha ragione, cercherà di ucciderla ancora. Dobbiamo fare qualcosa.
-Non farti venire strane idee, Kate.- la ammonì lui.
-Rick, pensaci un attimo, se facessi da esca e riuscissi ad attirare il colpevole sarebbe perfetto!- esclamò eccitata.
Castle la guardò malissimo. -Scordatelo! Non ti lascerò correre un rischio del genere! Terremo d'occhio Olivia, ok? Così se ci riproverà lo prenderemo, ma tu non correrai rischi inutili!
-Ma Rick...
-No Kate, ti prego.- disse lui in un sussurro.
La donna lo guardò per qualche secondo, perdendosi nell'azzurro intenso dei suoi occhi, poi annuì. -Scusami. Hai ragione.
Lui scosse la testa, prima di accarezzarle il viso e iniziare a baciarla. Beckett sorrise contro le sue labbra mentre gli mordicchiava il labbro inferiore e il suo cuore iniziava a battere all'impazzata.
Castle le leccò dolcemente le labbra, invitandola ad aprirle e Kate gemette piano quando sentì le sue mani calde sotto la sua maglietta, a contatto con la sua schiena.
Si baciarono a lungo, dolcemente, senza fretta. Esplorando con le mani il corpo dell'altro.
La detective slacciò lentamente i bottoni della camicia del suo partner, prima di lasciarla cadere a terra e passare a baciargli il collo e il petto. Rick la costrinse a distendersi sul divano, posizionandosi sopra di lei, attento a non pesarle addosso.
Prese il bordo della maglia e iniziò a sollevarlo, baciando ogni centimetro di pelle che pian piano scopriva. Si soffermò a lungo sulla cicatrice e sul collo della sua musa.
Beckett intanto aveva iniziato a slacciargli la cintura e a togliergli i pantaloni.
Castle si bloccò, perdendosi ad ammirarla. -Kate, se non vuoi...- iniziò.
Lei lo fermò scuotendo la testa e mostrandogli un sorriso mozzafiato. -Continua Rick.
lo scrittore sorrise a sua volta, prima di riprendere il lavoro da dove lo aveva interrotto. Le sganciò il reggiseno, per poi passare a baciarle e accarezzarle i seni con tutto l'amore possibile.
La sua musa, a qual contatto, si lasciò sfuggire un lungo gemito e inarcò la schiena contro di lui. Affondò le dita tra i suoi capelli e si morse il labbro inferiore.
-Sei bellissima.- le sussurrò lui prima di toglierle i corti pantaloncini e iniziare a baciarle tutte le gambe, mentre con le mani le accarezza l'interno delle cosce.
Kate sentì una morsa chiudere il suo stomaco e un calore diffondersi per tutto il corpo. -Rick...- sospirò mentre cercava di raggiungere con le mani l'elastico dei suoi boxer.
-Ssshh...- disse lui piano, fermandola. -Lascia fare a me.
Quella volta voleva che fosse solo per lei, voleva dimostrarle tutto il suo amore, voleva prendersi cura di lei.
Baciò e massaggiò dolcemente ogni centimetro del suo corpo, assecondando i suoi desideri, rispondendo "ti amo" ad ogni suo gemito e sospiro, anche quando si liberò degli ultimi indumenti che ancora separavano i loro corpi e affondò finalmente dentro di lei.

-Forse è meglio se ci spostiamo sul letto.- sussurrò Castle baciandole la fronte.
Erano distesi entrambi sul divano, abbracciati stretti, lei quasi completamente sopra di lui.
-Forse hai ragione.- rispose Kate con un sorriso ma senza muoversi. -Rick...- disse appoggiando la testa sul suo petto per ascoltare i battiti del suo cuore.
-Dimmi.
-E' stato... meraviglioso.
Richard sorrise. -Sì.
Beckett sospirò stringendosi a lui.
Avevano fatto l'amore nel modo più dolce possibile. Lui l'aveva accarezzata e baciata lentamente, osservandola attento, ascoltando ogni suo respiro, cercando di memorizzare tutto il suo corpo e il suo magnifico profumo.
Aveva messo passione e amore in ogni suo singolo gesto.
Niente urla, solo gemiti, sussurri e sospiri. Spinte lente, profonde.
Era stato perfetto. Era amore allo stato puro.
Kate sospirò. Questo rendeva ancora più di difficile ciò che doveva fare.
Lentamente si alzò, dirigendosi verso la cucina.
-Dove vai?- chiese confuso lo scrittore. -La camera è di là!
Beckett sorrise. -Prendo un bicchiere di succo. Tu hai sete?
-Sì, grazie.
La detective prese un profondo respiro, cercando di rimanere calma, mentre Castle si alzava e si dirigeva verso la camera. Appena fu sicura che fosse entrato nell'altra stanza prese la sua borsa ed estrasse una scatoletta di sonniferi.
Quelli che lei usava quando gli incubi popolavano le sue notti.
Ne prese due e li mise nel bicchiere dello scrittore, sarebbero bastati. Poi, lentamente, lo raggiunse in camera.
-Tieni.- disse sorridendo.
Rick prese il bicchiere. -Grazie.- sussurrò prima di bere.
-Ti amo Rick.



Angolo dell'autrice (in ritardo come sempre):
Alleluia, sono riuscita a finire il capitolo!
Questo lo dedico a una draghetta/stanathan/interista e a una lupacchiotta non del tutto normali :D Ragazze, chattare con voi è una cosa fantastica! Ahahahahahaha :D  Visto che stavolta non ho ammazzato nessuno???
Gente, l'attesa è finita! Finalmente domani, anzi fra 20 minuti, sarà un Castle Monday!!! Non riesco ancora a crederci :)
Grazie mille a tutti quelli che seguono ancora la mia storia, spero vi piaccia anche questo capitolo!
A presto,
Sofy_m


    

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Capitolo 21
*** Vado a riprendermela. ***


capitolo 21


Vado a riprendermela.



Kate si vestì velocemente cercando di fare il minor rumore possibile.
Era sicura che il sonnifero stesse facendo il suo effetto, Castle si era addormentato circa dieci secondi dopo averlo mandato giù, ma non voleva correre il rischio di svegliarlo.
Prese la giacca, si raccolse i capelli e infilò le scarpe. Poi si fermò vicino al letto, persa ad ammirarlo.
Era dolcissimo; disteso sulla schiena con le braccia aperte, la testa leggermente piegata, le labbra dischiuse e un'espressione serena. Il lenzuolo lo copriva a malapena e aveva i capelli arruffati.
Beckett sorrise, sembrava un bambino.
Sospirando si chinò per lasciargli un bacio sulle labbra.
Gli stava facendo del male, lo sapeva bene. Sarebbe andato in panico quando, svegliandosi, non l'avrebbe trovata al suo fianco, sarebbe rimasto ferito capendo cosa era successo e l'avrebbe odiata per aver agito da sola.
Ma doveva farlo. Era il suo lavoro e aveva un disperato bisogno di conoscere la verità, di capire cosa aveva dimenticato, di prendere quel maledetto bastardo.
E non poteva permettere che lui rischiasse, non poteva permettersi di perderlo.
Sarebbe stata disposta a convivere con la sua rabbia una volta tornata, ad affrontare le conseguenze del suo gesto, ma a vivere un'intera vita senza di lui... no, quello non era assolutamente possibile. Lui era diventato essenziale più dell'ossigeno, era diventato parte di lei.
Si chinò per baciarlo un'ultima volta. -Ti amo Rick, scusami.- sospirò prima di uscire dalla stanza.

Carter Wright era seduto sul divano della sua suite, la testa della moglie appoggiata sul suo stomaco. La sua mente non riusciva a staccarsi dalla conversazione avvenuta solo qualche ora prima tra la detective e Olivia, sua moglie conosceva l'identità del colpevole, sapeva cosa c'era dietro a tutto eppure non voleva farne parola. Era assurdo.
-Liv...- le disse dolcemente mentre le accarezzava i capelli. -Come va la gamba?
La donna sorrise con gli occhi chiusi. -Meglio, i farmaci che mi ha dato David  devono aver fatto effetto.
Il marito sospirò.
-Carter,- iniziò lei capendo cosa lo turbava. -mi dispiace, davvero, ma non posso dirtelo. Io...
-Diamine Liv! Qui ci sono in gioco delle vite!- sbottò lui. -Vite che tu potresti salvare!
La donna americana scosse la testa. -Tu non puoi capire Carter.- rispose guardando fisso davanti a lei. -Quello che è successo...
-Vale le vite di queste persone innocenti? Vale il dolore e la paura che stiamo affrontando?- domandò lui arrabbiato. -Non penso proprio.
Olivia serrò la mascella, nervosa. -Nessuno di noi è innocente...- mormorò piano.
Il signor Wright aggrottò le sopracciglia, confuso. -Che diavolo significa, Liv?
Sua moglie scosse la testa e lui sbuffò.
In quel momento sentirono qualcuno bussare alla porta. -Aspetta,- disse facendola spostare lentamente. -vado a vedere chi è.
Si alzò in piedi e prese il coltello dal tavolino, poi si diresse verso la porta, aprendola di scatto e puntando l'arma davanti a sè.
-Detective Beckett!

Kate si guardò intorno attenta, ascoltando ogni singolo rumore, poi, sicura che non ci fosse nessuno, bussò alla porta della suite della famiglia Wright.
Attese qualche secondo. In una mano stringeva un sacchetto di plastica, l'altra era pronta ad estrarre il coltello in caso di bisogno.
Sentì la porta aprirsi e si ritrovò la lama di un coltello puntata davanti al suo viso.
-Detective Beckett!- Carter Wright era in piedi davanti a lei, con un coltello in mano e un'espressione stupita in volto. -Che diavolo ci fa qui?- chiese abbassando il braccio e passandosi una mano tra i capelli.
-Devo parlare con sua moglie, subito.
L'uomo serrò la mascella. -Buona fortuna. Si rifiuta di parlare persino con me...- mormorò facendole segno di entrare.
Olivia, vedendola, si alzò lentamente sedendosi. -Detective, come mai qui a quest'ora?- chiese confusa. L'orologio segnava quasi le due della notte. -Non dovrebbe essere con Castle ora?
La detective ignorò il suo stomaco che si contrasse al nome dello scrittore. -Ho bisogno del suo aiuto Olivia.- le disse aprendo il sacchetto ed estraendo la parrucca che si era fatta dare poco prima da Penny.
Carter aggrottò la fronte. -A che le serve quella?- domandò indicando la parrucca con i lunghi capelli lisci e scuri.
Sua moglie scosse la testa guardando Beckett. -Lei è impazzita.
Kate sbuffò. -Lei non vuole dirmi nulla! Questo è l'unico modo possibile.
-Si farà ammazzare!
-E allora mi dica chi c'è dietro, Olivia!- sbottò la detective.
L'uomo continuava a guardarle senza capirci nulla. -Mi spiegate di che state parlando?
-La detective vuole travestirsi da me e fare da esca...- rispose sua moglie continuando a guardare la donna in piedi davanti a sè.
Il signor Wright spalancò gli occhi. -E' troppo pericoloso! Chiunque sia la ucciderà!
Kate non gli diede ascolto. -Olivia, ho bisogno di una sua felpa, di un paio di pantaloni e di un paio di scarpe. E possibilmente anche di una delle bende che le ha dato David, dovrò fingere di essere ferita.
-Kate...- cercò di fermarla Carter, ma sua moglie aveva già annuito.
-Wow detective, più di dieci anni e non è cambiata di una virgola. Segue sempre il suo infallibile istinto, vero?
Beckett si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi. -Chi diavolo è lei? Come fa a conoscermi?
Olivia si voltò verso il marito. -Carter, potresti prenderle ciò che ha chiesto?
L'uomo annuì allontanandosi.
-Allora?- insistette la detective.
La donna americana scosse lentamente la testa. -Ero bionda dieci anni fa, e Wright non era ancora il mio cognome. Ero un'insegnante.
Kate sollevò le braccia. -Tutto qui? Pensa che questo mi sia abbastanza utile?
Olivia alzò la testa e fece incontrare i loro sguardi. -Dieci anni fa non si sbagliava. Se qualcuno le avesse dato retta ora le cose sarebbero diverse.
Beckett scosse la testa disperata, persa. Non ci stava capendo nulla. La sua mente stava ripercorrendo tutti i casi con cui aveva avuto a che fare dieci anni prima ma dannazione, all'epoca lei era appena diventata una poliziotta, lavorava con Royce e non prendeva parte ad ogni indagine!
-Detective...- Carter rientrò nel salotto porgendole ciò che voleva.
-Grazie.- disse prendendo i vestiti e andando verso il bagno per cambiarsi.
-Gli farà del male.- la voce dell'uomo la fece bloccare. -Al signor Castle... gli farà del male. Ho visto come lui la guarda. Quell'uomo è totalmente innamorato di lei detective, sarebbe disposto a qualunque cosa per lei. Ma in questo momento non è qui, e ciò mi fa pensare che non gli abbia detto nulla.
Kate si morse il labbro inferiore. -Ha ragione.- disse. La sua voce tremava più di quanto si aspettasse. -E' innamorato e pronto a fare pazzie. Per questo non sa nulla. Non è mancanza di fiducia, è un modo per proteggerlo.
-Andrà in panico quando capirà cosa sta facendo.
-Lo so.
-Inizierà a cercarla e se lei non dovesse tornare... non ce la farebbe.
Beckett sentì le lacrime calde scendere sul suo viso. -Lo so. Ed è per questo che vi chiedo di coprirmi, di non dirgli nulla quando verrà qui a cercarmi, vi prego.- sussurrò.
-Non se lo merita.
-Lo so. Ma lo amo e ha molte altre persone che lo amano, non è giusto che loro rischino di perderlo. Quindi vi prego...
Carter scosse la testa. -No. Quell'uomo ha il diritto...
-Va bene.- lo interruppe Olivia.
-Liv!- esclamò lui incredulo.
-Carter, prova a metterti nei panni della detective, se le cose fossero invertite. Non faresti la stessa cosa? Io sì. Quindi sì detective, la coprirò.
-Liv, prova a metterti anche nei panni del suo uomo!- obiettò lui arrabbiato.
Le due donne non risposero.
Carter sospirò sconfitto. -E va bene, non dirò nulla. Ma mi faccia un favore Beckett, torni sana e salva. Buona fortuna.

Beckett camminava lentamente, fingendo di avere una gamba ferita, cercando di raggiungere la spiaggia, sperando di attirare l'attenzione dell'assassino.
Doveva ammettere che con la parrucca e i vestiti di Olivia le assomigliava parecchio. Il piano, per il momento, stava andando bene. Ora doveva solo trovare quel bastardo.
Istintivamente mise una mano nella tasca della felpa, dove teneva il coltello. Era pronta, avrebbe messo la parola fine a tutta quella storia una volta per tutte e sarebbe tornata da Rick per godersi finalmente la loro vacanza.
Raggiunta la spiaggia si diresse verso la doccia dove la donna americana era stata colpita e rimase in disparte ad osservarla. Aveva cercato di ragionare come l'assassino e aveva pensato che quello fosse il posto più probabile dove trovarlo.
Sempre all'erta iniziò a guardarsi intorno, cercando di distinguere qualcosa in mezzo all'oscurità, studiando ogni suono.
Improvvisamente sentì uno strano rumore alle sue spalle. Prese un profondo respiro e impugnò il coltello, il cuore le batteva all'impazzata. Finalmente avrebbe capito cosa diavolo stava succedendo.
Decisa, si voltò di scatto.
Due gabbiani stavano lottando per un pesce.
-Dannazione!- sbuffò tirando un sospiro di sollievo, si era fatta fregare da due uccelli! -Andiamo Kate, rimani concentrata!
Doveva calmarsi, rimanere lucida, l'agitazione non l'avrebbe di certo aiutata.
Scuotendo la testa si girò nuovamente verso la doccia, quando sentì qualcosa colpirla forte alla testa.
E poi tutto divenne buio.

Castle si rigirò nel letto per l'ennesima volta mentre il sole entrava nella camera da letto dalle finestre. Si sentiva la testa stranamente pesante, le palpebre non volevano saperne di sollevarsi e, sebbene sapesse che si stava lentamente svegliando, gli sembrava di essere in un altro mondo. Non riusciva a collegare le informazioni che riceveva dall'esterno in modo coerente, si sentiva piuttosto intontito e nonostante fosse sicuro di aver dormito a lungo aveva un sonno tremendo.
Cercando di fare un po' d'ordine nella sua mente si spostò lentamente verso il centro del letto, cercando di raggiungere la sua musa. Allungò il braccio, cercando di trovarla.
Niente.
Allarmato, costrinse i suoi occhi finalmente ad aprirsi. Il letto vicino a lui era vuoto e freddo, le lenzuola ancora messe perfettamente. Una sensazione di panico lo invase dalle punte dei capelli alle dita dei piedi e d'istinto si mise a sedere.
Pessima mossa.
La testa gli girava fin troppo. Si guardò intorno lentamente, sempre più preoccupato. La sveglia segnava le sette e della sua musa non c'era traccia.
Sul comodino vide il bicchiere di succo che aveva bevuto la sera prima, dentro c'era ancora un po' della bevanda. Allungò la mano per prenderlo e finirlo, visto che si sentiva la bocca impastata, ma poi qualcosa attraversò la sua mente.
Aveva ricordi confusi della serata precedente. Ricordava di aver fatto l'amore con Kate sul divano, di essere rimasti là abbracciati a lungo, semplicemente in silenzio, e di essersi poi alzati per andare dormire. Lei gli aveva chiesto se voleva qualcosa da bere e gli aveva portato il succo... E poi?
Da quel momento aveva solo una gran confusione in testa. Doveva averne bevuto, visto che nel bicchiere ne era rimasto un goccio e gli sembrava che lei gli avesse sussurrato "ti amo" prima che si addormentasse. Anzi, ne era quasi certo.
Aspetta... si era addormentato? Si era addormentato pur sapendo di avere lei, nuda, di fianco? Impossibile...
Un lampo di comprensione fece luce tra i suoi pensieri. Rick spalancò gli occhi e, senza pensare alle pessime condizioni in cui sembrava trovarsi il suo corpo, si diresse velocemente in salotto.
I suoi vestiti erano sparsi un po' ovunque, ma di quelli della detective non c'era traccia.
Infilandosi i boxer andò verso il bancone della cucina. Sopra c'era appoggiata la bottiglia di succo, di fianco una scatoletta bianca.
La prese tra le mani e la aprì.
Sonniferi.
Dal cassetto mancava uno dei coltelli.
"Rick, pensaci un attimo, se facessi da esca e riuscissi ad attirare il colpevole sarebbe perfetto!" La voce entusiasta di Kate gli risuonava ancora nelle orecchie. Ora era tutto chiaro.
Chiuse gli occhi e sbattè con rabbia il pugno sul tavolo, mentre scivolava con la schiena lungo il frigorifero, la testa tra le mani.

Alexis stava facendo tranquillamente colazione con sua nonna, quando sentirono qualcuno bussare alla porta.
-Vado io nonna.- disse la ragazza alzandosi ed andando ad aprire. -Papà!- esclamò sorridendo quando vide chi era.
Castle era in piedi davanti a lei. Lo sguardo preoccupato e il viso contratto in una smorfia di dolore, il respiro affannoso come se avesse appena finito di correre una gara.
-Papà, tutto bene?- chiese Alexis allarmata.
-Al, Kate è qui?- domandò lui con voce tremante.
-Cosa? No...- lo scrittore chiuse gli occhi e serrò la mascella. Sapeva che difficilmente l'avrebbe trovata l', eppure una parte di lui ci aveva sperato con tutto il cuore. -Papà, perchè mai Kate dovrebbe essere qui? Avete litigato?
-Al,- la interruppe il padre guardandola seriamente. -fammi un favore, chiama tutti gli ospiti del villaggio. Li voglio nel salone tra dieci minuti, anzi cinque!- le disse prima di andarsene velocemente e lasciarla senza parole sull'entrata della sua camera.

Rick camminava nervosamente avanti e indietro in mezzo al salone, gli occhi chiusi.
-Allora,- esordì arrabbiato quando tutti si sedettero intorno a lui. -dopo aver parlato con Olivia ieri, so per certo che molti di voi sanno esattamente cosa sta accadendo su questa maledetta isola e chi c'è dietro! Quindi, ora siete pregati di spiegarmelo!- ordinò senza smettere di camminare.
-Dov'è la detective Beckett?- chiese lo spagnolo. -Come mai lei non è qui?
Castle chiuse le mani a pugno. -La detective Beckett ha ben pensato di andare a prendere l'assassino da sola, per mettere fine a questa storia!- rispose velocemente, senza accorgersene stava quasi urlando.
A quelle parole Alexis, Martha e Kristen trattennero il respiro. Carter chiuse gli occhi. Tutti rimasero paralizzati.
-Ora ditemi chi di voi è coinvolto in tutto ciò!
Nessuno aprì bocca.
-Olivia...
-No. Ne abbiamo già parlato ieri, le ho già detto tutto ciò che potevo. Non si aspetti di sentire altro da me o da qualcun altro qui dentro signor Castle!- rispose decisa la signora Wright.
-DANNAZIONE! CI SONO DELLE VITE INNOCENTI COINVOLTE IN TUTTO QUESTO!- Rick tirò un pugno al muro mentre cercava di calmarsi.
-Le posso assicurare signor Castle che le persone colpite finora non erano affatto innocenti.
Castle la guardò confuso. -Si riferisce anche a sè stessa?
Olivia non rispose ma non abbassò lo sguardo.
-Ok, mettiamo anche che sia così, ma Kate non ha nulla a che fare con questo, non può rischiare per colpa vostra!- tutti seguivano interessati lo scambio di battute tra i due.
-La sua detective ha molto più ha che fare con questo di quanto lei creda! E comunque nessuno le ha ordinato di mettersi a dargli la caccia e a fare da esca!
Rick si pietrificò. -Come lo sa?
-Eh? Cosa?
-Come sa che Beckett ha deciso di fare da esca? Non l'ho detto prima.- rispose lo scrittore velocemente. Era speranza quella luce che sembrava illuminare improvvisamente il mondo? Era il suo cuore quello che aveva ricominciato a battere nel suo petto?
-Io... no...
-Olivia...- la pregò.
-No.
Castle annuì. -Bene.- poi si voltò per vederli tutti. -Che nessuno provi ad uscire da qui fino a quando non sarò tornato. Signor Wright, lei viene con me.
L'americano lo guardò stupito. -Che cosa?
-Signor Castle, come sa che non è lui il colpevole?- domandò Cooper confuso.
-Non lo so. Anzi, per me è il sospettato numero uno. Sua moglie è sopravvissuta allo sparo e non vuole dire nulla, che stia cercando di coprirlo?
Carter serrò la mascella. -Che diavolo sta dicendo?
-E' quello che penso signor Wright. Per questo viene con me, non la lascio qui con la mia famiglia e delle persone innocenti.- rispose lo scrittore prima di andare verso la porta per uscire. -Mi segua.
-Papà!- la voce preoccupata di Alexis lo fece voltare. -Dove stai andando?
Rick sospirò. -Vado a riprendermela.- rispose prima di lasciare il salone seguito dal marito di Olivia.
Quando si furono allontanati abbastanza gli porse un coltello.
-Che significa?- domandò Carter perplesso.
-Mi dica cosa sa, signor Wright, subito.
-Come?
-Ho detto quelle cose là dentro perchè la lasciassero uscire senza sospetti, perchè sua moglie la lasciasse uscire senza sospetti. So che sa dov'è Kate. Prima, quando l'ho nominata, è stato l'unico a reagire ad esclusione della mia famiglia e di Kristen... e quando ho chiesto ad Olivia perchè sapesse che Kate ha fatto da esca, lei l'ha guardata... con speranza. Come se sperasse che mi dicesse qualcosa. Quindi avanti, cosa sa?
Carter era a bocca aperta. -Wow, è molto più bravo di quello che sembra, sa?
-Carter...
-Sì, scusi. Stanotte la detective è venuta da noi, ha chiesto ad Olivia dei vestiti perchè voleva fare da esca, appunto. Aveva anche una parrucca.
Castle sospirò. -La solita Beckett. Vorrei solo sapere dove trovarla, prima... prima...
-Ho seguito i suoi movimenti, sapevo che lei l'avrebbe presa male, una volta scoperto.
Lo scrittore era sorpreso.
Il signor Wright sorrise. -Oh, andiamo! Pensa che qualcuno non si sia accorto del vostro amore?
Rick sorrise imbarazzato.
-Comunque, dicevo, ho seguito i suoi movimenti dalla mia stanza, fino alla spiaggia, poi l'ho persa.
Castle annuì. -Ok, grazie mille. Vado a cercarla.- rispose prima di mettersi a correre.
Carter lo bloccò. -Vengo con lei. Voglio darle una mano.

Kate sbattè più volte le palpebre, intorno a lei era tutto buoi, la luce proveniva solo da alcune fessure, la testa le faceva un male tremendo ed era quasi sicura di avere una ferita sulla fronte.
Doveva essere rimasta svenuta per qualche ora.
Cercò di mettere a fuoco le cose intorno a lei, cercando di capire dove si trovava e cos'era successo.
Era seduta su una sedia, le caviglie e i polsi legati e sembrava essere dentro una casetta di legno. Riusciva a scorgere solo un tavolo e un pannello in fondo alla stanza, di fronte a lei.
Si rese conto che non portava più la parrucca e il coltello che aveva in tasca ora si trovava sul pavimento, davanti a lei.
-Oh, la nostra Katie si è svegliata.- una voce maschile alle sue spalle la fece rabbrividire. Non apparteneva a nessuno degli ospiti del villaggio e questo poteva significare solo una cosa, nell'isola c'era davvero qualcun altro oltre a loro.
Beckett cercò in tutti i modi di voltarsi, in modo da poter vedere l'uomo, ma con scarsi risultati.
Lo sconosciuto rise. -Provi ad immaginare la mia sorpresa quando, dopo aver sbagliato mira su Olivia Wright, la vedo uscire zoppicante dalla sua camera e dirigersi in spiaggia. Ovviamente l'ho seguita, quale momento migliore per finire il lavoro? E poi invece, sorpresa delle sorprese, mi ritrovo la detective Katherine Beckett!- l'uomo rise ancora.
Kate chiuse gli occhi. -Come sa chi sono?
-Ah, quindi è vero. Realmente non si ricorda!- ancora risate. -Incredibile! Sa,- improvvisamente il suo tono di voce si fece più tagliente. -è colpa sua se siamo qui!
La detective tremò. -Come posso avere la colpa di qualcosa che non ricordo? Come può essere colpa mia se nemmeno la conosco?
-Oh Katie, quanto ti sbagli... Mi conosci, mi hai conosciuto dieci anni fa.
-Dieci anni fa non ero ancora una detective!
-Certo,- concordò lui. -ma lo stavi diventando. Eri la prediletta di Mike Royce, giusto?
Beckett si pietrificò. -Come sai di Royce?
-Oh, detective, è grazie a lui se ci siamo conosciuti. Che delusione, non ricorda proprio nulla! L'amore deve averle dato alla testa!
Kate serrò la mascella. -Cos'altro sa su di me?
-So che Royce è morto qualche anno fa, so che le hanno sparato al funerale di Roy Montgomery, so che Richard Castle ha iniziato a lavorare con lei quattro anni fa e so che ne è innamorata, so che non ha ancora preso l'assassino di sua madre...
-Ok, basta così.- lo interruppe. Sentirlo riassumere la sua vita in quel modo le stava facendo venire i brividi. Non sopportava il suo tono di voce e il modo in cui pronunciava il nome di Royce... era odio quello nella sua voce?
-Perchè ha organizzato tutto questo? Perchè ha ammazzato tutte quelle persone?- chiese decisa.
-Sto solo punendo coloro che hanno sbagliato dieci anni fa, coloro che mi hanno tolto tutto! Coloro che avreste dovuto punire voi!- sbottò lui arrabbiato.
-Non so nemmeno di cosa stia parlando!
Sentì dei passi avvicinarsi e la lama di un coltello appoggiarsi sul suo collo. Trattenne il respiro.
-Certo, tanto non era importante, no? Era più facile lasciare andare tutto avanti, catalogarlo come un incidente, vero?
-Io...
-Sa, se la polizia avesse fatto il suo lavoro ora non ci troveremmo qua! Se voi aveste capito non avrei fatto tutto questo!- urlò lui disperato.
-E allora perchè non mi ha uccisa? Perchè non mi uccide ora e non si prende la sua vendetta?- rispose Kate arrabbiata. Il fatto di non ricordare e di non poterlo vedere in faccia la stava facendo innervosire.
-Ucciderla?- domandò lui divertito. -Non ci penso nemmeno. Lei starà qui, soffrirà le pene dell'inferno mentre io uccido le persone a cui vuole bene, mentre uccido anche il suo grande amore!
-NO!- Beckett sentì le lacrime scendere dai suoi occhi pensando a Rick. -No!
-Che c'è, ha paura di rimanere sola? Beh, è quello che è successo a me per colpa vostra!
Le lacrime scendevano ormai sul viso di Kate. -No... no... Non lui, lui non ha niente a che fare con tutto questo...
-Katie, mio figlio aveva otto anni! Aveva molto meno a che fare!- urlò lui prima di premere leggermente il coltello sul collo della detective, facendo uscire del sangue. Poi la colpì con qualcosa di duro all'altezza delle costole, spezzandole il fiato.
Beckett trattenne un urlo piegandosi in avanti.
-Te l'ho detto Katie, dovrai soffrire le pene dell'inferno...- l'uomo alzò la mazza sopra la sua testa prima di colpirla ancora.

Castle avanzava velocemente nel bosco, seguito da Carter. In spiaggia avevano trovato una scia di sangue e avevano iniziato a seguire le rare gocce lasciate qua e là. Lo scrittore sperava con tutto sè stesso che il sangue non appartenesse alla sua musa. Certo, era poco, molto poco, ma implicava pur sempre una ferita.
La sua mente era vuota, riusciva a pensare solo a Kate, ai quattro anni passati insieme, ai bei momenti trascorsi insieme su quell'isola, al loro amore.
Il suo cuore... Beh, il suo cuore doveva averlo abbandonato insieme alla detective durante la notte. A parte quel breve istante nel salone, mentre parlava con Olivia, non l'aveva mai sentito battere. Sembrava spento, vuoto, inesistente. Come qualsiasi altra cosa.
Doveva ritrovarla, ad ogni costo.
-Là!- la voce del signor Wright lo richiamò alla realtà. L'americano stava indicando davanti a sè, in mezzo al bosco c'era una casetta di legno, simile a quella dove si trovava il generatore e a dove lui e Kate erano stati rinchiusi per un po'.
Rick annuì e corse avanti, fino a raggiungerla. L'ultima traccia di sangue si fermava proprio lì. -La porta è chiusa, dobbiamo buttarla giù!- urlò.
-Ok.- acconsentì Carter avvicinandosi. -Al mio tre... uno, due, tre!
Colpirono con forza la porta per diverse volte, fino a quando non riuscirono ad aprirla.
La luce del sole illuminò la stanza.
Castle rimase pietrificato.
Beckett era seduta su una sedia, braccia e gambe legate, la testa piegata di lato. Una lunga ferita sulla fronte e il sangue incrostato sulla guancia, la pelle pallidissima.
Lo scrittore sentì un senso di nausea invaderlo e le gambe cedergli. Senza rendersene conto si ritrovò in ginocchio, tremante.
Carter lo superò velocemente fino a raggiungere la detective, appoggiandole una mano sul collo. -E' viva.- sospirò.
Rick rialzò lo sguardo. -E'... è viva? Sicuro?
-Sì, penso sia solo svenuta.
Rick si alzò velocemente e la raggiunse, iniziando a slegarla. Poi la prese tra le braccia, stringendola contro di sè e posandole un bacio sulla fronte, mentre lacrime di sollievo scendevano sulle sue guance. -Ti amo.- sussurrò pur sapendo che lei non sarebbe riuscita a sentirlo.
L'americano lo guardava sorridendo.
-Carter, potresti prendere il coltello per terra e tutto ciò che è sopra il tavolo? Poi andiamo.
-Certo.
Castle sorrise. -Grazie mille.


Angolo dell'autrice:
Questo capitolo lo dedico alle mie compagne di chat draghetta/Stanathan/interista e Lanie, siete contente che non vi ho ammazzato nessuno??? E lo dedico anche a tutte le interiste di questo fandom (e sì, anche alla povera palermitana che ci si è ritrovata in mezzo xD)
Ok, finalmente abbiamo incontrato l'assassino!!! Sinceramente volevo far finire il capitolo prima dell'ultimo salto, ma poi qualcuno mi ha convinta a scrivere una fine più buona con metodi subdoli (occhi da cucciola stile gatto con gli stivali/Richard Castle)
Kate è viva, quindi ritirate le armi da fuoco!
Da qui in poi ci avviamo verso la fine. Grazie mille a chi continua a seguire questa storia, spero vi piaccia anche questo capitolo!
Sofy_m
( Vai Inter!!!!!)


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Capitolo 22
*** Rabbia e amore. ***


capitolo 22


Rabbia e amore.



Castle era in piedi, appoggiato contro il muro, gli occhi fissi su Beckett mentre David le medicava la fronte.
La detective era seduta su un lettino, lo sguardo puntato verso il basso, aveva il terrore di guardare Rick.
Da quando erano entrati in quella stanza non aveva mai aperto bocca, anzi, nessuno di loro aveva aperto bocca. Regnava un totale silenzio.
Lo scrittore sentiva i suoi sentimenti combattere dentro di sè. Quando Kate si era ripresa tra le sue braccia, tornando al villaggio, e si era stretta a lui aveva sentito il suo cuore ricominciare a battere e ora una parte di lui avrebbe solo voluto avvicinarsi a lei, abbracciarla e baciarla fino allo sfinimento, sentirla viva, assicurarsi che stesse bene, ripeterle quanto la amasse. Ma poi c'era l'altra parte.
Oh, l'altra parte... quella avrebbe solo voluto urlare fuori tutto il suo dolore e la sua rabbia, chiederle come aveva potuto essere così stupida e incosciente, come aveva potuto non fidarsi di lui e farsi quasi ammazzare. L'altra parte avrebbe voluto solo sfogare tutto il peso che aveva dentro, prendere a pugni qualcuno, correre fino a cadere sfinito a terra, lasciare che tutte le lacrime cadessero. L'altra parte voleva solo poter cancellare tutto, ogni cosa, perchè sapeva benissimo che l'immagine di lei pallida e ricoperta di sangue avrebbe popolato a lungo le sue notti.
Come se vederla a terra per colpa di un proiettile non gli fosse bastato.
Prese un profondo respiro cercando di calmarsi.
Ma di certo vedere le mani del dottorino sulla sua musa non aiutava. Odiava come la toccava, come le sorrideva... Senza curarsi minimamente del fatto che lui fosse nella stanza!
-Smettila.- disse serrando i pugni mentre un impeto di rabbia lo colpiva.
Sanz si voltò stupito. -Come?
-Smettila di toccarla in quel modo.- sibilò. La sua voce era molto più bassa e minacciosa di quello che si aspettava. Meglio.
Kate tremò e chiuse gli occhi, sapeva perfettamente che era lei la causa di tutto il dolore presente nella voce del partner.
-Sto solo facendo il mio lavoro.- rispose David seccato.
-Ah, davvero?- Castle si staccò dal muro facendo qualche passo in avanti. -E da quando il tuo lavoro consiste nello spogliare con gli occhi i pazienti? O nel provarci spudoratamente?- domandò in tono sprezzante. Sì, quel tipo gli ricordava sempre di più Josh.
-Rick...- cercò di chiamarlo la detective.
-No Beckett.- la interruppe lui alzando una mano, per poi tornare a guardare lo spagnolo. -Il tuo lavoro consiste nel curarla, fine. Quindi fallo e smettila di sognare di portartela a letto, chiaro? Altrimenti penso avremo un altro cadavere da seppellire quando ce ne andremo da qui.- disse prima di tornare a poggiarsi al muro, senza smettere di guardare Kate.

Quando David ebbe finito Kate lo ringraziò ed uscì dalla stanza, seguita dallo scrittore.
La ferita alla fronte era stata richiusa con dei punti e lo spagnolo le aveva messo una crema sui lividi del viso, prima di darle un antidolorifico.
Iniziò a camminare lentamente, la caviglia sinistra, nonostante fosse stata fasciata, le faceva parecchio male. Sentiva lo sguardo di Castle alle sue spalle posato su di sè.
Non si erano scambiati una parola da quando lei si era svegliata e aveva il terrore di affrontarlo, sapeva benissimo di avergli fatto del male con il suo comportamento. Non l'avrebbe perdonata facilmente.
Improvvisamente sentì le braccia dell'uomo intorno alla sua vita e sotto le sue ginocchia e senza rendersene conto si ritrovò sollevata da terra. -Castle, che diavolo stai facendo?- chiese leggermente imbarazzata mentre lo scrittore la stringeva a sè.
-Stai zoppicando...- rispose lui scrollando le spalle.
-Non importa, riesco a camminare! Puoi mettermi giù!- protestò.
-No.
-Castle...- lo pregò.
-No Beckett! Ma potresti sempre minacciarmi, no? Anzi, prova con del sonnifero, scommetto che è molto più efficace!- mormorò lui tra i denti, arrabbiato.
La detective sentì il suo cuore stringersi e il suo stomaco chiudersi. Chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime e appoggiò la testa al petto dell'uomo, aggrappandosi alla sua maglia.
Rick continuò a camminare verso la loro suite, lo sguardo fisso davanti a sè mentre la stringeva più forte. Tenerla fra le braccia lo faceva sentire completo.
Sospirò. -Scusami,- disse dopo un po'. -non volevo...
In quel momento si accorse che la sua musa si era addormentata.
Sorrise dolcemente baciandole la ferita sulla fronte. -Sogni d'oro.

Castle appoggiò il piatto di pastasciutta sopra il tavolino della suite, rimanendo ad ammirare la sua musa dormire.
Era sdraiata sul divano, doveva l'aveva distesa lui quando erano arrivati; i capelli in disordine e la bocca leggermente dischiusa. La coperta aggrovigliata intorno al suo corpo.
Si avvicinò lentamente a lei e iniziò ad accarezzarle i capelli. -Beckett...- disse piano, cercando di svegliarla. -Beckett...- ripetè toccandole la spalla.
Lei fece uno strano versetto che lo fece sorridere prima di strofinarsi gli occhi.
-Scusa se ti ho svegliata.- disse quando la vide cercare di alzarsi. -Penso dovresti mangiare qualcosa, ti ho preparato il pranzo.
Lei annuì ancora confusa, guardandosi intorno. -Mi sono addormentata...- disse incredula.
-Dovevi essere molto stanca. Ti prendo un bicchiere d'acqua e ti preparo un caffè per dopo, va bene?- chiese lui premuroso.
-Grazie.- rispose Kate senza avere il coraggio di guardarlo.
Lo scrittore annuì dirigendosi verso il bancone della cucina, per tornare dopo qualche minuto con un bicchiere e due tazze di caffè.
Si sedette a fianco a lei sul divano, i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto al mento, mentre osservava il mare dalla vetrata.
La detective iniziò a mangiare in assoluto silenzio, cercando di mantenere la calma e di non tremare.
Certo, Castle era stato carino e gentile con lei, ma anche senza guardarlo poteva capire dai suoi movimenti quanto fosse arrabbiato e deluso.
Prese un respiro profondo prima di appoggiare nuovamente il piatto sul tavolino. Le era totalmente passata la fame. -Rick, io...
-Sì dai Beckett, sentiamo cos'hai da dire!- la interruppe lui sorridendo amaramente e senza degnarla di uno sguardo.
La sua musa trattenne il respiro e chiuse gli occhi. Era molto peggio di quanto avesse pensato, era molto più arrabbiato di quanto avesse immaginato.
-Ah no, aspetta, penso di saperlo! "Scusami Rick, non volevo farti bere il sonnifero!" "Mi dispiace non averti detto nulla, ma sai, è il mio lavoro, dovevo farlo!" Ah già, non dimentichiamoci questa. "L'ho fatto per il tuo bene!"
Rick si alzò di scatto tirando un calcio alla sedia davanti a lui, mentre Kate abbassava la testa e sentiva le lacrime scorrerle sulle guance. Non l'aveva mai visto tanto furioso.
Castle si voltò verso di lei passandosi una mano tra i capelli. -Hai idea di cosa significhi svegliarsi e capire che la tua unica ragione di vita ti ha drogato per essere libera di andare a farsi ammazzare? Ti sei chiesta cosa avrei fatto io se fossi arrivato troppo tardi, se invece di salvarti avessi trovato il tuo cadavere? Certo che no, hai agito da egoista come sempre!- sentì le sue lacrime scendergli sul viso mentre sbatteva un pugno contro il muro. -Pensi che non mi bastasse rivederti distesa a terra al funerale di Montgomery, sanguinante, ogni notte nei miei incubi? L'immagine di te, ricoperta di sangue, pallida e legata a quella sedia ... Kate per un momento ho pensato non sarei più riuscito a parlarti, a farti ridere, a vedere i tuoi occhi verdi brillare, a stringerti tra le mie braccia! Per un momento ho davvero pensato fossi morta, e io sono morto con te!
Beckett continuava a tenere gli occhi chiusi, il viso rivolto verso il basso, nascosto dai capelli.
Lo scrittore si appoggiò con la schiena al muro. -Perchè non ti sei fidata di me? Perchè non mi hai chiesto aiuto?- chiese disperato. -Sono il tuo partner... e pensavo anche qualcosa di più ora! Eppure non hai nemmeno provato a parlarmi! Hai fatto l'amore con me su quel divano, l'amore più dolce, appassionato e meraviglioso che io avessi mai immaginato, e poi mi hai drogato come se fossi solo un problema di troppo da eliminare! Come se tutte le nostre promesse non fossero valse a nulla, come se "always" fosse stata solo una stupida parola senza significato! Come... come se amarti, amarci, fosse stato solo un buon modo per far passare il tempo.- concluse sottovoce, prima di attraversare velocemente il salotto ed entrare nella sua camera.

Appena Kate sentì la porta sbattere iniziò a singhiozzare, lasciando che tutte le lacrime che aveva cercato di trattenere uscissero. Le parole del suo partner l'avevano ferita più di quanto avesse fatto il colpevole solo qualche ora prima, avevano scavato in profondità, ma si era imposta di non crollare di fronte a Castle, odiava dimostrargli la sua debolezza.
E dopotutto era colpa sua, era stata lei a fargli del male. Era stata lei ad agire come una stupida incosciente e ora doveva pagarne le conseguenze.
Singhiozzò forte, mentre con il dorso delle mani cercava di asciugarsi il viso e il dolore le spezzava il respiro.
Improvvisamente sentì un movimento vicino a sè, il divano abbassarsi leggermente e un profumo familiare circondarla.
Rick si era seduto di fianco a lei, le gambe incrociate, e con un braccio intorno alle spalle l'aveva tirata verso di sè, facendole appoggiare la testa al suo petto.
-Dio Beckett, scusami.- mormorò contro i suoi capelli. -Sono un tale idiota! Non ho mantenuto la promessa neanche stavolta!
Beckett aggrottò la fronte confusa. -Che stai dicendo?
-Ti avevo detto che non ti avrei più lasciata cadere, che non ti avrei più ferita e che non avrei mai più fatto cadere nemmeno una lacrima sul tuo viso. E invece guardati ora... E tutto questo è colpa mia.- sospirò chiudendo gli occhi. -Scusami scusami scusami.
Lei scosse la testa velocemente, tentando ancora di fermare le lacrime. -Mi dispiace.- sussurrò con la voce incrinata. -Mi dispiace Rick, davvero, io...
-Beckett, io avrei solo voluto essere al tuo fianco, poterti aiutare e proteggere! Avrei impedito a quel bastardo di farti del male!- disse lo scrittore serrando i pugni.
La detective si staccò di scatto da lui, guardandolo terrorizzata. -No! Tu non capisci! Non potevo portarti con me, perchè se l'avessi fatto tu avresti fatto di tutto pur di proteggermi. Saresti stato disposto a farti ferire al mio posto e io non posso permetterlo.
-Sono il tuo partner dannazione!- sbottò Castle. -E' il mio compito coprirti le spalle e proteggerti, non posso dormire finchè tu sei in pericolo! Cosa pensi che avrei fatto se non fossi arrivato in tempo? Se ti avessi trovata morta? Avrei preso quel maledetto coltello e ti avrei seguita!
Kate impallidì, sbarrando gli occhi. -NO!- urlò disperata. -No, non pensare nemmeno ad una cosa del genere! Chiaro? Per nessun motivo! Io non ne valgo la pena!
Rick rise amaramente. -Tu non ne vali la pena?!
-Castle, tu hai una figlia a cui badare! Una madre, degli amici, persone che ti vogliono bene! Non puoi pensare di far loro del male a causa mia, di ferirle per proteggere me!
Castle scosse la testa arrabbiato. -E a te non pensi? Tuo padre ha già perso l'amore della sua vita, non sopravviverebbe alla tua morte! E Lanie? E i ragazzi? Cosa pensi proverebbero? E io Kate?
Lo sguardo della detective si addolcì. -Voi andreste avanti, continuereste a vivere le vostre vite come avete sempre fatto!
-E credi realmente che sarebbe possibile? No! Quindi ti prego, ti prego, promettimi, giurami, che la prossima volta non agirai così, che ti fiderai di me tanto da lasciarmi venire con te, che non mi darai un sonnifero per mettermi fuori gioco.- sussurrò prendendole le mani. -Ti prego...
Beckett chiuse gli occhi lasciando cadere una lacrima lungo la sua guancia. -No Rick, non posso farlo. Se tornassimo indietro agirei in questo modo un altro centinaio di volte!
Lo scrittore sentì il suo cuore spezzarsi, ferito. -Io non capisco...
Kate prese la tazza di caffè e ne bevve un sorso, poi si fissò le mani. -Rick, sono capace di vivere il resto della mia vita sapendo che ho mandato tutto all'aria, che non mi perdonerai mai e che mi odi...- sussurrò. -Ma sopravvivere in un mondo in cui tu non ci sei... Quello sarebbe impossibile.
Castle rimase qualche secondo in silenzio, guardandola. Poi sorrise. -Quindi spiegami, la tua conclusione dopo tutto questo discorso è che io ti odio e non ti perdonerò mai?
Lei annuì lentamente senza staccare gli occhi dalla tazza.
Rick sospirò. -Sa detective Beckett, la facevo più sveglia!- ridacchiò.
La sua musa alzò lo sguardo confusa.
Lui le prese la tazza di caffè dalle mani per appoggiarla sul tavolino e poi le accarezzò dolcemente la fronte e uno zigomo. -Kate, ti ho perdonata nell'esatto istante in cui Carter mi ha assicurato che eri viva. Ti amo. Ti amo come non ho mai fatto in tutta la mia vita ed è una cosa straordinaria, ma allo stesso tempo questo sentimento mi terrorizza. Non ho mai provato nulla di così profondo e magnifico, mi riempie il cuore, la testa, i polmoni, lo stomaco ed è come se scorresse nelle mie vene. E' diventato essenziale, tu sei diventata essenziale. E non importa se sono arrabbiato e deluso e se in futuro potrei esserlo ancora, tu non mettere mai in dubbio il mio amore per te, mai.
Beckett sorrise commossa. -Ti amo anch'io.
Castle sorrise a sua volta prendendole il viso tra le mani e facendolo avvicinare al suo. -Mi sei mancata.- sussurrò.
-Anche tu.- rispose la detective prima di colmare la distanza e poggiare le sue labbra su quelle del partner.
Gemettero piano entrambi quando iniziarono a baciarsi.
Le loro labbra si sfioravano piano.
Era come riprendere a respirare dopo aver trattenuto il fiato troppo a lungo.
Le loro lingue si scontravano affamate e appassionate.
Era come se il loro cuore avesse ripreso a battere dopo essersi fermato.
I denti stuzzicavano le labbra dell'altro, le mani cercavano disperatamente i loro corpi, i respiri erano corti affannosi.
Era come sentirsi di nuovo a casa dopo un lungo viaggio, sentirsi completi dopo essere rimasti spezzati per troppo tempo.
-Per fortuna che siamo rimasti lontani solo dodici ore!- commentò divertito lo scrittore quando si separarono per recuperare fiato.
Kate rise. Poi si morse il labbro inferiore e infilò le mani sotto la maglietta dell'uomo, accarezzandolo.
Rick fu percorso da un brivido. -Pensavo ti piacesse questa maglietta...- sussurrò mentre la detective gli baciava e gli leccava il collo.
-Certo che mi piace, ma ti preferisco decisamente senza.- rispose lei prima di toglierla.
Castle sorrise e tornò a baciarla, affondando le mani tra i suoi capelli mentre quelle della sua musa vagavano sul suo petto e sulla sua schiena. Dopo qualche secondo scese sotto la sua felpa, accarezzandole lentamente i fianchi.
A quel contatto Kate si immobilizzò, staccandosi velocemente da lui.
Lo scrittore si pietrificò. -Kate...- mormorò confuso, spaventato dall'idea di aver fatto qualcosa di sbagliato.
La donna si alzò di scatto dal divano, ignorando il dolore alla caviglia e sistemandosi la felpa. -Scusami, io... io...- disse allontanandosi.
Rick aggrottò la fronte e si alzò, seguendola. Le mani della detective erano sempre sul bordo della felpa.
In quel momento capì.
-Kate.- disse afferrandole un polso.
-No Castle, ti prego...- mormorò lei cercando di divincolarsi.
Lo scrittore scosse la testa guardandola negli occhi e lentamente iniziò a toglierle la felpa. La sua musa chiuse gli occhi e girò la testa.
Rick trattenne il fiato quando abbassò lo sguardo sul corpo della detective. La pelle di Kate era ricoperta da grandi lividi violacei e qualche ferita superficiale.
Castle tolse velocemente le mani dal corpo della donna mentre Beckett sentiva le lacrime calde riempire i suoi occhi.
Cercò di recuperare la felpa e di rimettersela addosso, ma il suo partner glielo impedì. -No...
Lei scosse la testa. -Sono orribile Rick!
Lo scrittore le prese una mano e fece intrecciare le loro dita, con l'altra mano le accarezzò una guancia, poi iniziò a baciare lentamente ogni livido.
Baci piccoli e attenti, quasi uno sfregare di labbra contro la pelle della sua musa. Kate tremava fra le sue braccia, non aveva mai visto un gesto più dolce.
-Ti sto facendo male?- chiese lui preoccupato, alzando il viso dalle sue spalle.
Beckett scosse la testa lentamente, ammaliata. -No, no...
Rick riprese il suo lavoro baciandole il petto, il seno, le costole e più giù fino ai fianchi. Quando ebbe finito appoggiò la fronte al suo stomaco e la detective sentì le lacrime bagnarle la pelle.
-Quanto ci sono andato vicino?- chiese Castle disperato chiudendo gli occhi e baciandole la pancia.
Kate sorrise tristemente stringendo i suoi capelli tra le mani.
-Quando sono andato vicino a perderti per sempre?
-Oh, Rick...
-Ti giuro che lo prenderò e lo farò pentire di aver anche solo provato a toccarti. Lo farò soffrire, fosse l'ultima cosa che faccio! Sei sicura di star bene?- domandò poi premuroso accarezzandole le costole con le dita. -Sicura di non aver nulla di rotto?
La detective annuì.
-Perchè non ti sei fatta controllare dallo spagnolo?- chiese confuso.
-Non è nulla di grave Rick, davvero, solo qualche livido. E... non volevo darti un motivo in più per essere arrabbiato.
Lo scrittore sospirò. -Sono stato un cretino. Ho messo davanti la mia gelosia alla tua salute... Scusami Kate.
-No Castle, è tutto ok. Comunque non glieli avrei fatti vedere. Non avrei voluto farli vedere neppure a te...- mormorò abbassando lo sguardo.
Rick si alzò e le mise una mano sotto il mento. -Ehi, guardami, guardami. Sei bellissima Kate, bellissima. La donna più bella che io abbia mai visto, anche ricoperta da lividi non hai concorrenza.- le disse dolcemente prima di sollevarla da terra e prenderla tra le braccia dolcemente.
-Castle?!- chiese allarmata.
Castle ridacchiò. -Fidati di me.- rispose prima di entrare nel grande bagno della loro camera e farla rimanere in piedi vicino alla grande vasca. -Ferma immobile e lascia fare a me.- ordinò aprendo l'acqua.
Poi iniziò a spogliarla lentamente. Beckett lo guardò toglierle dolcemente le scarpe, i pantaloni e la biancheria, baciandole tutto il corpo, ma non c'era nulla di erotico in quei gesti, sembrava quasi di vedere un padre prendersi cura della sua bambina. Rick le raccolse i capelli con un elastico e le diede un lungo bacio sulla fronte, poi immerse una mano nell'acqua e le accarezzò il viso e il collo. -E' abbastanza calda?
La detective annuì, ancora senza parole per tutta quella dolcezza.
-Ottimo.- rispose il suo partner sorridendo. -Ti lascio gli asciugamani sulla sedia, se ti serve qualcosa chiamami, sono in camera, ok?- chiese dandole un bacio veloce.
Kate abbassò lo sguardo imbarazzata. -Non... non rimani qui con me?
-Oh.- lo scrittore rimase un attimo stupito. -Certo, come vuoi.- rispose poi scrollando le spalle e appoggiandosi al muro.
Beckett sorrise mentre le sue guance si tinsero di rosso. -No, no... Intendevo... Se ti andasse, insomma, di... di entrare nella vasca con me.- concluse velocemente fissandosi i piedi.
-Oh.- Castle era sempre più sorpreso. -Va bene, ma sei sicura?
-Solo se per te non è un problema, ovviamente. Voglio dire, abbiamo già fatto la doccia insieme, e anche in mare, e so che era diverso ma...
-Stop Kate, stop!- la fermò il suo partner ridendo. Era troppo carina quando si imbarazzava e partiva a parlare a raffica, ma voleva tranquillizzarla. -Nessun problema.- le rispose dolcemente iniziando a spogliarsi.
Quando rimase nudo in piedi davanti alla detective lei si morse il labbro inferiore cercando di trattenere un sorriso compiaciuto.
-Le piace ciò che vede, detective?- chiese lui malizioso per poi ammirarsi alla specchio. -In effetti non sono niente male...
Kate alzò gli occhi al cielo sbuffando.
Castle le sorrise prendendola per mano ed entrando nella vasca con lei. Si sdraiò con lei al suo fianco e appoggiò la testa al bordo, mentre quella della detective era sulla sua spalla.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ascoltando i loro respiri e i battiti dei loro cuori.
-Sei ancora arrabbiato?- chiese dopo un po' la detective timorosa.
Rick chiuse gli occhi e fece una smorfia. -Oh, mancava così poco perchè me ne dimenticassi! Grazie per avermelo ricordato!- rispose ridendo.
Beckett sbuffò e lo colpì al petto.
-Oh detective, mi ha colpito!- esclamò lui pronto a risponderle, ma poi si immobilizzò.
-Rick... tutto bene?- domandò Kate notando il cambiamento nel suo comportamento.
-Sì, sì.- rispose lui annuendo e allontanandosi impercettibilmente da lei.
La sua musa sospirò. -Rick, smettila.- disse prendendogli le mani e portandosele sul corpo. -Voglio le tue mani sul mio corpo, ok? Voglio che le tue calde, grandi e bellissime mani mi accarezzino, chiaro?
-Ma...
-No Castle, nessun ma! Non mi farai del male, non sono una bambola di porcellana, ok?
Lo scrittore annuì lentamente.
-Bene.- disse lei accoccolandosi contro di lui. -Allora stringimi.
Rick sorrise baciandole i capelli. -Mmm, quanto mi piace la nuova detective Beckett.- rispose passandole un braccio intorno ai fianchi e accarezzandole le gambe e i seno con una mano.
Rimasero fermi così a lungo, in silenzio.
Castle sentiva il suo cuore battere all'impazzata, non aveva mai condiviso nulla di più intimo con una donna. Quel momento andava ben oltre il sesso e qualsiasi altra cosa. Sarebbe potuto rimanere lì, semplicemente abbracciato a lei, per il resto della sua vita, non avrebbe desiderato altro.
-A cosa stai pensando?- chiese dopo quasi venti minuti, in cui aveva continuato a baciarle il collo e le spalle.
-A quanto può essere strana la vita.- rispose lei tranquillamente.
-In che senso?
-Nel senso che se mi avessero detto, prima di partire per questa vacanza, che sarebbe andata a finire così non ci avrei mai creduto.
Lo scrittore annuì. -In effetti portarti su un'isola in cui un pazzo uccide la gente non era proprio ciò che avevo in mente.
La detective sorrise. -Non intendevo questo. Non avrei mai creduto di finire per trovarmi nuda in una vasca da bagno, tra le braccia del mio scrittore preferito, nonchè uomo di cui sono follemente innamorata.
Castle era a bocca aperta. -Potresti... ripetere per favore?
Kate rise. -Sono nuda tra le braccia dell'uomo che amo, contento?
Rick le stampò un bacio sulla guancia. -Sono davvero il tuo scrittore preferito?
-Aspetta, di tutto ciò che ho detto tu ti sei soffermato su questo?!- Beckett era incredula.
Castle la guardò con la sua miglior espressione da cucciolo. -Allora?
La detective sbuffò rumorosamente prima di nascondere il viso sul suo collo. -Sì.- sussurrò.
-Seriamente?
-Sì!
-Ma davvero davvero?
-Sì Castle! Davvero davvero! Vuoi la verità, ho tutti i tuoi libri a casa, dal primo all'ultimo. Contento ora?- mormorò lei fra i denti.
Lui sorrise. -Contento è un eufemismo!- si sentiva come un bambino la mattina di Natale. -Ok, il tuo preferito?
Kate sentì il suo cuore perdere un battito. -Non ne ho uno preferito...
-Impossibile, tutti ne hanno uno!- rispose lui annuendo convinto.
-Io no.
-Kate...
-No, scordatelo!- rispose arrossendo.
-Eh dai, non capisco cosa potrebbe esserci di tanto imbarazzante!
Beckett chiuse gli occhi e appoggiò la fronte al suo petto, sbuffando. -Nikki Heat, cioè, in generale tutta la saga di Nikki Heat, perchè è basata su di me, e su di te, su di noi insomma, e quando l'hai scritta pensavi a me, a noi, insieme... quindi è come se quei libri rappresentassero un po' ciò che siamo, ciò che desideravo potessimo essere, anche in quel senso.- ammise mentre sentiva il viso quasi andare a fuoco.
Lo scrittore fece per parlare ma lei lo interruppe alzando una mano. -No, non te lo ripeterò.
Castle ridacchiò. -E' la miglior risposta che potessi desiderare. E ora capisco perchè poteva essere imbarazzante!
Kate gli lanciò un'occhiataccia e gli morse con forza la spalla.
-AHI! Mele! Mele mele mele!- urlò prima che lei si staccasse sorridendo soddisfatta.
-Tu a cosa pensavi?- chiese curiosa.
Lui le accarezzo il viso. -Al fatto che devo ringraziarti.
-Per aver ammesso che sei il mio scrittore preferito?
Rick alzò gli occhi al cielo. -No, per non aver accettato di uscire con me la prima volta che ci siamo conosciuti. Se l'avessi fatto probabilmente ora non saremmo qui, probabilmente ti avrei portata a cena e poi a letto senza pensarci due volte e il giorno dopo me ne sarei andato come se niente fosse. E tu saresti stata solo un'altra delle tante.- chiuse gli occhi scuotendo la testa. -Solo pensandoci mi vengono i brividi. Quindi grazie, grazie davvero, per tutto.
Beckett sorrise radiosa. -Always.- rispose prima di baciarlo dolcemente. -Ora è meglio se usciamo da qui, l'acqua sta diventando fredda e abbiamo un'indagine da portare avanti.- disse alzandosi ed uscendo dalla vasca.
Lo scrittore seguì i suoi spostamenti con lo sguardo, ammirando quel corpo perfetto. -Anzi, forse mi sbaglio sai? Forse sarei rimasto comunque, anche se le cose fossero andate in quel modo.
Lei si voltò a guardarlo con uno sguardo interrogativo.
Castle sorrise innocentemente scrollando le spalle. -Facciamo del sesso grandioso!
Kate scosse la testa esasperata. -Tu non cambi mai vero?- chiese prima di uscire dal bagno e sbattersi la porta alle spalle.
-Aspetta tesoro, ho sbagliato a parlare! Volevo dire "facciamo l'amore in modo grandioso"!- le urlò dietro ridendo.

Mezz'ora dopo erano seduti entrambi sul divano, uno a fianco all'altro. Beckett gli aveva appena spiegato esattamente cos'era successo in mezzo al bosco; la discussione con il colpevole, i riferimenti al fatto accaduto dieci anni prima, a Royce, alla sua vita in generale e al figlio di otto anni, le minacce nei suoi confronti; mentre Rick le aveva appena mostrato ciò che lui e Carter avevano trovato in quella casetta.
Fotografie.
Un'enorme quantità di fotografie che ora stavano esaminando insieme. Raffiguravano più o meno tutte gli ospiti del villaggio, ma non sembravano recenti.
-Guarda questa, dici che la bambina sia Kristen?- la detective gli passò una foto. Rappresentava una donna bionda e una bambina sui dieci anni.
-E' probabile.- rispose mettendola da parte, per poi controllare le altre. Ad un certo punto ne prese in mano una e sorrise. -A quando risale questa?- chiese curioso mostrandogliela. Nella foto si vedevano una Kate Beckett e una Lanie Parish leggermente più giovani passeggiare in un parco.
Kate la guardò. -Se non sbaglio è del periodo in cui io e Lanie siamo diventate grandi amiche. Otto o nove anni fa, lei era arrivata da poco.- spiegò.
Castle annuì senza staccare gli occhi dalla foto in cui una Kate dai capelli più corti e più scuri sorrideva e stringeva in mano una tazza di caffè. -Eri bellissima anche allora.- sussurrò.
La donna arrossì. -Grazie... ma abbiamo un lavoro da continuare, ricordi?
Lo scrittore annuì, ma poi si voltò a guardarla speranzoso.
-Che c'è?- chiese lei preoccupata.
-Posso tenerla?
-Che cosa? Perchè? No!
Rick sospirò sorridendo. -Perchè è una parte di te che non ho mai conosciuto, perchè è la Kate Beckett prima dell'uragano Richard Castle. E perchè è bellissima.
La detective sospirò. -Fai come ti pare, ma rimettiti al lavoro.
Castle le diede un bacio veloce. -Grazie.- sussurrò prima di ascoltare i suoi ordini.
Continuarono ad esaminare le immagini per un'altra ora, cercando di dividerle in base a chi rappresentavano e a quando pensavano fossero state scattate.
Improvvisamente Rick si fermò un'altra volta.
-Che succede ora?- domandò la sua musa.
Lui rimase in silenzio.
Kate gli si avvicinò per poter vedere la foto. Sbuffò forte. -Rick, sono passati anni da quella foto e l'avevo appena conosciuto!- disse sfilandogli dalle mani l'immagine che ritraeva lei e Sorenson vicino all'entrata del distretto.
Lo scrittore annuì. -Sì, lo so, scusami. E' il passato e non avrei dovuto...- mormorò passandosi una mano tra i capelli.
-Ehi.- Beckett gli appoggiò una mano sulla spalla porgendogli un'altra fotografia. -Va meglio così?
Castle sorrise guardando loro due, nudi, abbracciati in mare mentre facevano l'amore. -Se non fosse che è alquanto inquietante ti risponderei di sì!- disse ridendo. -Comunque, posso tenere anche questa?
La sua musa gli lanciò un'occhiataccia. -Scordatelo.- rispose riprendendosela.
-Oh, perchè? Vuoi portarla a Ryan ed Esposito come prova?- chiese sghignazzando. -Ah no, lo so, vuoi usarla come segnalibro per Nikki Heat!
Kate non gli rispose, aveva appena esaminato un'altra foto, quando, tremando, la appoggiò al tavolo e si prese la testa tra le mani.
-Ehi Kate, tutto bene?- domandò preoccupato prendendo la foto. Essa mostrava un grande gruppo di persone tra cui riusciva a riconoscere alcuni ospiti del villaggio: Matteo, Olivia, Anastasia, Petr e probabilmente qualcun altro. Al centro del gruppo, in piedi, stavano un uomo e una donna, vestiti elegantemente, vicino a loro un bambino.
-Ehi, pensi che il bambino...?
-Quel bambino è Tommy Stark.- la voce di Beckett era debole e incrinata, aveva il viso pallido.



Angolo dell'autrice (che sta ancora festeggiando la vittoria dell'Inter/Strama è un figo):
Non potete immaginare il sollievo nel finire questo (lunghissimo) capitolo! Avevo in mente tutte queste scene da un sacco di tempo, ma scriverle è stata un'impresa :D
Spero che un intero capitolo Caskett non vi dispiaccia, dal prossimo si torna al caso, e comunque vi ho lasciati con una mini-rivelazione xD
Grazie mille a tutti coloro che leggono ancora questa storia e a chi recensisce :) E un grazie speciale alla draghetta e a Lanie che mi hanno aiutata in questo "parto" xD
Gente, è quasi lunedì!!!!!! *-* Il che vuol dire... la 5x03 e il promo della 5x04 sono vicini!!!
Bene, buonanotte a tutti :)
Sofy_m




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Capitolo 23
*** Tuffo nel passato. ***


capitolo 23


Tuffo nel passato.



-Tommy Stark?- chiese confuso lo scrittore.
La detective annuì. -Thomas Stark, penso che in quella foto avesse sei o sette anni.- disse debolmente.
-E... chi è? Cosa ha a che fare con tutto questo?
Kate prese un respiro profondo. -Era l'erede della famiglia Stark e...
Castle sbarrò gli occhi e avvicinò la foto al viso. -Aspetta, vuoi dirmi che questo, quest'uomo è Andrew Stark?!- domandò sbalordito indicando l'uomo sorridente che teneva per mano il bambino. -Quello che era considerato uno degli uomini più ricchi e potenti dell'intera America?!
Beckett annuì debolmente.
Rick tornò a guardare la foto. Andrew Stark era stato uno degli uomini più famosi negli Stati Uniti per diversi anni, ne aveva sempre sentito parlare da tutti ma era un personaggio piuttosto riservato, appariva sempre poco in pubblico e lui non era mai riuscito a capire bene chi fosse.
Beh, almeno fino a quel maledetto giorno.
Quando era accaduta quella tragedia i giornalisti ne avevano parlato parecchio e lo avevano intervistato spesso. Castle ricordava benissimo gli occhi spenti dell'uomo, il viso scavato, il corpo debole, la voce piatta. Ricordava di aver avuto pietà per quell'uomo.
Perchè quell'uomo aveva perso ogni cosa. La sua famiglia era stata distrutta.
I telegiornali avevano parlato a lungo delle indagini e successivamente di Stark, ma poi un giorno, come sempre accadeva, le voci si erano spente, Stark era sparito e tutta quella storia era finita nel dimenticatoio.
Fino a quel momento almeno.
E quello nella foto... Se la sua musa non gli avesse detto chi fosse probabilmente non l'avrebbe mai riconosciuto. Era totalmente diverso dall'uomo che le telecamere avevano ripreso dieci anni prima.
Sembrava molto più giovane. I capelli erano più biondi e folti, gli occhi azzurri brillavano, la pelle era abbronzata e luminosa, i vestiti perfetti. Cingeva le spalle della moglie con un braccio e teneva il figlio per mano; un sorriso sul volto.
Quella che si poteva definire l'immagine di una famiglia felice.
-Chi sono le persone vicine a loro? E perchè parte di loro si trovano su quest'isola con noi?
Beckett si passò una mano tra i capelli. -Erano le persone che vivevano con loro. Parte della famiglia, soci, persone assunte a lavorare per loro per qualche motivo...
-E cosa abbiamo a che fare noi con tutto questo?- chiese confuso.
Kate scosse la testa. -Non noi Rick, io.
-Kate, cos'è successo dieci anni fa?
La detective chiuse gli occhi e incrociò le gambe sopra il divano, prendendo un respiro profondo.
Era ora di tornare indietro, di ripescare ciò che aveva dimenticato per tanto tempo, di rituffarsi in quel maledetto periodo di dolore e sofferenza.
Castle le strinse dolcemente la mano.
-Andrew Stark,- iniziò con voce leggermente incrinata. -ricchissimo e famosissimo uomo, proprietario di chissà quante e chissà quali società, dieci anni fa viveva poco fuori New York con la sua famiglia e tutto il suo personale.- indicò la foto. -Sua moglie, Teresa Stark, e suo figlio, Thomas Stark.
Da quello che so era un uomo piuttosto felice, aveva una fantastica famiglia e una vita abbastanza facile. Ma poi...
-Poi ha perso tutto.- concluse Rick.
La sua musa annuì. -23 dicembre 2002. Ero al distretto quella sera, doveva essere l'ultima sera di lavoro prima della settimana di vacanza. All'epoca ero appena diventata una poliziotta ed ero entrata da poco nella squadra di Royce. Ero ancora ossessionata dal caso di mia madre, ci passavo sopra ogni secondo libero e lavoravo senza sosta. Forse, pensandoci bene, non avrei neppure dovuto essere lì quella sera, forse le mie vacanze erano già iniziate.
Comunque, era tardi, ci stavamo salutando e ci stavamo facendo gli auguri quando squillò il telefono nell'ufficio di Roy.
Kate scosse la testa serrando la mascella, Castle la ascoltava rapito. -Incredibile, per quanto io abbia tentato di seppellire tutta questa storia ricordo ancora ogni minimo particolare... Ricordo che Montgomery alzò la cornetta e si pietrificò all'istante. Disse qualche parola a chiunque fosse al telefono, poi venne da noi. Era pallido e agitato, ci disse che avremmo dovuto rimandare le vacanze, avevamo un caso.
Il capitano spiegò i dettagli a Royce mentre andavamo sulla scena del crimine. Io non ci stavo capendo nulla, non sapevo cosa fosse successo e non sapevo nemmeno chi fosse Andrew Stark, ma vedevo tutti gli altri terribilmente preoccupati. Mike cercò di rispedirmi a casa in ogni modo...- sospirò guardandolo. -ma mi conosci, no? Io non mollo mai.
Lo scrittore annuì baciandole la fronte. -La solita testarda Beckett.
-Ripensandoci, con il senno di poi, avrei dovuto ascoltarlo.
-Cosa successe?
-Stark, la sua famiglia e i suoi soci sarebbero dovuti partire per una vacanza. Andrew li aspettava all'aeroporto, gli altri sarebbero arrivati con due macchine diverse. Come sai, la macchina della sua famiglia  non arrivò mai.
Quando arrivammo sul luogo del delitto lui non era ancora lì, erano stati i suoi soci a chiamarci. Mentre andavano verso l'aeroporto una moto aveva tagliato la strada all'auto della famiglia Stark. Nicholas, il fratello di Andrew e colui che stava guidando, aveva frenato nel tentativo di evitarla ma in quel modo aveva perso il controllo dell'auto ed erano finiti nel fiume. Morirono tutti sul colpo.
Lui arrivò poco dopo...- Kate si bloccò un secondo, sospirando. -A quell'epoca avevo perso mia madre da poco e sapevo quanto poteva essere dura capire cos'era successo. Mi aspettavo urla, lacrime, rabbia, anche silenzio... mi aspettavo una reazione che potesse ricordare la mia... quella sera...
Castle la strinse forte a sè. -E invece?
-E invece non è stato così. Andrew scese dalla macchina, si avvicinò a noi e ci chiese semplicemente cosa fosse successo, poi si sedette in un angolo e rimase là, fermo, per ore. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava quasi uno zombie.
Per la prima volta mi resi conto di come può apparire un uomo che ha perso tutto; era lì, davanti a me, distrutto.
In un colpo solo aveva perso sua moglie, suo figlio, suo padre, sua sorella e suoi due fratelli. Tutta la famiglia.
Il mio dolore non era niente in confronto al suo, e immaginare di moltiplicare il dolore che sentivo per mia madre, cercare di mettermi nei suoi panni... non mi era neanche lontanamente possibile. E quella consapevolezza mi tolse il fiato, mi fece sentire così inutile... Ma mi fece aprire gli occhi, per la prima volta capii in cosa consisteva davvero il mio lavoro, capii cosa volevo veramente. 
Penso che Royce mi avesse visto tremare, perchè mi costrinse ad allontanarmi da lì almeno per un po'. Anzi, cercò di rispedirmi a casa, ma senza successo.
Ore dopo Andrew non aveva ancora mosso un muscolo o detto una parola e i sommozzatori avevano recuperato i cinque corpi dal fiume...
-Cinque corpi?- la interruppe Rick perplesso. -Pensavo fossero sei le vittime.
-Il corpo di Tommy non fu mai ritrovato.- rispose la detective in un sussurrò appoggiando la testa al suo petto.
Il suo partner a quelle parole si irrigidì. -Quindi, potrebbe essere...
-No Rick. La scientifica esaminò l'auto più volte. Trovarono il suo sangue sul parabrezza distrutto, trovarono molto suo sangue. Non può essere sopravvissuto...- sussurrò. Ricordava perfettamente l'orrore nel leggere quei fascicoli.
L'uomo annuì.
-Royce e gli altri iniziarono ad indagare, cercando di tenermi al di fuori . Ero appena arrivata, era Natale e dovevamo occuparci di una famiglia a pezzi. Era straziante. Ma non gliela diedi vinta e, se pur in minima parte, diedi loro una mano.
Scoprimmo che i freni della macchina erano danneggiati, ma Andrew ci disse che lo sapevano, Nicholas sarebbe dovuto essere andato dal meccanico quella mattina... cosa che invece a quanto pare non aveva fatto.
-E per quanto riguardava il motociclista?
-Mai trovato. Esaminammo tutte le riprese delle telecamere vicine al luogo dell'incidente ed interrogammo tutti i testimoni. Nulla, della moto non trovammo nessuna traccia.
Castle annuì. -Cosa disse Andrew? Come reagì?
Beckett serrò la mascella. -Andrew... Con Andrew fu... difficile. I primi mesi dopo quella sera sembrava che il suo cervello fosse quasi spento: parlava il minimo necessario, non mangiava, rimaneva ore fermo immobile... Penso fosse il suo metodo per affrontare tutto quel dolore.
-E poi?
-Poi, quando il dolore iniziò a placarsi e le indagini portarono sempre a meno risultati, le cose cambiarono. Iniziò a criticarci e ad arrabbiarsi, non voleva che mollassimo e si scontrò spesso con Mike. Per Royce era stato un incidente, non c'erano prove per dimostrare il contrario... ma lui... lui era convinto non fosse così, era determinato a scoprire la verità. Royce gli disse che per lui avevamo finito, catalogò il caso come un incidente e disse a Stark di tornare se avesse trovato qualcosa di meglio.
-Quindi quella storia finì lì?
Kate si mise una mano sulla fronte e scosse la testa.
-Stark tornò?- chiese stupito lo scrittore.
-No, no...
-E allora cosa...
La detective alzò una mano per interromperlo. -Castle, ti prego, ascoltami senza interrompermi, altrimenti non so se sarei in grado di arrivare alla fine, ok?
Castle annuì serio mentre la sua musa gli baciava dolcemente la guancia. -In quel momento Andrew Stark era disperato, distrutto dal dolore e alla ricerca di una risposta che nessuno sembrava volergli dare. E io lo capivo benissimo, io ero l'unica che riusciva a capirlo dannazione! Riuscivo a mettermi nei suoi panni e a vedere il caso di mia madre. E non volevo che qualcun altro provasse quello che stavo provando io... quindi decisi di aiutarlo. - Rick la guardò sorpreso e preoccupato ma non disse nulla, lasciandola continuare. -Il mio istinto mi diceva che aveva ragione, non poteva essere stato un incidente. Nicholas era un autista perfetto, non poteva aver dimenticato di sistemare i freni... e poi c'era la questione della moto; avevamo più di dieci testimoni che affermavano di averla vista ma nelle riprese non ce n'era traccia. Era assurdo.
Così, senza dire una parola a Royce o Montgomery, iniziai a indagare, e fu così che li conobbi...- disse indicando la foto. -Interrogai sicuramente almeno la metà di loro... La madre di Kristen, la donna bionda a fianco di Teresa Stark, era la badante. Era piuttosto simpatica e gentile, mi fu sempre molto vicina, e la frase che ha pronunciato Kristen l'altro giorno... penso di avergliela sentita dire almeno una decina di volte... Come diavolo ho fatto a non collegare subito le cose?!- disse amareggiata. Castle la strinse dolcemente. -Anastasia, era la migliore amica della sorella di Andrew. Non ci parlai mai direttamente ma arrivò sulla scena del crimine anche lei quella sera. Matteo Negri, con quella che immagino sia Ginevra,-  continuò indicando l'italiano con in spalla una bambina nella foto. -era il cuoco della famiglia. Harada, uno dei soci e il miglior amico di Andrew; Iva e Jan erano la baby-sitter e l'allenatore di Tommy, James Scott era il loro maggiordomo...- sospirò. -Avrei dovuto capirlo prima, ho avuto a che fare con loro per mesi quell'anno!
-Aspetta, questi sono Olivia, Cooper e David?- domandò sorpreso Castle esaminando la foto.
-Con Olivia parlai spesso, era l'insegnante privata di Tommy... ed era poco collaborativa come adesso, possiamo dire. Con gli altri non ebbi mai a che fare, ma ormai non mi stupisce più nulla di questa storia...- rispose la detective scuotendo la testa.
Lo scrittore rimase qualche secondo a studiare la foto, poi si voltò verso di lei. -Cosa riuscisti a scoprire?
-Niente.
-NIENTE?!- Rick era sbalordito.
-Li interrogai più volte e riesaminai ogni cosa, per mesi e mesi... ma niente, nulla di nulla. E poi un giorno Royce lo scoprì. Non ho mai ben capito come, ma mi prese da parte e mi disse che sapeva tutto e che dovevo mollare, altrimenti ne avrebbe parlato con Montgomery.
Castle ridacchiò. -Immagino la tua reazione...
-Accettai.- rispose lei tranquillamente scrollando le spalle.
-Ecco appunto... Aspetta, COSA?
Kate sorrise. -Più indagavo e più rimanevo coinvolta da tutta quella storia, ci ero finita dentro, immersa dalle punte dei capelli alle dita dei piedi, iniziavo quasi a sentire la stessa disperazione di Stark... In quei mesi mi ero affezionata al ricordo della sua famiglia, e non potevo permettermelo. Avevo già la mia guerra da combattere, il mio dolore da affrontare. Quella che mi stava offrendo Mike era la scappatoia perfetta, e sebbene il mio istinto mi dicesse che avevamo sbagliato qualcosa, la accettai al volo, dividendo una volta per tutte la mia strada da quella della famiglia Stark.
Mi rimisi a lavorare duramente e promisi a me stessa che sarei diventata la migliore e che avrei preso il bastardo che aveva ucciso mia madre. Così, pian piano, dimenticai tutta quella storia.- concluse la detective con un sospiro.
Rick appoggiò il mento sopra la testa della sua musa e la circondò con le braccia, rimanendo in silenzio per qualche istante, ascoltando i loro respiri e i battiti dei loro cuori.
-Hai fatto la cosa migliore.- sussurrò dopo un po'.
Lei scosse la testa. -Davvero? Perchè a me non sembra, guarda a che punto siamo arrivati!
-Pensi ci sia dietro Stark, che sia lui il colpevole?- chiese accarezzandole i capelli dolcemente.
-Sì, non ho dubbi, è stato sicuramente lui a farmi tutto questo, avrei dovuto riconoscerlo quando ha iniziato a parlare...- rispose lei amareggiata.
-Kate, sono passati dieci anni! E' normale che tu abbia dimenticato alcune cose!
-Tu definisci tutto questo "alcune cose"?!- sbottò frustrata alzandosi in piedi. -E' morta un'intera famiglia quel giorno! E su quest'isola sta morendo una persona dopo l'altra! Quindi non mi dire che è normale!
Lo scrittore sospirò. -Non era quello che intendevo... Volevo solamente dire che non è tua la colpa di tutto questo. E ti prego Kate, smettiamola di discutere... non ce la faccio più.
L'espressione della detective si addolcì. -Scusami,- rispose chinandosi per baciarlo dolcemente. -scusami Rick.- sussurrò.
L'uomo annuì. -Spiegami una cosa, se davvero il colpevole è Stark, perchè ora, perchè qui e perchè noi?
-Penso abbia scoperto qualcosa.- rispose Beckett appoggiandosi con la schiena al muro e incrociando le braccia. -Non di recente, in passato. Questo è un piano organizzato troppo bene per essere stato fatto di fretta... No, ha studiato ogni minimo particolare e le foto ci dimostrano che ha studiato anche ogni suo bersaglio...
Castle tremò. -Ci sei anche tu nelle foto...
-Lo so.- rispose lei tranquillamente. -Probabilmente con tutti i soldi che aveva ha organizzato questa finta vacanza premio e questo finto villaggio.
-Christmas Island...- disse lo scrittore. -E io che speravo di incontrare Babbo Natale!
-Mi dispiace distruggere i tuoi sogni Castle, ma non esiste.- rispose la donna sorridendo.
Rick si portò una mano al cuore con un'espressione ferita. -Mi ha spezzato il cuore detective!
Kate alzò gli occhi al cielo. -Comunque, penso che il nome dell'isola sia un riferimento a quella sera.
-Sì, sono d'accordo. Ora, la domanda più importante, perchè noi?
-"L'ambizione e la vendetta hanno sempre fame."
Castle la guardò sorpreso. -Pensi che Kristen abbia ragione?
-Penso che sia vendetta. Andrew in qualche modo deve aver scoperto la verità su quella sera e ha deciso di vendicarsi...
-Facendo fuori tutte le persone con cui ha avuto a che fare in quel periodo?!- domandò lo scrittore piuttosto scettico.
La donna scosse la testa. -Lo so, non ha molto senso...
Nella stanza calò il silenzio, mentre continuavano a riflettere. Rick riordinò tutte le foto mentre Kate rilesse tutti gli appunti che avevano. Le prove trovate, la deduzione sbagliata, gli interrogatori, le riflessioni... Ora sembrava tutto un po' più chiaro. Ma perchè uccidere tante persone? Perchè non limitarsi solo al colpevole di quella tragedia? Perchè trascinare tanta gente in un'isola sperduta invece di eliminarlo normalmente? Veleno nel caffè, coltellata in un vicolo buio e nascosto, caduta nel fiume... di metodi più semplici ce ne sarebbero stati molti. Eppure...
-Le parole di Olivia!- esclamarono insieme all'improvviso.

Un uomo sbattè con forza la porta di legno ed entrò nella casetta.
Vide la sedia a terra e le corde tagliate in un angolo, impronte di terra su tutto il pavimento. Imprecando con rabbia sbattè il pugno contro il tavolo.
In quel momento si immobilizzò. Tutte le foto e tutti i suoi fogli erano spariti, scomparsi. Solo un piccolo biglietto bianco, per terra vicino alla porta.
"Ti pentirai di averle fatto del male".
Chiuse gli occhi tirando un calcio alla sedia.
Quel maledetto scrittore iniziava seriamente a dargli sui nervi. Perchè ne era sicuro al cento per cento, c'era lui dietro a tutto quello. Lui aveva salvato l'amata detective e lui aveva preso tutti i suoi appunti. Lui aveva pensato bene di minacciarlo.
Si passò una mano tra i capelli e sospirando aprì uno dei cassetti,  prese i proiettili e caricò la pistola che teneva nella tasca della felpa, poi sorrise.
Era ora di entrare in scena.

-Dobbiamo riuscire a prenderlo.- Beckett camminava avanti e indietro nervosamente.
-Non ti lascerò fare da esca un'altra volta Kate, scordatelo!- obiettò lo scrittore avvicinandosi a lei.
-Castle...
-No! Ascoltami, prima parliamo con gli altri, scopriamo se ciò che supponiamo è vero, ascoltiamo la storia completa. Poi, dopo aver sistemato questa storia e tutti quelli coinvolti, andremo a cercarlo, va bene?
La detective si fermò, guardandolo negli occhi per un momento. Poi annuì sconfitta. -Ok.
Castle sorrise e la tirò a sè, abbracciandola. -Non permetterò a quel bastardo di farti nel male un'altra volta.- le sussurrò spostandole i capelli dal collo.
-E' questo quello che mi fa paura, Rick! So che correrai dei rischi inutili per proteggere me!- Kate si aggrappò alla sua camicia, la testa sulla sua spalla.
-Non sono rischi inutili se servono a proteggerti.- rispose lui deciso.
La sua musa sospirò. -Rick, mi ha minacciata di farti del male, di toglierti di mezzo, e sappiamo entrambi che ne sarebbe capace! Quindi ti prego, non...
Rick la zittì prendendole il viso tra le mani e baciandola con passione. La strinse forte a sè e affondò le mani tra i suoi capelli.
Le leccò lentamente le labbra, invitandola a schiuderle e a far incontrare le loro lingue, le succhiò piano il labbro inferiore, sentendola tremare tra le sue braccia, e le accarezzò la schiena e le braccia.
Non avrebbe mai voluto staccarsi da lei, ne aveva bisogno come l'aria, era la sua fonte di vita.
Quando Kate sentì le sue gambe minacciare di cedere, si staccò, cercando di recuperare fiato.
Lo scrittore passò a torturarle il collo, facendola gemere piano.
-Rick...- cercò di fermarlo.
Lui scosse la testa e appoggiò la guancia a quella della detective, restando con le labbra vicine al suo orecchio. -No Kate, adesso ascoltami e basta. Ti amo, ti amo come non ho mai amato in tutta la mia vita, ed è proprio per questo motivo che non posso permettere che ti succeda qualcosa. Sono il tuo partner e sarò al tuo fianco, supereremo insieme anche questa, come sempre. Prenderemo quel maledetto, lo sbatteremo in carcere e metteremo la parola fine a questa storia. Torneremo a casa, alle nostre normali vite, al distretto, e tutto questo resterà solo un brutto incubo o una strana storia da ritirare fuori fra trent'anni, per insegnare chissà quale morale ai nostri nipotini.- Castle sentì Beckett trattenere il respiro. -Sì detective, ha capito bene, ho intenzione di passare il resto della mia vita con lei. Perciò quando torneremo a casa inizierò a fare le cose per bene. Ti corteggerò senza sosta, di nascosto fino a quando non sarai pronta a farlo sapere a tutti, ti porterò fuori a cena, a visitare i posti più romantici che tu possa immaginare. Poi ti chiederò di venire a vivere con me, perchè seriamente, dopo questa vacanza pensare anche solo di dover dormire senza di te nel mio loft mi fa sentire male. Scriverò almeno un'altra decina di libri su di te, su quanto tu sia straordinaria. Passerò giornate al Dodicesimo con te solo per guardarti compilare un'enorme pila di scartoffie e trascorrerò i rari pomeriggi liberi guardando un film insieme a te, distesi sul divano, troppo impegnati a coccolarci per provare anche solo a seguire la trama.
Poi, magari, un giorno avrò l'onore di portarti davanti all'altare e di far capire al mondo che sono tuo, esclusivamente tuo, sempre tuo e che voglio amarti per ogni secondo che resta della mia vita. Sarò sempre al tuo fianco e ti aiuterò ad esaudire i tuoi sogni.
E litigheremo, ci chiederemo chi diavolo ce l'ha fatto fare e ci malediremo infinite volte. Ma poi ci stringeremo, sussurrandoci quanto ci amiamo e quanto ci dispiace e ci ritroveremo a dormire abbracciati o a fare l'amore più bello che esista.- Kate sorrise. -Se lo vorrai un giorno avremo dei fantastici bambini e magari anche dei nipotini in un futuro più lontano. Ti ripeterò sempre che sei bellissima quando ti preoccuperai per una ruga o un capello bianco e sarò al tuo fianco in ogni occasione.
E infine, quando saremo solo due poveri vecchi, voglio sedermi al parco, su una panchina, e raccontare ad un povero giovane malcapitato come l'amore mi abbia sconvolto la vita.
Quindi... nel caso desiderassi anche solo un centesimo di ciò che ho descritto, usciamo da qui insieme e andiamo a prenderlo.- concluse.
Il cuore di Beckett batteva all'impazzata per quelle parole. -Lo voglio.- rispose in un sussurrò annuendo.
Castle sorrise. -Sai che potrei usare questa risposta per... non so, farti indossare un fantastico abito bianco all'istante e trovare una chiesa su quest'isola?
La detective rise passandogli le braccia intorno al collo e stampandogli un bacio sulla guancia. -No, intendevo "voglio uscire da qui con te, prendere quel bastardo e iniziare a costruire la nostra vita insieme, passo dopo passo."
Sul viso del suo partner si aprì un magnifico sorriso. -Ti amo.
-Ti amo anch'io, Castle.
In quel momento lo scrittore vide un'ombra attraverso la grande finestra e sentì uno strano rumore. Si voltò preoccupato per controllare.
-KATE, GIÙ'!- senza pensarci due volte la afferrò per la vita, gettandosi a terra e tenendola stretta mentre una scarica di proiettili distruggeva la vetrata.



Angolo dell'autrice:
Scusate, sono in ritardo come sempre, ma tra la scuola, la pallavolo e tutto il resto è abbastanza difficile scrivere!
Spero che il capitolo vi piaccia, il mistero inizia ad essere risolto :D
Draghetta (la parte dolce finale l'ha voluta lei!), lupacchiotta, grazie come sempre! Siete fantastiche :) (HAMPTONS *-*)
E grazie a tutti per le recensioni, mi fanno sempre molto piacere.
Spero di non lasciarvi con questo finale in sospeso troppo a lungo.
Un bacio, alla prossima,
Sofy_m

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Capitolo 24
*** Tempo di dare spiegazioni. ***


capitolo 24


Tempo di dare spiegazioni.




Caste si buttò sopra la detective, facendole da scudo con il proprio corpo, mentre un'infinità di frammenti di vetro volavano intorno a loro.
Rimasero fermi, in silenzio, persi l'una negli occhi dell'altro, fino a quando, improvvisamente, gli spari cessarono.
Rick si guardò intorno allarmato, per poi tornare a concentrarsi sulla sua musa. -Tutto bene Kate?- chiese preoccupato.
La donna annuì, ancora distesa a terra, le mani sul petto dell'uomo.
Il suo partner si alzò lentamente, sempre attento, e la aiutò a rimettersi in piedi. -Che diavolo è successo?
Beckett prese velocemente un coltello dal tavolo e si mise ad esaminare la suite, avvicinandosi al poco che rimaneva della grande vetrata.
-Sembra se ne sia andato.- disse dopo qualche secondo.
-Pensi fosse lui? Stark?- domandò lo scrittore spostando i vetri sul pavimento con le scarpe.
-Sì, decisamente.
Castle la guardò studiare l'esterno della suite. -Perchè non ci ha uccisi?
Kate si voltò stupita. -Vorresti essere all'altro mondo?
Rick sbuffò alzando gli occhi al cielo. -Hai capito cosa intendo. Aveva un'arma e l'occasione perfetta, perchè non ha agito?
La detective si morse il labbro inferiore, poi sospirò. -Per lui questa è una sfida. Ora ha capito che noi sappiamo, non gli serve più nascondersi. Vuole scatenare il panico...- si voltò verso il suo scrittore. -Dobbiamo raggiungere gli altri.- disse dirigendosi velocemente verso la porta.
-No.- Castle fece passare un braccio intorno ai suoi fianchi e l'attirò a sè con forza, sussurrandole un "ti amo" prima di baciarla appassionatamente.
-Rick...?- Kate, senza fiato, lo guardò confusa quando si staccarono.
Il suo partner sorrise, spostandole una ciocca di capelli. -Sono felice che tu sia viva. Ora possiamo andare.

Uscirono dalla suite, entrambi armati.
-Cosa facciamo?- chiese lo scrittore guardandosi intorno.
-Dobbiamo radunare tutti gli altri e assicurarci che stiano bene, poi dobbiamo trovare Stark.- rispose la detective.
-Ok, andiamo nel salone?
La donna scosse la testa. -No, se Andrew ci raggiungesse mentre siamo lì saremmo in trappola. Dobbiamo andare in un posto dove sia possibile scappare e nascondersi abbastanza in fretta, ma anche tendergli una trappola...
-Ti rendi conto che lui ha una pistola e noi solo un coltello, vero?- domandò Rick leggermente preoccupato.
-Sì, ma...
-PAPA'!- la voce di Alexis, che correva verso di loro seguita da Martha, li interruppe. La ragazza dai capelli rossi abbracciò il padre.
-Ehi Al, tutto bene?- chiese Castle allarmato. -E' successo qualcosa?
-Abbiamo sentito gli spari e pensavamo che... che...- sua figlia scosse la testa come per scacciare un brutto pensiero. Poi si staccò da lui per abbracciare Kate.- Sono così contenta che stiate bene e che papà ti abbia trovata, Kate!
Beckett trattenne un lamento per il dolore alle costole e ricambiò l'abbraccio.
-Ehi tesoro, vacci piano,- le disse dolcemente Rick. -Kate ha qualche livido...
La giovane donna si staccò immediatamente da lei, chiedendole scusa.
La detective sorrise. -No Alexis, tranquilla, è tutto ok.
-Cos'è successo?- chiese Martha.
Musa e scrittore si guardarono per un istante negli occhi, poi Castle iniziò a raccontare.
-Io e Carter abbiamo trovato Kate in una specie di casetta in mezzo al bosco, abbiamo preso tutto ciò che c'era lì, l'abbiamo liberata e siamo tornati qui. Quando si è svegliata si è fatta controllare tutte le ferite da David e siamo tornati in camera...- si fermò un momento, ripensando alla loro discussione e a cosa era accaduto dopo. -e abbiamo iniziato a studiare gli indizi che avevamo trovato. Sappiamo chi è.- concluse in un sospiro.
Le due donne si guardarono sorprese. -E' uno di noi?- chiesero spaventate.
-No,- rispose Beckett. -è una persona che è rimasta nascosta finora. Martha, penso che tu potresti averne sentito parlare... è Andrew Stark.
La madre dello scrittore rimase a bocca aperta. -Andrew Stark? Quell'Andrew Stark???
-Di chi state parlando?- chiese Alexis confusa.
-Di un uomo molto importante a cui dieci anni fa è stata portata via l'intera famiglia.- Rick prese la mano della sua musa. -Dobbiamo parlare con gli altri, potreste aiutarci a trovarli?
-Certo.- annuirono le due donne, prima di seguire lo scrittore e la sua musa.

-Detective, ci vuole dire cosa diavolo ha scoperto?- Cooper guardava la detective seccato.
Erano tutti vicino al bosco, all'inizio della scogliera. Kristen e Lars seduti per terra, abbracciati, le due ragazze italiane in piedi, più distanti, entrambe con lo sguardo spento, Olivia appoggiata all'albero, con gli occhi chiusi, Carter vicino a lei con in braccio Savannah. Natsumi e Kaito in piedi davanti a lei, insieme al gruppo di polacchi, i due australiani seduti mentre Riley era a fianco di Alexis, David troppo vicino a lei per i gusti dello scrittore, che teneva un braccio intorno alla sua vita.
-Penso lei lo sappia già, signor Smith.- rispose freddamente Kate.
Olivia ridacchiò. -A quanto pare la nostra detective Beckett ha recuperato la memoria.
-Sì Olivia, e penso di aver capito cosa intendessi quando hai detto che nessuno di noi è innocente.
La donna americana annuì con un sorriso strafottente. -Meglio tardi che mai.
-Olivia!- Cooper la guardava a bocca aperta.
-Che c'è Coop, pensavi non ci sarebbe arrivata? E' sempre stata troppo sveglia, lo sai benissimo.
Carter spostava lo sguardo dalla moglie all'australiano, sempre più confuso. -Che sta succedendo? Voi... vi conoscete???
-Certo,- rispose tranquillo lo scrittore. -vero David?- chiese voltandosi verso il medico sollevando un sopracciglio.
Quello serrò la mascella. -Non so di cosa stia parlando, signor Castle.
La signora Wright scosse la testa divertita.
-Papà,- Alexis richiamò l'attenzione di Rick. -che stai dicendo?
L'uomo sospirò, guardando la sua musa. -Penso sia arrivato il tempo di dare alcune spiegazioni.
Kate annuì. -Sì, ma che ne dice di partecipare anche lei, signor Stark?- chiese alzando il tono di voce e puntando lo sguardo verso il bosco. Tutti si voltarono.
Dopo qualche secondo videro una figura spuntare tra gli alberi e avvicinarsi a loro.
-Katherine...- salutò l'uomo dai capelli biondi. -Bellissima come sempre... e molto più viva di come ti avevo lasciata.
-Andrew...- rispose la detective. -Distrutto e arrabbiato come ricordavo, a quanto pare.
L'uomo socchiuse gli occhi, sospirando.
Aveva capelli corti e biondi, gli occhi di un castano triste, spento, il volto magro e scavato dalle rughe, l'espressione dura. Un maglione nero e dei pantaloni larghi grigi coprivano il suo corpo sciupato.
-Speravo di averla messa fuori uso detective, ma penso dovrò rimediare...- disse estraendo la pistola dalla giacca.
Castle si irrigidì e strinse la donna a sè con più forza. -Prima dovrà passare sul mio cadavere.- sibilò.
Stark lo guardò stupito, come se si fosse appena accorto della sua presenza. -Signor Castle! Quale onore!- disse sarcastico. -Finalmente posso conoscere il grande scrittore che ha osato sfidarmi!
Beckett si voltò di scatto, guardandolo allarmata. -Rick, che diavolo significa?!
Lo scrittore non rispose.
-Comunque non si preoccupi signor Castle, passare sul suo cadavere è uno dei miei obiettivi.- continuò l'uomo scrollando le spalle e facendo vagare lo sguardo su tutti i presenti. -Olivia, David, Cooper... quanto tempo.- disse con tono piatto. I tre si irrigidirono. Stark si soffermò sulla donna americana. -Mi dispiace per la gamba Liv, non avrei dovuto sbagliare mira.- disse sorridendo.
La signora Wright serrò la mascella. -Lo so.
David scosse la testa. -Olivia, falla finita!
-Oh, andiamo David! Pensi che non sappiano già tutto? Pensi che abbia ucciso gli altri per caso? O pensavi davvero che saresti riuscito a scamparla? Mi sembrava di avertelo già spiegato dieci anni fa... E avevo ragione, nessuno di noi è uscito bene da quella storia!
Lars si alzò in piedi di scatto. -Si può sapere che sta succedendo?
L'attenzione di Andrew tornò sulla detective. -Avanti Beckett, sentiamo questa spiegazione, anche se penso che dieci anni- sottolineò con rabbia. -siano un po' troppi per trovarne una. E comunque, ho già la mia risposta.
Kate sospirò tristemente. -Andrew, mi dispiace, so cosa significhi perdere...
L'uomo serrò la mascella furioso. -No. Lei non ne ha la minima idea, - sollevò la pistola e la puntò verso Castle. -e scommetto che non vuole scoprirlo ora. Quindi salti questi stupidi convenevoli e continui. 
Beckett annuì tremando. -Dieci anni fa avevi tutto, una famiglia, amici, lavoro, ricchezza.- iniziò. -Eri una persona felice, che viveva una vita quasi perfetta. Finchè, il 23 dicembre di quell'anno, non ti è stata portata via ogni cosa, in quell'incidente.
Stark si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi. -Penso che non sia necessario parlare di questo. E comunque sappiamo bene che non fu un incidente.- mormorò.
-Io invece penso che queste persone abbiano il diritto di sapere.- rispose decisa la detective.
-Cos'è, il vostro ultimo desiderio?- chiese sprezzante.
Castle sentì la rabbia bollire dentro di lui. -Non pensa di essere un po' troppo ottimista, signor Stark? Dopotutto noi siamo in superiorità numerica...
L'uomo scoppiò a ridere. -Come pensi di fermarmi, Rick? Con un po' di sabbia? O sei dell'idea che l'unione fa la forza? Beh, in quel caso mi dispiace doverti informare del fatto che di certa gente non ci si può fidare.- disse con lo sguardo fermo su Olivia, David e Cooper, poi fece un cenno con la mano a Kate. -Prego Detective, continui...
Beckett annuì. -La tua famiglia morì cadendo nel fiume con l'auto. Quella sera iniziammo ad indagare, ma dopo mesi in cui non riuscimmo a trovare nulla catalogammo il caso come un incidente, mettendoci la parola fine.- riassunse brevemente.
-All'epoca non la pensavi così.
-Lo so, ero convinta che ci sfuggisse qualcosa e accettai di aiutarti, ma i risultati non cambiarono!- esclamò Kate.
-Ma ora sappiamo entrambi qual è la verità! Avevo ragione!
-Sì, ma dieci anni fa non eravamo arrivati a pensare a nulla del genere! E io non potevo affondare con te, Andrew! Non saremmo andati da nessuna parte in quel modo!
Stark serrò la mascella. -Vorrei che fossi arrivata prima alla soluzione...
-Anch'io, in quel caso ora non saremmo qui.- rispose in un sussurro Kate. -Non immagini quanto mi senta in colpa, e mi dispiace...
Gli occhi dell'uomo si incupirono. -Falla finita Katherine! Tu non hai perso tutto! Non hai visto i cadaveri di tutti i tuoi famigliari venire tirati fuori da quel maledetto fiume! Non hai sperato invano per anni che tuo figlio fosse sopravvissuto! NO! Tu sei andata avanti, hai dimenticato, hai continuato la tua vita... Hai avuto la tua desiderata promozione, ti hanno dato una squadra che lentamente si è trasformata in una famiglia... Hai persino incontrato il grande amore!- disse aspro indicando lo scrittore e la sua espressione cambiò improvvisamente, diventando una maschera di dolore. -Mi mancano ogni giorno Katherine; Teresa e Tommy mi mancano ogni giorno...
Beckett abbassò lo sguardo e annuì.
-Detective,- Riley richiamò la sua attenzione. -di cosa state parlando? Insomma, se non è stato un incidente, chi è stato?
Castle la strinse un po' più forte a sè, prima di rispondere. -Stamattina abbiamo riesaminato tutto il caso e siamo giunti a delle conclusioni.
-Chi, papà?- chiese stanca Alexis.
-Olivia.- Carter impallidì mentre la moglie annuiva. -David.- il dottore chiuse gli occhi e serrò la mascella. -Cooper.- l'australiano imprecò.
-CHE COSA???- Tutti i presenti erano senza parole, quasi storditi da quella rivelazione.
-TU?- Riley e Xavier guardavano l'amico a bocca aperta, spaventati.
Carter si allontanò di un passo dalla moglie tremando, stringendo la figlia, pallido in volto.
Rick annuì. -E tutte le vittime, ad esclusione dello sceriffo. Giusto, signor Stark?
Andrew annuì.
-Aspettate, aspettate...- Kristen si alzò, piuttosto pallida. -Noi sappiamo già perchè James e Iva sono stati uccisi, e sappiamo anche da chi...E' stato Tatsuo, voleva vendicarsi per la morte di Akemi! Lavoravano tutti per mio padre! Abbiamo già un collegamento, un movente e una risposta! Cosa diavolo significa tutto questo?- chiese sempre più confusa.
-Significa che siamo partiti dal presupposto sbagliato.- rispose Kate sicura. -Noi abbiamo pensato lavorassero con tuo padre dopo che ci hai parlato di quella vecchia foto. Ma ci siamo sbagliati, in quella foto c'era anche tua madre, vero? Le vittime non erano colleghi di tuo padre, ma vecchi amici, colleghi, di tua madre.
La ragazza danese scosse la testa. -Non capisco.
-Tua madre ha lavorato in America una decina d'anni fa, giusto?
-Sì...
-Tu eri troppo piccola per ricordartene, ma il nome della famiglia per cui lavorava era Stark. Tua madre era la badante della famiglia di Andrew. Le due vittime e Harada non avevano nulla a che fare con tuo padre, Akemi non era collegata a loro e penso davvero che la sua morte sia stata un incidente.
-Anche tua madre faceva parte del gruppo di quegli assassini.- sibilò Stark.
La ragazza sbarrò gli occhi. -Non ci credo...- sussurrò flebilmente. -Mia madre era una brava donna, non avrebbe mai fatto nulla del genere!
-Lo credevo anch'io, le volevo bene, come volevo bene a tutti gli altri, credimi. E forse è questo ciò che fa più male. Sono stato tradito dalle persone di cui mi fidavo di più.
-Si spieghi meglio signor Stark.- disse freddamente Carter.
-Dieci anni fa sua moglie Olivia, David, la madre di Kristen, Matteo Negri, Iva Nowak, Jan Mazur e James Scott lavoravano per me; Cooper era il migliore amico di mio fratello mentre Anastasia era la migliore amica di mia sorella; Harada era il mio socio, nonchè mio grande amico. A quell'epoca io ero ricco e potente, possedevo diverse attività e controllavo mercati e scambi di qualsiasi cosa in tutto il mondo, avevo tutto. E con tutto intendo anche diversi nemici, alcuni piuttosto pericolosi.
Uno di questi, un russo da quello che ho capito, Olivia correggimi pure se sbaglio, decise di togliermi di mezzo. Ma a quanto pare era abbastanza intelligente da capire che uccidermi non avrebbe cambiato le cose: in quel caso il mio potere sarebbe passato in mano a mia moglie o al mio socio, e successivamente a mio figlio. Perciò doveva distruggermi psicologicamente, fare in modo che non potessi più riprendermi.
Quindi... ha corrotto le uniche persone di cui mi fidassi.- disse in un sospiro.
Olivia chiuse gli occhi. -Andrew, sai che non è andata così!
-Sì invece Olivia, lui vi ha offerto una manciata di soldi e voi avete accettato!
-Ci aveva minacciati Andrew! Dovevamo farlo!
-Dovevate farlo?!- Stark era furioso. -In quell'auto c'era la mia intera famiglia e voi l'avete eliminata senza scrupoli! Mio figlio aveva otto anni, Olivia!
-E pensi che non mi manchi? Ero la sua insegnante!
L'uomo alzò la pistola puntandogliela contro con la mano tremante. -Mancarti?!- chiese incredulo. -Olivia sei stata tu! Siete stati voi a fare tutto questo!
-Non avevamo scelta...- mormorò Cooper.
-Potevate parlarmene, potevate rifiutarvi, potevate andare alla polizia, potevate costituirvi quando sono iniziate le indagini! Dannazione Coop, c'era il tuo migliore amico su quell'auto!
L'uomo abbassò lo sguardo.
-Voglio sapere tutto su quella sera, questo me lo dovete.- continuò.
La donna americana annuì. -Avevamo il piano pronto da mesi, sapevamo esattamente cosa dovevamo fare, ci serviva solo l'occasione giusta, che si presentò proprio quel giorno. Nicholas aveva detto a Cooper che i freni della macchina avevano un problema e che sarebbe andato a farli riparare prima di partire, James gli disse di non preoccuparsi, ci avrebbe pensato lui, l'aveva già fatto in passato, ma ovviamente non lo fece, quello era l'espediente perfetto per far sembrare tutto un incidente. 
Quando l'auto partì quella sera, io, Iva, Anastasia e la madre di Kristen li seguimmo e quando raggiungemmo l'argine del fiume demmo il segnale a Matteo e David.
Stark annuì mentre alcune lacrime gli rigavano il volto, ripensando a quel giorno. -Chi guidava la moto?
-Jan.- Andrew sorrise amaramente e scosse la testa. -Tatsuo aveva manomesso le telecamere lì intorno e aveva il compito di chiamare la polizia dopo essersi assicurato che tutto fosse a posto.
-Wow, avete fatto proprio un bel lavoro!- commentò sarcastico asciugandosi il viso.
Olivia annuì. -Andò tutto alla perfezione, meglio pure di quanto ci aspettassimo. E quindi ci ritrovammo con una bella somma di denaro in mano e un fucile puntato contro in meno.
Il signor Wright era senza parole. -Liv, stai scherzando, vero?
Sua moglie scosse la testa. -No, è andata così.
-Perchè nessuno di voi ha parlato dopo?- chiese Castle.
-Eravamo spaventati, avevamo combinato un macello, è vero, ma l'idea di cosa poteva aspettarci se parlavamo era ben peggiore.- rispose David. -A dir la verità, Olivia voleva che ci costituissimo e la madre di Kristen provò a dirle qualcosa, detective Beckett, ma alla fine fu tutto inutile.
Kate si voltò. -Perchè non ha parlato signora Wright?- domandò confusa.
-C'era un patto tra di noi. Portato al termine il piano non avremmo più dovuto parlare di quella storia e iniziare pian piano una nuova vita.
-Andrew, come l'hai capito che erano loro? Noi ci siamo arrivati grazie alle parole di Olivia e ai pochi indizi che avevo raccolto dieci anni fa, indizi che tu non avevi. Come diavolo hai fatto?
-Tre anni fa... Non ho mai smesso di indagare, ho sempre cercato di scoprire la verità, e tre anni fa per caso la trovai. Stavo sistemando vecchi documenti del mio ufficio e improvvisamente notai dei fogli che non avevo mai visto prima. Sembravano degli accordi scritti in uno strano codice russo. Li tradussi il più possibile e arrivai a capire che parlavano di quella sera, così ripresi ad indagare. Scoprii che un misterioso imprenditore russo aveva versato grandi somme di denaro sul conto di alcuni dei miei uomini qualche anno dopo quella sera.
In quel momento intuii tutto. Capii perchè erano scomparsi tutti dopo quella tragedia, non c'entrava il dolore.
-Perchè non hai portato quelle prove alla polizia? Li avremmo arrestati!
-Detective Beckett, se prima di conoscere il signor Castle avesse incrociato l'assassino di sua madre in un vicolo, cosa avrebbe fatto?
Kate sospirò. -Avrei estratto la mia pistola e gli avrei sparato a sangue freddo.- rispose tranquillamente. Il suo partner la guardò sbalordito. -E' la verità.- disse scrollando le spalle.
-Appunto, vedo che capisce. Perciò iniziai a programmare la mia vendetta. Scoprii che l'imprenditore russo e la madre di Kristen erano morti; decisi che avrei eliminato tutti gli altri.
-Per questo hai messo in atto tutta questa messa in scena?- Rick era sbalordito.
-Sì, mi ci sono voluti tre anni, diversi investimenti e tantissime ricerche, ma alla fine ce l'ho fatta.
-Sei tu il proprietario del villaggio, quello di cui parlava Penny...
-In persona.
-Come ha fatto a radunarci tutti qui?- chiese Castle stupito.
Beckett sorrise. -Dev'essere facile quando sei tu ad organizzare i concorsi e a scegliere i vincitori.
Stark sorrise. -Ah, sveglia come sempre.
-Spiegami una cosa Andrew, perchè siamo qui anche io e Kristen?
-A dir la verità, avrei preferito avere qui Royce, ma ho scoperto che è passato a miglior vita anche lui.- disse sospirando melodrammatico.
-Quindi io rappresento la squadra che ha sbagliato dieci anni fa?
-No, tu eri un'altra persona di cui mi fidavo, ma non ci hai pensato due secondi a voltarmi le spalle, quindi dovevi pagare come tutti gli altri... e sapevo che l'unico modo per farti venire qui era coinvolgere il tuo caro scrittore. Kristen è qui per colpa di sua madre.
Kate si passò una mano tra i capelli. -Capisco. Quindi ti sei nascosto sull'isola, hai aspettato il nostro arrivo e poi hai iniziato ad eliminarci, uno dopo l'altro.
-Esatto, non avevo un ordine ben preciso, appena mi capitava l'occasione colpivo.
-Perchè prima il coltello e poi la pistola?- domandò lo scrittore confuso.
-Perchè inizialmente volevo incastrare Tatsuo, era il mio migliore amico e il suo tradimento era stato quello che mi aveva fatto più male; la prima sera, dopo aver ucciso Iva, lo attirai nel bosco e mi mostrai a lui... penso possiate immaginare il suo spavento quando mi ha visto, era terrorizzato. Gli dissi cosa volevo fare e che se mi avesse aiutato non gli avrei fatto del male. Quel verme accettò all'istante.
Secondo il nostro accordo avrebbe dovuto prendersi la colpa degli omicidi quando sareste arrivati a lui, doveva inventarsi un movente, qualcosa che distogliesse l'attenzione dal resto.- Stark scoppiò a ridere. -Sapete, in realtà pensavo quello sarebbe stato un problema, e invece no! Glielo avete fornito voi su un piatto d'argento!
-Chi di voi due ha ucciso lo sceriffo?
-Io, ho sempre ucciso io, dovevo recuperare il coltello che avevo lasciato sul luogo del delitto quando avevo visto arrivare David..
-Ok, ma poi noi abbiamo preso Harada, come poteva esserti utile in cella?- Rick era ancora confuso.
-Avevo intenzione di liberarlo e portarlo con me nel bosco, sarebbe stato il capro espiatorio perfetto! Ma penso avesse capito quali fossero le mie intenzioni e temevo potesse parlare troppo, quindi l'ho eliminato. Continuare con il coltello non avrebbe avuto senso, era solo una difficoltà in più, è molto più facile con la pistola!
-E hai ripreso ad uccidere...
-Sì, ma ho sbagliato mira con Olivia. Perciò mi sono appostato ed ho aspettato l'occasione buona successiva e invece... mi sono ritrovato lei, detective.
-Perchè non mi ha eliminata subito?
L'uomo alzò le spalle. -Semplice, volevo che sentisse la mia storia e capisse la verità, e per fare questo avevo bisogno degli altri, e poi, voglio farla soffrire.- rispose duramente.
-Hai intenzione di eliminarci tutti.- non era una domanda quella di Kate, l'aveva capito appena l'aveva visto uscire dal bosco.
-Certo che sì. E dopo di voi toccherà al personale. Non resterà nessuno su quest'isola.- disse freddamente, poi alzò la pistola. -Mettetevi in fila, si comincia.


Angolo dell'autrice:
Ah, finito anche questo! E non ho ammazzato nessuno, Castle e Beckett sono sani e salvi (sì, lo so, per ora...) :D
Bene, questo era il capitolo delle spiegazioni e dei misteri risolti, dovrei aver risposto a tutto...
Come sempre, un enorme grazie a Katia ed Elena (visto che non ve li ho ammazzati? :P Smettetela di minacciarmi!) :) Adoro chattare con voi!
E grazie a tutti quelli che seguono ancora questa storia, le recensioni sono sempre gradite!
Dai, fra una settimana mancherà poco all'episodio *-*
Un bacio,
Sofy_m
P.S. Cari Sneak Peek, non abbiate paura, non nascondetevi, non vi mangiamo mica anche se uscite!













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Capitolo 25
*** A quanto pare, finisce qua. ***


capitolo 25


A quanto pare, finisce qua.




Tutti gli ospiti del villaggio tremarono vedendosi puntata contro la pistola.
-Su, forza! In fila!- ordinò Stark gelido.
Castle strinse dolcemente la mano della sua musa, mentre gli altri iniziavano a spostarsi. -Troveremo un modo per uscirne, te lo prometto.- le sussurrò piano.
-Che c'è Beckett? Tu e il tuo scrittore siete diventati sordi? In fila ho detto!
Dietro di loro tutti ubbidirono spaventati mentre Alexis e Martha  raggiunsero velocemente musa e scrittore, mettendosi al loro fianco.
-Papà...
Rick fece un passo in avanti, senza smettere di guardare Andrew. -Vuoi vendicarti? Vuoi fare del male a Kate? Bene, prendi me.- disse sicuro.
-RICK!- protestò la detective impallidendo.
-PAPA'!- urlò Alexis terrorizzata.
Lo scrittore fece finta di nulla. -Prendi me, uccidimi, fai quello che ti pare. Ma lasciala in vita, ti prego. E lascia in vita la mia famiglia, loro non hanno nulla a che fare con tutto questo.
Stark lo osservò per qualche secondo, concentrato, poi sorrise. -Sa signor Castle, in altre circostanze avrei accettato, solo per il male che farebbe alla sua bella detective.- disse indicando Beckett che tremava. -Ma mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, nessuno ne uscirà vivo. Quindi le consiglio di godersi i suoi ultimi istanti di vita.
Castle serrò la mascella mentre sua figlia e sua madre si stringevano a lui spaventate, la sua mano ancora unita a quella di Kate. Baciò la testa di Alexis e strinse forte Martha prima di prendere la sua musa fra le braccia. -Tornerete a casa sane e salve, te lo prometto.- sussurrò appoggiando le labbra contro la fronte di Beckett.
La donna scosse la testa. -No Rick, torneremo a casa insieme, non vado da nessuna parte senza di te.- rispose chiudendo gli occhi, le braccia sul petto del suo partner.
-Scusa...- mormorò lo scrittore. -Scusa per tutto il male che ti ho fatto in passato, per tutto il tempo che ho perso. Ti prometto che farò di tutto per recuperarlo. Quando torneremo a New York, e quando ti sentirai pronta, voglio urlare al mondo che sono l'uomo più fortunato del mondo perchè ho l'onore di poter stare con te, voglio urlare al mondo che ti amo.
Kate prese un profondo respiro. -Grazie.- disse sorridendo. -Grazie per tutto il bene che mi hai fatto Rick, per tutto il tempo in cui non ti sei mai arreso. E sì, quando torneremo a New York voglio che il mondo sappia che sono tua, solo tua, per sempre tua.
Castle la guardò negli occhi commosso. -Always.
Probabilmente anche tutti gli altri si stavano scambiando parole d'amore e probabilmente Andrew aveva ancora la pistola puntata contro di loro, ma in quel momento non importava. In quel momento erano solo loro due e il loro amore.  -Always.- rispose la detective prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo, alzandosi i punta di piedi e facendo scorrere la lingua sulle sue labbra mentre lui le cingeva i fianchi con un braccio. Lo scrittore rispose con passione, schiudendo la bocca e accarezzandole i capelli, e gemette piano.
Stark tossì per richiamare l'attenzione. -Bene, direi che avete avuto anche abbastanza tempo per gli ultimi saluti, vediamo di iniziare. Chi vuole essere il primo?- chiese sorridendo.
Tutti rimasero fermi immobili, continuando a guardarlo.
Beckett sospirò. -Andrew...
-Ferma lì il tuo monologo Katherine, non ho intenzione di ascoltarti.- rispose lui senza guardarla. -E non ti accetto come volontaria, voglio che tu veda morire tutti gli altri davanti ai tuoi occhi, voglio che tu capisca cosa significhi, voglio che tu ti renda conto di quanto hai sbagliato!
La detective serrò la mascella mentre il suo cervello continuava a lavorare veloce. Doveva trovare un modo per fermare Stark e far scappare tutti gli altri. Non poteva arrendersi.
Andrew fece scorrere gli occhi su di loro ancora una volta e Riley si spostò, arrivando ad affiancare Castle, davanti ad Alexis. Rick lo guardò stupito, poi sorrise, forse avrebbe dovuto riconsiderare quel ragazzo.
-Bene.- Stark si fermò guardando Carter. -Penso inizierò dalla piccola Savannah!
L'americano tremò. -NO!
-Penso sia la scelta più giusta, non voglio che una bambina così piccola assista ad uno spettacolo del genere e così, Olivia, capirai cosa significa veder morire il proprio figlio.
Kate fece un passo avanti. -Andrew, tu sei del tutto impazzito!
-E DI CHI PENSI SIA LA COLPA, BECKETT?
-Di certo non di Savannah!
L'uomo non le prestò attenzione e tornò a rivolgersi alla famiglia americana, trovandosi però di fronte alla pistola che aveva appena estratto Olivia dalla tasca della felpa.
-OLIVIA!- il signor Wright era senza parole.
Stark la guardò un attimo stupito, poi annuì sorridendo. -Avrei dovuto aspettarmelo da te, sei sempre stata quella più sveglia. Quando l'hai capito, Liv?
-Quando ho letto il nome dell'isola. Ho subito pensato a quella notte, al Natale di quell'anno.
-Perchè?- domandò l'uomo guardandola quasi con ammirazione.
-Andrew, da quella sera mi sveglio ogni notte per colpa di un incubo. Ogni notte rivedo l'auto cadere nel fiume e i loro volti spaventati, è orrendo. E sapevo, ho sempre saputo, che un giorno avresti scoperto la verità e ti saresti vendicato. E quando ho letto il nome dell'isola ho capito che quel giorno era arrivato, quindi ho pensato che fosse meglio essere pronti.
-Wow Olivia, complimenti davvero!
La donna prese un respiro profondo. -Non ti lascerò fare del male alla mia famiglia. Prendi me, Cooper e David...
-OLIVIA!- protestarono i due uomini.
- ...anche la detective se proprio vuoi, non mi interessa.- continuò la signora Wright senza degnarli di uno sguardo. -Ma lascia stare gli innocenti. Uccidici, prenditi la tua vendetta e passa il resto della tua vita in prigione, tanto non ti interessa, giusto?
Andrew scosse la testa. -Scordatelo.
Olivia annuì, avvicinandosi lentamente a Kate, senza abbassare la pistola, per poi passargliela. -Detective, penso che lei sappia usarla molto meglio di me.
Beckett annuì. -Sei l'ultima persona da cui pensavo di ricevere un aiuto, Olivia.
-Lieta di averla sorpresa, detective.- rispose la donna scrollando le spalle.
-Molto bene.- continuò Kate impugnando la pistola e tenendo sotto tiro Stark. -Ascoltatemi tutti, andate nel bosco e nascondetevi, ma rimanete uniti e copritevi le spalle a vicenda. Io cercherò di fermarlo.
-Mmm... non sei un po' troppo fiduciosa, Katherine? Chi ti dice che li farò scappare?- chiese Andrew spostando leggermente la pistola verso Castle. -Un solo passo e il tuo caro scrittore muore.
Beckett cercò di mascherare la paura. -Sono pronta a scommettere che ti ucciderei ancora prima che il tuo dito riesca a premere il grilletto. Quindi ora andatevene tutti nel bosco.
-Con tre assassini?- protestò Lars incredulo.
-Oh, io penso che questo sia molto più pericoloso!- commentò Castle con un sorriso amaro.
-Andatevene nel bosco. ORA!- ordinò dura la detective.
Carter prese in braccio la moglie mentre Xavier teneva in spalla la piccola Savannah, poi tutti si allontanarono velocemente, sparendo in mezzo agli alberi.
Tutti tranne una persona.
Kate sbuffò. -Anche tu, Rick.
Lo scrittore sorrise, se l'aspettava. -No Kate.- rispose tranquillamente.
-Rick, ti prego...
-No, non ti lascerò qui, sola, con lui. Sono il tuo braccio destro coraggioso, ricordi? Il tuo partner, nonchè l'uomo che ti ama più della sua stessa vita. Quindi se pensi che riuscirai a convincermi, ti sbagli di grosso.
-Castle, ma non capisci? In questo modo sarai solo un peso!- esclamò Beckett senza staccare gli occhi da Stark. -Non voglio che tu corra dei rischi!
-Non posso scappare tranquillamente nel bosco Kate! Non se tu sei qui!
-Ci sono tua madre e tua figlia in quel bosco, Rick!
-Esatto, e sono al sicuro! Mentre la donna della mia vita è qui, di fronte ad un pazzo omicida che le punta una pistola contro!
-Ma il tuo compito è assicurarti che loro stiano bene!
-No, il mio compito è stare al tuo fianco.- concluse Castle deciso.
-Sei sempre il solito bambino testardo, vero?- commentò la detective frustrata. Non sarebbe mai riuscita a fargli cambiare idea.
-Always.- rispose il suo partner con un sorriso soddisfatto.
-Fammi un favore Rick... Vedi di evitare i proiettili.
L'uomo annuì.
-Alleluia!- Andrew sospirò con fare melodrammatico. -Finalmente avete finito! Per curiosità, siete sempre così?
-Il più delle volte.- rispose tranquillamente Rick scrollando le spalle e facendo sorridere la sua musa.
-Bel modo per sprecare gli ultimi istanti assieme!
-Oh, non essere troppo sicuro di te, Andrew!- esclamò Kate indietreggiando di qualche passo, avvicinandosi al bosco lateralmente.
-Che stai facendo?- le chiese lo scrittore confuso seguendo i suoi movimenti.
-Mi assicuro che tu sia abbastanza lontano dalla sua pistola!- sbottò Beckett.
Castle annuì. -Hai un piano?- chiese sottovoce.
-Ho solo cinque proiettili nella pistola, e lo stesso vale per lui, ma lui ha anche quelli per ricaricarla. Quindi la cosa migliore sarebbe farglieli usare e colpirlo quando abbasserà la guardia per ricaricare.
-Ok, come facciamo?
-Ottima domanda, non ne ho idea. Dovremmo riuscire a sfruttare il fatto che siamo due contro uno...
-Potrei estrarre il coltello e corrergli in contro, in modo da distrarlo, così poi tu lo colpisci!- propose lo scrittore eccitato.
-Ma sei impazzito?!- Beckett gli rivolse uno sguardo terrorizzato. -Non se ne parla! Ti sparerebbe!
-Non se tu fossi più veloce di lui!
-Non ho intenzione di testare la mia velocità in questo momento!
-E quindi che facciamo?
-AVETE FINITO DI BISBIGLIARE? O PENSATE DI CONTINUARE A LUNGO?- urlò Stark avanzando verso di loro.
La detective sospirò, lo sguardo sempre su Andrew, e sorrise. -Forse ho un'idea.
-Cosa volete che dica ad Alexis, quando li raggiungerò nel bosco per ucciderli? E a Martha?
Castle serrò la mascella. -Lasciale stare!
-Continua ad indietreggiare, Rick, e tieni pronto il coltello.- mormorò piano Kate. -Al mio segnale dovrai tirarglielo e poi nasconderti dietro un albero, e ti prego, dimmi che hai una buona mira!
L'uomo sorrise, facendo come gli aveva chiesto. -Certo che sì, amore mio.
-Rick, non mi pare il momento!
-Scusa Kate, ma se non ora non vedo quando. Non vorrei che...
-Smettila di dire sciocchezze!- ordinò lei. Non voleva nemmeno pensare a quell'eventualità.
-Ok, scusami, ma ricordati che ti amo.- rispose lo scrittore alzando il tono di voce.
-Ti amo anch'io Castle.
-Oh, ma quanto siete dolci!- commentò sarcastico Andrew. -Ma continuate pure ad indietreggiare, ancora qualche metro e l'oceano vi aspetta. Che c'è, volete provare a scappare a nuoto? Buona fortuna, penso le correnti siano molto forti in quel punto, ma potete sempre provare. Ovviamente non posso assicurarvi che non vi sparerò mentre vi tuffate!
Rick piegò la testa di lato, facendo una smorfia, come se stesse davvero prendendo in considerazione l'idea, poi sospirò. -No, non sono un grande nuotatore in realtà!
La detective sorrise, fermandosi improvvisamente.
-Oh, abbiamo finito di scappare, Katherine?
Beckett lo guardò con aria di sfida. -ORA RICK!- urlò prima di sparare a una piccola roccia davanti ai piedi di Stark, distruggendola in mille pezzi, mentre lo scrittore estrasse velocemente il coltello della tasca e glielo lanciò contro con più forza possibile.
Andrew si coprì il viso con un braccio ed indietreggiò per evitare i frammenti, iniziando a sparare a vuoto e lasciandosi sfuggire un gemito di dolore quando la lama lo colpì di striscio su un braccio. Gocce di sangue caddero sull'erba.
Musa e scrittore si mossero veloci, nascondendosi tra gli alberi.
-Ottimo lavoro, davvero ottimo lavoro Katherine!- commentò aspro l'uomo passandosi una mano sulla ferita. -Non me l'aspettavo. Ma non pensare che sia così semplice!
Beckett era appoggiata con le spalle ad un albero, le braccia piegate davanti al viso, la pistola in mano. Castle, lì vicino, seguiva ogni suo movimento.
-Andiamo Stark, sai benissimo che è finita! Non hai più scampo!
-Davvero detective? E se io ora decidessi  di raggiungere gli altri e di lasciarvi qui?- chiese con aria di superiorità.
-E se io ti dicessi che sei sempre sotto tiro? Prova pure!
Andrew iniziò a camminare verso di loro. Kate, lentamente e senza fare il minimo rumore, si spostò e lanciò la pistola al suo partner.
-Prima che arrivi, spara un colpo nella sua direzione, cercando di mancarlo di poco, ok?- sussurrò.
Lo scrittore annuì.
Kate gli mostrò una mano e alzò tre dita, poi mimò un lento conto alla rovescia, annuendo quando abbassò il pollice. Rick, senza uscire dal suo nascondiglio, sparò il colpo, che passò di poco sopra alla testa del bersaglio.
Stark sorrise. -Devi migliorare un po' la mira, Katherine!- esclamò avvicinandosi sicuro all'albero dietro cui si nascondeva Castle.
Quando Beckett lo vide comparire di spalle davanti a sè alzò un bracciò e lo colpì con quanta più forza possibile alla nuca. -Oh no, la mira è un problema del mio scrittore!- rispose atterrandolo. -Rick, prendigli la pistola!
Il suo partner prese l'arma, puntandola contro l'uomo. -A quanto pare finisce qui, Stark.
Andrew chiuse gli occhi. -Non avrei mai dovuto chiamare anche voi sull'isola, vero?- disse amareggiato.
Kate sorrise. -In effetti, non è stata un' ottima mossa!
Lo scrittore scosse la testa. -Io invece da una parte te ne sono grato.
La sua musa lo guardò sbalordita. -CHE COSA?!
Castle sollevò le spalle. -Se non l'avesse fatto ora noi due non saremmo... insieme.- disse dolcemente.
-Oh.- Beckett sorrise. -Ok, questa posso concedertela!- rispose strattonando Stark e facendolo alzare da terra.
-Che facciamo ora?- domandò Rick.
-Per prima cosa lo portiamo alla stazione di polizia dell'isola, lo ammanettiamo e lo rinchiudiamo in cella.- disse mentre gli afferrava le braccia e gliele teneva dietro la schiena. -Poi, Andrew, dovrai spiegarci ancora un paio di cose.
L'uomo sorrise. -Se io non parlo non riuscirete mai a tornare a casa.
-Oh, puoi stare certo di una cosa, ti farò parlare. A qualsiasi costo!

Quando arrivarono davanti alla piccola centrale il sole era ormai basso sull'orizzonte, semi nascosto dietro il mare, e il cielo aveva assunto i colori tipici dell'arcobaleno.
-Andrew, dicci dove si trova il tuo nascondiglio!- ordinò Kate prendendo le manette.
-Scordatelo!
-Sai che controlleremo tutta l'isola e lo troveremo, vero?
Stark scrollò le spalle. -Fate pure.- rispose con tono di sfida.
La detective fece finta di nulla, voltandosi verso il proprio partner. -Rick, mi passeresti le chiavi della cella? Dovrebbero essere nel cassetto della scrivania, in ufficio.
Castle annuì, allontanandosi velocemente.
-Sai Katherine, sei davvero un'ottima detective, ma a volte hai troppa fiducia in te stessa!- commentò Andrew con un sorriso vittorioso.
-Che cosa inten...- Beckett non riuscì a terminare la domanda che l'uomo voltò la testa velocemente, tirandole una testata, e la fece cadere a terra.
-Vedi, ricordo esattamente dove ti ho colpito con la mia mazza.- disse lui premendo con forza con una mano sulle costole della detective. Kate chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore, cercando di non urlare dal dolore. -Ricordo esattamente ogni punto!- disse premendo il gomito sul fianco destro della donna e una mano sulla sua spalla. Beckett si lasciò sfuggire un lamento.
L'uomo si alzò afferrando le due pistole lasciate sopra il tavolo. -Troppo, troppo sicura di te!- esclamò tirandole un calcio allo stomaco e facendola urlare. -Avresti dovuto...
Improvvisamente Andrew si ritrovò scaraventato contro il muro, lo scrittore davanti a lui.
-Maledetto bastardo!- ringhiò Castle prima di colpirlo con un pugno sul viso. -Tu non le farai ancora del male!- lo colpì con un altro pugno. -Tu non la farai soffrire ancora, chiaro?! Tieni le tue sporche e luride mani lontane da lei!- lo sollevò da terra prendendolo per il collo.
-Rick...-ansimò Kate da terra cercando di calmarlo, il volto di Stark diventava sempre più rosso.
Lo scrittore non la sentì. -Ora...- disse pieno di rabbia. -Voglio sapere dove diavolo si trova il tuo nascondiglio!
Andrew non rispose.
Castle lo fece sbattere con forza contro il muro, il viso dell'uomo quasi viola. -ORA HO DETTO!
Stark tossì. -Biblioteca...- disse debolmente. -... dietro... dietro la piccola... chiesa. La... biblioteca...
Rick, annuì senza lasciarlo andare. -Ne sei sicuro?
-S... sì...- mormorò l'uomo ormai senza fiato.
-Rick... Rick, lascialo andare...- mormorò Beckett ancora a terra. -RICK!
Lo scrittore sembrò riprendersi all'improvviso. Lasciò andare Stark, il quale si accasciò a terra iniziando a tossire, gli prese le pistole e gli mise le manette, prima di aprire la cella e buttarcelo dentro. -Spero tu marcisca all'inferno!- disse chiudendola.
Poi si inginocchiò vicino alla sua musa. -Tesoro,come stai?- chiese preoccupato, baciandole piano il viso.
-Sto bene Rick... tutto ok...- rispose lei tirandosi su a sedere lentamente. -Sono solo degli stupidi lividi...
Castle le prese il volto dolcemente tra le mani, guardandola negli occhi. -Sicura? Posso fare qualcosa?
Beckett sorrise. -In effetti sì, portami alla biblioteca.

Castle camminava lentamente, tenendo la sua bellissima detective tra le braccia. -Hai male da qualche parte?
Lei alzò gli occhi al cielo esasperata. -Rick, te l'ho già detto, sto bene! Non sono fatta di porcellana! Anzi, potrei anche camminare!
Lo scrittore scosse la testa prima di darle un bacio veloce. -No, neanche per sogno! E poi adoro tenerti tra le mia braccia...
-Ecco, appunto...- sospirò Kate.
Rick rise e si fermò. -Siamo arrivati, è questa.- disse prima di aprire la porta con un calcio.
Davanti a loro si trovava una stanza piena di scaffali con libri, al centro un tavolo pieno di foto, schemi e documenti simili a quelli che avevano ritrovato nella casetta in cui era stata rinchiusa Beckett.
In un angolo, sopra un piccolo mobile, c'erano una radio e un telefono fisso.
Lo scrittore sorrise. -Kate, si torna a casa!


Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per l'enorme ritardo!!! Mi dispiace!!! Spero che la fine del capitolo sia abbastanza per farmi perdonare :D
Il confronto Stark - Beckett e Castle è stato piuttosto difficile da scrivere, spero non vi deluda!
L'incubo, comunque, è finito :) L'assassino è "in prigione" e tutti possono tornarsene a casa ora.  No, gli altri non li ho dimenticati in mezzo al bosco xD
Come sempre, un enorme grazie a Lanie e Draghetta (o devo chiamarti 3DK adesso???), ragazze siete fantastiche e vi lovvo tanto <3
Grazie anche a tutte le persone che seguono e recensiscono ancora questa storia!
Un bacio, al prossimo capitolo :)
Sofy_m
P.S. Ma quanto è stata favolosa la 5x05??? *-*






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Capitolo 26
*** Il ritorno. ***


capitolo 26


Il ritorno.




Castle era appoggiato con i gomiti al parapetto del traghetto che li stava riportando verso l'Indonesia, lo sguardo perso ad ammirare il mare.
Non riusciva ancora a credere di stare finalmente tornando a casa dopo quell'incubo assurdo.
Sospirò mentre ripensava a cosa era successo il giorno prima.
Appena lui e Kate avevano trovato in telefono nella biblioteca avevano chiamato la polizia perchè li venissero a prendere e li avevano informati della situazione, poi era toccato a Ryan ed Esposito. E avevano scoperto che i ragazzi e il resto del distretto, preoccupati per la mancanza di loro notizie da quando erano partiti, avevano iniziato a cercarli.
Rick sorrise ripensando al tono di voce sorpreso e sollevato dell'amico irlandese quando aveva risposto al telefono e capito con chi stesse parlando.
Probabilmente non l'avrebbe mai ammesso, ma quella parte della sua famiglia gli era mancata parecchio durante quelle quasi due settimane di vacanza.
Dopo aver rassicurato i ragazzi musa e scrittore erano tornati nel bosco per comunicare le belle notizie agli altri.
-Ehi...- Castle si voltò di scatto, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
-Ehi...- rispose sorridendo alla detective, attirandola dolcemente a sè per darle un bacio sulla fronte. -Non dovresti essere su un lettino a riposare tu?
La donna sbuffò mentre lo abbracciava e appoggiava la sua testa sulla sua spalla. -Sto bene Castle! E poi sai quanto odio dover rimanere a letto... specialmente quando non ci sei anche tu in quel letto con me.- aggiunse sottovoce maliziosa.
Rick ridacchiò. -Chi sei tu? Che ne hai fatto di Beckett?- chiese stupito.-Comunque sì, lo so, ma il tuo corpo ha bisogno di riposare.- disse con tono più cupo. -Per colpa mia.
-Rick...- lo ammonì Kate.
Lui scosse la testa. -E' tutta colpa mia Kate!
-Castle, non sei stato tu a picchiarmi!- protestò la sua musa.
-Io non avrei neanche dovuto lasciare che succedesse! Avrei dovuto essere lì a proteggerti e invece non ci sono riuscito, per ben due volte!
-Rick, stiamo tornando a casa! Ed è tutto merito tuo. Tu hai fermato Stark e tu l'hai fatto confessare.
-Avrei preferito poterlo anche uccidere.- borbottò lo scrittore frustrato.
La detective sospirò e si staccò leggermente da lui per poterlo guardare negli occhi, poi gli posò una mano sulla guancia. -Ehi, guardami. Stark è finito, ok? Appena arriveremo a New York sarà condannato e passerà il resto dei suoi giorni in prigione. Noi non avremo mai più nulla a che fare con lui.
Il suo partner annuì prima di abbassarsi per baciarla dolcemente. -Ok.- sospirò piano cingendole i fianchi con un braccio e accarezzandole piano i capelli. -Che cosa ne sarà degli altri?
-David, Cooper e Olivia finiranno in prigione, per il resto della loro vita penso. Per quelli che hanno perso qualcuno all'inizio sarà dura, molto dura, ma poi, pian piano, passerà. Per gli altri invece spero che tutto questo diventi presto solo un orribile ricordo.
Castle annuì e rimase in silenzio, tornando a guardare il mare e il cielo azzurri. -E per noi?- chiese poi cercando di mascherare la paura che sentiva dentro di sè.
Kate abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. -E' strano. -ammise. -Nonostante tutto ho davvero amato questa vacanza.
Lo scrittore sorrise, più rilassato. -In effetti il mare era fantastico!
La sua musa alzò gli occhi al cielo e lo colpì sul braccio. -L'ho amata a causa tua!
Il sorriso sul volto dell'uomo si allargò. -Quindi quando torneremo a New York tutto questo non svanirà nel nulla, vero? Non scoppierà come una bolla di sapone, giusto? Non hai, non so... intenzione...
-Non ho intenzione di fare finta di nulla o di lasciarti, Richard Castle. E pensavo di essere stata abbastanza chiara, non vado da nessuna parte senza di te!- rispose Beckett alzandosi in punta di piedi per appoggiare la fronte a quella del suo partner, allacciandogli le braccia dietro il collo. -La vita che hai descritto prima che Stark distruggesse la vetrata la voglio davvero, la voglio insieme a te.
Gli occhi di Castle brillavano dalla felicità. -Davvero?
-Sì Castle.- rispose la detective prima di dargli un bacio. -Ma promettimi una cosa.
-Tutto quello che vuoi.
-La nostre prossime vacanze insieme dovranno essere in una città popolata e non in un'isoletta sperduta in mezzo al mare!- disse seria guardandolo negli occhi.
Lui rise. -Te lo prometto. Los Angeles, Londra, Parigi, Roma, Mosca, Buenos Aires, Oslo... Qualsiasi città tu voglia, anche tutte. Anzi, se vuoi possiamo partire adesso!
Kate inclinò la testa di lato facendo finta di pensarci. -Ok scrittore, che ne dici di New York?
Il suo partner le accarezzò il viso con le dita. -Dico che è l'idea migliore che tu potessi avere.
Lei annuì. -Torniamo a casa Rick.- disse prima di baciarlo appassionatamente.

-Detective, per quanto possa sembrarle strano, è stato un vero piacere!
Beckett si alzò dalla panchina del parco dell'aeroporto su cui era seduta per salutare la giovane ragazza danese.
-Il piacere è stato tutto mio!- rispose abbracciandola e stringendo poi la mano a Lars.
-Grazie di tutto.- rispose Kristen con un sorriso.
Kate annuì e sospirò, rimanendo un attimo in silenzio. -Non è facile, vero?
-No, per niente. Ma conoscevo mia madre detective, e le volevo bene. Non so quanto di tutta questa storia e cosa sia vero, ma non voglio trascorrere il resto della mia vita pensando che fosse un'assassina. Lei era la mia mamma ed era una brava persona. Quindi sì, sarà dura da accettare, ma lo supererò.
La detective sorrise ammirando la forza della ragazza.
-E comunque,- continuò Kristen. -penso che per loro sarà molto più difficile.- disse indicando la famiglia Wright e le due sorelle Negri. -Carter ha scoperto di aver sposato una donna che in realtà non conosceva così bene e probabilmente Savannah sarà costretta a stare lontana da sua madre per molto tempo, Ginevra ed Elena hanno perso l'ultima parte della loro famiglia, sono rimaste sole...
Beckett annuì. -So cosa significa perdere un genitore... per loro sarà dura, davvero molto dura. Spero che trovino le persone giuste con cui affrontare tutto questo.
La bella ragazza danese sorrise dolcemente stringendo la mano a Lars.
-Come ha fatto lei, Detective?- chiese il ragazzo inclinando la testa verso Castle che si stava avvicinando a loro.
Kate annuì mordendosi il labbro inferiore mentre lo scrittore le passava il caffè. -Sono stata molto fortunata.- rispose perdendosi per un attimo negli occhi azzurri del suo partner, per poi tornare a rivolgersi alla giovane coppia danese.
-Per quanto riguarda la famiglia Wright, se Carter ed Olivia si amano davvero riusciranno a far andare bene le cose.
Rick alzò un sopracciglio dubbioso. -Lo credi davvero? Dopo tutto questo? Dopo aver scoperto tutta la verità pensi che Carter sia disposto a perdonarla?
-Cosa avresti fatto se avessi ucciso Ganz quella volta a Los Angeles? Cosa faresti se ora ti confessassi che dieci anni fa ho ucciso una persona perchè pensavo fosse coinvolta con l'omicidio di mia madre?- chiese di getto la detective guardandolo negli occhi.
-Pagherei, o ucciderei se necessario, tutti i testimoni e poi ti porterei via con me, lontano. O, nel caso il piano non funzionasse, ti farei evadere di prigione. Oppure, mettiamo proprio che le cose vadino male, mi farei mettere nella cella più vicina possibile alla tua.
Lars scoppiò a ridere. -Scusi, questo sarebbe l'uomo che mi ha detto essere solo un buon amico la settimana scorsa?
Kate sorrise dolcemente allo scrittore e scosse la testa divertita. -Tu sei pazzo, ma comunque era ciò che intendevo.
Rick sorrise a sua volta e le accarezzò piano il viso.
-Ok, ci dispiace interrompervi ma il nostro aereo sta per partire!- la voce di Kristen li riportò subito alla realtà.
-Ovviamente speriamo che un giorno veniate a trovarci!- aggiunse Lars.
Castle gli strinse la mano. -Certo ragazzo, aspetteremo l'invito al matrimonio con ansia!
Il ragazzo danese sorrise prima di abbracciare la detective. -E noi aspettiamo il vostro...- aggiunse sottovoce in modo che solo la donna potesse sentirlo.
Kate arrossì. -Grazie di tutto ragazzi!- esclamò mentre la coppia si allontanava con le valigie.
Rick alzò la mano per salutare quando improvvisamente si accorse di una cosa. -Ehi, dov'è mia figlia?- chiese subito preoccupato, guardandosi intorno.
-Sta salutando Riley.- rispose tranquillamente Beckett iniziando a bere il caffè e ritornando a sedersi.
Castle si voltò a guardarla sconvolto. -CHE COSA?! Salutarlo? Beckett cosa intendi per salutarlo???
La detective sbuffò. -Castle, pensavo che il "problema Riley" fosse chiuso dopo la discussione che hai avuto con Alexis! E poi hai visto quando ci siamo ritrovati di fronte a Stark? Non ha esitato un istante a mettersi davanti a tua figlia! E' un bravo ragazzo.
-Bravo ragazzo??? Prima voglio sapere in che modo sta salutando la mia bambina!- rispose lo scrittore ancora allarmato.
-Rick, ti rendi conto che tua figlia ha quasi vent'anni, vero? Non puoi pensare che resterà lontana dagli uomini a vita, anzi, è già stata insieme ad altri ragazzi e forse...
-Alt, stop! Fermati lì Beckett!- Castle si portò le mani sopra le orecchie con un'espressione disgustata. -Non dire altro! Va bene, gli concedo un abbraccio. Piccolo. Di mezzo secondo.
Kate alzò gli occhi al cielo. -Certo Rick, certo...
L'uomo si lasciò cadere di fianco a lei. -Se fra cinque minuti Alexis non sarà ancora tornata tirerai fuori il distintivo, vero?- le chiese con il suo sguardo da cucciolo.
-Castle, perchè invece di preoccuparti inutilmente per la tua davvero responsabile e bravissima figlia e quel bravo ragazzo australiano- Rick si prese la testa fra le mani con un verso. -non pensi ad altro?
-Tipo?- chiese lui sollevando leggermente lo sguardo, improvvisamente curioso.
-Dov'è tua madre?
Lo scrittore le lanciò un'occhiataccia. -A finire la mia carta di credito.
La detective finse un'espressione terrorizzata. -Oddio, non diventerai povero, vero?
Castle sorrise e si sporse in avanti per baciarle la fronte, chiedendosi come aveva fatto senza di lei in tutta la sua vita. -Sei straordinaria.
Beckett abbassò lo sguardo imbarazzata. -Castle...
-Specialmente quando arrossisci per un complimento.- aggiunse guardandola con uno sguardo perso. -Kate sei davvero...
-Detective Beckett!- l'arrivo di un poliziotto interruppe Rick che imprecò mentalmente. -Tutti i colpevoli sono già sull'aereo, ammanettati e sempre sotto controllo. Abbiamo caricato tutte le valigie, partiremo fra venti minuti.
Kate annuì. -Ok, grazie mille agente!- rispose mentre l'altro si allontanava.
Lo scrittore sospirò. -Pure qui veniamo interrotti! Non è una cosa normale!
La sua musa rise. -Non sei contento di tornare a New York?
Castle chiuse gli occhi. -Oh no...- si lamentò. -Lì avremo Ryan ed Esposito sempre pronti a saltare fuori nel momento meno opportuno!

-Ti sembra diversa?
Kate sbuffò per l'ennesima volta e appoggiò la testa alla spalla dell'uomo. -Per la millesima volta, no Rick! E' sempre la solita Alexis, ok?
Castle annuì guardando la figlia che dormiva tranquillamente sul sedile dell'aereo a fianco al suo, poi si voltò verso la sua musa. -Sei sicura?- chiese preoccupato.
-Sì Castle!
-Mamma, a te sembra diversa?- domandò alzandosi leggermente verso il sedile davanti.
-Richard, caro, starei cercando di vedere la fine del film! E tu che continui a ripetere la stessa domanda non aiuti!- sbottò Martha alzando il volume delle cuffie.
Castle sospirò sconsolato. -Voi non capite, lei è la mia bambina!
La detective sorrise dolcemente. -Lo so Rick, e proprio perchè è la tua bambina puoi parlarne con lei al posto di assillare noi, giusto?- disse baciandogli la guancia.
Lui le passò un braccio intorno alle spalle, stringendola a sè. -Ho paura di cosa potrebbe dirmi!
Kate rimase colpita dal suo tono di voce, era davvero distrutto. Si spostò leggermente per poterlo guardare, quasi ammaliata da quel suo lato di padre.
-Che c'è?- chiese lui confuso dal suo sguardo.
La sua musa scosse la testa e tornò fra le sue braccia. -Sei un padre meraviglioso Rick.
-Grazie.- mormorò Castle baciandole i capelli.
-Che ha fatto stavolta?- la voce assonnata di Alexis li fece sorridere.
-Ehi pumpkin!- la salutò Rick mentre la ragazza dai ragazza dai capelli rossi si stiracchiava.
-Non siamo ancora arrivati?- chiese lei guardando fuori dal finestrino.
-Dieci minuti.- rispose Beckett sorridendo.
Alexis annuì ancora un po' confusa. -Papà... perchè saresti un ottimo padre?
-Niente.- rispose velocemente Castle.
-Stavamo parlando di Riley.- rispose la detective guardando la giovane Castle che annuì in risposta, mentre sentì il suo partner irrigidirsi al suo fianco. -E' tornato in Australia?
-Sì, insieme a Xavier, anche se erano un po' sconvolti dopo quello che abbiamo scoperto su Cooper...
-E... avete deciso di rimanere in contatto?
La ragazza annuì. -Sì, siamo diventati buoni amici, penso ci scriveremo ogni tanto.
Lo scrittore tirò un sospiro di sollievo. -Solo buoni amici, vero? Insomma... non è successo nulla... nulla di...
Alexis gli lanciò un'occhiataccia. -No papà! Non è successo nulla di quello che è successo fra voi due, ok?- rispose facendoli arrossire entrambi.
-Alexis!- la richiamò il padre.
-Che c'è papà? Tu puoi mettermi in imbarazzo e io no?- poi sospirò. -Scusami Kate, tu non hai nulla a che fare con questo. Ora scusatemi ma dovrei andare in bagno.- disse alzandosi e allontanandosi.
Beckett sorrise. -Sei più contento adesso?
-Sì.- rispose Castle baciandola dolcemente. -Grazie.
-Always Rick.

-Devo ammettere che New York mi è mancata parecchio!- esclamò Beckett appena scesero dall'aereo, mentre camminavano lungo il corridoio dell'aereo e ammirava la città illuminata appena dal sole che stava sorgendo. Castle aveva un braccio intorno alla sua vita, il suo borsone in spalla e una valigia in mano. Martha e Alexis camminavano davanti a loro, leggermente più indietro alcuni poliziotti controllavano tutti i colpevoli di quella maledetta storia.
-Anche a me.- commentò lo scrittore sorridendo. -Non riesco a credere che oltre quella porta ci siano i ragazzi e tutti gli altri!
Kate annuì.
-Scommetto che rimarranno sconvolti quando vi vedranno entrare in quel modo!- ridacchiò Martha quando arrivarono alla fine del corridoio.
Musa e scrittore si bloccarono all'istante guardandosi.
Non avevano assolutamente pensato a cosa fare, a come affrontare gli altri, a cosa raccontare. Non avevano ancora deciso se tenere la loro storia segreta oppure no.
-Rick...- Kate guardò il suo partner dubbiosa e leggermente spaventata.
-Ok.- L'uomo annuì baciandole la fronte e le passò il borsone. -Ma qualunque commento facciano i ragazzi fra poco e qualsiasi battuta dovessi fare, io ti amo, ok?- disse serio sistemandole i capelli e chinandosi per baciarla.
Beckett gli prese il viso tra le mani e ricambiò il bacio. -E qualsiasi commento dovesse uscirmi, ti amo anch'io, ok?
Rimasero qualche secondo a guardarsi in silenzio, fronte contro fronte, le mani di Kate tra quelle di Castle, mentre tutti gli altri li guardavano incuriositi.
Rick sospirò. -Pronta per andare in scena, detective Beckett?
-Certo Castle!- rispose lei con un sorriso staccandosi prima di aprire la porta.
Appena entrarono nel salone il brusio di voci si spense e tutti i presenti si voltarono verso di loro.
Beckett camminava davanti a tutti con Martha, poco più indietro Castle aveva un braccio intorno alle spalle della figlia; in fondo tutti gli altri avanzavano lentamente.
La detective sorrise vedendo tutti i suoi amici davanti a lei.
Fu Esposito il primo a rompere il silenzio, quando si trovarono quasi di fronte. -Yo Beckett!- esclamò con un sorriso. -Rilassante la vacanza?
Kate scosse la testa divertita, i ragazzi non cambiavano mai. -Sì Javi, sono state due settimane fantastiche, divertenti e molto rilassanti.- rispose seria annuendo.
Ryan scoppiò a ridere avvicinandosi al suo partner. -Ma ti rendi conto, bro? Vanno in vacanza e mezza isola muore... Inizio a pensare che portino sfiga davvero!
-Ehi!- Castle lo guardò offeso. -Ti ricordo che noi, in vacanza, abbiamo risolto due storie di omicidi! Voi che avete fatto, eh?
Musa e scrittore guardarono i due in silenzio per poi scoppiare a ridere tutti insieme. -Ci siete mancati ragazzi!- disse Beckett abbracciandoli.
-Parla per te Beckett!- esclamò Castle guadagnandosi un'occhiataccia da parte degli altri tre. -Io spedirei loro sull'isola adesso!
-"Beckett"?! Seriamente Writer Boy? Dopo due settimane di vacanza insieme non sei nemmeno riuscito a chiamarla per nome?- Lanie scosse la testa passandogli davanti per andare ad abbracciare la sua migliore amica. -Che razza di uomo...
Kate rise. -Ciao Lanie, sì, mi sei mancata anche tu!- commentò sarcastica rispondendo all'abbraccio.
-Ragazza, lo sai che dopo voglio sapere tutto quello che è successo, vero?- sussurrò la dottoressa.
-Va bene, da vuoi che inizi, dall'urlo che abbiamo sentito prima di ritrovare il primo cadavere o direttamente della vasca piena di sangue?
-Pensi davvero di prendermi in giro?
-Non c'è molto altro da raccontare Lanie!
La dottoressa Parish sorrise maliziosa. -Ceeeeeeeerto.
-Detective Beckett, signor Castle!- Kate si girò di scatto sentendo la voce del capitano Gates.
-Capitano!- risposero i due in coro.
La donna li squadrò per un attimo, poi sorrise. -Sono felice che stiate bene, bentornati.- lo scrittore la guardò un attimo sorpreso. -Quelli dietro di voi devono essere i colpevoli, giusto?
-Sì signore.- rispose Beckett aprendo la borsa ed estraendo una grande busta che porse a Ryan. -E qui ragazzi c'è tutto ciò che vi può servire.
I detective annuirono.
-Bene.- continuò il capitano. -Detective, lei ha un'altra settimana di ferie, le consiglio di sfruttarla. E lo stesso vale per lei signor Castle- poi si avvicinò agli altri agenti, scortando all'esterno Stark e tutti gli altri.
I due sorrisero e si sedettero con tutti gli altri al tavolo del bar, mentre Ryan ed Esposito avevano già iniziato il loro interrogatorio a Castle sulla vacanza.
Kate prestava loro poca attenzione, concentrata soprattutto a non perdersi ad ammirare il suo scrittore, e iniziò a chiacchierare con Alexis e Lanie.
La giovane Castle stava descrivendo alla dottoressa il villaggio quando una domanda di Esposito richiamò l'attenzione della detective.
-Allora Castle, c'era almeno qualche bella donna?- chiese l'ispanico curioso.
Beckett trattenne il respiro.
-Una sì in realtà.- rispose Rick con un sorriso.
Kate chiuse gli occhi. Non poteva essere gelosa, non dopo quello che era successo ad Anastasia e non dopo che era stata lei a chiedere a Castle di recitare davanti ai loro amici. Eppure sentirlo parlare così tranquillamente con i ragazzi di una donna la mandava fuori di testa.
-E...?- lo spronò a continuare Ryan.
-Bellissima,- Castle sorrise. -corpo perfetto e un sorriso straordinario!
Beckett si morse nervosamente il labbro inferiore mentre cercava di tornare ad ascoltare Lanie ed Alexis, senza successo.
-Grazie Castle, ma non ci dice molto!- si lamentò l'irlandese.
Lo scrittore rise. -Ok, c'è un'altra cosa che posso dirvi. Era una bagnina... O un'insegnante di nuoto. Sì insomma, una cosa del genere!
Insegnante di nuoto.
Oh.
Oh oh oh.
I ricordi si impossessarono della menta della detective e sul volto di Kate si aprì un'enorme sorriso.
Sorriso che si allargò ancora di più quando vide un uomo entrare nel salone.
Si alzò lentamente per raggiungerlo, abbracciandolo forte quando si ritrovarono di fronte.
-Sto bene papà.- disse piano quando si staccarono e si guardarono negli occhi.
Jim Beckett sorrise. -Mi sei mancata Katie.

Castle, che non aveva mai smesso di seguire tutti i movimenti della sua musa, sentì il suo cuore stringersi quando vide la bella detective andare ad abbracciare il padre.
Non riusciva nemmeno ad immaginare che cosa avrebbe provato lui sapendo che sua figlia era su un'isola sperduta con un uomo non proprio affidabile e non avendo più sue notizie per due settimane.
Per Jim doveva essere stato un incubo. Ed era tutta colpa sua.
Senza pensarci si alzò dalla sedia.
-Richard, caro, dove stai andando?- chiese Martha confusa.
-Mamma, io... devo fare una cosa.- rispose allontanandosi velocemente.
Camminò rapidamente fino a raggiungere la famiglia Beckett; il cuore che gli batteva forte, le mani sudate e il respiro affannoso.
-Kate...- mormorò quando arrivò alle spalle di Beckett.
La detective si voltò a guardarlo con un enorme sorriso. -Dimmi Rick.
-Mia madre... mia madre ti cercava... deve chiederti una cosa!
Kate lo guardò stupita ma poi annuì. -Ok, adesso la raggiungo. Papà, tu puoi unirti agli altri, io torno subito.- disse allontanandosi.
-Ok.- rispose Jim camminando verso il tavolo.
Castle prese un respiro profondo. -Signor Beckett, potrebbe aspettare un attimo? Vorrei dirle una cosa.
Il padre della detective si voltò sorpreso e forse anche allarmato. -Mi dica signor Castle.
Lo scrittore respirò a fondo un'altra volta. -Volevo chiederle scusa. Volevo chiederle scusa per aver trascinato sua figlia in quell'incubo insieme a me. Non avrei mai dovuto invitare Kate in vacanza, sono stato uno stupido, l'ho messa in pericolo un'altra volta. L'ho portata nelle mani di un pazzo assassino e l'ho costretta a riscavare nel passato.
E la cosa peggiore è che oltre ad averla messa in pericolo non sono nemmeno riuscito a proteggerla! Non ero mai al suo fianco quando aveva bisogno di me! Come quel giorno, al funerale... sono stato inutile.
Quindi, se lei... se lei dovesse sentire qualche istinto omicida nei miei confronti la posso capire benissimo, io avrei già fatto a pezzi il ragazzo di mia figlia se le avesse fatto una cosa del genere.
Ma signor Beckett, io tengo molto a sua figlia, davvero. Kate è straordinaria, unica, speciale. E vorrei davvero essere capace di prometterle che non sarò mai più un pericolo per lei, ma non sarà così. Io le faccio del male e...
-Signor Castle, basta così.- Jim lo bloccò alzando una mano. -Non voglio sentire altro.
Rick tremò. -Signor Beckett, mi dispiace, io...
-Rick, so quanto tiene alla mia Katie. Mi ricordo chi l'ha salvata nell'hangar e mi ricordo chi ha cercato di prendere un proiettile al suo posto al funerale di Montgomery. E mi ricordo anche chi era l'uomo che piangeva sul suo corpo, l'uomo disperato che non si è mosso un istante dalla sedia del corridoio dell'ospedale fino a quando non si è svegliata. E ricordo anche chi è l'uomo che si è fatto da parte per tre mesi quando Katie ha detto di avere bisogno di tempo.
Quindi la smetta signor Castle, non mi deve alcuna scusa, non c'è lei dietro a quegli omicidi e alle ferite di mia figlia. Anzi, penso che molto probabilmente lei sia dietro al sorriso di Kate, quindi l'unica cosa che posso fare è ringraziarla. Per averla riportata a casa sana e salva e felice.
Castle era rimasto completamente senza parole quindi si limitò ad annuire, quando sentì il resto del gruppo raggiungerli.
-Ehi Castle!- lo chiamò Esposito. -Tua madre e tua figlia ci hanno invitati tutti a cena domani sera!
Lo scrittore sorrise, ancora colpito dalle parole del signor Beckett. -Va benissimo, festeggeremo il nostro ritorno!
-Bene, ma noi adesso andiamo, fra qualche ora dobbiamo essere al distretto, sapete, non abbiamo un'altra settimana di vacanza...- disse Lanie salutandoli e avviandosi verso l'uscita con gli altri. -Ah già, dimenticavamo... siamo contenti che siate vivi!- urlò facendo scoppiare a ridere tutti.
-Katie, vado a casa anch'io...- disse Jim abbracciando un'altra volta la figlia. -A domani sera quindi. Signor Castle, Signora Rogers, Alexis...- salutò con un sorriso prima di uscire.
Appena rimasero soli Castle attirò la sua musa a sè.
-Che vi siete detti? Vi ho visti parlare...- mormorò Kate contro il suo petto.
-Niente, niente.- rispose in fretta Rick.
-Castle...
-Niente di importante, davvero!
-Quindi non devo iniziare a spaventarmi, vero?
Lo scrittore sorrise. -No, tranquilla.
Beckett si alzò in punta di piedi per baciarlo dolcemente. -Ora dovrei andare a casa anch'io...
-No.- rispose Castle abbracciandola più forte.
-Rick, ne ho bisogno. Come voi avete bisogno di andare a casa vostra. Ci vediamo stasera da me, ok?- disse piano accarezzandogli il viso prima di baciarlo ancora una volta.
-Ok mia musa.- rispose l'uomo baciandola. -Aspetterò questa sera con ansia.


Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per l'ENORME ritardo, ma tra scuola, pallavolo e mancanza di ispirazione scrivere questo capitolo è stato davvero complicato! Chiedo perdono!
Comunque, finalmente Castle e Beckett sono tornati a New York, a casa da i loro amici e famigliari :D Fine dell'incubo e addio a Stark!
Ormai siamo arrivati quasi alla fine, penso mancheranno ancora uno, massimo due capitoli.
Un grazie immenso a tutti quelli che hanno seguito la storia fin qua e a quelle due solite pazze :D (Lupacchiotta, draghetta, sì, sto parlando di voi!) E' anche merito loro se sono riuscita ad arrivare in fondo a questo capitolo!
Le recensioni mi rendono sempre molto felice :)
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
P.s. Mi raccomando, votate votate e votate per Nathan, Stana e Castle!

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Capitolo 27
*** I won't give up. ***


capitolo 27


I won't give up.



Kate si alzò dal divano del suo appartamento con un sorriso andando verso la porta per aprire al suo scrittore.
Aveva trascorso l'intera giornata cercando di far passare il tempo in attesa di rivederlo. Solo poche ore di lontananza e già gli era mancato terribilmente, incredibile.
-Alla buon'ora Castle!- esclamò aprendo la porta. -Sei in ritardo di...- la detective si bloccò a bocca aperta appena vide davanti a sè Rick con un'enorme mazzo di rose rosse.
-Lo so, lo so, scusami!- rispose lui con la sua migliore espressione da cucciolo. -Dovevo essere qui mezz'ora fa, lo so. Ma tra Meredith e il fioraio...
-MEREDITH?!- Beckett gli rifilò un'occhiataccia. Non aveva sicuramente un buon ricordo della sua ex-moglie.
-E' venuta a trovare Alexis dopo aver saputo cosa è successo e... la conosci no?- spiegò Castle scrollando le spalle. -Quella donna non cambia mai.
Kate si irrigidì. -Cosa vorresti dire?- chiese gelida.
Lo scrittore la guardò un attimo confuso, poi scosse velocemente la testa. -No! No, no, no! Non intendevo quello Kate! Volevo dire che sai quanto è insistente! Non le ho lasciato nemmeno stringermi la mano, te lo giuro! Appena è arrivata sono corso fuori di casa per venire qui!
-Davvero?
-Davvero Kate! O pensi che sarei tanto stupido da mandare all'aria tutto questo- indicò loro due con sorriso dolce. -per colpa sua?
La donna rimase un attimo a guardarlo in silenzio, poi annuì facendolo entrare. -Ok, ok, mi fido di te Rick. Ma quelli?- chiese indicando i fiori.
Castle sorrise. -Questi sono per te.- rispose porgendoglieli. -In realtà avrei voluto che fossero tanti quanti il numero di giorni che ci conosciamo, ma non avevo il tempo di fare il conto e dubitavo il fioraio ne avesse abbastanza. Quindi... ho comprato queste.
Kate sorrise avvicinandosele al viso. Avevamo un buonissimo profumo. -Sono bellissime, grazie.- rispose commossa. Come aveva potuto anche solo leggermente dubitare di quell'uomo qualche secondo prima? -Perchè le sette al centro sono leggermente più scure?- chiese poi curiosa.
Rick si passò una mano tra i capelli leggermente imbarazzato. -Le sette più scure sono i sette giorni da cui stiamo insieme,  i sette giorni dal bacio sull'isola... Per quanto riguarda le altre... volevo che ognuna indicasse un momento importante che abbiamo passato insieme, per esempio quando sei venuta a prendermi alla festa,- disse indicando una rosa. -oppure quando mi hai ammanettato la prima volta,- ne indicò un'altra. -il "you have no idea", il primo vero caso con te e la squadra, la prima volta che mi hai parlato del caso di tua madre, le partite a poker, le indagini sotto copertura...- continuò indicando altre rose. Sospirò mentre la detective lo guardava senza parole. -Ma poi mi sono reso conto che sarebbero state molte di più dei giorni da cui ci conosciamo... Quindi alla fine mi sono fatto dare tutte quelle che c'erano di quel colore. Troppo esagerato?- domandò con un piccolo sorriso.
Beckett scosse lentamente la testa mentre sistemava i fiori in un vaso. -No, sono perfette Castle, davvero. Io... sono senza parole.- ammise avvicinandosi a lui e passandogli le braccia intorno al collo. Si alzò in punta di piedi per baciarlo. - Ti amo. E buon settimana-versario, giusto?
Castle chiuse gli occhi e fece una smorfia. -Troppo romantico?
La detective sorrise. -A dire la verità no, assolutamente. Penso sia il pensiero più dolce che qualcuno abbia mai avuto per me.- rispose baciandolo ancora.
Il suo partner si rilassò. -Sono contento che ti piacciano.E ti amo anch'io.- le accarezzò il viso. -Stai bene Kate? I lividi ti danno fastidio? Senti dolore da qualche parte?- chiese preoccupato.
Lei lo abbracciò aggrappandosi alla sua camicia viola. -Sto benissimo, tranquillo.
Rick ricambiò l'abbraccio stringendola forte a sè. -Ottimo.- le diede un bacio sui capelli. -Ho fame.- aggiunse dopo qualche secondo.
Kate rise e scosse la testa. -Strano!- si staccò da lui e lo prese per mano. -Non preoccuparti, c'è dell'ottimo cinese in cucina!

Esposito sbuffò per l'ennesima volta aprendo la busta che gli aveva dato Kate. -Bro, ma ti sembra giusto? Abbiamo lavorato come dei pazzi per quasi due settimane, oggi abbiamo chiuso un caso e adesso che sono quasi le nove siamo ancora qui per colpa di quei due tanto sfortunati da ritrovarsi un pazzo omicida pure in vacanza!
-E dai Javi, è solo una busta con qualche prova, non dovremmo metterci tanto!- rispose l'irlandese passandogli una tazza piena di caffè.
-Qualche prova?! Qui ci saranno almeno un centinaio di fogli da controllare! Per non parlare di proiettili, sangue, tracce varie e un'infinità di foto! Staremo qui tutta la notte, lo so già... Lanie non sarà affatto contenta.
Ryan sollevò un sopracciglio e sorrise malizioso. -Lanie?
Esposito imprecò fra i denti e gli lanciò il fascicolo. -Tutto tuo! Io mi prendo il resto.
-Ehi, non è giusto!- si lamentò il suo collega. -Sono solo felice per voi!
Javier non rispose ma si limitò ad iniziare a studiare le prove. Kevin scosse la testa rassegnato.
-Comunque sono stupito.- la voce di Esposito ruppe il silenzio dopo qualche secondo.
-Javi, lo sai che se non inizi a lavorare non finiremo mai, vero? E addio serata romantica con la dottoressa Parish...- disse Ryan con un sorrisetto.
L'ispanico gli lanciò un'occhiataccia. -Mi sembra solo strano che Beckett non si sia ancora catapultata qui a pregare la Gates di riprendersi la settimana di ferie e lasciarla lavorare.- spiegò estraendo il pacco di foto.
Kevin alzò le spalle. -Sono tornati solo stamattina, lasciale il tempo di riposarsi. Probabilmente starà dormendo e domani ce la ritroveremo qui.
Il suo collega annuì. -Sì, forse hai ragione... Ehi!- esclamò poi estraendo una foto. -Dici che sia questa la bagnina di cui parlava Castle?- chiese con un sorriso mostrandola all'altro detective.
La foto ritraeva una donna dai capelli scurissimi e leggermente mossi, gli occhi verdi e la pelle chiara.
-Non penso.- rispose tranquillamente l'irlandese, guadagnandosi uno sguardo confuso dal collega.
-E perchè mai??? E' una bellissima donna!
-Certo Javi, ma è una delle vittime!- rispose Ryan passandogli le foto dei cadaveri e alcuni fogli. -Anastasia Volkov, era una ragazza russa.
Esposito aggrottò la fronte. -Siamo sicuri che non sia stata Beckett in un attacco di gelosia vero?
Kevin scoppiò a ridere. -Mi auguro di no, ma in caso, nascondi le prove!
I due detective continuarono a lavorare per ore, leggendo e rileggendo gli appunti e le trascrizioni degli interrogatori, catalogando le prove, analizzando le foto e riaprendo il vecchio fascicolo del caso della famiglia Stark. Rimasero quasi sempre in silenzio, salutando solamente di tanto in tanto i poliziotti che lasciavano il distretto per tornare a casa.
Verso mezzanotte, quando ormai erano rimasti soltanto loro, Ryan si alzò per la prima volta da ore dalla sua sedia.
-Javi, direi che può bastare così, finiremo il resto domani, tanto prima di una settimana non inizierà il processo.
L'ispanico annuì sbadigliando. -Sì, finisco il caffè e torno a casa, sono esausto.- concordò alzandosi con la tazza in mano, facendo cadere però tutte le foto a terra.
-Oh dannazione!- imprecò chinandosi per raccoglierle e Kevin ridacchiò. -Ora mi tocca pure...- Esposito si bloccò improvvisamente lasciando cadere la tazza piena di caffè che finì sopra il piede del collega e si ruppe in mille pezzi.
-EHI! JAVI SEI IMPAZZITO PER CASO?!- Ryan chiuse gli occhi e serrò la mascella, massaggiandosi il piede e saltellando.
Javier, senza prestargli attenzione, accese la lampada sopra la sua scrivania e si mise a studiare la foto che teneva in mano, la bocca spalancata. -No...- sussurrò scuotendo lentamente la testa. -Non ci credo...
-Javi, che ti prende?- l'irlandese si sedette sulla sua sedia con una smorfia di dolore.
-Figlio di...- Esposito scosse la testa più veloce, sconvolto. -Non ci posso credere.
-JAVI, VOGLIO UNA SPIEGAZIONE!
L'ispanico gli passò la foto senza una parola.
-Aspetta, tu mi hai distrutto un piede per questo?- commentò Ryan. L'immagine raffigurava Castle in piedi, in mezzo al mare, con una donna nuda tra le braccia; il viso affondato tra i suoi capelli, le mani sulla sua schiena. -Solo perchè Castle si è dato da fare?
Esposito fece una smorfia disgustata e chiuse gli occhi. -Guarda meglio la... donna.
L'irlandese si avvicinò la foto al viso esasperato. Che razza di problemi aveva Esposito? -Javi, il volto è nascosto, non...- si bloccò mentre il suo cervello iniziava a lavorare velocemente. Bella donna, capelli castani lunghi e mossi, corpo perfetto, alta fino alle spalle di Castle... -NO.- scosse la testa sbalordito. Non poteva essere. -No. Non penserai davvero che... sia Beckett???
Javier annuì e raccolse le altre foto, controllandole velocemente. Kevin era senza parole.
-Io li uccido!- sibilò sconvolto Javier. -Entrambi! Altro che pazzo omicida, ci penso io!- esclamò passando alcune foto al collega.
Kate e Rick che ballavano insieme, che passeggiavano per mano sulla spiaggia, che si baciavano appassionatamente.
-Sai, se non fosse per il fatto che ci hanno mentito, che Castle si è inventato tutta quella storia della bagnina e che ci ho rimesso un piede sarei anche contento per loro!- commentò Kevin.
-Oh.- Esposito chiuse gli occhi disgustato, girando alcune foto.
-Che altro c'è?- chiese allarmato l'irlandese.
-Mamma e papà mi hanno bloccato la crescita.- rispose passandogliele.
Lo scrittore in mare, la detective aggrappata al suo corpo, le mani di Beckett tra i capelli di Castle e la bocca dell'uomo sul suo corpo, i loro bacini attaccati.
-Fantastico, anche a me adesso!- si lamentò lui rifiutando di guardare le altre.
Esposito rimase qualche secondo fermo, in silenzio, poi si alzò in piedi e gli prese le foto dalle mani.
-E adesso dove vuoi andare?
-A fare due chiacchiere con Castle e la sua cara bagnina!- rispose deciso il detective avvicinandosi all'ascensore.
-Ehm, Javi... è quasi mezzanotte e sono tornati a casa oggi, ho come l'impressione che stiano... "facendo una lezione di nuoto", sai?
Esposito si tappò le orecchie con le mani. -Bro, che schifo! Non bastavano le foto?
Kevin scoppiò a ridere e l'ispanico sospirò. -Ok, va bene, ma lasciami chiamare Lanie. Domani quei due sono una coppia defunta!

Beckett sospirò appoggiando le bacchette di legno sul tavolo. -Scusami per oggi.
Lo scrittore, ancora intento a mangiare, la guardò confuso. -Di che stai parlando?
-Stamattina... quando siamo arrivati all'aeroporto e ho capito che gli altri ci stavano aspettando ho avuto paura dei commenti e delle battutine che avrebbero potuto fare vedendoci arrivare abbracciati e mi dispiace. Sono stata una codarda...- ammise affondando il viso tra le mani.
Castle si alzò velocemente e fece il giro del tavolo raggiungendola e abbracciandola, appoggiando il petto alla sua schiena e il mento alla sua spalla.
-Ehi...- sussurrò piano posandole un bacio sulla guancia. -Kate, non mi interessa quanti lo sappiano, ok? L'unica persona che mi interessa sappia che ti amo e che non ti lascerò mai sei tu. Il resto del mondo non è importante.
Lei scosse lentamente la testa, portando le mani sopra a quelle del proprio partner, appoggiate sul suo stomaco. -Lo so, ma loro sono la nostra famiglia Rick e sappiamo entrambi che hanno sempre sperato in noi.
-Sì,- concordò l'uomo. -ma questo non significa che tu debba sentirti obbligata a...
-No.- Kate si voltò leggermente per poterlo guardare negli occhi. -Io voglio che lo sappiano, voglio che vedano quanto sono felice insieme a te.
Rick sorrise e le spostò dolcemente i capelli per poterle baciare il collo. -Mmm... Quindi saresti felice insieme a me?
Beckett sorrise a sua volta accarezzandogli i capelli con una mano. -Non immagini quanto.
-Quindi... immagino che domani a pranzo daremo a tutti la bella notizia.
La detective annuì.- Mi sembra perfetto.
-Come pensi la prenderanno?- domandò lo scrittore allontanandosi e facendola alzare. Poi la prese per mano portandola verso il divano.
-Oh, Lanie urlerà!- rispose Kate ridendo. -E farà qualche commento imbarazzante, insieme ai ragazzi. E probabilmente uno di loro guadagnerà un sacco di soldi... Jenny penso si limiterà a congratularsi.- disse sedendosi vicino a lui.
Castle le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse contro di sè. -E... tuo padre?- chiese leggermente timoroso.
-Pensavo gliene avessi parlato stamattina!
-Cosa?- Rick la guardò sorpreso. -Senza il tuo parere? No! Sei impazzita per caso?
-Cosa gli hai detto all'aeroporto, Rick?- Beckett si voltò per guardarlo negli occhi.
-Oh, abbiamo rievocato qualche bel ricordo...
-Castle...
Lo scrittore le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente. -Non gli ho detto nulla di cui tu debba preoccuparti, ok? Diciamo che potrebbe aver capito che tengo particolarmente a sua figlia.
La sua musa annuì e rimase a lungo in silenzio, semplicemente abbracciata a lui.
-Ho voglia di tornare al lavoro.- sussurrò dopo diversi minuti.
-Di già?! Abbiamo appena preso Stark!
La detective alzò le spalle con un sorriso. -Mi manca il distretto!- si giustificò.
Il suo partner scosse la testa. -Ah, e io che avevo ottimi piani per questa settimana!
-Del tipo?- chiese Kate curiosa.
Castle avvicinò le labbra all'orecchio della sua musa. -Del tipo io e te,- disse a bassa voce facendola tremare.  -soli, possibilmente senza vestiti...
-Wow! Davvero ottimi piani!- commentò lei sarcastica alzando gli occhi al cielo.
Rick sbuffò. -Se mi facessi finire almeno...
-Ok, ok scrittore continua! Sentiamo cos'altro vorresti fare!
Lui sorrise. -Vorrei iniziare a scoprire gli altri strati della cipolla-Beckett. Insomma, ci sono ancora talmente tante cose che non so di te!
Beckett annuì. -Per esempio?
-Per esempio...- Castle inclinò la testa indicando il tavolino. -Non so se sai davvero suonare la chitarra e ti ho sentita cantare solamente una volta.
Kate chiuse gli occhi con una smorfia. -Oh. No.
-Ti prego Kate...- la supplicò lui con la sua espressione da cucciolo.
La detective sbuffò per poi alzarsi e afferrare lo strumento, tornando poi a sedersi a gambe incrociate di fronte a lui. -Ok, ma ad una condizione. Tu canti insieme a me.
Lo scrittore annuì velocemente mentre la guardava ammirato. -Va bene.
Kate si sistemò i capelli e prese in mano il plettro. -Canzone?
-Mmm... I won't give up?
Beckett alzò un sopracciglio stupita sorridendo. -Jason Mraz? Seriamente?
Castle alzò le mani e scrollò le spalle. -Alexis.
Kate ridacchiò ripensando alle parole della canzone. Sì, se le ricordava abbastanza bene... ed erano assolutamente perfette.
Prese un profondo respiro e si perse negli occhi del suo scrittore, iniziando a cantare.

When I look into your eyes
It's like watching the night sky
Or a beautiful sunrise
Well there's so much they hold

Rick era senza parole, la sua musa aveva davvero una voce straordinaria. Le sorrise dolcemente prima di unirsi a lei.

And just like them old stars
I see that you've come so far
To be right where you are
How old is your soul?

I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up

And when you're needing your space
To do some navigating
I'll be here patiently waiting
To see what you find

'Cause even the stars they burn
Some even fall to the earth
We've got a lot to learn
God knows we're worth it
No, I won't give up
I don't wanna be someone who walks away so easily
I'm here to stay and make the difference that I can make
Our differences they do a lot to teach us how to use the tools and gifts
We got yeah we got a lot at stake
And in the end, you're still my friend at least we didn't tend
For us to work we didn't break, we didn't burn
We had to learn, how to bend without the world caving in
I had to learn what I got, and what I'm not
And who I am

I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up
I'm still looking up

I won't give up on us
God knows I'm tough, he knows
We got a lot to learn
God knows we're worth it

I won't give up on us
Even if the skies get rough
I'm giving you all my love
I'm still looking up

Kate finì di suonare senza smettere di guardarlo, un enorme sorriso sul viso.  -Non rinuncerò a noi, Rick.- sussurrò dolcemente.
Lo scrittore sentì il suo cuore perdere un battito. -Ti amo.- rispose sistemandole una ciocca di capelli e rimettendo la chitarra al suo posto. -Ti amo.- ripetè prima di farla sedere sulle sue gambe e iniziare a baciarla.
Beckett sorrise contro le sue labbra e gli passò le braccia intorno al collo, rispondendo al bacio. Lo spinse lentamente indietro contro lo schienale del divano e premette il suo corpo contro quello del suo partner, le loro labbra che si cercavano affamate.
Kate gli strinse i capelli tra le mani e gemette quando sentì le sue mani accarezzarle le cosce e poi salire lentamente fino a sotto la sua maglietta, sfiorandole la pelle nuda con la punta delle dita e facendola tremare.
Rick fece scorrere la lingua sulle labbra della sua musa, invitandola a schiuderle e ad approfondire il bacio.
Le mani di Beckett scesero sulle spalle e sulla schiena dello scrittore mentre le loro lingue si scontravano.
Castle gemette e la strinse più forte a sè. Amava il sapore della sua detective, il suo profumo, la sua pelle morbida e calda.
Continuarono a baciarsi fino a quando dovettero staccarsi per bisogno d'aria.
-Ti amo anch'io.- sussurrò Kate con il cuore che batteva all'impazzata prima di iniziare a baciargli piano il viso e il collo. Lo scrittore sorrise e chiuse gli occhi, cercando di recuperare fiato mentre la sua musa gli posava le labbra sulla fronte, sulle guance, sul naso e gli mordicchiava piano il mento, facendolo ridacchiare. Poi la sentì prendergli le mani e accarezzargliele piano.
-Grazie.- mormorò Beckett.
Rick aprì gli occhi e la guardò confuso. -Per...?
-Per avermi salvata da Stark.- rispose portandosi le sue mani vicino al viso e baciandogli dolcemente le nocche.
Castle si irrigidì leggermente ripensando a ciò che era successo. -Avrei preferito non fosse necessario.- rispose serrando i denti. -Avrei voluto davvero ucciderlo.
L'espressione della sua musa si addolcì e gli sorrise comprensiva. -Non è vero Rick.
L'uomo scosse la testa. -Tu non puoi immaginare la mia rabbia... Quando ho visto te a terra e lui che ti picchiava... Se fossi stato abbastanza lucido da arrivare alla pistola gli avrei scaricato l'intero caricatore addosso senza pensarci due volte.
Kate scosse la testa. -No. Non te l'avrei mai permesso Rick.
-Perchè?- domandò stupito Castle.
-Non permetterei mai che tu arrivassi ad uccidere una persona a causa mia, mai.
Rick annuì lentamente. -Bene, l'importante è che nessuno provi più a sfiorarti.
Beckett sorrise mordendosi il labbro inferiore. -Comunque devo ammettere che eri molto, molto sexy...- sussurrò facendo scorrere le dita sul suo petto.
Sul volto dello scrittore si aprì un enorme sorriso. -Più del solito?
La detective alzò gli occhi al cielo e scosse la testa rassegnata, spingendo sulle sue spalle per alzarsi.
-Ehi, dove stai andando?- chiese Castle con una nota di panico nella voce.
Kate rise e indicò l'orologio. -Castle, è l'una di notte, forse è meglio se...
-Torno a casa.- concluse il suo partner con un sospiro alzandosi. Non voleva già andarsene, amava stare con lei, anche senza fare nulla, e dubitava sarebbe riuscito ad addormentarsi senza averla al suo fianco.
Beckett si immobilizzò e arrossì violentemente. -In realtà stavo per dire "andiamo a letto"... Ma se devi tornare a casa da Martha e Alexis non...
-No.- rispose lo scrittore all'istante mentre le parole "andiamo a letto" continuavano a rimbombare nella sua testa. Avrebbe passato tutta la notte nel letto della sua musa, probabilmente abbracciandola forte a sè e l'avrebbe ritrovata al suo fianco al suo risveglio. Incredibile. -Non devo andare da nessuna parte.- disse sorridendo.
Kate annuì. -Bene.- poi lo prese per mano e iniziò a camminare all'indietro, conducendolo verso la propria camera da letto mentre gli slacciava lentamente i bottoni della camicia.
Castle, con le mani appoggiate sui fianchi della donna, la guardava ammaliato.
La sua musa sorrise maliziosa mentre finiva di aprirgli la camicia e gli accarezzava il petto e gli addominali con una mano, fino a raggiungere la cintura dei jeans. Gliela slacciò velocemente per poi passare con estrema calma al bottone e alla zip.
Lo scrittore trattenne il fiato sentendo le dita della donna accarezzarlo piano mentre con un piede apriva la porta della stanza.
Beckett si fermò davanti al suo letto e fece cadere a terra la camicia del suo partner per poi portare le mani alla base della sua larga schiena e farle scendere lentamente per sfilargli anche i pantaloni. Sorrise compiaciuta sentendo Castle trattenere un gemito.
Lui si tolse le scarpe e calciò i jeans sul pavimento della camera, prima di afferrare i bordi della maglietta della sua musa e togliergliela velocemente. Le cinse la vita con un braccio e la spinse lentamente verso il letto, facendola distendere sul materasso mentre iniziava a sbottonarle i pantaloni.
Quando la detective rimase solamente i biancheria intima Rick alzò il lenzuolo e coprì entrambi, stringendo forte a sè la sua musa e respirando a fondo il suo profumo.
Kate gli accarezzava lentamente il viso mentre con l'altra mano giocava con l'elastico dei suoi boxer, i loro sguardi incatenati.
-Castle...- sussurrò mentre passava il pollice sulle sue labbra leggermente schiuse e lui le accarezzava i capelli.
-Dimmi.
Beckett abbassò lo sguardo leggermente imbarazzata e si morse il labbro inferiore. -Voglio fare l'amore con te.- ammise sottovoce aspettandosi un sorriso malizioso come risposta dal suo scrittore, il quale però si limitò solo ad irrigidirsi.
Spaventata da quella reazione, Kate si rialzò velocemente lo sguardo.
-Ehi...- il volto dello scrittore si addolcì notando il terrore negli occhi della sua musa. -Voglio anch'io fare l'amore con te...
La detective sbuffò e scosse la testa prima di girarsi e dargli le spalle. -Ma? Perchè c'è un ma, vero?
Castle sospirò e le baciò la spalla. -Ma sei stata picchiata Kate, il tuo corpo deve riprendersi e non voglio correre il rischio che tu possa soffrire.- rispose contro la sua pelle mentre le sue dita sfioravano dolcemente i lividi sul corpo della donna.
-Sto bene, Castle!- esclamò con rabbia lei in risposta, tornando a guardarlo.
-Kate...
-No!- la donna gli passò le braccia intorno al collo stringendosi a lui e fece strusciare leggermente il suo acino contro quello dell'uomo. Rick chiuse gli occhi e trattenne il respiro: ascoltare il suo cervello in momenti del genere risultava piuttosto difficile. -Ti prego...- sussurrò Kate affondando il viso nel suo collo.
Lo scrittore sospirò sconfitto prima di rotolare per portarsi sopra di lei, attento a non pesarle troppo addosso. -E' impossibile vincere con te, vero?- domandò divertito mentre le toglieva il reggiseno.
-Assolutamente impossibile.- rispose soddisfatta la sua musa baciandolo.
Castle scese a baciarle la cicatrice tra i seni e ogni livido presente sul suo corpo, facendole sollevare leggermente la schiena con una mano prima di liberarla anche dell'ultimo indumento, per poi tornare alla ricerca delle sue labbra mentre le mani della donna gli abbassavano lentamente i boxer.
Beckett allacciò le gambe intorno ai fianchi del suo partner e si aggrappò alla sua schiena.
-Ti amo.- mormorò Rick prima di fare unire finalmente i loro corpi.




Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per l'immenso ritardo, spero che la lunghezza e la dolcezza del capitolo mi facciano perdonare!
Castle e Beckett finalmente sono a casa, sani e salvi e possono pensare solo a loro stessi.
Quanto riguarda Ryan ed Esposito... colpa di Katia ed Elena che la prima volta che hanno letto delle foto hanno chiesto che i due le trovassero :D (vi voglio tanto bene ragazze! <3)
Ok, io amo quella canzone di Jason Mraz e trovo sia assolutamente perfetta per i Caskett, quindi dovevo per forza aggiungerla! (QUI  trovate testo, traduzione e video)
Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo (che teoricamente sarà l'ultimo) il prima possibile.
Grazie a tutti quelli che leggono ancora questa storia, come sempre una recensione mi farebbe molto felice! :D
A presto,
Sofy_m


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Capitolo 28
*** Come sentirsi a casa. ***


capitolo 28

"Come sentirsi a casa."



A Remus, anche se so che non lo leggerai mai.

Grazie per non avermi ancora tirato in testa una stampella.
A Matteo, mio stupido milanista, grazie di tutto.
A Katia ed Elena. Ragazze, probabilmente senza di voi
non avrei mai finito questo capitolo!
Amo le nostre pazze chat.


Quando Kate aprì gli occhi la sveglia segnava le otto e la luce del sole illuminava leggermente la stanza.
La detective sorrise appena si rese conto di essere ancora abbracciata al suo scrittore. La testa di Rick era appoggiata sul suo seno nudo, all'altezza del cuore, le loro gambe erano intrecciate sotto il lenzuolo e le braccia di Castle erano strette possessivamente intorno ai suoi fianchi.
Beckett gli accarezzò lentamente i capelli e gli posò un bacio sulla fronte, ritrovandosi a pensare a quanto fosse straordinario quell'uomo.
-Castle...- sussurrò piano nel tentativo di svegliarlo mentre gli accarezzava il viso con le dita. -Castle...
Il suo partner fece uno strano lamento prima di stringerla più forte contro di sè e Kate ridacchiò. Peggio dei bambini.
-Forza Rick, è ora di alzarsi!
-Torna a dormire Kate...- si lamentò l'uomo senza aprire gli occhi, facendola ridere ancora.
-Castle, fra massimo un'ora devi essere a casa, ricordi? Quindi sveglia!- esclamò Beckett accarezzandogli la schiena.
Castle aprì gli occhi sbuffando. -Buongiorno amore mio...- disse facendola arrossire mentre le baciava piano la cicatrice e si alzava lentamente per arrivare alle sue labbra.
-Buongiorno anche a te.- rispose dolcemente la detective.
Rick le passò una mano tra i capelli mentre con l'altra le accarezzava il corpo nudo. -Non ti ho fatto del male stanotte, vero?- chiese preoccupato guardando i lividi ancora presenti sulla pelle della sua musa.
-No Rick.- lo tranquillizzò lei. -E' stato perfetto, tu sei stato perfetto. Grazie.
-Aspetta, mi stai ringraziando per aver fato l'amore con te?- chiese Castle divertito mentre le guance di Kate si tingevano di rosso.
La detective annuì imbarazzata e il sorriso dello scrittore si allargò.
-Always Kate, always.- rispose prendendole il viso tra le mani e baciandola dolcemente. -E credimi, fare l'amore con te è qualcosa di straordinario, unico.- sussurrò contro la sua guancia per poi scostarsi leggermente per guardarla negli occhi. -Ma, tanto per curiosità, svegli sempre le persone così?
Beckett scoppiò a ridere affondando il viso nell'incavo del collo dello scrittore. -Perchè Castle, hai qualcosa contro i miei metodi?
-Diciamo che potrei conoscerne di migliori...- rispose lui facendo scorrere le dita lentamente sulla schiena nuda della donna.
-Mmm... ad esempio?
Rick la fece rotolare velocemente sul materasso, premendo il corpo contro il suo; gli avambracci ai lati della sua testa, le mani tra i suoi capelli, una gamba tra le sue. -Ad esempio...- sussurrò con voce roca. -Questo...- disse prima di scendere a baciarle e mordicchiarle il collo mentre una mano le massaggiava piano il seno e i fianchi. Kate ansimò portando le mani sulla schiena del suo partner. -Questo...- continuò Castle scendendo con la mano ad accarezzarle la parte interna della coscia e baciandole e leccandole il seno.
-Rick...- gemette la detective inarcando la schiena e stringendogli  i capelli tra le mani.
-O questo...- terminò Castle baciandola appassionatamente.
Beckett rispose con foga al bacio, per poi spingere con le mani sulle spalle dello scrittore, facendolo allontanare. -Castle, se continuiamo così...- ansimò cercando di recuperare fiato. -non ti lascerò tornare casa...
-Ottimo!- rispose entusiasta lo scrittore.
-No Castle! Devi stare con tua figlia e aiutare tua madre a preparare la cena per tutti. Io arriverò oggi pomeriggio con gli altri. Quindi fatti una doccia e vestiti.- ordinò Kate cercando di alzarsi. -Io preparerò la colazione.
Rick la bloccò abbracciandola. -Fai la doccia con me... Non conosco il tuo bagno, potrei perdermici e non uscirne più!
-Rick, se venissi in doccia con te non ne usciresti più!- rispose lei ridendo. Poi addolcì lo sguardo. -Ti prometto che una di queste sere sarò ben felice di testare con te la doccia, il divano, il pavimento o qualsiasi altra superficie di questo appartamento. 
Sul volto dello scrittore si aprì un grandissimo sorriso. -Ok ok, vado a farmi la doccia!- esclamò correndo fuori dal letto.
La detective rise guardandolo allontanarsi e afferrò la sua camicia prima di dirigersi verso la cucina.

Castle uscì dalla doccia dopo circa dieci minuti e si avvolse l'asciugamano intorno ai fianchi, andando verso la cucina ancora in parte bagnato.
Vide la sua musa in piedi davanti ai fornelli con addosso solo la sua camicia.
Sorrise e si avvicinò a lei lentamente, abbracciandola stretta e appoggiando il mento sulla sua spalla, facendola sussultare. -Castle!
Lo scrittore ridacchiò e le baciò la guancia. -Mmm... Pancakes!- esclamò eccitato.
-Rick, non ti avevo detto di vestirti?- domandò la detective alzando un sopracciglio.
-Sì, ma sai com'è, non trovavo la mia camicia...- sussurrò l'uomo afferrando i lembi dell'indumento e stringendo la sua musa ancora più forte.
-Ops!- Beckett sorrise. -Dammi due minuti e te la restituisco.
Castle scosse la testa. -Non importa.- rispose mentre iniziava a slacciare lentamente il bottone più basso.
-Rick...- Kate sospirò. -Devi tornare a casa, ricordi?
-Sì, ma un po' di ritardo non farà del male a nessuno.- sospirò lui mentre continuava ad aprirle la camicia e le accarezzava la pelle scoperta.
-La doccia a quanto pare non era abbastanza fredda...- commentò la detective.
Castle sorrise e fece strusciare i propri fianchi contro il fondoschiena perfetto della sua musa. -Penso tu abbia ragione...
-RICK!- ansimò Kate chiudendo gli occhi.
-Sì?- chiese lo scrittore soddisfatto.
In quel momento suonò il campanello.
-Devo... andare ad aprire.- rispose Beckett allontanandosi da lui. -Probabilmente la vicina ha bisogno di qualcosa come al solito.- disse risistemandosi la camicia.
Rick sorrise. -Salvata dal campanello.
La detective arrivò alla porta e la aprì leggermente, in modo che chiunque ci fosse fuori potesse vedere solo il suo viso.
-Ciao Katie.
Kate gelò all'istante. Di tutte le persone che pensava potessero aver suonato quel dannato campanello Jim Beckett era sicuramente l'ultima.
-Ehi, papà...- salutò con una traccia di panico nella voce, pensando al suo fidanzato mezzo nudo nella stanza accanto. -Che ci fai qui?
Suo padre la guardò confuso. -Ieri in aeroporto eravamo rimasti d'accordo che sarei venuto qui prima di andare dalla famiglia Castle...
-Oh.- davvero avevano deciso una cosa del genere? Se l'era completamente dimenticato. -Sì, sì, certo. Hai ragione, scusami...
-Posso entrare?
-Ehm, ecco, io...- "pensa Kate, pensa!" -non è che... mi daresti due minuti, papà? Io... Dovrei...
-Tesoro,- la voce di Castle alle sue spalle la fece paralizzare. -ho finito di preparare i pancakes, la colazione è pronta.
Jim sorrise leggermente confuso e Beckett aprì lentamente la porta, abbassando lo sguardo imbarazzata.
Castle impallidì. -Oh. Signor Beckett.- guardò spaventato la sua musa e poi il suo corpo coperto solo da un asciugamano. -Io...- indicò la porta della camera di Kate. -Vado a recuperare i miei vestiti...- disse allontanandosi il più velocemente possibile.
Kate chiuse gli occhi e arrossì violentemente. -Papà... vado a vestirmi anch'io.- disse imbarazzata seguendo lo scrittore.
Quando entrò nella camera chiuse la porta e ci si appoggiò contro, coprendosi il viso con le mani.
-Scusami.- mormorò Castle rimettendo al suo posto l'asciugamano e cercando i vestiti sparsi sul pavimento.
-No, è colpa mia, mi sono completamente dimenticata che sarebbe dovuto arrivare. Scusami Rick...- sussurrò Beckett senza alzare lo sguardo
-Ehi...- Rick, le accarezzò la guancia con le dita. -Non importa, non mi interessa che lui l'abbia scoperto, se per te non è un problema. Altrimenti inventati qualche scusa... dì che la doccia di casa mia è rotta, o che hai avuto un incubo e avevi bisogno di compagnia, o che ieri sera eravamo ubriachi e...
-No.- la detective lo bloccò baciandolo. -No.- ripetè togliendosi la camicia e porgendogliela. -Ti amo e voglio che lo sappia, che sia felice per noi.
Castle annuì sorridendo.
-Scusami.- ripetè poi Beckett.
-Perchè?- chiese confuso lo scrittore.
-Ti sto lasciando tornare a casa in questo stato...- rispose guardando il suo corpo nudo ed eccitato. -Scusami.
-Oh, tranquilla Kate.- disse lui iniziando a rivestirsi. -Non sai quante volte sono scappato dal distretto perchè ero in condizioni ben peggiori a causa tua. Piuttosto...- la aiutò a chiudersi il reggiseno e ad infilare la maglietta. -Spero che tuo padre mi lasci in vita.
Kate rise. -Tranquillo Rick, tu gli piaci.
-Lo so, ma mi ha trovato praticamente nudo a casa della sua bambina alle nove del mattino! Anzi, praticamente nudo e decisamente eccitato a casa della sua bambina che indossava solo una mia camicia dopo una fantastica notte passata insieme! Ti prego, dimmi che la tua pistola è in questa stanza!- esclamò spaventato.
-Castle, ti rendi conto che sono adulta, vero?
-Non cambia nulla! Se fossi in lui aspetterei un attimo di distrazione da parte tua e mi eliminerei...- sussurrò annuendo convinto.
-Pensi davvero che mi farebbe soffrire così tanto?- domandò sorpresa Kate.
-Certo che no, farebbe soffrire me!
Beckett sbuffò alzando gli occhi al cielo ed aprì la porta della camera.
-Andiamo!
-Qualunque cosa accada, ricorda che ti ho amata come non avevo mai fatto in tutta la mia vita!- disse lui in tono melodrammatico.
-Che uomo coraggioso...- commentò Kate trattenendo un sorriso.
Quando tornarono in cucina Jim era seduto vicino al bancone.
-Eccoci papà.- disse la detective avvicinandosi per abbracciarlo.
-Ciao Katie.- rispose lui sorridendo. -Rick.
Castle fece un cenno, ancora piuttosto preoccupato.
Il signor Beckett fece scorrere lo sguardo tra la figlia e lo scrittore. -Beh, devo dire che il viola dona molto più a te, Katie, che a lui.- commentò indicando la camicia di Castle.
Kate avvampò. -Papà!
Rick sorrise. -Signor Beckett, io stavo andando a casa...
-Non è necessario Rick, puoi pure rimanere qui con noi.- rispose il padre della sua musa tornando serio.
-No. In queste due ultime settimane direi che le ho portato via sua figlia anche troppo.- sorrise alla sua musa. -A dopo.- disse afferrando la giacca e guardando dolcemente Kate.
-La baci pure signor Castle, prometto che non mi scandalizzerò!- lo rassicurò Jim.
Lo scrittore annuì e si avvicinò a Beckett, prendendole il viso tra le mani e baciandola dolcemente, a lungo.
-Ti amo.- sussurrò quando si separarono.
-Ti amo anch'io.- rispose Kate mentre il suo cuore batteva all'impazzata.
Lo guardò uscire dall'appartamento con un grande sorriso e rimase in silenzio, in attesa che suo padre dicesse qualcosa.
-Questo...- sussurrò la detective dopo quasi un minuto di silenzio. -è stato piuttosto imbarazzante.
Jim sorrise. -Sì.- concordò.
Beckett si sedette di fronte a lui nascondendo il viso con le mani e sospirò.
-Ma le vostre facce erano davvero divertenti.- aggiunse il signor Beckett ridacchiando. -Ovviamente non posso assicurarti che non proverò ad avvelenargli la cena oggi, Katie.
Kate alzò gli occhi al cielo. -In quel caso sarei costretta ad arrestarti, lo sai.
-Oh, ma ne sarebbe valsa la pena!
La detective sorrise, per poi diventare improvvisamente seria. -Papà... lui è importante.- disse cercando di mettere le cose in chiaro, non voleva che suo padre potesse fraintendere. -Quello che hai visto... Stanotte... Insomma, non è stata solo passione nata dalla gioia di essere tornati a casa.- spiegò mentre le sue guance erano ormai color porpora. -E non...
-Katie, non ho pensato nemmeno per un attimo che lo fosse stata.- la interruppe Jim alzando una mano. -Ma anche se mi fossi sbagliato non sarebbero affari miei, è la tua vita.
Kate sospirò. -Non volevo che venissi a saperlo così... Avrei dovuto dirtelo ieri mattina, all'aeroporto, ma ero terrorizzata da quello che avrebbero detto gli altri.
Jim annuì sorridendo. -Per curiosità... da quanto va avanti?
-Una settimana.- rispose la detective arrossendo ancora una volta e guadagnando un'espressione sorpresa da parte del padre. -Che c'è?
-Niente, niente... Solo... Da come ne parli sembra stiate insieme da anni.- rispose lui scrollando le spalle.
-Ho sprecato un sacco di tempo inutile, lo so. Penso che se non fosse stato per il suo malumore e la mia gelosia nemmeno sull'isola sarebbe cambiato nulla...
-Katie, cos'è successo sull'isola? E non mi sto riferendo solo a te e a Richard... ma anche a tutto il resto.
Kate annuì e con calma iniziò a raccontare tutti gli avvenimenti al padre. L'arrivo sull'isola, la suite fantastica, la paura di mostrarsi a Rick in costume, la giornata in piscina, l'inaugurazione e la gelosia verso Anastasia. E poi tutti gli omicidi... a partire da Iva fino al ritrovamento dello sceriffo. La discussione con Castle, il black out e le dichiarazioni in mezzo al bosco... la convinzione di aver preso l'assassino, la festa e gli altri corpi ritrovati, le indagini e la decisione di fare da esca, addormentando Rick.
Lo vide irrigidirsi mentre raccontava delle botte prese e dello scontro con Stark e sorriderle dolcemente quando parlava dei salvataggi di Rick, della sua dolcezza e del ritorno a casa.
-Quindi... Gli hai dato un sonnifero perchè non ti aiutasse e hai fatto da esca, facendoti catturare e picchiare e ti ha perdonata? Wow...- commentò colpito Jim alla fine del racconto.
Beckett sorrise imbarazzata sistemandosi i capelli.
-Sono contento di non essermi sbagliato l'anno scorso.- aggiunse suo padre sorridendo.
Kate sollevò lo sguardo confusa. -Di che stai parlando?
-Non te ne ha mai parlato?! L'anno scorso, quando hai riaperto il caso di Johanna, ho capito che dovevo fermarti, a qualsiasi costo. Così sono andato a casa sua.
-Perchè?- Beckett era stupita. -Non l'avevi nemmeno mai conosciuto!
-Katie... a quell'epoca eri fidanzata, eppure l'unica persona di cui ti sentivo parlare era sempre lui, il tuo partner, Castle. E Roy mi aveva raccontato del container, di Lockwood e tutto il resto... non era difficile fare due più due. Tu potevi non essere pronta a vederlo e ad ammetterlo ma ero più che sicuro che quell'uomo si fosse innamorato di te.- Kate abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore, sentendosi in colpa. Quante occasioni aveva sprecato? Quante volte l'aveva ferito? -E quando ho visto la disperazione nei suoi occhi e l'ho visto cercare di prendere quel proiettile al tuo posto ho capito che non mi ero sbagliato.- Jim sorrise. -Scommetto che non ti ha nemmeno mai detto di aver quasi fatto a pugni con il tuo dottore in ospedale...
Beckett scosse la testa lentamente, a bocca aperta. -Non ha nemmeno voluto dirmi cosa vi siete detti ieri...
Il signor Beckett sospirò. -Mi ha chiesto scusa per averti messa in pericolo sull'isola... Ma dopo quello che mi hai raccontato direi che dovrei solo ringraziarlo.
Kate annuì alzandosi. -Adesso è meglio se mi preparo. Poi possiamo uscire.- disse dirigendosi verso la sua camera.
-Katie?
-Sì?- la detective si voltò verso suo padre.
-Richard ti ama, davvero, non lasciartelo scappare.
-Non lo farò papà, lo amo anch'io.- rispose con un grande sorriso.

-Kate, signor Beckett!- Alexis salutò la detective e suo padre con un gran sorriso appena i due entrarono nel loft, mentre Castle lavorava ai fornelli e Martha si avvicinava a loro.
-Benvenuti!- esclamò la donna abbracciandoli.
-Gli altri devono ancora arrivare?- chiese la detective guardandosi intorno.
-Sì.- rispose lo scrittore estraendo alcuni ingredienti dal frigorifero per poi andare verso di loro. -Siete i primi.- disse avvicinandosi alla sua musa ma bloccandosi improvvisamente, imbarazzato. -Signore,- disse guardando Jim. -penso di doverle le mie scuse per stamattina, io...
-Richard...- il padre di Kate sorrise porgendogli una mano. -Grazie, davvero.
Castle guardò confuso prima l'uomo e poi Beckett che li guardava divertita. -Ehm... prego?- rispose incerto stringendogli la mano.
Jim ridacchiò dirigendosi verso la grande tavola apparecchiata. -E stia tranquillo Richard, se la smette di chiamarmi "signore" non la avvelenerò!
Rick annuì velocemente. -Ok Jim.
Kate scoppiò a ridere abbracciandolo.
-Kate, che gli hai detto?- sussurrò lo scrittore con il viso affondato tra i suoi capelli.
-Che mi hai salvata. E prima che tu possa protestare dicendo qualche sciocchezza... non intendo solo da Stark, ma anche da me stessa.
Castle sorrise e le accarezzò una guancia, guardandola negli occhi. -Sai, penso che ci siamo salvati a vicenda.- rispose chinandosi per baciarla. -Ora... mi daresti una mano a finire il dolce? Tra poco dovrebbero arrivare anche gli altri.
Kate annuì seguendolo verso il bancone. Quando vide gli ingredienti sul tavolo le si illuminarono gli occhi.
-Ciliegie e cioccolato?!
Lo scrittore ridacchiò. -Devo presumere che le piacciano, detective?
-Penso siano le due cose che amo di più.- rispose Beckett con un gran sorriso.
Castle si portò una mano al cuore e scosse la testa con fare melodrammatico. -Ora mi sento davvero ferito.
Kate alzò gli occhi al cielo e scosse la testa sorridendo, prima di baciarlo. -Oh, non fare lo stupido Castle! E spiegami cosa devo fare.
Rick annuì passandole le tavolette di cioccolata. -Bisogna tagliarne delle scaglie abbastanza sottili, poi tagliare le ciliegie, ok? Io intanto finisco di preparare la tavola e il primo.- disse allontanandosi dal bancone con dei piatti in mano.
La detective sorrise e iniziò a tagliare. Le sembrava impossibile trovarsi nel loft di Castle, a finire di preparare il dolce come una normalissima fidanzata; glielo avessero detto due settimane prima sarebbe scoppiata a ridere, ma ora... ora era la cosa più naturale del mondo. Era come sentirsi a casa.
Rimaneva solo da dirlo agli altri.
Sospirò sistemando il cioccolato nella ciotola. Sapeva che l'avrebbero presa bene, Lanie avrebbe probabilmente addirittura esultato, ma non era sicura di essere pronta alle battutine dei ragazzi. Si fidava ciecamente di loro, ma se per caso fosse sfuggito qualcosa al distretto per lei e Castle sarebbe stato un disastro... E non poteva permettere che la Gates lo cacciasse, non sarebbe più riuscita a svolgere davvero il suo lavoro, non dopo quasi cinque anni passati a lavorare con lui al suo fianco. Quindi avrebbe dovuto mettere bene le cose in chiaro con Ryan ed Esposito... e anche con Castle.
-Beckett.- la voce di Rick alle sue spalle la risvegliò dai suoi pensieri. -Kate, lo stai disintegrando quel cioccolato!- commentò lo scrittore divertito.
La detective si bloccò all'istante. Il pezzo di cioccolato che stava tagliando era diventato ormai polvere. -Oh, scusami Rick... Io...
-Ehi,- la interruppe Castle facendole passare le braccia intorno ai fianchi e appoggiando il mento alla sua spalla. -va benissimo, lo usiamo per la crema, tranquilla.- le baciò una guancia. -Nervosa?- chiese poi guardando la mano della sua musa stretta intorno al manico del coltello.
-Leggermente.- rispose lei in un sospiro rilassandosi un po' contro il petto del suo partner.
-Kate, se non sei pronta a dirlo ai...
-No.- Beckett si voltò di scatto posandogli due dita sopra le labbra e guardandolo negli occhi. -Sono pronta, davvero. Voglio che lo sappiano. Solo... ho paura che la Gates lo scopra.- disse abbracciandolo.
-Beh, prima o poi dovrà venirlo a sapere, no? Insomma se un giorno noi...- lo scrittore si bloccò leggermente insicuro.
Kate sorrise e si alzò in punta di piedi per baciarlo dolcemente. -Lo so, se un giorno noi dovessimo sposarci o avere un bambino verrebbe comunque a saperlo... Solo, non voglio che lo scopra oggi, ho troppa paura che non ti lasci più lavorare con me.
-E ovviamente senza il mio brillante cervello non risolveresti più nemmeno un caso!- ridacchiò Castle.
La detective sbuffò e lo colpì su un braccio. -Forza scrittore, finiamo questo dolce!- esclamò Kate passandogli la ciotola con le ciliegie.

-Come glielo diciamo?- venti minuti dopo musa e scrittore erano seduti sul bancone, guardando il forno in attesa che il dolce finisse di cucinarsi. Tra i capelli dello scrittore c'era qualche traccia di farina mentre sul viso e sui vestiti della detective c'erano segni di cioccolata.
-Ci baciamo quando entrano?- suggerì Castle scrollando le spalle con un sorriso.
-Sai che ci sono anche tua madre, tua figlia e mio padre qui, vero?
-Oh, hanno visto di peggio!
Kate avvampò nascondendo il viso tra le mani. -Non me lo ricordare, ti prego...
Rick ridacchiò sistemandole una ciocca di capelli. -Vuoi che faccia un bel discorso mentre siamo a tavola? Una dichiarazione seria in cui spiego perchè mi sento l'uomo più fortunato del mondo?
La detective scosse la testa mentre il suo partner estraeva il dolce dal forno. -Penso che un "Ehi ragazzi, abbiamo una buona notizia" possa...
Il suono del campanello la interruppe.
-Mamma, potresti aprire?- domandò lo scrittore mentre appoggiava il dolce sul bancone. -Kate, passami la glassa e le ciliegie.
Beckett, ancora seduta sopra il bancone prese un respiro profondo passandogli quello che aveva chiesto.
Castle la guardò dolcemente. -Ehi, saranno felici per noi.
-Lo so.- rispose Beckett annuendo.
-Benvenuti!- Alexis salutò Ryan ed Esposito e abbracciò Lanie e Jenny.
-Al, Martha!- la dottoressa ricambiò con entusiasmo i saluti mentre i ragazzi salutavano Jim.
-Gli altri due sopravvissuti?- domandò Ryan guardandosi intorno ed ottenendo in risposta un cenno della testa da parte della figlia dello scrittore.
Esposito fece una smorfia disgustata. -Oddio bro guardali!- Beckett era ancora seduta sul bancone e stava aiutando Castle a decorare il dolce, ridendo e mangiando qualche ciliegia. -Sorrisi, sguardi dolci, mani che si sfiorano mentre preparano il dolce insieme... Sembrano una coppia sposata nella fase "luna di miele"!- esclamò inorridito.
-Ehi ragazzi!- Rick li salutò alzando una mano. -Arriviamo!
La detective si avvicinò a loro. -Ragazzi! Lanie! Jenny! ...Tutto bene?- chiese perplessa quando vide la sua migliore amica lanciarle uno sguardo gelido e Ryan abbassare lo sguardo leggermente imbarazzato.
-In realtà, dovremmo parlarvi.- rispose seria la dottoressa. -A te e a Castle, ora.
Lo scrittore mise il dolce in frigo e li raggiunse preoccupato. -E' successo qualcosa?
-Niente per cui devi allarmarti troppo Castle, ma c'è un caso e dobbiamo parlarvi di alcune cose... Ci vorranno dieci minuti.
L'uomo annuì. -Ok... possiamo andare nel mio studio se volete.- disse indicando la porta.
Ryan ed Esposito annuirono e seguirono lo scrittore.
-Aspettate, da quando Jenny è coinvolta nei casi?- domandò confusa Alexis.
L'irlandese sorrise scrollando le spalle. -Sai com'è Alexis, alla Gates mancava la consulenza di tuo padre, quindi abbiamo chiamato Jenny.
Castle e Beckett si scambiarono uno sguardo preoccupato. -Forza adesso, prima cominciamo prima finiamo.- disse Lanie aprendo la porta dello studio.

-Ok, sedetevi.- ordinò la dottoressa indicando il piccolo divano nero nella stanza mentre si posizionava in piedi accanto agli altri.
-Lanie... che sta succedendo? Cos'è questa storia del caso? Potevate chiamarmi se serviva il mio aiuto o...
-Yo, calma Beckett!- esclamò Esposito. -Nessun caso, e anche se potrebbe sembrarti strano, sappiamo cavarcela anche mentre tu e lo scrittore siete in vacanza...- disse con un sorriso guadagnandosi un'occhiataccia da parte di entrambi.
-Quindi?- domandò Rick. -Se non c'è un caso a cosa è servita tutta quella messinscena per farci allontanare?
Ryan estrasse dalla giacca una busta.
-La busta di prove che vi ho dato ieri...- commentò la detective aggrottando la fronte. Non riusciva ancora a capirci nulla.
Esposito sorrise mentre Lanie scuoteva lentamente la testa. -Volevamo chiedervi qualche chiarimento sui rapporti e tutto il resto, ma abbiamo pensato che fosse meglio non turbare Martha e Alexis, ne hanno già passate abbastanza.
Castle sorrise riconoscente. -Grazie ragazzi. Ok, cosa vi serve?
L'ispanico estrasse un foglio ma venne bloccato da Lanie. -Voi... avete qualcosa da dirci?
Musa e scrittore si guardarono per qualche istante negli occhi. Certo che avevano qualcosa da dire, ma in quel momento? Quando Javier stava per ritirare fuori tutto quell'incubo? Era davvero il momento opportuno?
-Noi... no. No.- rispose Castle sorridendole.
La dottoressa annuì. -Bene. Bene. Javi, tutti tuoi.
Esposito annuì mentre Jenny sorrideva. -Ok, stamattina abbiamo parlato con Stark e lui ha iniziato a blaterare riguardo le sue ferite e Castle che l'aveva picchiato, subito non l'abbiamo ascoltato ma poi ha continuato ad insistere, quindi... è vero?
Lo scrittore sorrise. -Ti prego, dimmi che gli resteranno cicatrici e un naso storto a vita.
I quattro lo guardarono stupefatti. -Cosa? Castle se la Gates viene a sapere che hai picchiato Stark senza motivo...
-SENZA MOTIVO?!- Kate si alzò in piedi di scatto, guardandoli a bocca aperta. -Javi, mi ha picchiata! Sono stata stupida e ha sfruttato la mia distrazione per colpirmi... se non fosse stato per Castle probabilmente ora non sarei qui a parlare con voi! O pensi che i lividi che vedi sul mio corpo me li sia fatti prendendo il sole in spiaggia?!
-Beckett, noi... non c'era scritto nulla nel rapporto e...
-Non c'era scritto nulla perchè speravo non servisse che lo scopriste!
Esposito annuì lentamente. -Ok, scusaci Castle.
Rick sorrise. -Nessun problema Javi, davvero.
-Mi dispiace che tu non l'abbia ucciso.
-Oh, ti assicuro che se lei non mi avesse fermato l'avrei fatto. Ci sono andato parecchio vicino.
Kate tornò a sedersi vicino a lui, guardandolo dolcemente. -Rick...
-Non lascierò a nessun altro farti del male, Kate.- sussurrò chiudendo gli occhi e serrando i pugni mentre Lanie e Jenny sorridevano.
-Bene. Ora Beckett, ti ricordi cosa c'era nella busta che mi hai dato?
La detective lo guardò come se fosse impazzito. -Perchè?
-Rispondi alla domanda Beckett.- rispose Ryan.
-Perchè?
-Avanti Beckett, cosa c'era nella busta? Non è difficile!
Kate sbuffò. -I rapporti, le armi, le tracce di sangue e dna e le foto delle scene del crimine; lo sai cosa c'era nella busta Javi! Aspetta, hai perso qualcosa?- chiese socchiudendo gli occhi.
-Altro?- domandò il detective.
-No Javi!
-Castle?- l'ispanico si voltò verso lo scrittore.
-No.- rispose lui ripensando alla mattina in cui lui e Kate avevano risistemato tutto. Il quaderno degli appunti di Alexis, i fogli di Beckett...
-Sicuri?
...i coltelli, le pistole, i campioni di sangue, gli indizi, le foto... non c'era altro. -Sì!- sbottò la detective.
Le foto.
Improvvisamente gli tornò in mente la sera in cui le aveva studiate insieme a Kate. Dentro la busta c'erano le foto.
Tutte le foto.
-No.- sussurrò sbiancando e coprendosi gli occhi con una mano.
Beckett si voltò di scatto verso di lui. -Cosa?
Castle si passò una mano tra i capelli. -Le foto...- mormorò.
-Quali foto?- la detective lo guardava terrorizzata.
-Queste foto.- rispose Lanie estraendo una decina di fotografie dalla tasca della giacca e porgendogliele con un sorriso.
Beckett chiuse gli occhi mentre sentiva le guance avvampare. La prima raffigurava lei e Castle in mare, nudi e abbracciati.
Come aveva potuto essere così stupida da dimenticare di toglierle???
-Voi... avete qualcosa da dirci?- chiese di nuovo la dottoressa con le mani sui fianchi.
-Ragazzi volevamo dirvelo...- tentò la detective. -ma...
-Ma avete preferito sconvolgerci?- suggerì Ryan.
Castle sospirò. -Chi le ha trovate?- fosse stata Lanie avrebbe anche potuto superare la vergogna ma se fossero stati i ragazzi...
-Io.- rispose Esposito disgustato.
-E io ci ho rimesso un piede.- aggiunse l'irlandese facendo ridere la moglie.
Ecco, appunto. Non l'avrebbe mai dimenticato.
-Quindi, cosa significano?
Rick guardò l'ispanico sorpreso e leggermente imbarazzato. -Beh Javi, allora... Quando due adulti... si vogliono bene, si cocc...
-CASTLE!- esclamò Esposito con un'altra espressione disgustata, facendo scoppiare a ridere le tre donne.
-Non pensi ci bastassero le foto?!- Ryan chiuse gli occhi e scosse la testa.
-Ehi, è stato lui a chiedere cosa significassero, io stavo solo rispondendo!
-Castle, intendevo da quanto va avanti questa storia e se è una cosa seria o se hai intenzione di fare come con qualsiasi altra delle tue ex!
-RAGAZZI!- Kate li guardò, sorpresa da tanta brutalità.
-Beckett, dobbiamo essere sicuri che non ti farà del male.- rispose l'irlandese scrollando le spalle.
Rick sorrise e prese le mani della sua musa tra le sue. -Io amo Katherine Beckett, molto più di quanto io abbia mai amato in tutta la mia vita e credetemi, non ho intenzione di lasciarmela sfuggire. E se mai un giorno dovessi commettere il grave errore di ferirla, sarei più che contento di ricevere la vostra punizione.
I due detective sorrisero mentre Kate gli baciò la guancia. -Bene Castle, è quello che volevamo sentire.- dissero avvicinandosi alla porta per tornare nel salone.
-Ci rinfaccerete a vita la storia delle foto, vero?- chiese lo scrittore sconsolato.
-Oh no! A dir la verità, non vedo l'ora di dimenticarle... Mamma e papà che... Bleah! Direi che ci dovete un centinaio di sedute dallo psicologo!
Scrittore e musa scoppiarono a ridere. -Scordatevele!
Ryan sorrise. -Comunque, siamo felici per voi, era ora!
Rick passò un braccio intorno alle spalle di Kate e le baciò la fronte. -Grazie. Torniamo di là ora?
-Oh writer-boy, tu e i ragazzi potete pure andare ma la tua detective resta qui con noi.- rispose Lanie con un sorrisetto.
Castle scosse la testa rassegnato prima di baciare dolcemente la sua musa. -Ti amo. Se hai bisogno di aiuto contro queste due chiamami... manderò tuo padre!
Kate rise. -Forza uomo coraggioso, torna di là, noi arriviamo.- disse guardandoli uscire per poi tornare a sedersi sul divano. -Allora?- chiese leggermente timorosa alle due donne.
-Quando pensavi di dirmelo Kate?- domandò indignata la dottoressa. -Sono la tua migliore amica e mi è toccato scoprirlo con delle foto grazie a quei due!
-Ehm... oggi?
-Perchè non ieri all'aeroporto?
-Ero terrorizzata Lanie! Eravamo appena tornati e avevo paura di cosa avreste potuto dire... ma ti giuro che non volevo farvelo scoprire così! Non so come ho fatto a dimenticare le foto nella busta!- rispose la detective arrossendo.
-Forse perchè sei innamorata, Kate?- suggerì Jenny con un sorriso.
Beckett sorrise. -Probabile, quell'uomo mi fa andare fuori di testa...
Lanie era a bocca aperta. -Finalmente l'ha ammesso!!!
-Bene, ora che sei contenta, possiamo tornare di là? Inizierei ad avere fame...- disse la detective.
-Scordatelo, voglio dei dettagli prima!- rispose la dottoressa con un sorriso malizioso.
Kate sospirò alzando gli occhi al cielo. -Ok, avete cinque minuti a partire da ora!
Jenny sorrise e prese in mano le foto. -E' bravo come dicono e come sembra?- chiese mostrandole la foto in cui erano stretti l'uno all'altra in mare e c'erano ben pochi dubbi su cosa stessero facendo.
-Seriamente?! Sprecate cinque minuti con domande di questo tipo?!
-Rispondi ragazza!- ordinò Lanie.
Beckett sbuffò, per poi mordersi il labbro inferiore ed arrossire. -E' molto, molto, molto meglio...- sussurrò mentre pensava alle mani di Castle sul suo corpo.
Le due amiche si scambiarono uno sguardo d'intesa.
-Sempre detto che avreste fatto scintille insieme e basta guardare le foto per capire che non mi sbagliavo...
-Quanto è seria questa storia?- chiese Jenny.
Kate sorrise. -Quanto è seria? Diciamo che stiamo insieme da solo una settimana ma che se mi chiedesse di sposarlo ora probabilmente gli direi di sì senza pensarci due volte. E'... una cosa incredibile, non mi sono mai sentita così bene con un uomo o così felice dopo la morte di mia madre, ed è tutto merito suo.
-Spero che tu gli abbia detto che lo ami....
-Sì, certo che sì.- rispose annuendo. -Ora possiamo tornare in salone?
-Sì, lo sappiamo che non resisti due minuti senza di lui!- la detective si alzò in piedi di scatto. -Kate, non combinare disastri e non lasciartelo sfuggire, non ne troverai uno meglio di lui.
Beckett sorrise alle amiche. -Lo so, grazie ragazze.

-Bene, ora tocca al dolce!- esclamò Castle alzandosi dal divano e dirigendosi verso il frigorifero mentre gli altri guardavano un film. Avevano finito di mangiare da circa mezz'ora ed erano tutti seduti sul divano a guardare "Love Actually". -Vi assicuro che sarà buonissimo, Kate mi ha aiutato a prepararlo!
Alexis sorrise. -Dai vostri vestiti sembra piuttosto che ve lo siate spalmato addosso!
Ryan ed Esposito risero. -Vi prego, diteci che non avete fatto nulla di male su quel bancone!
Beckett lanciò loro un'occhiataccia. -Fatela finita voi due! Sto cercando di ascoltare!- rispose mentre il suo scrittore tornava al suo fianco con il dolce in mano.
-Ascoltare? Beckett ti rendi conto che stiamo guardando un film natalizio in piena estate, vero???- domandò l'irlandese facendo scoppiare a ridere tutti.
Rick tagliò il dolce a fette e passò un piatto a ciascuno, tornando poi ad abbracciare la sua musa sul divano mentre sullo schermo il piccolo Sam correva per l'aeroporto per raggiungere la ragazzina.
-Non importa se è natalizio,- Kate puntò la forchetta verso la tv. -è un bel film! Vero papà?
Jim annuì sorridendo. -Sì, anni fa lo guardavamo spesso.
Ryan alzò gli occhi al cielo. -Sì, ma è estate, estate! E li c'è Babbo Natale!
Jenny sbuffò colpendolo sul petto. -Smettila.
-Avanti Castle, dillo che abbiamo ragione!- l'ispanico si voltò verso di lui.
Lo scrittore scrollò le spalle guardando prima i due amici e poi Kate che continuava a mangiare il dolce e a guardarlo con un sopracciglio alzato. -Beh, in Australia festeggiano il Natale in piena estate! E poi io amo Babbo Natale!
I due detective scossero la testa sconsolati. -E' passato al lato oscuro...
Rick sorrise. -Scusate ragazzi, ma mi conviene di più stare dalla sua parte...
-Chissà come mai!- commentò l'irlandese mentre Lanie sorrideva maliziosa.
Beckett alzò gli occhi al cielo e appoggiò il piatto per terra. -State zitti un po'!
Castle sorrise e le prese il volto tra le mani.
-Che c'è?- chiese Beckett mentre sentiva il suo cuore accelerare.
-Sei sporca di cioccolato.- rispose lui dolcemente appoggiando le labbra sulle sue e lasciando scorrere la lingua sul suo labbro inferiore.
-Rick...- sussurrò Kate. Dannazione, c'erano anche tutti gli altri lì!
-Ti amo Kate.- mormorò lui prima di approfondire il bacio e stringerla più forte.
Intorno a loro partirono subito una serie di fischi, applausi e risate, ma l'unica cosa che Beckett riusciva a sentire era il battito del suo cuore.
Non si erano scambiati un vero bacio da quella mattina e sì, le era mancato, terribilmente. Gli strinse i capelli tra le dita e lasciò che le loro lingue si incontrassero. Il sapore di Castle misto a quello di cioccolato e ciliegie era qualcosa di incredibile, peggio di una droga.
Continuarono a baciarsi per qualche minuto, staccandosi solo quando le risatine degli altri si trasformarono i colpi di tosse e Kate si rese conto di essere in ginocchio, con il petto premuto contro quello del suo scrittore, e che una mano di Castle era scesa sul suo fianco, sotto la maglietta.
Si guardarono negli occhi sorridendo, mentre cercavano di recuperare fiato.
-Wow!- esclamò Lanie e la detective non poté fare altro che annuire.
-Già...- Martha, Alexis e Jim li guardavano con un gran sorriso mentre Ryan ed Esposito fingevano dei versi di disgusto. Lanie e Jenny erano al settimo cielo.
In quel momento videro iniziare i titoli di coda del film. I due detective si alzarono sbadigliando. -Noi torniamo a casa, sapete, non abbiamo un'altra settimana di ferie...- disse l'irlandese con un sorriso mentre prendeva per mano la moglie.
Lanie annuì. -Vado anch'io, grazie per la serata ragazzi.- la dottoressa si alzò dirigendosi verso la porta accompagnata da Martha e Alexis.
Anche Jim si alzò. -Katie, torno a casa anch'io.
La detective annuì e fece per seguirli ma si ritrovò bloccata dalle braccia dello scrittore avvolte intorno alle sue spalle. -No ti prego, non andare.- sussurrò Rick contro il suo collo. -Resta qui con me, ti prego.
Kate sospirò. -Rick...
-Kate, abbiamo dormito insieme ogni notte per più di una settimana, pensi davvero che adesso riuscirei ad andare in camera e ad addormentarmi senza averti al mio fianco? Ti prego, resta qui con me.
Beckett si voltò e sorrise, baciandogli le labbra. -Ok Castle, resto qui.
Sul volto dell'uomo si aprì un enorme sorriso. -Davvero?
-Sì. Ma solo se la tua famiglia è d'accordo e se mi trovi qualcosa con cui dormire.
-Io non vado bene?- mormorò con un'espressione da cucciolo.
Kate sorrise e scosse la testa. -Rick...
-Beh fa caldo, è estate... potresti dormire nuda!- suggerì con un sorriso malizioso.
-Rick, mi sto pericolosamente avvicinando alla porta!
-Perchè no?
-Perchè ti ricordo che ci sono anche tua figlia e tua madre in questa casa!
Lo scrittore sbuffò prima di baciarla. -Ho capito, vado a trovarti un pigiama!- sussurrò per poi voltarsi verso gli altri. -Ragazzi, Jim, grazie di tutto! A presto!- salutò alzando una mano. -Kate, ti aspetto in camera!
Beckett scosse la testa imbarazzata e sentì le guance avvampare mentre si avvicinava agli altri.

Kate prese un respiro profondo prima di aprire la porta della camera di Castle. Ok, l'aveva già vista un paio di volte ma ora era tutto diverso.
Rick era seduto sul letto con solo un paio di boxer blu addosso, la schiena appoggiata alla testiera e il computer sulle gambe, le dita che battevano veloci sui tasti.
La detective si appoggiò allo stipite della porta, rimanendo ad osservarlo per qualche istante.
-Sei inquietante.
Beckett rise. -Ora sai cosa si prova.
Castle sorrise spegnendo il computer.
-I ragazzi ti salutano e Lanie mi ha dato queste.- disse passandogli le foto.
Rick nascose il viso tra le mani. -E' stata una giornata... imbarazzante.
-Parecchio.- concordò Kate guardandosi intorno.
-Ti ho messo lì il pigiama, se non va bene nell'armadio dovrebbe esserci dell'altro.- si alzò in piedi passandole la maglietta. -In bagno c'è uno spazzolino nuovo e ho rubato un barattolo di latte detergente ad Alexis.
Beckett guardò la lunga maglia beige con le scritte nere e sorrise. -Sei incredibile.
-Ti piace?
-Sì, ha il tuo profumo.
Castle sorrise abbracciandola e baciandole la fronte. -Tu sei incredibile, Kate. Straordinaria.
La sua musa si alzò in punta di piedi, baciandolo dolcemente. -Torno subito.- disse prima di entrare in bagno.
Quando uscì dopo qualche minuto Castle era in piedi davanti l'armadio, cercando qualcosa.
-Che stai facendo?- domandò curiosa la detective iniziando a spogliarsi.
Lo scrittore alzò un tubetto. -Cercavo la crema per i tuoi liv...- si bloccò guardandola mentre si toglieva lentamente il reggiseno. -Dio Kate, sei bellissima.
Beckett arrossì. -Grazie.- rispose togliendosi i jeans e afferrando la maglia.
-No aspetta, vieni qui.- Rick le prese la mano, facendola sedere sul letto, poi aprì il tubetto di crema mettendosene un po' sulle mani. Si sedette dietro di lei e lentamente iniziò a baciare ogni livido sulla pelle della sua musa, per poi spalmarle dolcemente la crema.
-Rick...- sospirò la detective tremando di piacere.
Castle si bloccò all'istante. -Ti sto facendo del male?
-No, no!- sentire le mani del suo partner sulla sua pelle era una sensazione straordinaria. -Continua, ti prego.
Rick annuì, continuando il suo lavoro, spostandosi davanti a lei e massaggiandole le spalle, i seni, i fianchi, baciandole la cicatrice. Quando ebbe finito afferrò la maglietta e la aiutò a infilarla, distendendosi poi sul letto. -Vieni qui.- disse stringendola contro di sè.
-Mi sembra incredibile essere qui, nel tuo letto, tra le tue braccia. E' una sensazione strana.
-Strana?
-Sì, come se dopo tanto tempo avessi finalmente trovato il mio posto. E' come sentirsi a casa dopo tanto tempo.
Rick le baciò la fronte. -Non hai idea di quanto io sia felice in questo momento.
Rimasero in silenzio a lungo, abbracciati. La testa di Kate appoggiata alla spalla dello scrittore, le mani di Castle che le accarezzavano i capelli e la coscia nuda, i loro respiri perfettamente sincronizzati.
Rick afferrò le foto, guardando la prima con un gran sorriso. -Penso di essermi innamorato di questa foto!
Beckett sospirò. -E' quella in cui siamo nudi in mare, scommetto.
-No detective, quella foto è bellissima, ma questa... è meglio.- disse passandogliela.
La fotografia ritraeva loro due alla festa sull'isola, in mezzo al salone mentre ballavano, abbracciati stretti. La guancia di Kate appoggiata al petto dello scrittore, gli occhi chiusi e un enorme sorriso sul volto; Castle con le labbra sui suoi capelli e uno sguardo intenso, dolce, innamorato.
-Promettimi che se mai un giorno le cose si faranno difficili guarderemo questa foto.- sussurrò Rick contro la sua guancia. -Che se mai un giorno vorrai scappare o ti sentirai tradita da me guarderai questa foto e ti ricorderai quanto ti amo. Che se mai dubiterò del tuo amore mi farai vedere questa foto. Promettimi che quando ti sentirai sola, o penserai che non sei forte abbastanza o crederai a sciocchezze come che può esistere una donna più bella di te, ti lascierai amare da me. E che quando sarò io a cercare di allontanarmi tu mi terrai stretto, ricordandomi che mi ami. Promettimelo Kate.
Beckett lo guardò commossa. -Te lo prometto.- lo baciò all'altezza del cuore. -Te lo prometto.
-Ti amo Kate.
-Ti amo Castle.- rispose la sua musa baciandolo e stringendosi a lui, per poi sbadigliare.
Lo scrittore ridacchiò spegnendo la luce. -Buonanotte amore mio.
-A domani Rick.- rispose Kate prima di chiudere gli occhi e addormentarsi tra le sue braccia, a casa.




Angolo dell'autrice:
Chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma io non so scrivere i finali, non so mettere un punto alle mie storie, quindi quando arriva quel momento non faccio altro che rimandare, rimandare e rimandare. Spero che la lunghezza del capitolo mi faccia perdonare.
E' così è finita anche questa! Penso mi mancherà questa storia, ho amato davvero scriverla :D
Grazie mille a tutti quelli che l'hanno letta e seguita, sono davvero contenta che vi sia piaciuta.
Un bacio e tantissimi auguri di buone feste! A presto!
Sofy_m
P.S. Se dovessero regalarvi un viaggio in qualche mini isola sperduta in mezzo all'oceano io ci penserei due volte prima di partire... xD










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