Fragole di cenere

di small
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno di Maggio ***
Capitolo 2: *** Di verità e altre speranze ***



Capitolo 1
*** Un giorno di Maggio ***


Vi riporto il link dei due prequel: "Fragole di cenere" e "Quando Nema odiava"... consiglio di leggerli per capire la storia! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1095976&i=1 (Fragole di cenere)  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1404510&i=1 (Quando Nema odiava)



 

A Sara, che legge tanto e troppo in questa categoria, con la speranza che ora la mia storia sarà tra le sue preferite.
A Sofia, che legge solo con la speranza di trovare il lieto fine e di continuare a ridacchiare accanto a me.
A Serena, che legge per farmi contenta e per sorridere in quel suo modo così particolare.
A Giulia, che legge stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia, ma poi si stende sempre in un sorriso.




"La strega biondo cenere che mi ha rubato il cuore"
Kenneth Lillington, "Una strega biondo cenere".



CAPITOLO I:
Un giorno di Maggio

 







 

Nema camminava. Si sentiva strana. Si domandava se era speranza. Stava così, in silenzio, con la pesante busta in mano. Dondolava la testa, agitava i capelli e socchiudeva gli occhi. Si sentiva una sciocca bambolina di porcellana, una di quelle con le gote rosse e i vestiti di tulle. E sorrideva. Non le succedeva da un po'. Per questo non sapeva bene cosa fare, i muscoli facciale erano ancora irrigiditi. E mentre sorrideva e scuoteva la testa e guardava il sole, pensava.
A cosa? A quel pomeriggio, ovviamente.



Era entrata nel bar sperando di poter trovare un po' di ristoro dal caldo soffocante. Era troppo afoso quel maggio. Si era avvicinata al bancone senza neanche guardarsi intorno. E poi l'aveva visto.
Stava lì, sorseggiava un cappuccino.
Stava lì, più alto del bambino che aveva conosciuto.
Stava lì, uguale a come lo ricordava.
Aveva ancora quei banali occhi nocciola, con le ciglia troppo nere e lunghe - forse un po' da donna. I capelli
scuri erano folti e vivi, folli intorno al suo volto. Il naso dritto, le labbra a cuore e quella spolverata di barba incolta, segno di una vanità dura a morire. Nema aveva sorriso.
"Fabio".
Era stato un sussurro. Era stato un sospiro fuggito a due labbra screpolate. Era stato un desiderio incofessato
perso nel cuore. Era stato un attimo scappato dall'anima sua carceriera.
Non si era girato.
Era stato un sussurro. Un sospiro. Un silenzio urlato.
"Fabio ti ricordi?".
Non si era arresa, non poteva arrendersi.
Lui l'aveva guardata incuriosito, poi aveva abbassato le ciglia, così lunghe.
"Dici a me?".
Una pugnalata avrebbe fatto meno male probabilmente e forse sarebbbe stata anche più veloce. O magari no.
Dovrei provarla, si disse Nema.
"Non ti ricordi di me" timida domanda disperata.
"No".
E Nema si era voltata, già lontana, pronta ad essere du nuovo inghiottita dal caos e dalla folla. In quel mondo
non suo, pieno di volti sconosciuti e di abili ladri. Se solo avessero insegnato anche a lei come si fa a rubare il tempo.
"Ci siamo conosciuti tanto tempo fa, vero?".
Lei si era fermata.
"Si"
In attesa.
Lui aveva sospirato. All'improvviso sembrava essere più vecchio della sua età, il suo volto si era riempito di
rughe, tracce di tristezza e di nostalgia.
Poi le aveva raccontato la sua storia.

 





















 

Writer's corner:
L'avevo detto che forse sarebbe diventata una storia. Bene, ora è pronta per esserlo: ho già tutta la trama in
testa, devo solo trovare il tempo di buttarla giù... cercherò comunque di aggiornare almeno una volta a settimana! E che dire? Spero che vi piaccia.

small...

...e tutto questo è scritto in verde perché il verde è il mio colore...

 

 

 

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Capitolo 2
*** Di verità e altre speranze ***


Capitolo II
Di verità e altre speranze


 



Fabio non era più Fabio... ora si chiamava Luca. Lo avevano deciso le suore dell'orfanotrofio, dove era andato a vivere una decina di anni prima.
Era stato strano, diceva sempre Luca (o Fabio), perché non ricordava nulla di quello che era successo prima. Sapeva solo che c'era stato un incidente. Stava andando da qualche parte con la sua famiglia, avevano preso un pulmino blu e bianco. Ma poi aveva piovuto, la strada era scivolosa, la notte era fredda e faceva paura. E l'autista si era distratto. O forse no. Magari invece aveva fatto del suo meglio, aveva tentato tutti gli escamotage che conosceva.
Ma non era servito a molto.
Ed erano morti. Quasi tutti. Tranne un paio di bambini, che si erano salvati con la protezione di qualche santo.
"Un miracolo" dicevano sempre le suore, alzando gli occhi al cielo e spargendo nella sala l'odore della preghiera.
Luca non ci credeva molto ai miracoli, ma non gli importava in fondo di quello che pensavano le sue austere istitutrici.
Non aveva più nessuno e nessuno sapeva chi era lui, come se una spugna avesse cancellato la vita vissuta fino ad allora. Così aveva cercato di capire chi era. All'inizio era stato testardo: aveva letto tutto quello che poteva sui suoi genitori, chiesto di parlare con amici di famiglia, cercato disperatamente di ricordare.
"Ma la memoria non è una cosa semplice". Questo lo diceva sempre il suo dottore. Tutte le volte. Come un rito, come se avesse paura di dimenticare anche lui qualcosa.
Luca era testardo.
Alla fine, però, si era arreso.
Destinato a non sapere chi era stato, aveva concentrato tutte le proprie forze per capire chi diventare. E ora studiava ingegneria. In attesa di costruire un veicolo per visitare l'universo.



 

Nema aveva ascoltato la sua storia con la bocca socchiusa e le lacrime agli occhi.
C'era così tanto di Fabio in Luca, che a volte le sembrava impossibile che lui proprio non ricordasse nulla. E, soprattutto, che non ricordasse lei.
Poi si fermava, con mille domande in testa, ascoltava la sua voce lenta. E si chiedeva dove fosse finito Fabio, perchè le sembrava essersi smarrito nelle pieghe di Luca.
Ascoltava ancora.
Ma non riusciva mai a  capire davvero chi fosse. Aveva passato tanto, troppo tempo ad immaginare quel ragazzo, a ricordare ogni attimo, ogni silenzio, ogni sguardo, ogni gesto. E ora era lì. Ma c'era anche qualcos'altro, qualcosa di diverso, qualcosa che le diceva di fuggire dai suoi sogni. Di tornare nella vita reale, a cui in quegli anni si era disperatamente attaccata.
Poi ascoltava ancora una volta.
Si prometteva che era l'ultima, che dopo l'avrebbe interrotto, perchè non poteva farlo continuare. Perchè non poteva sentire questo ragazzo, che non era Luca, ma non era neanche Fabio.
E, ancora, sorrideva.
Ascoltava e aspettava e sperava.

 
 


Alla fine se n'era andata di corsa, perché doveva tornare a casa per cena. Camminava, ridendo e socchiudendo gli occhi al sole. Pensava.
Lo aveva trovato, aveva di nuovo il suo Fabio.
Aggrottava la fronte.
Aveva incontrato Luca.
E guardava il suo numero sul cellulare, come se questo lo rendesse un po' più vicino, come se ogni volta lui sorridesse, in un raggio di sole.
Allora sorrideva di nuovo anche lei, per rubare un po' di caldo da quel sole. E dondolava la testa e immaginava quello che sarebbe successo il giorno dopo. Si sarebbero visti, ovviamente.
E lei aveva un unico obiettivo: consentire al vecchio Fabio di unirsi al nuovo Luca.
Insieme al ricordo di una sciocca e infantile promessa.

 













 

Il mio piccolo angolino...
Beh, non c'è molto da dire, penso si capisca più o meno tutto... il terzo capitolo è in fase di scrittura e credo che sarà pronto per Natale. Beh, per qualsiasi dubbio chiedete! Sperando che vi abbia allietato la giornata

small...

...e tutto questo è scritto in verde, perchè il verde è il mio colore... 

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