Sono passati circa sette anni dalla rivoluzione. Sette anni dall'Edizione della Memoria.

di Nico_Tina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui mi ama e io ho imparato ad amare lui ***
Capitolo 2: *** Io gli sorrido, perchè questi momenti mi fanno ricordare che sono felice ***
Capitolo 3: *** Un giorno succederà anche a noi ***
Capitolo 4: *** Ciao zia Katniss ***



Capitolo 1
*** Lui mi ama e io ho imparato ad amare lui ***


Sono passati circa sette anni dalla rivoluzione. Sette anni dall'Edizione della Memoria. Le arene sono quasi tutte distrutte. Il distretto 12 è stato ripopolato dai pochi superstiti scampati alle bombe del giorno in cui venni prelevata dall'arena.
Dei circa ottocento, si sono aggiunti un centinaio di altre persone di altri distretti. Oramai ognuno è libero di spostarsi liberamente da u
n distretto a un altro, senza la paura dei pacificatori che possono riempirti il craneo di pallottole. Mia madre la sento ogni tanto, vive nel distretto 4 e lavora in un ospedale ventiquattr'ore su ventiquattro da quando mia sorella Prim è morta. Tutt'ora non so chi lanciò quei maledetti paracadute che l'hanno fatta saltare in aria.
Gale vive felicemente nel distretto 2, ha un bel lavoro, una bella moglie e un figlio. Le giornate di caccia con lui sono un lontano ricordo, che si sta dissolvendo nella mia memoria come il fumo delle bombe. Io vivo con Peeta nella vecchia casa nel Villaggio dei Vincitori. Siamo quasi tornati alla normalità, Peeta fa il fornaio e dipinge, io ogni tanto vado a caccia, Haymitch affonda il suo dolore nell'alcol e allevando oche. La maggior parte delle volte ho degli incubi che mi riportano alle notti passate negli Hunger Games, alla paura di essere uccisi da un ibrido programmato per squarciarmi la gola, al presidente Snow che uccide tutte le persone che amo, Prim che si dissolve in una nuvola di fumo dopo lo scoppio.
Qualche volta peró mi hanno fatto visita anche i tributi morti durante gli Hunger Games a cui ho partecipato. Rue che vola da un albero all'altro. Cato e Clove felicemente insieme. Mags e FinniCk che pescano. Wiress che lavora su un particolare congegno inventato da lei. Però tutti sono felici. Tutti mi sorridono e penso che forse, anche se sono morti per colpa mia, sarebbero contenti per quello che ho fatto. Perchè ho fatto ammazzare Snow, ho dato inizio a una rivolta, anche inconsapevolmente, che ha eliminato per sempre gli Hunger Games.
Le braccia di Peeta sono l'unico posto in cui riesco a calmarmi, l'unico luogo in cui mi sento davvero a casa. Il suo calore, le sue labbra, lui, che se fosse morto non me lo sarei mai perdonato. Il dolce Peeta che è stato maltrattato, picchiato e allontanato da me da Capitol City è tornato, anche se a volte ancora si estranea dal mondo e i ricordi gli passano davanti agli occhi come un film. In quei momenti, come lui fa con me, lo stringo forte tra le mie braccia e sembra passargli. Io e lui siamo una cosa sola ormai. Io ho lui e lui ha me.
Certe volte succede anche a me di rivivere flashback di ricordi che sono sepolti nella mia mente, così, come mi avevano insegnato nel Distretto 13 a dominarli, srotolo la lista: mi chiamo Katniss Everdeen ho ventiquattro anni, sono nata nel Distretto 12, ho partecipato a due edizioni degli Hunger Games, sono stata la Ghiandaia Imitatrice della rivolta, Capitol City non esiste più, Prim è morta, abito con Peeta nel villaggio dei vincitori, lui mi ama e io ho imparato ad amare lui.

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Capitolo 2
*** Io gli sorrido, perchè questi momenti mi fanno ricordare che sono felice ***


Una mano mi accarezza il viso. Un odore di cibo caldo e dolce mi invade le narici. Il viso di Peeta nel semibuio mi fa sussultare, ma il suo sorriso mi rassicura subito. Sfiora il suo naso con il mio e mi stampa un delicato bacio sulle labbra.
È seduto di lato sul letto accanto a me -scusami, non volevo svegliarti- dice -dormivi così serenamente-. Faccio segno con la testa come per d
irgli che non mi dispiace che mi abbia svegliato. Questa notte non ho avuto incubi stranamente. Peeta mi ha preparato la colazione, focacce al formaggio, cioccolato caldo in una tazza e qualche biscotto glassato a forma di cuore. Mi piace quello che mi prepara Peeta perchè so che lo prepara con amore. Tutte le mattine si alza all'alba per cuocere il pane e le altre leccornie che poi in mattinata distribuiamo alle famiglie del distretto.
Mi siedo sul letto, di fianco a Peeta e mangio tutto quello che mi ha portato. Lui mi guarda e ogni tanto prende un biscotto, lo immerge nella tazza di cioccolato fumante e lo mangia. Io gli sorrido, perchè questi momenti mi fanno ricordare che sono felice, e che posso contare su di lui e sulla sicurezza che mi trasmette. Dopo la rivolta pensai che il dolce Peeta dei primi giochi non sarebbe mai più tornato come prima, ma giorno dopo giorno, anno dopo anno mi sono resa conto che quella parte di lui, dopo tutto quello che gli avevano fatto, non se n'era mai andata.
La fame di baci che mi invase prima nella grotta dei settantaquattresimi Hunger Games, poi sulla spiaggia nell'Edizione della Memoria, adesso mi prende ogni volta che sto con lui. Abbiamo passato momenti difficili da sette anni a questa parte. E tutt'ora a volte ci sono giorni in cui i ricordi si fanno strada nella nostra mente, e ce ne stiamo a letto, abbracciati dal calore dei nostri corpi vicini, uno nelle braccia dell'altro come per proteggerci dai pericoli che possono piombarci addosso da un momento all'altro, aspettando che finiscano. Poi quando succede ci alziamo e invece di dimenticarli li trascriviamo nel libro della memoria. Lettera dopo lettera abbiamo dato vita a un vero libro in cui abbiamo trascritto tutte le nostre sofferenze e paure, ma anche le cose belle che le hanno seguite. 
Finita la colazione Peeta va nel suo laboratorio a dipingere, ormai quella stanza è diventata un piccolo museo che raccoglie le sue opere. Io mi metto davanti lo specchio, contemplando quel corpo che vedo riflesso, sfregiato da cicatrici e bruciature, sopravvissuto a una guerra, però ancora così giovane nei suoi ventiquattro anni.
Ricordo la prima volta che incontrai Cinna, il mio stilista negli Hunger Games, che hanno ucciso durante l'Edizione della Memoria. Mi rassicurò subito la sua immagine non deturpata dalla chirurgia estetica che di solito sfoggiavano a Capitol City. Lui non voleva farmi apparire diversa da me stessa. Ha sempre voluto che fossi la ragazza semplice, ma combattiva, del Distretto 12. Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme. Quella che non sa essere simpatica né sensuale né accattivante durante le interviste. Il mio corpo, anche se sfigurato da tanti segni mi rappresenta, e rappresenta anche un po’ la mia anima, segnata da sofferenze e paure. Peeta ogni giorno mi ricorda di quanto io sia bella nonostante le cicatrici. Forse lo fa per tirarmi su, o forse lo fa perché lo pensa per davvero. Però a me non interessa tanto la mia bellezza.
Peeta, il giovane dagli occhi azzurri e i capelli biondi che ho conosciuto da bambina è diventato un uomo ancor prima di diventare ragazzo. La sofferenza ci fa crescere tutti più in fretta. Quando lo guardo mi rendo conto che è cresciuto, ma che negli occhi ha sempre lo sguardo dolce di quel ragazzino che mi lanciò il pane in quel piovoso pomeriggio.
Mi vesto in fretta, senza badare molto ai particolari, mi faccio la treccia con i lunghi capelli che mi sono ricresciuti. Chiamo Peeta e insieme mettiamo nelle grandi ceste il pane che lui ha appena sfornato per portarlo alle famiglie del distretto. Quasi lo regaliamo, ma molto gratamente loro ci ricompensano con una zuppa o della frutta, e anche se noi abbiamo da mangiare abbastanza, accettiamo perché il loro è un segno di gratitudine per quello che abbiamo fatto. Anche se hanno perso i loro cari, le loro case e i loro averi, adesso vivono liberi dalla dittatura di Capitol City.
Usciamo dalla nostra casa e ci dirigiamo verso quella di Haymitch per lasciargli qualcosa, anche se sappiamo che non c’è perché di solito di mattina si reca nella nostra vecchia piazza, dove un tempo c’era il Palazzo di Giustizia, adesso c’è un mercato e una fabbrica di medicinali. La sua casa è pulita e lustra. Da quando sono tornati tutti dal Distretto 13, la madre di Gale, Hazelle ha ripreso a fare pulizie a casa di Haymitch. E a me non dispiace affatto, perché la vedo come una seconda madre, e lei mi vede come una figlia, anche se il suo vero figlio Gale adesso vive lontano.
Io e Peeta camminiamo mano nella mano per le strade del Distretto che portano alla piazza. All’improvviso ci fermiamo tutti e due e rimaniamo un attimo pietrificati per quello che vediamo. Ci guardiamo negli occhi e cominciamo a piangere e a sorridere insieme, finchè una voce che conosciamo bene ci chiama. 

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Capitolo 3
*** Un giorno succederà anche a noi ***


-Katniss, Peeta!- la voce si fa più forte. Il bambino che abbiamo visto giocare e che ci ha fatti fermare di botto si avvicina a lei. Ha i capelli biondi, e porta legato al polso un pezzo di corda a mò di bracciale con una conchiglia che fa da ciondolo.
-Annie!- quasi urliamo. Lei si avvicina a noi portando con se quel bambino. Il figlio di Finnick, la sua copia esatta. Annie ci viene 
contro, il sorriso stampato sulle labbra e il bambino per mano. Ci abbraccia, e io e Peeta rimaniamo un attimo impietriti.
Qualche mese dopo la morte di Finnick, Annie ha dato alla luce suo figlio. Il mio volto si riga di lacrime al pensiero che lui non l'ha potuto vedere. Mi sento in colpa per la sua morte.
Un flashback di lui che viene trinciato dall’ibrido nelle vie sotterranee di Capitol City mi passa davanti agli occhi. Lei è ancora instabile e non si è mai ripresa dallo shock e non credo si riprenderà mai del tutto. Mia madre mi ha detto che in questi ultimi anni a volte l’ha trovata da sola accovacciata sotto il tavolo dell’ambulatorio a piangere e sussurrando il nome di Finnick. A volte invece quando le si parla si estranea dal mondo e si copre le orecchie con le mani finchè non le passa.
L’ultima volta che l’ho vista erano circa cinque anni fa. Da qualche settimana aveva partorito suo figlio nell’ospedale del Distretto 4 dove lavorava, e lavora ancora, mia madre. Lei stessa la aiutò a farlo nascere. La sua telefonata una mattina nevosa in pieno inverno mi disse che era nato. Un bel bambino dai capelli biondissimi e gli occhi di un colore tra il grigio e il blu. –Katniss devi vederlo, Annie ha chiesto di te. Lei ha bisogno di qualcuno accanto che le vuole bene- mi disse mia madre. Alla notizia piansi per quasi tutta la mattinata, ma non per la gioia, ma perché mi sentivo in colpa e non riuscivo a capacitarmi del fatto che Finnick non era lì, vicino a sua moglie e suo figlio. Lui la amava tanto, e il pensiero che quell’amore è stato spezzato dalla conseguenza di una mia bugia non mi dava pace. Quando lo dissi a Peeta i suoi occhi si illuminarono, ma il mio pianto gli fece capire che stavo male. Lui mi abbracciò e rimanemmo a letto per tutto il tempo, aspettando che quei brutti ricordi tornassero al loro posto, seppelliti nella mia memoria. L’abbraccio di Peeta che di solito mi faceva calmare, quella volta non funzionò. Non ero ancora pronta per andare da lei. Dopo qualche settimana mi resi conto che Finnick non me lo avrebbe mai perdonato se non fossi andata. Avevo sbagliato già molte volte, e non potevo sbagliare di nuovo. Così dissi a Peeta di prepararsi per andare nel Distretto 4. Dopo mezza giornata in treno arrivammo alla stazione. Avevo la sensazione di un macigno sul petto e gli occhi pieni di lacrime mentre ci dirigevamo all’ospedale. Mia madre ci accolse e ci portò da Annie. La trovammo su un lettino con in braccio il bambino e lo sguardo nel vuoto. Quando ci vide un sorriso si aprì sulle sue labbra. Lei doveva essere arrabbiata con me perché per colpa mia il suo amato marito era morto.
Ma non era così. Peeta prese il bambino in braccio, si avvinò a me e disse- Guarda Katniss è bellissimo- il suo sorriso gli incorniciava viso. Alla vista di quel fagottino così piccolo e indifeso scomparvero tutte le sensazioni brutte che avevo per fare largo alla felicità.
–Tieni, prendilo- disse Peeta e mi mise in braccio il bambino. Non avevo parole, quella creatura così meravigliosa mi diede una gioia incredibile. –Un giorno succederà anche a noi- mi sussurrò nell’orecchio.
Non ci avevo ancora pensato. La paura mi prese per un attimo, ma quando vidi gli occhi di Peeta illuminati dalla gioia vidi uno spiraglio di speranza. Lui è l’uomo della mia vita, sarà un ottimo padre, ma io sarà in grado di fare la madre? 
Da quel momento sono passati sei anni, e il bambino è cresciuto. Annie è voluta venire nel Distretto 12 per farcelo conoscere. Ha bisogno di qualcuno che la faccia sentire a casa. –Stavo chiedendo di voi al mercato, volevo farvi una sorpresa- ci dice.
Peeta le dice che può stare a casa nostra per tutto il tempo che vuole, così la portiamo a casa. Peeta prende il piccolo in braccio e mi si forma un nodo allo stomaco. E’ così dolce, e il suo sorriso mi fa capire che è felice. Sarebbe un padre magnifico. Un giorno succederà anche a noi.

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Capitolo 4
*** Ciao zia Katniss ***


Dorme. Con i suoi capelli ricci e biondi sembra un angelo. Il rosso scuro del divano sembra avvolgerlo in un calore particolare. Lo fisso, e penso a quanto tempo è già passato.
Il figlio di Finnick, così piccolo ma così uguale al padre. Sette lunghi anni dal momento in cui sono ritornata.
Rimango appoggiata all'angolo della porta a fissarlo finchè due mani calde mi avvolgono da dietro
. Peeta appoggia la testa sulla mia spalla sfiorandomi le guance con le labbra. -Non è bellissimo?- dice sorridendo.
-Si è meraviglioso- sussurro con un sorriso. So quello che sta pensando. Un figlio. Peeta vuole diventare padre.
Ho paura, una paura incontrollabile che cresce dentro di me. Non ne capisco nemmeno il motivo, visto che adesso è tutto finito. Gli Hunger Games non esistono più, se avessi figli non correrebbero il rischio di essere sorteggiati alla mietitura, come è successo a me e a Peeta, e buttati in un'arena a combattere fino all'ultimo sangue o aspettando di essere divorati dagli ibridi.
Avrebbero una bella vita. Lui sarebbe un padre meraviglioso. Potremmo vivere felici nella nostra bella casa nel Villaggio dei Vincitori. Sarebbe tutto perfetto, ma io come spiegherei loro i miei incubi? Come gli racconterei di tutte le cose orribili che ci sono capitate?
Una risposta si apre nella mia mente: adesso non è il momento.
Mi sento un'egoista a pensare questo, perchè sicuramente la nascita di un bambino, il nostro, lo renderebbero l'uomo più felice del mondo.
Annie è nella stanza che le abbiamo affidato finchè non se ne andrà. Sta disfacendo la valigia e le ho detto di sentirsi a casa sua, è il minimo che posso fare per lei.
Mi sciolgo dalla presa di Peeta lasciandogli un leggero bacio sulle labbra. Vado nella stanza di Annie e la trovo seduta sul letto con le gambe tra le braccia. Lo sguardo assente mi fa capire che è immersa nei suoi ricordi, però non so se sono quelli belli o quelli brutti, quindi aspetto che si accorga di me senza disturbarla. -Hei Katniss- sussurra accentuando un sorriso e girando il viso verso di me. Mi avvicino a lei e mi siedo di lato sul letto.
Solo adesso mi accorgo della sua collana. Una sottile catenina di metallo con un ciondolo di conchiglia e un minuscolo cuore fatto di filo per le reti da pesca. E’ straordinariamente complicato, ma mi basta uno sguardo per capire che è stato creato dalle abili mani di Finnick. Annie si accorge che lo sto fissando –Sai, questo lo fece Finnick prima di venire con voi a Capitol City- il suo viso diventa immediatamente serio- lo aveva fatto per me dicendomi: questo è il mio cuore, portalo sempre con te finchè torno-.
La sua voce si spezza e dense lacrime le scendono dagli occhi. Mi si forma un nodo in gola e sento come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. Cerco di dire qualcosa, ma mi esce solo -Scusa-.
Lei mi guarda, ha gli occhi rossi e il dolore che le si legge dentro. –Scusami se ho portato Finnick con me- dico. Piangiamo tutte e due in silenzio, finchè lei tende le mani e mi abbraccia. Lei non è arrabbiata con me, anzi.
–Non è colpa tua Katniss, la colpa è solo di Capitol City che vi ha portato a tutto questo. Però adesso grazie a te è passato- le sue parole sembrano uscirle dalla bocca come l’acqua di una fontana.
–Lui ti amava e ti ama ancora- le dico. –Lo so, e me lo dice ogni giorno- risponde lei –ogni giorno mi dice che è con me, che mi ama e ama nostro figlio, lui è sempre vicino a me- dice sorridendo. Annie che si estranea dal mondo, che si accovaccia sotto il tavolo dell’ambulatorio, o si nasconde mettendosi le mani sulle orecchie, ascolta Finnick che le parla. Forse sono allucinazioni o non so, ma non ho il coraggio di chiederle come le succede. Mi sembra così indifesa.
Ci asciughiamo le lacrime e ci dirigiamo verso il salone, dove prima stava dormendo il piccolo. Quando arrivo sul ciglio della porta i miei piedi si inchiodano al suolo. Peeta che gioca con il bambino sul tappeto. Le risate del piccolo e i versi di Peeta. Un calore mi irradia il viso, un sorriso si apre sulle mie labbra. –Hei- dice Peeta accorgendosi di me- piccolo saluta la zia Katniss- si rivolge al bambino. Una manina si alza –Ciao zia Katniss-. Scoppio a ridere con le lacrime agli occhi. Mi siedo a terra tra il bambino e Peeta, Annie ci guarda sorridendo con le lacrime agli occhi dal divano. Gli occhi di Peeta brillano, e quando incontro il suo sguardo non riesco a trattenermi nel baciarlo. La sua solidità mi sorprende come sempre, e i suoi occhi incredibilmente dolci mi dicono che un giorno succederà anche a noi.

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