Una nuova storia, una nuova avventura.

di InuYuriLove99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sparizione di un amico ***
Capitolo 2: *** La nuova vita, Il Porto ***
Capitolo 3: *** Rissa, Catturati. Al Palazzo del Capo ***
Capitolo 4: *** Inuyasha ***
Capitolo 5: *** Nal sogno. Lo Strisciante ***
Capitolo 6: *** La malvagità. La fuga ***
Capitolo 7: *** Il castello Raiju ***
Capitolo 8: *** Koya la velocissima demone Lupo. Brutte Notizie. ***
Capitolo 9: *** La Mappa. Impulso Magico. ***



Capitolo 1
*** La sparizione di un amico ***


Capitolo 1
Sono passati oramai quasi 16 anni da quando Inuyasha,Kagome,Miroku,Sango,Shippo,Kirara e i loro amici sconfissero Naraku. Adesso il villaggio e in pace, Miroku e Sango si sono sposati ed hanno avuto dei figli,(due gemelle estremamente estroverse di nome Rea e Sai, un maschio dedito alla medicina e allo studio, di nome Suri e un’altra bambina molto timida di nome Yu), Shippo pur essendo cresciuto molto (ora era un affascinante ragazzo demone con una coda morbida e tenera che attirava le ragazze) continuava ad andare a fare i suoi esami per diventare un grande demone volpe, Kagome avendo finito il liceo aveva deciso di laurearsi e dopo averlo fatto si fermo a tempo indeterminato nell’epoca Sengoku come sacerdotessa del villaggio, visto che pochi anni dopo la loro vittoria l’anziana Kaede era venuta a mancare…Erano tutti abbastanza felici insomma ma…Inuyasha…

FlashBack

Quel giorno ci fu’ una grande festa…Si accese un enorme falò nel villaggio e tutti festeggiarono la fine di Naraku e la distruzione della sfera dei quattro spiriti, Si bevve e mangiò a sazietà Miroku e Sango non persero tempo e decisero che si sarebbero sposati prima della prossima luna piena e tutti ne furono felici. Persino Sesshomaru, Koga e compagni decisero di partecipare, Koga continuò a corteggiare Kagome e Sesshomaru sopportava le imbarazzanti dimostrazioni di affetto della piccola Rin.
Non si pensava a niente la gioia di aver finalmente sconfitto il malvagio era troppa…
“Kagome,Ma dov’è il cuccioletto?..Strano che non ci abbia ancora disturbati.” Disse Koga mano nelle mani di Kagome subito dopo averle fatto una proposta…
“E’ vero! E da prima che non lo vedo…” S’intromise Sango.
“Naaah”Si lamentò Kagome "Gli avevo chiesto di andare un attimo a prendere delle mie cose nella capanna…Quello stupido si sarò distratto!”
Già è proprio uno stupido.Disse Shippo scuotendo la testa “Lasciamolo stare,se non gli và di festeggiare non è un problema nostro!”
“Però…”
“Andiamo Sango non preoccuparti.” Miroku era apparso alle spalle di Sango facendola sobbalzare. “Probabilmente il troppo rumore e gli odori troppo forti l’avranno infastidito e se ne sara andato dicendo:-Fhè,che stupidaggini festeggiare per così poco…inutili e futili festeggiamenti! Io me ne vado e aspetterò che qualcuno mi venga a cercare-” Fece Miroku imitando perfettamente Inuyasha .
Tutti annuirono perfino Kirara per poi scoppiare in una risata collettiva, anche Sesshomaru si lasciò uscire un sorrisetto che Jaken notò subito e sbiancando(per quanto gli era possibile col colorito verdognolo che si ritrovava) disse con quella sua vocina stridula “Pa-Padron Sesshomaru…” Lui lo fulminò con lo sguardo e lo colpì in testa con il bastone Nintojo. Tutti risero di cuore.
La festa continuo a lungo tra risa, balli e “palpatine” fuori luogo…

La mattina dopo…
“Inuyasha! Inuyashaa!!!”
“Divina Kagome perché stai urlando di prima mattina?!” Le disse Miroku uscito adesso dal sonno molto infastditò da quel disturbo, con Sango che sbirciava dalla capanna sbadigliando.
“Inuyasha! E’ Inuyasha non lo trovo più!”Kagome aveva le lacrime agli occhi e questo preoccupo molto Miroku e Sango che le si avvicino subito per confortarla.
“Ma che dici? Sai che lui spesso se ne va’ ma poi torna sempre!”
“No, Non capite. Stamattina…” Cominciò Kagome tirando su col naso “Stamattina ero andata alla sua capanna per sgridarlo sapete, perché ieri se ne era andato senza motivo, ma quando sono entrata…Quando sono entrata lui non c’era, c’era solo Tessaiga e la veste di Inezumi sul suo giaciglio!”
“Cosa?!”Quasi urlarono all’unisono Sango e Miroku.”Inuyasha non lascia mai né la veste né tessaiga incustoditi!”
 Andarono subito a svegliare Shippo, Koga, La divna Kaede e tutti gli altri per vedere se ieri sera alla fine lo avessero incontrato.
“No, io ieri sera non l’ho visto” Dissero Kaede e Shippo.
“Se avessi sentito l’odore di quel Mezzodemone nelle vicinanze me ne sarei accorto.” Rispose freddamente Sesshomaru,ma dal suo viso trapelava una certa preoccupazione. “Né ho sentito l’odore di altri la di fuori di noi e gli abitanti di questo villaggio”
“Mmmh” fecero scoraggiati tutti. “Sarebbe meglio andare a cercarlo! Sapete che il signorino Inuyasha si mette facilmente nei guai.” disse il vecchio Myoga che sino a quel momento era rimasto in disparte.
“Già..Kagome c’era altro oltre la veste e la spada?” Chiese Miroku.
“Ecco..io non ho visto ero troppo preoccupata.” Disse lei arrossendo per la sua mancanza.
tutti allora si diressero verso la capanna di Inuyasha.
Kagome e gli altri si misero a cercare qualcosa, qualche traccia di chi fosse entrato o se fosse successo qualcosa. Finchè..
“EHI!”Urlò Rin “QUI C’è UN PEZZO DI CARTA! Ma non capisco cosa c’è sopra”
Kagome lo prese “Ma-ma questo è un biglietto!” Tutti le se strinsero vicino per vedere. “Ed è scritto in Volgare*!Non sapevo che Inuyasha sapesse scrivere in Volgare*!”
“Io non sapevo che il signorino sapesse scrivere…” Continuò il vecchio Myoga.
“Kagome! Tu lo sai leggere? Cosa c’è scritto!?” Chiese Shippo curioso.
Kagome arrossi lievemente.
“Ne ho studiato un po’…Allora c’è scritto:


Cari amici,

Voi mi siete sempre stati vicini, e di questo vi ringrazio ma adesso devo andare, non vi dico
dove perché mi seguireste… E non posso permettervelo. Non cercatemi per favore.
Non sono mai riuscito a dirvelo di persona ma io vi voglio bene, a te Kagome sono sicuro che sarai sempre
la migliore in tutto ciò che farai se speciale e non intendo come sacerdotessa ma come persona(attenta ad Akitoki),
a Sango e Miroku spero che voi possiate sposarvi ed essere felici come vi meritiate,(E Sango non trascurare Kirara!)
a te Shippo, Sono sicuro che diventerai il più forte Demone Maggiore Volpe che esista! Scusa per le Botte
che ti ho dato, sei come un fratellino per me sappilo. Sesshomaru, ho lasciato qui Tessaiga, credo che ora tu possa impugnarla
Non sei poi il fratello peggiore che io abbia mai avuto(forse perché sei stato l’unico).Spero che questo basti ad attenuare l’odio
che provi per me, e piccola Rin tu che sei responsabile controlla che non faccia stupidaggini con il mio lascito.
Koga, per me tu e Kagome potreste stare di certo insieme ma Ayame ne soffrirebbe e alla tua tribù serve un capo,
comunque la scelta e tua lupastro, e ricorda sei stato il mio miglior rivale e anche, Bè si, anche un grande amico in fondo.
E si Myoga, so’ scrivere e anche bene!
Sappiate che io non tornerò, Mai, Quindi non cercatemi. Mi dispiace di non poter rimanere con voi più a lungo ma starete bene. Io vi voglio bene e non permetterò che vi facciano del male statene certi ma sperò che mi perdonerete.
Addio, Miei Unici Amici.

Ps: Scusatemi.
                                             
                                                                         Inuyasha


Tutti rimasero in silenzio, ancora attontiti da tutti quei messaggi di affetto, quella spiegazione così misteriosa, e poi cosa voleva dire: Scusatemi?
Poi capirono e piansero, piansero Kagome, Shippo ,Sango, Rin, Kirara miagolava, Miroku teneva stretta Sango e si asciugava il naso, anche Sesshomaru e Koga avevano gli occhi lucidi. Tutti si disperarono,lo cercarono Sesshomaru provò a rintracciarlo con l’olfatto insieme a Koga ma niente,non si trovava, cercarono in tutto il Giappone e dovettero al fin dopo 12 mesi di ricerche rinunziare, Sango e Miroku si sposarono, Kagome torno nel suo mondo per molto tempo fino alla morte di Kaede, Nel villaggio non ci furono più guerre ma la vita era diventata triste…molto triste perché Inuyasha…Non tornò più.

Fine Flash Back



SPAZIO AUTRICE

*VOLGARE=LINNGUA USATA IN ITALIA  NEL MEDIOEVO E INIZIO RIASCIMENTO

Spero di aver scritto meglio dell’ultima volta…Spero che recensiate e che soprattutto vi piaccia(naturalmente non è finita) ma spero che un po’ vi abbia intrigato la sua sparizione…
Mi auguro di poter continuare presto ma devo studiare comunque spero di farcela!

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Capitolo 2
*** La nuova vita, Il Porto ***


Capitolo 2


La vita nel villaggio era quieta, i ragazzini correvano per le strade che costeggiavano gli orti, Le donne rimanevano in casa a fare lavori domestici e a badare ai più piccoli, gli uomini lavoravano senza sosta nei campi.
Tutto era tranquillo, non c’erano più notizie di guerre in quei dintorni da quasi 15 anni e ,tranne qualche demone di tanto in tanto, nulla minacciava la quiete di quel villaggio.
Lì abitavano una sacerdotessa giovane e bella, la sua forza spirituale era impressionante, sempre gentile con tutti pur venendo da un posto lontano era adorata da tutto il villaggio. Molti la chiamavano, “Divina Kagome.”
Poi c’erano un Monaco e una Sterminatrice, erano sposati ed avevano dato vita ad una famiglia ed ora avevano quattro figli.
Il monaco era un uomo sulla trentina ma che manteneva un fisico giovane ed era temuto da molti demoni per l’incredibile fora spirituale ,non pari a quella della Divina Kagome, ma comunque impressionante. Veniva chiamato “Venerabile Miroku.”
La sterminatrice era più giovane del monaco, aveva partorito diverse volte ma il suo corpo restava agile e scattante come un tempo. Pur facendo la mamma a tempo pieno spesso accompagnava il marito per l’eliminazione di qualche demone molesto. Accompagnata sempre dalla fedele Kirara era un ottima combattente ed un ottima mamma.
Chi le voleva bene la chiamava Sango.
In fine c’era Shippo, un giovane demone volpe versato nelle arti magiche. In pochi anni aveva raggiunto i massimi livelli di conoscenza delle tecniche magiche. Ora ,dopo i suoi viaggi di studio, aiutava Miroku nello sterminio dei demoni. Il ragazzo era chiamato “Shippo”
Qualche anno fa vi abitava anche una bambina ,Rin ma appena compì sedici anni se ne andò con il suo amato, un potente demone maggiore il cui nome era Sesshomaru.

Loro anni prima avevano compiuto una azione eroica per difendere il mondo da un demone malvagio di nome Naraku. Combatterono mesi cercando di distruggere lui e la sfera dei quattro spiriti.
Un gioiello capace di portare grande forza e prosperità, ma anche molte tenebre e morte.
La sfera dei quattro spiriti era uno dei gioielli rari chiamati:
“Chikyū no hōseki”.

O anche “Gioielli della terra”, infatti essi erano frutto delle forze della terra,   che cristallizzate permettevano agli esseri che la abitavano di comandare le forze della natura.
I gioielli erano otto.
La sfera dei quattro spiriti, apriva le porte al regno etereo, non degli spiriti ma della pace eterna. Essa era l’unico che si era venuto a creare in Giappone.

Insieme a loro combatté anche un valoroso guerriero, un mezzo-demone dalla forza e il coraggio dirompente, senza di lui nessuno sarebbe mai riuscito a sconfiggere Naraku. Fù lui a dare loro la forza di continuare e non arrendersi. Ma, non si sa perché, il giorno della festa per la loro vittoria… Lui, lui scomparve.


Miroku e Sango avevano avuto quattro figli ed ora li stavano addestrando a difendersi, quel mondo era pericoloso anche in tempo di pace.
Le due gemelle Rea e Sai imparavano in fretta l’arte della difesa e dell’attacco ai demoni.
Erano alte e muscolose, Rea aveva capelli corti biondo scuro e Sai dei capelli Marrone chiaro lunghi fino al suolo che teneva legati in due sottili codini ai lati del capo. Entrambe vestivano spesso la veste da sterminatrici(che erano più pratici per combattere) e sono in festività indossavano i Kimoni.
La loro pelle era scura, tendente al dorato e gli occhi erano verdi come uno smeraldo purissimo.
Entrambe amavano le armi esotiche, quelle che provenivano dal Continente.
Rea che amava fare a brandelli i suoi avversari era armata di due mazzafrusti.
Sai che preferiva l’agilità all’attacco bruto aveva una spada bastarda e in occorenza un pugnale.
Il secondo figlio era Suri. Lui non amava combattere preferiva istruirsi sull’uso delle erbe e i medicinali. Ai suoi non piaceva che non sapesse nemmeno maneggiare un arma ma si ripetevano che un medico sarebbe sempre servito in un villaggio.
Lui era bassino, aveva dei folti capelli scuri, che teneva sempre corti anche se estremamente scombinati. Era molto magro ma agile. La sua pelle era liscia e morbida, molto chiara e rosea, aveva lunghe dita affusolate e degli occhi di un azzurro quasi bianco.
Spesso indossava un pantalone con una camicia che qualche mese prima aveva comprato da dei mercanti del continente, insieme ad altre spezie e medicinali rari.
Suri era astuto e intelligente, era abile a sgusciare fuori da situazioni pericolose ma aveva anche un buon cuore ed era onesto e gentile con chiunque. Le sue sorelle lo definivano un pappamolla ma lui aveva un talento che pur con la sua onestà aveva tenuto nascosto a tutti.
Lui aveva scoperto all’età di nove anni di saper usare la magia.
Non la forza spirituale e nemmeno la magia che risiedeva nell’animo dei demoni. Una magia diversa arcana.
Per evocare quella magia servivano parole, parole che per notti intere aveva sognato per poi finire a trascriverle tutte in un quadernetto che teneva sempre con sé.
In fine c’era Yu, una bambina minuta, molto timida ma perspicace e intelligente. Aveva grandi occhi scuri e un visino paffuto, i capelli legati in una treccia con qualche ciocca a nasconderle la fronte, erano dello stesso colore del padre, di un nero tendente al blu. Indossava una veste da sacerdotessa bianca e rossa. Era l’unica in famiglia ad aver ereditato i poteri spirituali del padre e per questo si allenava duramente per un giorno succedergli.


“Mamma, mamma!!!” Urlò Suri correndo a braccia aperte verso la madre che stava lavando al fiume dei panni.
“Cosa c’è Suri?!” chiese Sango allarmata alzandosi e lasciando che la corrente portasse via i panni.
Suri frenò a pochi centimetri dalla madre, e si prese qualche momento per riprendere fiato.
“ma-mamma…” disse Suri ansimando per la fatica del correre.
“Hanno detto che al porto, Sai il porto che si trova nella cittadella a sud ovest di qui? Bè lì sono attraccate delle navi dal continente!!! Non è fantastico? Nuovi merci, vestiti e soprattutto nuovi libri e medicinali!!!”
Quasi urlò Suri, fuori di se dalla gioia sventolando le braccia di fronte a sua madre, la quale dopa aver tirato un sospiro di sollievo gli diede uno scalpellotto e lo riproverò.
“Che paura che mi hai fatto prendere figlio degenere!!! Pensavo fosse successo qualcosa di grave!!!” Ma in fondo era felice che non fosse successo niente, e poi quando gli abitanti del continente attraccavano portavano con loro un sacco di gioielli e vestiti bellissimi, così diversi dai Kimoni.
‘Il difficile sarà convincere Miroku a comprarli…’ Pensò Sango che già stava sorridendo al pensiero di gioielli e vestiti.
“Mamma…” La voce di Suri la riporto in sé.
“Si Suri?”
“Ma quelli…quelli non sono i panni che stavi pulendo?” disse Suri con un gocciolone sulla fronte indicando gli abiti che la corrente aveva ormai portato via.
“AAAAAAAH!!!!! I MIEI PANNI!!!!” Grido Sango correndo verso il fiume e cercando di riacchiapparli ma in vano.
Suri intanto cercava di sgattaiolare via ma venne afferrato prontamente da sua madre che trasformatasi in un orribile demone, con occhi rossi e capelli svolazzanti su uno scenario viola, arrabbiata quasi come quando Miroku faceva il cascamorto.
“Tuuuu…” disse lugubre.
Prima che potesse però divorare suo figlio Cuor-di-Leone che prontamente era svenuto e la sua anima usciva come un fantasmino dalla bocca spalancata, uscì dagli arbusti Miroku.
“Allora, oggi si và a fare spese? Sango se pensi ancora che spendero un patrimonio per quegli sciocchi abiti sbagli di gro…” Si interruppe vedendo lo stato di suo figlio e la trasformazione di sua moglie.
“Va bene! Va bene! Ti comprerò tutto quello che vuoi ma non uccidermi!!”
Disse, buttandosi a terra in ginocchio e prostrandosi di fronte alla furia di Sango che si rasserenò subito a quelle parole e assunse una aria beata come se non fosse successo nulla. “Bè allora va bene.” E si avviò verso la capanna trotterellando.
Intanto i due uomini tirarono un sospiro di sollievo e la seguirono, sicuri di essere scampati ad una catastrofe.
Arrivati al villaggio cominciarono a vestirsi con gli abiti che gli anni prima avevano comprato dai mercanti, abiti del continente.
Miroku indossava un pantalone di cuoio, delle scarpe di pelle nera e una camicia larga con maniche a sbuffò, lui la odiava ma a Sango faceva piacere che la indossasse.
Suri vestiva con i suoi soliti abiti più un mantello.
Le Due gemelle avevano accontentato la madre e per quella occasione avevano indossato un vestito come il suo, cioè: Un corpetto che si andava a posizionare sopra alla prima parte del vestito una specie di grande camicia da notte bianca, poi il sottogonna, la gonna e poi il vestito vero e proprio.
Quello di Rea aveva uno scollo a U non molto largo, maniche corte con dei fronzoli che erano presenti anche alla fine della gonna e sulla parte che posava sul corpetto, era di un verde acceso che si scuriva nella parte di sotto della gonna, Sai indossava un vestito identico stessi fronzoli e ricamature ma azzurro e blu sul corpetto.
Sango invece indossava un vestito da festa il corpetto si legava come gli altri, ma il legacci erano sul davanti e lo scollo era a V.
Era Di un rosa salmone con le maniche lunghe e strette e la faceva sembrare bellissima.
Yu indossava un semplice vestitino da festa con un cappellino su cui cera un fiore rosa, il vestito era bianco e la rendeva ancora più pura.
Anche Kagome e Shippo vollero unirsi a loro. Il mercato al porto era sempre un occasione di svago.
Shippo indossava vestiti uguali a quelli di Miroku e Suri ma i suoi erano azzurri e arancioni e portava un basco in testa.
Kagome invece una veste simile a quella delle ragazze ma senza “la camicia da notte”. Tutto giallo e verde.
Si diressero con Kirara al porto. Quando atterrarono nel solito luogo un po’ lontano dalla cittadina non poterono non rimanere impressionati. Era così tutte le volte.
Quello non era un villaggio, le case erano fatte di legno e pietra a sue piani, con porte che si chiudevano a chiave e finestre con tende, i tetti erano spioventi e vi correva intorno un tubo metallico chiamato “Grondaia” che serviva a raccogliere la pioggia. Anche dentro erano diverse, i mobili erano così esotici, le sedie alte come i tavoli, c’erano cucine ad altezza d’uomo e i letti erano alzati non i classici futon.
Le case erano una vicino all’altra, non c’erano orti o fiumi, era tutto un intreccio urbano di strade e vicoli. Una miriade di profumi si diffondeva nelle strade.
Negozianti chiamavano a gran voce i clienti, bambini urlavano e si rincorrevano, mille rumori e suoni c’erano e mille cose che non sapevano.
Poi c’era la piazza, era enorme un grande spazio aperto e circolare da cui partivano tutte le vie. Oggi che era giorno di mercato era pieno di Bancarelle e negozianti dove si vendeva di tutto dalle erbe medicinali ai gioielli, dalle armi ai cioccolatini.
Nelle strade poi c’erano negozi di tutti i tipi, locande, Fabbri, erboristerie, librerie, e posti di qualunque genere.
Il porto però era stupefacente. Enormi navi attraccavano e scaricavano, merci e animali.
Lì si potevano incontrare esseri di qualunque razza. Esseri che loro non avevano mai visto. Lì videro per la prima volta i Nani, creature del continente basse e tarchiate, molto simili agli umani. Gli uomini nani sfoggiavano lunghe barbe oppure erano completamente calvi, le donne Nane erano di meno ma erano molto belle anche se bassine.
Poi c’erano le Ninfe, molto più rare, donne di straordinaria bellezza emanavano una luce quasi eterea. Le loro navi erano bianche, complete di fregi elaborati a spirale e sulla punta dei loro velieri si trovava sempre la scultura di una sirena.
C’erano anche gli Helfling, abili commercianti e ladri. Famosi per la loro astuzia.
C’erano gli Gnomi simili agli Helfling ma tenevano di più alla natura ed erano grandi maghi.
Gli ultimi che avevano visto erano i Keaari, Mostruosi umanoidi dalla testa rettiliforme, e grandi zanne. Arti complete di Artigli e muscoli imponenti.
A prima vista non sembrava affatto ma la maggior parte di loro era innoqua.
Un posto fantastico. Quella era Youscha.

Camminarono per la strada fino a giungere alla piazza dove trovarono una grande confusione. Un mare di gente era ammassato lì e dalla piccola stradina dov’erano non si vedeva nulla. Si avvicinarono a spintoni ma non riuscirono ad arrivare fino al punto in cui quello che stava succedendo stava accadendo. Decisero di chiedere a qualche paesano.
“Scusatemi, ma cosa stà succedendo?” Chiese Rea all’uomo di fronte a loro.
“Da un grande veliero con lo stemma del Consiglio sono scesi dei soldati.” Disse l’uomo concitato.
Suri aveva letto che il Consiglio era formato da maghi e guerrieri, prendevano decisioni in assenza di un Re ma in quel caso, visto che il Re era vivo lo aiutavano a gestire il suo regno cioè il continente.
Ma cosa ci facevano dei soldati in Giappone?
Miroku, Sango e gli altri ebbero subito un brutto presentimento che  si rivelò fondato quando sentirono un urlò e videro cosa l’aveva causato.


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Capitolo 3
*** Rissa, Catturati. Al Palazzo del Capo ***


Capitolo 3
Davanti ai loro occhi c’era un uomo a terra a sopra di lui una donna che lo proteggeva con il suo corpo. Sopra di loro una altro uomo ma questo era vestito di una corazza di metallo diversa da quella dei Samurai. Sotto aveva una normale veste (pantaloni e casacca); Al di sopra della casacca una cotta di maglia lunga fino alle cosce.
Le gambe e le mani erano protette da Guanti e stivali di pelle spessa.
Sopra alla cotta di maglia avevano una veste completamente nera lunga un po’ più della cotta di maglia con sopra una corazza di ferro.
Avevano sulle braccia e sulle gambe dei “Bracciali” e dei “Gambali”, anch’essi di ferro.
Sopra la corazza c’era impresso una figura. Un occhio bianco senza palpebre o ciglia.
La testa e il viso erano protetti da un elmo nero con la celata abbassata.

Quell’uomo vestito in modo così assurdo minacciava con una lunga spada dritta e di ferro lucente la donna e le intimava in volgare di farsi da parte.
La donna che probabilmente era Giapponese non capiva e continuava a urlare.
“Mi hai sentito?! Spostati femmina!!!” Il soldato si stava apprestando a calare la spada sulla povera donna indifesa quando Rea e Sai si misero in mezzo fermandolo.
Rea estrasse dalla sacca che portava al fianco del vestito una delle sue mazza fruste e il pugnale di Sai.
Rea lo colpì violentemente sull’elmo che si ammaccò e lui fini disteso a terra.
Entrambe si misero di fronte alla donna che continuava improvvisamente aveva smesso di urlare e piangere e le guardava. Come tutti del resto.
Anche i compagni del soldato che avevano scaraventato a terra erano rimasti immobili, tutti estremamente sorpresi.  
“Che modi! Aggredire così una donna che non è nemmeno del tuo paese!!!” Gridò Rea al soldato che si stava riprendendo.
“Eh già! Come si permettono questi stranieri di venire nel nostro paese e comportarsi così da villani!” Continuò Sai.
I soldati che non sapevano parlare Giapponese rimasero interdetti ma uno di loro si avvicino ed estrasse la spada.
Un soldato nerboruto, con dei capelli brizzolati, era quasi enorme e certamente più grande delle due ragazze, aveva in bocca un sigaro che masticava infastidito.
I muscoli si potevano veder pulsare sotto l’armatura
A differenza degli altri gli stivali avevano una punta di ferro spesso e non portava l’elmo e nemmeno la corazza, ma una giacca di pelle nera senza maniche e con inciso sopra lo stesso segno delle corazze.
Il viso era attraversato da una lunga cicatrice che gli aveva probabilmente fatto perdere l’occhi perché lo teneva nascoso sotto una specie di benda.
Si avvicino loro e ad ogni suo passo la terra sembrava tremare.
In quel momento Miroku e Sango si misero in mezzo.
“Calma calma…” Disse Miroku preoccupato alzando le mani .
“Le nostre figlie sono un poco …ehm… vivaci. Non volevano fare del male al vostro compagno.” Disse Sango anche lei molto preoccupata.
I normali soldati li guardavano con astio e sembrava che non avessero capito una sola parola.
Mentre quello più grosso non sembrava voler smettere di avvicinarsi.
In quel momento Kagome tradusse tutto ma i soldati non sembravano voler cambiare espressione.
Avevano appena aiutato il loro compagno ad alzarsi quando quello estrasse una pistola, che teneva nella cintura all’altro fianco della spada e la punto verso le due gemelle.
In quel momento si scateno un putiferio.
Shippo temendo per la vita delle due gemelle creo con una sfera esplosiva un fumo denso.
L’uomo e la donna a terra scapparono come molti altri cittadini.
Sango e Miroku si misero davanti alle due figlie, disarmarono due soldati e ne impugnarono le armi.
Yu si nascose dietro a Kagome, la quale tirò indietro anche Suri che era rimasto sbigottito da quell’improvvisa azione.
Sango, Miroku, Rea e Sai attaccarono i soldati che si lanciarono conto di loro.
Rea e Sai stesero quattro o cinque soldati prima di avventarsi contro l’uomo nerboruto, intanto Miroku e Sango paravano loro le spalle mettendo K.O più soldati possibili.
Intorno c’era gente che urlava e scappava, i negozianti avevano abbandonato le loro bancarelle che venivano travolte dalla folla terrorizzata.
Rea attacco il soldato nerboruto con la sua mazza frusta ma quello parò facilmente il colpo con una grossa spada che aveva appena estratto, da dietro Sai provava a colpirlo con il pugnale.
Il soldato Nerboruto spinse con violenza la spada facendo finire Rea e la sua arma a qualche metro e voltandosi con una velocita sorprendente per la sua stazza colpì Sai in pieno volto facendola crollare a terra svenuta.
“Sai!” Grido Rea ripresasi.
“Bastardo!” e gli si avvento contro.
Lui giratosi con un ghigno maligno alzò la spada proprio nel momento in cui Rea si era avvicinata.
“Rea!!” Urlò Suri scappato dalle braccia di Kagome e avvicinatosi al combattimento.
Il Soldato Nerboruto calò l’arma proprio sulla testa della giovane quando Suri chiuse gli occhi, urlò e alzò il braccio.
Un fascio di luce investi l’assalitore che venne scaraventato a molti metri.
Cadde sopra un chiosco che si ruppe in mille pezzi, Il soldato era completamente carbonizzato.
Tutto tacque. Ogni persona che stava scappando o combattendo lo fissò.
Tutti fissarono Suri. Che aveva appena riaperto gli occhi con ancora in braccio teso.
I suoi genitori erano a bocca aperta come tutti.
A rompere quel silenzio ormai quasi palpabile fù un uomo.
Era alto, sottili capelli blù legati in un lungo codino, portava una casacca con i pantaloni negli stivali, sopra la camicia un Pastrano lungo fino alle caviglie completamente nero, con bottoni e risvolti dorati. Sulle spalline aveva anche due stelle d’oro, che ne segnavano i gradi.
Comandante di  reparto.
Sulle maniche e su una tasca esterna aveva lo stesso simbolo dei soldati.
Sull’altra tasca c’era inciso il nome Sephir.
Batteva placidamente le mani con un ghigno in viso.
“Ottimo, ottimo. Anche se non sapevo che ci fossero maghi in questo buco dimenticato da Shaaran.”
“Tanto meglio, tanto peggio, tanto è uguale.” Continuò alzando le spalle.
Poi fece un segno a dei soldati completamente corazzati dietro di lui.
“Prendetelo.” Disse poi si voltò e si diresse di nuovo al porto.
Miroku, Sango, le due gemelle, Shippo e Kagome(che aveva affidato Yu alla donna dell’erboristeria, sua cara amica) si piazzarono di fronte alle guardie.
“Per prendere lui dovete prima passare su di noi.”
Ruggì Rea.
Il Comandante Sephir si girò e li guardò con sufficienza.
“Bè, io non voglio troppe grane sul nuovo territorio del capo quindi la scelta e semplice.” Si girò verso il soldati al suo fianco e dette l’ordine.
“Prendete anche loro. E portateli direttamente al Quartier Generale.”
“Ma co…?” Shippo non ebbe in tempo a formulare la domanda che un intero reggimento fù loro addosso. Non ebbero via di scampo e dopo un po’ di resistenza li tramortirono.
Quando si svegliarono erano in una cella, probabilmente su un carro perché la sentivano muoversi ma aveva sopra un telo che oscurava tutto e impediva di vedere l’esterno. Non sapevano dove li stavano portando.
“Suri, Rea, Sai, Yu!!” disse Sango e provo a spostarsi ma si accorse di essere
incatenata.
“Suri, Rea, Sai, Yu!!! Dove siete?” chiese ancora più allarmata.
“Mamma,mamma! Siamo qui” La voce concitata di Sai Proveniva da un angolo dalla cella.
“Per fortuna state bene.” Disse Miroku che si trovava appena a fianco a Sango.
“Qui vicino a me ci sono Shippo e Kagome, Tranquilla Sango, Yu è rimasta con Kenga l’Erborista. E’ al sicuro.”
A quelle parole Sango si tranquillizzò.
Miroku prese la parola. “Bene, visto che ci stanno portando, credo, molto lontano dove nessuno ci conosca, Suri hai tutto il tempo di spiegarci cosa hai fatto a quel forestiero.”
Tutti gli occhi furono rivolti verso l’angolo buio dove si trovava Suri.
‘E adesso? Forse è il momento di dire la verità… No. Non posso, non ancora.’
“Io…io non ho la più pallida idea di quello che facessi… Cioè, ero spaventato, avevo paura che facessero del male a Rea. Ho agito d’istinto.”
Mentì.
Rea lo guardò accorata e sussurrò un “Grazie.”
“Bè adesso però abbiamo un bel problema…” disse Sango.
“Già, però un Mago. E chi se l’aspettava.” Disse Miroku molto sorpreso da quest’ultima dote del figlio.
Suri si rallegro della sua sorpresa e che gli avesse creduto.
“Chissà dove ci stanno portando. Hannp parlato di un Quartier Generale o qualcosa di simile no?” disse Shippo.
“Mi sa che dobbiamo solo attendere di arrivarci…”
“Silenziò!!!” Urlò qualcuno da fuori.
‘Cavolo! C’è mancato poco che dovessi dire dei miei poteri…forse avrei dovuto ma qualcosa mi ha, mi ha frenato. Chissà perché…
E poi quell’uomo e quei soldati sembravano far pare di un esercito o qualcosa di simile. Quel Sephir sembrava addirittura un Comandante dai gradi che aveva.
E quello strano simbolo? Non so perché ma mi fa gelare il sangue nelle vene.
E chi sarà il capo di cui stava parlando prima quel comandante…?’
Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fù il blocco del carro su cui viaggiavano.
Un soldato alzò il telo e aprì la gabbia. Un altro tirò la catena cui tutti erano legati.
Era inutile fare resistenza e così camminarono piano seguendo quei soldati per un breve tratto in una foresta.
Rimasero stupefatti alla vista del “Quartier Geneale” di cui i soldati parlavano.
Era circondato da mura, sembrava un enorme caserma ma c’era anche un palazzo di non modeste dimensioni. Ed è lì condussero.
Passarono per un campo pieno di tende, che erano probabilmente dei soldati. Il loro “Capo” invece doveva vivere in quel palazzo. Quando passarono per il campo tutti li fissarono interrompendo quello che stavano facendo e li seguirono con lo sguardo finchè non varcarono le grandi porte del palazzo.
Esso era tutto fatti di pietra, il soffitto era alto e li condussero per una strada piena di colonne.
Li fecero fermare in una grande sala e lì gli tolsero le catene.
Era una sala rettangolare con due file di colonne enormi e che sembravano fatte di giada. In fondo c’erano tre enormi vetrate, due piccole ai lati di una enorme in cui era raffigurata la discesa di un angelo sulla terra.
Ai lati c’erano due enormi statue raffiguranti un uomo e una donna.
Entrambi avevano una tunica, sembravano in preghiera. Sulla tunica lo stesso simbolo.
Un occhio Bianco senza palpebre.
I loro volti però erano spaventosi. Sembravano colmi di odio e paura.
Misero i brividi.
Tra queste due statue c’era un trono. Ai piedi di questo trono c’era un enorme bestia nera. Dalla forma di rettile, scaglie lucenti, grosse zampe con artigli, una coda che terminava con uno spuntone. Il muso di questo animale era sottile, con due escrescenze ossee ai lati della mandibola. Li fissava con due grandi occhi, uno Verde ed uno viola.
Un drago.
Seduto sul trono c’era un cavaliere. Portava anche lui un armatura, ma la sua era nera e lucente come le scaglie del drago ai suoi pedi.
sul petto lo stesso simbolo. Non aveva l’elmo e se ne vedeva bene il viso.
Un ghigno si apriva sul suo volto. Occhi rossi e denti lucenti e affilati.
Aveva le mani conserte sotto il mento e li fissava come il suo drago.
Suri era stupefatto non aveva mai visto un drago e quel posto lo incupiva, ma cioè che gli fece davvero accapponare la pelle fù la reazione dei suoi genitori.
Sua madre cadde in ginocchio fissando inespressiva il cavaliere.
Suo padre aveva la bocca aperta e sembrava volersi dirigere verso il soggetto della sua sorpresa.
Anche Kagome e Shippo avevano avuto la stessa loro reazione.
Il cavaliere emise una risatina stridula, simile al grattare di unghie su una lavagna.
E in fine parlò.
“Da quanto tempo, cari amici miei.”Capitolo 3
Davanti ai loro occhi c’era un uomo a terra a sopra di lui una donna che lo proteggeva con il suo corpo. Sopra di loro una altro uomo ma questo era vestito di una corazza di metallo diversa da quella dei Samurai. Sotto aveva una normale veste (pantaloni e casacca); Al di sopra della casacca una cotta di maglia lunga fino alle cosce.
Le gambe e le mani erano protette da Guanti e stivali di pelle spessa.
Sopra alla cotta di maglia avevano una veste completamente nera lunga un po’ più della cotta di maglia con sopra una corazza di ferro.
Avevano sulle braccia e sulle gambe dei “Bracciali” e dei “Gambali”, anch’essi di ferro.
Sopra la corazza c’era impresso una figura. Un occhio bianco senza palpebre o ciglia.
La testa e il viso erano protetti da un elmo nero con la celata abbassata.

Quell’uomo vestito in modo così assurdo minacciava con una lunga spada dritta e di ferro lucente la donna e le intimava in volgare di farsi da parte.
La donna che probabilmente era Giapponese non capiva e continuava a urlare.
“Mi hai sentito?! Spostati femmina!!!” Il soldato si stava apprestando a calare la spada sulla povera donna indifesa quando Rea e Sai si misero in mezzo fermandolo.
Rea estrasse dalla sacca che portava al fianco del vestito una delle sue mazza fruste e il pugnale di Sai.
Rea lo colpì violentemente sull’elmo che si ammaccò e lui fini disteso a terra.
Entrambe si misero di fronte alla donna che continuava improvvisamente aveva smesso di urlare e piangere e le guardava. Come tutti del resto.
Anche i compagni del soldato che avevano scaraventato a terra erano rimasti immobili, tutti estremamente sorpresi.  
“Che modi! Aggredire così una donna che non è nemmeno del tuo paese!!!” Gridò Rea al soldato che si stava riprendendo.
“Eh già! Come si permettono questi stranieri di venire nel nostro paese e comportarsi così da villani!” Continuò Sai.
I soldati che non sapevano parlare Giapponese rimasero interdetti ma uno di loro si avvicino ed estrasse la spada.
Un soldato nerboruto, con dei capelli brizzolati, era quasi enorme e certamente più grande delle due ragazze, aveva in bocca un sigaro che masticava infastidito.
I muscoli si potevano veder pulsare sotto l’armatura
A differenza degli altri gli stivali avevano una punta di ferro spesso e non portava l’elmo e nemmeno la corazza, ma una giacca di pelle nera senza maniche e con inciso sopra lo stesso segno delle corazze.
Il viso era attraversato da una lunga cicatrice che gli aveva probabilmente fatto perdere l’occhi perché lo teneva nascoso sotto una specie di benda.
Si avvicino loro e ad ogni suo passo la terra sembrava tremare.
In quel momento Miroku e Sango si misero in mezzo.
“Calma calma…” Disse Miroku preoccupato alzando le mani .
“Le nostre figlie sono un poco …ehm… vivaci. Non volevano fare del male al vostro compagno.” Disse Sango anche lei molto preoccupata.
I normali soldati li guardavano con astio e sembrava che non avessero capito una sola parola.
Mentre quello più grosso non sembrava voler smettere di avvicinarsi.
In quel momento Kagome tradusse tutto ma i soldati non sembravano voler cambiare espressione.
Avevano appena aiutato il loro compagno ad alzarsi quando quello estrasse una pistola, che teneva nella cintura all’altro fianco della spada e la punto verso le due gemelle.
In quel momento si scateno un putiferio.
Shippo temendo per la vita delle due gemelle creo con una sfera esplosiva un fumo denso.
L’uomo e la donna a terra scapparono come molti altri cittadini.
Sango e Miroku si misero davanti alle due figlie, disarmarono due soldati e ne impugnarono le armi.
Yu si nascose dietro a Kagome, la quale tirò indietro anche Suri che era rimasto sbigottito da quell’improvvisa azione.
Sango, Miroku, Rea e Sai attaccarono i soldati che si lanciarono conto di loro.
Rea e Sai stesero quattro o cinque soldati prima di avventarsi contro l’uomo nerboruto, intanto Miroku e Sango paravano loro le spalle mettendo K.O più soldati possibili.
Intorno c’era gente che urlava e scappava, i negozianti avevano abbandonato le loro bancarelle che venivano travolte dalla folla terrorizzata.
Rea attacco il soldato nerboruto con la sua mazza frusta ma quello parò facilmente il colpo con una grossa spada che aveva appena estratto, da dietro Sai provava a colpirlo con il pugnale.
Il soldato Nerboruto spinse con violenza la spada facendo finire Rea e la sua arma a qualche metro e voltandosi con una velocita sorprendente per la sua stazza colpì Sai in pieno volto facendola crollare a terra svenuta.
“Sai!” Grido Rea ripresasi.
“Bastardo!” e gli si avvento contro.
Lui giratosi con un ghigno maligno alzò la spada proprio nel momento in cui Rea si era avvicinata.
“Rea!!” Urlò Suri scappato dalle braccia di Kagome e avvicinatosi al combattimento.
Il Soldato Nerboruto calò l’arma proprio sulla testa della giovane quando Suri chiuse gli occhi, urlò e alzò il braccio.
Un fascio di luce investi l’assalitore che venne scaraventato a molti metri.
Cadde sopra un chiosco che si ruppe in mille pezzi, Il soldato era completamente carbonizzato.
Tutto tacque. Ogni persona che stava scappando o combattendo lo fissò.
Tutti fissarono Suri. Che aveva appena riaperto gli occhi con ancora in braccio teso.
I suoi genitori erano a bocca aperta come tutti.
A rompere quel silenzio ormai quasi palpabile fù un uomo.
Era alto, sottili capelli blù legati in un lungo codino, portava una casacca con i pantaloni negli stivali, sopra la camicia un Pastrano lungo fino alle caviglie completamente nero, con bottoni e risvolti dorati. Sulle spalline aveva anche due stelle d’oro, che ne segnavano i gradi.
Comandante di  reparto.
Sulle maniche e su una tasca esterna aveva lo stesso simbolo dei soldati.
Sull’altra tasca c’era inciso il nome Sephir.
Batteva placidamente le mani con un ghigno in viso.
“Ottimo, ottimo. Anche se non sapevo che ci fossero maghi in questo buco dimenticato da Shaaran.”
“Tanto meglio, tanto peggio, tanto è uguale.” Continuò alzando le spalle.
Poi fece un segno a dei soldati completamente corazzati dietro di lui.
“Prendetelo.” Disse poi si voltò e si diresse di nuovo al porto.
Miroku, Sango, le due gemelle, Shippo e Kagome(che aveva affidato Yu alla donna dell’erboristeria, sua cara amica) si piazzarono di fronte alle guardie.
“Per prendere lui dovete prima passare su di noi.”
Ruggì Rea.
Il Comandante Sephir si girò e li guardò con sufficienza.
“Bè, io non voglio troppe grane sul nuovo territorio del capo quindi la scelta e semplice.” Si girò verso il soldati al suo fianco e dette l’ordine.
“Prendete anche loro. E portateli direttamente al Quartier Generale.”
“Ma co…?” Shippo non ebbe in tempo a formulare la domanda che un intero reggimento fù loro addosso. Non ebbero via di scampo e dopo un po’ di resistenza li tramortirono.
Quando si svegliarono erano in una cella, probabilmente su un carro perché la sentivano muoversi ma aveva sopra un telo che oscurava tutto e impediva di vedere l’esterno. Non sapevano dove li stavano portando.
“Suri, Rea, Sai, Yu!!” disse Sango e provo a spostarsi ma si accorse di essere
incatenata.
“Suri, Rea, Sai, Yu!!! Dove siete?” chiese ancora più allarmata.
“Mamma,mamma! Siamo qui” La voce concitata di Sai Proveniva da un angolo dalla cella.
“Per fortuna state bene.” Disse Miroku che si trovava appena a fianco a Sango.
“Qui vicino a me ci sono Shippo e Kagome, Tranquilla Sango, Yu è rimasta con Kenga l’Erborista. E’ al sicuro.”
A quelle parole Sango si tranquillizzò.
Miroku prese la parola. “Bene, visto che ci stanno portando, credo, molto lontano dove nessuno ci conosca, Suri hai tutto il tempo di spiegarci cosa hai fatto a quel forestiero.”
Tutti gli occhi furono rivolti verso l’angolo buio dove si trovava Suri.
‘E adesso? Forse è il momento di dire la verità… No. Non posso, non ancora.’
“Io…io non ho la più pallida idea di quello che facessi… Cioè, ero spaventato, avevo paura che facessero del male a Rea. Ho agito d’istinto.”
Mentì.
Rea lo guardò accorata e sussurrò un “Grazie.”
“Bè adesso però abbiamo un bel problema…” disse Sango.
“Già, però un Mago. E chi se l’aspettava.” Disse Miroku molto sorpreso da quest’ultima dote del figlio.
Suri si rallegro della sua sorpresa e che gli avesse creduto.
“Chissà dove ci stanno portando. Hannp parlato di un Quartier Generale o qualcosa di simile no?” disse Shippo.
“Mi sa che dobbiamo solo attendere di arrivarci…”
“Silenziò!!!” Urlò qualcuno da fuori.
‘Cavolo! C’è mancato poco che dovessi dire dei miei poteri…forse avrei dovuto ma qualcosa mi ha, mi ha frenato. Chissà perché…
E poi quell’uomo e quei soldati sembravano far pare di un esercito o qualcosa di simile. Quel Sephir sembrava addirittura un Comandante dai gradi che aveva.
E quello strano simbolo? Non so perché ma mi fa gelare il sangue nelle vene.
E chi sarà il capo di cui stava parlando prima quel comandante…?’
Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fù il blocco del carro su cui viaggiavano.
Un soldato alzò il telo e aprì la gabbia. Un altro tirò la catena cui tutti erano legati.
Era inutile fare resistenza e così camminarono piano seguendo quei soldati per un breve tratto in una foresta.
Rimasero stupefatti alla vista del “Quartier Geneale” di cui i soldati parlavano.
Era circondato da mura, sembrava un enorme caserma ma c’era anche un palazzo di non modeste dimensioni. Ed è lì condussero.
Passarono per un campo pieno di tende, che erano probabilmente dei soldati. Il loro “Capo” invece doveva vivere in quel palazzo. Quando passarono per il campo tutti li fissarono interrompendo quello che stavano facendo e li seguirono con lo sguardo finchè non varcarono le grandi porte del palazzo.
Esso era tutto fatti di pietra, il soffitto era alto e li condussero per una strada piena di colonne.
Li fecero fermare in una grande sala e lì gli tolsero le catene.
Era una sala rettangolare con due file di colonne enormi e che sembravano fatte di giada. In fondo c’erano tre enormi vetrate, due piccole ai lati di una enorme in cui era raffigurata la discesa di un angelo sulla terra.
Ai lati c’erano due enormi statue raffiguranti un uomo e una donna.
Entrambi avevano una tunica, sembravano in preghiera. Sulla tunica lo stesso simbolo.
Un occhio Bianco senza palpebre.
I loro volti però erano spaventosi. Sembravano colmi di odio e paura.
Misero i brividi.
Tra queste due statue c’era un trono. Ai piedi di questo trono c’era un enorme bestia nera. Dalla forma di rettile, scaglie lucenti, grosse zampe con artigli, una coda che terminava con uno spuntone. Il muso di questo animale era sottile, con due escrescenze ossee ai lati della mandibola. Li fissava con due grandi occhi, uno Verde ed uno viola.
Un drago.
Seduto sul trono c’era un cavaliere. Portava anche lui un armatura, ma la sua era nera e lucente come le scaglie del drago ai suoi pedi.
sul petto lo stesso simbolo. Non aveva l’elmo e se ne vedeva bene il viso.
Un ghigno si apriva sul suo volto. Occhi rossi e denti lucenti e affilati.
Aveva le mani conserte sotto il mento e li fissava come il suo drago.
Suri era stupefatto non aveva mai visto un drago e quel posto lo incupiva, ma cioè che gli fece davvero accapponare la pelle fù la reazione dei suoi genitori.
Sua madre cadde in ginocchio fissando inespressiva il cavaliere.
Suo padre aveva la bocca aperta e sembrava volersi dirigere verso il soggetto della sua sorpresa.
Anche Kagome e Shippo avevano avuto la stessa loro reazione.
Il cavaliere emise una risatina stridula, simile al grattare di unghie su una lavagna.
E in fine parlò.
“Da quanto tempo, cari amici miei.”

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Capitolo 4
*** Inuyasha ***


Capitolo 4

La sala era piombata in un sordo silenzio.
L’unico suono che si sentiva era il respiro affannato dei suoi genitori e lo sbuffare del drago.
Suri continuava a spostare gli occhi dai suoi genitori al cavaliere, Il quale continuava a sorridergli, ma in quel sorriso c’era qualcosa di sinistro.
E… malvagio.
Stava ancora fissando il cavaliere quando con la coda dell’occhio scorse la divina Kagome avanzare a bocca aperta e fermarsi a pochi passi dal Drago.
Mosse appena la bocca, e le sue parole furono più lievi di un soffio ma tutti riuscirono a sentirle come se le avesse gridate.
“I-Inuyasha…”

A quelle parole la situazione nella sala cambio.
I soldati che li avevano portati lì uscirono.
Rea e Sai si agitarono. Anche Suri.
Loro ne avevano sentito parlare.
Inuyasha. Il mezzo-demone che aveva sconfitto Naraku. Il loro migliore amico. Senza di lui tutto sarebbe stato perduto. E che un giorno era sparito senza lasciare tracce tranne un biglietto d’addio.
Inuyasha. Il Mezzo-demone. L’amico. L’Eroe.
Loro ne avevano sentito le storie era come un mito.
L’avevano immaginato come un imponente mezzo-demone. Gentile e coraggioso, Sempre circondato da una luce dorata.
L’immagine che l’oro avevano in mente ora cozzava brutalmente con quello che la realtà gli proponeva.
Davanti a loro seduto sul trono c’era Inuyasha.
Molto diverso da come lo avevano immaginato.
I lunghi capelli argentati ondeggiarono appena si alzò.
Si avvicino a loro con molta calma continuando a sorridere, adesso quasi compiaciuto.
Indossava solo dei pantaloni di pelle nera, una camicia color crema e un Pastrano simile a quello del Comandante che li aveva portati lì. Ai piedi portava degli stiletti neri.
Ma non aveva nessun simbolo o fregio ed era completamente nero.
Anzi no. Suri vide appena Inuyasha si avvicino più a loro che sulla schiena c’era ancora quell’enorme simbolo che si trovava su tutte le armature.
Un occhio Bianco senza palpebre.
Inuyasha, notò Suri, era molto magro e pallido. Le dita erano sottili e le unghie, cosa che gli fece accapponare la pelle, erano lunghe e dipinte di nero.
Il filo dei suoi pensieri però fu interrotto quando notò che Inuyasha si era fermato a pochi passi da Kagome e la squadrava dall’alto in basso.
Emise una lieve risatina stridula, che Suri trovò estremamente fastidiosa.
Lei era pietrificata, continuava a fissarlo ad occhi spalancati come se non credesse a quello che stava vedendo.
“Ma tu…” cominciò a dire ma Inuyasha la superò subito.
Non degnò di uno sguardo Rea e Sai fermandosi appena per dare un occhiata a Miroku,Sango e Shippo.
Poi si girò.
Si rivolse verso Suri il cui cuore mancò un battito. Così da vicino metteva una strana soggezione ed era impossibile fissarlo negli occhi. Quegli occhi rossi. Così penetranti, così belli. Così cattivi.
“Sei tu?” disse posizionandosi proprio di fronte a lui.
Suri si riscosse.
“Co-cosa?” balbettò
“Sei stato tu a uccidere i miei soldati?” Ripete calmo Inuyasha.
Suri fece di sì con la testa abbassando lo sguardo.
‘E’ vero ho ucciso...dei soldati. Degli uomini.’
Un senso di colpevolezza lo pervase.
“Bene.” Inuyasha ritornò sul suo trono, e si sedette a gambe accavallate.
“Molto bene. Avremo bisogno di un mago...”
“Co-cosa vuol dire?” Chiese Sango preoccupata interrompendo Inuyasha.
“Vuol dire” Continuò Inuyasha calmo continuando a fissare Suri.
“Che  vostro figlio rimarrà qui. E si arruolerà come mago dell’impero di Zeatrys. Sapete i maghi sono molto rari...e se gliene porto uno...si credo proprio di si...però...” cominciò a parlottare con se stesso poi si voltò verso Miroku, Sango, Shippo e Kagome.
“Vostro figlio rimarrà qui.” Disse infine in tono di chi non accetta repliche.
Poi schioccò le dite e dei cavalieri entrarono.
Presero Suri per le braccia e lo trascinarono via.
“Mamma! Papà!!!”
“Suri!!”
Sango e Miroku si avventarono sui cavalieri e liberarono Suri.
Ne presero le armi e misero Suri dietro di Loro per proteggerlo.
“Se lo vuoi dovrai prima passare sui nostri corpi!”
Rea, Sai e Shippo si unirono a loro nel difendere Suri.
Kagome era intontita e si avvicino a Inuyasha ma si fermò quando fu a pochi passi dal drago che si era messo in allerta e le ringhiava contro.
“Ma-ma...Ma Inuyasha! Noi siamo tuoi amici! Perché ci fai questo!? E poi che vuol dire tutto ciò!? Perché te ne sei andato!? Cosa ci fai su quel trono?, ci squadri dall’alto in basso come se fossimo inferiori a te. Non era così! Che ti è capitato!?!?”
Kagome aveva ormai le lacrime agli occhi e fissava Inuyasha in attesa di una risposta.
Suri sapeva che loro una volta si erano voluti molto bene ma se i suoi non gliel’avessero detto non ci avrebbe creduto.
Inuyasha guardava tutti loro con sufficienza quasi come se fosse annoiato e dal suo sguardo non traspariva alcuna dose di affetto.
Inuyasha li guardò per qualche altro minuto poi improvvisamente si alzò.
“Se è questo che volete io non mi metterò contrò la vostra scelta.” Lì guardò e poi fece un segno ai soldati.
“Portateli nelle segrete, Tutti.” E se ne andò.
“Inuyasha!!!” Urlò Kagome mentre i soldati li prendevano e li trascinavano via.
“Inuyasha!!!”
Il Drago si alzò e ruggì facendo tremare le mura.
Ci fissò con i suoi occhi bicolore e poi seguì Inuyasha uscendo dalla sala.
 Lì trascinarono nelle segrete e lì sbatterono tutti in una cella.
le guardie se ne andarono portando via la fiaccola che illuminava quel posto.
Tutto calò nel buio.
Suri riusciva solo a sentire i lamenti di Kagome abbracciata a Shippo e suo padre che consolava sua madre, Le sue due sorelle erano pietrificate.
“Perché? Perché ha fatto questo?!” continuava a ripetere Kagome.
Ma Suri aveva la mente distante.
‘Dove siamo? E perché Inuyasha voleva solo me? E Poi Quale impero!? E Quel simbolo? L’energia negativa che sprigiona è impressionante...
Credo proprio che ci siamo cacciati in un bel guaio.’


Inuyasha mise il sua Drago nella stalla e si avvio nella sua camera.
I suoi “amici” erano lì...
Non dovevano essere lì.
Tanto meglio...tanto peggio...
“Tanto è uguale.” Disse piano entrando nella camera.
La stanza era grande.
C’era un caminetto, due poltrone. Un tavolino e due librerie.
C’era anche un letto a baldacchino di raso rosso ai cui lati c’erano due candelabri d’oro.
Sul letto c’era un ragazzo.
Aveva dei corti capelli neri, la pelle era molto chiara e coperta da sottili squame. Aveva due occhi verde scuro, così scuro da sembrare quasi nero.
indossava solo un corto pantaloncino aderente e gli sorrideva.
“Cosa è uguale?”
“Niente Darren, niente.”
Chiuse la porta dietro di sé, si corico nel letto permettendo al ragazzo di circondarlo con le braccia e baciargli il collo.
Mentre sprofondava in quel dolce tepore si ritrovo a pensare amaramente a cosa avrebbe dovuto fare l’indomani.
Non gli sarebbe piaciuto farlo ma doveva, aveva cercato di proteggerli ma se non l’avesse fatto lui sarebbe stato punito. Non voleva questo.
‘Come sono diventato codardo.’ Pensò.
Ma quello non era il momento di preoccuparsene ci avrebbe pensato domattina.
Così si lasciò sprofondare in quel lussurioso abbraccio ricambiando i baci del suo compagno.


Spazio AUTRICE

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita fino ad adesso spero di aver continuato ad intrigarvi ad ogni capitolo.
Continuero quanto prima e PASSATE DELLE BUONE FESTE!!!!

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Capitolo 5
*** Nal sogno. Lo Strisciante ***


Capitolo 5

Un respiro nel silenzio di quella stanza buia.
Inuyasha, era immobile. Steso sul letto guardava cupamente fuori dalla finestra.
Il camino si era spento e la luna illuminava la stanza con una luce azzurra e spettrale.
Il suo corpo nudo riluceva a quella luce fredda.
Girò la testa verso il ragazzo che dormiva tranquillamente al suo fianco, incurante di tutto.
Un braccio di lui era appoggiato sul suo petto.
Era pesante.
Inuyasha però non si mosse, rimase immobile e non perché non volesse svegliare il ragazzo al suo fianco, di lui non gliene importava più di tanto...era solo un piacevole divertimento.
No, era perché era stanco.
Non per ciò che aveva fatto quella notte. Per altro.
Per ricordi, sensi di colpa, preoccupazioni, che nessuno che gli fosse stato vicino aveva notato.
Nessuno tranne lui.
Lui l’essere che ogni notte da molti anni prima perseguitava i suoi sogni.
Lo vedeva, strisciava tra i suoi pensieri e sussurrava cose.
Cose orribili, ma che erano anche tremendamente vere e che Inuyasha in quegli anni aveva cominciato ad accettare e anzi a gioire quando gli venivano ricordate.
Ogni volta che si addormentava ricordava ciò che aveva fatto.
E quello che tanto all’inizio lo aveva straziato quasi portandolo al suicidio adesso gli provocava un fremito di piacere.
Ricordare.
Ricordare quando, molti anni prima, era ancora un bambino.
Che cose brutte che aveva fatto, quanto odio aveva covato.
Forse era per quello che aveva accettato il richiamo di quell’Essere.
Era inebriante.
Prometteva così tante cose che Inuyasha aveva sempre voluto.
Per questo aveva accettato di unirsi a quell’esercito.
In cambio aveva ricevuto poteri che non avrebbe mai potuto immaginare nemmeno nei suoi sogni più perversi.
E ancora tanto gli prometteva, nelle notti in cui si lasciava cullare dai quei sussurri e sprofondava ogni volta nella più cupa pazzia, trovava pace.
Se avesse continuato a seguire quelle indicazioni sarebbe diventato potente.
Nessuno l’avrebbe più guardato dall’alto in basso, anzi, sarebbe stato lui a decidere della vita di quei miserabili che in passato gli avevano causato tanto dolore e non avrebbe sofferto.
Mai più.
“Mai più...” Sussurrò Inuyasha osservando un corvo che si era appena posato sul davanzale della sua finestra e che lo guardava con i suoi occhi scuri.
Lo invitava, in un mondo fatto a posta per lui.
Dove non si sarebbe più sentito ferito o umiliato, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare.
E avrebbe potuto odiare.
Gli veniva così facile farlo.
Portare rancore anche a chi non gli aveva causato alcun male lo faceva sentire bene.
Provocare dolore, sofferenze a chi avrebbe potuto vivere una vita tranquilla e serena era una cosa orribile.
Torturare povere creature che non potevano difendersi...
A quei pensieri un sorriso si disegno sul suo viso illuminato da quella luna, così candida e pure così colpevole.
Chissà quante volte quella luna l’aveva osservato con disgusto quando compiva ciò che gli portava tanta felicità.
Inuyasha guardò il corvo.
In quel momento quell’animale aveva un che di cosciente e lo fissava.
Sembrava che su quel becco nero ci fosse un sorriso, anzi, un ghigno e disse con voce lugubre e stridula, simile a quella che un cadavere potrebbe avere se potesse ancora parlare.
“Notte notte.”
Inuyasha lo guardò un ultima volta e poi chiuse gli occhi, sprofondando in quei ricordi sussurrati in modo così suadente da quell’ombra che l’aveva accompagnato sino a quel punto.


Come ogni notte si risveglio nel suo letto.
O meglio il letto che usava molti anni prima quando ancora era un bambino e viveva con sua madre.
Si alzò e aprì la porta.
Lo invase un gelido vento autunnale che portava con sé l’odore di pioggia che gli piaceva tanto.
Ricordava quel giorno.
Come tutte le mattine il villaggio si sveglio alle prime luci dell’alba e con grande gioia di Inuyasha si vide da subito che ci sarebbe stato brutto tempo.
Lui adorava quella stagione.
Gli umani non uscivano molto a causa delle tormente e delle tempeste, e i ragazzini di solito lo lasciavano in pace.
Inuyasah già dalla prima volta che quell’ombra era entrata nei suoi sogni e ricordi aveva notato che le cose erano sfumate e tutto sembrava grigio.
Peccato che quella non fù la sua giornata pur essendo incominciata così bene.
Appena uscito dalla capanna il piccolo Inuyasha vide il solito gruppetto di ragazzi prendersela con una lucertola.
Si sentivano grandi e importanti quando facevano quelle cose in gruppo.
Inuyasha si avviò verso di loro.
Non era vero che se le andava sempre a cercare.
Erano gli altri, sempre con i loro sciocchi problemi e le risate immotivate.
Aveva provato ad essere come loro.
“Normale”
Ma non ci riusciva. Trovava idiota ogni loro comportamento e odiava ogni essere vivente che incontrava.
Ma non era lui che se le andava a cercare.
Avvicinatosi al gruppo spintonò a terra il capo:
Kei.
Inuyasha ricordava quante volte aveva dovuto subire le sue angherie ed era stato picchiato e deriso e umiliato.
‘Adesso posso ricambiare il favore.’
Pensò Inuyasha con un sorriso di trionfo stampato in faccia
.
Purtroppo quello non era un sogno ma un ricordo ed unocompari di Kei lo colpì al ventre.
Cadde a terra gemendo per il dolore e tossendo.
“Sporco Mezzo-Demone come osi!” gli gridò Kei sovrastandolo e riempendolo di calci.
“Sei solo un idiota! Non servi a nulla!”
Inuyasha si tappò le orecchie e si raggomitolo come tante volte aveva fatto nel suo passato.
“Secondo me suo padre non è morto ma ha solo abbandonato quella sgualdrina di sua madre.”
Risate.
Quei ragazzini ridevano delle sue sofferenze, se loro potevano perché lui no?
Perché lui non poteva gioire nelle sofferenze altrui?
Si lasciò picchiare, fissando con sguardo spento un punto indefinito della grande massa grigia di alberi.
Quando i ragazzini si scocciarono di picchiarlo e se ne andarono Inuyasha si rimise alzò.
Cadde.
Tossì e cerco di sedersi.
Gli faceva male tutto il corpo.
Si stese. Non riusciva a smettere di tossire e poco ci mancò che soffocasse con la sua stessa saliva.
Era davvero penoso in quello stato.
Sporco, sanguinante, indifeso.
“Devono pagare…”
Una voce dietro di lui. Fredda, simile ad un sibilo.
Inuyasha si girò.
Era quell’essere che ogni volta sentiva nei suoi sogni.
Un essere aberrante.
Due braccia lunghe, la pelle tirata sopra le grandi ossa, si riuscivano a intravedere le vene nere.
Le mani erano formate da cinque artigli neri.
Aveva una larga cassa toracica e uno strato di pelle cadeva informe dove avrebbero dovuto esserci le gambe.
La pelle era viscida e odorava e aveva il colore della carne in putrefazione.
Il viso era spaventoso.
Un lungo cranio senza capelli o peli, liscio come il resto del corpo. Quattro cavita oculari dentro i quali c’erano dei grandi occhi bianchi e vuoti che lo fissavano.
Non aveva gengive. I denti partivano direttamente dalla pelle diventando lunghi e affilati. Quelli di sopra coprivano la mandibola tanto erano grossi e lunghi.
Era come se fluttuasse  sotto di lui una nube nera si espandeva e dalla quale scendeva una melma dello stesso colore.
Inuyasha non l’aveva mai visto, aveva sempre sentito solo la voce di quell’essere.
Era spaventoso.
Indietreggio urlando.
“C-chi o co-cosa se-sei t-t-tu?” Chiese tremando.
L’essere si avvicino e Inuyasha finì spalle al muro contro un albero.
“Io sono colui che ti ha dato quello che volevi.”
“Devono pagare” Ripetè.
“Quel’è il tuo no-nome?”
“Mi chiamano ‘Lo Strisciante’.”
Inuyasha avverti un brivido lungo la schiena.
“Co-cosa vuoi da me?”
“Te.”
Inuyasha era terrorizzata ma non poté non rimanere interdetta a quella risposta.
Lo  Strisciante ghigno.
“Tu sei preziosa, tu puoi creare nelle creature viventi quello di cui io mi nutro.”
“Cosa?”
“Disperazione… Paura. Le ombre che rimangono nel cuore di ogni essere vivente.
Di ogni animale, Umano o demone. Ognuno di loro prova disperazione.
E’ l’oscurità che si attacca come un parassita all’anima e ne succhia l’energia vitale.
E’ la sofferenza più pura grazie alla quale io ho potere e tu hai potere.
Tu trai gioia nella sofferenza altrui e io ti prometto questo.
Ti darò ciò che vuoi.”
Inuyasah rifletté.
Quell’essere la stava ingannando?
“Cosa vuoi in cambio.?”
“Te l’ho già detto. Te”
“Cosa vuol dire?!”
“Vuol dire che quando sarà il momento tu mi dovrai dare tutta la tua fedeltà. E se sarà così il mondo sarà nelle mie mani. E, nelle tue. Ti propongo on solo la vita eterna e un regno eterno.
Ma anche tutto ciò che la tua anima desidera e che non potresti mai ottenere senza il mio aiuto.”
“Ciò che la mia anima desidera?”
“Si.”
“E dovrò darti solo tutta la mia fedeltà?”
“Sì, a me e al mio culto.”
Inuyasha pensò a lungo.
Potere eterno... Nessuno sarebbe stato più importante. Sarebbe stato solo lui a comandare.

E il prezzo non era nemmeno tanto alto, in fondo il culto dello Strisciante aveva in sé tutto quello che amava.
La sofferenza delle persone.
Non c’erano domande. Era chiaro ormai.
“Accetto.” Disse Inuyasha ghignando.
Lo Strisciante emise un sibilo di soddisfazione e poi la guardò con i suoi grandi occhi bianchi.
“Ora devono pagare.”
“Esatto.”
Inuyasha si girò e si avvio verso il villaggio.
Quella notte il villaggio prese fuoco.
Nessuno si salvò, tutti erano rimasti chiusi dentro le proprie abitazioni.
Inuyasha era sulla collina vicino al villaggio e vedeva quelle enormi abitazioni andare in fumo e sentiva le grida che ne veniva fuori.
Quelle degli uomini che l’avevano deriso, delle donne che lo avevano giudicato, dei bambini che lo avevano picchiato.
Di sua madre.
Li sentiva gridare invocare aiuto, li vedeva aggrapparsi alla vita. Sperare fino all’ultimo che si sarebbero salvati e poi vederli sciogliersi alla forza del devastante demone Fuoco.
Guardava quello spettacolo e rideva. Rideva di una risata folle e vuota.
Di fianco a lui lo strisciante che osservava tutto con un ghigno beffardo in volto.
Il giorno dopo Inuyasha andò correndo per il villaggio.
Sembrava un bambino a cui è stato fatto un bellissimo regalo. Sorrideva e correva.
Si fermava solo di tanto in tanto a ridere di qualche bambino o di qualche abitante carbonizzato. Morto con ancora il terrore sul volto.
Rideva e rideva.
Poi si blocco.
Davanti ad un palazzo quasi del tutto carbonizzato. Vi entrò dentro.
In una delle camere da letto distesa c’era sua madre.
Il viso completamente distrutto dal fuoco morta in un’agonia che l’aveva lasciata in una posizione terrificante. Le mani in alto a cercare aria, un aria dissipata dal fumo, sul viso irriconoscibile una smorfia di dolore.
Inuyasha la guardò, per una attimo il suo viso divenne triste.
Si avvicino a lei.
Con un calcio le schiaccio la testa.
“Questo è perché non sei mai riuscita a proteggermi!”
Urlò con un ghigno folle sul viso. Continuò a percuoterla fino a distruggere completamente il suo corpo carbonizzato.
Inuyasha stava quasi per andarsene quando vide tra i resti di sua madre una cosa rossa e luccicante.
Si abbasso curioso e prese in mano quell’oggetto. Era una perla grande un po’ meno del palmo della sua mano completamente rossa.
Uscì continuando a fissarla. Fuori trovò lo Strisciante che gli sorrideva in modo malvagio.
“Cos’è?” Chiese Inuyasha senza distogliere lo sguardo dal gioiello.
“Akai Hoseki. Il Gioiello rosso.”
Inuyasha lo guardò curioso.
“E’ la forza cristallizzata del fuoco. Ti sarà utile e insieme a questa lo sarà ancora di più.”
Lo Strisciante gli porse un’altra sfera. Questa era completamente Nera con qualche sfumatura grigia.
“Questa è Shinigami no jueru. Il gioiello del dio della morte.”
Inuyasha lo prese e lo guardò. D’improvviso le due sfere emanarono luce e il palmo della sua mano le assorbì.
“Ma cosa…?”
Lo strisciante lo fisso ancora per un momento e poi scomparve.
Inuyasha vide tutto dissolversi intorno e chiuse gli occhi.

Era di nuovo nella camera da letto. Si era fatto giorno ma il suo compagno dormiva ancora.
Inuyasha di istinto si guardò le mani.
Si sentiva diverso. Come pieno di potere.
‘Adesso sono al servizio di quell’essere e della sua setta...
Che stupido che sono! Probabilmente il Sovrano del continente è anche lui al servizio di questo Strisciante. In fondo hanno gli stessi obbiettivi... Sarebbe una coincidenza troppo strana.’
Si riscosse dai suoi pensieri quando notò che Darren si era svegliato.


Spazio Autrice.

Spero che questo quinto capitolo vi sia piaciuto e che continuate a seguirmi.
Recensionate  potete chiedermi cose che non vi son chiare e se avete idee e vi farebbe piacere vederle scritte sarò felice di ascoltarvi.

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Capitolo 6
*** La malvagità. La fuga ***


Capitolo 6

Un urlò disumano echeggiò fra le mura del palazzo giungendo chiaro sino alla prigione.
Suri e gli altri si svegliarono di soprassalto guardandosi in torno spaventati.
L’urlo proveniva da molto più su del sotterraneo dove era situata la prigione, più su delle stanze degli ospiti e ancora più su della sala grande.
All’ultimo piano del palazzo.
Proveniva dalla stanza di Inuyasha.
In terra, sul tappeto giaceva Darren agonizzante.
Si stringeva spasmodicamente il polso della mano destra, la quale era completamente carbonizzata.
Inuyasha si guarda le mani ansimante.
Era successo tutto molti in fretta.


Flash Back


Darren e sveglio e lo guarda, tutto come al solito.
Inuyasha si alza e si veste svogliatamente, Darren di suo conto si alza con solo i boxer addosso e spalanca la finestra, il sole così illumina tutta la stanza.
Un getto di luce acceca Inuyasha che urla e si copre il viso con una mano.
Poi con la velocità di un fulmine afferra il polso di Darren e chiude la tenda.
“Non fare come se fossi a casa tua.” Gli sibila Inuyasha arrabbiato e improvvisamente Darren è accasciato a terra e urla.
La mano completamente carbonizzata.


 Fine Flash back
 
Inuyasha e lì che guarda il corpo agonizzante di Darren completamente imbambolato.
Non sa che fare. E’ in preda al panico. Cade a terra. Passano diversi minuti ma il suo cuore non accenna a smettere quel battito frenetico.
Darren urla, continua a urlare di dolore.
‘Basta...basta...’
“Basta! Stà zitto!!” gli grida Inuyasha premendosi le mani sulle orecchie e chiudendo gli occhi.
Ma lui non smette. Fa troppo male.
Inuyasha allora si alza, si avvicina al copro di Darren.
Lui lo guarda. “Aiutami...” gli sussurra tra le urla.
E’ patetico. Così inerme... così debole...
Inuyasha si inginocchia di fianco a lui. Le mani gli tremano.
Di impulso le stringe attorno al suo collo.
Lui si dibatte, scalcia, cerca salvezza.
Inuyasha sorridere. Gli ricorda quando era ragazzino.
Quando dopo che lo avevano picchiato fuggiva nella foresta.
Lì si sfogava su qualunque cosa incontrasse, ma il suo svago preferito era gli animali.
Gli piaceva catturarli, torturarli... gli piaceva vedere il terrore nei loro occhi.
Gli piaceva vederli tentare, in ogni modo possibile, la fuga.
La salvezza.
Erano così patetici.
‘Proprio come Darren ora...’ pensò aumentando la stretta sul collo del ragazzo.
Fù un attimo e il suo collo si spezzò.
Si accascio, senza vita. Gli occhi vuoti e sul viso l’ultima espressione della sua vita.
Paura.
Inuyasha lo guardo per qualche secondo, poi tolse le mani dal suo collo e finì di vestirsi.
Aprì la porta e diede un ultimo sguardo al ragazzo steso in terrra.
‘D’ora in poi sarà sempre così...’ Pensò, uscì chiudendosi la porta dietro di sé e scese le scale.



“Che cos’era quel suono?” Chiese Sango spaventata
“Sembrava un urlo...” Constatò Suri
D’improvviso la porta della prigione si aprì ed entrò Inuyasha con un espressione indecifrabile sul volto.
Si fermò proprio di fronte alla loro cella e li guardò dall’alto in basso e disse con voce insensibile.
“Verrete giustiziati questa sera, sarà un esecuzione pubblica nella piazza cittadina. Le accuse sono:
Intralcio alla giustizia;
Omicidio di un ufficiale dell’esercito;
Utilizzo illegale della magia.”
Si voltò e andò via a grandi passi seguito dalle guardie.
Suri e gli altri non ebbero nemmeno il tempo di ribattere.
Kagome si portò le mani al viso e inizio a piangere
“Non può averci condannato a morte, non può...”
“Magari ha un piano.” disse Sango mentre consolava kagome.
“A me sembrava molto convinto invece.” Disse Rea pensierosa mentre Sai annuiva.
“Bè in ogni caso...dobbiamo trovare una via di fuga.” Disse grave Suri con le braccia incrociate.
Per tutto il giorno tastarono muri, colpirono e saggiarono la resistenza delle sbarre, provarono a salire uno sopra l’altro per raggiungere la piccola finestrella che illuminava la cella.
Tutto senza risultati.
Si fermarono solo quando il sole stava calando.
Erano riusciti a scorgere il patibolo dalla finestra.

La porta della cella si aprì e ne uscirono dieci soldati.
“E’ l’ora...” Disse il primo ghignando e aprendo la cella.
Poi improvvisamente si sentì un tuono e la terra tremò.
“ma c-cosa?!...” I soldati erano a terra.
Il forte attaccato da una miriade di fulmini, era in fiamme.
Da dietro la porta si sprigiono un denso fumo grigio e si poterono vedere solo due occhi rossi e una figura scura e alta avanzare verso le guardie.
“Tu –tu chi sei?!” chiesero le guardie a terra spaventate.
“Il vostro peggiore incubo...”
Fulmini e saette si sprigionarono da quell’ombra che estratto un tridente mise con pochi gesti fuori uso tutte le guardie.
Poi si voltò verso Suri e gli altri.
Miroku, Rea, Sai e Shippo gli si misero davanti.
“Co-cosa vuoi?!” Dissero cercando di nascondere la propria paura.
La strana figura sorrise e il suo sguardo si posò su Shippo.
“E da molto che non ci vediamo...” disse enigmatica.
 Dalla porta arrivarono Inuyasha e dei soldati, ma Suri e gli altri videro appena il viso di Inuyasha contrarsi in una smorfia di rabbia, che quello strano personaggio li aveva afferrati ed erano riusciti a vedere solo un’abbagliante luce bianca, poi più nulla.

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Capitolo 7
*** Il castello Raiju ***


Capitolo 7

Quando Suri aprì gli occhi si ritrovò pervaso da un intenso odore di pesche.
La stanza intorno a lui era illuminata da una luce soffusa e riusciva a intravedere arazzi di combattimenti di demoni e Oni.
Cercò di alzarsi ma il suo corpo era immerso in uno strano torpore.
Si ridistese sul futon la quale coperta era decorata con brillanti disegni a fiori e si guardò intorno.
I suoi genitori, le sue sorelle e gli altri erano tutti stesi vicino a lui.
Sua sorella rea aprì gli occhi e i loro sguardi si incontrarono.
Suri voleva parlare, chiedere se stavano tutti bene ma non ce la fece e ripiombò, simultaneamente a sua sorella, tra le braccia di morfeo.

Riaprì gli occhi e per un momento quasi si convinse di aver sognato tutto.
Era di nuovo nella prigione del palazzo. Quella era quasi completamente distrutta.
Il cancello era divelto, i muri fatti a pezzi, il pavimento era pieno di mattoni e detriti.
Di fronte a lui vedeva Inuyasha appoggiato al muro, braccia conserte che osservava assorto un punto scuro davanti a sé.
Vicino a lui cinque guardie ferite erano immobili, sembravano terrorizzati. Dritti, mani lungo i fianchi, erano tesi come una corda di violino.
Poi Inuyasha alzò il viso, Suri sobbalzò quando i loro sguardi si incrociarono, Inuyasha si allontanò dal muro e cominciò ad avvicinarsi verso di lui.
Suri era terrorizzato, indietreggio ma così facendo inciampo in un mattone e cadde in terra. Provo comunque ad allontanarsi ma Inuyasha si fece sempre più vicino. Era ad un passo da lui e Suri pensò ormai di essere spacciato, ma Inuyasha non si fermò e gli passò attraverso ponendosi di fronte ad i soldati.
Suri rimase inebetito per qualche secondo.
Voltandosi vide che Inuyasha guardava i soldati con un ira spaventosa negli occhi e aveva cominciato a torturarsi in modo strano le mani, come se stessero bruciando.
I soldati cominciarono a tremare.
“Dove sono le altre guardie?” Disse Inuyasha non mascherando la sua rabbia.
I soldati rimasero un attimo in silenzio, tremanti, poi uno di loro si fece avanti con passo incerto e disse
“S-sono morti... tutti morti.”
Inuyasha rimase in silenzio, di nuovo con lo sguardo perso nell’oscurità.
Emise un gemito per poi passarsi una mano dietro la testa e facendosela passare per il volto.
Improvvisamente urlò di rabbia e sferro un calcio alla guardia che si era fatta avanti.
Quella si accasciò vicino ai piedi di Suri che indietreggio sino al muro.
Inuyasha voltò di scatto la testa e fissò furioso gli altri quattro soldati che indietreggiarono spaventati.
“Volete dirmi che un esercito è morto in una notte!? Il mio esercito!?”
Sbraitò fuori di sé.
Riprese a torturarsi le mani, e incomincio ad andare avanti indietro guardando a terra e parlando più a sé che ai soldati.
“Dovevo portarglielo... se non lo faccio lui ce l’avrà con me...
devo recuperarlo... Non deve arrabbiarsi non deve...”
Poi si voltò verso i suoi soldati.
“Farete meglio a ritrovarli!” Urlò, diede un altro calcio al soldato a terra e fece per andarsene quando si bloccò.
Si voltò di scatto e si guardò in torno annusando l’aria, poi il suo sguardò si fermò proprio dove si trovava Suri.
Si avvicino cautamente, e allungo una mano. Ma come era successo prima non lo toccò e la sua mano lo oltrepasso come un fantasma.
“Capitano, cosa succede?” chiese uno dei soldati preoccupato.
“Niente...niente.” Inuyasha continuò a fissarlo per qualche secondo mentre Suri tratteneva il fiato.
Poi si voltò e se ne andò da quella che una volta era una prigione.
I soldati aiutarono il compagno ad alzarsi e uscirono anche loro.
Suri rimase lì, per un momento poi le cose cominciarono a sfumare come se evaporassero e prima che tutto fosse sparito lasciando il posto ad un bianco nulla lui aprì gli occhi.

Era di nuovo nel letto, sudato ed esausto. Doveva aver di nuovo usato la magia...
“Probabilmente ero lì solo col pensiero... ma come ha fatto Inuyasha ad avvertire la mia presenza..?”
“Fratellino!!”
Una voce familiare lo riportò al presente. E un viso abbronzato e sorridente lo accolse.
Rea era china su di lui e lo squadrava sorridendo.
“Alla fine ti sei risvegliato eh? Sembrava che stessi male così ci siamo preoccupati...”
Nel suo campo visivo poi entrò anche Sai.
“Mamma! Papà! Suri si è svegliato!!!”
I suoi genitori e Kagome gli corsero incontro.
“Eravamo così preoccupati!” Singhiozzò Sango abbracciandolo fino stritolarlo.
“Ma-mamma così mi uccidi tu...” Disse Suri divincolandosi.
“oh, scusa caro.”
“Ci hai fatto davvero preoccupare.” Disse suo padre mettendogli una mano sulla spalla.
“Tranquilli adesso stò bene.” Kagome lo aiutò ad alzarsi.
“Ma dove siamo?”
“Non ci crederai mai!” disse sorridente Kagome
“Siamo...”
La porta scorrevole si spalancò ed entrarono Shippo e un demone, mano nella mano.
Il demone era alto quanto Shippo, aveva una lunghissima treccia nera e lucida, le orecchie erano a punta, aveva anche una fronte larga e occhi rossi.
Indossava la parte di sopra di un armatura arancione e nera, aveva pantaloni larghi blu scuro e portava dietro le spalle una strana lancia con la lama a forma di fulmine.
Sorrideva, ma il suo sorriso non era come quello di Inuyasha.
Era limpido e sincero, come quello di un bambino.
“Piccola Souten! Che felicità rivederti!”
Disse Kagome sorridendo.
“Non chiamarmi piccola...” Disse il demone Souten arrossendo e grattandosi la nuca.
Tutti risero ma Suri continuava a non capire chi fosse quello strano...o strana demone che Shippo teneva per mano.

Si sedettero tutti a un tavolo e fù servito loro del te.
L’ambiante era caldo, illuminato da delle lanterne fluttuanti e alle pareti c’erano un sacco di quadri, fatti con quelli che sembravano… pastelli a cera.
“Sapete la notizia dello sbarco di forze armate da parte di quelli del continente a fatto il giro del Giappone. E appena ho sentito che siete stati catturati non ho potuto non venire a vedere con i miei occhi. Per fortuna non erano pronti ad un attacco così ho potuto liberarvi.”
“E’ stato bello da parte tua.” Disse in tono languido Shippo cominciando a fissare Souten intensamente.
“B-bè non è stato nulla...” Arrossì.
Shippo le strinse la mano e cominciarono a fissarsi.
Mirkou, Kagome e Sango si scambiarono un occhiata di intesa.
Rea che non aveva il minimo tatto tossì per riprendere la loro attenzione, spezzando così l’atmosfera che si era venuta a creare.
Shippo e Souten distolsero lo sguardo e arrossirono.
“E...ehm... come avete fatto a finire in quella cella?”
Kagome, Miroku e Sango gli spiegarono tutto ciò che era successo.
Le Parlarono della rissa,e del morto.
Quando i suoi genitori parlarono di come aveva usato “Involontariamente” la magia Souten lo fissò come se volesse constatare la sua pericolosità.
Di come erano stati catturati e di quando avevano incontrato Inuyasha, sino a quando erano stati condannati a morte.
“M-ma davvero?! Cioè Inuyasha è al servizio dell’esercito del continente?!”
Lo sguardo di Kagome a quel punto si fece triste.
“Noi pensiamo che in qualche modo lo abbiano costretto o che qualcuno stia esercitando su di lui un controllo mentale, ma si è nell’esercito. E secondo i nostri calcoli dovrebbe anche avere un posto di rilievo. Ha un drago.” Disse Miroku.
“Un drago?!” Chiese Souten allarmata.
I draghi erano creature pericolose, creature magiche provenienti dal continente. Erano difficili da addestrare e soltanto i più importanti esponenti quali il Re e i suoi più vicini sottoposti avevano diritto a possederne uno.
“Per fortuna che non lo hai incontrato quando sei venuta a salvarci, probabilmente era legato.” Disse Shippo circondandole le spalle con un braccio.
“G-già.” Fa lei arrossendo sino all’invero simile.
“Potete rimanere qui quanto volete. Ah si Kagome domani dovrebbe arrivare una persona che sarà felicissima di vederti.” Disse Souten riprendendo il sorriso.
“Qualcuno che sarà felicissimo di vedermi?” si chiese tra sé e sé Kagome.

Dopo aver parlato un altro po’ cenarono e poi gli furono mostrate le proprie stanze.
Per qualche strano motivo a Shippo non fù mostrata nessuna stanza e si ritirò con Souten.
Miroku e Sango dormivano insieme. Anche Rea e Sai.
Solo Lui e Kagome avevano delle camere singole.
‘Chissà chi verrà domani...’ riflettè Suri ‘Spero ci possa aiutare, non possiamo lasciare Inuyasha in quello stato...anche se non mi sembrava che qualcuno lo stesse controllando.
Questa storia è davvero strana! Da quanto ho visto nella mia visione Inuyasha a mandato quei soldati a cercarci. Probabilmente vuole riprendermi perché so’ usare la magia... ma a chi mi deve portare? Forse al re... Ma no! Aveva detto che voleva giustiziarmi. Non capisco... non capisco davvero. E i miei poteri si stanno anche facendo più forti, prima o poi dovrò dire ai miei tutto quello che so. Ma non oggi e nemmeno domani.’
Chiuse gli occhi ma prima di addormentarsi non potè fare a meno di pensare che quando si parlava di Inuyasha Kagome diventava triste.
Così triste...


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Capitolo 8
*** Koya la velocissima demone Lupo. Brutte Notizie. ***


Capitolo 8

La notte passò inquieta per Suri, gli incubi non smettevano di tormentarlo.
Quando finalmente arrivò il mattino fù felice di alzarsi ed andare a fare colazione nel giardino del palazzo dove gli altri seduti su una graziosissima tovaglia a fiori mangiavano dolcetti e bevevano tè.
Spirava un lento e fresco vento e placide nuvolette si muovevano nel celo.
“Kagome questi dolci sono proprio squisiti!” Chiese Souten addentandone uno e leccandosi i baffi.
“Bè non è difficile” disse lei sorridendo.
“Basta un po’ di latte, uova e farina. Com’è scritto nel libro di cucina.” Finì mettendosi a ridere. Gli altri la guardarono sorridendo e anche a Sango scappò una risatina. Era bello vederla sorridere dopo tutti quei brutti avvenimenti.
“Ma perché sono marroni?” chiese Suri, prendendo in mano un dolcetto e osservandolo con attenzione.
“Tranquillo non li ho bruciati! Sono biscotti al cacao.” Spiegò lei.
“Kakao?” Ripeté Souten curiosa.
“Cacao!” la corresse Kagome. “E’ un seme.”
“Un Seme?!” Chiese Shippo quasi sconvolto. “Ma è così gustoso!”
“Eh già! Serve anche per fare la cioccolata, quando eri più piccolo te ne ho fatta provare un po’ ”.
“Oh si mi ricordo! Era davvero buonissima!”
Continuarono a parlare per qualche ora, dopo tutto quello che era successo quel posto e quelle chiacchiere erano una piacevole distrazione.
Improvvisamente si alzò il vento ma il celo si mantenne limpido. La tovaglia volò via insieme alle cose che vi erano posate.
Tutti si alzarono di fretta preoccupati, tutti tranne Souten che si alzò con calma senza la minima preoccupazione.
“Cosa sta succedendo?!” Disse spaventata Kagome.
Sango, Miroku e le loro due figlie si erano già messi in posizione di difesa quando due turbini si avvicinarono a velocità impressionante.
‘Ma che cosa…?’ riuscì a pensare Suri prima di essere travoltò da una scarica di vento e gettato contro un albero.
Si alzò massaggiandosi la nuca.
“Ahi, ahi...”
Kagome saltò al collo dello sconosciuto emerso dal vortice abbracciandolo furiosamente.
“Oh Koga!!! Quanto sono felice di vederti!!!”
Il demone Lupo arrossì.
“A-anche io, Kagome.” Disse ricambiando calorosamente l’inaspettato abbraccio.
Anche i suoi genitori erano sorpresi di vederlo.
“Ma sei tu l’ospite chiamato da Souten per aiutarci?” Chiese scettica sua madre.
“E chi vi aspettavate? Non sarete mica delusi?!” chiese Koga un tantino offeso.
“No, no... Dovevamo aspettarci che saresti venuto ad aiutare noi, o meglio la divina Kagome.” Sua padre disse le ultime parole quasi sussurrando e con in viso una smorfia di ha capito tutto dalla vita.
Suri si alzò e si accorse e andò un urlo.
“Ehi!!! Chi mi ha toccato il sedere!?”
Dietro di lui una ragazza alzava le mani in segno di scusa.
Era alta, con dei capelli neri legati in una coda alta nella quale era stato messo un Iris rinsecchito, le ciocche che cadevano sulla fronte però erano rosse. Portava un’armatura superiore ed una gonnella di pelle di lupo grigia legata alla vita, aveva anche una coda dello stesso colore. Portava dei gambali grigi di pelle, aveva degli occhi azzurri con delle pagliuzze verdi.
Aveva degli artigli, delle orecchie a punta e delle zanne che si potevano intravedere anche a bocca chiusa.
“Koya! Quante volte ti ho detto di non molestare gli esseri umani!?”
Gli urlò contrò Koga alzatosi e scioltosi dall’abbraccio di Kagome.
“Scusate padre e che mi diverto troppo.” Disse La demone lupo Koya ridacchiando con fare ebete e grattandosi la nuca.
Koga sbuffò scocciato.
“Quindi tu sei Koya?” disse Kagome indicandola e sorridendole.
“Mi ricordo di te, ma quando ci siamo viste eri molto più piccola!”
“Oh, ma divina Kagome anche io mi ricordo di voi! E mi ricordo anche quando io e mio padre siamo venuti nel vostro villaggio.”
Disse Koya ricambiando il sorriso
“Mi ricordò che lì incontrai un giovane monaco, stava corteggiando delle ragazze e fù come se mi si fosse accesa una candela in testa! ‘Ecco uno che ha capito tutto della vita’ pensai! Da quel giorno quella fù la mia filosofia di vita! Peccato che non ebbi la fortuna di ringraziarlo...” Koya parlò come se avesse appena spiegato una cosa di un importanza madornale.
A quelle parole Tutti a parte Koya e Souten guardarono suo padre.
“Già...è stato proprio un peccato...” Disse mesta Sango.
“E così fosti tu a deviare mia figlia...” Koga cominciò ad avanzare arrabbiato verso Miroku che indietreggio agitando le mani davanti a sé.
“Ma io non ho fatto proprio niente lo giuro!!!”
Koga stava quasi per colpire Miroku con un diretto quando Suri intervenì salvando così probabilmente la vita del suo povero padre.
“Ma perché siete qui?! Cioè non sarete venuti solo per darci un supporto?”
Koga si fermò di scatto girandosi verso Suri, anche Koya si girò verso di lui interrompendo il monologo su come fosse affascinante il deretano maschile.
Koya assunse un aria triste e preoccupata.
“Purtroppo no, ma sediamoci ci sono molte cose da spiegare.”
Quando tutti si furono messi comodi Koga iniziò.
“All’inizio di quest’anno si son verificati diversi attacchi da parte di soldati che da poco abbiamo riconosciuto come soldati dell’impero del continente.
Hanno cominciato dai villaggi umani, bruciavano e distruggevano tutto, portavano via tutto quello che potevano e facevano un mucchio di prigionieri, quei prigionieri poi venivano portati via dei monaci con una tunica completamente nera con un simbolo strano inciso sopra.”
“Un occhio bianco senza palpebre?!” Chiese Suri interrompendolo.
“Già, non siamo mai riusciti a vedere il volto di quei monaci. Abbiamo cominciato a preoccuparci seriamente quando hanno attaccato una banda di demoni del fuoco, i loro colpi rimbalzavano sulle armature e dopo averli uccisi sono arrivati di nuovo quei monaci che ne hanno estratto le interiora e le hanno chiuse in dei vasi.”
A quel commento Kagome e sua madre rabbrividirono dal disgusto, il quale era presente anche sui visi di Shippo, Miroku, Souten e Koya.
Koga continuò.
“Hanno attaccato i clan a Ovest, in questo momento Ayame è andata a difendere e a portare in salvò gli ultimi del clan, abbiamo costruito una specie di accampamento, è tra le montagne ed è difficile arrivarci quindi lì si può essere abbastanza al sicuro.
I soldati hanno cominciato ad attaccare anche demoni potenti, niente riesce a contrastarli. Hanno armi di ferro e enormi scatole di metallo che sparano fuoco. I colpi e le armi che abbiamo a disposizione appena scalfiscono le loro armature.
E certi dicono di aver sentito che a nord, nell’Hokkaido le truppe erano accompagnate da enormi giganti corazzati fatti di Giada e che trasudavano una magia diversa da tutte quelle conosciute.”
Smise di parlare e incrociò le braccia assumendo un aria grave.
“Per dirla tutta siamo nei guai...” concluse Koya tristemente.
“Ma che cavolo! Il Giappone è invaso da truppe nemiche, stiamo capitolando e dov’è quel Botolo?!?! A farsi una vacanza!?!?”
Sbottò Koga, ma più
Ma più che arrabbiato sembrava preoccupato.
“Proprio adesso che potrebbe essere utile...” La sua voce era quasi un sussurro.
I suoi genitori, Kagome e tutti gli altri si guardarono indecisi.
“Koga, portaci all’accampamento di cui parlavi... Lì vi spiegheremo tutto.”
Disse Miroku tristemente.
“Va bene.”
Si alzarono tutti infinitamente preoccupati.
“Bè io verrò con voi, vi sarà utile il mio aiuto.” Disse Souten sforzandosi nel sorridere.
Shippo ricambio sconfortato il suo sorriso e le prese la mano.
Uscirono tutti la castello ritrovandosi tra delle montagne prive di vita e colpite da frequenti tempeste di fulmini blu.
“Da qui la strada non è lontana. Dovremo arrivare entro tre giorni, dobbiamo giungere in quell’insenatura.” Disse Koga indicando un grande crepaccio che si scorgeva in lontananza.
“Bè allora sbrighiamoci...” dissero Rea e Sai all’unisono, finora erano state zitte e buoni, e Suri poteva scommetterci che avevano voglia di fare qualcosa dopo tutto quel riposo.
‘Sono proprio instancabili.’ Pensò sorridendo mestamente Suri.
“Andiamo Kirara...” Senti sua madre sussurrare prima che... “Okkami*!!! Kirara è sparita, ero così distratta che non mi sono accorta che non era più con me!!!”
“Dove può essere finita??” Disse Rea preoccupata, e tutti cominciarono a guardarsi intorno.
“Deve essere rimasta con Yu, Vi ricordate quando ci hanno catturato? Probabilmente non l’hanno presa perché si è ritrasformata in un Gatto.”
Propose Suri.
Sango tirò un sospiro di sollievo.
“Almeno così Yu sarà al sicuro...” Disse Sai, anche lei sollevata.
“Mi sa che dovremo andare a piedi allora.”  Disse Sango scura in volto.
“Tranquilla Sango ti porto io, so che sei stanca.” Miroku fece salire Sango sulla sua Schiena, e così fece Koga con Kagome.
Souten poteva volare così che Shippo non la porto in spalla, anche se probabilmente gli sarebbe piaciuto.
Rea e Sai sarebbero andate tranquillamente a piedi, erano entrambi veloci e allenate.
Suri si stupì quando si accorse che Koya gli offriva la schiena.
“Su Sali, così faremo prima.” Disse sorridendo in modo preoccupante.
A Suri non andava affatto di appoggiarsi a quella che poco prima lo aveva impudemente palpato, ma se non l’avesse fatto avrebbe fatto rallentare tutti.
Così di mala voglia salì sulla schiena di Koya che non perse tempo per palparlo. Suri però le diede un calcio nello stinco e non ebbe più certi problemi per un bel po’.



SPAZIO AUTRICE

Vorrei farvi notare che ci ho messo un sacco di tempo per scrivere questo capitolo, non sapevo come iniziarlo D:
Spero che sia di vstro gusto e che recensionate in numerosi!
*OKKAMI= ODDEI
Se non avete capito qualcosa della trama o avete qualche bella idea che volete veder scritta io sono sempre disponibile, anche se non si tratta di fan fiction!

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Capitolo 9
*** La Mappa. Impulso Magico. ***


Capitolo 9

Appena Koya cominciò a correre Suri si sbilanciò. Mancò poco che cadesse al suolo, riuscendo ad evitare questa spiacevole situazione solo aggrappandosi con forza al codino della demone che lo portava, la quale non ne fù affatto contenta e alla loro prima sosta, fatta in un boschetto vicino ad un grande lago, era livida di rabbia e di dolore.
“Maledizione, Stai più attento!! Mi hai quasi fatto lo scalpo!!!”
Urlò Koya furiosa mentre si risistemava i capelli.
“Sc-scusami, e chè stavo cadendo... tu vai troppo veloce.”
Si scusò Suri mortificato grattandosi la nuca.
“Ahi,ahi fratellino! Sei caduto proprio in basso.” Dietro di Lui erano spuntate Rea e Sai. Rea lo ammoniva con un dito.
“Farsi portare da una ragazza è molto maleducato sai?”
Gli disse l’altra sua sorella tirandogli una guancia.
“E anche da sfigato.” Completo Rea tirandogli l’altra.
“Non sono uno sfigato!! Dovete piantarla di rompermi i cosiddetti!!”
Urlò Suri fuori di se alzandosi sulle punte per arrivare fino alle sorelle.
Era basso...una cosa di sé che aveva sempre odiato...
“Non ti scaldare microbo!” Disse Rea mettendogli una mano in testa e tenendolo a distanza.
“Chi sarebbe il microbo!??!” Suri agitava le braccia cercando di colpire la sorella, la quale lo teneva lontano senza la minima fatica.
“Smettetela voi! Che si mangia!” Sango, Koga, Miroku, Kagome, Shippo e Souten erano radunati intorno ad un fuoco sul quale avevano arrostito qualche pesce.
Mangiarono in silenzio e si andarono a coricare presto.
Suri steso sul giaciglio improvvisato mirava la luna.
‘Siamo quasi arrivati all’accampamento...Credo sia ora di svelare i miei poteri. Tutta questa storia è davvero assurda! Il continente, Inuyasha, i Draghi... Magari quando mi sveglierò domani scoprirò che è stato tutto un incubo. Lo spero tanto.’
Con questi pensieri Suri si addormentò.


Lontano, in un castello ormai carbonizzato, in una sala che cadeva a pezzi, su un trono bruciato una figura si disperava.
“E’ tutta colpa loro! Io non volevo fargli del male!!!” Urlò Inuyasha con il viso tra le mani.
Dietro di lui una figura scura apparve.
“Hai perfettamente ragione...” Sibilò Lo Strisciante.
Inuyasha si voltò di scatto, cadde dal trono a terra guardando terrorizzato l’essere che si presentava davanti.
“Co-cosa ci fai tu qui? St-stò sognando!?” balbettò spaventato.
Lo Strisciante fece di no con la testa.
“Non stai sognando, ma sappi che potrai vedermi solo tu.”
“E perché mai?” Chiese Inuyasha cercando di ricomporsi e alzandosi.
“La tua anima mi ha richiamato, il tuo desiderio di morte mi invoca.”
Disse per poi iniziare una risata muta e spettrale.
“Io…io non cerco morte!” Inuyasha distolse lo sguardo.
Lo Strisciante gli si avvicino e gli alzò il viso con un artiglio.
“Quando eravamo nel tuo sogno la tua anima era aperta, chiara e si manifestava limpida.
Il cielo grigio, la rabbia, il fuoco. Tutte cose che tu avresti voluto nella tua vita. Ammetto che tutti questi tuoi desideri nascono dal tuo dolore.
Ma adesso non dovrai più sentirti solo, emarginato…non sarai più triste o preoccupato.”
“Vai avanti.” Disse interessato Inuyasha.
“Tu sei prezioso, sei importate. Sei la Regina Negli scacchi.
Hai tutto il potere nelle tue mani, nessuno può farti del male.
Adesso hai una forza incomparabile a qualunque altro.”
“Le sfere che ti ho dato hanno già manifestato il loro potere vero?
La base è l’oscurità...
Il fuoco eliminerà le prima barriere ma questo non basterà.
Esistono altri poteri che tu dovrai conquistare. Così da diventare l’essere più potente di questo mondo.”
“E come posso fare?” Chiese Inuyasha ormai rapito da quelle parole.
“L’oscurità era già insediata dentro di te, il fuoco l’hai conquistato quando hai distrutto il tuo passato, le tue antiche sofferenze.
Ma altri cinque gioielli attendono che il loro padrone li chiami.
Il sesto gioiello , la sfera dei quattro spiriti è andato distrutto purtroppo, ma il suo potere non è minimamente comparabile agli altri.
Conquistarli non sarà facile come per i primi due. Questi risiedono nel mondo materiale e sono protetti da forze misteriose. Ognuna di queste forze ha due lati nascosti, tu farai leva sul lato oscuro. La bramosia del potere, la forza e l’oscurità. Li alletterai e cercherai di corrompere i loro spiriti.”
“E dove si trovano questi gioielli!?”
“Riuscii a percepire L’oscurità e il fuoco dentro di te, ma non so’ dove gli altri gioielli possano trovarsi di preciso. So’ solo che sono nel continente.”
“E che dovrei fare allora, girare per tutto il continente sperando che uno di questi mi cada tra le mani.” Il tono di Inuyasha era scettico, ma anche molto interressato. Un simile potere...Era allettante.
“C’è una mappa, culla quale sono segnati i nascondigli dei gioielli.”
“Bene , dove si trova questa mappa?”
“La mappa fù nascosta in un insenatura tra le montagne, in un tempio dedicato agli spiriti della terra. Vicino, molto vicino a quel tempo c’è un accampamento di demoni e umani. Molti si sono nascosti lì dopo che io ordinai al re del continente di scagliare il primo attacco al Giappone.
Col tuo drago non sarà difficile arrivarci. E scomemtto che i tuoi ‘amici’ si stanno dirigendo proprio lì. Potrai spiegargli che sei costretto a ucciderli, così la tua coscienza non né risentirà.”
“Bè allora che aspettiamo?”
Lo Strisciate sorrise in modo raccapricciante e poi scomparve in una nuvola di fumo nero.
Inuyasha con un sorriso arrogante sul viso.
‘Padrone del mondo...’
Si diresse in quello che restava delle sue stalle, sello il suo drago e vi saltò in groppa.
‘Diventerò il Padrone del mondo!’
Con un balzò il Drago spicco il volo.


Suri si sveglio di soprassalto. Aveva sentito un rumore nella boscaglia. Qualcuno si stava avvicinando.
Una mano gli tappò la bocca, fece per liberarsi ma si calmò quando sentì la voce di chi l’aveva bloccato.
“Fermo piccoletto, Siamo circondati.” La voce di Rea era velata da una sottile preoccupazione.
Suri si alzò cautamente. I suoi genitori, le sue sorelle e gli altri erano tutti in piedi, armati e pronti a difendersi.
Dal folto del bosco uscirono cinque soldati. Dovevano essere scampati all’attacco di Souten e Inuyasha li aveva mandati a riprenderli.
“Cinque contro dieci, non c’è divertimento.” Disse Rea quasi delusa ma molto più rilassata.
“Ce ne dovremmo dividere uno sorellina.” Aggiunse Sai anch’essa non più in posizione di difesa.
Ma Suri non era tranquillo, quelli erano comunque dei soldati del continente e anche i suoi e gli altri erano sospettosi.
Tutto si rivelò quando attaccarono.
Estrassero degli Spadoni a due mani d’acciaio e cominciarono a menar fendenti.
Rea e Sai furono disarmate quasi subito e dovettero indietreggiare allibite.
Miroku, Sango, Koga e Koya, riuscivano a malapena a trattenerne due.
gli altri tre si scaraventarono su Suri, Kagome e Shippo.
Le magie di Shippo non avevano il minimo effetto e rimbalzavano sulle corazze dei soldati.
“Spostatevi!” Urlò Kagome prima di Lanciare una freccia sacra che però non ebbe l’effetto sperato. Avrebbe dovuto distruggere i soldati completamente ma si conficco nella spalla di uno di questi come una normale freccia.
Il soldato la strappo via come se non sentisse il minimo dolore e si scaravento su Kagome. Souten lo fermo con il suo Raigekijin scagliando un fulmine che però i soldati evitarono facilmente.
Suri cerco di allontanarsi ma un soldato gli si parò davanti, era terrorizzato. Calò la spada su di lui. Urlò. La spada cozzò contro una barriera invisibile che cominciò ad espandersi.
Con un botto la barriera fece a pezzi il soldato.
Gli altri smisero di combattere e lo guardarono perplessi.
Suri non fu’ sorpreso, spaventato o sollevato. Si sentiva come svuotato senza sentimenti.
Abbasso il viso e si alzò. Si voltò verso gli altri soldati e alzò il braccio.
Nella sua mano si formò un globo luminoso, giallognolo.
“Mori*.” Sussurro e la sfera di luce esplose.
Come se lì ci fosse stata una bomba, tutti furono scaraventati via.
I soldati si polverizzarono e scomparvero nel vento senza lasciare traccia.
Miroku e Sango si alzarono di scatto e guardarono loro figlio che aveva ripreso possesso di sé, fissava il punto dove poco prima c’erano i soldati.
“Ma che cosa…?”  chiese Koya massaggiandosi la testa e cercando di alzarsi, ma la loro attenzione fù attirata da una campana.
“O no!” Disse Koga prima  che lui e Koya cominciassero a correre nel folto della foresta, preoccupati..
Tutti si sbrigarono a seguirli, corsero a perdifiato con la campana nelle orecchie. Più correvano e più si potevano udire anche altri suoni.
Urla, grida disperate. Koga e Koya si fermarono di botto, erano arrivati fino  alle montagne, ed erano su una sporgenza tra le rocce.
Da lì si vedeva l’inferno.
Una fiaccola di sofferenza nella notte.
Tutto era fuoco, l’accampamento, le persone, i demoni tutto era in fiamme.
“Mamma!!!” gridò Koya per poi cercare di gettarsi verso l’accampamento in fiamme, Koga però la blocco.
“Non possiamo fare niente ora!”
Rimasero tutti lì, a fissare quell’inferno e quell’enorme ombra nera che vi planava sopra.
Il Drago che aveva dato fuoco a tutto.
E sopra di lui Inuyasha.



SPAZIO AUTRICE

Mori*= Morite

Spero che questo nono capitolo sia di vostro gusto.
Cercherò di aggiornare Ogni Sabato o Domenica con Regolarità, ma voi continuate a leggere le mie storie Okay? E perfavvore, recensionate un po' di più =3=

A presto!

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