Non può funzionare. E se invece funzionasse?

di Nihal07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIV ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***




Ciao a tutti =D Che bello! Una nuova KakaSaku XD
Se ne vedono sempre meno in giro… (Questo è un invito a scriverne) =)
Premetto che: Kurenai non sta con Asuma e Sakura ha 19/20 anni u.u
Non credo di aver omesso altro =)
Buona lettura ^^
 

 I


“Io… Io… L’ho fatto.” Ino si portò le mani al viso, cercando di nascondere l’imbarazzo.
Ten Ten rimase a bocca aperta, ma riuscì a riprendersi presto per porre le tanto attese domande: “Ma come è stato?? Ma con Asuma?? Eddai Ino, racconta!”
Alla bionda si illuminarono gli occhi. “È complicato da spiegare… Era tutto così perfetto, così… Speciale.”
Sakura la fissò per un attimo: “Ma guarda! La nostra Ino è innamorata!”
Ino gonfiò le guance.  “Ovvio, altrimenti non sarei qui a raccontarvelo. Ma basta parlare di me; Ten Ten, tu con Shino?”
Ten Ten guardò da un’altra parte, rossa in viso: “Ecco… L’altro giorno siamo usciti a fare un giro, abbiamo camminato fino al campo d’addestramento, mi ha preso la mano, e mi ha baciata.” La ragazza lo disse tutto d’un fiato, gonfiando il petto e mostrandosi alle amiche tutta fiera per quello che era successo pochi giorni prima.
“Davvero? Ten Ten, fai progressi! E pensare che è uno dei miei compagni di squadra, ma non mi racconta mai niente!” Hinata incrociò le braccia al petto.
“E tu Hinata? Come sei messa?” Sakura approfittò subito dell’occasione per chiederle informazioni sulla sua vita sentimentale.
La mora arrossì. “Io… Ecco… Direi che mi trovo in una situazione complicata. Naruto mi piace, molto; ma quando sto con Kiba… Lui mi fa stare bene, e io sono stanca di stare male. Infondo Naruto non si è mai interessato a me, quindi credo sia ora di andare avanti. Tutto sta a me, se voglio veramente dimenticarlo.”
Sakura prese le mani di Hinata tra le sue. “Vedrai che le cose si sistemeranno. Le supereremo insieme. Siamo amiche per cosa sennò?” Il sorriso della rosa non potè che contagiare Hinata, che sorrise a sua volta.
Ino interruppe il momento. “E tu Sakura? Circondata da così tante persone innamorate. Quando troverai l’amore della tua vita?”
“Io… Per ora non ne ho bisogno. Ho una famiglia stupenda, delle amiche fantastiche, un lavoro appagante; dove trovo il posto per il ragazzo?” Sakura rise. Rise forte.
Non l’aveva detto nemmeno a loro. Nemmeno alle sue migliori amiche.
Cercava di farsi carico dei problemi degli altri per scappare dai suoi.
Era diventata brava a nascondere quello che la faceva stare male. Come potevano accorgersene loro? Così felici, così prese dall’amore che sentivano per quei ragazzi.
Non che lei non fosse innamorata, ma non riusciva a fare altro che soffrire.
Aveva visto gli occhi di Ino, brillare a quella notizia. Avrebbe potuto avere tutto la ragazza più bella di Konoha, eppure le bastava questo, soltanto stare con Asuma.
Vedeva il sorriso di Ten Ten, la felicità che Shino riusciva a trasmetterle. Non si sarebbero fermati per niente al mondo. Niente poteva rovinare il periodo più felice della loro vita.
E Hinata… Glielo aveva detto molte volte. Perché non provare a lasciarsi andare con Kiba? Perché non provare a dimenticare? No, infondo anche Sakura sapeva quanto poteva essere difficile smettere di amare la persona che ti aveva cambiata, salvata da un mondo che cerca di metterti al tappeto ogni volta che rischi di cadere. Ma la rosa sapeva anche che Hinata ce l’avrebbe fatta, avrebbe trovato la sua strada, prima o poi. Non aveva importanza se con Kiba o Naruto o qualcun altro, l’importante è che quest’ultimo potesse renderla felice.
Ma lei, la solita e monotona Sakura, avrebbe mai trovato l’amore? Non quello che ti fa stare male, che ti fa piangere la notte, ma quello che ti spinge più infondo: ti spinge a volerlo tenere per mano, a volerlo vedere ogni giorno, a desiderarlo, ad avere il coraggio di andare là e pronunciare le fatidiche due parole “Ti amo”, che ti da il coraggio di avvicinarti fino all’inverosimile, di prendere il suo viso tra le mani, e finalmente sentire quel contatto che aveva fin troppo sognato.
Ma con lui, avrebbe mai avuto tutto questo?
Una volta arrivata a casa, si mise subito a letto, affondando la testa nel cuscino.
“Se l’amore vero vince sempre, perché lui non è qui alla mia finestra?”
 
 
“Era da tanto tempo che non ci allenavamo tutti insieme!”
Naruto si lasciò cadere a terra. Era esausto, e come lui, Sakura e Kakashi.
La rosa si sedette di fianco a lui. “Perchè Sasuke non è venuto?”
“Mi ha detto che aveva da fare.”
La rosa gonfiò le guance.
Kakashi prese la giacca dell’uniforme, che aveva temporaneamente appoggiato a terra.
“Bè ragazzi, adesso devo andare. Ci vediamo la prossima volta, magari con Sasuke.”
Naruto si tirò su. “Aspetti Sensei!! Dove sta andando?! Non ci aveva detto che sarebbe andato via prima.”
“Ho una cosa da fare Naruto.” Il jonin si passò una mano dietro la testa.
“Che cosa?” Sakura lo chiese con tutta l’innocenza possibile, ma infondo, l’aveva chiesto per un motivo.
“Devo andare a trovare una persona in ospedale.”
Prima che Sakura potesse parlare, il biondo la interruppe.
“Tutti che hanno altro da fare oggi? Va bene Sensei, non indagheremo.” Naruto sorrise.
Kakashi annuì, e dopo aver salutato i ragazzi, se ne andò.
“Sakura, ti va di andare a mangiare??”
La rosa annuì.
Non le risultava potessero esserci amici di Kakashi in ospedale.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***





II

 
Naruto e Sakura camminavano velocemente verso il Ramen Ichiraku, ma la rosa non badava minimamente alla strada; più che altro, la sua testa era pervasa da tutti quei pensieri che si facevano spazio nella sua mente. Perché il loro maestro avrebbe dovuto mentirgli? Ok, forse stava diventando paranoica.
Anche se fosse stato vero, Kakashi era un adulto in tutto e per tutto, quindi, a lei, cosa poteva importare?
Ritornò in sé quando vide Naruto bloccarsi in mezzo alla strada che avrebbe portato al Ramen Ichiraku. Sbirciò lentamente da dietro un muro, per poi ritornare in sé, e capire che Naruto era completamente visibile. Lo tirò indietro, prima di focalizzare la persona seduta vicina a Kakashi.
“Kurenai!” La voce di Naruto echeggiò nella sua testa.
“Perché Kakashi non ce l’ha detto?” Il bindo interrogò la ragazza.
“Non lo so.”
Sakura gonfiò le guance. Perché non gliel’aveva detto? Era davvero seccata.
Sapeva che Kakashi non era di molte parole riguardo la sua vita privata, ma questo proprio la faceva infuriare.
Ci mise un po’ per rendersi conto che Naruto aveva iniziato a camminare nella direzione di Kakashi, e quando il biondo si fermò per attirare l’attenzione del jonin, uscì allo scoperto anche lei, fulminandolo per un paio di secondi.
“Kakashi!”
Il corpo dell’Hatake sussultò per un attimo, e quest’ultimo si girò lentamente, imbarazzato.
Kurenai ancora rideva, forse per una conversazione che era appena stata interrotta da Naruto.
“Naruto… Cosa…?”
“Cosa ci faccio qui?” Chiese il biondo.
“Lei piuttosto, cosa ci fa qui.” Sakura non sorrise, ma Kakashi non lo notò minimamente.
Il jonin si passò una mano dietro alla testa. “Io… Ecco…”
“Ciao ragazzi! È da tanto che non ci si vede vero?” Kurenai sorrise. Era ancora più bella dall’ultima volta che Sakura l’aveva vista. “Vi andrebbe di mangiare qualcosa con noi?”
L’Haruno non guardò lei, ma Kakashi, il quale aveva posato uno sguardo interrogatorio sulla donna.
Sorrise. “No grazie, sarà per la prossima volta Kurenai.”
Detto questo Sakura se ne andò all’istante.
Maledicendo Naruto e la sua stupidità.
Maledicendo quella donna, sempre più carina e sexy.
Maledicendo il suo maestro, ma senza sapere il perché.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 

Ringrazio tutte le persone che hanno letto questa storia ^^ Davvero, GRAZIE =)

 

Capitolo III

 

“Sakura, va tutto bene?”
La rosa ritornò in se stessa, annuendo alla domanda dell’Hokaghe. “Si, Lady Tsunade!”
“Ne sei davvero sicura?”
Sakura abbassò lo sguardo. “Ecco…”
Infondo, Tsunade era stata come una seconda madre per lei, perché non dirle tutto?
Era davvero contenta che la sua maestra si stesse preoccupando per lei; aveva bisogno che qualcuno diverso dalle sue amiche lo facesse, che le chiedesse più volte come stava, dimostrandole che la conosceva meglio di chiunque altro.
“Ho fatto una scommessa con Naruto l’altro giorno, e mi chiedevo se lei potesse darmi la conferma riguardo il nostro presentimento.” Bugia.
Tsunade non era molto convinta, ma acconsentì alla domanda, lasciando temporaneamente perdere il discorso precedente.
“Naruto sostiene che Kakashi frequenti Kurenai, ma io non ne sono molto convinta. Insomma, quando è con lei, Kakashi sembra… Diverso…” Le era veramente uscito il nome di Kakashi, non affiancato dal suo solito “Sensei”?
Tsunade la guardò un attimo.
Guardò un attimo quegli occhi.
Quegli occhi che desideravano così tanto un “No, Kakashi non è minimamente interessato a Kurenai.”
Infondo Sakura le faceva tenerezza.
Tsunade era una donna fin troppo preparata a queste cose, per non capire cosa si celasse dietro a quello sguardo, il quale cercava in tutti i modi di nascondere quello che il cuore provava. Anche lei da adolescente  avrebbe fatto una domanda del genere, e poi, probabilmente, avrebbe dato una risposta scontata, povera di alcun significato, dimostrando, ad un occhio meno attento, che non le importava minimamente.
L’Hokaghe posò gli occhi su una pila di documenti.
Tutti ci comportiamo diversamente con la persona che amiamo. Sorridiamo spesso, le diamo più attenzioni, e i nostri occhi si illuminano ogni volta che la vediamo. Sakura intendeva questo, quando usava la parola “Diverso”?
Tsunade sfilò un foglio dalla pila appoggiata sul tavolo.
“Che lavoro noioso.”
Sakura la guardò piegando la testa di lato, con fare interrogativo, e Tsunade le sorrise.
“Non so se Kakashi si frequenti con Kurenai, mi dispiace Sakura.”
“Allora non ho ancora perso la scommessa.” Ecco la risposta scontata.
Tsunade fece segno di no con la testa. “A proposito, puoi chiamarmi Kakashi, per favore?”
La rosa sorrise: “Certo”; e sparì chiudendosi la porta alle spalle.
Che Kakashi lo sapesse?
Che Kurenai lo sapesse?
Tsunade sospirò. “Per favore Kakashi, attento a quello che fai”.
L’ultima cosa che la donna avrebbe voluto, sarebbe stato vedere Sakura star male.
 
 
Sakura si appoggiò le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato. Non aveva mai corso così tanto.
Si tirò su, sistemandosi i capelli.
Si fermò un attimo, e fece segno di no con la testa.
Che cosa stava facendo?! Tutto questo non aveva senso.
Era il suo maestro, era… Kakashi.
Sospirò.
Le dava così tanto fastidio che Kurenai potesse avere una relazione con lui? Se le cose fossero state veramente così, perché lei ci stava provando?
Diamine, le sembrava di essere tornata un’adolescente. Come ai tempi di Sasuke.
Le tornarono in mente molte cose.
 Kakashi l’aveva sempre salvata: contro Zabusa, durante l’attacco dei ninja della sabbia, oppure nel  suo tentativo di riportare Sasuke a casa. Lui l’aveva vista crescere, c’era sempre stato, lui avrebbe dato la sua vita per i suoi allievi.
Già, per i suoi allievi. Perché lei, era quello.
E lui, meritava di più.
Lui…
Sentì la porta davanti a lei aprirsi, ed alzò lo sguardo.
“Hai intenzione di restare ancora molto qui davanti? Cosa stai aspettando Sakura?”
“Ku… Kurenai… Io…” Arrossì. “Speravo di trovare Kakashi.”
“Posso chiamarlo se vuoi.”
“Mi farebbe un favore.”
Kurenai annuì, e rivolgendosi alle scale che andavano al piano di sopra, urlò il nome del jonin.
“Sakura, ti va di entrare?”
“No, grazie lo stesso. È questione di pochi minuti.”
“Oh, va bene.”
Sakura sentì dei passi.
“Kurenai, perché mi hai…”
Kakashi guardò stupito Sakura, che arrossì ancora di più.
“Sakura, perché sei qui? È successo qualcosa?”
La ragazza negò con la testa. “Tsunade la vuole vedere.”
“E ha mandato te?”
“Bè, ero da lei. Dovevo tornare a casa, e sono passata di qui.”
“Hmm, va bene. Allora grazie, vado subito.” Il jonin sorrise, e qualcosa in Sakura, si ruppe.
“Va bene. Arrivederci.”
L’Haruno si dileguò, senza nemmeno sentire la risposta. Corse più che poteva, ancora di più di quanto avrebbe potuto fare all’andata.
Era davvero a casa del suo maestro, quella donna?
Perché?
Perché proprio Kurenai?
Perché non lei?
Arrivata a casa, si chiuse la porta alle spalle.
Quella donna, non conosceva Kakashi quanto lei.
Respirò profondamente un paio di volte.
Si, ma quella donna era motivo del suo sorriso.
Di quel sorriso che la faceva stare bene ogni volta.
Quella donna, possedeva tutto quello di cui lei avrebbe dovuto privarsi.
Abbassò lo sguardo.
Forse… Era proprio lei ad avere la sbagliata consapevolezza di  credere di conoscere il suo maestro.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***



Grazie a tutte le persone che stanno seguendo questa storia ^^ Mi fa davvero piacere =D

Capitolo IV



“Una missione?”
“Si, niente di così complicato Kakashi.”
Il jonin annuì, e Tsunade sorrise.
“Siamo in un periodo di pace ormai, e le missioni non aumentano, di conseguenza, molti ninja qui al villaggio si ritrovano senza un incarico preciso. Il villaggio della Sabbia ha bisogno di una mano, con dei lavori di ristrutturazione, di conseguenza, voglio che andiate ad aiutare.”
“Sta parlando al plurale, chi è che dovrebbe venire con me?”
Tsunade mostrò un foglio a Kakashi, il quale arrossì per un attimo, sperando che l’Hokaghe non se ne accorgesse.
“Va bene, li informerò io.”
Detto questo, Kakashi scomparve in una misera nuvoletta di fumo.
 
Sakura si tirò su i capelli, e si guardò allo specchio.
Sì, il suo aspetto non era dei migliori.
La sera precedente aveva dormito veramente male, ed ora, stava peggio del giorno precedente.
Quando sentì bussare alla porta, ci mise un po’ per scendere, in quanto, oltre a disperarsi per il suo aspetto poco adatto, iniziò a farsi qualche paranoia per la testa.
E se fosse stato Kakashi?
Kakashi che le chiedeva di andare ad allenarsi con lui e Naruto.
Oh, sarebbe stato davvero bello. Poi, avrebbe aspettato che Naruto tornasse a casa, per stare un po’ da sola con il suo maestro, e alla fine…
Le tornò in mente l’immagine di Kurenai, che le aveva aperto la porta il giorno prima.
Probabilmente sarebbe stato Kakashi ad andarsene per primo. Ma stavolta avrebbe detto: “Devo andare da Kurenai.” Già, perché ormai i suoi allievi lo sapevano. E lei, alla fine, sarebbe rimasta da sola con Naruto.
Diamine Sakura! Vai ad aprire!
La rosa negò con la testa, prima di finire tutta la rampa di scale e aprire la porta.
“Naruto?!”
Il biondo le sorrise. “Il maestro Kakashi ha detto di andare subito al campo d’addestramento. Forse oggi ha trovato del tempo per allenarsi con noi.”
Sakura sorrise. “Davvero?! Arrivo subito Naruto!”
Cos’era tutta quell’euforia? Certo, una volta tornata a casa, tutta quella felicità sarebbe scomparsa, lasciando posto alle sue paranoie e ai suoi ricordi, ma intanto, voleva godersi quel momento.
Si preparò velocemente, facendosi una coda, anche se la cosa le risultava leggermente inutile, in quanto, i suoi capelli non erano molto più lunghi di quando aveva 16 anni.
I due ragazzi arrivarono presto al campo d’addestramento, e rimasero stupiti, quando videro Kakashi già sul posto. Ma ancora di più, alla vista di Kurenai.
Sakura pensò che sembrando tutto così bello, il destino le avesse giocato un brutto scherzo, tanto per farla ritornare coerente.
“Finalmente siete arrivati ragazzi.” Kakashi sorrise.
“Maestro, è lei che è in anticipo, e Sakura che doveva ancora prepararsi.”
La ragazza ritornò in se stessa. “Non è vero! Non ero minimamente preparata a tutto questo!”
La risatina di Kurenai riecheggiò nell’aria. “Allora Kakashi, perché ci hai chiamati?”
“Per una missione.”
“Missione?!” A quella parola, gli occhi di Naruto si illuminarono, mentre quelli di Sakura… Non sapeva nemmeno lei, cosa provava in quel momento.
“Partiremo oggi pomeriggio, quindi fatevi trovare pronti davanti all’entrata del villaggio.”
“Non ci spiega nulla Sensei?” Naruto piegò la testa.
“Dobbiamo recarci al villaggio della Sabbia, e aiutare i cittadini a ristrutturare gli edifici.”
Sakura sospirò. Niente di pericoloso, quindi.

Tornata a casa, il tempo non sembrò volare per niente.
Mangiò qualcosa, preparò tutto per partire, e decise di uscire per fare un giro, prima della fatidica partenza.
Per tutto il tempo, pensò alla sua vita, a quello che era successo, a quello che l’aveva fatta cambiare. Si fermò davanti la vetrina di un negozio, e ci si riflettè dentro. Era cambiata, sì, molto. Si chiedeva che fine avessero fatto tutti i suoi sogni da ragazzina, e se ne avesse mai avuti. Tutti quei pensieri, quelle parole, quei desideri che l’avevano accompagnata, ora non sembravano più esistere.
Chiuse gli occhi e si guardò dentro. Quei sogni, ormai avevano lasciato il posto ad altri.
Sorrise amaramente.
“Possibile che devo pensare sempre a te?”
Sospirò, e fu grata a Naruto quando sentì la sua voce che la chiamava.
Era ora di partire.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Ciao a tutti =D
Ringrazio tutte le persone che leggono questa FF ^^
GRAZIE!!

Capitolo V

 
“Non vedo l’ora di rivedere Gaara! È da molto tempo che non ho sue notizie.”
“Bè, sarà pieno di lavoro in questo periodo, ma non credo rifiuterà di vedere un suo vecchio amico.” Sakura sorrise a Naruto, e subito dopo, senza che il biondo la notasse, spostò lo sguardo su Kakashi e Kurenai, i quali si trovavano davanti ai due ragazzi.
Sarebbe voluta correre verso di loro e dividerli, mettendosi in mezzo, ma la cosa sarebbe stata estremamente imbarazzante, quindi, colta dalla disperazione e dalla rabbia, cercò in qualche modo di attirare l’attenzione dell’uomo.
“Sensei!”
Kakashi si girò, ormai rassegnato a sentirsi chiamare ancora “Maestro”, dalla sua allieva.
“Si Sakura?”
La ragazza, ad un tratto, si sentì osservata da tutti. In effetti, la sua mossa non era stata per niente intelligente. E ora? Che avrebbe detto? Maestro, l’ho chiamata per attirare la sua attenzione, in quanto voglio che stia il meno possibile vicino a quella donna? No, troppo possessivo da parte sua.
“Ehm… Durante la strada potremmo trovare pericoli di qualche genere?”
Kakashi piegò di lato la testa. “Non lo so, e comunque non credo sarebbe un problema tanto grave.”
Sakura abbassò lo sguardo. “Si, però…” Anche alla loro prima missione ufficiale, Sakura aveva fatto la stessa domanda.
Alzò gli occhi e riuscì a vedere Kurenai che la fissava, prima di girarsi. Che aveva da guardare?
La rosa sospirò. Non sei più una bambina Sakura, contieniti diamine!
Forse se fosse stata una bambina sarebbe stato tutto più semplice. Si sarebbe potuta appiccicare a Kakashi, senza destare il benché minimo sospetto.
Ad un tratto, l’Haruno sentì la pesante mano del biondo che la fermava.
“Che cosa stai facendo?” Dopo pochi secondi, Sakura si accorse che tutti si erano fermati.
Altro buco nell’acqua Haruno.
Prima che Sakura potesse spostarsi, usando le proprie gambe, si sentì sollevata da Naruto, il quale indietreggiò di pochi metri con lei in braccio.
“Che… Che diamine fai Naruto!! Mettimi giù!”
Non poteva permettersi figure del genere con Kakashi lì. Fortuna che lui non la stava guardando, ma era concentrato sui due nemici. Fu grazie a loro che Naruto evitò lo schiaffo che Sakura stava per infliggergli.
Anche la rosa però, era impegnata in altro, e Naruto non era il suo problema. Guardava infatti Kakashi che faceva segno al biondo, e seguito da Kurenai, si allontanava, preceduto dal primo uomo, che probabilmente aveva la piena intenzione di separarli.
Anche loro contro il loro amore?
La rosa si sarebbe messa a ridere, se non fosse stata sotto attacco.
“Naruto, facciamolo…”
“Stai indietro Sakura.”
“Cosa??!!”
L’uomo davanti ai due ragazzi, scattò in avanti, scegliendo come bersaglio la rosa. Naruto si mise tra i due, ma con una finta, il nemico riuscì a toglierlo di mezzo, colpendolo al fianco e facendolo rotolare un paio di metri più in là. Questo continuò il suo attacco, provando a colpire la ragazza, la quale però, al contrario del compagno, fermò il nemico e lo bloccò, permettendo a Naruto di rialzarsi e metterlo fuori gioco con uno dei suoi Rasengan.
Probabilmente si sarebbe vantato per tutta la missione, di come aveva steso 10 uomini, armati fino ai denti.
Naruto sospirò, sedendosi a terra, ma la ragazza, era già pronta a correre.
“Sakura, dove vai?”
“Da Kakashi.”
“Ma lui è forte. E poi, con Kurenai, vincerà sicuramente.”
“Naruto, se ha lasciato quell’uomo a noi, vuol dire che ha avuto tutto il tempo per fare le sue constatazioni su quale dei due fosse il più debole. Certo, spero sia come dici tu.” Sakura sorrise.
“Al massimo, arriverò lì a battaglia conclusa.”
 
 
Non ci pensò una volta in più. Fu l’istinto a guidarlo, a dirgli di mettersi tra la donna e l’uomo che le stava venendo incontro. Certo, il colpo che gli arrivò in pieno stomaco, quello lo sentì bene. Barcollò, facendo un passo indietro.
“Kakashi!”
“Kurenai! Vattene!”
“No, non ho intenzione di…”
Il jonin girò a malapena la testa, e la guardò con tutta la freddezza possibile.
La donna abbassò lo sguardo e si voltò, iniziando a correre.
Dopo pochi secondi, si ritrovò davanti Sakura, che correva dalla parte opposta.
“Sakura, dove stai andando?!”
“Da Kakashi!” La rosa non si voltò.
“Lui non vuole…!”
Probabilmente l’aveva guardata in quel modo. Quando il jonin proibiva loro qualcosa, quando erano ancora bambini. Sì, ben poche cose in verità. No, non si sarebbe fatta spaventare da lui. Nemmeno le sue parole avrebbero potuto farle cambiare idea. In alcun modo.
“È il mio maestro Kurenai!”
E fu lì, in quell’attimo, che la donna vide sparire Sakura, con la consapevolezza che quello che aveva pensato fino a quel momento, era fondato.
 
 
Kakashi si trovava in piedi su un punto troppo lontano per riuscire a fare qualcosa.
Dove si trovava lui in quel momento?
Rivide la scena, vera in ogni singolo dettaglio, con l’unica differenza che lui non era lì.
Vide la terra che si richiudeva su se stessa.
La mano di Rin, che teneva quella di Obito.
Rin lo guardava, piangendo.
“Kakashi… Per favore, aiutaci…”
Lui sarebbe arrivato.
Se lo ricordava quel momento. Quella volta aveva afferrato la mano di Rin, e l’aveva portata in salvo. Perché ora le cose erano cambiate? Lui non poteva muoversi, altrimenti  avrebbe deciso di morire lui al suo posto.
“Rin!!”
La ragazzina sparì insieme al suo compagno, inghiottita dalla terra, a causa della tecnica di quell’uomo. Ma nemmeno quest’ultimo era lì.
Si girò, sentendo qualcuno che camminava verso di lui.
“Kakashi… Avevi promesso di salvare Rin, ricordi?”
“O-Obito?!”
“Kakashi! Te lo ricordi?!”
Il jonin strinse i pugni. “Tu non sei reale.”
“Oh, hai ragione. Io non sono reale, tutto quello intorno a te, non è reale. Ma quello che hai fatto, quello si che è reale. Perché infondo Kakashi, tu non hai fatto niente. Quello che provi è reale Kakashi. Le sensazioni che ti pervadono, quelle esistono ancora.”
“Che cosa…”
Kakashi si voltò di scatto, sentendo qualcosa di freddo che gli afferrava la mano.
“Rin?”
“Kakashi…” Il viso pallido della ragazza era rigato dalle lacrime. Quegli occhi bellissimi, ora, erano pieni di dolore.
“Kakashi… Perché non mi hai salvata? Ho fatto qualcosa di male?”
Per una volta, ogni nervo dell’uomo non rispose più ai suoi comandi. Ogni singola parte di lui, era rigida, piantata sul terreno. Avrebbe voluto correre, correre lontano da lei. Quell’innocenza che lui non aveva mai avuto, lo stava distruggendo.
“No… Io… Mi dispiace… Rin, ascolta…”
“No!”
Il jonin sussultò. Quel tono non era reale. Rin non gli avrebbe mai parlato così.
Tutto ritornò normale dopo pochi secondi.
“Portami via da qui Kakashi…” Gli occhi di Rin si puntarono nei suoi, e tutto quello che l’uomo riuscì a fare, fu stringere a sua volta, la mano della giovane, prima che tutto intorno a lui diventasse buio e freddo.
 

Strinse un momento gli occhi, prima di riaprirli e sentire qualcosa di caldo sul suo volto.
“Kakashi.”
La ragazza sorrise dolcemente, appoggiando una delle sue mani sul volto dell’Hatake.
“Sakura… Cosa ci fai qui?”
“Sono venuta per salvarla, non si era capito?”
Kakashi si portò una mano allo stomaco, e con l’altra, afferrò il polso della ragazza, abbassando la sua.
“Non ne ho bisogno. Torna da Naruto e gli altri. Anche Kurenai dovrebbe essere lì.”
Lo sguardo della rosa si fece freddo. “Si, so che lei è con Naruto.”
La ragazza si girò di scatto, afferrando il pugno dell’uomo, che si era appena lanciato contro di lei.
“Non ti hanno insegnato a non attaccare alle spalle?”
Lo guardò per un paio di secondi negli occhi. Qualche immagine nella sua testa si sovrappose ad altre. Lei che piangeva perché Sasuke se ne era andato. Lui che ora si trovava davanti a lei, e dietro a lui, Kakashi che non riusciva a rialzarsi. L’immagine di quella donna, Kurenai, che teneva per mano l’uomo. Tutto questo, durò pochi secondi.
Sakura ritornò in sé, e dopo aver colpito l’uomo con una ginocchiata, lo finì con una successiva gomitata alla nuca.
“Questi qui, hanno pochissima resistenza!”
Si girò verso Kakashi sorridendo, ma pochi istanti prima, sentì la presa, prima salda dell’uomo, affievolirsi.
 
“Kakashi…”
Il jonin aprì lentamente gli occhi.
“Sakura? Cosa mi sono perso?”
La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
“A parte vedere come la sua allieva sconfiggeva un uomo armato fino ai denti? Niente di particolare. Come sta?”
“Meglio credo.”
La rosa lo guardò trattenendo per un attimo il respiro.
“Perché non si è mosso? Quell’uomo la stava per colpire.”
“Credo di essere stato per pochi secondi sotto l’effetto di un’illusione, ma ormai è passata.”
Sakura non provò nemmeno a fare la benché minima domanda.
Ecco perché aveva visto tutte quelle immagini. Anche lei stava per rimanere intrappolata in quel susseguirsi di ricordi. Ma perché non era successo?
Ricordò un paio di lezioni di Tsunade riguardo le illusioni: “Se sei con qualcuno, basta che questo ti passi una minima quantità del suo chackra, per fare in modo che l’illusione finisca. Altrimenti, l’unica cosa da fare, è quella di scappare.”
Fortunatamente, in quel momento, Kakashi le stava stringendo il polso. Se non fosse stato per lui, le cose sarebbero finire diversamente. Ancora una volta, l’aveva salvata.
“Grazie.”
Sakura si ridestò dai suoi pensieri e guardò l’uomo.
Negò velocemente con la testa. “Non è stato niente di eccezionale. Non mi sono nemmeno impegnata.”
L’Haruno rise.
C’era qualcosa in lei, che Kakashi trovò maledettamente familiare.
Forse…
Abbassò lo sguardo.
Il ricordo di Rin lo accompagnava ancora.
“Kakashi! Sakura!”
La voce di Naruto attirò l’attenzione dei due.
Kurenai si avvicinò a Kakashi. “Come stai?”
Sakura gonfiò le guance in segno di disapprovazione.
Lo stava seriamente chiedendo solo a lui?
Anche lei aveva qualche graffio, eppure, nessuno si stava preoccupando delle sue condizioni!
“Sakura, va tutto bene?”
Certo, a parte Naruto. La verità era che avrebbe voluto che fosse l’Hatake a chiederle se stava bene, se aveva qualcosa.
E lei, cosa avrebbe risposto? Sì, fisicamente sto bene, ma moralmente, questa situazione mi sta devastando?
Che nervi!
“Certo Naruto. So essere resistente quando voglio.”
Il biondo sorrise, e Sakura non potè non fare lo stesso.
Kakashi si alzò. “Andiamo? Ormai manca poco.”
L’Haruno afferrò la mano del biondo che l’aiutò ad alzarsi, e in poco tempo, arrivarono al Villaggio della Sabbia, dove Gaara li attendeva impazientemente.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***




Capitolo VI

 
“Gaara!!”
Naruto corse verso il ragazzo, e lo abbracciò con tutta la forza possibile. Il Kazekaghe cercò di rispondere a quel saluto, ma in maniera molto meno espansiva.
Dopo pochi secondi, arrivarono anche le due donne e Kakashi, il quale strinse la mano di Gaara, e si fece spiegare cosa dovevano fare. Sakura salutò il rosso con un caloroso sorriso, e quest’ultimo dovette fare lo stesso.
Iniziarono subito a mettersi all’opera.
Il lavoro rimasto non era molto.
Probabilmente avrebbero finito la loro parte entro il tardo pomeriggio del giorno dopo.
Naruto iniziò subito a trasportare gruppi di 6 tavole alla volta, mentre Sakura, scioccata dalla determinazione di quel ragazzo, a malapena riusciva a trasportarne 2.
Proprio lei, che aveva ereditato dall’Hokaghe una forza sovraumana.
Nonostante il Sole non fosse troppo alto in cielo, il caldo era davvero un grosso problema, e non essendo abituata, Sakura doveva fermarsi ogni 10 minuti.
Sei un ninja, Sakura, non puoi farti abbattere dal caldo. Pensare che non era nemmeno vestita pesante.
Naruto si era già tolto la giacca, e Kurenai si era messa una canottiera, che lasciava ben poco alla fantasia, e Kakashi…
Sakura arrossì. Anche lui si era tolto la divisa, e se le donne del villaggio si fossero fermate a guardarlo, sicuramente la rosa non le avrebbe biasimate.
In quel momento la ragazza si trovava sul tetto di una casa, intenta a trasportare due lunghe tavole.
“Un piede davanti all’altro Sakura.”
Barcollò un attimo, e sarebbe caduta se qualcuno non l’avesse presa per la vita. Certo, le tavole oramai, erano cadute al piano inferiore.
“Fiù… Per fortuna… Grazie…” Si girò e si ritrovò Kakashi davanti.
Faceva più caldo di quello che era già, o era una sua impressione?
“Ma-Maestro?”
“Se due sono troppe, puoi sempre portarne una alla volta.”
“No no! È stata solo una svista.” Sakura si passò una mano dietro alla testa.
“Finiamo io e Kurenai qui. Perché non vai a dare una mano a Naruto?”
La rosa non potè ribattere.
Mentre andava dal biondo, con la coda dell’occhio vide Kurenai che prendeva sottobraccio il jonin, ridendo e facendo battute riguardo lo stupendo lavoro che avevano fatto.
Arrivata da Naruto calciò un mattone, che volò pochi metri più avanti. Ecco la tua stupida forza Sakura!
“Qualcosa non va?”
Un ragazzo si avvicinò a lei.
“No, va tutto bene. Grazie per l’interessamento.”
“Sei una ninja del Villaggio della Foglia? Devo ammettere che anche lì, le ninja sono davvero carine.”
Sakura sorrise. “Bè, si. Le mie amiche sono davvero delle ragazze stupende. Ma non solo dal lato estetico.”
Il ragazzo piegò la testa di lato. Probabilmente Sakura aveva capito che gli aveva appena fatto un complimento, ma non le importava più di tanto. Non le interessava di sembrare sgarbata. Infondo, lei voleva essere carina per un uomo solo.
“Mi chiamo Takao. Ho l’onore di parlare con una signorina davvero carina, che non ha apprezzato per niente la mia battuta. Posso sapere almeno il suo nome? Sempre se la mia battuta sulle ragazze di Konoha non mi abbia fatto sembrare un donnaiolo ai suoi occhi.”
La rosa arrossì, e si scusò per il suo comportamento. Infondo, era simpatico.
“Mi chiamo Sakura, e…”
La voce di Kakashi la interruppe.
“A quanto pare, qualcuno sta facendo amicizia. Quando hai finito Sakura, noi ti aspettiamo all’alloggio che Gaara ci ha riservato.”
“Ci sono le terme Sakura!” Naruto si intromise, tutto elettrizzato all’idea.
“Terme?! Un bagno rilassante?! Arrivo subito!”
“Allora Sakura, è stato un piacere.” Takao sorrise, e Kakashi si fermò a guardarlo.
“Certo Takao! Ci vediamo!” L’Haruno salutò, e il ragazzo se ne andò, mentre i quattro jonin andavano a riposarsi. Meritato riposo!
“Sakura…”
“Si?”
“Chi era quel ragazzo?”
“Un abitante del villaggio credo. Perché?”
Kakashi alzò le spalle, e una volta arrivati, appoggiò una mano sulla testa della ragazza.
“Ci vediamo per cena.”

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***



Grazie a tutti quelli che leggono questi capitoli, che seguono la storia e che recensiscono!!
Nihal


Capitolo VII

 

Sakura si tolse l’asciugamano che la copriva e lasciò che l’acqua l’aiutasse a rilassarsi.
Si immerse del tutto per poi risalire e prendere una grande boccata d’aria.
Ripensò per un attimo ad ogni momento della giornata. Chissà cosa aveva visto Kakashi durante quell’illusione, e perché le aveva chiesto chi era quel tipo?
Voleva evitare di costruirsi stupide favole per la testa. Infondo, non sarebbero mai state reali.
Per un attimo, però, volle provare a credere nei miracoli.
“A cosa stai pensando Sakura?”
Il corpo della rosa sussultò per un secondo, nel sentire la voce di Kurenai.

“Ku-Kurenai? Da quanto sei qui? Mi hai fatto prendere un colpo.” L’Haruno sorrise.
“Non cercare di fare l’innocente. Con me non funziona. Allora Sakura, me lo dici tu, o devo spiegartelo io?”
“Che cosa?”
Kurenai si tirò su i capelli. “Forse Kakashi non se n’è accorto, ma io si.”
Sakura arrossì.
“Ecco, vedi? Questo spiega tutto. Voglio solo darti un consiglio da amica Haruno. Kakashi non fa per te. Lui ha bisogno di una donna forte, sicura di sé stessa. Che sappia rialzarsi sempre dalle difficoltà, senza mai chiedere aiuto. Insomma, indipendente.”
La rosa decise di diventare cattiva.
“Come Asuma, infondo.” Ino le aveva raccontato della precedente relazione tra i due, però non sapeva il motivo per cui era finita.
Kurenai si avvicinò a Sakura. “Semplicemente, io e Asuma non eravamo fatti per stare insieme. Vuoi sapere una cosa ragazzina?”
La rosa la guardò alzarsi, sfoggiando tutta la sua sensualità e bellezza. La vide riprendere l’asciugamano e uscire lentamente. Si girò, e le sue ultime parole rimasero per tutta la sera dentro la testa di Sakura: “Tu non sei abbastanza per lui."
 
“Tu non sei abbastanza per lui.”
Perché le ripetevano cose che già sapeva?
Certo, sentirsele dire da altri però, ha un impatto molto più forte.
Gli occhi le diventarono lucidi.
Sakura era ancora in asciugamano, e ormai era davanti la porta della sua stanza, quando sentì una mano sfiorarle la spalla.
Si girò di scatto.
“Ma-Maestro?!”
“Scusa, non volevo spaventarti. Va tutto bene?”
La ragazza abbassò lo sguardo. “Si, certo. Sono solo un po’ stanca.”
“Sei sicura?”
Il jonin puntò i suoi occhi in quelli di lei, tanto che costrinse la ragazza a fare un passo indietro, appoggiando la schiena alla porta.
Kakashi alzò il braccio, premendolo sulla porta sopra la testa di Sakura, rendendo tutto molto più imbarazzante e accorciando le distanze.
Vide qualcosa sussultare negli occhi di lei.
“Se vuoi capire come sta una donna, guarda nei suoi occhi. Lì troverai la sua anima.” Aveva letto in un libro.
“Io… Sto benissimo!” L’Haruno appoggiò le mani sul suo petto, spostando il jonin leggermente indietro, ma fatto questo le ritrasse subito, imbarazzata per quel gesto.
“Sakura, volevo dirti una cosa.”
“Co-Cosa?” Che l’amava? Magari!
Kakashi tirò indietro il braccio, e riprese le distanze. “La cena è pronta.”
Sorrise.
 Quel solito sorriso che usava  per salvarsi sempre dalle domande imbarazzanti dei suoi allievi. O quando faceva le sue solite uscite programmate. “Ci vediamo dopo.”
Detto questo, il jonin sparì, e Sakura entrò subito nella sua stanza. Il suo petto si alzava ed abbassava velocemente, mentre cercava di controllarsi.
“Solo perché mi piaci, o perché sei uno dei ninja più belli di questa Terra, non puoi fare così. Questo è abuso di potere!” Lo disse velocemente, e a bassa voce.
La cena? Secondo lui, dopo questo, sarebbe stata capace di mangiare?
Aspetta, lui infondo non sapeva dei sentimenti di lei, per lui, quindi…
Sospirò e si lasciò cadere a terra, sedendosi sul pavimento. Le sue gambe erano state brave a resistere fino a quel punto, e… Diamine. Era ancora in asciugamano.
 
 
E bravo Kakashi.
Rintrando, il jonin si fece i complimenti da solo: era riuscito a non guardare più in basso. Certo, avrebbe preferito non ritrovarsi davanti Sakura in asciugamano, ma… Ora, il problema era un altro.
“Kakashi…”
Aveva già sentito quella voce. “Kurenai?!”
La vide uscire dal bagno, con soltanto un asciugamano addosso.
Indietreggiò, e smise di fare dei passi indietro, quando sentì il muro alle sue spalle.
La donna si avvicinò a lui, con tutta la sensualità possibile, e premette il suo corpo contro il suo.
Gli appoggiò una mano sul viso, e gli sussurrò dolcemente all’orecchio.
“Non dobbiamo andare a cenare per forza…”
Kakashi la guardò per un paio di secondi.
Era bellissima. Forse qualsiasi uomo si sarebbe lasciato andare, ma infondo, lui non voleva.
O meglio, non sapeva se era quello che cercava.
Non che Kurenai gli fosse indifferente, anzi. Era una donna stupenda, da tutti i punti di vista.
Ma lui non era degno di tutta quella perfezione.
Probabilmente però, non era così perfetta come gli sembrava.
Forse era lui il problema. Era lui che si vedeva troppo imperfetto per una come lei.
Kurenai gli appoggiò le labbra sul collo, e il jonin ritornò alla realtà.
Appoggiò le mani sui fianchi della donna, e la allontanò gentilmente.
“Kurenai, ascolta…”
In quel momento, qualcuno bussò alla porta.
“Sensei! Naruto non riesce più a trattenersi! La cena è pronta già da un bel pezzo.”
“Un attimo Sakura!”
Il jonin guardò Kurenai. “Puoi, per favore, nasconderti da qualche parte? Non come l’altra volta, a casa mia.”
La donna acconsentì con malavoglia e si diresse in bagno.
Kakashi sospirò, prima di aprire la porta.
“Sakura, arrivo subito.”
“Sta meglio maestro? Intendo, dopo il combattimento.”
Il jonin annuì. “Per merito tuo, si.”
Sakura arrossì. “Bè…”
“Kakashi, ho finito!”
Il jonin sussultò, e Sakura guardò Kurenai senza dire una parola.
“Ops, scusa. Non volevo interrompere il vostro discorso. Tra poco arriviamo Sakura. Iniziate pure a mangiare tu e Naruto.”
La rosa fece un passo indietro, e abbassò lo sguardo. “Si, va bene, come vuole lei.” E sparì, scendendo una rampa di scale.
Kakashi chiuse la porta.
“Che bisogno c’era Kurenai?”
“Diamine, Kakashi! È impossibile che tu non ti sia accorto di niente.”
Già. Anche lui aveva visto il cambiamento improvviso di Sakura. Certo, non era mai stata invadente, ma dalla sua espressione, dai suoi occhi, anche quando avevano parlato prima che lei entrasse nella sua stanza; tutto lasciava  pensare che lei provasse qualcosa per lui.

Il jonin fece segno di no con la testa. “Se pensi che lei possa provare qualcosa per me, ti sbagli. Solo perché si è precipitata a salvarmi, o perché è venuta a chiamarmi dicendomi che era pronta la cena; questo non vuol dire che…”
“Vuoi prendermi in giro Kakashi?!”
L’Hatake abbassò lo sguardo.
“Forse tu non li vedrai Kakashi, ma noi donne, noi sì. Quegli occhi non brillano tutti i giorni. Noi donne abbiamo occhi che brillano solo per la persona che amiamo. Tutte quelle emozioni, quella ragazza non riesce a nasconderle. Lo si vede. Ogni tua parola, ogni tuo comportamento; anche prima… Hai visto la sua espressione quando mi ha vista? Credi che se non le importasse, la sua espressione sarebbe stata quella? Se veramente non le sarebbe importato, si sarebbe scusata, avrebbe sorriso, presa dall’imbarazzo, per averci disturbati. Invece, quella… Quell’espressione… è tutto tranne che indifferente.”
Il jonin aprì la porta.
“I suoi occhi Kurenai, sono come i tuoi quando mi vedi?”
“Co-Cosa?!”
“Quando hai finito di cambiarti, per favore, porta tutta la tua roba nella tua stanza.”
Detto questo, Kakashi chiuse la porta alle sue spalle.


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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Di solito non scrivo capitoli molto romantici, quindi spero che questo non sembri troppo smielato, o nel peggiore dei casi, superficiale, in quanto potrebbe non piacere a qualcuno.
Grazie a tutti quelli che leggono questa storia =D 



Capitolo VIII

 
Sakura ci mise poco a finire la sua cena, tanto che, quando arrivarono Kakashi e Kurenai, si era già alzata da tavola.
Si diresse velocemente verso la sua camera.
Era arrabbiata, triste, o delusa?
Non sapeva nemmeno lei come stava.
Non si era mai trovata in una situazione del genere, ed ora, le veniva solo voglia di piangere.
Non avrebbe aperto la porta a nessuno, quella sera.
Sentendo scendere una lacrima, si portò una mano al viso, e si stropicciò gli occhi.
Forse, doveva andare da Naruto.
Certo, non per parlargli di quello che le stava accadendo, ma forse, per liberarsi da tutte quelle emozioni negative; perché infondo, il biondo riusciva sempre a metterla di buon umore.
 
Erano solo le 22.30, ma Kakashi era stanco morto.
I lavori al villaggio e il combattimento l’avevano distrutto.
Si tolse la divisa e si lasciò letteralmente cadere sul letto.
Allora Kakashi, che vogliamo fare? Si trovava davvero in un bel casino.
Si rigirò più volte, cercando una posizione che lo facesse dormire, ma ogni singola parte della sua mente, ritornava a quello che era successo prima.
Sentì un rumore, ma non ci diede peso. Era troppo stanco, ed ogni parte del suo corpo chiedeva pietà.
“Kakashi…”
Sentendo pronunciare il suo nome, il jonin aprì gli occhi, e vide una figura che si sedeva di fianco a lui.
Si portò una mano al viso.
“Kurenai, che ci fai qui a quest’ora?”
“Pensavo ti facesse piacere vedermi.”
“Mi avrebbe fatto più piacere vederti domani mattina. Ti serve qualcosa?”
L’Hateke sentì la leggera risata della donna.
“Veramente credi che ti sveglierei a quest’ora per chiederti un favore?”
Kurenai si sporse lentamente verso di lui appoggiando entrambe le mani sul suo petto.
“Volevo solo farti notare che ora non può disturbarci nessuno.”
“Chiediti perché Kurenai.” Diamine, erano le 22.30! Chi può mai entrare nella tua stanza a quest'ora?
“Perché sei sempre così serio?”
“Perché voglio dormire.”
Di sera, il villaggio era stupendo, e la luce della Luna, lo rendeva ancora più meraviglioso.
Kakashi poteva vedere la donna. Indossava una maglietta troppo fina per lasciare spazio alle sue fantasie.
La vide avvicinarsi sempre di più a lui, diminuendo sempre di più le distanze tra il loro visi.
Kakashi chiuse gli occhi per un attimo, il quale sembrò un’eternità.
 
“Non credo che questa sia la strada giusta Kakashi. Insomma, già l’andata è stata faticosa. Stavolta, vuoi portarmi in braccio?”
Kakashi piegò la testa di lato.
“Se pensi che seguirò il tuo consiglio, cambiando strada, ti sbagli.”
I due ragazzi erano seduti sul letto temporaneo di Kakashi, offerto dalla locanda dove alloggiavano.
Quel giorno, sarebbero dovuti tornare a Konoha.
“Ma perché?”
“Semplicemente perché l’ultima volta che ti ho ascoltata, ci siamo quasi persi.”
Rin gonfiò le guance, imbronciata. “Non è colpa mia se noi donne abbiamo una capacità spaziale ridotta. Farò tenere a te la cartina, ma per favore, accorciamo la strada.”
La ragazza cercò di fare gli occhi dolci al ragazzo, che però girò la testa da un’altra parte.
“Non ascolterò una donna, anzi, ragazzina, con un pessimo orientamento. S-C-O-R-D-A-T-E-L-O!”
Kakashi rise per un attimo e Rin si alzò sulle ginocchia avanzando verso di lui.
“Allora ti farò cambiare idea con le maniere forti!”
Proprio quando era quasi arrivata, si sbilanciò in avanti, cadendo sopra al jonin, che a sua volta, fece lo stesso, ritrovandosi la ragazza sopra.
Rin arrossì. “S-Scusa… Facciamo come vuoi tu, ok?”
Fece per alzarsi, ma Kakashi le afferrò una mano, impedendole qualsiasi movimento.
Il loro rapporto era sempre stato complicato.
L’aveva fatta stare male molte volte, eppure, lei era ancora lì.
Da quando aveva promesso al suo ex compagno di squadra di proteggerla, però, le cose erano cambiate in meglio.
Aveva avuto la possibilità di conoscerla di più, di apprezzarla per quello che sapeva fare, e per l’impegno che metteva in ogni cosa.
Però c’era qualcosa. Qualcosa che lo bloccava ogni volta.
“È per Obito?”
“Rin, io non lo so.”
“Lui avrebbe voluto che noi due fossimo felici. Altrimenti non si sarebbe sacrificato per salvarci.”
Odiava parlare della morte di Obito. Nemmeno lei si era mai perdonata per averlo lasciato lì, nonostante non ci fosse stato più nulla che potessero fare.
“Non sono migliore di come appaio Rin. Ho fatto tanti errori, e probabilmente ne farò ancora, e l’ultima cosa che voglio, è farti stare male.”
La ragazza sorrise, e quegli occhi bellissimi si illuminarono. Appoggiò una mano sul viso di Kakashi.
“Kakashi, non sono così perfetta come pensi. Sono come mi hai sempre vista. Che senso avrebbe avuto aspettarti tutto questo tempo per mollare tutto proprio adesso?”
La ragazza abbassò la maschera del jonin e lo baciò teneramente.
Non sapeva perché Kakashi gli piacesse così tanto, ma aveva aspettato da tempo quel momento, ed ora, sentiva di dover fare quello che aveva appena fatto.
Quando si staccò dal ragazzo, sentì il suo cuore battere all’impazzata, ma lo ignorò completamente.
“Io non cerco il ragazzo perfetto che si ricordi perfettamente il giorno in cui ci siamo dati il primo bacio, o che ogni giorno mi spedisca rose o cioccolatini per dimostrarmi quanto mi ama. Se per te, quella è perfezione, io non la voglio. Anzi, odio la perfezione. Ho scelto te tra tanti, perché tu, Kakashi, sei speciale. Speciale per me.”

 
Kakashi si tirò su di scatto, lasciando Kurenai leggermente spiazzata.
“Che ti prende?”
“Per favore Kurenai, esci di qui.”
Il jonin si alzò, camminando fino alla porta e aprendola alla donna.
Kurenai abbassò lo sguardo, e una volta uscita, si girò a guardarlo.
“Cos’è che ti ferma ogni volta?”
Kakashi la guardò a sua volta.
“Stai correndo troppo.”
Probabilmente, ogni abitante di Konoha, si aspettava che un ninja come lui cambiasse donna ogni due o tre mesi o che non avesse alcuna difficoltà a trovare una compagna, ma non era vero.
Non era mai stato tanto bravo con le donne, e sinceramente, nemmeno lui sapeva veramente se ora, voleva davvero trovare qualcuno con cui passare il resto della sua vita.
Da solo, lui si bastava. Era da molto tempo che non credeva più nell’amore. Perché avrebbe dovuto iniziare proprio ora?
Lui e l’amore si erano sempre combattuti l’uno con l’altro, fino a quando non era arrivata Rin.
Ora lei non c’era più.
Era soltanto un bellissimo ricordo, tutto qui.
Kurenai si avvicinò di nuovo a lui, eliminando quasi del tutto ogni distanza.
Appoggiò una mano sul viso di Kakashi, e abbassò lentamente la sua maschera.
Un rumore risvegliò Kakashi, il quale si scostò, fermando la donna.
“Sono davvero stanco questa sera Kurenai. Ci vediamo domani mattina, buona notte.”
Detto questo, il jonin chiuse la porta, e si rimise a posto la maschera.
Rimase qualche istante in silenzio, ad ascoltare i passi della donna che si allontanava.
A quel punto, uscì di nuovo e iniziò a camminare.
Sarebbe uscito a fare un giro. Tanto, ormai, il sonno l’aveva lasciato.


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Capitolo 9
*** Capitolo VIV ***


Ancora Grazie a chi segue questa storia ^^
Mi fa davvero piacere =D
Si accettano critiche! XD
Nihal


Capitolo VIV
 

 
Sakura si sedette a terra e iniziò a piangere senza fare alcun rumore.
Li aveva appena visti: Kurenai era così vicina, e Kakashi… Non aveva fatto niente per impedire il tutto.
O meglio, nella sua mente si immaginò la scena, che fortunatamente non aveva visto fino alla fine.
Ringraziò se stessa per essere scappata prima.
Voleva solo andare da Naruto. Perché se li era trovati davanti?
Respirò profondamente, asciugandosi le lacrime.
Sperava soltanto non l’avessero sentita, dato che quando se n’era andata, non l’aveva proprio fatto in silenzio.
Decise che sarebbe andata comunque da Naruto, magari facendo il giro più lungo, ma ci sarebbe andata. Sapeva che a quell’ora, il biondo non stava dormendo.
 
“Kakashi!”
Il jonin sentì Naruto che lo chiamava.
Aveva qualcosa di strano. O meglio, niente di strano, se non si consideravano le due bottiglie di sakè che aveva in mano.
“Na-Naruto? Che fai con due bottiglie di sakè in mano?”
“Vorrà dire una. La prima me la sono scolata tutta, sà?”
 Kakashi si passò una mano dietro la testa.
“Non dovresti bere anche l’altra.”
“Perché? Chi me lo vieta? Lei?”
“Bè, in effetti, non dovrei.”
“In verità, la padrona della locanda, quella carina al piano terra, me le ha offerte per tutti e quattro, ma Kurenai e Sakura non erano nella loro stanza, quindi mi chiedevo se voleva berne un po’ anche lei.”
Ma, la padrona della locanda non era quella donna anziana che avevano incontrato appena arrivati?
“Senti Naruto, la tua percezione è altamente modificata. Ti va se torniamo nella tua stanza?”
“A finire anche la seconda bottiglia?”
Kakashi piegò di lato la testa. “Ehm, se proprio ci tieni…”
 
Una volta nella stanza di Naruto, il biondo non ci mise molto a prendere sonno.
“Domani ti sveglierai con un gran mal di testa, testa quadra.”
Kakashi sorrise.
Si passò una mano sul viso.
Era davvero stanco, ma con tutto quello che era successo, non riusciva proprio a dormire.
Guardò la bottiglia per un paio di secondi.
Non era un tipo che reggeva molto l’alcol, ma era anche vero che era da molto che non metteva a dura prova il suo corpo in fatto di bere.
Prese in mano la bottiglia, e prese la grande decisione.
Infondo, un paio di bicchieri non potevano fargli così tanto male.
 
Sakura aprì lentamente la porta.
“Naruto, stai dormendo?”
Lo vide disteso sul pavimento con due bottiglie di sakè sopra al tavolo.
“Hai bevuto tu, tutta questa roba?”
Sospirò, ma gli sorrise.
Si accucciò vicino a lui guardandolo: era davvero carino quando non faceva prendere aria a quella dannata bocca. Gli accarezzò dolcemente la testa, passando la mano tra i capelli biondi del ragazzo. Poi, prese una coperta e gliela posò sopra.
“Non cambiare mai, va bene?”
Chiuse la luce e uscì dalla stanza.
E ora, che avrebbe fatto?
Scese le scale, scendendo fino al piano terra.
Ormai, stavano dormendo quasi tutti.
Ad un tratto, sentì una mano che si appoggiava sulla sua spalla.
“Takao?”
“Hey! Sakura, vero? La ragazza carina di Konoha.”
La rosa arrossì.
“Bè… Che ci fai qui?”
“Mi chiedevo se ti andasse di passare un po’ di tempo insieme.”
“Ma è tardi a quest’ora…”
“Si, me ne rendo conto, ma… Domani pomeriggio tornerai a Konoha, quindi mi chiedevo se ti andava di andare a letto più tardi almeno questa sera.”
La ragazza sorrise.
“Si certo, mi piacerebbe, ma…”
Aveva avuto una brutta giornata. Uscire con un ragazzo, non era la sua aspirazione principale. Non ora.
Takao sorrise.
“Ok, non sono il tuo tipo.”
La ragazza abbassò lo sguardo. “Non è questo, è che ho avuto una brutta giornata, e ti rovinerei soltanto la serata se uscissi con te. Davvero, io vorrei uscire con te, tornare a Konoha e sentire la tua mancanza credendoti l’uomo giusto, però… Mi vedo costretta a proporti di essere soltanto amici.”
Il ragazzo arrossì.
“Si era proprio visto che ci stavo provando?”
“Oh, si si. Voi maschi siete incapaci di nascondere qualsiasi vostra intenzione quando si tratta di corteggiare una ragazza.”
“Dovrei prendere lezioni allora.”
“Quando troverai una ragazza carina, a cui fare la corte, chiamami.” Sakura sorrise.
“Allora, amici?”
La rosa annuì, ma il sorriso sul suo volto durò ben poco, in quanto, sentì una voce più che familiare.
“Non credo di aver mai visto nessuno provarci in modo così evidente. Più che pietoso, direi.”
“Kakashi…”
“Hey! Come ti permetti!”
Kakashi negò con la testa.
“Dico solo che non dovresti provarci se alla fine non riesci a concludere niente. Lei, che cos’è? La decima ragazza con cui usi lo stesso metodo?”
“Tu, bastardo.”
Sakura si mise tra i due, abbassando la voce e parlando a Takao.
“Scusalo, di solito non si comporta così.”
“Lo conosci?”
La rosa annuì. “Lui è il mio maestro. L’hai visto oggi pomeriggio, prova a ricordare.”
“Si, va bene. Ma ora non sembra lo stesso.”
L’Haruno sospirò. “Scusa, ma devo sistemare una cosa.”
Sorrise.
“Ci vediamo domani, va bene?”
Con questo, Sakura salutò il ragazzo, andando da Kakashi, ed invitandolo a salire e tornare in camera.
Durante la strada, lo guardò un paio di volte.
“Cos’hai da guardare Sakura?”
La ragazza arrossì, ma cercò di rimanere seria.
“Sei stato da Naruto?”
Kakashi barcollò un attimo, prima di appoggiarsi al muro.
“E anche se fosse?”
“Non mi risponda con un’altra domanda! Avete bevuto?”
Il jonin si sedette per terra.
“No.”
La rosa si accucciò alla sua stessa altezza e sospirò. “Non possiamo fermarci qui. Dobbiamo raggiungere la sua stanza, Sensei.”
“Non chiamarmi così. Non sono più il tuo maestro.”
Sakura sbuffò. “Va bene, ma adesso si alzi.”
“No.”
“Cosa?!”
“Nel senso… Credo mi serva una mano.”
La ragazza sorrise, e lo aiutò ad alzarsi, appoggiando un braccio del jonin intorno alle sue spalle.
Stettero in silenzio fino a quando non arrivarono alla stanza di Kakashi, e Sakura lo aiutò a sedersi sul bordo del letto.
“Sakura, scusa per prima…”
“Non si preoccupi, non è stato poi così grave.”
“Non ricordo di preciso cosa ho detto, ma non deve essere stato un grande spettacolo.”
La ragazza rise.
“No no, Haruno! Non farlo, ho la testa che mi scoppia.”
Sakura abbassò la voce. “Figuriamoci domani mattina.”
Kakashi si girò verso la ragazza, e la guardò per 10 secondi, senza dire nulla.
“Kakashi… Perché mi guardi così?”
Sakura abbassò lo sguardo. “Credo proprio tu abbia bisogno di una lunga dormita.”
Il jonin si avvicinò a lei, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
“Devi per caso dirmi qualcosa?”
Il corpo della ragazza sussultò.
“I-Io… No…”
“Non si mente, Sakura…”
La ragazza strinse i pugni. “Tranne quando si tratta di lei e Kurenai, vero?”
L’Haruno si portò una mano alla bocca: cosa aveva appena detto?!
Kakashi rise. “Un bel casino vero?”
La ragazza abbassò lo sguardo. Non sapeva perché le stesse dicendo così, ma le sembrava impossibile che qualcosa tra loro due potesse andare male. Non li aveva forse visti quella stessa sera?
Il jonin appoggiò la testa sulla spalla di Sakura.
“Non cambiare discorso. Rispondi a quello che ti ho chiesto.”
“Se è così tanto evidente, perché non me lo dice lei? Se pensa che ci sia qualcosa che dovrei dirle, perché non prova ad indovinare? Maestro, lei non fa domande se non è sicuro di avere una risposta. Il problema è che la risposta la sa già.”
Kakashi si tirò su. “No no Sakura, così è troppo semplice. Ascolta: tutti ci innamoriamo prima o poi. Chi più, chi meno, chi una volta sola, chi tre o quattro. Io ho amato una volta sola, e quella mi è bastata. Tu non devi fare come me. Non devi continuare su questa strada; perché fino a quando l’amore non ti attraversa del tutto, mostrandosi completamente, tu sei ancora in tempo, puoi ancora vivere senza di lui. Sei giovane, e io non voglio farti sorpassare questa linea. Tu uscirai da questa stanza, e smetterai di pensare al sottoscritto. Non sei la prima persona che vedo soffrire per amore, ma sei una delle prime che veramente mi importa. Smetterai di pensare che i miracoli accadono. Non esiste nessun miracolo, non in questo campo, non con me. Torneremo a Konoha e tu ti innamorerai. Ti innamorerai di un ragazzo che possa tenerti la mano alla luce del giorno, che possa farti credere in te stessa e che possa renderti felice.”
Il jonin le posò una mano sul capo. “Metti la testa apposto, ok? Si tratta solo di fare un po’ di ordine… Tutto… Qui…”
Kakashi sprofondò in un sonno profondo, cadendo tra le braccia di Sakura, che a stento trattenne la voglia di piangere.
La ragazza lo distese lentamente e prese una coperta che successivamente gli posò sopra.
Lo guardò per un paio di minuti.
“Lo pensi davvero Kakashi?”
Sakura gli passò una mano fra i capelli. “In queste cose, se bastasse convincere la nostra mente che tutto è sbagliato, probabilmente nessuno soffrirebbe. È il nostro cuore che vede ogni cosa nel verso giusto. È lui quello che cerca di dare ad ogni parola, fatto o incontro un nome e un perché.”
Sakura uscì dalla stanza cercando di non fare rumore.
Perché l’aveva incontrato? Perché con Sasuke niente era funzionato? Perché lui era diventato il suo maestro? Tutte quelle parole, quei gesti, quelle attenzioni. Non riusciva a togliersele dalla testa. Doveva esserci un motivo. Tutto doveva avere un senso.
Anche lei voleva la sua storia d’amore.
Non voleva ricevere mazzi di fiori ogni giorno, stupidi regali ogni mese o sentirsi dire parole romantiche ogni minuto.
Voleva solo per una volta, anche lei, potersi svegliare accanto all’uomo che amava. Tenerlo per mano mentre la accompagnava a casa. Guardare un film con lui, addormentandosi sul divano. Scherzare sul fatto che lei era completamente negata su cose che a lui riuscivano benissimo. Potersi prendere in giro e subito dopo riconciliarsi senza il bisogno di parole. Poterlo abbracciare per tutto il tempo che voleva senza dover chiedere il permesso per entrare nella sua vita ogni volta che ne aveva bisogno.
Insomma, cose semplici, di cui ora sentiva la necessità.
Arrivata nella sua stanza si lasciò cadere sul letto e prese sonno senza nemmeno accorgersene.
Per un po’ le parole di Kakashi le rimasero in testa, ma poi tutto si dissolse e non rimase più nulla.
Domani avrebbe affrontato il problema.
Ora, voleva solo sognare di poter accarezzare almeno una volta quel mondo troppo distante da lei.



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Capitolo 10
*** Capitolo X ***



Grazie a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia! Davvero!


Capitolo X
 

Quando Kakashi e Sakura si svegliarono, erano ormai le 9.00.
Entrambi ci misero un pò a capire di essere al mondo, ma la ragazza ci arrivò prima. Dopo pochi minuti si alzò e si fece una doccia. Il tempo impiegato per vestirsi, pronta per uscire, Kakashi l'aveva sprecato a rigirarsi un paio di volte tra le lenzuola in preda al suo maledetto mal di testa.
Si alzò a fatica, e passò altri 5 minuti a fissare l'orologio sul suo comodino seduto sul bordo del letto. Si tirò sù e si diresse in bagno. Anche lui fece una lunga doccia, e finì per le 10.00. A quel punto, decise di uscire. Anche Sakura era appena uscita, e avrebbe fatto prima di lui, se non avesse passato gran parte del suo tempo a pensare alla sera prima.
Kakashi stava per svoltare l'angolo e scendere al piano di sotto a cercare un qualche strano tipo di medicina capace di salvarlo da quell'atroce dolore, quando incontrò Kurenai, la quale lo fulminò con lo sguardo. A quel punto, Kakashi capì di aver fatto qualcosa di sbagliato.
"Kurenai, riguardo a ieri sera..."
"Stai zitto Kakashi!"
Il jonin abbassò lo sguardo.
"Volevo solo dirti che mi dispiace. Ho bisogno del mio tempo però..."
"E non pensi alla sottoscritta?!"
Kakashi riflettè un attimo. Ma che diamine stava dicendo?! Era lei quella che si era presentata nella sua stanza! Era lei quella più presa dalla loro... Loro... Cosa? Come si poteva definire? Kurenai stava prendendo tutto troppo sul serio. Non che lui l'avesse illusa, ma stava costruendo un castello di carte da sola.
"Ti chiedo soltanto di portare pazienza, se ci tieni veramente..."
Vide qualcosa muoversi negli occhi della donna; e probabilmente lei lo avrebbe ucciso se Sakura non fosse capitata lì proprio in quel momento.
Il jonin la vide andare dritta con la coda dell'occhio.
"Sakura, dove stai andando?"
Si fermò, si girò e lo guardò per un paio di secondi. Un brivido attraversò la schiena di Kakashi. Era in mezzo a due donne che lo stavano fissando male. E lui pensava davvero di essere sopravvissuto al peggio, uscendo vivo dallo scontro contro Pain? Ingenuo.
"Vado al villaggio. Ma non si preoccupi, se la prenda comoda MAESTRO!" Calcò l'ultima parola e se ne andò.
"Che hai fatto Kakashi?" Kurenai sembrò essere ritornata la donna dolce e tranquilla di sempre.
"Io..."
"Le hai detto qualcosa?"
"Non lo so... Ieri non l'ho vista... Credo..."
Kurenai sospirò quasi soddisfatta. Finalmente quella ragazzina avrebbe messo la testa apposto.
Con o senza l'intervento di Kakashi.


Sakura tirò un calcio ad un mattone.
"Sai solo fare questo idiota?! Sai solo scappare? E adesso? Lascerai che il tempo scorra? Sai che non riuscirai a lasciarlo andare..."
La ragazza si sedette su una panchina vicina al bordo della strada. Non si trovava in centro. Ormai i lavori erano finiti e quel pomeriggio sarebbero sicuramente tornati a Konoha.
Guardò il cielo. Alcuni uccelli, i più coraggiosi, stavano volando sotto il Sole cocente di Suna. Sakura chiuse gli occhi. Era davvero una bellissima sensazione. Si concentrò su ogni piccola parte del suo corpo. Lei era viva, come tutto quello che la circondava. Amava la vita, amava vivere. Ma le mancava qualcosa. Ogni volta che lui le parlava, lei era felice. Ma voleva di più. Ogni volta avrebbe voluto che lui la abbracciasse. E poi? Avrebbe voluto prenderlo per mano. Sì, sarebbe stato bellissimo. Passeggiare con lui per le vie di Konoha... IDIOTA!
La ragazza aprì gli occhi e si portò le mani al viso. Perchè continuava a fantasticare?
"Sakura!"
Alzò la testa e vide Takao.
"Hey Takao... Scusa per ieri sera..."
"Non importa... Va meglio?"
"Si, ho sistemato tutto."
"Oggi parti?"
Sakura annuì.
"Ascolta, devo dirti una cosa..."
"Certo, dimmi."
"Io non vorrei tu te ne andassi, ma se proprio non posso evitarlo, voglio fare una cosa prima del tuo ritorno a Konoha".
Il ragazzo gli prese il viso tra le mani e si avvicinò baciandola. Sakura non potè evitarlo. Era stato tutto così veloce...


Kakashi decise che era meglio uscire.
Cercò qualcosa da fare per tutta la mattina, ma ogni suo tentativo fu vano.
Si fermò davanti ad una fioreria e gli balenò in testa l'idea di comprare un fiore a Kurenai. I fiori bastavano a farsi perdonare?
Girò la testa dalla parte opposta e focalizzò lo sguardo su due ragazzi.
<"Sakura si sta baciando con un ragazzo di Suna. Quello dell'altra sera.">
Spostò di nuovo lo sguardo sui fiori, prima di concepire quello che aveva visto pochi secondi fà.
Cosa??!! Sakura?!
"Signore, le serve aiuto?"
Kakashi continuò a fissare l'allieva. Nemmeno quando questa si staccò da Takao e lo guardò, si accorse di sembrare un pervertito intento a cercare una ragazza da invitare a cena.
"Signore?!"
La fiorista alzò la voce, e Kakashi tornò alla realtà.
"Si, scusi... Ehm, non mi serve aiuto, la ringrazio."
Lo sguardo cadde ancora su Sakura.
Stava sorridendo al ragazzo, ma negando con la testa.
Sicuramente gli stava dicendo che tra loro due non sarebbe mai potuta funzionare.
La vide alzarsi, salutare Takao e camminare verso di lui.
Quando lei gli arrivò davanti, passarono un paio di secondi in silenzio.
"Hai visto tutto?"
"No, solo la parte finale."
"In qualsiasi caso non sono stata io ad iniziare."
"Si, lo so."
"E poi, gli ho detto che lui non mi interessa. Lo ammetto, è stato gentile, premuroso, tutto quello che una ragazza vorrebbe da un compagno, ma... Non fa per me... Certo, se tutti gli uomini fossero così però..."
Kakashi pensò che quella potesse essere stata una frecciatina nei suoi confronti.
"Bè Sakura, non devi giustificarti con me, infondo, non sono tuo padre, e la questione mi interessa fino ad un certo punto..."
"Non è vero."
Il jonin si concentrò su quell'ultima frase.
"Cosa?!"
"Non è vero. A te interessava il discorso. Se non ti fosse interessato, mi avresti bloccata subito. In qualsiasi caso, è tutto qui."
Kakashi si passò una mano dietro la testa.
"Penso solo che non conoscendolo, dovresti andarci piano."
"Non sono una di quelle ragazze che ci prova con il primo che trova. E comunque non ho bisogno che tu mi dia consigli in questo campo."
"Per caso è successo qualcosa ieri sera?"
Sakura indietreggiò di un passo.
"E questo cosa centra?"
"Ieri sera ti comportavi in modo diverso. Eri dolce e gentile, ma ora sembra il contrario."
Sakura strinse i pugni.
"Sono sempre gentile e dolce, solo che tu non te ne accorgi. E poi, decido di esserlo con chi mi pare."
La ragazza iniziò a camminare. Probabilmente stava tornando alla locanda quando sentì la mano dell'uomo che afferrava la sua. Arrossì, ma non si girò.
"Sakura..."
"Andiamo a prepararci per tornare a casa."
Avrebbe voluto abbracciarlo, fare la cosa sbagliata per una volta. Ma questo non avvenne. Quando non voleva, riusciva sempre a fare la cosa giusta per gli altri, mai per sè stessa.
"Mi guardi per favore?"
Sakura si girò a guardarlo.
Anche se la sera prima era stata male a causa sua, non riusciva ad odiarlo. Non riusciva nemmeno ad essere arrabbiata.
Aspettò che fosse lui a rompere quel contatto.
Quando lo fece, lui sorrise.
Non ebbe bisogno di parole quel momento.
Continuarono la strada insieme, ma nessuno dei due parlò.
Sakura pensò che probabilmente Kakashi non ricordava nulla.
D'altra parte, l'Hatake credeva che la ragazza avesse solo una giornata storta.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***



GRAZIE ANCORA A TUTTI!! =D

Capitolo XI
 

Per tutto il viaggio di ritorno Kakashi e Sakura non si parlarono. La rosa riuscì perfino ad evitare scenate di gelosia verso Kurenai, la quale, imperterrita, era concentrata sul non lasciare mai l'uomo.
Arrivati a Konoha, Sakura tirò un sospiro di sollievo.
Prima di andare da Tsunade, passarono a casa di Kakashi. L'uomo doveva raccogliere delle pratiche da consegnare all'Hokaghe.
Naruto ne apporfittò per andare in bagno. Finalmente avrebbe smesso di lamentarsi con Sakura riguardo il fatto di correre con la continua necessità di andare a fare pipì.
La ragazza guardò le due foto che Kakashi teneva sopra lo stipite del letto: una era la stessa che aveva lei, quella del team 7, e l'altra? Assomigliava molto alla loro. Probabilmente il vecchio team del maestro. Ma perchè non aveva visto nessuno di quei ragazzi prima d'ora? E quella ragazzina, chi era?
Quando Naruto finì la sua seduta, si diressero tutti da Tsunade.
"Vedo che avete fatto presto."
"Sì Hokaghe, il lavoro era meno di quanto ci aspettassimo."
"Bè, potete andare. Per adesso potete riposarvi."
Tutti abbassarono la testa in segno di saluto e uscirono, tranne Sakura che fu fermata prima.
"Sakura!"
"Si?"
"Tutto bene?"
"Certo Lady Tsunade."
Non poteva certo dirle che provava qualcosa per il suo maestro.
"Come è andata la missione?"
"Bene. Come le ha detto Ka... Insomma, il Maestro Kakashi..."
"Ti vedo strana oggi."
"Sono solo un pò stanca. Posso farle una domanda?"
Tsunade annuì.
"Il maestro Kakashi faceva parte di un team come il nostro?"
Tsunade annuì di nuovo.
"Chi era quella ragazza?"
L'Hokaghe abbassò lo sguardo. "Una sua compagna di squadra."
"Ma non ce ne ha mai parlato. Nemmeno del ragazzo di fianco a lui nella foto. E poi, non li ho mai visti a Konoha."
"Perchè non possono farlo. Sono morti Sakura..."
"Ah... Io... Mi dispiace..." La ragazza si rattristì in volto.
"Io non so molto riguardo questa storia."
"Non importa." Sakura sorrise. "La ringrazio." Fece per andarsene, ma Tsunade la fermò.
"Sakura..."
"Si?"
"Lei e Kakashi stavano insieme."
Tsunade non sapeva se era giusto dirglielo, ma ora non aveva più importanza. Rin era un ricordo, un bellissimo ricordo che balenava ogni tanto nella testa di Kakashi. Lui ormai aveva superato la cosa. Sperava avesse superato tutto.



Sakura si tirò sù di colpo.
Erano solo le 21.00, e sicuramente Kakashi non stava dormendo
.
Dopo l'incontro con Ino e le altre si era fatta coraggio. Tutte le sue amiche avevano fatto una scelta. Perchè non anche lei? Era sempre stato il suo maestro, nulla poteva cambiare. Lui avrebbe scoperto tutto? Al diavolo. L'avrebbe sempre visto ogni giorno. sarebbero comunque andati in missione insieme. L'unica differenza stava nel fatto che lei si sarebbe liberata di un peso che la opprimeva sempre di più. Poi chissà, magari quello che provava per lui sarebbe scomparso. Se ne sarebbe fatta una ragione.
Scese le scale ed imboccò la strada per arrivare a casa di Kakashi.
Bussò un paio di volte, e pregò di non trovarsi Kurenai davanti.
Come previsto, le sue preghiere furono ascoltate.
Kakashi aprì la porta.
Lo trovò come l'aveva lasciato, tranne per il fatto che non indossava nè il coprifronte, nè il giubotto della divisa.
"Ti serve qualcosa Sakura?"
"Ehm, no... O meglio, si... Devo solo parlarle..."
Ora si che c'era un problema. Rischiava di fare un collasso da un momento all'altro.
"Ok, entra pure."
Sakura entrò, e Kakashi chiuse la porta.
"Vuoi sederti?"
La ragazza negò con la testa.
"Per caso è successo qualcosa di grave? Sembri..."
"Agitata?"
"Si, probabilmente come termine va bene."
"Il punto è che non so da dove iniziare, quindi cercherò di essere breve. Potrebbe non uscire come vorrei dirlo realmente, ma ormai sono qui."
Sakura respirò profondamente.
"Può sembrare sbagliato. Insomma, tu stai frequentando Kurenai, ma dato che sono all'oscuro di tutto, non posso saperlo con certezza. Inoltre te lo sto dicendo perchè credo che facendo così, quello che sento passerà. Non mi sto illudendo di qualcosa se è quello che pensi."
O almeno la sua parte razionale non si stava illudendo.
"Ehm, Kurenai che centra?"
"Io... Mi sono innamorata di te..."
Diamine! L'aveva detto!
Si sentiva tremendamente libera! Non riusciva a pensare a cosa sarebbe successo dopo, ma stava meglio. Tremendamente meglio! Ok Sakura, non iniziare a saltare dalla felicità, perchè il peggio arriva adesso.
Kakashi rimase spiazzato dal comportamento della ragazza.
Non era proprio lui quello che aveva iniziato a supporre qualcosa? E allora perchè si ritrovava là, in piedi, senza dire nulla?
Ora toccava a lui. Forza, bastava dire qualcosa. Che cosa? Non sapeva nemmeno lui cosa provava in quel momento. Fermare il tempo sarebbe stata un'ottima soluzione.
Peccato che non poteva sparire come faceva di solito. O tirare fuori una delle sue tipiche frasi. Maledetti sentimenti!
Guardò in basso.
La ragazza si portò le mani dietro la schiena. Era davvero imbarazzata. Scocciata per di più. Quanto ci voleva? Perchè non le diceva niente? Andava bene qualsiasi cosa... Tranne un: mi fai schifo!
Ma lui non era il tipo di uomo che rispondeva così ad una ragazza. E se gli avesse detto che era troppo piccola? Maledetto tempo! Perchè non l'aveva fatta nascere prima? Come...
Come Rin... Forse...
Il punto era che lei lo amava. Era veramente innamorata di lui. Molti avrebbero potuto dire: "Se lo toglierà dalla testa", oppure, "Non è una cosa così seria." Invece lo era. Perchè loro non potevano capire. Lui aveva fatto in modo che lei amasse sè stessa.
Lei poteva dargli tutto quello che lui aveva dato a lei però? Non lo sapeva. Ma sapeva che poteva dargli molto. Se solo...
Alzò gli occhi, sentendo la pressione della mano di lui sulla sua spalla.
L'uomo puntò i suoi occhi in quelli di lei.

Che cosa aspettava? Che cosa doveva fare per fargli capire quanto lo amava?
Forse l’aveva già capito. Soltanto non poteva interessargli più di tanto.
La ragazza spostò bruscamente la mano dell’uomo.
“Sto morendo dentro, e tutto quello che riesci a fare è guardarmi e non dire niente?”
“Sakura…”
“No, non pronunciare il mio nome sperando che qualcosa cambi, che io mi calmi! Ogni volta, ogni singolo momento che ti vedo, il mio cuore sembra fermarsi, nonostante continui a battere, e più veloce di prima; trattengo il respiro, sperando di non fare rumore e di non rovinare tutto, e le mie aspettative vengono sempre ridotte in mille pezzi!
Dimine! Sbattimi la porta in faccia, dimmi che tu non provi, e non proverai mai niente per me, ma non stare zitto! Sai, i tuoi silenzi uccidono molto più di qualsiasi tua parola, perché non so cosa pensare. “
La rosa si fermò un attimo e abbassò lo sguardo. “Non puoi nemmeno immaginare cosa vuol dire, ogni giorno, sentire la tua mancanza, sentire che qualcuno potrebbe farti felice, ma questa persona non sono io. È vero, per te dovrei soltanto volere la felicità più assoluta, ma sono tutte cazzate! Qualsiasi persona con buonsenso capisce quando è ora di lasciar andare, ma non in amore. La verità è che voglio essere io quella persona che può darti tutto. Chiamami egoista se vuoi, ma questo non cambierà il fatto che voglio essere io ad abbracciarti ogni volta che torni a casa. Voglio essere io la donna che può farti sorridere anche nei giorni più difficili, non una donna qualunque, la quale viene portata a letto da qualsiasi uomo. Voglio essere io la donna che ti prenderà per mano, che camminerà con te, non perché è costretta, ma perché sentirà il bisogno, il desiderio di farlo. Ed è difficile fare finta che questa sensazione non esista.
Ho sempre pensato che voi uomini foste tutti uguali. Su cento uomini però ho scelto te, perché voglio credere che su cento uomini, ce ne sia uno di diverso, di speciale. Speciale per me.”
La ragazza diede le spalle al jonin e aprì la porta. “Voglio crederlo perché ti amo Kakashi.”
Prima che le lacrime potessero rigarle il viso, Sakura chiuse la porta dietro di sé, e iniziò a correre verso casa.
Arrivata davanti alla porta si guardò l’ultima volta alle spalle.
In un film lui sarebbe tornato a prenderla, l’avrebbe presa per mano, e forse, baciata sotto la pioggia.
Entrò dentro casa, chiuse la porta e colpì violentemente il muro fino a farsi male.
Quella sera avrebbe sognato quello che non poteva avere.
Lui sotto casa sua.
Lei che scendeva.
E poi chi lo sa…
Magari lui sarebbe rimasto lì per tutta la vita.
E lei sarebbe stata felice.


Non so se come capitolo vi piacerà, ma voglio dire una cosa: ho davvero cercato di metterci tutta me stessa, in quanto in questo periodo, provo molte cose di quelle che ho scritto.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Alla prossima!
Nihal

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Scusate il ritardo ** Sono davvero contenta di aver scritto un nuovo capitolo =D Forse a molti non andrà a genio, ma volevo da molto scrivere una scena del genere, e Obito lo trovo perfetto. Spero vi piaccia ^^


Capitolo XII





La sveglia suonò e Sakura la spense senza nemmeno alzare la testa dal cuscino.
Erano passati un paio di giorni. Giorni che a Sakura erano sembrati interminabili, chiusa in casa a guardare la TV e piangere ad ogni stupido film romantico. Si era buttata negli horror la sera prima.
Scese dal letto e si recò in bagno.
Ino era passata a chiederle come stava e perché non l’aveva più vista in giro dopo il loro pigiama – party, e Sakura prontamente, le aveva raccontato una bugia.
Influenza.
Come no.
Si lavò il viso e scese per fare colazione.
Si ripeteva che al mondo esistevano tantissimi altri ragazzi. Più carini, più dolci, più speciali. Se lo diceva continuamente davanti lo specchio: infondo nessuno è mai morto per amore. Non succederà nemmeno a te. Sei forte, e questo amore è solo un fatale errore.
Sospirò.
Sarebbe riuscita a dimenticarlo e a sopprimere quel sentimento continuando così?
All’inizio sembrava anche semplice.
Poi ricordava la sua voce, la sua risata, i suoi modi di fare. No, quelli non potevano appartenere a nessun’altro.
Qualcuno bussò alla sua porta.
Salì le scale, si vestì e si lavò i denti.
Pochi istanti prima che qualcuno bussasse per la seconda volta, finì di lavarsi i denti.
Era pronta.
Si guardò allo specchio.
No, non si vedeva che aveva pianto.
Scese, e per un attimo sperò fosse Kakashi. Poi scosse la testa, e quella speranza ritornò al suo posto, negli angoli più intimi della vera Sakura.
Aprì la porta e qualche ciuffo biondo si sporse a guardarla.
“Ciao Sakura! Nonna Tsunade ci vuole!”
 
 
Sakura non parlò. Non chiese perché li voleva vedere.
Probabilmente nemmeno Naruto lo sapeva.
Salirono le scale e aprirono la porta dello studio dell’Hokage.
Per un attimo il corpo si Sakura si bloccò.
“Salve ragazzi!” Tsunade si sedette.
Kakashi si girò verso i due ragazzi.
“Ciao Naruto!”
Poi guardò Sakura. “Hey Sakura…”
La ragazza abbassò lo sguardo.
No, non disse nulla.
Kakashi si sentì per un attimo in colpa. Ma infondo, lui che cosa aveva fatto?
Tsunade iniziò a parlare.
“Ho bisogno di voi. Mi dispiace avervi chiamato così presto, ma sono rimasti pochissimi ninja a Konoha. Domani arriveranno dei documenti importanti, e volevo chiedervi di consegnarli  al Raikage. Stasera vi aspetto sempre nel mio studio. Poi potrete decidere se partire subito o rimandare a domani mattina.”
Tutti annuirono e uscirono dalla stanza.
Sakura si dileguò subito, senza nemmeno salutare i due.
Naruto non se ne curò molto, ma Kakashi rimase un po’ deluso. Voleva come minimo dirle qualcosa, dato che l’altra sera l’aveva colto alla sprovvista.
Alzò le spalle.  Avrebbero avuto tutto il tempo infondo. Una missione li aspettava.
 
 
 
 
Si fecero presto le 19.00.
Kakashi decise di uscire a fare quattro passi prima di mettersi in viaggio.
“Hey Sakura! So che forse non vorrai ascoltarmi, ma devo dirti una cosa…”
No, così non gli piaceva.
“Ciao Sakura. L’altra sera mi hai preso alla sprovvista. Ci ho pensato e…”
No, nemmeno così.
“Sakura, io devo…”
Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò davanti quella specie di pietra, il monumento dedicato ai caduti nella guerra dei Ninja. C’era passato davanti così tante volte nella sua vita, che ormai era diventata una routine.
Infatti andava a trovare Rin e Obito ogni giorno.
Su quella pietra non era scritto il nome di Rin, ma lei era sempre lì. Ne era convinto.
“Rin, credo di aver combinato un casino…”
Sentì dei passi.
“Solo ora te ne accorgi?”
Il corpo di Kakashi sussultò. Si girò di scatto e rimase a contemplare quell’immagine per un paio di secondi.
“Che ti succede?! Stupito di vedermi?”
All’Hatake venne l’improvvisa voglia di chiudere gli occhi e sperare che niente di quello che vedeva fosse vero.
“Obito…?!”
 
 
Sakura fu la prima ad arrivare.
Bussò la porta e trovò Tsunade china sulle pratiche.
“Mi scusi per il ritardo!”
“Nessun problema Sakura. Piuttosto, hai visto Kakashi?”
“Io?? Ehm… No…”
Perché tutti dovevano ricordarle che Kakashi esisteva?
Il viso di Tsunade si rabbuiò.
“C’è qualche problema?”
“Kakashi doveva passare da me prima. Circa mezz’ora fa. Ma non l’ho ancora visto. So che è un ritardatario come pochi, ma credo che ad un appuntamento con l’Hokage, solo un pazzo si presenterebbe fuori tempo. Potresti andarlo a cercare?”
Sakura annuì controvoglia, e uscì dalla stanza.
Il primo posto che controllò fu la casa di Kakashi. Le luci erano spente, quindi dedusse che poteva essere uscito da qualche parte. Camminò fino al campo d’addestramento, e poi le venne in mente quel posto. Il posto dove l’aveva visto un bel po’ di volte, intento ad ammirare l’eroismo proveniente da tutti quei nomi. Nomi pieni di significato.
Sentì il rumore tagliente di kunai e il fruscio di un mille-falchi.
Sapeva riconoscerlo ormai, dopo tutte quelle volte che Kakashi l’aveva usato.
Si nascose tra gli alberi e vide due uomini.
Uno era a terra, mentre l’altro, a due metri di distanza lo guardava.
Diceva qualcosa. Qualcosa di incomprensibile per la ragazza, che però, vedendolo scattare pronto ad attaccare, corse verso di lui, pronta a colpire.
Poi focalizzò i due uomini.
Uno non lo riconobbe, ma bastò vedere Kakashi a terra per non capire più nulla.
Iniziò soltanto a correre più forte, e dopo un salto, si avventò su un punto vuoto davanti all’Hatake e colpì.
Sfiorò l’estraneo e creò diverse crepe nel suolo.
Quello era un luogo importante, voleva creare meno danni possibili.
 
Quando Kakashi alzò gli occhi, vide Sakura davanti a lui. Le braccia aperte, pronta a difenderlo.
“Sakura… Come…” Una fitta di dolore allo stomaco gli tolse il fiato.
“E tu ragazzina?” Subito dopo però, nella testa di Obito andò a formarsi un’immagine.
Aveva fatto molte ricerche su Kakashi in quegli anni. Era diventato il maestro di tre ragazzi. Una era lei.
Fu inevitabile: nella sua testa apparve l’immagine di Rin. Era maledettamente uguale a Sakura.
Kakashi si alzò a fatica. “Vattene Sakura.”
La ragazza fece segno di no con la testa.
“Moriremo tutti e due se non te ne vai subito!”
“Non mi importa.”
Obito abbozzò un leggero applauso. “Ma che quadretto coinvolgente. Finiamola qui.”
La ragazza strinse i pugni.
Si preparò all’attacco, ma Obito fu più veloce di lei.
La colpì allo stomaco, e Sakura cadde sulle ginocchia, annaspando e cercando di recuperare un respiro più regolare. Di solito era lei quella che riduceva così gli avversari.
“Sakura!”
“Ti preoccupi Kakashi? Non è da te.”
Sakura ne aveva sentito parlare. Obito… Era uno dei compagni di squadra di Kakashi. Ma non era morto?
“Lei non centra Obito, lasciala andare…” L’uomo cercò di fare un passo in avanti, ma le gambe non lo aiutavano di certo.
“Non ho bisogno delle tue preghiere Kakashi! Io non me ne andrò. Sai che non posso farlo, e tu non dovresti nemmeno chiedermelo.”
Obito posò lo sguardo su Sakura e passò una mano tra i suoi capelli rosa. Gli alzò la testa e fece in modo che lo guardasse. In quel momento, per la prima volta, dopo aver soffocato un urlo, negli occhi e nella mente di Sakura si materializzò la paura. Gli occhi le diventarono lucidi. Non sapeva se per il dolore o per il senso di disperazione che provava. Doveva essere lei quella forte, eppure, stava soccombendo.
“Perché continui a combattere nonostante tutto? Avevi la possibilità di scappare, eppure hai deciso di rimanere qui per lui. Per salvare una persona che nemmeno se lo merita.”
Sakura pensò ad Hinata e Naruto. Perché quell’idiota non si era ancora deciso a dirle quello che provava? Lei era dannatamente innamorata di lui. Che stupido. Aveva dato la sua vita per salvarlo. Sakura non l’avrebbe mai fatto. O almeno, dieci mesi prima, non avrebbe mai immaginato come qualcuno potesse amare di più la vita del prossimo che la propria. Ora capiva. Capiva Hinata. Se fosse sopravvissuta, sarebbe andata da Naruto e gli avrebbe gridato in faccia quanto stupido era. Perché Hinata meritava tutta la felicità di questo mondo.
“Lui non è quello che dici… Non so cosa sia successo molto tempo fa, ma deve per forza esserci una spiegazione…”
Sakura sentì la presa allentarsi, e per un attimo ne fu sollevata.
“Nessuno cambia.”
Sakura stavolta guardò negli occhi Obito.
“Non è vero.”
Obito chiuse per un attimo gli occhi. Ricordò i bei momenti. Rin e Kakashi. Avrebbe dato la vita per loro. Ma vedere Rin morire, era stato troppo. Il rancore aveva vinto. La vendetta aveva prevalso. Ed era felice di aver intrapreso quella strada.
Fu riportato alla realtà dalla voce di Kakashi.
“Obito, sono stato io. È colpa mia se Rin è morta. Lei non centra nulla.”
Quindi si trattava di questo? Di un’inutile vendetta?
Una lacrima cadde dal viso di Sakura.
“Finiscila! Parli come se l’avessi fatto apposta.” L’Haruno abbassò lo sguardo, ma sapeva di avere gli occhi di Obito su di lei. “Lui l’amava. Non puoi incolpare qualcuno per un errore accidentale! Tu e la tua stupida vendetta!”
Le faceva male, tremendamente male dire quelle parole.
Perché Rin era riuscita a fare breccia tra i muri di Kakashi. Lei era riuscita ad ottenere quello che lei voleva immensamente.
Kakashi si fermò a guardarla.
Perché continuava a percorrere imperterrita quella strada? Non poteva salvarlo. Lui non poteva salvarsi. Inoltre non si sarebbe mai perdonato se anche lei fosse morta.
Kakashi si portò una mano allo Sharingan, ormai sanguinante.
“Basta Sakura.” La voce di Kakashi era ferma.
Sakura lo guardò. Aveva uno sguardo che la ragazza non aveva mai visto. Disprezzo forse?
“Questa non è una favola. Nessuno verrà a salvarci. Tu sei debole, più debole di me e Obito. Pensavi veramente di migliorare le cose immischiandoti nella battaglia? La mia battaglia, non la tua. Cosa dovrei fare adesso? Salvare sia te, che me? E tutto perché sei corsa dietro a stupide sensazioni, inutili ricordi e sentimenti. Cosa credevi? Che i miei sentimenti sarebbero cambiati vedendoti arrivare?”
L’Haruno rimase a fissarlo senza proferire parola.
Le stava davvero dicendo quelle cose? Lui non l’avrebbe mai fatta stare male. Era uno dei motivi per cui si era innamorato di lui. Ma forse, non lo conosceva. Forse, non aveva proprio capito nulla.
Obito sorrise. Ricordò Kakashi per quello che era. Un ragazzino spietato capace di lasciare i suoi amici soccombere.
Le persone non cambiano, pensò. Rimangono le stesse, si nascondono. Per un tempo interminabile.
Kakashi rimase a guardare Sakura e le immense lacrime che si formavano in quegli occhi color smeraldo.
Fu questione di un momento: Obito afferrò un kunai e Sakura sentì un brivido freddo correrle giù per la schiena. Per un attimo immaginò di essere trafitta da un dolore lancinante al petto. Abbassò lo sguardo non vedendo più Obito davanti a lei e guardò il suo corpo. Nulla.
Si girò, convinta che Kakashi avesse sentito lo stesso, ma non fu così.
Si portò le mani alla bocca per non gridare.
Vide pian piano scendere dal petto di Kakashi del sangue. Salì, seguendo a ritroso la scia di liquido rosso, fino a quando Obito non le coprì la visuale con la sua figura imponente, intenta a premere il kunai sulla ferita dell’Hatake.
Sakura non sentì nulla. Le orecchie le fischiarono e la vista si appannò per una decina di secondi.


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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


 


Capitolo XIII



Kakashi tossì un paio di volte e afferrò il colletto della divisa di Obito.
“Non pretendo tu… capisca… Ma io amavo Rin… Volevo una vita con lei… Una famiglia, una casa… Sei libero di odiarmi Obito… Ma non di parlare… Tu non ci sei stato… Non hai visto quello che ho visto io… Non l’hai nemmeno provato… Io sono diverso da allora, e anche tu… Potevi salvarti Obito… Non per me… Ma almeno per lei…”
Sentì freddo, vide il buio, e cadde a terra.
Obito si girò verso Sakura.
“Ora mi odi? Ho ucciso una delle persone che amavi, no?”
L’uomo scattò verso Sakura, la afferrò e la tirò su per la gola.
Le lacrime scesero sul suo viso e bagnarono la mano di Obito.
“Rin non l’avrebbe mai voluto. Se tu l’amavi tanto, perché hai appena ucciso la persona che lei adorava? Tu non sei migliore di nessuno. Lei non ti avrebbe mai chiesto di combattere contro un tuo compagno…”
Sakura sentì il respiro mancare.
“Che cosa ne sai tu di quello che avrebbe voluto lei? Lei avrebbe voluto vivere! Ma per colpa di Kakashi…”
“Basta… Non puoi dare la colpa ad altri per possibilità che hai sprecato o che non ti si sono presentate davanti. Volevi amarla, ma c’era lui. Era Kakashi il problema no? L’hai ucciso adesso, che differenza ti fa ora sapere cosa provo io? Cosa penso? Ma soprattutto, Obito, cosa hai risolto con la vendetta? Il dolore per la sua morte c'è ancora. Il suo ricordo, farà ancora male...”
La presa di Obito si allentò.
Sakura sapeva cosa Obito e Rin potessero provare. Lui, costretto a nascondere e reprimere l’amore immenso che provava,  e lei, costretta ad assistere ad un’interminabile battaglia tra le due persone che amava di più.
“Perché non decidi di rifarti una vita? Di dedicarla a qualcuno, invece che ad uno stupido ideale?”
Obito abbassò lo sguardo. Forse era vero. Rin non avrebbe mai voluto tutto questo.
Il suo cuore pianse per la prima volta dopo molto tempo.
Lanciò Sakura contrò il tronco di un albero e questa per secondi interminabili perse ogni percezione.
Il tempo sufficiente per Obito di guardarla e sparire.
“Perdonami Rin…”
 
 
Sakura si riprese un attimo. Si guardò intorno, ma non restava alcuna traccia di Obito.
Pensò subito a Kakashi, e a gattoni, con ogni parte del suo corpo dolorante, si avvicinò a Kakashi.
Le sue mani iniziarono a brillare, circondate da una luce, che dal verde andava a confondersi con il bianco.
Le rimaneva poco chakra, e si maledisse per questo.
Cercò di fermare l’emorragia, ma non ci riuscì. Il sangue continuava a correre tra le sue dita.
“Fermati, ti prego…”
A quel punto sentì altre voci.
Non capiva più molto di quello che aveva intorno. Vide però una chioma bionda mettersi davanti a lei e prenderle le mani. Le appoggiò sulle sue ginocchia e posò le proprie sulla ferita di Kakashi. Una luce intensa di colore verde brillante circondò la ferita dell’uomo.
“Sakura, stai bene?” La voce di Ino.
Sakura annuì.
“Ma Kakashi no…”
“Sta tranquilla, Ino farà il possibile.” Naruto si abbassò all’altezza di Sakura.
“Naruto…” Sakura si sforzò di non piangere, ma ogni sforzo fu vano.
Appoggiò la testa al suo petto, e Naruto la abbracciò.
Il sonno arrivò quasi subito, tra le parole dolci di Naruto e gli ordini inequivocabili di Ino.
 
 

I raggi del Sole entrarono violenti quando Tsunade tirò le tende.
Kakashi ci mise molto per aprire gli occhi.
“Ho…Hokage? Sono morto?”
Tsunade sorrise. “Se lo fossi, io non sarei qui.”
Kakashi si guardò intorno e si tirò su di scatto.
Questo gli costò un’espressione di dolore sul viso e la consecutiva caduta all’indietro sul cuscino.
“Sei matto Kakashi?!”
“Sakura come sta?!”
Tsunade sospirò. “Bene. Mi ha raccontato quello che è successo.”
“Proprio tutto? È arrabbiata?”
“Mi ha raccontato di Obito, ma non sembra arrabbiata. Solo preoccupata. È stata tutto il tempo qui, sai? L’ho convinta solo un’ora fa a tornare a casa per riposarsi. Hai fatto prendere un bello spavento a tutti.”
Kakashi spostò lo sguardo sulla finestra.
“Ora sto meglio.”
Tsunade si alzò. “Già.”
Fece per uscire ma si fermò un attimo.
“Kakashi… Qualche volta è meglio scegliere di andare dove l’amore ci attende a braccia aperte. Prendi una decisione. Appena puoi.”
La porta si chiuse.
Kakashi sapeva a cosa si riferiva Tsunade.
Sakura o Kurenai?
Si portò una mano al viso. Meglio rifletterci dormendoci un po’ su.


Non sapeva nemmeno se gli era concesso uscire dall’ospedale a quell’ora. Le porte erano chiuse, quindi probabilmente era così, ma le finestre, quelle no. Uscì , con un balzo che gli costò un piccolo sforzo, ma un gran dolore all’atterraggio. Non lo calcolò minimamente però, e si diresse da Kurenai.
La donna era ancora sveglia, e si stupì quando lo vide arrivare.
“Kurenai, posso parlarti?”
Lei annuì, leggermente sorpresa.
“Posso entrare?”
La donna si sporse leggermente e lasciò varcare a Kakashi l’entrata. Fortuna che a casa nessuno lo aspettava, perché prevedeva di metterci molto.


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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***



PENULTIMO CAPITOLO!!!! =D
Mi scuso per il ritardo ^^
Nihal


Capitolo XIV




Sakura non tornò più in ospedale, e dopo un paio di giorni, decise di partire in missione con Naruto per andare dal Raikage.
“Sicura di voler venire Sakura?”
Lei sorrise. “Si si, certo!”
Naruto non fece domande. Non le chiese perché, non le diede altre opportunità di scelta.
Proprio quando stavano per varcare l’entrata del villaggio della Foglia, una voce li bloccò.
“Vi state dimenticando del sottoscritto. So di essere vecchio e malandato ormai, ma potreste almeno cercare di non farmelo pesare.”
Kakashi rise.
Al contrario di Naruto, Sakura non dimostrò minimamente di essere felice.
Era un idiota o cosa?
Quella non era una ferita da niente, anzi.
Cosa passava per la testa a Tsunade?
O meglio, l’Hokage era a conoscenza della scelta dell’Hatake?
Sakura non disse nulla, e Kakashi sospirò.
No, non poteva andare peggio di così.
 
 
Intorno alle 18.00 dovettero fermarsi.
Accesero un piccolo fuoco, e Naruto cercò un cespuglio.
Possibile che non riusciva a tenerla per più di due ore? Bha.
In qualsiasi caso, decisero di accamparsi lì per la notte.
Kakashi si distese sul suo materassino, e girò la testa verso Sakura.
“Hai intenzione di non parlarmi mai più?”
La ragazza prese il cuscino a lo sistemò.
“Probabilmente c’è un ruscello qui vicino, vado a sistemarmi.”
Prese l’asciugamano e un cambio di vestiti, si alzò e camminò verso Kakashi.
Alzò la prima gamba per saltarlo e continuare per la sua strada, ma questo la fece inciampare.
Le cose che Sakura aveva in mano volarono via, e la ragazza si ritrovò sopra di lui.
Arrossì di colpo, fece per levarsi da quella scomoda posizione, ma Kakashi le afferrò il braccio.
“Finiscila!”
“Sei tu quella che di solito vuole mettere un punto alle discussioni, e noi ne abbiamo una aperta.”
“Non non abbiamo aperto un bel niente! Hai già fatto abbastanza.”
“Guardami Sakura.”
La ragazza lo fissò, e l’uomo puntò i suoi occhi in quelli di lei.
“Tu mi ami?”
La ragazza si accigliò. “Così è troppo facile! Non mi metterai in una situazione imbarazzante Kakashi.”
“So di essere stato duro con te. Ma non ho nemmeno avuto il tempo per risponderti da quando mi hai detto quello che provi…”
“Provavo…”
“Provavi?!”
Sakura sospirò.
“È stata una cosa stupida dirtelo. Mi sono messa il cuore in pace, e ho capito che le cose non possono andare come voglio io. Pazienza. Ho un piano B.”
“Ovvero?”
“Uscirò con Ino una delle prossime sere. Ci saranno anche Ten Ten e le altre. La mia idea è quella di andare a rimorchiare con Hinata. Troverò un ragazzo dolce, simpatico e…”
“E?”
“E carino. Gli darò il mio indirizzo lasciandolo con una frase “Hey, vieni a trovarmi quando vuoi”. Poi ci uscirò un paio di volte, e… E…”
“Ti vedo molto convinta…”
Sakura si rianimò.
“Oh, si! E sarà giovane. Si, uno della mia età. Magari un po’ più grande… 22 o 23 anni… O 24… O…”
“25, oppure 26…”
“Sta zitto Kakashi! Sta di fatto che sarà giovane. Si insomma,  sai com’è. A 30 poi cambia tutto. Sei da buttare. Ti tocca accontentarti di donne come Kurenai. Bellissime certo, ma completamente fuori tempo…”
Kakashi non sapeva se continuare ad ascoltarla.
Ma che diamine stava dicendo?
Lui aveva 36 anni, ma era ancora nel pieno della sua… Ehm… Come definirla…
Oh, insomma! Era ancora un figo!
Le parole di Sakura entravano da una parte e uscivano poco dopo.
Dopo la frecciatina sulla sua età, finalizzata a descriverlo come un vecchio il quale ha una vita sessuale pari a quella di un bradipo, il resto gli suonava come un “Bla bla bla”.
Inoltre le sue gambe si stavano atrofizzando. Seriamente! La sinistra ormai non la sentiva più.
“Non devi prendertela Kakashi, io lo dico solo per il tuo bene. Del resto…”
A quel punto Kakashi si tirò giù la maschera, e prese il viso di Sakura tra le mani baciandola.
Durò pochi secondi, e quando l’uomo si staccò, Sakura stava ancora metabolizzando il fatto.
Kakashi appoggiò una mano sulla gamba destra di Sakura, e sorrise.
“Su avanti, continua a raccontarmi i tuoi piani per la settimana prossima. Credo di essermi fermato al fatto che uscirai con un ragazzo. Non ho capito bene l’età però…”
Sakura strinse i pugni irritata e si alzò, iniziando a camminare.
Kakashi fu costretto a seguirla, e la afferrò per un polso.
“Sakura, scherzavo…”
La ragazza si girò di colpo. “Credi di poter veramente venire qui, facendo finta di nulla, dopo tutto quello che ho passato, e prendermi in giro?! Sono stata male ogni sera, pensandoti a casa di Kurenai, e sai una cosa? Adesso non farti venire nessun senso di colpa, e tornaci!”
“Sono stato a casa sua, si. Ma per dirle che non poteva funzionare.”
Per un attimo Sakura si sentì triste. Forse Kurenai, in quel momento, era a piangere davanti ad un film romantico come aveva fatto lei durante quei due interminabili giorni senza vederlo?
“Perché l’hai fatto? Io non ho bisogno di una favola Kakashi. L’hai detto tu. Nulla sarebbe cambiato. Eppure, dal giorno in cui Obito ha fatto la sua comparsa, tu hai cambiato idea. Scusa, ma non ti capisco.”
“Io non posso prometterti l’amore eterno Sakura. Non posso giurare che durerà per sempre. Ma ora sento che la cosa giusta da fare è questa. Probabilmente è più quello che ti dovrò chiedere, che quello che ti potrò dare, ma…”
No, non era vero.
Era quello che Sakura avrebbe voluto dire.
“Puoi, per una volta, pensare a quello che è giusto per te, e comportarti come una ragazza innamorata farebbe?”
Sakura rimase un attimo a guardarlo. Senza pensare a nulla.
Probabilmente non aveva nemmeno sperato che quel momento si materializzasse davanti a lei.
Si alzò sulle punte dei piedi e abbassò la maschera di Kakashi.
Poi mise le braccia intorno al suo collo, e appoggiò le proprie labbra alle sue.
Fu un momento, e tutto scomparve.
Chiuse gli occhi, chiedendosi se sarebbe stato sempre così.
Poi un fruscio, e delle risate.
Aprì gli occhi e si staccò da Kakashi, il quale cercò, come lei, di fare finta di niente.
“Sakura, scusa il ritardo. So che dovevo mettere a posto il mio lato, ma mentre cercavo di fare presto, e sbrigarmi, una specie di animale è…”
Naruto si fermò e Sakura lo pregò di non dire nulla di imbarazzante.
“Avete già finito di sistemare la vostra roba?”
“A dire il vero, io stavo per prepararmi, e credo andrò a prendere la roba.”
Sakura si dileguò, e Naruto rimase da solo con Kakashi.
“Maestro...”
“Si?”
“Se ha bisogno del “bagno”, si ricordi: non dietro a quel cespuglio.”

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***



Ed ecco l'ultimo capitolo!!! =D
RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO QUESTA STORIA ^^
Spero davvero vi sia piaciuta. Alla prossima!






                                                                                                            Capitolo XV



Sakura si svegliò di soprassalto.
Guardò l’ora: le 16.00.
Cosa?! Si era solo addormentata un attimo!
Si alzò e andò a lavarsi il viso.
Si era ripromessa di dormire solo 10 minuti, ma a quanto pare, la missione l’aveva stancata fin troppo.
Erano tornati il giorno prima, e Sakura, distrutta da tutto quel camminare, era andata subito a letto.
Si era svegliata la mattina presto, aspettando il momento giusto per pranzare. Successivamente, davanti a un film horror era sprofondata in un sonno senza ritorno.
Davanti ad un film horror Sakura!
Sospirò.
Qualcuno suonò alla porta, e con tutta la calma del mondo, scese ad aprire.
“Ciao Ino… Senti, sono davvero stanca, non posso…”
Si bloccò di colpo, pensando: Perché prima di parlare non guardo chi c’è dietro alla porta?
“Diamine, credi di poter fare uno strappo per il sottoscritto?”
Kakashi si passò una mano dietro alla testa imbarazzato.
“Non faccio uno strappo per la mia migliore amica, e dovrei farlo per te?”
Le venne in mente ogni momento passato con lui il giorno prima.
Diamine!
Realizza Sakura. Ti ha baciata!
E ora? Cosa arrivava? La parte in cui dovevano frequentarsi?
O era troppo presto?
Magari lui è venuto a dirti che di te non vuole più saperne. Insomma, sei una ragazzina! In confronto, certo…
La voce di Kakashi la riportò alla realtà.
“Ecco, pensavo che dopo quello che è successo in missione, dovessi come minimo farmi vivo il giorno dopo. Verresti a fare un giro?”
Sakura contemplò ogni sua parola, per poi ripetere a bassa voce: “Verresti a fare un giro…”
“Sakura?”
“Ovvio che vengo a fare un giro! Dammi cinque minuti.”
Ce ne mise 10. Ma chi era lui infondo, per poter parlare di puntualità?
Sakura chiuse la porta e seguì Kakashi.
“È stato carino da parte tua.”
“Che cosa?”
“Bè, chiedermi di uscire.” Sakura sorrise, e Kakashi arrossì.
La ragazza infilò il suo braccio sotto quello dell’uomo.
“Credo inoltre che…”
Si fermò subito, notando il suo imbarazzo, e si pentì di quel gesto, ritirandosi subito e portando le mani dietro la schiena.
“Scusa…”
“No, davvero, non fa niente…”
Kakashi notò l’espressione delusa di Sakura.
“Mi dispiace, è che non sono il tipo che…”
“Si, capisco. Comunque…” Riprese Sakura. “Raccontami qualcosa di te. Sì, sei stato il mio maestro per molto tempo, ma infondo, non ti conosco così tanto come Naruto.”
“Cosa dovrei raccontarti?”
“Ecco…”
Sakura non voleva essere invadente. Sapeva quanto Kakashi tenesse alla privacy. Inoltre, chiedergli della sua infanzia, le sembrava del tutto inappropriato.
“So che vuoi chiedermi qualcosa, ma non ne hai il coraggio.”
Sakura fece segno di no con la testa.
“Semplicemente non so da dove iniziare. Qual è il tuo posto preferito? E il colore che ti piace di più di tutti?”
“Seriamente mi stai chiedendo il mio colore preferito?”
Sakura arrossì. “Dovrò pure iniziare da qualche parte.”
Kakashi rise.
Passarono tutto il pomeriggio insieme, e arrivata l’ora di cenare, si fermarono al Ramen Ichiraku.
Sakura rise.
“Ricordo la volta in cui io, Naruto e Sasuke abbiamo cercato di scoprire cosa si celava dietro quella maschera. Pensa che per convincere Sasuke a collaborare, abbiamo dovuto inventare le stranezze più assurde. Labbra gigantesche, denti da coniglio…”
“I ragazzini sono proprio strani a volte, specialmente se la questione non li riguarda.”
“È un rimprovero?”
“No, è solo una constatazione. Non posso più rimproverarti oramai.”
La ragazza sorrise. “E nemmeno darmi ordini.”
Kakashi distolse lo sguardo. “Mangia Sakura.”
“Hey!!”
 
Finito di cenare, la ragazza si diresse verso il Palazzo dell’Hokage.
Mentre camminava insieme a Kakashi, vide una coppietta tenersi per mano.
Gonfiò le guance contrariata.
Arriverà il giorno in cui me lo potrò permettere anche io, pensò.
Kakashi notò subito il comportamento della ragazza, e sorrise tra sé e sé.
Infondo lei era ancora una ragazzina. O forse dipendeva semplicemente dal fatto che era una donna. Si insomma, una femmina. Le ragazze, per quanto possano sembrare forti ed indipendenti, sono sempre ragazze. Un uomo ha esigenze diverse. Non che questo non pensi alle storie di lunga durata, ma di certo dà meno peso ai piccoli gesti. Non tutti gli uomini, ma la maggior parte.
Kakashi posò un braccio sulle spalle di Sakura e questa arrossì di colpo.
“Che stai facendo?!”
“Dovevo avvisarti prima?”
“Ehm… Io… No, certo che no…”
Un paio di persone si girarono a guardarli e Kakashi sospirò.
“Ecco cosa mi da fastidio. Certa gente non si fa mai gli affari suoi.”
“Non devi sentirti obbligato Kakashi.”
Kakashi rise. “Sakura, ti sto frequentando. Ho tutto il diritto, sotto tuo consenso, di mostrare ai vari pretendenti che sei già occupata.”
“Pretendenti?? Mi stai sopravvalutando Kakashi…”
Come se a voi ragazze non facesse piacere, pensò l’uomo.
Il braccio dell’Hatake scese, insieme alla sua mano.
“Kakashi, non ci provare, altrimenti quel braccio te lo spezzo. Così poi ti toccherà stare per un bel po’ all’ospedale, e lì, ti potrò controllare giorno e notte.”
Kakashi ritirò il braccio. “Non mi piace come prospettiva.”
“Sei un pervertito.”
“Sono solo un uomo innamorato e bisognoso di coccole.”
Sakura lo guardò scettica.
“Dici che non è credibile?”
“No Kakashi, no.” La ragazza rise.
Arrivati davanti al Palazzo, Sakura si fermò.
“Perché ti fermi?”
“Questo punto è circa a metà tra casa mia e casa tua, di conseguenza…”
“Frena un attimo. Mi sembrava logico che la mia intenzione fosse di accompagnarti a casa.”
“Davvero?”
“Ovvio. Ma che ragazzi hai avuto fino ad ora?”
“Nessuno sui 30 anni.”
“La cavalleria non dovrebbe essere un optional. Come ai 20, esiste anche a 30 o ai 40 anni. Su, andiamo.”
Kakashi prese Sakura per mano.
“Cosa fai?!”
“Ti accompagno a casa.”
Sakura sorrise leggermente.
Non ci misero molto ad arrivare a casa della ragazza.
“Grazie per oggi.”
Kakashi sorrise. “Per così poco.”
“Ti chiederei di entrare, ma questa sera devo andare in ospedale. Ho scambiato uno dei miei turni con quelli Shizune. Domani mattina finisco sulle 9.00.”
“Ti passo a prendere se vuoi.”
Gli occhi si Sakura si illuminarono.
“Allora a domani.”
Kakashi annuì e Sakura rimase a guardarlo.
“Kakashi.”
“Si?”
La ragazza si alzò sulle punte dei piedi e lo abbracciò. Abbassò la sua maschera e lo baciò dolcemente.
Sentì le mani dell’uomo sui suoi fianchi e lo allontanò di colpo.
“Ora puoi andare. Prima che io arrivi in ritardo a lavoro.” Sakura sorrise.
“Ma… Ma…”
L’Haruno chiuse la porta dietro di sé e si portò le mani al viso.
Lei stava con lui. Lui stava con lei. Si era appena conquistata il diritto di poter fare qualsiasi cosa.
Non avrebbe più dovuto chiedere se poteva abbracciarlo, o semplicemente prenderlo per mano.
Non sapeva quanto, o se sarebbe durata.
Non sapeva nemmeno se ogni giorno sarebbe stato così. Probabilmente no.
Ma era innamorata.
E questo bastava, più di ogni altra cosa.
Vivi come fosse il tuo ultimo giorno di vita, e fai tutto quello che vorresti fare prima di chiudere per sempre gli occhi, le avevano detto.
Fai quello che vorresti raccontare di aver fatto, e sii quello che vorresti poter essere un giorno.
Doveva chiamare Ino.
Non avrebbe mai rifatto niente di quello che aveva fatto fino a quel momento.
Perché infondo, era meglio farle le cose.
E non torturarsi con quel giochetto crudele del “se”.
“Se avessi fatto…”
“Se invece di essere…”
“Se io fossi stata una rana gigante con otto zampe…?!”

 
“E se non funziona? E se invece funzionasse?”


 

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