Un condominio di persone per bene

di lillylilly
(/viewuser.php?uid=278827)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRESENTAZIONE ***
Capitolo 2: *** Un po' di storia ***
Capitolo 3: *** Un cambio di residenza ***
Capitolo 4: *** La prima riunione di condominio ***
Capitolo 5: *** Rapporti di buon vicinato ovvero spetteguless ***
Capitolo 6: *** Un condominio di facile gestione ***
Capitolo 7: *** Manutenzione ***
Capitolo 8: *** Ordinaria gestione ***
Capitolo 9: *** Consolidata consuetudine ***
Capitolo 10: *** Una vita sotto assedio (una riflessione dell'ex-ragazzina) ***
Capitolo 11: *** Confronto tra le amministrazioni ***
Capitolo 12: *** Appendice: ragionieri Casoria si nasce ***
Capitolo 13: *** DISCLAIMER ***
Capitolo 14: *** CONSIGLI PER LA LETTURA ***
Capitolo 15: *** Postfazione ***
Capitolo 16: *** Inquietante teoria ***
Capitolo 17: *** Rapporti di buon vicinato 8 anni dopo ***
Capitolo 18: *** Un seguito teatrale? ***
Capitolo 19: *** Sniffate da Facebook ***



Capitolo 1
*** PRESENTAZIONE ***


Lei pensa così perché è un galantuomo, una persona per bene”, dice Antonio Bonocore al tipografo Lo Turco.
È vero. Il tipografo Lo Turco è una persona per bene. Lo affermiamo senza difficoltà.
Ma anche i ragionieri Casoria affermano: “Come osa? Io sono una persona per bene!”.
E nessuno osa contraddirlo. Almeno apertamente.
Siamo tutti persone per bene.
 
Per chi non lo ricordasse, il ragioniere Casoria è l’amministratore dello stabile dove Antonio Bonocore (Totò) esercita onestamente e con solerzia la sua opera di portinaio (o portiere, che dir si voglia) nel film “La banda degli onesti”.
Conosciamo il ragioniere Casoria quando l’amministratore (l’attore Luigi Pavese) si fa accompagnare dal portiere negli scantinati del palazzo.

 
Amministratore: -eh, ma in questo condominio fa caldo, troppo!
Portiere: -eppure veda dottore, la caldaia mangia e 120 quintali di carbone sono appena sufficienti....
L’amministratore comincia a ridacchiare ed ammiccare.
Amm.: -ahahaha....ma poi...ehehe...si dice 120....ehehe e si fa con 90....e questo lo sappiamo noi! ehehehe
Anche il portiere comincia a ridacchiare.
Port.: -ahahaha .....ma è proprio una trovata.... ehehe .....signor ragioniere Casoria ...ahahaha....ma lo sa al paese mio .... ehehe .....questo come si chiama? .... eheh
Amm.: -ahahah.....no, come  si chiama? .... eheh
Port.: ihihi...(ritorna serio) si chiama PECULATO
Amm.(ritornato anch’egli improvvisamente serio): -ah! io non ho detto niente, eh....
Port.: -no?  mi era parso....
Il giorno dopo il portinaio Antonio Bonocore apprende che l’amministratore ha intenzione di licenziarlo ed assumere un altro al suo posto.
Dopo aver presentato il ragioniere Casoria ed il portinaio Antonio Bonocore, permettete che mi presenti: Carmine Mastrantonio, amministratore immobiliare.
Significa che sono un amministratore di condominio, ma non solo.
Comprenderete che non mi senta certo lusingato dallo stereotipo dell’amministratore approfittatore e, diciamo pure la parola, ladro.
D’altro canto, dopo un vago esame di coscienza, devo ammettere che vi sono amministratori di condominio che si danno da fare per meritare pienamente questa fama.
I “ladri di galline”, come li chiamo io. Presenti e lettori esclusi, naturalmente.
Ma è una minoranza che denigra un’intera categoria. Credetemi.
La maggior parte degli amministratori di condominio sono professionisti che svolgono con dedizione e responsabilità un lavoro delicato, spesso  non riconosciuto.
Oltretutto è solo un caso che il “ragioniere Casoria” sia un amministratore di condominio. I “ragionieri Casoria” possono appartenere a qualsiasi categoria sociale.
E non lo dico per difendere la categoria.
Il “ragioniere Casoria” diventa l’emblema degli sfruttatori e profittatori, a qualsiasi categoria sociale appartengano.
Antonio Bonocore illustra la teoria sui “ragionieri Casoria”, ed i capitalisti, al tipografo Lo Turco (Peppino De Filippo) invitandolo al bar a prendere una tazzina di caffè.


Totò: -  Dunque: in origine sono senza zucchero tutt’e due, e cioè (indica la tazza del tipografo)Lo Truzzo…
Tipografo: - …Turco!
Totò: - Lo Turzo e  la terza… la tarza…
Tipog.: - La tazza.
Totò: - La Tarza e Lo Turzo …e la torza…Lo Turco, lei cosa farebbe?
Tipog.: - Che farei?
Totò: - Eh lo vede? Non lo sa nemmeno Lei. Questo invece (indica la tazza del capitalista) lo sa: lo sa e ne approfitta (inizia a versarsi con ritmo rapido un cucchiaino di zucchero dietro l’altro). Cosa pensa Lei?
Tipog.: - La smetterà una volta…
Totò: - Lei pensa così perché è un galantuomo, una persona per bene e ha fiducia nel prossimo. Questo invece no (mostra nuovamente la tazza del capitalista). E continua. Guardi un po’: e continua, continua, continua…
Tipog.: - Continua sempre?!
Totò: - Sempre!  Lei rappresenta la parte sana del paese viceversa quelli…
Tipog.: - Ma quelli chi?
Totò:  - E di chi stiamo parlando? Degli sfruttatori, degli esosi, dei profittatori, cioè dei ragionieri Casoria.
Tipog.: - Ma chi è questo ragionier Casoria che viene di mezzo ogni tanto?
Totò: - È quello che si frega lo zucchero. E anche il carbone.
Tipog.: - Zucchero e carbone?!
Totò: - Eh già!
Tipog.: -  E non va in galera?
Totò: - No, perché questi sono furbi: questi rasentano il codice penale, ma non ci incappano dentro…
Questi rasentano il codice penale, ma non ci incappano dentro.
Anzi -, fa l’ex-ragazzina, - questi credono di rasentare il codice senza rischi e vogliono farvi incappare gli ingenui. -
L’ex-ragazzina parla con cognizione di causa. Vive in un condominio popolato di ragionieri Casoria. Anzi conosce alcuni di questi ragionieri Casoria fin dalla nascita.
Ho conosciuto l’ex-ragazzina (la chiamerò così, anche se non l’ho conosciuta con questo appellativo) nell’esercizio della mia attività professionale..
Una sera venne nel mio studio una giovane donna per una consulenza. Mi sottopose un caso abbastanza comune, almeno tra i colleghi “ladri di galline”. Senza offesa per nessuno.
Un amministratore ed un gruppo di condomini tentavano di imporre lavori di manutenzione ed aumenti di spesa senza sottostare ad alcun controllo.
Fornii la mia opinione ed il mio consiglio, per quello che poteva essere utile.
Parlando parlando, la mia cliente mi raccontò anche del tentativo dell’amministratore in carica, un amministratore professionista molto noto in zona, di far approvare un rendiconto basato sull’aria. Non si sapeva chi aveva versato e quanto aveva versato. Non si sapeva che fine avesse fatto l’avanzo di cassa dell’anno precedente.
Un altro condomino, oltre la mia cliente, si era opposto all’approvazione di quel rendiconto inconsistente e per il momento il tentativo dell’amministratore era fallito.
Questo è un altro classico. Perdere traccia dell’avanzo di gestione dell’anno precedente. E direi che la mia cliente è fortunata. Ci sono amministratori che per anni nemmeno presentano un rendiconto. Approfittano o dell’incompetenza dei condomini che non conoscono i loro diritti o della tendenza al “laissez faire” per quieto vivere.
Altri amministratori presentano nel rendiconto fatture già presentate l’anno passato, etc. etc.
Anche la mia cliente, mi disse, era tentata di lasciar perdere e lasciarli fare.
Per anni aveva fatto finta di niente.
Solo ogni tanto lanciava messaggi che significavano: “Vedete di non esagerare”.
Ora, mi dice, non può più fare finta di non vedere.
I suoi ragionieri Casoria erano andati al di là di ogni previsione.
Non si erano più accontentati di trattenere il ridicolo avanzo di cassa di fine anno.
E questo, a pensarci bene, è già appropriazione indebita.
Non si erano più accontentati di ricavare il proprio vantaggio su qualsiasi manutenzione nel condominio.
E questo, a pensarci bene,  già naviga verso il peculato.
I ragionieri Casoria avevano pensato di espandere il loro campo d’azione.
Erano passati all’estorsione.
Almeno così raccontava la mia cliente.
E per farlo avevano ritenuto di poter piegare il codice a loro uso e consumo.
Consiglio sempre di partecipare alla vita ed all’amministrazione di condominio. Con rispetto e comprensione, naturalmente. Nei tempi e nei modi giusti. Non occorre subissare l’amministratore di telefonate.
Controllate i bilanci. Se l’amministratore non li fornisce, pretendeteli. Valutate autonomamente i preventivi dei tecnici e delle ditte.
Con un po’ di pratica si saprà distinguere tra un buon amministratore ed un cattivo amministratore. E se un amministratore non vi convince, ricordate: la maggioranza che rappresenti almeno la metà del valore dell’edificio può revocare l’amministratore.
Intervenite per tempo.
Lasciare incancrenire la situazione significa solo affrontare un bubbone più grosso più tardi. Magari dimenticando la prudenza perchè esasperati.
Come mostra la storia del “Condominio Landri”.
Un condominio di persone per bene. Come tanti.
Abitato da una famiglia di persone per bene. Come tante.[1]



Le informazioni ed il materiale sul “ragionier Casoria” sono reperiti dai siti:
IL RAGIONIER CASORIA OGGI !http://mianonnaincarriola.splinder.com/post/7498668/IL+RAGIONIER+CASORIA+OGGI
I tanti ragionier Casoria.http://blog.libero.it/LaTorretta/commenti.php?msgid=6755620&id=251107
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un po' di storia ***


L’edificio dove ha sede il condominio Landri viene costruito a tappe successive.
Negli anni ’50, il nonno dell’ex-ragazzina fece costruire una casa a due piani, con giardino, dove si stabilì con la propria famiglia.
Ai primi anni ’60, il secondo figlio, Giulio, era già sposato ed il primogenito, Ennio, era in procinto di farlo. Il nonno dell’ex-ragazzina fece aggiungere un’ala all’edificio, venendo a realizzare due appartamentini uno al piano rialzato ed uno al primo piano dove si stabilirono i due figli maggiori con le loro famiglie.
Il papà dei due giovanotti provvide alla realizzazione della struttura. I due giovanotti dovettero occuparsi ognuno per conto proprio delle rifiniture e dei pezzi d’opera.
Il secondogenito, Giulio, si sistemò al primo ed ultimo piano. Realizzò un caminetto in un angolo della stanza da giorno e scelse degli infissi esterni in ferro, come si vedono ancora in alcune case realizzate in quel periodo.
Il primogenito, Ennio, il futuro papà dell’ex-ragazzina, si sistemò al piano rialzato e scelse degli infissi esterni in legno, provvisti di scuri, simili a quelli già esistenti nalla parte originaria della casa.
A metà degli anni ’60, il papà di questi giovanotti venne a mancare.
La palazzina fu divisa in modo da realizzare quattro appartamenti, più o meno di pari superficie. Ma i figli erano cinque.
Il nonno dell’ex-ragazzina aveva provveduto che al quinto figlio, Furio, venisse acquistato un appartamento al di fuori di quella palazzina.
Invece i figli risolsero di utilizzare il denaro lasciato dal padre a questo scopo per realizzare invece una sopraelevazione sulla palazzina esistente, in modo da realizzare un quinto appartamento.
La cosa era gradita ad Ennio il quale, come primogenito, aveva per i fratelli un affetto più da padre che da fratello ed era contento che rimanessero tutti vicini. Inoltre la spesa sarebbe stata inferiore.
Il fratello Ennio era ingegnere e prestò gratuitamente la sua opera per la progettazione e la direzione dei lavori.
La cosa era gradita al secondogenito Giulio. La sopraelevazione venne realizzata al di sopra del suo appartamento che si trovò ad essere meglio protetto dal freddo in inverno e dal caldo in estate.
L’evoluzione della palazzina non finì lì. Dieci anni più tardi, siamo oramai nel 1978, fu realizzato un sottotetto per proteggere l’appartamento di Furio.
Quanto era rimasto dei soldi lasciati dal padre fu impiegato a questo scopo. Di nuovo, il fratello Ennio prestò la sua opera di ingegnere. E non solo. I soldi rimasti non erano sufficienti, ed Ennio colmò la differenza.
E così abbiamo finito. L’edificio si trovò ad essere così costituito:
- 2 appartamenti al piano rialzato;
- 2 appartamenti al primo piano;
- 1 appartamento al secondo ed ultimo piano, sopra il secondo appartamento del primo piano;
- 1 lastrico solare, sopra il primo appartamento del primo piano;
- 1 sottotetto, sopra l’appartamento del secondo piano.

Nel primo appartamento al piano rialzato, nell’ala originaria della casa, rimane Liliana, la sorella più piccola. Nel secondo appartamento al piano rialzato c’è Ennio. Il primo appartamento al primo piano, coperto dal lastrico solare, è assegnato ad Alfredo. Alfredo lavora fuori regione e l’appartamento è affittato. Nel secondo appartamento al secondo piano c’è Giulio. Nell’appartamento all’ultimo piano si stabilisce Furio.
Nel ’74 Ennio si  trasferisce altrove ed affitta l’appartamento.
Nell ’88 anche Giulio si trasferisce. L’anno dopo si sposa la figlia maggiore e va a vivere nel vecchio appartamento di famiglia, dopo averlo parzialmente ristrutturato.
L’appartamento di Ennio non è più affittato. È vuoto ed inutilizzato. Anzi, non del tutto. Ennio ha messo le chiavi del suo appartamento a disposizione dei fratelli, che lo utilizzano come deposito.
Fino al ’91 l’edificio è ancora formalmente proprietà comune ed indivisa. I cinque fratelli si recano dal notaio. L’appartamento di Alfredo vale più dell’appartamento di Liliana. L’appartamento di Giulio vale più dell’appartamento di Ennio. L’appartamento di Furio vale più di tutti gli altri.
I cinque fratelli convengono nell’atto che tutte le proprietà hanno uguale valore ed effettuano la divisione: nasce il condominio.
Nel ’98 la figlia di Giulio si trasferisce altrove. Viene sostituita dal fratello maggiore, Poldo, che si sposa l’anno dopo.
Nel ’98 Liliana vende il proprio appartamento ai signori Ferruccio Soldini e Tania Chiappini, una giovane coppia intorno ai trent’anni.
Poco dopo Alfredo vende il proprio appartamento ai signori Venanzio Pecora e Gilla Pistoia, suoi affittuari fin dall’80.
Nel 2002 l’ex-ragazzina si sposa e va a vivere nell’appartamento abbandonato da quindici anni, dopo averlo reso di nuovo abitabile.
E questo è l’organigramma del “Condominio Landri” quando l’ex-ragazzina va a vivere nella ex-palazzina di famiglia:
Appartamento n. 1: sig.ri Ferruccio Soldini e Tania Chiappini;
Appartamento n. 2: l’ex-ragazzina ed il marito,  sig. Pino Mazza;
Appartamento n. 3: sig.ri Venanzio Pecora e Gilla Pistoia;
Appartamento n. 4: sig. Poldo Landri e sig.ra Andreina Carina;
Appartamento n. 5: sig. Furio Landri e sig.ra Susanna Cammello.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un cambio di residenza ***


L’ex-ragazzina aveva sorpreso tutti con il suo matrimonio-lampo.
Aveva informato i parenti e gli amici solo a dicembre ed ai primi di gennaio l’ex-ragazzina si sposa.

Al ritorno dal viaggio di nozze, gli sposi si stabiliscono nell’appartamento che avevano cominciato a risistemare un anno e mezzo prima.

L'indomani sera ricevono una breve visita di cortesia della zia Susanna.
È solo una visita per informarsi se hanno bisogno di qualcosa e fare due complimenti.
Zia Susanna non si siede nemmeno, rimane in piedi appena oltre la soglia della cucina.
Al momento di accomiatarsi, mette le mani sui fianchi dell’ex-ragazzina, stringe, scuote leggermente,  bela “Beeella” e se ne va.
L’ex-ragazzina ed il marito si guardano e registrano l’episodio.

L’ex-ragazzina ha comunicato all’anagrafe il cambio di residenza ed aspetta la visita di controllo da parte dei vigili urbani.
Un sabato sera il suo cellulare squilla.
Chi chiama dice di essere il vigile incaricato di controllare il cambio di residenza. Le pone alcune domande, poi fa “Va be’, va be’ ” e riaggancia. L’ex-ragazzina guarda perplessa il telefonino.

Passano due mesi ed il cambio di residenza non è ancora registrato.

L’ex-ragazzina si reca all’ufficio competente.
Risulta che la visita di controllo è stata effettuata e l’esito è: “Non si è trasferita”. L’ex-ragazzina protesta e le assicurano che avrebbero mandato nuovamente un vigile.

Un sabato mattina suonano al citofono.
È il vigile. Non vuole entrare. Le chiede di uscire sul portone.
E così il vigile, età vicina alla pensione, senza divisa, senza contrassegni identificativi, con fare da ‘mammasantissima’ si presenta sul portone come quello che aveva telefonato ed aveva fatto rapporto negativo.
Blocca le recriminazioni dell’ex-ragazzina dicendo: “Io sono amico dei suoi zii, i sig.ri Furio Landri e Susanna Cammello. Vengo qui spesso.” Ed allora? A maggior ragione!
Di punto in bianco, il presunto vigile chiede: “Lei è incinta?” “Ma come si permette?” L’ex-ragazzina è lì lì per richiedergli il nome e farsi dare il numero di matricola, ma quello dice: “Non si deve arrabbiare”, si volta e se ne va.

La sera l’ex-ragazzina riferisce l’episodio al marito. È ancora indignata. Vorrebbe fare rapporto, ma non ricorda nemmeno il nome di quel tizio.
L’ex-ragazzina ed il marito scoprono di essersi formati la stessa opinione: quel vigile probabilmente è uno deglii esattori dello zio Furio.   
Ad ogni modo, pochi giorni dopo il cambio di residenza è registrato.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La prima riunione di condominio ***


Luogo:Soggiorno del sig. Ferruccio Soldini, condomino ed amministratore pro tempore del condominio.
Data:marzo 2002
Protagonisti:
- sig. Ferruccio Soldini;
- l’ex-ragazzina ed il marito, sig. Pino Mazza;
- i coniugi Venanzio Pecora e Gilla Pistoia;
- il sig. Poldo Landri;
- il sig. Furio Landri.
 
Furio Landri introduce l’argomento principale: occorre pitturare le scale condominiali.
Qualche anno prima, nel ’97, l’impianto elettrico condominiale era stato messo a norma.
L’ex-ragazzina ricorda che nello stesso periodo lo zio Furio aveva ristrutturato e rifatto ex-novo l’impianto elettrico nel suo appartamento.
L’intervento nelle scale aveva lasciato i segni. Si vedeva dove erano stati scavati gli alloggiamenti per le canaline. La plastica di rivestimento che ricopriva le pareti fino a mezza altezza era stata strappata in corrispondenza degli interruttori e non più ripristinata.
“Sono stato io a dire di non rimetterla.” rivendica Furio “Tanto poi avremmo pittato!”.
Nell’androne del palazzo fa bella mostra di sé una cavità scavata nel muro dove sono alloggiati il contatore della corrente elettrica di Ferruccio ed il contatore condominiale. Dal vano pendono dei cavi elettrici fino a terra. Nell’ingresso del palazzo pende una lampada non più funzionante.
Venanzio afferma che conosce uno che farebbe il lavoro per un milione e mezzo  di lire (l’euro è appena nato e si parla ancora in lire).
Furio protesta: “No! Per pittare le scale ci vogliono sedici milioni! E ci vuole il direttore dei lavori! Ho già parlato con Carmelo.”
Carmelo è il fratello minore di Poldo ed è ingegnere.
Carmelo era stato il direttore dei lavori di manutenzione straordinaria da poco conclusi.
I lavori avevano riguardato principalmente il problema di umido nell’appartamento di Ferruccio e la protezione dalle intemperie del balcone lato est dei sig.ri Venanzio e Gilla.
Mentre Furio sostiene vigorosamente la sua tesi, Poldo interloquisce di tanto in tanto a mezza voce:”No, Carmelo mi ha già detto che non se ne vuole occupare”.
Conclusione: l’assemblea deve attendere le indicazioni dell’ing. Carmelo Landri (ma l’ingegnere lo sa?) sulla pitturazione delle scale.
Secondo argomento: c’è un contenzioso in atto con la ditta che ha svolto i lavori di manutenzione straordinaria. Furio informa che la ditta ha proposto un accomodamento e suggerisce di accettare. 
Terzo argomento: si chiude l’amministrazione 2001.
Furio accenna all’ex-ragazzina che c’è ancora qualcosa da pagare.
L’ex-ragazzina replica che il padre l’ha già informata.
Il padre le ha consegnato un foglietto, un foglio A4 strappato a metà, redatto a mano dallo zio Furio, con delle cifre, dei conti ed un risultato finale: quanto restava ancora da pagare per il 2001.
L’ex-ragazzina non informa lo zio che il papà, consegnandole il foglietto, le aveva anche detto: “Guarda che zio Furio confonde ordinario con straordinario”.
Furio, a beneficio dell’ex-ragazzina, rammenta all’assemblea che l’anno precedente ogni condomino aveva versato £80.000 al mese. Secondo Furio sarebbe opportuno che con il passaggio all’euro la rata condominiale diventasse di €50 al mese.
Ferruccio, amministratore in carica, con prudenza interloquisce: “Ho calcolato che con £80.000/mese a fine anno rimane circa £1.000.000, quindi €40/mese dovrebbero bastare”.
Un silenzioso consenso accoglie queste parole. Furio ingoia, si guarda attorno e, riluttante, fa: “Allora facciamo €40/mese?”. La tacita risposta è: “Sì”.
Furio ci tiene a precisare che la quota è uguale per tutti per comodità, ma a fine anno si fa il conguaglio.
Furio dice all’uno e all’altro: “Tu devi avere tanto. Tu devi avere tant’altro”.
Gilla ironizza a mezza voce: “ Qua mi si dice sempre che devo avere, ma io non vedo mai niente”.
L’ex-ragazzina non capisce di cosa stiano parlando.sa
Quarto argomento: dimissioni dell’amministratore, sig. Ferruccio Soldini, e nuovo incarico.
Furio propone al marito dell’ex-ragazzina di essere il nuovo amministratore. Pino declina l’invito.
Furio insiste:”E’ una formalità! Ti aiuto io! Io non posso essere l’amministratore ufficiale qui perché già lo faccio alla casa a S.”. Il marito dell’ex-ragazzina è fermo nel declinare l’offerta.
Venazio Pecora è già stato amministratore prima di Ferruccio Soldini.
Alla fine Poldo si arrende: “Va be’, lo faccio io”. E Furio inizia a dare indicazioni e suggerimenti al nuovo amministratore.
 
Fine della scena.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rapporti di buon vicinato ovvero spetteguless ***


L’arrivo dei nuovi vicini inizialmente crea qualche disagio per la riorganizzazione degli spazi comuni.
Prima di tutto occorre riorganizzare l’assegnazione dei posti auto.
Ogni condomino ha diritto a due posti auto.
Furio non ha problemi. Ha solo un’automobile ed occupa da solo l’intero garage condominiale. 
Per i primi mesi c’è qualche problema. Ma con un po’ di organizzazione, tolleranza e buon senso si arriva a stabilire il posto di parcheggio per ognuno nel cortile esterno.
Naturalmente occorre un periodo di rodaggio. Il figlio maggiore della sig.ra Pistoia ha l’abitudine di parcheggiare l’auto nel primo posto libero che trova quando torna a casa per una breve sosta. Chi segue trova il suo posto occupato e parcheggia dove può. E spesso quando Poldo rientra non sa dove parcheggiare. Fino a quando dette in escandescenze in maniera un po’ più veemente del solito ed urlò alla sig.ra Pistoia “Ma va a fare ...”.
L’ex-ragazzina l’udì e pensò che il cugino Poldo avesse un po’ esagerato. Anni dopo dovette ricredersi. Ma anche il cugino Poldo in seguito sembrò cambiare opinione sulla signora Gilla.
I vecchi condomini si erano trovati inoltre privi di un comodo appartamento vuoto da utilizzare anche come deposito.
Ogni appartamento dispone di una cantinola nel seminterrato dell’edificio, ma lo spazio per riporre le cose non basta mai. L’ex-ragazzina trova la propria cantinola chiusa da un lucchetto che nessuna delle chiavi consegnate dal papà riesce ad aprire. Zio Furio con un mezzo sorriso dice al marito dell’ex-ragazzina: “Non so chi possa avere la chiave”. Pino è costretto ad usare un cacciavite per rompere il lucchetto esistente e lo sostituisce con uno nuovo. Quindi tranquillizza zio Furio, informandolo che ha risolto il problema. Zio Furio quasi si fa venire un colpo dalla contentezza.
 
L’ex-ragazzina ed il marito conoscevano già Ferruccio Soldini perché avevano frequentato la stessa università.
S’intrattengono spesso a parlare. Ferruccio racconta che quando fungeva l’amministratore, la sig.ra Pistoia stava ogni momento a bussare alla sua porta a chiedere questo e quello. “Si presentava con delle vestagliette aperte ed io mi chiedevo tra me e me: “Ma questa che vuole?”“, spettegola.
 
Gilla Pistoia bussa alla porta dell’ex-ragazzina, anche se il marito dell’ex-ragazzina non è l’amministratore. La collaboratrice domestica di Furio Landri e Susanna Cammello si occupa della pulizia delle scale. La sig.ra Pistoia si lamenta: “Sta venti minuti per le scale e tre ore a casa loro!”.
Gilla si lamenta anche della manutenzione del giardino. A dire la verità non si può darle torto. C’è una signora che se ne occupa, ma non viene spesso ed il giardino ha un aspetto incolto. Furio e Susanna, cuori d’oro, giustificano Elisa, l’attuale giardiniere: “Prima veniva il marito, ma ora sono separati! Elisa fa quello che può!”.
Gilla racconta che prima ancora veniva un signore un po’ anziano, ma che teneva bene il giardino. Era un parente di Susanna, ma Furio era contrariato con il parente per questioni di proprietà.
L’ex-ragazzina sapeva che lo zio Furio aveva sollevato questioni di proprietà anche con la sorella Liliana. Probabilmente gli unici parenti con cui lo zio Furio non avesse litigato erano i fratelli della moglie. Quelli che gli avevano regalato l’iscrizione al Rotary. Forse non gli conveniva litigare con loro. O forse la moglie non glielo permetteva.
La sig.ra Pistoia continua il suo racconto. Furio arrivava ad arringare il giardiniere urlando dal balcone del secondo piano. Il malcapitato, esasperato, aveva deciso di andarsene.
Gilla è anche preoccupata dell’uso esclusivo che Furio fa del garage condominiale sia come garage sia come deposito, in particolare del vano abusivo creato vent’anni prima da Giulio Landri, fratello di Furio e padre di Poldo.
Il timore di Gilla è che Furio potrebbe valersi dell’uso capione.
Anche Ferruccio è seccato che Furio abbia pressoché l’uso esclusivo del garage condominiale. Dice: “Al momento non mi serve, ma in futuro anch’io potrei voler tenere l’auto in garage”.
Lo stesso Poldo si lamenta di non poter tenere niente in garage: aveva dovuto portare la canoa a casa della mamma!
La famiglia Pecora/Pistoia e la famiglia Soldini/Chiappini condividono un tratto di tubo di adduzione dell’acqua potabile. Su questo tratto è installato un filtro.
La sig.ra Pistoia si lamenta che la sig.ra Chiappini non pulisce mai il filtro.
In estate, i condomini a turno devono occuparsi di innaffiare il giardino. La sig.ra Pistoia si lamenta che Soldini non ha mai fatto la sua parte.
L’ex-ragazzina dice al marito: “Se i signori hanno qualcosa di cui lamentarsi, andassero a farlo di persona”.
L’ex-ragazzina lava l’auto nel cortile cercando di dare meno fastidio possibile. Scende da casa con il secchio pieno d’acqua e cerca di non far andare troppa acqua sulla ghiaia del cortile. Zia Susanna la vede e fa: “Ma perché non usi la pompa come fanno tutti?”.
Sì, l’ex-ragazzina ha visto lo zio Furio ed il figlio della sig.ra Pistoia usare la pompa del giardino per lavare l’auto ed inondare il cortile, ma la procedura è complicata.
Per usare l’acqua del giardino occorre attaccare la corrente per attivare la pompa che tira l’acqua che va a riempire un serbatoio. L’ex-ragazzina non sa bene quale sia l’interruttore da attivare, collocato dentro uno sgabuzzino sul retro, chiuso con un lucchetto.
L’ex-ragazzina esce presto per andare al lavoro. Spesso nell’androne del palazzo trova la sig.ra Pistoia che l’arringa lamentandosi che la luce sopra il portone d’ingresso è rimasta accesa tutta la notte. E quando dovrebbe essere accesa? Di giorno? “L’ultimo che torna a casa deve staccare l’interruttore”, afferma la sig.ra Pistoia. L’ex-ragazzina immagina un bel tabellone affisso nell’androne dove i condomini possano segnalare che sono tornati a casa. L’ultimo che torna vede che gli altri sono tutti a casa, mette la bandierina sulla sua casellina e stacca l’interruttore. L’ex-ragazzina vorrebbe anche replicare: “Signora, l’ultimo che torna a casa è suo figlio. Si fa male il ditino se stacca l’interruttore?”. L’ex-ragazzina vorrebbe anche chiedere alla sig.ra Pistoia se considerasse le proprie figlie meno importanti delle figlie del sig. Furio. Le figlie di zio Furio, le “principesse” come le chiamano tra loro l’ex-ragazzina ed il marito, lavorano e vivono in altre città. Quando sono in visita dai genitori, la luce sul portone è sempre accesa e nessuno si lamenta.
L’ex-ragazzina non dice niente di tutto questo. Spiega invece: “Signora, questa è una lampada ‘al neon’, consuma di più spegnendola ed accendendola ogni momento che lasciandola accesa tutta la notte”. Niente. La sig.ra Pistoia non sente ragioni. Fino a quando una mattina l’ex-ragazzina sbotta: “Signora, si consuma molta più corrente quando qualcuno lava l’auto con l’acqua del giardino che a tenere accesa questa lampada!”. La sig.ra Pistoia si zittisce. Poco convinta, fa: “Certamente”. E se ne va.
 
L’essere andati a vivere nella casa di famiglia è anche l’occasione per riallacciare i rapporti con il cugino Poldo, già grande amico del fratello dell’ex-ragazzina. In fondo l’ex-ragazzina e la moglie di Poldo sono coetanee!
Nel 2003 sono i mesi in cui tutti avvertiamo “l’effetto euro” sui prezzi.
 “L’Espresso” in luglio pubblica un articolo che esamina se e come sono cambiate le abitudini dei vacanzieri in Versilia. Un albergatore, evidentemente ignaro, afferma: “Qualcosa deve essere successo. Tutti parlano di soldi!”
Già, tutti parlavamo di soldi, o meglio dei prezzi raddoppiati.
Sarà stato una di quelle volte che si parlava dell’ “effetto euro”che il cugino Poldo dice: “Però, pare niente, ma con i 40 euro che mio padre mette ogni mese, sul libretto di Bibiana[1]pure c’è un bella sommetta”.
La prima volta che l’assemblea si tenne nell’appartamento dell’ex-ragazzina, sotto l’appartamento di Poldo, Poldo quasi non era nemmeno entrato che andò subito a toccare il termosifone nell’ingresso, come a verificare che il riscaldamento fosse attivato. L’ex-ragazzina rammenta quella volta che era stata in casa di Poldo. C’era il camino acceso nella zona giorno e faceva caldo. Appena passavi nel resto della casa ti gelavi. I termosifoni erano spenti.
Sono solo cinque famiglie e due famiglie hanno bambini piccoli, tre in tutto. In un ambiente così piccolo e quasi familiare, all’ex-ragazzina sembra naturale avere un regalino per ogni bambino del palazzo per Natale. Bibiana, tre anni, fa: “Sono contenta che Lilly e Pino sono venuti ad abitare qua!”.
La sig.ra Pistoia ha bisogno della copia di una chiave condominiale. L’ex-ragazzina gliene fa una copia. La sig.ra Pistoia chiede:”Quant’è?”. L’ex-ragazzina replica:”Ma le pare, per una chiave!”. La sig.ra Pistoia ringrazia.
Una delle figlie della sig.ra Pistoia consegue una laurea che l’abilita alla professione di fisioterapista.
La sig.ra Pistoia invita l’ex-ragazzina ed il marito ad un piccolo rinfresco.
L’ex-ragazzina ed il marito, persone non di famiglia, vi si recano sul tardi e portano un piccolo omaggio alla neo-dottoressa: un ciondolo d’acciaio, come si portano adesso, con un brillantino.
La sig.ra Pistoia una volta fa omaggio di peperoncini verdi genuini.
Andreina, moglie di Poldo, porta della insalata genuina.
L’ex-ragazzina regala delle castagne e manda una fetta di torta.
La sig.ra Pistoia subisce un intervento delicato. L’ex-ragazzina ed il marito le fanno una visita di cortesia al rientro.
Etc. etc. etc.
 



[1]la figlia di Poldo N.d.A.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un condominio di facile gestione ***


É un condominio di facile gestione. Si è solo in cinque. La maggioranza dei condomini sono parenti ed a tutto pensa Furio.
Si può fare a meno di tante complicazioni. Non occorre redigere i verbali delle riunioni. I preventivi sono di massima, proposti ed approvati a voce. Si chiede “Va bene 40 euro al mese?” e si va avanti. A che servono le formalità? Si è in famiglia!
A fine anno non c’è nemmeno bisogno di presentare un rendiconto. Anche se Poldo alla fine del suo primo anno come amministratore convoca l’assemblea per deliberare su “Contabilità anno 2002”.
Il marito dell’ex-ragazzina va alla riunione e chiede: - Quanto c’è in cassa? -.
Evidentemente commette un reato di lesa maestà. Furio e Poldo iniziano a sbraitare ed ad insultarlo e Poldo lo caccia fuori (la riunione è a casa di Poldo). L’assemblea continua con un condomino in meno. A fine riunione Ferruccio esorta Poldo a realizzare quello che aveva fatto e di andare a scusarsi. Poldo va a bussare a casa dell’ex-ragazzina. Pino lo fa entrare e gli offre un liquore. Tutto torna come prima, solo con una ferita in più da rimarginare.
Sì, la gestione di un condominio di famiglia non richiede formalità. Ciò non significa che per le cose importanti non si sia scrupolosi.
Tanto scrupolosi che le scale aspettavano da anni di essere rinfrescate.
Come aveva informato Furio, per pitturare le scale occorrevano sedici milioni e la direzione di un ingegnere.
Anche i lavori appena completati per le infiltrazioni d’acqua al pian terreno, mica erano stati decisi in maniera affrettata! No, assolutamente. Il problema aveva aspettato almeno vent’anni prima di essere affrontato.
L’ex-ragazzina ricordava quando quasi vent’anni prima era andata a far visita alla zia Liliana ed all’ultimo cuginetto, Claudio, di appena 6 mesi.  La zia le mostrò la spugna naturale che aveva comprato per il bagnetto di Claudio. L’ex-ragazzina notò le pareti dello studio. La parete esterna e quella confinante con il bagno erano di due colori: scura,  impregnata di acqua, fino a circa un metro da terra; più chiara ed asciutta sopra. La zia Liliana disse che anche il bagno era tutto rovinato. C’era acqua sotto l’appartamento che risaliva lungo le pareti, disse la zia Liliana. Si parlava di fare dei lavori per indagare sulle cause e rimuoverle. Se ne parlava e non si faceva mai niente.
In seguito la zia mise dei parati ed il problema fu nascosto alla vista, ma non ai reumatismi.
All’ex-ragazzina dispiacque quando zia Liliana vendette l’appartamento ad un estraneo. Però, riflettè, forse era l’unica soluzione. Con un estraneo, quei due forse non avrebbero potuto accampare pretesti e finalmente i famosi lavori sarebbero stati eseguiti. Quando pensava “quei due”, l’ex-ragazzina pensava agli zii Giulio e Furio
Un anno dopo l’arrivo del nuovo proprietario i lavori iniziarono, segno che l’ex-ragazzina aveva avuto ragione. Così, poco dopo, l’ex-ragazzina cedette alle insistenze del padre che già da un anno affermava che se lei avesse comprato un altro appartamento, egli avrebbe venduto il loro. Erano dieci anni che il padre dell’ex-ragazzina teneva vuoto quell’appartamento in attesa che l’ex-ragazzina vi andasse a vivere e cominciasse ad occuparsene.
Così l’ex-ragazzina trovò un ambiente informale ed accogliente, purchè: 1) si stesse attenti a non contrariare troppo apertamente lo zio Furio; 2) si permettesse alla sig.ra Gilla di comandare sulle ore di accensione della luce sul portone e, insieme a zio Furio, sulle piante che dovevano stare nel giardino; 3) non si facessero troppe domande.
La gestione del condominio è amichevole. Il compito di amministratore è toccato a Poldo, ma Furio è lieto di aiutare, ritirando le quote condominiali ed occupandosi di tutto.
A metà del suo primo anno di permanenza nel condominio, l’ex-ragazzina apprende in assemblea che la sig.ra Gilla ed il sig. Venanzio si sono separati. Venanzio è andato a vivere altrove e nel condominio è rimasta Gilla con i figli.
È Furio ad informare l’assemblea che Gilla ha problemi di infiltrazioni dal terrazzo soprastante l’appartamento. Furio presenta un preventivo della ditta Massimo Oro, scritto con una Olivetti portatile. Anche zio Furio ed il papà dell’ex-ragazzina hanno una Olivetti simile. 
Un mese più tardi l’ex-ragazzina chiede un chiarimento al termine dell’ennesima assemblea. Non ricorda nemmeno su cosa. Ferruccio e Gilla sono già andati via. Zio Furio si mette ad urlare, mentre il cugino Poldo scuote la testa e fa: “Ecco, lo sapevo!”.
Zia Susanna inizia a bussare più frequentemente del solito alle porte dei vicini per un motivo o per un altro ed alla fine della chiacchierata trova sempre il modo di infilare la frase: “Finora siamo sempre stati tranquilli!”.
“Ma che tranquilli!” le fa eco ridendo il nipote Poldo, “Qui sono volate anche le sedie!”.
In dicembre Poldo informa che la ditta Massimo Oro ha presentato la fattura e Furio informa di quanto resta ancora da pagare.
Passano quattro o cinque mesi e Gilla si lamenta di nuovo di infiltrazioni dal terrazzo.
 - Un momento! - dice l’ex-ragazzina - Ma la ditta Oro che ha fatto? Che garanzie ha lasciato? -
Sì. Beh. Mah, vedremo. Queste sono le risposte che riceve l’ex-ragazzina. E per quell’anno non ne sente più parlare. Che Gilla si fosse sbagliata?

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Manutenzione ***


Il problema dell’umido al pian terreno non è l’unico che ha atteso anni prima di  essere affrontato.
Da anni cadono pezzi d’intonaco dai cornicioni. Cadono nel cortile privato. Se fossero caduti nella pubblica strada, il comune avrebbe già emesso un’ordinanza per eseguire i lavori.
Da anni i condomini parlano dei lavori di manutenzione straordinaria da fare.
Furio è il più attivo nel dire: “Dobbiamo fare i lavori”. Convoca l’assemblea in continuazione perchè occorre fare i lavori.
Dopo quasi due anni l’ex-ragazzina non ne può più e sbotta: “Sentite, questi lavori o si fanno o non si fanno. Ma se non si fanno, per cortesia non ne parliamo più!”.
Dopo aver funto da amministratore per due anni, Poldo vuole dare le dimissioni. Nella sua ultima riunione come amministratore, convoca l’assemblea per discutere i preventivi di due tecnici. L’assemblea nomina il tecnico che deve progettare e dirigere i lavori. È la prima riunione di cui si redige il verbale.
Nella stessa assemblea Poldo dà le dimissioni. Il marito dell’ex-ragazzina deve rispettare la turnazione tra i condomini ed accettare la nomina ad amministratore.
Adesso che l’assemblea ha nominato il tecnico, l’onere più gravoso è quello di gestire i lavori di manutenzione che attendevano da anni di essere eseguiti.
Il marito dell’ex-ragazzina convoca il tecnico nominato dall’assemblea e lo incarica di preparare la relazione dei lavori ed i relativi computi metrici.
L’assemblea si riunisce e sulla base della relazione dell’ingegnere, delibera di far eseguire solo i lavori di somma urgenza che ammonterebbero a circa  €24.000. L’assemblea decide di rinviare la decisione sul rifacimento delle intere facciate, dopo che l’ingegnere abbia verificato che le parti di intonaco rigonfio non nascondano problemi più seri.
Ma cosa succede? Furio sembra irrequieto. Dice: “No. O si fa tutto o non si fa niente! Se gli altri non hanno i soldi, li presto io a tutti!”. Nessuno gli dà retta.
Furio prova con altre tattiche.
Va a casa dell’ex-ragazzina e dice suadente al marito che è ingegnere: “Ti faccio fare il direttore dei lavori”. L’ing. Pino Mazza declina l’invito. Dopo che zio Furio è uscito, dice alla moglie: “Avrei dovuto buttarlo fuori! Non l’ho fatto perché è fratello di tuo padre! Ma chi si crede di essere per decidere chi fa il direttore dei lavori? Con l’assemblea che ha già assegnato l’incarico, poi! Ma che crede, che mi metta a rubare il lavoro ad un collega?”.
Furio non demorde. Va di nuovo da Pino e dice con discrezione: “Non possiamo fare i lavori. Gilla non tiene i soldi!”. Interviene l’ex-ragazzina: “Sentite, mica possiamo decidere per gli altri. Ed in fondo la sig.ra Pistoia finora non ha detto niente”. In seguito Gilla, informata delle parole di Furio, esclama: “Ma come si permette?”.
Furio scrive personalmente al direttore dei lavori, affermando che “in un edificio carente nella manutenzione da cinquant’anni, è difficile stabilire quali siano i lavori d’urgenza”. E Furio è bene informato sulle carenze di manutenzione dell’edificio: vi abita da sessant’anni!
L’assemblea esamina i preventivi di tre ditte e nomina la ditta che eseguirà i lavori. L’assemblea delibera il riparto delle spese e la rateizzazione.
È fissata la data di inizio lavori in settembre.
Arriva agosto. L’ex-ragazzina versa la sua prima rata. Ferruccio Soldini versa la sua rata. Gilla Pistoia e Venanzio Pecora (ancora comproprietari del loro appartamento, anche se sono separati) versano la loro rata.
Arriva la fine di agosto. La ditta deve ricevere la sua prima quota all’inizio dei lavori. Giulio Landri (proprietario dell’appartamento dove abita il figlio Poldo) e Furio Landri non danno notizie. 
L’ex-ragazzina va a parlare con zio Giulio e dice che la famiglia non sta facendo una bella figura.
Zio Giulio, sorpreso, fa: “Ah, Soldini e Pecora hanno pagato?”.
Qualche altra parola induce l’ex-ragazzina a dire: “Sai, credevo che i lavori per risolvere il problema dell’acqua nell’appartamento di zia Liliana fossero stati finalmente eseguiti perché era arrivato un estraneo e non bisognava fare brutta figura. Mi sbagliavo. Capisco adesso che i lavori sono stati finalmente eseguiti,  non perché è arrivato un estraneo, ma perché il direttore dei lavori era l’ing. Carmelo Landri[1]“.
Al che zio Giulio porge di scatto la mano alla nipote, nel suo solito modo, guardando di lato e trattenendo il braccio attaccato al corpo, e li commiata. 
Pochi giorni dopo Giulio Landri versa la sua prima rata, seguito da Furio Landri.
L’ordine è: rimuovere e ripristinare l’intonaco solo dove ‘ammalorato’. L’intonaco intorno all’appartamento di Furio, che si erge da solo al secondo piano dell’edificio, viene rimosso e ripristinato completamente. “Era tutto rovinato”, si giustifica il titolare della ditta con l’amministratore. Ferruccio e Pino si chiedono perché, per rimuovere un intonaco così rovinato, fosse stato necessario utilizzare il martello pneumatico.
Pino, l’ex-ragazzina e Ferruccio stanno fuori casa tutto il giorno per lavoro.  Il titolare della ditta va a prendere il caffè a casa di Furio che, essendo pensionato, può scegliere di stare a casa.
Ad ogni modo, la prima tranche di lavori è eseguita. Il direttore tecnico sentenzia che l’intonaco rigonfio non nascondeva problemi più seri.
L’assemblea decide di procedere con la ritinteggiatura dell’intero edificio. Il preventivo di spesa presentato dal direttore tecnico sale a € 64.000. All’ex-ragazzina la cifra sembra alta. Ha avuto l’impressione che la ditta avrebbe fatto il lavoro per meno di quanto preventivato dall’ingegnere.
L’assemblea approva i nuovi preventivi ed il riparto. I lavori proseguono.
Pino, quale amministratore, riceve le lettere di due avvocati, che scrivono per conto di Furio Landri. L’ex-ragazzina non sa di cosa Furio Landri si sia lamentato.
La tinteggiatura della facciata implica tutta una serie di lavori:
  • all’esterno dell’edificio ci sono cavi elettrici annegati sotto traccia senza canaline. “È roba da archeologia”, dicono i tecnici dell’ENEL intervenuti;
  • si rifanno le giunture del lastrico solare.
Escono anche degli imprevisti:
  • si scopre che i ferri del balcone della sig.ra Pistoia sono recisi. Il balcone è a rischio, bisogna ripristinarli;
  • un canale vecchio di sessant’anni,  realizzato con mattoni cementati, dopo il precedente intervento diretto dall’ing. Carmelo Landri, si era trovato soggetto ad una eccessiva portata d’acqua e non aveva retto.  Occorre la ricostruzione ex-novo del tratto della linea pluviale-fognaria posta sul giardino condominiale a ridosso del marciapiede. Anche questo provocava problemi di umidità e minava le fondamenta.
  • Poldo ha il lavatoio e la lavatrice nella veranda. Il tubo di scarico termina sotto il cemento del cortile, senza immettersi in fogna, provocando una piccola voragine e minando le fondamenta.
  • Etc. etc.
Occorre delocalizzare i contatori della corrente elettrica nel vano scale. L’assemblea delibera di far tinteggiare le pareti. Dalla proposta del 2002 di Furio Landri di far tinteggiare le scale sotto la direzione di un ingegnere, con un preventivo di £16.000.000, non si era fatto nulla. Le scale aspettavano ancora.
Siamo nel 2006. L’assemblea approva il preventivo di una ditta che fa il lavoro per circa 3000 euro. Se il lavoro fosse stato fatto nel 2002 in lire sarebbe costato tre milioni.
Intanto i condomini, con in testa Furio Landri, chiedono l’esecuzione di lavori privati. Furio ha dei problemi con il balcone della camera da letto. A volte non riesce ad aprire l’infisso. “Andrò a dormire in albergo a spese del condominio, se non mi viene risolto il problema”, strilla.
Ferruccio ancora si lamenta di problemi di umido. Gilla ha qualcosa da sistemare in cucina e sopra il bagno. Poldo ha problemi nella veranda.
I condomini danno mandato all’amministratore di trattare con la ditta per i lavori di loro interesse.
I contatori sono stati delocalizzati. L’amministratore ha commissionato una bacheca in legno per non lasciarli scoperti. L’artigiano incaricato interrompe il lavoro per motivi di salute. L’amministratore è preoccupato che i bambini del condominio vadano a toccare i fili che escono dai contatori. Prende la bacheca non finita e la monta. I vicini protestano: la bacheca è brutta ed è costata troppo! Il cugino Poldo sbraita: “Me lo potevi dire! Hai pagato 400 euro per una bacheca che poteva costare 50!”. L’ex-ragazzina è d’accordo sul fatto che la bacheca sia costata troppo rispetto al risultato. L’artigiano aveva applicato un ribasso sul prezzo pattuito, ma troppo piccolo, secondo l’ex-ragazzina. Pensa che il prezzo avrebbe dovuto essere 200 euro e che l’artigiano è uno di quelli che confondono lire con euro. L’amministratore dice ai vicini: “Sentite, fatela fare voi. Mi dite quant’è e vi restituisco la differenza.”
Ancora oggi, ogni tanto il marito dell’ex-ragazzina le dice: “Io sto ancora aspettando”.
Alla fine i condomini deliberano anche di risistemare il portone in legno dell’edificio, anch’esso abbandonato da quarant’anni. Altre 2000 euro di spesa.
Cominciano ad esserci ritardi nei pagamenti. Non è il caso di risistemare anche  il cancello esterno mangiato dalla ruggine.
Alla fine la spesa totale, tra lavori condominiali e lavori privati, risulta essere sugli 80.000 euro. L’amministratore protesta: la ditta non ha applicato su tutti i lavori il ribasso pattuito all’inizio. Secondo l’amministratore ci sono almeno 10.000 euro di spesa in più. Si prospetta un contenzioso con la ditta. Furio non appoggia. Alla fine anche gli altri condomini sembrano poco convinti. Come vuole l’assemblea. L’amministratore almeno ottiene che allo stesso prezzo la ditta metta mano ad alcuni degli imprevisti lasciati insoluti, quale lo scarico della lavatrice di Poldo ed il rivestimento delle pietre esterne al pian terreno come vuole Ferruccio Soldini per i suoi problemi di umidità.


[1]Secondogenito di Giulio Landri.  L’ex-ragazzina intendeva dire che Giulio avendo visto un vantaggio per un membro della propria famiglia, acconsentì ai lavori [N.d.A.].

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ordinaria gestione ***


Come amministratore, Pino non deve occuparsi solo dei lavori di manutenzione.
Quando ha rimesso il mandato di amministratore, Poldo ha lasciato a Pino l’onere di occuparsi dei lavori di manutenzione, ma anche il compito principale di occuparsi dell’erogazione dei servizi e della riscossione dei contributi.
I condomini versano all’amministratore il loro contributo e l’amministratore ha cura di pagare le forniture della corrente elettrica, dell’acqua, la pulizia e la manutenzione degli spazi comuni.
Quando Poldo passa le consegne a Pino gli consegna i giustificativi di spesa dei due anni precedenti. Bollette acqua e luce, fatture del giardiniere, foglietti volanti di ricevuta firmati dalla signora delle pulizie.
Non consegna alcunché dei lavori al terrazzo. Non consegna alcunché dei precedenti lavori per l’umido al pian terreno. Non consegna la certificazione dell’impianto elettrico o altro documento dell’edificio.
Poldo consegna anche €640: quanto c’è in cassa. Avrebbero dovuto essere €840, dice Poldo, però ha consegnato €200 allo zio Furio per ultime spese.
Quali spese? Boh!
E di chi sono quei 640 euro? Come vanno distribuiti tra i condomini?
Poldo non glielo sa dire.
Quello che gli può dire è che gli 840 euro sono la somma delle quote condominiali riscosse a partire da giugno 2003 e non utilizzate.
È un condominio a gestione familiare. Vogliamo mettere i puntini sulle i?
Andiamo avanti in attesa di conoscere questa informazione.
Ci sono altre peculiarità in un condominio a gestione familiare. Il nuovo amministratore non incontra mai l’addetto alla pulizia scale e l’addetto alla manutenzione del giardino. È Furio che continua a trattare con la signora che fa le pulizie e la signora che si occupa del giardino. Inoltre Furio non versa le quote mensili.
Passa un po’ di tempo e Furio si presenta da Pino e dice: “Vedi, io non pago le quote condominiali, perchè ho pagato queste bollette e la pulizia nelle scale. Compensami queste spese come quote condominiali versate”.
Il marito dell’ex-ragazzina gli rilascia una bolletta di ricevuta per 200 euro.
Furio non ha problemi ad accedere alla posta indirizzata al condominio. L’edificio è sprovvisto di cassette postali. Il postino lascia tutta la corrispondenza su un ripiano nell’androne del palazzo, a disposizione di chiunque passi.
L’ex-ragazzina ed il marito chiedono invano l’installazione delle cassette postali: non c’è spazio, dicono i vicini, e le cassette postali sono antiestetiche.
Ad un certo punto l'ex-ragazzina comincia a notare che le mie lettere apparivano come se si fossero bagnate, in particolare le bollette Enel e Telecom. Pensava che il postino le avesse portate sotto la pioggia. Poi, dalla facilità con cui riuscì ad aprirne una, comprese: erano state aperte con il vapore.
La manutenzione del giardino continua a lasciare a desiderare.
Un pomeriggio, al ritorno dal lavoro, l’ex-ragazzina trova il condominio in grande agitazione: era venuta Elisa, il giardiniere, chiamata da Furio. Aveva tranciato un tubo del gas e se ne era andata senza dire niente. Si trattava del tubo che adduceva il gas nell’appartamento di Ferruccio e Tania. Tania se ne era accorta perchè non usciva il gas dal fornello. Erano intervenuti gli addetti che avevano bloccato l’erogazione. Per quella sera e la mattina dopo la famiglia Soldini doveva arrangiarsi senza gas per cucinare e per l’acqua calda. Il giorno dopo la ditta avrebbe risolto il guasto. Almeno non vi erano state conseguenze più gravi. In passato, raccontano i vicini, Elisa aveva anche tagliato un filo elettrico che portava la corrente al cancelletto. Fortuna non s’era fatta niente!
Il marito dell’ex-ragazzina riesce, a fatica, a far accettare ai suoi vicini una regolare ditta per la pulizia delle scale.
Per il servizio giardino è costretto ad accettare un signore gradito a Furio e Gilla.
La nuova ditta di pulizie non resiste a lungo. Dopo pochi mesi abbandona il servizio senza fornire spiegazioni.
Invano Pino propone altre ditte: troppo care, sentenzia Gilla.
Con il nuovo amministratore si redigono i verbali delle riunioni.
A fine anno, Pino prepara il rendiconto e lo sottopone all’approvazione dell’assemblea.
Per i primi due anni c’è un problema. Poldo non ha ancora detto come devono essere ripartiti i 640 euro che ha consegnato a Pino. Pino può rendicontare le uscite, le entrate, il riparto spese e quanto c’è in cassa. Ma non può dire come la cassa vada ripartita tra i condomini se non ha questa informazione.
In attesa di ricevere l’informazione da Poldo, i condomini approvano il bilancio spese-entrate ed il riparto spese.
La quota mensile era rimasta di 40 euro al mese.
In base alle spese sostenute, Pino propone di diminuire la quota e stabilisce le quote in base ai millesimi, invece che ripartirle in parti uguali. L’assemblea approva.
Passano poche settimane e Furio comincia ad essere nervoso. Comincia a reclamare la restituzione di circa 200 euro. Spiega che aveva pagato il giardiniere per lavori svolti quando era amministratore Poldo.
Poldo aveva inserito quella spesa nella sua contabilità solo per competenza, ma lui aveva pagato il giardiniere l’anno dopo. Pino controlla: se Furio avesse ragione, Poldo avrebbe dovuto consegnargli circa 200 euro in più.
Furio continua a non versare le quote condominiali e si arroga il diritto di chiamare e trattare con fornitori del condominio.
Ma anche gli altri vicini cominciano a non pagare le quote condominiali. L’ex-ragazzina non capisce. Che problemi hanno? Pagavano quando le rate erano di 40 euro al mese e non pagano adesso che le rate sono di 20 o 30 euro al mese?
L’ex-ragazzina è costretta ad anticipare le sue quote per pagare le bollette condominiali.
Fino a quando si rompe il cancello principale.
La zia Liliana aveva raccontato che il cancello si rompeva spesso.
I condomini protestano perché il cancello non viene aggiustato. Pino proibisce alla moglie di anticipare altri soldi ed informa i vicini che i soldi in cassa non sono sufficienti a coprire le spese di riparazione. I signori condomini, tranne Furio, mugugnando, elargiscono le loro quote arretrate.
Furio, indignato, telefona al fratello Ennio: come si è permesso suo genero di pretendere il pagamento delle quote condominiali!
L’ex-ragazzina ed il marito avevano sempre nascosto al papà dell’ex-ragazzina il comportamento dello zio Furio. Ora sono costretti a spiegare che cosa è quella storia.
Vedono il papà dell’ex-ragazzina, appoggiato alla credenza in cucina, piegarsi in due. Credono di sapere cosa stia succedendo: ha sentito un dolore alla bocca dello stomaco.
Lo avevano provato anche loro quando Poldo aveva insultato Pino che aveva osato chiedere quanto c’era in cassa.
Il padre dell’ex-ragazzina conosce, forse solo in parte, le peculiarità dei fratelli Giulio e Furio. Ma tende a perdonare ed a far finta di non vedere.
Il 9 dicembre è venerdì. L’ex-ragazzina ha deciso di regalarsi un “ponte” per la festa dell’Immacolata. Telefona a casa dei genitori per auto-invitarsi a pranzo. Le risponde il padre. Le dice che ha telefonato lo zio Furio per avvertirlo che sarebbe passato da lui per parlargli. L’ex-ragazzina gli consiglia di buttarlo fuori a calci. Il papà non gradisce il suggerimento.
- Papà, mi spiego meglio. - fa l’ex-ragazzina – Se il sig. Furio Landri[1]viene a trovarti per fare due chiacchiere ed a te sta bene, fallo pure entrare. Se il sig. Furio Landri viene a trovarti per chiedere come stai, se a te sta bene, fallo pure entrare. Se viene a parlarti di cose sue ed a te sta bene, fallo pure entrare. Ma se viene a parlarti del condominio, il mio consiglio è: buttalo fuori a calci. –
“A calci” era un’espressione metaforica. Il papà dell’ex-ragazzina si muove appoggiandosi a due bastoni e non può certo dare calci.
Il papà non le dà ascolto. Il fratello Furio gli sottopone la questione del giardiniere contabilizzato nel 2003, ma pagato nel 2004. Il papà dell’ex-ragazzina accetta di guardare le carte portategli dal fratello e di dare la sua opinione.
 La vigilia di Natale consegna una lettera al genero chiedendogli di consegnarla al fratello Furio.
La mattina di Natale il marito dell’ex-ragazzina si reca a casa di Furio per porgere gli auguri e nell’occasione gli consegna la lettera.
Più tardi l’ex-ragazzina ed il marito sono in auto, diretti a casa della madre di lui per il pranzo di Natale. Il telefonino dell’ex-ragazzina squilla. È il papà del’ex-ragazzina. È estremamente agitato. Con urgenza, chiede dove fossero e ingiunge loro di chiudersi dentro. All’ex-ragazzina occorre un po’ di tempo per far intendere al padre che non sono in casa, ma in auto, in autostrada, direzione S. . Il padre si tranquillizza.
Cos’era successo? Il sig. Furio aveva letto la lettera ed aveva telefonato al fratello in un accesso di furore, inveendo e minacciando. Alle minacce del sig. Furio si erano aggiunte quelle della figlia maggiore, Dorina che, agguantando la cornetta, aveva urlato: “Vi ammazzo tutti!”.
 In serata la mamma dell’ex-ragazzina riferisce che in seguito Dorina, su indicazione della mamma, la zia Susanna, aveva telefonato per scusarsi: aveva visto suo padre stare male e, non conoscendo la storia, aveva reagito in quel modo.
L’amministratore decide che la misura è colma. Comincia a chiedere al ragionier Furio Landri ragione delle spese sostenute con i duecento euro ricevuti da Poldo Landri. Non riceverà mai risposta.
Verso la conclusione dei lavori straordinari, Furio Landri la smette con la storia dei duecento euro per il giardiniere, ed inizia con altre.  Comincia a pretendere il rimborso di altre cifre, presentando prospetti contabili che proverebbero il suo diritto.
Il marito dell’ex-ragazzina, che:
1) deve recarsi al lavoro; 
2) deve accompagnare la madre, costretta su una sedia a rotelle, ad un centro di fisioterapia;
3) andare all’università del capoluogo tutti i pomeriggi,
oltre l’impegno di seguire i lavori di manutenzione, è costretto a fare le nottate in bianco anche per controllare i conti che propina Furio Landri.
Non trova mai alcun riscontro.
Il marito dell’ex-ragazzina dice spesso un paio di cose alla moglie:
1) “Non lo denuncio perché è fratello di tuo padre, ed inoltre devo proteggere quell’imbecille di Poldo, il cui rendiconto è inconsistente”.
2) “Io glieli darei pure i soldi che chiede, però mi deve anche dire a chi devo toglierli. Se lui deve avere dei soldi del condominio, devo levarli a qualcun altro”.
Poldo e gli altri vicini si comportavano come se quella storia non li riguardasse. No, non esattamente. Si comportavano come se lo scocciatore fosse Pino.
Furio ancora si presenta al marito dell’ex-ragazzina con altre bollette ed altre spese fatte di sua iniziativa e chiede di valutargliele come quote condominiali versate. L’amministratore, sempre per quieto vivere, gli rilascia una bolletta di ricevuta per €260.
Gli altri condomini si mostrano sempre più nervosi. Sono sempre in ritardo nei pagamenti. Ferruccio e Poldo si presentano insieme a casa dell’amministratore e chiedono di vedere alcuni giustificativi di spesa. Non c’è alcun problema, è tutto a disposizione, ma l’ex-ragazzina ricorda che quando lei o il marito avevano osato porre una domanda, il sig. Furio si era messo ad urlare, se non ad insultare, e non avevano avuto alcuna risposta.
Furio Landri aveva già chiesto ed avuto copia delle fatture dei lavori, copia dei pagamenti tramite bonifico, copia degli estratti dal conto corrente condominiale.
Nel frattempo Furio ha iniziato a svuotare in parte il garage condominiale, permettendo anche a Gilla di utilizzarlo come deposito.
I condomini ora si mostrano contrari alla proposta di abbattimento della parete abusiva in garage, alla quale in passato erano favorevoli. Anche Poldo comincia a riutilizzare il garage come deposito.
Gilla Pistoia va a casa dell’ex-ragazzina perché vuole parlare con l’amministratore. L’ex-ragazzina la fa accomodare in soggiorno. La sig.ra Pistoia si siede al tavolo. L’ex-ragazzina ha appena sostituito, come centrotavola, un vaso di ceramica con un’alzatina d’argento. La sig.ra Pistoia sembra notare il cambiamento perché sbotta: “Se le cose continuano così, io, qualsiasi cosa ci stia qui sopra, la prendo e la butto per terra!”. L’ex-ragazzina vorrebbe invitarla ad uscire, ma teme di non riuscire a controllare il tremito di collera nella voce. Raccoglie le mani in grembo, tace e si limita a guardarla, in attesa di riuscire a controllare il proprio tono di voce. La sig.ra Pistoia trasalisce realizzando il cambiamento di umore, ma non si scusa. Arriva il marito dell’ex-ragazzina, ignaro. L’ex-ragazzina verifica che la sig.ra Pistoia sembra controllarsi meglio e, senza una parola, esce.
I lavori sono conclusi e Pino vuole dare le dimissioni. Non ha effettuato il conguaglio della contabilità dei lavori perché il marito della sig.ra Pistoia deve ancora versare la sua quota per il restauro del portone.
L’ex-ragazzina è costretta ancora a versare “quote d’emergenza” per pagare le bollette condominiali, dato che gli altri condomini non versano le loro quote.
L’assemblea si riunisce a febbraio per approvare il bilancio consuntivo e discutere le dimissioni dell’amministratore.
L’amministratore ha ricavato come vanno divisi tra i condomini i 640 euro di inizio gestione e può finalmente presentare un bilancio completo di riparto finale.
Furio ha ancora presentato altre spese ed ha chiesto gli vengano accreditate quali quote versate. Di questa somma Furio non ha alcuna bolletta di ricevuta. È scritto sul bilancio che questa somma gli è computata come quote versate previa approvazione dell’assemblea delle spese da lui sostenute.
Ma Furio ha ancora delle rimostranze: “Io non devo versare 198 euro, ma solo 33. Ecco qui i miei 33 euro, ma gli altri 165 non li pago!”, e presenta i suoi prospetti contabili.
L’assemblea non ne viene a capo e, su suggerimento dello stesso Furio, decide di dividere in parti uguali tra tutti i condomini i 165 euro contestati, sperando di mettere fine a quella storia.
Nonostante l’assemblea lo abbia accontentato, Furio si fa venire il solito malore, l’assemblea viene interrotta e Pino è costretto a rimanere amministratore perché l’assemblea non ha nominato un nuovo amministratore.
L’assemblea sembra riottosa a riunirsi nuovamente.
A luglio Pino va dall’avvocato che avrebbe dovuto curare gli interessi del condominio durante i lavori e lo informa che intende portare le carte in tribunale per inerzia dell’assemblea. L’avvocato lo consiglia di soprassedere.
Pochi giorni dopo la sig.ra Pistoia attacca con veemenza Pino mentre è in giardino. Lo accusa di non convocare l’assemblea perché vuole rimanere amministratore.
La sig.ra Pistoia, fino ad allora insegnante di scuola media inferiore, è appena andata in pensione. Furio Landri l’ha convinta ad assumere ufficialmente l’incarico di nuovo amministratore. Non ci sono problemi. Furio l’aiuterà.
 
L’assemblea si riunisce nuovamente.
All’inizio c’è un po’ di colore locale, quale la chiassata del sig. Venanzio Pecora che deve completare i versamenti per i lavori straordinari e quella di sua moglie, che sventolando la convocazione dell’assemblea, strepita: - Questa non l’ha scritta lei. L’ha scritta un avvocato!-
Inoltre Gilla chiede con prepotente petulanza all’ex-ragazzina: - Voglio sapere perché la sua cantinola è pavimentata e la mia no!
Poi continua: - La mia non è pavimentata, quella di Tizio è pavimentata, quella di Caio no! -
L’ex-ragazzina vorrebbe replicare: - Signora, io non ho la più pallida idea di quale cantinola sia pavimentata e quale no. Lei come fa a saperlo?
Invece l’ex-ragazzina la guarda negli occhi e con esagerata pacatezza ed urbanità replica: - È molto semplice. Quando sono venuta qui, ho visto che la mia cantinola non era pavimentata. Ho comprato le mattonelle ed ho chiesto al capo cantiere che mi stava ristrutturando l’appartamento di mettere il pavimento nella mia cantina - .
La sig.ra Pistoia sembra presa alla sprovvista e manifestando incredulità insiste: - Ah, non era già pavimentata? -
- Vuole la testimonianza del capo-cantiere? -
Furio interviene. Pone la mano sul braccio di Gilla, e fa: - No, non era pavimentata.
Anche Poldo ha da dire la sua e la prende in giro: - Eh, sei andata a comprare le mattonelle, quando giù in cantina ce ne sono tante! -
Era vero. Il corridoio che conduceva alle cantinole era ingombro di scatoli pieni di vecchie mattonelle e così parte del garage condominiale.
L’ex-ragazzina lo guarda, sempre più allibita: - Ma che ne so io a chi appartengono quelle mattonelle? -
L’assemblea inizia finalmente i lavori.
L’assemblea perfeziona l’approvazione del bilancio consuntivo interrotto lo scorso febbraio a causa del malore del sig. Furio: approva il seguente stato patrimoniale del condominio a fine gestione, modificato con i cambi voluti dal sig. Furio:
 
FerruccioSoldini 0,78
Liliana Mazza 139,88
Gilla Pistoia -82,62
Poldo Landri 8,94
Furio Landri -66,98
 
 
 Delibera che il residuo attivo di gestione vada restituito ai condomini creditori, i debitori devono saldare il debito naturalmente. Poldo e Ferruccio lodano questo modo di operare e dicono che d’ora in poi dovrà essere sempre fatto così. L’ex-ragazzina non sa trattenersi dall’ironizzare: “Voglio proprio vedere!
L’assemblea dà il permesso all’ex-ragazzina ed al marito di installare una loro cassetta postale.
L’assemblea accetta le dimissioni dell’amministratore in carica e nomina la sig.ra Gilla Pistoia. Furio suggerisce che è inutile affogare Gilla di carte. Pino consegni a Gilla solo i documenti che le permettano di concludere l’amministrazione ordinaria del 2007. Poi dice: “Senti, domani Venanzio ti porta i 200 euro che mancano per i lavori. Completa tu i conti per i lavori. Per Gilla sarebbe troppo complicato vedersela adesso alla fine. Inoltre tu conosci il commercialista che deve finire di essere pagato. Gilla dovrebbe andare a S. appositamente, mentre tu già ci vai ogni giorno! Continua a vedertela tu e poi ci fai sapere”.
Il verbale di assemblea riporta: “Con il verbale di consegna da parte dell’amministratore uscente il nuovo amministratore avrà la documentazione della contabilità dal 01-01-07”.
Siamo tra di noi, siamo in famiglia. A che servono le formalità?


[1]per l’ex-ragazzina, da tempo lo zio Furio era diventato definitivamente il “sig. Furio Landri”  (N.d.A).”.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Consolidata consuetudine ***


Pochi mesi prima, Gilla aveva ripreso a lamentarsi delle infiltrazioni d’acqua dal terrazzo. L’amministratore, essendo anche ingegnere, per buon vicinato aveva accettato di dare un’occhiata anche come tecnico. - Signora, questa è condensa. Faccia areare di più gli ambienti - .
 La sig.ra Pistoia è una persona educata e ringrazia il vicino per il parere. Però non lo condivide e chiama un tecnico di suo fiducia per una seconda opinione.
No. Gilla non agì così. Gilla non è d’accordo con il parere che il vicino le ha fornito gratuitamente, ma non chiama un tecnico di sua fiducia per farsi attestare che nel suo appartamento ci sono problemi di infiltrazione. Non ringrazia, mette alla berlina il vicino che le ha offerto il suo parere e lo minaccia nella sua qualità di amministratore. Come segretaria di assemblea, scrive, a posteriori: “l’ing. Pino Mazza ha suggerito di fare dei fori nelle pareti. La sig.ra Gilla Pistoia dichiara che chiederà i danni all’amministratore”.
Cinque mesi più tardi la sig.ra Pistoia è l’amministratore dell’edificio e convoca un’assemblea per decidere dei lavori al terrazzo.
L’ex-ragazzina e Pino non vanno alla riunione. Facessero quello che vogliono, basta che li informino. L’ex-ragazzina spera solo che non se ne escano con una spesa di dieci-quindicimila euro per mettere un po’ di asfalto sul terrazzo, come quando cinque anni prima ci volevano sedici milioni di lire per pitturare le scale!
Quattro giorni dopo, il marito dell’ex-ragazzina si reca per una visita di cortesia da Furio Landri, la cui moglie è appena rientrata da un periodo di degenza in ospedale.
Sulla porta di accesso al terrazzo, di fronte all’appartamento di Furio, c’è un foglio: “Asfalto fresco”.
- È venuta la ditta Massimo Oro. - spiega Furio - Questa volta ci sono tutte le garanzie! -, dice soddisfatto.
Pino sa che la sig.ra Pistoia, amministratore, era assente da casa da tre giorni e suggerisce all’ex-ragazzina di scriverle per chiedere informazioni sui lavori fatti in sua assenza. 
- Scrivi tu - replica la moglie.
- No. Sei tu la proprietaria. Devi scrivere tu -.
Al suo rientro, la sig.ra Pistoia, insegnante in pensione, afferra l’ex-ragazzina per un braccio e la strattona violentemente, spingendola verso le scale. “Io c’ero quando il sig. Oro ha fatto i lavori!”, strepita.
Pino vorrebbe che la moglie denunciasse l’aggressione. L’ex-ragazzina è scossa, ma preferisce non dare seguito alla cosa.
Ci pensa Gilla Pistoia a darvi seguito, andando in giro a raccontare che era stata l’ex-ragazzina a metterle le mani addosso.
Un mese dopo l’assemblea si riunisce di nuovo. L’ex-ragazzina riceve il verbale dell’ assemblea.
Il verbale risulta subito dettato dal livore di Furio e dalla nescienza della sig.ra Gilla.
Prima di tutto è sottolineato che Pino Mazza era stato assente alla precedente assemblea pur essendo in casa. Che cos’è la Gestapo?
Poi l’amministratore informa l’assemblea che l’ex-ragazzina non ha ancora versato la sua quota per il terrazzo e la dichiara morosa di €240.
Strano modo di comunicare le quote da versare.
L’assemblea si è data molto da fare e continua.
Dichiara di aver esaminato il rendiconto consuntivo dell’anno precedente.
Davvero? Non lo avevano già esaminato e approvato tre mesi prima? 
L’assemblea continua. Dichiara di ritenere il rendiconto “insufficiente”.
Insufficiente?
Prima lo approvano all’unanimità ed adesso scrivono che è “insufficiente”?
Ferruccio e Poldo non avevano mai nemmeno presentato un rendiconto e quando ricevono un rendiconto completo osano sottoscrivere che è “insufficiente”? Ma dove siamo? Ad oggi le comiche?
L’assemblea continua. Decide di considerare “sospeso” il rendiconto che avevano approvato tre mesi prima ed attende di avere la documentazione completa dal precedente amministratore per redigere un nuovo rendiconto.
Sospeso? E che significa “sospeso”? I signori vorranno scherzare. Non possono approvare un bilancio all’unanimità e dopo tre mesi dire: “No, ci abbiamo ripensato”. Il condominio non è un’azienda, ma immaginate il consiglio d’amministrazione di una società per azioni che prima approva un bilancio ed un mese dopo dice: “No, ci abbiamo ripensato”. Finirebbero diritti in galera!
L’assemblea continua.
Protesta perché il precedente amministratore non ha consegnato tutti i documenti alla sig.ra Pistoia e la contabilità finale dei lavori.
I miei vicini hanno memoria corta, pensa l’ex-ragazzina. Tre mesi prima avevano detto: “Non annegare Gilla di carte. Dai a Gilla solo le carte che servono per il 2007 e completa tu le pratiche ed i conti per i lavori. Per Gilla sarebbe troppo complicato vedersela ora”.
Pino non ha ancora finito di pagare il commercialista. Dopo l’estate, si era recato nel suo studio per scoprire che era assente perché andato ad operarsi a M.
L’assemblea non ha finito.
Il sig. Ferruccio Soldini lamenta che il precedente amministratore ha trascurato le sue segnalazioni riguardo ai problemi di umido nel suo appartamento.  
Ora l’ex-ragazzina crede di cominciare a capire.
Furio Landri ha fatto balenare davanti agli occhi dei vicini l’idea che possono ottenere un congruo risarcimento danni se riescono a dimostrare che ci sia stata negligenza da parte dell’amministratore precedente, loro vicino di casa, loro amico e loro parente.
Possono addirittura recuperare la cifra spesa per i lavori ed oltre!
L’ex-ragazzina non è indignata con Furio Landri e Gilla Pistoia. Furio Landri era carta conosciuta. E Gilla Pistoia è completamente plagiata da Furio Landri.
L’ex-ragazzina è indignata con Poldo Landri e Ferruccio Soldini.
Poldo Landri e Ferruccio Soldini firmano quello Furio Landri vuole.
Tanto sono problemi di Pino. Noi non avremo nessun fastidio, al più ci possiamo solo guadagnare.
Il verbale è completato da una serie di insulti e calunnie nei confronti dell’ing. Pino Mazza e di sua moglie.
Il marito dell’ex-ragazzina, dopo tre anni di sopportazione, ne ha abbastanza.
Vuole porre un’interfaccia tra lui e quei maleducati.
Decide di rivolgersi ad un avvocato. L’avvocato Spada scrive all’amministratore per invitarlo, con gli altri condomini, a moderare i toni.
I vicini di casa dell’ex-ragazzina si riuniscono in assemblea il mese successivo ed alla presenza dell’avv. Spada confermano il mandato all’ing. Pino Mazza per completare le pratiche relative ai lavori.
Il commercialista riprende la sua attività. Pino liquida la sua parcella e prepara il rendiconto finale dei lavori.
Dopo la maleducazione e la prepotenza mostrata da tutti i suoi vicini, l’ex-ragazzina non ha alcuna intenzione di mostrarsi accondiscendente.
L’ex-ragazzina ha risolto di versare le quote condominiali tramite vaglia postale indirizzato all’amministratore. Ma che fare per il terrazzo?
L’ex-ragazzina aspetta le scuse ed un’educata richiesta.
Aspetta invano.
Il marito la rassicura: - Non ti preoccupare. Tanto tu sei a credito. Tra poco quella deve presentare il bilancio. Se risulta che devi ancora versare qualcosa, verserai.-
Pino invia alla sig.ra Pistoia la contabilità finale dei lavori.
La sig.ra Pistoia convoca l’assemblea, in prima e seconda convocazione, per approvare il bilancio 2007.
L’ex-ragazzina chiede copia della fattura dei lavori al terrazzo.
Non riceve risposta.
Invece del verbale dell’assemblea, riceve la convocazione ad una nuova assemblea, in prima e seconda convocazione, per approvare il bilancio 2007.
E l’assemblea precedente che fine ha fatto? 
Trascorrono cinque giorni. Pino riceve una citazione.
L’avvocato Venanzio Sciacallo lo cita per nome e per conto del sig. Furio Landri davanti al giudice di pace perché il sig. Furio Landri vuole circa 50 euro.
Ed adesso, da dove escono fuori questi 50 euro?
L’avv. Sciacallospiega che il sig. Furio Landri come consuetudine aveva ricevuto mandato dall’amministratore p.t. dott. Landri Poldo di pagare le bollette maturate, dopo che l’ing. Pino Mazza era stato nominato amministratore p.t.
Altra consolidata consuetudine del sig. Furio Landri era di regolare le spese di pulizia scale ed aveva proceduto allo stesso modo dopo che l’ing. Mazza era divenuto amministratore. 
Il sig. Furio Landri, secondo la consolidata consuetudine, per compensazione non aveva versato le quote condominiali (secondo quanto accadeva sotto le precedenti amministrazioni).
Tutto ciò ed altro premesso, il sig. Furio Landri cita il sig. Mazza Pino a comparire davanti al Giudice di Pace per chiedere  la somma di €19 (dico euro diciannove), differenza tra 217 euro anticipati e 198 euro di spese condominiali riconosciute dal sig. Furio Landri quali spese giustamente addebitategli.
Inoltre il sig.Furio Landri chiede la restituzione di €39,60, sua quota parte di €198 che l’assemblea aveva ripartito in parti uguali tra tutti i condomini.
In tutto il sig.Furio Landri chiede€58,60.

Tento di fare un riepilogo:
 
Febbraio 2007: Furio Landri non riconosce €198 quale spesa giustamente addebitatagli, ma solo €33.
Febbraio 2008: Furio Landri riconosce €198 quale spesa giustamente addebitatagli.
Aggiunge: “Ho regolato direttamente €217 per pulizia scale invece di versare le quote condominiali.
Voglio i 19 euro di differenza”.
Febbraio 2007: Furio Landri suggerisce che €165, differenza tra i 198 euro di spesa non riconosciuti ed i 33 riconosciuti,  siano divisi in parti uguali tra i condomini.
Febbraio 2008: Furio Landri vuole indietro la sua quota parte di €198 divisi in parti uguali tra i condomini.
Ma non erano €165?
 
 
Passano altri cinque giorni e l’ex-ragazzina riceve il bilancio consuntivo dell’anno trascorso, approvato dall’assemblea.
Ha una sorpresa. I suoi 140 euro di credito approvati nel bilancio precedente sono spariti. Volatilizzati.
L’ex-ragazzina ora comprende cosa i suoi vicini intendessero dire quando dichiaravano “sospeso” il precedente bilancio.
I suoi 140 euro vengono incamerati nel pozzo senza fondo della cassa del condominio. Furio non ce la fa proprio a restituire i crediti ai condomini nemmeno per una volta. Non li aveva mai restituiti. Ricordate la prima riunione? Gilla, quando c’era ancora il marito, diceva con ironia: “Qui mi si dice sempre che devo avere, ma io non vedo mai niente”.
Inoltre Furio non deve versare i suoi 67 euro di debito e Gilla non deve versare i suoi 83 euro. (Vedi tabella a pag.38).
Ma non basta. L’amministratore comunica che ha fatto emettere decreto ingiuntivo per €240 contro l’ex-ragazzina.
In sintesi, l’assemblea le ha sottratto 140 euro e gliene chiede 240 tramite decreto ingiuntivo.
L’ex-ragazzina è allibita. Non è meravigliata della malignità e cattiveria dello “zio” Furio. Quella la conosce.
L’ex-ragazzina è stupita che lo “zio” Furio possa far emettere un decreto ingiuntivo senza aver mai inviato una semplice richiesta, senza che l’assemblea avesse deliberato il riparto spese e senza rispettare il riparto previsto dal regolamento condominiale.
E contemporanemente può appropriarsi di somme appartenenti al presunto debitore.
Come è costruito il decreto ingiuntivo?
Semplice.
L’avv. Sciacallo, ancora lui, dice al giudice di pace che l’assemblea ha deliberato l’esecuzione di lavori di manutenzione ordinaria il 18 ottobre 2007.
Strano.
L’assemblea aveva deliberato lavori di manutenzione straordinaria il 27 agosto 2007. Ed i lavori sarebbero stati eseguiti immediatamente, in agosto.
L’avv. Sciacallo informa il giudice di pace che l’amministratore ha inviato all’ex-ragazzina avvisi bonari di pagamento.
L’ex-ragazzina non li ha mai ricevuti. Disservizi delle poste!
L’ex-ragazzina si reca in Tribunale per verificare quali documenti l’avv. Sciacallo abbia esibito a sostegno della sua richiesta.
L’avv. Sciacallo esibisce come prova bolletta di pagamento per €240 redatta dalla stessa sig.ra Gilla Pistoia in data 09-09-2007. 
Mai vista prima.
L’avv. Sciacallo esibisce riparto di lavori di manutenzione straordinaria per lavori al terrazzo del 2006, redatto dall’ing. Pino Mazza, amministratore p.t..
E questo riparto, riferito ai lavori di pitturazione della facciata di due anni prima, già liquidati, che cosa c’entra?
L’ex-ragazzina non può fare a meno di chiedersi se il giudice di pace fosse stato distratto quando aveva accolto quella richiesta di decreto ingiuntivo.
 
-----------------------------------------------------------------
 

Il 5 aprile 2008 è un sabato. L’ex-ragazzina esce per delle commissioni. Al rientro trova che il postino ha lasciato un avviso di raccomandata per suo marito Pino. Più tardi esce di nuovo per altre spese. Al suo rientro vede il condominio quasi al gran completo riuniti davanti al portone. Ci sono Ferruccio Soldini e sua moglie Tania, Gilla Pistoia, Susanna Cammello e suo marito Furio. Mancano solo Poldo e sua moglie Andreina, ancora al lavoro o in giro per commissioni. Sono tutti raccolti intorno al ragioniere Furio Landri, attenti e divertiti, ad ascoltare quanto Furio ha da raccontare loro. Sono talmente intenti che non vedono l’ex-ragazzina arrivare. Solo Ferruccio la scorge ed inizia con lentezza e discrezione ad arretrare dentro la palazzina. Gli altri inavvertitamente lo seguono mentre Furio continua con fervore a parlare. Sono talmente presi che Furio sta per chiudere il portone in faccia all’ex-ragazzina che deve richiamare la sua attenzione. Furio sobbalza sorpreso dicendo :”Non me ne ero accorto!”. L’ex-ragazzina passa oltre ed entra in casa propria.
Più tardi l’ex-ragazzina sta facendo pulizia sul balcone quando rientrano Poldo ed Andreina che s’imbattono in Tania sul portone. I tre non la scorgono e rimangono a parlare sull’ingresso della palazzina. Sembra che Tania abbia qualcosa di molto interessante da raccontare ai due che rimangono ad ascoltarla con interesse. Poi entrano. Varcato il portone, Poldo esclama contento: “Polipetti affogati!”“. “No, è ragù”, replica Andreina, “ l’ho fatto stamattina”. In effetti Pino aveva cucinato polipetti affogati quella mattina. L’ex-ragazzina è mortificata che a volte l’odore della cucina filtri nelle scale della palazzina, ma tante altre volte era rientrata in casa ed aveva sentito odore di cucina che non proveniva dal suo appartamento, quindi la situazione era pari. “No, sono polipetti affogati”, insiste Poldo.  Poi passa davanti la porta dell’ex-ragazzina e fa, con meno entusiasmo: “Ah, viene da qua. Che schifo!”.
 
 
La sera, l’ex-ragazzina si reca col marito a far visita ai genitori.
Il papà li riceve informandoli che quella mattina aveva ricevuto una lettera.
Era la copia di una lettera indirizzata all’ing. Pino Mazza e, per conoscenza, all’avvocato Spada.
Pino non aveva ricevuto nessuna lettera.
L’ex-ragazzina ricorda che in mattinata aveva trovato l’avviso di ricezione di una raccomandata per il marito, ma, non avendola ancora ritirata, naturalmente non sapeva di cosa si trattasse.
La lettera, continua il papà, è accompagnata da un foglio.

Il papà dà prima lettura del foglio allegato, che recita:
PER CONOSCENZA A:
NANDO CAMMELLO LILIANA LANDRI
TERESINA CAMMELLO ROSA CEDRO
ENNIO LANDRI ENNIO PITTI
GIULIO LANDRI  
SIAMO ALLE SOGLIE DEL “PENALE” ...... E C’È QUALCUNO CHE CONTINUA A “FARE LO GNORRI”
SE NE DÀ NOTIZIA ALLA “FAMIGLIA” SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AD EVITARE LAMENTELE FUTURE PER LA POCO GRADITA “PUBBLICITÀ” CHE POTRÀ DERIVARE IN QUANTO L’ACCADUTO – DOPO LA QUERELA – SARÀ SEGNALATO   ALLA STAMPA LOCALE
IMMAGINIAMO GIÀ LE LOCANDINE ALLE EDICOLE
“ TRUFFA DA 80000 EURO AL CONDOMINIO LANDRI!!”
I PARTICOLARI IN CRONACA
 
La lettera indirizzata all’ing. Pino Mazza e, per conoscenza, all’avv. Spada è firmata dai signori:
  • Ferruccio Soldini;
  • Gilla Pistoia;
  • Poldo Landri;
  • Furio Landri.
La lettera inizia così:
Finalmente! A distanza di oltre un anno e mezzo dalla conclusione dei lavori ci è stato consegnato dal nostro amministratore, sig.a Pistoia, il Suo “Rendiconto” relativo alla manutenzione straordinaria della palazzina ...
E poi continuano.
Il rendiconto è insufficiente.
Ed ancora:
 “Lei ha l’obbligo di fornirci la dimostrazione di come sono stati utilizzati gli oltre 80000,00 euro che Le sono stati affidati nei tre anni e mezzo di gestione durante i quali ha avuto la spudoratezza – sebbene ripetutamente sollecitato, di non esibire nemmeno una fattura.
Abbiamo il diritto di conoscere e pretendiamo di sapere come sono stati spesi i nostri soldi.”
Etc. etc.
La mattina dopo è domenica. Sono le 9:30. Squilla il telefono. È l’avv. Spada. Aveva ritirato la raccomandata il giorno prima e l’aveva letta quella mattina. 
“È gravissimo, occorre querelarli!”, dice.
 
Intanto l’ex-ragazzina ha pagato quanto richiesto dal decreto ingiuntivo e, su consiglio del marito, che suggerisce di non perderci tempo, non ha presentato opposizione.
Venti giorni più tardi l’ex-ragazzina torna a casa in serata dal lavoro e trova il marito che sta per uscire. Le dice: - Vieni, andiamo dai carabinieri. Adesso basta.- 
- Ma cosa è successo ancora? - .
Il marito le mostra un foglio formato A4 strappato. Lo ha trovato nella cassetta della posta. È l’avviso di un ufficiale giudiziario che invita l’ex-ragazzina a contattarlo entro tre giorni. Potrebbero sfondare la porta di casa se la prossima volta non la trovano. Non c’è data, non c’è numero di telefono. L’ex-ragazzina convince il marito a chiamare l’avvocato Spada. È tardi. Il telefonino dell’avvocato è acceso. “Ma lei ha pagato il decreto?”, chiede l’avvocato. “Certo! Le ho mandato via fax la copia del vaglia”. L’avvocato le dice di stare tranquilla.
Il giorno dopo, al mattino presto, l’avvocato Spada chiama e dice che è tutto a posto. Ha parlato con l’avvocato Sciacallo. L’ufficiale giudiziario aveva agito su sua richiesta. Se l’ex-ragazzina vuole andare dall’ufficiale giudiziario, può andare, ma non è necessario: è tutto a posto.
Cos’era successo? L’ex-ragazzina aveva pagato quanto richiesto tramite vaglia postale indirizzato a Gilla Pistoia. La cifra includeva anche il compenso per l’avv. Sciacallo. Gilla Pistoia aveva ritenuto bene non informare il proprio avvocato e trattenere l’intera cifra, senza pagare l’avvocato[1].
Qualche giorno dopo l’avv. Spada confida all’ex-ragazzina che un giovane collega gli aveva suggerito di lasciar procedere l’ufficiale giudiziario: “Lasciagli sfondare la porta. Poi faremo incriminare la sig.ra Pistoia per appropriazione indebita!”. L’avv. Spada aveva replicato: “Tu non sai quale trauma sia trovare la porta di casa sfondata.”
Due settimane più tardi Pino trova nella cassetta postale un plico messo lì dal sig. Furio. Lo respinge, scrivendo: “Non si accetta posta dai maleducati”.
La domenica successiva l’ex-ragazzina va a fare visita ai genitori che sono alla casa al mare. Il padre la informa che avevano ricevuto la visita della figlia minore di Furio, Lorina.  Lorina si sarebbe sposata di lì ad un mese.
Aveva portato l’invito al matrimonio e copia della lettera che il papà aveva tentato di recapitare a Pino. Se avessero ritirato il plico del sig. Furio, avrebbero scoperto che conteneva anche il loro invito al matrimonio.
Il papà dell’ex-ragazzina li informa del contenuto del messaggio: il sig. Furio scriveva che dovevano tornare ad essere una famiglia, etc, etc.
L’ex-ragazzina non si fa illusioni. Oramai sa fin troppo bene qual è il modo di agire del sig. Furio. Era stata zia Liliana a dirglielo: il sig. Furio commette la sua carognata, poi, quando si trova ad aver bisogno di qualcosa, si presenta a te con tante belle parole o cerca di muoverti a pietà con presunti problemi di salute. Tu, per affetto familiare, tendi a metterci una pietra sopra, pensando “Sarà stata l’ultima volta”. Ma non è mai l’ultima volta. I ragionieri Casoria continuano e continuano e continuano ...
Papà, se il sig. Furio voleva interpretare il ruolo della colomba con il ramoscello d’ulivo, si sarebbe presentato con la revoca di quella ridicola citazione contro mio marito”, replica l’ex-ragazzina.
La sera trovano un foglietto infilato sotto l’uscio di casa. “C’è posta per voi”, è il messaggio. Aprono la cassetta postale e trovano un biglietto che ha l’aria di essere un invito ad un matrimonio.
Tre mesi prima le figlie del sig. Furio avevano scritto a proposito di quei 50 euro richiesti dal padre: “Siamo contente che papà si sia rivolto ad un avvocato”.
Senza aprire il biglietto, l’ex-ragazzina scrive sul retro: “Respinto al mittente” e lo lascia sul ripiano dove viene lasciata la corrispondenza per tutti gli altri condomini.
Il giorno dopo l’ex-ragazzina trova sul ripiano una copia del verbale dell’ultima assemblea, tenuta quindici giorni prima: l’assemblea, costituita da Gilla Pistoia, Poldo Landri, Furio Landri, aveva dato mandato alla sig.ra Gilla Pistoia di agire giudizialmente contro l’ing. Pino Mazza per la consegna della documentazione relativa ai lavori di manutenzione straordinaria svolti durante la sua amministrazione. Il verbale è firmato da tutti e tre i partecipanti all’assemblea.
Il giorno dopo l’ex-ragazzina richiede copia della documentazione dei lavori di manutenzione al terrazzo svolti durante l’amministrazione del sig. Poldo Landri e della sig.ra Gilla Pistoia.
Passano altri due giorni. L’ex-ragazzina torna a casa in serata dal lavoro e incrocia il marito che le dice di nuovo: - Vieni, andiamo dai carabinieri.- 
  • Che cosa c’è adesso?- .
 
Pino era sceso negli scantinati ed aveva trovato l’accesso alla loro cantinola ostruito da un cumulo di rifiuti.
 
-----------------------------------------------------
Arriva il giorno del matrimonio della sig.na Lorina Landri, mercoledì.
Come previsto, il giorno dopo arriva la lettera di un certo avvocato Di Brigantis che invita l’ing. Pino Mazza a consegnare la documentazione dei lavori di manutenzione straordinaria.
L’ing. Pino Mazza ha già presentato querela per calunnia a causa della lettera che insinuava avesse rubato 80000 euro. L’ex-ragazzina suggerisce al marito di informare l’avv. Di Brigantis che  la documentazione da lui richiesta è già a disposizione del Tribunale di S.
L’ing. Pino Mazza lascia rispondere all’avv. Spada.
Passa l’estate.
In ottobre l’ing. Pino Mazza riceve un’altra lettera dal Tribunale di E.
“E che sarà mai?”, chiede alla moglie. L’ex-ragazzina replica: “E che vuoi che sia? Tu non hai informato Di Brigantis che i documenti richiesti erano già a disposizione del Tribunale di S. É la richiesta dei documenti!”.
“Ma sono idioti?”, fa l’ing. Mazza.
No, sono dei delinquenti, è la conclusione dell’ex-ragazzina quando viene a conoscenza del contenuto.
L’ex-ragazzina ha sbagliato la previsione. L’avv. Di Brigantis cita l’ing. Pino Mazza, per conto e per interesse della sig.ra Gilla Pistoia nella sua qualità di amministratore p.t. del condominio. Ma non solo per richiedere i documenti.
L’avv. Di Brigantis chiede tante cose e fa tante affermazioni. La sig.ra Gilla Pistoia, a suo dire, ha agito su delibera assembleare. Ma nessun verbale di assemblea riporta quanto richiesto dall’avv. Di Brigantis.
L’avv. Di Brigantis dice:
  • il sig. Poldo Landri pagava le bollette maturate nel gennaio e febbraio 2004 per un totale di €243;
  • l’ing. Mazza ha riportato queste bollette nella contabilità del 2004;
  • i pagamenti per la pulizia delle scale per €217 venivano effettuati dal sig.Furio Landri;
  • l’ing. Mazza ha riportato tali esborsi nelle uscite 2004 senza accreditare le somme al medesimo Furio Landri.
In conclusione, a motivo di questi fatti, l’avv. Di Brigantis chiede all’ing. Pino Mazza il pagamento di €460.
Provo a fare un nuovo riepilogo:
Febbraio 2007: Il sig. Furio dice: “Io non devo versare €198!”.
Febbraio 2008: Il sig. Furio dice: “Sì, io dovevo versare €198.
Non versavo le quote condominiali. Ho pagato le bollette di gennaio e febbraio 2004 e pulizia scale.
Ho pagato €217, quindi voglio €19”.
Settembre 2008: La sig.ra Gilla dice: “Il sig. Poldo Landri ha pagato le bollette di gennaio e febbraio 2004. Il sig. Furio ha pagato €217 per pulizia scale. Le cifre non sono state rimborsate.
Vogliamo €460
Il ragioniere Furio Landri ha evidentemente dimenticato di informare l’amica Gilla che, come consolidata consuetudine, per compensazione ometteva di versare le quote condominiali.
O qualcuno gli ha suggerito di dimenticarlo?
Qualcuno gli ha forse suggerito: “Ma perché vai in giro a dire che non pagavi le quote condominiali? Non lo dire! Tu hai in mano due ricevute, una per 200 euro e l’altra per 260. Provano che tu hai versato in contanti 460 euro. Sosterremo che i pagamenti che tu hai effettuato per bollette e pulizia scale per un totale di 460 euro ti devono essere ancora rimborsati!”.
L’avv. Di Brigantis non ha finito. Afferma che l’ing. Pino Mazza ha anche trattenuto €1520 a conclusione del suo mandato, non si sa a quale titolo.
I condomini sanno che cosa l’ing. Pino Mazza ha fatto con quei €1520, pensa l’ex-ragazzina. Gli avevano dato mandato di completare i pagamenti per i lavori di manutenzione.
I condomini sanno, e lo hanno messo per iscritto, che l’ing. Pino Mazza aveva pagato la quota residua al commercialista e si era liquidato il compenso del 2% come amministratore.
I condomini sanno anche che l’ing. Pino Mazza ha operato le dovute ritenute d’acconto, effettuando i versamenti all’agenzia delle entrate.
I condomini sanno anche che l’ing. Pino Mazza ha anticipato di tasca sua altri €311 per poter effettuare i versamenti, perché i 1520 euro non erano sufficienti per versare quanto dovuto all’agenzia.
I condomini non glieli hanno ancora restituiti.
I condomini sanno che cosa l’ing. Pino Mazza ha fatto con quei €1520. Eppure l’avv. Di Brigantis non lo sa.
L’avv. Di Brigantis afferma che l’ing. Pino Mazza non abbia amministrato con la diligenza del “buon padre di famiglia”, causando al condominio “grave danno”. Non specifica quale danno l’ing. Pino Mazza abbia causato in una palazzina “carente nella manutenzione da oltre 50 anni”, come aveva scritto il ragioniere Furio Landri. Non lo quantifica in termini economici.
C’è sempre tempo per questo. I danni si trovano e, se non ci sono, si creano.
L’ex-ragazzina ricorda ora di aver già sentito nominare l’avv. Di Brigantis.
Qualche anno prima la sig.ra Gilla Pistoia aveva lamentato di essersi fatta male la caviglia inciampando su una mattonella smossa del marciapiede. Aveva fatto causa al Comune, assistita dall’avv. Di Brigantis. “E’ un avvocato tanto bravo! Collabora con il papà, ragioniere commercialista. Lavora molto in cause per risarcimento danni e con le aziende!”, si era vantata la sig.ra Pistoia.
 
L’ex-ragazzina ne prende definitivamente atto.
Non si tratta solo degli “zii” Furio e Susanna. Non c’è solo Poldo a fare il burattino “firma-tutto”, facendo finta di non capire niente. Non c’è solo “zio” Giulio a tirare le fila dietro le quinte. Non ci sono solo Dorina e Lorina a dire che il padre ha agito bene ed a far finta di nulla.
È tutta la famiglia a far finta di nulla.
La madre di Poldo, le sorelle di Poldo non avevano sentito l’esigenza di esprimere il proprio rammarico per la lettera infamante firmata da Poldo.
Tutta la famiglia continua ad essere complice nel suo silenzio.
Complice di calunnia. Complice di truffa. Ed ora complice di tentata estorsione.
L’ex-ragazzina ne prende atto. La famiglia Landri non esiste. Non è mai esistita.
Ovvero esiste una famiglia mafiosa, omertosa dalla quale l’ex-ragazzina si dissocia.
Siamo soli. Mio marito ed io.
--------------------------------------
Ottobre 2008. Gilla racconta a Poldo Landri che il soffitto e le pareti del suo appartamento sono rovinati per le infiltrazioni d’acqua dal terrazzo.
Novembre 2008. La sig.ra Pistoia dà le dimissioni come amministratore. L’assemblea nomina un amministratore professionista.
Il nuovo amministratore vanta amicizia di lungo corso con Giulio Landri, Poldo e Luana[2]: amministra da sette anni il condominio dove abitano Giulio e  Luana.
Febbraio 2009. Il nuovo amministratore convoca l’assemblea per deliberare su “Infiltrazioni terrazzo”


[1]Il povero avv.Sciacallo non viene pagato nemmeno da Furio Landri per la causa dei 50 euro contro Pino: la moglie dell’avv.Sciacallo è amica di famiglia di Furio Landri.
[2]figlia minore di Giulio (N.d.A.)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una vita sotto assedio (una riflessione dell'ex-ragazzina) ***


Sotto assedio. Così deve sentirsi chi ha la sventura di avere chiesto denaro ad uno strozzino.
La tua vita, i tuoi pensieri diventano ostaggio di una ossessione. La  morsa che ti attanaglia la gola non ti lascia mai. Un pensiero fisso è sempre con te. Quando mangi, quando dovresti lavorare, quando stai con i tuoi cari o con i tuoi amici, se riesci a conservare i tuoi amici, persino quando dormi, se riesci a dormire.
Ho la fortuna di non avere mai chiesto un prestito.
Però, fatte le debite distanze, è così che mi sento. Sotto assedio.
La mia ossessione non è il denaro che lo strozzino di turno pretende da me.
La mia ossessione è il denaro che gli approfittatori di turno ancora pretenderanno da me.
La mia ossessione sono le menzogne che gli sfruttatori di turno ancora spargeranno in giro.
La mia ossesione sono le aggressioni fisiche o verbali che ancora devo temere quando esco dall’uscio di casa mia.
La mia ossesione sono le minacce, velate o no, che mi arrivano sotto ogni forma. Sotto forma di parole, sotto forma di lettera, sotto forma di verbale assembleare, sotto forma di dispetti.
Lo sgomento diventa dolore lancinante perchè i miei persecutori sono persone che dovrebbero amarmi e proteggermi.
La mia vita sotto assedio non ha origine dalla richiesta di un prestito.
La mia vita sotto assedio ha origine dalla richiesta di trasparenza nell’amministrazione del  condominio dove abito. Una richiesta lecita, anzi superflua.
Ed invece no.

Nel 2002 vado a vivere in una palazzina di cinque appartamenti. L’amministrazione di una palazzina ad ambiente quasi familiare è affidata a turno agli stessi condomini. Realizzo ben presto che l’amministratore in carica in realtà deve prestarsi ad essere poco più di un fantoccio agli ordini del “capo-palazzo”, il condomino a maggiore anzianità di permanenza che però si rifiuta caparbiamente di assumere ufficialmente il ruolo di amministratore.
La gestione condominiale è alquanto disinvolta. A fine anno non si riceve alcun bilancio che relazioni dell’amministrazione. Vengono svolti lavori  di manutenzione straordinaria, ma non si ha alcuna evidenza di questi lavori nè visiva nè documentale. La piccola ordinaria manutenzione che passerebbe inosservata se inclusa nelle spese ordinarie è trascurata in attesa di creare l’emergenza e la lievitazione dei prezzi. Ed anche allora i lavori non vengono mai svolti. Il “capo-palazzo” ne parla sempre, ma non verranno mai svolti se non ne avrà il pieno controllo. Come per la pitturazione delle scale, per la quale il “capo-palazzo” pretende che si spendano 16 milioni, mentre una ditta non ne vuole più di 3.
Non se ne fa niente.
Passano due anni. L’amministrazione viene assegnata di turno a mio marito.
Il “capo-palazzo”, che come amministratore-ombra non tollerava domande e non presentava rendiconti, puntualmente contesta i rendiconti presentati da mio marito ed addirittura pretende denaro per sè. Non versa le quote condominiali, ma si appropria delle bollette condominiali e provvede di sua iniziativa al pagamento. L’assemblea decide per lavori di manutenzione di cui il “capo-palazzo” parlava da dieci anni. I lavori stavolta sono sotto gli occhi di tutti. Vengono anche ridipinte le scale per il costo di 3000 euro (contro 16 milioni del capopalazzo 4 anni prima). Mio marito fornisce ai condomini la copia di tutti i documenti pertinenti. Il “capo-palazzo” chiede copia delle fatture e puntualmente le ottiene.

Dopo tre anni diventa amministratore di turno l’amica di famiglia del “capo-palazzo”.
Chiedo informazioni su alcuni lavori che sarebbero stati eseguiti.
Mi ritrovo ad essere strattonata e spintonata verso le scale.
Chiedo visione dei giustificativi di spesa.
Mi viene consegnato un verbale di assemblea, firmato da tutti i miei vicini, zeppo di abusi legali, intimidazioni, insulti e calunnie contro me e mio marito.
Mio marito, quale ex-amministratore, riceve due citazioni, una in contrasto con l’altra ed entrambe in contrasto con quanto il “capo-palazzo” affermava l’anno precedente.
Un anno prima il “capo-palazzo” protestava con vigore, al limite del collasso, che non doveva pagare 198 euro, ma solo 33. Lo abbiamo accontentato. I rimanenti 165 sono stati pagati in parti uguali da tutti i condomini, cinque in tutto.
A distanza di un anno, il “capo-palazzo” cita mio marito perché adesso riconosce che doveva pagare 198 euro, in quanto, come “consolidata consuetudine”, ometteva di versare le rate condominiali. Però avendo pagato servizi per il condominio per 216 euro, vuole 18 euro. Inoltre vuole indietro la sua parte dei 198 euro divisi in parti uguali tra i condomini. Sì, dice proprio così. Starà facendo confusione. In parti uguali avevamo diviso 165, non 198 euro.
Dopo sei mesi arriva un’altra citazione. Questa volta è l’amica di famiglia del “capo-palazzo”, in qualità di amministratore. Il “capo-palazzo” l’ha accompagnata da un avvocato bravo nel fare i conti perchè aiutato dal papà ragioniere commercialista.
Senza che la cosa sia stata mai discussa né in assemblea né altrove, l’amica del “capo-palazzo” cita mio marito perché il “capo-palazzo” di sua iniziativa ha pagato alcuni servizi condominiali e non è stato rimborsato. Questa volta la richiesta sale a 460 euro. Il “capo-palazzo” avrà dimenticato di informare l’amica che come “consolidata consuetudine” ometteva di versare le rate condominiali. O qualcuno bravo nel fare i conti avrà suggerito che non è necessario raccontarlo.

Chiedo di vedere una fattura. Come risposta l’assemblea approva un bilancio in cui sparisce un mio credito di €140 e mi comunica che devo pagare €240 tramite decreto ingiuntivo.
Forse i miei vicini intendono ringraziarmi perché fino ad un anno prima ero costretta ad anticipare le mie quote condominiali per pagare le bollette, dato che i miei vicini erano sempre in ritardo con i loro versamenti.
O forse intendono rimproverare mio marito che non aveva fatto emettere ingiunzioni di pagamento contro i vicini di casa che per un intero anno non avevano versato le loro quote o contro l’attuale amministratore che aveva aspettato quasi un anno prima di versare l’ultima rata per lavori di manutenzione.
Ultimamente incontro molti amministratori di condominio.
Tutti mi elencano i documenti che devono presentare per ottenere un’ingiunzione. Ed a volte non sono sufficienti.
Invece i miei vicini di casa riescono ad ottenere un’ingiunzione senza una delibera di riparto spese; senza, non dico un sollecito, neanche una prima educata richiesta; senza un documento o fattura che attesti l’esecuzione ed il pagamento dei lavori. Chi sono i miei vicini di casa? Che poteri hanno?

Pago l’ingiunzione e, su consiglio di mio marito che suggerisce di non perderci tempo, non presento opposizione.
Due mesi dopo trovo nella mia cassetta postale un foglio strappato, senza data, senza recapito telefonico, in cui un ufficiale giudiziario m’invita a contattarlo e mi informa che la prossima volta, se non mi trovano, sfonderanno la mia porta di casa.
Se ne occupa l’avvocato di mio marito. Scopre che chi aveva fatto emettere l’ingiunzione aveva poi agito come se non avessi pagato.
Non posso più far finta di non sapere con chi ho a che fare.
Ora è evidente. Sono sotto assedio.
Come se avessi chiesto un prestito ad uno strozzino.
Ma io non ho chiesto nessun prestito.
Ho solo chiesto trasparenza amministrativa in un condominio di cinque appartamenti.
Eppure sono sotto assedio.
Chiedo di avere copia dei documenti relativi ai lavori per cui ho ricevuto l’ingiunzione. Il giorno dopo un cumulo di rifiuti impedisce l’accesso al mio box negli scantinati.
L’avvocato con il papà ragioniere afferma che mio marito, quando amministratore, avrebbe causato “grave danno” al condominio. Non specifica quale sia il “grave danno”, non lo quantifica in termini di denaro e non produce nessuna documentazione.
C’è sempre tempo per questo. I danni si trovano e nel tempo si creano.
Tre mesi dopo nell’androne del palazzo compare un foglio. É una richiesta per il nuovo amministratore, un amministratore professionista che gode di ampia fama in zona, stimato amico del fratello del “capo-palazzo” e del nipote del “capo-palazzo” che abita anch’egli nel condominio:
"Poichè la palazzina è stata completamente ristrutturata di recente, con un esborso finanziario di rilievo, i condomini, tenendo conto che sono stati eseguti “tutti” gli interventi indicati dall’amministratore p.t. e confermati dagli accertamenti tecnici eseguiti dal Direttore dei lavori e formalizzati nei computi metrici preventivi che l’Assemblea ha approvato, ritengono che non vi siano da eseguire lavori di manutenzione straordinaria – anche con caratteristiche di urgenza.
(omissis)
qualora il nuovo amministratore prospetti un intervento evidenziandone il carattere di urgenza, dovrà motivarlo debitamente in quanto la relazione tecnica che predisporrà
- nel caso dovesse trattarsi di un inconveniente preesistente – sarà utilizzata dal Condominio per una citazione nei confronti dell’amministratore all’epoca in carica e del professionista, che ha prestato la sua assistenza con la direzione dei lavori di ristrutturazione, per l’esecuzione da essi compiuta e per la rivalsa del risarcimento dei danni".
Gli intenti sono chiari. Qualsiasi problema possa avere una palazzina vecchia di sessant’anni, carente nella manutenzione da oltre cinquant’anni, come scrisse lo stesso “capo-palazzo” che abita nella palazzina da sessant’anni, la colpa deve essere imputata all’ultimo arrivato.

Due mesi dopo, l’assemblea attesta la presenza di “infiltrazioni in diversi punti nell’appartamento” dell’amica di famiglia del “capo-palazzo”
Non è una novità. Ho sentito questa lamentela praticamente ogni anno dei sette anni vissuti in quella palazzina. Sono stati eseguiti dei lavori già due volte da quando vivo in quella palazzina. Almeno mi hanno raccontato che sono stati eseguiti.
Aspetto la relazione tecnica predisposta dal nuovo amministratore. Aspetto che l’amministratore proceda d’urgenza. Niente di tutto questo.
L’assemblea, in attesa di decidere quali lavori eseguire e quando iniziarli, decide solo di emettere bolletta straordinaria mensile di 200 euro a carico di ogni condomino.
I condòmini sono 5. La quota ordinaria a carico di ogni condomino è ora quasi 50 euro.
In attesa di decidere quali lavori fare e quando iniziarli, in teoria un solo condomino versando 250 euro al mese potrebbe provvedere al fabbisogno ordinario di tutto il condominio.

Mi sento sotto assedio.
Come se mi avessero  chiesto di pagare il pizzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di pagare il pizzo.
Non ho un’impresa o un’attività commerciale.
Voglio solo vivere nella mia casa.
Eppure mi sento sotto assedio.
Come se per vivere nella mia casa mi avessero  chiesto di pagare il pizzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di pagare il pizzo.
Almeno non esplicitamente.
Ed anche se me lo avessero chiesto, avrei rifiutato.

L’amministratore, oltretutto geometra, mi assicura verbalmente che ha visto con i suoi occhi le infiltrazioni pressochè in tutte le stanze dell’appartamento, addirittura scorre acqua sulle pareti.  Non mette niente per iscritto. Posso anche aver capito male.
Tramite raccomandata chiedo all’amministratore di provvedere documentazione oggettiva dei danni. Non ricevo risposta.

Lasciando quella povera famiglia a pagaiare su una canoa per spostarsi da una stanza all’altra, l’amministratore convoca di nuovo l’assemblea solo tre mesi più tardi.
Ordine del giorno: decisione in merito alle infiltrazioni acqua appartamento Pinco Pallino e incarico tecnico.
Partecipo all’assemblea direttamente. É la prima volta da quasi due anni.
Sento l’amica del “capo-palazzo” affermare che chiederà i danni. Sento l’amministratore dire che “quando si faranno i lavori, si spicconerà sotto, si valuterà la situazione e si vedrà a chi attribuire i danni”. Sento l’amica del “capo-palazzo” affermare che andrà a dormire in albergo a spese del condominio. Sento il “capo-palazzo” affermare:"Anch’io chiederò i danni!". Nulla di tutto questo è riportato per iscritto. Posso anche aver capito male.
Ripeto la mia richiesta di una relazione tecnica e chiedo che la mia richiesta sia trascritta a verbale. L’amministratore scrive:"la sig.ra Caia chiede che gli venga consegnata copia della perizia o DIA dell’arch.Tizio Tazio ".
É la prima volta che sento nominare l’architetto Tizio Tazio. Apprendo così che c’è già un tecnico incaricato. Non avevo nominato nessuna DIA. Chiedo all’amministratore di correggere la mia richiesta sul verbale.  A questo punto il verbale riporta che "l’Assemblea a causa di un problema di salute dell’Amministratore viene sciolta".

Solo la richiesta di una consulenza tecnica d’ufficio permette di avere una relazione dello stato dei luoghi.
Il giorno del sopralluogo il “capo-palazzo” non c’è. Quella settimana è in vacanza.
Cinque mesi dopo che l’assemblea aveva attestato la presenza di “infiltrazioni in diversi punti nell’appartamento”, la consulenza tecnica d’ufficio verifica che nel soffitto del soggiorno  della casa dell’amica del “capo-palazzo” c’e un’unica macchia, massimo cm5 x cm5, di formazione recente e di causa non accertata.

L’amministratore aspetta altri due mesi per convocare l’assemblea che deve decidere i lavori.
Lo sollecito ad anticipare i tempi ed ad agire direttamente nel caso vi siano le condizioni per intervenire d’urgenza. Come sempre, non ricevo risposta.
Perchè l’amministratore non interviene?
Ho una mia ipotesi. E’ solo un’ipotesi.
Fino alla notizia del sopralluogo non c’erano le attestate numerose infiltrazioni. Niente paura. Le infiltrazioni ci saranno.
Sono sicura che ci saranno.
Il giorno del sopralluogo il perito di parte ha individuato una probabile causa di infiltrazione: la guaina impermeabile risulta tagliata in corrispondenza della parete che delimita l’appartamento del “capo-palazzo”. Non sono tagli dovuti a vecchiaia o cattiva manutenzione. Sono tagli causati da uno strumento atto al taglio, se volontariamente o incidentalmente, non è dato saperlo. Costo di una riparazione d’emergenza? Massimo 150 euro.
Niente paura. Le infiltrazioni ci saranno. Bisogna però attendere che l’entità delle piogge provochi  i futuri danni.
A quel punto l’amica del “capo-palazzo” e/o il “capo-palazzo” stesso chiederanno i danni a chi, secondo loro, ha causato il ritardo dei lavori chiedendo il sopralluogo tecnico d’ufficio.

Arriva il giorno dell’assemblea.
L’amministratore mi ha convocato per approvare il bilancio consuntivo ad anno solare ancora in corso. L’amministratore non presenta nessun bilancio perchè le spese sono ancora in corso.
Allora, perchè l’amministratore mi ha convocato?
L’amministratore mi ha convocato perchè vuole dare le dimissioni ed occorre nominare un nuovo amministratore. L’amministratore non dà le dimissioni.
Allora, perchè l’amministratore mi ha convocato?
L’amministratore mi ha convocato per deliberare sui preventivi del lavoro terrazzo.
L’amministratore non presenta e non fa presentare nessun preventivo perchè afferma che i lavori deve deciderli il consulente tecnico d’ufficio.
Non è vero, ma se anche fosse, allora, perchè l’amministratore mi ha convocato?
Come da copione, l’amica del “capo-palazzo”, che ha anche la delega del “capo-palazzo”, dichiara che chiederà i danni a chi ha chiesto la consulenza tecnica d’ufficio. La sua dichiarazione è a verbale. Questa volta non c’è rischio che abbia capito male.

Sono sotto assedio.
Come se avessi chiesto un prestito ad uno strozzino.
Ma io non ho chiesto nessun prestito.
Ho solo chiesto trasparenza amministrativa in un condominio di cinque appartamenti.
Eppure sono sotto assedio.
Come se mi fossi rifiutata di pagare il pizzo.
Ma nessuno mi ha chiesto di pagare il pizzo.
Almeno non esplicitamente
Ed anche se me lo avessero chiesto, avrei rifiutato

Battipaglia, 7 ottobre  2009

P.S.  Maggio 2010. L’assemblea è convocata per decidere su “Lavori terrazzo”

L'ingegner Soldini confida a mio marito:"Questi vogliono fare pagare tutto a voi".

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Confronto tra le amministrazioni ***


PREVENTIVI

Preventivi di spesa e riparto
L'amministratore è il responsabile del preventivo ad inizio anno
Anno: 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Amministratore: P.Landri P.Landri P.Landri Mazza Mazza Mazza/
Pistoia
Pistoia
Condomino 1 420,00 480,00 480,00 277,56 313,28 414,00 696,00
Condomino 2 420,00 480,00 480,00 286,76 327,48 414,00 708,00
Condomino 3 420,00 480,00 480,00 312,80 371,20 414,00 720,00
Condomino 4 420,00 480,00 480,00 320,00 382,48 414,00 720,00
Condomino 5 420,00 480,00 480,00 320,00 485,60 414,00 768,00
TOTALE 2100,00 2400,00 2400,00 1580,00 1880,04 2070,00 3612,00

2003: ogni condomino deve versare 480 euro all’anno per un totale di 2400 euro.
2005: le quote sono diverse in base alle tabelle millesimali per un totale di 1580 euro.
2006: le quote sono diverse in base alle tabelle millesimali per un totale di 1880 euro.
2007: le quote sono diverse in base alle tabelle millesimali per un totale di 2070 euro.
2008: le quote sono diverse in base alle tabelle millesimali per un totale di 3612 euro.
 
 
Perchè i vicini si lamentano?
Pino Mazza è l’amministratore che ha presentato i preventivi più bassi rispetto a tutti gli altri.
I vicini volevano che Pino chiedesse loro di pagare di più?

RENDICONTI
 
P. Landri non presentava un rendiconto, ma una scheda con i dati del singolo condomino. 
Per l’amministrazione Mazza riporto i dati del rendiconto complessivo per i tre anni di gestione, così come approvato dall’assemblea dopo i cambi voluti da Furio Landri.
Quote effettivamente versate:
Anno: 2002 2003 2004/2005/2006 2007 2008
AmministrAtore: P.Landri P.Landri Mazza Pistoia Pistoia
Condomino 1 ? ? 598,78 150,00 550,00
Condomino 2 534,62 400,00 804,07 274,13 738,40
Condomino 3 ? ? 654,60 641,82 385,00
Condomino 4 ? ? 771,24 435,05 520,40
Condomino 5 ? ? 742,91 649,40 430,00
TOTALE ? ? 2828,69 2150,40 2623,80
(1) Le quote versate dal Condomino5 durante l’amministrazione dell’ing. Mazza sono compensazioni per spese effettuate.
 
2004/2005/2006: Il totale delle quote versate dai condomini in tre anni di amministrazione dell’ing. Mazza ammonta a 2828,69 euro.
2008: Il totale delle quote versate dai condomini in un anno di amministrazione della sig.ra Pistoia ammonta a 2623,80 euro.
 
In tre anni di amministrazione Mazza i condomini in totale hanno versato più o meno quanto hanno versato in un solo anno di amministrazione Pistoia.
Per questo si lamentano? Avrebbero voluto versare di più?
 
 
Totale spese effettive e riparto spese
Anno: 2002 2003 2004/2005/2006 2007 2008
Amministratore: P.Landri P.Landri Mazza Pistoia Pistoia
Condomino 1 ? ? 741,57 304,13 306,89
Condomino 2 298,84 437,67 762,69 304,53 340,64
Condomino 3 ? ? 834,82 305,08 313,83
Condomino 4 ? ? 852,52 305,39 315,91
Condomino 5 ? ? 1020,00 307,11 328,44
TOTALE 1597,09 2313,10 4211,60 1526,24 1605,71

 
 
2002: il condominio ha speso 1597,09 euro.
2003: il condominio ha speso 2313,10 euro.
2004: il condominio ha speso mediamente 1403,87 euro.
2005: il condominio ha speso mediamente 1403,87 euro.
2006: il condominio ha speso mediamente 1403,87 euro.
2007: il condominio ha speso 1526,24 euro.
2008: il condominio ha speso 1605,71 euro.
 
Le spese effettive nei vari anni sono equivalenti. C’è solo un picco nel 2003.
Ma allora i vicini di cosa si lamentano?
Inoltre notiamo che la signora Pistoia dichiara che nel 2008 ha incassato, come amministratore, 2623,80 euro, mentre ha effettivamente speso 1605,71 euro con una differenza di 1018,09 euro che sono nella cassa del condominio a fine 2008.



Stato patrimoniale del condominio a fine anno
Anno: 2001 2002 2003(1) 2003(2) 2003(3) 2006 2007(4) 2008(4)
Amministratore: Soldini P.Landri P.Landri P.Landri P.Landri Mazza Pistoia Pistoia
Condomino 1 ? ? ? ? 176,55 0,78 -154,13 88,98
Condomino 2 -114,62 121,16 87,86 83,49 131,46 139,88 -30,40 367,36
Condomino 3 ? ? ? ? 130,58 -82,62 336,74 407,91
Condomino 4 ? ? ? ? 123,22 8,94 129,66 334,15
Condomino 5 ? ? ? ? 78,19 -66,98 342,29 443,85
TOTALE ? ? ? ? 640,00 0,00 624,16 1642,25

             (1) Versione n.1 consegnata dal sig. Poldo Landri all’ex-ragazzina.
(2) Versione n.2 consegnata dal sig. Poldo Landri all’ex-ragazzina.
(3) Versione n.3: riparto dei 640 euro di fine gestione 2003.

La tabella si legge in questo modo. Quando sono stati amministratori Soldini e Poldo, i condomini non avevano visibilità dello stato patrimoniale completo del condominio.
Conosciamo solo i dati dell'ex-ragazzina(Condomino 2).

A fine 2003 ci sono in cassa 640 euro con tutti i condomini a credito.
A fine amministrazione Mazza (fine 2006 o inizio 2007, è equivalente), che ha tenuto conto del credito di fine 2003, i condomini 1, 2 (l'ex-ragazzina) e 4 sono a credito mentre Il condomino 3 (Pistoia) e 5 (Furio Landri) sono in debito verso i loro vicini, con un totale di cassa 0.

(4) L'amministratrice Pistoia abusa del suo compito ed azzera il credito ai condomini creditori e "condona" il debito ai condomini debitori (se stessa e l'amico Furio), intascando in pratica il credito dei suoi vicini.

 
  Stato patrimoniale
ad inizio 2007
approvato dall’assemblea
Stato patrimoniale
ad inizio 2007
secondo Pistoia
Condomino 1 0,78 0,00
Condomino 2 139,88 0,00
Condomino 3 -82,62 0,00
Condomino 4 8,94 0,00
Condomino 5 -66,98 0,00
TOTALE 0,00 0,00
 
 
Senza questo azzeramento, lo stato patrimoniale a fine 2007 ed a fine 2008 è:

Anno: 2006 2007 2008
Amministratore: Mazza Pistoia Pistoia
Condomino 1 0,78 -153,35 89,76
Condomino 2 139,88 109,48 507,24
Condomino 3 -82,62 254,12 325,29
Condomino 4 8,94 138,60 343,09
Condomino 5 -66,98 275,31 376,87
TOTALE 0,00 624,16 1642,25


 

 
SCHEDE

Il lastrico solare
 
 
Il terrazzo che copre l’appartamento di zio Alfredo è un lastrico asfaltato.
Per anni l’unica manutenzione di cui ha bisogno è stendere la vernice protettiva ogni  uno/due anni.
Se ne occupa direttamente il padre dell’ex-ragazzina, anche quando non abita più lì.
Ogni anno o su di lì chiama un operaio che conosce e fa provvedere.
L’operazione è a costo zero per i condomini.
Nel ’98 il papà dell’ex-ragazzina sta realizzando la sua casa al mare.
Il fratello Furio si lamenta da tempo di problemi da infiltrazione d’acqua sulla parete del suo studio che delimita il terrazzo. È vero, ci sono. L’ex-ragazzina ha visto con i suoi occhi la parete dello studio di zio Furio.
Il papà dell’ex-ragazzina chiede al titolare della ditta che gli sta realizzando la casa al mare di andare a dare un’occhiata.
La ditta interviene.
“Quant’è?” chiede il papà dell’ex-ragazzina. “Ingegnere, ma le pare. È una stupidaggine”.
Anno 2002. La sig.ra Pistoia lamenta infiltrazioni d’acqua dal terrazzo.
La ditta Massimo Oro interviene.
Anno 2003. La sig.ra Pistoia lamenta di nuovo infiltrazioni dal terrazzo.
L’ex-ragazzina chiede quali garanzie abbia lasciato la ditta Massimo Oro.
La sig.ra Pistoia smette di lamentarsi per quell’anno.
Anno 2007. La sig.ra Pistoia, come amministratore, segue direttamente gli interventi al terrazzo.
Anno 2008. La sig.ra Pistoia lamenta di nuovo problemi di infiltrazione.

La pulizia delle scale
 
 
1999. La sig.ra Pistoia pulisce le scale. In cambio non versa la propria quota condominiale.
2001. La pulizia delle scale è affidata alla collaboratrice domestica dei signori Furio Landri e Susanna Cammello.
2005. L’ing. Pino Mazza, quale amministratore, affida il servizio ad una ditta che può garantire regolarità assicurativa e contributiva.
La ditta non resiste a lungo. Dopo pochi mesi abbandona il servizio.
La sig.ra Pistoia si oppone alla nomina di altre ditte: le ditte sono troppo care.
2007. Amministratore: Gilla Pistoia. L’assemblea delibera di fare a meno del servizio pulizia scale perché ‘non remunerativo’. L’assemblea delibera che la pulizia scale deve essere svolta dagli stessi condomini.
2009. Arriva un amministratore professionista. Dopo qualche mese arriva una ditta di pulizia che si occupa del servizio due volte al mese per 80 euro mensili.
Passano quattro mesi. La sig.ra Pistoia si lamenta che 80 euro al mese per due volte al mese con gli addetti che si trattengono solo dieci minuti per volta è troppo: ognuno deve pulire da solo il proprio pianerottolo.
L’ex-ragazzina presenta il preventivo di una ditta che pulirebbe le scale una volta a settimana per 50 euro al mese e due volte a settimana per 80 (+ IVA). L’assemblea sceglie il servizio di una volta a settimana.
Il rischio di rimanere un’altra volta senza servizio pulizie è scongiurato.
2010. La sig.ra Cammello chiede al titolare della ditta di lavare il tappetino davanti la porta, gli stipiti e altro. Il titolare della ditta deve risponderle che si tratta di lavori privati.
La signora Pistoia si lamenta della qualità del servizio.

Elenco documenti
lavori manutenzione straordinaria
ricevuti dai condomini
 Documenti che i condomini hanno ricevuto in relazione ai lavori di manutenzione straordinaria eseguiti durante l’amministrazione dell’ing. Pino Mazza.
L’elenco non è esaustivo.
 
  •  Copia computi metrici estimativi dei lavori;
  •  copia verbale  del 16/04/04;
  •  copia convenzione d'incarico col direttore dei lavori;
  •  copia disciplinare di incarico delle ditte;
  •  copia documenti trasmissione centro Pescara;
  •  copia DIA;
  •  copia contratto ditta esecutrice;
  •  copia n. 3 computi metrici del direttore lavori al 25/11/04;
  •  copia riparto preventivo lavori al 25/11/04;
  •  copia verbale  del 26/11/04;
  •  certificazioni e riparti detrazione IRPEF;
  •  riparti consuntivi al 07/09/05;
  •  riparto quote consuntivo al 28/09/05;
  •  relazione dell'amministratore al 29/09/05;
  •  prospetto lavori urgenti;
  •  copia scheda di richiesta dei lavori di completamento;
  •  copia richiesta capitoli di spesa dei lavori dall’amministratore al direttore dei lavori;
  •  riparto consuntivo lavori scala al 06/02/06;
  •  andamento cassa lavori al 21/02/06.
 
In più il sig. Furio Landri ha chiesto e ricevuto:
 
  • copia dell'offerta ditta esecutrice lavori;
  • copia contabilità del direttore dei lavori;
  • copia fatture emesse dalla ditta esecutrice lavori;
  • altre 56 (scrivo cinquantasei) fotocopie, tra cui tutti gli estratti conto del conto corrente condominiale e copie dei bonifici.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Appendice: ragionieri Casoria si nasce ***


Ragionieri  Casoria si nasce
Il portinaio Antonio Bonocore invita il tipografo Lo Turco ad <<adeguarsi, saltare il fosso a piè pari, passare tutti dalla parte del rag. Casoria>>, ma scoprirà che “ragionieri Casoria” si nasce, non si diventa.

7 anni
 
 
 
La bambina sta giocando da sola in giardino, sul retro della casa.
Il cugino Poldo, il cugino “grande”, la chiama dalla porta dello sgabuzzino.
- Vieni ad aiutarmi. Devo fare un nodo. -
La bambina corre verso il cugino che le mostra il dito indice dal quale pende uno spago lentamente annodato.
La bambina mette il dito sul nodo, mentre il cugino armeggia con l’altra mano per stringere il nodo. Il cugino forse indietreggia, perché la bambina si ritrova dentro lo sgabuzzino buio. Il cugino dice: - Adesso stringi! – La bambina stringe il pugno intorno allo spago ed al dito del cugino. Quando il nodo è fatto, il cugino dice: - Va bene, lascia.-
La bambina lascia il dito e torna verso il giardino.
C’è qualcosa che non le quadra. Mentre stringeva nel suo pugno il dito del cugino, aveva sentito le dita di entrambe le mani del cugino armeggiare con lo spago per fare il fiocco.
Ma se lei stringeva il dito, come aveva fatto Poldo ad usare le dita di entrambe le mani per fare il nodo? Mah!
La bambina si stringe nelle spalle e ritorna a giocare[1].
 
Qualche giorno dopo la bambina sta di nuovo giocando in giardino.
Il cugino Poldo la chiama dal balcone. “Ho un libro con le figure di tutti gli animali. Se sali te lo faccio vedere”. La bambina fa il giro della casa. Davanti al portone è seduta la mamma a parlare con zia Liliana. “Mamma, Poldo ha un libro con le figure degli animali. Posso salire a vederlo?” La mamma risponde con un secco: “No!”.
La bambina si allontana chiedendosi cosa ci fosse che allarmasse tanto la mamma nell’andare a vedere un libro di animali. Torna sul retro del giardino. Dice al cugino Poldo affacciato al balcone: “Mamma ha detto che non posso venire”.
E riprende a giocare.

8 anni
 
 
 
Quel dolce era veramente buono. Tutte le compagne di classe avevano voluto la ricetta.
Anche la bambina trascrisse la ricetta, ma la bambina pensava a qualcosa di più che proporlo alla mamma per farlo a casa nei giorni di festa.
 
La bambina pensava che quel dolce avrebbe potuto essere prodotto e venduto su larga scala come le merendine che la mamma ogni tanto le comprava.
Doveva scoprire come modificare la ricetta in modo che il dolce potesse conservarsi a lungo confenzionato in bustine separate.
La bambina riteneva che avrebbe potuto essere un grande successo.
 
La bambina cominciò anche a pensare agli aspetti pratici della produzione e della vendita. Avrebbero dovuto cominciare con una produzione limitata, utilizzando la cucina di casa come laboratorio. Un cavalletto con un asse posto davanti alla porta della cucina, che per fortuna dava proprio sulla porta d’ingresso, sarebbe stato il banco di vendita.
Se le cose fossero andate bene, si sarebbe potuto pensare ad ingrandirsi ed a realizzare un fabbrica vera e propria e vendere all’ingrosso ai negozi.
 
La bambina aveva bisogno dell’aiuto di una persona adulta che potesse aiutarla a realizzare il progetto.
Naturalmente i primi a cui chiedere aiuto erano i genitori.
Ma come esporre la cosa in modo da ottenere il loro consenso ed aiuto?
La bambina immaginava già le loro risposte:"Ma che stupidaggini vai pensando? Non è possibile. Non si può fare."
 
Va bene, se non mamma e papà, allora a chi rivolgersi? La bambina pensò al secondo adulto a cui poteva rivolgersi in ordine gerarchico: zio Giulio.
 
La bambina sapeva già cosa sarebbe successo se avesse raccontato la propria idea a zio Giulio e questi l’avesse considerato buona: l’avrebbe realizzata da solo, negando che era stata lei a fornirgli l’idea.
Chi le avrebbe creduto?
 
  Va bene, scartiamo zio Giulio. Chi rimane? Zio Furio.
La bambina immaginava cosa avrebbe fatto zio Furio. Invece di dividere i guadagni a metà, avrebbe tenuto per sé la maggior parte, dando a lei una minima parte, millantando che fosse la metà esatta.
 
Scartiamo anche zio Furio. Rimaneva zio Alfredo.
Ma zio Alfredo viveva lontano. Come contattarlo e realizzare l’impresa a quella distanza?
 
 Rimaneva zia Liliana, ultima della nidiata. Ma zia Liliana era piccola e non lavorava. Come poteva aiutarla?
 
E così, con questi dubbi, l’idea rimase non espressa e non realizzata.
 
 
------------------------------------------------
 
 
 
Una bambina di 8 anni ha già delle opinioni così nette sugli adulti?
Da dove venivano quelle opinioni?
 
Il suo giudizio doveva essere viziato da ciò che aveva ascoltato.
Gli adulti tendono a parlare in presenza dei bambini. Ritengono che i bambini non ascoltino o non capiscano.
 
Gli adulti dovrebbero fare attenzione a ciò che dicono in presenza dei bambini.
I bambini ascoltano e capiscono.
O capiscono in maniera falsata.

12 anni
 
 
 
"Non capisco perché devi pagare sempre tu!".
 
La ragazzina alzò leggermente il capo dal libro e sospirò. Non era la prima volta che sentiva quel discorso.
Era la mamma che parlava col papà.
 
Per quanto poteva saperne, la mamma si riferiva a qualche spesa per la palazzina di famiglia, da cui si erano trasferiti da qualche anno e dove vivevano ancora gli zii Giulio, Furio e Liliana.
 
La palazzina aveva bisogno di continui lavori.
 
La ragazzina pensò che probabilmente papà si stesse sobbarcato da solo qualche spesa per la palazzina di famiglia. O, almeno, che stesse pagando anche parte delle quote che spettavano ai suoi fratelli.
 
La ragazzina era orgogliosa del proprio papà!
Era fiera che nella propria famiglia non vi fosse l’attaccamento al denaro come nelle famiglie di zio Giulio e zio Furio.
 
Certo non era bello che zio Giulio e zio Furio se ne approfittassero.
Come se ne avessero bisogno poi!
Però a volte la ragazzina pensava che il papà volesse più bene ai suoi fratelli che ai suoi figli. In fondo papà conosceva ed amava i suoi fratelli da tanti anni.
Loro erano venuti dopo.
E come se il loro fratello maggiore non avesse figli propri a cui provvedere!
 
La ragazzina sapeva come la pensava il papà: una volta assicurato loro il vitto, l’alloggio e la possibilità di studiare, non occorreva altro. Altrimenti si cominciava ad “avere grilli per la testa”.
 
La ragazzina condivideva che una volta assicurato loro il necessario, papà dei suoi soldi aveva il diritto di farne quello che voleva.
 

14 anni
 
 
La ragazzina sta leggendo un libro per l’educazione degli adolescenti.
Si ferma e ripone il libro.
Il libro è scritto molto bene.
Le viene in mente quel vecchio episodio con Poldo.
Adesso sa cosa stringeva quando il cugino Poldo aveva bisogno di aiuto per fare un nodo intorno al dito.
La ragazzina è ferita per essere stata ingannata. Però, pensa, Poldo allora era solo uno sciocco adolescente spinto dalle pulsioni dell’età e dalla scoperta di sé.
Adesso sarà maturato. Magari è pentito e si vergogna pure per quello che ha fatto.
La ragazzina decide di perdonarlo.
 
----------------------------------
 
25 anni dopo. Perché l’ex-ragazzina è inquieta e pensa che dovrebbe dire ad Andreina di stare attenta quando lascia la bambina sola col padre? Ma quali assurdità va pensando?
30 anni dopo. L’ex-ragazzina sente la mamma dire: “Poldo è lo stesso di quando aveva sei anni: getta il sasso e nasconde la mano!”

 

24 anni
 
Al telefono è zia Liliana. È sconvolta. Vuole parlare con il fratello maggiore, il papà dell’ex-ragazzina.
 
Una volta chiusa la telefonata, il papà della ex-ragazzina telefona al fratello Furio. Durante la conversazione, l’ex-ragazzina vede la madre afferrare la cornetta del telefono ed urlarvi dentro:<<Fai schifo!!!>>. 
 
Non chiedete conferme alla madre dell’ex-ragazzina, vi dirà che non ricorda.
 
La sera dopo il fratello minore dell’ex-ragazzina racconta che ha incontrato Lorina, figlia minore di Furio, che gli ha detto:<<Hai sentito che belle parole si sono scambiate ieri i nostri genitori?>>.
 
Cosa era successo?
Zia Liliana e zio Furio avevano delle proprietà a S. ereditate dalla madre.
Quello che l’ex-ragazzina riuscì a capire ed a sapere fu che zia Liliana aveva fatto dei lavori nella sua parte di proprietà ed il fratello Furio l’aveva denunciata.
Forse la zia aveva fatto i lavori senza comunicazione al Comune?
 
Mesi dopo la madre dell’ex-ragazzina le dice che zio Furio era riuscito a ‘spillare’ dieci milioni alla sorella.
‘E perché’ – si chiede l’ex-ragazzina – ‘come risarcimento per l’aumentato valore della proprietà della sorella?’
 
La madre dell’ex-ragazzina le dice anche che lo zio Furio aveva diviso in parti uguali la cifra che aveva ottenuto dalla sorella e li aveva versati su due libretti che aveva intestato ai due figli della sorella, affermando che lui ce l’aveva con il cugino e non aveva potuto fare a meno di coinvolgere la sorella.
 
Sarà. Per l’ex-ragazzina quello che aveva fatto lo “zio” Furio rimane inqualificabile.
 
-----------------------
 
20 anni dopo. Lo zio Edmondo, marito di zia Liliana, spiega all’ex-ragazzina che Furio aveva citato la sorella per i presunti danni arrecati alla palazzina con i lavori.

 
31 anni
 
 
Erano sedute sotto la pergola della casa al mare di zio Giulio.
Lo zio Giulio esce di casa, si ferma un instante e fa all’ex-ragazzina:<>.
La figlia dello zio Giulio fa uno sguardo mezzo esasperato e mezzo finto divertito e sbuffa con tono di rimprovero:<>.
L’ex-ragazzina guarda lo zio Giulio e non risponde.

32 anni
 
 
L’ex-ragazzina sta suonando il pianoforte, quando la raggiunge zia Liliana.
 
Zio Edmondo (il marito della zia Liliana) aveva intenzione di costruire una casa su un terreno che aveva a Br.
Erano in attesa dei permessi.
Nel frattempo avevano deciso di vendere l’appartamento nella vecchia palazzina di famiglia.
Avevano l’occasione di una buona sistemazione in affitto a Br.
 
L’ex-ragazzina le consiglia:"Zia Liliana, non vendere. Affittala. Quando poi avrete i permessi per costruire, se ne avrete bisogno, la venderete".
La risposta di zia Liliana è decisa: "No. Voglio chiudere".
Segue la spiegazione.
Furio le rende la vita impossibile.
Appena qualcosa non funzionava nel condominio, Furio si metteva a sbraitare per le scale o nel cortile condominiale contro zio Edmondo.
Una delle cause più frequenti era il cancello automatico di accesso al cortile che era sempre rotto e Furio ne dava la colpa ad Edmondo.
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato proprio il cancello.
Zia Liliana era in casa quando sentì un’ennesima volta Furio fare una chiassata all’aperto, praticamente sulla strada, urlando contro Edmondo, che non era in casa, perché il cancello non funzionava.
Zia Liliana raccontò:"Non ci vidi più. Mi ero lavata i capelli, stavo con i bigodini in testa. Uscii come mi trovavo, in vestaglia, con le pantofole e con i bigodini. Mi fermai di fronte a lui e dissi:”Io vendo”".
Oltretutto Furio stava sempre a fare questioni su qualsiasi cosa.
Zia Liliana continua a raccontare. "Una volta lo vedo presentarsi a casa mia e dire:"Devo sapere quello che è mio!". Hai presente il vaso che tengo nell’ingresso? Lo afferrai e gli risposi:"Se non te ne vai, te lo tiro addosso". Quello uscì e per le scale fece la solita scena di sentirsi male, bussando alla casa di Giulio lamentandosi:"Mi ha cacciato fuori!".
 
L’ex-ragazzina collega l’esasperazione della zia Liliana alla mascalzonata che lo zio Furio le aveva fatto per le proprietà che tenevano a S. 
Non insistette oltre.
All’ex-ragazzina dispiacque quando seppe che la zia Liliana aveva trovato un compratore, ma, rifletté, forse l’unica soluzione era veramente che in quella palazzina entrasse un estraneo.
L’ex-ragazzina conosceva i problemi di umidità dell’appartamento di zia Liliana. Era l’unico appartamento che poggiava direttamente sul terreno.
Da anni parlavano di lavori per individuare e risolvere quel problema.
Parlavano e non facevano mai niente.
L’ex-ragazzina imputava i ritardi di quei lavori alla tirchieria di zio Giulio ed alla cattiveria di zio Furio.
Un estraneo avrebbe preteso che i lavori venissero svolti e quei signori forse si sarebbero vergognati di svelare quelli che erano di fronte ad un estraneo.
 
 

33 anni


Sembra che l’ex-ragazzina avesse avuto ragione. Una volta subentrato il nuovo proprietario nell’appartamento di zia Liliana, i lavori per risolvere i problemi di risalita dell’acqua nelle pareti erano iniziati.
Pareva proprio che i suoi zii ci tenessero a sembrare delle persone per bene di fronte ad un estraneo.
Il direttore dei lavori era l’ing.Carmelo Landri, secondogenito del sig.Furio.
 
L’ex-ragazzina incontra Ferruccio Soldini che ha comprato l’appartamento di zia Liliana. Le fa: “Tuo padre ha detto che il suo appartamento se lo vende proprio. Ah, ah!”

E così l'ex-ragazzina dimenticò tutto.
Dimenticando che aveva detto a Pino: "Papà vuole che vada a vivere in via V., ma se lo può scordare. Non andrò a vivere lì per far passare ai miei figli quello che ho passato io da piccola", decide di assecondare il desiderio che il padre aveva espresso già da dieci anni: voleva che l’ex-ragazzina andasse a vivere e si prendesse cura della casa nella vecchia palazzina di famiglia.
Il fidanzato non è d’accordo. Le sue resistenze hanno un cedimento quando vede lo stato di abbandono dell’appartamento. Non riesce a tollerare che una casa venga fatta deperire in quel modo!
L’ex-ragazzina, pensando all’esperienza della zia Liliana, ha ancora dei dubbi: “Pensiamoci bene. Se mettiamo a posto la casa, dobbiamo fare tutto in regola. Quello per niente ci denuncia!".
Quello sarebbe lo zio Furio.
 

35 anni


L’ex-ragazzina alla fine ha deciso di sposarsi.
Dice alla mamma: - Guarda che non voglio zio Giulio al mio matrimonio.-
La madre non replica nulla. Non c’è bisogno di spiegazioni.
L’ex-ragazzina continua: - E, visto che ci troviamo, diciamo che a me direttamente non ha fatto niente, ma per quello che ha fatto a zia Liliana non voglio nemmeno zio Furio.
Qui la mamma insorge: - Ma come! So che Liliana e Furio si parlano, si frequentano e tu fai problemi?
- Mamma, quello che zio Furio ha fatto a zia Liliana è come se lo avesse fatto a tutti noi. E poi è anche colpa sua se quella casa è andata in mano ad estranei.
 Poi, visto che ci troviamo, non voglio nemmeno Poldo. Per quella volta che si è unito al paparino nel prenderti in giro riguardo all’‘amica’ di Giulfurio[2].
La mamma sbuffa: - Quello! È come il padre. Sempre pronti a farsi belli a chiacchiere ed a sparlare degli altri! L’unico in quella famiglia che si salva è Carmelo!
- Facciamo così – continua l’ex-ragazzina – Sono sicura che mi dici  “O tutti o nessuno”. Oltre la famiglia stretta, invito solo gli amici, al massimo invito Giulietta e Dorina[3]  che hanno fatto parte del gruppo di amici. -
Alla fine, vince la tradizione.
La madre del futuro sposo vuole invitare i parenti e l’ex-ragazzina, nello spirito del perdono cristiano e della commozione per l’imminente matrimonio, lascia che le cose vadano secondo i canoni. L’unico dispiacere è che per il ritardo della decisione non riesce ad invitare i cugini della madre. Spera di potersi rifare con il battesimo.
La madre del futuro sposo conosce lo zio Furio la sera di Natale, dieci giorni prima del matrimonio.
Furio si è recato con la moglie a fare gli auguri al padre dell’ex-ragazzina, come consuetudine. E coglie l’occasione per comunicare alla futura suocera dell’ex-ragazzina:<<Noi lì mica lasceremo così. Faremo i lavori!>>.
Successivamente il fidanzato riferì all’ex-ragazzina che sua madre aveva commentato: <<Ma quelli aspettano che andate voi lì per fare i lavori?>>.
 

 
 
 
[1]
[2] Giulfurio è il fratello maggiore dell’ex-ragazzina
[3] Cugine coetanee dell’ex-ragazzina, la prima figlia di Giulio, la seconda figlia di Furio.




Appendice all’appendice.

Ringrazio l’amico Carmine Mastrantonio per aver raccontato la mia storia e prendo la parola per aggiungere un aggiornamento.

Sono passati quattro anni da quando espressi il mio sfogo ne “Una vita sotto assedio”.
Il rag.Furio Landri qualche mese fa all’improvviso cominciò a mostrarsi affabile verso mio marito.
Porgeva la mano e diceva frasi del tipo “Lasciamo perdere il passato.... ricominciamo da capo ...”
(Io avrei aggiunto “ Chi ha avuto avuto avuto [loro], chi ha’rato, ha ‘rato, ha ‘rato [io e mio marito]. Scordammoci ‘o passato [perché a loro conviene così] simmo ‘e Napoli, paisà).

Mio marito, per altri motivi, si trovò a chiamare il suo avvocato. Questi alla fine gli fece: “ Ah, a proposito. Furio Landri ha perso la causa dove chiedeva 50 euro e sta perdendo anche l’altra” Poi mio marito venne a sapere che Furio Landri aveva dato di matto ed attribuito tutta la colpa al suo avvocato dandogli dell’incompetente.

Ora il rag.Furio Landri ha intensificato la sua campagna di azione per rinforzare la sua facciata di persona per bene e pilastro della società. Ha invitato a pranzo sua sorella Liliana ed il marito.

Da quando vivo in questo condominio sono diventata particolarmente malpensante.
Secondo me i coniugi Landri/Cammello vogliono dissipare ogni dubbio sul fatto che sono in ottimi rapporti con la sorella/cognata e non è assolutamente vero che Liliana abbia venduto l’appartamento del padre per non avere più relazioni d’interesse con lui.
Fin dal primo momento la signora Susanna Cammello si è sempre sgolata per diffondere la storiella che Liliana aveva venduto per trasferirsi vicino all’università dato che il primogenito doveva andarvi di lì ad un anno.

Poco dopo ho sentito mia zia Liliana per telefono. Ha tenuto a precisare che era andata a pranzo dal fratello perchè lui e la moglie avevano particolarmente insistito subissandola di continue telefonate.
Conosco il metodo e gli obiettivi. Quando mio marito divenne amministratore gli affabili Furio Landri e consorte venivano in continuazione, o da soli o insieme, a bussare alla porta per invitarci a cena un sabato sera.
Dopo aver accampato una moltitudine di scuse alcune vere altre fasulle, non potemmo esimerci dall’accettare. L’unico modo per rifiutare sarebbe stato dire loro la verità: “Non siete persone che vogliamo frequentare”.
L’invito al desco è il culmine della pantomina prima dei fendenti programmati.

Mia zia Liliana tenne pure a precisare che non avevano assolutamente parlato di me o mio marito. “Guarda, ho giusto detto “Perchè non fate sistemare quel cancello?”.
Si riferiva al cancello di accesso, abbandonato alla polvere ed alla ruggine da oltre trent’anni.
Le ho risposto: “Zia, per me quel cancello si può ridurre in polvere. Con quella gente non si può fare niente ed avere niente in comune. Il loro unico scopo è addebitare tutte le spese a me e magari anche mettersi qualche soldo in tasca. Guarda che nel 2002 zio Furio se ne uscì che per pittare le scale ci volevano 16 milioni. In realtà ce ne volevano massimo 3. Facendo passare i 16 milioni la spesa sarebbe stata addebitata tutta a me.”
Mia zia Liliana ha risposto: “E quello ha fatto sempre così”. Sono rimasta senza parole. Ma come tu sapevi tutto questo e non mi hai detto niente? Poi mia zia Liliana ha continuato: “Liliana, se non me ne andavo di lì, io morivo”.
Ancora più senza fiato. Sapevi questo ed invece di propormi di comprare la tua casa (è vero a prezzo di favore) perchè non mi hai avvertito: “Liliana, non farti prendere dalla commozione della casa paterna. Non andare a vivere lì”?

Probabilmente non le avrei dato retta. Quando il cuore prevale sul cervello, tenendo a cose in fondo senza valore, si può diventare particolarmente stolidi.

A proposito, un anno fa ho sentito per telefono anche mia cugina Giulietta. Mi ha confidato che il marito tornava dalle riunioni dicendo: "Guarda, io con queste riunioni dove si urla non ce la faccio".
Questa per me era una novità.
Invece devo dire che avevo sentito in passato Giulietta lamentarsi della signora Pistoia.
A proposito della signora le avevo sentito dire: "Ma tu guarda se nella casa dove sei nata, non sei libera di mettere dei fiori in giardino!".
Inoltre aveva riferito che la signora, allora tenutaria di un cane, aveva mostrato la massima indifferenza e menefreghismo nei confronti dell'allergia del primogenito di Giulietta al pelo di cane.
Con questi precedenti, c'è da chiedersi perchè da quando il fratello Poldo appoggia chi è stato maleducato e prepotente anche contro di lei e la sua famiglia, mia cugina tiene il broncio a me invece che a suo fratello.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** DISCLAIMER ***



Non è neanche il caso di dirlo. Questo è un racconto. I nomi, i cognomi, i fatti e le circostanze narrate non hanno niente a che fare con omonimi o altri che hanno potuto vivere circostanze anche lontanamente simili a quelli raccontati.
L’ex-ragazzina non esiste. Io non esisto. È solo fantasia.


Non esistono i signori per bene che nel loro piccolo hanno costituito un'associazione a delinquere di stampo mafioso al fine di avere il controllo nel condominio e ricavarne vantaggio economico anche minimo.





Cosa significa mentalità mafiosa e in che modo si esprime.

“E’ un’idea distorta dell’amicizia, di tipo tribale; un’idea secondo la quale si chiede un favore, quando invece si tratta di un diritto; un’idea secondo la quale si ostacola ogni attività economica che non esca da una intesa amicale"


La cultura mafiosa non riguarda solamente la mentalità della criminalità organizzata ma ha un’accezione più ampia poiché con essa s’intende la negazione delle regole sociali a favore delle regole private e familistiche. Questo “pensare mafioso” si esprime attraverso dei comportamenti che distorcono i rapporti. I rapporti sociali vengono principalmente instaurati e perpetuati per creare una dipendenza psicologica tra sé e l’altro. Una situazione tipica è ad esempio quando si fà un favore a una persona, non per il proprio piacere personale, ma poichè questa ricopre un ruolo rilevante e “utile” a livello istituzionale e/o organizzativo.

Ovviamente la cultura mafiosa favorisce lo sviluppo della criminalità organizzata poiché dà priorità all’instaurazione dei rapporti personali relegando a un ruolo secondario il rispetto delle regole sociali.





Art. 416-bis, codice penale - Associazione di tipo mafioso

Chiunque fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da tre a sei anni.

Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da quattro a nove anni.

L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.  I loro amici e conoscenti possono continuare a congratularsi con loro e ridere dello stato di salute dell'ex-ragazzina.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** CONSIGLI PER LA LETTURA ***


Hanno assassinato Mozart, di Cesbron Gilbert
 Editore: Massimo  Collana: Il Mosaico
[L'innocenza ed il potenziale d un bambino assassinati dalle beghe, le disattenzioni e la superficialità degli adulti]


Toghe rotte, a cura di Bruno Tinti
 Edito da: chiarelettere
[I magistrati seri sono stufi di processi su bagatelle, la 'fuffa' come li chiama l'autore ]


Il berretto a sonagli, di Luigi Pirandello
[Riassunto: La moglie di un notaio decide di denunciare l'adulterio del marito perpetrato con la moglie del suo 'giovane di studio'. La polizia, suo malgrado, interviene ma non riesce a provare il fatto. Intanto lo scandalo c'è stato ed il 'giovane di studio' "becco" comunica alla signora del notaio ed alla sua famiglia che dovrà ammazzare il notaio. Però dopo lui stesso trova una soluzione: la signora, moglie del notaio, deve fingersi pazza e farsi qualche anno in manicomio per salvare il suo onore di fronte alla società ed agli "amici"].

Don Camillo e i giovani d'oggi, di Giovanni Guareschi
[La gente è stupida: non è contenta quando lei sta bene, è contenta quando vede gli altri stare male.]

I Dieci Comandamenti
Non Uccidere
Non Rubare
Non Dire Falsa Testimonianza
Non Desiderare la Roba d'Altri


 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Postfazione ***


Diverse persone mi hanno chiesto che cosa sta facendo adesso il nostro rag. Casoria.
E cosa può fare? I ragionieri Casoria continuano e continuano e continuano...

Il nostro rag. Casoria ha talmento stancato l'amministratore Venanzio Latrone, amico del nipote Poldo e fratello Giulio, che il sig. Latrone ha dato le dimissioni.
Ah, a proposito! il rag.Furio Landri ha presentato una denuncia anche contro di lui.

L'ingenua di turno, l'ex-ragazzina, ha proposto un amministratore di sua conoscenza. Il suddetto, seppur avvocato, ha rinunziato dopo soli quattro mesi. Il rag.Furio Landri lo ha subissato di lettere ed, insieme ai suoi amici, ha continuato a non versare le quote ordinarie per il mantenimento della palazzina.

Al che l'ex-ragazzina ha proposto un amministratore più esperto, che incoraggiava i giovani colleghi ad accettare le sfide. Anche quest'ultimo amministratore non è riuscito a convincere il rag.Furio Landri ed i suoi amici a versare normalmente le loro quote ordinarie.
Questo amministratore esperto ha detto del nostro ragionier Casoria:"E' cattivo dentro".

Per quanto ne sa, l'ex-ragazzina è stata l'unica che per due anni ha continuato a versare regolarmente le quote sul conto corrente del condominio.
Il ragioniere ha preferito come sempre creare l'emergenza, pagare di sua iniziativa bollette o conti, amando poi presentare i suoi prospetti contabili e pretendere il risarcimento.

Adesso sta imputando all'ultimo amministratore il non pagamento delle bollette ed il degrado del condominio, facendo finta di non essere sfiorato dal pensiero che la causa del degrado e del non pagamento dei conti è lui stesso ed i suoi amici che non pagano quanto dovuto e pretendono di comandare su chi e quando deve lavorare per la manutenzione dell'immobile. 
Ora sta per fare fuori l'ultimo amministratore e sta predicando un "Vogliamoci bene, dimentichiamo il passato" per azzerare i propri debiti, annullare i crediti degli altri, trasformarli in crediti per sè e ricominciare come prima. Ben presto imputerà all'ex-ragazzina, che si rifiuta di fare il suo gioco e non intende più essere la sola a pagare regolarmente le quote del condominio, il degrado del condominio.

lì, 30 ottobre 2013



Post-fazione alla post-fazione.

Riporto una conversazione via chat dell'ex-ragazzina con un'amica, giovane avvocato e pratica di questioni condominiali alla quale ha accennato qualcosa.

Lilly: Ciao Ines, ti disturbo di nuovo perché ho anche un altro problema. Abito in un condominio di 5 appartamenti. Con il nuovo codice il numero minimo per cui c'è l'obbligo dell'amministratore passa a 9. Nel mio condominio intendono revocare l'amministratore e deliberare sul nuovo status del condominio. Legalmente come dovremmo regolarci?

Ines:Se c' è la maggioranza l'amministratore può essere revocato ..ma x risparmiare ? ... Poi dovreste fare a turno come amministratori .. Non capisco l'utilità ... Non si risparmierebbe nulla e poi comunque resterebbe il problema della gestione e manutenzione delle parti comuni !!!
Ma non si può farli ragionare .

Lilly: E' difficile farli ragionare. 2 o 3 su 5 sono abituati a fare i prepotenti e con la loro maleducazione e prepotenza spadroneggiano e speculano sul condominio. Uno dà proprio di matto nel momento che gli s'impedisce di fare quello che vuole. L'amministratore in realtà non ha potuto amministrare perché non versavano regolarmente le loro quote. Per due anni sono stata l'unica a farlo.

Ines: Comunque il condominio esiste x il solo fatto che c'è il palazzo con gli appartamenti e gli spazi comuni ...senza amministratore ..senza regole ci sarebbe l'anarchia e di conseguenza un sacco di problemi .. Ci sono persone assurde in giro

Lilly: Ciao Ines, grazie per i commenti. E' proprio la persona che se contraddetto dà di matto che ha rimesso i panni della persona di buona volontà (come fa ad intervalli quando gli conviene) e a dire facciamo tutto da soli d'amore e d'accordo.
Naturalmente l'edificio è indivisibile. Mio marito vuole proporre di dividere il giardino condominiale tra i 5 proprietari ed ognuno curerebbe la propria parte. Ti può sembrare esagerato ma è esasperato. Pensa che per 400 euro il giardiniere ha emesso un decreto ingiuntivo. Noi versavamo le nostre quote e gli altri non versarono neanche la loro parte per pagare almeno il giardiniere (amico loro e con il figlio avvocato).
Lasciamo perdere che c'è solo da mettersi le mani tra i capelli.

Ines: liliana figurati x così poco...X quanto riguarda i condomini io ancora mi sorprendo di certa gente che vive nel condominio ma non vuole rispettare le regole di una civile convivenza ...xché non si comprano una villa da soli invece di intossicare tutti !??!!!

lilly:E' quello che avevo pensato anch'io.
Ma perché i due condòmini che sembrano andare d'amore e d'accordo e pretendono di comandare non vendono e si trasferiscono in una bella villa bi-familiare?
L'ho capito in seguito. Uno, frustrato, ha bisogno di un pubblico e di una corte su cui spadroneggiare e far vedere come è bello e quanto è in gamba.
Inoltre è abituato a vivere da parassita prima alle spese dei propri fratelli e poi dei vicini.
Lo fa sentire realizzato e vendicato delle immaginarie ingiustizie che avrebbe subìto da bambino e da adolescente.
L'altra è di natura prepotente ed è il classico "pirucchio sagliuto in gloria".
vuole presentarsi come una signora, ma quando non vista dà libero sfogo ad escandescenze di bassa lega.
Inoltre è gelosa delle cose belle che hanno gli altri. E' orgogliosa di aver acquistato una casa apparentemente di prestigio e sentirsi alla pari con altri vicini che invece stanno nella casa di famiglia.
Fin qui al limite niente di male. Il fatto è che si sente realizzata nello spadroneggiare sui vicini.
Inoltre è gelosa delle cose belle che hanno gli altri.
E' avida e meschina come l'amico e si è associata all'amico nel far pagare a me quanto dovrebbero sborsare loro.
Ci sarebbero altre considerazioni, ma come vedi è una storia senza fine.



A proposito della storia senza fine.
I due compari stanno per realizzare il loro sogno: mettere le mani sul "tesoretto" depositato nel conto condominiale.
Per 5 anni l'ex-ragazzina è stata l'unica a versare le rate mensili sul conto condominiale e Furio Landri ha fatto in modo che nessun amministratore utilizzasse quel denaro.
Già nel giugno 2011 sentii Gilla Pistoia rivendicare che i soldi sul conto corrente condominiale erano i suoi perché le dovevano essere restituiti i soldi che aveva versato all'amministratore Latrone come fondo cassa per i lavori al terrazzo.
Poi a fine 2011 fecero venire il loro amico giardiniere che chiedeva il pagamento di soli 400 euro.
Contavano che l'amministratrice pagasse con i soldi sul conto corrente condominiale che erano solo quelli versati dall'ex-ragazzina, andando loro "a panza franca".
Ora all'ultima riunione del 16 novembre 2013, i signori hanno revocato l'amministratrice e tentato di diventare di fatto gli amministratori senza assumersene le responsabilità. Ed hanno in continuazione parlato con avidità dei soldi che starebbe sul conto corrente (che sono solo quelli versati dall'ex-ragazzina), lamentandosi che forse sul conto non c'era niente.

lì, 19 novembre 2013

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Inquietante teoria ***


Mi è capitato di leggere una teoria che mi ha fatto pensare al nostro specifico ragioniere Casoria
 
Estratto da Lo psicopatico come persona “senza coscienza”: la teorizzazione di Robert D. Hare e la Psychopathy Checklist (PCL)

Lo psicopatico come persona “senza coscienza”


1. Loquacità e superficialità.
Gli psicopatici, spesso, sono eloquenti. Possono intrattenere gli altri in maniera divertente e si presentano costantemente in buona luce. Attenti osservatori, spesso danno l’impressione di “recitare un ruolo”.

2. Egocentrismo e grandiosità.
Gli psicopatici hanno un modo narcisistico e altamente esagerato di considerare se stessi e la loro importanza. Si ritengono il centro dell’universo. L’egocentrismo di questi soggetti, spesso, risalta proprio nelle aule di tribunale perché è abbastanza frequente l’evenienza che critichino pesantemente il loro avvocato.
Gli psicopatici si presentano in maniera arrogante.

3. Mancanza di rimorso e di senso di colpa.
Gli psicopatici mostrano una totale assenza di rimorso per le conseguenze devastanti dei loro comportamenti sugli altri. In alcune circostanze, gli psicopatici verbalizzano espressioni di rimorso, ma si contraddicono nelle parole e, ancora di più, nelle azioni.
La mancanza di rimorso di questi soggetti è associata a una spiccata abilità a razionalizzare i propri comportamenti, attribuendo la responsabilità per quanto accaduto a tutto il mondo tranne che a se stessi. Gli psicopatici, spesso, negano addirittura che il fatto in questione sia avvenuto, oppure chiamano in causa come giustificazione opportune perdite di memoria, amnesie.

4. Mancanza di empatia.
Gli psicopatici non sono capaci di immedesimarsi nelle esigenze dell’altro. L’altra persona è considerata come un semplice “oggetto” che ha la funzione di soddisfare i propri bisogni. Le vittime preferite sono le persone deboli e vulnerabili.
Gli psicopatici sono totalmente indifferenti ai bisogni e alle sofferenze tanto delle persone conosciute quanto degli estranei. Questo non vuol dire che non siano capaci di avere una moglie e dei figli e di condurre una vita apparentemente normale, ma esercitano soltanto un manierismo di facciata e li considerano alla stregua di semplici possedimenti.
Gli psicopatici mostrano in molti modi il loro totale disinteresse per il genere umano, sfruttando da parassiti i familiari, calpestando la dignità degli altri ecc.

5. Disonestà cronica e manipolazione.
I campi in cui eccelle ogni psicopatico sono l’uso della menzogna, la disonestà e la capacità di manipolare il prossimo. Molti di loro, danno l’impressione di non accorgersi nemmeno che stanno mentendo, perché sono convinti che la loro versione sia assolutamente quella giusta. Lo psicopatico dà un’immagine di sé di persona disposta al cambiamento, consapevole dei propri sbagli e che accetta di sottoporsi al trattamento; in realtà, sta soltanto simulando un comportamento funzionale al raggiungimento dei suoi scopi. Spesso scarica la responsabilità delle proprie azioni sopra “un’infanzia sfortunata”.

6. Presenza di emozioni superficiali.
Gli psicopatici soffrono di un certo tipo di povertà emozionale che limita notevolmente il repertorio e la profondità dei sentimenti provati. Il più delle volte, questi soggetti si presentano come freddi e anaffettivi, ma sono anche pronti a mettere in piedi una convincente recita drammatica per convincere degli spettatori di essere capaci di provare dei sentimenti.

7. Presenza di scarsi sistemi di controllo del comportamento.
Gli psicopatici sono caratterizzati da un’elevata reattività nei confronti di quelli che percepiscono come insulti e anche alle minime offese.
Gli psicopatici hanno dei controlli davvero deboli e la minima provocazione è sufficiente per farli scattare. Il risultato è che questi soggetti tendono a reagire in maniera eccessiva, con scoppi improvvisi di violenza verbale o fisica, a frustrazioni, fallimenti, regolamenti severi e atteggiamenti critici. Le loro reazioni, di solito, sono di breve durata e, subito dopo, possono ricominciare a comportarsi come se nulla fosse successo.
Spesso, questi soggetti sono capaci di causare gravi danni emotivi o fisici su altre persone, in maniera ripetuta, continuando a negare di avere qualche problema di controllo del comportamento, se confrontati sulla loro modalità di reazione, e, anzi, sostenendo di aver reagito in maniera giusta di fronte a una provocazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Rapporti di buon vicinato 8 anni dopo ***


Poldo Landri passa accanto senza salutare e con aria da nobildonna infastidita. Come se fosse lui ad essere stato infastidito e non ad essere stato lui ad insinuarsi nella vita altrui firmando tutte le lettere di insulti e calunnie che lo zio gli metteva davanti.
Lui, che quando lo zio rompeva con i suoi conti e le sue sfuriate aveva sbottato: "Adesso capisco perché le figlie se ne sono andate appena hanno potuto".

Il suo esempio è seguito dalla moglie Andreina e dalla figlia Bibiana.
Bibiana ha ormai 12 anni ed ha dimenticato quando, bimbetta di 3 anni, felice del regalo ricevuto, aveva esclamato:”Sono contenta che Lilly e Pino siano venuti a stare qui!”. Ed Andreina avrà dimenticato quando aveva urlato al marito: “Per 200 euro! Ma non ti vergogni?”
Così come nessuno ricorda che, se avevano permesso al sig.Furio Landri di essere maleducato quando urlava in casa altrui, l’ex-ragazzina si era subito scusata con Andreina per una volta che aveva alzato la voce per riprendere l’urlante zio Furio.
L’ex-ragazzina si era messa la mano sulla bocca e subito dopo aveva detto, calma: “Andreina, scusa. Ho urlato in casa tua”. E lasciando solo Furio Landri ad urlare, si era seduta accanto a Bibiana, dicendole: “Stiamo scherzando”.

Non parliamo poi della regina di Saba, Gilla Pistoia! O meglio parliamone.
La signora Pistoia aveva ricevuto solo attenzioni e gentilezze dall’ex-ragazzina, quando ebbe l’incidente all’occhio e successivo intervento. L’ex-ragazzina era stata ripagata con minacce di rottura di oggetti in casa propria e con aggressioni fisiche.
Ma non basta, una volta si erano ritrovati Ferruccio Soldini, Gilla Pistoia e l’ex-ragazzina nella sala d’attesa della locale stazione dei Carabinieri per essere ascoltati come testimoni per una denunzia di Furio Landri contro l’amministratore Venanzio Latrone, primo amministratore esterno della palazzina.
Prima domanda: perché Poldo Landri non era stato convocato al pari dei suoi vicini?

Ferruccio Soldini era stato il primo ad entrare e l’ex-ragazzina rimase sola con la sig.ra Pistoia.
L’ex-ragazzina era seduta su una sedia appoggiata alla parete. Si trovò la signora Pistoia in piedi di fronte a lei che l’arringò dicendo: “I soldi sul conto corrente del condominio sono i miei! Ché io ho dato 400 euro a Latrone come fondo cassa per i lavori sul terrazzo!".
L’ex-ragazzina si sentiva confusa e non riusciva a seguire con attenzione quanto quell’importuna le stava dicendo. Né d’altronde l’interessava.
L’ex-ragazzina ricorda solo che ad un certo punto si ritrovò ad aprire gli occhi. Comprese che per non sapeva quanto tempo era stata con la testa all’indietro, con gli occhi chiusi, la mano sul cuore ed a respirare con la bocca. Si guardò intorno.
La sig.ra Pistoia non era più in piedi. Era seduta su un divanetto più in là, apparentemente molto interessata alla rivista che stava sfogliando, in realtà intenta ogni tanto a guardare di sott’occhi l’ex-ragazzina.
L’ex-ragazzina si alzò ed uscì dalla sala d'attesa.
Non era toccata più di tanto dal comportamento dell’animale Gilla Pistoia. Constatava quello che già sapeva. La sig.ra Pistoia era talmente accecata da quell'odio insensato ed ingiustificato che l'avrebbe volentieri uccisa e sarebbe stata contenta della sua morte. Ed in quel momento la sig.ra Pistoia si era macchiata di omissione di soccorso, preparandosi la scusa che non si era accorta di niente: stava leggendo la rivista.


Ed ho qualcos'altro da aggiungere sui miei amabili parenti. Per la contentezza dei miei vicini e parenti, che non mi perdonano di aver detto pane al pane e vino al vino, la mia salute è peggiorata.
In una situazione particolare, mi ritrovai nella stessa stanza con mio cugino Poldo, sua madre e sua sorella.
Nonostante con il mio atteggiamento intimassi loro di non avvicinarsi, Poldo si avvicinò come per consolarmi ed io, abbastanza prostrata, mi lasciai sfuggire la situazione sulle mie condizioni fisiche.

Più tardi, rientrando a casa, sentii Poldo sul pianerottolo del primo piano che riferiva alla sig.ra Pistoia e ridevano insieme.

Ma ci vogliamo meravigliare? Nulla di nuovo sotto al sole.
La famiglia Pistoia, se sapesse di farla franca, mi ucciderebbe. La famiglia Pistoia si sente minacciata nella sua impunità perchè mio marito mi ha fatto denunciare la seconda aggressione fisica che ho subito dalla signora Pistoia e sua figlia.
Si trattò di un vero agguato. La "signora" era risentita perchè l'avvocato di mio marito con una semplice lettera (inviata contro il mio parere) aveva richiamato alla correttezza dei modi il figlio della signora che mi aveva minacciato verbalmente. La signora inviò una finta lettera di scuse all'avvocato e poi organizzò l'agguato.
E c'era bisogno di questa 'escalation'? Non bastavano delle semplici scuse fin dal primo momento? Io mi sono scusata per aver alzato la voce, anche quando sono stata aggredita.
Ma no, la famiglia Pistoia non si scusa, perchè loro sono "a n'copp".

La famiglia di Poldo (madre ed affini) invece mi detesta 1) perchè è sempre contenta quando agli altri le cose vanno male [La gente è stupida, dice Guareschi, non è contenta quando sta bene. E' contenta quando vede gli altri stare male]; 2) perchè ho osato far sapere alla famiglia di Andreina cosa Poldo stesse combinando.
Lo so, la mia educazione mi avrebbe proibito di farlo. Però conosco Poldo fin da bambina. Si sente libero di fare qualsiasi cosa a suo vantaggio, purchè coperto dall'omertà.
Lui, sua mamma, sua sorella sono espertissimi a farsi belli a parole ed a sparlare degli altri.

Nulla di nuovo sotto al sole, dicevo.
Ho riletto "Le voci di dentro" di Eduardo De Filippo.
Il protagonista, a seguito di un sogno che gli era sembrato reale, denuncia la famiglia vicina di aver ucciso il suo amico Aniello. Solo per rimangiarsi tutto e naturalmente ritirare la denuncia, quando realizza che era stato solo un sogno.
Ma la famiglia accusata non ci crede. Hanno evidentemente i loro tarli che gli rodono la mente e pensano che effettivamente qualcuno della famiglia abbia commesso il delitto e temono che il vicino possa ripensarci e tirare fuori le prove che li accusa.
Risolvono di liberarsi del vicino.
Ma alla fine l'amico Aniello, temporaneamente scomparso, riappare ed il protagonista, amareggiato ha tutto il diritto di chiamare "Assassini" i vicini di casa e dice:
"Mo volete sapere perchè siete assassini? E che v' ' o dico a ffa'? [la gente non vuole sentire] ...Parlo inutilmente? In mezzo a voi, forse, ci sono anch'io, e non me ne rendo conto. Avete sospettato l'uno dell'altro [....] Un assassinio lo avete messo nelle cose normali di tutti i giorni ... il delitto lo avete messo nel bilancio di famiglia! ... "

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Un seguito teatrale? ***


Una conversazione via chat

Lilly
Ciao Claudio, sono la moglie di Pino (che ti saluta). Lui rifiuta categoricamente di crearsi un profilo su facebook. Ho fatto leggere la mia bozza di racconto ispirata alle vicende di condominio a qualche amico e tutti lo trovano divertente e suggeriscono una versione teatrale. Pino dice che ti vede molto adatto ad impersonare il "soggetto" realmente scarpettiano, il cui video ti può dare sicuri spunti per la caratterizzazione. Possiamo incontrarci in questi giorni?

Claudio
Possiamo incontrarci quando vuoi, magari anche a Salerno per un caffé e per parlare di questo progetto, sono sempre aperto a qualsiasi tentativo, tanto mal che vada, non riesce. Tentar non nuoce. Pino che fa? COme mai rifiuta categoricamente di mettersi su FB? Puoi confortarlo in merito, digli che il portale è grande e ci può stare tutto in una foto... che meravigliosa cattiveria... B| A presto!

Lilly
Cioa Claudio, Pino mi ha detto che vi siete sentiti. Per incontrarci possiamo vedere durante le feste. Se mi invii un indirizzo di posta elettronica potrei cominciare ad inviarti il "racconto". O se preferisci te ne porterò una copia cartacea quando ci vedremo. E' ancora da raffinare per renderlo potabile e mancano alcune situazioni paradossali che abbiamo vissuto. Ma se ne possono estrarre i fatti salienti per le caratterizzazioni.

Claudio
La mia email è claudio@libero.it, cmq puoi mandarmela da qui o consegnarmela a mano quandoc i vedremo. Sarei più incuriosito dal video, tuttavia il discorso che si parta da un racconto e non da qualcosa di teatrale rende la cosa più in linea con il teatro attuale che è teatrod i narrazione. A presto.

Lilly
Ciao Claudio, ora che ci penso puoi cominciare a leggere la storia in http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1469204&i=1 Il racconto segue per paragrafi. In realtà è un po' pesante. Bisogna tirarne fuori gli aspetti grotteschi e ridicoli. Per alcuni aspetti non rende la situazione. La gelosia per il giardino e per la frutta di 3 alberi stenti. L'invidia per le cose belle degli altri (mobili o altri oggetti in casa). L'arroganza e l'invadenza che fanno arrivare ad aprire la mia corrispondenza con il vapore (il metodo della portinaia come ho imparato da Guareschi) Sopra di tutto regna l'avidità e la prepotenza che conduce ad un'associazione di stampo mafioso per ricavare vantaggio economico anche minimo. Buon Natale, Lilly P.S. Saluti da Pino.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Sniffate da Facebook ***


Dalla pagina facebook dell'ex-ragazzina
Lilly
La mia vita è stata condizionata dall'essere stata circondata da persone invidiose, gelose e morte di fame. Intendiamoci, non morte di fame economicamente, ma avidi ed invidiosi per quanti soldi e cose potessero avere.
La famiglia di mio zio Giulio, o meglio della moglie Radaele, con l'unica eccezione del figlio Carmelo, doveva sempre stare "n' coppa".
Di loro ho sempre pensato, ma guarda un po' questi, loro tengono 100, tu hai 1, sono gelosi dell'1 che tieni tu.
.
Poi c'è la famiglia di zio Furio e sua moglie Susanna. Sono ancora più feroci, anche se lo dissimulano meglio. Sono abituati a fare da parassiti, volendo appropriarsi gratis di quanto appartiene ai fratelli (di Furio). Inoltre sono cattivi, Furio gode quando fa del male. Ho per caso trovato una teoria psicologica che a mio avviso si adatta perfettamente a lui. L'ho sintetizzata in http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2273791&i=1 .
In questo bel quadro si è aggiunto mio fratello maggiore. Fagocitato da altre tre morte di fame di Roma , è diventato in tutto simile ai cugini e zii. Già aveva una certa predisposizione in verità.

 
 
La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda ‘che cosa ha quello ed io non ne ho’. E questo lo porta all’amarezza, un’amarezza che si diffonde su tutta la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza. E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e l’invidia, sono le chiacchiere. Perché questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo.


Commenti.
Già, e perchè mi sono messa a diffondere questa storia aggregandomi agli esperti del pettegolezzo, gelosi e invidiosi? La prima volta perchè Poldo la smettesse di firmare tutto quello che lo zio gli presentava, ma forse è stato inutile. Poldo ha iniziato ad essere più prudente quando ha visto che le sue firme non erano 'gratis'. Si è trovato in tribunale anche lui. La seconda volta, perchè arrivati in spiaggia dove era anche Poldo, una giovane signora sua amica fece la faccia divertita e scandalizzata dicendo "Ma non si vergognano?". E di cosa ci dovevamo vergognare? Capii che Poldo aveva sparso come sempre le sue menzogne gratuite. A quel punto mi sono messa a raccontare. Altro errore. Non bisogna mai smettere di essere se stessi. I pettegolezzi lasciamoli ai professionisti delle chiacchiere.

Il mio parroco ha detto:Non li pensate. C'è gente che pensa solo ai soldi.
E' la maggioranza direi.
Non dovrei dirlo, ma lo aggiungo. Mio marito dice che da questa storia ha scoperto quanto fa schifo la famiglia Landri.
Un'altra cosa: non credete alle lacrime di coccodrillo del sig.Furio e Co: è tutta scena. Non ha pietà, compassione o affetto per nessuno. Esiste solo lui ed i suoi interessi. Pretende di giocare sui buoni sentimenti del prossimo per far credere che è cambiato e farsi riaccogliere, ma è sempre solo un bluff per raggiungere i suoi scopi. E continuare come prima.  
Sapete che ha detto mio fratello quando ho lamentato che non stavo bene nel momento in cui il suo unico interesse era andare dal notaio a leggere il testamento del genitore? "Va bene, se muori dobbiamo solo dire al notaio che l'asse ereditario va aggiornato".
Come fa una persona sensibile a stare bene quando è circondata da tanto affetto?
Ma poi di che mi meraviglio? E' l'esperienza che fa il protagonista di "Le voci di dentro". Il fratello aspetta che lo arrestino per spogliarlo di quel poco che tiene. 
Mi è capitato di rileggere "Questi fantasmi" di Eduardo De Filippo. Mi ha colpito il personaggio del portinaio. L'avevo dimenticato. Il portinaio avverte il nuovo inquilino che nel palazzo spariscono degli oggetti, imputandone la responsabilità ai fantasmi. Gli intima di non protestare e soprattutto niente denucie, altrimenti mazzate, calci e spinte.
Mi ha fatto ripensare ai miei ineffabili vicini. Dopo 5 anni di ruberie sotto varie forme nell'amministrazione condominiale, sono stata così incauta da dire "Mo' basta". Non l'avessi mai fatto. Calci, mazzate, spinte, dispetti oltre che carte bollate e false testimonianze.
Mai toccare un diritto acquisito.
 
Lilly
Consentitemi questa esternazione tardiva.
Poco dopo il mio matrimonio, scoprii di non essere battipagliese.
Mi capitò di riferire a mia madre alcuni atteggiamenti peculiari dei miei nuovi vicini. Un'attenzione morbosa a come avevamo ristrutturato l'appartamento, alla mobilia. E se vedevano qualcosa di loro gusto o di qualità, mostravano gelosia, come se avessimo levato loro qualcosa.
Mia madre mi... confidò: "Quando ci trasferimmo a Battipaglia (mia madre si trasferì a Bpaglia con la famiglia a 18 anni), mia sorella sbottò: "Ma dove mi avete portato! Qui parlano solo di soldi! Io me ne vado dai nonni ad Agropoli." Mia madre mi illustrò meglio che con "parlare di soldi" nella Bpaglia del boom intendeva che i discorsi erano del tipo: "quello tiene questo, quello tiene quest'altro".

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1469204