due fratelli, due sorelle, un'unica promessa

di mikaru99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'angelo ***
Capitolo 2: *** che tipa... ***
Capitolo 3: *** Perché? ***
Capitolo 4: *** incertezze ***
Capitolo 5: *** In spiaggia ***
Capitolo 6: *** con il ciondolo...senza ciondolo ***
Capitolo 7: *** Identiche...Opposte ***
Capitolo 8: *** rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Vanilka ***
Capitolo 10: *** Alcool... padre di tutte le situazioni più imbarazzanti! ***



Capitolo 1
*** l'angelo ***


“Fratellone!!”
Quella voce apparteneva a un bambino dai folti capelli neri e dagli occhi grandi d’ossidiana, ora riempiti di lacrime, mete correva in direzione del fratello maggiore.
“Sasuke?” disse quest’ultimo sorpreso.
“posso venire in missione con te?” chiese il bambino facendo gli occhi da cucciolo ai quali, ne era sicuro, suo fratello non avrebbe resistito.
Ma, ahimè…si sbagliava!
Dopo aver sospirato internamente, Itachi l’aveva guardato con un misto di dolcezza e fermezza.
“No, sei ancora troppo piccolo” poi notò le lacrime che lottavano per solcare il viso diafano dell’adorato fratellino e gli accarezzo la esta sorridendo.
“Ma tra qualche anno potrai venire con me in ogni missione…è una promessa!”
“Ma…”
La voce di Sasuke suonava come rotta e lamentosa. Itachi ebbe un tuffo al cuore.
“Ma tra qualche anno, saremo grandi e non…non giocheremo più insieme”
Kami…
Possibile che ogni volta, ogni santissima volta, deve tirare in ballo il fatto che tra qualche anno non giocheremo più assieme?!
E poi?
Si può sapere chi gli ha detto che quando saremo più grandi cambierà qualcosa nel nostro rapporto!?
La risposta venne da sé.
Shisui…
Faresti meglio a dire le tue preghiere…perché la Morte non tarderà a bussare alla tua porta.
Il suo sguardo venne di nuovo rapito dagli occhi del fratello… come una calamita.
“Ma…fratellone!” ora stava piangendo apertamente “E se ti perdi…come farai senza tornare a casa…e io che faccio senza di te?”
Il cuore di Itachi fece una capriola.
Si limitò a dare un colpo sulla fronte del fratello con indice e medio, come suo solito.
“Tranquillo…non succederà nulla!” disse rassicurante
“Poi, se mai mi dovessi perdere…so che tu riuscirai sempre a trovarmi e ha riportarmi da te”
Quelle parole erano state dette per dare importanza al fratello, ma Itachi non sapeva quanto, in seguito, si sarebbero mostrate veritiere.
In tanto aveva ottenuto il suo scopo.
“Vero!” esclamò Sasuke, orgoglioso del fatto che il fratello contasse su di lui.
Poi con ciò che ha un bambino potesse sembrare una grande solennità promise:
“Tranquillo fratellone…che se ti perdi, ti trovo io!”
 
I colpi risuonavano secchi nel territorio circostante.
Itachi Uchiha aveva appena messo il fratello con le spalle a muro e ora avanzava lentamente, ma inesorabilmente, verso di lui.
“Quegli occhi…li voglio…mi appartengono”
Ansimava e trascinava ogni passo verso il fratello che lo fissava terrorizzato.
“Stupido, pensi davvero che io possa farti del male?”
Sasuke era annichilito dal panico.
Era la fine!
La paura e la stanchezza gli avevano impedito di vedere oltre.
Percepì solo il leggero colpo delle dita di Itachi sulla sua fronte e una frase…
Quella che sarebbe stata l’ultima frase.
“Mi dispiace Sasuke” la voce di suo fratello “Non ci sarà una prossima volta”
Poi più niente.
Il silenzio assoluto faceva da testimone mentre Itachi Uchiha sprofondava tra le braccia della Morte.



“Watashi narini sodateta negai…”
Itachi sussultò.
Si guardò intorno senza vedere nulla.
C’erano solo alberi….tanti alberi…tutti uguali…
“...kirei na hana o sakasou tte…”
Ma come era possibile?
Lui…
Lui era morto!
Doveva essere morto!
“Yume ga kanawanai nara…”
E quella voce?
La sentiva davvero?
Era reale?
“…akirameru nara…”
Senza sapere dove andare inizio a correre, facendosi largo tra i cespugli.
Corse ancora, e ancora.
“Hitotsubu no tane maide okou…”
Non riuscì più a rendersi conto di quanto si era allontanato né di dove stesse andando.
Si ritrovò davanti un grande cespuglio di felce.
Lo scansò di lato con la mano.
C'era un lago.
La situazione si faceva sempre più strana e surreale.
Itachi aguzzò lo sguardo; vide, attraverso una spessa coltre di nebbia provocata dall'umidità ancora più accentuata a causa della presenza del lago, le rive paludose, l'acqua verdognola e dall'aspetto lievemente putrido.
“Ima wa tou mei na...kaze non naka…”
Il suo cuore scattò fino alla gola, lo sentiva battere nei pressi del pomo d'Adamo.
C'era davvero una donna. 
Era nel lago, la vedeva chiaramente.
Di spalle, la schiena coperta da una cascata di liscissimi capelli candidi e attaccate alle spalle aveva delle lunghissime ali nere da angelo.
L'acqua stagnante le arrivava fino ai fianchi.
Era lei che cantava.
E aveva una voce bellissima.
In quel momento si sentì quasi incapace di rispondere agli avvertimenti di cautela e prudenza che gli mandava tramite impulsi il suo cervello.
Era come se il corpo fosse divenuto autonomo dai suoi comandi. Fece per uscire allo scoperto.
“...shizuka ni nemuritai no…”
Quasi sobbalzò.
Di nuovo, per la terza volta.
No, non era morto.
Per qualche scherzo crudele del destino era ancora in vita.
E qui sorgevano un sacco di domande?
Cosa diamine era successo?
Perché non era morrto?
Che diamine era quel posto?
Come ci era arrivato?
E, soprattutto, perché si trovava lì?
Ma non si preoccupò troppo di trovare subito una risposta alle sue domande.
Se c’era una virtù nel giovane Uchiha questa era sicuramente la pazienza nel saper attendere il momento propizio per ogni evento, in ogni situazione.
Eppure, in quel momento, la tentazione di andare, divenne desiderio viscerale.
Il suo corpo si mosse da solo.
Corse nell'oscurità, schivò alberi e cespugli.
Arrivò, dopo qualche minuto, davanti la grande felce.
La scansò con un braccio.
Guardò il lago.
“…tsubasa wo daite…”
La ragazza dai capelli candidi era lì, nell'acqua verdognola, di spalle.
Si muoveva con lenti e aggraziati gesti, mediante i quali sollevava schizzi d'acqua.
“Takusareta unmei no yukue sagasou…”
La vide accarezzarsi la lunghissima chioma, raccoglierla tra le mani e gettarla da un lato, sopra il petto.
Ora, riusciva a osservare anche la sua schiena, coperta da una buccia di pelle di porcellana.
Era nuda.
La voce sembrava quella di una divinità.
Sublime, incantevole, come sapeva sarebbe stato il suo viso, anche se non lo aveva mai visto.
Qualcosa gli diceva che era bella come un angelo.
Per l'ennesima volta, le gambe si mossero autonomamente.
Uscì allo scoperto e si avvicinò alla riva.
Immerse i piedi nell'acqua, che ora gli arrivava alle caviglie. Percepì il fondo fangoso e viscido e dovette prestare attenzione a non scivolare.
La donna si voltò di scatto.
Itachi rimase immobile.
Le sue supposizioni erano azzeccate.
Ciò che catturò la sua attenzione, furono due grandi occhi, espressivi, insolitamente dorati.
Quel particolare gli provocò un misto d'incanto a timore.
Erano inquietanti e spettacolari al contempo.
C'erano un paio di sopracciglia fine, scure, di una rara forma arcuata.
Un naso delicato, a punta.
E le labbra carnose, nere, in contrasto col colorito compatto di porcellana.
L'acqua le arrivava fin sopra la vita, ma bastò per fargli intravedere, tra i capelli candidi, un ventre piatto e i contorni di un seno tondo e pieno.
Era bella, senza ombra di dubbio.
Aveva il regale aspetto di una creatura mitologica.
Si fissarono.
Aveva smesso di cantare.
Itachi faceva fatica a sostenere quell'intenso sguardo preziosamente dorato, ossessivo, maniacale.
Senza preavviso, la donna si voltò nella direzione opposta.
Gli diede le spalle.
Fece due passi avanti; ora l'acqua le arrivava al seno e i lunghi capelli candidi danzavano nel lago come un'alga incolta.
“Hitohira no mai chiru hane…”riprese a cinguettare, voltandosi di nuovo verso di lui.
L’Uchiha fece qualche passo avanti a sua volta.
Si fermò, con l'acqua alla vita.
Lei sorrise.
Fece altri due passi verso il largo.
...Aisaretai soba te ni ite hoshii…”
Itachi la imitò.
Aveva perso del tutto la ragione; avvertiva un senso di vuoto nella testa, come a segnalare l'assenza del suo organo cerebrale.
L'acqua del lago era fatiscente, fredda al punto da cominciare a non sentire più le gambe.
Ma questo non lo fermò.
Accelerò il passo, fino a raggiungerla, con l'acqua al petto.
Si guardarono.
Lei aveva smesso di cantare ad alta voce e adesso gli soffiava parole incomprensibili sul viso, a circa dieci centimetri di distanza.
Lui fissava le labbra scure e carnose muoversi, dando vita a una specie di danza ipnotica.
In quel momento ebbe l'istinto di morderle.
La guardò negli occhi: erano gli occhi più grandi che lui avesse mai visto.
Brillavano di una strana luce.
Aldilà dell'oro, vedeva qualcosa splendere, qualcosa di soprannaturale.
Ancora non era del tutto sicuro se quella che stava vivendo fosse la realtà.
Innanzi tutto, perché non credeva potesse esistere un essere così incantevole.
E poi perché la sensazione che lo pervadeva in ogni centimetro delle sue membra era un torpore, molto simile a uno stato di trance.
Alzò una mano, lentamente.
Le sfiorò il mento.
Lei sorrise.
Itachi si sentì risucchiare.
In pochi secondi, si rese conto di essere sul fondo del lago, trascinato sempre più giù.
Si dimenò attraverso la densa acqua fangosa, cercò di spingersi verso la superficie, ma quella forza continuava a risucchiarlo.
Gli mancava il respiro.
Annaspò.
E, lentamente affondò….
Prima di perdere conoscenza e, ne era sicuro, la vita, udì di nuovo quella sublime voce.
“Dakedo…Ashita ga mistukaranai…”

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Capitolo 2
*** che tipa... ***


Sasuke non capiva più nulla, a parte che...aveva vinto.

Si era vendicato.

Eppure...si sentiva vuoto.

Come se avesse dimenticato qualcosa di veramente speciale e importante...ma non riusciva a capire cosa.

Vagava senza meta da non sapeva dire quanto tempo.

Era morto con lui.

I due fratelli erano morti insieme in quella fatidica notte...

Shinkirou ni sasowaeru you ni...”

Nell'udire quella voce Sasuke si risvegliò dal suo stato di trance.

Quale creatura poteva possedere una voce tanto melodiosa ma anche tanto malinconica?

Non era normale.

Riuscì a capire solo questo.

E cioè che una voce del genere doveva per forza appartenere a una sirena o a un angelo...di certo non a un essere umano.

Per un attimo il bell'Uchiha credette di esserselo solo immaginato.

Konna basho made kita keredo...”

Sasuke sussultò.

Non se lo stava immaginando.

Hitoribocchi ja nai to dareka oshiete...”

Lo sentiva davvero.

Era reale.

Yume ga sugata wo kesu mae ni...”

Si ritrovò davanti un grande cespuglio di felce.

Lo scansò di lato con la mano.

Una raduna.

La situazione si faceva sempre più strana e surreale.
“...Kono hitomi ga utsushidasu no yo...”
Il suo cuore scattò fino alla gola, lo sentiva battere nel pomo d'Adamo. 

Kanashimi no kakera wo hiroiatsumete...”

C'era davvero una ragazza. 

Era seduta sulla roccia, la vedeva chiaramente.

Doveva avere più o meno sedici anni, come lui.

Aveva i capelli lunghi, color cioccolato. La pelle era chiara. Gli occhi non poté vederli poiché li teneva chiusi mentre continuava a intonare, ignara di non essere più sola.

Eien na setsunakute hateshinakute...akogarete shimaisou na no”

Aveva una voce bellissima.

Non poteva essere un'umana...non poteva esistere una creatura così incantevole e armoniosa.

Ai saretai sobate ni ite hoshii...”

In quel momento si sentì quasi incapace di rispondere agli avvertimenti di cautela e prudenza che gli mandava tramite impulsi il suo cervello.

Fece per uscire allo scoperto.

 

Dakedo ashita ga mitsukaranai”

Sasuke rimare di stucco, quando vide due piccole gocce salate, simili a cristalli, sgorgarle dalle palpebre che, tanto ostinatamente, teneva chiuse.

Si sentì intenerito a tal punto che uscì allo scoperto, avvicinandosi alla fanciulla, rapito dal desiderio prenderla tra le sue braccia e stringerla forte fino a scacciare tutta quella malinconia che, spietata, regnava dei loro cuori.

Lei si volto repentinamente verso di lui, come se fosse spaventata.

Solo allora poté vedere i suoi occhi.

Erano verdi.

Di un verde stupefacente.

Nessuno, nemmeno Sakura aveva degli occhi tanto verdi.

Per un attimo -o per un'eternità- rimasero a fissarsi, uno allibito e l'altra...non si sa bene come...tra lo spaventato e l'infastidito.

Fu lei a prendere la parola, disciogliendo lo sguardo e sorridendo con ironia.

Alla fine mi hai raggiunta...ti aspettavo...Sasuke Uchiha” disse.

Lui rimase ancora a fissarla per un po' poi, riacquistata abbastanza sgarbatezza, rispose.

Che cosa vuoi da me? Come fai a conoscere il mio nome? Chi diamine sei tu?” la tempestò di domande.

Ah...prima però rispondi tu a una mia domanda: dove è finito il tuo desiderio di stringermi tra le tue braccia di poco fa?” disse con un sorrisetto ironico.

Chi sei tu?” chiese lui, ignorando la domanda della fanciulla.

Ehi bello...le domande le faccio io!” esclamò lei sul punto di guerra.

Rispondi prima tu!” si impuntò lui.

Prima tu!” rispose lei, decisa ad averla vinta.

PRIMA TU!”

NO TU!”

E va bene...se proprio vuoi saperlo...io sono colei che ti ha impedito di fare la più grossa sciocchezza della tua vita...il che la dice lunga” rispose sgarbata.

Che intendi dire? Di quale sciocchezza stai blaterando, ragazzina?” ribatté lui infastidito.

Di quella che stavi per compiere! Uccidere tuo fratello, che altro sennò, idiota?!” gli rispose a tono.

Però...ha un bel caratterino...

Itachi è morto” si stupì di quando la sua voce risuonò roca e sofferente.

No...Itachi non è morto...”

Sasuke sussultò...non poté evitarlo.

Davvero?”

Si odiò, per la domanda e per il senso che essa racchiudeva, e sopratutto si odiò per il fatto ce pendeva dalle labbra di quella smorfiosa.

Sì...non è morto” rispose lei continuando a guardarlo torva.

Ma...”

Ma è in pericolo...ti sta aspettando...”

Ecco il secondo capitolo...spero vi piaccia, per il terzo credo di poter aggiornare anche tra tre o quattro giorni visto che ho abbastanza tempo a disposizione...Lasciate qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate e se avete dei consigli utili da darmi.

Corro a scrivere il terzo capitolo!

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Capitolo 3
*** Perché? ***


Sorellina!” una bambina di circa cinque anni, correva incontro alla sorella.

Dimmi...cioccolatina!” rispose una ragazza, sulla decina di anni, riferendosi al color cioccolato dei capelli della sorellina.

Non andare via...ti prego!” la supplicò la piccolina, tenendo la mano della maggiore che le sorrise.

Un sorriso vero.

Molto raro.

Uno di quelli che riservava solo alla sua cioccolatina.

Sai che è il mio dovere...devo andare...ma sta tranquilla” disse rassicurante “Io troverò sempre il modo per tornare da te”

Sicura?” chiese la piccola con un'espressione dubbiosa.

Sì...e se non dovessi tornare...verrai tu a salvarmi vero?” chiese la ragazza incrociando i suoi occhi verdi con quelli smeraldini della sorella.

Sì...io sono forte e farò fare BUM a tutti quelli che ti faranno male” promise la piccola accarezzando i capelli candidi della sorella...un'ultima volta...

Sasuke e la fanciulla dai capelli di cioccolato continuavano il loro viaggio.

Ormai erano tre giorni che vagavano senza meta...di villaggio in villaggio in cerca di non si sa che cosa...e la cosa più preoccupante, si rese conto l'Uchiha, era che non sapeva neanche il suo nome...

Tanto meno sapeva perché stavano viaggiando insieme...in fin dei conti a lei che poteva importare di Itachi?

Non mi hai ancora detto il tuo nome” le fece notare con disappunto.

Ti interessa?” fece lei annoiata.

A Sasuke quasi caderono le braccia.

Cioè, e me lo chiede pure?

No...perché dovrebbe...tanto stiamo solo viaggiando e rischiando la pelle insieme...che importanza può avere per me sapere il tuo nome...ciò che importa è che tu sappia il mio...il resto non conta!” disse lui con un pesante sarcasmo della voce.

Uffa...quanto sei paranoico...” esclamò lei scocciata poi, vedendo che Sasuke era sul punto di saltarle addosso, aggiunse: “Mikal”

Eh...?” disse Sasuke come se non avesse capito.

Il...mio...nome...è...Mikal” spiegò lei scandendo per bene ogni parola, come se stesse parlando con un ritardato.

Ok...

è un inizio...

almeno il nome lo so.

E perché ci tieni a salvare mio fratello?”

Non sono affari tuoi!” rispose lei sgarbata.

Bhe...considerando che stiamo parlando di MIO fratello, e anche che hai trascinato anche ME in questo folle piano...direi che sì, sono affari miei” specificò lui.

Non mi importa nulla di tuo fratello...né di te...alla fine del viaggio verrete comunque uccisi...” lì la voce le si incrinò un poco “...da colei che mi ha chiesto di portarle Itachi Uchiha”

Perché vuole mio fratello?” le domandò lui, come se il resto di ciò che Mikal aveva detto non lo toccasse minimamente.
“Per istinto. Lei uccide gli uomini”

Lei...ma cosa è?”

Mikal non rispose subito. Lo fissò ancora più intensamente, fino a metterlo in imbarazzo.

Era come se quei preziosissimi smeraldi che portava incastonati nelle orbite, fossero in grado di leggere nel più profondo angolo oscuro del suo animo.

Senza preavviso, si voltò. Continuò a muoversi con passo leggiadro.

Si fermò dopo qualche passo.

Mai sentito parlare di Enkeli?”

La voce, al di fuori del canto, era comunque cristallina. In armonia con la sua figura
Le Enkeli sono creature che vivono in fiumi, laghi, mari...in un pianeta di cui nessuno conosce la posizione...come fosse in un'altra dimensione” cominciò a spiegare distrattamente “Creature a cui piace prendersi gioco degli uomini, attirarli e poi farli affondare, nel loro stesso vuoto d'animo. Gli uomini sono insaziabili. Sono gli esseri del male” si fermò per qualche secondo “Vogliono sempre più di quel che hanno, non sono altro che tristi omuncoli disposti a tutto per soddisfar le loro voglie. Meritano di affogare nel loro dolore” concluse ridendo. 

Sasuke avvertì una morsa allo stomaco.

Erano quelli i motivi della sua frustrazione?

Era un essere del male, come aveva detto?

E come mai tu ti sei schierata dalla sua parte?”

Lei ignorò deliberatamente la domanda, e continuarono a camminare finché giunsero in una vecchia baracca.

Che ci facciamo qui?” chiese Sasuke un po' schifato.

Cerchiamo un cosa che ci aiuterebbe a entrare nella dimensione dove si trova tuo fratello” spiegò lei continuando a camminare con passo spedito.

Cosa?”

Un piccolo ciondolo d'oro...a forma di luna”

Entrarono nel locale e Mikal si voltò a guardare Sasuke.

Chiedi a quell'uomo...io prenoto due camere per la notte” detto questo si voltò e si avviò verso un uomo che sembrava essere il proprietario della baracca.

Lui invece fece come gli era stato detto. Si avvicinò con passi eleganti a un uomo sulla quarantina che, non appena si accorse di lui, lo guardò torvo.

Cosa vuoi ragazzino?” chiese infatti scocciato.

Sasuke se ne accorse e, nonostante l'appellativo non gli piacesse affatto, decise di agire con cautela.

Noi non vogliamo causare problemi” esordì infatti coi piedi di piombo “Cerchiamo solo una cosa...un ciondolo d'oro...”
L'espressione infastidita di poco prima lasciò posto a un ghigno.
 
“Un ciondolo d'oro, dici?” ribatté, con tono chiaramente ironico “Beh...sì, so dov'è...”
“Davvero?”
“Certo”
“Dove?”

L'uomo rise.
“Dovresti uccidere la tua compagna, ragazzo, visto che è dentro di lei” Sasuke rimase immobile.
“Che vuol dire
 è dentro di lei?” domandò retoricamente.

Sì...l'energia emanata da quel ciondolo e incredibile...mi sorprende che tu non l'abbia percepita, ragazzo”

Sasuke non rispose. Si limitò a continuare a fissare Mikal con un bagliore insolito negli occhi scuri.

Mikal”
La ragazza si svegliò di soprassalto, udendo quella voce che la chiamava.
“Mikal!” ripeté, più forte. Lei si guardò attorno, studiando le ombre. Percepì qualcosa muoversi in un angolo.
“Maker...” sussurrò la ragazza.

Finalmente, quel qualcosa uscì allo scoperto. 

Un uomo.

Alto, possente, con capelli lunghi fin sotto il mento, color miele.

Indossava una lunga tunica bianca a veli, simile a quella di una divinità.

Lo guardò, grazie alla luce lunare che filtrava debole dalla finestra e disegnava la sagoma scultorea del suo corpo e i lineamenti del suo viso.
Allora, Mikal” fece, con la voce risuonante e distorta, quasi fosse una comunicazione di scarsa qualità “Come ti vanno le cose?”
“Perché sei qui?” ribatté con un'altra domanda, sospettosa.
Ho pensato che avessi bisogno di me” rispose.
“Non ho bisogno di te”
Maker incrociò le braccia dietro la schiena. Iniziò a fare su e giù per la stanza, ma, insolitamente, i suoi passi non generavano alcun rumore.
Sai, mi chiedevo” esordì, guardando il soffitto, con aria pensierosa “Cosa diavolo stavi combinando qui”
Mikal avvertì una morsa improvvisa allo stomaco.
“Non sono cose che ti riguardano” fece, stizzita
Oh,mi riguardano eccome” balzò verso di lei senza emettere altri rumori, costringendola a un salto indietro “Ricorda che sono stato io a darvi i poteri di cui vi vantate tanto. Mi sembra lecito pretendere un minimo di riconoscenza e di controllo sottolineò quell'ultima parola. Mikal trattenne il respiro, con gli inquietanti occhi vuoti della creatura a un palmo dai suoi.
E mi pare di ricordare che abbiamo un patto” continuò, ritirandosi indietro e dandole la possibilità di prendere fiato. Mikal inspirò ed espirò più volte, agitata.
Ma cos'hai?” le domandò, stupito “Fino a poco tempo fa, non avresti perso il tuo tempo in questo modo. Avresti agito e basta”
“Lo...lo so, è che...”
Mi costringi a levarti il ciondolo, così”
Mikal boccheggiò. Balzò in piedi, allarmata:

No!” lo supplicò “Senza...senza il ciondolo...”
Eppure, mi pare di capire che vuoi donarlo a lui”
“No...no, io cerco solo di prendere tempo, ecco”
Lo spero” la interruppe, accarezzandole amorevolmente una guancia “Vedi di fare la brava, allora. E porta a termine la tua missione...se voi che la tua amata sorella rimanga confinata in quella dimensione, dove è al sicuro da tutto e da tutti”

Angolo autrice:

Ecco il terzo capitolo...spero che gli altri due vi siano piaciuti. Questo capitolo è molto importante anche perché qui vengono allusi dei fatti fondamentali per l'intera storia.

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Capitolo 4
*** incertezze ***


Sasuke si svegliò di soprassalto.

Si mise seduto e si prese la testa tra le mani...ansimava e tremava come una foglia

Di nuovo quegli orrendi incubi che, ormai da otto anni, lo tormentavano tutte le notti.

Ahahah...qualcuno fa brutti sogni la notte...” rise una voce cristallina. Sasuke alzò lo sguardo sulla porta della stanza.

Sulla soglia, si poteva distinguere la sagoma di una ragazza.

L'Uchiha la fissò allibito, attraverso le ombre.

Continuò a guardarla, fino a metterla un po' a disagio.
“Vuoi fissarmi ancora per molto”
Sasuke fece un balzo indietro, fino a battere la schiena contro la spalliera del letto.

Provocò un tonfo sordo.

Non si mosse.
Posò di nuovo lo sguardo davanti a lui.

Tra le ormai familiari ombre squarciate dai raggi lunari, riconobbe i suoi occhi e il verde delle sue iridi che risplendevano nel buio.

Mikal” sussurrò a denti stretti, spaventato da quell'inaspettata vicinanza “Ma che diavolo, non puoi comportarti come le persone normali? Mi hai quasi fatto venire un infarto...”
La percepì piegare le labbra carnose in un dolce sorriso.

Volevo farti una sorpresa” spiegò semplicemente.
“Ok, sorpresa fatta, ora puoi anche tornartene a dormire” tentò di liquidarla, ma lei non sembrava affatto intenzionata a lasciarlo in pace.
“Dicevo...qualcuno fa brutti sogni la notte...” disse, infatti, canzonatoria.

Sasuke ringhiò impercettibilmente.

Anche se fosse? Che t'importa?”
Lei gattonò poco avanti tra le lenzuola, avvicinandosi lentamente, come se volesse rivelargli un segreto importante.
“Io anche ho incubi la notte...” confessò.

Lui ghignò.
“Ma va'” la prese in giro.
Sembrò funzionare, tanto che Mikal
 si tirò poco indietro, rimanendo in silenzio per qualche attimo, che la quiete della notte sembrò rendere interminabile.
“Non ci credi?” esordì finalmente, con tono chiaramente stizzito.
“Non lo so” ribatté, tentando di far ancora leva su quel fatto “In effetti, per come ti comporti, faccio fatica a crederlo”
Mikal rimase ancora in silenzio per altri interminabili secondi.

Fino a quando si sporse di nuovo verso di lui.
“Anche tu se è per questo” commentò.

Lui la guardò esasperato...ma visto e considerato che erano le due di notte, decise di lasciar correre...

Cosa...cioè...” balbettò “...cosa sogni?”
“Mia sorella” bisbigliò con voce stranamente triste, come quando l'aveva sentita cantare “La 
Enkeli che tiene prigioniero tuo fratello...si chiama Vanilka...ed è mia sorella maggiore”
Sasuke mandò indietro il capo, guardandola con un misto di stupore e comprensione.

Facciamo così” esordì poi lei, tornando improvvisamente piccante “Io ti racconto un po' di mia sorella e tu mi racconti di tuo fratello” propose.

Non gli diede fastidio...anzi, lo fece capacitarsi di una cosa:

Ne aveva un disperato bisogno.

Sasuke rimase immobile, per altri interminabili secondi, avvolto nelle ombre. Fissò un punto indefinito della stanza, con sguardo assorto.

Io e Itachi...” cominciò a raccontare con voce leggermente esitante “...siamo vissuti insieme fino a otto anni fa...quando lui uccise tutto il nostro clan...da allora ho vissuto con l'unico intento di ucciderlo e vendicare tutta la mia famiglia” disse lui malinconico “Ma dopo esserci riuscito...mi sentivo vuoto...insoddisfatto...condannato all'infelicità eternita”

Wow...non credevo che gli uomini fossero in grado di voler bene a qualcuno” mormorò lei, più a sé stessa che a lui, sospirando.

Bhe...gli voglio un mondo di bene...è una parte di me...è mio fratello” spiegò con una semplicità che li lasciò basiti entrambi.

Anche io e Vanilka siamo state sempre insieme...fin quando non se n'è andata...” sospirò afflitta.

Ed ecco di nuovo la sensazione di comprensione e desiderio, a renderlo ancora più cieco in quell'oscurità notturna. 

Quella corda, non era una corda.

Era una maledetta catena.

Impossibile da spezzare. 

E...i tuoi genitori com'erano?” chiese lei esitante.

Lui, si stupì, non era affatto infastidito di parlarle della sua famiglia...la sentiva così vicina che gli era impossibile non aprirle il suo cuore.

Mia madre si chiamava Mikoto Uchiha, ed era la più bella donna dell'intero clan, mio padre invece era il capo del clan, il suo nome era Fugaku Uchiha...mia madre era molto dolce e affettuosa...e anche mio padre, nonostante il suo carattere freddo e austero gli impedisse di dimostrarlo, voleva bene a me e a mio fratello...solo che lo compreso troppo tardi” concluse.

Nella voce una punta di rimpianto.

Lei lo ascoltò attentamente mentre, per la prima volta, nella sua mente cominciavano a farsi strada delle incertezze e dei dubbi.

Forse si era sbagliata...

Forse gli uomini non erano tutti così male come credeva...

Ma non poteva sottrarsi al suo dovere, Maker aveva parlato chiaro.

E un modo per ucciderlo ce l'aveva.

In realtà, desiderava mettergli al collo quel dannato ciondolo e spedirlo in quella dimensione come aveva fatto con Itachi.

Voleva vedere il suo sangue sgorgare, come gli uomini si erano precedentemente macchiati le membra col suo e con quello di Vanilka.

Uchiha...

Quel nome le rimbombò nella testa.

Erano loro.

Erano stati loro a violare per la prima volta il corpo della sua Vanilka.

Quel pensiero.

Quel pensiero la riportò coi piedi per terra, con un tonfo in picchiata sul suolo.

La verginità di sua sorella non se l'era portata via un Uchiha per puro caso.

Ma solo perché i loro cammini erano in qualche modo molto compatibili.

E all'improvviso seppe la risposta ai suoi dubbi:

Non lo voleva uccidere.

Voleva solo averlo accanto.
Non voleva stregarlo.

Desiderava che lui cogliesse la sua parte umana, se gliene era rimasta una.

Era quello a doverlo condurre da lei.
Iniziò a tremare.

Chiuse gli occhi, in preda a un'inspiegabile frustrazione.

Una lacrima le solcò il viso.
“Shinkirou ni sasowaeru you ni...”
E va bene.

Se non poteva averlo con le buone, lo avrebbe costretto in quel modo.
“Konna basho made kita keredo...”
“Non cantare”
Si guardarono.

Il nero si fuse col verde, in un'unione soprannaturale.

Lui notò la lacrima che le solcava il volto.

Senza rendersene conto aveva avvicinato pericolosamente il suo viso a quello di Mikal.

Vide un'altra lacrima.

Un'altra dannatissima lacrima sul ciglio di lei.

Fu quello a mandare Sasuke Cuore Di Ghiaccio Uchiha in delirio.

Guardò Mikal, sentendola sotto di sé in tutta la sua pienezza.

Gli occhi verdi lo fissavano, come in attesa di qualcosa…lo stesso qualcosa che l'Uchiha desiderava fare da quando l'aveva vista per la prima volta, a cantare seduta su una roccia in mezzo a una raduna deserta.

Mikal guardò Sasuke, immobile.

Sentiva il calore del suo corpo, il suo respiro caldo sul viso e…lo sguardo inevitabilmente le cadde sulle labbra, belle e sottili. Accadde così.

Lentamente Sasuke si avvicinò maggiormente a lei sino a colmare quella minima distanza, sino a catturare la bocca di Mikal con la sua, unendo le labbra in un bacio che sapeva di cioccolato e di pomodori, di tristezza e di passione.

In un bacio che si fece da subito meno dolce eppure non meno bello.

Sasuke, con la solita freddezza calpestata ai suoi piedi,le passò una mano fra i capelli, come ad avvicinare maggiormente il viso di lei al suo, in un tentativo di approfondire ancora di più quel bacio che lo stava mandando in estasi.

La reazione di Mikal non si fece attendere: accarezzò la nuca di lui per poi premere, premere…solo quando sentì l’eccitazione di lui contro il ventre, pensò di staccarsi.

Erano entrambi senza fiato e spiazzati.

Mikal perché non avrebbe mai e poi mai immaginato che il freddo e distaccato Sasuke Uchiha potesse essere così passionale, mentre Sasuke era rimasto stupita dal suo stesso corpo.

Si era più volte figurato il suo primo bacio come qualcosa di veloce e sfuggente, conscio di non essere il tipo di ragazzo che si fa prendere dal momento e pensava che gli avrebbe dato fastidio essere così vicino a un’altra persona e invece…gli era piaciuto. Lei era ancora senza parole.

Indubbiamente Sasuke era un bravo baciatore ma…non si sarebbe mai aspettata che sarebbe andata così.

Lei che aveva passato tutta la sua vita a odiare l'uomo.

Ora si lasciava avviocinare dalla pogenie di ciò che aveva sempre considerato la specie di uomo peggiore.

Dovrei…” Mikal si schiarì la voce “...tornare nella mia stanza e riposare, domani sarà una giornata intensa...penso” concluse.

Penso di sì” concordò Sasuke, recuperato il suo solito controllo. Così, ancora disorientati per l’accaduto, si separarono.

Entrambi, però, sapevano che questo avrebbe sconvolto irreparabilmente il loro rapporto.

Angolo autrice:

Lo so...lo finito un po' troppo presto...comunque accetto sempre molto volentieri ogni vostro consiglio per migliorare...per il prossimo non vi annunciò nulla perché sono piuttosto impegnata...comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 5
*** In spiaggia ***


Camminavano ormai da un paio d'ore senza sapere con esattezza dove stavano andando.

Io...io...”
Sasuke si voltò verso Mikal.
“Io...io vorrei vedere il mare”

Ci fu un silenzio imbarazzante e pesante per qualche secondo, in cui Sasuke la scrutò, stupito.
“Vuoi vedere il mare”
“Sì” ribatté, finalmente guardandolo in viso con un accenno di sorriso. “...è...è da molto che ci penso”
“Vuoi vedere il mare” ripeté Sasuke, poi sospirò “Su, andiamoci, tanto abbiamo tempo”

Si incamminarono di nuovo, senza aggiungere altro.

La spiaggia. 

Mikal immerse i piedi a fondo, nella sabbia calda.

Era una sensazione bellissima.

Alzò gli occhi all'orizzonte.

Quel blu intenso si specchiò nei suoi occhi impazienti.

Non se lo immaginava così.

Così grande.

Così bello.

Ti piace?” le domandò Sasuke, cogliendo la sua espressione frastornata, chiedendosi per quale motivo non ci fosse mai andata. Forse era vissuta nella dimensine deklle Enelki insieme a sua sorella fino a pchi giorni prima.

Mikal non rispose.

Piuttosto, corse fino alla riva.

Inzuppando i piedi scalzi sul bagnasciuga, osservò la danza continua delle onde, a lei così estranea, abituata alle acque stagnanti del lago. 

Lui la raggiunse.

In quel momento, Mikal iniziò a spogliarsi, quasi strappandosi i vestiti di dosso.

Nuda.

Corse fino a quando l'acqua non le arrivò ai fianchi.

Si tuffò, sparendo sotto l’acqua.
Sasuke sedette a terra, tra la sabbia dorata.

Sospirò.

Erano davanti al portone di casa.

Mikal, rifocillata grazie al beneficio delle acque marine, era di ottimo umore e sfoggiava un grandissimo e smagliante sorriso a trentadue denti. Sasuke posò la mano sulla maniglia.

Esitò.
“Che c'è?” gli domandò Mikal sospettosa, mentre il sorriso sul suo bel volto si spegneva.

Lui posò anche l'altra mano sul portone.

Abbassò la testa.

Il suo respiro sembrava tentennante.

Stava tremando.
“Senti” le disse, sempre di spalle “Prima che entriamo, dobbiamo parlare” Mikal avvertì il cuore risalirle fino alla gola, in una veloce arrampicata delle sue cavità.

Sapeva di cosa.

Ma non sapeva qual'era la sua idea in proposito, e di conseguenza la temeva.
“Ok, parliamo” gli disse, prendendo coraggio.

Sasuke si voltò verso di lei.

Rimasero entrambi zitti, come se avessero perso la parola, a fissarsi.
“Dimmi” incalzò finalmente lei.

Vegeta scosse la testa.
“Non lo so”
“Cosa non sai?”
“Non so cosa dire”
“E allora perché mi hai detto che dobbiamo parlare?”
“Perché mi sembra il caso di farlo”
“Ma se non abbiamo niente da dirci, è una perdita di tempo”
Velocissimi botta e risposta, proferiti a mezza bocca.

Poi, di nuovo il silenzio.

Mikal guardò il portone aldilà delle spalle di Sasuke.

Si coprì la bocca con la mano, in un accenno di nausea.

Finalmente aveva un quadro reale della situazione, non aleatorio.

La decisione di Sasuke nel voler parlarle l'aveva riportata coi piedi per terra.

Non voleva entrare in quella casa.

Non dopo quello che vi era successo quella notte.

Ce l'aveva con sé stessa.

Lei doveva uccidere gli uomini indegni, non baciarli.

Non essere lei stessa la causa della loro rovina familiare.

Maker sarebbe andato su tutte le furie, se l'avesse saputo. 

Ce l'aveva di brutto con sé stessa.

Si odiava, in quel momento.
E Sasuke sembrò accorgersene.
“Non fare quella faccia” le disse.

Mikal ebbe uno scatto d'ira.
“Stupido! Dovresti essere morto!”
Sasuke alzò un sopracciglio, disturbato.

Ma sentila, ieri notte avevi un'altra opinione”
“Sta' zitto, idiota!”
Sasuke sussultò.

Aveva notato i suoi occhi inumidirsi di nervosismo.

Che frustrazione, si stava alimentando in lei.

Ma era veramente lui il nemico?

Ormai non aveva neppure più la lucidità per distinguerlo.

L'Uchiha si massaggiò una tempia, stressato a sua volta.
“Senti, io...non so cosa mi è preso...”
“Sasuke, ma che ti giustifichi? Sii sincero con te stesso”

Boccheggiò,mentre lei si strofinava gli occhi freneticamente, asciugandoli.
“Entriamo, dai” lo spinse poco verso il portone,lo sguardo basso “E vedi di comportarti con naturalezza”

Vegeta le lanciò un'occhiata.

Malinconica.

Aprì il portone.

Angolo autrice:

Ciao a tutti...allora, prima di tutto, chiedo scusa per il clamoroso ritardo....e anche perché so che è una schifezza questo capitolo e so anche che tutta la storia è alquanto noiosa, ma comunque oramai l'ho iniziata e continuerò a portarla avanti sperando in qualche vostro consiglio per renderla quantomeno decente.
Mi raccomando...recensite in tanti

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Capitolo 6
*** con il ciondolo...senza ciondolo ***


Continuava a camminare su e giù per la cucina in preda all'agitazione.

Non riusciva a dormire.

Si odiava.

Aveva sbagliato tutto, fin dall'inizio.

Aveva sbagliato con Vanilka, con Itachi, con Sasuke...con tutti.

Eh, eh, eh”
Sobbalzò, si guardò attorno impaurita.

Aveva riconosciuto quella risatina nevrotica e isterica.
“Maker”
Qualcosa si mosse, nel silenzio rotto soltanto dal volume basso della televisione abbagliante nella stanza a fianco, che creava un gioco di luci e ombre inquietante, nella cucina.

Uscì allo scoperto, per la seconda volta.
“Ma ciao, Mikal” esordì, falsamente premuroso, dandogli un'aria da viscido “Ci vediamo più ultimamente che in tutti questi anni, da quando vi ho trasformato”

Mikal si tirò finalmente su, aiutandosi col piano d'appoggio del lavandino.
“Sei tu che mi perseguiti. Non ti ho chiamato di certo io” ribatté.

Maker piegò un angolo della bocca in un ghigno, vedendola versarsi freneticamente dell'altra acqua, in cerca di sollievo.

La bevve tutta d'un sorso, vorace.
“Non mi sembri molto in forma” azzardò, sarcastico.

Lei gli lanciò uno sguardo torvo.

Sto bene” rispose minacciosamente “E so anche perché sei qui”
L'accenno di ghigno sul volto di Hödur si trasformò improvvisamente in un sorriso maligno.

Scosse le spalle, ironico.
“E allora, visto che lo sai, mia cara, perché continui a disobbedire?”
Era spaventata.

Sapeva che quell'essere era un'entità e non un umano.

E sapeva anche che, come le aveva regalato una nuova vita, poteva anche togliergliela.
“Io...” esitò, sorseggiando nervosamente altra acqua “...io non capisco perché ti accanisci in questo modo contro Sasuke”

Il sorriso si spense.

Maker assunse un'espressione estremamente severa.

Mikal fece un passo indietro.
“Sasuke” ripeté quella parola, bisbigliando “Lo chiami per nome”
Mikal aprì la bocca e la richiuse più volte, tentennante.

Si era fregata con le sue mani.
“Mi accanisco perché ti stai facendo fregare da un uomo indegno. Uno di quelli che tu stessa e tua sorella odiate tanto...e che volete sterminare”

Mikal barcollò appena.

Aveva ragione.

Pienamente ragione.

Si era ripromessa di eliminarli tutti dalla faccia dell'universo, di sedurli e poi ucciderli, senza pietà. 

Ma, in quel momento, si accorse che anche quel desiderio non aveva più l'importanza di prima.

Era sconvolta.

Niente era più come prima.

Niente.
“Bene” irruppe Maker prepotentemente “Se non posso convincerti con le buone, vorrà dire che userò le cattive”

Aveva teso un braccio avanti, verso di lei.

Eccola ancora, quella terribile morsa ai polmoni.

Mikal cadde di nuovo a terra, contorcendosi. Il bicchiere che teneva tra le mani, si scaraventò al suolo, frantumandosi in mille pezzi.
“Senza ciondolo” ghignò malignamente, vedendola sofferente.

Ritirò il braccio, ridacchiando. 
“Con il ciondolo”

La donna emise un gemito ed ansimò, riprendendo fiato. Lo guardò da terra, inviperita.
“Maker, m-maledetto” balbettò, tra un sospiro e l'altro.

L'uomo rise.
“È solo per ricordarti che posso toglierti il ciondolo quando voglio”la informò. Tese di nuovo il braccio verso di lei.
“N...no...” balbettò.

“Senza ciondolo” proclamò di nuovo con aria divertita, mentre lei si contorceva al suolo, senza respiro.

Con il ciondolo” fece poi, ritirando il braccio e donandole di nuovo un breve sollievo.
“Ti...ti prego...” balbettò Mikal, strisciando al suolo verso di lui, il colorito prima biancastro, ora violaceo “Ti...prego, basta...”
“Senza ciondolo” ancora spietato, con foga crescente a ogni volta che ripeteva la formula.

Mikal strabuzzò gli occhi smeraldini, che dallo sforzo si stavano riempiendo di lacrime.
“Con il ciondolo” le diede ristoro.

Fissò gli occhi bianchi su di lei.

Non puoi disobbedire. Non puoi sottrarti a ciò per cui sei stata creata”

 

Angolo della ritardataria:

Ciao a tutti!

Allora...prima di tutto mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento, ma mi ero persa la chiavetta (mannaggia a me e al mio disordine!)

Comunque ora che l'ho trovata...giuro che mi farò in quattro per recuperare il tempo perso.

Intanto vi saluto...spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Ciao!

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Capitolo 7
*** Identiche...Opposte ***


Ti...ti prego” balbettò Mikal, strisciando al suolo verso di lui “Ti...prego, basta...”

Sasuke osservò la scena. 

Cosa voleva dire, con il ciondolo e senza ciondolo? 

Non sapeva chi fosse quell'uomo, fatto era che stava facendo del male a Mikal.

E non lo sopportava.
“Non puoi disobbedire. Non puoi sottrarti a ciò per cui sei stata creata” Non poté aspettare oltre.

Sasuke uscì allo scoperto, i pugni serrati dalla rabbia incontenibile. 

Maker si voltò verso di lui.

Ghignò.
Guarda, Mikal, Sasuke è venuto in tuo soccorso”
L'Uchiha ringhiò.

Mikal alzò debolmente la testa, in un tuffo al cuore.
“N...no...” balbettò, allarmata “...non...fargli...del male...”

Maker rise.

No, che non gli faccio del male” la rassicurò, con un'inquietante tranquillità “Sarà tua sorella a ucciderlo”

Vegeta esaminò quelle parole.

Che si riferisse all'istinto di Enkeli di Vanilka?

Non gli importava.

Voleva solo punirlo per aver fatto soffrire Mikal.

Si lanciò su di lui, per colpirlo.

Ma andò a vuoto.

Si guardò attorno, spaesato.

Era svanito, nel nulla.

Attese qualche istante.

Non riapparve più.

Si gettò su Mikal, tirandola su indelicatamente, come suo solito.

Lei si accasciò sul suo petto.

La strinse a sé.

Era strano, abbracciarla in quel modo.

Era strano che lei si facesse abbracciare in quel modo.

Era una splendida sensazione di calore. 

Si schiarì la voce.

Lei si tirò nervosamente su, liberandosi di quell'abbraccio.

Si guardarono. 
Sasuke assunse un'espressione dura.

Devi dirmi cosa sta succedendo”

Lei alzò la testa e lui la guardò senza riuscire a trovare un collegamento fra le due ragazze molto somiglianti...talmente somiglianti da poterle confondere.

Stessi occhi verdi, stessi capelli castani e lucenti, stesse labbra piene sensuali.

Ma alla fine di diverso avevano tutto.

Una di loro era fiera, orgogliosa e dannatissimamente testarda. Ma era anche dolce e tenera.

E, si rese conto lui, era questa la ragazza per la quale provava una forte attrazione.

Mentre l'altra non aveva più niente di dignitoso.

Il viso era divenuto così dannatamente sofferente che la preoccupazione crebbe di conseguenza.
“Mikal o mi dici cosa succede, o andrò da solo alla ricerca di Itachi!” quella minaccia la fece rabbrividire…Sasuke non sarebbe mai dovuto andare in quel posto da solo...sarebbe sicuramente morto...

Annuì sconfitta.
“Va bene, va bene parlerò. Ma non ora, ti prego!” sussurrò lei con la voce rotta, nonostante i suoi occhi fossero sì colmi di dolore e frustrazione, ma perfettamente asciutti.

Sasuke, che aveva cominciato a camminare nervosamente per la stanza, a quella supplica si arrestò, giusto in tempo per vedere Mikal riversare qualunque cosa avesse avuto nello stomaco.

Quello spettacolo era forse il più raccapricciante che Sasuke avesse mai visto.

L’austera Mikal, con la sua postura eretta ed elegante, che avrebbe incantato chiunque con i suoi modi altezzosi, ora era chinata su un pavimento sporco e freddo, ora stringeva le dita per il dolore causato dal rigetto, il suo viso era rigato di orrende lacrime, i bellissimi occhi erano ormai arrossati dal pianto e la bocca era contornata di rosso sangue…

Cosa diamine stava accadendo a quella ragazza?

D’istinto Sasuke le tenette la fronte per evitare che almeno quella si sporcasse di vomito.

Riprenditi diamine!”

Mikal chiuse gli occhi, li strinse per un attimo avvertendo i polmoni andare a fuoco e la trachea bruciargli, sputò altro sangue e, probabilmente, della bile, per poi alzarsi e fissare il ragazzo.

Vuoi la verità?” rispose in tono beffardo sputando poi un rivolo di sangue a terra “E bene...te la racconterò” concluse mentre i suoi occhi venivano attraversati da una strana luce

Angolo della ritardataria:

Salve a tutti! Inutile dire che mi scuso davvero per questo ritardo ingiustificabile.

Ciò che posso dire a mia discolpa è che all'inspirazion non si comanda.

Bhe...detto questo mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento!

Ciao!

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Capitolo 8
*** rivelazioni ***


Erano seduti attorno al tavolo.

Mikal sorseggiava distrattamente da un nuovo bicchiere, visto che quello da cui aveva bevuto poco prima era andato in frantumi.

Non aveva voglia di parlare, non aveva voglia di raccontare la sua storia; voleva dire riaprire vecchie ferite che ancora non si erano rimarginate del tutto.

Ma Sasuke attendeva, seduto di fronte a lei, le mani congiunte sul tavolo e lo sguardo indagatore e impaziente che la studiava insistentemente.

Lei  sbuffò, dopo aver posato il bicchiere sul tavolo, spazientita.
“Cosa vuoi sapere?” esordì, controvoglia.
“Comincia col dirmi chi era quell'essere”
Mikal sospirò profondamente.

Giocherellò distrattamente per qualche secondo col bicchiere ormai vuoto, in cerca delle parole adatte da dire.
“Quella creatura è Maker” proferì, con un filo di voce “Le Enkeli lo chiamano il Creatore”
“Oh” fece Sasuke tirandosi leggermente su, interessato “Il Creatore. Presumo perché sia lui a donare i poteri delle Enkili”

Lei annuì grave.

“Come l'hai incontrato?” le domandò.

Fu allora che Mikal sembrò vacillare, innervosirsi.

Tremava.

Sasuke avvertì una stretta al cuore.

Forse non erano ricordi piacevoli per lei da rimuginare.

Le sfiorò un braccio, allungando il suo fino alla parte opposta del tavolo. Mikal sussultò.

Lo guardò.

Lui teneva gli occhi fissi su un punto indefinito alla sua sinistra, vago. Come se il suo cervello fosse dissociato da ciò che la sua mano stava facendo.

Abbozzò un sorriso.
“È stato otto fa” finalmente iniziò la sua narrazione “La colpa di tutto fu di mio padre”

Sasuke la guardò di nuovo, finalmente.

Era per quello che riusciva a percepire così chiaramente quel dolore che provava? Dipendeva dal fatto che anche la sua vita era stata compromessa a una così tenera età?
“Lui...lui...” tartagliò, cercando di seppellire il nervosismo che inesorabile veniva a galla autonomamente “...lui picchiava mia madre”

“Un giorno...” esitò, la voce che tremava “...un giorno l'ha picchiata” esitò di nuovo, mandando giù a fatica le lacrime che bagnavano i suoi occhi “...l'ha picchiata così forte, così forte...”

Si bloccò.

Non riuscì più a trattenersi.

Una lacrima le solcò il volto.

Sasuke avvertì un'altra fitta al cuore.

Aveva capito cosa era successo.

E non sopportava vederla piangere.
“Vanilka...lei...” balbettò, stringendo le mani attorno alle ginocchia, fino  infilzare le unghie nella pallida carne “...ha cercato di...di...di difenderla, e lui ha...ha colpito anche lei”

Pausa di silenzio.

Mikal tirò su col naso, strofinandosi gli occhi bagnati da quelle lacrime amarissime.

Sasuke attese il proseguimento della storia, impaziente.
“Era in fin di vita” continuò, cercando di riprendersi “Sentivo che stava per morire. Lo sapevo. Così l'ho maledetto, ho sperato con tutta me stessa che sia lui, che tutti gli altri uomini col suo atteggiamento,morissero, come stava morendo mia sorella. Come ogni giorno moriva un po' mia madre. Fu allora che apparve lui”
“Maker” intuì chiaramente Sasuke.

Mikal annuì con malinconia.

“Lui mi ha proposto di far diventare Vanilka una Enkeli, mi ha detto che, se avessi accettato, non solo non sarebbe morta, ma avrebbe anche avuto i poteri e la forza di sterminare tutti gli uomini indegni, come li chiama lui” si spiegò nei dettagli “Facendo così giustizia. E io, stupidamente, ho accettato...e, sempre molto stupidamente, gli ho chiesto di poter anch'io diventare una Enkili”
“Stupidamente?” le fece il verso lui “Chi non avrebbe accettato? Hai avuto la tua vendetta, dovresti esserne felice” osservò.

Mikal scosse tristemente la testa.
“Non è così” spiegò le sue ragioni “All'inizio ero felice. La prima cosa che ho fatto, è stata togliere di mezzo mio padre. Ero soddisfatta. Mi sentivo una dea. Ho continuato a uccidere altre persone con mia sorella, traendole in inganno grazie ai poteri che Maker ci aveva donato. Ma, col passare del tempo, ti rendi conto di essere solo un mostro. Che di umano non ti è rimasto più nulla. Ho cominciato a sentirmi frustrata...poi non potevo vivere fuori dalla dimensione delle Enkili...”
“Ma...ma come?” balbettò Sasuke confuso “Allora non dovresti essere qui, se davvero è come dici”

Mikal sorrise sarcastica.
“E così infatti” rispose “Non dovrei esser qui. Ma Maker aveva cominciato a percepire il mio disappunto, così mi ha donato il ciondolo. È solo grazie a quello che ho riacquistato un minimo di vita umana, è solo quello che mi da un po' di autonomia al di fuori dell'acqua”
Vegeta si accarezzò di nuovo il mento.

Senza il ciondolo...con il ciondolo.

Ora, finalmente, capiva.

Ma proprio quella rivelazione gli fece avere un tuffo al cuore.
“Non possiamo toglierti il ciondolo” balzò in piedi “Moriresti!”
“Ma che dici, scemo” lo contraddisse, ridendo “Vivrei lo stesso, ma...solo nella dimensione delle Enkili”

Sasuke risedette.

Era confuso.

Senza il ciondolo, Itachi sarebbe morto.

Mikal, senza il ciondolo, avrebbe perso quel poco di vita umana che era riuscita a recuperare.

Non voleva tornasse a vivere esclusivamente negli abissi di chissà quale mare, o lago.
La voleva fuori dall'acqua.

La voleva vedere.

La voleva toccare.

La voleva così, come era in quel momento.

La guardò.

Lei sembrò cogliere quel pensiero.

“Forse sarebbe la cosa giusta” andò contro le riflessioni che Sasuke stava elaborando “In fondo, io qui non c'entro nulla. Dovrei tornare a vivere come di norma vive una Enkili. L'ho scelto io, non posso sacrificare te e Itachi per un mio capriccio” concluse, abbassando lo sguardo.

Sasuke si mise una mano sul viso, sconcertato.
“Ma sì! Sì che puoi!” balzò in piedi di nuovo, fuori di sé “Non...non puoi... non puoi essere così! Non puoi...non puoi...” farfugliò parole sconnesse, andando su e giù nervosamente per la stanza.

Mikal balzò in piedi a sua volta.

“Non è che non posso. Non devo. Ho ucciso tante persone nella mia vita, anche se lo meritavano. Ora ho la possibilità di dimostrare a mia sorella e, sopratutto, a me stessa che un briciolo di umanità ce l'ho ancora. Non precludermi questo”
“Ma tu sei umana!” esclamò a quel punto, avvicinandosi a un palmo da lei “Stupida, non devi dimostrarlo a nessuno!” la prese per le spalle, scuotendola con veemenza “Altrimenti non potresti fare questo...”
La baciò.

Diavolo, di nuovo, no.

Non poteva farle questo.

Non poteva costringerla in quell'assurda situazione di giochi proibiti. Anche perché, se era davvero un gioco, la stava consumando da dentro. Che fosse davvero quella la prova che stava cercando?

Sasuke si staccò, spingendola via.

Mikal lo guardò allibita da quel gesto.

Lui ghignò.
“E comunque non sappiamo come estrarre il ciondolo dal tuo corpo. Quindi il tuo discorso non ha né capo né coda”

Mikal strinse i pugni.

“C'è un solo modo...l'unico che può rimuovere il ciondolo è chi la messo nel mio corpo”

Sasuke si sentì gelare.

“Questo vuol dire...”

“Me la farò togliere da Maker”
“Sarebbe inutile per la salvezza di Itachi. Non penso che quell'essere ce lo darà senza fare storie”

“Se gli parlo...potrei anche convincerlo”
“Ne dubito...”
“Stupido! Stupido!”

Mikal scalciava come posseduta da spiriti maligni.

Sasuke la afferrò, costringendola a stare buona.
“Smettila...non fare rumore” la riprese.
“P-perché...”

Piangeva.
“Perché...vuoi sacrificare tuo fratello...la tua casa...solo per me...”
La abbracciò di nuovo, con una delicatezza che non gli apparteneva affatto.

Non rispose.

D'altronde non lo sapeva neppure lui.

D'altronde non si era mai sentito a casa...non aveva più una famiglia.

D'altronde da tempo ormai non considerava più Itachi come un fratello e non era sicuro che le cose tra loro fossero migliorate, nonostante stesse cercando in ogni modo di salvarlo.

 

Angolo della ritardataria:

Ciao a tutti! Mi ripresento con questo anomalo capitolo dopo che vi ho fatto aspettare tanto...purtroppo, sopratutto in questo periodo, la scuola e gli impegni mi danno il colpo di grazia!

Comunque spero vi sia piaciuto!

P.S: RECENSITE MI RACCOMANDO!!!

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Capitolo 9
*** Vanilka ***


Angolo della ritardataria:
Salve a tutti!
Rieccomi qui a rompervi le scatole dopo secoli che non mi sono fatta sentire!
Vi chiedo immensamente perdono!
Ma quest'anno ho l'esame perciò ho deciso di pubblicare questo capitolo prima di interrompere le fanfiction. 
Tranquilli...non vi libererete facilmente di me. Infatti ho intenzione di tornare a scassarvi appena conclusa questa seccatura chiamata scuola!
Intanto mando un bacione a tutti!





“Watashi nari ni…sodateta negai…Kirei na hana wo sakasuo tte…”
Un meravigliosa fanciulla, con le ali da angelo, intonava la sua melodia di morte.
“…Yume ga kanawanai nara…akirameru nara…” 
D'improvviso smise, come se la sua voce fosse scomparsa.
“Mikal...sei davvero...” sussurrò, socchiudendo gli occhi con fare pensoso.
D'improvviso sussultò, come colpita da un pugnale.
Che cos'era quell'altra energia che percepiva accanto  a sua sorella?
Strano...aveva l'impressione di averla già sentita...
A pensarci bene, quell'aura era propria degli...
Uchiha...
“Vanilka...”
Dal fondo del lago spuntò un uomo...con i capelli color paglia e degli stani occhi bianchi.
“Maker” disse lei senza la minima espressione.
Maker le andò vicino e si sporse verso di lei fino a unire le sue belle labbra fine a quelle piene e scure di lei.
L'Enelki non reagì in alcun modo, si limitò solo a non rispondere a quella specie di bacio.
Sapeva che non l'amava.
Anche lei, per quell'essere, non provava altro che rispetto e gratitudine.
Maker si staccò dalle labbra dell'angelo, per porgerle al suo orecchio.
“L'hai sentita vero?” 
Gli occhi di Vanilka vennero attraversati da un lampo metallico.
“Mikal...”
Maker sospirò.
“A quanto pare provi ancora affetto per la tua cara sorellina...ma credo proprio che questo dimostri che c'è in te ancora una parte umana”
“No!” scattò lei rompendo la sua solita maschera di freddezza.
“Io odio gli uomini...” disse tra sé.
“Eppure mi pare di aver capito che ne hai lasciato in vita uno” 
Vanilka boccheggiò.
“Itachi...è solo un'esca...”
Maker assunse un espressione di stupore mista a una rabbia cieca.
“Cosa...?” deglutì a fatica “Cosa c'è?”
“Niente...questo dimostra che sei uguale a tua sorella...a proposito, lo sapevi che si è unita a Sasuke Uchiha per salvare il tuo ostaggio?”
“Ma è proprio questo il punto” disse lei oramai sull'orlo delle lacrime “Se il giovane Uchiha sta venendo qui per salvare il fratello, sarebbe la mia occasione per vendicarmi di entrambi” spiegò, mentre la preoccupazione lasciava il posto alla rabbia.
“E per quanto riguarda la mia dolce sorellina...” aggiunse mente un sorrisetto sornione le delineava il volto “...Puoi occupartene tu”
“Ti adoro quando sei così spietata” disse lui unendo le loro labbra in un bacio passionale ma con un che di violento e maniacale.
“Mikal dovrebbe imparare da te cos'è la devozione per chi ti ha salvato dalla vita e dalla morte” commentò Maker una volta staccatosi dalla donna.
“Lo imparerà...prima o poi lo imparerà”
Lui ghignò prima di voltarle le spalle.
“Ah...un'ultima cosa” aggiunse senza voltarsi “Mi piacerebbe farti capire quanto mi renda orgoglioso la tua fedeltà...”
Lei alzò lo sguardo prezioso sulle spalle larghe di lui.
“Ti piacerebbe...sognare?”
Lei annuì, senza neanche pensarci.
“Ebbene sia...” dichiarò Maker prima di scomparire, così come era apparso, nel fondo del lago.
 
 
Che bella giornata, perfetta per un buon allenamento.
Almeno è quello che pensa Vanilka, in fondo è da molto che non si allena e non può assolutamente permettersi di prendere neanche un grammo... perché sta diventando -a suo parere universale- troppo grassa.
Quindi…perché non sfruttare di un momento non c’ è nessuno? 
Anche se ciò significa alzarsi -in piena domenica- alle prime luci dell'alba?
Ma sì dai!
Mikal, la quale a dispetto di tutto voleva dormire fino a tardi,è stata buttata giù dal letto dalla sorella e ora era costretta a trascinare il suo corpo fino al giardino.
“Ehi! Vuoi muoverti!!?”
Mikal sbadiglia.
Vanilka inizia a sciogliere i muscoli e apre la porta finestra che da sul retro.
Una folata di vento la fa sorridere mentre la sorella minore inizia a sbattere i denti per il freddo.
“Chiudi!!!” grida Mikal sul punto di andare in ipotermia, Vanilka sorride ironica.
“Bhe, cioccolatina...riesci a immaginare una cosa più piacevole dell'aria la mattina presto...sopratutto se è fredda a me fa impazzire!”
“Ma certo...parli bene tu...il ghiaccio è la tua essenza...tu lo sopporti benissimo questo freddo bestiale...ma io no!” ribatté la più piccola indignata.
“E non puoi fare un piccolissimo sforzo per la tua sorellina?”
Mikal sbuffa mentre la sorella si sistema meglio la chioma bianca.
“Non è giusto, tu sei più forte…mi batteresti subito”
“Credi che in guerra decidi contro chi combattere?”
Mikal sospira scuotendo la testa.
Vanilka sorride quando inizia a richiamare il chackra e la sorella inghiottisce a vuoto mentre una goccia di sudore gli scende dalla fronte. 
La ragazza, però, vedendo l'espressione titubante di Mikal, rimane ferma e alza un sopracciglio.
La castana si morde un labbro iniziando a comporre dei sigilli.
Si morde il labbro più ferneticamente e, quando i sigilli sono completati corre dalla parte opposta della luce mentre la sorella assottiglia lo sguardo per provare a capire le intenzioni della minore.
Una volta capito il piano della sorella -non ci volle neanche poi tanto- riuscì a intercettarla a afferrarle il polso facendola trasalire al contatto con la pelle gelata.
“Mikal…”
La più piccola si morde nervosamente il labbro inferiore, sul quale si iniziano a intravedere due gocce di sangue.
“Perché non ci riesco mai? Nonostante i miei sforzi non riuscirò mai a eguagliarti!” urlò con tutta la sua rabbia nei confronti della eppure tanto amata sorella che, vedendola in quello stato, sorrise teneramente per poi attirarla a sé.
“Lasciami! Vuoi farmi solo indebolire vero? Lo sai che se sto a contatto col tuo corpo mi indebolisco!”
“Davvero? E chi te l'avrebbe detto scusa?” chiese un po' stizzita la più grande.
“La mamma...mi ha detto che quando lei e papà hanno un contatto corporale...”
“...lei si indebolisce” concluse per lei Vanilka “E questo è vero...ma, come credo dovresti sapere, tra 
il ghiaccio e il fuoco, vince sempre il fuoco...quindi, semmai ce ne importi qualcosa,sono io a indebolirmi a contato con la tua pelle rovente” concluse lei girando sui tacchi e lasciando la sorella spiazzata.

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Capitolo 10
*** Alcool... padre di tutte le situazioni più imbarazzanti! ***


Il giovane Sasuke, seppur non lo avrebbe ammesso neanche sotto atroci torture, aveva sempre adorato dormire con qualcosa vicino a sé.
Nei primi anni di vita c’era sempre stata suo fratello, e dopo lo sterminio, aveva sempre percepito un senso di vuoto incolmabile nel proprio letto riempito solo a metà.
Perciò adoro la sensazione di calore al risveglio…
Cercò di mettersi a sedere, ma non ci riuscì per via di un corpo strettamente avvinghiato al suo.
Un corpo sottile e diafano, un corpo che gli ricordava quello di…Mikal!!!!!
Mikal!? esclamò mentalmente, mentre d’istinto rimaneva immobile per non svegliare la ragazza abbarbicata a lui.
Ok, niente panico, ci sarà una ragione per cui sono mezzo nudo nel letto di Mikal…
Piano piano i ricordi cominciarono ad affiorare nella mente di Sasuke.
Ricordava la chiacchierata sul passato, Mikal diversa da come l’aveva conosciuta, debole indifesa impaurita, quel bacio che le aveva dato in un modo di disperazione di perderla…sì!
Ricordava di aver rubato una cassa di tequila che poi lui e Mikal si erano scolati in allegria, per affogare i dolori del passato.
Tutto tornava.
Rassicurato, Sasuke tornò a sdraiarsi, non prima di aver dato uno sguardo alla sua compagna di letto.
Mikal era sconvolgente, con i capelli color cioccolato sparsi sul cuscino, tutti in disordine, una buffa smorfia sul viso e soprattutto con il vestito mezzo abbassato.
Seguì come ipnotizzato la linea del collo, delle spalle, per arrivare al suo seno, piccolo e sodo.
Mentre dormiva l’abito doveva essersi spostato e ora intravedeva il bordo di pizzo del reggiseno.
Fu colto dalla voglia irrefrenabile, e inspiegabile, di togliere tutto ciò che lo separava dalla pelle di lei, ma al contrario la coprì.
Proprio così.
Sollevò con delicatezza il bordo del vestito di lei, sino a che tutto ciò che poteva suscitargli cattivi pensieri non fu nascosto alla sua vista.
Dopodiché spostò un boccolo dalla guancia candida e, con grande pace interiore, tornò a dormire dopo essersela stretta ben bene addosso.
Trenta minuti dopo un’altra figura aprì gli occhi in quella stessa stanza.
Mikal spalancò gli occhi e immediatamente venne colpita da una potente emicrania, l’emicrania che lei chiamava post tequila.
Ma a stupirla di più non fu il sapore dolciastro del suo alcolico preferito in bocca, ma il fatto di avere la guancia posata sul petto nudo di un ragazzo e che ci fossero due braccia possenti a stringerla.
Tequila.
Ragazzo mezzo nudo.
Lei fra le braccia di un ragazzo mezzo nudo.
Che diavolo era successo?
Sollevò la testa, puntando il mento sul pettorale scolpito del suo sconosciuto.
Certo, era normalissimo svegliarsi nel letto dell’essere più straordinariamente irritante, cattivo, acido, testardo, viziato, arrogante, pieno di sé…capace di far venire a chiunque voglia di strangolarlo dopo averci passato pochi secondi, con il sapore di tequila e addosso un abito che in realtà non meritava questa definizione, si disse Mikal, cercando di non andare nel panico più totale.
Inutile, fu presa dal terrore più irrazionale.
Le bastò individuare capelli neri, nerissimi dalle sfumature blu, per riconoscere Sasuke Uchiha.
Cosa faccio?
Me ne vado?
Resto qui? 
Mikal rabbrividì al pensiero che potesse aver fatto sesso con Sasuke sotto l’effetto dell’alcol.
Ricordava di averlo baciato anche più di una volta, ma l’ultimo ricordo che conservava era lei che lo seguiva da qualche parte mentre lui la trascinava tenendola per mano.
Era evidente che dovevano essere andati in camera sua, avevano bevuto e…?
E cosa?
Che cosa abbiamo fatto poi? 
Decise che non voleva saperlo.
Non voleva essere ancora lì mentre lui si svegliava.
Per la prima volta in vita sua, aveva paura di un ragazzo.
Paura di quello che avrebbe potuto dirle, che avrebbe potuto ammettere che aveva fatto sesso con lui…paura delle sue reazioni da sobria, paura di come il suo corpo avrebbe potuto reagire di fronte a quello di Sasuke.
Non era pronta per affrontare la realtà.
Non era pronta per affrontare le conseguenze che quella notte avrebbe potuto avere.
Non era pronta.
E così fece l’unica cosa avrebbe potuto fare: si districò delicatamente dalle braccia dell’Uchiha, temendo a ogni movimento di svegliarlo, e si alzò dal letto.
Afferrò i primi indumenti che le capitarono fra le mani, aprì la porta e sgattaiolò in corridoio.
Visto e considerato che Sasuke stava ancora beatamente addormentato sul SUO letto, nella SUA camera, lei convenne andare a cambiarsi in quella dll’Uchiha…anche se l’idea sola bastava a farla rabbrividire.
Raggiunse la porta più in fretta possibile.
Vi entrò, si chiuse la porta alle spalle inchiavandola venti volte e appoggiatasi con le spalle al muro scivolò piano contro la parete sino a sedersi per terra.
Vi rimase per momenti interminabili, con le ginocchia strette al petto e la testa appoggiata sopra, i capelli a coprirle interamente il volto.
Era confusa.
Aveva perso il controllo delle sue emozioni, aveva mandato a quel paese la forza e l’orgoglio che l’avevano sempre caratterizzata, si era permessa di dare ascolto al cuore e non alla testa.
E ora si ritrovava seduta per terra, come una bambina spaventata, a chiedersi che cosa avrebbe dovuto fare.
Doveva andare avanti a fingere e a negare che qualcosa in lei era cambiato?
Che se ora pensava a Sasuke non riusciva più a disprezzarlo ma lo desiderava con tutta se stessa?
Oppure doveva essere coraggiosa e ammettere che sì, a lei, Mikal, piaceva Sasuke Uchiha?
Che cosa doveva fare?
Tutte queste domande le si affollavano nella mente, che oltretutto si sentiva la testa scoppiare e aveva lo stomaco sottosopra.
Ironia della sorte…si immaginò cosa avrebbe fatto Vanilka vedendola così conciata.
Di certo ne sarebbe rimasta schifata.
L’avrebbe accusata di essere solo una sporca traditrice!
Di aver tradito sua sorella, tutto in ciò a cui avevano sempre creduto, la sua famiglia…
Tutto solo per un ragazzo…
Tutto per un Uchiha…
NO…!
Tutto per Sasuke
“Già…immagino che se ora ammettessi di amare un Uchiha, quella Enelki lo ucciderebbe subito dopo aver messo fine alle mie sofferenze”
Enelki?
Aveva appena detto…quella Enelki?
Avrebbe voluto dire il nome di sua sorella…invece ne aveva parlato come se fosse un mostro.
Ma forse era davvero così…infondo aveva ucciso così tanti uomini e quanti altri ne avrebbe mietuti, compreso il fratello del ragazzo che, per primo dopo tanto tempo, l’aveva fatta sentire una persona migliore, amata, odiata…
Umana…
Tutto ciò che Vanilka non era più…e che forse non sarebbe stata più…
Per la prima volta si chiese se ne valeva davvero la pena…
Valeva davvero la pena di mettere a repentaglio la vita di Sasuke, la vita di Itachi…solo per una persona che, sospettava e temeva, non avesse più nulla di un essere umano?
Si alzò, preparandosi a velocità della luce, e andò ad aprire la porta per scendere a fare colazione.
Si trovò la faccia ancora mezza stordita di Sasuke a pochi centimetri dal suo viso, che, neanche a farlo apposta, si colorò di varie sfumature, dal bianco cenere, al leggero rossore dell’imbarazzo, fino a diventare viola…segno di una grande furia repressa.
“Bhe…che cos’è quella faccia?” la voce del moro era impastata dal sonno e Mikal sentì alle narici l’odore dell’alcool.
“Cos’è quella faccia!!?????!!! Ma dico, mi stai prendendo in giro…ti ci diverti forse, Sasuke Uchiha?!”
Aveva appena pensato di essere innamorata di questo tizio?!
Dev’essere stato l’alcool…Sicuramente!
Senza che lui avesse tempo di dire o fare altro, lei si precipitò di sotto, furiosa come non mai.
Sasuke la guardò stranito.
E la dolce ragazza indifesa di ieri dove è andata a finire?
Deve aversela divorata questa furia umana!
Gli sfuggì un sorrisetto.
Bentornata Mikal…mia carissima rompiscatole!

 
Angolo autrice:
Salve a tutti.
Mi dispiace di aver tardato più del previsto, purtroppo non mi si apriva il file della storia e ho praticamente dovuto riscriverla da capo…
Ma spero che mi perdonerete…e che il capitolo sia di vostro gradimento!
In tal caso lasciatemi un commento per favore!

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