A Matter of Trust di Ili91 (/viewuser.php?uid=75721)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III capitolo ***
Capitolo 4: *** IV capitolo ***
Capitolo 5: *** V capitolo ***
Capitolo 6: *** VI capitolo ***
Capitolo 1 *** I capitolo ***
A Matter of Trust - 1° Capitolo
Titolo: A Matter of Trust
Personaggi: Merlin, Arthur, un po' tutti
Pairing: Merthur e un po' di Arwen (necessario, visto il punto in cui è ambientata la storia, ma tendenzialmente sminuito)
Rating: Giallo (in seguito si vedrà)
Genere: Sentimentale, un po' di Drammatico e un po' di Commedia
Note e avvertimenti: Spoiler season 5, What if?
Note dell'autore:
- Ambientato dopo la 5x08 ed è un what if enorme di quello che succede nelle puntate successive.
- Spoiler, varie ed eventuali: QUI
Dedico questa storia a Deb,
per avermi spinto a vedere Merlin,
per il suo compleanno (anche se con un ritardo spaventoso),
per aver letto i primi capitoli di "A Matter of Trust" in anteprima,
Ti voglio bene, cara <3
A Matter of Trust
I
Quando Arthur vide gli occhi di Merlin illuminarsi magicamente – no, improvvisamente -, la prima cosa a cui pensò era che la vista doveva avergli giocato un brutto scherzo.
Lo conosceva da sempre, non poteva avergli nascosto una cosa simile per così tanto tempo.
Successivamente al bagliore, un nemico a cavallo che
si dirigeva minaccioso verso Leon venne sbalzato via dalla sella e
cadde al suolo, senza nuocere danno a nessuno.
Di colpo, senza una spiegazione possibile.
Come per magia.
Merlin si girò a guardarlo e le palpebre gli si allargano per la sorpresa.
È un'espressione colpevole quella, Merlin?
Il suo migliore amico, la persona di cui si fidava di più al mondo gli aveva mentito per anni.
Merlin era un mago e glielo aveva sempre tenuto nascosto.
Non si chiese il motivo, al momento non gli
importava, sentiva solo una rabbia incontrollabile diventare sempre
più forte.
Quante bugie e inganni c'erano stati nel loro rapporto?
«Arthur!» gridò Merlin, il traditore, e istintivamente gli diede ascolto, voltandosi in tempo per parare un colpo.
Che sciocco, si era distratto e a momenti aveva rischiato di perdere la vita per mano di quei banditi.
Arthur, insieme ai suoi cavalieri e Merlin, stava
ritornando a Camelot dopo una missione e, quando mancava davvero poco a
raggiungere il castello, erano stati attaccati. I nemici erano molti,
ma non erano abbastanza forti per loro, perciò non era stato
molto difficile riuscire a prendere il sopravvento.
Trapassò l'avversario con la spada; altro
sangue si riversò su di essa. Il bandito cadde sulle ginocchia
sotto i suoi occhi e poi riverso a terra, privo di vita.
Arthur cercò di riprendere in mano il
controllo di sé. Un combattente poco lucido era un cattivo
combattente e lui non era così.
Si guardò intorno per controllare che i suoi
cavalieri stessero tutti bene e fu con sollievo che apprese che erano
tutti ancora in piedi. Ognuno di loro stava ancora combattendo con uno
dei banditi, ma nessuno sembrava in difficoltà. Notò che
Merlin si era spostato dal punto in cui lo aveva visto un momento prima
e stava lottando con un uomo che era il doppio di lui e sembrava anche
molto più esperto con la spada. Il suo servitore si guardava
intorno freneticamente, mentre parava i colpi goffamente, in quella che
sembrava la ricerca di qualcosa.
Che cosa aspetti ad usare la magia, Merlin?
Arthur si precipitò ad aiutarlo. Era furioso
con lui, voleva delle spiegazioni, non sapeva nemmeno bene cosa
volesse, ma non avrebbe mai potuto permettere che si mettesse in
pericolo per un qualsiasi assurdo motivo.
Raggiunse Merlin e con pochi e ben assestati colpi riuscì a sconfiggere il suo avversario.
Merlin lo fissò titubante, poi abbozzò un sorriso poco convinto. «Mi avete salvato. Grazie.»
Fu la goccia.
«Merlin, vattene!» esclamò perentorio.
L'altro boccheggiò e impallidì. «Cosa?»
«Voglio che te ne vada, che tu non metta mai
più piede a Camelot, è chiaro? Non esiterò a
rinchiuderti nelle segrete, in caso contrario.»
Era tutto una bugia, Merlin?
Intorno a loro, la battaglia cessò a favore
dei cavalieri di Camelot. Un paio di banditi si erano arresi ed erano
stati legati da Gwaine e Percival; avrebbero passato il resto della
vita in prigione.
I cavalieri, sentendo una strana e inusuale tensione tra Arthur e Merlin, si avvicinarono per sapere cosa stava accadendo.
«Voi... perché?» chiese Merlin, continuando spudoratamente a negare l'evidenza.
Pensava che Arthur fosse stupido? Oh, lo era stato, per molto tempo, ma ora le cose erano cambiate.
«Lo sai. Io ti ho visto.» Arthur
sollevò la spada e la rinfilò nella fodera, poi diede le
spalle al suo ex servitore.
«Sire, cosa succede?» chiese Leon,
palesemente confuso dalla situazione, dando voci ai pensieri di tutti i
cavalieri.
Arthur si diresse al suo cavallo e vi montò
sopra. «Merlin è ufficialmente esiliato da Camelot, se vi
metterà di nuovo piede verrà giustiziato.»
«Ma, Sire...?» s'intromise Gwaine, che
non riusciva a credere alle proprie orecchie, vista la decisione
così improvvisa e apparentemente senza motivo.
«Così ho deciso» lo mise a tacere
velocemente Arthur, con un tono freddo che non ammetteva repliche. Non
voleva ascoltare nulla, solo lasciare sfogare la rabbia che gli
bruciava dentro.
Anche se un po' sorpresi e titubanti, i cavalieri di
Camelot non sarebbero andati contro il volere del loro sovrano. Uno ad
uno, ritornarono alla propria cavalcatura.
«Arthur, posso spiegare...» fece Merlin
avvicinandosi a lui, che evidentemente non voleva rassegnarsi
all'allontanamento dal proprio re. Posò le mani sul collo del
cavallo come per fermarlo e alzò lo sguardo verso di lui.
«Ci sono delle buone ragioni, se...»
Arthur stritolò le redini, con tanta energia
che il cavallo rischiò di impennarsi. «Non voglio sentire
nulla, non voglio più vederti, ringrazia che non ti faccia
uccidere, stregone» disse quell'ultima parola con disprezzo, con il chiaro intento di ferire Merlin.
Lui era stato ingannato, preso in giro per dieci anni
dalla persona di cui si fidava di più. Non aveva nessuna
intenzione di perdonare, non voleva più saperne di Merlin.
Che cosa sono io per te?
***
Merlin aveva sempre temuto il momento in cui Arthur avrebbe
scoperto il suo segreto, ma non avrebbe mai pensato che potesse
succedere in quel modo, per una sua distrazione.
Nel profondo sperava di poter essere lui, un giorno, a poterglielo raccontare con calma, faccia a faccia.
Sapeva di aver rischiato varie volte nel corso degli
anni di farsi scoprire, ma era sempre riuscito a cavarsela e a rinviare
il momento. Più passava il tempo, più si rendeva conto
che sarebbe stato sempre più complicato affrontare il discorso,
ma non c'era mai stata l'occasione giusta.
Ora è troppo tardi e lui mi odia.
Arthur l'aveva esiliato e questo lo feriva molto. Per
quanto capisse i motivi che l'avevano spinto a farlo – come
poteva avere una buona opinione sulla magia dopo tutto quello che gli
era accaduto a causa di essa? -, aveva sempre sperato, probabilmente
invano, in una reazione diversa.
Ora, non sapeva come comportarsi, ma non poteva
semplicemente andarsene e dimenticare Arthur, Camelot e tutto
ciò che li riguardava. Anche se ancora non ne era al corrente,
Gwen aveva complottato più volte per uccidere Arthur con l'aiuto
di Morgana – quasi riuscendoci – e lui non poteva
permettere che succedesse. Senza contare poi Mordred... non avrebbe mai
potuto dimenticare la visione della morte di Arthur in battaglia per
mano del giovane e da poco cavaliere Mordred. Avrebbe fatto qualsiasi
cosa pur di scongiurarla.
Non poteva andarsene e lasciarlo solo, senza la protezione che la magia di Merlin poteva dargli.
Lui appoggiò la schiena ad uno dei tronchi
d'albero presenti in quella radura e sollevò il capo verso
l'alto, coprendosi con un braccio gli occhi.
Tornare a Camelot e ottenere il perdono di Arthur era
prioritario, ma Merlin non aveva idea di come fare, non riusciva a
trovare una soluzione possibile ai suoi problemi e sentiva come se
tutto quello che aveva fatto fino a quel momento fosse stato inutile.
Si lasciò cadere fino a toccare il terreno in una posizione seduta, con le ginocchia piegate che sfioravano il petto.
Avrebbe tanto voluto poter parlare con Gaius in quel
momento, aveva bisogno di un suo consiglio per sapere come uscire da
quella brutta situazione.
Non avrebbe dovuto perdersi d'animo, ma era molto
abbattuto e temeva che avrebbe rischiato di perdere Arthur per sempre
se non fosse riuscito a fare qualcosa.
Sollevò il capo e fissò intensamente la strada che conduceva al castello.
Doveva riuscire a ritornare a Camelot senza farsi vedere, al resto avrebbe pensato in seguito. Arthur aveva bisogno di lui.
***
Tenendosi a debita distanza dagli altri cavalieri, Arthur
riuscì a scampare alle domande che questi volevano porgli per
tutto il resto del viaggio.
Sulla cima delle scale del castello di Camelot, lo
attendeva Guinevere, sua moglie, e lui si sentì meno arrabbiato
e ferito appena la vide, ma non quanto avesse sperato.
Guinevere era in piedi al centro della scala, con le mani raccolte in avanti e un sorriso dolce dipinto in volto.
Arthur smontò dal suo destriero e salì i gradini fino a raggiungerla.
«Bentornato, mio Signore. È andato tutto bene?»
Lui annuì con il capo rigidamente.
«Siamo tornati tutti sani e salvi, anche se abbiamo avuto qualche
problema al ritorno.»
«Di che genere?» chiese lei e per un
momento ad Arthur sembrò che lei non fosse sorpresa nello
scoprire che erano stati attaccati. Si pentì subito del suo
pensiero, perché era assurdo sospettare senza motivo di sua
moglie.
Evidentemente il tradimento di Merlin gli bruciava
talmente tanto che cominciava a trovare difficile ammettere di avere
qualcuno di cui fidarsi. Se la persona di cui si fidava di più
gli aveva saputo mentire per dieci anni, chissà quante cose gli
erano sfuggite.
«Dei banditi, mia Signora» s'intromise
Leon, che li aveva raggiunti. «Ci hanno attaccati sulla strada
del ritorno, ma abbiamo preso il sopravvento e non ci sono stati
ulteriori problemi.»
Guinevere gli sfiorò la guancia con una mano
in una gentile carezza. «Sono contenta che stai bene.» Il
contatto s'interruppe bruscamente e lei riportò l'attenzione su
Leon. «Sono stati fatti prigionieri?»
«Sì, due. Verranno interrogati prima di essere incarcerati.»
Guivenere annuì interessata. «Dovevano
essere dei semplici briganti che non avevano capito con chi avevano a
che fare.»
«A questo penseremo più tardi, ora mi
ritiro» si congedò Arthur, allontanandosi dagli altri due.
Era stanco di tutti quei discorsi e non voleva ricordare quello che era
successo dopo la battaglia.
«A più tardi, mio caro» disse
Guinevere alle sue spalle, mentre lui si dirigeva verso l'entrata del
castello.
***
Gwen sapeva che era stata una follia credere che dei semplici
banditi di strada avrebbero potuto sopraffare i cavalieri di Camelot,
ma con Merlin che la teneva costantemente d'occhio non era riuscita ad
organizzare nulla di meglio. Era una fortuna, ad ogni modo, che avesse
preparato un piano di riserva.
I due banditi che aveva pagato ad un prezzo
più alto avevano acconsentito ad arrendersi e farsi catturare
vivi, se la situazione si fosse fatta compromessa, in modo da poter
accedere al castello.
Se fosse riuscita a farli scappare dalla prigione in
cui sarebbero stati rinchiusi, loro avrebbero potuto uccidere il re
permettendole di assumere il ruolo di regina.
Gwen raggiunse le stanze del marito ed entrò.
Era venuta ad avvertirlo che era arrivato il momento di scendere nella
sala del trono e parlare con i prigionieri; lei avrebbe recitato il
ruolo della buona moglie fino alla fine.
Immaginava stesse riposando, visto che il viaggio era
stato lungo e difficile, invece rimase sorpresa nel trovarlo seduto
dietro la scrivania, appoggiato allo schienale della sedia, che fissava
con espressione pensierosa il soffitto.
«Qualcosa non va?» chiese affabile,
avvicinandosi, anche se il suo interesse a riguardo non aveva nulla a
che vedere con l'affetto.
Lui non rispose e fu allora che Gwen notò che
qualcosa non andava, più precisamente mancava qualcuno alle
costole di Arthur, sempre al suo fianco in ogni momento.
«Merlin dov'è? Non l'ho ancora visto da quando siete tornati.»
«Lui... non tornerà.»
Gwen si avvicinò a lui di un passo e lo
fissò con confusione. «Non capisco, avevi detto che
eravate sopravvissuti tutti.»
«L'ho esiliato, lui... mi ha tradito. Per anni.»
Lei sbarrò le palpebre per la sorpresa, non
pensava che sarebbe mai potuta succedere una cosa simile. Riuscì
a trattenere a stento un sorriso di trionfo, conscia di essersi appena
liberata del più grande ostacolo fra lei e Arthur.
Non c'era più Merlin a proteggere Arthur, lui era stato una vera spina nel fianco.
«Merlin ti ha tradito? E come?» chiese,
tentando di moderare i toni e continuare a sembrare la calma e
ragionevole Guinevere.
Arthur si decise a guardarla e le rivolse uno sguardo
ferito, arrabbiato, come non gli aveva mai visto prima. «Lui
è un mago e me l'ha tenuto nascosto per tutto questo tempo,
Guinevere.»
«Che cosa?!» sbottò
improvvisamente, tanto da far sussultare Arthur, che cominciò a
fissarla confuso. Gwen si schiarì la voce e disse più
tranquillamente: «Non me lo sarei mai aspettato.»
Appena si fu ripresa dallo shock, si rese conto che
ora tutti i misteri irrisolti di Camelot avevano un senso. Era sempre
stato Merlin a permettere ad Arthur di arrivare vivo al trono, lei e
Morgana erano state due sciocche a non accorgersene prima.
Doveva avvertire Morgana in qualche modo della nuova
e importante scoperta. Conosceva a sufficienza Merlin da sapere che
solo la morte avrebbe potuto tenerlo lontano da Arthur, l'esilio non
sarebbe mai bastato.
Merlin doveva assolutamente morire, visto che era una
minaccia ancora più pericolosa di quanto avessero mai pensato,
non voleva che lui si intromettesse di nuovo nei loro piani.
«Mi dispiace, Arthur. So quanto questo ti faccia soffrire.»
Gwen girò intorno alla scrivania e depose un bacio dolce sulla fronte del marito.
«Non è così! Solo solo arrabbiato
per essermi fatto prendere in giro per tutto questo tempo»
replicò lui, ma lei non gli credette neppure per un attimo.
Gwen gli sorrise condiscendente. «Ero venuta ad avvertirti che di sotto stanno aspettando il loro re.»
Arthur scostò la sedia che strusciò sul pavimento e si alzò. «Certo, vado subito.»
Lei non smise di sorridere fino a che Arthur non si
chiuse la porta alle spalle, poi lasciò cadere la maschera e si
fece seria.
Doveva immediatamente avvertire Morgana.
Spazio Autrice: Benvenuti nella mia prima storia nel fandom di Merlin, la mia prima Merthur.
Ho cominciato questa storia un paio di giorni dopo aver visto la 5x08,
meno di ventiquattro ore dopo aver scoperto che la quinta sarebbe stata
l'ultima stagione di Merlin. Mentre tentavo di metabolizzare la notizia
(no, ancora non ci sono riuscita), ho cominciato a scrivere questa
storia e per ora ho sette capitoli pronti compreso questo e alcune idee
per i prossimi.
Non ho ancora idea di quanto sarà lunga con precisione,
però so quali sono i punti fondamentali che devo trattare.
La storia inizia dopo la 5x08 ed è da quel momento che gli
avvenimenti prendono una piega molto diversa da quella del telefilm, a
cominciare da Gwen. In questa storia non è previsto che torni in
sè con quell'incantesimo della 5x09, anzi. Il punto più
importante è la rivelazione (visto che nel telefilm non mi hanno
dato quello che volevo, Merthur a parte), ma sarà molto
importante Morgana e con tutta probabilità Mordred.
Per quanto riguarda il Merthur... ci sarà, ovviamente, e la mia
intenzione sarebbe di renderlo canon (più di quanto già
non sia), ma dipende dai personaggi. Vediamo se riusciranno ad aprire
gli occhi senza non andare (troppo) OOC.
Spero che il primo capitolo via sia piaciuto.
Alla prossima settimana con il secondo!
Ilaria
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Capitolo 2 *** II capitolo ***
A Matter of Trust - 2° capitolo
A Matter of Trust
II
«Sire,
ho bisogno di parlarvi» affermò Gaius, raggiungendo Arthur
non appena la sala del trono cominciò a svuotarsi.
«Sì,
Gaius, dimmi pure.» Immaginava cosa stesse per chiudergli, ma non
poteva evadere il discorso ancora per molto, per quanto l'avesse voluto.
«Si tratta di Merlin, sire. Non l'ho ancora visto da quando siete tornati.»
Lui trattenne a
stento la stizza. Merlin, sempre Merlin! Possibile che non sapessero
chiedergli altro? Come se si aspettassero di trovarlo sempre al suo
fianco. «Gaius, anche tu eri a conoscenza del fatto che Merlin
è un mago, non è vero?» chiese Arthur, ignorando la
domanda che gli era stata posta.
«Sì, sire» ammise l'altro, piegando il capo in avanti.
«Lo immaginavo.» Quante altre persone lo avevano saputo prima di lui?
«Sire, cos'è successo a Merlin?» ripeté Gaius, con tono nettamente più preoccupato di prima.
«L'ho fatto
esiliare.» Ci fu una pausa, poi si affrettò ad aggiungere:
«E sai che avrei potuto condannarlo a morte come lo richiede la
legge.» Perché si stava giustificando? «È una
mia decisione, sei pregato di non discuterla» affermò poi
Arthur, più duramente.
«Sì,
sire.» Gaius sembrò volere dire altro, ma sembrò
rinunciarvi e si congedò. Mentre si allontanava con passo lento,
il medico di corte si voltò indietro un'ultima volta.
«Temo che finirete per pentirvi presto di questa vostra
decisione.»
Arthur rimase in silenzio.
Lo stava già facendo.
***
Gwen lasciò il
castello di Camelot alla prima occasione che le fu concessa e si
affrettò a raggiungere il luogo in cui si nascondeva Morgana.
Si trattava di una grande grotta, quasi inesplorata dalle truppe di Camelot, in quanto situata in un luogo inospitale.
La grotta era fredda,
umida e non era certo il luogo adatto per la figlia del precedente re,
Uther, ma era un posto adatto per poter stare vicino a Camelot e alla
sua spia, Guinevere.
Non era previsto un
loro incontro quel giorno, perciò Morgana non era preparata a
riceverla e rimase molto sorpresa nel veder avvicinarsi Gwen.
Prima che potesse
riconoscerla, Morgana si mise in posizione difensiva, pronta a lanciare
un incantesimo per proteggersi, e con un'espressione spaventata sul
volto. Lei aveva da poco scoperto cosa fosse accaduto alla sua amica
nei due anni in cui non si era saputo nulla di Morgana ed era molto
dispiaciuta di questo.
«Gwen!»
esclamò con sollievo Morgana, appena la riconobbe. Le sorrise e
colmò la distanza che le separava, poi la strinse tra le
braccia. «Non ti aspettavo, è successo qualcosa?»
Gwen ricambiò
l'abbraccio e annuì con il capo contro la sua spalla. «Non
immaginerai mai quello che ho scoperto.»
Le due donne
interruppero l'abbraccio e Morgana la fissò in attesa, piena di
curiosità. «Merlin non è solo un servitore,
è un mago! Ecco com'è riuscito ad intromettersi in tutti
i nostri piani.»
«Allora... Emrys è lui. Si è sempre trattato di lui!»
Morgana voltò
le spalle a Gwen e cominciò a percorrere la grotta avanti e
indietro. «Avrei dovuto ucciderlo subito, Arthur non sarebbe qui
se non fosse stato per lui.»
Improvvisamente, si
voltò a guardarla e la sua espressione sembrò sempre
più folle. «Come l'hai scoperto?»
«È stato
Arthur il primo a scoprilo, mentre stavano rientrando da una missione.
Non conosco i particolari, ma Arthur l'ha presa molto male...»
«L'ha condannato a morte? Ci risparmierebbe molti problemi.»
Gwen scosse il capo.
«L'ha esiliato. Se Merlin rimettesse piede a Camelot sarebbe per
ottenere la morte, ma dubito che Arthur si spingerebbe a tanto.»
Morgana si
ritrovò d'accordo con lei. «Dobbiamo trovarlo. Anche se in
esilio, Emrys rimarrà una minaccia finché avrà
vita.»
«Non dovrebbe
essere difficile» commentò Gwen. «Credo che Merlin
tornerà a Camelot presto, preoccupato per il suo re.»
Morgana sorrise. «Allora è il caso d'anticipare il suo ritorno.»
***
Mordred, l'ultimo e giovane cavaliere di Camelot, era in piedi di fronte ad Arthur, entrambi armati con una spada.
Merlin
osservava la scena, ma era come immobilizzato e nessun tentativo di
compiere un incantesimo per salvare Arthur andò a buon fine.
Era
impotente e poteva solo rimanere a guardare, con il cuore che
minacciava di uscirgli dal petto, la scena che aveva davanti agli occhi.
Arthur, scappa!
Mordred mosse il fatidico passo in avanti e sollevò la spada.
Non farlo, non farlo! Arthur!
Arthur venne trafitto da parte a parte e lui non aveva potuto fare niente per impedirlo.
Il sangue cominciò a scorrere e Merlin ad urlare il nome dell'altro senza riuscire a fermarsi.
Arthur
cadde a peso morto sul terreno, il viso era pallido e gli occhi vitrei.
Merlin poté vedere una pozza di sangue allargarsi intorno al suo
corpo.
Sentì
un freddo intenso che non avrebbe saputo dire da dove provenisse e un
dolore al cuore tanto intenso come se gli si fosse spezzato in due.
Come poteva vivere senza l'altra faccia della medaglia?
Merlin spalancò gli occhi.
Aveva il respiro corto, la fronte sudata e le dita intirizzite dal freddo.
Non solo quelle, considerò poi, rabbrividendo.
Si guardò
intorno frenetico e apprese velocemente di essere ancora in quella
foresta, da solo, a pochi metri di distanza dalle mura di Camelot, in
un angolo riparato.
Era stato tutto un
sogno, si disse per tentare di rasserenarsi, ma sapeva bene che era
destinato a diventare realtà, sempre che lui non fosse riuscito
ad impedirlo.
Addormentarsi appoggiato al tronco di un albero non si era rivelata una buona idea come gli era sembrata a primo impatto.
Aveva voluto
riposarsi un po' prima che calasse la notte, in modo da essere
più sveglio e vigile quando avrebbe approfittato
dell'oscurità per introdursi a Camelot, ma non immaginava
avrebbe dormito così tanto.
La notte doveva
essere calata da molto e anche la temperatura era parecchio più
bassa rispetto a prima, tanto che aveva rischiato di congelarsi se
avesse dormito ancora un po'.
Si alzò in
piedi e stirò i muscoli. Nonostante le ore di sonno, era stanco
e lo stomaco brontolava il suo disappunto visto che non toccava cibo da
quella mattina.
Raggiunse le porte di Camelot e vide due uomini in piedi, ai lati del portone, che facevano la guardia.
Merlin fece un
incantesimo e alcuni rami di spesso diametro presero a colpire il
tronco di un albero con forza, nella parte opposta dal punto dove si
trovava lui.
Il fastidioso rumore attirò l'attenzione delle guardie e una delle due disse all'altra che sarebbe andata a controllare.
Meno una, pensò Merlin.
Poi pronunciò un altro incantesimo e la guardia che si era allontanata inciampò malamente ed emise un grido.
«Cos'è
successo?» chiese la seconda guardia e abbandonò il
castello per controllare cosa fosse accaduto, lasciando la via sgombra
a Merlin.
Era ancora lontano dal punto dove si trovava Gaius, ma almeno era riuscito ad entrare a Camelot.
Tenendo il capo chino
e spostandosi velocemente da un angolo di una casa ad un altro, Merlin
cominciò ad attraversare Camelot, facendo il possibile per non
attirare l'attenzione.
Era piena notte e in
giro non c'era praticamente nessuno, ma doveva essere il più
prudente possibile, visto che non aveva idea di quanti fossero stati
informati del fatto che il re l'aveva esiliato.
«Che cosa stai facendo?»
Un brivido di terrore corse lungo la schiena di Merlin. Era stato scoperto?
Si girò
lentamente e vide un piccolo gruppo di cavalieri che imbracciavano
delle torce. Non ce l'avevano con lui, ma stavano interrogando un uomo
alto, quasi completamente pelato, con la pancia prominente e il viso
arrossato.
L'uomo si
voltò lentamente verso i cavalieri e lo fece barcollando. Se
quello non fosse bastato a classificarlo come ubriaco fradicio, lui
blaterò qualcosa d'incomprensibile.
I cavalieri trattennero un sorriso e proseguirono il loro giro, permettendo a Merlin di tirare un sospiro di sollievo.
Riuscì a
raggiungere le mura del castello e decise d'entrare sfruttando la
stessa strada che aveva usato per raggiungere la camera di Arthur,
alcune settimane prima.
Non era un ricordo piacevole, visto quanto era stato vicino a perderlo, ma, a parte questo, gli sembrava la soluzione migliore.
Certo, sarebbe stato
pericoloso, ma lo sarebbe stato comunque in qualunque altro caso, anche
solo per il fatto di essere un esiliato.
C'erano troppe
guardie alle porte del castello perché potesse creare un
diversivo senza che passasse per un intervento magico.
Avrebbero potuto scoprirlo o Arthur essere ancora sveglio, ma doveva tentare.
Riuscì a
raggiungere la camera del re come aveva fatto in precedenza.
Scostò le tende e puntò lo sguardo sul letto. Lo vide
vuoto e questo lo congelò sul posto, senza contare che la stanza
era anche illuminata dalle candele.
Cosa ci faceva Arthur sveglio a quell'ora?
Fece correre lo sguardo lungo la camera e Merlin si rese conto di essersi sbagliato.
Arthur non era nel suo letto, era vero, ma il re era profondamente addormentato sulla sedia della scrivania.
La testa era rivolta
verso l'alto e inclinata da un lato, una mano era posata sullo stomaco
e l'altra sul bracciolo, le gambe erano leggermente divaricate e
russava piano.
Merlin non aveva dubbi sul fatto che il mattino dopo Arthur si sarebbe svegliato con un feroce mal di schiena.
Com'era nato, il
sorriso sul suo volto si spense immediatamente. Lui non sarebbe stato
lì, la mattina successiva, a sentirlo lamentarsi.
Dandosi dell'idiota
per tutto il tempo, Merlin compì un incantesimo e una coperta,
che fino ad un attimo prima era sul letto, andò a coprire il
corpo di Arthur dal collo in giù.
Spero che un giorno tu possa accettare la mia magia, Arthur.
Attraversò la stanza con passo felpato e uscì da essa senza svegliare il re addormentato.
Merlin entrò
nella casa di Gaius, che era completamente immersa nel buio, a parte
una bassa luce lunare filtrante da una finestra.
A tentoni
cercò le candele, ma l'unica cosa che ottenne fu di colpire uno
sgabello con lo stinco. «Ahia!» esclamò, senza
trattenersi. Si prese la parte offesa con le mani ed emise un gemito
dolorante, più debole questa volta.
«Chi
c'è?» chiese la voce di un assonnato Gaius. Merlin lo
sentì armeggiare con le lenzuola ed immaginò che si
stesse alzando dal suo giaciglio.
«Gaius, sono io: Merlin.»
«Merlin?» Una candela venne accesa e finalmente lui poté vedere qualcosa al di là del proprio naso.
«Sono contento
di vedere che stai bene.» Gaius gli si avvicinò e gli
batté la mano sulla spalla. Merlin, in risposta, fece un mezzo
sorriso che non arrivo ai suoi occhi.
«Vieni,
siediti, dimmi che cos'è successo» continuò Gaius e
indicò il tavolo con un braccio; Merlin prese posto su una delle
sedie.
Il medico di corte prese un piatto, del cibo e un bicchiere contenente dell'acqua.
«Tieni, immagino che avrai fame.» Gli porse il pasto, poi si sedette di fronte a lui.
Merlin annuì,
grato, e cominciò a mangiare. Aveva tanto fame che qualsiasi
cosa gli sarebbe sembrata il più superbo dei piatti.
«Allora,
Merlin, cos'è successo?» ripeté Gaius, dopo avergli
concesso qualche minuto per mangiare. «Ho saputo da Arthur che ha
scoperto il tuo segreto.»
Merlin aveva il
cucchiaio a mezz'aria e, mentre rammentava la scena che gli aveva
cambiato la vita, gli si chiuse lo stomaco in una morsa.
Posò il
cucchiaio nel piatto mezzo vuoto e inclinò il capo in avanti.
«Non c'è molto da dire...» Deglutì con
difficoltà e si schiarì la voce. «Mentre
ritornavamo a Camelot, dei banditi ci hanno attaccato. Ho usato la
magia per salvare la vita di Leon, che non aveva visto uno dei briganti
arrivargli alle spalle, ed è stato in quel momento che Arthur mi
ha visto compiere un incantesimo.»
«Sapevi che sarebbe potuto succedere.»
Merlin annuì
piano e sentì gli occhi bruciargli. Non avrebbe pianto, sarebbe
riuscito a superare anche questa. «Sì, sì,
ma...» Si prese il viso tra le mani con fare disperato. Rimase in
silenzio un momento, poi riprese a raccontare con la voce più
ferma che poté: «Subito dopo aver scoperto che nella sua
corte si nascondeva uno stregone, Arthur mi ha esiliato.»
«Andrà tutto bene, vedrai. Cambierà idea e ci ripenserà.»
Sapeva che Gaius
l'aveva detto solo per farlo stare meglio e Merlin avrebbe voluto
crederci, o anche solo sperarci, ma non era così.
«Io rappresento
ciò che in tutta la vita gli è stato insegnato ad odiare,
perché dovrebbe?» Allontanò il piatto da sé
e si alzò in piedi, poi cominciò a girovagare
nervosamente per la stanza.
«Merlin, io penso che Arthur...»
Merlin gli fece cenno
di tacere. «Scusatemi, Gaius, ma al momento questo è poco
importante. Presto la voce che sono un mago si diffonderà,
arrivando alle orecchie di Gwen e Morgana. Loro potrebbero sfruttare il
mio esilio per attaccare Arthur indisturbate. Ora che non sono
più il benvenuto nel castello, non so come stargli
vicino.» Forse, proprio in quel momento, si stavano organizzando
per tendere una trappola.
«Che cosa posso
fare? Tutti questi anni spesi a diventare un mago sempre più
potente e nel momento di maggior bisogno sono inutile!»
Gaius si alzò
dal tavolo, gli andò vicino e lo fermò. «Merlin,
calmati! Troveremo una soluzione. Arthur adesso è vivo, niente
è ancora perduto.»
Merlin sollevò
la testa fino ad incontrare lo sguardo di Gaius, con le guance rigate
di lacrime. «Non so cosa fare. Ora sono qui, a Camelot, nascosto,
ma non lo posso essere per sempre. Prima o poi sarò costretto ad
andarmene, in un modo o nell'altro.»
Spazio Autrice: Dopo aver visto
la 5x13 e riletto questo capitolo (ricordo che esso è stato
scritto alcune settimane prima), mi sembra quasi che queste righe
infieriscano un po' sulla nostra fragile condizione mentale causata
dalla fine di Merlin.
In ogni caso, se può consolarvi, il mio finale, qualunque esso
sia, sarà senz'altro più felice di quello datoci dalla
BBC (mi rendo conto che non ci vuole molto! XD).
Spero che il capitolo via sia piaciuto.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 3 *** III capitolo ***
The Matter of Trust - 3° capitolo
A Matter of Trust
III
La
prima cosa che Arthur sentì quando si risvegliò fu un
lancinante dolore al fondo schiena. Si mosse sulla sedia per trovare
una posizione più comoda, chiedendosi perché non avesse
riposato nel suo letto, luogo certamente più adatto per
trascorrere la notte.
Aprì
piano gli occhi, ma fu costretto a richiuderli subito e coprirsi il
viso con il palmo della mano, a causa della luce del sole.
Merlin doveva aver già tirato le tende, quell'idiota, pensò Arthur.
No,
realizzò un attimo dopo, mentre riacquistava lucidità,
Merlin non era più lì, a Camelot, a prendersi cura di lui.
Piegò il
busto in avanti e nel compiere quell'azione, la coperta che aveva
addosso si arrotolò intorno alla sua vita.
Chi era stato a mettergliela addosso?
Lasciò
correre lo sguardo nella stanza in cui si trovava e rammentò che
la sera prima si era ritirato presto per la notte, ma non per dormire.
Si era seduto dietro il tavolo e si era messo a pensare a quanto era
successo il giorno prima, fino a che, sfinito, non era caduto in un
sonno profondo.
«Mio Signore! Siete sveglio!» esclamò la squillante voce di un servitore, facendo capolino nella sua stanza.
Arthur
sollevò lo sguardo e vide che era piuttosto basso, di media
corporatura, aveva i capelli biondi, un po' più scuri dei suoi,
e gli occhi grigi.
Il viso era
tondo, l'espressione pacifica e sorridente, tanto sorridente che
saltò subito all'occhio che gli incisivi erano grandi e
sporgenti.
Era
completamente diverso da Merlin e forse era meglio così. Senza
contare che Merlin era un pessimo servitore, mentre questo, a primo
impatto, sembrava molto più volenteroso del suo predecessore.
«Tu chi sei?» chiese Arthur, scacciando Merlin dalla sua testa e riportando l'attenzione sul servitore.
«William,
sire. Ma potete chiamarmi Will, o in qualunque altro modo volete, sire.
Spero abbiate dormito bene, sire. La colazione è pronta per
essere servita.»
Arthur sbatté più volte le palpebre. William – o Will
-, aveva parlato talmente veloce che era stato difficile seguirlo. Lui
sperò che fosse una cosa momentanea, dovuta al fatto che fosse
la prima volta che aveva a che fare con il re e fosse di conseguenza
nervoso.
«Sei...
il mio nuovo servitore.» Era più un'affermazione, che una
domanda, ma disgraziatamente William non la prese come tale.
«Sì,
sire. Ho saputo che siete rimasto senza il vostro servo personale,
quindi sono stato mandato per sostituirlo e spero di essere all'altezza
del compito, sire.» Si avvicinò al tavolo e gli
posò davanti un piatto colmo di cibo. Le posate e un bicchiere
erano già stati portanti in precedenza, quando era ancora
addormentato.
Arthur fissò il suo pasto in silenzio. Aveva fame, certo, ma non era un pozzo senza fondo.
Beh, immaginava che fosse sempre meglio delle volte in cui Merlin l'aveva tenuto a stecchetto.
Dannazione, l'aveva fatto di nuovo, aveva pensato ancora a lui!
Scosse la testa e cominciò a mangiare. «Grazie, William.»
Il servo
s'illuminò. «Mio dovere. Ora, sire, vado a prendere il
resto. Subito dopo colazione penserò a prepararvi gli abiti da
indossare e ad occuparmi dei miei altri doveri.»
Quale resto? «Sì, ecco... sì, vai» bofonchiò, non sapendo come ribattere.
***
Nelle cucine del castello di Camelot c'era un gran fermento.
Da ogni parte
c'erano cuoche e servi che giravano per la cucina trasportando cibo o
che entravano nella grande stanza a passo svelto.
L'unico angolo
un po' tranquillo era quello dove alcuni servi stavano consumando il
loro pasto. Erano una ventina, tutti stretti intorno ad un grande
tavolo di legno che chiacchieravano animatamente.
C'era un odore
pesante di vario tipo di cibo cucinato che fece storcere il naso a
Gwen. Essendo molto tempo che non metteva piede nelle cucine del
castello, non era più abituata.
In ogni caso,
era contenta di aver trovato tutta quella confusione, avrebbe reso
più facile passare inosservata, soprattutto visto che aveva
momentaneamente smesso gli appariscenti abiti di una regina.
Per l'occasione, aveva indossato un suo vecchio vestito e si era coperta i capelli.
Con noncuranza,
si avvicinò al luogo in cui venivano preparati i pasti dei
prigionieri e sostituì una pagnotta con una che aveva preparato
lei stessa.
Non si trattava
di un semplice pezzo di pane, ma al suo interno nascondeva una chiave e
un biglietto con delle indicazioni semplice e chiare.
I due briganti avrebbero ricevuto il messaggio e avrebbero agito di conseguenza.
Com'era arrivata, Gwen lasciò la cucina con passo lento e controllato.
La prima parte del piano era stata attuata
***
Nell'unica cella attualmente occupata delle segrete di Camelot, sul pavimento giacevano delle briciole di pane su un vassoio.
Poco distante, sotto il giaciglio, c'era un foglio accartocciato e malconcio che recava un'unica parola: “stanotte”.
***
«Sei
molto credibile» commentò Gaius, che sembrava si stesse
trattenendo dallo scoppiargli a ridere in faccia.
Merlin gli riservò un sorriso che era tutto tranne che quello. «Grazie, Gaius» commentò ironico.
Merlin
piegò la testa verso il basso e osservò il vestito da
serva che indossava, i capelli neri che gli penzolavano fino a
metà schiena, le mani e il resto del corpo tramutati in uno
femminile.
Una cosa era certa, Arthur gli avrebbe pagato anche quella.
«Conciato
così dovrei riuscire a girare per il castello senza che mi
riconoscano. Purtroppo non potrò sfruttare questo travestimento
a lungo, spero di avere tempo a sufficienza prima che l'incantesimo si
interrompa.»
«Fai
attenzione» disse Gaius. «Anche se... donna, ricordi
comunque Merlin, cerca di farti notare il meno possibile.»
Se fosse dipeso
da lui, non si sarebbe mosso da lì, ma doveva assolutamente
scoprire cosa stavano architettando Gwen e Morgana, ne andava della
vita di quell'asino di Arthur.
Aveva anche
pensato di utilizzare la sua solita veste di vecchio stregone, ma aveva
già bruciato quella copertura con Arthur e i cavalieri, che
l'avrebbero arrestato immediatamente se l'avessero incontrato, senza
contare che delle vesti anziane gli avrebbero intralciato i movimenti.
«Non preoccupatevi.»
Merlin, per l'occasione Anne, lasciò lo studio di Gaius e si mise alla ricerca di Gwen.
Cominciò
dalla stanza di Arthur, era abbastanza sicuro che lui non ci fosse, ma
si stesse allenando con gli altri cavalieri come faceva abitualmente.
La stanza era
deserta, perciò decise di controllare che fosse tutto in ordine
e che Gwen non avesse portato manufatti magici al suo interno.
Rivoltò la stanza da cima a fondo, ma con discrezione, evitando che il suo passaggio fosse notato da occhio esterno.
Stava guardando
sotto il letto – non sarebbe stata senz'altro la prima volta che
qualcuno vi nascondeva qualcosa -, quando qualcuno entrò nella
camera fischiettando.
Merlin si alzò di corsa e mosse le lenzuola come se stesse ordinando il letto.
«Tu chi sei?» chiese un ragazzo, che teneva tra le braccia gli stivali del re.
«Una
serva, Anne» rispose prontamente, togliendo una piega invisibile
dal lenzuolo. «Stavo rifacendo il letto del re, ora che lui
è rimasto senza il suo servo.»
«Capisco,
Anne. Sei stata gentile, ma non era necessario, sono il nuovo servo
personale del re. Mi chiamo William.» William posò gli
stivali di Arthur sul pavimento con la dovuta attenzione e si
avvicinò porgendole la mano. «Piacere di conoscerti.»
Il sorriso
rassicurante di Merlin s'incrinò. «Mi ha già
sostituito...» Accortosi dell'errore, si corresse: «Voglio
dire... vedo che è già stato trovato un sostituto,
bene.»
Non avrebbe
dovuto essere sorpreso – certamente non ferito -, lui era solo un
servo per Arthur, qualcuno di facilmente sostituibile.
Eppure faceva
male, un dolore non quantificabile, sapere che che per la persona a cui
teneva di più era bastato un attimo per dimenticarsi di lui e
andare avanti.
La mano di William era ancora protesa verso di sé, perciò Merlin allungò la sua per ricambiare la stretta.
«Non ti
avevo mai vista qui. Lavoro a Camelot da anni – sai, sono il
figlio di una delle cuoche: Margaret, l'avrai già incontrata,
credo -, ma tu sei una faccia nuova.»
«Sono
arrivato... arrivata solo da pochi giorni» lo interruppe, visto
che temeva da un momento all'altro avrebbe cominciato a raccontargli la
storia della sua vita e Merlin non aveva certo il tempo, o la voglia,
di ascoltare.
«Scusa, ma ora devo andare. Ho molto da fare» si congedò sbrigatamente e lo agirò.
«Certo, certo» annuì William.
Merlin era
già sulla porta con il pensiero di averla scampata, quando
William lo fermò. «Anne, aspetta un momento.»
«Sì?» chiese l'interpellato, girandosi.
«Sono stato contento di averti conosciuta, spero di poterti rivedere in un momento migliore.»
«Certo»
assicurò asciutto Merlin, che cominciò a pensare che
William stesse velatamente flirtando con lui. «Se ci sarà
l'occasione, sarà un piacere.»
Tentò di
essere gentile, ma senza dargli troppe speranze. Fosse dipeso da lui,
mai e poi mai avrebbe ripreso quei panni femminili, in ogni caso.
William non
sembrò notare il tentativo di scoraggiarlo, visto che sorrise
tutto contento, ma Merlin non poteva preoccuparsene al momento.
Doveva trovare Gwen e alla svelta.
Abbandonò la stanza di Arthur e riprese il suo giro per i corridoi di Camelot a passo spedito.
***
Gwen, come
Merlin scoprì in seguito, dopo averla cercata in lungo e in
largo per tutto il castello – incrociando ed evitando Gwaine e
Leon, nel mentre -, era al mercato con un paio di guardie come scorta.
Merlin non
notò nessun comportamento sospetto e in parte se ne
rammaricò. Avrebbe potuto essere che lei e Morgana non avessero
ancora nessun piano in mente e questo sarebbe stato un bene, ma poteva
anche essere che gli stesse sfuggendo qualcosa.
Purtroppo era
riuscito a raggiungere Gwen solo quando era in giro da parecchio tempo
e le guardie a lei vicine non sembravano una garanzia affidabile.
Gwen stringeva
tra le braccia un cesto con delle belle stoffe e Merlin avrebbe voluto
potersi avvicinare abbastanza da poter scoprire se in esso ci fosse
altro oltre a del semplice tessuto.
Con
discrezione, si avvicinò a Gwen, poi compì un incantesimo
e provò fin troppo compiacimento nel vederla inciampare nei suoi
stessi piedi e rovinare a terra, rovesciando con sé il contenuto
del cesto.
Le guardie
fecero quasi a botte pur di aiutarla a rimettersi in piedi, mentre
Merlin si avvicinò al cesto e, facendo finta di raccogliere il
tessuto, si mise alla ricerca di qualcosa di sospetto. Una boccetta? Un
artefatto magico?
Le possibilità erano tante e una più preoccupante dell'altra.
«Lasciate
che vi aiuti» disse Merlin come copertura, rimettendo a casaccio
le stoffe nel cesto dopo averle scrollate.
«Grazie, ma non ce n'è bisogno» affermò Gwen, appena si fu rialzata, dopo la caduta.
«È un onore, mia signora.» Lui fece il possibile per evitare lo sguardo di lei.
Merlin rimise nel cesto l'ultimo pezzo di stoffa.
Era deluso. Non
aveva trovato nulla e Gwen non si era nemmeno premurata di impedirgli
di cercare, segno che forse non vi era nulla da trovare.
Raccolse il cesto e lo porse alla regina. «Ecco a voi, altezza» disse e si costrinse a fare una riverenza.
«Grazie, sei molto gentile. Come ti chiami?»
«Anne,
per servirvi. Ora, con il vostro permesso, dovrei andare.» Merlin
sollevò di un poco il capo, sperando che i capelli lunghi lo
nascondessero a sufficienza alla vista.
«Certo.»
Gwen sorrise gentilmente, a volte era difficile credere che quella non
fosse più la vecchia Gwen, ma fosse tutto solo una recita.
Merlin si allontanò in direzione del castello.
Alle sue spalle, non si accorse dell'espressione consapevole e soddisfatta comparsa improvvisamente sul volto di Gwen.
***
Arthur mangiava lentamente la sua cena, senza pensarci troppo, svogliatamente.
Era distratto e
non stava prestando grande attenzione nemmeno al chiacchiericcio di sua
moglie al suo fianco, o a quello degli altri cavalieri e commensali. Si
limitava ad annuire ogni tanto e rispondere a monossillabi.
«Sei
preoccupato per qualcosa, Arthur?» gli chiese Guinevere,
toccandogli il braccio con la mano, poi allungò l'altra per
prendere la caraffa e versargli altro vino nel bicchiere. «Questo
ti farà sentire meglio.»
Arthur sorrise e per farla contenta bevve un lungo sorso.
Accontentata, Guinevere riprese a mangiare il suo pasto.
I pensieri di Arthur, com'era prevedibile, erano sempre presenti a tormentarlo.
Anche se stava facendo il possibile per non affrontare quel discorso, non poteva ignorarlo.
Merlin era uno
stregone e la volta in cui l'aveva sorpreso non era stata senz'altro la
prima in cui aveva compiuto un incantesimo.
Quante altre volte era successo? Quante altre volte aveva salvato la vita a lui o ai suoi uomini?
Arthur non era
stupido, scoprire che Merlin era uno stregone non gli aveva fatto
dubitare da che parte lui stesse – forse, solo per un attimo
– e tutt'ora non pensava che desiderasse la sua morte, ma tutte
quelle bugie fra di loro... era troppo da riuscire a superare.
Una fitta
improvvisa allo stomaco lo colse di sorpresa e si premette il braccio
contro lo stomaco. Fece un respiro profondo e impallidì
visibilmente, mentre la sua fronte s'imperlava di sudore.
«Mio signore, tutto bene?» fece Leon, accortosi della sua smorfia di dolore.
Guinevere si girò verso di lui, preoccupata. «Arthur?»
«Va tutto
bene» assicurò, ma l'affermazione coincise con una fitta
ancora più forte che gli strappò un gemito.
«Sire, vi sentite male?» chiese Mordred e questo attirò l'attenzione di tutte le persone sedute a tavola.
Arthur
scostò la sedia all'indietro e si alzò con
difficoltà. «Mi ritiro.» Poté fare solo pochi
passi, perché gli mancarono le forze e crollò a terra
privo di sensi.
Spazio Autrice: Buon Anno!
Benvenuti al terzo capitolo della mia long! Arthur continua,
ovviamente, a pensare ancora a Merlin (presto ricominceranno ad
interagire, attendete ancora un po') e facciamo la conoscenza di un
nuovo personaggio. Non ho idea di quanto importante diventerà il
mio William, ma ricomparirà ancora.
Dopo aver visto la 5x09, ho scritto questo terzo capitolo subito dopo
quella puntata, la scena della Dolma mi ha colpito tanto (e fatto
ridere altrettanto), che ho dovuto per forza sfruttare questa cosa per
far girare Merlin per il castello (anche se questa versione femminile
non ha ottant'anni). Sarà una cosa momentanea, comunque, presto
capirete perché.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Nel prossimo capitolo si proseguirà con il piano di Gwen e
Morgana, e si scoprirà cos'è accaduto ad Arthur.
Alla prossima settimana!
Ilaria
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Capitolo 4 *** IV capitolo ***
A Matter of Trust - 4° capitolo
A Matter of Trust
IV
«Arthur
sta male?» esclamò sbigottito Merlin, quando Gaius
provò ad informarlo sulla situazione. «È grave?
Gwen l'ha avvelenato di nuovo?»
Gaius gli fece
segno di calmarsi. «Merlin, stai calmo. Ho visitato Arthur un
momento fa e presenta tutti i sintomi di una brutta indigestione.»
Merlin inarcò le sopracciglia, mentre un'ondata di sollievo lo colmava. «Un'indigestione?»
«Sì. Non è grave, domani starà bene come sempre.»
Lui si concesse un sorriso. «Il solito asino, deve aver esagerato.»
Sentendosi rassicurato, Merlin andò a sedersi.
Appena era
tornato nello studio di Gaius, alcune ore prima, aveva infranto
l'incantesimo e ripreso i suoi soliti panni. Aveva aiutato Gaius con il
suo lavoro quando era stato possibile – per esempio quando il
malato non era cosciente – e si era nascosto nella sua stanza in
caso contrario.
Non era una situazione facile, ma per ora non vedeva alternativa.
«Non c'è nient'altro che possa fare, allora?»
«Puoi stare tranquillo, Arthur domani starà bene. Possiamo andare a riposarci.»
Merlin
annuì. Stava diventando paranoico, doveva liberarsi del problema
“Guinevere” il più presto possibile.
***
Un esercito in rivolta marciava in direzione di Camelot.
Furono le
guardie appostate sulle torri ad accorgersene per prime. Erano stanche,
assonnate per la lunga notte da trascorrere di vedetta, ma non poterono
non notare il grande, enorme esercito che si avvicinava.
Erano ancora distanti e non sarebbero arrivati alle mura ancora per un po', ma il tempo stringeva.
«Sir Leon, sir Leon» gridò una delle guardie, correndo per raggiungere il cavaliere.
«Che cosa accade?»
«Un esercito, sir, con intenzioni bellicose, si sta avvicinando.»
Leon rimase sorpreso dalla notizia così improvvisa, ma non c'era tempo per pensare, solo per agire.
Il re, anche se indisposto, doveva essere avvertito al più presto e bisognava prepararsi per la difesa di Camelot.
***
«Sire, sire!»
Arthur, che era appena scivolato nel sonno, venne svegliato dalle urla incessanti fuori dalla sua camera e il frenetico bussare.
Aprì gli occhi e vide sua moglie dirigersi verso la porta e parlare con l'intruso.
«Leon! Che cosa succede? Sai che il re non sta bene questa sera.»
«Vi chiedo scusa, altezza, ma è una questione della massima urgenza.»
Arthur si tirò su a sedere e allungò il collo verso l'uscio. «Cosa succede, Leon? Entra.»
Guinevere si fece da parte per lasciar passare il cavaliere e questi si precipitò subito ai piedi del letto padronale.
«Sire, Camelot è sotto attacco. Un esercito e in rapido avvicinamento.»
«Chi è il mandante, di chi si tratta?»
Leon scosse il capo. «Non lo sappiamo, sono ancora troppo lontani.»
Arthur
scostò le coperte e tento di alzarsi. Il rimedio che gli aveva
somministrato Gaius gli aveva calmato il dolore, ma si sentiva lo
stesso debole e sofferente.
In ogni caso, il regno aveva bisogno del suo re e lui non poteva rimanere confinato a letto in una situazione come quella.
Guinevere si
precipitò al suo fianco e riuscì a farlo risedere sul
materasso spingendolo per le spalle. «No, Arthur, sei ancora
malato, non saresti d'aiuto in queste condizioni.»
«Devo andare» tentò d'opporsi.
Leon si
schiarì la voce e attirò l'attenzione degli altri due.
«Sire, voi riprendetevi per il momento. Prepareremo Camelot per
affrontare l'assedio e ce la caveremo da soli.»
«Grazie, Leon» affermò Guinevere. Scostò le coperte per lui e lo costrinse a letto.
Controvoglia, ma non gli resto altro da fare se non capitolare.
«Bene, domani mattina sarò presente.»
Leon annuì e si allontanò a passo svelto.
Guinevere gli
sorrise e gli porse un bicchiere. «Bevi questo. L'ha lasciato
Gaius, ti aiuterà a dormire meglio.»
Arthur prese il
bicchiere e fece una smorfia quando lo accostò al naso: mai che
gli intrugli di Gaius avessero un buono odore. Ingurgitò la
medicina tutta d'un fiato scoprendo che il sapore era anche peggio, poi
si lasciò rimboccare le coperte come se fosse un bambino.
Guinevere si chinò e gli bacio la fronte. «Vado a vedere se hanno bisogno di me. Buonanotte.»
«Buonanotte.» Uno sbadiglio lo colse improvvisamente. Si girò su un lato e chiuse gli occhi.
L'ultima cosa
che si chiese prima che il sonno piombasse su di lui fu se Merlin,
dovunque si trovasse, fosse in salvo e sperò che non avesse
incontrato l'esercito in avvicinamento nel bosco.
***
Nei
corridoi di Camelot, di solito silenziosi a quell'ora di notte, molte
persone correvano su e guù per i corridoi, discutevano
animatamente e urlavano ordini da una parte all'altra. Merlin, dal suo
giaciglio, cercò d'ignorarli e si strinse con più energia
la coperta addosso, poi si coprì la testa con un cuscino.
Stava
riscivolando nel sonno, quando sentì la voce di Gaius parlare
con qualcuno. Merlin si alzò dal letto e si accostò alla
porta della sua camera per ascoltare. Aprì uno spiraglio e tese
l'orecchio.
«Vi raggiungerò tra un momento, solo il tempo di prendere lo stretto necessario» stava dicendo Gaius.
«Grazie»
replicò il cavaliere, poi la porta si richiuse davanti a lui.
Merlin ne approfittò per uscire allo scoperto. «Che cosa
succede?» chiese. Si avvicinò per aiutare Gaius a
procurarsi bende e varie boccette con rimedi medicinali.
«Un
esercito sta attaccando Camelot, siamo sotto assedio»
spiegò brevemente l'altro. «Devo preparare il necessario
per accudire i feriti.»
«Pensate
possa trattarsi di Morgana?» Era possibile che fosse già
riuscita ad ottenere il sostegno di un altro sovrano e che l'avesse
convinto a correre il rischio di attaccare un regno ben protetto come
il loro?
Gaius
scrollò le spalle. «Non so risponderti, Merlin. Per il
momento sembra un esercito come un altro, senza interventi magici.
Pronto a portare morte e distruzione.»
Era rischioso
trasformarsi di nuovo dopo così poco tempo in Anne, ma Camelot
poteva aver bisogno di lui. «Vengo con voi.»
Gaius lo squadrò per un momento. «Sei sicuro?»
«Non posso starmene a guardare mentre Camelot viene attaccata.»
«Bene, prepara il travestimento. Ti aspetto.»
***
Una mano che stringeva una chiave attraversò le sbarre e si allungò per infilare quest'ultima nella toppa.
Girò la chiave nella serratura un paio di volte e questa scattò.
L'uomo
tirò indietro il braccio e sorrise al suo complice.
«È tempo di andare» disse e spalancò la
porta.
Il complice annuì e lo seguì fuori dalla cella.
La regina era
passata alcune ore prima e li aveva avvertiti che il bersaglio
principale era un mago, magro e con i capelli neri, ma probabilmente si
sarebbe fatto vedere trasformato in una donna con i capelli lunghi.
In ogni caso, uomo o donna che fosse, non importava, l'ordine imperativo era uccidere.
***
Merlin, ritornato per l'occasione Anne, osservava da una finestra l'esercito marciare in direzione del castello.
Dalle mura di
Camelot era possibile vedere le frecce scoccate dagli arcieri
raggiungere l'esercito, che al contrario non si scompose nemmeno una
volta.
Nessun soldato
tentava di evitare il colpo o respingerlo con lo scudo, o cadeva a
terra colpito da una freccia. Essi si limitavano a continuare a
camminare a passo ritmato verso Camelot.
C'era qualcosa che non andava, era tutto troppo strano.
«Gaius, venite a vedere» disse Merlin, facendo segno all'altro di mettersi al suo fianco.
«Guardate, l'esercito non combatte, né si difende e non viene nemmeno colpito o ucciso.»
Gaius si
piegò verso la finestra e strinse le palpebre per vedere meglio.
Osservò per un po', poi si tirò indietro e annuì.
«Hai ragione, Merlin.»
«L'esercito è incantato? In qualche modo non può essere colpito?»
«Penso si
tratti di qualcosa di diverso. Dev'essere un incantesimo di illusione.
Noi vediamo gli uomini, ma loro non possono né attaccare
né difendersi, sono solo un'illusione.»
Merlin era confuso. Che senso aveva creare un esercito del genere?
«Oh,
no!» esclamò, appena ebbe realizzato il vero piano
organizzato da Morgana, l'evidente mandante di quella situazione.
«È un diversivo» spiegò in fretta a Gaius.
«In questo modo Arthur è indifeso e Gwen potrà
ucciderlo senza essere sospettata.»
«Vado ad
avvertire immediatamente i cavalieri» affermò Gaius.
«È bene che sappiano della situazione e agiscano di
conseguenza.»
«Sì.»
Merlin sollevò un orlo del vestito in modo che non lo
intralciasse e si diresse correndo verso la porta. La spalancò e
si voltò verso Gaius senza attraversarla. «Io vado da
Arthur.»
«Ma...» si oppose Gaius, preoccupato per lui.
Merlin
bloccò sul nascere le sue proteste. «Conciato così
non corro pericolo» gli rammentò e senza ulteriori
commenti si infilò nel corridoio.
Doveva fare presto, Arthur era in pericolo.
***
Ancora prima di arrivare dinanzi alla porta della stanza di Arthur, Merlin seppe che i suoi sospetti erano corretti.
Morgana e chi per lei stavano tentando di arrivare al re e le guardie sgozzate fuori dalla porta erano una conferma.
Erano due,
riverse sul pavimento, con un profondo taglio sulla gola da cui era
uscito molto sangue, che aveva macchiato i vestiti e formato una pozza
rosso scuro.
Merlin non prestò loro troppa attenzione, non c'era più nulla da fare per loro e non poteva nemmeno permetterselo.
Spalancò
le porte della stanza, preparato a dover affrontare qualcuno, ma vide
la stanza vuota. Temendo di essere arrivato troppo tardi, si
precipitò ai piedi del letto di Arthur.
Un rumore alle
sue spalle attirò la sua attenzione e Merlin si voltò di
scatto, ma non abbastanza velocemente da riuscire ad evitare il
coltellaccio da cucina che si conficcò nel fianco.
Merlin
ansimò e si piegò in avanti. Compresse la ferita con una
mano e respinse l'uomo che l'aveva colpito e l'altro brigante con la
magia, un attimo prima che venisse sferrato il colpo di grazia.
I due uomini
sbatterono con forza contro il muro di pietra e crollano a terra,
Merlin non avrebbe saputo dire se erano ancora vivi o meno.
Si girò
per controllare che Arthur stesse bene. Continuò a comprimere la
ferita che sanguinava copiosamente e fece il giro del letto per
mettersi nel lato dove preferiva dormire il re.
Arthur dormiva pacifico, come se nulla fosse accaduto un attimo prima e non avessero tentato di ucciderlo.
Un momento...
qualcosa non tornava, però, rifletté Merlin. Se
l'obiettivo era Arthur, perché non l'avevano attaccato per
primo, approfittando del fatto che non potesse difendersi?
Era come se sapessero che lui sarebbe corso a salvarlo.
C'era una sola
spiegazione possibile, il vero obiettivo era proprio lui, Merlin. Il
suo sguardo cadde sulle proprie mani e si accorse che erano diverse,
non più femminili per opera dell'incantesimo, ma erano tornate
alla loro forma originaria.
L'incantesimo
doveva essersi interrotto, rendendo rischiosa la sua presenza
lì, nella stanza di Arthur, quando in realtà avrebbe
dovuto trovarsi fuori dai confini come ogni esiliato.
Non mosse
nemmeno un passo per fuggire e andare a nascondersi, le sue gambe
cedettero in quel momento, facendolo accasciare sul pavimento, in
ginocchio, con il corpo sorretto dal materasso del letto, una mano
penzolante e l'altra molto vicina a quella di Arthur.
Il dolore al fianco si stava facendo insopportabile e si sentì stanchissimo.
Voleva solo... dormire.
***
Gwen
entrò nella stanza di Arthur per ultima visto che, per la sua
sicurezza, era necessario che i cavalieri le spianassero la strada.
Appena
quest'ultimi furono dell'opinione che non ci fosse pericolo, Gwen si
fece largo tra di loro e raggiunse i piedi del letto.
Arthur era
girato sul fianco opposto rispetto a quello su cui l'aveva lasciato,
orientato verso Merlin, che era seduto sul pavimento, ma la testa
era appoggiata al materasso.
Si tenevano la
mano e la scena era disgustosamente tenera. Davvero, se fosse stata
ancora innamorata di Arthur, sarebbe potuta essere gelosa del loro
legame.
Il piano era
fallito: Arthur era ancora in vita, ma, soprattutto, Merlin non
sembrava ad un passo dalla morte, anche se la sua non era una bella
ferita.
Gaius si stava
già occupando di lui e Gwen non aveva dubbi, l'avrebbe rimesso
in piedi quanto prima, sempre che lei non fosse riuscita a metterci il
suo zampino.
Non sarebbe stato strano se la ferita si fosse infettata e Merlin non fosse sopravvissuto, no?
Alcuni cavalieri si occuparono dei banditi, sollevandoli e portandoli fuori dalla stanza.
Sullo sfondo,
Gwen sentì le domande sussurrate su come fossero riusciti ad
evadere e lei cominciò a preoccuparsi. Doveva essere più
discreta o avrebbero cominciato a collegare e a scoprire la
verità.
I cavalieri
rimasti si guardarono l'un l'altro imbarazzati prima che Gwaine si
degnò a porre la domanda che li tormentava: «Che ne
facciamo di Merlin, altezza?»
Gwen sapeva di essersi già esposta troppo contro Merlin in precedenza, non le sembrava il caso di farlo nuovamente.
«Merlin
ha bisogno di cure e di riposare, adesso. Aiutate Gaius a portarlo nel
suo letto. Ogni ulteriore decisione sarà presa da Arthur domani
mattina.»
I cavalieri annuirono sollevati e si affrettarono ad eseguire gli ordini.
Spazio Autrice: Avrei dovuto pubblicare ieri, lo so, ma non ci sono riuscita, scusatemi.
Eccoci al quarto capitolo!
Non ho molto da dire questa volta, se avete qualche domanda sono sempre disponibile.
Spero che vi sia piaciuto.
Come al solito, vi do appuntamento per il quinto capitolo settimana prossima, o venerdì o sabato.
Vi informo che ho finalmente ripreso la stesura di questa long e ho quasi finito l'ottavo capitolo.
Ilaria
|
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Capitolo 5 *** V capitolo ***
A Matter of Trust - 5° capitolo
A Matter of Trust
V
«Buongiorno, sire!» disse una voce, scostando le tende e facendo entrare la luce del giorno.
Arthur emise un mugolio irritato e si girò dall'altra parte.
«Il
vostro bagno è pronto e subito dopo vi porterò la vostra
colazione» riprese la voce, che Arthur riconobbe essere quella di
William. Per un attimo considerò l'idea di soffocarsi con un
cuscino.
Alla fine, decise semplicemente d'ignorare i richiami e le chiacchiere del servo e rimettersi a dormire.
«Sapeste
quante cose sono successe, stanotte, sire... non sono riuscito a
dormire neppure un attimo con tutti questi avvenimenti...»
Improvvisamente,
Arthur rammentò cosa fosse successo prima che il sonno lo
catturasse e si addormentasse profondamente. «L'assedio!»
esclamò, tirandosi su a sedere e lottando con le lenzuola.
«Che cosa è accaduto? Com'è la situazione?»
«Sire, state tranquillo. L'assedio era un trucco e tutti stanno bene.»
Un trucco?
Arthur non riuscì a capire che cosa William intendesse. Stava
per chiedergli spiegazioni, ma prima che potesse farlo, il servo
riprese a parlare: «Beh... tranne il vostro ex servitore –
come si chiama? Ah, ecco... Merlin -, lui non sta molto bene, è
stato ferito.»
«Ferito?»
ripeté Arthur con tono preoccupato. Si alzò in fretta e
ignorò qualsiasi cosa che non fosse qualche capo che potesse
indossare.
Che cosa ci
faceva Merlin a Camelot?, si chiese, mentre raccattava gli stivali e ne
infilava un paio saltellando su un piede solo. «Dov'è,
ora?» chiese a William, che lo osservò un po' deluso visto
che stava completamente ignorando la tinozza e la colazione.
«Da
Gaius. Vedete, ieri sera...» iniziò William, ma
parlò al vento: Arthur era già corso fuori dalla stanza.
***
Arthur si sentiva così stupido!
Non avrebbe dovuto essere così preoccupato per la salute di Merlin, ma non riusciva ad impedirselo.
Continuava ad
essere furioso per tutte le bugie, tutto quello che gli aveva nascosto
per anni – e naturalmente c'entrava anche che fosse uno stregone
-, ma sentiva una morsa al pensiero che fosse ferito.
Sapeva che Merlin era uno stregone – ormai si era ripetuto quella frase fino allo sfinimento -, non poteva – voleva – credere che una qualsiasi ferita lui non potesse curarsela da solo, con i suoi poteri.
Eppure, l'aveva visto accadere.
A volte aveva dovuto vedere Merlin distrutto, mentre non si rassegnava al fatto che non c'era nulla che potesse fare.
Allora gli era
sembrata semplice tristezza davanti alla perdita di una persona cara
– la stessa che provava anche lui -, ma ora vi leggeva
dell'altro: la consapevolezza di avere un grande potere, ma di non
essere comunque abbastanza.
Com'era stato
cieco! Non riusciva a credere di non essere riuscito a vedere la
verità che era proprio davanti ai suoi occhi.
Se Merlin fosse morto, Arthur non sapeva come avrebbe reagito e non aveva nessuna intenzione di scoprirlo.
Arrivò
davanti alla porta di Gaius ed entrò senza bussare, non era il
momento di preoccuparsi di simili quisquilie.
«Gaius, dov'è Merlin?» chiese, attraversando la stanza a grandi passi.
La risposta non fu necessaria: Arthur notò immediatamente il lettino su cui era steso Merlin e Gaius che lo curava.
«Sire...»
mormorò Gaius, distogliendo l'attenzione da ciò che stava
facendo e concentrandosi su Arthur.
«Come sta?»
Gaius si alzò in piedi e Arthur si portò al suo fianco.
Merlin era incosciente e pallido, ma non sembrava che avesse la febbre, perlomeno.
Il petto era scoperto e uno spesso bendaggio era stato avvolto attorno alla sua vita.
La ferita era
coperta dalla fasciatura, ma lui poté vedere che si trovava sul
lato sinistro del corpo a causa di piccole macchie di sangue traspirate
dalla benda.
«Si riprenderà. La ferita era profonda e ha perso molto sangue, ma di per sé non è grave.»
«Bene, voglio essere avvertito quando si sarà ripreso abbastanza da poter parlare.»
Gaius annuì. «Certo, sire.»
Arthur avrebbe
voluto chiedere all'altro cosa fosse accaduto mentre dormiva, non era
ancora riuscito ad ottenere una risposta, ma si trattenne; non voleva
distogliere l'attenzione di Gaius dalle cure che doveva prestare a
Merlin.
Sarebbero stati i cavalieri a metterlo al corrente degli ultimi avvenimenti.
«A più tardi» concluse Arthur e lasciò la stanza.
***
«L'esercito
era opera di stregoneria, sire. Non era reale ed era solo
un'illusione» spiegò Leon con tono calmo e pacato.
Arthur era
seduto sul trono con Guinevere al suo fianco e stava ascoltando la
versione dei fatti dei suoi cavalieri direttamente dalla loro bocca.
«Quando
ci siamo resi conto di come stavano le cose, siamo venuti
immediatamente a controllare le vostre condizioni. Abbiamo trovato i
due briganti che avevamo catturato svenuti e...»
«Come hanno fatto a fuggire?» chiese Arthur, adirato.
«Qualcuno
ha procurato loro una chiave della cella, sire. A causa del diversivo
dell'esercito, c'era poca sorveglianza e non hanno avuto problemi ad
introdursi nella vostra camera» spiegò Leon, spostando il
peso da un piede all'altro con fare nervoso. Era comprensibile, erano
stati parecchio negligenti.
«E Merlin?»
«Lo abbiamo trovato ferito...» Leon si fermò e sembrò soppesare le parole prima di continuare.
Arthur si chiese che diavolo prendesse al suo cavaliere.
«...Vicino a voi. Noi pensiamo vi abbia protetto, sire.»
Lui si sentì imbarazzato. Sembrava proprio che dovesse la vita a Merlin sempre più spesso.
«Come...»
Si schiarì la voce. «Come è riuscito Merlin a
tornare a Camelot?» Si rese conto subito che era una domanda
inutile, sapeva bene come avesse potuto fare.
I cavalieri, al
contrario, non avevano ancora idea della verità, quindi non
sapevano come rispondere. Tutt'ora si chiedevano i motivi che avevano
spinto Arthur ad esiliare il suo servo.
«E
perché tornare, sapendo che non era più il
benvenuto?» Aveva posto la domanda ad alta voce, ma era
più qualcosa che riguardava se stesso. Se fosse stato scoperto,
Merlin sarebbe stato condannato a morte, era stato lui stesso a
dirglielo.
Con fare
irriverente, Gwaine mosse un passo avanti rispetto agli altri
cavalieri, che erano in fila uno di fianco all'altro, e inarcò
un sopracciglio. «Ve lo state chiedendo davvero, sire? Merlin
tiene tantissimo a voi – e a Camelot -, non potrebbe mai starvi
lontano con Morgana ancora in giro a minacciare voi e il regno.»
A giudicare dalla quantità di persona che annuirono alle parole di Gwaine, dovevano essere tutti d'accordo.
«Sire,
ora Merlin, date le sue condizioni, è stato portato da Gaius per
ricevere le cure necessarie, ma poi come pensate di comportarvi con
lui?»
Arthur sapeva bene cosa aveva detto avrebbe fatto se avesse rivisto Merlin, ma, semplicemente, non voleva.
«Parlerò con lui, poi deciderò il da farsi.»
Chiuso
l'argomento Merlin, Arthur venne messo al corrente che i due briganti
eano stati rinchiusi di nuovo in prigione, non avevano nessuna
intenzione di confessare chi li aveva aiutati e sarebbero stati
giustiziati a breve, per l'attentato al re.
In seguito a questo, la riunione giunse al termine e le persone si dispersero.
«Arthur?»
Lui si girò verso Guinevere, che aveva lasciato il trono per avvicinarsi a lui.
«Sì?»
«Come sta Merlin? Sei passato a trovarlo, non è vero?»
Arthur la
fissò un po' confuso. Erano diverse ore che Merlin era stato
ritrovato, Guinevere non era ancora andata a trovarlo o non si era
informata sulla sua salute? Erano amici da anni, non era da lei, si
disse, e di nuovo si pentì, per essersi lasciato prendere
un'altra volta dai dubbi. Stava sviluppando sempre più spesso
una malafede nei confronti degli altri. «Non sei ancora andata a
trovarlo?» chiese, dando voce ai suoi pensieri.
Guinevere
boccheggiò e spalancò ancora di più le palpebre.
«Io... io non ho avuto tempo, avevo altre cose di cui occuparmi.
Pensavo di passare da Gaius più tardi.»
Arthur
annuì, sovrappensiero. «Comunque... ha perso molto sangue,
ma la ferita non si è infettata, dovrebbe riprendersi in
fretta.»
Guinevere
sorrise. «Bene, è una buona notizia.» Ci fu una
pausa, poi aggiunse: «Cosa farai, con lui?»
Arthur
piegò la testa in avanti e si passò le mani tra i
capelli. «Non lo so proprio, Guinevere. È una decisione
difficile.» E lui si sentiva ancora tradito da Merlin,
così importante per lui.
«Qualsiasi
scelta prenderai, ti starò sempre accanto. Ricordatelo.»
Guinevere allungò un braccio e gli prese la mano.
«Grazie, Guinevere.»
***
«Il piano è fallito, mi dispiace.»
Gwen era sgusciata fuori dal palazzo e si era incontrata con Morgana nel bosco per aggiornarla sulla riuscita o meno del piano.
Purtroppo, Gwen
non portava affatto buone notizie: Arthur e, soprattutto, Merlin erano
ancora vivi e i due briganti erano stati catturati senza che avessero
portato a termine il loro compito.
Eppure si era raccomandata di fare attenzione ai poteri che Merlin possedeva e ucciderlo al primo colpo.
«Però...»
aggiunse, prima che Morgana desse in escandescenze. «Merlin ha
riportato una ferita che, anche se non grave, lo rende
vulnerabile.»
Morgana si
avvolse più strettamente lo scialle intorno alle spalle e
sorrise. «Approfittane per finire tu il lavoro. Senza di lui
sarà molto più facile impossessarci di Camelot.»
«Certo.»
«Gaius sarà sempre vicino ad Emrys, come farai ad allontanarlo?»
«Ci sarà un'emergenza nel villaggio. Gaius sarà costretto ad accorrere per prestare il suo aiuto.»
Morgana
annuì con approvazione. «Stai attenta a non farti
scoprire. La tua copertura come amata moglie del re ci è molto
utile» disse quelle ultime parole con disprezzo. «Non
c'è nessuno che può uccidere Merlin al posto tuo?»
Lei scosse la testa. «Nessuno di fidato. Dovrò correre il rischio.»
«Non fallire.»
«Farò il possibile.»
***
Merlin sbatté le palpebre più volte prima di spalancare gli occhi e spostare il capo in entrambi i lati.
Si trovava nello studio di Gaius, aveva la gola secca, la testa pesante e gli bruciava il fianco.
Non uno dei suoi migliori risvegli.
«Merlin,
sei sveglio!» esclamò Gaius e lo raggiunse. Tra le dita
stringeva una boccetta che aveva un colorito poco attraente.
«Gaius,
cos'è successo ieri notte? Come sta Arthur? E come sono arrivato
fin qui?» cominciò a domandare con apprensione.
«Hai salvato Arthur dai due briganti evasi, ricordi?»
Merlin fece un segno di assenso con il capo.
«Arthur sta bene, mentre tu sei stato ferito. Sono stati i cavalieri a portarti qui.»
«I cavalieri...» ripeté Merlin e si rabbuiò. «Mi hanno scoperto, non è vero?»
«Sì, è così.»
Era sorpreso che non l'avessero sbattuto in prigione alla prima occasione. «Come mai non sono in una cella?»
Possibile che...? «Arthur ha cambiato idea?» si azzardò a chiedere con un filo di voce, speranzoso.
Bastò l'espressione addolorata di Gaius a fargli capire che no, Merlin era ancora un esiliato.
«No, ma Arthur vuole parlare con te. Mi ha chiesto di mandarlo a chiamare appena ti fossi sentito meglio.»
Merlin non sapeva cosa avrebbe voluto dirgli, ma non sarebbe stata una conversazione facile.
Si sentì
un po' più rasserenato, c'era la speranza che Arthur cambiasse
idea. Merlin avrebbe cercato di fargli capire che essere un mago non lo
rendeva diverso da prima, lui non avrebbe mai fatto del male a lui o a
chiunque altro solo per il gusto di farlo.
«Ora
andrete a chiamarlo?» chiese Merlin, mentre Gaius lo aiutava a
mettersi più sollevato, posizionandogli un paio di cuscini
dietro le spalle. Poi il medico gli mostrò la boccetta che aveva
in mano prima e che aveva posato sul tavolo poco dopo. «Devi
prendere questa.»
Merlin piegò le labbra in una smorfia disgustata e prese la boccetta dalle mani di Gaius.
«Arthur ha avuto la tua stessa reazione, ieri sera, sai.»
Merlin sorrise,
poi svuotò la boccetta in pochi rapidi sorsi. «Se era
orribile anche solo la metà di questa, aveva ragione, per una
volta.»
«Mando qualcuno a chiamare il re, torno tra un momento.»
Merlin
annuì e si sistemò meglio tra i cuscini, cercando di fare
piano e non tirate la ferita. Piegò la testa da un lato e chiuse
gli occhi, appisolandosi immediatamente.
Spazio Autrice: Eccomi con il quinto capitolo, scusatemi se ci ho messo così tanto a postarlo.
Spero che vi sia piaciuto, alla prossima!
Il sesto tra due settimane, sempre nei giorni tra venerdì e sabato.
Ilaria
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Capitolo 6 *** VI capitolo ***
A Matter of Trust - VI capitolo
A Matter of Trust
VI
Arthur stava scendendo le scale per raggiungere i suoi cavalieri per il
solito allenamento. William aveva appena finito di aiutarlo ad
indossare l'armatura sfinendolo di chiacchiere riguardanti una certa
serva di nome Anne, che aveva incontrato il giorno prima per la prima
volta e che l'aveva colpito subito.
«Sire!» lo chiamò un giovane servo, appena lo riconobbe.
«Sì?»
«Gaius, il medico di corte, mi manda a dire che Merlin si è svegliato e può ricevervi.»
Arthur sorrise alla notizia e oltrepassò il servitore, precipitandosi da Merlin.
Quando giunse
davanti alla porta dello studio di Gaius, bussò un paio di
volte, ma non ottenne risposta. Un po' sorpreso, entrò, ma non
vide Gaius come si aspettava.
Attraversò la stanza ed entrò in quella di Merlin.
Il mago era nel
letto, in posizione seduta, orientato verso la porta; il corpo era
rilassato e la testa appoggiata per metà sulla spalla e per
metà sul cuscino. Aveva gli occhi chiusi, i capelli neri
scompigliati e respirava con ritmo lento e regolare, chiaro segno che
era profondamente addormentato.
Arthur
piegò le labbra in un sorriso dolce, mentre lo guardava. Si
addentrò nella stanza e si sedette sulla sedia lasciata vuota da
Gaius.
Probabilmente
il medico era dovuto uscire per curare altri malati che avevano bisogno
del suo aiuto ed era stato costretto a lasciare Merlin da solo.
Arthur incrociò le braccia al petto e appoggiò la schiena contro lo schienale della sedia.
Voleva parlare
con Merlin, sentire quello che aveva da dirgli, ma, per la prima volta
in cui lo conosceva e lo sorprendeva a dormire, non se la sentì
di svegliarlo.
Era difficile
da spiegare quello che Arthur sentiva. Da una parte gli sembrava di
avere sempre davanti il solito Merlin, l'uomo che l'aveva accompagnato
nel corso della sua vita per tanti anni, che c'era sempre per lui, a
sostenerlo, ad aiutarlo, semplicemente ad esserci per Arthur, una
costante nella sua vita di cui non poteva più fare a meno, di
cui si fidava; d'altra parte non riusciva ad accettare che la fiducia
che aveva sempre pensato esserci fra di loro, fosse solo unilaterale.
Se mi hai mentito su qualcosa di così importante per te, cos'altro mi hai taciuto o tacerai?
Non sapeva come avrebbe fatto a fidarsi di nuovo, né se lo voleva.
Arthur aveva
accostato la porta della stanza di Merlin, perciò riuscì
a sentire il rumore di quella d'ingresso che venne aperta delicatamente
e allo stesso modo richiusa.
Arthur sollevò la testa e ascoltò dei passi leggeri avvicinarsi a dove si trovavano lui e Merlin.
Pensò
che fosse tornato Gaius, quindi si preparò a vedere questi
attraversare la soglia – tra l'altro il nuovo arrivato era
entrato direttamente, senza bussare, doveva trattarsi per forza del
medico di corte -, invece si stupì nel veder arrivare Guinevere.
Aveva aperto la
porta come se non volesse far notare la sua presenza e per un momento
gli parve di vedere un'espressione di disappunto sul suo volto quando
Guinevere notò la presenza di Arthur.
«Arthur, anche tu qui?» chiese lei con un sorriso nervoso.
Perché teneva così ostinatamente le mani dietro la schiena?
«Come sta Merlin?»
Arthur
scrollò le spalle. «Meglio, credo, ma non ho ancora avuto
modo di parlare con Gaius, non c'è al momento.»
«Mentre
venivo qui ho sentito che c'è un emergenza al villaggio e che
c'era bisogno del suo aiuto. Tornerà più tardi.»
«Oh,
capisco» rispose Arthur, mentre la sua attenzione era tutta
rivolta a tentare di capire che cosa gli stesse nascondendo sua moglie.
«Merlin
dorme» affermò ad un certo punto Guinevere. «Credo
sarebbe meglio per entrambi passare più tardi a trovarlo.
Lasciamolo riposare tranquillo ora, puoi parlargli dopo.»
«Beh,
io...» balbettò Arthur, preso di sorpresa. Spostò
lo sguardo dalla moglie a Merlin. Era arrivato fin lì con il
proposito di non muoversi di un passo fino a che non avesse parlato con
Merlin, ma a quel punto sembrava stupido insistere. Non aveva idea di
quando l'altro si sarebbe svegliato, era il re e non poteva aspettare
delle ore invano.
Merlin sarebbe
stato ancora lì ad aspettarlo più tardi, poteva rinviare
l'importante conversazione ad un momento migliore.
Girò la testa verso Guinevere e si alzò, deciso a lasciar perdere e permettere a Merlin di riposare.
Guinevere sorrise in approvazione e si fece da parte per permettergli di passare.
«Arthur»
chiamò la voce di Merlin e l'interpellato si voltò
improvvisamente verso di lui, intercettando il suo sguardo.
Merlin aveva gli occhi assonnati, l'espressione un po' addormentata e un po' sofferente.
«Merlin!»
esclamò Arthur allegramente, accentuando il modo di pronunciare
il nome dell'altro come era solito fare lui.
Ci volle un
attimo prima che rammentasse che in teoria avrebbe dovuto essere
arrabbiato e trattare l'altro almeno con freddezza.
«Merlin»
ripeté, con tono più contenuto, riprendendo posto al suo
fianco, sulla seggiola. «Ho bisogno di parlarti.»
L'altro annuì piano, fissandolo intensamente negli occhi.
Nel frattempo,
Guinevere aveva mascherato la delusione. «Vi lascio soli. Arthur,
ci vediamo dopo» disse rigida, come congedo, prima di andarsene.
Merlin seguì la sua figura allontanarsi lanciandole uno sguardo scuro, attento e un po' preoccupato.
***
Poco dopo, Gwen era lontana, lui e Arthur erano rimasti soli ed era calato il silenzio.
Era difficile sapere da dove cominciare.
«Gaius dov'è? Aveva detto sarebbe tornato subito» chiese Merlin, rompendo il ghiaccio.
«Emergenza al villaggio» rispose Arthur, senza degnarlo di un'occhiata.
«Capisco.»
«Senti,
Merlin, io volevo...» Arthur sollevò la testa e lo
guardò. «Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita,
ieri sera.»
Merlin avrebbe
voluto uscirsene con una battuta, come faceva sempre, ma non era il
momento giusto, era il momento di parlare seriamente.
«Non vi
lascerei mai in pericolo. Sarò sempre al vostro fianco,
ricordate?» Non importava quale fosse il prezzo da pagare, Merlin
avrebbe sempre fatto l'impossibile per lui, per ottenere salva la sua
vita.
Arthur fece una smorfia. «Non sono una damigella in pericolo!»
Merlin rise, ma fu costretto a smettere presto perché la ferita era più dolorosa con quei movimenti inconsulti.
«Merlin, da quanto tempo pratichi magia?» chiese Arthur, ritornando serio.
«Da sempre, sono nato così. Essa è parte di me, lo è sempre stata. Non potrei vivere senza.»
Il loro
rapporto si era fatto difficile a causa di questo, ma era così
bello, finalmente, poter parlare ad Arthur e dirgli semplicemente la
verità.
Aveva atteso
talmente tanto quel momento, a volte temendo che non sarebbe mai
successo, ma era giunto, ormai, e gli aveva tolto un grosso peso dal
cuore.
«Arthur,
io so che la magia vi ha ferito in molti modi, ma non è lei il
problema, io non vi farei mai del male.»
Merlin voleva così tanto che lui lo capisse e lo accettasse così com'era.
Se l'avesse cacciato di nuovo, che cosa avrebbe fatto?
«Dannazione,
Merlin, questo lo so. Lo sapevo...» si corresse dopo un attimo e
il cuore di Merlin sprofondò. «Non so più a cosa e
a chi credere. So soltanto che non ti sei fatto scrupolo a mentirmi per
tutti questi anni. Come posso fidarmi di nuovo?»
«Io...
io... non avevo scelta! Ogni volta che credevo fosse il momento giusto
per dirvi la verità, succedeva qualcosa che me lo
impediva.»
Arthur scosse
il capo, si alzò in piedi e si allontanò da lui.
«Non accampare scuse, se ti fossi fidato di me, se lo avessi
fatto per davvero, non avresti dovuto affannarti tanto per cercare il
tuo momento giusto!» replicò Arthur, sottolineando le ultime parole e facendogli il verso.
Merlin
inarcò le sopracciglia, la conversazione non stava andando
affatto come se l'era immaginata. «Non capisco. Il vostro maggior
problema non è il fatto che sono un mago – e di
conseguenza potrei distruggervi in un soffio, se solo lo
volessi...»
Arthur assunse
un'espressione irriverente. «Certamente ora mi spiego il tuo
“potrei distruggerti con molto meno”...»
Merlin ignorò il commento e continuò: «Ma che vi abbia mentito per tutto questo tempo?»
«Merlin,
nella mia vita, tutte le persone a cui tenevo mi hanno mentito o
nascosto delle cose. Credevo di potermi fidare completamente di te,
prima di scoprire che non era così e non avevi ricambiato il
favore.»
«Vi
chiedo perdono.» Merlin si sentiva davvero in colpa, per una
volta si chiese se tutto quello che aveva fatto per nascondere la
verità, non fosse stato sbagliato e inutile. «Mi dispiace
davvero.»
Arthur lo
fissò intensamente negli occhi, come se stesse cercando al loro
interno la verità, poi annuì piano e tornò a
sedersi.
«Che
farete, ora? Mi condannerete a morte? Ne avreste il diritto.»
Merlin non voleva morire, ma poteva capire i motivi che potevano
spingere Arthur a prendere una decisione del genere.
«No, e
non voglio nemmeno che tu vada via. L'esilio è annullato. Voglio
che tu rimanga e avere la possibilità di capire la magia.»
Merlin
sgranò gli occhi, non riusciva a credere alle proprie orecchie.
«Sì! Io... sì! Grazie, Arthur.» Sorrise,
mentre sentiva gli occhi bruciargli un po'.
«E ora raccontami cosa mi sono perso negli ultimi dieci anni.»
***
Gwen sapeva
bene di aver perso un'occasione preziosa di uccidere Merlin, ma
purtroppo era stata sfortunata e non poteva certo rompere la sua
copertura con Arthur.
Non aveva
scelta, quella notte sarebbe sgusciata fuori dal suo letto e, mentre
tutti sarebbero stati profondamente addormentati, avrebbe portato a
compimento il suo piano.
Non era più concepibile fallire.
***
La notte era scesa su Camelot da ore, ma Arthur non riusciva a dormire e continuava a rigirarsi nel letto.
Era contento di
essersi chiarito con Merlin – anche se non era ancora tutto
risolto – e di avergli permesso di rimanere a Camelot. E lo
stesso sembrava valere anche per l'altro, vista l'espressione contenta
che gli aveva rivolto.
Arthur stava
per scivolare finalmente nel sonno, quando un rumore attirò
nuovamente la sua attenzione: era il suono della porta della sua stanza
che si chiudeva.
Si girò di scatto dall'altro lato del letto e vide che Guinevere era sparita.
Non capiva
perché sua moglie si fosse allontanata così
all'improvviso, nel cuore della notte, ma aveva tutte le intenzioni di
scoprirlo.
Si alzò dal letto e la seguì.
Forse si
sbagliava e lei stava solo facendo quattro passi per prendere sonno.
Però non riusciva a togliersi dalla mente gli strani
comportamenti che Guinevere aveva assunto negli ultimi tempi.
Magari quella sarebbe stata l'occasione giusta per andare in fondo alla questione.
La seguiva da una distanza che pareva sufficiente a non perderla di vista e neppure a farsi sorprendere.
All'iniziò
non capì dove Guinevere stesse andando e pensò che fosse
un tragitto come un altro, senza una metà precisa, ma presto si
rese conto che quel giro sembrava sempre di più quello che
compiva per andare da Gaius.
Sta andando da Merlin?
No, un momento,
si corresse subito dopo, forse non si sentiva bene e aveva bisogno che
Gaius le prescrivesse un rimedio per stare meglio.
Poco dopo, un
gruppo di guardie che pattugliavano i corridoi del castello stava
venendo nella loro direzione. Appena Guinevere vide la luce delle torce
avvicinarsi, si affrettò a nascondersi dietro una colonna e
Arthur fu costretto a fare lo stesso per non farsi scoprire.
Le guardie li
oltrepassarono senza notarli e appena girarono l'angolo, Guinevere
riprese a percorrere il corridoio e Arthur a tallonarla.
Ora come ora
era difficile pensare che i motivi di Guinevere per essere in giro in
pieno notte fossero innocenti, vista la sua ferma intenzione a non far
sapere a nessuno cosa facesse.
Esattamente come aveva pensato, la fermata di Guinevere fu davanti alla porta di Gaius.
Lei entrò di soppiatto e non sembrava propensa a svegliare Gaius per chiedere il suo aiuto.
Arthur era sempre più intenzionato ad andare in fondo a quella sotira, anche se temeva quello che avrebbe scoperto.
Guinevere
l'aveva tradito più di tre anni prima, precedentemente al loro
matrimonio, ma in seguito non gli aveva dato altri motivi per dubitare
di lei.
Arthur la
seguì all'interno dello studio di Gaius, la vide oltrepassare,
senza degnarla di uno sguardo, il giaciglio di quest'ultimo e dirigersi
verso la stanza di Merlin.
Di nuovo.
E ancora una volta non sembrava una semplice visita per accertarsi della sua salute.
Non c'era molta
luce, ma Arthur si era avvicinato a sufficienza per vedere che
Guinevere stringeva qualcosa nella mano destra e aveva tutta l'aria di
essere un'arma pericolosa.
«Guinevere!»
esclamò, rivelando la sua presenza all'altra e fissandola a
bocca aperta. Non poteva credere che stesse attentando alla vita di
Merlin. «Che cosa stai facendo?»
Guinevere si
fermò con il braccio a mezz'aria, lo stiletto ora bene in vista,
e si girò a guardarlo, sorpresa di essere stata scoperta.
Spazio Autrice: Salve a tutti!
So di essere in un ritardo spaventoso, ma sto attraversando un calo
d'ispirazione con questa storia, quindi procedo molto a rilento.
Assicuro che non ho intenzione di mollarla, comunque, quindi i capitoli
continueranno a venire pubblicati.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate ancora il ritardo.
Ilaria
|
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