Ricatto d'amore

di bells swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti :) Se avete letto il mio ultimo avviso, vedrete che con la pubblicazione di questa nuova storia sto mantenendo la mia promessa. È il minimo che possa fare per voi.
Ripeto che a seguire leggerete il mio vecchio modo di scrivere: nulla cambierò dei capitoli, nemmeno le note finali.
Non per vantarmi, ma da quando pubblicavo le mie vecchie storie sono un tantino migliorata, ecco perché vi sto avvertendo: non spaventatevi dagli orrori che potrete leggere xD
A presto, M.
 
 
 
 
Le spinte si fanno sempre più forti e frequenti, passionali come i nostri baci.
“Bella…” James ansima il mio nome, baciandomi ogni parte del viso. “Ti amo, amore.”
“James” Ansimo anche io, preda degli spasmi dell’orgasmo ormai prossimo. Lo sento, sta per arrivare, facendomi fremere di passione. Inarco la schiena, gettando indietro la testa. “James!”
James si lascia ricadere sul materasso, portandomi su di lui senza interrompere il contatto dei nostri corpi. “Muoviti, Bella. Continua così, non fermarti” mi invita, stringendomi in una presa possessiva per i fianchi e aiutandomi così nei movimenti.
Getto ancora la testa, l’orgasmo a farmi tremare di piacere mentre James si abbandona ai sensi con un gemito più roco degli altri. Ho le mani appoggiate al suo petto, posso sentire il battito furioso del suo cuore. Mi lascio ricadere su di lui, mentre James prende subito a cullarmi, baciandomi la fronte. Lo abbraccio, gustandomi quel momento in cui tutto è normale.
Sento un rumore, quello che fanno solitamente i movimenti di James quando controlla l’ora dalla sveglia posta sopra il comodino.
Sospira. “Bella, fra poco arriveranno Emmett e gli altri ragazzi.”
Mi irrigidisco: so cosa significa ‘Emmett e gli altri ragazzi’ , significa che c’è tra loro anche Edward. E se posso, vorrei evitarlo. O meglio, vorrei evitare gli sguardi che mi lancia. Perché non sono sguardi che si lanciano alle fidanzate dei tuoi migliori amici, no. Sono sguardi che si lanciano alla donna desiderata.
Forse sono diventata paranoica, ma Edward mi fa uno strano effetto. E non posso negare di non essere attratta un po’ da lui. È un bel ragazzo in fin dei conti. Ma io sono innamorata di James.
Lasciandomi un bacio sulla fronte, mi invita ad alzarmi per vestirsi. Mette solo i pantaloni, niente boxer. Alla fine, stando a casa non gli servono poi tanto.
Lo osservo, è bellissimo James. Ha un corpo che sembra scolpito nella pietra, neanche il David di Michelangelo che al confronto sembra pompato. Inoltre, James è carne viva, è carne mia. E io sono sua. Al diavolo Edward.
“Bella, se non la smetti di fissarmi in quel modo sarò costretto a rimandare la cena” dice, lanciandomi un’occhiataccia e infilandosi la t-shirt che gli evidenzia i pettorali.
Sorrido ancora a pancia in giù, la schiena scoperta e il leggero lenzuolo a coprirmi dai fianchi in giù. “Fallo, non mi oppongo” lo sfido, fissandolo malizioso.
Si abbassa su di me, baciandomi appassionatamente. “Non tentarmi Bella.”
“Altrimenti?” chiedo, alzandomi col busto e scoprendo quel seno che so piacergli tanto.
Difatti, lo sguardo si posa lì fissandolo bramoso. Lo sfiora quasi con violenza. Lo prendo per la maglietta, baciandolo appassionatamente e portandolo su di me. James non si oppone, anzi. Si sistema meglio tra le mie gambe facendomi sentire la sua eccitazione. Inizia a spingere con movimenti lenti, allargandomi ancora le gambe. A separarci, il lenzuolo e i jeans.
“Ahh… ah… James, continua” lo imploro.
“Ti ho mai detto quanto sentirti gemere per me sia eccitante?” domanda James.
“Ricordamelo” ansimo, gettando la testa all’indietro. Sento il corpo ricoprirsi di brividi di piacere, sto arrivando una seconda volta.
“Sei terribilmente eccitante quando fai così” sussurra al mio orecchio, leccandomi il lobo.
“James!” Ansimo più forte a quel movimento e raggiungo l’orgasmo mentre sento lo sguardo di James sul mio viso.
Quando mi calmo, anche James smette di spingere e mi lascia un piccolo bacio sulle labbra. “Adesso, puoi vestirti o ne vuoi ancora?” chiede divertito.
Con uno strattone lo faccio ricadere su letto, alzandomi imbronciata mentre lui ride di cuore. Mi attira a sé. “Guarda che mi piaci così insaziabile” sussurra al mio orecchio. Cerco di scansarlo ma comincia a farmi il solletico.
“No, dai James!” urlo ridendo.
 
“Tesoro, vai ad aprire tu?” James è in camera a vestirsi. Dopo il solletico, sono finita sopra di lui e ovviamente era pericolosa una cosa del genere con James come componente maschile.
Il campanello ha appena suonato: lui è qui. La serata passerà sicuramente con sguardi sfuggenti, continui commenti strani, e sfioramenti di cui potrebbe benissimo farne a meno. Un esempio, quando gli passo una forchetta o qualsiasi altra cosa lui richiede, indugia nell’accarezzarmi le dita, fissandomi. Nessuno si è mai accorto di nulla, perciò sono convinta di immaginarmi tutto. Allo stesso tempo, so per certo che lo fa a posta.
Con un sospiro, mi sistemo il vestito e vado ad aprire. Emmett, Jasper e Edward. Sono amici di James dall’infanzia, condividendo tutto. Passioni, passatempi, auto, femmine. Con me, hanno fatto uno strappo alla regola anche se sono convinta che Edward vorrebbe continuare con la tradizione.
 “Bella, sei stupenda!”
“Grazie Emmett, anche tu non sei male” ricambio, facendoli entrare.
Ho anche notato che spesso Edward si riserva di entrare per ultimo, fissandomi. Lo ignoro anche stavolta dato che lo rifà.
‘È solo la tua immaginazione, Bella.’
“Come stai?” È lui a parlare, mentre gli altri due sono già in soggiorno ad aspettare James.
“Bene.” È troppo vicino per i miei gusti.
‘È solo la tua immaginazione, Bella.’
“Ne sono felice” sussurra, avvicinandosi ancor di più o sbaglio?
Sì, sbagli. “È solo la tua immaginazione, Bella”
“Edward!” esclama James, abbracciandolo.
“Ciao, James” ricambia entusiasta Edward.
“Bella, Edward ti ha importunato?” chiede James, fintamente serio.
Scuoto la testa, pronta a dire altro quando Edward mi interrompe. “Se anche fosse, come puoi darmi torto? Complimenti amico mio” si congratula con James. Mi fissa sorridendomi, un sorriso che nasconde mille significati.
James scoppia a ridere mentre io cerco di sorridere.
“Ohi, ragazzi, che fine avete fatto?” Questo è Jasper.
“Andiamo” dico, sorridendo. James mi circonda le spalle con un braccio.
“Andiamo” conferma.
 
La serata è passata tranquillamente, tra varie battute dei ragazzi mentre io sono rimasta per lo più in silenzio. Non troppo, avrei creato sospetti.
Edward è seduto vicino a me. Sono rimasta il più a lungo possibile in piedi, aspettando di vedere Edward seduto e potermi così sedere ben lontana da lui. Ma a quanto pare, non ci sono riuscita.
Mancava il dolce e la cena sarebbe finita, poi ci saremmo spostati in salotto.
“Vado a prendere il dolce” annuncio, alzandomi.
Vado in cucina, accompagnata dai discorsi dei ragazzi, prendendo la torta al cioccolato, con panna e fragole, dal frigorifero. La poggio sul ripiano della cucina per scartarla. Oggi non ho avuto il tempo di cucinare per questo l’ho comprata. Una volta al mese, ci si può lasciare andare a piccole voglie.
Due braccia improvvisamente si accostano al ripiano della cucina, all’interno delle mie e ai lati dei miei fianchi.
“James…” Eppure il profumo non è il suo, sembra quello di…
“Sbagliato.”
Mi scosto subito, allontanandomi. La porta della cucina è già chiusa.
“Sei impazzito?” chiedo sconvolta.
Non è più divertito, è serio. Troppo serio. “Sì, tu mi hai fatto impazzire.”
“Io?” chiedo sconvolta. Okay, non è più solo la mia immaginazione.
 
 

Spazio autrice

 
Bene ragazze. 
Questa è la prima volta che mi cimento in una storia sul fandom Twilight e spero di non fare così pena nello scrivere ^^"
Spero anche di sentire presto le vostre opinioni!
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Buona domenica a tutti (: Ebbene sì, anche se devo semplicemente ripubblicare dei vecchi capitoli, sono in ritardo >.< Non ricapiterà più, promesso. Ebbene, questo che ri-leggerete è il secondo capitolo di “Ricatto d’amore” (ma va?, lol) e ancora una volta vi ricordo di non fare caso agli orrori ortografici che incontrerete nel vostro cammino. :’)
 


 
 
“Edward, tu non sai di che parli!” Cerco di farlo rinsavire. Non può parlare seriamente!
“Cazzo, sì che invece parlo seriamente!” sibila afferrandomi per i fianchi e sbattendomi al muro con forza.
Gemo di dolore ma mi maledico quando penso a quanto questo contatto sia eccitante.
“Perché non mi credi?” chiede in un sussurro disperato.
“Edward, c’è James di la’. Ricordi? James, il tuo miglior amico, lo conosci dall’infanzia, come puoi pensare di essere attratto dalla sua ragazza?” chiedo, osservandolo in volto.
Lui non risponde e io sono troppo sconvolta per spingerlo via. Che fosse un po’ attratto da me lo pensavo ma che arrivasse addirittura a dirmelo in faccia no. Troppo sbalordita, quando Edward poggia con ferocia le sue labbra sulle mie non mi ritraggo. In questo momento, sono davvero troppo sconvolta per respingerlo.
Diamine, perché deve rendere tutto più difficile?
E perché adesso sono seduta sul ripiano della cucina, le mani di Edward già intrufolate sotto la mia gonna, tra le mie gambe?
Tento di scostarmi quando prendo conoscenza della cosa, cercando di sfuggirgli. Ma Edward è più forte di me e, catturandomi i polsi con entrambe le mani, mi costringe a distendermi sul ripiano.
Potrei mordergli le labbra e urlare, ma una parte di me non vuole… la passione ha preso il sopravvento sulla ragione, adesso sono gli istinti a dominare la situazione.
Edward, con un movimento agile, si porta sopra di me. Adesso, siamo completamente distesi sul ripiano della cucina.
Lo sento armeggiare con la zip dei pantaloni. Quando riesce a liberare il suo membro, abbassandosi pantaloni e boxer quanto è necessario, alza la mia gonna fin sopra la vita, affondando con un colpo solo dentro di me.
Le mutandine le ha completamente strappate.
Gemo di dolore per l’improvvisa entrata, un gemito risucchiato dalle sue labbra affamate. I suoi movimenti sono da subito bruschi, le spinte forti e veloci. Sembra impazzito per il desiderio. Abbassa la testa sul mio seno, succhiandomi voracemente un capezzolo.
“Edward…” Lo chiamo in un singhiozzo, piano, evitando di farmi sentire dagli altri.
Emette un gemito, senza staccare la sua bocca dal mio seno, un chiaro segno ad andare avanti.
“Da quanto tempo non fai sesso?” ansimo, senza vergogna.
Non risponde. Si stacca da me, scendendo dal ripiano della cucina e afferrandomi per i polsi, l’erezione pulsante ben eretta anche da sola. Con uno strattone, mi fa scendere mentre si distende sul pavimento freddo e duro e mi fa salire a cavalcioni su di lui.
“Edward, potrebbero sentirci!” esclamo, rossa in viso per il caldo.
Affonda dentro di me una seconda volta, ignorandomi bellamente.
Inizio a muovermi velocemente, assecondando i miei voleri. A lui sembra che la cosa non dispiaccia. Gli piace. Tanto. Inarco la schiena nello stesso momento in cui lui getta la testa all’indietro, i movimenti di entrambi raddoppiati. Invece che provare dolore per i movimenti bruschi del suo membro eretto dentro di me, provo invece un piacere intenso. Appoggio i palmi delle mani sul pavimento, vicino il petto di Edward, piegandomi in avanti e muovendomi a più non posso.
“Sì, da brava… cavalcami così” ansima, rapito. “Così…” Un affondo più brusco degli altri. “Così” E di nuovo, un affondo più brusco degli altri. Continua, fino a quando non sento i suoi muscoli irrigidirsi e le mie pareti intime contrarsi.
Respiro affannosamente, il corpo madido di sudore, i capelli appiccicati al viso, mentre  finalmente l’orgasmo mi fa emettere un gemito più roco degli altri. Posso fare solo questo.
Edward non perde tempo. Mi porta sul pavimento, lui ancora dentro e sopra di me, muovendo con forza il suo membro all’interno della mia intimità. Pochi e profondi affondi e riversa il suo piacere dentro di me.
Ringrazio mentalmente di prendere la pillola.
Si lascia ricadere sopra di me, il suo viso sul mio collo. I nostri respiri potrebbero gareggiare per quanto sono affannati.
“Edward…” Lo chiamo per invitarlo a spostarsi ma lui mi bacia dolcemente, portando un dito sul mio clitoride, iniziando a stimolarlo.
“Non possiamo” affermo sulle sue labbra.
“Hai ragione” concede, iniziando a muoversi dentro di me, mentre continua a baciarmi e a stimolare con un dito il clitoride.
“È sbagliato” continuo, inarcando tuttavia il bacino per assecondarlo nei movimenti.
“Sono d’accordo.” Edward non è da meno: mi da ragione ma continua a darmi piacere.
“James…” Cerco di ricordargli del suo amico ma mi ferma.
“Lui non lo merita.”
Perdo completamente la ragione. Edward sa che è sbagliato eppure lo fa.
Ansimo contro la sua bocca, portando una mia mano sopra la sua e dettando il ritmo del suo movimento. Lo velocizzo, avvicinandomi all’orgasmo. E quando da’ un colpo più secco degli altri, butto indietro la testa ansimando più forte.
“Oh Dio, Bella… Dio, quanto sei eccitante!” ansima sul mio collo, mordendolo fortemente.
È rude, è brusco, è eccitante, cazzo!
Continua così, muovendo mano e membro dentro di me, la sua bocca sul mio collo a divorarlo, mentre con un gemito più forte degli altri raggiungo per la seconda volta l’orgasmo con Edward.
Sono stanchissima, sono distrutta. Sia fisicamente che emotivamente.
Capendo di non poter rimanere oltre lì, Edward si scosta, rialzandosi i boxer e i jeans che aveva abbassato solo fino alle ginocchia.
Io, dal canto mio, riabbasso la gonna del vestito. Niente slip dato che Edward me li ha strappati. Li butto via, assicurandomi di metterli in modo tale che James non se ne accorga.
“Bella…” La voce di Edward sembra triste.
Scuoto la testa. “Non una parola, Edward. È stato solamente un errore.”
Mi sento uno schifo quando vedo la sua espressione distrutta, mi sento uno schifo in generale per averlo illuso in quel modo e per aver tradito James.
Ma Edward… volevo resistere, ma lui…
Mi riscuoto dai miei pensieri e lo supero, raggiungendo gli altri, il dolce in mano.
Non sono in sala da pranzo, ma sento lo stereo nuovo in funzione. Vado in salotto, sentendo la presenza di Edward dietro di me.
Trovo James, Emmett e Jasper intenti a ridere, circondando lo stereo.
“Amore, vieni. Stavo mostrando ai ragazzi il nuovo stereo” spiega, continuando a mostrare altre funzionalità ai ragazzi.
Dieci minuti, ecco quanto tempo è passato. Edward e io abbiamo mandato a puttane un rapporto di cinque anni per dieci fottutissimi minuti di sesso.
Avrei voglia di sedermi in cucina, per rimanere un po’ da sola ma non posso. So per certo che Edward mi seguirebbe.
James non direbbe nulla, conosco i suoi amici, tra cui Edward, da ben cinque anni; perché dovrebbe pensare male di loro?
“Andiamo?” chiede James, fissandomi curioso.
Solo ora mi rendo conto che siamo rimasti solo noi due, gli altri già in sala. “Andiamo” confermo, prendendo la mano che mi tende e stringendola.
Mi sento così in colpa! E non posso neanche dare la colpa a Edward. Mi ha provocato ma io ho ceduto. Abbiamo le stesse colpe, abbiamo tradito una persona che amiamo, per cosa? Una semplice scopata?
“Amore, ti senti bene?” mi domanda James, preoccupato.
Gli do un bacio sulle labbra, gustando il suo sapore. “Ti amo” dico solamente, per ricevere in risposta il meraviglioso sorriso con cui mi risponde James.
 
 

Spazio autrice

 
Eccomi di nuovo qui, ragazze. Ringrazio le persone che già dal primo capitolo hanno messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite e quelle più coraggiose che hanno commentato. <3
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


È trascorsa una settimana da quando io e Edward abbiamo tradito la fiducia di James.
Quella sera è trascorsa in totale imbarazzo da parte mia e in silenzio assoluto da parte sua. Ognuno, comunque, perso nei suoi pensieri. Non ci siamo più rivisti ma sapevo che prima o poi sarebbe giunto il giorno in cui avrei dovuto rincontrare Edward.
Mi sono maledetta, durante questa settimana, per la mia azione sconsiderata: amo James, perché tradirlo con il suo migliore amico?
Sospiro, non trovando risposta, e apro la borsa per prendere le chiavi e aprire la porta. Persa nei miei pensieri, non ho sentito il cellulare squillare. Lo prendo con una mano mentre con l’altra afferro le chiavi di casa e apro la porta. Accetto la chiamata senza neanche vedere chi è il mittente.
Non l’avessi mai fatto.
“Bella.” La sua voce è calma, seppur circospetta. Morbida, seppure distante. È Edward.
Sono indecisa se bloccargli il telefono in faccia o andare avanti con la conversazione. Opto per la seconda; dovrò affrontarlo prima o poi, fuggire servirà solo a ritardare quel momento, facendomi stare più in ansia.
“Dimmi” lo incito, calma e rilassata. Ovviamente, è solo a favore mio e della commedia che devo portare avanti.
“Non fare finta di niente. Siamo soli” ribatte immediatamente.
“Chi ti dice che sono sola?” chiedo, sfidandolo.
“Tu. Non avresti mai detto così con James davanti. Si sarebbe insospettito.”
È furbo. Purtroppo.
“Cosa vuoi Edward?” Al diavolo.
“Voglio vederti” risponde subito. Serio.
“Tu cosa?” chiedo offesa. Ciò che è successo non ricapiterà più, cosa gli fa credere che al suo ordine io corra da lui per ripetere una follia?
“Dobbiamo parlare” spiega.
Ah. Ho capito male. “No, non dobbiamo. L’unica cosa da fare è ignorare il nostro errore.” Non mi sono resa conto di essere in casa mia, seduta sul divano.
“Stasera saremo da te. Io, Emmett, Jasper e le loro fidanzate” comunica.
Questo non lo sapevo. “James non mi ha avvertito” ribatto.
“C’è stata un’emergenza in ospedale. Non ha potuto.”
James, insieme a Emmett, Jasper e Edward, lavora all’ospedale di Forks.
“Perciò non è meglio se chiariamo prima? Così non ci sarà imbarazzo tra noi stasera. James non se n’è accorto la scorsa volta, ma tu sai benissimo che potrebbe.”
È vero.
“Allora?”
Sospiro, dando il mio consenso. “Va bene. Quando puoi venire?”
“Anche adesso. Ho fatto il turno di notte per due notti, oggi ho la mattinata libera.”
“Okay. Ti va bene ‘Da Mario’?”
‘Da Mario’ è un piccolo bar molto accogliente. In più, sempre gremito di clienti. Non ci saranno rischi.
“Perché non a casa tua?” chiede. È forse divertito?
“Perchè...” Già, perché? Di cosa ho paura?
Edward sembra dare voce ai miei pensieri, ponendomi la stessa domanda un secondo dopo.
“Non ho paura di niente, Edward. Possiamo vederci anche a casa mia” ribatto, stizzita.
“Facciamo a casa mia. Sono molto stanco e sono già a casa.”
“A casa tua allora.” Chiudo la chiamata, poggiandomi al divano.
Non ho paura di niente.
 
Casa di Edward è dall’altra parte della città. Fortunatamente, le strade di Forks sono affollate solo durante le feste. Questa mattina non rientra tra quest’ultime.
L’ho già vista in passato: piccola, vecchia, da ristrutturare. Però è accogliente. Mi piace.
Edward ci vive da solo, i suoi genitori abitano a Los Angeles. Li va a trovare durante il week-end, lavoro permettendo ovviamente.
Do un’occhiata al mio abbigliamento: jeans, scarpe con i tacchi a spillo e maglietta nera.
Niente di speciale. Non deve pensare che desidero provocarlo, è l’ultima cosa che voglio.
Suono il campanello, aspettando che mi apra. Niente. Suono una seconda volta. Alla terza, sono pronta a ritornare in macchina quando spunta un Edward con solo un asciugamano a coprirgli i fianchi e il petto ancora gocciolante. Una mano sulla maniglia, l’altra che asciuga con un’altro asciugamano i capelli bagnati che fanno cadere gocce d’acqua sul collo liscio, Edward mi apre dopo quasi un quarto d’ora che aspetto davanti alla sua porta.
“Okay che siamo a luglio, ma a Forks si muore comunque dal freddo” esordisco io, il sopracciglio inarcato.
Edward ride di gusto. È bello, non c’è niente da dire. E se non fossi fidanzata, e innamorata, di James... altro che errore da non commettere più…
“Entra” dice solo.
Entro, sedendomi sul divano dopo essermi tolta la giacca. Il riscaldamento da lui è accesso, come in ogni altra casa a Forks. Mi volto verso di lui, scoprendolo intenzionato a fissarmi, le braccia conserte e l’asciugamano per i capelli intorno al collo.
Edward non è solo bello, è sexy. Un miscuglio pericoloso.
“Puoi andarti ad asciugare e metterti qualcosa addosso?” chiedo, distogliendo lo sguardo. Le gocce d’acqua che scendono dai suoi capelli sul collo, per andare verso il petto ampio, finendo il percorso dentro l’asciugamano che copre i fianchi di Edward, sono una tentazione per me.
Sorride. “Come desideri” mormora, togliendo con un movimento fluido ed elegante della mano l’asciugamano sul collo e salendo le scale.
Mi passo una mano tra i capelli, scompigliandoli. Mi siedo sul divano aspettando Edward.
Ritorna poco dopo, i capelli ancora bagnati ma almeno non più grondi d’acqua, un paio di jeans che gli fasciano perfettamente le gambe muscolose e una maglietta che gli scolpisce il petto, evidenziando i suoi muscoli e le braccia possenti.
Quasi quasi, gli chiedo di rimettersi come prima. È ancora più sexy.
Ho lo sguardo basso, non solo per non fissarlo troppo ma anche perché lui è il miglior amico del mio ragazzo e ci ho fatto sesso. Sesso selvaggio. Non è cosa da poco.
“Allora...” esordisce lui, sedendosi sul divano.
Non so come prendere il discorso e lui sembra divertirsi del mio imbarazzo. Esplodo. “Non capisco perché tu mi abbia chiesto di venire quando la soluzione è solo una.”
“E sarebbe?” chiede, inarcando un sopracciglio.
Dimenticare tutto” dico con fare ovvio.
Annuisce, quasi sovrappensiero. “Già... dimenticare...” Scuote la testa, tornando a fissarmi tranquillo. “Il fatto, Bella, è che io non ci riesco.” Si alza dal suo posto, sedendosi vicino a me. Per riflesso, mi alzo per mettere più distanza tra noi.
Edward è più veloce e mi afferra per un polso. “Non riesco a dimenticare te, mezza nuda sotto di me.”
Arrossisco cercando di allontanarmi.
Edward non molla la presa e continua imperterrito. “Non riesco a dimenticare il sapore della tua pelle... o i tuoi gemiti di piacere che riempivano le mie orecchie.”
Rallento i miei movimenti, cullata dal suono della sua voce. Il mio sguardo è posato sul contatto della sua mano sul mio polso. Edward ha delle mani bellissime, le dita lunghe ed affusolate. Le stesse dita che mi hanno accarezzato tra le gambe quella sera. Emetto un piccolo, basso, gemito al ricordo.
“Non posso dimenticare le tue lunghe gambe intorno ai miei fianchi.”
Il respiro accelera, così come i battiti del mio cuore. Il mio sguardo si sposta tra le sue gambe, dove c’è un rigonfiamento. È eccitato. E io? Io mi sento già bagnata...
“Nonvoglio dimenticarela tua espressione quando ti ho fatto venire, né il movimento del tuo seno quando sei salita sopra di me a cavalcioni.”
Alzo lo sguardo nello stesso momento in cui con uno strattone mi attira sulle sue gambe. Ancora una volta,a cavalcioni. Non mi bacia, non mi accarezza, non fa niente. Infila solamente le sue mani sotto la mia maglietta, stringendomi i fianchi e premendo con forza la sua erezione contro la mia intimità.
“Lo senti Bella? Il mio desiderio per te, lo senti?”
Non rispondo.
Con lentezza, una sua mano lascia il mio fianco. L’indice accarezza il mio stomaco, scendendo con una linea retta più giù.
Devo fermarlo, ma sono come bloccata. Anche il mio respiro si blocca.
Apre i pantaloni senza difficoltà, con maestria.
I nostri sguardi sono incrociati ma ben diversi. Io sono indecisa, è come se vedessi tutto come una semplice spettatrice eccitata alla visione di un film erotico, Edward è deciso.
Scosta il tessuto delle mie mutandine, sfiorandomi il clitoride.
È come una goccia d’acqua durante una giornata di pieno sole del deserto sulla tua pelle: mi risveglia dalla trance.
Provo ad allontanarmi ma Edward mi blocca, aumentando la presa e la carezza delle sue mani. A quel gesto, chiudo gli occhi inarcando di poco la schiena. Sento due labbra morbide sul mio collo che lasciano un bacio. Alla fine, sento anche la punta della lingua calda di Edward sfiorarmi la pelle bollente. Gemo, il primo gemito udibile anche per le sue orecchie, e come risposta Edward si attira a sè, baciandomi famelico il collo e muovendo con un ritmo costante la sua mano dentro le mie mutandine.
“No Edward” lo supplico. Ormai, l’unico che potrebbe tirarsi indietro è solo lui.
Edward non accenna a lasciarmi andare ed io, invece che allontanarmi o cercare di farlo, lo attiro con forza verso di me, la mia mano sui suoi capelli. Ma quando mi allontana, quasi grido di gioia. Per quanto il mio corpo lo desideri, il mio cuore urla tutt’altro. Ma è troppo presto per parlare: Edward mi lascia ricadere sul divano per potersi alzare e slacciarsi i jeans. Con una mano, mi afferra e mi fa distendere per terra.
Il pavimento è gelido.
“Edward, per favore.” Non riesco ad allontanarmi, è come una droga. Più tento di resistergli, più o voglia di lui.
E il bastardo l’ha capito, questo gioca a mio sfavore.
Si intrufola tra le mie gambe, abbassando le mie mutandine dopo i jeans e poggiando la punta del suo membro sul clitoride. “Ti piace?” La sua voce è un sussurro, l’eco della sua eccitazione.
“No” ribatto subito, lanciandogli un’occhiataccia.
“Bugiarda” mormora lui, sorridendo dolcemente.
È questo suo sorriso per nulla divertito ma realmente dolce che mi fa abbassare la guardia. Più di quanto non fosse in precedenza.
Inizia a muovere la sua erezione su di me, stimolando il clitoride con essa.
Ormai, non connetto più. Getto indietro la testa.
“Brava Bella, lasciati andare” sussurra, abbassandosi su di me.
Con un movimento veloce, toglie la mia maglietta e il reggiseno. Toglie definitivamente i miei pantaloni e li getta lontano, per poi fare lo stesso con i suoi.
“Niente vestiti stavolta” spiega.
Ma io non voglio spiegazioni, voglio solo che si allontani e mi lasci in pace. Allo stesso tempo, fremo per sentirlo dentro di me, più vicino del lecito.
“Bella, sto impazzendo.” Sembra supplicarmi.
Capisco che quella frase è un modo per chiedermi se voglio andare avanti o fermarmi adesso.
Se me l’avesse chiesto tre minuti prima, probabilmente lo avrei subito allontanato. Ma l’ha fatto adesso, e adesso non ragiono se non con il mio corpo.
Passo una mano sulla schiena bagnata di sudore di Edward. Deve faticare parecchio nel trattenersi. Lo prende per quel che è: un invito a continuare. Apre le mie gambe, affondando dentro di me con forza brutale. Lancio un gridolino di dolore ma, Dio, è estremamente eccitante!
“Mio Dio” mormora Edward al mio orecchio, ansimando. Inizia subito a spingere in me.
Ansimo così rumorosamente che mi imbarazzo come non mai. “Edward” lo chiamo, premendo le mie mani sulla sua schiena mentre getta la testa all’indietro.
Ma non è questo il nome che dovrei pronunciare in quel momento, maledizione! Non quello dell’amico del mio fidanzato!
“James…” sussurro con voce rotta. Lacrime scendono dai miei occhi oscurati dal piacere.
Non doveva andare così...
Edward abbassa la testa, continuando a spingere. “Non pensare a lui” mormora, asciugandomi con dolcezza le lacrime, poggiando la sua fronte alla mia. “Non adesso, ti prego” mi supplica con lo sguardo.
Mi perdo in quegli occhi verdi come dei veri smeraldi. Sento improvvisamente la sua mano tra i nostri corpi, ad accarezzarmi ancora tra le gambe. E quando poggia le sue labbra sulle mie, dimentico tutto. Ricambio, senza il pensiero di James a rendere tutto questo solo ‘una cosa sporca’.
Non lo è, non al momento.
“Bella?” ansima Edward, le sue spinte che si intensificano. Il momento sta per arrivare non solo per lui, ma anche per me. “Dimmi che prendi la pillola.”
Ho voglia di baciarlo. Lo faccio, per la prima volta senza rimorso. Le mie mani partono dal suo petto, accarezzandolo sensualmente, e arrivano al suo collo, spostandosi tra i suoi capelli. “Sì” ansimo sulla sua bocca, baciandola subito dopo.
Edward mi divora le labbra. Sembra apprezzare molto che stavolta l’iniziativa, per quanto semplice, l’abbia presa io.
Ma per me non è affatto semplice.
Morde il mio labbro superiore, leccandolo subito dopo per alleviare il dolore alla ferita. Basta questo per farmi raggiungere l’orgasmo, facendomi gemere più forte. Come l’altra volta, Edward si lascia andare subito dopo di me. I cuori che battono all’impazzata, i nostri respiri sono affannati. Edward si sposta, uscendo da me e coricandosi al mio fianco.
E io ritorno alla realtà.
 
 

Spazio autrice


Capitolo un po’ lunghetto ma spero non sia stato un peso, soprattutto la scena di sesso.
Sto molto attenta a descrivere una scena di sesso con la S maiuscola ma senza essere volgare, conto su di voi affinché mi facciate sapere se ho esagerato.
E niente, spero quindi che vi sia piaciuto :3
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mi alzo con lentezza; il corpo mi fa male, soprattutto le gambe. I vestiti sono sparsi sul pavimento;  io e Edward siamo ritornati al punto di partenza.
Mi vesto con calma, delusa da me stessa. Non posso neanche dare la colpa ad Edward, perché sono io che dovrei resistere ed invece ho ceduto immediatamente alle sue lusinghe.
“Prometto di lasciarti in pace, Bella. Ma solo se potrò averti un’ultima volta.” Edward sgancia la bomba tranquillamente, seduto per terra con indosso soltanto i pantaloni. Non ha boxer sotto, che si trovano accanto alle mutandine che ho indossato io fino a tre secondi prima.
Rimango con la maglietta tra le mani, pronta per indossarla. “Non ho capito, ripeti?”
Edward mi fissa serio. Ho capito perfettamente.
Scuoto la testa. “No, Edward. Basta. Non tradirò più James” dico decisa. Stavolta non mi farà più cambiare idea.
“Allora preparati ad affrontare James” annuncia, alzandosi in piedi.
“Che intendi?” gli chiedo guardandolo negli occhi, anche se ho paura di saperlo già.
“Racconterò tutto a James.” Sorride malignamente, confermando i miei sospetti. Lo guardo sconcertata mentre lui continua: “Sarà felice di sapere quanto alla sua fidanzata piaccia il sesso… le piace così tanto, da bagnarsi subito al solo sentire tre paroline sexy uscire dalla bocca del migliore amico del suo fidanzato.”
Lo schiaffo parte subito. Mi ha dipinto come una sgualdrina! Se pensa che io resterò qui con le mani in mano a farmi insultare si sbaglia di grosso.
“Vaffanculo” mormoro con rabbia, indossando la mia maglietta e la giacca. Me ne vado.
 
Non vado a casa, bensì all’ospedale. Ho bisogno di vedere James.
Arrivo alle undici, ma è quasi mezzogiorno quando finalmente lui può raggiungermi nel suo studio privato.
“Amore, che fai...?”
Non lo faccio finire di parlare, mi fiondo sulle sue labbra. È con lui che devo fare sesso selvaggio, non con il suo migliore amico.
Per quanto sorpreso, James ricambia dopo pochi attimi di smarrimento. Mi accarezza come solo lui sa fare, facendomi sentire la portata della sua eccitazione.
“Ti amo” mormoro, sfilandogli il camice bianco.
James mi spinge verso la scrivania. “Non posso lanciare tutto in aria, ma possiamo farlo comunque qui” mormora, sensuale.
Un brivido mi percorre la schiena. La sua voce è altamente erotica per i miei sensi. Lo sposto per poter scendere dalla scrivania. Mi abbasso, mettendomi in ginocchio davanti a lui e slacciandogli i pantaloni.
“Amore...” Ansima di piacere quando prendo il suo sesso in bocca. Sentirlo gemere grazie alle mie carezze è qualcosa di unico.
Non ho problemi con il sesso orale, mi piace farlo tanto quanto riceverlo.
James affonda una mano tra i miei capelli, aumentando il ritmo. Con l’altra mano, porta il suo indice sulle mie labbra, a contatto col suo sesso, accarezzandole. “Alzati.”
Quando mi da ordini, mi piace ancora di più. Mi fa sedere su un angolo della scrivania, aprendomi le gambe con un gesto secco ed affondando in me.
Non posso urlare come vorrei, qualcuno potrebbe accorgersi di quello che stiamo facendo − fuori dalla porta si sentono le voci di coloro che fanno avanti e indietro per il corridoio.
Eppure, il piacere è troppo grande.
“Sssh Bella, vuoi che ci sentano?” domanda James divertito.
“Che ti importa?” rispondo io, mettendogli le braccia intorno al collo e schiacciando i miei seni contro il suo petto.
“Sei una sporcacciona” mormora lui, ancora più divertito di prima, baciandomi.
Rido sulle sue labbra. “La colpa è tua” lo accuso ansante, ricambiando il suo sorriso.
Un colpo alla porta ci fa sobbalzare.
“James? Abbiamo bisogno di alcuni dei tuoi referti…”
Dalla voce riconosco che è Emmett. Non è un’emergenza, per fortuna, ma James deve comunque andare.
A malincuore, si stacca da me, l’erezione ben in vista.
“Come farai?” chiedo, indicandola.
“Finirò dopo” dice con una smorfia. Dev’essere dolorosa. Purtroppo, però, deve andare.
“Se vuoi posso aspettarti...” dico con tono sensuale.
Mi fissa, ma sembra non aver sentito quello che ho detto. Abbassa lo sguardo sulle mie gambe aperte abbassandosi subito dopo e affondando la testa lì in mezzo senza preavviso.
James ci sa fare con la lingua, conosce ogni mio punto più sensibile, e non gli è difficile farmi arrivare dopo solo pochi colpi di lingua. Per di più, ero già eccitata. Si alza, lasciandomi un bacio veloce in bocca. Sento il mio sapore unito al suo. “Vai a casa. Di corsa” ordina serio, uscendo subito dopo.
Con fatica, mi rimetto a posto guardandomi nello specchio del bagno dell’ufficio di James. Ho i capelli arruffati, le guance rosse, le labbra color sangue, gli occhi liquidi e l’espressione soddisfatta: chiunque indovinerebbe il perché. E James non vuole. Lo adoro quando fa il geloso.
 
Il resto della giornata l’ho passato a letto, con James. Ho faticato molto per farmi perdonare quella mia visita inaspettata, ma alla fine ci sono riuscita. Posso affermare che è stata una giornata meravigliosa, se si esclude l’inizio.
Il campanello suona e sussulto. Sono arrivati, e con loro, Edward. Andiamo ad aprire io e James. Emmett e Jasper sono sulla porta e ci presentano allegri le loro ragazze. Cerco di ignorare Edward e di sorridere all’allegra combriccola. Emmett saluta felice, tenendosi per mano a una bionda formosa. Lei sorride gentilmente.
“Buonasera” mormora. Ha una voce melodiosa.
“Anche a te” rispondo allegramente. “Io sono Bella.”
Se non ci presentiamo tra noi donne non sapremo mai i nostri nomi dato che i ragazzi sono presi a conversare come se non si vedessero da una vita.
“Io Rosalie” sorride lei cordialmente.
Una ragazza dai capelli corvini e l’aria sbarazzina si presenta per ultima. “Io invece sono Alice.”
Ricambio il sorriso.
“Scoprirai presto che Alice non è così calma come appare.”
È Edward a parlare, avvicinandosi a noi e sfiorando il mio corpo quasi per sbaglio. O, almeno, così vuole far credere agli altri, perché entrambi sappiamo che lo fa apposta.
Eppure, non posso trattenermi dal voltare la testa verso di lui. “Che intendi?”
Edward mi fissa così intensamente da mettermi a disagio. Anche in questo caso, sappiamo solo io e lui cosa ci sia in quello sguardo. Mi maledico quando ammetto, almeno tra me, di rabbrividire per il piacere che mi provoca l’intensità del suo sguardo su di me.
“Fidati. Conosco mia sorella” spiega.
Strabuzzo gli occhi. “Tua sorella?” chiedo, voltandomi verso Alice.
Lei alza gli occhi al cielo. “Purtroppo” sospira, come se fosse la fine del mondo.
“Ehi, guarda che dovrei dirlo io ‘purtroppo’” dice stizzito Edward. “Sono io quello che viene costretto durante i suoi giorni liberi a fare shopping con la sorella.”
Edward e Alice iniziano a litigare, come solo due fratelli possono fare.
Intanto James si avvicina a me, abbracciandomi da dietro. “Ti amo” mormora, leccandomi con fare sensuale l’orecchio.
Non davanti a tutti! Gli tiro una gomitata sullo stomaco, facendolo allontanare e ridere di cuore. Questo attira gli sguardi di tutti su di noi.
“James, che le hai fatto?” chiede Emmett divertito. Come sempre, pensa al sesso. Anche se devo dire che stavolta ci ha visto giusto. Chissà cosa penserebbe se sapesse quello che  stavamo facendo quando è venuto a cercarlo stamattina in ufficio…
“Niente! Le ho solo leccato l’orecchio” spiega, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“James!” urlo, mollandogli uno schiaffo davanti a tutti.
Questo li fa ridere ma io sono troppo imbarazzata per divertirmi. Inoltre, anche Edward non sembra divertito per niente. James mi afferra per un polso attirandomi a sè e lasciandomi un veloce bacio. Okay, lo perdono. Non so resistere, non è colpa mia. È James che è troppo… be’, James.
“Dai, andiamo a mangiare” dice ridendo.
Sarà una lunga serata, penso, incontrando lo sguardo serio di Edward.
 
 

Spazio autrice



Eccomi qui carissimi.
Dovevo aggiornare domani ma avrò molto probabilmente ospiti per cena e la mattina dovrò prepararmi >.<
Non ne avrò quindi il tempo e allora ho pensato di aggiornare adesso ^-^
Cosa ve ne pare del capitolo? Niente scene di sesso tra Edward e Bella, almeno in questo >.< lol
A presto!
p.s.: capitolo betato!  
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


12 febbraio 2013 --> Prima di lasciarvi al capitolo, vi chiedo di passare nella mia pagina autore per leggere l'avviso (nulla di preoccupante, anzi!) che ho scritto oggi. Prima o dopo non importa, vi chiedo solo di farlo.
Grazie.






­­­Con mia grande sorpresa la serata è passata tranquillamente: ho trovato in Rosalie e Alice due ottime amiche ed Edward mi ha davvero ignorato. Forse lo schiaffo che gli ho dato è servito veramente a qualcosa.
James si muove sopra di me, la sua testa poggiata sul mio seno, ritornando poi a dormire beatamente.
Sorrido, accarezzandogli i capelli.
È da quasi un’ora che sono persa fra i miei pensieri mentre il mio fidanzato dorme beato fra le mie braccia da quando abbiamo fatto l’amore.
Ed è così maledettamente giusto... è giusto che sia James a dormire insieme a me, è giusto che non sia Edward la persona con cui ho fatto l’amore fino a poco fa.
Continuo ad accarezzargli i capelli fin quando, stanca e confusa, non mi addormento anch’io.

Ho creduto che Edward si fosse arreso: è passato un mese da quando abbiamo fatto sesso e lui non si è fatto più sentire all’insaputa di James.
O almeno, è quello che speravo dato che sabato mattina è riuscito a sorprendermi un’altra volta.
“Pronto?”
“Bella, ho voglia di te.”
Maledizione a me e al non voler mai controllare chi mi chiama! “Credevo ti fossi arreso” sussurro.
“No, Bella. Ti ho detto che voglio un’altra notte con te. E so che la vuoi anche tu.”
“Ti sbagli, Edward” lo interrompo, decisa.
“Non mentirmi Bella. Lo vuoi come lo voglio io” dice con un tono fintamente dolce. Quanto lo odio...
“Ma io amo James, Edward!” sibilo con rabbia.
“Ma sei attratta da me. Non puoi negarlo, altrimenti non ci saresti stata nemmeno la prima volta” ribatte immediatamente. È trionfo quello che sento nella sua voce.
Mi zittisco per un secondo, cercando qualcosa da ribattere, ma lui è più veloce di me:
“Trova una scusa per il week-end, Bella” mormora con voce bassa. Non ammette repliche.
Aggrotto le sopracciglia. “Dove sei?” chiedo.
“In ospedale.”
“James è lì, Edward!” lo rimprovero.
“Tranquilla, sono in bagno e lui sta lavorando.”
Sospiro di sollievo.
“Allora? Verrai per il week-end?” mi incalza.
“L’intero week-end? Sei impazzito? Al massimo, posso venire solo per un giorno.”
“Perfetto. Decidi tu quando, poi mi fai sapere.” Riattacca.
Solo in quel momento mi rendo conto che, senza nemmeno rendermene conto, ho accettato la sua proposta.

Il giorno dopo

‘Sei un bastardo, lo sai?’ Invio il messaggio, pentendomene tre secondo dopo.
La risposta di Edward arriva immediatamente, quasi. ‘Adesso che me lo dici sì. Quando ci vediamo?’
Scrivo velocemente. ‘James ha detto che sabato passerà quasi tutta la giornata in ospedale, così gli ho detto che andavo a trovare mia madre a Port Angeles. Per te va bene sabato?’
‘Certo.’
‘Spero solo che dopo non verrai più a cercarmi, Edward.’
E stavolta, non mi arriva più nessun messaggio.

Tre giorni dopo

Sospiro mentre preparo la borsa e tutto l’occorrente per poter stare da Edward. Dio, se lo odio.
James è all’ospedale, io avrei finto di passare il resto della giornata da mia madre a Port Angeles e sarei ritornata solo l’indomani mattina.
Indosso degli occhiali e un cappello. Non si sa mai, Forks è piccola.
Non sono del tutto sicura di ciò che sto facendo ma se voglio salvare il mio rapporto con James devo cedere al ricatto di Edward altrimenti quel bastardo racconterà tutto. Scendo con le chiavi in mano e il borsone nell’altra, avviandomi verso la macchina per poter raggiungere la casa di Edward. A differenza dell’altra volta, quando suono, Edward mi apre immediatamente.
“Ciao.” Sorride divertito nel vedere la mia espressione.
Non intendo essere cordiale. Per me sarà semplicemente un dovere. Senza neanche salutare, entro e poso la borsa sul divano.
“Dammi” mi invita gentile subito dopo, posandomi le mani sulle spalle per prendere il giubbotto.
Mi allontano. “Posso fare da sola” sibilo.
Alza le mani in segno di resa. “Come vuoi” dice, e se ne va in cucina. “Vuoi mangiare?” domanda.
È mezzogiorno e sono sveglia dalle cinque per l’ansia. Non ho fatto colazione. Sì, ho fame. Annuisco semplicemente.
Prepara delle penne al pomodoro fresco, seguendo la ricetta classica. Prepara i pomodori per poi passarli e raccogliere la salsa venutasi a creare col passaverdure; condisce il tutto con olio e aglio, facendo cuocere per una quindicina di minuti. Nel frattempo, prepara la pasta condendola alla fine con la salsa già pronta e aggiungendo delle foglie di basilico per insaporire.
Dall’odore, e anche dall’aspetto, sembra buonissima.
Siamo rimasti in silenzio, lui a cucinare come il più bravo degli chef, io ad osservarlo muta come un pesce.
“Come mai oggi hai il giorno libero?” chiedo, tanto per fare un po’ di conversazione mentre mangiamo.
Alza il sopracciglio, rispondendo dopo aver masticato ed ingoiato. “Ho fatto gli straordinari questa settimana” risponde semplicemente.
“Ah.” Non so che altro dire perciò rimango muta.
Finisce prima lui, che si limita a fissarmi mentre mangio.
È una cosa che non ho mai sopportato, neanche con James. Allontano il piatto, asciugandomi le labbra con il tovagliolo.
“Non hai più fame?” chiede.
“No” dico, bevendo un sorso d’acqua.
“Se ti serve il bagno sai dove puoi trovarlo, no?” domanda ancora, iniziando a sparecchiare.
“Sì” mormoro prima di andare in bagno. Chiudo la porta e mi ci appoggio contro sospirando.
L’ansia mi provoca mal di pancia ed il cuore batte all’impazzata. Mi osservo allo specchio, notando il mio pallore e gli occhi spenti. Inutile dire quanto il senso di colpa cresca di minuto in minuto... Ma non posso stare per tutto il tempo chiusa in bagno: prima farò ciò che Edward vuole, prima dimenticherò per sempre i miei errori.
Esco, voltando l’angolo per ritornare in cucina quando mi scontro con qualcosa di duro. E caldo.
“Ehi,” Le mani di Edward afferrano le mie spalle per evitare che cada. “Tutto bene?” chiede.
“Sì” rispondo.
Mi fissa attentamente, passando una mano tra i miei capelli. Abbassa il viso, sfiorando le mie labbra con le sue.
Non capisco perché, ma dei brividi serpeggiano lungo la mia schiena.
Edward mi da un secondo bacio, poi un terzo, un quarto, infine apre la bocca chiedendo il permesso di entrare con la lingua nella mia. Gli faccio questa concessione. La prima di molte altre. Mi attira a sé, facendo scontrare il mio corpo contro il suo. Le sue mani accarezzano i miei fianchi; una più curiosa dell’altra si intrufola sotto il vestito che Edward mi ha ordinato di indossare e mi accarezza i glutei. Viene raggiunta immediatamente dall’altra.
Posso già sentire l’erezione di Edward contro il mio ventre.
Piega una mia gamba, così da avere il mio ginocchio all’altezza del suo fianco. Con l’altra mano ancora libera, sfiora delicatamente il tessuto delle mutandine. Le gambe cedono e con un movimento brusco Edward è costretto a spingermi contro il muro per non farci cadere entrambi. Smette di baciarmi per poter riprendere a respirare. Toglie le mani da sotto il vestito per poterlo prendere e sollevarlo fin sopra i fianchi.
Non capisco cosa in realtà voglia fare ma quando si abbassa comprendo immediatamente.
Libera una mano e scosta il tessuto delle mutandine. Si tuffa tra le mie gambe, iniziando a leccarmi voracemente.
Getto la testa all’indietro e io mi sento più in colpa perché, diamine, non è solo un dovere, mi piace! Assecondo i suoi movimenti fin da subito, bagnandomi ancora di più quando sento la sua lingua dedicarsi completamente al mio clitoride. Piccoli e veloci colpi con la punta della lingua e io impazzisco di piacere. La mia mano si sposta per poter attrarre la testa di Edward ancora di più tra le gambe.
Il fatto che io abbia perso il totale controllo di me stessa sembra far impazzire anche lui.
E quando raggiungo l’orgasmo, Edward smette di leccarmi per poter racchiudere tra le labbra quel piccolo pezzo di carne e succhiarlo con forza.
Ansimo, il respiro ormai rotto, il cuore a mille per l’orgasmo appena raggiunto.
Edward si alza e mi bacia, facendomi assaggiare il mio gusto di donna. “E questo è solo l’inizio…” sussurra, maligno.


Spazio autrice

 Ed eccomi con il quinto capitolo, betato tra l’ altro.
Come al solito, mi auguro di non essere stata troppo volgare nella scena di sesso, è una cosa che non mi rassicurerà mai >.<
Perdonatemi se sono passata avanti con i giorni, ma sono convinta che quando non hai nulla da scrivere, non scrivere niente così non annoi i lettori e non rovini la storia. Ho fatto bene?
Spero davvero che il capitolo possa esservi piaciuto tanto da volermi lasciare una piccola recensione descrivendo magari i vostri sentimenti per Edward e Bella. Fa bene Bella a cedere al ricatto di Edward? Se foste state voi al posto di Bella? Perché Edward è così fissato con Bella nonostante l’ abbia già avuta?
Mi farebbe davvero piacere conoscere le vostre idee a riguardo!
Alla prossima settimana, buon week-end!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


­­Leggete le note a fine capitolo, per favore. Mi raccomando, sono importanti.
 
 
“Edward…” lo chiamo senza neanche sapere perché.
Siamo sul suo letto, lui sopra di me che ­­mi accarezza baciandomi e succhiandomi ripetutamente il collo. Preme più volte la sua erezione ancora coperta dai vestiti sul mio membro, soffocando i gemiti di piacere sulla mia pelle. Con uno scatto, si mette in ginocchio sul letto, togliendosi i vestiti. Ritorna su di me riprendendo a baciarmi. Posa le mani sui miei fianchi, facendo una leggera pressione. “Alzati” sussurra.
Lo assecondo mentre mi toglie il vestito.
Mi bacia il seno ancora costretto nel reggiseno, scendendo sempre più in giù e soffermandosi sul mio stomaco. “Girati” mormora, risalendo su di me.
Lo accontento, confusa, dandogli la schiena. Sento premere la sua erezione tra le mie natiche, Edward che spinge di poco. “No…” Provo ad oppormi. Ho fatto molto spesso sesso anale con James ma ciò non significa che debba farlo con Edward: faccio già troppo per lui.
“Non vuoi così?” chiede, avvicinando la bocca al mio orecchio e mordendomi il lobo subito dopo. Le sue mani sono sotto il reggiseno, a stringere convulsamente il mio seno.
La posizione mi piace, ma non voglio andare avanti. Scuoto la testa, convinta.
“Va bene, non preoccuparti” sussurra, lasciandomi un bacio sul collo.
Lo odio quando fa così.
Perché deve essere così maledettamente gentile? È stronzo a parole ma in questi momenti non posso negare la sua dolcezza, visibile nonostante il forte desiderio che leggo nei suoi occhi. Anche l’altra volta mi ha sorriso senza che ce ne fosse bisogno.
Sento le sue labbra passare su tutta la mia schiena, la sua erezione ancora tra le mie natiche. Muove il bacino contro il mio, piano, senza l’irruenza che caratterizza i nostri incontri. Una sua mano si sposta in basso, tra le mie gambe, prendendo ad accarezzarmi da sopra le mutandine. Il mio bacino asseconda il movimento del suo indice che va all’interno delle mutandine, muovendosi in sincrono con il bacino di lui.
Edward continua a baciarmi il collo, muovendo costantemente la sua mano tra le mie gambe. La sua erezione è durissima su di me.
Mi fa girare un’altra volta, continuando a baciare e mordere ogni parte del mio collo: dalla mandibola al collo, dal collo alla gola, dalla gola al seno, dal seno allo stomaco, sempre più giù, per finire ancora una volta tra le mie gambe.
Non provo quella grande eccitazione delle volte scorse: il pensiero di James è più vivido che mai in me, tuttavia non posso negare la bravura di Edward.
I miei fianchi assecondano i movimenti della sua lingua che ha preso a leccare forsennatamente il clitoride, gonfiandolo sempre di più. Il mio respiro si fa più corto, ed il mio corpo inizia a tremare di piacere.
Poco prima di raggiungere l’orgasmo, Edward si scosta per poter risalire su di me e posizionare la sua erezione tra le mie gambe, penetrandomi con un colpo secco.
Gemo forte, quasi grido. Dolore, piacere... è tutto confuso dal pensiero di James.
Edward inizia a muoversi piano, in netto contrasto con il suo comportamento di prima, inducendomi a cingergli i fianchi con le gambe. Sento nuovamente quel formicolio nello stomaco, tipico dell’atto sessuale. Edward è sempre più duro dentro di me. I suoi movimenti si velocizzano, così come la loro potenza. Il suo respiro è rotto dai gemiti di piacere che gli fuoriescono dalle labbra, gli occhi chiusi, la fronte aggrottata.
Edward è davvero bello, di una bellezza diversa da quella di James. James è bello in modo rude quasi, Edward invece ha una bellezza più fine, più classica.
Mi accorgo che Edward è al limite, la fronte imperlata di sudore. Appoggia la fronte sulla mia spalla, facendomi sentire chiaramente quando gli piace il sesso con me.
Perché è solo sesso tra noi.
Proprio in quel momento, lo sento venire dentro di me. Ho raggiunto l’eccitazione, ma non l’orgasmo.
Edward rimane fermo per qualche istante per riprendersi. Si scosta con gentilezza, coricandosi al mio fianco. Il suo braccio è sopra la mia testa, come se volesse abbracciarmi.
“Devo andare in bagno” mi ritrovo a dire, osservandolo.
Edward ha lo sguardo puntato sul soffitto, la bocca socchiusa, il petto che si alza e si abbassa ritmicamente. “Vai” risponde solamente, come se la cosa fosse ovvia.
Più che altro, voglio stare un po’ da sola. Dopo dieci minuti passati seduta sul pavimento contro la porta, esco. Non lo trovo in camera, dev’essere sicuramente in cucina. Lo raggiungo.
Indossa solo i pantaloni di una tuta ed ha i capelli spettinati come se si fosse svegliato solo in quel momento. Quando si accorge della mia presenza, sorride gentilmente.
E io lo odio ancora di più.
“Hai fame?” chiede, scostandomi una sedia e facendomi cenno di sedermi.
Wau.
“Abbiamo mangiato poco fa” mormoro io.
Possibile che gli uomini dopo il sesso debbano sempre mangiare?
Alza un sopracciglio. “Abbiamo mangiato un’ora e mezza fa.”
Lancio subito un’occhiata all’orologio. Dio mio, ha ragione!
Vabbè, anche io ho ragione: è passata solo un’ora e mezza da quando ha mangiato un piatto di pasta che valeva per due e adesso ha di nuovo fame. Ma come fa? “E tu hai di nuovo fame?” chiedo.
Scrolla le spalle. “Tu no?”
“No” rispondo.
“Ma non dovresti mangiare? Sì, insomma, abbiamo sprecato molte energie...”
Gli lancio un’occhiataccia. “Ti sarei enormemente grata se non me lo ricordassi.”
Edward sospira, posando sul tavolo il panino con i salumi appena preparato. “Bella, so che è difficile, ma non puoi ignorare che c’è qualcosa tra di noi che...”
“Qualcosa tra di noi?” lo interrompo, arrabbiata. “Edward, non c’è niente tra di noi, niente! Se io sono qua adesso non è perché lo voglio di mia spontanea volontà, ma perché voglio salvare il mio rapporto con James, dato che tu mi stai minacciando di andare da lui e raccontargli tutto. Venire con te è stata la cazzata più grande della mia vita, ho commesso l’errore una seconda volta e se sono qui è perché ne sto pagando le conseguenze.”
Mentre sproloquiavo, non ho mai smesso, neanche per un istante, di fissare Edward negli occhi. Non riesco a capire come mai, ma sento un dolore forte al petto quando vedo quanta sofferenza gli hanno provocato le mie parole. E non riesco a capire come mai ora non sono tanto sicura della loro verità: una parte di me non può fare a meno di dubitarne.
Perché deve essere tutto così difficile? Perché Edward deve manifestarmi il suo interesse dopo cinque anni? Immediatamente, metto questa domanda in cima a tutto quanto. Perché, se mi avesse manifestato il suo interesse cinque anni fa sarebbe cambiato qualcosa?
Sono scioccata io stessa.
Sarebbe cambiato qualcosa? Avrei lasciato James per Edward?
Edward si volta, riponendo gli ingredienti per il panino in frigorifero. “Se vuoi puoi anche andare. Tanto l’abbiamo già fatto.
E stavolta sono le sue parole a ferire me. Allora per lui è stato davvero solo sesso... La cosa dovrebbe farmi solo piacere, diamine! Perché invece speravo mi dicesse tutt’altro? Dire che in questo momento sono confusa è poco.  Ma non mi posso più permettere di essere confusa.
Ho tradito James, lui non l’ha mai fatto. E in ospedale ci sono tante infermiere e dottoresse davvero belle e affascinanti con cui avrebbe potuto cedere al desiderio. Per lui esisto solo io. Non mi sono resa conto che sono giunta fuori casa di Edward. Sono fuori e mi sento uno schifo.
È davvero perché gli ho rivolto quelle parole pesanti o perché mi ha cacciato via? In realtà la domanda esatta sarebbe: James o Edward? È arrivato il momento di scegliere. Se scelgo James, dovrò raccontargli tutto: non riesco più a dormire la notte logorata dai sensi di colpa. Se scelgo Edward...
Sussulto quando finalmente capisco la portata dei miei pensieri: avendo tradito James, dovrei pensare solo a come dirgli la verità. E invece sono ancora qui, bloccata da chissà quale forza divina, a logorarmi sul chi scegliere e sulla sofferenza di Edward. E di Edward non dovrebbe importarmi nulla se davvero sono innamorata di James e se tra noi due fosse solo sesso.
Cinque anni. Posso mandare all’aria una storia di cinque anni per buttarmi in un’altra storia di cui non ho nessuna garanzia? È possibile rinunciare alla sicurezza che James mi ha sempre dato? Che io abbia paura di rischiare?
“Bella, che fai ancora qui?” La voce di Edward mi fa girare all’istante. Mi fissa confuso, essendosi aspettato di vedermi correre via da lui come se fosse stato un mostro.
Credo nel destino. Ciecamente. E per me quello è un segno.
Mi avvicino a lui, affondando la mia mano tra i suoi capelli e abbassandogli il viso per baciarlo sulle labbra. Liberamente, come volevo fare da un pezzo, senza rimpianti. E adesso, più lucida, mi rendo conto che mai con Edward, durante quei momenti in cui mi faceva sua, ho pensato a James. Se l’avessi amato veramente, sarebbe stato il mio pensiero fisso. Magari non la prima volta − a causa della passione che mi ottenebrava la mente − ma la seconda, sapendo che andando da Edward poteva ricapitare, dovevo stare più attenta. Invece ho ceduto ancora. Più che altro, pensavo al fatto che lui non mi aveva mai tradito mentre io scopavo col suo migliore amico, questo sì. Ma mai ho pensato a quanto male potevo fargli, non quando stavo con Edward.
Dopo un primo attimo di smarrimento, Edward ricambia il bacio stringendomi più fortemente a lui ed entrando in casa. Mi spinge duramente contro la porta appena chiusa, baciandomi famelico le labbra e scendendo più giù sul collo.
Getto indietro la testa, abbandonandomi completamente e senza rimpianti alle sensazioni che la bocca di Edward sul mio collo, le mani sui miei glutei, la sua erezione che spinge contro il mio ventre, sono capaci di donarmi. La mia mano è tra i suoi capelli, a spingere la sua testa ancora di più nell’incavo del mio collo. Il mio bacino prende a muoversi ritmicamente contro la sua erezione, provocandomi brividi di piacere. L’altra mia mano si posa sulla sua schiena, sempre più in basso.
Edward ha un fondoschiena da urlo, l’ho sempre pensato. Nonostante fossi stata innamorata di James, avevo comunque gli occhi per guardare. Perché io comunque sono stata veramente innamorata di James, ma quest’amore che provavo per lui probabilmente è scomparso nel momento stesso in cui Edward mi ha fatta sua.
Infilo la mani sotto i suoi pantaloni, arrivando a stringergli una natica. È nudo sotto, non porta i boxer. Quando stringo ancora di più, Edward geme più forte spingendosi contro di me ancora di più. L’altra mia mano, ancora tra i suoi capelli, imita l’altra. Avendo entrambe le mani sulle natiche di Edward, riesco a spingere il suo membro contro la mia femminilità come più mi aggrada.
Edward ha ancora le mani sui miei glutei, li stringe ripetutamente quasi fino a farmi male e sul collo scommetto che avrò un succhiotto grande quanto la gomma di un’auto.
Il formicolio al basso ventre aumenta sempre di più. Presa da un’improvvisa voglia, apro la bocca per chiedergli un favore. “Edward, apri...” Ansimo quando spinge contro di me così forte da togliermi il fiato.
Ma capisce al volo, chissà come mai. Una sua mano si sposta tra i nostri corpi cercando, in maniera molto maldestra a causa dell’eccitazione, di abbassarsi la zip dei pantaloni. A causa dei movimenti veloci, le nocche di Edward sfiorano più volte la mia intimità. Non appena ci riesce, ritorna con la sua mano sul mio fondoschiena. La sua erezione adesso preme nuda contro di me, dura e eccitata come non mai.
Forse perché adesso Edward sa che lo voglio anche io, dopotutto ho avuto la possibilità di rifiutarlo.
Inizio a muovermi ancora più velocemente, stringendo più e più volte la mia presa sul fondoschiena perfetto di Edward, gettando la testa all’indietro e ansimando vergognosamente.
Edward si scosta facendomi emettere un gemito di disappunto. Sorridendo divertito, alza la gonna del vestito. “Tieni”, e infilando il tessuto nelle mie mani, strappa le mutandine.
“Ma...” Provo a capire il perché.
Coricandosi sul pavimento, mi porta su di lui. “Non ti serviranno a molto” mormora prima di baciarmi. Poggia la testa sul pavimento, costringendomi così a stare coricata su di lui.
Non che la cosa mi dispiaccia, ovviamente. Adesso, capisco anche perché ha voluto strapparmi le mutandine: essendo il suo membro fuori dai pantaloni, preme contro la mia intimità nuda e bagnata.
Inizio a muovermi, assecondando i miei voleri, le mie mani vicino la sua testa per potermi muovere con facilità. Su e giù, su e giù. Il piacere cresce in me tanto che ho bisogno di allontanarmi dalle sue labbra. Edward non si da per vinto e, dopo avermi scostato le spalline del vestito, lo abbassa per prendermi un seno con la bocca e stuzzicare l’altro con le mani. In tutta risposta, mi muovo più velocemente.
Non appena sento che l’orgasmo sta arrivando, lo costringo ad allontanarsi dal mio seno per potermi abbassare, poggiare la fronte contro la sua spalla, allungare le gambe contro le sue e raggiungere l’apice come più piace a me. Il cuore batte a mille, il fiato si spreca.
Ho la fronte appoggiata contro il petto di Edward, che mi accarezza dolcemente i capelli nell’attesa che gli ultimi brividi di piacere terminino. Finalmente rilassata, poggio la guancia nell’incavo del suo collo, lasciandogli poi un bacio leggero.
La sua erezione tra le mie gambe, non assopita per niente, torna a farsi sentire più prepotentemente. Sento Edward gemere. Solo in quel momento penso a quanto debba essere doloroso per lui trattenersi.
“Edward.” Alzo il viso per poterlo osservare.
Di contro, lui lo abbassa. “Mmh?”
“Vuoi mettermelo dietro?”
Non ho imbarazzo nel chiederlo, so quanto il sesso anale piaccia agli uomini e Edward ha anteposto il mio piacere al suo, nonostante l’erezione dolorosa tra le gambe. Il minimo che possa fare è ricambiare. E poi, lo voglio anch’io. Più del sesso anale in sé mi piace la posizione: la sensazione del suo petto contro la mia schiena o delle sue braccia ad avvolgermi liberamente sarebbe una cosa meravigliosa.
Edward sembra preso alla sprovvista. “Parli seriamente?”
“Certo” mi limito a dire.
In un momento del genere, non posso spiegargli perché prima avevo rifiutato, né posso chiedergli scusa per le mie parole poco carine di poco fa. Ci avremmo pensato dopo. Avremmo pensato a tutto, dopo.
Affonda le mani tra i miei capelli, baciandomi a lungo. “Sicura di volerlo?” domanda quando mi sprona a girarmi.
“Sì” gli rispondo.
Si posiziona dietro di me, iniziando a baciarmi il collo e a spingere la sua erezione dentro di me. Ovviamente, dire che mi irrigidisco è poco. Fa un male cane, accidenti! Solitamente, per ignorare il dolore o almeno confonderlo con il piacere, James inizia ad accarezzare la mia intimità oppure, preso dal troppo piacere, quando non lo fa lui ci penso io.
Ma al momento non sono così in sintonia con Edward per chiedergli di accarezzarmi. Non me la sento. Strano perché per chiedergli di metterlo dietro non ho avuto timore, ma chissà perché non mi sento a mio agio a chiedergli di toccarmi, né mi sento a mio agio alla prospettiva di toccarmi da sola davanti a lui.
L’unica cosa da fare al momento è sopportare il dolore, tanto alla fine mi piacerà, come sempre.
“Stai bene?” chiede, sospirando.
“S-sì” rispondo a fatica.
Edward non dice altro, ritorna a baciarmi leggermente il collo. Sento la sua mano che si sposta dal mio fianco in mezzo alle mie gambe. Quando inizia a toccarmi, sospiro di sollievo. “Ti piace?” sussurra vicino al mio orecchio. Sento le sue morbide labbra sfiorarmi il lobo.
Annuisco, cercando di concentrarmi sulla sua mano che si muove tra le mie gambe.
I movimenti veloci delle sue dita sul mio clitoride contrastano con i baci leggeri e dolci che lascia sul lobo del mio orecchio, che Edward alterna a morsi delicati e suzioni con la punta della lingua. Quando riesce ad entrare del tutto dentro di me emetto un sospiro di sollievo. Le labbra di Edward scendono e sfiorano le mie spalle, mentre i movimenti del suo bacino aumentano così come quelli delle sue dita sulla mia intimità.
Anch’io lo assecondo ormai, sentendo solo un leggero bruciore e le sue dita magiche su di me.
“Bella…” Edward ansima di piacere, la sua voce roca e sexy contro il mio orecchio. Le sue dita accarezzano la mia femminilità con vigore, come se impastassero della farina. “Bella… sto per venire…” ansima ancora.
È raro che io venga durante il sesso anale; mi eccita sì, ma non vengo spesso. E come le altre volte, rimango eccitata ma non raggiungo l’orgasmo. Ma dopotutto, ho già detto che a me piace più che altro la posizione. Sento i fianchi di Edward fermarsi mentre il suo corpo inizia a tremare. Edward rimane sopra di me, per cercare di riprendersi.
Per la prima voltada quando ho tradito James non ho più sensi di colpa. La decisione è stata presa. Giusta o sbagliata... l’avrei scoperto solo con il tempo.
 
 
Spazio autrice
 
(Ho ritardato nel postare perché ho dimenticato di far avere in tempo il capitolo alla mia beta e, giustamente, è arrivata da poco a inviarmelo. Errore mio >.<)
1. Sono dell' opinione che quando una persona ama un' altra, questa non tradisce. Maschio o donna che sia... se ami veramente una persona non puoi essere talmente egoista e tradirla, altrimenti non la ami veramente dato che amore è anche mettere la sua felicità prima di tutto.
Poi, magari, può capitare di tradire una persona amata per puro cedimento, un momento dettato dagli istinti e dalla passione,ma una volta soltanto, non ripetutamente.
Per quanto mi riguarda, io sono contro il tradimento, e ciò che ho scritto sopra (e da me sottolineato) è comunque detto per farvi capire che se anche Bella avrebbe potuto essere perdonata per il suo primo tradimento, adesso non più perchè è chiaro che qualcosa c'è sotto (e che l’ ha portata alla decisione che ha preso nel capitolo,lasciarsi andare alla passione con Edward)
Altrimenti, si sarebbe fermata alla prima volta e basta.
2. Non ho mai avuto due ragazzi per cui essere tanto confusa, quindi se qualcuno si è trovato nella stessa situazione di Bella e i suoi pensieri sono del tutto sbagliati, pardon.
Non solo perchè non so cosa si prova ad essere divisi fra due fuochi, ma anche perchè ognuno affronta situazioni più o meno difficili diversamente da altre: io posso reagire nello stesso modo in cui ha reagito Bella, come voi potete agire diversamente.
Se potete quindi, cercate di passare oltre: la storia è molto leggera, adatta al periodo estivo e basata soprattutto sulla coppia Edward/Bella, non Edward/Bella/James.
3. Non vi chiederò, come al mio solito, se la scena di sesso è stata volgare. Ormai vi sarete stancati di questa domanda.
Sappiate solo che, semmai dovessi minimamente sfiorare il volgare, per favore avvertitemi subito!! Cercherò di abbassare i toni della passione, se vi turbano >.<
Che decisione avrà preso Bella? Credo sia facile da capire...
p.s.: lo so che state odiando Bella perché ha toccato il sedere di Edward. E tranquille, la odio anche io >.<
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non pensavo di essermi addormentata, ma a quanto pare devo averlo fatto dato che dal pavimento del salotto di Edward adesso sono in un luogo buio, illuminato dai raggi lunari, appoggiata a qualcosa di duro, ma allo stesso tempo vellutato e caldo.
È il petto di Edward, che mi sta accarezzando i capelli con dolcezza.
“Sei sveglia?” mormora piano.
Annuisco, muovendo il corpo contro il suo per sgranchirmi, ma non mi sposto di un centimetro.“Che ore sono?” chiedo, la voce impastata di sonno.
Era pomeriggio quando abbiamo fatto sesso, adesso è notte.
“Le undici di sera. Hai dormito molto...” sussurra, affondando il naso tra i miei capelli e attirandomi più vicina a sé.
Non mi stupisco della cosa: è da quando ho ceduto al suo fascino che non dormo serenamente come un tempo e adesso che ho chiarito i miei sentimenti ne ho approfittato per recuperare qualche ora di sonno.
“Come ti senti?” mi domanda, gentile.
C’è imbarazzo, almeno da parte mia.
“Bene” mormoro piano. C’è anche un’altra cosa che gli devo dire...Mi scosto per potermi mettere a pancia in giù e osservare il suo volto sereno dall’alto, poggiandomi sui gomiti.
È bellissimo, nulla da ridire.
“Edward, mi dispiace per quello che ti ho detto oggi in cucina. Ero...”Ero cosa? Arrabbiata perché mi aveva sconvolto l’esistenza?
Edward non mi fa finire di parlare. La sua mano porta la ciocca di capelli sul mio orecchio, osservandomi dolcemente.Questo suo piccolo gesto mi spiazza, lasciandomi senza fiato.“Va tutto bene. Anch’io mi devo scusare... quando ti ho dato della sgualdrina non lo pensavo, te lo giuro. Però avevo bisogno di spronarti, per me e per te. Per noi…” Parla piano, guardandomi come a volermi convincere non solo con le parole, ma anche con la sincerità del suo sguardo delle sue parole.“E so anche che ho sbagliato a ricattarti ma... lo rifarei altre cento volte, Bella.”Con la mano mi sprona a distendermi sul letto, mettendosi sopra di me, tenendo una mano sul fianco e l’altro braccio poggiato vicino al mio viso.
“Dimmi che starai con me Bella. Dimmi che potrò renderti felice come ti ha reso James per cinque anni, se non di più. Dammi la possibilità di capire se quello che provo per te è amore.”
Amore? Per lui sarebbe davvero amore?
Scuoto la testa. Tutte le certezze che avevo oggi pomeriggio sono scomparse.“Ho paura, Edward” sussurro, quasi a volermi confidare con lui.
Assume un’espressione dispiaciuta, mentre la mano sul mio fianco si sposta per accarezzare la lacrima solitaria che, dispettosa, è scesa sulla mia guancia.“Non devi. Ci sono qua io.” Poggia la sua fronte alla mia, lasciandomi un bacio a fior di labbra subito dopo.“Ci sono io” sussurra di nuovo, baciandomi ancora, ma con più passione di prima.
Continua per un tempo che a me sembra infinito, ad ogni frase alterna un bacio e la passione aumenta ad ogni nuovo tocco.Una volta una stretta sul fianco, un’altra sulla coscia, un’altra ancora sul seno e così via.Non c’è fretta stavolta, quando mi fa sua; c’è solo la voglia di scoprirsi, ritrovarsi e appartenersi per la prima volta senza rimpianti, senza nessuna incertezza o altro.È un modo tutto nuovo, questo, di fare l’amore tra noi, ma allo stesso tempo familiare.
Mi porta su di lui, mentre la sua erezione è già dentro di me.Inizio a muovermi, le sue labbra chiuse intorno ad un mio capezzolo.Mi muovo più velocemente, brividi di piacere increspano la mia pelle, sento le farfalle allo stomaco.
Il suono del mio cellulare mi fa irrigidire. Che diavolo ci fa in camera di Edward?
“Edward…” Provo ad allontanarlo, ma senza successo.
“Non rispondere” mormora fissandomi, continuando a muoversi sotto di me.
Sono tentata di fare come dice lui, ma se fosse una chiamata importante?“Potrebbe essere importante…” sussurro, spingendomi più forte sopra di lui.
Edward sospira, lasciandosi ricadere sul letto, le mani incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi. L’ immagine perfetta della beatitudine.
La borsa è sopra il comodino, quindi non mi è difficile prendere il cellulare.
“È tua sorella” dico, leggendo il nome sul display.
Edward assume un’espressione minacciosa. “Sempre lei” brontola.
Sorrido divertita prima di rispondere. “Pronto?”
“Ciao Bella, disturbo?” chiede la voce allegra di Alice.
Sì.“No, affatto.”                            
Edward alza gli occhi al cielo, prima di riportarli su di me e sorridermi, maligno.La sua mano si sposta tra le mie gambe per potermi accarezzare.Perderò il filo del discorso, lo so per certo, perciò gli lancio un’occhiataccia.Edward mi sorride di più.
“Allora?” Alice al telefono attende una risposta. Ma risposta per cosa?
“Scusa Alice, potresti ripetere? Ah!”
Quel bastardo di Edward ha invertito le posizioni senza dirmi nulla!
“Bella, tutto bene?” domanda Alice, preoccupata.
Edward affonda il viso sul mio collo per trattenere le risate, ma così facendo fa ridere anche me.
“S-sì Alice, tutto bene” rispondo cercando di trattenermi.
Una mia mano si posa sul suo petto, cercando di allontanarlo, ma non ci riesco.La prende fra le sue, portando il mio indice tra le sue labbra e iniziando a succhiarlo.
“Stavo dicendo, dato che ci siamo appena conosciute, io e Rosalie pensavamo di fare un’uscita di sole donne. Che ne pensi?”
“Mi sembra una buona... ahi!” esclamo: Edward mi ha appena morso un capezzolo.Lo guardo minacciosa, ma lui sorride divertito.
“Bella?” Ancora Alice.
“Senti Alice, non posso parlare, ma per me l’uscita va benissimo. Magari ti chiamo poi io, va bene?” Chiudo di colpo la comunicazione.
La mano che tiene il cellulare lo getta fra le lenzuola, incurante che possa cadere, per poi posarsi sulla gola da Edward senza stringere troppo, facendolo distendere sul letto.
“Adesso veniamo a noi…” sussurro minacciosa.
“Adoro quando fai la prepotente” mormora di rimando lui, leccandosi le labbra.
Pur con riluttanza, un sorriso divertito spunta sul mio volto. “Dai Edward, chissà cosa penserà tua sorella ora di me!”
Alice non è scema, avrà capito cosa stavo facendo.
“Avrà capito...” Edward mi porta giù: è di nuovo sopra di me. “Che stai facendo sesso selvaggio con l’uomo più sexy del pianeta e che la prossima volta è meglio se ti manda un semplice messaggio” spiega, affondando il viso nell’incavo del mio collo.
Porto una mia mano a stringergli i capelli. “Ma come siamo modesti...” lo prendo in giro, anche se in effetti il suo ego ha centrato in pieno: Edward è davvero sexy.
Gemo forte quando si spinge in me con un movimento brusco, facendomi ritornare i brividi ad incresparmi la pelle.Alterna spinte forti a spinte leggere, prendendomi alla sprovvista, ma senza mai farmi male.Tutt’altro.
Lo assecondo, il mio bacino va incontro al suo.
“Vai così, Bella...” sussurra, il viso ancora nascosto nell’incavo del mio collo.
Ho ancora una mano a stringere i suoi capelli e l’altra sul suo fianco.Sento i suoi piccoli e veloci ansimi nel mio orecchio, le spinte che aumentano, segno che il momento è vicino.
“Bella…” mormora il mio nome prima di alzare il viso e posare le sue labbra sulle mie, afferrarmi le mani e portarle sopra la mia testa.
I miei seni sono a stretto contatto con il suo petto, le mie gambe attorcigliate ai suoi fianchi, quelle di lui rigide per lo sforzo.Getta indietro la testa nello stesso momento in cui lo sento lasciarsi andare dentro di me.
Quando però rallenta, a supplicare sono io: “Non fermarti…”
Riprende a spingere con più forza e velocità. Sento l’orgasmo esplodere in me dopo poche spinte.Il cuore che batte a mille, lascio ricadere le mie mani sul letto, respirando a pieni polmoni.
Sono stanca, sudata, e muoio di fame, ma non sono mai stata così bene.
 
Spazio autrice


Ebbene, ecco qua il capitolo delle “mezze spiegazioni”. Nel prossimo ci sarà direttamente il risveglio e si concluderanno del tutto ^-^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^
Un bacio.


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Buongiorno” sussurra con voce roca Edward, stringendomi in una presa decisa ma allo stesso tempo dolce.
“Ehi” lo saluto di rimando. Quando mi sono svegliata, Edward stava dormendo così profondamente che non me la sono sentita di svegliarlo, così sono scesa e mi sono preparata del caffè. Non credevo mi avrebbe raggiunto cinque minuti dopo.
“Me ne dai un poco?” domanda, posandomi un bacio sulla nuca.
Siamo abbastanza intimi da fare sesso, quindi se gli dessi la mia tazza non ci sarebbe niente di male, no?
“Prendi la mia, non mi va più.” Gli offro la tazza con il caffè ancora bollente.
Lo prende sfiorando accidentalmente le mie dita. Non appena lo beve, impreca sottovoce facendomi ridere. “È bollente!”
“È appena uscito, che ti aspettavi?” chiedo.
“Ho la lingua scottata, dovresti farmi passare il dolore” mormora offeso.
Gli prendo il viso fra le mani, lasciandogli un delicato bacio sulle labbra. “Come va?”
Fa una smorfia. “Un po’ meglio. Ma solo un pochino.” Sta al mio gioco.
Sorrido, avvicinandomi di nuovo a lui e baciandolo un’altra volta, lasciando che la mia lingua sfiori le sue labbra ma allontanandomi prima che approfondisca il bacio. “Meglio?”
Annuisce, come un bambino. “Mi sento ancora un po’ male, però...”
Per la terza volta, poggio le mie labbra sulle sue, lasciando stavolta che la sua lingua si incontri con la mia. Mi stringe, facendomi sorridere sulla sua bocca. Quando fa per poggiarmi contro il tavolo della cucina, lo fermo.
“Edward, aspetta! Devo prepararmi.”
“Per andare dove?” domanda sorpreso.
“A casa.”
Proprio in quel momento, squilla il mio telefono. Sto cominciando ad odiarlo e se avessi saputo che mi avrebbe disturbato per due volte non l’avrei mai portato. Stamattina, scendendo in cucina, ho portato la mia borsa con me e l’ho lasciata in salotto ma, essendo la casa silenziosa, si sente perfettamente la suoneria del mio cellulare.
Edward sbuffa mentre scendo dal tavolo e mi dirigo in salotto per rispondere.
“Pronto?”
“Amore mio, va tutto bene? Tua madre?”
Sussulto quando sento la voce di James dall’altro capo del telefono. Come posso sentirmi così in colpa ma allo stesso tempo così felice contemporaneamente? Edward mi ha seguito ma non posso raccontare tutto a James per telefono. Oltre che scorretto, sarebbe anche squallido da parte mia. È stato pur sempre colui a cui ho donato la mia verginità, il primo in ogni senso. Ho vissuto con lui per cinque anni, è come se fossimo stati in procinto di sposarci!
“James, amore...” sussurro, presa alla sprovvista. Lancio un’occhiata a Edward ma mi da le spalle, entrando in cucina. Sistemerò le cose con lui dopo, adesso devo cercare di essere il più convincente possibile. “Mamma mi sta facendo impazzire” rispondo con una risata isterica.
Ride. “Non vedo l’ora che tu ritorni a casa, amore mio.”
Mi gratto il collo, a disagio. “Sì, anche io” sussurro. Di più non posso fare.
“Senti, ti ho chiamato solo per un salutino veloce. Oggi mi vedo con Jasper” mi informa.
Rido. “Divertiti.”
“Anche tu con tua madre!” esclama ridendo. “Ti amo, a dopo!”
“A dopo.” Chiudo la chiamata prima che possa dirmi altro, spegnendo il cellulare. Ritorno in cucina. “Edward...”
Sta bevendo il caffè. Non risponde.
“Dai Edward, non pretenderai che lo lasci da un giorno all’altro, per di più al telefono.” Cerco di convincerlo che è una cosa impossibile.
“E che dovrei fare, secondo te? Lasciarti andare a casa sua per altre due settimane, per potergli alleggerire così la pillola? E durante queste due settimane, per non farlo insospettire, che farai, gliela darai ogni sera?”
Sospiro, mettendomi entrambe le mani sui capelli in un gesto d’esasperazione. “Non pretendo due settimane. Ma non è neanche giusto dovergli rispondere al telefono dicendogli: ‘James, mi dispiace ma oggi non torno a casa perché scoperò tutto il giorno col tuo amico’!” esclamo.
Capisce che ho ragione ma pur di sfogarsi colpisce il tavolo con un pugno. “Non ti deve toccare!” esclama adirato.
Mi scappa un sorriso ma non è il momento adatto; potrei fargli pensare che rido di lui e la situazione peggiorerebbe. Mi avvicino a lui, cercando di calmare i battiti del cuore. È geloso di me.
“Non mi toccherà” sussurro, invitandolo a sedersi e salendo su di lui a cavalcioni. “Glielo impedirò” continuo, accarezzandogli con due dita le labbra morbide come petali.
Mi lascia un lieve bacio sui polpastrelli prima di rispondermi. “Si insospettirà” obbietta.
Gli sorrido dolcemente. “Edward, non chiedo molto tempo. Solo uno o due giorni, non di più. Non si insospettirà per così poco tempo.”
“E poi?” domanda, più tranquillo di prima ma non del tutto.
Scuoto la testa. “Poi cosa?”
“Ti trasferirai da me?” chiede, prendendomi alla sprovvista.
“C-come?” domando, credendo di non aver capito.
“Bella, io ho quasi trent’anni e non ho mai vissuto con una donna. Credo sia giunto il momento, no? Tanto più se tu hai già esperienza alle spalle.”
Non sembra molto contento della cosa ma è pur vero che se vuole stare con me deve accettare il mio passato.
“Non credo che sia una buona idea” mormoro.
“Perché no? Tu sei andata a vivere con James già a diciotto anni, qual è la differenza?”
Sorrido al ricordo. “Mi odiavi.”
Sorride anche lui. “Io, Emmett, Jasper e James stavamo benissimo senza donne tra i piedi. Una ragazza arrivava e ce la passavamo tutti ma la cosa finiva lì. Poi sei arrivata tu e James è cambiato.”
“Ah, grazie. In altre parole, mi hai considerato una piaga per il vostro gruppo” mormoro, fintamente offesa.
Ride di cuore, una risata che mi entra dentro e mi scalda il cuore. “Sì, in effetti sì. Per i primi tre anni, però. Negli ultimi due, ho iniziato a considerarti sotto una luce diversa, senz’altro più piacevole” dice allusivo.
“Scemo” brontolo divertita. Poi mi ricordo di una cosa. “Quando è stata l’ultima volta che hai fatto sesso con una donna?” chiedo.
Aggrotta le sopracciglia. “Perché me lo chiedi?”
“Perché la prima volta che siamo stati insieme mi hai dato questa impressione.”
Annuisce, grattandosi la testa imbarazzato. “Ehm... un po’.”
Edward in imbarazzo è qualcosa di unico e irripetibile, meglio approfittarne. “Un po’ quanto?”
Sospira. “Un anno, quasi.”
Annuisco, piacevolmente sorpresa. “Dovrebbero darti una medaglia.”
Ride. “È anche per questo che voglio che tu ti trasferisca qua. Devo recuperare il tempo perduto.”
Rido anche io, ma ritorno seria. “E con James?”
Sospira esasperato. “Basta pensare a James, va bene?”
Annuisco. “Va bene.”
“È un sì?”
Lo fisso con una smorfia divertita, come a voler vedere i pro e i contro della cosa. Ma tanto ho già deciso. “Sì.”
Sorride, baciandomi appassionatamente.
Rido con lui, prima però di scostarmi. “Ad una condizione.”
“Tutto ciò che vuoi, amore.”
Ignoro il formicolio allo stomaco causato dal piacere di sentirmi chiamare ‘amore’ da Edward per la prima volta. Non parlo all’inizio, lo faccio solo quando vedo la sua espressione diventare ansiosa. “La tappezzeria. Non mi piace.”
Ride ancora, contento che non sia un grosso problema.
Non mi interessa tanto la tappezzeria, ma non riesco a sentirmi a casa mia, qui. Se inizio a cambiare qualcosa, anche di poco conto, sarà tutto più facile per me.
“Puoi cambiare tutto ciò che vuoi. La casa è anche tua. E se pensi che sia troppo piccola...”
Lo interrompo. “Al contrario.” Mi guardo intorno. “Adoro questa casa. Non è piccola, è perfetta. Un salottino, una cucina, un bagno e due camere da letto. Tutto ciò che mi basta.”
È felice della cosa. Affonda una mano sulla base del mio collo, appoggiando la sua fronte alla mia. “Ti amo.”
Sorrido involontariamente, stringendomi di più a lui. Le farfalle allo stomaco si fanno sentire spesso in presenza di Edward, facendomi ritornare a quando ero adolescente. “Io...”
Stavolta, ad interrompermi è lui. “Non voglio che tu mi dica subito qualcosa a riguardo. Mi va bene così.”
Ma io gli sorrido. “Edward, se con te fosse semplice attrazione, non avrei buttato cinque anni d’amore per delle semplici notti di sesso. Avrei fatto altro, ma sicuramente non ti avrei dato false speranze. Invece, ora sono qua. E ciò significa solo che ti amo anche io. Ti amo, Edward. Mi ci è voluto un po’ per capirlo, ho dovuto analizzare a fondo i miei sentimenti in queste settimane e tuttavia non ancora accettarlo. Forse, nel mio inconscio, avevo paura che per te si trattasse solo di sesso e che lasciando James mi sarei ritrovata sola dopo che tu ti fossi stancato di me. James è stato con me da quando avevo diciotto anni, è stato il mio punto di riferimento e non potevo sopportare che mi abbandonasse. Quando ieri mi sono ritrovata con la possibilità di scegliere se rimanere qui o ritornare a casa... ho scelto te. Se questo non è amore non ho idea di cosa sia” mormoro divertita e commossa allo stesso tempo.
Sono sincera. Amavo James, ma forse Edward è la persona giusta. James è adesso il passato, Edward è il presente. Per di più, ammettere a gran voce tutto ciò mi fa sentire meglio, molto meglio.
Edward non dice una parola. Mi dimostra che mi ama direttamente con i fatti e col suo splendido sorriso sulle labbra.
 
Sento già la mancanza di Edward ed è passata solo mezz’ora. Apro la porta di casa mia e poso con aria distratta la borsa e le chiavi sul tavolino. Entro in cucina per bere un bicchiere d’acqua ma mi blocco scorgendo la figura di James seduta sulla sedia. Mi preparo alla recita ma rimango sorpresa nel vedere che non mi sorride, non si avvicina, non mi parla. Niente di ciò che fa di solito.
È serio. Troppo per il James che conosco.
“Quando oggi sono uscito con Jasper,” inizia senza darmi il tempo di chiedere qualcosa “mi ha raccontato una storia divertente. Ha detto che ieri notte Alice ti ha chiamato alle undici di sera e che ti ha invitato ad uscire. Alla fine, era tremendamente imbarazzata perché pensa di averci disturbato mentre facevamo sesso > >
Sussulto. Oh cazzo.
“Ma il problema è che noi due non eravamo neanche insieme. Allora ho provato a chiederti spiegazioni, incuriosito dalla cosa. Ti ho chiamato qualche ora fa, dopo la prima telefonata, ma non rispondevi. Ho provato allora da tua madre.”
Abbasso lo sguardo, colpevole, mordendomi le labbra. Chiudo gli occhi e mi preparo al peggio.
“Lei mi ha detto che non ti vede dall’ultima nostra visita. Quindi, adesso, mi chiedo dove cazzo tu sia stata.” Il tono di James è calmo, ma so che è anche peggio che se mi avesse urlato.
Mi sento male al pensiero di dovergli raccontare tutto ma lo devo fare. Non appena questa storia finirà, potrò vivere con Edward in pace. Basta questo pensiero a darmi il coraggio di affrontarlo. Ciononostante, avrei preferito mille volte la presenza rassicurante di Edward accanto a me.
 
 
Spazio autrice

 Non ho nulla da ridire su questo capitolo se non che finalmente Edward e Bella si sono chiariti.
Dunque, Bella, nel suo inconscio, già sapeva di amare Edward ma, credetemi, pensare una cosa e dirla ad alta voce è molto diverso. Bella aveva paura di rischiare, ecco tutto. Ma in tutto questo tempo, pur non accorgendosene, osservava i suoi stessi comportamenti e alla fine non ha potuto più negare. Dire però di amare Edward ad alta voce è stato per lei quasi una liberazione.
Adesso, si entra nel vivo della storia e… sì beh, credo che stiamo giungendo al termine probabilmente .-.
Un bacio e alla prossima!
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Sapevo che non sarebbe stato facile, ma i due giorni mi servivano proprio per prepararmi e dirgli tutta la verità. Adesso, non solo non so da dove cominciare, ma ho paura di una sua possibile reazione brusca. Sto rimpiangendo di non aver chiesto ad Edward il suo appoggio.
Scuoto la testa. “James, io…”, deglutisco. E ora che faccio?
“Non è difficile, Bella. Dimmi solo la verità, anche se credo di averla capita” sussurra deluso.
Scuoto nuovamente la testa. ‘Io ti ho tradito.’ Queste quattro parole non vogliono uscire dalla mia bocca. Ma James sembra capire e, annuendo, si alza per uscire dalla cucina.
“James!” Gli afferro un braccio con la mano. Deve sapere perché l’ho fatto, che non era mia intenzione farlo soffrire, che purtroppo al cuore non si comanda se lui ha già scelto...
“Non mi toccare!” esclama, strattonandosi il braccio tanto bruscamente da farmi sbattere la schiena contro il frigorifero.
Ma il dolore che provo dentro non è certamente paragonabile a quello fisico. Perché James mi ha sempre amato, si è preso cura di me, due pugni in faccio quando prima che potessi dirgli che era uno stupido malinteso credeva che un ragazzo più grande ci avesse provato con me, ha sempre avuto un sorriso sulle labbra quando ero triste per varie ragioni, mi ha fatto ridere e quando invece era lui nervoso cercava di nascondermelo per non farmi preoccupare.
E io come lo sto ripagando? Tradendolo con il suo migliore amico?
“Dimmi chi è” mormora.
Non parlo, non posso e non voglio dirglielo.
Sbuffa. “Dimmi almeno se lo conosco!”
Annuisco. Lo conosce fin troppo bene.
Ride, una risata amara e per nulla sincera. “Ne sono felice. Sai che ti dico? Mi fate schifo, tu e chiunque sia il figlio di puttana con cui mi hai tradito!” esclama adirato, prima di uscire definitivamente dalla cucina.
Rimango immobile per un periodo di tempo che mi sembra un’eternità prima di vederlo comparire con due valige in mano.
“No, James...” Anche questo no... “Me ne vado io, tu resta.”
“Come sei gentile, Bella,” si beffa di me “ma preferisco andarmene e non vederti più.” Esce, per non ritornare più.
Non so dire come mi sento: da un lato sono sollevata perché James sa tutto e niente e nessuno, adesso, può minacciare l’amore che proviamo Edward e io, ma dall’altro mi sento più che distrutta... vuota, oserei dire.
Quando mi sono fidanzata con James avevo diciassette anni, quello stesso anno dovevo compierne diciotto, e da quel momento sono passati ben cinque anni. Credevo che io e James saremmo rimasti insieme per sempre... cinque anni erano un periodo lungo, in fin dei conti! Adesso invece dovrò fare ventitré anni, e nonostante la mia giovane età ho capito che non tutto può durare per sempre se non è destino.
E con Edward? È destino?
Dalla mia borsetta prendo il cellulare, componendo quel numero che oramai ho imparato a memoria.
“Pronto?”
“Edward, sono io” mormoro.
“Amore, tutto bene? Perché quel tono di voce?”
Edward non può immaginare che quei due giorni di tempo che gli ho chiesto oramai non servono più. “James ha scoperto tutto e... e...”
“Ti ha fatto del male?” domanda immediatamente.
“No, no.” È vero, James non mi avrebbe mai fatto del male. Quando ho sbattuto contro il frigorifero non è stata colpa sua ma del mio scarso equilibrio. “Però non voglio stare qua dentro, in casa”spiego. “Posso venire a casa tua?”
“Facciamo così, non ti muovere da lì. Prepara le valige, passo a prenderti io stesso e ce ne andiamo insieme a casa nostra, va bene amore mio?” Il suo tono di voce è dolce.
Casa nostra...“Va bene. Ti aspetto.” Quando chiudo la chiamata, penso che avrò circa mezz’ora di tempo prima che Edward possa suonare il campanello. Poso il cellulare sul tavolino ma un crampo fortissimo allo stomaco mi fa piegare in due. Quando termina, sospiro cercando di calmare i battiti del mio cuore. Sono normali crampi che annunciano l’imminente arrivo del ciclo mestruale, che dovrebbe venirmi a giorni.
Come detto da Edward, preparo le mie valige. Non porto tutto, solo lo stretto indispensabile. Ho già riempito tre valige, e un beauty-case, quando Edward suona il campanello. Apro, trovandomelo davanti più bello che mai nonostante l'aria preoccupata.
“Come stai?” domanda, attirandomi dolcemente a sè, chiudendo la porta ed accarezzandomi i capelli con una mano.
Non rispondo, se gli rispondessi ‘bene’ mentirei.
“Sei pronta?” chiede, dirigendosi verso il salotto dove le mie valige sono già preparate.
“Sì, devo solo andare un attimo in camera da letto.” Persa nei miei pensieri, stavo dimenticando il blister delle pillole anticoncezionali per il mese prossimo.
“Ti aspetto in macchina” mormora, prendendo in mano le mie valige.
Prendo la mia borsa, mettendo dentro il blister delle pillole quando entro in camera da letto. Uscendo, richiudo la porta dietro di me, lanciando un’occhiata dispiaciuta a quella che fino a ieri è stata la mia casa.
Quando scendo, Edward è già dentro la macchina, il motore accesso. “Stai bene?”
“Sì, sto bene.” Non posso continuare ad annuire con la testa. Sto bene, mi sento il cuore più leggero, ma non posso smettere di pensare al male che ho causato a James.
“Allora andiamo a casa.”
 
 
Spazio autrice
 
Se la reazione di James vi ha stupito, provate a vederla da un' altra prospettiva:  James è sempre stato un tipo calmo e riflessivo, non ha mai alzato una mano su una donna. Darle uno schiaffo, anche se poi si sarebbe pentito, non ci stava. Ci sarebbero state le distruzioni degli oggetti di casa, questo sì, ma avendo creato io stessa il personaggio di James sapevo che la reazione che ha avuto è in linea con il suo personaggio. Se anche non è in linea con gli uomini che vengono traditi, non mi interessa: l' importante è che James abbia avuto una reazione adatta al suo personaggio.
Poi, un uomo che picchia una donna per me non è un uomo, anche se la donna ha commesso il peggior sbaglio della sua vita. Se te ne vai di casa, non solo mostri di essere maturo, ma hai tutto il mio appoggio. 
Io la penso così, poi voi ovviamente potete pensare che forse Bella se lo sia meritato, ovviamente sono pareri! ;)
Detto questo, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Chiedo ENORMEMENTE scusa per aggiornare solo ora. Il fatto è che siamo tutti impegnati con la scuola (io) o con il lavoro… se a questo mezz’ora perché il mio pc ve un capitolo ci sto mezz’ora perché il mio pc va lento e il browser più veloce è opera, che opera non mi fa (non so perché) pubblicare l’HTML e che per pubblicare devo accedere a safari che mi blocca ancora di più il pc… passa pure la voglia. Infine, moltiplicate tutto questo per… essermene dimenticata O_O non vi scherzo, mi sono dimenticata vero di aggiornare >.<
Ma da domani fino a domenica non c’è scuola, vedrò di finire Ricatto d’amore (mancano solo 2 capitoli) e arrivare a quasi alla fine con Temptation (ne mancano sei) per farmi perdonare :)
Un bacione!
p.s.: perdonatemi se non rispondo alle vostre recensioni c.c Ma il computer va più lento del solito… (ragazze, il mio pc ha tipo… quasi 10? Sì, penso proprio di sì. Capirete bene… ._.) e vorrei pubblicarvi i capitoli delle altre storie:)
 
 
 
 
 
 
È passata circa una settimana da quando ho lasciato la casa che condividevo con James: non ho più sue notizie di nessun genere che lo riguardano, però sono felice. Almeno ho Edward con me.
In questa settimana è stata di una dolcezza infinita. ‘Considera questa casa tua’ l’avrà ripetuto tante di quelle volte che ormai ci ho fatto l’abitudine.
“Amore, sono a casa!” esclama la sua voce, facendomi capire che ha finito il turno in ospedale ed è qui.
“Ehi” mormoro con un sorriso.
Edward mi trova in salotto, un piccolo barattolo di latta di colore in una mano e un pennello nell’altra, vestita semplicemente con una salopette e una maglietta sotto. Mi rivolge immediatamente un sorriso quando mi vede, facendomi arrossire un poco.
È strano vederlo guardarmi con amore: per qualche anno mi lanciava occhiatacce a non finire.
Mi abbraccia da dietro, annusando il profumo dei miei capelli. “Come va?” domanda, posando una mano sul mio ventre.
Sorrido. “Se ti riferisci ai crampi allo stomaco, sicuramente meglio. Il ciclo terminerà da un giorno all’altro...” Il ciclo mi è venuto due giorni dopo aver lasciato l’altra casa e purtroppo io sono una fra quelle ragazze che lo soffrono terribilmente e cui dura cinque/sei giorni abbondanti. “Se invece ti riferisci alla pittura, magnificamente. Questa casa sta diventando esattamente come la volevo io!” esclamo felicemente.
Edward ride, una risata che mi scalda il cuore, facendomi fremere di desiderio e di amore per quest’uomo tanto dolce, bello e innamorato. Di me. “Ne sono felice, amore mio. Ma perché adesso non ti siedi?” domanda, senza lasciarmi il tempo di rispondere che mi porta a sedermi sul divano.
“Come è andata oggi, al lavoro?” chiedo.
“Lui non c’era. La voce che gira ultimamente sembra essere confermata sempre di più ogni giorno che passa” risponde, irrigidendosi un poco. Fa fatica a parlare di James, lo so. Il pensiero di lui che è stato il mio primo amore lo ferisce, e per quanto vorrei cancellarlo dai miei pensieri non ci riesco: mi sento troppo in colpa.
“Quindi secondo te si è trasferito?” chiedo.
“Sembra che la cosa ti dispiaccia” afferma Edward, scostandomi da sè e fissandomi contrariato.
“No... no, come può dispiacermi?” chiedo sbalordita, ma non attendo risposta. “Edward, sai quello che provo per James, mi sento in colpa, tremendamente in colpa. Ma solo questo, oramai sai che amo solo te, no?” Spero tanto che mi risponda di sì perché se rispondesse negativamente... be’, i dubbi in un rapporto non mi sono mai piaciuti.
Esita nel rispondere ma abbassa lo sguardo sospirando e poggiandosi contro il tessuto del divano. “Sì. Sì lo so, scusami” mormora.
Salgo su di lui a cavalcioni, prendendogli il viso fra le mani e baciandolo con lentezza. E amore. Non possiamo fare l’amore ma nessuno ci vieta di stare insieme in quel modo.
Accarezza la mia lingua con la sua, stringendomi a sè. Prova a infilare le mani sulla mia pelle ma la salopette glielo impedisce e impreca sottovoce. “Non indossare mai più un qualcosa di così infernale” borbotta, staccandosi.
Sorrido divertita. “Ci penso io.” Quando abbasso la salopette fino ai fianchi, non perdo tempo e mi tolgo la maglietta, catturando così lo sguardo di Edward sui miei seni. Mi alzo per potermi togliere il resto, rimanendo in intimo di fronte a lui.
Mi attira nuovamente a sè ricominciando a baciarmi avidamente, stavolta.
La mia mano si porta subito tra le sue gambe, trovandolo già duro ed eccitato, pronto per me. “Edward...” mormoro, prima di scostarlo per potergli togliere la maglietta. Non è giusto che sia solo io senza vestiti. Lancio la maglietta chissà dove, prima di posare le mie mani sulla fibbia dei suoi pantaloni, lanciandogli una veloce occhiata.
Mi guarda come se volesse mangiarmi in un sol boccone, è sexy da morire e io mi sento bagnare anche solo con un suo sguardo.
Riesco ad aprirgli i pantaloni, facendo un po’ di pressione con le mani affinché inarchi il bacino e io possa sfilarglieli fino ai piedi insieme ai boxer. In ginocchio davanti a lui, gli divarico le gambe iniziando a toccare il suo membro duro, guardandolo negli occhi. “Ti piace?” chiedo, ben consapevole comunque della risposta.
“Tu che dici?” ansima, fissandomi. Affonda una mano sui miei capelli avvicinando il mio viso alla sua erezione.
La prendo in bocca, gustandomi il suo sapore di uomo. Lo sento gemere, mentre immagino il suo viso stravolto dal piacere gettato all’indietro. Con una mano gli accarezzo i testicoli, mentre con l’altra tiro la pelle sentendolo sempre più duro nella mia bocca.
“Amore, continua così... sei meravigliosa” ansima Edward, sfiorando con un dito le mie labbra sul suo membro. “Ah... Ecco, così sì... Togliti... Bella, togliti il reggiseno.”
Sta arrivando, lo so perché lo sento al limite. Lo accontento e apro il gancio del mio reggiseno, facendogli fare la stessa fine della maglietta di Edward e dei miei vestiti.
Subito, le sue mani sono sul mio seno che tintillano con due dita i mie capezzoli inturgiditi dal desiderio. “Bella, più veloce” mi supplica, imponendomi il ritmo che vuole, la sua mano nuovamente suoi miei capelli.
So che per Edward sono bellissima, ma quando perde il controllo come in questo momento rischio di impazzire dalla voglia di lui. Mi fa sentire sexy come non mai.
“Bella, sto arrivando... manca poco, amore, poco...” riesce a sussurrare con fatica. “Eccolo... Bella…”
Lo sento liberarsi nella mi bocca nello stesso momento in cui geme il mio nome. Sento l’amore che prova per me vibrare nel tono della sua voce facendomi battere più forte il cuore.
“Non uscirlo, amore” sussurra Edward. Prende subito dopo il suo membro con due dita, stando attento a non sporcare nulla mentre io mi allontano. Si siede sul pavimento, onde evitare di macchiare il tessuto del divano. “Vieni qui.”
Mi lascio prendere per mano e Edward mi fa coricare sul pavimento. La sua bocca è immediatamente sul mio seno, che lecca e succhia lentamente. La sua mano si porta sul mio viso, mentre con due dita sfiora la mia bocca. Prendo l’indice tra le mie labbra, succhiandolo, mentre Edward si sistema fra le mie gambe iniziando a muoversi contro la mia intimità. Ovviamente, io sono ancora con le mutandine, avendo il ciclo.
Sento quel formicolio al basso ventre, chiaro segno dell’eccitazione. Vado incontro alle spinte di Edward col mio bacino, facendogli intendere che voglio che aumenti la velocità. Ho ancora il suo dito in bocca e succhio più velocemente, mentre Edward mi imita prendendo di mira il mio capezzolo destro. Ma, a differenza di tutte le altre donne, non è questo ciò che più di tutti i posti da baciare mi fa impazzire, benché sia senza dubbio piacevole. No, è un altro il mio punto debole.
“Edward... il collo... baciami lì” ansimo, allontanandomi dal suo dito.
Alza il viso per poi baciarmi avidamente sulle labbra, scendendo sulla mia gola e fermandosi sull’incavo del collo, lambendo il tragitto con la sua lingua assassina.
So per certo che avrò un segno, e forse è proprio questo che mi eccita ancora di più.
Il suo corpo sopra il mio, la sua erezione contro la mia intimità, la sua bocca e la sua lingua sul mio collo e il suo dito nella mia bocca mi fanno perdere la testa. “Mmh... ah, Edward... Ancora... ancora...”
Porta il suo dito bagnato, lo stesso che avevo in bocca, sul mio capezzolo, mentre le mie mani si portano sulle sue natiche. Afferrano e stringono, beandosi di quel ben di Dio. Lo sento sorridere sulla mia pelle mentre piega un po’ di più le ginocchia per farmi toccare meglio il suo fondoschiena.
Bastardo!
I miei pensieri vengono sopraffatti dall’orgasmo quando questo arriva, facendomi gettare indietro la testa. Edward non smette di muoversi fin quando non mi calmo io, mentre i respiri di entrambi cercando di regolarizzarsi. Si porta con la schiena sul pavimento, attirandomi a sè.
“Per colpa delle tue unghia avrò il sedere a strisce!” esclama ridendo, riferendosi alla mia stretta un tantino rude al momento dell’orgasmo.
Ridacchio. “Mi avrai sicuramente lasciato un succhiotto sul collo e da me sarà ben visibile.”
“Sì, ma me l’hai chiesto tu di baciarti lì. Io mi stavo dedicando alle tue tette, se ben ricordo” mormora ghignando.
“Scemo!” lo rimprovero ridendo. Sospirando, poggio la mia testa sulla sua spalla. “Ti amo.”
Mi stringe maggiormente, affondando il naso nei miei capelli e aspirandone il profumo. “Ti amo anche io, amore.”
 
Un mese dopo
 
“Amore, sicura che non vuoi che ti accompagni?” mormora Edward, fissandomi.
“Sicurissima, non preoccuparti. La farmacia è a tre passi da qui, tornerò entro dieci minuti” rispondo, infilando le scarpe. Lui non sa che in farmacia invece di prendere le pillole anticoncezionali – che già avevo comprato il mese scorso in anticipo − devo comprare un test di gravidanza.
Sospira, poggiandosi con le braccia incrociate dietro la testa sul letto disfatto. Il lenzuolo gli copre solo le gambe, sino al suo stomaco piatto. È così bello da far male. “Ti concedo solo cinque minuti.”
Salgo sul letto, baciandolo velocemente. “Va bene, amore mio. Tornerò entro cinque minuti” dico consenziente.
“Bella, se vuoi vengo anche io...”
Rido ancora. “Edward, ma stai scherzando? E dovresti rivestirti solo per comprare una cosa che posso tranquillamente comprare io? No, meglio se rimani qui. Esattamente come sei ora” sussurro alla fine, lasciandogli un bacio sul collo.
“Mmh... mi hai convinto.”
Sorrido. “Vado, prendo le chiavi.” Esco dalla camera da letto per poter indossare poi il giubbotto e prendere la borsetta, uscendo da casa subito dopo.
Non credo di essere incinta, il ritardo potrebbe essere causato dallo stress. Non ho ancora smesso di pensare a James, anche se Edward non lo sa: se lo sapesse, inizierebbe a pensare che lo amo ancora e non è così. Sono solo i sensi di colpa, che non riescono a farmi vivere tranquillamente.
La farmacia è vicinissima casa nostra, e chiude solo verso le sette e mezza di sera. Per questo avevo fretta di comprare ‘le pillole’ adesso, che sono le sei.
È troppo presto per avere un bambino, troppo. E con Edward non ne abbiamo mai neanche parlato. Ma in fondo, perché dovremmo parlarne? Stiamo insieme da un mese e mezzo circa!
Il ritardo è di circa tre/quattro giorni e io voglio sapere assolutamente la verità. Magari non si vedrà con chiarezza, ma col test di gravidanza posso averne comunque una certezza.
Quando è il mio turno, mi avvicino titubante. “Vorrei un test di gravidanza, per favore” mormoro. Non mi sembra vero: dirlo ad alta voce è tutta un’altra cosa.
La ragazza non apre bocca, si allontana semplicemente per prendere il test e ritorna sorridendomi dolcemente. “Prima volta?”
Alzo lo sguardo dalla scatola del test per fissarla stupita. “Come...?”
“È spaventata a morte, si vede chiaramente. Non sa quante giovani donne sono venute con la sua stessa espressione sul volto, segno che erano impreparate ad affrontare una cosa del genere”spiega sorridendomi.
Abbasso lo sguardo, confermando tutto.
“Suo marito...”
“Non sono sposata” la interrompo subito. Vedo che è chiaramente sorpresa. “Convivo” specifico.
Sorride immediatamente. “E lei ha paura di dirglielo.”
“Come potrei non averne?” mormoro più a me stessa che alla ragazza.
“Secondo me, ne sarà felice, se lei è davvero incinta. Gli uomini impazziscono positivamente quando scoprono che la donna che amano è incinta del loro bambino.”
Mi scappa un sorriso. “Speriamo” sussurro.
Mi porge la mano. “Io sono Angela” si presenta con un sorriso.
Ricambio la stretta. “Bella.
“Devi stare tranquilla Bella, sono convinta che il tuo fidanzato sarà entusiasta della grande notizia.” Cerca di tranquillizzarmi ma non ci riesce.
“Grazie, Angela. Sarà meglio che vada, adesso” mormoro, congedandomi.
Infilo il test di gravidanza in borsa, dirigendomi verso casa. Non appena rientro, mi assicuro di nascondere in bagno la scatola, riponendola nel mio armadietto dei cosmetici. Riprendo la borsa e mi comporto come se fossi appena arrivata.
“Amore, ci hai messo parecchio!” si lamenta Edward, prendendomi per mano e facendo pressione per farmi cadere sopra di lui.
“Sono mancata solo un quarto d’ora!” esclamo ridendo. La chiacchierata con Angela è durata più di due minuti.
“Sì ma la farmacia è qui dietro” continua Edward, baciandomi il viso.
“C’era confusione” sussurro, lasciandomi andare alle sue carezze. Non c’era per niente confusione, per questo ho potuto parlare con Angela. “Edward, aspetta un attimo. Vado in bagno e torno.”
“Va bene” acconsente, ricadendo sul letto con la testa. “A proposito, le hai prese le pillole?” domanda.
Edward sa perfettamente che le prendo in anticipo, come ho sempre fatto. A volte, prendo anche due pacchetti per poter così essere già preparata. I primi tempi dimenticavo di comprarle così ho preso l’abitudine di anticiparne sempre l’acquisto, come lo scorso mese.
Ecco perché non si stupisce del fatto che io voglia comprarle pur non avendo ancora il ciclo. Fortunatamente, è un uomo e non tiene il conto di quando dovrei essere indisposta, specialmente essendo sempre regolare.
“No, non aveva quelle che compro io. Fa niente, domani andrò in un’altra farmacia” rispondo velocemente, correndo in bagno. La paura di essere incinta è troppa e io voglio subito sapere se lo sono o meno.
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Sono passati ben cinque giorni e ancora non ho detto nulla a Edward. Sono incinta. Non ne ho il coraggio, è troppo presto, troppo!
Neanche due mesi che stiamo insieme e già devo dirgli che aspetto un bambino?
Ho fatto un altro test di gravidanza, non mi fido molto di certe cose, e di nuovo il risultato è stato positivo. Temendo, comunque, un responso errato, sono andata al Consultorio e domani, a mezzogiorno, avrò la risposta definitiva.
Se sono davvero incinta, non ho la più pallida idea di come Edward potrebbe prenderla, ed è questo che più di tutto mi spaventa: che Edward possa rifiutare me e il bambino, rendendosi conto che è ancora giovane e ha tutta una vita davanti per diventare genitore, in seguito. So perfettamente che Edward non è così, ciononostante non riesco a vedere null’altro se non me con la valigia in mano davanti il portico di casa di Edward.
Sento la porta di casa aprirsi e chiudersi, segno che Edward ha finito di lavorare ed è tornato a casa.
Quando entra in cucina, sono pronta a sorridergli ma vedo che non è dell’umore giusto. È nero, in volto.
“Amore, cosa è successo?” domando avvicinandomi a lui.
Si siede senza neanche aspettarmi. “Niente Bella, assolutamente niente.”
So che è successo qualcosa di veramente importante, non si sarebbe mai comportato così. “Su Edward, cosa è successo? Sai che puoi dirmelo” continuo, sedendomi vicino a lui ed accarezzandogli i capelli.
Ha lo sguardo perso nel vuoto, tuttavia risponde. “I ragazzi hanno scoperto tutto.” Sgancia la bomba con naturalezza.
La mia mano si blocca mentre lo fisso, le sopracciglia aggrottate. “C-come? Cosa hanno scoperto?”
“Che stiamo insieme. L’hanno scoperto, ci hanno visti. E, se ti interessa saperlo, sono andati a raccontarlo a James. Finalmente sa tutto, Bella, contenta? Niente più sensi di colpa, va bene?” chiede, senza nemmeno fissarmi.
Apro bocca, voglio chiedergli perché adesso mi tratta così, ma Edward si alza e se ne va in camera da letto, sbattendo la porta rumorosamente.
Sospiro, rendendomi conto che questa è la nostra prima litigata come coppia. I miei occhi si sono riempiti di lacrime ma non voglio piangere, primo perché non ho fatto nulla a Edward e quindi non merito di sprecare energie; secondo, e cosa più importante, l’agitazione potrebbe far male al bambino. Perché, nonostante abbia bisogno di una conferma, io so di essere incinta.
Mi alzo, sparecchiando la tavola. Sono ormai le dieci di sera, oggi Edward ha lavorato fino a tardi ma comunque è giusto che lo aspetti. Quando finisco il tutto, predo dei cracker e mi siedo sul divano.
Nessuno dei due ha mangiato la cena che ho preparato e, sebbene non abbia nessuna voglia di mangiare, devo mettere qualcosa sotto ai denti. Per mio figlio.
Edward è ancora in camera da letto e io non voglio certo andare da lui. Non per orgoglio o altro, solo perché so che gli uomini, quando hanno bisogno di sbollire la rabbia, devono stare da soli. Il fatto che abbia provato, poco fa, e la risposta di Edward, mi fa capire che ho ragione.
Accendo la televisione, prendendo una coperta e stendendomi sul divano. Non mi interessa neanche il programma che ho messo e i cracker finiscono per terra. Non ho voglia di nulla, non dopo che Edward mi ha trattato così male. Perché io volevo solo aiutarlo… Mi sento tanto sciocca per starci così male, ma non sopporto quando qualcuno che amo si arrabbia con me. Mi è capitato con James, adesso con Edward. Sarà che sono troppo sensibile, ma è così. E vorrei solo piangere per la rabbia e la frustrazione…
 
“Bella? Amore, ti porto a letto, che dici?”
Non mi sono resa conto di essermi addormentata ma dev’essere così: Edward è in ginocchio davanti a me, l’espressione amorevole che gli ho visto sempre nei giorni passati insieme, e la televisione è spenta.
Alzo il volto, ancora assonnata. “Edward…” mormoro, la voglia di stendermi nuovamente sul divano che aumenta di secondo in secondo.
Edward mi prende in braccio come se fossi una sposa, mentre appoggio il volto contro la sua spalla. Le coperte nel letto sono già scostate e Edward mi ci poggia senza neanche spogliarmi. Mi copre immediatamente, mentre chiudo gli occhi, protetta dal calore delle coperte.
Lo sento immediatamente dietro di me, la mia schiena contro il mio petto, un suo braccio che mi circonda la vita.
Sin quando non mi addormento, lo sento lasciarmi teneri baci sulla testa e sul collo, continuando ad accarezzarmi.
 
Quando mi sveglio, sento ancora la presenza di Edward vicino a me. Non si è mosso, il suo braccio è ancorato alla mia vita, come se non volesse lasciarmi andare neanche nel mondo nei sogni.
Non posso che sorridere, rabbuiandomi però quando ripenso alla serata precedente. Mi alzo per potermi fare una doccia. L’acqua calda riesce a rilassare i muscoli del mio corpo facendomi stare un po’ meglio. Esco, coprendomi il corpo con un telo e decidendo di andare a trovare mia madre.
Adesso, anche Jasper e Emmett sanno la realtà delle cose, non posso permettere che mia madre venga a scoprire che non sto più con James tramite voci. Non gliel’ho ancora detto, è vero, ma volevo rimandare il momento in cui l’avrei sentita gridarmi contro. Adesso, non posso più rimandare.
Vado in cucina, preparando del caffè. Non dovrei berne per non rendermi ancora più nervosa ma devo pur fare qualcosa per tenere le mani occupate o scoppierò.
“Ehi.”
Mi volto di scatto, spaventandomi. Ero soprappensiero e non avevo sentito i passi di Edward avvicinarsi. “Ehi” mormoro, rilassandomi subito dopo.
“Bella, io volevo scusarmi per ieri sera, sono stato davvero uno scemo, ma non ce l’avevo con te, davvero.”
“Edward, so che non ce l’avevi con me…”
Mi interrompe. “Sì, ma ti ho trattato comunque male e non te lo meriti. Ieri Emmett e Jasper mi hanno rotto, non ho potuto sfogare e mi sentivo troppo male. Me la sono presa con te che non c’entravi niente…” spiega, facendomi capire cosa l’ha portato a comportarsi in quel modo.
“Cosa ti hanno detto?” chiedo, sedendomi sul divano.
Si siede sul tavolino davanti il divano, il suo viso di fronte al mio. “Niente, solo che sono stato un figlio di puttana per aver tradito James quando lui non se lo meritava”. Sbuffa, abbassando il tono della voce, come se parlasse fra sé e sé. “Come se non avessi riflettuto più e più volte sul da farsi, come se ammettere di provare desiderio per te fosse stato una passeggiata! Loro non sanno quante volte, in quest’ultimo anno, ho tentato di ignorarti ma che alla fine ho rinunciato non sapendo più resistere. Che ne sanno, loro? Sanno che i sensi di colpa che provo non mi hanno fatto dormire la notte per chissà quante notti? Sanno che mi sono maledetto giorno dopo giorno sapendo di volermi scopare la ragazza del mio migliore amico? No, non lo sanno, non sanno nulla. Se fosse stato un gioco non ti avrei mai sedotto ma non è solo questo, è amore e mi sono giocato l’amicizia con James per te. La verità è che sono tutti bravi a giudicare ma senza sapere in realtà le cose come stanno!”
Lo lascio sfogare riflettendo sulle sue parole: ho sempre pensato ai miei sentimenti, ai miei sensi di colpa, ma a Edward? A ciò che prova lui davanti la consapevolezza di aver tradito il suo migliore amico? No, a questo non ho pensato.
“Mi dispiace” sussurro, abbassando il capo.
“Non fa niente” minimizza la cosa, sedendosi vicino a me e prendendomi fra le sue braccia. “Non dovevo alzare la voce, ieri sera, ma Emmett e Jasper mi hanno fatto incazzare. Bella non sei mai stata una sfida per me” rivela, la bocca premuta sulla mia fronte. “Non avrei mai potuto considerarti tale sapendo che eri la fidanzata del mio migliore amico. Ho tentato di resisterti ma non è stato facile, alla fine ho ceduto. E per quanto mi odi per l’aver tradito colui che ho sempre considerato un fratello, non posso dispiacermi delle decisioni che mi hanno portato dove sono adesso: qui, con te fra le mie braccia” sussurra ancora.
Lo stringo a me, brividi che mi increspano la pelle per le parole di Edward intrise d’amore. Ho le mie braccia che lo stringono per la vita, la mia guancia contro il suo petto. Edward poggia entrambe le gambe sul tavolino, tenendomi stretta a sé, la sua guancia sulla mia testa.
Spesso mi viene voglia di gridargli che sono incinta, immaginandomi il suo viso stravolto dalla gioia e momenti simili a questo che si riempiono di più amore del normale. Ma, come spesso accade, il coraggio mi viene meno.
“Edward…” mormoro dopo un attimo di silenzio.
Mi lascia un bacio sulla testa, dolce e pieno d’amore come lui, facendomi capire che ha tutta la mia attenzione.
“Oggi avevo pensato di andare da mia madre” spiego. Avevo chiesto a Edward del tempo per poter dire tutta la verità ai miei genitori, spiegandogli le motivazione della mia scelta, la paura di deluderli prima fra tutto, e Edward aveva accettato. D’altronde, non vivevo con i miei, potevo aspettare quanto volevo prima di dir loro la verità.
“Sei sicura?” chiede dolcemente.
“Sì. Ho già aspettato fin troppo” mormoro.
“Vuoi che venga con te?”
Rimango un attimo in silenzio. Voglio o no? Alzo il viso per guardarlo in quei suoi occhi così verdi da sembrare dei veri smeraldi. Rimango sconvolta per l’intensità del suo sguardo, dai suoi occhi trapela così tanto amore da bloccarmi il respiro. “Puoi venire ma aspettare comunque in macchina? Prometto che non ci metterò molto.” Ho bisogno di lui, della sua presenza in un momento del genere – ricordo ancora il desiderio di averlo vicino quando ho affrontato James − ma è pur vero che devo parlare con i miei genitori da sola.
“Certo. Tutto quello che vuoi, amore” risponde, baciandomi velocemente.
Poggio la mia testa nuovamente sul suo petto. “Grazie.”
Non risponde, si limita a stringermi mentre con una mano prende la tazza di caffè che ho posato sul tavolino, bevendola al posto mio. Io non ne voglio più.
 
“Se hai bisogno di me, mi trovi qua.” Edward spezza il silenzio parlandomi, facendomi girare verso di lui.
Annuisco, scendendo dall’auto e lanciandogli un’occhiata. È preoccupato, lo vedo, perché sa perfettamente quanto io abbia paura di affrontare i miei genitori. Ma devo farlo, poi mi lascerò tutto alle spalle e dirò a Edward del bambino. Niente più segreti, per nessuno.
Quando mia madre mi apre, sul suo volto spunta un enorme sorriso. “Amore mio, che fai qui? Non ti aspettavamo!” esclama abbracciandomi.
Io e mie madre abbiamo sempre avuto un rapporto meraviglioso: io mi confidavo con lei, lei con me, eravamo migliore amiche quasi. No, lo siamo. È stata la lontananza a dividerci fisicamente, ma so di poter contare sempre e in qualunque momento su di lei. È adesso che ho paura che tutto si sgretoli.
“Tesoro, tutto bene?” chiede immediatamente, facendomi entrare. Mia madre mi conosce fin troppo bene.
“Papà dov’è?” domando, senza rispondere alla sua domanda. Voglio dir loro la verità adesso, prima che qualcosa mi faccia cambiare idea. Poi, qualunque sarà la loro reazione, andrò via con Edward.
“In cucina… che succede?” continua Renèe.
“Devo parlarvi” risponde semplicemente, dirigendomi in cucina.
Trovo mio padre seduto sulla sedia, a leggere un giornale. Sono felice che non sia a lavoro.
Quando mi vede, sorride estasiato. “Tesoro!” Mi abbraccia come solo un padre può abbracciare la figlia, ma non riesco a godere del calore delle braccia di Charlie, non al momento. “Vieni, siediti”
“Bella, di cosa devi parlarci?” domanda mia madre, guardandomi attentamente.
Ora o mai più. “Sono incinta” annuncio decisa. Non devo dare spiegazioni a nessuno per il mio comportamento, ma non riesco a non agitarmi. Comunque andrà, avrò Edward, solo questo pensiero conta.
I miei genitori hanno la faccia sconvolta, ma alla fine sul volto di mia madre spunta un sorriso felice. “Oh Dio, tesoro… Ah, sono così contenta per te e James!” esclama, preparandosi ad abbracciarmi ma la fermo.
“Il padre non è James. L’ho lasciato.” Non balbetto, non esito, la voce non trema: è ferma e decisa. Anche se dentro tremo…
Mia madre ricade sul posto. “Come?”
“Ci siamo lasciati. Non lo amo più” spiego con calma.
“E allora di chi sei incinta?!” domanda sconvolto mio padre.
“Di Edward.”
“EDWARD?” chiedono all’unisono. Sanno chi è.
“Ma…” Mia madre vorrebbe dire qualcosa ma non sa cosa. È una situazione del tutto nuova, non sa come prenderla, come gestirla. Ma nemmeno io. “Beh, ma… Lui lo sa?” chiede piano, ancora scioccata.
“No!” Alzo la voce di scatto, sorprendendoli. “Edward non sa ancora nulla. Se lo vedete, mantenete il segreto” li supplico.
“Perché? Non vuole prendersi le sue responsabilità?” chiede duro mio padre.
“No, Edward mi ama. Tantissimo, papà, credimi. Voglio solo aspettare un poco” mormoro, improvvisamente stanca. Troppo segreti, troppi…
“Ma anche James ti amava, tesoro. Cosa ha Edward che James non ti ha dato?” chiede mia madre cercando di capirmi.
“Mamma, ho amato James. Ma non era lui la persona giusta per me. È Edward” dichiaro, fissando poi mio padre, cercando di fargli capire che sono sincera.
Sembra preso alla sprovvista mentre lancia uno sguardo a mia madre. “Ma tu sei felice, almeno?” chiede lei, scrutandomi in volto.
“Sì. Lo sono” rispondo senza esitazione.
Scrolla le spalle. “Be’… mi hai quasi ucciso con questa rivelazione ma… se tu sei felice non vedo perché non dovrei esserlo.” Mi sorride, alzandomi e voltandomi le spalle per dirigersi verso il frigorifero quando si volta di scatto. “Oh mio Dio, sei incinta!” esclama correndo ad abbracciarmi.
Scoppio a ridere, molto più tranquilla, mentre anche mio padre sembra rendersi conto solo in quel momento che sua figlia è incinta.
“Oh mio Dio…” sussurra, sedendosi sconvolto su una sedia.”Oh tesoro mio, fatti abbracciare!” esclama, riprendendosi un tantino.
“Quindi Edward non sa nulla?” chiede mia madre dopo un po’.
“No. L’ho scoperto da qualche giorno e… è troppo presto, non posso dirgli di essere incinta!” esclamo, dando voce ai miei pensieri.
“Quando tua madre era incinta, io ne ero molto felice. L’amavo e mi avrebbe reso padre. Perché, secondo te, Edward potrebbe reagire male?” chiede confuso mio padre.
“No, non reagire male”, difendo Edward. “Non lo so… non penso che reagirà male però… ho paura” mormoro, scrollando le spalle e abbassando lo sguardo.
“Avere paura è normale. Proprio per questo dovresti dire immediatamente a Edward la verità, in modo tale che, invece di affrontare la cosa da sola, l’uomo che ami stia vicino a te durante la gravidanza” spiega dolcemente mia madre accarezzandomi i capelli.
Faccio una smorfia, ponderando la cosa. Di cosa ho paura, precisamente? Se so che Edward non reagirà male, cosa temo? “Sì, magari glielo dirò entro breve…” Do voce ai miei pensieri.
“Ma lui dov’è?” domanda mio padre.
“È fuori, non sapevo…” Lascio la frase a metà, lanciando un’occhiata eloquente ad entrambi.
“Non posso negare che la cosa ci abbia lasciati perplessi, amore mio, ma l’importante per noi è che tu sia felice. Con chiunque tu scelga di vivere la tua vita” mormora mio padre, abbracciandomi.
“Grazie” sussurro.
“Perché non lo chiami?” chiede mia madre.
Annuisco. “Adesso vado a chiamarlo, soltanto vi chiedo di non offendervi perchè poi vorrei andare a casa a risposarmi. Ho un po’ di nausea.” L’ansia non mi fa stare mai bene, mai. Incinta o meno, mi causa mal di pancia o senso di nausea.
“Tranquilla, amore mio, adesso devi riposarti ogni volta che ti senti stanca, non arrivare mai al limite” mi avvisa mia madre.
Sorrido. “Vado” annuncio, uscendo dalla cucina e, in seguito, dalla casa dei miei.
Edward ha il volto appoggiato al sedile, il mento verso l’alto, gli occhi chiusi. Ogni volta mi perdo a guardarlo, è talmente bello che mi sembra impossibile che sia vero. E mio.
“Edward?” Apro lo sportello, scuotendolo per una spalla.
“Ehi” mormora lui. Stava dormendo? “Come è andata a finire?” chiede.
“Bene, bene” dico subito. “Vorrebbero conoscerti ufficialmente.”
Sgrana gli occhi. “Che?”
“Sì, be’… è normale per i genitori conoscere il fidanzato della figlia, no?” chiedo ironica.
Edward scende dalla macchina, passandosi la mano sui capelli in un gesto sensuale quanto inconsapevole, spettinandoli. “Non mi vogliono ammazzare, vero?” domanda, lanciandomi un’occhiata preoccupata.
Sorrido leggermente, prendendolo per mano. “No.”
Quando entriamo, Edward non apre bocca, talmente è imbarazzato. Ma fortunatamente, i miei capiscono e cercano di metterlo a suo agio. Restiamo seduti sul divano dei miei per circa mezz’ora e prima che la stanchezza mi colga di sorpresa decido che è arrivato il momento di andare via. In quel lasso di tempo, ho potuto notare con piacere che Edward si è rilassato sempre di più.
“Tutto sommato non è andata male” mormora mentre guida, lanciandomi una veloce occhiata.
Sorrido. “Non possiamo lamentarci” rispondo distratta.
‘Digli tutto.’Mia madre mi ha detto solo questo, salutandomi. Ma, per quanto il desiderio di dirgli che sono incinta sia vivo in me, non ne ho il coraggio.
 
Sono passate due settimane e ancora non gli ho detto nulla. Purtroppo, però, non posso più rimandare: non appena Edward entrerà da quella porta, dovrò dirgli tutto. Ho paura che si accorga che il mio corpo pian piano va cambiando, meglio che scopra da me la verità piuttosto che dagli indizi. Se ancora non si è accorto che ho saltato il ciclo, si accorgerà ben presto di quelli a venire.
Quando sento il rumore della porta che viene aperta, mi alzo immediatamente dal divano, agitata.
Edward mi raggiunge subito, un sorriso a trentadue denti sul volto.
Rimango un attimo interdetta, non capendo tutta questa felicità.
“Ciao amore!” esclama baciandomi dolcemente.
“Ehi…” mormoro facendo un mezzo sorriso. Di più non riesco a fare, almeno fino a quando non tolgo questo peso dal cuore.
“Qualcosa non va?” domanda piano, fissandomi preoccupato.
Mi gratto la testa, voltando il volto. “Edward, puoi sederti?” chiedo, ritornando a fissarlo.
Per un attimo non fa nulla se non limitarsi a guardarmi preoccupato, ma poi mi accontenta sedendosi. “Che c’è?”
“Edward, so perfettamente che stiamo insieme da pochissimo. Che ancora dobbiamo abituarci alla presenza costante dell’altro, che magari è troppo presto per certe cose però…” Non so più come continuare e, benché una parte di me desideri urlargli in faccia la realtà, l’altra parte vorrebbe correre a gambe levate.
“Bella, vuoi spiegarmi, per piacere, cosa vuoi dirmi?” chiede Edward al limite della pazienza.
“Sono incinta.” Le parole escono spontaneamente dalle mie labbra, quasi dicendogliele con così poco preavviso per dispetto alla sua impazienza. Volevi sapere che succede? Ecco cosa succede.
Il suo volto è una maschera d’orrore, mentre mi fissa con gli occhi sbarrati e la bocca aperta.
Sospirando, mi siedo sul tavolino posto davanti al divano, fissandolo.
Non mi guarda più, fissa il pavimento, la stessa espressione di poco fa sul volto: sta metabolizzando la cosa. O cerca in tutti i modi di dimenticare le mie parole, una delle due è l’opzione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ed ecco l'ultimo capitol odi Ricatto d'amore. Ringrazio tutte le persone che mi hann0 tenuto compagnia con le loro splendide recensioni. Grazie di cuore <3

“Tu sei... sei incinta?” Edward apre bocca solo dopo che a me sembra essere passata un’eternità, ponendomi la più stupida delle domande: ovvio che sono incinta, altrimenti non gli avrei fatto venire quell’infarto!
Mi passo una mano fra i capelli, evitando di rispondere. Il mio silenzio è più eloquente di qualsiasi altra frase o semplice parola. Alzo lo sguardo, notando che adesso fissa per terra senza neanche vedere il pavimento, l’espressione assorta.
“Mi avevi detto che prendevi la pillola... ti ho vista con i miei stessi occhi prenderla!” esclama, riflettendo ad alta voce.
“E infatti la prendo” mormoro immediatamente. Mi fissa di scatto, facendomi tremare. Ma vado avanti comunque. “Qualche volta dimenticavo la pillola e la prendevo il giorno dopo... l’ho fatto anche con James, eppure con lui non è successo niente” sussurro, abbassando lo sguardo.
Sorride amaramente, scuotendo la testa.
Sospiro. “Edward, senti... lo so che è presto, che magari tu neanche lo vuoi questo bambino, però adesso c’è e non possiamo fare niente che...”
“Che cosa? Io non voglio il bambino?” mi interrompe, come rendendosi conto solo in questo momento del significato delle mie parole.
Apro la bocca per rispondergli ma non esce nessun suono. Continuo a fissarlo, allibita e confusa.
“Cosa ti fa pensare che io possa rifiutarlo?” domanda, fissandomi sconcertato.
Il suo sguardo, e il solo pensare a una possibilità del genere, e cioè che possa rifiutarci entrambi, mi fanno salire le lacrime agli occhi ma cerco di ignorarle. Scuoto la testa. “Non... non lo so, io...”
“Bella.” Mormora il mio nome mentre sento il suo sguardo su di me.
Ma non lo guardo, preferisco fissare con interesse le mie scarpe.
“Bella, mi guardi un attimo?” continua, lo stesso tono calmo di poco fa.
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di frenare il tremore della bocca, le lacrime che ormai non mi fanno vedere più niente, tranne che solo ombre.
“Ma sei scema?” chiede, il tono di voce dolce e divertito, mentre mi attira con uno scatto improvviso sulle sue gambe.
La paura di essere incinta, di doverlo dire a lui, di sentire il suo verdetto, esplodono in un pianto dirotto, facendomi piangere come una bambina fra le sue braccia. Affondo il viso sul suo collo, stringendolo spasmodicamente.
Lo sento ridere piano, mentre mi stringe a sè con forza. “Amore mio...” mormora. Sta sorridendo, riesco a percepirlo dal suo tono di voce. Inizia a dondolarmi su di lui, esattamente come si fa con le bambine per calmarle, ma invece di farmi smettere di piangere le lacrime aumentano mentre i singhiozzi quasi mi impediscono di respirare. “Ssh... Bella, va tutto bene, amore. Va a meraviglia, stai tranquilla” sussurra contro il mio orecchio. Mi stringe come se volesse farmi entrare nel suo corpo, e io non sono da meno.
Mi sento come se il mio cuore si fosse liberato di un peso enorme, ancora più enorme di quando dovevo dire a James la verità.
“Sei incinta...” Mi risveglia dai miei pensieri pronunciando quelle due semplici paroline, sfiorandomi il ventre con una mano.
“Non... non sei... arrabbiato?” Riesco a porgli quella domanda tra un singhiozzo e un altro ma mi capisce ugualmente.
“Arrabbiato?” domanda immediatamente. Sento il suo viso abbassarsi, segno che mi sta fissando. “Perché dovrei essere arrabbiato?” continua, sconcertato.
“Non lo so!” esclamo, riprendendo a piangere e stringendolo ancora più forte.
Dai movimenti della sua testa, capisco che ha appoggiato la nuca contro il divano. Sospira, posando le sue labbra contro il mio orecchio subito dopo. “Bella, non sono arrabbiato. Tutto il contrario. Mi hai reso l’uomo più felice della terra!” sussurra con enfasi.
“Po-poco fa...”
“Poco fa, ero semplicemente scioccato. Prendevi la pillola, non mi avevi detto di nessun ritardo, eri sempre tranquilla, come avrei potuto sospettare di una cosa del genere? E me l’hai detto così improvvisamente! E poi sì, anche il fatto che stiamo insieme da soli due mesi e che quindi è troppo presto. Ma io ti amo, e tu anche. E se noi lo vogliamo, non vedo perché gli altri debbano rimproverarci o giudicarci male per aver affrettato i tempi” spiega, cullandomi ancora.
“Non mi preoccupo di questo...” mormoro, le lacrime che diminuiscono, facendo rimanere solo gli ultimi singhiozzi.
“E allora di cosa?”
“Avevo paura che tu... che tu non lo volessi e... e potessi avercela con me, cacciarmi via...” Niente più segreti, non più. A partire da ora.
“Semmai dovessi cacciarti di casa, potrei firmare la mia condanna a morte perché senza di te sarebbe meglio questa” mormora senza esitazione.
Chiudo gli occhi, cercando di calmarmi. Il suo profumo maschile mi incendia i sensi, agendo su di me come un tranquillante. Mi irrigidisco quando sento il campanello suonare.
“Oh no...” sussurra Edward, scostandomi da sè.
“Ma chi è?” chiedo, fissandolo attentamente. Dalle sue parole, sembra proprio conoscere la persona che ha suonato nel momento meno opportuno.
Senza rispondermi, va ad aprire la porta mentre lo seguo. Mi fermo quando davanti a noi vedo Jasper, Alice, Emmett e Rosalie.
I rapporti con loro erano del tutto scomparsi, non parlavo più con nessuno e, ovviamente, non per mia scelta. Non li biasimo: James è anche loro amico e chi ha sbagliato tutto, tradendo, siamo stati io e Edward. Con Alice, la sorella di lui, la stessa cosa. E se qualche volta parlava con Edward... be’, era meglio evitare.
“Buon compleanno!” esclamano in coro, un sorriso a trentadue denti sul volto.
Aggrotto le sopracciglia, fissando l’allegra combriccola. Buon compleanno?
“Bella, non ricordi?” chiede Edward, avvicinandosi a me e sfiorandomi un braccio.
“Cosa?”
“Oggi è il tuo compleanno” spiega.
Sgrano gli occhi. “Il mio compleanno? No, il mio compleanno è...” Oddio. Hanno ragione, oggi è il tredici settembre ed è il mio compleanno! “Oh mio Dio...” sussurro allibita, posandomi una mano sul ventre. È un gesto che viene spontaneo, adesso che so di portare in grembo mio figlio. Ancora stento a crederci! Riporto gli occhi sugli invitati, le lacrime che premono un’altra volta per uscire. Posso considerarli ancora amici, dopo tutto quello che è successo? “Io...” Non riesco a dire nulla, le lacrime che cadono sul mio volto parlano già da sole.
James, Emmett e le ragazze sgranano gli occhi dispiaciuti. “Cos’ha?” domanda Alice a suo fratello.
“Bella è incinta” risponde subito Edward. Posso sentire nella sua voce incredulità e, allo stesso tempo, felicità, orgoglio, tenerezza, commozione... Insomma, di tutto e di più. Sentimenti positivi, ovviamente, che mi fanno venire voglia di buttarmi fra le sue braccia e non uscirne più viva.
Dopo un attimo di smarrimento, confusione e sconcerto, Alice è la prima a riprendersi e a buttarsi fra le mie braccia mentre inizia a piangere di felicità. Di conseguenza, fa piangere anche me. Rosalie ci raggiunge un attimo dopo, mentre i ragazzi suppongo siano ancora scossi. Non vedo niente a causa delle lacrime.
“Sei incinta...” Emmett stenta a crederci mentre mi raggiunge, un sorriso sul volto e gli occhi pieni di lacrime. Mi stringe a sè, facendomi mancare il pavimento sotto ai piedi. Ma non mi lamento, lo stringo più forte ricambiando l’abbraccio.
“Vieni qui” mormora un commosso Jasper subito dopo, allargando le braccia. Stringo anche lui con tutta la forza che ho nel corpo, mentre sento gli altri congratularsi anche con Edward.
“Tu ti senti bene, vero? Stai benissimo, no?” domanda Jasper, accarezzandomi le spalle con amore fraterno.
“Sì, credo... credo di sì. Un po’ sopraffatta dalle troppe emozioni, forse, però sto bene” rispondo sinceramente. Sono felice, troppo. Più del lecito, dopo tanto tempo. E non so neanche se me lo merito.
“Ma è normale!” esclama divertito ma comunque sempre più commosso Jasper, accarezzandomi la guancia.
Ridiamo insieme, le lacrime a premere sui nostri volti. Singhiozzo, ma mi sto calmando.
“Come hai fatto a dimenticarti del tuo compleanno?” domanda Alice, ritornando davanti a me e abbracciando per la vita Jasper, che la stringe a sè.
Scuoto la testa. “Non ne ho idea...” sussurro. Troppi pensieri sicuramente, rifletto, mentre Edward mi stringe a sè posando la testa fra i miei capelli. Il campanello suona ancora, facendomi aggrottare un’altra volta le sopracciglia.
Emmett va ad aprire, e vedo i miei sulla porta. Il sorriso sui loro volti scompare quando nota le lacrime sul mio volto e su quello delle ragazze, e gli occhi lucidi dei ragazzi.
Vedendo la mano di Edward sul mio stomaco, mia madre si illumina. “Gliel’hai detto?” chiede, già capendo comunque.
“Come ‘Gliel’hai detto?’? Loro lo sapevano già?” chiede Edward, sorpreso.
Scuoto la testa, supplicandolo con lo sguardo di non insistere, non al momento.
Edward alza le mani in segno di resa. “Come vuoi. Ne parliamo dopo, però, eh?” sussurra l’ultima frase sul mio orecchio.
“Buon compleanno, tesoro mio” mormora commossa mia madre abbracciandomi. Mentre saluta Edward, papà viene ad abbracciare me. “Auguri, bambina” sussurra, tenendomi stretta a sè. “Come stai?” chiede, accarezzandomi una guancia.
Prendo un grosso respiro, sorridendo. “Bene. Davvero” rispondo sincera.
“Dunque, Bella. Per i tuoi ventitré anni pensavamo di portarti a cena fuori. Ovviamente, tutto a spese di Edward. Ci stai?” domanda entusiasta Alice, battendo le mani.
“No, no, no! Eravamo d’accordo solo di portarla a cena fuori, cos’è ‘sta storia che devo pagare tutto io?” chiede Edward, arrabbiandosi con la sorella.
‘Eravamo d’accordo’? Edward sapeva tutto? Era per questo che al suo ritorno a casa era così felice?
“Oh, andiamo! Non vuoi pagare la cena alla tua fidanzata?” lo sfida Alice senza esitazione.
“No, a lei la pago molto volentieri, ma perché dovrei pagarlo anche a voi?” continua Edward.
“Perché noi siamo gli invitati, dovrebbe pagare Bella ma pagherai tu. Non è meglio?” chiede soddisfatta Alice.
“No che non è meglio!” esclama ancora Edward.
“Allora preferisci che paghi tutto lei?”
“No, ovviamente no! Ma...”
“Basta Edward! La stai facendo piangere, non vedi? Sei insensibile!” esclama Alice, arrabbiandosi seriamente.
Edward si volta di scatto verso di me, osservandomi. Allargo le braccia scrollando le spalle, facendogli capire che non è vero che piango per colpa del loro litigio. Tutt’altro, ne sono divertita.
Edward si volta verso Alice, ma non c’è più. Rimane a bocca aperta. “Ma dove diavolo...?”
“Te l'ha fatta, amico mio” ghigna Jasper, uscendo dalla casa e raggiungendo Alice.
Emmett scoppia a ridere, seguito dagli altri mentre raggiungo Edward che c’è rimasto parecchio male. “Su, amore...” sussurro, cercando di rimanere seria.
Posa un braccio sulla mia spalla. “Non posso neanche insultarla: sua madre è la mia!” piagnucola.
Lo abbraccio, affondando il viso sul suo collo. “Grazie” mormoro. So perfettamente che ha fatto così per farmi rilassare e ridere.
Mi stringe a sè. “Prego” risponde divertito. Sbuffa un secondo dopo. “Sta di fatto che adesso devo pagare tutto a tutti. Fin quando eravate solo tu e i tuoi genitori, va bene, ma perché pure a quei due bastardi di Jasper e Emmett?” domanda più a se stesso che a me.
Rido. “Per il loro compleanno ti rifarai.” Mi volto, vedendo la stanza vuota. “Dai andiamo, saranno già in auto.”
“Il mio portafoglio ne soffre già, lo sento” sussurra triste.
Lo guardo, presa dall’irrefrenabile voglia di baciarlo. Prendo il suo viso fra le mani, abbassandogli il volto e baciandolo sulle labbra.
Con un gemito strozzato, mi spinge contro il muro, aumentando la passionalità di quello che doveva essere un leggero bacio.
“Che ne dici se il tuo compleanno lo festeggiamo solo noi due, in camera da letto, fra le lenzuola?” chiede Edward, baciandomi il collo.
Sorrido, chiudendo gli occhi estasiata. “Sarebbe una bellissima idea, se gli altri non ci stessero aspettando.”
Si lamenta, scostandosi da me. “Allora andiamo” borbotta prendendomi per mano.
“Aspetta!” esclamo improvvisamente, facendolo voltare verso di me.
“Che c’è?” chiede preoccupato.
“Non posso uscire con questo viso stravolto, Edward. Si spaventeranno tutti!” spiego. Oddio, come dovrò sembrare a Edward?, penso preoccupata.
Sospira, stringendomi. “Sei bellissima così.”
“Questo perché mi ami. Solo cinque minuti, Edward” lo supplico, rassicurata del fatto che non gli faccio poi così schifo.
“Va bene...”
Corro in camera da letto, prendendo il beauty-case e iniziando a passare il copri occhiaie sotto l’occhio e sulla palpebra velocemente. Matita nera sempre sotto l’occhio, ombretto grigio e mascara. Non metto altro sul viso, va benissimo così. Prendo un jeans a sigaretta e una camicia bianca, che infilo dentro i pantaloni. Metto degli stivali scamosciati, i miei preferiti, dal tacco alto cinque centimetri. Scuoto la testa, dando volume ai capelli, lasciandoli sciolti e vaporosi. Metto un po’ di profumo e sono pronta.
Quando scendo, trovo Edward con indosso la giacca che mette in tasca il portafoglio, le chiavi in mano.
“Possiamo andare” mormoro raggiungendolo.
“Sei bellissima” sussurra, attirandomi a sè.
“Dobbiamo andare Edward, a meno che non vogliamo che Emmett inizi con le sue solite battute” ricordo.
Ridacchia, annuendo. “Andiamo.”
Troviamo tutti davanti alle loro macchine, quella dei miei e quella dei ragazzi. “Ce ne avete messo di tempo, eh?” inizia Emmett.
Edward sospira. “Emmett, non iniziare. Bella si è cambiata.”
“Perché tu l’hai spogliata?” ghigna, per nulla intenzionato ad ascoltarlo.
“Oh mio Dio" sussurra sconcertato mio padre entrando in auto. Poverino, non deve essere facile per lui sentire certe battute sulla vita sessuale di sua figlia, penso divertita.
“Dove dobbiamo andare?” chiedo ad Alice, cercando di cambiare argomento.
“Allora, noi ragazze andiamo con la mia macchina, i ragazzi con quella di Emmett. Così potremmo parlare un poco” mormora entusiasta Alice.
Le sorrido, contenta che tutto sia tornato alla normalità. So per certo che i ragazzi vorranno scusarsi con Edward e che si chiariranno, mentre noi ragazze... be’, suppongo lo stesso.
E invece, il viaggio in auto è stato sereno. Nessuno ha parlato di James, del mio comportamento, di quello di Edward... Alice e Rosalie si sono comportate come se ci fossimo appena incontrate e di questo le ringrazio mentalmente.
Arrivati al ristorante, raggiungo Edward, arrivato con i ragazzi e i miei insieme, e lo prendo per mano. “Tutto bene?” chiedo, squadrandolo.
“Sì, i ragazzi si sono scusati, hanno voluto chiarire.”
“E?”
“E adesso è come se niente fosse successo. Un po’ li capisco, James non è solo mio amico, quindi va bene. Abbiamo parlato, gli ho spiegato ciò che provavo per te, quello che provo adesso e loro sono felici che comunque ora vada tutto bene fra noi. Soprattutto adesso che sei incinta.” Gli occhi gli brillano a quell’ultima frase, mentre mi posa una mano sul ventre e l’altra sul fianco. “E con le ragazze?”
“Tutto bene. Non abbiamo parlato di James, abbiamo preferito parlare d’altro.”
Sorride, diventando serio un secondo dopo. Apre bocca per parlare ma la voce di Alice lo interrompe.
“Entrate o no?” domanda, mano per mano con Jasper. Tutti gli altri devono essere già dentro.
“Un minuto” risponde a sua sorella, che annuisce ed entra dentro con Jasper. Si volta verso di me, prendendomi per mano e facendomi entrare nella macchina di Emmett, sui sedili posteriori. “Bella, ascoltami: James sa tutto di noi. Ovviamente, mi odia. A tradirlo non sei stata solo tu, ma anche io. Quindi, anche se adesso non è qui, niente gli vieta di ritornare in città per darmi due pugni” spiega.
Sgrano gli occhi. Non voglio neanche pensarci! “Non...”
“Andrà tutto bene, magari me ne darà solo uno!” esclama, cercando di alleggerire l’atmosfera.
“Non sei divertente, Edward” lo rimprovero, guardandolo storto.
Sospira, rendendosi conto che ho ragione. Poggia la schiena contro il sedile attirandomi a sè. “Ho voluto dirtelo perché non voglio segreti tra di noi, ma mi devi promettere di non preoccuparti. Non permetterò che ci divida” sussurra.
“Non permettere neanche che ti faccia del male”, aggiungo stringendolo forte.
“Gli permetterò solo un pugno, va bene?” Cerca di trovare un compromesso ma sono irremovibile.
“Non se ne parla!” esclamo arrabbiandomi.
“Bella” mormora in tono d’avvertimento.
“Edward” ricambio, fissandolo con astio.
Rimaniamo a fissarci per qualche secondo, lo sguardo di uno che cerca di impaurire l’altro, quando Edward posa la mano sul mio viso e cattura le mie labbra in un bacio lento. “Dai, andiamo” sussurra sorridendomi.
Mi rendo conto che non mi ha promesso nulla per evitare il pugno, ma lascio correre. James, magari, neanche tornerà!
 
E invece è tornato. È questo che penso quando vedo Edward entrare mentre si massaggia la mascella.
“Edward!” esclamo preoccupata, facendolo sedere.
“Bella, calmati, rilassati e respira. Sto bene.” Cerca immediatamente di rilassarmi ma non ci riesce.
“No che non stai bene, non stai bene per niente!” lo rimprovero, e tuttavia prendendo del ghiaccio e avvolgendolo in una pezza, posandolo con rabbia sul punto che massaggiava poco fa.
Geme di dolore, supplicandomi con lo sguardo ma lo fisso arrabbiata. Ben gli sta!
“Amore, sto bene, davvero” continua, cercando di accarezzarmi un fianco ma mi sposto.
“Non toccarmi! Tu... tu sei... Non so neanche cosa potrei dirti senza offenderti!” esclamo, allontanandomi da lui. Sbuffo, ritornando sui miei passi. “Cosa è successo?” chiedo, le braccia incrociate al petto, un piede che batte freneticamente per terra.
“James mi ha dato un pugno, facile da capire no? Ma almeno adesso staremo tranquilli. Nessun debito con lui” spiega, scrollando le spalle come se nulla fosse.
Lo guardo male, passandogli il ghiaccio sul punto colpito.
“Amore, sto bene! Toccare per credere” mi sfida, osservandomi con aria maliziosa.
Apro la bocca per rispondergli bruscamente ma non posso nascondere un sorriso. Cerco di farlo, ma inutilmente.
Vedendo che non sono arrabbiata − non come prima, almeno − mi attira sulle sue gambe.
Lo accarezzo sul piccolo livido. “Davvero stai bene?” chiedo preoccupata. Che James sia tornato, che abbia affrontato Edward... non posso negarlo, ma mi fa stare più tranquilla.
“Sto benissimo. Adesso” sussurra, stringendomi, una mano sul mio ventre. “James mi ha visto e mi ha dato un pugno. Niente insulti, niente parolacce, niente minacce di morte. È James, dopotutto.” continua, la sua guancia sulla mia testa. “Però Emmett mi ha detto che si sta frequentando con una ragazza...”
Alzo lo sguardo per fissarlo immediatamente. “Davvero?” chiedo, interrompendolo.
Annuisce. “Non sarà innamorato di lei, ma la sta frequentando anche solo come amica. Ma chissà, da cosa nasce cosa, no?” chiede divertito.
“Speriamo!” esclamo sospirando. Emmett, Jasper e le ragazze si frequentavano ancora con Jasper ed è giusto così: essere nostri amici non significa rinunciare a James, tra l’altro essendo noi dalla parte del torto!
Edward sospira, stringendomi più fortemente. “Ti amo... Vi amo!” si corregge, baciandomi il collo, le sue mani sul mio stomaco mentre sorrido felice.

Due mesi dopo

È da un po’ di giorni che Edward si comporta in modo del tutto strano. È felice, certo, e non mi fa mancare mai nulla, mi ripete sempre quanto ami me e il bambino che porto in grembo ormai da tre mesi e mezzo, quasi, ma c’è qualcosa che... È strano, semplicemente.
Una bambina mi saluta con la manina quando mi passa accanto, e ricambio con piacere. Sto passeggiando per poter prendere un po’ d’aria, stare sempre a casa non fa bene, e mi rende anche nervosa. E poi oggi è una bellissima giornata, sarebbe un peccato rimanere a casa. Ma forse sarebbe stata la scelta migliore, penso, quando passando vicino una gioielleria e vedo Edward parlare con una commessa. E sorridono.
Una fitta intesa, rabbia, indignazione, e gelosia, mi colpisce, mentre i pugni si serrano e la voglia di spaccargli il naso si fa strada in me. A lui e alla ragazza.
Ma potrei anche fraintendere, penso sperandolo. No, non posso fraintendere, non quando la ragazza gli sfiora il braccio e lui le sorride, passandosi una mano fra i capelli. Sembra imbarazzato. Sbuffo: nessuna scenata di gelosia, io sono superiore! Entro, raggiungendoli. “Edward?” lo chiamo, attirando la sua attenzione.
“Bella?!” Sgrana gli occhi sconvolto quando mi vede, facendomi fremere per la rabbia. Mi sta dando solo conferma ai pensieri su di loro due insieme. “Che fai qui?” continua.
“Potrei farti la stessa domanda” ribatto, squadrandolo attentamente.
“Oddio, Edward! Andiamo, chiediglielo.” La commessa, la stessa che gli aveva stretto il braccio, alza gli occhi al cielo sbuffando e pronunciando questa frase.
La osservo, incuriosita dalla frase. “Chiedermi cosa?” chiedo, rivolgendomi di nuovo a lui.
Lui la guarda malissimo, ma sospira, scrollando le spalle e fissandomi negli occhi così intensamente da farmi tremare le gambe. Sorride imbarazzato. “Avrei voluto chiedertelo in modo diverso, ma a quanto pare...” Lascia la frase in sospeso, prendendomi la mano sinistra e inginocchiandosi davanti a me.
Oh. Mio. Dio. Lo fisso sconvolta, gli occhi sgranati.
Il negozio è pieno di persone che, vedendo un uomo inginocchiato davanti una donna, si fermano a fissarci incuriositi.
“Bella, noi... noi abbiamo fatto tutte le cose in modo disordinato: eri la donna del mio amico, e ti ho conquistato; ci siamo messi insieme, e ti ho messa incinta. Adesso, nonostante stiamo insieme da soli quattro mesi, nonostante tu sia così giovane, nonostante tutto, voglio compiere il passo più importante, quello che avremmo dovuto compiere prima di aspettare nostro figlio.”
È imbarazzato da morire, la voce gli trema, gli occhi sono lucidi, e io non l’ho mai amato tanto quanto in questo momento. Sorrido ad ogni sua parola, le lacrime che premono sugli occhi ma non escono. Continuo ad ascoltarlo.
“Probabilmente è troppo presto, ma sei già incinta, quindi perché non affrettare anche l’ultimo passo?” continua. Senza aspettare risposta, prende l’anello che la commessa gli rivolge con un sorriso, l’espressione commossa mentre mi guarda. “Isabella Marie Swan, vuoi sposarmi?”
Emetto un gemito strozzato, mentre non riesco a non fissare quell’anello piccolo, per nulla appariscente. Una fedina stupenda, veramente meravigliosa. È l’anello più bello che io abbia mai visto in vita mia.
E la risposta può essere solo una, al mondo. “Sì” rispondo emozionata, mentre non riesco più a trattenermi e sul mio volto scendono due sole lacrime.
E mentre tutto il negozio scoppia in applausi gioiosi, Edward si alza per prendermi in braccio. “È la proposta meno romantica al mondo, ma ti devi accontentare” sussurra divertito ed emozionato al mio orecchio.
Si sbaglia, per me questa proposta è stata romantica perché del tutto improvvisa, e già mi basta. Rido però, senza dirgli nulla. Al momento, non riuscirei ad aprir bocca senza scoppiare in lacrime per l’emozione.
La gente inizia a riprendere da dove si era interrotta, chi uscendo dalla gioielleria, chi controllando i vari gioielli messi in vetrina.
Edward mi fa scendere, facendomi toccare il pavimento coi piedi, mentre mi prende il volto fra le mani per baciarmi ed asciugarmi le lacrime. Si volta verso la commessa, che riesco a vedere dalla sua targhetta appesa alla camicia chiamarsi Jessica. “Grazie” mormora commosso Edward, stringendomi senza mollare la presa.
Gli sorride, voltandosi poi verso di me. “Era parecchio indeciso se chiedertelo o meno, per paura che fosse troppo presto per te ma... be’, è un uomo e penso che questa sia già una spiegazione più che plausibile!” esclama, divertita, facendomi sorridere. “Comunque, sono molto felice per voi, e auguri per il bambino!” esclama.
“Grazie” rispondo sorridendole. Adesso, mi sta simpatica.
Dopo averla salutata, io e Edward usciamo, non prima però che lui le abbia raccomandato di salutargli Mike.
“Chi è Mike?” chiedo, fuori il negozio.
“Suo marito” risponde, baciandomi la fronte e prendendomi la mano, pronto a camminare.
“Il marito? Lei è sposata?” chiedo esterrefatta.
Annuisce semplicemente, fissandomi con amore, mentre ci sediamo su una panchina di un parco.
Scuoto la testa. “E io che pensavo...”
“Che cosa, amore mio?” domanda per nulla interessato, mentre mi prende fra le braccia, accarezzando con una mano il mio ventre e con l’altra la mia, sfiorando l’anello.
“Niente, una sciocchezza. Credevo che lei ci stesse provando con te e che tu ci stavi” spiego, sincera. So che me ne pentirò.
Mi allontana per potermi fissare in volto. “Che cosa?” chiede immediatamente, serio.
“Sì, be’: non l’ho mai vista, vi sorridevate... ti ha accarezzato pure il braccio! Che dovevo pensare?” domando.
Scuote la testa. “Mi ha accarezzato il braccio perché mi stava rassicurando sul fatto che tu saresti stata felice se ti avessi chiesto di sposarmi! E ci sorridevano, lei perché si inteneriva per la mia paura, io perché già ti immaginavo con l’anello al dito. E comunque, è un’amica di Alice, è stata proprio lei a parlarmi di Jessica” spiega, facendomi ritornare al mio posto, fra le sue braccia.
“Alice sapeva che dovevi chiedermi di sposarmi?”
“Chi pensi che mi abbia dato consigli sull’anello? Lei, Jessica e Rosalie sono stati di grande aiuto” rivela.
“Quindi anche Emmett e Jasper...”
"Amore mio, anche i tuoi genitori, se per questo. Ci pensavo già da un mese, nel quale ho conosciuto anche Mike una volta in gioielleria, ma avevo paura di un tuo rifiuto...” continua la sua spiegazione, la voce tranquilla.
Posso capirlo, anche io avevo paura della sua reazione quando avevo scoperto di essere incinta.
“Quindi l’anello l'hanno scelto loro?”
“No, l'ho scelto io grazie comunque al loro aiuto. Io volevo prenderti qualcosa di più grosso, ma Alice mi ha detto che sicuramente non ti sarebbe piaciuto, quindi alla fine ho scelto quello che hai adesso al dito” mormora, accarezzandolo.
“E ha ragione. Questo anello è stupendo” sussurro.
Sorride, baciandomi la tempia. “Sono felice che ti piaccia. Adesso ti sei rassicurata, su me e Jessica? Amore, per me esisti solo tu. Non sei solo l’amore della mia vita, sei anche la donna che mi renderà padre, la madre di mio figlio.”Accarezza dolcemente il mio ventre. “Non esiste nessun’altra che possa essere anche solo vagamente paragonata a te” conclude, baciandomi il collo.
“Ti amo” gli rispondo solo, sospirando e chiudendo gli occhi.
“Sei semplicemente tutta la mia esistenza” continua, mentre cattura le mie labbra in un dolce bacio.
Sorrido, gustando appieno il sapore delle sue labbra e quello della vera felicità.

 

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