The Crow

di Harella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazioni ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo: I Remember ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo: Home sweet home ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo: L'addestramento ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto: L'addestramento 2 ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto: Il marchio ***
Capitolo 7: *** capitolo sesto ***



Capitolo 1
*** Presentazioni ***


Presentazioni:

Ciao a tutti, sono Harella e questa è la mia prima storia.
Spero vogliate partecipare e che la trama vi piaccia


Nome: Raven
 
Cognome: Ohak
 
Età: 16 apparente
 
Data di nascita: 21/09/1754
 
Segno zodiacale: Vergine
 
Razza: vampira nobile
 
Nazionalità: Alaska
 
Città di nascita: Juneau
 
Poteri: Telecinesi, teletrasporto, cura, magia alchemica levitazione.
 
Gusti: Ascolta musica Rock, Punk e Metal. 
Adora le fragole e la panna e tutto ciò che li contiene. 
L'unico sport che sopporta è il tiro al bersaglio con qualunque arma. Legge molti libri sull'alchimia.
 
Altezza: 1.52 cm
 
Peso: 43 Kg
 
 
Aspetto fisico: Raven è una ragazza piuttosto bassa. 
Il fisico è ben proporzionato ed è prosperosa nei punti giusti.
Ha i capelli lisci e di un insolito colore blu notte. 
Il taglio è anche esso molto particolare, corti di dietro fino all'attaccatura del collo, 
le ciocche davantio invece sono lunghe fino ai fianchi, con al termine di esse un anello d'argento.
La carnagione chiara. Gli occhi marroni contornati di nero con lunghe ciglia a contornali, anche esse di colore blu.
Le labbra a forma di cuore di colore rosa pallido, 
ma sempre coperte da un rossetto rosso bordeaux.
 
Segni particolari: Tatuaggio a forma di corvo che le prende tutta la schiena.
 
Carattere: Raven è una ragazza molto lunatica (causa della personalità multipla) e sta sempre sulle sue, coraggiosa.
 
Storia: Liam Ohak era un famoso vampire haunter londinese mandato per uccidere un vampiro servente della famiglia Hiscka. 
Mentre stava per concludere la missione un terzo individuo si frappose tra lui e la sua vittima. 
L'intruso altri non era che l'erede del casato Hiska. 
Il vampiro affascinato dall'aspetto e dalla determinazione della donna rinuncia al suo proposito di uccidere il servitore.
Non sopportando più di essere schernito dagli altri cacciatori per non essere riuscito a portare a termine quella missione decide 
di ritirarsi e vivere con la bella Ella.
Purtroppo, poco dopo il suo arrivo, 
l'uomo si ammala ed Ella pur di salvarlo lo trasforma in un vampiro. Dopo poco quella 
sfortunata vicenda i due coniugi ebbero ben 12 figli, tra cui Raven. La giovane per riscattare l'onore del padre, 
a dodici anni diverrà una cacciatrice di vampiri, 
divenendo in pochi anni anche una delle più famose. 
I suoi genitori desiderando una vita più tranquilla e un'istruzione adeguata per lei,
Così la spedirono al collegio Cross presso un conoscente del padre.
 
Parenti:
 
Ella Hiska: madre (stato viva)
 
Liam Ohak: padre(stato vivo)
 
6 sorelle: (Stato: vive)
 
5 fratelli:(stato vivi)
 
Ama: I dolci soprattutto quelli con le fragole, libri alchemici e rompere le palle a Pierre Rohan.
 
Odia: I prepotenti ,gli spacconi e gli snob
 
Ha paura dei: Carillon
 
__________________
 
Nome: Igor III 
 
Cognome: Hiska
 
Età: 20 apparenti
 
Data di nascita: 24/05/1731
 
Segno zodiacale: Gemelli 
 
Razza: Vampiro sangue puro
 
Poteri: può far cambiare lo stato d'agregazione di ogni cosa sia entrandone in contatto che al solo sguardo 
 
Nazionalità: Alaska
 
Città di nascita: Juneau
 
Gusti: Ascolta musica classica infatti ama le composizioni del fratello Marco. 
Adora il caramello e lo sciroppo d'acero. 
Ama leggere libri sulle scoperte mediche e desidera diventare un docente universitario. 
Ama gli sport singoli come la scherma. 
E' un ottimo ballerino soprattutto nel tango.
 
Altezza: 1.83
 
Peso: 93 ( buona parte di muscoli )
 
Aspetto fisico: Igor è una ragazzo particolarmente alto.
Il fisico è ben proporzionato e muscoloso.
Come tutti i suoi familiari tranne Raven Marco e suo padre Ha i capelli lisci nerissimi lunghi fino al fondo schiena,
la carnagione chiara, gli occhi blu contornati d'argento.
Le labbra sottili sempre velate da un sorriso aiutano a renderlo ancora più affascinante e misterioso.
 
Segni particolari: ha il terribile vizio di giocherellare con i capelli quando sono legati.
 
Carattere: Igor è un ragazzo molto solare nonostante l'apparente aria da saputello non ama mostrarsi superiore agli altri.
Adora far colpo sulle ragazze con il suo fascino di giovane uomo elegante e cavaliere.
Ha un particolare rapporto con la sorella minore Raven, sua futura sposa, della quale è molto geloso. 
Adora sciogliere gli oggetti.
 
Storia : Igor diverrà l'ereditario del casato Hiska nonostante non sia il primo figlio sanguepuro. 
Il suo amore per la cultura, 
lo porta spesso a lasciare l'Alaska per girare il mondo alla scoperta di nuove tecnologie e scoperte scentifiche,
dei quali spesso è lo stesso finanziatore, o per affiancare docenti di fama mondiale. 
Viene spesso obbligato ad intraprendere viaggi d'affari assieme al fratello in sostituzione della madre.
 
Parenti
Ella Hiska madre (stato viva)
Liam Ohak padre(stato vivo)
7 sorelle (Stato: vive)
4 fratelli(stato vivi)
 
Ama: La sorella Raven, sua futura sposa, che ama alla follia e la professione dell'insegnante.
 
Odia: I prepotenti ,gli spacconi, gli snob, chi vuole fare del male a sua sorella e chi disonora il nome di suo padre.
 
Ha paura di: Essere obbligato a sposarsi con Raven. 
 
_________________________
 
Nome: Dakos II
 
Cognome: Hiska
 
Sopranome: Dako
 
Età: 23 apparente
 
Data di nascita: 23/03/1743
 
Segno zodiacale: ariete
 
Razza: vampiro sangue puro
 
 
Nazionalità: Alaska
 
Città di nascita: Juneau
 
Poteri: Controllo dei sogni altrui, telecinesi, spesso è soggetto a visioni tra passato presente e futuro.
 
Gusti: Adora passare ore sui libri, 
ha un'eccessiva passione per lo studio e un intelligenza superiore alla media di qualsiasi vampiro. 
E' conosciuto dai nobili come il figlio idiota, 
infatti si presenta come un bambino burlone imprigionato nel corpo di un affascinante giovane uomo.
 
 
Aspetto fisico: Dakos è un ragazzo dall'aspetto imponente, 
fisico scolpito dall'attività fisica e fin troppi centimetri d'altezza.
capelli nerissimi lunghi fino alle spalle sempre tirati all'indietro da gel lacche o semplicemente fasce e mezze code.
Gli occhi zaffiri bordati d'argento rendono serio il suo volto sempre sorridente ed ilare.
 
Segni particolari: Tatuaggio sulla spalla sinistra raffigurante un lupo, 
simbolo del nonno materno dal quale prende il nome.
Spesso porta gli occhiali solo per darsi un aria da intellettuale.
 
Carattere: Dako è il tipico ragazzo dal sorriso contagioso, 
farebbe ridere davvero chiunque. 
Anche se il suo essere " pagliaccio " lo fa sembrare svogliato e libertino ha un grande senso del dovere e della giustizia. 
Sogna un giorno di diventare medico in un ospedale per bambini, 
così da poter aiutare la comunità e allo stesso tempo 
giocare e rendere felici i piccoli infermi. 
Sa bene che non potrà mai esaudire appieno il suo desiderio considerando la sua classe sociale, 
ma da molti anni si occupa di mantenere scuole e ospedali nei gelidi boschi d'Alaska e nelle terre più povere del sud America, 
dove ancora vivono piccole comunità che odiano la comodità della città e preferiscono stare a contatto con la natura.
 
Storia: Dakos non è mai stato considerato come futuro ereditiere del potere della famiglia, 
nonostante sia il primogenito e sia un sanguepuro, 
anche Ella e Liam hanno sempre desiderato per lui un diverso destino. 
Dakos è sempre stato l'insegnante privato di famiglia infatti è grazie a lui che i giovani Hiska hanno avuto un istruzione 
completamente chiusa in famiglia.
 
Parenti:
Ella Hiska madre (stato viva)
Liam Ohak padre(stato vivo)
7 sorelle (Stato: vive)
4 fratelli(stato vivi)
 
Ama: Le donne dal portamento raffinato ed elegante, prearare dolci e cibi particolari, libri storici e fare scherzi ai suoi fratelli.
 
Odia: Tutti i sanguepuro che trasformano gli esseri umani per divertimento condannandoli alla discesa al livello E. 
Lui trasformerebbe qualcuno solo se importante per lui, 
prendendo esempio dal padre trasformato per amore. 
 
Ha paura di: avere premunizioni sulla morte inevitabile dei suoi familiari.
 
Amicizie: Con i suoi fratelli non ha mai avuto problemi, 
comunque ha un forte rapporto con Igor e Marco. 
Collegio: Hanabusa Aido, Kain Akatsuki, Yuki Kuran, Nives Nightwish. 
Ma con il suo carattere sta simpatico a chiunque. 
 
________________________________________________

Il primo figlio Dakos III è un sangue puro studioso e acculturato, viene considerato il più comico tra i serssimi sangue puro, 
Igor il secondo, è anchesso un sangue puro particolarmente adorato dalla bella Raven la terza figlia, i due sono i candidati ideali per ereditare il potere della famiglia, 
Lorain la quarta una livello C, famosa per le sue doti canore è la cantante preferita del sesto figlio, Marco, il compositore più famoso degli ultimi tempi in tutta America. 
Isabella III, Ron e Free i tre livello B e rispettivamente la quinta il settimo e il nono, i tre circensi ormai da secoli sulle piazze mondiali, 
Clara II l'ottava, la semiumana che contagia il mondo con la sua anima da crocerossina,
Mila,la decima è una livello C, molto affezionata a suo fratello Free ,da grande vorrebbe raggiungerlo come circense, ma impossibilitata da una salute cagionevole e infine, 
le più piccole della famiglia, le due curiosissime gemelline di classe nobile, Emma e Rosy.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo: I Remember ***


Ciao a tutti, chiedo scusa se il capitolo che è un pochino corto e anche per gli eventuali errori...
In questo capitolo entrerà subito uno dei vostri Pg, anche se effettivamente non lo conoscete perchè è stato inventato da una mia amica che ancora deve iscriversi a EFP...
Va beh spero che vi piaccia...


INTRO
 
La storia di Raven incomincia nel 1753, il 21 settembre, 
 
quando per la prima volta vide la luce.
 
I suoi genitori e i suoi due fratelli maggiori le hanno sempre detto,
 
che quel giorno,
 
il ghiaccio che copre il laghetto in giardino per più di sei mesi l'anno, 
 
si sciolse dopo il suo arrivo sulla terra.
 
Da quel giorno, tutti i nobili del nord America contarono sulla forza, sullo spirito,
 
sul potere di quella giovane vampira dai capellli blu.
 
Nonostante fosse figlia di un vampiro ex umano e della regina dei sanguepuro d'America,
 
tra pochi secoli verrà obbligata ad ereditare il potere del casato e a sposare suo fratello maggiore Igor,
 
il giovane sanguepuro dagli occhi zaffiro.
 
Portroppo i due non sono assolutamente daccordo col matrimonio programmato, 
 
lui desidera passare la sua vita immerso negli studi, 
 
mentre lei sono ormai cent'anni che lavora come hunter e sogna di stare nell'associazione per sempre.
 
 
 
 
 
 
                                                                 I REMEMBER
 
 
 
 
 
11 luglio 1806 Età: 5 anni apparenti
 
 
 
 
 
Ero nascosta nella pineta della villa e tenevo sotto ostaggio i miei fratelli grazie alla telecinesi,
 
bloccandoli come in una bolla senza che potessero avere contatti al di fuori di quella dimensione, 
 
ricordo ancora lo sforzo mentale e il male alla testa che provavo quando non conoscevo ancora la meditazione, 
 
che tuttora mi aiuta nel creare "campi sterili".
 
     << Dakos, Raven, Igor venite subito qui! Non li sopporto più! Ella dimmi dove sono, tu lo sai senti le loro anime! >>
 
     << Caro sta tranquillo, arriveranno prima o poi >> Ella, mia madre, seduta sulla panchina vicino alla carrozza,
 
si sistemava l'enorme cappuccio del lussuoso mantello di velluto azzurro, 
 
mentre canticchiava con tutta la calma del mondo.
 
Le valige erano ormai da ore sulla carrozza e mio padre continuava a chiamarci disperatamente, 
 
tenendo lo sguardo fisso all'orologio da taschino.
 
Ero molto peroccupata, 
 
non avevo mai lasciato la villa prima di quel giorno 
 
e l'idea di vivere per quatro anni in francia non mi piaceva neanche un po,
 
non mi andava a genio neanche l'idea di vedere una cosa chiamata mare 
 
o annusare i profumi di quella cosa che mia mamma chiamava Provenza,
 
per non parlare del sole che in 47 anni avevo visto brillare solo un a decina di volte all'anno.
  
Il mio primo viaggio si svolse in undici giorni, due dei quali, 
 
passati a bordo della lussuosa carrozza di famiglia,
 
questa ci portò in Canada dove prendemmo la nave per la francia.
 
Passavo il giorno a scrutare gli umani, che lavoravano sulle strade,
 
erano tutti vestiti di colori tristi ma i loro volti erano sereni e appagati, 
 
nonostante le smorfie di fatica che oscuravano il loro volto,
 
anche i bambini lavoravano e probabilmente la maggior parte di loro era analfabeta.
 
Il popolo mi riempiva il cuore di una tristezza tale, 
 
che pian piano senza rendermene conto, 
 
distrussi tutto l'orlo dello strato superiore della candida gonna di pizzo,
 
mia madre mi fissava riuscendo a capire il mio immenso dolore nel vedere una scena tanto pietosa, 
 
ricordo che mi prese le mani tra le sue, 
 
e sorridendo lievemmente mi fece come un incantesimo così mi addormentai.
  
Nonostante la mia tenera età, 
 
conoscevo bene il mestiere di regina 
 
e quel giorno capì che rendere la vita migliore al nostro popolo,
 
sarebbe stata la mia missione principale, come lo è per mia madre.
 
Infatti, essendo nata in una famiglia matriarcale, 
 
io Raven Hiska Ohak prima figlia femmina,
 
assumerò appieno i miei futuri doveri nonostante io non sia del tutto una sanguepuro.
 
 
 
 
 
23 luglio 1806
 
 
 
 
 
Arrivai in francia quando ancora era notte, 
 
i miei fratelli ed io ancora dormivamo, 
 
l'unico che scese dalla nave ormeggiata a bordeau, 
 
fu mio padre Liam,
 
che ci svegliò solo dopo aver fatto parecchi giri di ronda per controllare che non ci fossero ribelli in circolazione.
 
Appena giù dalla nave ci aspettava l'ennesima carrozza, 
 
era guidata dal nipote di un lontano parente hunter di papà, Andrea,
 
ricorderò sempre il suo volto quando mi vide scendere dalle lunghe scale che collegavano il ponte della nave al terreno,
 
i suoi occhi castani portavano un aria di sfida e paura, 
 
come se vedendomi avesse visto un mostro.
 
Quella sera lo vidi solo per qualche minuto, 
 
prima di riaddormentarmi, 
 
stretta alle bolci braccia di mio fratello DaKos.
 
Ancora oggi, il ricordo dei suoi occhi mi scuote l'anima.
 
Il giorno dopo arrivammo in provenza, 
 
per raggiungere Nizza mancavano solo poche ore, 
 
ricordo di una stradina molto stretta di terra battuta,
 
affiancata da campi di fiori lilla, il loro profumo inebriante mi rendeva felicemente calma 
 
e la tensione del trasferimento pereva scemare, 
 
portata lontano da quella profonda fragranza.
 
La mia cultura scentifica, storica e linguistica era notevole anche per una vampira di così giovane età,
 
ma quello splendido tappeto floreale non avevo neppure idea di cosa potesse essere. 
 
      << Raven quella è lavanda, è bellissima non trovi? >> disse mio padre notando i miei vispi occhi ricchi di curiosità
 
      << Lavanda! Lavanda! è buona papà! è bellissima! >> urlaì sedendomi sulle sue ginocchia, 
 
mio fratello Igor sentito ciò sorrise teneramente, 
 
si sporse dal finestrino accanto al suo sedile per parlare al cocchiere
 
      << Andrea, facciamo a tempo per una tappa? la piccola vorrebbe vedere i vostri campi >>
 
      << Nessun problema tra qualche centinaio di metri troveremo uno spiazzo dove potrò lasciare la carrozza >> acconsentì l'altro con un buffo accento.
 
Ci fermammo circa dieci minuti dopo, 
 
quando scesi rimasi incantata da quello splendido paesaggio,
 
corsi verso il campo trascinando la nobile madre, 
 
il mio abito delle tinte del giallo pastello contrastava con il profumato fiore,
 
donando a mio padre una scena perfetta da ritrarre su un blocco da disegno,
 
da lontano scorsi i miei fratelli lottare scherzosamente usando come spade i rigidi steli dei fiori,
 
e di fianco alla carrozza Andrea fumava la pipa.
 
La pausa ci diede tempo per sgranchirci le gambe e rilassarci un poco.
 
All'epoca portavo sempre i capelli legati in lunghr trecce come la nobile madre,
 
e per l'occasione le intrecciammo con i fiori, 
 
creammo anche delle coroncine che avremmo regalato alla dama che ci avrebbe ospitato.
 
Finita la breve gita ritornammo sui nostri passi e dopo poche ore arrivammo a destinazione.
 
La villa della zia Jenevieve Dussant era decorta a festa per il nostro arrivo in francia,
 
le siepi erano tagliate a formare meravogliosi animali e forme geometriche, 
 
dei pavoni passeggiavano tra la ghiaia in fronte alla fontana nel piazzale
 
dove due rampe di scale portavano ad un palazzo in stile tipicamente gotico. 
 
Madame Jenevieve, la padrona di casa, 
 
ci accolse calorosamente appena scendemmo dalla carrozza. 
 
Era una donna di circa cinquant'anni magra e slanciata,
 
dal suo atteggiamento e movenza faceva pensare che nella sua vita doveva essere stata un'attrice di teatro.
 
Portava abiti di alta sartoria dal colore rosa pallido cangiante al pesca se colpito dai raggi del caldo sole,
 
questi rendevano la sua colorita pelle e i capelli biondi quasi infantili e leggiadri.
 
      << Nobile Hiska ben tornata nella mia umile dimora >> abbracciò allegramente Ella
 
      << Caro Liam vi trovo in perfetta forma! Questi devono essere i vostri giovani principi,
 
         come vi è andato il viaggio cari? >> si rivolse a Igor e Dakos per poi spostare lo sguardo su di me
 
      << E tu, devi essere la piccola Raven, la tua fama ti precede >> disse sorridendo e sfiorando con la mano i miei capelli blu.
 
      << Madame, siamo lieti della vostra ospitalità, la vostra dimora è veramente stupenda,
 
         ora vi dispiacerebbe mostrarci le nostre stanze? Siamo esausti per il viaggio e vorremmo darci una rinfrscata >> disse la sanguepuro
 
      << Assolutamente, nobile Ella vi abbiamo già preparato un bagno caldo, 
 
         riposatevi e rilassatevi questa sera vi accompagnerò alla serata organizzata dai principi
     
         Lorainnes, come hunter è mio dovere vegliare su di voi >>
 
      << Vi ringrazio Jenevieve, siete sempre tanto premurosa nei nostri confronti >> rispose in breve Liam prima di congedarsi.
 
 
 
 
 
Le nostre stanze si trovavano al secondo piano, al fondo del corridoio destro, 
 
le porte erano tutte bianche bordate d'oro e l'interno era suddiviso in tre parti,
 
costituiva un vero e proprio appartamento.  
 
Si entrava in un elegantissimo salottino, 
 
dove un caminetto affiancato da due finestre archiacute e un grande divano azzurro damascato dominavano la stanza,
 
dal soffitto stuccato a volte a crocera scendeva un lampadario formato da pioggie di cristallo,
 
che rendevano la stanza luminosa e leggera. 
 
Sui due lati corti si aprivano le porte delle camere, 
 
una matrimoniale con un grande letto a baldacchino rigorosamente azzurro 
 
e sulla destra ricorrevano le fineste archiacute.
 
L'altra camera aveva tre letti singoli coperti da un leggero lenzuolo di cotone misto seta turchese ricamato a puntocroce,
 
dietro al letto centrale si apriva una finestra trifora anchessa ad ogiva, 
 
l'unica fonte di luce dell'intera stanza.
 
Appena fuori dalla camera si trovava il nostro bagno privato,
 
al centro c'era un enorme vasca di bronzo d'orato, 
 
che ogni sera gli inservienti riempivano d'acqua aromatizzata alla vaniglia e fiori d'arancio,
 
Sul fondo della sala dalle forme cubiche un enorme armadio conteneva tutti i nostri abiti ordinati a seconda delle occasioni.
 
 
 
 
 
Notte tra il 23 e 24 luglio 1806 
 
 
 
 
 
Ci stavamo finendo di preparare per partecipare alla serata mondana indetta dai principi Lorainnes,
 
quando dalla finestra vidi arrivare due carrozze bianche e argento
 
che portavano il nostro stemma di famiglia, un corvo e un lupo, 
 
guidate da due cavalli l'una anch'essi bianchi agghindati da pennacchi argentei.
 
      << Nobile Hiska? >> chiamò allegramente Madame bussando alla porta
 
      << Arriviamo, siamo quasi pronti >> disse mia madre mantre si incipriava fino alle caviglie,
 
Igor usci dalla stanza, si legò i lunghi e nerissimi capelli in una coda bassa con un nastro beige, 
 
in tono con l'elegantissimo abito di alta sartoria,
 
scese le scale, 
 
seguito da Dakos che mi portava sulle spalle.
 
L'ultima a lasciare la camera, 
 
fu come sempre la nobile madre, 
 
che finchè non si vedeva perfetta se ne stava di fronte allo specchio, 
 
sempre affiancata da mio padre ovviamente.
 
Jenevieve ci accompagnò alle carrozze, 
 
e ci divise Dakos Igor ed io salimmo sulla prima e partimmo, 
 
mentre i miei e la bionda salirono sulla seconda. 
 
Quando scesero davanti al castello dei principi ridevano come dei bambini, 
 
      << Chissà cosa si saranno raccontati di così divertente? >> dissi aggrappandomi ad un lembo della giacca di Igor
 
      << Non saprei dolce Corvina, si felice per loro e divertiti stasera, mi raccomando, forza andiamo >> 
 
Igor mi prese la mano e ci avviammo verso l'atrio del castello, 
 
il suo volto era pensieroso, come se qualcosa lo turbasse,
 
ma non riuscì a chiedere nulla, 
 
perchè Dakos si avvicinò rompendo il silenzio con il suo solito fare da giullare,
 
se solo avessi saputo prima cosa lo affliggeva, 
 
forse ora non sarebbe così problematica la gestione dei miei poteri, 
 
forse sarei già morta.
 
Quella sera conobbi il principe Charle Lorainnes, 
 
che fin da subito mi guardò come se lui fosse un dio e io la feccia dell'universo, 
 
forse per la mia giovane età, 
 
forse per il mio sangue,
 
non saprei dire, ma quel suo atteggiarsi mi ha sempre infastidito parecchio.
 
I suoi occhi di quel freddo blu non tradivano nessun emozione, 
 
la sua forza di sanguepuro si intuiva da chilometri di distanza e la sua fama di principe viziato, lo precedeva.
 
      << Nobile Charle vi saluto a nome mio e della mia famiglia >> Igor si avvicinò al biondissimo giovane accennando un inchino
 
      << Vi ringrazio Nobile Igor per la vostra presenza, sono onorato di ospitare ben tre sanguepuro della più nobile famiglia americana >> 
 
disse l'altro con sufficienza chinando il capo svogliatamente
 
      << Vi presento la nobile principessa, mia sorella, futura regina del casato Hiska >>  Igor spostò l'attenzione del sanguepuro su di me,
 
ed ebbi subito l'impressione di stare particolarmente antipatica a quella superdiva
 
      << Benvenuta Nobile Raven >> I suoi occhi si soffermarono sul colore dei miei capelli e dei miei occhi con fare inorridito
 
      << Il vostro casato è noto per essere diurno, matriarcale, dall'iride zaffira e la chioma corvina. 
 
         Lei non è pura ne di sangue ne d'aspetto, non è degna di ereditare un casato di nobili origini come il vostro, 
 
         non penserete che il consiglio vi acconsentirà anche questo disonore >> 
 
disse indicandomi con sdegno e alzando la voce come se volesse farsi sentire da tutti i presenti   
 
      << Lei diverrà la mia sposa, tra non molti secoli, 
 
         vedrete il suo potere e vi pentirete di averla giudicata solo come figlia di mezzo sangue >>  
 
      << Si, non c'è dobbio >> voltò i tacchi e ridacchiò sparendo fra la folla.
 
Il volto di Dakos si fece nero dalla rabbia,
 
e Igor mi strinse con tanta forza la mano, 
 
da affondarmi le unghie nella carne, fino a farmi sanguinare,
 
l'odore leggero si propagava nell'aria riportando Igor in uno stato di calma.
 
La festa proseguì serenamente e quasi nessuno si accorse della ferita. 
 
Quel giorno, lo ricorderò in eterno, 
 
quella sera scoprì quanto un sangue limpido e puro aveva importanza in politica, 
 
e che il mio non era come quello di un normale vampiro,
 
prova lo sono, le piccole macchie color indaco che si formarono sull'abito bianco che portavo quella calda notte estiva.
 
 
 
 
 
21 ottobre 1810
 
 
 
 
 
Erano passati ormai quatro anni dal nostro arrivo in Francia,
 
e il mese successivo al mio cinquantasettesimo compleanno, 
 
partimmo per tornare a Juneau.
 
La tristezza mi offuscava il cuore, 
 
quasi come il giorno della prima partenza,
 
non volevo lasciare quella terra incantata ricca d'arte e di meravigliosi castelli.
 
L'idea mi stringeva l'anima sempre più,
 
in una tremenda morsa di dolore, 
 
ma d'altro canto ero anche felice, 
 
stavo per tornare nel ghiaccio dell'Alaska la mia terra natale che mi era mancata tantissimo.
 
Madame Jenevieve era vestita di nero in segno di sconfinata tristezza, 
 
come se fosse stata in lutto.
 
Era immobile seduta in fianco ad Andrea, in lacrime, 
 
difronte alla fontana dove ci attendeva la carrozza reale già carica dei nostri bagagli. 
 
      << Zietta non vi preoccupate li rivedremo presto >> disse Andrea sfoderando un leggero sorriso, 
 
dopo il nostro arrivo in cortile Dakos disse 
 
      << Tenete questa boccetta nel frattempo della nostra lontananza, al suo interno vi è il mio sangue, quello di Igor e della nobile madre,
 
         ho avuto un incubo terrificante dove voi vi ammalavate e dopo dolori atroci morivate,
        
         questo fermerà tutta la malattia e voi vivrete per altri 30 anni come minimo >> 
 
incominciò a parlare senza curarsi del momento estremamente sbagliato per dare una simile notizia, 
 
tutti si fermarono da quello che stavano facendo, 
 
fissando il giovane che si guardò attorno stranito,
 
Igor lo prese dalla spalla tirandolo verso la carrozza per toglierlo dall'imbarazzo, 
 
ma ormai Jenevieve piangeva più di prima 
 
      << Questa sarà la vostra salvezza abbiatene cura >> commentò Liam stringendole le mani affettuosamente ed aggiungendo
      
      << Dai calmatevi non dovete essere così triste, staremo tutti bene e vi saranno spesso inviate delle lettere dall'Alaska >> 
 
      << Si, state bene cari miei, abbiate cura di voi >> Jenevieve si asciugò le lacrime 
 
      << Ora andate forza, non amo farmi vedere così, 
       
         andate e crescete nobile Raven un giorno tornerai da me ed io ti insegnerò l'arte della guerra,
 
         non sarai mai obbligata al trono c'è sempre una via d'uscita, e voi nobile Ella state all'erta presto sarete sei >> 
       
mi pose la mano sul capo accarezzandomi come se fossi un gatto
 
e l'altra la portò sul grembo della nobile madre che la guardava perplessa,
 
per un sangue puro è già raro avere due figli, 
 
averne addirittura quattro sarebbe stato un primato.
 
 
 
 
 
Dopo un lungo scambio di sorrisi ed abbracci, 
 
salimmo sulla carrozza e guardando per l'ultima volta i campi di lavanda e il caldo sole,
 
mi addormentai stretta ad Igor, 
 
svegliandomi solo all'arrivo sulla nave e lasciammo così la Francia. 
 
Dopo undici giorni arrivammo a Juneau, 
 
la fredda neve stava cadendo candidamente per la prima volta nella stagione fredda, 
 
uno spettacolo impagabile toccava tutti i miei sensi, 
 
ero nuovamente a casa, 
 
quella casa che tanto mi era mancata durante la lunga permanenza a Nizza.
 
La città, battuta praticamente solo dai componenti degli antichi clan autoctoni, 
 
sembrava calda e pacifica come la ricordavo.
 
Purtroppo quella pace apparente fu presto smentita e tutto incominciò a capovolgersi,
 
la mia giovane vita, 
 
la mia identità furono messe in seria discussione, 
 
sia dai nobili che dagli hunter. 



Fine del mio primissimo capitolo...
Ci ho messo circa un mese prima di prendere abbastanza coraggio per pubblicare,
credo che pian piano potrò migliorare nello scrivere per questo vi chiedo le vostre opinioni su critiche costruttive ^.^
Un Bacione 
Harella

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo: Home sweet home ***


Home sweet home
 
 
 
 
 
02 novembre 1810
 
 
 
 
Arrivati al fronte della viuzza tra gli altissimi alberi,
 
che portava al palazzo arroccato su un basso monte, 
 
quasi definibile collinare,
 
era tutto coperto di candida neve 
 
La carrozza aveva lasciato spazio a delle slitte trainate da tre lupi bianchi ciascuna, 
 
che si arrampicavano più agilmente dei soliti cani da slitta. 
 
Dovevano esserci circa quattro gradi sotto lo zero,
 
infatti non faceva ancora freddo e aveva smesso di nevicare.
 
Mi accoccolai sotto le coperte di pelo al calduccio con Igor alla guida, 
 
ho sempre adorato la sua tranquillità, riesce sempre a rendermi felice 
 
e mentre si trova difronte a dei lupi è considerabile un vero capobranco, 
 
ancora non ho capito il perché, ma tutti i lupi si sottomettono a lui.
 
Il paesaggio completamente bianco conferiva a tutto un aspetto magico e leggiadro,
 
la gioia di rivedere la mia terra natale, 
 
fece scomparire la malinconia che la Provenza mi aveva lasciato nel cuore,
 
desideravo non doverla lasciare mai più.
 
Giunti all'imponente cancellata del castello scesi velocemente dalla slitta, 
 
sentivo il cuore battermi forte nel petto,
 
l'euforia mi stappò qualche lacrima di gioia e subito, 
 
incominciai ad esplorare per cercare qualcosa che fosse cambiato rispetto a come lo ricordavo. 
 
Trascinavo i miei fratelli da una parte all'altra del piazzale frontale,
 
Il lago ghiacciato, il bosco, le stalle
 
e la stessa villa erano perfettamente come li ricordavo, 
 
anche la servitù era la stessa sempre giovane e sorridente.
 
Intanto due enormi lupi/sigillo creati dalla magia di mia madre prima della nostra partenza,
 
per tenere sotto stretta sorveglianza il castello e i nobili, 
 
le si avvicinarono.
 
Ella scese della carrozza, e con grande eleganza e femminilità posò le mani sulle fronti bestie,
 
che si trasformarono subito in polvere presto portata via dalla gelida brezza,
 
assorbì così tutta la memoria accumulata dai due 
 
sugli avvenimenti più significativi dei quattro anni trascorsi in Provenza,
 
Purtroppo negli ultimi tempi addirittura considerabili brutali,
 
la vidi subito correre in casa, il suo volto sembrava percorso da anni di sofferenza,
 
Igor e Dakos assistendo a tale spaventosa vicenda la seguirono perplessi. 
 
Io fui presa in braccio da mio padre e portata via, verso la stalle
 
       << Cosa succede padre? >> chiesi timorosa
       
       << Affari tra sangue puro probabilmente, piccola mia lasciamoli un po soli >>
      
       << Ma io voglio sapere >> sussurrai timidamente
      
       << No Raven! Tu saprai solo ciò che ti è debito sapere, 
   
          sei ancora giovane per prendere parte alle questioni politiche stai, qui da brava! >>
 
Non avevo mai visto mio padre così nervoso, 
 
gli occhi di quel caldo castano erano percorsi da serpentine infuocate, 
 
la sua voce tremante e severa voleva nascondermi la verità che lui conosceva. 
 
Il suo sguardo così simile a quello di Igor , ugualmente rassicurante, 
 
dolce ma scosso profondamente da ansie non rivelate mi ricordarono quella sera al castello Lorainnes.
 
Dopo circa venti minuti vidi comparire Igor da dietro il portone in legno chiaro delle stalle,
 
il suo viso era particolarmente pallido e gli occhi avevano perso la loro energia di sempre.
 
       << Allora figliolo è giunto il tempo, non è vero? >>
 
       << Si padre, i nobili del nord stanno perdendo il senno per colpa degli influssi negativi causati dalla lontananza di "Lei",
 
           e i livello End che da prima erano già pericolosi, ora sono in assoluto fermento, 
 
           "lei" si è svegliata definitivamente >>
        
       << Speravo che questo giorno non arrivasse mai, 
 
          o perlomeno non arrivasse così presto >> Liam abbassò gli occhi portandosi una mano tra i morbidi capelli blu
  
       << La nobile madre sta già informando i sangue puro e il consiglio degli anziani a livello mondiale, 
  
          voi siete incaricato di avvisare l'associazione, 
 
          l'udienza si terrà alla villa trsa pochi giorni >> Disse Dakos teletrasportandosi dietro al fratello parlando con un aria seria come non mai 
 
impartì i pochi ordini dettati probabilmente da mia madre, 
 
e mi fece portare da Igor nelle mie stanze.
 
 
 
 
 
 
Non capivo assolutamente nulla, ma ero preoccupata,
 
tutti erano agitati e dai cuori percepivo la loro tristezza. 
 
Mentre io, 
 
io non sapevo nulla, neanche cosa fare,
 
oltre a stare in silenzio fissando mio fratello in cerca di spiegazioni.
 
Igor mi fece sedere sul divanetto di morbido velluto rosso in fronte alla grande finestra della mia camera, 
 
cercò di apostrofare qualcosa ma il tutto si traduceva in lunghissimi e snervanti sospiri, 
 
non riuscendo a parlare dall'ansia, 
 
volgeva gli occhi al cielo camminando su e giù per la stanza ansiosamente. 
 
Solo dopo circa un quarto d'ora esordì in un dolce sorriso dicendo calorosamente 
   
       << Vieni facciamo un bagno caldo con un po di calma riuscirò a darti tutte le spiegazioni che meriti >>
 
       << Si, fratello mio >> 
 
Le inservienti prepararono la vasca d'ottone decorato con acqua calda aromatizzata alla mora e muschio bianco,
 
era proprio quello che serviva per rallegrare quegli animi ormai spenti,
 
la mia mente era fissa ad un solo snervante pensiero, 
 
quella presenza oscura chiamata da mio padre "lei".
 
Chi era questa "lei"? Perché la sua comparsa che pareva già annunciata nessuno si era prevenuto per fermarla?
 
Igor si tolse la giacca e il gilet di velluto verde scuro, 
 
li appoggiò su di una poltrona vicino alla porta della sala da bagno,
 
si sbottonò la camicia e si inginocchiò alla mia schiena sbottonandomi il pesante vestito,
 
dopo esserci spogliati entrammo nella grande vasca da bagno. 
 
Igor ed io abbiamo sempre fatto il bagno insieme, 
 
infatti era più facile parlare nei momenti difficili in un luogo così rilassante,
 
Lui è la persona per cui io venderei l'anima,
 
io per lui, sono l'unico mondo.
 
       << Dolce, piccola, mia Corvina >> disse lui lentamente, mentre mi scioglieva le trecce nell'acqua
 
       << Nobile Igor io voglio sapere, davvero non riesco a capire cosa succede >>
 
       << Cara Raven, quello che sentirai non ti piacerà affatto >> fece una breve pausa per schiarirsi le idee e continuò 
  
       <<  Ricordi quando ti raccontai della scala gerarchica dei Vampiri? E della nascita del nostro casato? >>
 
       << Si fratello mio, mi parlasti di una nobile sangue puro che portava il nome di Yuska Hiska, 
 
          una vampira dall'animo cattivo che era interessata praticamente solo allo sterminio degli umani,
 
          durante la grande guerra ormai cancellata dai libri di storia,
 
          lei fu una dei nobili contro la ripopolazione della razza umana ormai quasi estinta >> 
 
       << Esattamente, tu sei la donna più forte tra quelle nate nella nostra famiglia, 
      
          il tuo potere di mezza hunter e mezza sangue puro dona al tuo organismo sia forza che equilibrio >> Igor tirò un sospiro 
  
       << Sappi che il tuo è il corpo perfetto per far rinascere l'antica regina, 
 
          Yuska prima che l'antico re Kuran le strappasse il cuore sprigionò una terribile maledizione di reincarnazione. 
 
          Questa cita: La principessa dal sangue bastardo verrà sacrificata per dare nuova vita alla sottoscritta dama 
         
          suprema, io regina del Corvo non morirò nè oggi nè mai.
 
       << Io quindi sono un tramite? giusto? >> i miei occhi si riempirono di lacrime 
 
       << Igor ho paura >>
 
       << No piccola, non aver paura. Troveremo un metodo per non farla uscire mai, 
 
          non ti lascerò morire non ti lascerò mai, fidati di me >> Igor mi strinse a se amorevolmente. 
 
Uscimmo dalla vasca e ci asciugammo infilandoci nelle vestaglie, 
 
ormai era notte inoltrata e ci addormentammo vicini stretti in un abbraccio, 
 
in quell'istante tutto pareva essersi tranquillizzato, 
 
stando stretta a lui avrei anche potuto smuovere le montagne.
 
Questo, è tutto ciò che ricordo prima della mutazione in quella creatura dalla doppia personalità, 
 
e con quei ingestibili poteri, 
 
quell'essere che sono tuttora.
 
 
 
 
                                                                         Yuska Hiska
 
 
 
 
04 dicembre 1810
 
Il mese successivo al nostro ritorno in America, 
 
i capi dei casati principali e il circolo degli anziani si riunirono  nell'ala est della villa adibita a sala trofei.
 
Il profumo sprigionato dai sangue puro ospitati nel maniero imprimeva l'aria a tal punto,
 
che mio padre dovette allontanarsi e andarsene a caccia nel bosco, per non sentirsi minacciato.
 
Igor era ormai da ore chiuso in camera di Dakos, 
 
probabilmente era teso come le corde del violino che suonava per scaricare la tensione,
 
quella canzone che echeggiava nell'aria trasmetteva una grande pace, 
 
ma un orecchio ben allenato poteva ben sentire nelle note più alte il suo profondo disagio.
 
Mia madre ed io, invece, eravamo difronte alla gigantesca porta in legno scolpito della sala dei trofei,
 
mia madre mi stringeva con forza la mano
 
         << Raven sei davvero pronta a scoprire cosa ci attenderà? >> si inginocchiò, 
 
la guardai dritta nei brillanti occhioni blu, che cercavano di nascondere le imminenti lacrime e mi disse 
  
         << Bambina mia io non permetterò che loro ti facciano del male, 
 
            ricordalo sempre il mio compito è proteggerti,
 
            se hai paura chiudi gli occhi e concentrati fino a visualizzare la tua camera, 
       
            se sarai abbastanza motivata riuscirai a teletrasportarti >> 
 
         << si, nobile madre >> 
 
Non sapevo cosa aspettarmi, 
 
probabilmente non ero pronta ad attraversare quella porta.
 
Ricorderò in eterno quel terribile incontro. 
 
Entrammo nella grande sala, 
 
sulle pareti tappezzate d'affreschi raffiguranti scene di caccia intervallati 
 
da enormi finestre vi erano anche i teschi dei più grandi animali boschi,
 
al centro della stanza, un tavolo rettangolare intagliato artigianalmente, 
 
ospitava attorno ad esso una moltitudine di poltroncine,
 
sulle quali vi sedevano tutti i vampiri più nobili a livello mondiale. 
 
Eravamo seguite dai miei fratelli che si guardavano attorno attoniti, 
 
appena ci videro, tutti nobili si alzarono dalle loro poltrone di velluto rosso chinando la testa in segno di rispetto, 
 
qualcuno tra gli anziani alla mia vista fece strane smorfie,
 
altri parlavano tra loro fissandomi attentamente,
 
altri ancora come un bel giovane dai capelli castani e occhi penetranti, 
 
che doveva avere qualche anno più di me, 
 
mi si avvicinò affiancato dal padre, 
 
mi sorrise e mi strinse la mano, 
 
capì anche da quel solo lieve contatto, 
 
che quel bambino non era come gli altri, 
 
aveva qualcosa di misterioso un pesante fardello che doveva portare da solo,
 
e che aveva paura di maneggiare. 
 
Ci sedemmo tutti e il colloquio incominciò:  
 
         << Tutti sapete il motivo della vostra convocazione >> Il nobile Igor incominciò il discorso poi lasciò la parola ad Ella
 
         << La Maga Bianca fondatrice del nostro potente casato si è svegliata nel corpo di mia figlia.
 
            Molti anni prima della rinascita della civiltà umana, sulla terra, 
 
            vivevano delle creature dalla forza spaventosa e dall'intelligenza superiore a qualsiasi altro essere vivente.
 
            Questi individui chiamati vampiri, diedero origine a una florida società,
 
            basata sulla pace e organizzata in modo gerarchico, capeggiata dai 5 re dei 5 continenti e dalle 7 regine.
 
            Dall'unione di questi, nacquero le più nobili stirpi di principi sangue puro,
 
            tra i quali Yuska la bella figlia del re Hiska d'Alaska governatore di tutte le Americhe.
 
            La principessa famosa grazie ai capelli corvini e occhi zaffiri,
 
            fin dal suo primo millennio di vita, incominciò a dilettarsi con la magia alchemica,
 
            fino a diventare talmente potente che prese il nome di maga bianca. 
 
            Durante la grande guerra che nessun libro di storia osa raccontare,
 
            svolse uno dei ruoli fondamentali, quello di sterminatrice.
 
            La principessa del Corvo, fu infatti la prima a dettare disordine e distruzione in quel pacifico mondo, 
 
            dove umani e vampiri vivevano in simbiosi anche se gli uni prede e gli altri predatori.
 
            Come tutti sapete, tra i sangue puro vi era l'obbligo di procreare solo tra simili,
 
            ma purtroppo all'amore non si è mai potuto comandare, 
 
            così molti dei numerosi figli dei primi re lasciarono il trono unendosi agli umani 
 
            i quali figli di sangue misto erano di classe inferiore ai primi nonostante la loro discendenza comunque nobile
  
            e molti di voi qui presenti ne sono la prova >> 
 
Mia madre si fermò per prendere fiato e sospirando profondamente, 
 
ma con inestimabile eleganza riprese il discorso con molta rabbia in voce
 
          << Anche Yuska era l'amante di un umano ma questi fu trasformato e cieca dalla rabbia entrò nelle grazie dei suoi demoni interiori
     
            in un circolo vizioso durato fino alla sua morte, lei si schierò contro tutti i capo stirpe dei nostri casati e anche contro il suo stesso padre
 
            fu fermata dopo aver sterminato grandemente i nobili e dopo aver trasformato un numero spropositato di umani.
 
            prima della sua morte la maga promise il suo ritorno dannando il suo stesso casato, 
 
            la leggenda narra che appena prima di trasformarsi completamente in scaglie di vetro disse: 
 
          " La principessa dal sangue bastardo verrà sacrificata per dare nuova vita alla sottoscritta dama suprema, 
 
            io regina del Corvo non morirò né oggi né mai." >> 
 
La mora si sedette sulla sua poltrona e Dakos continuò mentre i nobili sgranavano gli occhi sbigottiti, 
 
un tale comportamento era inaudito per un sangue puro,
 
quella poteva essere una scena definibile pietosa, 
 
ma nessuno osò commentare.
 
         << Signori quella leggenda è oggi divenuta realtà, mia sorella minore Raven Hiska Ohak è il tramite,
 
            il suo sangue ne puro ne umano tiene chiuso un tremendo segreto, 
 
            la sua forza è paragonabile a quella di un Hunter ma il suo potere è quello di un sangue puro. 
 
            Voi potreste sentirlo se solo lo annusaste, quindi anche se è contro ogni logica morale, 
 
            voi oggi capirete nel modo peggiore che possa esistere la forza della nostra principessa. 
 
            Raven posa qui la tua mano >> Dakos mi poggiò un vassoio d'argento dinnanzi 
 
         << Raven è per il tuo bene non sarà tanto doloroso, durerà poco vedrai >> disse Igor mettendosi dietro le mie spalle e accarezzandomi i capelli sorrise  
 
         << Si >> risposi con la voce tremante. 
 
Già immaginavo cosa mi sarebbe accaduto, 
 
posi timorosamente la mano sul vassoio e mia madre si allontanò per sviare la scena, 
 
i nobili fissavano increduli mio fratello, 
 
quello che da li a poco sarebbe accaduto non si era mai visto o perlomeno non pubblicamente.
 
         << Scusami piccola mia >> Dakos estrasse dal fodero in cuoio appeso alla sua cintura un pugnale argento scintillante,
 
lo impugnò con forza, 
 
sollevandolo in aria lo spinse brutalmente nel dorso della mia mano, 
 
trafiggendomi da parte a parte. 
 
Urlai dal dolore, 
 
Igor a stento sosteneva la scena, 
 
Dakos teneva gli occhi chiusi e la mano sinistra ancora stretta sul pugnale. 
 
 
 
 
Il mio sangue si espandeva velocemente, 
 
tingendo il vassoio di uno splendente color indaco,
 
i nobili dagli sguardi spenti,
 
mi fissavano con grandi occhi rossi che si dipinsero presto sui loro volti. 
 
Assaporavano il profumo propagarsi nell'aria, 
 
inebriati da quell'orribile sensazione di godimento e soddisfazione nel vedere altri soffrire.
 
Ero disgustata da quelle bestie, 
 
animali senza freni dal volto che tradisce,
 
quello stesso viso tanto simile ad un vero umano ma profondamente diverso.
 
Disgustevoli presenze delle quali il primo pensiero è chi ingannare o chi giudicare,
 
se solo non fossero così pericolosi sarebbero paragonabili a delle comare di alto borgo. 
 
 
 
 
Dakos estrasse con forza la lama, 
 
e mi avvicinò il candido polso alle labbra,
 
essendo ancora giovane le mie zanne non erano forti abbastanza da traforare la pelle di un sangue puro,
 
ma i vampiri più piccoli potevano risucchiare la forza con un semplice contatto, 
 
con quel bacio la ferita si richiuse immediatamente, 
 
Dakos si lasciò cadere sulla sua poltrona senza forze.
 
Quei "Cani" dei nobili erano affascinati da quell'insolita visione,
 
di un sangue così strano, così speciale, così minaccioso, 
 
che dopo varie ore di discussioni giunsero all'accordo di non uccidermi,
 
purtroppo qualcuno tra loro era più motivato di altri, 
 
tra questi mi affascinò un inquietante uomo vestito di porpora,
 
con due occhi blu come il mare scintillanti come il pomello del suo lussuoso bastone da passeggio.
 
Costui era Augusto Lorenzi, il sangue puro più nobile d'italia, chiamato da tutti il Conte.
 
La sua fama lo precedeva, 
 
nonostante io sapessi appena chi fosse quell'uomo, 
 
mi faceva tremendamente paura. 
 
Il suo sguardo penetrante mi teneva sotto stretto controllo, 
 
pareva volesse mettermi in un dannato circo per espormi come fenomeno da baraccone,
 
quello studio di ogni mio minimo particolare, 
 
accentuava ancor di più la mia repulsione nei suoi confronti.
 
 
 
 
Comunque, l'unica condizione su cui i nobili si accordarono unanime, 
 
fu quella di essere frequentemente monitorata dal concilio degli anziani vigilante sull'America del nord,
 
in più non avrei mai dovuto usare i miei poteri, 
 
se non per estreme necessità, 
 
ma anche sotto quest'ultime sarei dovuta essere seguita da un sangue puro.
 
Dopo qualche giorno tutti quegli odiosi individui ripartirono verso le loro terre natie,
 
così nella villa tornò la vecchia e splendida pace.
 
pian piano che il tempo passava il mio corpo subiva tremende variazioni, 
 
spesso gli arti non rispondevano e dolevano formicolando, 
 
costringendomi a lunghe settimane di assoluto riposo, 
 
per non dire delle convulsioni che continuamente mi percorrevano il corpo, 
 
queste dovute alla presenza dei miei poteri di sangue puro, 
 
ovviamente incontrollabili per un corpo fragile come quello di un livello B.
 
l'unica cosa che mi permetteva di sopravvivere era il mio sangue di hunter, 
 
che conferendomi la sua forza rallentava la degradazione delle mie carni.
 
Tre anni dopo il terribile incontro dei dannati cani del governo, 
 
i nostri cuori si rinvigorirono con la lieta nascita di Lorain, 
 
la mia prima sorellina, 
 
per fortuna nata come vampira comune e senza poteri particolarmente sviluppati,
 
fin da subito in lei scoprimmo uno spiccato senso musicale.
 
Dopo circa due anni dalla sua nascita mi trasferì nuovamente in francia,
 
dove appresi le tecniche tramandate dagli hunter della famiglia Ohak,
 
queste arti mi avrebbero permesso di accrescere il potere dell'hunter che c'è in me, 
 
con la speranza che questi riuscisse ad ostacolare il progredire della mutazione nell'essere perfetto,
 
quell'essere che Yuska tanto desiderava possedere.
 
In europa purtroppo non passai solo faticosi anni d'addestramento,
 
hai quali dedicai tutta me stessa, 
 
scoprendo che la caccia è la mia vocazione, 
 
ma dovetti anche affrontare le persecuzioni dei nobili, 
 
che assolutamente dovevano essere tenuti all'oscuro dei miei spostamenti e dell'uso dei miei poteri, 
 
ma dovetti pure preoccuparmi quel folle ed introverso italiano,
 
quel vampiro non solo era una bestia feroce ma anche uno scienziato mentalmente malato.




Ciao a tutti ^.^
Sono tornata e stranamente non sono in ritardo.
Ecco il nuovo capitolo,
fatemi sapere cosa ne pensate.
Spero abbiate passato un buon natale
e felice 2013,
un bacione
Harella

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo: L'addestramento ***


                                                                                                                      L'ADDESTRAMENTO
 
 
 
 
02 luglio 1842 Età 8 apparenti
 
 
 
 
          << Non ci riesco! Non ci riesco! è inutile dannazione! >>  
 
          << Smettetela di lamentarvi e impegnatevi! Se non vi concentrate è ovvio che non riuscirete mai ad usare i vostri poteri in battaglia!>> 
 
Jenevieve, la mia maestra hunter, da giorni mi obbligava a non mangiare e a non dormire,mi teneva sotto torchio per insegnarmi la meditazione, 
 
ma per quanto mi concentrassi non levitavo,non mi alzavo neanche di un millimetro.
 
Varie volte pensai di essere rotta o mal funzionante, effettivamente non ci sarebbe stato da stupirsi, 
 
dopo aver saputo quanto il mio corpo era sbagliato mi sarei aspettata di tutto. 
 
Pensavo che il mio essere una spadaccina e arciere professionista bastasse per affrontare un level end, 
 
nelle battaglie gli hunter non si affidano certo a degli strani poteri da vampiro, 
 
eppure trionfano sempre, perché mai avrei dovuto fare ancora di più la diversa? Non me lo sono mai spiegata.
 
Fatto sta che madame non voleva assolutamente lasciarmi cacciare da sola, 
 
diceva sempre: << Se non riesci a meditare nel modo giusto, non riuscirai mai a cacciare come un lupo solitario, 
 
                  ricordati che sei una Ohak bla bla bla...>> spesso non la ascoltavo e ciò la faceva davvero imbestialire,
 
non era possibile che una donna così anziana e minuta fosse così agile e con un aspetto così leggiadro. 
 
Inaudito per un umana sopravvivere più di 120 anni con tutte quelle forze, anche se aveva bevuto il sangue dei miei fratelli sangue puro era inspiegabile.
 
Durante gli addestramenti i suoi modi di fare eleganti e fini lasciavano spazio ad una donna opposta a quello che mostrava solitamente, 
 
poteva assomigliare quasi un mostro della mitologia classica, agile e scattante come un felino e veloce come un rapace. 
 
Per non dire della sua severità, degna di un comandante tedesco o peggio ancora russo, per fortuna sono sempre stata parecchio seria,
 
altrimenti non so se sarei sopravvissuta anzi sono convinta che quei suoi piccoli occhi azzurri mi avrebbero fulminata ad ogni minimo sgarro.
 
Spesso avevo il diritto di lasciare la bella villa sulle leggere colline francesi, per seguire Andrea durante la caccia, 
 
ma non mi lasciava portare armi per obbligarmi ad usare i miei poteri, 
 
naturalmente non c'era molto da fidarsi e la maggior parte delle volte che li usavo, mi agitavo a tal punto che perdevo il controllo, 
 
cadendo a terra pervasa dalle convulsioni ed il povero francese era costretto ad accudirmi.
 
La telecinesi non è per nulla facile da controllare e gli oggetti più pesanti sono davvero ostici da spostare,
 
gli unici poteri che sono sempre stata capace di usare senza troppi problemi, sono quelli curativi che tolgono energia a me per diffonderla in altri, 
 
indispensabili durante le battaglie, soprattutto se con te c'è un umano costretto a farti da baby sitter.
 
Le giornate in Francia scorrevano tutte uguali, tutte insonni e tutte a digiuno, non mi era permesso toccare né cibo né sangue, 
 
il che era un trauma visto che da poco le mie zanne si erano irrobustite e la sete aumentava ogni giorno.
 
L'unica sofferenza che però davvero mi faceva star male era la lontananza dai miei cari, soprattutto la lontananza di mio fratello Igor, 
 
che non si faceva mai vedere, nemmeno quelle poche volte che mia madre riusciva a viaggiare oltre oceano per raggiungermi per qualche tempo.
 
L'unica cosa che mi dava sue notizie, erano le lettere che spesso mi recapitava per tenersi informato su tutto, 
 
è sempre stato così, se sono fuori casa non vuole vedermi, dice che lo farebbe soffrire ancora di più.
 
 
 
 
******
 
 
 
 
23 agosto 1842
 
 
 
Caro Igor
 
 
 
Sono sei mesi che non ti vedo, mi manchi davvero tanto.
 
Vorrei stringerti forte forte.
 
 
 
Ti scrivo per avvisarti che nonostante tutto sto bene, 
 
non immagini neanche quanto sia duro l'addestramento di Jenevieve.
 
Spesso rischio di svenire dalla fatica e dallo scarso cibo che Madame mi fa assumere,
 
per di più ho anche leggeri attacchi di mal di testa e convulsioni per colpa della presenza incessante di Yuska,
 
ma più divento forte più riesco a controllarla.
 
Effettivamente i miei poteri sono di gran lunga aumentati, 
 
e anche l'utilizzo della magia diventa sempre più semplice, 
 
ormai ho imparato la mutazione di qualsiasi corpo.
 
ovviamente non sono ancora in grado di combattere da hunter solitario come faceva nostro padre o tutti gli Oahk,
 
ma mi impegnerò finché non diverrò una dei migliori, 
 
anche se a volte vorrei tirarmi indietro Jenevieve non mi lascia andare via e nemmeno riposarmi riposarmi.
 
Non ho neppure dieci minuti di tempo libero per rilassarmi visto che lei considera rilassarsi fare meditazione, 
 
per me, è solo uno sforzo mentale aggiuntivo.
 
 
 
Spero di vederti il prima possibile, 
 
manda un bacio a Lorain a Dakos a mamma e papà da parte mia.
 
 
 
Con amore
 
Raven  
 
 
 
 
 
******
 
 
 
 
2 settembre 1842
 
 
 
Dolce Corvina
 
 
 
Anch'io desidero vederti presto, 
 
non hai idea di quanto la casa sembra vuota senza la tua presenza.
 
 
 
Ricordati piccola mia, che tu sei la mia principessa,
 
quindi riuscirai a sopravvivere anche a situazioni estreme e non sarai mai sola.
 
Ovviamente ho già provveduto nel rimproverare Jenevieve per il trattamento che ti è riservato,
 
le ho anche ordinato di concedervi del riposo e ulteriori razioni di cibo.
 
Purtroppo non è andata come desideravo, 
 
anzi, mi ha detto che devo farmi i fatti miei.
 
Impegnati il più possibile e torna in Alaska vittoriosa, 
 
così potrò vederti bella e sana.
 
 
 
Qui stiamo tutti bene e Lorain sente molto la tua lontananza,
 
dovresti vederla diviene sempre più grande ed intelligente.
 
 
 
Al mio amore 
 
Igor
 
 
 
 
 
******
 
 
 
 
4 novembre 1842
 
 
 
Caro Igor
 
Sono tanto felice di poterti scrivere
 
 
 
Sai, qui ancora non vi è segno di neve, Madame dice che arriverà verso il mese prossimo.
 
Lì è già tutto coperto di candido bianco vero?
 
Sappi che il mio compleanno è trascorso allegramente 
 
e il vostro regalo è arrivato oltre frontiera intatto, 
 
é un arco stupendo, sai lo userò presto visto che mi sto trasferendo
 
in un collegio per hunter a Berlino.
 
Ti invierò presto l'indirizzo, così potrai sapere dove recapitarmi le lettere.
 
 
 
Verso maggio tornerò li da voi e vi mostrerò i miei poteri migliorati
 
un saluto a tutti mi mancate tanto.
 
 
 
Con amore
 
Raven
 
 
 
 
 
******
 
 
 
 
19 novembre 1842
 
 
 
Piccola Raven 
 
 
 
Sono lieto di aver ricevuto tue notizie.
 
 
 
Sappi che la neve qui è caduta già da molto tempo 
 
e le temperature sono molto al di sotto dello zero.
 
Per fortuna da quando hai imparato a controllare il tuo potere con maestria,
 
le orde di vampiri impazziti sono grandemente diminuite 
 
e i nobili sono più partecipi alla vita politica.
 
Nostra madre sta per impazzire ed il medico le continua a somministrare dei sonniferi,
 
ormai se non piange dorme, ha paura che tu ti possa far del male a Berlino.
 
Fatto sta che il casato ormai è gestito da nostro padre, 
 
nonostante non tutti i nobili siano d'accordo.
 
Per fortuna il tuo regalo ha retto fino lì, 
 
sarei stato triste al pensiero che non ti fosse arrivato.
 
 
 
Quando giungerai a Berlino ti passerò a salutare principessa mia
 
 
alla mia principessa
 
Igor
 
 
 
 
******
 
 
 
 
                                                                                                                 My first day at school
 
 
 
 
 
 
Il primo giorno al collegio per giovani geni facoltosi, così veniva chiamato per nascondere l'identità degli studenti,
 
era in realtà frequentato dai figli di persone particolarmente pericolose, decisamente non amanti dei vampiri, 
 
non fu affatto facile.
 
 
 
 
Arrivai a Berlino il mattino del 9 gennaio 1843, era una bella città, piena di gente che passeggiava su e giù dalle vie del centro, 
 
guardando la mercanzia che i mercanti girovaghi esponevano sulle piccole bancarelle sparse, 
 
tappezzavano il centro cittadino fino al borgo di coloratissime stoffe, pietre preziose e profumatissime spezie orientali. 
 
La carrozza della famiglia Dussant veniva fermata ogni cinque metri dal grande traffico, 
 
evidentemente era una città viva e la cosa mi ricordava moltissimo l'Alaska, la bella Juneau che tanto mi dava nostalgia.
 
La mia nuova scuola di addestramento per hunter era verso il borgo, superata la porta ovest della città, 
 
al tempo da quelle parti vi erano molteplici problemi se i residenti ti avvistavano aggirarti nei dintorni dopo il coprifuoco. 
 
Infatti, visto che nei dintorni si erano organizzati delle specie di ghetti dove i tedeschi decisamente superstiziosi non osavano avvicinarsi, 
 
ovviamente non c'era nulla da temere, ma se avessimo tardato sulla tabella di marcia la polizia locale ci avrebbe fermato per dei controlli.
 
Giungemmo in fronte al collegio verso le 21, quel posto non era piacevole soprattutto per l'aria, avente un odore tremendamente pesante ed acre,
 
che per l'olfatto di un vampiro rischiava di portare all'asfissia. 
 
Sentivo il cuore battermi fortissimo ogni volta che un giovane hunter incrociava il mio sguardo,
 
il loro viso, così spaventato ed inorridito dalla mia presenza, mi ricordavano continuamente quanto fosse fuori luogo la mia presenza in un tal luogo. 
 
Oltre ad essere un vampiro, cioè un nemico pericoloso nelle loro teste montate, ero anche l'unica femmina di tutta la scuola, 
 
anche perché, alle ragazze in quegli oscuri anni, non era permesso studiare fuori dalle mura di casa seguite da docenti privati. 
 
Non volevo stare lì per tre lunghi anni, sicuramente ci avrei lasciato le penne ma Jenevieve mi obbligò a scendere dalla carrozza, 
 
agganciandomi il braccio con il bastone del suo parasole, inutile ad un ora così tarda, tirandomi brutalmente giù.   
 
Così entrai dall'imponente cancello nero cigolante che portava lo stemma dell'associazione, dal quale partiva una muratura lunga più di trecento metri ambo i lati,
 
faceva presumere una pianta quadrata con una vasta corte centrale e l'architettura tutto attorno adiacente alla muratura esterna. 
 
Le mie idee non tardarono a confermarsi, la struttura ad U era formata da due piani ai quali si arrivava tramite pesanti scale in pietra, 
 
i deambulacri che attorniavano il giardino erano possenti colonnati in stile romanico. 
 
Arrivai in segreteria didattica, ero avvinghiata al braccio della mia maestra mentre mi guardavo attorno notai che tutti portavano gli stessi abiti, 
 
dei giacconi lunghi fino alle caviglie di pelle nera o marrone e tutti tenevano il viso coperto da enormi cappucci,
 
da lì sotto però sapevo di essere osservata come una preda.
 
Probabilmente da qualche parte in città qualcosa esplodeva assoggettato dai miei poteri, 
 
che influenzati dalle emozioni possono scatenarsi senza un preciso motivo e senza preavviso.
 
 
 
 
Dietro la scrivania di quell'ufficio buio con il pavimento di legno scricchiolante e scuro, 
 
il famoso direttore Gustav Glowfel leggeva e marchiava con la ceralacca dozzine di fogli.
 
Era un uomo di circa 40 anni, particolarmente massiccio e alto almeno un metro e ottanta, 
 
portava i lunghi capelli a boccoli castano chiarissimo legati in una coda bassa, 
 
e gli occhi grigi nascondevano la sofferenza di anni di battaglie dietro piccoli occhiali tondeggianti, 
 
la fronte marcata da leggere rughe date sia dell'espressività che dal progredire degli anni, 
 
gli conferivano un aria ulteriormente distaccata ed austera.
 
Appena entrammo, l'uomo sollevò il capo dai manoscritti, il cuore mi sussultò ero arrivata all'inferno 
 
         << Principessa Raven, benvenuta nella nostra scuola >> pronunziò spostando la bella poltrona sulla quale poco prima era comodamente adagiato, 
 
per venirmi più vicino così da controllarmi meglio
         
         << Vi ringrazio per aver accettato di ospitarmi nel vostro istituto >> risposi chinando il capo e con un filo di voce, 
 
il suo sguardo era insostenibile, un semplice umano mi spaventava a tal punto da farmi quasi perdere il controllo, l'istinto di farlo fuori mi pervase, 
 
ma riusci se pure a stento a trattenermi.
 
Che un normale vampiro provasse emozioni del genere al cospetto di un hunter? 
   
         << Presidente Glowfel, spero voi abbiate già dato le direttive per la salvaguardia della bambina, 
 
            non vorrei accadessero incidenti >> la mia maestra lo distrasse dal suo accurato studio
 
         << Non si preoccupi madame Dussant, nonostante la sua natura è pur sempre figlia di un hunter, 
 
            i miei ragazzi la rispetteranno >> 
 
Il presidente si spostò verso la porta dalla quale noi poco prima eravamo entrate, infilandosi in un lungo cappotto di cuoio marrone decorato con molteplici medaglie, 
 
la aprì, fuori la temperatura era tiepida per la stagione in cui ci trovavamo ed il cielo da molto era buio, l'uomo si vestì e fece segno con la mano di seguirlo.
 
Ci portò in un aula al di là del chiostro centrale, nella stanza, con due enormi finestre senza vetri, molti studenti si erano riuniti ad aspettarci,
 
faceva freddo per colpa della corrente e certo loro preferivano essere nei loro comodi letti.
 
         << Principessa questa sarà la tua classe >> mi sussurrò Jenevieve
 
         << Ma loro sono tutti così grandi, avranno almeno il doppio dei miei anni, 
 
            non voglio stare con loro maestra >> risposi timidamente
 
madame sorrise teneramente e disse con il suo fare teatrale
 
         << A dire il vero, sei tu ad essere fuori classe, hai anche più anni del preside >> una battuta pessima 
 
ma sicuramente confortante in quella situazione di estremo disagio. 
 
Glowfel si mise dietro la cattedra di legno rossastro, schiarendosi la voce chiese silenzio,
 
ed incominciò a parlare della mia situazione 
 
        << Ragazzi miei, voi siete la mia classe diletta e sapevate dell'arrivo della nostra ospite speciale, la principessa Hiska. 
 
          Lei sarà la vostra compagna per i prossimi tre anni, 
 
          spero voi possiate accoglierla e proteggerla dagli altri studenti che potrebbero farle del male,
 
          come già sapete lei è un vampiro >> 
 
uno studente dagli occhi azzurri come il cielo, seduto al fianco della finestra sulla parete sinistra,
 
si alzò dalla sua sedia battendo i pugni sul lungo tavolo centrale rabbiosamente e usci dalla classe a braccia incrociate e calciando la porta la divelse.
 
        << Immaginavo reazioni del genere, voi comunque non sapevate ancora, 
 
          che questa è la figlia del leggendario Liam Ohak, quindi è un hunter a tutti gli effetti >> 
 
L'imbarazzo salì alle stelle e le mie guance si fecero sempre più porpora
 
        << Padre non le succederà nulla, la terrò sotto stretta sorveglianza io >> 
 
Un bel ragazzo castano dagli occhi grigi si avvicinò a me inginocchiandosi 
 
e porgendomi la sua mano, sotto gli occhi esterrefatti dei suoi compagni. 
 
Portava il cappotto di pelle in dotazione per gli studenti, dei pantaloni di cuoio neri e una maglia di tela bianca, 
 
legata in vita portava una grande spada simile ad una sciabola.
 
Chinai leggermente il capo, un gesto che fu preso in simpatia anche dagli altri studenti.
 
Il mio addestramento di caccia simulata sarebbe incominciato il giorno seguente.
 
Il signor Glowfel mi accompagnò nella mia camera, era confortevole e di un bel colore giallo chiaro,
 
al centro vi era il letto, sul lato sinistro si apriva il bagno privato e l'armadio, 
 
sul destro invece una finestra dava sul giardino centrale dell'edificio e una scrivania la affiancava.
 
        << Domani le lezioni incominceranno alle 6:00, la colazione sarà nella sala pranzo alle ore 5:30, 
 
           prima di quest'ora fatevi trovare nel mio ufficio dove vi sarà consegnata la divisa da hunter, mi raccomando la puntualità >> 
 
        << Si maestro >>.
 
 
 
 
 
Mi svegliai presto, come mi fu ordinato non avrei fatto tardi quella mattina, ero talmente agitata che ciò che provai è indescrivibile, 
 
il mio primo giorno di lezione in una scuola dove chiunque mi girasse attorno, voleva solo la mia morte non mi dava vibrazioni positive.
 
Sarebbe stata una lunghissima, interminabile e tremenda giornata.
 
Giunta in presidenza ritirai la mia divisa, se un chiodo di pelle nera è considerabile divisa, 
 
e mi avviai verso la classe mostratami la sera precedente.
 
In quella camera vuota, con solo poche sedie di legno e un tavolo, ero sola e con circa trenta minuti di anticipo.
 
Non sapendo cosa fare dopo dieci minuti neanche, uscì in corridoio dove mi scontrai con il figlio del presidente conosciuto la sera precedente
 
        << Avete faticato a svegliarvi signorina Hiska? >> mi chiese cordialmente e con un allegro sorriso 
 
        << No, sono una diurna esattamente come voi umani, comunque grazie per l'interesse >> stavo per allontanarmi verso uno degli archi 
 
che incorniciavano il deambulatorio del nostro piano ma fui fermata da una presa sulla spalla 
 
       << Hiska il mio nome è Ivan Glowfel ieri non mi sono presentato >> Il suo tono di voce si fece più alto e acuto, 
 
il suo cuore aumentò di battiti, era decisamente agitato ed impaurito 
 
       << Si, lo so >> dissi incisa per poi riprendere il mio braccio indietro e avviandomi verso la mia meta iniziale 
 
       << che strana bambina quella >> lo sentì sussurrare.
 
Una campana sulla torre a sud est suonò tre squillanti rintocchi e la lezione incominciò con grande puntualità. 
 
Entrò in aula il professore che si presentò, era un bell'uomo sui trent'anni con lucidissimi occhi verdi e capelli corti neri, 
 
il suo nome era Marcus Gallagan.
 
       << Il mio compito sara quello di insegnarvi a non morire e a non fidarvi di quelle bestie, con rispetto signorina >>
 
       << Si maestro non si preoccupi >> abbassai gli occhi, mi sentivo osservata, ero dannatamente sotto pressione, ma comunque mi sentivo moderatamente calma.
 
Uscimmo quasi subito dalla classe per raggiungere il bosco situato appena dietro all'edificio scolastico,
 
lì avremmo incominciato l'addestramento di battaglia simulata.
 
Iniziammo dalla teoria poi fummo divisi a coppie e ci fecero combattere fra di noi, 
 
continuammo con questa routine per settimane almeno undici ore al giorno senza soste. 
 
Il mio compagno era Ivan per la maggior parte delle volte, 
 
ma spesso venivo accoppiata ad un ragazzo che non mi lasciava tregua,
 
si chiamava Luca Sireni, era italiano e i suoi genitori, anch'essi hunter, 
 
erano stati torturati e uccisi da una dozzina di vampiri di livello D, 
 
appartenenti a una famiglia nobile di Venezia, famosi commercianti che negli ultimi tempi avevano acquisito molto potere economico e sociale,
 
cercavano da anni ormai di creare un battaglione per sovrastare gli altri casati Italiani, ed ora ne avevano i mezzi. 
 
Luca incolpava qualsiasi vampiro di quello che gli era successo, ed io gli servivo per scaricare le tensioni, 
 
nonostante andassimo d'accordo nel campo di battaglia cambiava del tutto atteggiamento nei miei confronti. 
 
Come lui, altri si accanivano nei miei confronti e questo non avere pietà mi portò a crescere esponenzialmente, 
 
le mie tecniche si affinavano e divenivo sempre più tollerante all'odore del sangue. 
 
Con la mia forza era proporzionalmente aumentata la concentrazione durante la meditazione e diminuivano sempre più gli attacchi di convulsioni e gli svenimenti,
 
Yuska pian piano veniva spinta in un angolino recondito del mio essere. 
 
Dopo circa due mesi di addestramento avevo abbastanza forza di volontà da levitare a mio piacimento, 
 
anche durante i combattimenti, così ogni mia mossa aveva una carica ancora più potente.
 
Il mio addestramento simulato terminò il 06 03 1843 il giorno del giudizio, quel giorno infatti tutti ricevemmo una lettera, 
 
sulla quale vi era scritto il programma del nostro esame di ammissione all'associazione.
 
Fummo divisi in 5 gruppi da tre componenti ciascuna, a ogni squadra fu affidata una missione.
 
La mia busta citava:
 
 
 
 
                                  ______________________________________________________________________                     
 
                Mr.Glowfel, Mr.Sireni, Mss.Hiska
 
            Oggi in data: 06-03-1843 le reclute hunter hanno la 
      
           missione di mietere la vita di Fran Malloy medico aggredito 
                  
           dalla famiglia Schennoriz e trasformato 32 anni orsono
 
               URGENTE RINTRACCIAMENTO DEL SOGGETTO QUESTI ACCUSA PERICOLOSI
 
           SBALZI DI UMORE DOVUTI ALLA CADUTA A LIVELLO END
 
            ULTIMO AVVISTAMENTO: SPANDAU NORD DI BERLINO
 
              ______________________________________________________________________

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto: L'addestramento 2 ***


Mission
 
 
 
 
06 03 1843
 
 
Ci mettemmo subito in viaggio verso la nostra prima vera vittima.
 
All'epoca Spandau non era considerabile la provincia che è tuttora, si presentava più come un paese di campagna immerso nei campi, 
 
anche se effettivamente a quelle temperature non molto favorevoli l'agricoltura non era praticata, al contrario si scorgevano capi di bestiame in ogni dove. 
 
In quel luogo la notte non era semplice da affrontare ed i pericoli per la gente erano ovunque, 
 
si barricavano nelle casette di legno subito dopo il suono delle campane delle ore 17.
 
La prima notte la passammo in una locanda, Luca era alla finestra che dava verso l'esterno, 
 
sulla campagna coperta di brina argentea scintillante come la lama della spada del moro, seminascosta dalla giacca di pelle riflettendo la luce lunare .
 
I suoi occhi verde smeraldo, erano lucidi e le sue gote arrossate venivano rigate dalle lacrime,
 
che cercava di nascondere il più possibile tra riccioluti capelli.
 
         << Sa Miss Hiska, forse non è ancora pronto ad affrontare uno di quei mostri >> mi disse Ivan mentre affilava la sua sciabola
 
         << Forse nessuno lo è davvero, chi può dirlo forse tornerete a casa sola, infondo voi non morite facilmente >> 
 
Alludendo al mio essere vampira mi riportò alla mente il giorno della riunione, 
 
come quel giorno avrei potuto perdere qualcuno, ma questa volta io potevo ribaltare la situazione,
 
non ero in balia delle decisioni altrui e non avrei permesso a nessuno di far male ai miei amici.
 
Il castano mi si avvicino facendo scivolare la sedia al mio fianco, mi fissò per un tempo tremendamente lungo con quei due brillantissimi occhi grigi,
 
la situazione si faceva insostenibile.
 
          << Sei sicura di voler vedere un tuo simile in quello stato pietoso? infondo sei solo una bambina è giusto tu abbia paura >>
 
          << Non credo tu mi possa definire bambina, ormai ho superato il mezzo secolo abbondantemente,
 
            direi che sono ingrado di prendere delle decisioni da sola>> distolsi lo sguardo e lo posai sulle fiamme,
 
già quelle traballanti forme che si contorcevano scoppiettando si levavano dal focolare dinnanzi a noi, quel vigore mi faceva amare la vita.
 
          << Hiska hai paura? >> replicò lui rubandomi l'attenzione 
 
          << Chi non ne avrebbe, non mi hanno nemmeno lasciato portare armi. 
 
             In più se dovessi essere scoperta dal consiglio degli anziani ad usare i miei poteri senza la presenza di uno dei miei fratelli sangue puro,
 
             arrecherei gravi problemi a tutto il casato >> Ripresi fiato sfoderando il sorriso più finto che avevo e continuai 
 
         << Comunque adesso sono un hunter a tutti gli effetti, d'ora in poi prenderò il nome di Ohak, in onore di mio padre >>
 
         << Allora dovremmo dire che sei una delle nuove leggende miss Ohak, non si è mai vista una nobile mezzo sangue figlia di hunter>>
 
         << Si forse hai ragione >> Conclusi voltandomi nuovamente verso il fuoco.
 
Dopo una ventina di minuti eravamo tutti pronti, uscimmo dalla locanda in alta uniforme con i cappucci delle lunghe giacche a coprirci il volto.
 
Nessuno proferì parola fino all'arrivo nella piccola piazza centrale, 
 
illuminata parzialmente dalla luna che sbucava dalle nuvole e dalle poche luminarie ad olio appese agli edifici circostanti.
 
Lì avvertì una presenza spaventevole ed un leggero odore di sangue che aleggiava nella gelida brezza,
 
Probabilmente anche i due ragazzi alle mie spalle l'avevano avvertito e già impugnavano le loro armi.
 
Per farlo uscire allo scoperto presi un coltello da caccia, che tenevo nascosto ai miei insegnanti nell'anfibio destro 
 
e mi feci un piccolo taglio sulla mano.
 
Appena la goccia indaco cadde a terra un giovane ex-umano si mostrò, correva goffamente e in modo scoordinato ci si scagliò contro senza indugi.
 
prima dell'impatto creai una barriera sollevando le piastrelle che adornavano il piazzale, 
 
sulla quale si scontrò e rintontito cadde a terra urlando acutamente, atrocemente le mie orecchie finissime vennero tramortite da quello sprezzante rumore.
 
Aveva lunghe unghie affilate come lame e gli occhi piccoli, inquietanti e rossi trasudavano di orribili pensieri di morte, 
 
la sua forza forse non era molta ma certo per dei giovani apprendisti era temibile.
 
Si rialzò scuotendo la testa e ci venne nuovamente contro, questa volta camminando lentamente.
 
        << Voi, come osate minacciare la vita di una regina la pagerete cara! >> disse con una temibile voce metallica. 
 
Eravamo tutti in posizione, pronti ad attaccare, sentivo i nostri cuori battere forte dalla paura, 
 
la pressione sanguigna dei miei alleati mi distraeva dalla preda che barcollando si avvicinava. 
 
Ivan si lanciò all'attacco sguainando la lucente sciabola non voleva che quell'essere avanzzasse nel discorso distrandomi dal mio obbiettivo principale,
 
mietere esistenza, il ragazzo gridò per darsi coraggio durante un affondo purtroppo non andato a buon fine.
 
Luca immediatamente gli si avvicinò dal lato colpendolo sulla spalla con il lucente stocco, il livello E si ritrasse con un lungo balzo all'indietro, 
 
tenendosi stretto nell'artigliuta mano l'arto sanguinante, i suoi occhi divenirono sempre più rossi.
 
Appena i due hunter tornarono nelle loro posizioni di partenza il vampiro riprese la carica,
 
con i miei poteri scagliai via i miei compagni così che non potessero essere colpiti, non dovevano esserci altre perdite oltre che quella dell'orrida creatura.
 
Ero l'unica scoperta, a quel punto il gioco era tutto in mano mia, appena mi fu a pochi metri, 
 
si preparò a sfoderare una terribile artigliata dritta al centro del mio minuto busto, andata a vuoto per pochissimo, 
 
infatti riuscì in quel minimo tempo a teletrasportarmi alle sue spalle.
 
Estrassi il coltello e glielo inculcai nel collo, il sangue zampillò e poi scizzò ovunque come un fiume in cascata, gli recisi la trachea e l'arteria giugulare, 
 
ma lui ostinato non si trasformò in polvere, forse perchè la mia arma non era antivampiro, forse non ero in grado di uccidere un mio simile.
 
       << Dannato muori! Orrida creatura! >> urlai in lacrime
 
Luca mi si avvicinò a passi lenti, estraendo nuovamente la sua spada dal bianco fodero,
 
la impugnò con entrambe le mani e trafisse brutalmente la schiena del livello E, si incenerì senza fiatare come quando era arrivato.
 
I suoi occhi erano infuocati dalla rabbia e parevano rossi quasi quanto i miei, mi mise una mano sugli occhi asciugandomi le lacrime, 
 
si voltò e le uniche parole che fu in grado di pronunciare furono:
 
            << Missione terminata, torniamo a scuola >>
 
Ivan rimase fermo a fissare quel cumulo di polvere, fece il segno della croce e invocò una preghiera alla madre morta anni prima, 
 
durante una missione esattamente come la nostra.
 
Il successivo giorno tornammo al collegio dove ci attendevano anche gli altri quattro gruppi, dei quali alcuni componenti gravemente feriti.
 
Il professor Gallagan era alla cattedra affiancato dal preside, in quella stanza più uota da solito, 
 
i loro volti perennemente seri erano stranamente coperti da gioiosi e soddisfatti sorrisi.
 
        << Siete tutti passati, questo gruppo non mi ha mai deluso, come sempre siete i migliori. 
 
           I miei complimenti >> Il preside incominciò a parlare, battendo due volte le mani per darci ordine di riposo 
 
        << Da questo momento, siete tutti diventati Hunter effettivi e vi verranno affidate delle missioni e una lista nera, 
 
           ovviamente per i primi tempi non caccerete in solitaria, ma verrete accoppiati ai vostri maestri originali o ai vostri compagni di corso, 
 
           sappiate che il collegio non lo lascerete fino alla fine di questi prossimi due anni se non per volere 
           
           dell'associazione stessa >> disse Gallagan dondolandosi sulla scricchiolante sedia
 
        << Padre qui c'è qualcosa che non va nel modo giusto, sento un odore che non mi piace affatto >>
 
        << No Ivan non è nulla. Ragazzi, questo è l'odore di un vampiro un po diverso dai soliti >>
 
        << Vampiro qui? >> chiese un ragazzo dal fondo della classe
 
        << Un altro finto hunter? >> mormorò un'altro
 
        << Voi due calmini non affilate le armi, i sangue puro non si toccano >> Gallagan incrociò le braccia dietro la testa 
 
e si riappoggiò al muro dietro le sue spalle, già prevedeva lo scompiglio che si sarebbe creato alla parola sangue puro. 
 
Infatti il professore aveva ragione, i ragazzi incominciarono ad agitarsi, i loro volti alterati immaginavano quella creatura, 
 
dalla maggior parte vista solo nei libri, come una bestia assetata di sangue con la passione di stroncare vite umane per divertimento, 
 
per non considerare quei ragazzi che erano rimasti vittime di Livello A, dove avevano anche perso parenti o addirittura gli stessi genitori e fratelli.
 
Lo scompiglio iniziale divenne caos, una vera e propria anarchia di voci, 
 
ed improvvisamente il portone ligneo si apri accompagnato dal rumore metallico delle armi degli studenti.
 
Il sangue puro entrò, alto e bello portava con fierezza l'aura luminosa e trionfante di un nobile nordico.
 
La pelle bianchissima e i lunghi capelli corvini scintillanti gli incorniciavano il viso angelico e con quell'espressione enigmatica che tanto lo caratterizza, 
 
dietro di lui, una bambina di circa tre anni anch’essa mora con gli occhi blu e lucidi come il mare teneva la giacca del sangue puro stretta nella piccola mano.
 
Li riconobbi subito nonostante fossero entrambi cresciuti moltissimo, in quei 18 anni di lontananza da casa dove potevo solo vederli una o due volte all'anno.
 
Mentre i miei compagni schiacciati contro la parete di fondo erano tremanti ed impauriti pintando le armi dritte verso il ragazzo, 
 
io non aspettavo altro che quel momento
 
         << Igor, Nobile fratello mio >> gli corsi in contro e gli saltai fra le braccia, sotto gli occhi increduli dei miei compagni.
 
         << Nobile Hiska è un onore ospitare vostra sorella nella mia scuola >> esclamò il presidente chinando il capo 
 
e trascinandosi dietro anche il biondo prof che si faceva bellamente i fatti suoi, daltronde per un hunter non è cosa normale inchinarsi di fronte ad un vampiro.
 
        << Sono io a dovervi ringraziare di averla protetta, sia dagli Hunter che hanno compreso la sua situazione, che dal consiglio degli anziani >>
 
        << Mio nonno doveva la vita a vostro padre, il suo maestro, io mi sono sdebitato da parte sua e ne sono fiero >>
 
        << Tutto merito dell'orgoglio nel corso dei miei anni ho visto molti hunter orgogliosi e fieri, 
 
           ma voi, voi siete il primo che rispetta davvero l'onore della propria famiglia. Allora è degna la mia bimba potrà diventare una cacciatrice? >>
 
        << Assolutamente si, forse sarà anche più forte di vostro padre, anzi lo sarà sicuramente >> sorrise l'altro incrociando le braccia 
 
ed abbandonando il suo pesante corpo sulla sedia della cattedra
 
        << E...Per la questione del Corvo cosa facciamo? >> Ribattè Igor a voce bassa e tremendamente cupa
 
        << Corvo? Nobile fratello non starai parlando di "Lei" >>
 
        << Dolce Corvina lo sai che non possiamo farci molto, 
 
           ma gli hunter potranno sigillare i tuoi poteri e contenere leggermente la tua forza >>
 
        << Alla fine di questi due anni ti faremo un marchio magico, ma ora non pensateci. 
 
           Avete tre giorni di congedo per stare con i vostri familiari, ora vada >>
 
Portai la mano destra al petto, come era in uso a quei tempi salutare i soldati di alto rango e mi congedai.
 
Il tempo che passai con Igor fu impagabile e finalmente conobbi la piccola Lorain per quello che era diventata,
 
una così dolce bambina gioiosa, felice e giocosa, l'avevo lasciata in America quando aveva solo un anno 
 
ed in quei lunghissimi 18 anni l'avevo vista solo di sfuggita.
 
Era così bella con le guance rosa e gli occhi zaffiro, piccola ed elegante come una bambola di porcellana finissima,
 
la sua voce nonostante fosse acuta per la giovane età, poteva paragonarsi a quella di un usignolo.
 
Quel giorno mi fu anche raccontato di tutte le vicende accadute durante la mia assenza, di mio padre e di Dakos, 
 
dei nobili che volevano assolutamente conoscermi e della mia mamma che avrebbe dato alla luce un altro fratellino o sorellina,
 
del quale io avrei avuto l'onore di nominare scelsi Isabella come la nonna e la madre da parte di mio padre.
 
Tre giorni dopo ripartirono ed io tornai al collegio, spesso l'associaziona mi spediva delle lettere di esecuzione, così venivo mandata a caccia con Andrea.
 
Così i mesi scorrevano e le stagioni si intercambiavano l'una con l'altra, inesorabilmente i miei amici divenivano adulti e io non dimostravo più di 10 anni,
 
la nostra forza era aumentata esponenzialmente e pian piano riuscivo a controllare le convulsioni dovute alla presenza di lei.
 
 
 
 
 
23 07 1845
 
 
Ricordo del giorno che Ivan e Luca entrarono nella mia camera, stavo difronte allo specchio e pettinavo i miei lunghi capelli blu intenso,
 
mentre ancora ero in camicia da notte.
 
       << Raven, cara Raven, sembri così piccola e indifesa >> Luca sbuffò e mi comparve alle spalle rubandomi di mano la spazzola
 
       << Non si bussa più? Non avete considerato che sarei potuta essere nuda? >> mi voltai rabbiosamente
 
       << Non saresti stata neanche un po affascinante quindi non ci saremmo scandalizzati, sei solo una bambina >> ridacchiò Ivan
 
       << Bastardi, è così che ci si comporta con una ragazza!? >> li guardai con occhi di fuoco,
 
ma parve che loro non furono molto colpiti, anzi scoppiarono a ridere peggio che prima.
 
       << Raven siamo seri, sei sicura di star bene? oggi verrai mandata a Vienna sei agitata? >> Mi chiese Ivan sedendosi sul letto
 
       << Ovvio che sono preoccupata, a nessuno piacerebbe una situazione del genere, 
 
          ma per la mia salvezza e per la salvezza del mio popolo sono disposta a fere di tutto, e poi non penso mi tortureranno, 
   
          verrò solo marchiata magicamente nulla più nulla meno. Spero >>
 
       << Non ci vedo chiaro sapete, ho un britto presentimento >> il moro mi si avvicinò posandomi una mano sulla testa 
 
e preso un nastro rosso poggiato sul comò, legò la moltitudine di riccioli ribelli.
 
       << Mi mancherete ragazzi, mi mancherete tantissimo davvero >> mi alzai e li strinsi forte a me, 
 
pensai che non li avrei più rivisti e la cosa mi rattristava a livelli improponibili,
 
probabilmente i miei cari amici non avrebbero raggiunto il secolo nuovo,
 
mentre io sarei vissuta secoli, millenni forse anche più.
 
L'eternità desiderata da tanti umani non è divertente né piacevole, anzi, il dolore che provoca anche solo l'idea di vedere i miei cari morire, 
 
è incommensurabile. 
 
Solo in momenti come questi, riesco a capire perfettamente il motivo della scelta di mia madre, nel trasformare mio padre.
 
Essere vampiri fa schifo. 
 
 
 
******
 
 
 
In una notte del 1600 circa, mentre la peste dilaniava le vite di moltissimi innocenti,
 
Liam Ohak, che all'epoca era un hunter, conobbe la sangue puro Ella del casato Hiska.
 
Accadde sulle rive del Tamigi, a Londra in una notte di caccia, sotto il cielo autunnale coperto da nuvole violacee,
 
Il corteo di appestati e flagellanti era passato di li da poco tempo e ancora si potevano udire le urla e i canti macabri.
  
Liam era stato mandato in quel maledetto incrocio per uccidere un servitore della famiglia Hiska, 
 
un giovane canadese finito sulla lista nera dell'hunter per sospetti atti di vampirismo nei confronti di un gruppo di anglicani appestati.
 
Liam si trovava lì da ore ormai, era convinto che quel mostro sarebbe passato per raggiungere la bella villa dove la nobile famiglia era ospitata.
 
stava per perdere la pazienza, il cielo si era ulteriormente oscurato e la pioggia cadeva fitta.
 
 
 
Verso le 8 e 25 pm...
 
All'incrocio di quelle due vie raramente percorse nelle ore notturne, il servitore si avviava verso la villa in questione
 
        << Vi stavo aspettando >>
 
Sotto l'unico lampione ad olio acceso, i lunghi e bagnati capelli blu del giovane brillavano oscurandogli il volto.
 
        << immaginavo che un giorno sarebbe finita in questo modo >> Sorrise l'altro
 
        << Voi hunter, che brutta razza >> il vampiro portò la mano sinistra fra i rossi ricci
 
        << Bando ai convenevoli, non ho tempo da perdere >> 
 
Liam gli saltò al collo puntandogli contro un pugnale per finirlo il prima possibile, non era prudente stare così a contatto con le zone contagiate
 
        << Hei, Voi cosa state facendo al mio servitore!? >> una donna, dal fondo della via comparve, 
 
nel silenzio la sua voce acuta di fanciulla, rimbombava contro le pareti delle abitazioni abbandonate o barricate, 
 
così da distogliere l'attenzione dell'hunter dalla sua preda che divincolandosi si rialzò.
 
Liam si voltò per scoprire chi fosse il suo interlocutore, era una ragazza bellissima, con lunghi capelli corvini raccolti in trecce terminanti con anelli dorati, 
 
la carnagione candida e occhi blu gli ricordavano una fanciulla vista su un libro, sulle miniature vi una nobile principessa durante la guerra, 
 
le sue labbra tinte di rosa erano socchiuse con una smorfia seccata ma determinata
 
       << Sto parlando con voi, mi sentite!? >> Ella replicò sempre più iraconda quasi perdendo la pazienza 
 
e incrociò le braccia sbuffando. Liam era incantato da tale bellezza e determinazione tanto da restare immobile.
 
Sentiva per quel vampiro una cosa che non aveva mai provato, e per qualche secondo, stette senza proferire parola
 
       << Chiedo scusa nobile sangue puro, ma il vostro servitore è sulla lista nera, non posso trasgredire gli ordini vi chiedo dunque di allontanarvi, 
 
          non vorrete assistere a tale spettacolo >>
 
      << No! >>  rispose Ella seccata 
 
      << Lui è mio! non ha fatto nulla di male, quindi me lo porto via! Tu vieni qui andiamocene! >>
 
      << No, non posso lasciarlo andare via, voi dovete comprendere, 
 
        l'associazione lo accusa per tentati atti di vampirismo nei confronti di un numeroso gruppo di uomini e di una bambina, 
 
        è una follia rilasciarlo!>>
 
     << Non credo lui si sia neanche mai immaginato di fare una cosa del genere! 
 
        quindi voi dovete rilasciarlo! >> la Corvina si avvicinò all'hunter in tono di sfida 
 
e per osservare il suo volto nascosto sotto la frangia che quasi copriva entrambi gli occhi.
 
I loro sguardi si unirono in una danza di emozioni, si compresero in un istante, lui lasciò andare l'ostaggio per dirigersi verso la nobile,
 
Anch’essa sentiva un calore crescere dal profondo del suo cuore.
 
Erano a pochi metri l'uno dall'altra quando Liam cadde pesantemente sulle ginocchia riversando gli occhi color nocciola,
 
la mora si abbassò prendendolo al volo notando che la peste lo aveva contagiato,
 
il periodo di incubazione probabilmente era passato da giorni e i sintomi erano visibili anche a occhio nudo.
 
Ella lo strinse a se, non conosceva nulla di quell'hunter nemmeno il suo nome, ma qualcosa forse una voce dall'interno del suo cuore, 
 
le suggeriva di proteggerlo e di portarlo via con se.
 
La fanciulla ormai sull'orlo di una crisi di nervi si teletrasportò nella villa portandosi Liam calorosamente abbracciato a lei,
 
        << Resisti ti prego! Resisti! >> urlò Ella in lacrime trascinando il giovane su un letto
 
        << Quale sia il vostro nome ancora non mi è chiaro >> chiese lui mezzo svenuto
 
        << Ella, il mio nome è Ella >>
 
        << Io sono Liam Ohak piacere >> sussurrò faticosamente
 
        << No! No! Non chiudere gli occhi ti prego non farlo, non puoi lasciarmi adesso! Non puoi! >>
 
        << Principessa voi siete speciale, non sò in cosa, ma lo siete certamente >>
 
Alla mora si strinse il cuore, non capiva più nulla, quell'uomo non lo aveva mai incontrato prima, perché sentiva di doverlo salvare a tutti i costi? 
 
Fatto sta che come il giovane hunter rilassò i muscoli e si lasciò a peso morto, sconfitto dal male interiore e dalla vita che pian piano lo abbandonava,
 
Ella sempre più disperata e confusa lo morse avidamente cercando in tutti i modi di salvarlo, trasformandolo in un essere mostruoso così simile a lei.
 
Il suo sangue scorreva caldo tingendo la sua veste di macchie vermiglie, la bella piangeva sempre più innamorata e disperata.
 
Ogni giorno passava da quella stanza nella quale il ragazzo dormiva da settimane, gli portava dei fiori lilla dal profumo caldo e invadente,
 
controllandogli il battito e tenendo sotto controllo la lunga guarigione di quel corpo tumefatto dalla perfida malattia.
 
Dopo due mesi dal loro incontro Liam si svegliò dal coma, vedeva sfuocato, non capiva dove si trovasse.
 
Era spaventato e sentiva forte il suono dei cuori pulsare, la testa gli scoppiava, gli odori che lo circondavano erano amplificati miliardi di volte.
 
I suoi occhi un tempo nocciola si erano fatti rosso scarlatto, alla vista di una figura poco riconoscibile assopita su di un divanetto al fianco del suo letto.
 
Sperava quello fosse un sogno o l'inferno, come poteva sentire quella voglia di sangue essendo un hunter e non un vampiro?



Ciao a tutti,
chiedo venia per il ritardo avrei dovuto aggiornare ieri ma non ho avuto tempo anche perché questo capitolo è stato aggiustato in due giorni ed è stato traumatico. Va beh comunque questa mattina ho finito tutto, il non andare a scuola serve  a qualcosa.

P.s Cara Fede mi dispiace di non aver avuto il tempo di spiegare la storia dei 32 anni, la colpa comunque è del nostro amico Conte, spiegherò tutto prossimamente. Scusa se oggi ti ho abbandonata a scuola ma non posso uscire di casa, perchè i miei capelli hanno perso colore e sono diventata tutta blu, viso e mani comprese, sembro la ragazza camaleonte di x-man XD Sorry

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto: Il marchio ***


Liam si alzò dal letto scoordinatamente trascinandosi verso quel corpo che gli pareva così caldo.
 
Vi arrivò dinnanzi e come provo ad avvicinarsi ulteriormente cadde pesantemente a terra, sentiva un fischio nelle orecchie e un dolore lancinante allo stomaco.
 
La ragazza spalancò gli occhi e si voltò verso il giovane,
 
         << Signor Ohak vi, vi, vi siete, ecco ,voi vi siete >> balbettò la mora serenamente colpita dal risveglio del suo nuovo succube
 
         << Svegliato, si sono sveglio o almeno lo credo. A meno che questo non sia l'inferno? >> disse lui spaventato e disorientato
 
         << Avete fame o sete? desiderate qualcosa? state bene davvero? siete sicuro? >> 
 
         << Nobile Ella mi sto perdendo nelle vostre domande, ditemi, cosa mi è accaduto? >> 
 
         << Si, in breve siete stato contagiato dalla peste e siete caduto a terra moribondo, 
 
            vi ho salvato nell'unico modo a mia disposizione, trasformandovi >> mormorò timidamente
 
         << Quanto tempo ho dormito? E dove mi trovo? >> 
 
chiese lui alzandosi da terra e avvicinandosi ad una finestra dalla parte opposta della lussuosissima stanza.
 
         << Siete alle mie corti da ormai più di sei settimane. Dovete essere affaticato, dovreste nutrirvi al più presto >> 
 
Ella gli si avvicinò posandogli la mano destra sulla possente schiena nuda, il contatto lo fece sussultare
 
         << Si come desiderate >> disse lui chinando il capo rispettosamente
 
         << In questo momento siete mio succube visto che io vi ho trasformato, ma se accetterete il mio sangue verrete liberato >> 
 
La voce che dapprima era timida e acuta si fece dolce e suadente, la malizia dalla fanciulla lasciò spazio al rispetto che aveva per se stessa, 
 
desiderava quel ragazzo più di qualunque altra cosa.
 
         << Io non sono sicuro di ricordare chi sono, ma so chi siete voi principessa Ella >> 
 
Liam si voltò verso la corvina prendendole le mani fra le sue, teneramente lei sorrise agitata, un azione disdicevole per una vampira del suo rango.
 
         << Liam voi eravate un hunter >>
 
         << Si, questo lo ricordo vagamente ma... >> 
 
         << Oh Liam venite qui fra le mie braccia >> Ella si avvicinò ulteriormente all'ex-umano, 
 
con un elegante scossa della testa spostò i lunghi capelli nerissimi dal collo, 
 
levando le mani dalla possente stretta del ragazzo lo avvolse in un caldo abbraccio.
 
         << Prendi il mio sangue, fammi tua quanto tu sei mio e liberati dalla schiavitù del mio morso >>
 
         << Si, principessa >> 
 
Il giovane sollevò la corvina di peso adagiandola dolcemente sul letto, si posizionò sopra il minuto corpo della vampira aprendole i capelli a ventaglio,
 
gli occhi blu della fanciulla lo fissavano brillando come zaffiri, colpiti dalla luce solare che debolmente filtrava da dietro i tendaggi tendaggi.
 
Le zanne del ragazzo uscirono dalle labbra e gli occhi si fecero sempre più rossi, il suo corpo non voleva combattere contro il suo nuovo essere, 
 
non aveva timori o rimorsi, dal primo sguardo con Ella aveva capito che non avrebbe desiderato altro che starle al fianco. 
 
Liam le accarezzò il viso dolcemente baciandola sul collo prima di lacerarla con i forti canini.
 
          << Sai, nessuno aveva mia assaggiato il mio sangue, eppure ho vissuto molto, davvero molto tempo >> 
 
ansimò facendo scivolare la piccola mano tra i morbidi e lucenti capelli blu del ragazzo, 
 
al momento troppo occupato a nutrirsi che accorgersi di quello che accadeva attorno a lui.
 
I giorni e gli anni seguenti passarono come il vento tra le fredde montagne d'Alaska,
 
Liam amante e succube della sangue puro ed Ella sempre più innamorata del suo ex-hunter.
 
Ebbero il primo figlio, Dakos, all'inizio della primavera del 1743. 
 
Il principe, sangue puro come la madre, fu inizializzato alla carriera politica, ma alla nascita del secondo figlio, Igor, 
 
il peso del casato è passato sulle sue giovanissime spalle.
 
 
 
        
 
 
 
        << Raven? Raaaven?! Raaaaaaaaaaaaven!! >> Ivan mi si avvicinò urlandomi nell'orecchio sinistro 
 
        << Sì? cosa? >>
 
Assopita nei miei pensieri mi ero addormentata in fronte allo specchio,
 
mentre Luca e Ivan ancora parlavano dell'associazione di Vienna dove mi sarei trasferita per tre mesi,
 
e dove sarei stata marchiata e classificata come "vampiro di classe incognita e vampire hunter".
 
Un tatuaggio, che avrebbe lievemente smorzato il mio letale potere di sangue misto, chiudendo come in una bolla l'orribile e insistente presenza di Yuska.
 
         << Fuori voi due! >> guardai i loro occhioni che mi fissavano dal riflesso dello specchio
 
         << Fuori? perché? >> dissero in coro
 
         << Non vi voglio mentre mi vesto! Brutti maniaci! >> esclamai fermamente
 
Li scagliai fuori dalla porta con l'ausilio della telecinesi, non dovevano essere contenti,
 
mi vestì velocemente soffermandomi nuovamente in fronte al comò rincominciando a spazzolare i miei lunghi capelli.
 
Portavo un abito di velluto con le maniche a sbuffo e terminante sotto le ginocchia, di un bel rosso inglese,
 
la sottogonna in pizzo bianca, candida sbordava morbida come le lunghe calze di lana e il pellicciotto che mi copriva le spalle,
 
nonostante la stagione estiva il tempo era freddo e le precipitazioni non davano tregua alla bella regione tedesca,
 
legai i capelli in una coda alta e lasciai quella che per tre anni era stata la mia camera.
 
Subito fuori dalla stanza il presidente Glowfel mi attendeva in alta uniforme, impettito il soldato mi salutò e prendendomi sotto braccio 
 
mi accompagnò fino alla carrozza, che mi avrebbe accompagnato nella mia nuova città.
 
 
 
 
 
 
Era un elegantissima carrozza color cinabro, lo smalto doveva essere particolarmente fresco, 
 
le note del nocivissimo mercurio si potevano avvertire in quell'odore di lacca rossa, sul fianco, dove vi era la porta d'ingresso e il finestrino, 
 
uno stemma italiano decorava il costoso mezzo. 
 
Abbandonai la mano del mio accompagnatore e diedi il mio ultimo sguardo alla mia vecchia scuola, poi salì. 
 
 
 
 
 
 
Seduto sul sedile opposto al mio, tra le morbide imbottiture violacee, un figuro che già avevo conosciuto mi fissava compiaciuto 
 
         << Nobile principessa, io sarò il vostro accompagnatore, sono lieto di potervi conoscere di persona >> mi prese una mano portandola verso le sue labbra
 
         << Non posso dire che per me sia un onore ma fingerò che lo sia >> distolsi lo sguardo soffermandomi sul suo immancabile bastone da passeggio,
 
qualsiasi vampiro lo avrebbe riconosciuto, solo una persona aveva un pomello argento di quel tipo, e quello era il caro vecchio Vlad, anche chiamato Dracula.
 
         << Ditemi Miss. Hiska come sono stati questi tre anni? >> Disse fingendo interesse
 
         << Perché mai lo volete sapere? Non ne trattereste nessun beneficio >> I miei occhi si spostarono sui suoi, 
 
due luccicanti zaffiri che si diceva fosse impossibile sostenere, effettivamente era vero e lo provai su di me.
     
         << Siete davvero una ragazzina speciale >>
 
         << beh bando convenevoli, ditemi, cosa volete da me? >> 
 
         << Madonna Raven dovete sapere che anch'io ho una bambina e voi dovreste conoscerla, è una fanciulla dolcissima, desidero solo che voi vi conosciate >>
 
         << Voi non me la contate giusta, ma essendo un mio superiore sono costretta da accettare il vostro invito >>
 
         << Ottimo >> Detto ciò il sangue puro schioccò le dita e la carrozza si fermò, scese nonostante in quel posto non ci fossero altro che terre desolate,
 
non volevo nemmeno immaginare cosa si aggirasse in quella sua geniale e malefica mente. 
 
 
 
 
 
Arrivai dopo un lungo ed estenuante giorno di viaggio tra valichi e tunnel sperduti fra le Alpi.
 
L'associazione di Vienna mi accolse, se così si può dire, con astio e assoluto disprezzo, 
 
non che mi aspettassi molto visto che mi trovavo nel quartiere degli hunter.
 
Il mio cocchiere senza proferire parola alcuna mi indicò una strada che portava in una specie di locanda,
 
uno dei tanti nascondigli sfruttati dagli hunter per amalgamarsi con il popolo ignorante della nostra esistenza.
 
Come Glowfel mi aveva in precedenza ordinato, mi affrettai a chiedere di Armstay il vicepresidente dell'associazione vigile sul luogo.
 
Era un vecchio signore di sessant'anni circa, con quei capelli brizzolati e il mento squadrato aveva un aria decisamente severa, 
 
anche mentre cacciava giù una pinta di birra dietro l'altra mentre il suo viso si pigmentava di rosso per via dell'alcol. 
 
Mi avvicinai e lui mi fece segno di sedermi dall'altro capo del piccolo tavolino quadrato, 
 
dopo avermi fissata, studiata e analizzata da capo a piedi posò il quinto boccale incominciando a parlare con tono pacato
 
         << Sciogli i capelli o il tuo pessimo odore di schifoso vampiro si propagherà per tutta la città >>
 
         << Sissignore >> non osai obbiettare dovevo mostrarmi all'altezza della situazione, senza mostrare di essere altezzosa come tutti i vampiri nobili
 
         << Fammi capire adesso, tu sei figlia del vecchio Ohak e ora sei come lui, un hunter giusto? >>
 
         << sissignore, lo sono diventata perché voglio che il nome di mio padre riacquisti l'onore di un tempo >>
 
         << Signorina Hiska, non può pretendere di essere accettata considerando che è affetta dalla maledizione della vostra capostipite >>
 
         << Ne sono a conoscenza, è per questo che sono qui voi mi aiuterete, non è così? >>
 
         << si, esattamente, miss Hiska vogliate seguirmi >> 
 
         << Chiamatemi Ohak vi prego >>
 
Armstay si alzò in silenzio ed io lo seguì verso l'uscita fissata dagli occhi crudeli degli altri hunter in sala e dall'oste che incredulo affilava i coltelli,
 
dopo una lunghissima camminata arrivammo davanti all'edificio dell'associazione, dove mi ammanettarono con delle catene antivampiro che mi annullavano i poteri.
 
 
 
 
 
L'edificio a me stante poteva parere una villa tipica della fine del seicento, 
 
l'intonaco bianco spezzato da una fascia di gesso decorato che marcava esternamente quelli che dovevano essere i due piani interni, 
 
il portone presentava magnifiche formelle bronzee riportanti i temi delle storie che da millenni gli hunter si tramandavano.
 
All'interno, al contrario di come mi aspettavo, tutto era vuoto e pareva quasi una cattedrale romanica, 
 
dove l'austerità del luogo dimostrava la devozione dei cacciatori ai loro doveri,
 
da lì fui portata in una stanza piena di macchine a me sconosciute.
 
Mi fecero spogliare e una serie di hunter medici o quello che erano, si misero a visitarmi controllandomi ogni centimetro di pelle, 
 
ogni minimo particolare che il mio finto giovane corpo portava, ogni mio potere e ogni fottutissimo neurone.
 
Dopo sei ore di tortura con quegli attrezzi chirurgici i temibili individui poggiarono le pinze e articoli vari, prendendo di comune accordo la decisione di marchiarmi.
 
Mi fecero sdraiare a pancia in giù su un tavolo di acciaio di tremendamente freddo, 
 
che si trovava al centro di quella stanza che improvvisamente si svuotò, quelli uscirono dalla stanza portandosi via i macchinari che prima la riempivano.
 
Dal poco che riuscivo a vedere dopo le visite oculistiche che mi avevano offuscato la vista, 
 
potevo scorgere una strana luce che prendeva tutto il contorno delle pareti, 
 
doveva essere l'inizio dell'incantesimo o forse era la luce della salvezza che gli uomini tanto bramavano, 
 
quella che la morte mostrava ai condannati prima di portarli nell'aldilà.
 
Che il mio momento stesse arrivando? Avrei lasciato la terra a soli novantadue anni senza aver realizzato niente nella vita, senza aver mai davvero amato, 
 
la mente vagò e l'immagine di Igor fece capolino nella mia testa, il suo sorriso, i suoi occhi, tutto di lui mi allietava da quelle atroci sofferenze, 
 
mio padre che per me avrebbe donato l'anima al diavolo, mia madre e Dakos, la piccola Lorain e la nascitura Isabella, 
 
non volevo abbandonarli senza nemmeno aver detto loro addio. 
 
A quel punto altri sei figuri mi si avvicinarono attorniandomi, portavano dei camici neri con dei lunghi mantelli verde scuro, 
 
i loro volti orrendamente nascosti da maschere con espressioni orribili di visi deliranti percorsi da macabre smorfie, tipico abbigliamento portato dai ritualisti.
 
Tra di loro sentivo la presenza di due vampiri, due hunter e due umani, la paura mi prese nuovamente ma sapevo di essere lì per il mio bene, 
 
sapevo che qualsiasi cosa mi sarebbe successa avrei dovuto sopportarla al meglio,
 
altrimenti, le mie emozioni fuori controllo, avrebbero potuto farmi emanare l'immenso potere che cercavo di nascondere ormai da troppi anni.
 
Uno di quegli odiosi e indelicati omoni arroventò un ferro con la forma tipica della rosa dei vampiri addomesticati,
 
lo premette con forza nel centro della mia schena, gli altri si strinsero ancora di più attorno a me pronunciando assurde parole in una lingua antica e incomprensibile.
 
Il dolore mi uccideva, non riuscivo neanche ad urlare da quanto la voce mi moriva in gola, strinsi a tal punto il contorno del tavolo che si distrusse completamente, 
 
le schegge d'acciaio cinese mi si conficcarono nelle mani, 
 
ovviamente rispetto al bruciore della carne che pian piano si gonfiava arrossandosi e riempiendosi di orride vesciche, sembrava un leggero solletico.
 
Dopo quel momento non mi ricordo cosa successe, ma fu raccontatomi che svenni per qualche minuto, 
 
prima che le convulsioni mi pervadessero il corpo facendomi apparire un indemoniata, mi fu riferito anche, 
 
che un individuo appartenente al gruppo clericale degli sterminatori era arrivato in quel luogo come emissario del volere papale, 
 
il suo nome era Kristoval, da tutti conosciuto come Anjo da Morte, aveva assistito a tutta la scena nascosto in una zona a me non visibile.
 
 
 
 
 
31-07-1845
 
Mi svegliai dopo tre giorni che dormivo, in quella stessa stanza dove ero stata "operata", tutto era buio e sul pavimento c'era dell'acqua, 
 
dovevano essere almeno sei centimetri e pian piano sarebbero aumentati per colpa di una perdita di un tubo di rame sul soffitto crepato, 
 
effettivamente non sembrava la stanza che avevo visto in precedenza. Mi tirai seduta e lì difronte a me vidi una porta che pareva come lontana chilometri, 
 
mi alzai e veloce corsi verso questa, rendendomi conto che ammassi di catene e lucchetti la obbligavano a restare chiusa. 
 
La toccai sfiorandola con due dita e a quel punto mi svegliai sul serio, già quello era solo l'inizio dell'incubo.
 
 
 
 
 
 
Nella vita reale erano passati tre mesi, come già mi avevano annunciato li avrei passati nel sonno. 
 
Mi trovavo in una stanza buia dove intravedevo solo i mobili raffinati e l'oro che adornava il tutto, 
 
non sapevo né che ore fossero né se la marchiatura fosse andata a buon fine ma stranamente mi accorsi che portavo un elegantissimo abito di pizzo bianco, 
 
ed i miei capelli erano stati acconciati da una mano esperta.
 
Provai ad alzarmi, faticavo a muovermi e gli arti mi formicolavano, la vista era sfocata e la testa mi doleva.
 
Avvicinatami a quella che pareva la porta d'uscita sentì una voce a me molto familiare, ma come tutti i ricordi era momentaneamente avvolta in una fitta nebbia.
 
Strinsi con tutta la forza che mi restava il pomello della serratura, la forzai faticando a girarla ma quella non cedette.
 
Picchiai con forza sullo spesso legno, ma nessuno mi sentiva o semplicemente non venivo considerata, urlai alla ricerca d'aiuto graffiandomi la gola, 
 
infine decisi di concentrare tutta me stessa nell'ultimo colpo che avrebbe potuto liberarmi da quell'orribile gabbia d'orata.
 
Le catene antivampiro che mi bloccavano le mani si dissolsero con l'aumento di concentrazione del mio potere, 
 
quando fui al limite scagliai lì, al centro della robusta porta, un pugno a dir poco letale.
 
Il sangue mi si fermò nelle vene e all'impatto della mano sul legno, la rosa hunter si materializzò davanti ai miei occhi increduli.
 
Il materiale ormai polvere e schegge mi lacerò la pelle delle mani, guardai oltre il buco che si era creato.  
 
Di fronte a me notai un corridoio lungo circa venti metri, con tantissime porte piene di catene e catenacci, 
 
occupavano entrambi i lati e ricordavano molto quelle del mio sogno, 
 
le pareti completamente grigie mi fecero pensare ad una specie di capanno abbandonato. 
 
L'inquietudine mi traforò quel minimo di lucidità rimasta nella mente, la paura mi bloccava ancora più di quanto già facesse il mio corpo affaticato.
 
Improvvisamente sentì nuovamente le voci, provenivano dal piano di sotto, scesi le scale a chiocciola nascoste dietro una delle tante porte e l'unica non incatenata. 
 
Al termine di questa trovai un immenso salone con le pareti in pietra, in stile tipico di un castello medioevale. 
 
 
 
 
 
 
 
Seguì disperatamente il suono acuto della voce femminile, attraversai cortili e saloni fino a perdermi nell'immenso raduro.
 
Per grande fortuna fu la proprietaria di quella voce a trovarmi, era così bella esattamente come la ricordavo nelle mie sbiadite memorie
 
         << Nobile madre mia >> sussurrai appena la vidi
 
         << Oh piccola Raven, sei ridotta a uno straccio, vieni qui fra le braccia della mamma >> Ella si inginocchiò dinnanzi a me 
 
abbracciandomi forte e sfoderando un luminosissimo sorriso, fui immersa in una tiepida luce azzurra e subito stetti meglio, 
 
ripresi il controllo completo del mio corpo e della mia memoria, solo a quel punto mi accorsi che dietro di lei vi erano un ragazzino della mia età con i genitori.
 
Era un nobile bellissimo con due occhi azzurro cielo e capelli biondissimi, portava abiti di alta sartoria con una bella giacca grigio ghiaccio, 
 
che gli illuminava il bel viso da angelo.
 
         << Mi chiamo Hanabusa Aidoh, e tu cosa saresti? >> il fanciullo parlò con un tono talmente irritante che subito mi tornò a mente il principe Lorainnes
 
         << Raven Hiska Ohak piacere >> elegantemente mi inchinai 
 
         << Tu saresti una dei futuri nobili più importanti a livello mondiale? I livelli si sono decisamente abbassati >> il biondo fece spallucce 
 
         << Smorfioso >> 
 
Girai i tacchi prendendo mia madre per mano e trascinandola con me verso la camera dove mi svegliai.
 
          << Raven ora dovresti stare bene perché non ci uniamo alla famiglia Aidoh? Non sta bene andare via così>>
 
         << Per fare cosa? Vorrei andare via il prima possibile da qui >>
 
         << Ma Piccola mia siamo venuti tutti qui solo per salutarti, non puoi rifiutare la tua famiglia, c'è anche Igor se non andiamo si preoccupa >>
 
Sentito quel nome i neuroni mi si riattivarono definitivamente, nulla era più terrificante di mio fratello quando si offendeva, 
 
da giovane era così irritabile e iper protettivo.
 
         << sai nobile madre forse non è una cattiva idea unirci a quegli spocchiosi individui >>
 
         << Brava bambina >> la sangue puro sorrise scortandomi verso un altro salone.
 
Questo, allestito a festa, ospitava circa duecento ospiti tra hunter e vampiri di alta società, che si fissavano in cagnesco fingendo di andare d'accordo.
 
Al centro di quella sala, intravidi il mio caro padre e il mio amato fratello Dakos i quali non vedevo da circa vent'anni.
 
La loro presenza mi allietò il cuore ma non come la presenza di lui, il mio dolce Igor che mi attendeva fissando i monti e le valli al di là del castello, 
 
affacciato da una balconata fiorita.
 
          << Corvina, mia cara vieni qui da me >> il moro mi allungò una mano guardandomi con occhi insostenibili cercava la mia attenzione
 
          << Si, fratello mio >>
 
Mi avvicinai a quegli occhi blu intenso ricolmi di un ambigua gioia, mi squadrò completamente per controllare che gli hunter non mi avessero fatto del male,
 
non aveva idea di come avevo sofferto e certo era meglio non farglielo sapere, poi mi fece girare visionando così il sigillo, 
 
mi comunicò che aveva preso la forma di un corvo nero e che mi occupava una grande area della schiena, 
 
partendo dalle spalle con le ali e raggiungendo il fondo schiena con il corpo.
 
La serata continuò felicemente fino al giorno seguente, quando i miei genitori mi comunicarono la loro partenza verso l'Alaska e la mia verso il Giappone,
 
dove sarei stata ospitata nel casato Aidoh per altri lunghi mesi.
 
Quelle fughe per cercare di nascondermi ai nobili americani e al concilio degli anziani, 
 
composto grandemente da vecchi babbuini disinteressati alla vita ed interessati solo al potere, erano estenuanti. 
 
In più sarei dovuta vivere con quel ragazzino da tutti decantato come uno dei nuovi geni, io inizialmente lo consideravo solo uno snob vanitoso come pochi.
 
Per fortuna le apparenze ingannano, altrimenti lo avrei incenerito certamente.

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Capitolo 7
*** capitolo sesto ***


02-07-1845


Dopo essere saliti sulla carrozza del casato Aidoh partimmo per quel lunghissimo viaggio che mi avrebbe portata tra le colline giapponesi.

Attraversammo le Alpi per giungere a Venezia dove rividi il Conte, che insieme ai suoi scagnozzi, teneva ogni mio spostamento sotto stretta sorveglianza,

prendemmo una piccola e veloce nave, la candida vela triangolare per la navigazione di bolina, segnale degli influssi del mercato arabo nella regione veneta,

per non dire che in questo modo arrivammo in pochissimi giorni in Asia.

Hanabusa non mi parlava mai, se non per propormi tesi scientifiche ed equazioni da risolvere, non di certo per chiedere aiuto,

ovviamente era un bambino genio come quasi tutti i vampiri, ma solo per vedere se la mia intelligenza fosse spiccata.

Al contrario, le sue due sorelle erano divenute subito mie amiche, come anche i suoi genitori, biondissimi giovani nobili politicamente elevati.

La famiglia Aidoh era effettivamente molto simile alla mia e tutti ci volevamo bene come se fossimo stati parenti sul serio,

ma quel ragazzo mi faceva saltare i nervi, anche il solo sentire la sua voce era irritante.

L'unico che riuscì a calmargli quello spirito da superdivo fu quel fanciullo castano,

il sanguepuro che conobbi durante la riunione alla mia villa anni fa.

Il suo nome, Kaname Kuran, echeggiava tra i vampiri del Canto come il vento soffia pesante tra gli alberi durante i mesi invernali,

di bocca in bocca la storia di quel giovane e maledetto ultimo discentente dei capostipiti Giapponesi passava,

cambiando versione e divenendo sempre più cupa e spaventosa.

Il suo essere tanto bello, calmo ed intelligente innervosiva a tal punto Hanabusa,

che quasi riusci a inimicarsi il povero cugino Akatsuki della famiglia Kain e la piccola Ruka del casato Soen, suoi migliori amici fin dalla prima infanzia.

Per grande fortuna, pare che da giovane Kaname fosse un nobile dagli atteggiamenti cavallereschi e spesso considerabili umili per uno del suo rango,

rispetto a oggi si poteva addirittura considerare simpatico.

C'è anche da dire che stava passando un terribile periodo infatti, i suoi genitori da anni affrontavano a testa alta grosse divergenze con il nobile Rido,

Questi innamorato della sorella Yuri moglie di Haruka genitori del principe, stava combinando parecchi disastri trasformando umani procurandosi seguaci,

e corrompendo hunter promettendo loro l'immortalità ed eterna giovinezza, si preparava alla guerra contro i suoi stessi famigliari.

Si può dire che le nostre famiglie erano sanguinarie allo stesso modo, ma lui non era certo soggetto a delle maledizioni,

effettivamente era messo comunque meglio di me, o per lo meno fino a quando i suoi genitori non si suicidarono avvolti nel mistero.

 

 

 

La vita in Giappone non era per nulla male anzi, nel giro di pochissimo fui spedita a cacciare i livello E assoldati dal nobile Rido

e abbandonati ai loro orrendi destini dopo la sua morte.

Poi, con molta decisamente molta calma, riuscì anche a comunicare più allegramente con la teta calda di Hanabusa.

Il tempo in Giappone correva tra serate mondane e affari di politica, alle quali partecipavo solo io tra i miei nuovi amici.

Tra le mura del castello, non c'è da dimenticare le lezioni che il biondo propinava a me e hai suoi poveri cugini.

Soprattutto ad Akatsuki, infatti il fanciullo dagli occhi castani e capelli arancioni era obbligato a seguirlo ovunque,

per proteggerlo da tutti i casini in cui cercava di ficcarsi, tuttora non si è dato una grande calmata, ma con la sua aria selvaggia e tranquilla Kain,
 
è effettivamente molto inquietante e il potere di controllo del fuoco non è da meno,

un ottima protezione per un principino che cambia umore facilmente come quello sciocco biondino.

 

 

 

Spesso tornavo in america attraversando il Pacifico, così potevo vedere i miei parenti e stare in contatto con i nobili e gli hunter di entrambi gli stati.

In quel periodo pensai più volte che la politica non era cosa da me, non volevo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo dopo la mia salita al trono.

Comunque dopo che il consiglio e i sangue puro si fossero accordati sulla mia scarsa pericolosità,

sono potuta tornare in Alaska definitivamente e così sono anche potuta stare al fianco della mia famiglia,

potendo vedere la nascita dei miei amati fratellini.

Continuai a svolgere il mestiere di hunter senza complicazione alcuna, divenendo nel giro di soli quatro anni la donna Hunter più famosa d'America e d'Europa,

Facendo accumulare lustro all'associazione di Vienna e Berlino, le città che mi hanno ospitata e istruita alla caccia.
 
Yuska non dava quasi più problemi dopo il tatuaggio se non qualche allucinazione sui suoi ricordi, anche le convulsioni andavano diminuendo.

I miei amici giapponesi si facevano vedere raramente, giusto a qualche serata mondana istituita da mia madre o dagli Aidoh,

entrambi famosi per le loro splendide doti di organizzatori di tali eventi.

Purtroppo essendo la futura ereditiera del casato Hiska, mi obbligavano a non saltarne neanche una,

ed ogni due settimane circa ero costretta a lasciare la mia divisa da cacciatrice per scivolare in uno scomodissimo abito di alta sartoria italiana.

 

 

 

16-05-1876


Non ho mai amato le serate mondane ma quella notte fu diversa dalle altre.

Erano ormai sette anni che ero tornata in patria e non viaggiavo più tanto come avevo sempre fatto,

dopo i quattro anni trascorsi tra le isole del Giappone ero stata per molto in Russia dove fui accolta dall'associazione vigile in Siberia,

avevo vissuto per molto in Spagna e Portogallo, Autria ed Italia,  girando il mondo avevo conosciuto le menti più illustre della civiltà moderna,

le diverse culture ed i più famosi nobili del mondo.

Il mio potere cresceva pian piano sempre di più come anche la mia fama ed i miei persecutori.

Pare che il mio particolare sangue fosse gradito sia dai pochi umani che conoscevano l'esistenza dei vampiri,

che agli hunter o hai folli dottori pazzi degli inquisitori.

Comunque dopo i miei sette anni sabbatici mi si presentò l'occasione per tornare in Europa.

 

 

All'epoca la posta non arrivava tutti i giorni, anzi, spesso ci metteva parecchio ad arrivare,

così durante una delle giornate in cui tutte le lettere ci arrivavano io ed i miei fratelli maggiori ci riunimmo nella sala della serra,

una vera e propria oasi che si affacciava sulle fredde montagne d'Alaska, per smistarla sorseggiando una tazza di the.


        


         << Dublino? >> Chiesi vedendo uno strano francobollo su una lettera dalle tinte giallastre che tenevo tra le mani

         << Sì, pare sia arrivata dai principi McLane >>

rispose Dakos tutto intento ad aprire una delle molteplici lettere delle sue spasimanti che ricoprivano tutto il tavolino della serra

         << Perchè dei sangue puro ci contattano dall'altra parte del globo? >>

intervenne Igor seduto dalla parte opposta del fratello, allungando la mano sinistra verso di me

         << Dammi Raven, allora qui ci dicono che siamo invitati solo noi giovani del casato,

           per conoscere la piccola Elisabeth che da poco ha compiuto cinque mesi >> mi restituì la lettera e mi sedetti a terra al fianco della sua poltrona

         << Beh direi che non possiamo rifiutare, Dakos convoca gli altri dobbiamo partire subito se vogliamo arrivare presto >>

ordinò il moro con la sua solita serietà, Dakos si alzò dalla sua poltrona e con una grande calma si diresse verso il piano superiore,

pochi minuti dopo eravamo tutti riuniti attorno al piccolo salottino al centro della serra a pianta circolare.

Lì Igor lesse nuovamente la lettera ad alta voce e ci accordammo per la partenza,

che sarebbe avvenuta due giorni dopo, non ero mai stata in Irlanda quindi ero abbastanza curiosa di vedere un posto nuovo,

anche se non me lo sarei goduto, visto che i miei genitori non sarebbero venuti i miei fratelli più piccoli erano sotto il nostro controllo,

essere i maggiori non possiede lati positivi.

La mattina del 18 tutti pronti con bagaglio alla mano scesimo nel cortile dove due carrozze ci attendevano per portatci verso il porto,

ad ognino di noi che saliva sulla carrozza mia madre piangeva sempre più, tempo che salutò tutti e sette non avrebbe più avuto liquidi in corpo. 

I miei fratelli più piccoli non avevano mai preso una nave per viaggi così lunghi, il massimo che avevano visto era stato il canada,

che all'epoca faceva parte dei nostri domini, erano decisamente spaventati soprattutto Marco e Ronald, mi ricordavano così tanto il mio primo viaggio.

 

 


Arrivammo otto giorni dopo, le correnti favorevoli ci avevano permesso di arrivare a terra con due giorni d'anticipo,

li utilizzammo per visitare la città che presentava moltissimi influssi tedeschi e inglesi, non aveva nulla a che vedere con la città che è oggi,

ma certo aveva un grande fascino.

Alloggiammo in una villetta offertaci da una delle famiglie nobili collegate alla storia del nostro casato,

dei sottoposti parenti di classi minori trasfeti in quelle terre per affari.

La notte della serata mondana giungemmo al palazzo scortati dalla carrozza reale inviataci dal nobile casato di sangue puro,

arrivammo alla reggia McLane in una mezz'ora e appena scendemmi vidimo una grande costruzione in stile medioevale,

sull'ingresso principale, formato da una grande apertura archiacuta che dava l'accesso al giardino centrale, due grandi confaloni sventolavano leggeri,

mostrando lo stupendo stemma di famiglia ricamato in oro da mani maestre.

Entrammo e subito fummo accolti e scortati nella sala del ricevimento da due figure vestite in modo tipico irlandese.

Ci portarono in un salone dove vi erano solo giovani nobili,

una particolare visione considerando che solo in rare occasioni ai vampiri di giovane età era permesso partecipare alle serate mondane,

soprattutto se istituite da famiglie sangue puro o comunque molto influenti.

In quell'occasione si festeggiava l'arrivo della figlia dei nobili Luis ed Annie gli orgogliosissimi genitori di Elisabeth la futura ereditaria del casato McLane.

Non avevo mai visto una bambina così piccola al di fuori delle mie sorelline, era bellissima con quei due grandi occhi rosso castano,

stesso colore dei corti e radi capelli, la sua pelle morbida e rosea la faceva assomigliare ad un piccolo angelo vestito d'amore.

Sorrideva anche quando dormiva stretta fra le dolci braccia della madre.

I loro occhi quando si univano facevano competizione anche alla stella più brillante, quella bambina così felice e luminosa sarebbe stata un ottima regina in futuro,

se solo la sua forza non si fosse spenta come si spense la vita di sua madre non molti anni dopo, della giovane Venere quasi non si sentì più parlare,

sulla sua famiglia si sapeva solo dell'orribile depressione del pa

 

 


In quella serata conobbi anche la principessa italiana Serena Lorenzi, una dolce e bellissima fanciulla dalla grazia ed eleganza innata,

ogni suo movimento ed espressione pareva innaturalmente opposta a quell'essere che mi ero immaginata dopo aver considerato il suo patrimonio genetico.

I suoi lunghi capelli di un magnifico biondoscuro tendente al rosso brillavano sotto le leggere luci delle lampade ad olio,

avvolta in un sottile abito di seta rosa pallido danzava leggiadra, non potevo credere che in lei scorresse lo stesso sangue del conte.

Forse diventare amica di quella ragazza non era proprio una brutta idea anzi forse mi avrebbe anche giovato,

infatti avrei potuto ben studiare da vicino ogni singolo movimento del nobile Augusto in prima persona,

certo anche il conte avrebbe potuto studiare me, che effettivamente credo fosse il motivo per cui mi stava sempre alle calcagna.

Sì, la sfruttai molto per raggiungere i miei fini ma ero davvero divenuta sua amica.

Riuscivamo a vederci poco nell'inizio dei nostri rapporti, ma anche in quel poco tempo notai che mi ero nuovamente fatta un idea sbagliata di lei,

infatti sotto quella grazia signorile si nascondeva un animo forte ed egocentrico.

 

 

 

Dopo il mio ennesimo trasferimento ci trovammo a vivere nel medesimo luogo, la Serenissima mi ospitò per sei mesi nell'anno successivo al nostro primo incontro.

La visita nella lussuosa città di Firenze non fu certo per turismo, ma nonostante ciò avevo molto tempo libero,

visto che in quegli anni avevo tralasciato la vita da hunter per abbandonarmi alla politica.

Igor ed io fummo spediti nella Serenissima come ambasciatori dell'America del nord,

per risolvere le aspre questioni che avevano turbato la pace fra umani e vampiri durante l'ultima guerra civile, che era scoppiata in Francia e in nord Italia,

che ormai non possedeva più veri politici ma solo orridi cardinali e vescovi che sceglievano le sorti del paese lanciando una monetina.

Effettivamente funzionava un po come il nostro consiglio degli anziani.

Ovviamente a noi vampiri non era stato dato diritto di intervenire per sedare le rivolte, ma comunque non potevamo certo subire senza un minimo lamento.

Fatto sta che noi vampiri abbiamo sempre dovuto sopportare ogni minimo capriccio degli umani.

Questi ultimi avevano anche tirato in ballo i nostri interessi e certo questo non ci andava giù,

le nostre potenze terriere venivano di giorno in giorno rosicchiate, qui e là, dalle truppe umane.

 

 

 

Purtroppo, nonostante la convivenza nella stessa città non scoprì molto su quello strano individuo del Conte,

comunque il poco che riuscì a conoscere mi fu molto utile, infatti,

quell'uomo stava studiando una neurotossina estratta dal veleno di un particolare serpente corallo sud Americano.

Insieme ai suoi scagnozzi e a moltissimi medici aveva già raccolto moltissime cavie su cui provarla, non mancava molto che avrebbe creato un arma biologica,

certo a quei tempi nessuno aveva mai pensato ad un arma del genere quindi era incomprensibile il motivo per cui lo stesse facendo.

Dopo aver informato tutte le autorità necessarie riuscimmo a smontare ogni suo malefico piano e riuscimmo anche a mandare quel mostro in esilio, anche se per poco.

La mia amicizia con Serena però non terminò per questo motivo,

anzi, lei ben comprendeva che il malefico piano del padre costituiva una minaccia sia per gli umani che per i vampiri, e quasi riusciva a giustificarmi.

Il suo amore per il prossimo la portarono quindi ad essere una mia complice e di questo me ne vergogno,

ma almeno ho salvato chiunque fosse la vittima dell'esperimento.

Non fu nemmeno la distanza a dividerci ma il tempo, un orribile situazione quasi illogica per degli eterni come noi,

una linea retta che continua sempre in avanti può anche fermarsi in una staticità frustrante?

Io mi fermai, il mio tempo un giorno si bloccò ed il mio orologio vitale non battè altri secondi appena raggiunti i sedici anni apparenti,

mentre lei nel giro di pochi anni, forse trenta non di più, si trasformò in una bellissima adulta.

Pareva un angelo, sempre splendidamente da perfetta signora manteneva il suo spirito impetuoso come una tempesta marina,

sarebbe diventata presto una stupenda moglie e una perfetta mamma.

Il tempo ci divise nonostante in realtà io fossi molto più vecchia di lei, odio il destino quanto essere un vampiro, lo odio dannatamente. 

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