Miracle Painting

di ChiizuDreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dream comes True ♪ ***
Capitolo 2: *** What a Temper! ***
Capitolo 3: *** Proudly ***
Capitolo 4: *** So Close...! ***
Capitolo 5: *** Like a Flower ***
Capitolo 6: *** It's My Turn! ***
Capitolo 7: *** Jump & Smile, it's Summer Time! ***
Capitolo 8: *** Is this just a Joke? ***
Capitolo 9: *** All kinds of trouble! ***
Capitolo 10: *** Odoroki no Kureshendo ♪ ***
Capitolo 11: *** Anata no sei da yo ***



Capitolo 1
*** Dream comes True ♪ ***


Dream Comes True 


"Sono del parere che, se hai un sogno, devi fare di tutto per realizzarlo. Metterci tutto l'impegno che puoi, tutto il cuore e tutta l'anima.
E' vero, è vero, non sempre i sogni si realizzano, ma non perché siano impossibili: solo perché smettiamo di crederci.
Quindi, non perdere mai la speranza, perché l'unica creatura che può fermarti sei tu.
L'unico responsabile dei tuoi successi o dei tuoi fallimenti sei tu.
Solo se agisci arriverai ad una conclusione!"
 
Harmony Miiko, 15 anni,amante del canto e della musica praticamente da sempre.
Sogno più grande: entrare nel mondo dello spettacolo cantando.
Emozionare chiunque stia oltre il microfono. 
Era sicurissima che ce l'avrebbe fatta. Non avrebbe mollato mai. Per questo non si era iscritta a un normale liceo, ma ad una prestigiosa scuola privata della città: Il Miracle Painting Institute. Una scuola dedicata ai ragazzi creativi e talentuosi. In base alla sezione scelta si poteva scegliere se cantare, dipingere e scolpire, recitare o suonare uno strumento musicale. Anziché 3 anni come i comuni licei giapponesi, questo ne durava 5.
Essere stata ammessa in una scuola come quella era già un grandissimo passo avanti. Quindi, perché non avrebbe dovuto farcela?
Con lei si era iscritta anche la sua migliore amica, Aruna Selene. Migliore e forse anche l'unica che definiva davvero con quella parola. Le altre erano persone comuni. Selene no: era speciale era diversa.
Ed era l'unica che aveva accettato Harmony così com'era. Perché lei no, non è una ragazza semplice: non molto aperta con gli altri, diffidente, violenta e a volte talmente scorbutica da risultare antipatica e cattiva. Però Selene sapeva che non era così; era riuscita a scoprire l'altro lato di Harmony, quello dolce e buono, quello paziente e gentile.
Era il primo giorno di primavera e, come vuole la tradizione, anche il primo giorno di scuola.
Harmony sfregava nervosamente il manico della valigia e batteva il piede sul pavimento del vagone sempre con lo stesso ritmo fastidioso, guardando fuori dal finestrino di fronte a lei con gli occhi persi nel vuoto. 
"Chissà a cosa pensa..." pensava Selene guardandola "Di certo è un po' nervosa per il primo giorno nella nuova scuola..." sorrise e poi le disse:«Sai, Ha-chan...ti sta bene la divisa!»
Harmony sembrò svegliarsi da un sogno: «Come, scusa? Non ti stavo ascoltando...»
Selene rise: «Lascia perdere.» fece un gesto con la mano. Continuò a ridere mentre Harmony tentava in qualsiasi modo di farsi ripetere la frase a cui non era stata attenta, quando ad un tratto il treno si fermò: era lì che dovevano scendere.
Una folata di vento scompigliò i capelli delle due amiche, non appena furono fuori dalla stazione.
Alzarono lo sguardo quasi simultaneamente e si accorsero che bastava solo attraversare la strada per ritrovarsi a scuola.
Da dove erano loro si vedeva l'imponente edificio e un grande afflusso di ragazzi. Ben presto anche loro si ritrovarono nella mischia.
Sorpassato il cancello, vi era un ampio cortile curatissimo, pieno di fiori colorati, panchine, perfino un piccolo bar.
Una scuola? No, quello era un paradiso. 
Ma non era quello il momento per guardarsi intorno. Le lezioni stavano per iniziare, tutti i ragazzi avevano preso diverse strade, non appena dentro. Harmony si mise tra quelli che dovevano essere i suoi nuovi compagni: ogni indirizzo aveva un colore della divisa diverso. Quella di Harmony era rossa.
Anche le classi erano splendide: banchi e sedie bianchissime, un'enorme lavagna che occupava, praticamente, l'intera parete, perfino un pianoforte in un angolo, sicuramente per accompagnare la voce degli alunni. Le finestre erano grandi e si affacciavano sul cortile. 
Harmony era affascinata da quel posto. Si sedette al secondo banco accanto alla finestra, era il suo preferito, si vedeva tutto. Guardò e le scappò un sorriso:"Comincia così..." pensò "...la mia permanenza nella scuola dei miei sogni!"
«Ciao!» sentì ad un tratto e si voltò a guardare chi l'aveva chiamata.
«Ciao.»
«E' libero questo banco vicino a te? Posso sedermi?»
Harmony girò lo sguardo e rispose: «Certo che ti puoi sedere. Non scelgo mica io i posti degli altri. Mi basta scegliere per me.»
«Allora mi siedo!» la ragazza sedette, posando la cartella sul banco «Hideyoshi Minato.» si presentò.
«Miiko Harmony.» Harmony fece lo stesso, ma senza neppure degnare Minato di uno sguardo.
Nel frattempo, anche Selene aveva cominciato a conoscere qualcuno.
«No, Nezumaru...non puoi stare qui, torna nella cartella, per favore...ti prego!» sussurrò una strana ragazzina dai capelli rosa legati in due codini bassi.
"Perché questa ragazza parla con la sua borsa?" si chiedeva Selene guardandola. 
«Ehi, qualcosa non va?» le chiese, battendole l'indice sulla spalla.
L'altra sobbalzò e si voltò di scatto: «Sì, sì, non ti preoccupare!» ma, distraendosi, qualcosa uscì dalla sua borsa: un topolino grigio, piccolissimo. Non appena si mise a correre qua e là, si scatenò il finimondo: le ragazze si misero ad urlare, i ragazzi a ridere. La ragazzina si alzò urlando: «TI AVEVO DETTO DI STARE NELLA BORSA, NEZUMARU!» dopodichè si mise a rincorrere l'animaletto. Dopo una breve corsa, si gettò a terra e lo acchiappò: «Preso~!»
Nel frangente, arrivò l'insegnante. 
«Buon giorno ragaz-»
«Sensei, quella ragazza ha un topo!» esclamò un ragazzo indicando la ragazza a terra con il topo in mano.
Il professore guardò: «Un topo? E' vietato portare animali a scuola o in dormitorio, signorina. Come ti chiami?»
«Oyama Nami, sensei. Sono spiacente, ma Nezumaru è proprio un topolino vivace, non è colpa mia se non è voluto rimanere buono buono nella borsa!»
Risero tutti, perfino Selene, anche se non voleva essere offensiva.
«Forse perché i topi non vivono nelle borse, ma in campagna, Oyama-san...» spiegò il professore.
«Lo so! Ma stamattina non ha voluto lasciarmi andare da sola!»
«Non sei un po' cresciuta per fare questi discorsi? Su, manda fuori quel topo e cominciamo la lezione.»
«S-sì...» Nami uscì dalla classe, si diresse in cortile e mise il suo topolino in un angolo dove avrebbe potuto ritrovarlo facilmente.
«Mi raccomando, Nezumaru.» gli disse «Stai qui, non muoverti! Brutto cattivo, guarda che figuraccia mi hai fatto fare con la mia classe! Non ti porterò più con me, la prossima volta! Telefonerò a papà e gli dirò di venire a prenderti per riportarti a casa, se non fai il bravo topino!»
Nezumaru annusò il terreno, poi alzò la testolina, guardando la padroncina allontanarsi con i suoi vispi occhietti neri.
Così, sia per Harmony che per Selene, si preannunciava un anno scolastico molto interessante.
Dopo le lezioni, Minato decise di seguire Harmony. Era incuriosita dal mistero che, secondo lei, ruotava attorno alla sua nuova compagna di classe.
«Mi spieghi perché continui a seguirmi?» chiese ad un tratto Harmony che, evidentemente, si era accorta della pedinatrice.
«Perché mi stai simpatica!» Minato se ne uscì con questa frase. Harmony rimase stranita: lei che stava simpatica ad una persona che non fosse Selene? Scherziamo? Le possibilità di risultare simpatica erano una su non so quante. Lei stessa se ne rendeva conto.
Sospirò e le rispose:«Non ci conosciamo ancora, credo cambierai idea in fretta.»
Minato si avvicinò svelta prendendole le mani «Allora perché non mi togli subito il dubbio? Facciamo un giro per la scuola, scommetto che anche tu vuoi conoscerla! E così possiamo parlare un po' e vedere se davvero cambierò idea sul tuo conto!»
Harmony stava per rifiutare, magari colpendola in pieno viso con una delle sue tecniche speciali. Ma non lo fece. Arrossì e fece mollare la presa della sua mano all'altra ragazza:«Andiamo.»
«Evviva...!» 
Ora che Harmony l'aveva accontentata, però, non sapeva che cosa dire. E nemmeno Minato sembrava tanto loquace come le era sembrata inizialmente. Ma il silenzio imbarazzante durò poco:
«Perché ti sei iscritta qui?» chiese Minato fermandosi ad un distributore automatico.
«Perché mi piace la musica, no?» 
Minato prese due lattine e ne porse una ad Harmony: «Prendi. Comunque...» iniziò aprendo la sua bibita «Non intendevo questo...cioè...c'è sempre un motivo che ti spinge ad iscriverti in questo posto...me lo ha detto mia cugina che è al quinto anno...ed effettivamente non ha tutti i torti, se ci pensi bene!» terminò, girandosi verso Harmony, arrossendo leggermente e sorridendo.
Harmony arrossì a sua volta, come effetto domino. Fece alcuni secondi di silenzio, poi rispose «Anche se ci fosse un motivo in più, non ti sembra da invadenti chiedermelo?»
«Che cosa...» sussurrò smettendo di sorridere «Non ti volevo offendere...»
«Non mi sono offesa, semplicemente sappi che non ti risponderò.»
«Okay, come preferisci!» sorrise di nuovo.
Harmony sembrò irritata dal continuo sorridere di Minato. Una qualsiasi altra persona si sarebbe arrabbiata o offesa, invece lei no. Ma Harmony non voleva "cedere". Non aveva neanche aperto la sua lattina, la teneva stretta in pugno.
«Allora ti farò un'altra domanda...cosa ti piace mangiare? Questa non è una domanda invadente, vero?»
Harmony guardò verso l'alto: «No, questa no...comunque adoro il gelato.»
«Sì? E a che gusto?»
«...diciamo che ho dei gusti particolari.»
Minato sorrise a trendadue denti «Davvero? Ad esempio? Cioccolato e peperoncino?»
«Non così particolari...»
«E allora come?»
«Mi piace l'anice e la violetta...ma nelle gelaterie sono introvabili...solitamente li fa mia madre a casa.»
«Anche a me piacerebbe assaggiarli, qualche volta...» 
«..Buona fortuna.» disse Harmony, cominciando a sentire la sete, quindi aprendo la lattina e cominciando a bere. Ad un tratto si ricordò che doveva andare a prendere la chiave della sua stanza nel dormitorio.
«Tu l'hai già presa?»
«A dire il vero no!» disse uscendo la lingua e grattandosi la testa.
Così si recarono insieme in segreteria; 
«Salve, ragazze.» disse la donna, distogliendo un momento lo sguardo dallo schermo del computer. «Cosa vi serve?» chiese, sorridendo e spingendosi meglio gli occhiali sul naso.
«Siamo del primo anno, ci servirebbe la chiave della nostra stanza.»
«Certamente, ditemi i vostri nomi...»
Minato appoggiò le mani sulla scrivania e disse: «Miiko Harmony e Hideyoshi Minato.»
«Miiko...Miiko...eccola qua. Stanza 31...» Aprì un cassetto e la cercò, poi la mise sulla scrivania. Harmony la prese.
«La stanza di Hideyoshi-san, invece è la...28. Prendi.»
«Grazie!» Minato fece una piccola riverenza col capo, poi si allontanò insieme ad Harmony che, mentre camminavano, chiese: «Le stanze sono singole?»
«No, sono doppie o triple.»
«Ah...diamine, mi infastidisce dividere la stanza...ho bisogno dei miei spazi!»
«...Ehi, proprio non ti piace stare con la gente!» disse Minato ridacchiando «Non preoccuparti, mia cugina mi ha detto che le stanze sono grandi e spaziose, non credo avrai problemi!»
«Sì, ma dormirò con altre ragazze. E neanche una di queste sarà Selene. Quindi mi fa anche abbastanza schifo.»
«Selene? Chi è Selene?»
«...La mia migliore amica.»
«Oh! E' anche lei in questa scuola?»
«Sì...ma frequenta l'indirizzo artistico...guarda, è lei.» Harmony le corse incontro.
«Ha-chan! Ti ho trovata! Com'è andato il primo giorno, eh?» Selene sorrideva, era entusiasta, le stringeva le mani e cercava di trattenere la voglia di saltellare.
«Uuuh, normale. E a te?»
«E' stato bellissimo e divertente, le mie compagne sono simpatiche e cordiali, l'aula è grande e bella, ci sono tutti gli strumenti per disegnare, dipingere, scolpire, è grandioso! Non manca niente!»
Minato si avvicinò e sorrise. Selene smise di parlare per ricambiare il sorriso; la salutò, poi chiese:
«Sei un'amica di Harmony?» 
«Mi chiamo Hideyoshi Minato!»
«L-lei non è mia amica. L'ho conosciuta oggi. Non abusare di questa parola.» gonfiò le guance, poi sbuffò, guardando altrove.
«Io sono Aruna Selene!...In che stanza sei, Ha-chan?»
«Trentuno...mmh...tu?»
«Quarantotto...uffa, siamo lontanissime! Ma non pensiamoci, siamo comunque insieme! Andiamo a prendere le valigie e sistemiamoci, poi andiamo a cena, in mensa, sto morendo di fame, ahah!»
E così, le ragazze si divisero, presero le loro valigie, portandole in camera. Quella di Harmony era tripla, ma delle sue compagne neanche l'ombra. Si allontanò, chiudendo la porta a chiave. Poi si ritrovò in mensa con Selene, Minato, e una compagna di classe di Selene, Kisaragi Fuyuki.
«Ehi, sembra buono!» esclamò Fuyuki guardando il piatto fumante, con dentro della carne e brodo.
«E' pur sempre cibo di mensa, non aspettiamoci granchè...» fece Selene, impugnando la forchetta.
Dopo una decina di minuti, Selene si accorse che Minato aveva mangiato pochissimo ed aveva lo sguardo fisso in un punto pieno di ragazze che urlavano.
«Hideyoshi-sa~n? Sei ancora lì?» Selene le mise una mano davanti al viso «Stai sognando?»
«C-cosa?» Minato scosse energicamente la testa e indicò l'entrata della mensa.
«Guardate lì! Cosa sta succedendo?»
Harmony si voltò un attimo a guardare, poi sospirò, ricominciando a mangiare: «Come se me ne importasse qualcosa.»
«Ra-ragazze, per favore, fatemi passare!»
Tutto quel trambusto era in realtà dovuto all'arrivo di un ragazzo. Alto, dai capelli dorati e un meraviglioso paio d'occhi blu oltemare. Di sicuro doveva essere il più ambito dalle ragazze, che infatti adesso non lo stavano neanche facendo entrare in mensa, gli stavano attaccate in cerca di un po' d'attenzione. Quando finalmente riuscì a entrare, le ragazze capirono.
«Ma chi è?» Chise Fuyuki.
«Sono qui da tanto quanto te, non lo so!» Selene rise e si mise a giocare con quel che era rimasto nel suo piatto.
Harmony lo squadrò dalla testa ai piedi. Lo vide camminare verso uno dei tavoli liberi e sedersi, un po' stressato. Sicuramente era tutta colpa di quelle ragazze che gli andavano dietro. Il ragazzo si tenne la testa fra le mani, ridendo nervosamente, con i gomiti sul tavolo e la schiena un po' curvata. Sì, era decisamente molto bello. Lo stavano guardando praticamente tutti, lì dentro, forse perfino qualche ragazzo. 
"Poverino, dev'essere tremendamente in imbarazzo..." pensò Harmony, non riuscendo neanche a riconoscersi, quasi, per la compassione che stava provando. Effettivamente, non era solita provare quel genere di sentimento. O almeno, così cercava di convincersi.
«E' un bellissimo ragazzo~!» cantilenò Selene «Ha-chan, lo hai visto?»
Harmony arrossì, ma cerco di non farlo notare, abbassando lo sguardo sul piatto, chinando un po' la testa facendo scivolare i capelli lunghi in modo da nasconderla un po':«N-n-non è male, ma non mi interessa, non sono qui per questo! Sono una ragazza seria, non impazzisco davanti a un paio di occhi azzurri!»
Minato gonfiò le guance: «Che c'entra adesso questo con l'essere seri? Quel ragazzo è una meraviglia della natura!»
«Non mi interessa!...basta, io non ho più fame. Vado a dormire.» Si alzò, impugnando il cellulare e camminò spedita verso l'uscita, seguita ben presto dalle altre tre ragazze.

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Capitolo 2
*** What a Temper! ***


What a Temper!

"Caro diario,
Sono sempre io, la tua Minato.
Oggi è la giornata dedicata all'Open Day del Miracle Painting Institute. 
Questa sera i più grandi accoglieranno noi del primo anno con una piccola cerimonia e credo ci intratterranno con musica e scenette teatrali. Non vedo l'ora, sembra che ci divertiremo un sacco!..."
 
Harmony stava seduta sul letto, con le gambe incrociate, ascoltando le sue compagne di stanza che solo dopo un paio di giorni erano già entrate in confidenza. Lei si chiedeva come fosse possibile, dato che per legare con Selene c'erano voluti mesi e mesi.
«Tu credi che dovremo vestirci in qualche modo particolare?»
«Assolutamente no! Gli insegnanti mi hanno detto di presentarci in divisa scolastica, è una formalità!»
«Oh...tu che ne pensi, Miiko-san?»
«...Se vogliono che io metta la divisa, metterò la divisa. Non mi cambia.» rispose Harmony con un gomito poggiato sul ginocchio e la guancia sulla mano. 
«Eddai, non sei felice? Intendo, questa sera c'è l'Open Day! Si esibirà Michi Akiko-Senpai del quinto anno, come solista! Lei è una bravissima violoncellista, non lo sai? Ha tanti ammiratori e tante ammiratrici, qui a scuola, dicono che riceva una dichiarazione ogni due giorni, non sarebbe grandioso essere come lei? E per noi di canto, invece...sorpresa! Uffa, sono così curiosa!»
Anche Harmony era curiosa di sapere chi sarebbe salito sul palco per accogliere i ragazzi del suo indirizzo. Sorrise un po', ma non rispose. "Forse non dovrei tenere sempre il broncio, Selene ha ragione a rimproverarmi." si disse, guardando le sue compagne che si sarebbero volute saltare addosso l'un l'altra dall'entusiasmo.
Ad un certo punto, dal nulla, Harmony ripensò a quel ragazzo che aveva incontrato qualche sera prima in mensa, a cena. E così chiede: «Voi per caso sapete come si chiama quel ragazzo biondo che ha sempre decine di stalker che gli corrono dietro? Credo faccia anche lui parte del nostro indirizzo...» 
Le due ragazze si guardarono negli occhi meravigliate, poi guardarono insieme Harmony e dissero all'unisono, quasi a farlo apposta: «Mizunashi Ryosei-kun?!»
«Eh, che ne so, ve lo sto chiedendo!»
«Sì, parli sicuramente di lui!» disse una «Mizunashi Ryosei, conosciuto meglio dalle sue fan come Ryan, è tornato qui in Giappone per frequentare questo liceo, prima viveva in America, a Los Angeles, con i suoi genitori, ed è stato contattato da una marea di case discografiche, produttori, perché, seriamente, è bravissimo! Ha anche fatto un disco~...»
Harmony sgranò gli occhi: «UN DISCO?» si schiarì la voce, poi chiese «E-e-e-e quanti an-anni ha?»
«Ryan? Diciassette, quest'anno è in terza. Spero che sia lui a cantare, stasera...»
Harmony non stava ascoltando più, era persa nei suoi pensieri: era un po' rossa sulle guance, guardava il vuoto, sorrideva con le labbra un po' socchiuse, era irriconoscibile. Ma quando le venivano dette cose del genere, impazziva. Tutti conoscevano quel Ryosei detto Ryan, tutti tranne lei, a quanto pare. Eh no, un momento: neanche Selene e Minato sembravano conoscerlo. Si chiedeva se un giorno gli avrebbe mai rivolto la parola...anche solo un sorriso, anche solo un gesto con la mano per salutarla. Scosse la testa, tornando nel mondo reale: "Ma che razza di sdolcinatezze sto pensando?! Diamine, non mi interessa proprio niente di avere un ragazzo!...U-un ragazzo?! Aspetta, chi ha parlato di ragazzo?!" sospirò, poi si alzò dal letto.
«Che ore sono?» chiese una delle sue compagne, tirando fuori dal taschino il cellulare e guardando il display. Erano le 19.00. E le tre pensarono bene di cominciare ad avviarsi in cortile, dove era stato allestito il palco. Meglio affrettarsi, perché, nonostante la cerimonia cominciasse alle 19.30, in dieci minuti non ci sarebbero più stati posti in prima fila.
«Chissà dov'è Selene...» Harmony si guardò attorno, mentre le sue compagne di stanza la trascinavano verso le sedie davanti al palco. Già alcuni ragazzi erano lì, ma di Selene e Fuyuki neanche l'ombra.
Nel frattempo, dietro le quinte c'era un po' d'ansia. Com'è normale che sia, no? Esattamente come tutti gli altri anni. Per alcuni, il tempo sembrava non voler scorrere, mentre per altri stava correndo fin troppo velocemente. In ogni caso, si fecero le 19.30 e la cerimonia cominciò: la preside della scuola, Tsukisana Kanon, era una donna sulla quarantina, alta, dalle forme sinuose, elegante, raffinata. Camminava avanti e indietro lungo il palco con grazia, impugnando il microfono che amplificava la voce pacata. Qualcuno sbuffava, molti avevano già sentito un mare di volte quelle parole, quel discorso sempre uguale che augurava una buona permanenza nella scuola ai nuovi arrivati e bla, bla, bla...Alla fine, la preside invitò i presenti a cantare l'inno nazionale. Ma era giusto così, i giapponesi sono molto legati alle tradizioni."Kimi ga yo" poi un attimo di silenzio. Dopodichè, finalmente, arrivò il momento tanto atteso: le esibizioni. Il pubblico confabulava, mentre aspettava che i ragazzi fossero pronti per salire su quel palco per intrattenere ed emozionare. 
La prima studentessa a mettere piede su quel palco fu Akiko. La senpai adorata da tutto l'istituto. La violoncellista per eccellenza, un giovane prodigio. 
Ad ogni passo, i lunghi capelli scuri fluttuavano. Sembravano morbidi e leggeri, come una nuvola. Li spostò dal viso, poi sedette, posizionando il puntale sul pavimento. Tenne fermo lo strumento fra le gambe, prese un bel respiro, guardò il pubblico; infine, poggiò l'archetto sulle corde. Sicuramente Bach sarebbe stato orgoglioso di lei: suonava le note del famosissimo musicista in modo impressionante. Chiuse gli occhi, solo ogni tanto li riapriva un po' per guardare le dita che muoveva sul manico, premendo le corde. 
Alla fine del brano, aprì completamente i piccoli occhi sfilati e guardò gli altri applaudire, urlarle complimenti di ogni genere. Fece un sorriso, anche se cercò di non farlo allargare troppo. Scosse un po' la testa e lasciò il palco con la stessa grazia con cui era entrata.
La voglia di sapere chi avrebbe cantato stava uccidendo Harmony che, comunque, cercò di godersi tutte le esibizioni.
Un pianoforte, delle chitarre, i clarinetti accompagnati dai flauti, un'esibizione teatrale di mezz'ora e poi, finalmente,la canzone. Le luci si spensero.
"Eh, quanto la fate lunga, voi del Miracle Painting, muovetevi che sto morendo dal sonno." pensò Harmony scocciata. Qualche secondo di silenzio, rumore di passi, poi una voce: «Io sono la prima stella che la sera appare in cielo per illuminare i cuori e aprire le menti della gente! Sono Shino Reinsworth!»
Inizialmente qualcuno cercò di soffocare le risate, poi si accesero le luci, che mostrarono chi c'era sul palco: una ragazza magrissima, alta, con un vestito da idol, i capelli rosso rame, alle spalle, leggermente mossi, decorati da un grandissimo fiocco rosa. Tutti applaudirono, gridando il suo nome: "Shino!", "Vai, Shino!", "Shino, sei tutti noi!"
Harmony rimase spiazzata, chiedendosi cosa avessero tutti da applaudire. Ai suoi occhi era solo una stupida: si era presentata con una frase da Sailor Moon, vestita di rosa, con quel fiocco più grande della sua testa...
"Ma dove siamo?! Al circo?! E' questa la serietà dell'istituto?!" Non ci voleva credere. In quel momento era imbarazzatissima, quasi pentita di essersi iscritta lì. Coprì il viso con una mano e scosse la testa. Mentre Shino cantava, Harmony si rifiutò tassativamente di guardarla e ascoltarla. La canzone era stupidissima, ma chi l'aveva scritta? E a farla innervosire ancora di più c'era il fatto che tutta la scuola stesse esultando. Non reggeva più quella situazione, così decise di allontanarsi. Sedette al chiosco della scuola. Era deserto, ma il barista era lì a fare il suo lavoro.
«Buona sera, signorina! Prendi qualcosa?» chiese ad Harmony; lei si girò guardandolo con una faccia da "Che cazzo vuoi, lasciami in pace." e lo fece addirittura spaventare. Tant'è che l'uomo si zittì subito, ma continuò a fissarla mentre sedeva con le gambe accavallate e la testa poggiata sul pugno chiuso. Harmony se ne accorse e volse la testa verso di lui, sospirò, poi chiese: «Perché mi fissa da mezz'ora?»
«Oh, scusami signorina...ma ti vedo arrabbiata...perché non sei allo spettacolo dell'Open Day?»
«...E' merda.» fu la risposta secca di Harmony. Okay, quella ragazza era veramente inquietante, il barista non rispose più. Ad un tratto, a rompere il silenzio fastidioso che si era venuto a creare, arrivò Ryosei.
«Suzuki-san! Mi darebbe una coppetta di gelato al limone, per favore? Sto morendo di fame, eheh!»
Harmony alzò la testa e non ci mise molto a riconoscerlo. Arrossì e rimase a fissarlo, finché lui non si girò e andò a sedersi davanti a lei col gelato il mano. A quel punto lei fece finta di niente e guardò da un'altra parte, battendo nervosamente la punta del piede sul prato.
«Ehi!» disse Ryosei sorridendo «Che fai qua? Non ti piace l'Open Day?»
"...Sta parlando con me?" che domande, Harmony, vedi qualcun altro nei paraggi, oltre te e il barista? Incrociò il suo sguardo e inarcò un sopracciglio, pensando: "Poi ti lamenti se le ragazze ti vengono dietro, sei tu che dai loro corda per primo."
«Ho mal di testa.» 
«Ah...beh, sì, ogni tanto esagerano e alzano troppo il volume degli amplificatori...mmh...come ti piace il gelato?»
«Il gelato?...Perché ti interessa sapere una cosa del genere, scusa?»
«Era una domanda come un'altra...»
«Saranno affari miei!»
«Okay, scusami! Posso almeno sapere il tuo nome?»
«Harmony...Miiko Harmony.»
«Harmony...mmmh...immagino tu sappia già chi sono io...vero?»
Harmony lo fissò con la bocca aperta, le sopracciglia aggrottate e le braccia conserte, poi gli urlò contro: «Ma chi ti credi di essere?! E' scontato che io conosca il tuo nome o che?! Vedi di fare meno il galletto, Mizunashi!» si alzò e buttò a terra la sedia, con la sua solita delicatezza e si allontanò a pugni chiusi.
«...C-che caratterino...» sospirò Ryosei guardando il barista «Volevo solo offrirle un gelato...»

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Capitolo 3
*** Proudly ***


 

Proudly

L'Open Day, almeno per Harmony, era stato un disastro: non le era piaciuto per niente; però la scuola non era male.
Era quasi passato un mese dall'inizio della scuola, abbastanza per dare un primo giudizio, no?
Harmony adorava la pace e la tranquillità che c'era dopo le lezioni, e così molto spesso rimaneva in classe fino a ora di cena, per allenarsi a cantare senza che ci fosse nessuno a disturbarla. Rimaneva ore ed ore a cantare, si divertiva da morire. Nonostante si assicurasse sempre di chiudere bene porte e finestre, un giorno qualcuno la sentì...e chi l'avrebbe mai detto che quel qualcuno era proprio Shino? 
La ragazza aveva dimenticato un libro in classe e così camminava a passo svelto per i corridoi. Tornando indietro col libro fra le braccia, sentì Harmony cantare ad alta voce, con un sacco di grinta e passione. Così, spinta dalla curiosità si avviò verso la classe da cui proveniva la voce e fece scorrere pianissimo e di pochi centimetri la porta, giusto per vedere chi fosse a cantare così.
"Eh? Una ragazzina del primo anno? Non male..." pensò Shino, immobile a fissarla silenziosamente. Quando Harmony smise di cantare, l'altra ragazza aprì la porta e le fece un applauso, saltellando sul posto tutta felice e contenta: «Brava! Brava!» 
In un primo momento Harmony si spaventò, non se lo aspettava. Diventò completamente rossa e abbassò la testa, coprendo il viso coi capelli lunghi, poi disse: «...Mi stavi spiando?» 
«Eh?...Mmmh ma spiare non mi sembra il termine adatto...»
«Da quanto sei lì?»
«...Poco, pochissimo! Giusto un paio di minuti!»
«Allora è vero che mi stavi spiando!»
«Ti da fastidio?» ridacchiò Shino «Ti ho detto che sei brav-OUCH!»
Aveva appena ricevuto un pugno nello stomaco da Harmony, ed ora stava inginocchiata a terra dimenandosi dal dolore: «Ma perché mi hai colpita?!» piagnucolò.
«Perché nessuno ti ha dato il permesso di farti gli affari miei! Non ci conosciamo nemmeno!»
Shino si alzò all'improvviso e tornò a sorridere: «Mi chiamo Shino!»
«Lo so come ti chiami, ti ho vista ieri...ed eri ridicola.»
«Graz-EEEEH?! M-ma...E tu come ti chiami?»
«Fatti gli affari tuoi.» Harmony la spinse e fece per andarsene in mensa.
«Aspetta, aspetta, vai a cena? Ti accompagno!»
"...Ma è cretina?" pensò Harmony, guardandola a braccia conserte. Shino sorrideva ancora, come se il comportamento scorbutico di Harmony non l'avesse affatto turbata.
«Shinooo~!» si sentì ad un tratto. Le due si voltarono: Ryosei era lì che correva incontro a Shino. "Due idioti in una sola volta. Aiutatemi, o li picchio entrambi. Ora." continuò a pensare Harmony.
Ryosei si fermò a pochi passi da loro, dicendo: «Ti stavo cercando hai dimenticato questo!...Ah, ciao Miiko-san!» sorrise ad Harmony.
Niente, Harmony non stava antipatica proprio a nessuno lì dentro. Era totalmente diverso dalle scuole medie, lì nessuno stava con lei, anzi. Era temuta da tutti, eccetto Selene.
«Ecco come ti chiami!» esclamò Shino.
Harmony si girò infastidita e decise di andarsene senza considerarli.
«Dove vai, Miiko-san? Aspetta, perché fai così?»
Ma la domanda di Ryosei non ricevette nessuna risposta. Nè lui nè Shino la seguirono, pensando che magari per lei era semplicemente un periodo "no". Non la conoscevano ancora, non sapevano che quella era la Harmony di tutti i giorni. 
«E' lei la ragazza a cui volevo offrire il gelato la sera dell'Open Day. Chissà cos'ha...»
«Non provare a chiederglielo, io mi sono beccata un pugno nello stomaco oggi.»
«Il classico tipetto "tsundere", eh?» Ryosei rise, seguito ben presto da Shino.
«Sapessi come canta, però...» disse Shino in un sol sospiro «Non avevo mai sentito una voce così...mi piace tantissimo...»
«Mi piacerebbe sentirla...beh, Shino, che ne dici se per ora andiamo in mensa? Il mio pancino protesta.»
La mattina dopo, mentre Shino si incamminava verso la sua classe, un avviso in bacheca rapì la sua attenzione. Una casa discografica cercava giovani talenti di età compresa fra i 14 e i 19 anni interessate a fare un provino per idol. Come poteva lei tirarsi indietro? In basso al foglio vi erano delle striscioline con un numero di telefono. Solo una era stata strappata. Shino sorrise a trentadue denti e corse subito a lezione. Decise che al termine della giornata scolastica avrebbe chiesto ad Harmony se le fosse interessato. 
«Resti ad allenarti anche oggi, Harmony?» chiese Minato, sistemando i quaderni nella cartella. Harmony scosse la testa e rispose: «Tanto non c'è comunque pace, ieri Shino Reinsworth della terza mi stava spiando...»
«Davvero? E che ne pensa di te?»
«...Beh, mi ha detto che sono brava...ma per me lei è soltanto un'idiota, non ci voglio avere niente a che fare!»
Giusto in quel momento arrivò Shino, che aprì la porta facendola sbattere.
Era sempre così contenta, sorridente ed entusiasta, Harmony lo trovava davvero fastidioso. «Che ci fai tu qui?» le chiese sbuffando.
«Guarda!» le gridò mostrando una copia dell'avviso che stava appeso in bacheca. Harmony glielo prese dalle mani e si mise a leggere; anche Minato, curiosa, si poggiò alle spalle della compagna per guardare.
«Non è fantastico?» chiese Shino «Ho pensato subito a te quando l'ho visto! Perché non partecipi?»
Harmony provava una strana sensazione di felicità, dentro di sè. Nonostante trovasse stupida Shino, le aveva fatto piacere che lei l'avesse cercata per questo. Ma, ovviamente, cercò in tutti i modi di non farlo notare.
«Vedremo.» disse il più fredda possibile, prendendo una striscia con il numero di telefono.
Stranamente, a partire da quel giorno, Harmony si convinse sempre più fermamente di essere una frana. Notò improvvisamente difetti inesistenti nel suo modo di cantare, nel suo aspetto esteriore (ma non nel carattere, che era praticamente l'unica parte di sè ad avere difetti). Così, tempo due giorni, cadde in una sottospecie di depressione. Era ancor più scorbutica del solito e si tratteneva a fatica dal tirare pugni o calci alla gente. Essendo la sua migliore amica, Selene se ne accorse subito, e decise di parlarle, magari così sarebbe stato tutto risolto.
«Ha-chan...che ti prende? Sei strana ultimamente!» 
Harmony non ce la faceva più a tenersi dentro quel groviglio di sentimenti negativi che la stavano consumando, così disse a Selene tutto quel che la faceva stare in quel modo: «Mi odio...nulla va bene in me...i miei capelli hanno le doppiepunte...il mio naso è storto...le mie labbra sono troppo sottili...ho le orecchie a sventola...ho un'estensione vocale di un'ottava e un quarto! Non diventerò mai una Idol!»
Selene la fissò con un "Sei impazzita?" scritto in faccia, e le mise le mani sulle spalle, scuotendola: «Ehi! Piantala! Cos'è questa storia? Non hai il naso storto e le tue labbra, le tue orecchie e i tuoi capelli sono normali! E questa cosa dell'estensione vocale non l'ho proprio capita! Sei brava, per essere stata ammessa in questa scuola ci dev'essere un motivo, o sbaglio? Ha-chan! Ma ti riprendi?!» 
«Mmmmmh...b-beh...ma...» sospirò «Entro dopodomani volevo chiamare a una casa discografica per un provino, cercano ragazze interessate al debutto...all'inizio ero così elettrizzata al solo pensiero, ma ora...mmmh...»
«Perché non credi in te? Harmony, io ti conosco, e tu non sei così...non lasciarti intimorire da una possibile sconfitta! Nessuno è perfetto, ma tu sei dannatamente carina e hai una voce meravigliosa!»
Harmony sentì il viso prender fuoco «AH! E' imbarazzante, non dirmi che sono carina!»
L'incoraggiamento di Selene fu molto importante per Harmony...forse troppo. Harmony partecipò al provino, ma non venne ricontattata. Silenzio totale. Ma pensò e ripensò; lei non era il tipo di persona che si lasciava abbattere dalla prima difficoltà, nè che si lasciava condizionare dal parere degli altri.
"Andrò avanti...a testa alta...sempre!"

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Capitolo 4
*** So Close...! ***


So Close...!

Passarono alcuni mesi e Harmony continuò a partecipare a tutti i provini che le capitavano sotto mano: niente da fare. Nessuno la prendeva.
"Che sfiga che ho." si ripeteva; ma non accennava ad arrendersi. 
Una mattina di Giugno, tra la confusione nel cortile di ragazzi che si recavano in classe per iniziare le lezioni, una ragazza mai vista prima rapì l'attenzione di molti: capelli corti, con due sole ciocche più lunghe che scendevano fino al seno, rame chiaro, un meraviglioso paio di occhi turchesi che sembravano sorridere. Lei cercava di non farsi notare più di tanto, ma era scesa da una limousine, insieme ad una donna sui quarantacinque anni, impossibile da non riconoscere.
Che ci faceva lì Katsuko Hashi, la proprietaria dell'Arupaka Records, una delle più importanti case discografiche della città? La donna si avvicinò in fretta alla ragazza nuova, prendendola sottobraccio: «Andiamo, Makoto.»
«Z-zia, non prendermi così!»
«Perché mai, cara? Voglio proprio cercarla qui qualche idol. Ci saranno sicuramente molte ragazze disposte a diventarlo e saranno così brave che non saprò quale scegliere!»
Makoto sospirò e sorrise a tutti quelli che la guardavano. Si era da poco trasferita lì da Osaka. Oltre a cavarsela a cantare e ballare, sapeva suonare il violoncello. Quindi si era iscritta nella sezione D, quella per i musicisti. Sua zia era fissata da molti anni a farla entrare nel mondo delle idol, e non era difficile dato che lei era proprietaria di una casa discografica strettamente collegata con un'agenzia per giovani talenti. Quel giorno si trovava all'istituto in cerca di ragazze che entrassero nello stesso gruppo di sua nipote. 
La voce dell'arrivo di Katsuko fece il giro della scuola in pochissimo tempo. 
Harmony, quando le venne riferita la notizia da Minato, diventò tutta un fremito. Era contentissima, magari quella era la volta buona!
«M-ma dici davvero?! O-oddio Minato!» sorrideva e tremava, Minato non riusciva a riconoscerla, era sempre così sulle sue, sorrideva solo quando cantava.
«Sì! Ora sta facendo il giro delle classi di canto...sta scegliendo le sue idol!»
«Ora svengo...s-svengo...»
«Voi due!» gridò la professoressa «State zitte o vi interrogo in storia della musica!»
«N-no Sensei, scusi!» disse Minato, mentre Harmony si sistemò i capelli con la mano, cercando di non sembrare troppo entusiasta. 
Nel frattempo Katsuko era arrivata in terza, la classe di Shino. Non aveva ancora scelto nessuno, tutte le ragazze le erano sembrate troppo...non sapeva spiegarlo neppure lei, ma non erano adatte. Brave quanto vuoi, ma non rispecchiavano i suoi ideali di idol. Bussò alla porta e, dopo aver sentito il professore dire "Avanti", fece scivolare la porta ed entrò. Era elegantissima e composta, tenne le mani sul ventre e guardò tutti gli alunni, che si erano appena alzati.
«Buongiorno.» disse con un sorrisetto «Sedetevi pure, ragazzi...sono Hashi Katsuko, dell' Arupaka Records...Sensei, posso rubarle qualche minuto?» il professore acconsentì, e così lei cominciò il discorso che aveva ripetuto in quarta e quinta, spiegando le sue idee e le sue intenzioni e, non appena ebbe finito, disse: «Bene. A chi interessa?»
Shino non se lo fece dire due volte e alzò la mano; con l'altra prese il polso della sua compagna di banco e fece alzare la mano anche a lei.
«A noi, a noi!» esclamò contenta.
«Aspetta Shino, io che c'entr-»
«Sssh!»
Katsuko non smise un attimo di sorridere e le fece alzare. «Sensei, gliele rubo solo un attimo, d'accordo?»
«Certo, non ci sono problemi!»
Come tutte le altre che si erano sottoposte al "provino", anche Shino e la sua compagna, Ichigo, cantarono un pezzo di una canzone qualsiasi e fecero vedere come andavano nel ballo. Si misero anche a discutere un po' con la donna. Le piacquero subito. Quelle due ragazze avrebbero fatto parte del gruppo! Erano simpatiche e carismatiche, brave sia a cantare che a muoversi. Le congedò, ma, prima di andare, Shino disse:«Hashi-san, anche quando io e Ichigo non venissimo prese, in prima c'è una ragazza fenomenale...si chiama Harmony. Non la giudichi all'apparenza, è solo molto tsundere! Ma le posso assicurare che è bravissima, sembra un angelo quando canta! Ci vedremo, spero, le ho lasciato il mio numero!»
«Grazie Shino, terrò in considerazione il tuo consiglio, sei una ragazza in gamba!»
Se lì ci fosse stata Harmony avrebbe di certo commentato "In gamba? E' solo cretina." 
In ogni caso, Katsuko continuò la sua ricerca. In seconda le ragazzine le sembravano ancora troppo impacciate, pensò, quindi, che in prima non avrebbe trovato niente di meglio. Ma ricordò le parole di Shino, e decise di dare comunque un'occhiata. Era molto pigra, si era già stufata di ripetere sempre la solita cosa, e appena entrò in prima disse soltanto: «Chi di voi è Harmony?»
Harmony, che era distratta e guardava fuori dalla finestra con gli occhi persi nell'immensità del cielo dell'estate ormai prossima, non fece neppure caso a chi fosse entrato. Minato le diede una gomitata sul braccio e Harmony si girò a guardarla con una faccia che chiedeva "Che c'è?". Minato le fece cenno con la testa di guardare accanto la porta, e Harmony obbedì. Ci rimase.
«Dunque? Chi è Harmony?»
«I-i-io! Sono io!» disse alzandosi di botto, facendo un rumore tremendo con la sedia, che cadde per terra. Tutti si misero a ridere, facendo arrossire la ragazza. "Che figura di merda. Proprio adesso?!" pensò con una mano sul viso.
«Puoi seguirmi un attimo fuori?» chiese Katsuko, come se non fosse successo nulla.
«Io?» chiese perplessa, indicandosi.
«Tu.» rispose la donna.
Harmony domandò permesso alla professoressa e uscì dall'aula con Katsuko. Tenne lo sguardo altrove e le braccia conserte, poi disse:«C-come fa a conoscermi?»
«Shino mi ha parlato di te.»
"Shino!? Ancora lei!?" pensò. «E...cosa le ha detto di me?»
«Beh, mi ha detto che sei molto brava...che hai una voce angelica...»
Harmony divenne di tutti i colori per l'imbarazzo. Non sapeva cosa rispondere, sinceramente, e pensò che questo potesse metterla in cattiva luce con una persona così importante: un'aspirante idol doveva essere in grado di parlare senza problemi non ad una sola persona, ma ad un intero pubblico. Katsuko le chiese di cantare e ballare e la ragazza, all'inizio, non sapeva da dove partire, aveva paura di sbagliare, poi ripensò alle parole di Selene. Pensò a Shino che le aveva dato quest'enorme opportunità di cominciare a sognare e ripensò alle sue stesse parole: "Non ti arrendere. Riprova. Alzati." 
Allora annuì e prese un respiro profondo:
«Te no hira no ue ni sotto noseta
Yasashisa wo atatamate sotto
Kuchizusanda himitsu no merodii...
Utatte yo...»
"Rainbow" fu la prima canzone che le venne in mente. Una delle sigle finali del suo anime preferito. Ci mise tutto il sentimento possibile a cantare quel pezzetto di canzone, sorrise tutto il tempo, come faceva sempre, d'altronde: cantare le faceva provare una gioia quasi immotivata, come quella che si prova a Natale, che riempie il cuore.
"Fenomenale, davvero. Shino aveva ragione." pensò Katsuko. Anche Harmony avrebbe fatto parte del gruppo. Non era così impacciata a parlare, eh, era stato solo l'imbarazzo del momento in cui non si era accorta di essere stata chiamata e aveva poi fatto cadere la sedia facendo ridere i suoi compagni a impedirla per qualche minuto.
Passarono pochi giorni, poi Shino ricevette una chiamata, dove Katsuko comunicò ufficialmente che lei, Ichigo ed Harmony erano state scelte e avevano egregiamente superato il provino. L'indomani, Sabato, dopo le lezioni sarebbe venuta personalmente a prenderle per presentarle al direttore dell'agenzia Arupaka, che prendeva il nome direttamente dalla sua casa discografica. Era un sacco famosa, d'altronde.
Il giorno dopo, davanti al cancello della scuola, sotto un sole caldo che sembrava non voler tramontare mai, Harmony, Shino, Ichigo, Makoto ed un'altra ragazza aspettavano sedute su una panchina del cortile.
«Voi dovete essere Shino, Harmony e Ichigo...no?» chiese Makoto dondolando le gambe.
«In persona! E tu Makoto...?» rispose Shino sorridente come al solito.
«Sì! Lei è Sawamura Yui-san, pianista provetta del quarto anno! Però sa anche cantare!»
«Eddai Hashi-san, è da quando ci siamo conosciute che continui a farmi complimenti!» disse la ragazza "misteriosa", Yui, grattandosi la nuca un po' imbarazzata. 
Così le ragazze si misero a parlare. Shino sempre al centro dell'attenzione, Harmony sempre nervosa e scontrosa, Ichigo un po' timida, ma simpatica, Makoto ottimista da morire e Yui, un po' più responsabile delle altre come una sorellona. Erano così diverse, ma sarebbero state presto accomunate da un unico grande sogno!
 

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Capitolo 5
*** Like a Flower ***


Like a Flower

L'Agenzia Arupaka si trovava agli ultimi piani di un altissimo palazzo situato più o meno al centro della città, abbastanza distante dalla scuola. Le ragazze, a parte Makoto, dell'Agenzia conoscevano solo il nome, tanto famoso in televisione, ma non avevano mai visto il palazzo, nè tantomeno l'interno: dopo aver varcato la porta di legno color ciliegio a due ante, su cui spiccavano due preziosi pomelli dorati, ci si ritrovava davanti a una stanza grandissima, illuminata da enormi finestroni. Pareti azzurre, tetto bianco adornato da un bellissimo lampadario con pendenti a goccia, piastrelle di marmo raffinatissimo; Sulla sinistra vi era una scrivania bianca ad angolo, con un computer, un telefono, vari fogli di carta riposti ordinatamente uno sopra l'altro, un portapenne con dentro -indovinate un po'- delle penne. Sulla destra vi erano delle poltrone, anch'esse bianche, e in fondo una porta con su scritto  "Toilette". Alcuni vasi con delle piante erano sparsi qua e là per colorare l'ambiente. Si respirava un profumo fresco, lì dentro. Era molto piacevole.
"Che posto..." pensò Harmony guardandosi attorno, con le labbra socchiuse, camminando lentamente e tenendo la borsa sulla spalla con entrambe le mani "...davvero lussuoso..."
Ad un tratto, spostò lo sguardo sulle altre: Makoto era rilassata, doveva essere abituata a frequentare posti simili; Shino era tutto un fremito, camminava quasi saltellando e sorrideva a trentadue denti, di certo la sua mandibola stava soffrendo. E non poco. Ichigo era un po' timida, anche lei si guardava un po' attorno. Dal viso di Yui, invece, non trasparivano emozioni, anche se era contentissima in quel momento.
«Ragazze mie,» disse Katsuko, che accompagnava il gruppo «lui è Watanabe Eiji-san, il direttore dell'Agenzia Arupaka.»
L'uomo poteva avere non meno di cinquant'anni. La sua carnagione olivastra, aveva gli occhi neri e i capelli della medesima tonalità, ma si vedeva chiaramente che erano colorati. I grandi occhiali che portava sul naso gli conferivano un'aria molto seria e professionale. Indossava un vestito grigio e una cravatta rossa. Le sue mani erano enormi. Lui era tutto enorme! Non che fosse grasso o cosa, era solo molto robusto. Tuttavia, non sembrava una cattiva persona, anzi. Sorrideva e si presentò subito alle ragazze, dando loro il benvenuto nell'Agenzia. Spiegò loro un paio di cose, cercando di prepararle alla loro avventura, che non sarebbe stata roba da niente.
«Per adesso debutterete come idol» disse «ma voglio che un giorno non veniate più etichettate come tali, ma come cantanti, attrici, ballerine vere! Il percorso di idol è solo un inizio per immettere giovani talenti nel mondo dello spettacolo. Poi sta a loro diventare qualcosa di più!» A quel punto il direttore si voltò verso le ragazze e continuò: «Hashi Katsuko-san sarà la vostra manager.»
«Cosa? Tu, zia?» chiese Makoto stupita.
«Eheh...faccio anche quello nella vita! Sono una donna impegnata!»
«Katsuko gestirà i vostri impegni, troverà tempo per tutte voi.»
La giornata fu una "spiegazione" complessiva. Un po' noioso, ogni tanto, ma comunque pur sempre l'inizio di qualcosa che noioso non sarebbe stato assolutamente. Quel giorno stesso, le ragazze conobbero l'insegnante di canto e la coreografa. Due donne giovani e apparentemente severe, ma eccellentemente preparate. La sera, finalmente, il gruppo riuscì ad avere un po' di tregua. Katsuko le aveva riaccompagnate a scuola. Prima tappa? La mensa! Assolutamente! Stavano morendo di fame, una più dell'altra. Sedettero tutte allo stesso tavolo e si misero a discutere della giornata.
«Ragazze.» disse Shino poggiando una mano sul tavolo. Il suo sguardo era serio, non era mai stato così, infatti le altre si preoccuparono.
«Mi raccomando.»
«"Mi raccomando" cosa, Shino?» chiese Ichigo con le bacchette a mezz'aria.
«La coreografa.»
«"La coreografa" cosa?» chiese ancora, poggiando le bacchette nel piatto.
«Non guardatela negli occhi.»
"Ecco che ora spara una delle sue cazzate. 3...2...1..." pensò Harmony, sospirando.
«Vi lancerà una delle sue maledizioni se oserete incrociare il suo sguardo! Waaa mi fa così paura quella donna!»
Si misero tutte a ridere, eccetto Harmony, ovviamente, lei avrebbe tirato il cibo che aveva nel piatto in faccia a Shino.
«Piuttosto, la zia ha dett-» 
«Kastuko ha detto che la devi chiamare manager, Makoto! Nel lavoro non vale se la chiami "zia"!» la rimproverò Yui.
«Scusami! Eheh! La nostra manager» ricominciò Makoto forzando la parola "manager" «ha detto che ci troverà al più presto un posto nel Hachiouji Summer Festival! Sarebbe bellissimo debuttare in quell'occasione...sapete, da piccola ci andavo quasi tutti gli anni, ed era bellissimo! Il palco è fantastico, viene sistemato davvero bene. Per non parlare degli ospiti speciali che vengono invitati ogni anno: attori e cantanti famosi, persone di spicco del mondo dello spettacolo...sarebbe un'ottima pubblicità per noi!»
«Lo conosco!» esclamò Harmony «Però...se non mi sbaglio...il festival è a metà Luglio...» riflettè pensierosa, poi spalancò gli occhi: «E' fra un mese! Dobbiamo esercitarci tantissimo, o non ce la faremo mai!»
Passarono ancora alcuni giorni, durante i quali Katsuko si rimboccò le maniche, si diede un sacco da fare pur di far debuttare il suo gruppo di idol. La fortuna volle che nel programma del Festival di Haciouji ci fossero giusto un paio di vuoti, uno di questi poteva benissimo essere riempito dalle ragazze.
La notizia le entusiasmò un sacco, nemmeno Harmony riuscì a trattenersi dal fare i salti di gioia. 
«Ehi, voi!» le richiamò Katsuko «Il Festival è fra meno di un mese! Desidero che rimaniate concentrate e composte! Promettetelo!»
«Lo promettiamo!» dissero all'unisono.
«E desidero che facciate del vostro meglio! Promettetelo!»
«Lo promettiamo!»
«Che brave ragazze! Avviso subito le insegnanti di ballo e canto e uno dei miei produttori per la musica. Cominceremo fra qualche giorno.»
E così fu. Già solo tre giorni dopo, il gruppo si trovava nella sala di ballo: una sala con parquet, grandissimi specchi, spogliatoi. 
«Majo-san (1) non è ancora arrivata?» chiese Shino giocando con i bordi della sua maglietta.
«Eeeh? Shino, sei scortese!» le disse Ichigo «E' la tua coreografa, non una strega!»
Giusto in quel momento, le ragazze sentirono la porta chiudersi. La donna si schiarì la voce e chiese: «Chi sarebbe la strega?»
Shino prese a sudare freddo. Come aveva fatto a sentirla? Non aveva mica urlato! Magari era davvero una strega. «Si parlava di ragazze della nostra scuola!» spiegò Shino ridacchiando nervosa.
«Capisco...beh...» la giovane donna battè tre volte le mani per richiamare l'attenzione «Tutte qui! Il produttore mi ha consegnato la base musicale e io ho già in mente dei passi.» tirò fuori dalla borsa un CD e lo inserì nella radio.
«La musica è già pronta? Wow!» si meravigliò Yui. Lei era una compositrice e non le bastavano così pochi giorni per comporre una canzone che fosse degna di quel nome. 
La donna presse il tasto "Play" e la musica partì. Era molto dolce e rilassata, i passi non sarebbero stati complicati. Sicuramente una scelta del genere era stata fatta per la stramancanza di tempo: meno di un mese per imparare la canzone e la coreografia. Per ballare e cantare insieme serve moltissima pratica, le ragazze non ce l'avrebbero mai fatta da un giorno all'altro.
Le settimane che mancavano allo spettacolo passarono velocissime, tra studio, canto e ballo. Ogni giorno che passava l'ansia e l'emozione crescevano, cresceva l'impazienza e la voglia di diventare qualcuno. La sera prima, le ragazze, dopo cena, decisero di rimanere per un po' nel cortile della scuola. Shino, Yui e Makoto si stesero sul prato, mentre Harmony e Ichigo ci si sedettero soltanto, poggiando la schiena al tronco di un grande albero.
«Ah, ragazze...» disse ad un tratto Harmony «...stavo pensando che...non abbiamo ancora un nome...e lo spettacolo è domani...»
«Oh, è vero! Hai ragione!» disse Ichigo, poi si mise un po' a pensare. Insieme a lei, tutte le altre. Impossibile che un gruppo non avesse un nome.
Makoto era stesa a pancia in giù e accarezzava i petali di un fiore appena raccolto. Si voltò improvvisamente e lo porse ad Harmony, dicendole: «Senti qua.»
Harmony obbedì e annusò il fiore. «Mmmmh...» fece, chiudendo gli occhi «è dolcissimo...» sussurrò, arrossendo un po' sulle guance.
«Noi siamo...» cominciò Makoto sollevandosi, sedendosi a gambe incrociate «...siamo come dei fiori, per adesso. Più avanti vedremo nascere i nostri frutti. Per ora, però...doniamo alle persone quel che possiamo donargli: come i fiori donerebbero il loro profumo...noi doneremo al pubblico la nostra voce!»
Le ragazze guardarono Makoto senza dire niente, stupite dal discorso appena fatto. Lei, come risposta, arrossì.
«L-lo so che stupido, eheh...non...n-non guardatemi in quel modo!» ammise ridendo imbarazzata.
Harmony scosse la testa «Non lo è.»
Finalmente una cosa che non ti sembra stupida, Harmony! Chi l'avrebbe mai detto che non avresti preso a pugni Makoto?
«La tua idea mi piace.» disse; dopo averci pensato un attimo, riprese: «Che ne dite, allora, di "Koe no Kaori"(2)? Sarebbe perfetto.»
«Mh!» fece Ichigo «E' carino e si addice perfettamente a noi!»
«Già! Si addice perfino ad Harmony-chan! E' così violenta, ma quando canta sembra anche lei un fiore~» disse Shino.
In un attimo, Harmony le si fiondò addosso urlando e prendendola per il colletto: «NON DIRE COSE IMBARAZZANTI!»
«Scusamiiiiiiii!» piagnucolò Shino;
«E POI...NON TI HO MAI DATO IL PERMESSO DI CHIAMARMI HARMONY-CHAN, COS'E' TUTTA QUESTA CONFIDENZA TUTT'UN TRATTO?!»
La serata si concluse con una sonora risata.
 
 
Note:
(1) Majo-san: Signora strega;
(2) Koe no Kaori: Profumo della Voce;

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Capitolo 6
*** It's My Turn! ***


It's My Turn!
 


Tensione, sudore freddo, gambe che tremano.

Forse, ogni Idol al suo debutto prova queste cose. Ed eranoesattamente le sensazioni provate dalle ragazze in quel momento; mancavapochissimo alla loro chiamata sul palco. L’attesa era straziante, i sospirifrequenti. Ichigo provava a pensare a qualcosa che potesse ingannare il tempo,ma ogni discorso che iniziava non aveva senso o non veniva considerato. Yuistringeva nelle mani i suoi preziosi occhiali, rischiando di frantumarli dalnervosismo.

“...Questa...non doveva essere una meravigliosa sensazione?Mi sento morire...” pensava Harmony canticchiando la canzone e ripassando ipassi della coreografia rimanendo seduta assieme alle altre. Ogni tanto leguardava e ciò non faceva che aumentare la sua voglia di buttare un urlo cheavrebbe fatto rompere i vetri delle finestre. La più rilassata sembrava Shino.Si stiracchiava e faceva stretching . Ad un tratto si avvicinò alle altre,tenendo le mani sui fianchi: «Dunque? Cosa sono quei faccini?» disse con ungran sorriso;

«Sei troppo rilassata. Scommetto che sul palco faremofiguracce solo per colpa tua!» le urlò contro Harmony.

«Risparmia la voce per dopo...» disse Katsuko ad Harmonymettendole una mano sulla spalla «Perché una volta tanto non provi a fidarti diShino? Voleva solo confortarvi...non innervosirti così...»

Harmony le girò le spalle infastidita e Shino continuò: «Andràbene! Ci siamo impegnate un sacco negli ultimi tempi! Allora?» Tutte laguardarono, tranne Harmony. Lei doveva fare l’orgogliosa e l’inopportuna inogni situazione.  

«Mettete tutte la mano qui...» propose Shino porgendo ildorso della sua mano e invitando le altre a mettere sopra la loro.

Prima Makoto, poi ichigo e Yui...

«Ha-chan...» disse Makoto «...manchi solo tu...»

Harmony si voltò tenendo i pugni chiusi sul petto. Guardò ilquadretto e pensò che non poteva comportarsi così. Era il suo sogno e quelleerano le compagne con cui doveva seguirlo. Gli angoli delle sue labbra rosse di curvarono verso l’alto in un dolcissimosorriso, insolito per lei; mise la mano in cima a quella delle altre e urlò:

«Watashitachi no Yume no tame ni...Nee, Koe no kaori!(1)»

«YAY!!» fu la risposta delle altre che alzarono al cielo lamano.

Proprio in quel momento, il precedente artista avevaterminato la sua esibizione e il presentatore era sul punto di annunciarequalcun altro sul palco: loro.

«Non hanno mai partecipato a un festival in vita loro,quindi aiutiamole a superare il difficile momento del debutto! Un applauso perle Koe no Kaori!»

Le ragazze corsero una a una lungo la rampetta di scale checonduceva al palcoscenico e si fermarono al centro di quest’ultimo coimicrofoni in mano. Immobili, zitte. Le labbra leggermente socchiuse, il cuore amille.  Un’infinità di persone cheapplaudivano sugli spalti urlando. Sapevano che quegli urli erano per loro. Ilpubblico non andava deluso, neanche per sbaglio. La musica partì. L’introduzionesembrava proprio quella della loro canzone, ma...andando avanti, le ragazze siaccorsero che quella non era la versione strumentale del loro brano. Panico.Imbarazzo. Nessuna sapeva bene come comportarsi. Shino prese la parola: «Non c’èproblema gente, non c’è nessun problema! Voi della regia, scusate...» cercò dirisolvere con disinvoltura la situazione: «Non fate questi errori stupidi condelle povere Idol al loro debutto! Dai, mandate la canzone giusta!» poi sirivolse al pubblico «Bene, gente! Nel frattempo che la regia rimedia al danno,noi abbiamo un po’ di tempo per presentarci! Io sono la prima stella che lasera appare in cielo...per illuminare i cuori e aprire le menti della gente! Iosono Shino Reinsworth!»

...e partì un applauso.  «Ehi, ehi grazie! Adesso vi presento le miecompagne!» disse “e dovrò inventarmi una presentazione in perfetto stile prettycure per loro. Hm.” Pensò un po’ preoccupata.

«Lei è Ichigo Nishihara! Se lei vivesse in un mondo privo discarpe...scommetto che non vivrebbe nemmeno mezza giornata! Vero Ichigo-chan?Vero? Vero?» chiese ridendo. Ichigo rise con lei e confermò le parole di Shino.

«Qui invece abbiamo Makoto Hashi. La principessinaaaa!Eeeeh, non è forse vero che sei una principessa?»

«...sì?»

«La principessa dei violoncelli! Brava Makoto!...Lei inveceè Yui. Più che principessa...è la regina dei pianoforti!»

«Shino!» esclamò Yui «Devo porti una domanda.»

«Dimmi pure!»

«Adesso testerò le tue conoscenze musicali. Dimmi: quantealterazioni ha Do maggiore?»

«...Una, due?»

«...DO MAGGIORE NON HA ALTERAZIONI, DOVREBBERO SBATTERTIFUORI DAL MIRACLE PAINTING ISTITUTE PER QUEL CHE HAI APPENA DETTO, SAI?»

Il pubblico le amava. Rideva e applaudiva. Ma le ragazzeerano in ansia, la musica non era ancora partita. Cosa stava succedendo?

«E lei, infine...lei è...lei è una ragazza strana. Sembracosì...fredda...dura...ma in realtà...» sospirò «Harmony-chan, so che mipicchierai dopo questo, ma tu...tu sei in realtà così dolce ed emotiva...credinel futuro...e brilli di luce tua, come il sole...lo fate un applauso allanostra leader?!»

Ed ecco l’ennesimo applauso, le urla e il sorriso diHarmony. E finalmente partì anche la musica. Le ragazze si misero in posa einiziarono la loro esibizione.

Andò benissimo. Harmony era un’altra persona. Sul palco nessuno sarebbe stato in grado di riconoscerla: sorrisi, entusiasmo,vitalità...inesistenti nella sua vita quotidiana.

«...Koi no kasuka na Kaori

fuwari Himitsu no koi
Kimi no hontou no Kimochi

koi no kasuka na Kaori... »

Le ultime parole della loro canzone, le luci che diminuiscono d'intensità a poco a poco; i respiri erano tremendamente affannatti, a causa della fatica, mista all'ansia e al caldo, stesso motivo per cui delle gocce di sudore solcavano le loro fronti.

Ma la soddisfazione era tanta, la felicità era tanta. All'inizio Harmony si era sentita piccola piccola su quel palco, davanti a tutte quelle persone. Ma man mano che proseguiva nella canzone e nella coreografia si era iniziata a sentire un po' come a casa sua.

 

 

«Dopo tocca a te, Hazuki-san»

«Tsk...quelle ragazzine...»

(1) "Per il nostro sogno...Ehi, Koe no Kaori!"

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Capitolo 7
*** Jump & Smile, it's Summer Time! ***


Jump & Smile, it's Summer Time!



Agosto non si era fatto attendere per niente: i primi quattro mesi e mezzo dell'anno scolastico erano volati, e si erano piacevolmente alternati momenti di impegno per lo studio, momenti d'impegno per il concerto e momenti di divertimento. 

Erano i primi del mese, una mattina calda e afosa, neanche un minimo di vento sembrava volersi alzare per far star meglio le persone. Per fortuna però, le ragazze erano in agenzia, anche se stavano combattendo per decidere chi doveva stare davanti al ventilatore.

«Fa troppo caldo...» sospirò Makoto bevendo un sorso d'acqua «...e quest'acqua è ormai diventata simile al brodo.» 

«Buon giorno!» esclamò Katsuko entrando improvvisamente con un sorriso che andava da una tempia all'altra «Ho una bellissima notizia per voi!»

«Ci hai comprato un ventilatore a testa?» Chiese Shino.

«Gelatooooo~» fece Harmony. Il caldo la stava facendo andare in palla, rotolare a terra, stava perdendo contegno.

«No e...no. Vi spiego: sono molto buona e voglio farvi godere le vacanze estive e il vostro ultimo periodo da "ragazzine qualsiasi"...così  ho deciso di invitare tutte quante per una vacanza di due settimane nella mia villa in riva al mare! Dunque preparate le valigie! Si parte dopodomani!» 

«Zia, perché non me l'hai detto? Non ne sapevo niente!»

Katsuko si avvicinò e le rispose: «Hai smesso di essere mia nipote il mese scorso...o-oh, no, non prenderla male!»

Wow, una vacanza in una villa al mare! Quella donna era ricca sfondata. Cosa si poteva desiderare di meglio? Relax assoluto prima di ricominciare la scuola ed essere sepolte da impegni e impegni, come ogni idol che si rispetti.

Due giorni dopo, le ragazze partirono sulla splendida limousine che aveva portato Makoto a scuola il primo giorno. Dopo qualche ora di viaggio si cominciò a intravedere la spiaggia e il mare di un blu bellissimo che luccicava alla luce del sole. Luccicava esattamente come gli occhi smeraldini di Harmony alla vista di quel panorama. E la villa? Una casa grandissima circondata da un cancello in ferro battuto all'interno del quale si trovava un giardino. C'erano, inoltre, due piscine, una più grande ed una più piccola, un gazebo con delle sedie e un tavolo all'aperto e un sacco di sculture tutte fatte con...piccoli arbusti e cespugli.

"Non ci posso credere...Makoto passa sempre le sue vacanze in luoghi simili? Wow, che fortuna. Beh, comunque un po' mi spiace per Selene. Di solito passavo sempre con lei il mese di Agosto." pensò Harmony sollevandosi gli occhiali da sole e trascinando la valigia con l'altra mano, mentre guardava la villa.

«Posate pure le valigie e poi andiamo un po' in spiaggia, se vi va.» fece Katsuko. «Makoto, guidale tu.»

«S-sì!» Makoto, come le era stato richiesto, guidò le ragazze nelle stanze. Come presumibile, erano grandi e ben arredate.

«Posso provare il letto?» chiese Shino buttandocisi su.

«Shino!» la richiamò Ichigo «L-lo sai che non si fa- oh?» mentre parlava, sentì il cellulare vibrare. Lo prese e guardò il display facendo per uscire dalla stanza e dicendo: «Mi allontano un attimo...»

«Meglio, così la smetti di rimproverarmi sempre. Sono stanca e ho caldo...»

«Andiamo in spiaggia, dai...l'acqua qui è sempre molto fredda.» le disse Makoto tirandola via. Le altre cominciarono a prepararsi, indossando il costume e prendendo i loro teli. Shino le guardò con la coda dell'occhio, con un'espressione strana, un misto di tristezza e invidia, nonostante lei non avesse nulla da invidiare alle altre: un fisico snello e slanciato, dei bei capelli ramati e curatissimi, un bel taglio di occhi non particolarmente orientali che la rendevano diversa dalla massa. Dunque? Le ragazze non se ne accorsero e le continuarono a dire di prepararsi. Ma lei rifiutò. Ad un tratto, tremendamente infastidita da tutto quel vociare, dal continuo sentirsi chiamare da tre voci diverse si alzò e disse, quasi urlando e visibilmente irritata: «Vi ho detto di no, dannazione! Non voglio venirci, non stressatemi!»

Le altre si zittorono improvvisamente e la guardarono. Dopo aver bisbigliato qualcosa fra loro uscirono dalla stanza.

«Se ti viene fame, la cucina è al piano di sotto.» le disse Makoto mentre chiudeva la porta.

Shino non rispose, rimase sul letto per un po', con un braccio penzoloni. Sospirò, poi si sollevò, mettendosi seduta. "Non mi sono comportata bene, ne sono consapevole...ma...io...loro..." si morse il labbro inferiore e strinse due lembi della coperta con le mani. Di lì a poco, in stanza rientrò Ichigo, con una faccia da funerale.

«Che fai qua, Shino-chan? Non sei in spiaggia con le ragazze?»

«N-no, io non vengo. Lo sai che non mi piace il mare.»

«Come non ti piace? Non mi risulta.»

«P-per favore, lasciami in pace anche tu...»

Ichigo era già abbastanza dispiaciuta per la telefonata appena ricevuta, la frase di Shino di certo non le fece tornare il sorriso. Così, dopo essersi preparata anche lei, raggiunse le altre in spiaggia. Yui e Makoto stavano giocando a beach volley, mentre Harmony stava sotto l'ombrellone, preoccupata di prendere un'insolazione. Ichigo la notò e, dopo esserle andata accanto, sedette accanto a lei.

«Ah, sei tu.» Fece Harmony girandosi a guardarla e bevendo un sorso della sua soda.

Ichigo sospirò, si cinse le ginocchia con le braccia e vi poggiò sopra il mento, guardando il vuoto.

«Che ti è successo?» 

«Mmmh...nulla...prima ero al telefono con un'amica e non mi ha detto cose non esattamente carine.»

Harmony, dotata del suo elevato altruismo e della sua grande gentilezza e delicatezza, si limitò a dirle: «Oh, capisco.», senza preoccuparsi minimamente. Ma, d'altronde lei non si era mai lamentata del fatto che non avesse amici, quindi non le cambiava comportarsi da stronza anche con chi non le avesse fatto niente.

«Uuuumh...Harmony...posso farti una domanda?» chiese ad un tratto Ichigo.

«Secondo te la canzone che abbiamo cantato è...stupida?»

A quelle parole, Harmony, piena di orgoglio si alzò velocemente e le urlò contro: «Ovvio che no! Tu pensi questo?!»

Ichigo scosse energicamente la testa; nel frattempo arrivarono Yui e Makoto, con una grande palla colorata sottobraccio: «Che succede? Litigate?»

Harmony sbuffò e tornò seduta, dicendo alle due cosa le aveva appena chiesto Ichigo. 

«Perché una domanda simile?» le chiese Yui sedendosi accanto a lei sulla sabbia, rimettendosi gli occhiali e sistemandoli bene sul naso.

«Con chi eri al telefono prima? La chiamata e la tua domanda sono collegate?» chiese a sua volta Makoto mettendo la palla da parte e stendendosi a pancia in giù accanto ad Harmony.

«Con una mia amica...e...mi ha detto che...umh...» era come se Ichigo non riuscisse a continuare a parlare. Si vergognava, non voleva parlare apertamente del suo "problema". "Cosa penseranno di me?" si domandava "Magari diranno che sono strana e che faccio schifo..."

«Senti, lo so che non ci conosciamo da tantissimo, ma...di cos'hai paura? Non siamo qui per giudicarti, di qualsiasi cosa si tratti. Nemmeno Harmony vuole farti star male, lei è solo tsundere, lo sai. Avanti, che succede?» Dopo che Yui ebbe detto queste cose, Harmony la guardò sbuffando ancora una volta.

«I-il fatto è che...a me...piace una persona.» iniziò Ichigo, attorcigliandosi fra le dita una ciocca dei suoi bellissimi capelli neri.

«E questo che c'entra con la canzone?»

«Questa mia amica mi ha detto che facendo parte del nostro stupido gruppo non ho alcuna possibilità di fare colpo su di lei...»

«"Lei"?» chiese Harmony «E' una ragazza?»

Ichigo si coprì la faccia con le mani, singhiozzando «M-mh...»

«Non c'è nulla di male in questo- MA QUESTA TUA AMICA MORIRA' PER AVER DEFINITO "STUPIDO" IL NOSTRO GRUPPO!»

A quel punto prese parola Makoto: «Io credo che non si debba considerare sempre e solo l'insieme. Le Koe no Kaori siamo noi, ma anche ognuna di noi è una Koe no Kaori. Capisci cosa voglio dire? Ogni volta che canti quella canzone anche tu metti tanto tanto amore...e sono sicura che arriverà anche a lei!»

«Da-davvero?»

«Certo, ne sono sicura!» Makoto le fece uno dei suoi sorrisi, mostrando i denti bianchissimi.

Ichigo arrossì e sorrise dolcemente anche lei, asciugandosi quelle poche lacrime che le avevano rigato le guance. Passò un altro po' di tempo, e si fece ora di pranzo. Yui andò con Ichigo a prendere qualcosa da mangiare; le due tornarono con dell'anguria e dei calamari arrostiti. Harmony conservò un po' di tutto, poi si alzò dicendo: «Vado a portare qualcosa a Shino.» così, senza dare troppe spiegazioni, si incamminò verso la villa e raggiunse Shino in camera. Lei era ancora stesa sul letto, guardava il suo costume, pieno di pizzi e merletti, di un rosa molto acceso, proprio come piaceva a lei.

«Quel colore sta bene su una pelle abbronzata, non sulla tua.» disse Harmony dopo essere entrata «tieni.» continuò porgendole quel che aveva messo da parte per lei.

Shino osservò la scena stupefatta, non se lo sarebbe mai aspettata da una come Harmony. Eppure non stava sognando, era tutto vero: Harmony era lì, con del cibo in mano.

«Harmony-chan...» bisbigliò Shino prendendo le cose in mano.

«Non mi chiamare Harmony-chan, non ti ho mai dato il permesso per farlo...» borbottò Harmony arrossendo un po'. Poi sospirò e disse: «Torno in spiaggia. Staremo lì fino al tardo pomeriggio, quindi se vuo raggiungerci...» detto questo diede le spalle a Shino e fece per andarsene. Ma Shino si alzò in fretta e, prendendole il polso, la trascinò di nuovo accanto a lei: «Mangia con me.»

Harmony le fece mollare immediatamente la presa: «No, tu ci hai cacciate tutte e ora mi chiedi di restare? Tsk...nemmeno se mi preghi.»

Shino abbassò la testa, scusandosi. Ma, a quel punto, Harmony pensò che effettivamente era parecchio strano che Shino, così esuberante ed egocentrica, avesse rifiutato di andare in spiaggia; tremendamente intenerita, allora, tornò a sedersi sul letto con lei, cercando di non far notare la sua compassione.

«...R-resti?»

«Sì.» sbuffò Harmony «...Non che ti voglia bene o cosa.» terminò accavallando le gambe. Shino le sorrise e la abbracciò affettuosamente, ricevendo, però, come risposta, solo urla e manate.

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Capitolo 8
*** Is this just a Joke? ***


Is this just a Joke?


Le giornate di vacanza passate in quella meravigliosa località marittima dove si trovava la villa di Katsuko stavano volando veloci e presto arrivò l’ultimo giorno: fu l’ennesimo passato in spiaggia a giocare a beach volley e a mangiare anguria sotto l’ombrellone. In quei giorni Shino non aveva cambiato idea nemmeno un po’, disse di avere le sue cose e che la metteva terribilmente a disagio indossare comunque il bikini. Senza contare che, se avesse raggiunto la spiaggia, non avrebbe resistito alla tentazione di gettarsi in mare; quindi decise di non passare nemmeno un giorno con le altre.
Quella mattina, tutta sola nella sua camera, stava stesa sul letto con il cellulare in mano a scorrere annoiata la home di un social network. Mentre muoveva verso su il pollice, un post in particolare rapì la sua attenzione: si trattata della locandina di un concerto…o qualcosa di simile.
L’autore del post era qualcuno dal nickname abbastanza familiare: «Ryosei!» esclamò sollevandosi dal cuscino, cambiando posizione e sedendosi a gambe incrociate.
Il post era proprio del suo amico Ryosei. Sì, quello conosciuto come “Ryan”, il biondino che faceva impazzire il Miracle Painting.
Shino lesse attentamente i dettagli del post: si trattava, appunto, di un piccolo concerto che Ryosei e la sua band avrebbero tenuto proprio quella sera e proprio nei pressi della località dove le ragazze stavano passando quella breve vacanza.
«Che casualità!» disse ridendo la ragazza mentre controllava l’orario di inizio dello spettacolo «Dato che mi sento molto in colpa per come mi sono comportata in questi giorni con le ragazze…mi farò perdonare portandole a vedere Ryosei! Sì, è un’ottima idea! Sono un genio!»
Dopo essersi fatta da sola qualche altro complimento lasciò perdere il cellulare e aspettò che le sue amiche tornassero alla villa.
Non appena Harmony e le altre solcarono la porta d’ingresso, Shino corse loro incontro saltellando, come al suo solito. D’altronde, se non avesse avuto sempre quell’atteggiamento non sarebbe stata Shino.
«Shino-chan...» fece Ichigo guardando il sorriso dell’amica andare da una tempia all’altra «Di solito il tuo sorriso non si estende COSI’ tanto. Cosa è successo?»
«Ho una bellissima proposta da farvi!»
«…Sono proprio curiosa di sapere di che proposta si tratta.» sospirò Harmony sollevando gli occhiali da sole sulla testa «Sono quasi sicura che sarà una delle tue solite cazzate.»
Shino ignorò Harmony e fece vedere alle ragazze il post con la locandina: «Dai, dai, dai! Andiamoci! Si terrà questa sera, non troppo lontano da qui!»
Makoto, Ichigo e Yui fissarono attentamente lo schermo dello smartphone prima di guardarsi tra di loro e annuire.
«Io ci sto» dissero Ichigo e Makoto quasi all’unisono.
«Sì, anche io. D’altronde è l’ultima sera che passiamo qui, non c’è niente di male nell’andare a vedere questo spettacolo. E’ in spiaggia, ci saranno tanti altri ragazzi, sarà divertente.» osservò Yui spingendosi gli occhiali sul naso.
Mentre le ragazze ne parlavano, Harmony diede un’occhiata anche lei allo schermo. Ryosei non le piaceva molto come persona, lo credeva vanitoso, un vero e proprio galletto, ai suoi occhi. Fece una smorfia contrariata e, a quel punto, Shino andò ad avvolgerle le spalle con un braccio: «Daaaai! Non fare così! Non ti piace la musica?»
«…Certo che mi piace la musica…che domande. Ma non è detto che mi piaccia la sua musica.»
Le ragazze si guardarono fra loro dispiaciute, perché Harmony doveva sempre fare la difficile? Non c’era una, dicasi una situazione che fosse semplice da sbrigare.
Harmony lesse il dispiacere sui volti delle compagne e si morse il labbro, prima di sospirare: «Va bene, va bene, per favore, non fate quelle facce…andiamo al concerto stasera.»
Nell’atrio dove erano le ragazze risuonò un sonoro “Evviva!”, dopodiché tutte andarono a fare una doccia per togliere dal corpo e dai capelli tutto il sale dell’acqua del mare.
La sera arrivò presto, Harmony si piazzò davanti allo specchio insieme a Shino: era abbastanza grande per permettere a entrambe di truccarsi tranquillamente senza spintonarsi.
«Ti stai facendo bella per Ryosei, Harmony-chan?» disse Shino guardando Harmony mettere sulle ciglie un filo di mascara.
Quella provocazione fece sussultare Harmony, che finì per colorare di nero la palpebra con il pennello del mascara. «Ma che cazzo dici?!» disse Harmony, furiosa «Mi hai fatta sporcare!»
Shino trattenne le risate: «Scusa, scusa! Non volevo!»
Sì, non voleva, come se non sapesse che Harmony non si lascia dire neanche mezza parola senza infuriarsi, soprattutto quando si tratta di Shino.
Yui le passò un fazzoletto imbevuto di struccante e Harmony lo usò per pulirsi: «Tsk. Figuriamoci se ho bisogno di farmi vedere da quello là.» sbuffò, ultimando il trucco.
Non appena tutte furono pronte, decisero di raggiungere a piedi il luogo dove si sarebbe tenuto il concerto: non era molto lontano e, in ogni caso, era molto piacevole camminare lungo la strada, durante la sera, poiché, dopo il tramonto, si alzava un piacevole e leggero venticello fresco.
Il gruppo, durante il tragitto, si mise a guardare il cielo completamente sgombro dalle nuvole: era pieno di stelle, anche se era difficile guardarle bene a causa della luce dei lampioni che illuminavano la strada, oscurando maggiormente il cielo notturno.
Dopo una quindicina di minuti si iniziò a sentire, in lontananza, la musica di una chitarra elettrica.
Non c’era dubbio, secondo Shino, doveva essere la band di Ryosei.
Le ragazze accellerarono il passo e, in un altro paio di minuti si ritrovarono a guardare un palco montato in mezzo alla spiaggia, circondato da bar e locali.
«Guardate, sono loro! E’ già iniziato, guardate quante persone!» esclamò Shino indicando il palco ormai poco distante da loro. Davanti e tutt’attorno vi erano davvero tantissime persone, in particolare ragazze giovani, adolescenti come loro. Possibilmente là in mezzo c’era anche qualche studentessa del loro istituto.
Il gruppo si avvicinò ad un bar vicinissimo al palco: c’era un tavolo libero con abbastanza posti a sedere per tutte. Dopo essersi accomodate, si misero ad ascoltare e fare il tifo per Ryosei; in particolare Shino, ma c’era d’aspettarselo: quel ragazzo era sua amico da un sacco di tempo, lo considerava quasi un fratello, lui sapeva tutto di lei e lei tutto di lui. Ogni cosa, il minimo dettaglio e il più profondo segreto.
“Wow, quanta gente…” pensò Harmony fissando un punto indistinto tra il palco e la folla “Non pensavo che a così tante persone piacesse la musica di quel ragazzo. Beh, a pensarci bene, però, non avevo mai sentito nulla di suo.” Gli angoli della bocca di Harmony si sollevarono appena in un sorriso. Apprezzava la musica e la voce di Ryosei, il ritmo la stava prendendo e lo seguiva battendo piano una mano sul tavolo.
La scaletta della band prevedeva solamente una decina di canzoni, tanto per riempire un po’ la serata. Non appena tutto finì, il povero Ryosei si trovò circondato da un’orda immane di ragazzine esaltate. Chi voleva un’autografo, chi voleva consegnare la propria lettera sperando lui la leggesse, chi seplicemente desiderava vedere quel bel ragazzo da più vicino possibile. Ryosei provò a liquidarle velocemente e, mentre metteva il proprio nome su un diario di una ragazza, alzò lo sguardo e vide Shino affacciata dal piccolo balcone del bar dove aveva preso posto con le altre e le sorrise, facendo un cenno con la mano.
Non appena riuscì a divincolarsi nella folla, raggiunse l’amica e la salutò tutto contento: «Shino!»
Lei andò ad abbracciarlo e a complimentarsi con lui, affermando che d’ora in avanti sarebbero stati rivali aveno intrapreso lei la carriera da idol.
«Ci sono anche le tue amiche! Ciao Harmony.» disse Ryosei sollevando la mano.
“Perché me?! Siamo in cinque e chiami solo me?! E poi chi ti ha detto che mi puoi chiamare per nome?!” Harmony si girò, diventando di mille colori per l’imbarazzo, mentre a Makoto scappò una risata.
Le ragazze si alzarono, Harmony compresa e si misero a parlare con Ryosei del più e del meno, del loro primo concerto e di quei piacevoli giorni in vacanza presso la villa di Katsuko.
«E invece tu, Harmony?» fece, ad un tratto, Ryosei «Perché non dici niente?»
«Intanto chiamami Miiko. Miiko-san, possibilmente.» disse fredda Harmony fulminando il biondino con il suo sguardo «Comunque non ho niente da dire.»
Ryosei cercò di cambiare discorso: «Vi ho viste in televisione, l’altra sera, quando avete debuttato!»
«Sì? E che ne pensi?» chiese Harmony, curiosa. In realtà non sapeva perché aveva posto quella domanda al ragazzo. Forse, in fondo, le importavano i pareri di qualcun altro.
«Molto carine, devo dire. Coordinate nei movimenti e intonate nel canto! I vestiti, poi, erano proprio belli.» ammise il ragazzo spostandosi indietro un ciuffo che gli cadeva sugli occhi, infastidendolo.
Harmony fu felice di quei complimenti e, in men che non si dica, avviò una bella chiacchierata con Ryosei. Non un litigio, non una polemica, ma una chiacchierata quasi amichevole.
Le ragazze si stupirono di vederla parlare così apertamente con uno sconosciuto e, mentre osservavano la scena, a Shino venne un’idea: «Ragazze…» sussurrò facendo cenno alle amiche, tranne Harmony, di avvicinarsi «Facciamo uno scherzo ad Harmony! Lasciamola qui, da sola insieme a Ryosei!»
«Cosa? Non vorrai farla arrabbiare!» disse Ichigo preoccupata.
«Abbassa la voce, Ichigo! Dai, andiamocene!»
E detto ciò, il quartetto se la filò, zitto zitto, in punta di piedi. Né Ryosei né Harmony se ne accorsero, completamente immersi nel loro discorso di musica e idol. Però, dopo un po’, voltando lo sguardo e distraendosi un attimo, Harmony notò che le sue amiche non erano più da nessuna parte. Mosse qualche passo lontano da Ryan e cercò le altre con lo sguardo, invano.
«Stronze!! Ma perché se ne sono andate?!» disse arrabbiata.
«Se ne sono andate?» chiese stupito Ryosei guardandosi anche lui attorno.
«Sì che se ne sono andate! Cattive! Non credo di ricordare la strada da sola, adesso…»
Ryosei la guardò e si intenerì a sentire quelle parole. Fece un mezzo sorriso e disse ad Harmony che non c’era problema e che l’avrebbe accompagnata lui: non che conoscesse la strada, ma almeno non avrebbe lasciato che fosse lei a cercarla, da sola.
Harmony era molto tentata a rifiutare, sarebbe stato imbarazzante farsi riaccompagnare da uno sconosciuto. Lei che di sconosciuti non ne voleva sentire parlare. Poi però, pensandoci, decise che forse era meglio cercare insieme la strada, poiché da sola sarebbe solo morta di paura. La strada era completamente deserta, non passavano nemmeno auto, a quell’ora.
I due si incamminarono e, per un bel pezzo, nessuno dei due aprì bocca. Ryosei si stava dimostrando molto timido, Harmony non l’avrebbe mai immaginato. Ad un tratto il ragazzo si fermò, davanti a un piccolo bar all’aperto che c’era sulla strada. «Ho sete, ci sediamo?» chiese alla ragazza, indicando l’entrata «Ti offro qualcosa.»
Harmony fece di sì con la testa e, insieme, presero posto. Non c’era praticamente nessuno, se non un paio di persone. I due si sedettero, ordinando da bere e lì ripresero il discorso sulla musica interrotto poco prima in spiaggia.
«Dunque, quando è previsto il vostro primo concerto live?» chiese Ryosei aspettando la sua bibita.
Harmony si mise a ridere: «Non ti pare di stare correndo un tantino troppo?» mentre parlava, la ragazza vide un flash partire da un cespuglio a pochi metri da loro.
“Cos’era?” pensò, restando un attimo zitta. Poi scosse la testa, cercando di convincersi che fosse stata semplicemente una sua impressione.
Continuò a chiacchierare con Ryosei, mentre una cameriera portava loro le ordinazioni.
Harmony rivide quel flash almeno un altro paio di volte, fino a quando finì di bere la propria bibita. Sospettosa si alzò, fissando quel cespuglio: lo vide muoversi appena, ma questa volta era sicuro. Si era mosso, poteva metterci la mano sul fuoco. Si avvicinò, spostò le foglie con la mano e…
Nulla. Assolutamente nulla. La ragazza sospirò.
“Devo essere proprio stanca…o forse saranno state le luci che c’erano sul palco a farmi venire queste allucinazioni.” Mentre pensava queste cose, Ryosei la raggiunse, chiedendole se stesse bene.
Lei disse di sì, che non era successo nulla e, dopo che il ragazzo ebbe pagato la consumazione, i due si rimisero sulla strada verso la villa.
Harmony cercò di sforzarsi per ricordare quale fosse la strada presa all’andata. Aveva passato il tempo del tragitto a guardare le stelle insieme alle compagne, quindi ora far mente locale era un’ardua impresa.
Ma, come si dice, tutto è bene quel che finisce bene e, infatti, dopo alcuni minuti di strana, la ragazza riuscì a scorgere, in lontananza, la villa di Katsuko.
«Vi aspetta una bella strigliata, ragazze.» disse minacciosa, stringendo un pugno, poi si girò verso Ryosei e sorrise appena: «La villa è quella. Ti ringrazio per avermi accompagnata. C-ciao.»
E, detto ciò, si girò un’altra volta e si allontanò a passo svelto senza permettere a Ryosei di dire nulla se non un semplice “Buona Notte”.
Raggiunta la villa, Harmony entrò e fulminò le sue compagne con lo sguardo, mentre loro erano piegate in due dal ridere e a momenti quasi piangevano dalle forti risate.
«Smettetela! Stronze! Siete delle stronze!» ma nonostante Harmony le stesse rimproverando, era in qualche modo contenta di quello stupido scherzo che le aveva permesso di rivalutare un po’ la sua idea su Ryosei. Un galletto? Sì, forse sì. Ma meno di quanto potesse sembrare.
Le ragazze andarono a dormire e la mattina dopo si svegliarono presto per tornare in città, a Tokyo.
Il mese di Agosto, nonché il loro unico mese di ferie prima del rientro a scuola, era ancora lungo, così, anziché tornare a scuola, nei dormitori, ogni ragazza tornò a casa propria.
Harmony, seppur triste di aver dovuto abbandonare quella splendida villa lussuosa e dotata di ogni confort, era felice di rivedere i suoi genitori, di rimettere piede a casa sua, nella sua camera.
Da quando aveva cominciato a frequentare il Miracle Painting non era cambiato niente: i muri erano completamente tappezzati delle sue foto insieme a Selene, foto stupide, scattate presso varie Purikura della città. Harmony sorrise, pensando che forse era il caso di passare un po’ di tempo con la sua cara amica.
Prese il cellulare, sedette sul letto, e decise di inviare un messaggio a Selene.
“Cosa potrei scriverle?” pensò dondolando i piedi “Magari un…Ciao, Selene-chin! Come stai? Io ho avuto tanto da fare in questi giorni…”
Harmony cancellò più volte il messaggio, non ritenendolo adatto ad assere inviato. Mentre rimuginava sull’argomento, sua madre entrò in camera. Aveva una lettera in mano e la rigirava curiosa.
«Tieni, Harmony. C’è scritto che è per te, ma non c’è alcun mittente…»
Harmony alzò lo sguardo, poggiò il cellulare accanto a sé, sul copriletto e raggiunse sua madre, dalle mani della quale prese la lettera. La guardò, ma in effetti non c’era scritto niente, soltanto il suo nome e il suo indirizzo.
La mamma, seppur curiosa, decise di lasciarla sola. Poteva essere un ammiratore segreto o comunque qualcosa di cui non si doveva immischiare. Poi, conoscendo Harmony, possibilmente le avrebbe dato fastidio avere gente attorno mentre leggeva una lettera indirizzata a lei.
La donna chiuse la porta alle proprie spalle e Harmony si ritrovò in piedi in mezzo alla stanza con la busta in mano.
La aprì, terribilmente curiosa di svelarne il contenuto, mentre nella sua testa si confondevano moltissimi filmini mentali.
Harmony tirò fuori tre foglietti dalla busta; un biglietto e due foto. Due foto. Due foto!
Non potè che ricollegare tutto a quei flash che aveva visto provenire dal cespuglio proprio la sera prima.
Non a caso, le foto la ritraevano insieme a Ryosei. In entrambe erano abbastanza vicini, e lei sorrideva. Non capendo quale potesse essere il significato di quelle immagini, si apprestò a leggere il biglietto. Su di esso erano scritte con una splendida calligrafia, delle frasi intimidatorie: “ Le idol non dovrebbero fare queste cose, signorina Harmony. Le idol sono delle ragazze pure e, pertanto, non possono permettersi di dare così tanta confidenza a un ragazzo.
In poche parole, sta’ lontana da Ryosei Mizunashi, altrimenti stroncherò la tua carriera sul nascere, grazie a queste foto! Attenta, signorina!

Harmony non poteva credere ai suoi occhi. Erano minacce? Sì che lo erano.
Chi poteva averle scritte? La povera ragazza rimase con il fogliettino in mano, tremante, terrorizzata; fissò e fissò ancora quelle parole, chiedendosi chi fosse stato a scriverle.
Ma non le veniva in mente nessuno che potesse avercela con lei, anche perché la sua mente era offuscata dalla paura in quel momento. Rimise le foto e il biglietto dentro la busta e conservò tutto nel cassetto della sua scrivania. Tornò a prendere il cellulare e a scrivere il messaggio per Selene. Senza pensarci troppo scrisse: “Vediamoci al più presto, ho bisogno di te.”
Non una faccina, un saluto, qualche altra frase. Niente. Solo quelle due frasi insieme, con un freddo punto fermo alla fine.

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Capitolo 9
*** All kinds of trouble! ***


All kinds of trouble!


Il messaggio che Harmony aveva inviato a Selene ricevette una risposta soltanto a fine serata.
 
"Ciao Ha-chan!
Scusa, ma ho avuto davvero molto da fare e non ho guardato un attimo il cellulare.
Non farmi preoccupare, cosa è successo? Chiamami, se ti va. Non potrò incontrarti per questa settimana, non sono in città.”
 

Harmony si sentì persa nel leggere quelle parole: aveva bisogno di Selene, ma chiamarla non sarebbe bastato. Voleva vederla e parlare con lei faccia a faccia, anche perché le mancava tantissimo. Da quanto non si vedevano?
Era passato quasi un mese, ormai. La ragazza sospirò, stanca, e, dopo aver bloccato la tastiera del cellulare, lo collegò al caricabatteria per poi poggiarlo sul comodino accanto al letto.
Si ci sedette sopra e vi si lasciò cadere.
“Sarà meglio che vada a letto, adesso.” Pensò.
Dopo un ultimo, grande sospiro, decise di mettersi a dormire, ma, nonostante gli occhi le si chiudessero da soli per via del sonno, non riuscì ad addormentarsi prima delle due.
Pensava alle altre ragazze del gruppo, erano state loro a invitarla a quello che ora le sembrava un insensato concerto ed erano state sempre loro ad aver avuto la brillante idea di lasciarla da sola in spiaggia con Ryosei. Se non avessero pensato a uno scherzo tanto stupido, nessuno avrebbe rubato quegli scatti ad Harmony e quella situazione non si sarebbe venuta a creare.
La mattina successiva arrivò presto e Harmony era particolarmente decisa a parlare con le ragazze dell’accaduto. Sollevatasi dal letto, stropicciò gli occhi, scostò le coperte e poggiò i piedi a terra, prima di afferrare il cellulare.
Mandò un messaggio ad ognuna delle Koe no Kaori, scrivendo che non tollerava assenze, per nessun motivo.
Poggiò nuovamente il cellulare e andò a farsi una doccia per poi vestirsi con le prime cose trovate nell’armadio: non era certo il momento di mettersi a curare l’aspetto esteriore. Prese dal cassetto la busta con le foto e il biglietto e la guardò con rabbia. Se la infilò con poca grazia nella tasca dei pantaloncini e si avviò verso la porta d’ingresso, dicendo ai suoi che sarebbe uscita e che non sapeva quando sarebbe tornata. Mentre camminava a passo svelto verso il luogo nel quale si era data appuntamento con il gruppo continuava a domandarsi chi potesse essere il mittente della lettera. Tuttavia, per quanto si sforzasse, non le veniva nessuno in mente.
Si sentiva fortemente in colpa, Harmony, per quell’ansia da cui si stava facendo prendere, ma al contempo non riusciva a non avere paura di quella frase: “Stroncherò la tua carriera sul nascere.” Ma non era poi tanto per la carriera in sé…ad Harmony, personalmente, non interessava avere un guadagno. I soldi erano l’ultima cosa. Non esisteva nulla al mondo capace di eguagliare il prezzo della soddisfazione che provava quando cantava e soprattutto quando riusciva a trasmettere agli altri quelle stesse sensazioni.
Pensando a queste cose le si inumidirono gli occhi per un attimo, ma subito asciugò le lacrime prima che potessero rigarle le guance. Osservò davanti a sé e vide che le altre erano già al parco.
“Che tempismo.” Pensò Harmony “Adesso mi sentono…”
Si avvicinò, le sentì salutare tutte contente, ma non appena arrivò davanti a loro, fece capire che non c’era niente da sorridere.
“Cavoli…” disse Shino fra sé e sé “Non l’avevo mai vista con una faccia simile.”
«Bene.» esordì Harmony, squadrando le altre, una a una, con uno sguardo terrificante «Meno male che ci siete tutte.»
Per qualche secondo, nessuno osò proferire parola; fu Yui, ad un tratto, a porre la domanda: «Dunque, Harmony. Di cosa volevi parlarci così urgentemente?»
Harmony non parlò. Si limitò a frugare nella propria tasca e porse a Yui la busta: «Aprila.» le ordinò, facendo un cenno con la testa verso la lettera.
Yui annuì e in un attimo Ichigo, Shino e Makoto le si appiccicarono, curiose, mentre lei sollevava la linguetta. Tirò fuori le foto e le guardò.
«Ohoh, Harmony-chan! Vedo che hai cambiato idea su Ryosei! Guarda quanto sei felice in questa foto!»
«Shino!» la rimproverò Ichigo, dandole un pizzicotto al braccio.
Harmony la fulminò con i suoi occhi smeraldini e la afferrò per entrambe le braccia, tirandola verso di sé: «Ascolta!» disse a denti stretti «Tu! Sei stata tu! È chiaramente stata una tua idea! Sì, certo! Che bello scherzo, lasciamo Harmony-chan da sola con qualcuno che non sopporta, così certamente sarà a proprio agio!! Ahahah! Divertente!! Proprio divertente!» la ragazza le stava urlando contro, suscitando la curiosità dei presenti, che si girarono tutti ad osservare la scena.
Makoto intervenne, cercando di separarle: «Ehi, ehi! Calmati Harmony, sono solo delle foto…»
Ma proprio mentre Makoto pronunciava quelle parole, Yui si accorse del bigliettino che era rimasto dentro la busta. Si intristì nel leggerlo e capì la reazione di Harmony, che nel frattempo aveva mollato la presa dalle braccia di Shino e si era portata le mani al viso, singhiozzando come una bambina, in silenzio.
Shino la guardò, non sapeva bene cosa fare: se l’avesse abbracciata, possibilmente Harmony avrebbe reagito male, se avesse detto “Scusami” non sarebbe comunque servito a nulla, mentre se fosse rimasta in silenzio avrebbe alimentato ancor di più la rabbia della ragazza, probabilmente.
«Harmony, non fare così, dai…» le disse Yui, mettendole una mano sulla spalla «Scommetto che si tratta solo di uno scherzo, per quanto di cattivo gusto.»
Harmony scacciò la mano di Yui dalla sua spalla con la propria e si girò, con il viso completamente bagnato e rosso a causa del pianto e della rabbia.
«E se non fosse uno scherzo?! Se non fosse uno scherzo sarebbe tutta colpa di Shino, eh?!» urlò «Statemi lontane, sono stata chiara?! Non vi voglio più vedere! Fatele da sole, le idol!» In un impeto di rabbia, lasciò la busta e tutto il contenuto a Yui e fuggì in fretta, attraversando perfino la strada nonostante il semaforo fosse rosso: per fortuna non causò nessun incidente, né si fece investire.
Corse a perdifiato, piangendo, in qualche modo pentita dell’ultima frase detta prima di scappare via. Era quello che voleva? Abbandonare le Koe no Kaori in questo modo, alla prima difficoltà?
Non lo sapeva, non lo capiva. E in quel momento non voleva nemmeno pensarci, a dire il vero. Arrivata a casa si chiuse in bagno e si lavò la faccia con l’acqua fredda. Poi si guardò allo specchio.
«Che schifo…» si disse, insultandosi, poi si asciugò il viso e sospirò, sedendosi in un angolo accanto al lavandino. Si cinse le ginocchia con le braccia e pensò a quello che aveva detto alle ragazze. Quello non fu solo il pensiero di quel momento, ma la attanagliò per giorni interi, impedendole di dormire e mangiare regolarmente.
“Ti prego, Selene, vediamoci al più presto.”
Mandò un nuovo messaggio disperato all’amica e, questa volta, lei rispose subito.
Adesso si trovava nuovamente in città e scrisse ad Harmony che si sarebbero potute vedere quello stesso pomeriggio.
Harmony si sentì sollevata nel ricevere quella notizia e, nel pomeriggio, si diede appuntamento con Selene. Quando la vide riuscì a sorridere e le corse incontro abbracciandola. Affondò il viso nei suoi capelli e inspirò profondamente: profumavano come sempre, amava quell’odore. Le infondeva calma e soprattutto sicurezza.
Tuttavia, Harmony si accorse che l’abbraccio di Selene non era esattamente quello di sempre. Sembrava più freddo, meno affettuoso.
Harmony si allontanò e la guardò. Nemmeno la sua espressione era la stessa.
La sicurezza che le aveva donato il profumo dei suoi capelli, crollò immediatamente alla vista del suo sguardo perso nel vuoto.
«Selene…» la chiamò.
«Ah, sì. Scusa…allora. Cosa è successo?» le chiese Selene, poggiandosi a un muretto lì accanto.
“Forse è solo un’impressione…sì, probabilmente le mie sono solo stupide paranoie, Selene non può avercela con me, né nulla di simile!” si disse Harmony, sperando di autoconvincersi. Dopodiché inizio a parlare: raccontò a Selene del debutto durante il festival, della vacanza alla villa e poi arrivò alla cosa davvero importante, ossia la lettera e le minacce.
Non sembrava, però, che Selene la stesse ascoltando più di tanto. Infatti, si stava guardando le unghie delle mani, come se, in quel momento, fossero la cosa più interessante del mondo.
Harmony se ne accorse subito, dato che solitamente l’amica la guardava negli occhi mentre parlavano. Così si interruppe e le chiese: «Va tutto bene? Non sembra che tu mi stia ascoltando.» ammise, cercando di non caricare di rimprovero il proprio tono.
Fu a quel punto che Selene alzò lo sguardo.
«Stavo solo pensando…pensando che non ci vediamo né sentiamo da un po’. Prima di ieri non ho ricevuto tuoi messaggi, nell’ultimo periodo, e adesso ne vieni fuori con questa storia di volermi vedere per raccontarmi le tue cose…» spiegò Selene, girandosi verso il panorama, poggiando i gomiti sul muretto e osservando l’orizzonte.
Harmony sentì il cuore stringersi nel petto, ognuna di quelle parole era stata come una spina che le si era conficcata nel corpo, ferendola. Cosa poteva dirle? Non aveva tutti i torti.
Il silenzio calò, le due non si dissero niente.
«Scusa.» esordì di punto in bianco Harmony, mantenendo lo sguardo basso, fisso sulla punta delle converse, pensando che non avesse alcun senso tentare di giustificarsi. Si girò, senza dire altro e iniziò a camminare sulla strada verso casa; si sentiva peggio a ogni passo che muoveva, dal momento che Selene non la stava fermando e, anzi, quando si girò, la vide andare via allo stesso modo.
“Beh, niente male come estate, no?” si disse ironicamente Harmony, con un sorriso pieno di amarezza stampato in volto. Rincasò in fretta e si chiuse in camera. Non voleva vedere nessuno, neanche i suoi genitori e non voleva sentire nessuno, sebbene ogni tanto le arrivassero dei messaggi da parte delle ragazze che cercavano di rincuorarla un minimo.
Gli ultimi giorni di vacanza passarono lentamente e, finalmente, giunse settembre e il giorno di rientrare a scuola. Quella mattina Harmony si svegliò dopo neanche tre ore di sonno e, si sistemò e salutò i suoi genitori, per poi prendere la valigia con le sue cose, trascinandola via. Si vedeva proprio quanto fosse triste, sembrava che le fosse stata lanciata qualche maledizione, dato che le erano capitate tutte quelle cose spiacevoli in pochissimo tempo.
Harmony prese la metro come aveva fatto il primo giorno di scuola ma, questa volta, Selene non era lì accanto a lei a ridere e scherzare. La ragazza si morse forte il labbro. Tutto quello che le era successo l’aveva fatta entrare in paranoia ed era convinta che quello fosse segno della fine della sua amicizia con Selene: ma che senso aveva? Loro erano troppo legate perché il loro rapporto si sfaldasse in questo modo… a causa del loro primo litigio, poi. Perché, sì, quella era la prima volta che si creava quel tipo di contrasto, fra loro. Un lungo sospiro accompagnò l’alzarsi in piedi di Harmony, arrivata alla propria fermata. Scese dalla metro e si avviò verso la scuola, dove si rifiutò di rivolgere la parola sia alle sue compagne di stanza che ai suoi compagni di classe.
Quando la campanella suonò per la pausa pranzo, gli studenti si avviarono in parte verso la mensa, in parte verso il cortile, finalmente liberi. Harmony rimase in classe, non voleva uscire: pensava che se avesse lasciato l’aula probabilmente si sarebbe imbattuta in Shino o, peggio ancora, in Ryosei. Ma perché incontrasse un viso familiare non fu necessario alzarsi dal posto. Fu, infatti, Ichigo a raggiungere Harmony in classe.
«Ah, eccoti. Ti stavo cercando.»
Sentendo quelle parole, Harmony sollevò la testa e vide quei due lunghi codini neri sbucare dalla porta. Non sapeva cosa dire, in realtà, così abbassò lo sguardo verso il proprio banco.
«Harmony… sei ancora molto arrabbiata?» chiese Ichigo, restando poggiata alla porta, guardandosi le scarpe e disegnando dei cerchi con la punta del piede sinistro.
«Sì. Quindi per favore lasciami da sola.» rispose Harmony in modo freddo. Povera Ichigo. Lei non aveva fatto niente.
«Beh, scusa… stavo solo cercando di sistemare la situazione. Tu non ci tieni almeno quanto noi al gruppo? O forse, non ci tieni più di tutte noi messe assieme?»
Ma la domanda di Ichigo non ricevette alcuna risposta. Solo silenzio, un silenzio fastidioso. A quel punto la ragazza fece un passo indietro e chiuse la porta dell’aula, lasciando che Harmony restasse ancora una volta da sola.
Ichigo iniziò a camminare senza meta per i corridoi, pensando a qualche frase da dire, a un modo per far sì che la sua leader tornasse a brillare insieme a loro.
Mentre pensava, muovendo passi lunghi e tenendo le mani dietro le spalle, incontrò una figura che le impediva di continuare il suo passeggio. Così alzò lo sguardo e fece un piccolo sorriso, riconoscendola: «Kaori…» fece, chiamandola per nome.
La sua amica, Kaori Hazuki per l’appunto, era una bellissima ragazza con un corpo impeccabile, degli splendidi capelli scuri che solo a guardarli sembrava che si potesse sentirne la morbidezza e un bel paio di occhi castani dalle folte ciglia nere.
«Cos’è quel faccino, Ichi?» le chiese, girandole intorno. Nel suo parlare c’era un filo di altezzosità, ma Ichigo ormai non ci faceva più caso: erano amiche da tantissimi anni ed era abituata al suo tono superbo.
«Umh… niente, ero immersa nei miei pensieri.» rispose Ichigo.
«Vuoi venire con me in sala musica? Devo andare a prendere il violino. Magari, nel frattempo, mi racconti che cosa è successo.»
Ichigo la conosceva benissimo: sapeva che quello era un ordine più che una richiesta e così seguì Kaori camminandole dietro. Dopo qualche minuto di silenzio, iniziò a raccontare del suo problema: «Il fatto è… che la leader del nostro gruppo è molto arrabbiata per uno scherzo che le abbiamo fatto.» Ichigo alzò lo sguardo verso Kaori prima di continuare «Ma noi eravamo in buona fede! Solo che poi… qualcuno le ha scattato delle foto mentre era insieme a Ryosei Mizunashi del terzo anno… si tratta di immagini particolarmente fraintendibili… e Harmony le ha ricevute insieme a un biglietto intimidatorio… e adesso non so proprio come fare per chiarire e tornare tutte amiche…»
Nel frattempo, le due erano arrivate in sala musica. Kaori aveva ascoltato attentamente tutto il racconto della sua amica e, quando Ichigo ebbe terminato di parlare, disse: «È evidente che è una ragazzina debole che non si merita di fare la leader.»
Kaori prese il proprio violino e lo conservò nella custodia, poi continuò: «Una vera leader deve brillare, non comportarsi in modo così stupido per una cosa del genere.»
«M-ma lei brilla quando è sul palco! E poi penso che si senta davvero ferita da quel che è successo.»
Kaori sorrise, quasi in modo cattivo, prima di girarsi verso Ichigo, poggiarle una mano in basso alla schiena e tirarla a sé: «Tu brilli di più, Ichigo…» le sussurrò, avvicinandosi molto al suo viso e fermandosi solo a pochi centimetri da esso «…la leader dovresti essere tu.»
Ichigo sentì il viso prendere improvvisamente fuoco e poggiò le mani sulle spalle di Kaori, spingendola poco poco via, imbarazzata: «N-non voglio…non ne ho bisogno…»
Kaori si mise a ridere e la lasciò, richiudendo la custodia del violino: «E allora lascia quello stupido gruppo…tanto non ha senso di esistere. Non siete abbastanza legate. Perché non ti unisci a me?»
«M-ma tu… sei una gravure idol… questo genere di cose non va bene per me, tu hai un bel corpo, io sono un manico di scopa senza forme…» spiegò Ichigo, giocando con il cravattino della propria divisa. Fu a quel punto che suonò nuovamente la campanella: la pausa pranzo era finita.

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Capitolo 10
*** Odoroki no Kureshendo ♪ ***


Odoroki no Kureshendo 


Settembre stava per giungere al termine, portando via con sé l'estate. Yui aprì gli occhi al suono della sveglia e sciolse l'abbraccio che la legava alla sua compagna di stanza per prendere in mano il cellulare e disattivarla, prima che la musica potesse svegliare la sua dolce Shizuka. Era domenica, e voleva che dormisse un altro po'. Lei non poteva rimanere, purtroppo: Katsuko l'aveva convocata assieme alle altre ragazze del gruppo in agenzia perché voleva parlare di alcune novità.

Dopo aver posato un bacio sulla testa di Shizuka si tolse le lenzuola di dosso e si alzò dal letto, camminando verso la porta del bagno cercando di non fare troppo rumore. Aprì il rubinetto dell'acqua e aspettò che diventasse calda prima di entrare in doccia. Dopo essersi lavata e asciugata, sempre provando a evitare di fare troppo rumore, prese gli occhiali e se li mise sul naso; poi si vestì con gli indumenti che aveva riposto sulla sedia della sua scrivania la sera prima: una maglietta del suo colore preferito, il rosso, lo stesso che avrebbe sfoggiato nei panni di idol, e dei jeans abbastanza normali. A quel punto decise di uscire, conservando in tasca il cellulare. Mentre stava per chiudere la porta, si ricordò di una cosa estremamente importante. Rientrò e sedette alla scrivania. Prese un post-it, una penna e iniziò a scrivere un messaggio:

“Sono in agenzia, se non rispondo ai tuoi messaggi è per questo. Ti auguro una buona giornata!”

Alla fine disegnò anche un cuoricino e poi poggiò il post-it sul cuscino, in modo tale che Shizuka lo notasse subito.
Adesso Yui era davvero pronta per uscire. Mise da parte le smancerie da fidanzatina e assunse il suo atteggiamento da vera senpai. Sollevò gli occhiali che ogni tanto scivolavano giù e, tenendo le mani in tasca, si avviò per i corridoi del dormitorio femminile, attraversò il cortile dove qualche studente si era seduto a ripassare o a godersi le ultime giornate di calore e raggiunse i cancelli. La domenica rimanevano sempre aperti per permettere agli studenti di entrare ed uscire in qualsiasi momento. Giunta alla fermata dell'autobus si fermò e si poggiò al muro.

Per ingannare il tempo, la ragazza decise di ascoltare un po' di musica.

Tirato fuori l'iPod e inseriti gli auricolari, selezionò uno dei brani presenti nella sua lista.

Potrebbe sembrare strano per una idol, ma la playlist di Yui era colma di pezzi di musica classica.

Quella era stata sempre una grande passione per lei, fin da piccola aveva sognato di poter tenere un concerto di musica classica tutto suo. La sua iscrizione al Miracle Painting, poi, ruotava tutta attorno al permetterle di diventare un'affermata pianista. E ciò le aveva permesso di conoscere Shizuka, una delle persone più importanti della sua vita. In quel momento partì un brano sull'iPod e Yui sorrise, trasportata indietro nel tempo da quelle note.

 

La ragazza con gli occhiali se ne stava seduta davanti al grande pianoforte a coda presente in sala musica: finalmente era riuscita a rimanere lì da sola, per allenarsi e diventare l'eccellente musicista che aveva sempre sognato di essere. Shizuka, la sua compagna di stanza e ormai sua grande amica e confidente, era l'unica a cui era permesso di assistere alle sue prove.

Il brano sul quale Yui aveva intenzione di concentrarsi maggiormente era uno che le dava del filo da torcere più degli altri. Per quanto provasse e riprovasse a suonare in modo corretto un passaggio della melodia, proprio non riusciva. Nonostante tutto continuava imperterrita a provare, sicura che prima o poi ci sarebbe riuscita; a dire il vero dentro di sé stava iniziando a scoraggiarsi, ma non poteva mostrare a Shizuka quella sua debolezza. Voleva che lei la vedesse sicura e forte, come un eroe, come un principe.

Erano passate due ore da quando Yui aveva cominciato l'allenamento e le dita stavano iniziando a farle davvero male. Ma man mano che provava, il suo modo di riprodurre le note sullo spartito era migliorato e, alla fine, la melodia risultò come voleva lei e come effettivamente doveva essere.

Quello fu uno dei momenti più emozionanti della sua vita, gli occhi le si erano illuminati e gli angoli della bocca si erano sollevati in un sorriso pieno di soddisfazione.

Provò a suonare quel pezzo ancora un paio di volte: finalmente c'era riuscita!

Shizuka si alzò dalla sedia in prima fila sulla quale era rimasta seduta per tutta la durata delle prove e si mise ad applaudire tutta contenta per la performance straordinaria di Yui: «Bravissima!» esclamò, tutta contenta «Sapevo che ci saresti riuscita!»

Shizuka si avvicinò alla sua compagna che adesso si stava massaggiando le dita distrutte da tutto quel suonare.

«Tu per me...» esordì timidamente Shizuka, restando a qualche passo di distanza da Yui «...sei un crescendo di sorprese!»

E dato che in seguito le due ragazze erano diventate più che amiche, Yui aveva deciso che non l'avrebbe mai delusa e avrebbe continuato a sorprenderla in tutti i modi possibili.

Per questo adesso si era ritrovata ad intraprendere una strada così insolita per lei, quella dell'idol.

Non era esattamente il suo genere, ma si divertiva a cantare e ballare e avrebbe fatto questo ed altro pur di vedere costantemente la soddisfazione sul viso di Shizuka.

 

Mentre era immersa in quei piacevoli ricordi, l'autobus arrivò e si fermò per farla salire. La ragazza si fece spazio fra la folla che riempiva il mezzo e si aggrappò a un palo continuando ad ascoltare la musica e a farsi gli affari suoi. Arrivata alla sua fermata scese e camminò come se nulla fosse verso il grattacielo che ospitava l'agenzia.

Camminando alzò gli occhi verso il cielo e notò che in lontananza vi erano dei nuvoloni grigi e neri che annunciavano un temporale. Distolto lo sguardo, si ritrovò davanti all'ingresso dell'edificio ed entrò, camminando verso l'ascensore che l'avrebbe condotta fino all'agenzia.

Quando bussò alla porta, Makoto andò ad aprire e le sorrise: «Yui! In orario come sempre!» le disse lasciando che la sua compagna entrasse.

Yui sollevò gli occhiali che erano scivolati un'altra volta e rispose: «Beh...devo dare il buon esempio in quanto senpai, no?»

Shino e Ichigo erano già lì, insieme a Katsuko; la donna stava guardando intensamente il cielo fuori dalle grandi vetrate dell'ufficio. Il vento stava smuovendo le nuvole sempre più vicine alla città.

«Sapete nulla di Harmony? È sempre così puntuale...» disse la manager, ad un certo punto, tornando con i piedi per terra.

Quella domanda fu un colpo per tutte: Katsuko non sapeva nulla del litigio che il gruppo aveva avuto, dal momento che nessuna, neanche sua nipote, gliene aveva parlato.

Gli sguardi di tutte raggiunsero il pavimento, dopodiché si fissarono negli occhi come a dirsi “che cosa dovremmo dirle adesso?”.

Furono attimi di panico. Nessuna sembrava volerle dire la verità: cosa avrebbe pensato Katsuko se avesse saputo che un gruppo formato da così poco tempo era già riuscito ad avere un litigio tanto rilevante?

Yui ruppe il ghiaccio e, schiarendosi la voce con un colpo di tosse, iniziò: «Non ti abbiamo detto una cosa, in effetti.» si grattò la nuca e raccontò dell'accaduto alla manager che non poteva credere alle sue orecchie. Se aveva scelto Harmony come leader c'era un motivo ben preciso. Secondo lei Harmony aveva quella determinazione, quella sicurezza che una leader di un gruppo idol doveva possedere a tutti i costi e rimase male quando seppe che si stava già facendo buttare giù in questo modo da una cosa del genere.

«Il fatto è» disse Shino, irrompendo nella conversazione «che Harmony non stava facendo niente con Ryosei! Stavano soltanto parlando!»

Katsuko annuì: «Ahimè queste cose sono ricorrenti in un mondo come quello delle idol. Harmony doveva aspettarsi un qualsiasi tipo di affronto.»

Shino rimase leggermente turbata da quelle parole, ma non disse nulla.

«È solamente colpa sua.» continuò Katsuko «O forse mia, che ho scelto la persona sbagliata come leader.» terminò, sospirando e mettendosi a braccia conserte. Il suo tono era chiaramente pieno di rabbia.

«Shino.» la chiamò dopo qualche secondo di silenzio «Da oggi sei tu la nuova leader delle Koe no Kaori.»

Ichigo mise una mano davanti le labbra, stupita da quelle parole. Yui sospirò, un sospiro pieno di dispiacere; Makoto, invece, non riuscì minimamente a riconoscere la zia: non l'aveva mai sentita parlare in quel modo, quel che aveva detto l'aveva quasi ferita. Sapendo di avere una certa confidenza con lei, le disse: «Ma che stai dicendo!? Non ti riconosco, zia.»

«Makoto.» la richiamò «Ti ho detto fin troppe volte che sul lavoro non mi devi chiamare zia.»

«Zia, Manager, che cosa vuoi che cambi?! Rimani sempre tu e adesso ti stai comportando in modo strano!»

Katsuko la ignorò e si rivolse nuovamente verso Shino: «Allora, non hai sentito quel che ti ho detto?»

Shino aveva tenuto gli occhi puntati sul pavimento per tutto il tempo: teneva moltissimo alla sua Harmony-chan e non sopportava che venisse detta una cosa simile su di lei. Per colpa sua, poi.

L'idea di essere la nuova leader del gruppo non la entusiasmava neanche un po'. Non poteva rubare il posto alla sua cara amica; certo, Harmony era sempre aggressiva con lei, la picchiava e la insultava, e quello non era esattamente un comportamento da amica. Ma nonostante tutto Shino le voleva davvero molto bene.

«Manager...» disse Shino, prendendo un po' di coraggio «...non voglio essere io la leader. La mia leader è Harmony!» pronunciando l'ultima frase, la ragazza alzò finalmente lo sguardo e mosse un passo verso la manager.

«Lei è la mia leader e io voglio essere la sua compagna e stare al suo fianco finché esisteranno le Koe no Kaori!» esclamò portando le mani al petto e stringendo un lembo della propria camicetta. I suoi occhi adesso erano lucidi e gonfi, sembrava che volesse scoppiare a piangere di lì a poco.

Katsuko non fece in tempo a risponderle che Shino era già corsa fuori dall'ufficio e adesso stava percorrendo velocemente le scale.

«Zi-...Manager.» si corresse Makoto «Penso che tu ti stia comportando proprio come Harmony. Dici che lei si sta abbattendo al primo affronto ricevuto, ma anche tu alla minima difficoltà te ne stai sbarazzando come se niente fosse!»

Yui non la lasciò continuare; mise le mani sulle spalle della compagna e la tirò piano piano indietro. «Non è il momento di litigare.» le disse, senza rimproverarla.

«M-ma lei...!»

«Davvero, Makoto. Non è il momento, ho detto.» Yui sorrise, sebbene anche lei fosse turbata dalla situazione.

Ad attrarre, all'improvviso, l'attenzione di tutte coloro che erano presenti nell'ufficio fu una luce abbagliante, seguita, qualche secondo dopo, da un rombo fortissimo.

Quel tuono spaventoso era l'annuncio dell'arrivo del temporale.

Shino stava correndo verso la scuola quando sentì il tuono. Poco dopo le cadde una goccia sul viso: era pioggia. In pochissimo tempo, le poche gocce si trasformarono in un violento acquazzone.

La strada era ancora abbastanza lunga, ma Shino non si diede per vinta e velocizzò la propria corsa verso l'istituto, dove era rimasta Harmony.

Aveva deciso che non le avrebbe permesso di abbandonare il gruppo per nessun motivo al mondo; sarebbe arrivata a scuola, l'avrebbe cercata, trovata e trascinata in agenzia anche con la forza, anche sotto la tempesta più violenta. Si sarebbe presa le urla e le botte di Harmony, ma non gliene importava nulla.

Quando arrivò davanti ai cancelli della scuola, si asciugò, o almeno, provò ad asciugarsi il viso, sul quale la pioggia e le lacrime si erano mischiate. Fu un tentativo inutile, dato che Shino era bagnata dalla testa ai piedi, niente si salvava. Né un indumento, né una parte del corpo.

Aveva il fiatone e il battito accelerato, dato che non si era fermata a prendere fiato neanche un attimo. Il cuore sembrava volerle uscire dal petto e così, esausta, poggiò un avambraccio al muro che fiancheggiava il cancello, provando a riprendere fiato.

“Harmony...adesso mi senti...” pensò.

Aspettò qualche secondo, sentiva che, possibilmente, se avesse avanzato anche di mezzo metro sarebbe morta.

Quando si sentì meglio, si trascinò dentro il cortile stringendo i pugni. Dato che si era scatenato il temporale, quel posto era vuoto, tutti gli studenti si erano rintanati nelle proprie stanze: una domenica rovinata!

Shino avanzò fino al dormitorio femminile, esattamente sotto la finestra della camera di Harmony, che dava sul cortile. Non aveva davvero la forza di entrare dentro, salire le scale e raggiungere la camera di Harmony. Così prese alcuni sassolini da terra e iniziò a lanciarli contro la finestra.

I primi tiri colpirono il muro, fu un vero fallimento; poi, però, Shino riuscì a colpire il davanzale in legno e poi anche il vetro.

“Se mi vedesse qualcuno verrei espulsa dalla scuola” si disse, ma non smise di lanciare le piccole rocce per attirare l'attenzione di Harmony, che era in camera ad ascoltare qualche canzone del suo cellulare e a ripassare inglese. Non sentiva il rumore dei sassi, ma vedeva qualcosa volare e fu quello a distrarla dalla lettura. Chiuse il libro e tolse le cuffie, per poi alzarsi dal letto e avvicinarsi alla finestra. Non la aprì per due motivi: innanzitutto la pioggia che c'era sarebbe sicuramente entrata in camera, bagnandola, e poi...quella persona stava tirando dei sassi e Harmony non voleva che la colpissero.

Guardò fuori e cercò di capire chi fosse a volerle rompere la finestra. Quando vide Shino spalancò gli occhi e pensò: “Ma che fa quella cretina?! Perché lancia sassi alla finestra?! E perché diavolo se ne sta sotto la pioggia!?”

Preoccupata, Harmony aprì la finestra, fregandosene di bagnarsi, e urlò, delicata e femminile come sempre: «CHE CAZZO STAI FACENDO!?»

Quando Shino sentì quella voce, che per le sue orecchie era soltanto musica, smise di lanciare le pietre. Le fece cadere a terra nuovamente e la guardò fissa: «Scendi subito! E non provare a dire di no!»

Harmony sussultò: «Scendere?! Per bagnarmi completamente come te?! Vai ad asciugarti, prima che ti venga una broncopolmonite!»

«HARMONY MIIKO!» le urlò, con rabbia e decisione «IO NON PERMETTERÒ

MAI A NESSUNO DI SOSTITUIRTI! QUINDI ADESSO MUOVI QUEL CULO E VIENI IN AGENZIA!»

Quando Harmony vide Shino così piena di convinzione diventò completamente rossa a causa dell'imbarazzo. Non voleva che qualcuno sentisse quel rimprovero.

Vedendo che Harmony non rispondeva, Shino continuò: «Non eri forse tu a parlare dei tuoi sogni? Della tua volontà di combattere sempre, a testa alta, nonostante tutto? Non sei di parola, Harmony! Tu sei la leader delle Koe no Kaori e devi comportarti come una persona degna di tale titolo farebbe!»

Harmony si sentì particolarmente toccata da quelle parole: erano tutte vere, d'altronde.

“Che diavolo sto combinando? Shino...ha ragione.” Harmony era davvero molto orgogliosa e normalmente non avrebbe ammesso tanto facilmente di avere torto. Ma in quel momento nel suo cuore non c'era proprio posto per l'orgoglio.

Mentre Harmony pensava, notò che Shino aveva smesso di parlare. Abbassò lo sguardo e spalancò gli occhi, spaventata: la sua amica era a terra. Che era successo? Si era sentita male? Harmony chiuse la finestra e uscì dalla propria stanza. Scese in fretta le scale e si precipitò in cortile, alzando il cappuccio della felpa che aveva addosso. Raggiunse Shino e si chinò su di lei, chiamandola.

«Shino...! Shino! Apri gli occhi, cretina!» le urlò, aggrottando le sopracciglia, quasi arrabbiata. In realtà, quella rabbia era solo un modo per cercare di mascherare la preoccupazione.

Harmony afferrò saldamente Shino e la aiutò a sollevarsi. Senza dire una parola, la tenne e la trascinò fin dentro al dormitorio. La stanza di Shino era al primo piano, ma non c'era modo di aprirla, dato che Shino, nella fretta, aveva lasciato la chiave in borsa, e quest'ultima era rimasta in ufficio...

Così Harmony cercò di farle salire le scale e la portò il più velocemente possibile in camera sua.

«Caspita, quanto pesi...perché non ti metti a dieta?!» disse Harmony a Shino mentre la aiutava a mettersi a letto.

Shino chiuse gli occhi, rilassandosi un attimo. Nel frattempo, Harmony riempì una bacinella con dell'acqua calda, prese un panno e tornò in camera con tutto l'occorrente per permettere a Shino di scaldarsi un minimo. Dopo averla asciugata come poteva, le mise un asciugamano sulla testa.

Shino notò quante attenzioni e cure le stava regalando Harmony che, tuttavia, manteneva il suo solito broncio. Non voleva che Shino pensasse che lo stesse facendo perché era preoccupata per lei, ma era inevitabile non notarlo: ad Harmony era salito il cuore in gola quando aveva visto la compagna accasciata sul prato.

«C-come ti senti ora?» chiese Harmony, borbottando a bassa voce.

Shino si strinse nella felpa che le aveva dato Harmony e rispose: «Non starò meglio fino a quando non ti vedrò nuovamente in agenzia insieme a noi, leader.»

Le guance di Harmony si colorarono di rosso. Shino osservò il suo viso, pensando che il rossore facesse un bel contrasto con gli occhi verdi della ragazza.

«N-non chiamarmi leader...» la rimproverò Harmony.

A quel punto, Shino riprese il discorso che avevano interrotto poco prima: «Perché non vuoi più fare l'idol? Io credevo che...tu, tra di noi...fossi quella che non avrebbe mai mollato neanche sotto minaccia di morte...»

Harmony ci pensò bene e aspettò qualche secondo prima di dare la sua risposta. In pochi attimi, ricordò molti momenti lieti, come la lettera che confermava la sua ammissione al Miracle Painting, i complimenti ricevuti da Katsuko, il fatto che fosse stata Shino a fare il suo nome alla manager. Sì, Shino.

Poteva essere una stupida cosa rosa fastidiosa e rumorosa, ma da lei era partita ogni cosa.

In un certo senso, Shino le aveva dato quella spinta in più che le serviva per iniziare quell'avventura.

Non la poteva deludere dopo tutto quel che aveva fatto per lei.

«Harmony...» riprese Shino «Io quando canto sul palco provo una splendida sensazione...mi si riempie il cuore di gioia e batte forte forte...» spiegò, prendendole la mano e portandola sul proprio petto, all'altezza del cuore «Tu...non provi lo stesso?»

Harmony arrossì un'altra volta, guardando la propria mano ora poggiata sul petto di Shino.

Provava quelle sensazioni? Non c'era alcun dubbio, certo che le provava.

E Shino lo sapeva benissimo, non voleva sentire alcuna risposta. Lo capiva dal sorriso che sfoggiava la sua leader quando cantava e ballava, anche durante le prove.

Harmony stava per rispondere, ma Shino la zittì, poggiandole sulle labbra un dito. Scosse piano la testa: «Conosco perfettamente la tua risposta. Non lasciarci...»

Harmony serrò le labbra e cercò di non piangere.

Non piangere, Harmony...non piangere. Ma era più forte di lei, non riuscì a trattenersi e si poggiò al petto di Shino, scoppiando in lacrime. In quel momento non pensava a quanto potesse essere imbarazzante e a quanto Shino avrebbe potuto prenderla in giro per il resto dei loro giorni. Aveva solo voglia di piangere e ora lo stava facendo.

Shino la strinse, per la prima volta Harmony non la stava riempiendo di colpi com'era solita fare.

Le due rimasero così, per un po', fino a quando Harmony riuscì a calmarsi completamente; passò circa una mezz'oretta, non di più, poi Shino vide della luce entrare dalla finestra: il temporale era cessato e adesso le nuvole si stavano spostando, lasciando spazio ai raggi del sole.

Harmony alzò la testa e parlò: «Scusa...» poi si asciugò le ultime lacrime, si stropicciò gli occhi e si alzò.

Shino sorrise, abbassando l'asciugamano che le copriva ancora i capelli, ormai per metà asciutti.

«Allora, torniamo in agenzia? Credo che le altre stiano aspettando con impazienza...»

Harmony annuì. Si lavò la faccia e si cambiò, dando anche a Shino dei vestiti puliti. Essendo Shino più alta, quasi tutti gli indumenti di Harmony erano un po' corti. Ma l'alternativa era rimanere con le sue cose ancora bagnate, e non era il caso.

Quando entrambe furono pronte, uscirono e raggiunsero in un quarto d'ora (in autobus questa volta) l'agenzia. Nel momento in cui le ragazze videro Shino tornare in compagnia di Harmony furono immensamente felici e le corsero incontro.

«Harmony! Sei tornata!» esclamò Ichigo che quasi non sperava più che Harmony potesse tornare da loro.

«Prometto che non vi abbandonerò più, ragazze...lo giuro...» face Harmony, portandosi entrambe le mani sul petto e guardando negli occhi tutte le sue amiche, una per una.

Katsuko, in tutto questo, era rimasta poggiata alla scrivania dell'ufficio, sorridendo.

«Non mi ero sbagliata. Vi ho studiate proprio bene.»

Makoto alzò la testa, sentendo quelle parole e il gruppo si voltò a guardarla.

«Era ovvio che non avrei sbattuto Harmony fuori dal gruppo per una cosa del genere.» disse la manager sorridendo, muovendo qualche passo verso di loro e mettendosi davanti ad Harmony.

«Posso solo immaginare quanto tu ti sia sentita distrutta da quel che ti è successo...e sapevo che Shino non poteva rimanere senza di te e ti sarebbe venuta a cercare.»

«Zia!» esordì Makoto «Avevi pianificato tutto!» terminò; le veniva quasi da ridere per aver pensato che Katsuko potesse agire davvero in quel modo stupido.

«Bentornata, Harmony.» disse Katsuko restando a braccia conserte.

Finalmente fra le Koe no Kaori era tornata quella bellissima atmosfera pacifica e gioiosa e Katsuko poteva esporre loro i programmi che aveva preparato per il mese di ottobre, che riguardavano delle apparizioni in alcune pubblicità e in un programma televisivo.

Nel primo pomeriggio, quando tutte ebbero finito, tornarono insieme al dormitorio.

Per rilassarsi, Yui si recò in sala musica. Sapeva che la domenica rimaneva spesso vuota, soprattutto nel pomeriggio. Lasciò la porta socchiusa e si avvicinò al pianoforte, prese posto e iniziò a suonare. Le piaceva tantissimo improvvisare, la aiutava a staccare un po' la spina quando si sentiva stanca, stressata o semplicemente quando era annoiata.

Mentre le sue dita scivolavano sui tasti bicolore della tastiera, la porta si aprì.

Era Shizuka, che la stava cercando. Sapeva che avrebbe trovato lì la sua Yui.

Entrò e, mentre avanzava, Yui non smise di suonare. Si fermò solo quando la compagna fu dietro di lei.

«Cattiva.» disse Shizuka avvolgendola in un abbraccio, lasciando che le sue braccia scivolassero lungo le spalle di Yui «Sei tornata e ti sei chiusa qua, senza nemmeno passare prima a salutarmi.»

Yui sorrise, spostando le mani dalla tastiera alle braccia di Shizuka, poi disse: «È stata una lunga mattinata.» sospirò «E poi...avevo promesso che non avrei mai smesso di stupirti. Non ti avrei stupita se fossi tornata in camera. Sarebbe stato troppo normale...non pensi?»

«Che stupida...»



- - - - ♪ ANGOLO AUTRICE - - - - 
Ehilà! Finora non mi ero mai presa un po' di spazio per parlarvi di Miracle Painting!
Dovete sapere che è una storia che ha subito tantissime trasformazioni e che Harmony è un personaggio che mi accompagna da quasi sei anni, ormai.
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati a leggere la mia storia fino a questo punto e spero vivamente che vi stia piacendo!
Continuate, d'accordo? 
p.s.: Il titolo di questo capitolo è in giapponese e vuol dire "Crescendo di sorprese".

Ciao! <3
 

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Capitolo 11
*** Anata no sei da yo ***


Anata no sei da yo!

Erano già passati alcuni mesi da quando le Koe no Kaori si erano riappacificate e adesso procedeva tutto abbastanza tranquillamente. Tuttavia, per Harmony non era esattamente una bella situazione: non solo doveva forzatamente evitare Ryosei pur di continuare il suo lavoro senza intoppi, doveva anche sopportare il fatto che Selene la stesse quasi ignorando. Certamente si salutavano e scambiavano qualche parola ogni tanto, ma non è ciò che ci si aspetta da una coppia di migliori amiche come loro. Durante i primi mesi, era difficile che le due amiche si trovassero in luoghi diversi durante le ore di pausa o i giorni liberi, ma adesso le cose erano cambiate. Selene passava praticamente tutto il proprio tempo libero insieme alle sue compagne Fuyuki e Nami. Infastidita e turbata, negli ultimi giorni Harmony aveva deciso di prendere un'altra strada per arrivare in mensa, ovvero passare per l'uscita posteriore della scuola. In questo modo non avrebbe dovuto divincolarsi fra la folla né incontrare nessuno, dato che da quelle parti non passava mai anima viva. Mentre camminava guardando davanti a sé pensava ai piatti che preparavano a scuola e che avrebbe mangiato tra non molto, insolitamente buoni per essere serviti in mensa. Stava pensando se prendere lo stufato di carne o del riso saltato, quando si sentì afferrare per il polso e trascinare con una certa forza. Ryosei si era accorto che, ultimamente, Harmony lo stava evitando e gli sembrava strano dato che l'ultima volta che si erano visti la serata era andata avanti senza problemi e si era conclusa altrettanto pacificamente. Così aveva deciso di aspettarla nel corridoio che portava all'uscita posteriore, dove c'erano alcune stanze piene di roba vecchia, scartoffie, l'ex infermeria e il magazzino. Davanti alla porta di quest'ultima stanza se ne era rimasto fermo Ryosei in attesa della ragazza, e non appena l'aveva vista arrivare immersa nei suoi pensieri ne aveva approfittato. La tirò con sé all'interno del magazzino e chiuse la porta a chiave in modo tale che Harmony non potesse svignarsela tanto facilmente. Harmony, che non aveva neanche avuto il tempo di reagire, si ritrovò all'improvviso in quella stanza buia. «Ma che cazzo...?» fece, mentre Ryosei avvicinava la mano a un interruttore; non appena lo trovò sul muro sollevò la levetta e la lampadina posizionata al centro del soffitto iniziò a emettere luce a intermittenza, prima di stabilizzarsi e mostrare una stanza grigia, polverosa e piena di scatoloni; qualcuno era chiuso, altri invece erano aperti e al loro interno si potevano notare alcuni libri per il solfeggio, spartiti, leggii, cavalletti da disegno e altri attrezzi utili per una scuola come quella. «...E tu?!» chiese Harmony, stranita, quando si accorse di Ryosei, ancora con la mano sull'interruttore della luce. Insomma, che cosa voleva? L'aveva trascinata in magazzino, chiudendosi a chiave dentro insieme a lei e ora la stava fissando con insistenza...inutile dire che la ragazza si sentì quasi spaventata da quell'atteggiamento. Alzò lo sguardo e cercò di capire se ci fosse o meno qualcosa di sospetto, come una telecamera. «Si può sapere che ti prende?» chiese Ryosei dopo aver sospirato. Il comportamento di Harmony era così strano e si chiedeva cosa c'entrasse lui. «I-in che senso che mi prende? Non è niente...ho fame e questo posto mi mette ansia.» rispose lei, buttando giù le parole il più velocemente possibile e fissando la lampadina che oscillava e lampeggiava emettendo una luce fioca, come in una scena degna dei migliori film horror. «Ti spaventa la lampadina? Non preoccuparti, nel Miracle Painting non ci sono fantasmi...» «Che stupidaggine! Non avevo dubbi a riguardo!» esclamò Harmony, imbarazzata, afferrando la maniglia della porta, cercando in qualche modo di forzarla e uscire da quel posto che le metteva i brividi. A quel punto Ryosei, che adesso era alle sue spalle, poggiò lentamente una mano sul suo fianco e l'altra sulla sua mano, con cui la ragazza teneva saldamente il pomello. «Non fare così, ti prego...» le sussurrò all'orecchio. Adesso aveva esagerato, si era avvicinato troppo: infatti Harmony non ci pensò due volte a piegare il braccio e tirargli una gomitata all'altezza dello stomaco così forte da fargli sputare anche l'anima. Ryosei si allontanò da lei, piegandosi per il dolore: «Ah...m-ma sei matta?!» mantenne la testa alzata e la fissò, con lo sguardo sofferente «Prima sembra andare tutto bene, torni a scuola e inizi a ignorarmi come se nulla fosse e adesso questo...volevo solo...dei chiarimenti.» «Chiarimenti?! Chi ti credi di essere, esattamente?! È capitato di rimanere da soli seduti a un bar e abbiamo parlato di lavoro, perché pensi che dopo una cosa simile io sia tua grande amica?!» Ryosei rimase spiazzato: si sollevò, cercando di ricomporsi. Tenne una mano sullo stomaco, continuando a massaggiarselo, per poi rispondere. «Sei la ragazza più strana che abbia mai incontrato...non capisco perché tu mi piaccia così tanto. Comunque volevo solo sapere che motivo c'era di evitarmi, anche se non siamo...“grandi amici”, come dici tu.» Ma Harmony aveva smetto di ascoltare a “non capisco perché tu mi piaccia così tanto”. Dopo quella frase il cervello le si era fermato, andando in tilt. Era una dichiarazione, quella? «Come, scusa?» sussurrò lei, grattandosi un braccio. «Cosa non hai capito? Volevo sapere il perché del tuo atteggiamento.» «N-non quello...prima...» Ryosei si accorse all'improvviso di quel che aveva detto, così arrossì, ma si corresse immediatamente: «I-intendevo che...cioè, non in quel senso...era inteso...nel senso amichevole del termine.» Harmony stava per implodere dalla vergogna, così cercò di sviare la conversazione. «Okay, okay, okay. Se volevi chiarimenti, comunque, non c'era bisogno di comportarti da serial killer. Per un attimo ho creduto fossi pazzo. Comunque. Noi non siamo amici, d'accordo? Quindi non c'è motivo per cui debba sempre salutarti con un sorriso. E soprattutto stare troppo tempo con te mi metterebbe nei guai. Preferisco non avere ragazzi tra i piedi, ho un sogno da realizzare.» Spiegò, mettendosi a braccia conserte. Poi continuò «Adesso ho fame. Se apri la porta vado in mensa.» Ryosei la ascoltò, un po' dispiaciuto; non rispose e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni della divisa la chiave del magazzino. La inserì nella serratura e aprì la porta. La ragazza uscì in silenzio, senza degnare Ryosei neanche di un'occhiata veloce. Tuttavia, dentro di sé le dispiaceva un sacco quel che gli aveva detto. Forse era stata troppo cattiva...Ryosei le stava simpatico, aveva potuto constatarlo, ma allo stesso tempo non voleva ripetere quella terribile esperienza delle minacce. Camminò velocemente verso l'uscita che l'avrebbe portata fuori dall'edificio, ma si accorse che il suo stomaco non brontolava più: la fame era passata all'improvviso per lasciare il posto a sensazioni diverse che neanche Harmony si sapeva spiegare. Ryosei uscì dal magazzino qualche secondo dopo. Si fermò sulla soglia dell'uscita posteriore dalla quale se n'era andata la ragazza e si mise a braccia conserte, guardandola mentre si allontanava. «Ryan...» Il ragazzo si era sentito chiamare. Era una voce femminile che aveva riconosciuto immediatamente e che proveniva dalle sue spalle. «Hazuki...» rispose lui, girandosi. Kaori, la bellissima ragazza di terza D che stravedeva per lui, gli si era avvicinata vedendolo lì, da solo, triste. «Perché te ne stai qua da solo, Ryan?» gli disse, a bassa voce, con il suo solito tono quasi provocante; poi guardò nella sua stessa direzione e aggrottò le sopracciglia «Perché non guardi me con quegli occhi, anziché le ragazzine? Non è neanche completamente formata, ancora.» adesso il suo tono era diventato lamentoso e si era attaccata al braccio di Ryosei premendo contro di esso il proprio seno, insolitamente grande per una ragazzina giapponese. «Non chiamarmi Ryan...» sospirò Ryosei «Non l'ho scelto io e non mi piace granché.» Kaori si allontanò e mosse un passo per mettersi davanti a lui: «E dai...non trattarmi così...lo sai che ci rimango male...» piagnucolò Kaori, tenendo le braccia dietro la schiena, in posa, sbattendo le lunghe ciglia nere infoltite da uno spesso strato di mascara. «Dai, smettila...non è davvero il momento.» e detto ciò, Ryosei indietreggiò, si voltò dando le spalle a Kaori e iniziò a camminare verso il cortile, abbandonandola lì e infastidendola. La ragazza strinse i pugni e i denti e sbattè a terra un piede. Fece una smorfia e sbuffò, poi se ne andò anche lei da quel posto. Entrò nel dormitorio femminile, diretta in camera sua. Era ora di pranzo, sì, ma lei non aveva proprio voglia di mangiare. Secondo lei, per mantenere intatto il suo fisico asciutto e scolpito non doveva eccedere col col cibo: così a pranzo e a cena mangiava soltanto una o due barrette energetiche, quelle mirate alla perdita di peso, nonostante non ce ne fosse assolutamente bisogno. Mentre si avvicinava alla sua stanza, per i corridoi incontrò Ichigo. Lei era diretta a passo svelto in mensa perché, a differenza di Kaori, di fame ne aveva, eccome. E non era solo quello il motivo per cui stava camminando così velocemente. Vedendo l'amica, però, si fermò e sorrise, salutandola: «Ciao, Kaori!» Kaori aveva un'espressione mista fra il nervoso e l'infastidito e Ichigo lo notò subito, così il suo sorriso si spense e assunse uno sguardo preoccupato. «Va tutto bene, Kaori?» le chiese, guardandola in viso. «No che non va bene!» sbuffò battendo a terra i piedi «Ichi...vieni in camera...?» le chiese. Ichigo, a dire il vero, si era data appuntamento con la sua amata senpai, Akiko, la violoncellista di quinta. Inizialmente fu un po' titubante: Kaori era sua amica e non la voleva lasciare da sola in un momento come quello (anche se probabilmente, conoscendola, si trattava solo di un capriccio passeggero), però allo stesso tempo era riuscita a darsi appuntamento con la ragazza a cui aveva mandato centinaia di lettere d'amore...che fare, quindi? Dopo essersi morsa le labbra e torturata le mani, accettò di andare con Kaori. Quella ragazza esercitava su di lei una specie di pressione psicologica. Tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio ad Akiko, sperando che potessero vedersi più tardi. Nel frattempo aveva annuito e stava seguendo Kaori fino in camera sua. Quando arrivarono, Kaori si buttò sul letto, sospirando pesantemente. «Allora? Vuoi raccontarmi cosa ti è successo?» chiese, sedendosi sul letto vicino a lei. La camera di Kaori era piena di oggetti vietati espressamente dalle regole della scuola: innanzitutto aveva la televisione sulla scrivania, delle tende di velo viola con dei lustrini sul bordo e soprattutto in stanza con lei non c'era nessun altro. I due letti erano stati uniti per diventare un matrimoniale tutto per lei. Anche le coperte erano del suo colore preferito, viola. Tutto era estremamente pacchiano e trash là dentro. «Secondo te merito di essere rifiutata da un ragazzo?» chiese Kaori, guardando il soffitto. «Mh? Cosa intendi? Sei una ragazza così bella, un ragazzo sarebbe veramente stupido se rifiutasse di uscire con te...» Kaori sorrise: «Meno male che almeno tu lo pensi...» poi, però, il suo sguardo tornò arrabbiato «Ma Ryosei passa troppo tempo insieme a quella...ragazzina...la leader del tuo gruppo. Aaaah! Non la sopporto, non la sopporto!» urlò, mettendosi a scalciare. Ichigo si trovava in mezzo a due fuochi, dato che sia Kaori che Harmony erano sue amiche e non sapeva da che parte stare. «N-non fare così, dai...sono sicura che Harmony non è interessata neanche un po' al tuo Ryosei!» disse Ichigo sorridendo, cercando di calmare l'amica. Kaori sbuffò un'altra volta, l'ennesima, poi si sollevò. «Vado a sistemare il trucco...forse è per questo che non ha voluto parlarmi...» fece, alzandosi dal letto e dirigendosi prima verso la scrivania, dove, frugando nella propria borsetta, prese i propri trucchi e poi verso la porta che conduceva al bagno in camera del quale ogni stanza del dormitorio era dotata. Così, Ichigo si ritrovò da sola in camera di Kaori. Si alzò dal letto e sistemò il copriletto che il peso delle ragazze aveva spostato, creando della grinze. Mentre si guardava attorno, lo sguardo cadde sulla scrivania e sulla borsetta nella quale Kaori aveva preso eyeliner, mascara e lucidalabbra pochi attimi prima. Ichigo la guardò: quella borsetta griffata doveva valere un sacco...ma, d'altronde, Kaori poteva permettersela, dato che la sua famiglia era ricchissima e che i suoi genitori non si erano mai fatti problemi a crescerla come una bambina viziata e capricciosa, pronta a ottenere qualsiasi cosa a qualunque costo. Mentre accarezzava la borsa, per puro caso, la scostò di qualche centimetro e intravide dei piccoli fogli rettangolari, alcuni stampati, altri scritti a mano da lei. Curiosa, li spostò completamente da sotto la borsetta e li prese in mano. Quel che vide la lasciò spiazzata. Spalancò gli occhi e guardò i fogliettini per qualche secondo, non riusciva a credere a quel che stava vedendo. Non ci riusciva o forse non voleva crederci? Quella era una foto di Harmony e Ryosei...al bar sulla spiaggia. Faceva di certo parte dello stesso gruppo di foto che aveva ricevuto l'amica quell'estate, le foto che avevano messo in crisi le KoeNoKa. Ichigo lesse anche il bigliettino e riconobbe subito la scrittura di Kaori...erano delle minacce per Harmony. Non seppe spiegarsi come mai non l'avesse riconosciuta subito quando aveva visto la lettera che aveva ricevuto la sua compagna, ma adesso era tutto chiaro. Quelle minacce partivano da Kaori. Ichigo sbattè la mano con cui teneva i fogli sulla scrivania con una violenza per lei inaudita, dato che era una ragazzina così calma e pacata, di solito. Quel rumore fece sobbalzare Kaori, che venne fuori dal bagno truccata solamente per metà. «Ichi? Stai bene?» chiese, vedendo che l'amica stava fissando la scrivania con sguardo truce. Sembrava che volesse uccidere qualcuno. Era così delusa...sapeva che Kaori non si faceva scrupoli a fare i dispetti alle persone, ma non si aspettava niente di simile, anche perché quella situazione aveva coinvolto tutte, perfino lei...e Kaori lo sapeva! Questo la faceva arrabbiare ancora di più. «C-che significa?» chiese, con un filo di voce. Alle orecchie di Kaori, Ichigo risultò quasi inquietante «Ho chiesto: che significa!?» ripetè, alzando la voce, questa volta, e mostrandole foto e biglietto, insieme. Kaori sembrò non badarci troppo: non si doveva giustificare. «Hmp...quella smorfiosa di Harmony se lo è meritato...» disse, prendendole i fogli dalle mani, quasi strappandoglieli «Fatti gli affari tuoi.» La rabbia di Ichigo scoppiò non appena sentì quella frase: «Questi SONO affari miei! Ti ricordo che nel suo gruppo ci sono anche io! Mi hai delusa, Kaori! Se continui così, un giorno rimarrai sola! Nessuno si fiderà più di te!» e detto ciò, Ichigo si diresse verso la porta, afferrò la maniglia, la aprì e uscì, sbattendola forte alle proprie spalle come non era per niente solita fare.

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