Don’t go, I can’t do this on my own

di Dahmer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Tom ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Lo Smoking ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Contenta di vedermi? ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Dolcezza non balli?! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Pensieri ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Cosa provi? ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: E’ tempo di festa! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Com’è stato? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: E se fosse tutto finito? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Chiedi scusa ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Don’t go ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Amo il tuo volto ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Dobbiamo parlare ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Sei sua ora ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: If you follow me you will only get lost ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Tom ***


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Capitolo 1: Tom

La luce dell’alba entrava dalle veneziane. Gene guardò l’ora sul telefono, ma rimase accecata dal bagliore del display. Erano le sei. Si alzò e si diresse verso il bagno, aprendo le finestre e assaporando l’aria affannosa del caldo estivo. Entrò in doccia e aprì l’acqua, che accarezzò la sua pelle mulatta, facendola sussultare. Insaponò le curve del suo corpo perfetto. La saponetta le scivolò dalle mani più volte, facendola imprecare.  Finita la doccia, tornò in camera e si piazzò davanti allo specchio, guardando attentamente il suo fisico, contemplandolo. Passò la mano sul tatuaggio che le cingeva l’inguine, il quale riportava una frase di Marilyn Manson. Amava quell’uomo, pensava fosse l’unico che la capisse veramente, senza sapere di farlo. Si legò frettolosamente i capelli mossi in una coda scomposta. Alcune gocce di  acqua colorata colavano sulle sue spalle. Era una bella ragazza, mezza spagnola con i capelli mossi fino alle spalle, castani, con le punte blu, gli occhi neri e la pelle ambrata. Era alta 1.70 ed era snella. Sul viso sfoggiava, accanto alla bocca carnosa, una sottilissima cicatrice che le fece suo padre, quando ancora viveva in casa con genitori, e sul sopracciglio destro un piccolo anellino d’argento. Indossò un paio di jeans chiari, attillati e una canotta rossa che le fasciava perfettamente il seno moderato e le lasciava scoperto il piercing sull’ombelico e parte del tatuaggio. Prese una felpa nera dall’armadio e l’appoggiò sopra la borsa. Prima di uscire si truccò pesantemente gli occhi accerchiandogli con una linea nera e con del mascara. Uscì di fretta, come al solito aveva perso troppo tempo a prepararsi, ma ne valeva la pena. Era bellissima. Corse fino alla stazione dell’autobus, per andare a lavorare. Aveva appena superato gli esami di maturità e si era già trovata un’occupazione come commessa in un supermercato. Prese il pullman per un pelo, salì con il fiatone e si sedette.
Il paesaggio scorreva dal finestrino, i suoi occhi cupi scrutavano la città. A un tratto il cellulare le vibrò tra le mani, guardò l’apparecchio e lesse il messaggio che le era appena arrivato:

 

Ehi! Spero che ti ricordi di noi e speriamo di poterti vedere oggi allo Smoking alle sei. Lee.

La sua mente si fermò, come cristallizzata, non aveva alcun ricordo della sera precedente, rammentava solo di essersi ubriacata e fatta di qualcosa di strano. Beh, chiunque fosse l’aveva appena invitata allo Smoking, uno dei bar più costosi della città, ma non poteva andarci, perché non aveva idea di chi fosse quel Lee. Spense il telefono, non appena si accorse di aver raggiunto l’ipermercato. Scese svogliata dall’autobus, bestemmiando all’autista che per poco non l’aveva chiusa tra le portiere.
Per tutta la mattina quel nome la tormentò, facendole rallentare il ritmo lavorativo e facendole rischiare il licenziamento. Quando arrivò la sua collega le rivolse un saluto seccato, prima di annunciarle che sarebbe uscita a fumare, per chiarirsi un po’ le idee. Odiava quella ragazza, era la tipica Barbie. Alta, bionda, occhi azzurri che risaltavano grazie alla pelle bianca come la neve e una quinta di seno, palesemente rifatto.

Aspirò tutte le sostanze nocive dalla Marlboro, sentendo il fumo pizzicarle la gola e arrivare ai polmoni, per diffondersi all’interno di essi, bruciandone le pareti.  Ricordava vagamente un ragazzo con cui aveva parlato, ma era quasi certa che si chiamasse Tom.

-Gene, torna dentro, mi servi alla cassa-  le comunicò acida la bionda, Gene annuì, irritata dalla voce stridula dell’ochetta bionda. Le lanciò uno sguardo freddo, prima di rientrare per riposizionarsi, come ogni giorno, dietro alla cassa.

La giornata lavorativa terminò in fretta, tra un cliente e l’altro e qualche scontro con il solito barbone che rovistava nei cassonetti dietro al negozio. Finalmente stava per raggiungere casa, dove avrebbe potuto rilassarsi. Giunse al cancello dell’abitazione, ma si fermò.

-E voi che ci fate qui?-  domandò stupita, alla vista dei due fratelli davanti al portone.

-Mamma e papà hanno litigato di nuovo-  spiegò la più piccola, Nirvana, adorabile bambina di cinque anni.

 -Già- convenne suo fratello gemello, Ozzy.

I genitori non avevano grande fantasia, erano metallari convinti e avevano dato a ogni figlio un nome che riconducesse a una qualche rockstar o a qualche gruppo metal.

-Salite-  propose Gene, facendogli cenno con la mano di seguirla.

Entrarono nel piccolo appartamento e si accomodarono sul divano.

 -Per chi litigavano questa volta?- chiese al fratello porgendogli una birra.

-Per entrambi, per te, perché te ne sei andata e per me, perché … beh lo sai- rispose lui.

-Perché non ti accetti?- domandò nuovamente lei, ignorando la prima parte dell’affermazione.

-Come?! Io mi accetto, sono loro che … -  provò a giustificarsi Ozzy prima di essere interrotto dalla gemella.

-No, non è vero, non riesci nemmeno a dire la parola gay senza arrossire, so che mamma e papà non hanno preso bene il tuo coming out, ma rifletti prima su cosa pensi tu, poi provvederemo anche a loro-, gli comunicò accarezzandogli una spalla per rincuorarlo.

-Papà ha ancora alzato le mani?- continuò abbassando la voce, per non farsi sentire dalla sorellina.

-No e tu sai che quella volta con te è stato un incidente, non voleva farti male … - asserì l’altro.

-Non ci scommetterei … - replicò cautamente Gene -Dai, raccontami di quel ragazzo di cui mi avevi parlato- proseguì poi per cambiare discorso.

-Intendi Tom?-  rispose perplesso il ragazzo. A quelle parole la mora sbiancò. Tom. Quell’unica certezza che aveva si stava dissolvendo, iniziò a pensare che quel nome l’avesse sentito dal fratello e non avesse nulla a che fare con la serata in discoteca della sera precedente.

-L’hai conosciuto ieri sera, non ricordi?- le domandò Ozzy, preoccupato per la sua salute mentale. I nuovi dubbi svanirono, permettendole di riconcentrarsi su quelli iniziali.

-Oh si, l’avevo scordato, ho ancora un po’ la mente offuscata- si difese la ragazza, sorridendogli dolcemente.

-Bevi troppo, te lo dico sempre … comunque ho paura di essermi sbagliato su Tom … mi sa che non è gay- rispose il giovane sconsolato, abbassando gli occhi lucidi.

-Cosa te lo fa credere?- proseguì lei.

-Ti mangiava con gli occhi- affermò lui.

-Beh, questo perché sono meravigliosa e nessuno mi può resistere- rise Gene assumendo una posa altezzosa.
Il fratello non rispose, anche se quella era una battuta non poteva darle torto, lei poteva avere tutto, a differenza sua. La gemella era bella, intelligente e provocante, lui invece era molto timido, troppo riservato per un mondo crudele che non accettava la sua natura.
La sorellina le prese la mano, prima che potesse chiedere all’altro se andava tutto bene, e la trascinò in un angolino remoto.

-Perché mamma e papà urlavano contro a Ozzy?- chiese la piccola guardandola con due occhioni da cucciolo. La sorella maggiore si limitò a baciarle la fronte, senza proferire parola.

Si ricordò improvvisamente di accendere il cellulare, rimasto spento nella sua borsa fino a quel momento. Lo schermo si illuminò mostrando il logo della samsung. Gene scaraventò l’apparecchio sul divano, abbandonandosi accanto ad esso, sospirando.

-Sono a pezzi, ho bisogno di una vacanza- sussurrò in un altro sospiro. Il telefono vibrò, facendola sussultare. Un messaggio:

Ehi! Devo dedurre dal fatto che non rispondi che non ti ricordi di noi?! Tom.

La ragazza guardò stranita il display. Doveva aver bevuto davvero tanto per non ricordarsi nulla.

-Chi è?- chiese curioso Ozzy, tentando di guardare lui stesso, fallendo nella sua missione.

-Tom- rispose l’ispanica con un sorriso straordinariamente bastardo.

-COME?! E PERCHE’ TI HA SCRITTO?!- urlò indignato il fratello, immedesimandosi al meglio in una checca isterica.

-Sono irresistibile, ricordi?- disse retoricamente lei, scoppiando in una fragorosa risata. –Chiede se mi ricordo di loro-.

-Loro chi?- replicò scettico l’altro, dopo essersi calmato.

-Bella domanda!- sbottò Gene, ancora sorridente –Non eri con me ieri sera?! Dovresti dirmelo tu chi sono “loro”- continuò.

-Ricordo che hai parlato con dei ragazzi, tra cui Tom, il MIO Tom, ma mi sono tenuto a distanza, ali altri sembravano degli omofobi pericolosi!-

-Che diavolo di problema hai? Omofobi pericolosi? Fatti curare- ironizzò la sorella alzando un sottile sopracciglio nero, ricevendo subito un’occhiata di disapprovazione –Beh?! Che rispondo?- cambiò velocemente discorso per evitare litigi.

-DIGLI CHE LO AMO!- sorrise Ozzy, assumendo un’espressione da pesce lesso.

-Bene, Mister autocontrollo, così se è gay lo spaventi e diventa etero solo per evitarti!- confutò la ragazza, deridendolo come al solito. Il fratello la canzonò, prima di capire che forse, ma solo forse, non aveva tutti i torti.

La mora prese il cellulare e digitò il testo:

Non ho idea di chi siate, sinceramente. Gene.

Poche parole, chiare, precise, impossibile fraintenderle. Ozzy osservava attentamente ogni suo movimento, preoccupato che dicesse qualcosa di sbagliato al suo Tom. Pochi minuti dopo la risposta:

Io l’avevo detto che non stavi bene ;) beh, penso che anche se ci presentassimo non ti ricorderesti comunque, se oggi vieni allo Smoking ci ri-conosciamo :D Tom.

-ECCO, LO SAPEVO CHE SI E’ INNAMORATO DI TE! ANCHE LUI, IL MIO LUI!-  sbraitò il fratello.

-Hai un’idea di amore davvero strana fratello, davvero, fatti curare!- lo derise lei, prima di ignorare gli altri urletti stizziti del ragazzo per rispondere:

Fammi capire … parli al plurale perché hai problemi di bipolarità?! E io dovrei uscire con un pazzo?! Gene.

-Ma cosa …?!- iniziò Ozzy, prima di vedere che il messaggio era stato inviato –E poi sono io quello con i problemi?! Non puoi prenderlo in giro così, senza nemmeno conoscerlo!- l’ammonì poi.
Risposta:

Ahahaha :) no, siamo un po’ di gente! Tom.

La ragazza rispose velocemente, senza dare la possibilità a Ozzy di approvare il messaggio:

Oh mio Dio! E tutti nello stesso corpo?! Penso che un problema così ce l’abbia anche mio fratello! Gene.

Passarono dieci minuti prima della risposta dell’ormai famoso Tom:

Ozzy? Salutamelo tanto :) porta anche lui oggi, se gli va :) Tom.

L’ispanica passò il cellulare al fratello, permettendogli di leggere.

-WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! SI RICORDA DI ME! TI HA DETTO DI SALUTARMI! MI HA INVITATO A USCIRE! WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA- scoppiò preso dalla felicità il moro.

-Beh, non l’ha detto proprio così …- stava per correggerlo lei, prima che questo le saltasse addosso e le rubò il telefono dalle mani:

Certo che viene, certo che veniamo! Gene e Ozzy <3

Inviò. La gemella lo avrebbe voluto uccidere, il ragazzo aveva scritto un messaggino da gay affermato, confermato e assicurato. Lo squadrò perplessa, con uno sguardo che diceva: Bravo, bella figura di merda.

Il fratello se ne accorse, così le ripassò lentamente l’apparecchio, sorridendole come un ebete.

Ahhahah :) Bene :) alle sei allo Smoking :D Tom.

La ragazza annuì, come se dall’altro capo del telefono l’avessero potuta vedere. Inviò l’ultimo messaggio:

Ok, ma paga uno dei tuoi ego! Gene.

La ragazza entro tre ore avrebbe avuto una risposta alle sue domande. Innanzitutto, chi era il primo ad averle scritto?

^^^^^ E' la mia prima FF, quindi siate clementi :3 
Spero veramente che vi piaccia e che se volete, recensite :) accetto anche le critiche tranquilli ;)
*Black Devil*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Lo Smoking ***


Capitolo 2: Lo Smoking
 
Il bar era inondato da un forte profumo di vaniglia. Le pareti color panna e la moquette grigia davano un senso di calma indescrivibile. Gene aveva visto quel posto solo dall’esterno, sognando di entrarci, ma senza averne mai avuto il coraggio. Avrebbe fatto una figuraccia, era troppo povera, l’unica cosa che si poteva permettere in quel locale era un bicchiere d’acqua del rubinetto, forse. I due gemelli erano rimasti inebetiti sulla soglia a contemplare quel luogo silenzioso. A un tratto Ozzy voltò il capo verso sei ragazzi.
 
-Sono loro, ne ricordo due, i due più carini, quello alto tutto tatuato e quello con la berretta e il dilatatore- annunciò indicandoli con il dito. 
 
-Non indicare- lo ammonì la ragazza abbassandogli la mano. 
I sei ragazzi li videro. Erano davvero loro. Si avvicinarono alla coppia. 
 
-GENE!- esordì sorridendole un ragazzo con gli occhi azzurrissimi.
 
-Perché il MIO Tom sta salutando solo te?!- le bisbigliò innervosito il fratello. La ragazza rispose con una gomitata nelle costole, facendolo restare per qualche secondo piegato in due, senza fiato. 
 
Tom si avvicinò all’ispanica, seguito dagli altri cinque. -Ciao Ozzy, non ti avevo riconosciuto- si scusò, notando lo sguardo deluso del ragazzo. 
 
-Si- si sentì esultare in un bisbiglio di soddisfazione. 
 
-Bene, Gene. Loro sono Lee, Matt, Oliver, Jona e Matt K.- disse poi indicando in ordine gli amici accanto a lui. 
 
Gli otto ragazzi si scambiarono frettolose strette di mano, finché lo sguardo di Gene si scontrò con quello di uno castano, dagli occhi verde muschio. -Oliver-  fece lui lanciandole un’occhiata maliziosa che fu ricambiata immediatamente dalla spagnola, accompagnata da uno dei suoi sorrisi più belli e bastardi, che solitamente indicavano: Scusa, ma non te la do o forse solo: Non te la do. 
 
I ragazzi occuparono un tavolino al centro del locale, brulicante di gente. 
 
-Come ci conosciamo noi?- chiese Gene rivolgendosi a Lee, per iniziare un discorso.
 
-Ieri sera in discoteca, davvero non ti ricordi nulla?- rispose perplesso il biondino. 
 
-Ero strafatta, cosa pensi che mi ricordi?!- domandò retoricamente la mora, provocando una leggera risata in Oliver, già attratto da quella bellezza mozzafiato. 
 
-Scusate ma sono curioso: Perché avete i nomi di due cantanti?- intervenne Matt, che come al solito non era riuscito a non domandare nulla. Era fatto così, voleva sapere tutto della gente che conosceva.
 
-Gene è un bassista- lo corresse la ragazza distaccata. 
 
-Mi perdoni, vostra maestà- la derise Matt –Posso avere una risposta, ora?- continuò.
 
-Colpa dei nostri genitori, abbiamo anche un’altra sorella, si chiama Nirvana- si intromise Ozzy, fino a quel momento rimasto imbambolato su Tom. 
 
-E perché non l’avete portata? È più bella di te Pocahontas?- replicò Oliver, lanciando un’altra occhiata provocatrice alla spagnola. Se avesse continuato così prima o poi Gene gli sarebbe saltata addosso e lo avrebbe stuprato o forse ucciso. 
 
-Ha quattro anni, pedofilo- ribatté prontamente lei, facendolo arrossire. Tom notò le frecciatine e gli sguardi che volavano tra i due, così agì. Si avvicinò a Gene.
 
-Hai il nome di una rockstar e non li riconosci?- le sibilò  in un orecchio, facendola trasalire. 
 
-Dovrei?- controbatté perplessa lei allontanandosi. 
 
-Questa è un’offesa!- sbottò Jona, fingendosi indignato e alzandosi dalla sedia per andarsene, prima di essere trattenuto da Matt K. –Non fare il cretino, siamo i Bring Me The Horizon- le spiegò poi guardandola dolcemente. 
 
-Mai sentiti- bofonchiò Gene mentre divorava una fetta di crostata offerta dalla casa. 
 
-Scherza, certo che vi conosce!- la giustificò il fratello, facendo gli occhi dolci a Tom, che si ritrasse stranito. 
 
Trascorsero alcuni minuti.
 –Dov’è il cesso?- chiese poi Gene con la sua solita finezza, venendo subito ripresa da Ozzy che aspirava a fare una bella figura sul suo Tom, il quale sembrava avere occhi solo per la sorella. 
 
-Infondo a destra, Pocahontas – le indicò Oliver, ignorando l’indelicatezza della bella. Quella frase lasciava trasparire una voglia irrefrenabile del tatuato a raggiungerla in bagno, ma Gene non ci fece caso, voleva farlo penare.  
 
Il bagno era piccolo e blu, tutto blu, forse troppo blu. Si piazzò davanti allo specchio, controllando se la matita avesse sbavato. Si aspettava di tutto, anzi si aspettava Oliver e così fu. 
 
-Pocahontas! Ti fai bella per me?- le mormorò cingendole la vita, facendo aderire la sua bocca all’orecchio di lei. La ragazza sentì l’eccitazione di lui premere sul suo fondoschiena . 
 
L’aria diventò pesante, passionale, rendeva quasi difficile respirare. C’era qualcosa di magico tra i due, ma nessuno lo voleva ammettere. Erano a una distanza pericolosa, i loro corpi aderivano perfettamente l’uno all’altro. 
 
–Wao, ci conosciamo da due ore e già ti faccio questo effetto?! Sono da record!- lo beffeggiò l’ispanica voltandosi verso di lui, facendo specchiare i suoi occhi neri in quelli verdi del ragazzo e allontanandolo da lei. Anche per lei era difficile mantenere l’autocontrollo, ma voleva vederlo soffrire perché non poteva averla. 
 
-Non è la reazione che mi aspettavo- le rivelò lui in un sussurro, attirandola nuovamente a sé.
 
Le sue mani iniziarono a vagare sulla schiena di lei. Sentiva il corpo caldo dell’ispanica sotto il tocco delle sue dita fredde.
 
-Non è l’approccio che volevo, dolcezza rassegnati, non tutti possiamo avere quello che vogliamo- replicò beffardamente Gene dandogli un leggero schiaffetto sulla guancia. Uscì dal bagno ancheggiando accentuatamente sotto lo sguardo intontito del ragazzo, rimasto immobile a guardarla uscire. 
 
Il tempo passò tra sguardi e sorrisi tentatori tra i due. Quella ragazza aveva una bellezza disarmante, Oliver si sentiva impotente davanti a lei. Ci aveva provato esplicitamente, ma non aveva funzionato, di solito le ragazze gli cadevano tra le braccia, ma lei no, non cedeva alle sue tentazioni. Doveva averla, a tutti i costi, lei era diversa dalle altre, per questo doveva essere sua. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Contenta di vedermi? ***


Capitolo 3: Contenta di vedermi?
 
Gene si sdraiò sul divanetto rosso fuoco del soggiorno, piazzandosi comodamente davanti al televisore. La birra colava dalla lattina fino alle dita affusolate, dalla sigaretta usciva un fumo dolciastro, tipico delle Merit, che andava a diffondersi in tutta la stanza. Sintonizzò la tv sul canale musicale, era il modo migliore per rilassarsi la domenica. 
Una canzone attirò la sua attenzione. Il video mostrava  un concerto e il cantante era un ragazzo che lei conosceva. Oliver. Finalmente avrebbe potuto sentire una canzone dei Bring Me The Horizon. 
“I was raised in the valley
There was shadows of death
Got out alive but with scars I can’t forget”
Sono cresciuto nella Valley
C’erano ombre di morte
Ne sono uscito vivo, ma con cicatrici che non riesco a dimenticare
 
Quelle parole la colpirono nel profondo. Erano davvero belle parole, urlate da quella voce così energica e suadente. Sussultò quando fu colta di sorpresa dal suono del campanello. 
“Don’t go
I can’t do this on my own
Don’t go
No I can’t do this on my own”
Non andare
Non posso fare questo da solo
Non andare
No, non posso fare questo da solo
 
Nella stanza riecheggiava il ritornello della canzone. Aprì, trovandosi faccia a faccia con lui. Oliver.
 
-Che vuoi?- chiese scocciata, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Gli occhi di lui invece andarono ad assaporare quel corpo perfetto, coperto solo da un paio di jeans inguinali e da una canotta bianca.
 
-Ciao! Si, entro volentieri- disse Oliver sfoggiando un sorriso splendente e ignorando il suo comportamento distaccato, prima di introdursi nell’appartamento.
 
-Oh! vedo che dopo averci conosciuto ti stai facendo una cultura- continuò stupito, notando il loro video passare sullo schermo. Le si avvicinò, muovendo le labbra al ritmo con la canzone.
“Don’t go
Don’t go
Don’t go”
Non andare
Non andare
Non andare
La musica finì, smettendo di velare la stanza, tornando a mostrare le cose per ciò che erano. I loro nasi si sfioravano, gli occhi del ragazzo si persero in quelli della ragazza, tanto da assumerne lo stesso colore corvino. 
 
-Non mi hai risposto, chi ti ha detto dove abito e cosa sei venuto a fare?- ridomandò Gene mantenendo un tono freddo.
 
-Ozzy- si limitò a rispondere lui, già troppo eccitato per poter dire altro. Sul suo volto si delineò un sorrisetto stolto. 
 
-Cosa vuoi?- continuò a incalzarlo l’ispanica, facendo quasi toccare le loro labbra. 
 
-Voglio te- riuscì a sibilare lui a denti stretti, mentre nei suoi pantaloni l’erezione combatteva per liberarsi. Le afferrò i polsi. 
 
-Corri troppo per i miei gusti- ribatté seccata la ragazza, spingendolo lontano dal suo petto. –Sei nelle mie mani, accettalo- gli consigliò in un sospiro così profondo che andò a toccare direttamente l’anima di lui –Il bagno è a sinistra, dopo la camera da letto- gli indicò, dopo aver notato il rigonfiamento nei jeans –Ti ecciti facilmente eh?- continuò.
 
-Sei tu che mi fai impazzire- non si perse d’animo il cantante. 
 
-A sinistra- ripeté l’ispanica. 
 
Il ragazzo si allontanò, dirigendosi verso il bagno. Non voleva dargliela vinta, ma doveva sfogare i suoi impulsi. La mora lo guardò allontanarsi, scoppiando in una sonora risata liberatoria. Era stato snervante opporsi a quegli occhi, a quella bocca, a quel viso così stupendo, ma aveva già sofferto troppo per amore e non voleva più stare male, così si era creata una barriera protettiva che le permettesse di evitare il dolore. 
 
Trascorse qualche minuto, quando il campanello suonò di nuovo. Questa volta la sorpresa fu gradita. Tom la salutò esibendo un sorriso dolcissimo. Le era più facile fidarsi di lui piuttosto che di Oliver, il quale le dava l’idea della classica rockstar montata che pensava solo a se stessa e al proprio successo. Tom, invece, sembrava un ragazzo affidabile e affettuoso, forse per via di quegli occhioni azzurri. L’unico problema era che piaceva a suo fratello, ma forse non era solo quello il motivo per cui gli resisteva. L’alchimia tra lei e il tatuato era fortissima, non poteva negarlo.
 
Lo invitò ad entrare, offrendogli una birra. 
 
-Oliver ti ha preceduto- lo avvisò, indicandogli il bagno dal quale provenivano dei versetti osceni che il ragazzo tentava di soffocare. 
 
-Tipico di Oliver- rise il fratello del cantante –Ci ha già provato?- proseguì.
 
-Già da ieri- gli confessò lei.
 
-Ha battuto il suo record!- replicò Tom sorridendole.
 
I due si accomodarono. Mentre parlavano, Tom le fissava continuamente le labbra, come se le volesse assaggiare, ma non poteva farlo, la ragazza doveva già pensare all’ossessione del fratello, Oliver. Non voleva spaventarla, anche lui. 
 
Oliver uscì dal bagno, a testa alta, ancora orgoglioso. Gene si stupì di quanta fierezza quel ragazzo dannato riusciva a dimostrare anche dopo una situazione tanto imbarazzante. 
 
-Oh Tom, che ci fai qui?- esordì sorpreso anche se la risposta la sapeva già: Gene. I due fratelli avevano sempre avuto gli stessi gusti, soprattutto riguardo le ragazze, ma Oliver aveva sempre vinto ed era certo che sarebbe successo anche questa volta. 
 
-Sono qui per il tuo stesso motivo- replicò il più piccolo con tono altezzoso. La risposta fece arrossire la ragazza, Oliver la guardò a lungo. Non si aspettava di vederla imbarazzata, non dopo che non aveva avuto nemmeno una minima reazione con lui. 
 
La giornata proseguì e Gene si trovò costretta a dividere il suo relax domenicale, il suo soggiorno e il suo amato divano con due ragazzi a cui era difficile resistere. 
 
Dopo due ore i tre ragazzi furono raggiunti dagli altri componenti dei Bring Me The Horizon accompagnati da Ozzy, come al solito alla ricerca di Tom. 
Tutti si divertirono quel giorno, giocando alla play, portata da Jona, mangiando schifezze e bevendo birra. Verso sera il tramonto attraversò l'immensa finestra del salotto e andò a  specchiarsi sul parquet logoro.
 
-Beh?! Stasera che si fa?- domandò Matt. 
 
-Non so voi, ma io mi guardo un film. DA SOLA- rispose Gene accentuando le ultime parole, per chiarire il concetto. 
 
-E se andassimo in discoteca?- propose Lee. La ragazza lo squadrò, amava la discoteca ma, visto com'era andata a finire due sere prima, forse non era il caso di tornarci, non voleva conoscere altri ragazzi che poi le si sarebbero accollati addosso. 
 
-Non credo che...- iniziò.
 
-Certo! Andiamo tutti insieme in discoteca!- la interruppe Ozzy, interessato solo a passare del tempo con Tom. 
 
-Aggiudicato!- esordì poi Matt K. con un sorriso entusiasta, sembrava un bambino a cui era stato regalato un lecca-lecca colorato.
 
Nessuno si accorse che l'ispanica non aveva più obiettato, forse aveva qualcosa in mente. 

 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Dolcezza non balli?! ***


Capitolo 4: Dolcezza non balli?!

Il locale era affollato. Luci di ogni colore si alternavano a intermittenza e moltissimi ragazzi ballavano a una distanza poco rassicurante. Matt si diresse immediatamente all’immenso bar posizionato nell’angolo.  Prese una vodka ICE e la tracannò in un sorso chiedendone subito un’altra.  Gli altri iniziarono a ballare buttandosi in pista, tranne Gene che rimase a distanza. Era arrivato il momento di giocare per davvero. Si sedette su uno dei divanetti posti ai lati della discoteca in attesa di ciò che voleva. Si accese una sigaretta. Aspirò profondamente fino a raggiungere il filtro, facendo incavare le guance nel viso. Matt le si avvicinò con un bicchiere in mano.

-Ehi dolcezza! Non balli?- le chiese sgranando gli occhi, diventati vermigli a causa dell’alcool e porgendole il bicchiere. Non era quello che si aspettava, anzi, non era chi si aspettava. Prese il drink, sorseggiandolo come un attento esperto di vini sorseggia uno Chardonnay.  Squadrò il ragazzo che faticava a reggersi in piedi senza proferire parola.  

-Aspetto la canzone giusta- mentì poi per allontanarlo.

-Ti scoccia se aspetto con te?- le domandò Matt accasciandosi al suo fianco.

-Si- replicò fredda Gene, successivamente spostò lo sguardo alla pista da ballo e si alzò in fretta non appena riuscì a riconoscere Oliver, lasciando il ragazzo, completamente ubriaco, steso sul divano.

Si fece largo tra la folla, tirando gomitate e tentando di evitare ogni contatto fisico, cosa praticamente impossibile in quel luogo. In quel momento sembrava una ragazzina sociofobica.

Si piazzò a breve distanza dalla sua ossessione, iniziando a ballare, assicurandosi che lui la notasse. Non riusciva a vederlo, ma poteva sentire i suoi occhi esaminare attentamente ogni centimetro del suo corpo.

Si voltò riuscendo a individuare il volto del moro che la fissava. In quel momento un ragazzo biondo le si avvicinò, stringendola a sé e cominciando a ballare con lei, facendo combaciare perfettamente i loro bacini. La ragazza si lasciò andare a una danza sempre più provocante, strusciandosi addosso all’altro, senza mai togliere lo sguardo da Oliver, che osservava la scena con un sorrisetto inebetito.

Sul viso della spagnola si delineò un sorriso accattivante a cui il tatuato non riuscì a resistere. Avanzò fino a raggiungere la coppia. Accostò il suo viso a quello di lei, che rispose con un’occhiata seducente. Oliver s'introdusse tra i due, allontanando il nuovo ragazzo, che gli imprecò contro in tutte le lingue che conosceva.

Gene, ignorò le bestemmie e afferrò la maglietta grigia del moro, attirandolo al suo petto, continuando ad ancheggiare. Le mani di lui si posarono delicatamente sul suo fondoschiena. Sul volto della ragazza non si cancellò l’espressione bastarda che la caratterizzava.

-Ti voglio- sussurrò Oliver mordendosi il labbro. Nuovamente l’eccitazione si risvegliò all’interno dei suoi jeans scuri. Ogni volta che aveva a che fare con quella ragazza non riusciva a resistere ai suoi istinti. Come al solito lei se ne accorse e, come al solito, si scostò. Voleva vederlo di nuovo soffrire perché non aveva avuto ciò che voleva.  Si liberò dalla stretta che faceva scaldare il suo corpo gelido.

-Fatti controllare quel problema laggiù, non è normale che a un minimo contatto il tuo amichetto reagisca così- lo canzonò lei prima di allontanarsi definitivamente lasciandolo, per l’ennesima volta, sconcertato.

Gene si ricollocò sul divanetto che poco prima aveva abbandonato per mettere in atto il suo piano ben riuscito. Amava avere il controllo della situazione, amava avere il controllo delle persone, amava riuscire ad avere sempre la risposta pronta ed essere lei la padrona del gioco. In poche parole amava essere stronza. 

Si accorse che Matt non c’era più, ma non ci fece caso, d'altronde non era di lui che le importava. Fu raggiunta subito da Ozzy.

-INDOVINA- le disse lui, fingendosi entusiasta, urlando per sovrastare il volume della musica. La ragazza rispose alzando un sottile sopracciglio nero, per incitarlo a continuare.

-TOM TI CERCA!- gridò adirato –MI SPIEGHI COME DIAVOLO FAI?-  le chiese poi quasi scoraggiato.

-Dov’è?- replicò lei, ignorando la seconda domanda. Il fratello glielo indicò, nonostante avesse voluto sbatterle la testa contro il muro, per poter avere il SUO lui tutto per sé. Gene si alzò, raggiungendo Tom al bar, lasciando il gemello sconsolato a osservare la scena a distanza.

Gli poggiò una mano sulla spalla. –Ti fa male bere- asserì sorridente.

-Senti chi parla- ribatté lui ricambiando il sorriso.

-Balliamo?- gli chiese e, senza attendere risposta, lo trascinò per un braccio in mezzo alla pista.

Ballarono a lungo, senza mai spostare lo sguardo l’uno dall’altra, i loro respiri si mescolavano, i loro petti sussultavano all’unisono a ritmo di musica. Per un momento a Gene sembrò di essere sola, sola con quel ragazzo dagli occhi meravigliosi che la ammiravano come nessuno aveva mai fatto.

Quella sensazione stupenda svanì quando l’ispanica vide alle loro spalle Oliver ballare con una ragazza bionda, magra. La biondina indossava una minigonna, davvero troppo mini e un top rosso fuoco. La riconobbe. Era l’ochetta bionda che lavorava con lei, una di quelle ragazze che scopavano con tutto ciò che respirasse o che fosse morto da poco.

La Barbie non si accorse dello sguardo omicida di Gene ma Oliver fu abbastanza attento da notarlo. Il ragazzo si avvicinò ancora di più alla bionda e la baciò. Le loro bocche si fusero in un bacio scottante, le loro lingue si intrecciarono in una danza vorticosa all’interno di esse. Lo sguardo del cantante però non si spostava dalla spagnola, la quale evitò la scena riconcentrandosi sul viso perfetto che le stava a pochi centimetri dal naso.

Questa  volta aveva vinto lui, ma lei si sarebbe presa la rivincita.

Al termine della serata capì di non essere più in grado di riconoscere le proprie emozioni, il suo cuore era diviso in due. Una parte riportava inciso il nome Tom e l’altra urlava il nome Oliver.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Pensieri ***


 
Capitolo 5: Pensieri

Di nuovo una giornata di lavoro, un’assillante giornata di lavoro che doveva affrontare con un mal di testa insopportabile, non più causato dall’alcool, ma dai pensieri che la assillavano. Rivedeva continuamente la scena di Oliver che baciava la Barbie, ma anche lo sguardo di Tom che le accarezzava dolcemente l’anima. Era dannatamente confusa, ma il peggio doveva ancora venire.

La collega entrò saltellando nel negozio con un sorriso largo tutta la faccia che non accennava a diminuire. La bionda si piazzò dietro la cassa, cosa insolita dato che di solito quello era il compito di Gene.

-Vai pure a fumare, ci penso io qui- le disse in tono cordiale, voleva fingersi gentile, ma con Gene questa tattica non funzionava.

-No grazie, sono in astinenza- tentò di resistere l’ispanica – Oche … cioè Julie, perché sei così …- non sapeva che parola usare, quell’ochetta  non era in grado di provare emozioni e sensazioni umane -…allegra?-  terminò a fatica deglutendo con veemenza.

- Ho incontrato uno, un gran bel ragazzo, simpatico, dolce, è il ragazzo perfetto, passerà oggi a salutarmi- rispose Julie con il suo solito tono irritante. Quella ragazza era insopportabile, Gene sapeva che ponendogli quella domanda si era  autocondannata ad ascoltare tutte le sue fantasie su quel nuovo ragazzo, su Oliver. Mentre l’altra cinguettava i suoi progetti per il futuro, Gene pensò di aver toccato il fondo. La preferiva acida, antipatica, la preferiva odiosa, ma ormai si era inguaiata e doveva sopportarla.

Un urletto la riportò alla realtà  –Ciao Oliver!-

Ora era veramente caduta in basso. Si voltò notando il ragazzo al di là della cassa. Questo non appena la vide si protese in avanti, lasciando un leggero bacio sulle labbra carnose della bionda.

-Oh! Ciao Gene, non ti avevo notato- si giustificò subdolamente, rivolgendole uno sguardo vittorioso.

-La conosci?- si intromise subito Julie.

-Niente di che- ribatté aspra l’ispanica, ricambiando l’occhiata altezzosa.

Oliver non fece altro che confermare, rimanendo però spiazzato dal tono della mora.

Il cellulare di Gene vibrò all’interno della borsa nera buttata in un angolo accanto allo sgabello. La ragazza si alzò, dando la schiena al cantante che si vantava con la Barbie, parlando della sua band. Si inchinò per estrarre il telefono dalla tasca anteriore della tracolla e sentì alle sue spalle un mugugno di approvazione, proveniente dalle labbra di Oliver. La spagnola si girò notando il ragazzo impegnato in un altro bacio passionale con l’ochetta.

-Bleah- commentò a bassa voce Gene, alzando gli occhi al cielo. Poi passò lo sguardo al display dell’apparecchio, aveva ricevuto un messaggio da Tom e due da Ozzy.  Lesse il primo:

Mi sono divertito con te ieri sera, grazie della bella serata, spero di poterne trascorrerne altre in tua compagnia :) ci vediamo. Tom

Sorrise leggendo quel messaggio, senza alcuna frase sconcia e senza nessun doppio senso. Oliver la guardò, chiedendosi chi l’avesse fatta sorridere in quel modo magnifico, senza riuscire a trovare una risposta. La mora passò agli altri messaggi che fecero morire quell’ espressione allegra.

Ti odio, lo sai?! Ieri sera mi hai ignorato completamente e addirittura hai ballato tutto il tempo con il mio Tom, ti odio. Ozzy

Si sentì in colpa, tremendamente in colpa. Aveva fatto soffrire suo fratello, un ragazzo che aveva già abbastanza problemi e a cui non ne servivano altri, l’unico che fosse in grado di capire il suo dolore.  Si sentì un verme. Passò all’altro sms:

Non è vero, non ti odio, non ti potrei mai odiare. Scusa per le parole cattive, mi sono fatto prendere la mano dalle mie emozioni. Scusa. Ozzy <3

Quel  ragazzo era eccessivamente dolce, le perdonava tutto, addirittura si scusava quando doveva essere lei a farlo. Decise che lo avrebbe visto dopo il lavoro per farsi perdonare.  

Uscì dall’ipermercato, ignorando le parole smielate che volavano tra la coppietta. Passò accanto a Oliver, facendo sfiorare le loro schiene e sentendolo rabbrividire.

Il caldo sole di agosto la accecò appena mise piede fuori e l’afa le mozzò il fiato. Raggiunse il retro del negozio dove, come al solito, si trovava Phil, il senzatetto che rovistava nell’immondizia. Per la prima volta lo ignorò.

-Ehi bellezza, che succede oggi? Io vengo qui per farmi cacciare via da te e tu mi ignori?- le chiese l’uomo con una voce talmente roca da sembrare quella di un settantenne, nonostante avesse solo quarant’anni. 

-Non è giornata, Phil- replicò contrariata lei.

-C’entra quel moretto che è appena entrato?- continuò l’altro.

Gene rispose con un’occhiata di dissenso.

-Così ti voglio! Dimostra che sei una stronza e sii fiera di esserlo, io sono finito qui perché non avevo abbastanza palle per impormi sulla gente, così mi hanno licenziato da tutti i lavori che ho provato e, si sa, senza lavoro non si può guadagnare per vivere- proseguì Phil, esaltato a causa delle droghe.

-Grazie per la lezione di vita ma non mi interessano le tue avventure- ribatté in tono ironico l’ispanica.

In quel momento arrivò Oliver.

-Perdonatemi se mi intrometto. Stavi litigando con il tuo ragazzo, Pocahontas?- la derise, credendosi simpatico.

Phil emise un grugnito e si riconcentrò sul cassonetto in cui di solito trovava da mangiare.

-Fottiti- rispose la ragazza, guardandolo in cagnesco. –A proposito, lasci la tua fidanzata da sola?- chiese poi tornando ad assumere un’espressione arrogante.

-Non è la mia fidanzata- contestò lui, avanzando di qualche passo.

Gene stava per obiettare, ma fu interrotta da uno strillo talmente acuto che sarebbe riuscito a rompere un bicchiere di cristallo.
-OLIVERUCCIOOOOOOOO-

Julie gli corse in contro, aggrappandosi come un koala al suo braccio. Oliver capì di aver fatto una cazzata. Sul suo viso comparve una smorfia terrorizzata che provocò la sonora risata di Gene e del barbone. Il ragazzo aveva appena organizzato la propria sconfitta e alla spagnola la situazione sembrò alquanto interessante. Per la prima volta non le toccava essere cattiva per vendicarsi, stava già facendo tutto lui.

-Io vado alla cassa, ciao Phil- annunciò poi dirigendosi verso l’entrata, lasciando il tatuato pietrificato sotto l’abbraccio della Barbie.

Quando anche l'ochetta rientrò, era sola. Oliver se n’era andato per fortuna. Per Gene diventava sempre più impossibile stargli accanto, soprattutto ora che aveva intrapreso una relazione, anche se indesiderata, con Julie. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Cosa provi? ***


Capitolo 6: Cosa provi?

Ozzy la guardò perplesso.

-Che succede?- le chiese preoccupato, appoggiando la mano su quella di lei. Gene scosse violentemente la testa.

-Nulla- rispose mostrando uno dei suoi tipici sorrisi falsi.

-C’entra Oliver?- continuò il fratello.

Uno sguardo. L’unica sua risposta fu quello, uno sguardo privo di emozioni, impossibile da decifrare. Per Ozzy però era decisamente una risposta affermativa, ma non era solo quello il problema.

Si fece coraggio -C’entra anche Tom?- la incalzò poi.

Un altro sguardo, questa volta più profondo, più sincero.

-Bene, lo prendo per un si. Vuoi parlarne?-

-No- replicò secca la ragazza –Sono venuta a scusarmi non a parlare dei miei problemi- proseguì.

Il gemello le rivolse un’occhiata dolce, comprensiva, grata. -Allora vedi che ci sono problemi?!- asserì poi retoricamente, sorridendole.

-SI! SEI CONTENTO ADESSO?! NON CAPISCO PIU’ NULLA! NON CAPISCO PERCHE’ ME LA PRENDO TANTO SE OLIVER SI E’ MESSO CON JULIE, NON CAPISCO PERCHE’ CONTINUO A RIPENSARE AGLI OCCHI DI TOM CHE GUARDANO DENTRO I MIEI, DENTRO DI ME, COME SOLO TU SAPEVI FARE, MI SENTO VULNERABILE, DAVANTI A LUI E MI SENTO FORTE DI FRONTE A OLIVER, NON SO PIU’ CHI SONO, NON SO PIU’ CHI VOGLIO ESSERE!- sbraitò l’ispanica alzandosi dal letto del fratello. I suoi occhi vagavano per la stanza, alla ricerca di qualcosa da osservare, ma dovette capire che ciò che voleva guardare era qualcuno, non qualcosa.

Si calmò. –Scusa- bisbigliò, visibilmente scossa.

Ozzy, invece, era rimasto seduto immobile a guardare la scena, non aveva fatto una piega.

-Cosa provi?- domandò, rimanendo impassibile.

-Non lo so- affermò lei, sdraiandosi nuovamente sul letto –Tom … mi … piace- riuscì a dire a fatica, tentando di evitare gli occhi del fratello –Ma … non so perché ma quando vedo Oliver mi succede qualcosa dentro, qualcosa di simile alla … gelosia?- si giustificò subito per evitare il discorso di Tom.

-Quindi ti piace Tom ma sei gelosa di Oliver. Ma se per ipotesi, Tom si mettesse con una ragazza, saresti gelosa anche di lui?- tentò di far chiarezza Ozzy.

-C-Credo di si- balbettò l’altra, incerta.

-Forse tra te e Oliver c’è solo attrazione fisica, mentre tra te e Tom …- sospirò. Gli era difficile pensare a Tom e Gene insieme, gli faceva male. Si era preso una bella cotta per quel ragazzo che ai suoi occhi appariva  perfetto, ma doveva aiutare la sorella, ignorando i propri sentimenti.

-Come lo capisco?- lo pressò Gene.

-Di certo guardarti dentro non basta, alimenteresti sempre di più la tua indecisione, quindi ti consiglio di provare a frequentarli, entrambi, poi decidi- consigliò Ozzy.

-Io avrei un’altra idea- rifece lei, facendo tornare a splendere la sua espressione infima sul suo volto tornato sicuro.

 
 
 
Intanto a casa Sykes …

Un messaggio: Julie. Un altro: sempre lei. Un terzo: di nuovo lei. Un quarto: ancora lei. Al decimo messaggio in cinque minuti Oliver spense il telefono.

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!- gridò in un urlo quasi disumano. Quella ragazza era un’ossessione, no. Forse non era lei la vera ossessione, ma Gene, quella ragazza demoniaca in grado di prenderti l’anima e il cuore. Oliver continuava a pensare a lei.

-Bel growl- ironizzò Tom, accostandosi allo stipite della porta.

-Non sei spiritoso- ribatté Oliver –Quella ragazza mi sta facendo impazzire.-

-Te la sei cercata- disse il più piccolo. Seguì un lungo silenzio, finché … -Ti scoccia vero?-  procedette.

-Cosa?- chiese sconcertato il cantante.

-Che sto vincendo io- rispose sicuro il fratello.

-Gene non è un trofeo e comunque non stai vincendo- asserì l’altro.

-Da quando ti importa della gente?-

-E da quando a te non importa più?- protestò Oliver.

L’ultima frase lasciò Tom impietrito. Il fratello aveva ragione, non era da lui parlare in quel modo, non era da lui tenere più a una stupida vittoria che a una persona. Doveva tornare se stesso. Gene lo aveva attratto sin dall’inizio perché era una bella ragazza, era simpatica, tenace, era ciò che voleva, non la vedeva come un premio e non avrebbe mai dovuto vederla così.

Passò a guardare il pavimento. Le piastrelle bianche risaltavano sotto la forte luce della stanza.

-Esco- lo avvisò, prendendo un borsone dall’armadio. Oliver lo conosceva, quando Tom prendeva quel borsone stava male. Andava in palestra a sfogare i suoi pensieri contro il sacco da boxe, probabilmente immaginando se stesso, o meglio, la persona che non voleva essere. Il più grande soffriva vedendolo così, ma non lo tratteneva, non era uno di quei fratelli modello che si offrono di ascoltare i problemi per risolverli insieme, lui era diverso, preferiva che Tom se la cavasse da solo, perché solo lui poteva sapere cosa gli passava per la testa.
 
 
 
 
Tom sentiva il cuore pulsargli nelle vene, mentre nella sua testa rimbombavano le parole di Oliver e l’immagine di Gene che ballava davanti a lui. Sferrò un pugno ben assestato al sacco, sentì la mano intorpidirsi sotto al guantone. I pugni diventarono sempre più forti, tirati a ritmo incalzante. Percepì una goccia di sudore percorrergli il viso, dalla tempia fino alla mascella. Continuò a sfogarsi finché si stancò, quindi si accasciò a terra, sfinito ma appagato.

-Tom! Tutto bene?- chiese una voce preoccupata alle sue spalle. Il ragazzo dagli occhi glauchi si voltò, trovandosi faccia a faccia con i membri dei Bring Me The Horizon.

-Ehi! Sto bene tranquilli- sorrise calorosamente.

Un’ondata di sguardi dubbiosi lo travolse.

-Va beh, facciamo finta di crederti. Stasera darò una festa a casa mia, verrai?- propose poi Lee.

-Chi ci sarà?- fece Tom.

-Si, verrà anche Gene- informò subito il biondo, facendo arrossire l’altro.

-Ci sarò- asserì allora Tom.

I ragazzi scoppiarono in un’allegra risata di gruppo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: E’ tempo di festa! ***


Grazie a tutti quelli che continuano a leggere la storia :) spero che il capitolo vi piaccia e che qualcuno recensisca :)
buona lettura ;)
*Black Devil*


Capitolo 7: E’ tempo di festa!

La musica era assordante, le note di Chelsea smile si insediavano in ogni angolo della stanza. All’ultimo piano di un mastodontico edificio il grande loft di Lee ospitava ormai un centinaio di persone, gente che probabilmente nemmeno lui conosceva.  Il campanello suonò ripetutamente, tipica suonata di Oliver, eterno bambino. Il ragazzo entrò seguito dal fratello.

-Ho portato la vodka- gridò mostrando la bottiglia semivuota.

-Ma è vuota- gli fece notare Lee.

-Già, avevo sete, fare le scale mi stanca- si difese il cantante, già inebriato dall’atmosfera accogliente.

 Sia Tom che Oliver si guardarono intorno alla ricerca di Gene, senza trovarla. Oliver però notò un’altra persona, decisamente sgradita, Julie.

-Perché hai invitato Julie?- domandò a denti stretti sussurrando.

-Non state insieme?! Pensavo ti facesse piacere- si giustificò Lee sentendosi attaccato dall’amico.

La Barbie gli si avvicinò, come al solito strillando nomignoli imbarazzanti, che lo fecero vergognare notevolmente. Una volta raggiunto gli piantò un leggero bacio sulle labbra, lasciandogliele appiccicose di lucidalabbra. Il ragazzo si pulì la bocca con il palmo della mano.

-Che bello vederti- mentì fingendosi entusiasta. Alle sue spalle una voce lo distrasse.

-Ciao Gene, sono contento che tu sia venuta- sentì Lee accogliere l’ospite tanto atteso.

-Figurati, non mi perdo le feste per nulla al mondo- sorrise l’ispanica –Oh, ciao Tom!- esordì poi notando il ragazzo che ancora scrutava tra la folla.

-Ciao!- rispose l’altro esaltato.

-Ehi non mi saluti?!- si intromise Oliver liberandosi dalla stretta della Barbie e sfoderando un sorriso che a Gene parve meraviglioso. La ragazza allora lo salutò, rimanendo distaccata, passando poi a guardare l’ochetta, nuovamente appiccicata al suo ragazzo.

Poco dopo arrivò anche Ozzy, dando il via decisivo alla festa.

Matt come al solito beveva, alternando gin e rum. Matt K. Si era piazzato davanti all’immenso televisore al plasma che trasmetteva la partita. Jona, leggermente alticcio, iniziò a dare segni di squilibrio, continuando a camminare senza sosta su e giù per le scale a chiocciola, irrequieto.  Lee si occupava di ogni suo invitato, offrendo salatini e drink, sembrava un cameriere indaffarato, deciso a fare buona impressione sugli ospiti. Oliver fu buttato sul divano zebrato del salotto, la bionda gli si posizionò sopra cavalcioni, iniziando a baciargli il collo, ignorando gli sguardi della gente. Ozzy si improvvisò arredatore, cominciando a criticare e ammirare ogni mobile e stoffa presente nel loft. Gene vagava tra la folla, tentando invano di riconoscere qualche volto. Si accostò al bancone del bar posto accanto alla cucina, sorseggiando un cocktail, in cui riuscì a riconoscere il gusto della vodka e delle fragole.

La ragazza scorse tra centinaia di volti quello di Tom, ma, proprio mentre stava per avvicinarsi, fu fermata da una mano calda che le si strinse attorno al polso. Oliver la teneva stretta, determinato a non lasciarla. Si voltò, sorridendo, finalmente si era deciso a raggiungerla, il suo piano poteva iniziare.

-Ho poco tempo di respiro, Julie è andata in bagno- le spiegò lui.

-Non te l’ho chiesto- replicò la spagnola.

Il cantante l’attirò a sé, sentì il petto di lei appoggiarsi dolcemente al suo. La vicinanza gli fece sembrare che i loro polmoni si stessero toccando.

Si avvicinò pericolosamente all’ispanica. Per Gene era il momento di agire. Gli prese il viso tra le mani diventate gelide per la tensione. Per un momento un’espressione sorpresa attraversò lo sguardo del moro, poi i suoi occhi si chiusero, le loro labbra si toccarono, inizialmente sfiorandosi, poi assaporandosi in un bacio intenso e passionale. Oliver sentì il cuore salirgli in gola, quanto aveva atteso quel bacio, quanto lo aveva desiderato. Gene si concentrò sulla situazione, riuscendo però a percepire solo le loro lingue intrecciarsi e combattere per avere il sopravvento l’una sull’altra.

Tom che, all’altro lato della stanza, stava parlando con Ozzy, notò che questo non lo stava più ascoltando, cosa decisamente insolita, dato che era follemente innamorato di lui. Lo spagnolo era concentrato su qualcosa alle sue spalle, così anche l’altro si voltò. Quando vide Gene e Oliver i suoi occhi persero vita, l’intenso color cielo che li caratterizzava sbiadì, diventando quasi bianco. In quel momento si sentì distrutto, fu come se mille spade gli trapassassero il cuore, facendo riempire il suo corpo di sangue. Si sentì svuotato totalmente. Rimase immobile, la folla intorno a lui svanì all’improvviso, lasciandolo solo con una sensazione che non aveva mai provato.

-Va tutto bene?- si sentì chiedere all’improvviso. Si voltò verso quella voce calda e confortevole. I suoi occhi ripresero il loro colore originale. Sorrise, annuendo lievemente.

Intanto Gene si allontanò dal cantante per riprendere fiato. Fissò il viso roseo di fronte al suo. Ebbe come un flash, davanti a sé vide Tom, non Oliver. Si scostò rapidamente quando si accorse di ciò che era successo. L’attrazione per quel ragazzo era ancora tanta, ma c’era qualcosa di diverso in lei. Forse le sue idee erano più chiare o forse no.

Notò Tom allontanarsi e dirigersi verso la porta. Stava per raggiungerlo, ma fu trattenuta da qualcuno, non più Oliver, ma Julie. Questa la strattonò, urlandole contro i peggiori insulti, lei subito si liberò dalla sua presa, mentre il moro tentava di calmare la fidanzata.

Quando Gene riuscì a raggiungere la porta Tom era già uscito. Aveva fatto un casino.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Com’è stato? ***


Capitolo 8: Com’è stato?

Ormai Tom se n’era andato e Gene si sentiva terribilmente in colpa. Andò al piano di sopra, dove c’era la camera di Lee. Vi entrò. Si sedette sul letto tenendosi la testa tra le mani, confusa. Per fortuna su quel piano non c’era nessuno, perché il padrone di casa aveva proibito di andarci, per evitare danni.
Guardò il soffitto bianco, riuscendo a vedere, dall’ampia finestra nel tetto, la fioca luce delle stelle entrare nel loft.

Sentì bussare alla porta, Ozzy le si piazzò davanti.

-Era questo il tuo piano?- le chiese rimproverandola.

-Beh, ora è certo che Tom prova qualcosa per me, visto come ha reagito- tentò di scherzare lei.

-Quello lo sapevamo già- continuò ad ammonirla il fratello.

Seguì un minuto di silenzio, un silenzio pressante, che rendeva la situazione insostenibile.

-Com’è stato?- domandò poi il ragazzo, incuriosito.

-Intendi se bacia bene?- cercò di capire l’altra.

-Anche, ma anche cosa hai sentito. Dio, un ragazzo così me lo sarei sbaciucchiato pure io- replicò il moro.

Gene lo fissò, corrugando la fronte, poi fece un respiro profondo e parlò.

-Non bacia affatto male, ma quando ho aperto gli occhi ho visto Tom, o meglio, la mia immaginazione mi ha fatto vedere Tom-

-E se non fosse stata l’immaginazione ma il cuore?-

Colpita. Il suo corpo fu percosso da quell’affermazione diretta. Troppo schietta, troppo sincera.

Lo osservò permettendogli di guardarle dentro, voleva che fosse lui a rispondere. Lei non si capiva più ma aveva notato che il gemello riusciva a farlo al posto suo.

Ozzy l’abbracciò forte, stringendola a sé. Le perdonava tutto. Lui comprendeva i suoi stati d’animo, le sue reazioni, i suoi dolori. Gene gli affondò la testa nell’incavo del collo, lasciandosi andare completamente.

Sulla soglia comparve improvvisamente Oliver, a testa bassa.

-Va tutto bene?- fece Ozzy, notando lo sguardo vagante del tatuato.

Il ragazzo alzò la testa, mostrando un leggero graffio sulla guancia destra. Annuì.

-Che ti è successo?- esordì terrorizzato l’altro.

-Gene, possiamo parlare?- lo ignorò il cantante.

-No- ribatté acida l’ispanica, alzandosi per uscire. Oliver la bloccò. –Poteva sembrare una domanda ma non lo era. Ozzy ci lasci soli un momento?-

Il ragazzo uscì, appostandosi all’inizio delle scale, pronto a origliare.

-Che hai fatto?- chiese l’ispanica, indicandogli la ferita.

-Julie … Quella ragazza è un animale-  replicò il ragazzo, sfiorandosi la guancia. 

La ragazza si ammutolì, sapeva che la Barbie era possessiva, ma non pensava fino a quel punto.

-Spero non vi siate lasciati per colpa mia- gli sorrise beffardamente, sapendo già che la risposta sarebbe stata affermativa.

-Cosa volevi dimostrare?- la pressò lui, stranamente serio. Gene capì che lui non voleva scherzare e forse non avrebbe dovuto farlo nemmeno lei.

Rimase zitta, i suoi occhi cominciarono a vagare per la stanza. Oliver sospirò. Aveva forse capito? No, quasi sicuramente no.

La guardò, prendendo le distanze.

-Oliver …- cominciò flebilmente la mora.

-Lascia stare-  si arrese lui.

Uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Sul pianerottolo trovò Ozzy. Si limitò a lanciargli uno sguardo di disapprovazione, poi scese di fretta la scalinata, deciso ad andarsene.

Gene si dovette ricredere. Quello era un vero casino.  Ora li aveva persi entrambi.




Al piano inferiore …

-Che diavolo hanno tutti oggi?!- urlò Lee a Matt, dopo che Oliver gli passò davanti per uscire.
-Gene- rispose pacatamente l’amico, sorseggiando un liquido rossastro. Era totalmente ubriaco, cosa poco straordinaria per lui.

I due furono raggiunti da Matt K.

-Datemi una mano a portare a casa Jona, ha bevuto un po’ e sapete che non regge-

-COME?! CHI L’HA FATTO BERE?!- sbraitò Lee. Matt si allontanò velocemente, fingendo di aver visto qualcuno che conosceva, per evitare il rimprovero del biondo.

-MATT!- percepì gridare alle sue spalle. Incrociando gli occhi accusatori degli altri due membri della band.

La festa non era andata proprio benissimo, cosa decisamente rara per Lee, di solito un vero mago delle feste. Beh, almeno Jona sembrava divertito, peccato che il giorno dopo, per colpa di Matt, non si sarebbe più ricordato nulla.
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: E se fosse tutto finito? ***


Capitolo 9: E se fosse tutto finito?!

Passarono due settimane. Gene scrisse ogni giorno a Tom, non riuscendo a toglierselo dalla testa, non riuscendo a dimenticare i suoi magnifici occhi color cielo. Il ragazzo non le rispose mai, proprio come fece lei con Oliver, il moro la soffocava  di messaggi e di attenzioni, ma lei riusciva a pensare solo a Tom.

Per evitare i messaggi e le continue chiamate del cantante, l’ispanica lasciava il cellulare abbandonato sul comodino. Aveva smesso di uscire, non andava più nemmeno al lavoro per paura di dover affrontare Julie, quindi fu licenziata.

Non era più lei, solitamente non aveva paura di niente, ora temeva una dannatissima ochetta.

Il telefono squillo per l’ennesima volta. Oliver. Si fece coraggio e rispose.

-CHE DIAVOLO VUOI?!- strillò.

-Sono io che dovrei trattarti male, Pocahontas- replicò calma la voce all’altro capo –Volevo solo avvisarti che domani  sera abbiamo un concerto, ci farebbe piacere vederti - continuò.    

Gene stava per rispondere, ma il cantante riagganciò.

La ragazza chiamò subito il fratello.

-Che devo fare?- chiese appena l’altro rispose.

-C-Cosa?- fece lui confuso. La sua voce era impastata, era totalmente addormentato nonostante fosse quasi mezzogiorno.

La gemella gli spiegò la situazione.

-Vai, ciao- si limitò a rispondere Ozzy, che aveva una voglia assurda di tornare a letto. 

-Sicuro?-  continuò lei.

-Si, ciao- rispose lui, sempre più voglioso di dormire.

-Vorrei andare ma poi magari devo affrontare Oliver…- replicò incerta Gene.

-Va bene, ciao- tentò di chiudere Ozzy.

-Però non so …- tentennò ancora l’altra.

-Ciao- provò a essere sbrigativo il moro.

-Non saprei nemmeno cosa mettermi- esitò nuovamente lei.

-La maglietta bianca, ciao- consigliò velocemente il gemello.

-Non è che mi presteresti la tua felpa dei Bring Me The Horizon?- chiese di nuovo l’ispanica, iniziando a prendere gusto nel disturbarlo.

-D’accordo, ciao-

-Ma poi non è che …-

-WAAAAAAAAAAAAAAH! NON TI SOPPORTO PIU’! VAI, FREGATENE SE DEVI PARLARE CON OLIVER, TI METTI LA MAGLIETTA BIANCA CON LA MIA FELPA E NO, NON TI FA GRASSA!!!! CIAO!-  sbottò improvvisamente Ozzy, rispondendo a ogni domanda che la gemella gli aveva posto in precedenza.  La sua voce era terribilmente acuta, cosa che lo fece sembrare ancora più gay di quanto fosse già. Per quanto possibile.

-Ok, ciao Ozzy, ti aspetto domani alle otto sotto casa mia, ti voglio bene- rispose con tono colmo di ironia lei.

-Un momento … C-Come?!- domandò spaesato lui.

La ragazza però aveva già attaccato. Lo aveva incastrato di nuovo. Non pensava di dover andare con lei. Decise che ci avrebbe pensato più tardi, ora voleva dormire.
 
 
 

Il pomeriggio Ozzy si presentò a casa di Gene. Suonò ripetutamente il citofono.

-Muovi quel bel culetto che mamma ti ha fatto, tra l’altro non meritato, e scendi subito- le ordinò.

-Che non l’ho meritato lo dici perché lo volevi tu?!- replicò la voce della gemella all’apparecchio.

-Esatto, ora scendi- asserì con fermezza Ozzy.

Dall’altra parte del citofono si sentì una risatina sarcastica.

La spagnola scese.

-Sai che non voglio uscire, è qualcosa di importante?- domandò.

-Si, ho incontrato uno e volevo parlartene- 

-Non potevi chiamarmi o salire da me?-

-No, avevo anche voglia di un gelato- obiettò il moro assumendo un’espressione che lo fece assomigliare a un cucciolo di pinguino e a cui nessuno poteva resistere, nemmeno Gene.  

-D’accordo, muoviti, ma paghi tu- sospirò lei spingendolo verso la gelateria.
 

Il bar era deserto, buona cosa per i due che volevano un po’ di tranquillità. La cameriera prese le ordinazioni: un cono cioccolato per Gene e una coppetta, possibilmente con il cucchiaino rosa, all’amarena per Ozzy.

-Dimmi tutto-

- Ero andato a quel negozio carino, quello tutto fucsia con la moquette rosa shocking- iniziò esaltato Ozzy.

-Oddio, ti prego-  fece Gene, coprendosi il viso con la mano.

-Mi lasci continuare?!- chiese indignato lui.

La ragazza fece un cenno con la testa, per farlo proseguire.

-Allora, ero a questo negozietto magnifico e stavo guardando una sciarpa di seta bianca-

-Che non ti puoi permettere- lo interruppe ancora lei.

Il gemello le lanciò uno sguardo ammonitore e riprese –A un certo punto mi si avvicina questo commesso davvero carino che mi chiede se ho bisogno di aiuto e io ovviamente gli dico di si e che vorrei provare quella fantastica sciarpa però ho bisogno di qualcuno che mi dia il suo parere, beh, metto la sciarpa e lui mi guarda e indovina che mi dice!-

-Che non te la puoi permettere?!- tentò di indovinare sarcasticamente la ragazza, mangiando il suo gelato come fosse un animale.

-NO! Che sono bellissimo!-  

Gli occhi del ragazzo si ingrandirono notevolmente, a Gene parve che presero la forma di due cuori, un po’ come nei cartoni animati.

-E?- lo incalzò lei.

-E cosa?-

-E poi?-

-Poi basta- rispose sorridendo lui.

-Cioè è finita qui?- andò avanti Gene.

-Emmm ... Tornerò da lui oggi per chiedergli di uscire?- fece lui incerto.

-E’ una domanda o un’affermazione?- sgranò gli occhi l’altra.

-Un’affermazione?- asserì il fratello ancora in tono interrogativo.

-Non vengo con te lo sai vero?- chiarì lei.

-Lo immaginavo- rispose lui cominciando a mangiare il gelato che ormai colava dalla coppetta. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Chiedi scusa ***


 
Capitolo 10: Chiedi scusa

Alle otto in punto Ozzy era sotto casa di Gene. La ragazza lo fece aspettare per più di venti minuti poi lo raggiunse. Indossava un paio di pantaloncini cortissimi e la famosa maglietta bianca e teneva in mano la felpa che le aveva prestato il fratello.

-Che diavolo ti sei messo?- esordì vedendo che Ozzy aveva addosso un’orrenda camicetta hawaiana rosa.

-Non è meravigliosa?! Mi ha aiutato Brian a sceglierla-

-Non ho idea di chi sia Brian ma ha un gusto orribile- disse la ragazza ancora disgustata dalla camicia.

-E' il ragazzo del negozio, ci aspetta già al locale in cui si esibiscono i Bring Me The Horizon-  rispose l’altro.

I due salirono in macchina e partirono.

Quando raggiunsero il locale a Ozzy venne un dubbio.

-Ce li hai i biglietti vero?- domandò.

La gemella sbarrò gli occhi, ecco di cosa si era dimenticata: chiedere i biglietti.

-Fidati di me, in qualche modo entriamo- lo rassicurò.

-DIO MIO! LI HAI DIMENTICATI! NON CI POSSO CREDERE! GENE!-  ribatté lui roteando gli occhi.

Scesero. Accanto  alla porta c’era Brian, in attesa di Ozzy. Era un bel ragazzo, con gli occhi verdi e i capelli rossi. I fratelli si indirizzarono verso l’entrata, dove due omaccioni selezionavano chi poteva entrare. Gene assunse la sua solita faccia tosta e si avvicinò.

-Ciao!- disse sfoderando un sorriso fantastico, mentre Ozzy salutava la nuova fiamma.

Tentò di oltrepassare la barriera creata dai due ma fu fermata da uno di loro.

-Dove credi di andare? Dove sono i biglietti?-

-E’ una storia davvero buffa, allora avevo i biglietti ma mentre venivamo qui sono inciampata e mi sono caduti … in un tombino … si in un tombino-  tentò di giustificarsi lei.

-Il prossimo- fece l’uomo scostandola con la mano. Non le aveva creduto.

-Bella scusa, davvero! Come ti è venuta?!- la prese in giro il fratello, facendo ridere l’amico.

L’ispanica lo guardò, decisa a non arrendersi.

Tentò per dieci minuti di entrare accampando scusanti decisamente improbabili sul perché fosse sprovvista di biglietti. Poi, finalmente, arrivò  il  miracolo tanto atteso da Ozzy.

Matt passò con una birra dietro ai due Bodyguard e li vide.

-Che ci fate lì?- gli chiese stranito.

-Non abbiamo i biglietti- rispose il moro lanciando un’occhiata accusatoria alla sorella. 

-Li conosco, fateli entrare- li giustificò il batterista.

-Oliver sarà contento di vederti- si rivolse poi alla ragazza.

-E Tom?-replicò lei.

Matt non rispose, cosa che la spagnola interpretò negativamente.

-Forse non sarei dovuta venire- abbassò poi lo sguardo.

-Io credo che tu abbia fatto bene, approfittane per parlargli- consigliò l’amico dolcemente, passandole la birra.

-Vado, tra un po’ tocca a noi- annunciò poi sorridendo e allontanandosi tra la folla.

Gene si volse verso Brian, presentandosi e scusandosi per non averlo fatto prima. Successivamente i tre si appostarono sotto l’immenso palco del locale, pronti a godersi il concerto dalla prima fila. L’ispanica si voltava continuamente, sentendosi toccare da una grande quantità di mani vogliose. Bestemmiò contro alcuni ragazzi che la palpeggiavano nonostante le sue occhiatacce.

Il concerto iniziò. La prima canzone fu Alligator Blood. La voce di Oliver si diffuse  per il vasto locale. Le luci si abbassarono, rendendo quasi impossibile vedere qualcosa oltre la band.

Ozzy guardava costantemente Brian, avvicinandosi sempre più a lui fino a sfiorargli la mano, cosa che fece sorridere il commesso. Alle loro spalle una voce nauseata commentò la scena. 

-Dannati froci, anche qui li devo trovare- disse un ragazzo dai capelli corvini.

Il moro lasciò la mano dell’altro e abbassò lo sguardo sconsolato. Gene, invece, non si fece mettere i piedi in testa da quel bastardo, così si voltò.

-Come li hai chiamati?- chiese totalmente adirata.

-Gene lascia stare- provò a trattenerla il fratello.

La ragazza lo allontanò.

-Come li hai chiamati?- domandò nuovamente.

-Froci, non hai sentito?- rispose l’altro.

-Ti conviene chiedere scusa- gli consigliò.

-Altrimenti che farai Pocahontas? - rispose lui avvicinandosi al suo corpo dorato, prendendole il mento tra le dita.

La mora non riuscì più a trattenersi, l’aveva chiamata come faceva Oliver, solo Oliver. Quel tipo aveva commesso il secondo errore. Si girò velocemente verso il gemello, poi si voltò di nuovo e sferrò un pugno sul viso dello stronzo con una foga tale che riuscì a sentire le ossa della mascella spostarsi. Il labbro del ragazzo cominciò a sanguinare copiosamente. Si pulì la bocca con la manica della felpa.

-Ora chiedi scusa- gli ordinò Gene. Il ragazzo stette zitto, costringendo la bella a urlare nuovamente il comando, poi ricambiò il favore. La colpì sullo zigomo. Gene sentì la guancia indolenzirsi e cominciare a gonfiarsi. La violenza del colpo la fece barcollare indietro di qualche metro. Tentò di mantenere l’equilibrio ma fu ancora percossa da pugni colmi di cattiveria. Crollò a terra picchiando la testa sul pavimento. I suoi occhi si volsero indietro.

L’ultima cosa che percepì prima di chiuderli fu la musica che si fermava. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Don’t go ***


Capitolo 11: Don’t go

Gli occhi neri di Gene ripresero vita. Era in una stanzetta, una sorta di camerino. Un uomo le toccò la botta.

-Via quelle dannate mani dalla mia faccia!- gridò lei sotto quel tocco gelido, facendo una smorfia di dolore.

Dopo quell’urlo la porta si spalancò. Ozzy corse dentro la stanza precipitandosi ad abbracciare la sorella, mentre Brian si posizionò in un angolo.

-Gene, sei ancora viva!-

-Chi sei?- chiese lei con aria interrogativa.

-C-Come? Gene, non mi riconosci? Oddio, dottore, ha perso la memoria- si preoccupò lui rivolgendosi all’uomo.

Gene scoppiò in una sonora risata. Amava prenderlo in giro, era una cosa che la faceva divertire tantissimo.

-Troppo divertente, dovresti vedere la tua faccia! Sto bene, ho solo un dolore assurdo alla guancia- rise ancora.

Ozzy stava per strangolarla per avergli quasi fatto prendere un infarto ma si fermò quando entrarono i Bring Me The Horizon seguiti da Tom.

Tutti le chiesero come si sentiva, impensieriti dopo averla vista cedere sotto gli sguardi attoniti della folla. Tom aveva ricominciato a parlarle. Aveva detto solo una brevissima frase, ma per lei l’importante era sentire ancora la sua voce.

Il dottore uscì assicurando che non era nulla di grave. I ragazzi tornarono a godersi la serata. Gene cominciò a bere, seduta su uno sgabello. Guardava Tom parlare con delle ragazze a qualche metro da lei. Voleva andare a parlargli ma non trovava il coraggio.

Oliver si sedette accanto a lei.

-Mi spiace per quello che è successo, ma sono contento che tu sia venuta- le confessò con un sorriso amabile sulle labbra.

La ragazza non rispose, il cantante si accorse che il suo sguardo era fisso su qualcosa, su qualcuno alle sue spalle. Si voltò vedendo il fratello.

-L’hai fatto per lui vero?- le chiese.

Gene lo guardò, non dovette dire nulla, i suoi occhi parlavano da soli, la risposta era affermativa, quella ragazza voleva Tom, questa volta aveva vinto lui.

Le ragazze che stavano parlando con il più piccolo se ne andarono, lasciandolo solo. Tom passò a guardare Gene. Le sorrise.

L’ispanica si alzò. Si diresse verso di lui, ma Oliver l’afferrò per un braccio.

-Non andare, ti prego … non andare … mi perderai- sibilò. I suoi occhi diventarono lucidi, sembrava stesse per piangere, ma non era da lui. Lui era Oliver Sykes. Strinse la presa, tentando di farle capire quanto la desiderasse con sé.

La mora lo osservò, poté notare ogni suo particolare, ogni singola emozione scorrergli sul viso.

-Non ti ho mai avuto- rispose in modo sicuro, tornando a concentrarsi su Tom. Avanzò, allontanandosi da Oliver. Sentì la sua mano sfiorare quella di lui fino a lasciarla. Quello era stato l’ultimo tentativo del tatuato di tenerla con sé. La lasciò andare.

Gene raggiunse il ragazzo che bramava.

-Tom … io …- iniziò.

-Ssssht-  fece lui. Sorrise poi le prese il viso tra le mani e lo portò più vicino al suo. La baciò. Le loro labbra si unirono come parti combacianti di uno stesso puzzle. Si completavano, le loro bocche erano state create per unirsi. Le loro menti su fusero. Gene sentì la lingua di lui premere sui denti per poter approfondire quel bacio tanto voluto. Schiuse le labbra. Le loro lingue finalmente si toccarono. Era un bacio passionale ma allo stesso tempo estremamente dolce, sincero. La lingua di lui volteggiava attorno a quella danzante di lei. Non era solo attrazione, era un mix di emozioni stupende, miscelate in qualcosa di magnifico. I loro cuori battevano all’unisono. Erano diventati indispensabili l’uno per l’altra.

Oliver guardava la scena a distanza, una lacrima gli rigò il viso, scendendo fino al collo. Sorrise, ma il suo sorriso era triste, stava soffrendo come non mai.

Intanto la mano di Tom prese quella di Gene. Erano finalmente completi, erano felici.

Ozzy e Brian stavano imbambolati in un angolo a fantasticare su quella nuova bellissima coppia, sorta in una serata iniziata malissimo. Il moro riuscì a sentire i pensieri di Gene, come se i due fossero ancora legati come quando erano in grembo.

Gene pensò di non essere mai stata così felice. Aveva qualcuno al suo fianco. A fine serata avrebbe abbandonato il locale tenendo ancora la mano del suo ragazzo.

Era la nascita di qualcosa di forte, ma allo stesso tempo la morte di qualcosa di altrettanto intenso, le sue sensazioni per Oliver. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Amo il tuo volto ***



Capitolo 12: Amo il tuo volto

Oskar saltò sul letto. Il cagnolino si accoccolò al suo amato padrone. Oliver lo accarezzò. Erano le cinque e lui era sveglio, non aveva chiuso occhio, aveva trascorso la notte a fissare il soffitto. Tom non era tornato a casa quella sera. Forse era meglio così, non avrebbe saputo cosa dirgli. Voleva bene a suo fratello e lo voleva vedere felice, ma non era sicuro di poter sopportare la propria sofferenza per farlo sorridere. Chiuse gli occhi tentando di dormire, senza risultato. Prese il telefono.
 
 
 

Tom si voltò, contemplando la figura perfetta che riposava al suo fianco. Gene dormiva pacificamente accanto a lui. Le accarezzò una guancia, sentendo la sua pelle vellutata. La mano le scese sul collo fino al petto, Tom poté sentire il battito del suo cuore. La ragazza si svegliò. Il viso di Tom era una visione stupenda.  Il ragazzo era imbambolato su di lei con un sorriso dolcissimo che lei ricambiò.

Le  lasciò un leggero bacio sulle labbra.

La sua mano era ancora sul torace di lei, Gene lo bacio, questa volta più intensamente. La mano di lui scese sul ventre coperto solo da una canottiera grigia di due taglie più grande, poiché era di Ozzy. Il bacio continuò, sempre più profondo, sempre più passionale. Il ragazzo si avvicinò al corpo caldo di lei. Le sollevò la maglietta toccandole la pelle nuda, facendola trasalire. Tracciò un percorso immaginario fino a raggiungere il seno di lei. Le si posizionò sopra staccando le loro bocche per pochi secondi, poi si fermò e la fissò.

-Che succede?- chiese lei perplessa.

-Sei bellissima- asserì lui riprendendo il bacio.

Gene sentì il ragazzo eccitarsi, così inarcò la schiena permettendo alle due intimità ancora coperte dalla biancheria di toccarsi.

La sua mente si arrestò. Davvero era così facile? Davvero quel ragazzo stava già per averla totalmente? No, non poteva accadere subito. Lo fermò.

-Che c’è?- chiese lui con un sorriso interrogativo.

-Ho fame- mentì lei ricambiando il sorriso.

-Proprio ora?- Tom insistette, tentando di creare di nuovo un contatto tra le due lingue, senza successo.

-Si- Gene si alzò dal letto e andò in salotto, lasciando il povero Tom imbambolato.  

Intanto il cellulare di Tom squillò. Era Matt.

-Ehi piccolino! Ho interrotto qualcosa?- esordì allegramente l’amico.

-Ehi! No, non hai interrotto proprio nulla, a quello ci ha pensato Gene poco fa-  rispose amareggiato  lui.

-Ahahah, ti ha dato buca!?-

-No … cioè non proprio … aveva fame … cioè … ok forse si-

-Hai sentito Oliver?-  il tono del batterista diventò improvvisamente serio.

Tom si irrigidì. Non aveva ancora pensato al fratello, al fatto che probabilmente avrebbe dovuto chiamarlo e scusarsi … ?! Scusarsi?! Ok, forse scusarsi no, ma almeno chiarire la situazione.

-Tom? Ci sei?- fece pressione Matt.

-S-si, s-si- balbettò lui –No, comunque non l’ho sentito, tu?-  proseguì.

-Oggi no, ma ieri sera gli ho parlato dopo che tu e Gene ve ne siete andati-

-E come ti è sembrato?-  domandò seriamente preoccupato il fratellino.

-Non so come definirlo … era … era … non saprei … a me sembrava … triste …- fece insicuro il batterista.

-Triste? Oliver? Aspetta, stiamo parlando dello stesso Oliver vero?- replicò incuriosito l’altro.

Oliver triste. Era impossibile. Lui era Oliver Sykes, insomma il bastardo Oliver Sykes, il cantante famoso che si poteva permettere tutto ciò che voleva. Era una star, non poteva essere triste, o forse era il contrario?! E se chi può avere tutto soffre perché ciò che desidera non vuole lui?!

-Scusa Tom devo andare. Salutami Gene e fammi sapere se senti Oliver, ciao!- concluse Matt.

-Ciao-
 

 
 
Dopo tre squilli una voce rispose.

-Pronto?!-

-Ciao Ozzy, sono Oliver-

-Oliver? Che sorpresa?! Va tutto bene?-

-Si, senti, io non sono uno che chiede aiuto ma … insomma, non sono nemmeno uno che si arrende facilmente e … cioè … Gene …-

-Oliver, non posso aiutarti, mi dispiace, questa era una decisione di Gene e non possiamo fare nulla per farle cambiare idea, deve scegliere lei cosa è giusto-
-No, Ozzy ti prego … io ho bisogno di lei-

Ho bisogno di qualcuno. Oliver non aveva mai pensato di dire una cosa del genere. Lui non aveva bisogno di nessuno, lui se la poteva cavare da solo, ma quella ragazza lo stava stravolgendo dentro. Non era più lui.

-Ozzy?! Ozzy?! Ti prego … - lo spagnolo aveva riagganciato.

-Dannazione!- sbraitò il cantante tra sé, facendo spaventare Oskar che saltò giù dal letto terrorizzato.  Oliver lo prese in braccio.

-Scusa Oskar- gli sussurrò accarezzandolo dolcemente. Il cagnolino si strusciò sul suo petto facendolo sorridere.

Compose un altro numero al cellulare. Gene.

Uno, due, tre, quattro, cinque … contò ogni singolo squillo di quel telefono che suonò a vuoto. Riattaccò. Richiamò. Sei squilli, poi riagganciò. Richiamò … andò avanti così per cinque minuti poi si arrese.

Alzò lo sguardo al soffitto, sospirando profondamente.
 


^^^^^ Ok sembra che io sia confusa :) adoro entrambi e non so con chi farla finire :S Sono in attesa di un segno divino :D *Black Devil*

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Dobbiamo parlare ***


Capitolo 13: Dobbiamo parlare
 
Era passato poco più di due mesi. Due mesi senza avere contatti con il fratello, Oliver.  

Tom bussò alla porta invano per dieci minuti, poi finalmente Oliver aprì.

-Penso che sia arrivato il momento di chiarire le cose- cominciò sicuro il più piccolo.

Il fratello si scostò per farlo entrare.

-Tom lascia parlare me. So già cosa stai pensando. Che io la voglio solo perché sono abituato a vincere, ma non è questo il motivo, lei mi interessa davvero. Sono un egoista, lo so, ma …-

Tom lo interruppe -Gene e io stiamo insieme ora, devi accettarlo-.

-Lo so ma vorrei avere un’ultima occasione-

-Ne hai avute già troppe. Oliver, sai quante volte ho rinunciato a stare bene io per permetterti di essere felice?! No, non lo sai perché non te ne sei nemmeno accorto! Oli, io per te farei di tutto, ma tu non sei disposto a fare lo stesso per me e questo fa male.- il suo viso era segnato da ogni singola parola che aveva pronunciato la sua bocca. Il suo respiro accelerava sempre di più. Voleva mettere in chiaro non solo la situazione di Gene, ma la sua intera vita, trascorsa a essere sempre il ragazzo dietro una videocamera, mentre Oliver era quello sotto i riflettori e ad essere etichettato come “Il fratello di Oliver Sykes” invece che semplicemente “Tom”.

-Lo so …- riuscì solo a sibilare il cantante.

-Gene è la cosa migliore che mi sia mai capitata. Insomma, tu sei una star, tu sei famoso, tu sei ciò che ogni ragazza desidera, io non sono nulla di tutto ciò. Le ragazze non sanno nemmeno chi sono, penso non sappiano nemmeno della mia esistenza. Gene mi ha dato un affetto che non avrei mai pensato di ricevere. Mi rende felice, ma a te di questo non importa- iniziò ad agitarsi. Avrebbe voluto fare come faceva sempre in queste occasioni: sfogarsi tirando pugni, ma il sacco da boxe non c’era. Avrebbe potuto prendere a pugni Oliver. Per un attimo l’idea gli balenò in testa, ma non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, quindi tentò di ricomporsi.

-Rende felice anche me, quale sarebbe la differenza?!- Insistette Oliver.

-Che io la amo-  quattro parole. Quattro parole giuste dette nel momento sbagliato.

-Ecco! Ora al posto che dirlo direttamente a lei l’ho detto prima a te! Hai rovinato anche questo- continuò.

Il tatuato era rimasto immobile a bocca aperta, incredulo di ciò che aveva sentito, incredulo di ciò che aveva visto, Tom sicuro di sé per la prima volta. Il fratellino era diventato più grande di lui. Si sentiva piccolissimo, un granello di sale in un oceano di emozioni. Non aveva più parole. Lui non lo aveva mai detto e nemmeno Tom, non prima d’ora. Era davvero come diceva? L’amava? Qualsiasi sentimento fosse era di certo più forte di tutto ciò che provava lui.              
Tom era fisso su di lui, con il petto che sobbalzava stremato.

-Scusa- si sentì il silenzio infrangersi da una parola mormorata quasi impercettibilmente. Oliver aveva chiesto scusa, Oliver si sentiva in colpa, Oliver non era più lui.

Quell’affermazione gli aveva fatto male?! Eccome. Lo aveva frantumato, aveva distrutto tutta la sua armatura di ragazzo convinto, mai arrendevole. Era finito tutto il suo mondo fatto di bugie, bugie che raccontava a se stesso per difendersi dalle sue emozioni, per paura di soffrire.

-Ti spiace lasciarmi solo ora?- domandò con la voce rotta dal dolore.

Tom non proferì parola, uscì. Fece scivolare la schiena contro la porta, ormai chiusa alle sue spalle. Aveva detto la cosa più profonda che un essere umano potesse far uscire dal suo cuore.
 
 

 
Il campanello suonò. Gene guardò dallo spioncino della porta e vide dall’altro lato Ozzy.

-Ehi! Che ci fai qui?- chiese stupita.

-Ho una notizia fantastica, ma non mi rispondevi al cellulare così sono venuto qui-  spiegò il fratello.

-Si, scusa, Oliver continuava a chiamarmi, non si è mai arreso per tutto questo tempo, qual è la notizia?-

-Io e Brian stiamo insieme!- Annunciò esaltato il moro.

-Davvero?! E’ fantastico! Com’è successo?- domandò lei.

-Beh, eravamo a casa mia e stavamo guardando  Titanic, sai quanto amo Leonardo di Caprio, e durante la scena della morte di Jack io sono scoppiato a piangere, lui mi ha abbracciato forte, poi mi ha guardato e mi ha baciato!-

-Sono davvero contenta per te- sorrise. Il suo sorriso però era insicuro, per la prima volta.

-E tu? Che mi dici di Tom?- fece lui, notando il suo sguardo.

-Con Tom va tutto bene, è tutto ciò che desidero, è Oliver quello che non va-

-Che intendi? Sei ancora indecisa?-

-No, per niente, ho scelto Tom, penso di essermene innamorata, ma Oliver continua ad assillarmi. Tom ora è andato da lui per parlare, speriamo bene.-

Proprio in quel momento Tom varcò la soglia. Gene chiese subito come fosse andata, l’espressione sul viso del suo ragazzo era davvero strana.

-E’ andata bene … Gene ti devo parlare- la sua voce vacillava, non era andata propriamente bene.

-Io allora me ne vado, Gene ci sentiamo dopo- disse Ozzy.

-D’accordo, ciao Ozzy- replicò Gene.

Dopo che il gemello ebbe lasciato la stanza la ragazza si avvicinò a Tom.

-Dimmi che non mi farai del male- gli sussurrò quasi con le lacrime agli occhi.

-Non lo farò …-  la rassicurò lui.

Le prese le mani e le strinse tra le sue. La spagnola tremava, temeva che l’avrebbe lasciata. Lui la guardò. Il suo sguardo le diede sicurezza, trattenne le lacrime. Gli occhi di Tom erano la cosa più bella del mondo, il loro azzurro cielo dava un senso di calma assurdo.  Si creò un silenzio straziante, si poteva sentire il battito dei loro cuori rimbombare nella stanza.

-Gene, io …- cominciò Tom.  La ragazza rimase zitta, con il fiato sospeso in attesa della fine della frase.

-… Io … - il ragazzo era tornato se stesso, totalmente incerto e timido. Fece un lungo sospiro.

- … Gene, ringrazio di essermi fatto convincere dai BMTH ad andare in discoteca quella sera che ti ho conosciuto, sono davvero felice di averti trovata. Abbiamo impiegato tantissimo per poter stare insieme, io e te, solo noi due, ma ce l’abbiamo fatta, anche se il rapporto con Oliver non è dei migliori … Gene ti ho detto tutto questo perché voglio che tu sappia che io … io … io ti amo, sin dal primo momento che il tuo sguardo ha incrociato il mio, mi sono sentito parte del mondo anch’io, per la prima volta.- riuscì finalmente a parlare, disse tutto d’un fiato e alla fine le parole gli si strozzarono in gola, commosse.

Gene lo abbracciò, piangendo.

-Ti amo anch’io- quella frase le uscì spontaneamente. Lo baciò, si sentì completa, era sicura di aver fatto la scelta giusta. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Sei sua ora ***


Capitolo 14: Sei sua ora
 
Le mani di Tom accarezzavano il tatuaggio sull’inguine della fidanzata. Si avvicinò permettendo al suo corpo di congiungersi a quello di lei. Sentì il suo calore.
-Sei sicura?- le chiese prima di baciarla passionalmente.  Lei annuì.

Le si mise sopra cavalcioni. E continuò a baciarla a lungo. Il suo tocco si fermò sul seno, mentre nella biancheria iniziava ad animarsi l’eccitazione. 
Le levò la maglietta, scoprendole il fisico perfetto. Le loro lingue si intrecciarono. Si liberò della maglietta e dei pantaloni, restando in mutande.

Le sue labbra scesero sul suo torace e la sua lingua cominciò a insistere sul seno di lei. La ragazza gemette di piacere, questo fece eccitare ancora di più lui.
Gene si spogliò completamente e fece fare lo stesso al fidanzato. Si stava per concedere completamente a lui, convinta che il loro amore sarebbe durato per sempre.

Lui le si posizionò definitivamente sopra, i muscoli tesi, la voglia di averla, non resistette oltre. La penetrò.
Si addormentarono abbracciati.



 
Alcune ore dopo …

La testa di Gene si poggiò alla spalla di Tom, assopito al suo fianco. il loro rapporto era diventato il più intimo possibile. Si amavano. Ora appartenevano completamente l’uno all’altra. L’ispanica aveva già fatto sesso prima, ma con Tom era stato diverso, tutte le sensazioni e le emozioni erano amplificate. Con Tom non era sesso, era amore. Stava bene. Si sentiva capita, si sentiva protetta. Era se stessa.

Lo guardò dormire. Era perfetto, semplicemente meraviglioso. Lo baciò lievemente, tentando di non svegliarlo, senza riuscirci.

Le palpebre si alzarono, mostrando quei bellissimi occhi azzurri. Il suo viso era illuminato da uno strepitoso sorriso.

Le afferrò la mano, tirandola a sé, impedendole di alzarsi.

-Dove pensi di andare?- domandò continuando a sorridere.

-A farmi una doccia- rispose lei baciandolo.

Tom la prese tra le sue braccia e la strinse il più forte possibile, deciso a non lasciarla andare, a non perderla mai. 

Poi decise di permetterle di lasciare il letto dove la notte precedente si era consumata la loro passione.

La ragazza si avvolse in una vestaglia rossa e si diresse verso il bagno, ma qualcuno bussò all’appartamento.

Gene andò alla porta. Aprì. Non ci poteva credere: Oliver era ancora lì.

-Che vuoi?- domandò scocciata.

-Mi hai accolto come la prima volta che sono venuto qui- sorrise inebetito il moro.

-C’è anche Tom?- continuò poi.

-Si- Gene rimase fredda.  

-Posso parlarvi?-

-No- l’ispanica stava per richiudere la porta, sbattendogliela addosso, ma lui la fermò prima di ritrovarsela spiaccicata in faccia.

-Fatemi parlare- insistette.

Intanto Tom era comparso dietro le spalle della ragazza, coperto solo da un paio di jeans, indossati in occasione della visita inaspettata.

-No- continuò a opporsi la mora.

-Entra- lo invitò invece il fratello minore. Gene lo guardò stranito.

-Grazie- asserì Oliver sedendosi sul divano.

Mise le mani tra le gambe e si strinse tra le braccia.

-… Credo di dovervi delle scuse. È vero, Gene mi piaci, ma non dovevo intromettermi tra te e Tom, né impedirvi di stare insieme e quella sera al concerto non dovevo fermarti, dovevo lasciarti andare direttamente da lui, senza crearvi problemi. Tom, perdonami, dopo la nostra discussione non ho chiuso occhio. Le tue parole mi hanno tenuto sveglio tutta la notte, ci ho pensato molto ed è vero,  tu hai fatto tanto per me, mi hai incitato ad abbandonare il progetto dei Womb 2 Da Tomb, anche se questo comportava escluderti dalla via del successo, rinunciando a essere il batterista dei BMTH, lasciando il tuo posto a Matt e mi hai permesso di mettermi con Amanda anche se piaceva a te. scusami per non averti compreso. Gene, ho capito che ora sei sua e io mi devo fare da parte, anche se questo fa male, ma farebbe più male a lui se ti dovesse perdere. Perdonatemi davvero, da ora starò fuori dalla vostra relazione, ve lo giuro-  BAM! Oliver per la prima volta serio e maturo. Una cosa incredibile, entrambi faticarono a crederci.

Gene rimase in piedi, ferma, senza sapere cosa fare. Tom, invece si unì al fratello in un abbraccio sincero, vero.

-Grazie- gli sussurrò toccato. Approfondendo l’abbraccio. –Lo apprezzo davvero molto- continuò.

-Lo dovevo fare per te, ti voglio troppo bene-  replicò Oliver.

Gene si avvicinò.

-Ti ringrazio anch’io-  bisbigliò a fatica.  

Era arrivata la fine per il cantante. Non l’avrebbe mai più avuta, avrebbe passato il resto della sua vita a desiderarla in silenzio, da lontano, senza potersi avvicinare a lei. Era finita. 



^^^^^ Direi che il segno divino è arrivato e manca solo un capitolo per giungere alla fine :) *Black Devil*

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: If you follow me you will only get lost ***


Capitolo 15: If you follow me you will only get lost

Tom salutò Matt K., Matt, Lee e Jona. Passò a Ozzy, Brian e Oliver.

-Ciao ragazzi, mi raccomando- abbracciò i primi due.

-Oliver, grazie di tutto quanto, grazie di aver tentato di capirmi e di averci lasciato liberi. Ti voglio bene. Ci vediamo tra due settimane. –

Raggiunse la fidanzata, già comoda in macchina pronta a partire per due settimane di vacanza alle isole Canarie con il suo ragazzo.

Ozzy a momenti piangeva, aveva gli occhi lucidi, nonostante avrebbe rivisto la sorella tra poco, ma era tipico di lui fare tragedie per qualsiasi cosa. Brian lo consolò.

-Sono così orgoglioso di lui- disse Matt riferendosi al piccolo Tom, un ragazzino che era diventato un uomo, grazie all’influenza di Gene e al ritrovato rapporto con il fratello. Era cresciuto.

-Già! Chissà come finirà- lo seguì Lee.

-Tu che ne pensi, Oli?- domandò Jona rivolgendosi all’amico.

-Semplicemente non finirà- sorrise sincero il tatuato.

L’auto si mise in moto.

Oliver li osservò, cosa provava per Gene?! Qualcosa di intenso che non accennava a diminuire, ma ormai aveva fatto la sua scelta e beh, come si dice: se ami una persona devi lasciarla andare e lui lo aveva appena fatto.

Li salutò con la mano, sorridente e li guardò allontanarsi.

Ozzy gli mise una mano sulla spalla -Hai fatto la cosa giusta- sussurrò.

Già, lo sapeva, ne era convinto, ma quanto soffriva.

Gli tornò in mente la prima volta che aveva visto Gene, sballata in discoteca, poi quando si erano presentati allo Smoking e i loro sguardi si erano incrociati. Rammentò il loro bacio, così voluto, così desiderato da annullare tutto ciò che esisteva in torno a lui in quel momento. Ricordò quando lei aveva scelto Tom e lui aveva tentato di fermarla per tenerla con sé, senza successo. Rivide la scena di Tom che confessava i propri sentimenti per quel demone caduto dal cielo, come fosse un angelo, venuto sulla terra per perfezionare gli uomini.

Ripensò al suo viso, alla sua voglia di averla, alla sua resa.

I suoi occhi non furono mai  più li stessi, lei lo aveva cambiato, gli aveva permesso di diventare una persona nuova, altruista. Lo aveva migliorato.

Si infilò gli auricolari, selezionò la riproduzione casuale e premette play. Partì Don’t go. Dannazione, canzone giusta nel momento giusto. La canzone che lo aveva avvicinato alla sua ossessione, le parole con cui aveva tentato di non perderla e che ora lo stavano allontanando definitivamente da essa. C’era tutto, l’inizio, il mezzo e la fine.

“Don’t go
I can’t do this on my own
Don’t go
Save me from the worst
And hold me in the night.
Save me from the ones that haunt me in the night.”
 

Non andare
Non posso fare questo da solo
Non andare
Salvami dal peggio
E stringimi nella notte.
Salvami da chi mi infesta nella notte.
Non andare


 
 
^^^^^Eccoci alla fine, mi spiace se magari non è finita come volevate, perdonatemi per tutti gli errori, spero vi sia piaciuta. Sinceramente fa un po’ triste dover finire questo progetto, mi sono divertita a scriverlo. Grazie a chi ha lasciato recensioni e a chi l’ha seguita fino alla fine :) mi rivedrete prestissimo con un’altra FF (anche se so che non mancherò a nessuno xD). Grazie a tutti :)
*Black Devil*
 
 
 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

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