New Soldiers

di Tinkerbell92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Confraternita degli Ignavi ***
Capitolo 3: *** La scommessa ***
Capitolo 4: *** Un incontro davvero inaspettato ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***
Capitolo 6: *** La ragazzina del lago gelato ***
Capitolo 7: *** La triste storia di Mademoiselle D'Artagnan ***
Capitolo 8: *** Il Messaggero ***
Capitolo 9: *** La Regina delle Nevi ***
Capitolo 10: *** Baba Yaga ***
Capitolo 11: *** Jack O'Neill, il Ragazzo che ingannò il Diavolo ***
Capitolo 12: *** Le Ali dell'Amore ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

I fiocchi di neve scendevano lentamente dal cielo, ricoprendo con un manto bianco la città di Burgess.
Le luci colorate e gli abeti decorati lungo le strade facevano capire una sola cosa: si stava avvicinando il Natale.
Jack si sedette sul tetto di una delle case, osservando il panorama sotto di sè: l'atmosfera natalizia che irradiava la città dava un tale senso di pace e tranquillità che il ragazzo sarebbe stato ore a fissare il viavai di persone che si scambiavano gli auguri e compravano regali.
I bambini si rincorrevano lungo i marciapiedi, ridendo e lanciandosi addosso palle di neve.
Tra loro, Jack riconobbe all'istante il piccolo Jamie Bennett, che l'anno prima era stato una presenza fondamentale per lui ed i suoi amici Guardiani.
Era passato già un anno da quando Jack Frost, teenager solitario, irresponsabile e senza regole, aveva giurato solennemente di proteggere i bambini del mondo, diventando un Guardiano a tutti gli effetti.
Ciò che, inizialmente, gli sembrava una cosa noiosa e faticosa, si era rivelata un'esperienza davvero bella e gratificante.
Jack sospirò, riempendo i polmoni di aria fredda, poi si alzò in piedi e, tenendo ben stretto in mano il proprio bastone magico, sfrecciò lungo le strade sulle ali del vento, creando un sottile strato di ghiaccio su tutto ciò che toccava.
Volò rapidamente per tutta la città, ad una velocità tale che nemmeno coloro che credevano nella sua esistenza riuscirono a vederlo.
Si fermò, infine, nei pressi di un incrocio, in una strada completamente solitaria.
Posò i piedi scalzi sull'asfalto, guardandosi attorno distrattamente.
Il silenzio che lo circondava aveva un che di insolito, ma il ragazzo non ci fece caso, almeno fino a quando un fascio di luce alle sue spalle non lo fece sobbalzare.
Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che due grosse mani pelose lo afferrarono e, in pochi secondi, si ritrovò dentro un polveroso sacco di yuta.
"Oh, no, ci risiamo!" pensò il giovane, mentre veniva risucchiato all'interno di un portale luminoso.
Fu questione di pochi istanti, poi Jack sbattè violentemente contro un duro pavimento di legno, con un tonfo a dir poco assordante.
"Ah, maledizione..."
Il ragazzo uscì dal sacco, massaggiandosi la spalla dolorante, e si guardò attorno con un sospiro.
Conosceva bene quella stanza: si trovava all'interno della casa di Babbo Natale, al Polo Nord.
Jack si alzò un po' a fatica, mentre la figura imponente di un uomo vestito di rosso gli si parò davanti.
Era un tipo anziano dall'aria tosta, con una lunga barba bianca e luminosi occhi azzurri. Aveva un fisico decisamente corpulento e, sugli avambracci scoperti, si potevano notare benissimo due tatuaggi con su scritto "Nice" su un braccio e "Naughty" sull'altro.
Jack fece un sorriso piuttosto tirato, cercando di nascondere una smorfia di dolore, mentre il vecchio gli sorrideva apertamente: "Ben arrivato, Jack! Come va?"
"Beh, potrebbe andare meglio" rispose il ragazzo, flettendo all'indietro la spalla "Non potresti convocarmi come gli altri Guardiani? Sai, non ho niente contro i tuoi yeti, ma questi viaggi nel sacco stanno diventando un tantino scomodi... e dolorosi" represse un gemito "Mi sono quasi distrutto una spalla..."
Mr Nord, ovvero Babbo Natale, assunse un'espressione sorpresa: "Oh, ma io li trovo divertenti!" disse con il suo solito accento russo "Pensavo che per te fosse lo stesso, Jack!"
"Senti, lascia che sia io ad occuparmi del Divertimento, tu continua a pensare alla Meraviglia e ai regali per i bambini" borbottò il ragazzo ironicamente "Comunque, perchè volevi vedermi?"
Nord ci pensò un attimo, poi si illuminò: "Oh, sì! Stavo quasi per dimenticare! C'è bisogno di te per piccolissima missione."
"Una missione?" domandò Jack "Di che si tratta?"
Il vecchio tirò fuori dalla tasca una pergamena e la porse al ragazzo: "Purtroppo, credo che Pitch non resterà intrappolato ancora a lungo... non sappiamo bene come, ma Manny, Uomo della Luna, ci ha detto che potrebbe tornare... e, questa volta, dobbiamo mostrarci pronti... ultima volta abbiamo rischiato parecchio, non vogliamo che succeda di nuovo."
Jack prese la pergamena e guardò il vecchio con aria seria: "Pitch sta già tornando? Non può essere!"
"Invece è così" sospirò tristemente Nord "Ma possiamo farci trovare preparati... Uomo della Luna ha detto che Pitch vorrà costruirsi esercito contro di noi... dobbiamo batterlo su tempo..."
"Che cosa devo fare?" domandò il ragazzo con apprensione.
Babbo Natale gli posò una mano sulla spalla: "In città vicino a tua, c'è paesino disabitato, con grande casa oscura in rovina. Lì puoi trovare persona che potrebbe aiutarci."
"Chi è?" chiese Jack, stringendo la pergamena tra le mani.
"Si chiama Mary" rispose Nord "Lei ha gruppo di amici molto solitario, ma anche molto potente... tu devi trovarla prima di Pitch e chiederle di unirsi a noi. Quei ragazzi hanno stoffa per diventare nuovi Guardiani!"
"Dei nuovi Guardiani!" esclamò Jack "Vuoi dire che potremmo avere dei nuovi membri in squadra!"
"Se arriverai prima di Pitch!" rispose Nord, con aria severa "Perchè, per quanto ne so, questi aspiranti guardiani non hanno idee chiare su schieramento a cui vogliono unirsi... loro sono tipi solitari, non hanno mai avuto veri contatti con mondo esterno da molto tempo."
"Quindi dovrò trovare il loro capo e convincerlo a venire con noi..." commentò Jack serio "Va bene, sono pronto a partire. Mi apri un passaggio?"
Nord sorrise compiaciuto: "Naturalmente! Però attento, Jack" lo avvertì, aprendo un portale "Loro sono tipi un pochino... lugubri. Cerca di non impressionarti!"

***

Angolo dell'Autrice: Ho appena visto il film e mi è piaciuto molto, così, dato che non riesco mai a star ferma, ho deciso di scrivere una fanfiction.
Naturalmente, spero di essere entrata bene nella testa dei personaggi.
Faccio un po' fatica con la parlata di Babbo Natale, che nel film mi piace tantissimo, ma nello scritto è un tantino strana. O.O
Bene, che dire? Spero che il capitolo sia per lo meno decente, proverò ad inserire il prossimo alla svelta, in modo da entrare nel vivo della storia.
Spero che gli "Aspiranti Guardiani" che Jack incontrerà nel prossimo capitolo siano di vostro gradimento.
Grazie per aver letto, un bacio.
Tinkerbell92 :)

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Capitolo 2
*** La Confraternita degli Ignavi ***


L'atmosfera che si respirava nel paesino desolato era tutt'altro che natalizia.
"Sembra quasi di stare sul set di un film horror" pensò con disappunto Jack, mentre raggiungeva a piedi la casa indicatagli da Babbo Natale.
Era una catapecchia piuttosto vecchia e cadente, con le mura che stavano in piedi per miracolo e le tegole scure del tetto che, di tanto in tanto, si staccavano, schiantandosi vicino al tappetino d'ingresso - o a quel che ne rimaneva.
Jack sospirò e, facendosi coraggio, posò una mano sulla vecchia porta di legno, ormai mangiata dai tarli. Esercitò una leggerissima pressione e la porta, cigolando fastidiosamente, si aprì immediatamente.
Il ragazzo entrò lentamente, guardandosi attorno con aria circospetta.
Cercò di ignorare il fortissimo odore di chiuso e di non finire impigliato in una delle gigantesche ragnatele che lo circondavano, e stranutì più volte, per colpa degli aloni di polvere che riempivano le stanze.
Salì al piano di sopra, gettando l'occhio qua e là ma non trovando anima viva.
"E' molto strano" mormorò "Eppure dev'essere questa la casa di cui mi ha parlato Nord..."
Entrò in una camera dalla pareti grigiastre, completamente priva di mobilio, fatta eccezione per un grande specchio opaco, attaccato al muro.
Il ragazzo sospirò, picchiettando distrattamente la base del bastone a terra: "Mi sa che la vecchiaia inizia a fare il suo dovere, eh, Nord?" disse ad un immaginario Babbo Natale "Qui non c' anima viva..."
Fece per voltarsi, quando un ringhio alle sue spalle lo fece sobbalzare.
Jack di girò di scatto, ritrovandosi davanti ad una grande bestia nera dal pelo irsuto.
A giudicare dal muso e dalle orecchie, sembrava un normalissimo cane di razza Mudi, se non fosse stato per la taglia - il suo muso arrivava almeno allo stomaco di Jack- i denti affilatissimi ed i lampeggianti occhi cremisi, che sembravano essere irradiati dalla luce delle fiamme dell'Inferno.
Il ragazzo fece un passo indietro, mentre la belva ringhiava, flettendo le zampe anteriori in posizione di attacco.
"Buo-buono, cagnetto..." balbettò Jack, cercando di prendere tempo "Stai buono, non sto cercando guai... ti assicuro che sono poco appetitoso... guarda, mi allontano..."
Fece alcuni passi all'indietro, avvicinandosi allo specchio, ma il cane ringhiò più forte, spiccando un grosso balzo.
Jack non riuscì nemmeno a realizzare cosa fosse successo che si ritrovò la bestia alle spalle, con i denti in bella vista.
"Oh cielo, stai calmo... vuoi giocare, per caso?"
Il cane allargò le zampe, assumendo una posizione di difesa: sembrava che non volesse far avvicinare nessuno allo strano specchio.
Jack creò una palla di neve, cercando di renderla più resistente possibile, e la mostrò al cane: "Guarda, se vuoi te la lancio e tu me la riporti, va bene?"
L'animale cambiò l'espressione minacciosa in uno sguardo di curiosità.
Quello strano oggetto, in qualche modo, sembrava piacergli.
Jack gliela fece annusare, cercando di tenersi a debita distanza, poi la lanciò contro il muro opposto: "Sù, prendila!"
Sentì il cane sfrecciargli accanto e, prima ancora che la palla potesse colpire il muro, Jack notò con sorpresa che l'animale la teneva già stretta tra le fauci.
"Cavolo, che velocità!" osservò il ragazzo, mentre il cane gli riportava il nuovo giocattolo, scuotendo un po' il muso per via della temperatura della palla "Sembra quasi che ti sposti alla velocità della luce..."
Il cane scodinzolò, senza smettere di osservare i movimenti di Jack, e attese un nuovo lancio.
Jack alzò il braccio per tirare, quando avvertì come una inquietante presenza alle proprie spalle.
Si voltò, senza vedere nessuno, ma sentì il cane allarmarsi non appena fece un passo verso lo specchio: "Che cosa c'è? Perchè non vuoi che mi avvicini allo..." le parole gli morirono in gola "specchio..."
Per un momento, Jack credette di aver visto male.
Si stropicciò gli occhi, per guardare nuovamente, ma non c'erano dubbi.
Accanto al suo riflesso un po' distorto, c'era il volto pallido di una ragazza che lo fissava.
Il giovane Guardiano lasciò cadere a terra il bastone per la sorpresa, mentre la figura si faceva sempre più nitida: "Non... non può essere..."
La ragazza sembrò un attimo indecisa, poi fece un passo in avanti, oltrepassando la superficie di vetro che la teneva imprigionata.
Jack spalancò gli occhi e la bocca, guardando con stupore la figura che gli stava di fronte.
Era una ragazza sui diciannove anni, alta e magra, con i capelli lunghi e neri, leggermente mossi, la pelle bianca come il marmo e gli occhi grandi dalle iridi di un intenso colore viola chiaro, evidenziati dal segno nero dell'eye-liner. Sotto l'occhio sinistro, era stato disegnato, con la matita rossa, un rivolo di sangue incredibilmente realistico .
La strana ragazza indossava una lunga veste nera, che si abbinava al colore scuro delle sue labbra, con uno spacco sul davanti che mostrava i pantaloni attillati che le fasciavano le gambe, ed aveva delle lunghissime unghie verniciate di nero, similissime a quelle delle streghe.
Ci furono alcuni attimi di interminabile silenzio, poi, la ragazza parlò: "Bene, bene. Che cosa abbiamo qui?"
Il cane che prima aveva giocato con Jack le si accucciò accanto.
Il giovane cercò di schiarirsi la voce, mentre una strana idea gli balenava nella mante: "Sei tu Mary?"
Lei, dopo averlo squadrato con sospetto, rispose: "Forse. Come dicono nei film? Dipende da chi la sta cercando... chi sei tu, ragazzo?"
Jack aprì la bocca per rispondere, quando la tipa assunse un'aria saccente: "Aspetta, forse lo so... capelli bianchi, occhi color ghiaccio, giri scalzo con un bastone magico..." i suoi occhi viola si socchiusero con fare enigmatico "Devi essere Jack Frost"
"Sì" rispose il ragazzo, un po' sorpreso "Ehm, sì, sono io... come facevi a..." "Saperlo?"
Le labbra scure della ragazza si incurvarono in un leggero sorriso: "E' difficile che qualcosa sfugga a Bloody Mary... io so molte cose, Jack Frost, persino quelle che non sono ancora accadute"
"Blo-Bloody Mary?" esclamò Jack "Quella Bloody Mary?" "Ne conosci altre?" commentò annoiata la ragazza "Bloody Mary, Mary Worth, Hell Mary... mi chiamano in tanti modi. Ma non è di questo che stavamo parlando." fece una carezza al cane, che scondinzolò, poi guardo Jack con fare sospettoso "Che cosa ci fai qui?"
Jack tirò fuori la pergamena dalla tasca e gliela porse: "Babbo Natale mi ha mandato a chiamarti per farti una proposta..." osservò Mary srotolare il messaggio e aggiunse "Sperando che Pitch non ti abbia già incontrata..." "Pitch?"
Gli occhi della ragazza saettarono furiosamente: "Pitch è ancora in giro?" "Ehm, forse" rispose Jack "Crediamo voglia costruirsi un esercito per sconfiggere noi Guardiani... certo, se ti unirai a noi, avremo più possibilità di batterlo... qualcosa mi dice che lo conosci già..."
Mary strinse i lembi della pergamena tra le dita affusolate: "Certo che lo conosco" sibilò minacciosa "Lo conosco bene quel maledetto doppiogiochista traditore..."
Il cane nero iniziò a ringhiare, percependo lo stato d'animo della padrona.
Jack la fissò con aria interrogativa: "Quindi hai già avuto occasione di incontrarlo... che cosa ti ha fatto?"
Mary finì di leggere la pergamena, poi la chiuse di scatto: "Non sono affari tuoi. Comunque, sembra che il tuo caro amico Nicholas St Nord voglia che io e i miei compagni ci uniamo alla vostra strampalata banda... per diventare..." represse una risatina "Guardiani?"
"Sì" rispose Jack, appoggiandosi al bastone "Che c'è di buffo? Anche io non volevo, all'inizio, poi però ho scoperto che è davvero una cosa fantastica. Non te ne pentiresti, tanto più se odi Pitch in questo modo..."
Bloody Mary sogghignò: "Ma dico, mi ci vedresti come Guardiano? Vedresti Shucky come Guardiano?" indicò il cane che la fissava con aria adorante "Bloody Mary ed il famigerato Cane Nero! La Strega degli Specchi ed il Messaggero Infernale! Per non parlare, poi, del resto della truppa..." scosse la testa con aria divertita "Credimi, Jack Frost, non facciamo davvero per voi."
"Nemmeno io sembravo un Guardiano, prima di diventarlo" replicò Jack "Nessuno avrebbe scommesso un dollaro su di me. Eppure, adesso, sono uno di loro. E credimi, è stata la scelta più felice della mia vita."
Bloody Mary alzò le spalle: "Immagino. Ma non potrei mai dire lo stesso per me o per i miei compagni. Il mondo estreno non è luogo adatto a noi."
Fece un passo verso lo specchio da cui era uscita.
"Aspetta, dove vai?" le domandò Jack, avanzando verso di lei, ma venne bloccato da Shucky, che lo fissò con un ghigno di avvertimento.
Mary si girò stancamente verso il ragazzo, invitandolo a seguirla: "Vieni con me, Jack Frost. Ti dimostrerò la veridicità delle mie parole... andiamo, Shucky."
Il cane fece un balzo e la raggiunse e Jack, dopo un attimo di esitazione, afferrò la mano che la ragazza gli stava tendendo.
Non appena Mary toccò lo specchio con la mano libera, lo Spirito dell'Inverno avvertì una forte stretta allo stomaco, sentendosi risucchiare all'interno del vetro opaco.
Uno strano turbinio di ombre danzò davanti ai suoi occhi azzurri, costringendolo a chiuderli, mentre l'unica sensazione sicura era la presa sulla mano di Mary.
Ci fu un lampo, poi, Jack si ritrovò all'interno di una camera da letto, con le pareti coperte da carta da parati scura, il tutto visto attraverso un vetro limpido e trasparente.
Mary gli fece cenno di proseguire e Jack tese una mano avanti, toccando la superficie che lo separava dal resto della stanza.
Con sua grande sorpresa, il suo braccio oltrepassò il vetro con facilità e, fattosi coraggio, avanzò, fino ad uscire del tutto dallo specchio dentro cui si trovava.
"E' stato incredibile..." mormorò, guardandosi attorno.
Bloody Mary lo affiancò, con un mezzo sorriso: "Certo che lo è. Non capita mica a tutti di poter viaggiare attraverso gli specchi" gli diede una spintarella di incoraggiamento "Và avanti, ora. Ti mostrerò il resto della mia banda."
Uscirono dalla stanza ed attraversarono un lungo corridoio, con Shucky che li seguiva scodinzolando, fino ad arrivare ad una grande rampa di scale.
Mary intimò a Jack di scendere, poi, quando giunsero al piano di sotto, la ragazza lo condusse fino a due grandi portoni di legno chiusi.
Spinse le porte senza troppa fatica, mentre un immenso salone si mostrava agli occhi stupiti di Jack.
Era una stanza un po' lugubre, decorata come se si festeggiasse Halloween ogni giorno dell'anno, e, al centro di essa, c'era un lungo tavolo di legno dalla forma rettangolare, con varie sedie disposte attorno.
Una ragazza dai capelli rossi sedeva su una di quelle sedie, appoggiando i gomiti al tavolo con aria annoiata, mentre un tipo piuttosto alto stava giocando a Freccette nell'angolo opposto della stanza.
Jack varcò la soglia un po' esitante e Mary si schiarì la voce: "Ragazzi, abbiamo visite!"
La tipa seduta al tavolo si alzò immediatamente, esclamando con una vocetta acuta ma un po' spenta: "Mary, sei tornata!"
Shucky iniziò a saltellare allegramente, dimenticando completamente il fatto di essere una temutissima creatura leggendaria, mentre il ragazzo che giocava a Freccette si avvicinò con aria furba: "Da quando in qua qualcuno ci viene a trovare, Mary? Da quando qualcuno vuole essere fregato?"
Era un giovane sui venticinque anni con i capelli a spazzola dal colore del rame, alto quasi un metro e novanta e piuttosto muscoloso. I suoi scintillanti occhi verdi brillavano di una luce maliziosa sotto le sopracciglia arcuate, ed il volto, dai tratti irlandesi, era illuminato da una vivace espressione scaltra.
Indossava un giubbetto jeans scuro, borchiato e senza maniche, sopra ad una canottiera bianca, in modo che fossero in bella vista i suoi bicipiti sviluppati ed il disegno a forma di zucca di Halloween tatuato sul braccio destro. Portava dei jeans neri strappati in più punti, dei mezziguanti neri in pelle ed suoi polsi e il braccio sinistro erano stretti da bracciali in cuoio nero con le borchie.
Mary posò la mano sulla spalla di Jack e sorrise lievemente: "Non ci provare, Jay, anche perchè il ragazzo non possiede nulla che ti possa interessare..."
"Oh... peccato" replicò il tipo, con un forte accento irlandese "Sarà per un'altra volta."
Si sistemo la cintura borchiata che sosteneva i suoi jeans con nonchallance, e Jack potè notare delle piccole zucche appese ad essa come dei pendagli.
"Ragazzi" continuò Mary "Vi presento Jack Frost."
Il tipo irlandese emise un fischio, mentre l'altra ragazza li raggiunse in un batter d'occhio: "Jack Frost? Oh, cielo, non avevo mai avuto l'onore di conoscerlo!"
Dimostrava un paio d'anni in meno del ragazzo muscoloso, ed aveva una folta chioma rossa che le arrivava alla vita, coprendole appena le spalle nude. I suoi occhi erano grandi e blu, ed i suoi linementi erano a dir poco meravigliosi, se non fosse stato per lo sguardo spento che le oscurava il volto pallido, truccato in modo leggermente dark.
Un corsetto color porpora le evidenziava le forme pressochè perfette, dei mezziguanti abbinati le coprivano le mani e, sorretta da un cinturone dalla fibbia a forma di cuore, una lunga gonna dagli orli strappati scendeva fino a terra, con un ampio spacco che mostrava tutta la gamba destra della ragazza, coperta da una calza a righe bianca e nera e da uno stivale rosso bordeaux.
In spalla, portava una feretra piena di frecce dalle piume rosse, in mano, stringeva un arco rosso scuro dalla forma affusolata e, come il ragazzo irlandese, aveva dei tatuaggi sul corpo: uno, a forma di piccolo cuore trafitto, sul seno sinistro, ed una C, scritta con carattere medievale, sulla spalla destra.
Jack li osservò per un po', poi borbottò tra sè: "Caspita, che botta di allegria..."
Bloody Mary gli fece una linguaccia, assumendo un'espressione da sapputella: "Visto? Io te l'avevo detto. Comunque, Jack Frost, permettimi di presentarti i miei amici: Jack "Jay" O'Lantern e Cupid Valentine."
L'irlandese piegò un lato delle labbra verso l'alto, con un sorriso scaltro, mentre la ragazza armata di arco salutò con un timido cenno della mano: "Puoi chiamarmi Coop."
"Ehm, piacere..." rispose Jack, guardando Mary ad occhi spalancati "Non sapevo che Cupido fosse una donna!"
La Strega degli Specchi alzò le spalle: "Per quello, nemmeno io pensavo che tu fossi così giovane. Comunque, caro Jack Frost, puoi ritenerti onorato: sei il primo Guardiano ammesso alla presenza della Confraternita degli Ignavi!"
"Confraternita degli Ignavi?" ripetè il ragazzo stupito "E' il nome che vi siete dati?"
"In realtà ci chiamano così gli altri "spiegò Mary "Noi evitiamo ogni genere di schieramento e stiamo sempre per conto nostro, infischiandocene dei problemi del mondo. Perfino Cupid, che rappresenterebbe un sentimento positivo, ha abbandonato il compito che le era stato affidato. A cosa serve fare qualcosa per gli altri, se poi nessuno ti dà soddisfazione?"
Cupid abbassò lo sguardo con aria afflitta: "Nessuno apprezza più La Magia dell'Amore... ormai, le uniche preoccupazioni degli esseri umani sono il denaro ed il successo personale. L'Amore viene visto quasi come un peso..."
Jay le circondò le spalle con un braccio: "Non deprimerti di nuovo, Coop. Nessuno ci deluderà più, finchè stiamo qui."
Mary accarezzò la testa di Shucky e si rivolse nuovamente a Jack: "Tutti noi abbiamo ricevuto delle delusioni troppo grandi dal mondo esterno. Per questo non usciamo mai da qui."
"Ma questa potrebbe essere la vostra occasione!" insistette il ragazzo "Potreste togliervi l'appellativo poco simaptico che vi hanno affibbiato e dimostrare quello di cui siete capaci! Se diventerete dei Guardiani, la soddisfazione che otterrete sarà un pagamento per quello che avete sofferto! Non lo so che cosa vi sia successo là fuori, ma starvene chiusi qua dentro non servirà a nulla!"
Bloody Mary scosse la testa: "Qui abbiamo tutto quello che ci serve. E le delusioni che abbiamo ricevuto sono state troppo grandi, per poterle rimpiazzare. Mi dispiace, Jack Frost, ma non diventeremo dei Guardiani come te."

***

Angolo dell'Autrice: Ecco qua il primo capitolo. Spero mi sia venuto bene e che non sia risultato troppo noioso.
Jack ha finalmente conosciuto i nuovi Aspiranti Guardiani, i quali, però, non sembrano affatto intenzionati a rispondere alla sua chiamata. Cosa dovrà inventarsi per convincerli?
Grazie per aver letto, se vi va, fatemi sapere che cosa ne pensate.
Un bacio, Tinkerbell92.

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Capitolo 3
*** La scommessa ***


Jack si morse il labbro nervosamente, decisamente sconcertato dalla risposta che aveva ricevuto.
"Che cosa posso inventarmi?" pensò tra sè " Cosa può convincerli a cambiare idea?"
Mary si stava già comportando come se lui non ci fosse, accarezzando distrattamente la testa di Shucky.
Jay si limitò ad alzare le spalle, tornando a giocare con le sue freccette.
Solo Cupid sembrava leggermente incerta sulle posizioni prese dall'amica.
Di sicuro, lei era quella con la mentalità meno rigida all'interno del gruppo.
Jack le si avvicinò, con un sorriso di comprensione: "E' veramente questo ciò che volete? Non vi importa davvero di quello che potrebbe fare Pitch, se riuscisse a prendere il dominio del mondo là
fuori? Credo che nemmeno queste mura potrebbero proteggervi."

Cupid abbassò lo sguardo con un mezzo sorriso: "A me stanno a cuore le sorti del mondo, Jack. E' al mondo che non sta a cuore la mia. Anche se mi unissi alla tua causa, non so quanto potrei esserti utile. I miei poteri non sono più forti come una volta, la gente crede sempre meno in me e certe ferite sono davvero lente a guarire. Credimi, Mary non ha torto, quando dice che le delusioni che abbiamo ricevuto dalle persone a cui tenevamo di più sono difficili da dimenticare."
Jay si girò un attimo, guardandola con dolcezza.
"E poi" proseguì la ragazza "Credo che sarebbe molto rischioso se Mary e Pitch si incontrassero di nuovo. A volte, solo a sentirlo nominare, si arrabbia. Se lo vedesse, potrebbe perdere il controllo e, allora, sarebbero guai seri per tutti."
Jack aggrottò la fronte con aria dubbiosa: "Mi domando cosa le abbia fatto per scatenare in lei un odio simile..."
Coop alzò le spalle: "Beh, lei gli aveva dato fiducia e lui l'ha tradita."
"Tradita in che senso?" domandò Jack, curioso.
Mary li fissò con aria scocciata, intromettendosi nella conversazione in modo spiccio: "Non sono affari che ti riguardano, Jack Frost. Ora, se non ti dispiace, finiscila di insistere. Non fa per noi la tua vita."
"Non so cosa ti abbia fatto Picth" rispose Jack risoluto "Ma non pensi che, perlomeno, potremmo stringere anche una sorta di alleanza momentanea per dargli una lezione? Sarebbe questione di poco tempo, poi, potreste tornare alle vostre faccende deprimenti..."
Mary alzò un sopracciglio con aria dubbiosa: "Un'alleanza momentanea? Credi davvero che al tuo Amichetto della Luna basti un patto temporaneo? Quello ha intenzione di inserirci nel suo esercito. E, comunque, noi non siamo dei mercenari o delle pedine nelle mani di un uomo che si trova su un satellite!"
"Oh, andiamo!" esclamò Jack "Ci sarà qualcosa che posso fare per convincervi!"
Mary sogghignò: "Guarda, Jack, se troverai un vero buon motivo per farci unire a voi, allora ti prometto che ti daremo il nostro aiuto."
Il Guardiano spalancò gli occhi: "Mi stai dicendo... che ho una possibilità?"
Anche Jay e Coop fissarono la compagna con aria interrogativa, mentre Shucky si limitò a scodinzolare.
Bloody Mary assunse un'espressione compiaciuta, iniziando a riflettere su qualcosa: "Sei testardo, Jack, e questo di te mi piace. Ogni secondo che passa, mi incuriosisci sempre di più" si avvicinò a lui lentamente, socchiudendo gli occhi viola "Quasi quasi, ti concedo di fare una scommessa con me: trova il modo di convincerci e ci uniremo a te. Ti piacciono le sfide, Jack?"
Il ragazzo emise una leggera risatina: "Io amo le sfide.
"Molto bene"
La giovane dai capelli neri lanciò un'occhiata di intesa ai propri amici, per poi riprendere: "Allora ti concedo tre giorni per trovare una valida motivazione per noi. Ti è concesso di usare qualsiasi mezzo, eccetto il ricatto o qualsiasi trucchetto meschino. Allora. affare fatto?"
Jack le strinse la mano con aria entusiasta: "Certo. Sono sicuro che vi convincerò."
Mary guardò l'orologio: "A Mezzanotte della Vigilia di Natale scadrà il tuo tempo. Ti consiglio di scegliere bene i tuoi mezzi."
"Tranquilla, ce la metterò tutta" promise lui.
Cupid lo fissò con un mezzo sorriso, mentre Jay assunse un'aria interessata.
Mary sembrò leggermente ammirata, ma si guardò bene dal farlo notare: "E sia. Se ti va, puoi farti un giro per la casa, magari troverai qualcosa di... interessante."
Jack allargò il sorriso, dirigendosi rapidamente verso l'uscita.
Mentre era sulla soglia, si ritrovò Shucky a fianco, che lo guardava scodinzolando.
"Vuoi venire con me, bello?"
Il cane abbaiò festosamente, per poi iniziare a far feste.
"Tienilo d'occhio, Shucky" si raccomandò Mary, assumendo un tono decisamente più dolce "Non si sa mai che faccia qualche cavolata..."
Jack sorrise scuotendo la testa, avviandosi con il cane lungo gli oscuri corridoi della casa.
"Tu sei un cane socievole, vero?" osservò il ragazzo sorridendo, mentre Shucky gli trotterellava a fianco "Diventi aggressivo solo quando si tratta di proteggere Mary. Tieni molto a lei, eh?"
L'animale lo guardò con i suoi intelligenti occhi cremisi, assumendo un'espressione quasi umana che sembrava una risposta affermativa.
Jack gli diede un buffetto sulla testa, poi, mentre camminavano distrattamente, si rese conto di essere arrivato fin sopra in soffitta.
La piccola porta in legno che sbarrava l'ingresso non lasciava dubbi.
Jack indugiò un po', leggermente indeciso su cosa fare: "Secondo te, ho il permesso di entrare qui dentro?"
Shucky lo fissò scodinzolando.
"Beh, in teoria, Mary ha detto 'qualsiasi mezzo esclusi i ricatti e i trucchetti meschini'... non credo che curiosare un po' in soffitta equivalga ad un gesto riprovevole..."
Creò una piccola chiave di ghiaccio e la infilò nella serratura.
La porta si aprì con uno straziante cigolio.
Il ragazzo si aspettò di venire investito da una nuvola di polvere, come nella casa in cui aveva incontrato Mary la prima volta, invece, sebbene il posto non brillasse proprio per pulizia, l'aria che si respirava era perlomeno... beh, respirabile.
Jack si scompigliò distrattamente i capelli albini, indugiando un po' sulla soglia, mentre una grande stanza dal pavimento legnoso si presentava alla sua vista. Shucky corse dentro, scomparendo tra i vari scaffali e scatoloni che popolavano la soffitta.
"Shucky?" lo chiamò Jack, mettendo cautamente un piede dentro la stanza "Hey, Shucky, bello, dove sei?"
Le assi cigolarono un po', poi il pavimento sembrò farsi via via sempre più solido.
Non si faceva fatica a passare in mezzo alle decine di scaffali, perchè lo spazio era parecchio esteso.
"Shucky?"
Migliaia di libri, scatole e fotografie passavano davanti agli occhi di Jack, che però non si fermava mai a guardare.
Tempo prima, non si sarebbe fatto problemi a curiosare nella soffitta degli altri, ma, ora che era un po' cambiato, gli sembrava in qualche modo di violare la privacy delle quattro creature leggendarie.
Iniziava già a pentirsi di essere entrato.
"Hey, Shucky?"
La sua voce si perse nelle ombre che diventavano sempre più scure man mano che si allontanava dalla porta.
Era una sensazione piuttosto inquietante.
Stava per abbandonare la ricerca, quando udì il rumore di alcuni scatoloni che cozzavano tra loro e, pochi istanti dopo, l'abbaiato del cane.
"Shucky!"
Jack raggiunse l'animale velocemente, trovandolo dietro ad uno scaffale, intento a rovistare dentro uno scatolone di carta aperto.
"Hey, bello, mi hai fatto prendere un colpo! Non tutti possiedono la super-velocità, io non riesco mica a starti dietro" si inginocchiò accarezzandolo "Che cosa stai cercando?"
In tutta risposta, Shucky tirò fuori una pallina di gomma colorata e la diede in mano a Jack.
"Oh, vuoi giocare..." sorrise il ragazzo, caricando il braccio "Va bene... prendila!"
Shucky si lanciò all'inseguimento della pallina, rovesciando vari scatoloni, e, in meno di cinque secondi, la riportò a Jack.
"Bravissimo... su, prendila di nuovo!"
Questa volta, il lancio fu parecchio più lungo, tanto che Jack ebbe modo di far cadere l'occhio su uno scaffale a quattro ripiani, con un baule sistemato su ogni ripiano.
Il ragazzo si avvicinò, gettando un'occhiata alle targhette d'oro sulla serratura dei bauli.
La prima, quella del forziere più in basso, diceva "Shucky", la seconda "Cupid", la terza "Mary" e quella più alta "Jack".
Sentì qualcosa premergli contro la mano e, abbassando lo sguardo, vide Shucky che lo guardava con aria impaziente, con la pallina in bocca leggermente umida.
"Oh, giusto..."
Jack prese la palla in mano, senza far caso alla saliva del cane, e la rilanciò di nuovo.
Si voltò nuovamente verso i bauli, chiedendosi con apprensione cosa contenessero, sfiorando le serrature con aria curiosa.
Avevano tutte una forma diversa e, probabilmente, le chiavi erano custodite dai rispettivi padroni.
"Meglio lasciar perdere" mormorò tra sè il ragazzo, inciampando quasi in uno scatolone aperto.
Shucky lo raggiunse con la pallina stretta tra le zanne, fermandosi ad osservarlo, poi posò il giocattolo a terra e si mise ad annusare la scatola con insistenza.
Jack si guardò attorno, cercando di non sentirsi in colpa: "Solo una sbirciata..."
Sollevò i lembi di carta lentamente, come se stesse scartando un regalo meraviglioso, e guardò dentro, prima sbirciando, poi, esponendo il contenuto completamente.
C'erano alcune foto e qualche documento sparso qua e là.
Prese una foto ingiallita con attenzione, strizzando gli occhi per vedere meglio al buio: raffigurava una bambina sugli otto anni, dai lunghi capelli neri, che stava in posa in mezzo ad un giardino.
La voltò e vide una scritta rovinata che diceva semplicemente: "M.A. Worthington - Grandview, Settembre 1887".
"M.A. Worthington" ripetè Jack a bassa voce "Chissà chi è..."
Diede un'occhiata agli altri documenti, resi ormai illeggibili dal tempo, fino a quando non si imbattè in un articolo di giornale del 1898, in cui si parlava dello scoppio di una tremenda epidemia di tifo nel paese di Grandview.
Jack lesse con orrore il numero delle vittime abbandonate a sè stesse dai dottori, che preferivano isolare il malato per evitare un ulteriore contagio.
Il ragazzo stava per arrivare a fine paragrafo, quando udì uno strano rumore proveniente da una grande superficie coperta da un telo.
Shucky drizzò le orecchie e si mise a scodinzolare, abbaiando verso l'oggetto coperto.
Jack posò i ritagli di giornale e si avvicinò piano alla fonte del rumore.
Allungò la mano, afferrando il telo, e scoprì velocemente l'oggetto nascosto con un gesto secco della mano.
"BUH!"
Il ragazzo fece un balzo all'indietro per lo spavento, inciampando all'indietro sugli scatoloni.
Mary uscì dallo specchio opaco, che Jack aveva appena scoperto, ridendo: "Oh, cielo, avresti dovuto vedere che faccia che hai fatto!"
Jack si rialzò un po' traballante, aiutandosi con il bastone: "Almeno tu lo trovi divertente..."
"Altrochè!" esclamò lei, accarezzando la testa di Shucky "Che ci fai qui?"
Jack aprì la bocca, poi arrossì fino alle orecchie: "Io non... io non volevo offendere..."
Mary alzò gli occhi al cielo, dando un'occhiata furtiva ai quattro bauli chiusi a chiave.
Jack aggrottò le sopracciglia: "Che cosa c'è lì dentro?"
La ragazza lo fulminò con lo sguardo: "Non sono affari tuoi" rispose seccamente "Piuttosto, hai pensato a un modo per convincerci a seguirti?"
Il suo tono aveva un che di sarcastico, come se lei trovasse la cosa piuttosto divertente.
"Ehm..." Jack abbassò lo sguardo, ritrovandosi a fissare dentro lo scatolone di prima "Io ci sto riflettendo, io..." i suoi occhi si posarono sulla foto della bambina di nome M.A. Worthington "Trovato!"
La faccia del ragazzo si illuminò: "Forse so come farvi cambiare idea!"
"Davvero?" domandò sorpresa Mary "E in che modo?"
"Oh, è semplice!"
Gli occhi azzurri di Jack brillarono di una luce radiosa: "Com'è che mi sono convinto ad unirmi ai Guardiani? Chi è stato di fondamentale importanza per me e per gli altri, l'anno scorso?"
Mary piegò le sopracciglia sottili verso il basso, assumendo un'espressione sospettosa: "Di chi si tratta?"
"Oh, vedrai!" esultò Jack "So esattamente da chi andare! E' un bambino davvero speciale..."

***
Angolo dell'Autrice: Ci ho messo un po' a postare il nuovo capitolo, ma, finalmente, eccolo qua!
Sì, forse non è successo niente di particolare, però ho inserito alcune piccole premesse che saranno importanti più avanti.
Immagino si sappia già chi è il bambino che incontreremo nel capitolo successivo :)
Che altro dire? Beh, posso inserire una piccola anticipazione: Jack avrà una bella sorpresa nel prossimo capitolo.
Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio <3

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Capitolo 4
*** Un incontro davvero inaspettato ***


"Ragazzi, cambio di programma, oggi usciamo!"
Jay e Coop guardarono increduli Mary, appena rientrata in sala insieme a Jack.
"Usciamo? Per andare dove?" domandò curiosa Coop, cercando invano di tenere a bada Shucky che le stava leccando tutta la faccia.
Mary incrociò le braccia, indicando Jack con un cenno della testa: "Mr Frost dice di aver trovato un modo per convincerci. Andremo a Burgess, a trovare un certo ragazzino di nome Jamie."
"Lui mi ha aiutato a capire cosa significa essere un Guardiano" spiegò Jack con un sorriso "Sarebbe molto felice di conoscervi e sono sicuro che vi piacerebbe."
"Se non scapperà via a gambe levate prima di darci il tempo di conoscerlo..." ribattè Mary sarcastica. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: "Se non gli uscirai dallo specchio gridando come hai fatto prima, di sicuro non avrà paura..."
Mary ridacchiò, per poi rivolgersi agli altri: "Io, Shucky e Jack passeremo per lo specchio di sopra... voi come pensate di muovervi?"
Jay sorrise con aria furba: "Credo che la mia piccolina abbia voglia di farsi un giro, dopo tanto tempo che è ferma... sì, io e Coop vi raggiungeremo con P.C."
"P.C.?" ripetè Jack stupito "Che cosa diavolo significa?"
Mary lo prese per mano e lo trascinò fuori dalla sala: "Lo vedrai. Adesso non perdiamo tempo, sono proprio curiosa di vedere questo fantomatico ragazzino."

Jamie Bennett guardava con un sorriso i fiocchi di neve scendere dal cielo
Adorava il Natale, così come tutte le feste, ed una bella nevicata come quella contribuiva a rendere ancora di più l'atmosfera natalizia.
Sospirò, pensando con gioia alla bella tazza di cioccolata calda che lo attendeva, quando uno strano rumore proveniete dallo specchio lo fece voltare.
Inizialmente non notò nulla di strano, poi, dopo pochi secondi, vide qualcuno venire catapultato fuori dalla superficie riflettente, atterrando pesantemente sul pavimento.
"Ah, maledizione..."
Jamie spalancò occhi e bocca per lo stupore, mentre lo strano ragazzo si rialzava lentamente.
Capelli albini, carnagione pallida, occhi azzurri e bastone ricurvo in mano.
"Jack!" strillò il bambino per la felicità, correndo ad abbracciarlo "Che bello vederti!"
Il ragazzo sorrise, appoggiando le mani sulle spalle del piccolo: "Ciao, Jamie, come stai?"
"Bene!" esclamò il bambino, spalancando i grandi occhi scuri "Sono così eccitato per le feste che si avvicinano! Ma cosa ci fai qui? Ci sono anche gli altri Guardiani?"
Jack rise leggermente, scuotendo la testa: "No, i ragazzi sono tutti impegnati ultimamente, ma abbiamo lo stesso compagnia." si voltò verso lo specchio ed alzò un sopracciglio con aria ironica "Mary? E' inutile che ti nascondi..."
Jamie aggrottò la fronte, cercando di capire con chi stesse parlando Jack, poi, vide una ragazza dai capelli neri uscire dallo specchio con aria sospettosa: "Il moccioso riesce a vedermi?"
Jack la fissò malizioso: "Sarebbe così sorpreso, altrimenti?"
Jamie fece un passo verso la ragazza misteriosa, quando un enorme cane dal pelo nero saltò fuori dallo specchio, ritrovandosi a pochi centimetri da lui.
Shucky annusò il volto del bambino con curiosità, mentre Jamie si irrigidì, un po' intimorito: "Chi... chi sono loro, Jack?"
Il ragazzo gli sorrise con fare incoraggiante: "Loro sono Mary e Shucky. Non ti preoccupare, il cane non morde... e, in teoria neanche la ragazza..."
Fece la linguaccia a Mary, che gli diede un leggero pugno sul braccio: "Fai poco lo spiritoso, Frost."
Jamie guardò un po' incredulo prima lei, poi, Shucky, infine, non appena vide che il cane aveva iniziato a scondinzolare, sorrise e lo accarezzò: "Sono tuoi amici, Jack?"
"Sì" rispose il ragazzo "E, a momenti, dovrebbero arrivare anche gli altri..."
Non finì nemmeno la frase che il forte rombo di una moto risuonò per l'intero isolato.
Jamie si affacciò alla finestra sorpreso, imitato da Jack e Shucky.
Nel parcheggio vicino a casa Bennett, una grande moto nera, con fiamme arancioni disegnate sopra, faceva la sua bella mostra, distinguendosi non poco dai piccoli motorini che le stavano parcheggiati accanto.
Jay scese dalla sella, agitando la mano verso la finestra di Jamie, in segno di saluto, poi, si tolse il casco e prese per mano Coop, aiutandola a smontare.
"Quella è P.C.?" mormorò Jack, con un filo di voce. Mary sorrise: "Esattamente: la Pumpkin Cross!"
"Sono loro gli altri tuoi amici, immagino..." osservò Jamie un po' incredulo "Come mai li hai portati qui, Jack?"
Il ragazzo sorrise benevolmente: "Sono in missione per conto di Babbo Natale e tu sei la persona adatta per aiutarmi."
"Davvero?" si illuminò Jamie "E come?"
Jack diede un'occhiata a Jay, che si stava arrampicando lungo la parete esterna della casa, con Coop attaccata alle sue spalle: "Beh, è una storia un po' lunga, credo che dovremmo metterci comodi per raccontarla... intanto direi di aprire la finestra..."

  Quando Jack finì di spiegare la situazione, Jamie aveva gli occhi sbarrati e un'espressione a metà tra il confuso e l'emozionato: "Quindi... loro quattro potrebbero diventare dei nuovi Guardiani?"
"Esatto" rispose il ragazzo, gettando un'occhiata sarcastica al gruppetto di Ignavi.
Jamie li squadrò uno ad uno, poi si rivolse a Mary: "E perchè voi non volete?"
La giovane alzò un sopracciglio con aria ironica: "Ragazzino... non vorrei offendere la tua intelligenza, ma ci hai visti bene, almeno? Abbiamo forse l'aspetto da Guardiani?"
Jamie sorrise, alzando le spalle: "Non importa l'aspetto, per essere dei Guardiani, conta quello che avete dentro e quello che potete offrire al Mondo... se proteggerete i bambini come fa Jack, credo che nessuno si preoccuperebbe di come siete."
Mary aprì la bocca per rispondere, ma non trovò nulla da replicare.
Jay iniziò a ridere: "Ah, Mary, mi sa che ti ha fregato stavolta... uno a zero per il piccolo..."
"Questo... questo è da vedere" replicò la ragazza, fulminando Jack con lo sguardo "Quanti anni hai detto che ha il moccioso? Fa discorsi troppo maturi, per la sua età, non vorrei che ci fosse qualcosa sotto..."
"Dì piuttosto che ti da fastidio essere zittita..." sogghignò Jack con aria maliziosa, beccandosi un altro pugno sulla spalla.
Jamie li osservò battibeccare, poi trattenne a stento una risatina: "Secondo me sareste dei bravi Guardiani... e non siete così spaventosi, anzi..." lanciò un'occhiata sognante a Coop, sospirando "siete belli da vedere..."
Coop si portò una mano al cuore, con aria lusingata, e stava per rispondere qualcosa, quando si udirono dei passi femminili raggiungere la soglia della stanza: "Jamie? La cioccolata è pronta, cosa stai aspettando?"
"Jamie... non è tua madre questa, vero?" chiese Jack un po' esitante, non riuscendo a riconoscere la voce limpida e giovane che aveva appena sentito.
Il bambino fece per rispondere, quando la porta si aprì lentamente.
Una ragazza sui diciassette anni entrò nella stanza con un sorriso.
Aveva lunghi capelli biondi, raccolti in una coda, magnetici occhi verdi leggermente obliqui, ed una bellissima carnagione ambrata.
Indossava una semplice tuta da ginnastica blu ed il suo polso destro era cinto da un polsino bianco e azzurro, con uno stemma ricamato sopra.
Jay emise un fischio di approvazione, beccandosi un'occhiataccia da Mary e uno sguardo rassagnato da Coop, Shucky iniziò ad annusare con curiosità, mentre Jack restò completamente a bocca aperta: "Wow..."
Jamie si alzò dal letto con un sorriso, facendo finta di niente: "Oh, scusa Emma, non ti avevo sentita arrivare... adesso scendo subito..."
La ragazza aggrottò la fronte, con un'espressione stupita sul volto, che non cambiò nemmeno quanto il ragazzino la prese per mano: "Andiamo a bere la cioccolata, allora?"
"Jamie..." balbettò lei in tutta risposta "Chi sono questi strani tizi seduti sul tuo letto?"
Un momento di gelo calò nella stanza.
Jamie fissò ad occhi spalancati la ragazza, mentre le cinque creature leggendarie si scambiarono degli sguardi interrogativi: "Emma, ma tu... riesci a vederli?"
"Perchè non dovrei?" mormorò lei, con un filo di voce "Sono nella tua stanza, no?"
Jack si alzò dal letto, facendo un passo verso di lei: "Com'è possibile? Pensavo che solamente i bambini che credono in noi riuscissero a vederci..."
Mary alzò gli occhi al cielo, con un'espressione esasperata: "Sto iniziando a pentirmi di essere venuta... succedono cose troppo strane, qui all'esterno..."
Jamie ignorò il commentaccio della ragazza e si rivolse al giovane Guardiano ancora sorpreso: "Beh, dato che siamo qui, Jack, ti presento mia sorella Emma. Emma, loro sono Jack Frost, Bloody Mary, Cupido e Jack O'Lantern... oh, e lui è Shucky, il Cane Nero" aggiunse, notando che l'animale si era avvicinato ad Emma, leccandole i pantaloni della tuta.
La ragazza sembrò per un attimo sul punto di svenire: "Jamie... stai scherzando, vero?"
"Ok, ragazzi, io direi di sloggiare e tornarcene a casa..." iniziò Mary, alzandosi dal letto e dirigendosi verso lo specchio, ma Coop la bloccò afferrandola per un braccio.
Jamie guardò la sorella con un mezzo sorriso e mormorò: "Immagino che vorrai avere delle spiegazioni, dato che riesci a vederli... è una storia un po' lunga..."
Emma diede una rapida occhiata alle cinque creature e sospirò: "Beh, di sotto c'è la cioccolata calda, penso che sia il modo ideale per ricevere spiegazioni... mamma e papà torneranno tra un po', quindi, abbiamo tempo..."
Nonostante cercasse di mostrarsi tranquilla, era evidente che la giovane umana era parecchio sconvolta.
Jamie fece un cenno agli altri di seguirlo, conducendoli verso le scale che portavano al piano di sotto.
Jack si soffermò un secondo sulla soglia, fissando Emma, che non si era ancora mossa, con un'espressione curiosa: "Vieni?"
La ragazza annuì, specchiandosi negli occhi azzurri del ragazzo, e mentre scendevano le scale, Jack la sentì mormorare: "Non posso crederci... quel volto... quegli occhi... pensavo fosse un sogno... pensavo fosse stato solo un sogno..."

***

Angolo dell'Autrice: Ci ho messo un bel po' ad aggiornare, vi chiedo perdono, purtroppo ho un sacco di storie in sospeso.
Abbiamo fatto la conoscenza di un personaggio nuovo, che sembra avere la capacità di vedere le creature leggendarie senza essere una bambina. Che Emma creda ancora alle leggende? O ci sarà qualcosa sotto?
Grazie per aver letto, cercherò di non impiegarci tempi biblici per aggiornare.
Un bacio :)
Tinkerbell92

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Capitolo 5
*** Ricordi ***


Dopo che Jamie ebbe raccontato alla sorella i curiosi fatti avvenuti l'anno precedente, dei quali non era al corrente poichè si trovava ancora al college, per parecchi minuti l'unico rumore che si sentì nella cucina dei Bennett furono gli strilli eccitati della piccola Sophie intenta a giocare con Shucky.
Jack gettò di tanto in tanto delle occhiate curiose ad Emma, che fissava impassibile la sua tazza di cioccolata fusa, ormai diventata fredda.
Finalmente, Mary si decise a rompere il silenzio: "Scusate ma questa situazione sta diventando insopportabile." si rivolse a Jack con fare poco amichevole "Ho portato qui i miei compagni per conoscere il fantomatico ragazzino, farci due chiacchiere e poi andare via. Non era nell'accordo dover sedere a tavola con tutta la famiglia, per di più insieme ad una diciassettenne che crede ancora nelle leggende..."
"E che cosa ti fa pensare che Emma creda ancora nelle leggende?" domandò Jack, rispondendo un po' a tono. Mary alzò gli occhi al cielo: "Riesce a vederci! Questo significa che crede in noi, no? Che altra spiegazione potresti dare?"
Jack aprì la bocca per rispondere, ma Emma si intromise con un mezzo sorriso: "So che hanno inventato un gioco su di te, Bloody Mary... due mie amiche una volta hanno provato ad evocarti la notte di Ognissanti davanti allo specchio del bagno..."
Mary ci pensò un attimo, un po' presa in contropiede da una simile affermazione, poi annuì: "Sì, mi ricordo. Susan e Tawny si chiamavano, giusto? Ah, l'unico motivo per cui non sono apparsa spaventandole a morte è stato perchè quel giorno eravamo troppo impegnati a festeggiare il mio compleanno! Sono veramente stufa di voi adolescenti che vi divertite a fare giochi cretini disturbandomi!"
Jamie la fissò con aria interrogativa: "Io non sapevo quasi nulla di questa cosa! Ti conosco solo come..." "La Strega dello Specchio" finì Mary, alzando gli occhi al cielo "Sì, lo so."
Il bambino annuì, poi sorrise agli altri due: "Voi invece vi conosco meglio! La maestra ci ha raccontato ad Halloween la storia di Jack O'Lantern... anche se non sapevo che Cupido fosse una ragazza..." aggiunse arrossendo un poco.
Coop gli sorrise timidamente, mentre Jay si stravaccò sulla sedia soddisfatto: "Beh, ragazzi, come vedete io sono molto famoso nel mondo dei mortali... potrei anche abituarmi alla vita del Guardiano!"
"Questo puoi pure scordartelo!" sbottò Mary, alzandosi di scatto dal tavolo "Noi non siamo fatti per il Mondo Esterno, che ti piaccia o no!"
Jay scosse la testa con un mezzo sorriso, per poi rivolgersi a Coop strizzandole l'occhio: "E tu, tesoro, cosa ne dici? Non so perchè, ma a me questa famiglia ispira molto..."
La ragazza abbassò lo sguardo, ma prima che potesse rispondere, Mary la bloccò con un commento gelido: "Ti sei dimenticata quello che ci è successo, Coop? Saresti davvero pronta a rischiare di vivere di nuovo un'esperienza simile?"
Cupid scosse la testa e perfino Jay si morse un labbro, come se si fosse all'improvviso ricordato di qualcosa di doloroso. Emma alzò un sopracciglio con aria curiosa: "Scusate, forse sarò inopportuna, ma mi domando quale trauma possiate aver subito per avere un rifiuto così totale del mondo."
"Fatti gli affari tuoi, mortale!" sibilò Mary "Queste non sono cose che ti riguardano!"
Emma alzò le mani in segno di resa, con un'espressione impassibile sul volto: "Stavo solo chiedendo..." "Non prendertela" la rassicurò Jack, gettando un'occhiataccia a Mary "Non ha voluto dirlo nemmeno a me... ed ha usato praticamente la stessa veemenza per invitarmi a non immischiarmi negli affari loro."
La ragazza umana alzò le spalle e, per un istante, i suoi occhi incontrarono di nuovo quelli di Jack, provocando una strana sensazione di dèjà-vu ad entrambi.
Nella mente del ragazzo iniziarono a farsi spazio delle immagini sfuocate e dei suoni lontani.
Un paesaggio invernale, un laghetto congelato, il rumore di pattini sul ghiaccio...
Si scosse con un brivido da quelle visioni, anche perchè gli avevano ricordato del giorno in cui era morto per salvare la sorella, e cercò di rompere la tensione rivolgendosi a Jamie: "Senti, Jamie, ora che mi viene in mente, è successo qualcosa di particolare in questi ultimi giorni?"
Il bambino aprì la bocca per rispondere, quando Emma li interruppe all'improvviso: "Aspettate... sentite nulla di strano?"
Tutti tesero le orecchie e si misero all'ascolto, compresa Mary.
"Io... non sento niente..." mormorò Jack stupito, quando Mary si guardò intorno, realizzando al volo: "Hey, dove sono Shucky e la mocciosa?"
"Erano usciti prima, mi sembra..." balbettò Jamie, gettando occhiate nervose alla porta.
Un'ombra sospetta si intravide attraverso il vetro e, un istante dopo, si sentì Shucky abbaiare furiosamente.
Emma scattò in piedi, precipitandosi verso la porta ed uscendo senza nemmeno mettersi il cappotto: "SOPHIE!"
Si udì una risata agghiacciante ed un lampo omicida attraversò gli occhi di Mary: "Pitch!"
"Che cosa?" balbettò Jack, guardando ad occhi spalancati la ragazza "Pitch è qui? Mary, aspetta!"
La ragazza dai capelli neri non si diede nemmeno la pena di ascoltarlo e corse immediatamente verso l'uscita. Jack la seguì a ruota, stringendo bene il suo bastone magico in mano e varcando la soglia in un secondo.
Il giardino innevato dei Bennett era circondato da un'atmosfera oscura e inquietante.
Gli alberi spogli sembravano cupi scheletri scuri, coperti da un candido strato di neve. I piccoli lampioni vicini al cancello erano stramanente spenti e Shucky continuava a ringhiare alle ombre che si stagliavano sul prato ricoperto.
Di Sophie non c'era alcuna traccia.
Emma era immobile con le mani strette attorno alle grate del cancello, lo sguardo spento tipico delle persone rimaste sotto shock. Tremava per il freddo e dalle sue labbra uscivano delle nuvolette bianche di vapore.
"Sophie..."
Jack le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla e lei riuscì a mormorare appena: "Un'ombra l'ha inghiottita..."
Mary si morse il labbro con un gesto di stizza, guardandosi intorno con fare minaccioso: "Maledetto... è lui, è stato qui... sentirei la sua fastidiosa presenza ovunque..."
"Dobbiamo cercarlo subito!" stabilì Jack "Non può essere andato lontano..."
"A quel bastardo ci penso io! Lo farò fuori in un secondo!" sbottò Mary, scavalcando il cancello con facilità e sfrecciando lungo la strada ad una velocità impressionante.
"Mary!" Jack alzò gli occhi al cielo e si rivolse a Shucky: "Sei in grado di condurci da Sophie?"
Il cane scodinzolò e superò il cancello con un balzo.
Jay mise il proprio giubbotto sulle spalle di Emma, poi, togliendosi dalla tasca le chiavi della moto, si rivolse a Coop mettendole una mano sulla spalla: "Stai tu con il ragazzino, tesoro. E' meglio fermare Mary prima che faccia danni e Pitch prima che possa fare qualcosa alla bambina."
La ragazza annuì, mentre Jamie fissò le creature con aria implorante: "Riportatemi la mia sorellina, per favore!" "Non ti preoccupare, Jamie, salveremo Sophie e la riportaremo a casa prima che arrivino i tuoi genitori" promise Jack, pronto a partire.
Emma lo bloccò, afferrandogli un polso: "Vengo con voi!" "E' troppo pericoloso..." cercò di spiegare il Guardiano, ma la ragazza non volle sentire ragioni: "E' mia sorella, chiunque l'abbia presa ha commesso un gravissimo errore!"
Jack sospirò e, senza riuscire a spiegarsi il motivo, non riuscì a dirle di no: "E va bene, tieniti forte."
Le braccia di Emma si serrarono attorno al suo collo e, per un momento, Jack fu inebriato dal profumo dolce e femminile della mortale.
Ma si riprese subito e, tenendola stretta a sè con il braccio sinistro, iniziò a seguire Shucky volteggiando sopra la strada asfaltata.
Per un attimo, il profumo di Emma gli sembrò vagamente familiare.

Quando Shucky si fermò, i ragazzi si ritrovarono nei pressi di una stradina isolata e oscura.
Il cane annusò l'aria insistentemente e si mise subito in posizione di guardia.
Jack posò Emma a terra e si guardò intorno mordendosi il labbro: "Non devono essere lontani... Shucky non sarebbe così sospettoso altrimenti..."
Emma si strinse d'istinto al suo braccio : "Non so tu, ma io continuo a sentire un brivido lungo la schiena... è come se qualcuno mi stesse osservando dall'ombra..." "E' Pitch" mormorò Jack "Ai mortali può fare questo effetto... se solo sapessi dove si nasconde..."
Si udì il rumore stridulo di un'inchiodata e, subito dopo, Jay balzò già dalla Pumpkin Cross, scompigliandosi i capelli color rame: "Per San Patrizio, le cose stanno iniziando a farsi parecchio turbolente e tetre..." "Shhht!" lo zittì Jack "Cerca di scovare Pitch dal buco di fogna in cui si è nascosto..."
Una voce maschile piuttosto inquietante risuonò in una cupa risata: "Non ce ne sarà alcun bisogno..."
Jack spalancò gli occhi, mentre l'ombra di un lampione rotto assumeva lentamente la forma di un uomo alto e magro come uno scheletro. La pelle grigiastra emanava un opaco bagliore, mentre i fiammeggianti occhi color ambra brillavano sinistramente.
La mano ossuta dell'uomo stringeva come una morsa il collo della piccola Sophie.
"Stavate cercando lei, per caso?" sogghignò Pitch, osservandola dimenarsi "Oppure cercavate me?"
"Sophie!" gridò Emma, mentre Jack faceva un passo avanti con aria minacciosa: "Lasciala andare, Pitch! Lei non c'entra nulla in questa storia!" "Ma davvero?" sogghignò l'uomo " Eppure io sono convinto che potrebbe tornarmi parecchio utile..."
Diede un'occhiata annoiata a Jay, emettendo una risatina di scherno: "Ma guarda chi si rivede! L'idiota così furbo da fargliela al Diavolo, ma non abbastanza sveglio da salvare sè stesso... ti sei aggregato alla compagnia, Jack O'Lantern?"
L'irlandese alzò un sopracciglio arcuato con un mezzo sorriso: "Diciamo che sono qui per spaccarti la faccia in caso combinassi qualcosa di brutto. E per impedire a Mary di davastare mezza Burgess per distruggerti." "Mary?"
Gli occhi di Pitch sembrarono per un momento perdere la loro luce spavalda: "Quindi anche Mary si trova qui..." riassunse immediatamente il proprio ghigno sadico "Molto bene, credo che sarà divertente incontrare di nuovo la mia adorata streghetta... non credo che l'ultima volta che ci siamo visti lei sia riuscita a dirmi tutto..."
Shucky ringhiò furiosamente, facendo un balzo in avanti per azzannare il collo dell'uomo. Tuttavia, Pitch fece un rapido gesto con la mano, facendo catturare il cane dall'ombra di un cassonetto: "A cuccia, brutto rognoso!"
Sophie si dimenò con un rantolo, mentre la presa di Pitch le stava lentamente togliendo il respiro: "Ca-cagnolino!"
Shucky ringhiò, cercando di azzannare l'ombra che lo teneva imprigionato, ma senza alcun successo.
Jack strinse forse il bastone nella mano e lo puntò verso la creatura: "Ti avverto, Pitch, lascia subito andare Sophie, altrimenti..." "Altrimenti cosa?" rise beffardo l'uomo "Vuoi forse colpirmi? Vuoi congelarmi con i tuoi poteri? Fai pure!" indicò con un cenno la piccola Sophie "Ma se colpirete me, allora colpirete anche lei!"
Jack strinse i denti, fissandolo con rabbia: "E' me che vuoi, vero? Vuoi vendicarti di me! Se questo può farti star meglio, allora ti lascerò fare" gettò il bastone a terra "Toglimi di mezzo, Pitch, ma lascia stare gli altri!"
L'uomo scoppiò a ridere malvagiamente: "Ucciderti ora? Non ci penso neanche" i suoi occhi gialli divennero fessure "Prima di ucciderti, voglio farti soffrire quello che ho sofferto io in questi ultimi mesi! Tu non hai idea di cosa mi sia costato riprendere il controllo dei miei poteri!" la sua voce aumentò di tono, fino a divenire un grido rabbioso "Tu non sai che cosa ho dovuto passare, Jack Frost, per colpa tua e dei tuoi amici! Non ti renderò le cose così facili: tu sarai l'ultimo che ucciderò, in modo che tu possa piangere la perdita dei tuoi compagni e venire lentamente consumato dal dolore!"
Stava per aggiungere altro, quando una voce femminile lo bloccò all'istante: "Che bei progetti, Pitch! Complimenti davvero! Peccato che non vivrai abbastanza a lungo per realizzarli!"
Jack si voltò in direzione della voce, mentre il volto di Pitch si illuminò: "Mary!"
La ragazza balzò giù dal tetto di una casetta in rovina e li raggiunse con uno sguardo carico di odio: " Vedo che ti ricordi ancora di me, lurido bastardo. Ti fa piacere incontrarmi di nuovo, eh? Bene, guardarmi bene negli occhi, perchè sarò l'ultima cosa che vedrai."
Pitch lasciò immediatamente la presa sul collo di Sophie, che cadde a terra con un gemito.
"Sophie!"
Emma corse verso di lei, ma una delle ombre di Picth le si parò davanti come un muro.
L'uomo gettò un'occhiata sprezzante alla mortale, poi riprese a guardare Mary con un mezzo sorriso: "Mia cara Mary, ma certo che mi fa piacere rivederti! Se posso, hai un aspetto ancora più incantevole di quando..." "Falla finita!" sbottò lei, alzando una mano "Non mi farò ingannare una seconda volta dalla tua falsa gentilezza!"
Jack la fissò stranito, cercando di capire cosa stesse dicendo e, soprattutto, cosa stesse per fare, ma non appena vide lo sguardo allarmato di Jay, iniziò seriamente a preoccuparsi: "Mary, che vuoi fare?"
"Non rompere, Frost!" lo zittì lei "E' una faccenda tra me e lui!" "Mary, tesoro, cerca di controllarti..." provò a calmarla Jay "Non credo che sia una buona idea fare quello che stai pensando..."
Un frammento di specchio appuntito uscì per magia dal palmo della mano della ragazza, schizzando verso il volto di Pitch e lasciandogli un bel segno sulla guancia sinistra.
"Mary, non attaccarlo!" si allarmò Jack "Potresti colpire anche Sophie!"
Pitch sogghingò, portandosi una mano sul taglio, dal quale fuoriusciva del nauseante sangue nero: "Eh già, Mary... non puoi attaccarmi senza colpire la bambina..." "Sai cosa me ne importa!" gridò lei, furiosa "A me basta solo ammazzarti!" "Mary non puoi ragionare così!" gridò Jack, facendo scorrere lo sguardo da Pitch a Mary a Sophie.
Fece per avvicinarsi, sfruttando il momento di distrazione dell'uomo, ma si bloccò non appena sentì un urlo di dolore.
Pitch si voltò a fissare con un ghingo Jay, che si trovava a pochissimi passi da sè: "Credevi davvero che fossi così ingenuo da abbassare la guardia? Credevi che non sapessi che mi avresti attaccato alle spalle?"
Jay cercò di dimenarsi, mentre l'ombra che lo avvolgeva stringeva sempre più forte.
Pitch emise uno sbuffo annioato e, con un semplice gesto, ordinò all'ombra di lanciare il ragazzo irlandese lontano dalla sua vista.
Jay si schiantò con un gran baccano contro dei cassonetti di ferro vuoti.
"Razza di idiota..." borbottò l'Uomo Nero, anche se si zittì non appena vide uno sciame di schegge luccicanti che si stagliava tra lui e Mary.
Un lampo sadico attraversò gli occhi della ragazza, che piegò le labbra in un sorriso: "Sei finito."
Jack spalancò gli occhi allarmato: "Mary, non farlo! Sophie è ancora troppo vicina!"
Mary non lo ascoltò. Si limitò semplicemente a dirigere le schegge di vetro contro di Pitch, facendole viaggiare ad una velocità impressionante.
Fu un attimo.
Jack si lanciò contro Sophie, mentre il sibilo dei frammenti di specchio volanti e le grida di Emma giungevano alle sue orecchie in modo molto ovattato.
Un turbinio di ombe oscure lo circondò, ma lui riuscì comunque a fare scansare la piccola con una spinta.
E poi, una forte fitta allo stomaco.
Qualcuno urlò il suo nome, ma non riuscì a capire chi.
Atterrò pesantemente sull'asfalto, mentre un gemito usciva involontario dalle sue labbra.
"Jack!"
Si portò una mano allo stomaco, avvertendo una superficie liscia e tagliente conficcata nella sua felpa. La strinse forte tra le mani e, con un grido di dolore, la estrasse.
Con molta fatica, riuscì a far entrare la propria mano all'interno del campo visivo: era insanguinata e stretta attorno ad una lunga scheggia di vetro.
Un brivido lo scosse.
"Jack!"
Sentì qualcuno inginocchiarsi accanto a lui, anche se i contorni delle figure che lo circondavano apparivano sempre più sfuocati.
La mano fredda di Mary si serrò attorno alla sua, mentre gli occhi viola della ragazza lo fissavano con un'espressione dolorosa: "Jack, mi dispiace... non volevo, mi dispiace tanto!"
Shucky guaì, anche se Jack non riuscì a vedere dove si trovasse.
Voleva parlare, voleva chiedere se Pitch fosse morto e se Sophie fosse salva, ma dalla sua bocca uscì soltanto un debole rantolo.
Qualcuno si chinò su di lui, una mano calda e gentile si posò sulla sua guancia.
Una mano umana.
Jack cercò di mettere a fuoco il volto di Emma, ma con scarsi risultati.
Le forze iniziarono ad abbandonarlo, mentre veniva inebriato da quel profumo femminile che continuava a ricordargli qualcosa. Ma cosa?
Il buio iniziò a circondarlo, e, prima di svenire, un'immagine singolare gli si fissò nella testa: occhi, due stupendi e magnetici occhi verdi.
Occhi che gli sembrò di ricordare riflessi attraverso uno strato di ghiaccio.

***

Angolo dell'Autrice: Come al solito, ho impiegato un sacco per aggiornare di nuovo.
Chiedo scusa, purtroppo ho parecchie storie in sospeso e, per di più, sono impegnata con gli esami.
Spero che il capitolo non faccia proprio schifo, ho cercato di mettere un po' di azione, anche se questa "battaglia" si è rivelata parecchio impari.
Spero che non ce l'abbiate con me, ho fatto di tutto per riuscire ad aggiornare almeno questa storia. Avviso già che il prossimo capitolo non arriverà prestissimo, perchè fino al 25 sarò impegnata a studiare.
Proverò comunque a fare qualcosa, magari mettendomi alla sera a scrivere.
Scusate ancora e grazie per aver letto, un bacio :)
Tinkerbell92

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Capitolo 6
*** La ragazzina del lago gelato ***


"Mamma vado a pattinare al lago ghiacciato!" "D'accordo, ma sii prudente!"
La ragazzina dai capelli color platino si mise i pattini in spalla e corse verso il cancello, dando un ultimo sguardo alla madre, che teneva stretto tra le braccia un neonato.
"L'anno prossimo verrà anche Jamie al laghetto con me!" gridò, mentre correva lungo il marciapiede.
Non appena arrivò a destinazione, si sedette sulle rive innevate del lago ed infilò velocemente i pattini.
Una ventata fredda le scompigliò i capelli, ma non la infastidì, anzi. Lei amava il freddo, non per niente, era nata proprio durante uno dei tre giorni più freddi dell'anno.
Il laghetto era deserto.
La piccola iniziò a filare sulla superficie ghiacciata molto rapidamente, facendo delle piroette aggraziate di tanto in tanto. Nessuno la eguagliava in quello sport. Il ghiaccio era il suo elemento.
Jack, intanto, stava volteggiando qua e là per le strade di Burgess, divertendosi a fare scherzi alla gente del posto. Era buffo vedere le facce delle rispettabili signore che scivolavano di brutto su una pozzanghera ghiacciata, oppure l'espressione beota dei bambini che si incollavano la lingua sul getto d'acqua delle fontanelle che, fino a pochi secondi prima, funzionavano regolarmente.
Jack si fermò in prossimità del lago, appoggiando la schiena al tronco di un albero, fino a quando non vide la piccola figura che volteggiava sul ghiaccio.
In un primo istante pensò di fare uno scherzo anche a lei, però rinunciò subito non appena vide il modo incredibile in cui si muoveva. Sembrava quasi venire da un pianeta ghiacciato.
Un po' incuriosito, Jack si avvicinò a lei, seguendola ad una certa distanza. Era difficile, però, prevedere i movimenti della bambina, infatti, all'improvviso, lei fece una piroetta e si girò, cambiando direzione.
Jack riuscì appena a vedere la sua espressione sorpresa, che si ritrovò a ruzzolare con lei sulla superficie congelata.
Il ragazzo si alzò un po' titubante, piuttosto scioccato da quanto era successo: com'era possibile che, mentre tutti gli altri bambini gli passavano attraverso senza problemi, lei l'aveva addirittura colpito?
Un gemito poco distante da sè gli fece voltare lo sguardo: la bambina era inginocchiata sul ghiaccio, massaggiandosi la testa.
Jack volteggiò fino a lei, sentendosi stranamente preoccupato, e le domandò senza pensarci: "Tutto bene?" "Mmmmh"
La ragazzina lo guardò un po' dubbiosa, poi rispose semplicemente: "Che botta..."
Jack annuì e, prima che potesse scusarsi, la bambina borbottò: "Perchè sei scalzo?"
Jack diede una rapida occhiata ai propri piedi e si lasciò sfuggire un sorriso: "Ah, io sono sempre scalzo, ma non ho freddo... davvero" aggiunse, notando l'espressione dubbiosa della piccola.
Lei sembrò pensarci su un secondo, poi alzò le spalle e sorrise: "Se lo dici tu. Comunque, io mi chiamo Emma."
"Ehm, piacere, Emma, io sono Jack."

L'immagine si interruppe bruscamente e, dopo un istante di buio, Jack iniziò a mettere a fuoco i contorni di una stanza.
Provò ad alzarsi a sedere, ma una fitta allo stomaco lo fece desistere dal tentativo.
"Sta rinvenendo!"
Una voce femminile gli fece aprire gli occhi di nuovo e, prima che riuscisse a capire a chi appartenesse, qualcuno si gettò accanto a lui, prendendogli la mano: "Jack!"
Gli occhi viola di Mary si specchiarono nei suoi, sul volto della ragazza si leggeva un'insolita preoccupazione: "Jack mi senti?"
"Ehm... sì" ansimò lui "Dove mi trovo?"
Le labbra della ragazza si piegarono leggermente in quello che pareva un sorriso: "Sei a casa del ragazzino... oh, Jack, credimi, mi dispiace tanto!"
"Non fa niente" rispose lui, guardandosi attorno "Immagino che Pitch debba avertela fatta proprio grossa per farti arrabbiare in quel modo..."
Mary tornò improvvisamente seria e si alzò dal letto con fare sbrigativo: "Non è il momento di parlarne... devi stare a riposo."
Jack aprì la bocca per protestare, ma lei se n'era già andata, lasciando il posto ad Emma, che era appena entrata nella stanza.
"Non capisco perchè faccia così..." borbottò Jack, con aria pensierosa.
Emma alzò le spalle e si sedette accanto a lui: "Come stai? Ho cercato di curarti nel migliore dei modi, ma non so se le creature leggendarie richiedano dei trattamenti speciali..."
"Oh, non preoccuparti" sorrise lui "Ti ringrazio..."
Emma abbassò lo sguardo arrossendo. Passarono alcuni minuti di imbarazzante silenzio, poi, Jack trovò il coraggio di farle una domanda: "Senti, Emma... ma, per caso, tu sai pattinare sul ghiaccio?"
Gli occhi verdi della ragazza si spalancarono: "Sì, è uno sport che pratico da anni... come fai a saperlo?"
"Beh..." mormorò lui, lievemente incerto "Il fatto è che... io credo di averti vista..." "Davvero?"
La ragazza si strinse nelle spalle: "Beh, in effetti, sei lo spirito dell'Inverno, è naturale che tu mi abbia vista pattinare sul ghiaccio, qualche volta..." "Sì, ma io intendo... credo di averti effettivamente incontrata... e di aver parlato con te..."
Jack cercò le parole giuste, ma si rese conto che era parecchio difficile: "Insomma, tu non hai l'impressione di avermi già visto?"
Emma aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotta dall'arrivo di Jamie: "Jack! Ti sei ripreso finalmente! Ero così preoccupato!"
"Hey, Jamie!" rispose il ragazzo "Stà tranquillo, non sono così facile da uccidere..."
"E' rimasto al tuo capezzale per tutto il tempo in cui sei rimasto incoscente" soggiunse Coop, entrando a passo aggraziato nella stanza.
"Quanto ho dormito?" domandò Jack, sorridendo non appena si beccò una bella leccata sul viso da parte di Shucky.
"Sei stato a letto per quasi ventiquattr'ore" rispose Jay, appoggiandosi alla soglia della porta "Ci hai fatto prendere un bello spavento."
"Caspita, un giorno intero privo di sensi!" mormorò Jack, accarezzando la testa nera dal cane "Spero di non aver creato problemi..." "Ma no, figurati" rispose Emma con un sorriso, alzandosi dal letto "Nostra madre non si è accorta di nulla" diede una rapida occhiata alle creature nella stanza e prese per mano il fratellino "Beh, mi sa che iniziamo ad essere troppi... andiamo, Jamie, lasciamo Jack un po' con i suoi amici..."
"Ma no, aspetta..." esclamò Jack, tentando di alzarsi, ma Emma gli sorrise dolcemente: "Torniamo più tardi."
Jack crollò di nuovo sui cuscini, rivolgendosi poi ai propri compagni: "Pitch è ancora vivo, immagino..."
Jay annuì: "Sì, è riuscito a scappare prima che i vetri di Mary lo colpissero... è molto più potente dell'ultima volta che l'ho incontrato..." "Tu come stai, Jay? E Sophie?"
L'irlandese alzò le spalle con un sorriso: "Ah, tutto ok, è solo qualche graffio e la bambina è illesa... a te è andata molto peggio, amico mio..."
Jack sorrise, accarezzando lentamente la testa di Shucky: "Beh, l'importante è che Sophie non sia rimasta ferita nell'attacco... Mary ha rischiato davvero grosso..."
"E' mortificata per quel che è successo" intervenne Coop "Sul serio, detesta perdere il controllo in quel modo. E le dispiace che tu sia rimasto coinvolto. Ma quando si tratta di Pitch, Mary esce completamente di senno..." "Ma che cosa le ha fatto, maledizione?"
Jack si alzò lentamente sui gomiti, fissando i due con aria interrogativa: "Cosa le ha fatto per meritarsi un odio tale? Insomma, io capisco che Pitch sia malvagio e vile, però non ho mai provato per lui un odio isterico simile. Lo considero un nemico da sconfiggere e non provo alcun sentimento positivo per lui. Ma arrivare a mettere in pericolo la vita degli altri solo allo scopo di ucciderlo... beh, mi sembra che ci sia qualcosa di veramente grosso sotto..."
Coop e Jay si scambiarono un breve sguardo, poi, la ragazza sospirò: "Pitch le ha rovinato la vita, Jack. Vedi, un tempo, quando Mary era ancora umana, Pitch è entrato nella sua vita mostrandosi per quello che non era. Mary era una ragazzina speciale, molto dolce, ma anche un po' ingenua. Pitach l'ha ingannata, tradita, usata. E' una storia molto lunga, Jack, ed una delle regole della nostra Confraternita è quella di non rivelare i segreti degli altri. Non senza permesso. Tutto ciò che posso dirti, è che Pitch si è finto suo amico solo per interesse personale."
"Mary è stata umana ed ha conosciuto Pitch prima di diventare una creatura leggendaria?" si stupì Jack, mettendosi lentamente a sedere.
Shucky guaì e Coop sorrise alzando le spalle: "Tutti noi siamo stati umani un tempo, Jack, come te. E, sempre come te, siamo diventati quello che siamo in seguito a delle esperienze parecchio... tragiche."
Jack abbassò lo sguardo, poi sospirò: "Immagino che Mary non vi darà mai il permesso di raccontarmi la sua storia..." "Beh, mettila così, Jack" rispose Jay, allontanandosi verso la porta "E' solo colpa di Pitch se Mary è diventata una creatura leggendaria. Ti basti sapere questo." gli strizzò l'occhio ed uscì dalla camera "Ci vediamo tra poco, riguardati!"
Coop lo osservò allontanarsi con un sorriso, poi si voltò verso Jack, che era ancora piuttosto confuso: "Credo che faresti meglio a riposarti ancora un po'... la tua ferita era piuttosto seria, Jack."
Il ragazzo sospirò, sdraiandosi di nuovo: "Non potrò mai sapere nulla del vostro passato? neanche per aiutarvi?"
Coop sorrise, dandogli un buffetto sulla testa: "Adesso riposati. Ti prometto che, quando ti sarai ristabilito, ti racconteremo qualcosa in più di noi."Jack annuì e fece per chiudere gli occhi, quando notò qualcosa di strano: "Hey, che cos'hai sulla schiena, Coop?"
La ragazza si scostò i capelli con un brivido, rivelando due segni argentati e sottili, paralleli tra loro, simili a due cicatrici e situati vicino alle scapole. Ne sfiorò uno distrattamente e mormorò con tristezza: "Una volta erano le mie ali..."
Gli occhi blu si velarono di tristezza e, con un singulto doloroso, la ragazza uscì dalla stanza, seguita a ruoa da Shucky.
Jack sospirò tristemente, guardando il soffitto della stanza di Jamie. Non immaginava che dei segreti tanto tristi e oscuri si celassero nel passato di quelle creature.
Mary era stata tradita da qualcuno che credeva amico, che era stato tra l'altro la causa della sua trasformazione e, molto probabilmente, della sua morte da umana. Coop aveva perso le proprie ali da Cupido in seguito a chissà quale tragico incidente e, di sicuro, le storie di Jay e Shucky non dovevano essere molto più allegre.
Jack chiuse gli occhi molto lentamente, con la testa afflitta da mille domande, ma, non appena si riaddormentò, si ritrovò catapultato in quel familiare paesaggio invernale di alcuni anni prima.
"Si ritrovò al laghetto ghiacciato, intento ad aspettare la ragazzina che giocava con lui ormai ogni giorno. Era diventata un'abitudine: lei arrivava alle tre del pomeriggio, quando il laghetto era deserto, e pattinavano insieme fino alla sera.
Tutto sembrava perfetto, finalmente, dopo un centinaio d'anni, Jack Frost poteva interagire con una piccola umana che riusciva a vederlo. Ricordava bene quei momenti, tutto gli sembrava più chiaro.
Eppure, una strana sensazione continuava a metterlo in guardia, ed uno strano presentimento si impadroniva di lui: forse, qualcosa, stava per accadere..."

 Angolo dell'Autrice: Finalmente riesco a tornare dopo una lunga pausa (so già che qualcuno di voi vorrà uccidermi per l'attesa).
Perdonatemi, sono stata impegnata con gli esami ed avevo un sacco di storie da aggionrnare.
Forse il capitolo non è granchè, ho cercato di inserire dei sogni.ricordo che provassero a spiegare un po' gli strani deja-vù che assillano continuamente Jack ed Emma.
Finalmente, Jack riesce un po' a ricordare: ma perchè, allora, si è scordato di quella ragazzina che giocava sempre con lui? E perchè nemmeno Emma si ricorda? E, soprattutto, che cosa si cela dietro il passato delle altre creature leggendarie?
Cercherò di svelare presto i misteri nei prossimi capitoli, magari, già dal prossimo, la storia di qualcuno potrebbe essere rivelata ;)
Una curiosità: per caso, avete delle supposizioni riguardo ai misteri che si nascondono dietro la vita dei personaggi? Tifate per qualche coppia? :) Vabbè, se vi va, fatemi sapere :D
Scusate ancora per il ritardo.
Tinkerbell92

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Capitolo 7
*** La triste storia di Mademoiselle D'Artagnan ***


Fu una gioia per Jack riuscire ad alzarsi il giorno seguente. Non doveva compiere sforzi, però poter fare piccoli passi per la stanza era meglio che starsene a letto a non fare nulla. E poi, ogni volta che si addormentava, gli capitava di fare degli inquietanti sogni-ricordo che c'entravano qualcosa con Emma. Lo facevano sentire diviso in due: da un lato ne voleva sapere di più riguardo al presunto rapporto che aveva con quella ragazza, dall'altro, la sensazione di inquietudine che provava ogni volta che tornava nel passato lo speventava. Era snervante avere l'impressione che fosse successo qualcosa di grave ma non sapere cosa. Certo, gli bastava sognare ancora un po', probabilmente, e di sicuro avrebbe finalmente capito cosa lo assillasse. Però, se aveva rimosso quel ricordo, magari c'era una ragione... forse era troppo doloroso per ricordarlo... Gettò uno sguardo alla porta della stanza. Mary non si faceva vedere dal giorno prima, ma non era di sicuro una stranezza: Jack si sarebbe sorpreso del contrario. Emma cercava di fargli visita il più spesso possibile, così come Jamie, cercando di non far insospettire la madre. L'unico che non abbandonava mai la stanza era Shucky. In quel momento, stava accucciato sul tappeto accanto al letto, muovendo le orecchie al minimo rumore. Jack sorrise e gli si accucciò accanto, accarezzandogli la testa: "Ti sono grato, amico mio, per essere sempre accanto a me."
Il cane lo guardò con aria intelligente, facendo brillare gli occhi rossi nella penombra.
Jack lo fissò a lungo, poi mormorò con un filo di voce: "Chissà cosa ti è successo quando eri un semplice cucciolo... chissà che cosa possono averti fatto per portarti a diventare una cretura leggendaria..."
Shucky guaì, capendo perfettamente le parole del ragazzo, ma abbassò il muso.
"Nemmeno tu mi vuoi raccontare la tua storia?"
Shucky alzò il muso, premendolo contro la mano di Jack e, improvvisamente, i suoi occhi rossi si illuminarono.
Jack sussultò, mentre una strana sensazione si impadroniva di lui.
Uno strano flusso di parole e emozioni lo attraversò come un fiume in piena, facendogli quasi perdere conoscenza. Gli ci volle poco per capire che quelle emozioni non provenivano da sè stesso, ma da Shucky.
"Che cosa stai..."
Il cane non si mosse, continuando a far lampeggiare gli occhi.
Jack provò a concentrarsi e, finalmente, riuscì a capire cosa Shucky voleva trasmettergli.
"Oh, capisco..." un lieve sorrisi si dipinse sulle labbra del ragazzo "Non puoi dirmelo perchè la tua storia è connessa a Mary... mi riveleresti parte del suo passato se mi raccontassi cosa ti è successo..."
Il nuovo flusso di emozioni gli fece percepire una risposta affermativa.
Jack annuì e, non appena Shucky interruppe il contatto, il ragazzo avvertì un lieve senso di formicolio su tutto il corpo: "Certo che ne avete di sorprese voi Ignavi..." accarezzò la testa del cane "Va bene, capisco, finchè Mary non mi racconterà la sua storia non potrò sapere nemmeno la tua..."
"Jack..."
Una timida voce, simile ad un sussurro, lo face voltare: "Hey, Coop..."
La ragazza abbassò lo sguardo, come se fosse incerta sulle parole da pronunciare, così Jack le si avvicinò con fare incoraggiante: "C'è qualche problema?"
Coop si morse il labbro, poi scosse la testa: "No, è che pensavo..." trasse un profondo respiro "Ieri mi hai chiesto cosa fosse successo alle mie ali..."
Jack fu scosso da un moto di curiosità e speranza: Coop voleva forse raccontargli la sua storia? Dopo tutte le poibizioni di Mary?
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Coop lo interruppe: "Io... credo che sia arrivato il momento che tu conosca la verità... non mi importa di quello che pensa Mary, non riesco più a tenermi dentro un peso del genere. Voglio provare a liberarmi del mio passato e sento che finchè continuerò a tenerlo per me mi perseguiterà... io... voglio raccontarti la mia storia, Jack... voglio che tu sappia... è giusto che tu sappia come sono diventata una creatura leggendaria."
Il giovane guardiano spalancò gli occhi azzurri, sentendosi per un secondo disorientato: stava per venire a conoscenza di un segreto importante. Sperò solo che non fosse troppo traumatico.
Coop si sedette sul letto e lo invitò ad imitarla: "Credo sia meglio sedersi... è una storia piuttosto lunga."
Jack obbedì, permettendo a Shucky di appoggiarsi alle proprie gambe, e guardò pieno di curiosità la ragazza dai capelli rossi.
Coop trasse un profondo respiro, poi, iniziò a raccontare, mentre i suoi occhi si perdevano in un'epoca molto più remota.
"Correva l'anno 1563 a Marseille de la France. Le lussuose case della zona più ricca della città creavano un fortissimo contrasto con i quartieri poveri, ma agli abitanti nobili di quelle stupende ville non importava. Loro avevano altro a cui pensare. Si sentivano quasi in una dimensione estranea rispetto ai problemi dei connazionali. La stessa città aveva una mentalità autonoma, che le consentiva di cambiare schieramento e bandiera a seconda del momento.
A quel tempo ero ancora umana e mi chiamavo Cupide Bellerose D'Artagnan, figlia dell'Arciduca Gasparre D'Artagnan, uno tra gli uomini più ricchi di Marsiglia.
Naturalmente, una famiglia potente come la mia doveva cercare solamente il meglio per i suoi eredi, così, non appena raggiunsi un'età da marito, fui promessa in sposa ad Auguste De Boubon, un conte incredibilmente influente alla corte del re.
Mia madre scelse me perchè ero considerata la figlia più bella. Mia sorella Valentine, invece, fu spedita immediatamente in Convento.
Auguste era un uomo particolare: aveva cinque anni più di me, cosa abbastanza positiva, considerando che molte delle mie amiche erano state date in sposa a dei vecchi, e sembrava abbastanza gentile. Aveva i capelli neri ed il portamento fiero. Mi portava spesso a fare delle lunghe passeggiate nel Parco di Marsiglia, parlava sempre con tono piatto e non pretendeva mai che tra noi ci fossero contatti inappropriati. In più gli piacevano i miei capelli rossi, me lo ripeteva spesso.
Non l'avevo scelto io come futuro marito, ma mi andava bene lo stesso. In fondo, avevo anche avuto fortuna... o così pareva.
La data per le nozze fu fissata per il Sedici Ottobre.
Presto, la simaptia che provavo per Auguste sembrò trasformarsi in qualcosa di più. A quel tempo, almeno, ero convinta di amarlo. E credevo che anche lui amasse me.
La sera prima del matrimonio, però, accadde qualcosa che cambiò completamente la mia vita. Qualcosa che segnò l'inizio della fine.
Valentine, ormai diventata suora, venne a farmi visita. Mentre parlavamo, lei accennò ad una ragazza che non conoscevo che aveva visto insieme ad Auguste. Sulle prime restai un po' stupita: lui non mi aveva mai parlato di quella giovane ed era strano, perchè conoscevo praticamente tutte le sue amiche e parenti. La cosa mi turbò, ma non ci feci caso più di tanto: in fondo, ero troppo su di giri per l'imminente matrimonio.
Passai una notte tormentata da strani sogni.
La mattina seguente, dopo essermi fatta vestire e truccare, mi avviai verso il salone, dove mi aspettava mio padre per accompagnarmi. Oh, avresti dovuto vedermi, Jack, con quell'abito addosso: sembrerò vanitosa, ma ti assicuro che quel giorno parevo una creatura angelica che emanava luce propria.
Attraversai uno dei lunghi corridoi che portavano al salone, quando una porta socchiusa attirò la mia attenzione: oltre ad essere semi-aperta, da essa provenivano i suoni di due voci. La cosa strana, era che una delle due voci apparteneva ad Auguste.
Sbirciai attraverso lo spiraglio della porta. Ed il mio cuore subì la prima spaccatura: si divise esattamente a metà.
Auguste si stava rivestendo, mentre una biondina dagli abiti discinti lo guardava sorridendo, seduta su un letto sfatto.
Non so come Auguste si accorse di me. So solo che in un attimo mi teneva per le spalle, cercando di convincermi a non parlare, cercando di trovare una scusa al suo comportamento. Non lo ascoltai più di tanto. L'unico mio appiglio erano gli occhi azzurri della ragazza seduta sul letto, che sembrava scioccata almeno quanto me. Forse non sapeva nemmeno della mia esistenza. Forse Auguste non le aveva detto che stava per sposarsi. Anzi, a giudicare dall'espressione che aveva, quasi sicuramente era all'oscuro di tutto come me.
Mi divincolai dalla presa di Auguste e corsi subito da mio padre. Gli stavo già raccontando cos'era successo, chiedendogli di non rovinare la reputazione della ragazza bionda, poichè era stata ingannata esattamente come me.
La sfortuna volle che Auguste aveva trovato il modo di scagionarsi in fretta: pagò uno dei nostri servi e andò da mia madre ad accusarmi di adulterio. Non lo fece perchè ce l'aveva con me: era semplicemente un vigliacco ed aveva paura della rovina sociale.
Naturalmente, mia madre credette a lui. Era una donna egoista e superficiale e per lei contava di più fare bella figura con la famiglia di Auguste. A nulla servirono le parole di mio padre: mia madre mi portò fin sui gradini della chiesa, per punirmi in pubblico. I Bourbon avrebbero sicuramente apprezzato. Lì, il mio cuore subì una seconda spaccatura: mia madre non mi credeva.
Venni trascinata fino alle porte della chiesa, sotto la pioggia battente, e da lì ebbe inizio la tortura.
Due uomini mi tennero ferma e, a turno, i membri della famiglia di Auguste mi tirarono uno schiaffo a testa. Mia madre me ne tirò due. Il tutto, sotto gli occhi disperati di mio padre e mia sorella, tenuti fermi anche loro perchè non potessero intervenire.
Auguste fu l'ultimo. Mi guardò a lungo: poteva mettere fine al mio tormento o prolungarlo. Gli bastava solo dire la verità. Ma la sua vigliaccaggine ebbe la meglio. Chiuse gli occhi, come per convincersi che stava facendo la cosa giusta, poi, la sua mano colpì. Terza spaccatura.
Una volta finiti gli schiaffi, mi gettarono a terra, dove alcuni amici di Auguste cercarono di violentarmi. Fortunatamente, il prete che avrebbe officiato la cerimonia intervenne, dicendo che non sarebbe stato appropriato un simile gesto davanti alle porte di una chiesa.
Così, i Bourbon si limitarono a picchiarmi ancora un po', mi scrissero la parola: "sgualdrina" sulla fronte con il fango e mi esposero davanti a tutti i passanti, svergognandomi per il mio gesto impuro.
Le loro risate sguaiate mi risuonano ancora nella testa a volte.
Non appena mi lasciarono libera, l'unica cosa che mi venne spontaneo fare fu quella di correre, scappare, per lasciarmi alle spalle tutto quel dolore.
Non mi voltai.
Corsi dritta fino alla scogliera che si affacciava su un mare in tempesta. Mi fermai sull'orlo e guardai in basso. All'improvviso, un richiamo risuonò dalle profondità, giungendo alle mie orecchie come una dolce melodia. Sentivo freddo, la pioggia batteva senza pietà sulla mia pelle. E, in mezzo al gelo e al dolore, quel richiamo si fece più insistente.
Non ci pensai più. Chiusi gli occhi, feci un passo nel vuoto e attesi. Per un istante, giuro, mi sembrò quasi di prendere il volo.
Poi, un rumore secco ed un forte dolore. Ma fu solo un attimo. Dopodichè, non sentii più nulla. Nè il freddo, nè la tristezza, nè il dolore. A confronto del resto, quell'assenza completa di sensazioni mi dava un piacevole senso di pace.
All'improvviso, però, ci fu un fascio di luce che interruppe il mio dolce oblio. Qualcuno mi chiamò, era una voce che sembrava provenire da un'altra dimensione. Non era umana.
Mi risvegliai in uno strano posto. Ero circondata dalle nuvole e, per un istane, credetti di essere in Paradiso. Poi, però, la voce che avevo sentito prima mi parlò. Si presentò come l'Uomo della Luna e mi disse che la mia storia aveva toccato il suo cuore, facendogli prendere la decisione di trasformarmi in una creatura soprannaturale.
Fu una sorpresa vedere le ali che mi spuntavano dalla schiena, l'arco affusolato stretto nella mia mano destra e la feretra piena di frecce appesa alla mia spalla. Manny mi chiese di portare l'Amore nel mondo e la cosa suonò un po' strana: io, che avevo sofferto proprio a causa dell'Amore, avrei dovuto donarlo alle persone?
Tuttavia, avendo sperimentato sulla mia pelle un dolore così grande da non augurarlo a nessuno, decisi di accettare l'incarico.
Per alcuni secoli, il mio compito andò a buon fine, ma, col passare del tempo, cambiarono molte cose. I valori più importanti furono rimpiazzati da altri più superficiali, così che iniziai a diventare sempre più sfiduciata. Iniziai a non credere più a nulla, fino a quando la mia stessa fede nell'Amore, lentamente, sparì. E con esso, le mie ali."
Coop fu scossa da un singulto doloroso, mentre portava istintivamente la mano a sfiorare una delle due cicatrici argentate sulla propria schiena.
Jack abbassò lo sguardo, mentre Shucky si lasciò sfuggire un lungo guaito: "E... che ne è stato della tua famiglia?"
Coop diede una scrollata di spalle: "Andarono avanti. Mio padre e mia sorella distrutti dal dolore per la perdita di un familiare, mia madre distrutta per la perdita di prestigio. Nemmeno Auguste ebbe un'esistenza felice: si sposò con la ragazza bionda ed ebbe due figli, ma, alcuni anni dopo, li perse in un brutto incidente. La carrozza in cui si trovavano si staccò dal calesse e finì in un dirupo. Sai, è strano: la moglie ed i figli morirono proprio la notte del Sedici Ottobre. Non che la cosa mi desse chissà quale soddisfazione, anzi, mi sentii molto triste per lei e per i bambini, erano innocenti e non meritavano quella fine. E mi sentii triste anche per Auguste. Vedi Jack, una cosa che mi differenzia da Mary, è che io non sono capace di portare rancore o provare piacere per la vendetta. Non ho mai augurato alcun male ad Auguste, nonostante quello che mi aveva fatto. In fondo, che cosa ho ricavato, io, dal suo dolore?"
Jack annuì lentamente, mentre la ragazza si lasciava sfuggire un sorriso: "Io non dico che Mary debba perdonare Pitch. Ma trovo ingiustificato un odio simile: tutto ciò che ottiene è di continuare a soffrire da sola. Cosa pensi che importi a Pitch se lei lo odia? Io penso che dovrebbe provare a dimenticare la vendetta ed il rancore. Solo così, forse, potrà davvero liberarsi dal suo passato."
Jack aprì la bocca per rispondere, quando restò un attimo stupito da una strana visione: per circa un secondo, qualcosa di luminoso brillò sulla schiena di Coop. Ali, la sagoma di due grandi ali. Ma durò per così poco che, probabilmente, fu il solo ad accorgersene. Così, con aria innocente, domandò: "Ma, Coop... pensi che se riuscissi di nuovo ad aver fiducia nell'Amore, le tue ali tornerebbero?"
La ragazza ci pensò un attimo su: "Non lo so, forse... ma questo significa che dovrei innamorarmi e, questa volta, della persona giusta. La strega Baba Yaga mi ha detto così, quando sono andata a chiederglielo."
Il giovane guardiano le posò una mano sulla spalla e sussurrò: "Ti auguro davvero di riuscire a trovare una persona che sappia darti ciò che non hai avuto in quattrocento anni..." "Grazie Jack" rispose lei, sorridendo.
In quell'istante, un'ombra passò veloce davanti al vetro della finestra.

***

Angolo dell'Autrice: Eccomi qua! Finalmente siamo riusciti a scoprire la storia di uno dei nuovi personaggi! :) Come vi è sembrata? Siete rimasti delusi?
Fatemi sapere cosa ne pensate :)

Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Il Messaggero ***


Era mezzanotte passata quando Jack si recò al piano di sotto, stanco di restare confinato in una camera. La casa era quasi tutta buia e l'unica luce accesa proveniva dalla cucina.
Jack si avvicinò cautamente, appoggiandosi alla soglia.
Emma stava svuotando la lavastoviglie con aria tranquilla, come se non ci fosse nulla di strano nel mettere a posto i piatti mentre la famiglia dormiva.
Il ragazzo la osservò per un po' senza nemmeno farsi notare, poi si schiarì la voce, facendola voltare di scatto: "Ehm... disturbo?"
Emma sospirò, lasciandosi sfuggire un sorriso: "Jack... mi hai fatto prendere un colpo..." "Scusa" mormorò lui timidamente.
"Vieni, non stare là sulla soglia. Come mai sei qui? Non riesci a dormire neanche tu?" Il Guardiano si sedette su una delle sedie attaccate al tavolo e alzò le spalle: "Mi annoiavo... sono giorni che sto chiuso in camera, volevo uscire un po'..." "Vedo che ti senti già meglio" osservò lei, asciugando uno dei piatti con lo strofinaccio.
Jack annuì, dando una breve occhiata al proprio addome: "Credo sia per via della mia natura... guarisco in fretta dalle ferite. Anche se quella scheggia di vetro mi ha davvero fatto temere il peggio..."
Si guardò attorno, insospettito dal silenzio innaturale che circondava la casa: "I miei amici dove sono? So che Shucky è in camera ma gli altri..."
Emma fece un cennno verso la finestra: "Jay e Coop sono fuori in giardino, Mary era uscita con loro ma adesso non la vedo più. Potrebbe essere salita sul tetto..." "Sul tetto?" si stupì Jack.
Emma annuì: "Sì, stavano discutendo riguardo qualcosa prima e lei sembrava contrariata. Penso che uno di loro abbia fatto qualcosa che non le andava bene..." "Oh, giusto" mormorò Jack "Deve avercela con Coop per avermi raccontato la sua storia..."
Gli occhi verdi di Emma furono attraversati da una scintilla di curiosità: "Coop ti ha raccontato la sua storia?" Jack annuì, fissando il pavimento: "Sì ed è davvero una storia terribile. Doveva sposarsi, ma il suo promesso l'ha tradita e umiliata, portandola al suicidio. Non oso nemmeno immaginare quanto debba pesarle questo ricordo."
Emma si sedette di fronte a lui, con il viso sconvolto: "E' stata tradita e umiliata dal suo futuro marito? Povera ragazza, capisco perchè ha sempre l'espressione triste..." "E la sua storia non è nemmeno la peggiore, a quanto mi ha detto" continuò Jack, con un brivido "Quella di Mary dev'essere ancora più traumatica. E, in qualche modo, c'entra anche Pitch... vorrei solo sapere come..."
Il ragazzo si zittì per un po', restando assorto nei propri pensieri, poi, alzò lo sguardo, specchiandosi negli occhi di Emma. E un ricordo improvviso lo fece scuotere: "Emma... sai che più ti guardo e più ho l'impressione di averti già incontrata? Giusto l'altra notte ho fatto un sogno... solo che sembrava più un ricordo. Era nascosto da qualche parte nella mia mente ed è riaffiorato all'improvviso." "Di che cosa si tratta?" domandò lei.
Jack aggrottò la fronte, cercando di ricordare: "Era Inverno ed il laghetto era congelato. Io stavo lì da solo e poi sei arrivata tu... solo che eri ancora una bambina... tu... pattinavi e poi mi hai colpito. La cosa mi ha davvero sorpreso perchè nessuno bambino era mai stato in grado di vedermi o di toccarmi... dopodichè, mi hai parlato..."
"Davvero?" si stupì lei "E cosa ti ho detto?"
Jack si lasciò sfuggire un sorriso: "Mi hai chiesto perchè fossi scalzo..."
Emma restò un attimo in silenzio, poi le sfuggì una leggera risatina: "Sì, in effetti mi stupirei se vedessi un ragazzino che gira a piedi nudi sul ghiaccio..." "Tu... non ricordi nulla di tutto questo?"
La ragazza ci pensò su, poi scosse la testa: "No, Jack. Anche io ho l'impressione di averti già visto, ma non ho alcun ricordo che mi spieghi questa strana sensazione... sembra quasi che una parte del mio passato sia stata cancellata dalla mia mente, come se qualcuno volesse nascondere a me stessa delle memorie pericolose..."
Jack si morse un labbro: "In effetti, per me questa cosa ha senso... forse qualcuno ci ha davvero cancellato la memoria per nasconderci qualcosa... magari quei ricordi potevano compromettere qualcosa... sai, una mia teoria è che quei ricordi fossero in qualche modo dolorosi e la persona che li ha cancellati l'ha fatto per impedirmi di diventare come Mary e gli altri..."
"Perchè mai questi ricordi dovrebbero essere dolorosi?" domandò Emma, senza rendersi conto che la curiosità la stava facendo avvicinare sempre di più a lui.
Jack corrugò la fronte, rabbuiandosi un po': "Perchè... quando ho sognato i nostri incontri... sentivo che qualcosa stava per accadere... qualcosa di brutto... un incidente, forse... e non riuscivo a fare a meno di pensare che quell'incidente fosse la causa della mia amnesia... insomma, ricordo cose che accaddero più di cento anni fa mentre non ho memoria di qualcosa che successe appena dieci anni fa?"
"Dieci anni fa hai detto?" si stupì Emma, venendo scossa da un brivido.
"Sì" rispose il Guardiano "Jamie era un neonato nel sogno, quindi..."
Un'ombra improvvisa oscurò per un attimo il viso di Emma, come se un ricordo poco piacevole fosse appena affiorato nella sua mente.
"Emma?"
La ragazza umana alzò lo sguardo, fissando Jack con aria quasi assente: "Sai... che strano... dieci anni fa, quando Jamie era un neonato... io sono quasi affogata nel laghetto ghiacciato..."
Il silenzio calò all'interno della cucina, venendo interrotto alcuni istanti dopo da un ticchettio sul vetro della finestra.
Jack girò distrattemente lo sguardo e vide Mary che gli faceva cenno di uscire.
"Vai" gli sorrise Emma "Sembra urgente..."
Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, poi, però, vide l'espressione impaziente di Mary e si limitò ad annuire.
Uscì in giardino, dove trovò la ragazza dai capelli neri che lo fissava in modo decisamente poco amichevole. Jack alzò un sopracciglio: "Ehm... ciao, Mary, va tutto bene?"
Lei socchiuse gli occhi con aria quasi minacciosa: "E' stato divertente ascoltare la storia di Coop?"
Il guardiano lanciò un'occhiata colpevole in direzione della rossa: "In realtà no. Ma secondo me non dovresti prendertela con lei per essersi confidata... voglio dire, la storia è sua, no? Non pensi sia libera di raccontarla a chi vuole?" "E' quello che ho detto anch'io" si intromise Jay, circondando con un braccio le spalle di Coop "Ma Mary non vuole sentire ragioni, come al solito..." "Tu chiudi il becco, Idiota!" sibilò Mary "Noi siamo una Confraternita, i nostri segreti devono restare all'interno del gruppo, non venire spiattellati al primo che passa!" "E io sarei il primo che passa?" domandò Jack con un mezzo sorriso.
Mary lo fulminò pericolosamente: "Senti, Frost, il fatto che abbia deciso di assecondarti in questa buffonata non significa che ora puoi considerarti mio amico!"
A queste parole, Jack si sentì leggermente risentito. Non si aspettava certo chissà quali manifestazioni d'affetto da parte di lei, però, in quei giorni che avevano passato insieme, lui sentiva di poterla considerare a tutti gli effetti un'amica. Forse un'amica particolare e per nulla amorevole, ma comunque un'amica.
Strinse un pugno, abbassando lo sguardo, e rispose semplicemente: "Sì, hai ragione. Non so davvero come ho potuto illudermi che una come te potesse cambiare. Sei la ragazza più testarda e insensibile che conosca, penso che nemmeno se qualcuno si ammazzasse per te lo considereresti con più rispetto!"
Gli occhio viola di Mary si accesero di una luce così violenta che, per un istante, Jack si pentì di averle parlato in quel modo. Fortunatamente, in quel momento Emma uscì di casa, seguendo Shucky che annusava l'aria con fare sospettoso.
"Che succede?" domandò freddamente Mary.
Emma si fermò, indicando Shucky che aveva preso ad annusare in giro per il prato: "Non lo so... ad un certo punto è sceso al piano di sotto e ha iniziato a grattare la porta... non ho idea di cos'abbia fiutato..."
"Non sarà di nuovo Pitch?" mormorò Coop con un brivido, mentre Jay le si parava dvanti istintivamente.
Jack guardò Mary con aria interrogativa, ma lei scosse la testa: "Il Bastardo non è qui. Shucky deve aver fiutato qualcos'altro..."
Il cane si fermò vicino ad un cespuglio e Jack si avvicinò cautamente, gettando distrattamente lo sguardo a terra. Uno strano luccichio attirò la sua attenzione, così si chinò ed avvicinò la mano alla flebile scia luminosa che giaceva sulla neve.
La sfiorò con le dita e la osservò attentamente.
"Che cos'è, Frost?" domandò Jay, senza staccarsi da Coop.
"Sabbia..." mormorò Jack, mentre una sensazione di sollievo e di euforia si impadroniva di lui, man mano che realizzava la situazione "E' sabbia!"
In quel momento, qualcosa brillò dietro il cespuglio.
Shucky, sulle prime, guaì allarmato, ma si zittì immediatamente non appena vide un omino luminescente vestito di giallo che usciva allo scoperto con un'espressione pacifica sul volto.
Un sorriso affiorò spontaneo sulle labbra di Jack: "Sandy!"
Il Guardiano dei Sogni fece una specie di elegante piroetta, mentre una faccina sorridente si formava sopra la sua testa: significava qualcosa come: "Sono contento di vederti". Shucky gli diede una leccata affettuosa sulla faccia.
"Sandman?" Mary fece un passo avanti, con aria quasi sorpresa "Che cosa ci fai qui?"
"Ehi, è da un po' che non ci si vede, Sandy!" lo salutò allegramente Jay "Mi sembra dal 1888..."
L'omino sorrise appena, formano la scritta "08/14" sopra la propria testa.
"Oh, giusto, Quattordici Agosto dell'Ottantotto... memoria di ferro come sempre, eh Sandy?"
Coop lo salutò con un timido cenno della mano e disse semplicemente: "E' bello rivederti... ho saputo che ne hai passate di brutte l'anno scorso..."
L'Omino del Sonno fece un gesto come per dire "Tutto passato", poi, notando quanto vicine fossero le mani dei due ragazzi, formò un cuore sopra la propria testa, osservandoli con un sorriso interrogativo.
Jay e Coop spalancarono gli occhi, si guardarono ed il ragazzo si affrettò a rispondere: "Ma no, che hai capito, non siamo una coppia, Sandy! Haha, che idee ti vengono a volte..." "Già" mormorò Coop, arrossendo lievemente "Che idee..."
Jack ridacchiò, poi indicò Emma con un sorriso: "Oh, lei è la sorella di Jamie Bennett. In qualche modo riesce a vederci anche se ha già diciassette anni... Emma, lui è Sandy, il Gardiano del Sonno."
Sandy fissò la ragazza con aria sorpresa, poi sorrise benevolmente e si inchinò a mo' di saluto.
"Ehm, il piacere è mio, Sandy" rispose Emma, un po' scioccata "E' una vera sorpresa vederti qui..."
"Non c'è anche la tua amichetta svolazzante in giro, vero?" domandò Mary, guardandosi intorno "Dio, quanto la odio quella!"
"Oh, adesso ce l'hai pure con Dentolina?" sospirò Jack, alzando gli occhi al cielo "Esiste a questo mondo qualcuno che non odi?"
"Mettiamola così, Frost" replicò freddamente lei "Dopo Pitch e un'altra persona, la vostra amichetta è colei che segue nella lista di quelli che odio di più." represse un brivido di disgusto "E' così... frivola, di facili costumi, incredibilmente mielosa e pure stupida. Per non parlare di quella vocetta irritante, di quell'aspetto assurdo e di quel nome ridicolo..." "E avete litigato di brutto l'ultima volta che vi siete viste" aggiunse Jay con un sorriso ironico.
Mary diede una scrollata di spalle con aria altezzosa: " Io con le sciacquette penose non intrattengo dialoghi civili."
"Okay, ora che abbiamo capito il simpatico parere di Mary su Dentolina, direi che possiamo passare a cose più importanti" osservò Jack "Ad esempio: Sandy, perchè sei qui? Hai un messaggio da riferirci?"
L'Omino del Sonno annuì e iniziò a formare delle immagini con la sabbia sopra la propria testa. Subito, la figura di un uomo altro e barbuto comparve innanzi agli occhi delle creature.
"Quello è Nord!" esclamò Jack "Che cosa gli è successo?"
Sandy si concentrò, mentre il disegno si completava man mano da solo, fino a quando la figura di Nord non si ritrovò rinchiusa all'interno di una gabbia.
Babbo Natale era stato catturato!

***
Angolo dell'Autrice: Bene, finalmente inizia a succedere qualcosa.
Ero un po' incerta sul Guardiano da mandare ad avvertire Jack della cattura di Nord, ma alla fine ho scelto Sandy perchè adoro troppo quel personaggio. Purtroppo, però, le cose tra Jack e Mary non sembrano andare tanto bene. Chissà se il Guardiano riuscirà a farle cambiare il modo di pensare?
Grazie mille per aver letto, alla prossima! :)
Tinkerbell92

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Capitolo 9
*** La Regina delle Nevi ***


Passarono alcuni secondi di silenzio prima che qualcuno riuscisse a dire qualsiasi cosa.
Ci fu un rapido scambio di sguardi, poi, Jay commentò sorpreso: "Nord catturato? Un bestione con due spade è dietro le sbarre? Ma come cavolo ha fatto Pitch a riuscire in un'impresa del genere?"
"Beh, abbiamo visto che Picth è diventato più forte l'ultima volta che l'abbiamo incontrato" suggerì Jack "Forse i suoi poteri sono aumentati a tal punto da permettergli di rapirlo."
"Io non credo" intervenne freddamente Mary.
Tutti si voltarono a guardarla con aria interrogativa e lei alzò gli occhi al cielo: "Lo conosco anche fin troppo bene quel bastardo. Non penso che abbia usato la forza fisica per catturarlo, quanto più la forza psicologica. Ricatti, minacce... ormai Pitch è capace di agire solo tramite questi mezzi meschini."
Sandy annuì, disegnando un pollice alzato sopra la propria testa.
"Avrà agito da solo?" domandò Coop incerta "Magari ha anche dei complici..."
"Potrebbe essere" annuì Mary "In fondo, è sempre stato in grado di corrompere anche delle persone con sani principi..."
Si morse nervosamente il labbro dopo questa affermazione, ma non appena incontrò lo sguardo interrogativo di Jack, si scosse, rivolgendosi subito a Sandy: "Sai dirci dove si trova?"
L'Omino del Sonno sospirò, iniziando a formare una scritta sopra la testa, fino a quando non apparve una singola parola: "Grandview"
"Grandview?" lesse stupito Jack "Pitch è a Grandview? Che cosa è andato a fare in una cittadina sperduta?"
Mary ebbe una specie di brivido, tuttavia non replicò e si limitò a guardare altrove.
"Una cittadina sperduta può essere un buon nascondiglio... insomma, nessuno potrà disturbarlo..." suggerì Coop timidamente.
"Bene, quindi abbiamo una destinazione" commentò Jack "Sandy, gli altri sono al sicuro?"
L'Omino del Sonno annuì, così il giovane guardiano alzò lo sguardo verso il cielo: "Perfetto. Ragazzi, io e Sandy andiamo a salvare Nord... voi che fate?"
Jay e Coop si scambiarono un'occhiata veloce, poi l'irlandese rispose: "Non abbiamo altri programmi quindi... credo che non ci farà male una piccola spedizione punitiva. Mary?" La ragazza sbuffò, poi accarezzò la testa a Shucky: "Se questo mi darà l'occasione di vendicarmi su Pitch allora ci sarò."
"Perfetto. Partiamo allora!"
Mentre Jay si dirigeva verso la Pumpkin Cross insieme a Coop, e Mary e Shucky entravano in casa alla ricerca di uno specchio, Sandy si alzò leggermente in volo. Jack fece per raggiungerlo, ma Emma lo bloccò: "Aspetta, Jack. Verrò con voi anche questa volta."
Il guardiano scosse la testa, ma la ragazza serrò più forte la presa sul suo polso: "Non voglio fare l'eroina, Jack, nè l'umana impicciona. Ma mi sono stati tolti dei ricordi e vorrei recuperarli. Credo che qualcuno come Babbo Natale sia la persona giusta per aiutarmi. Tu non vuoi sapere il perchè dei nostri deja-vù, Jack?"
Il ragazzo aprì la bocca per replicare, poi sospirò: "D'accordo. Ma non appena ti dirò di scappare tu dovrai farlo, promesso?" "Promesso"
Jack sorrise e le permise di aggraparsi a sè: "Tieniti forte"

Un paesaggio piuttosto tetro accolse le creature leggendarie.
La cittadina di Grandview era piccola e antica, ma nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di trovarla deserta, spoglia e in rovina, come se gli abitanti se ne fossero andati da anni.
Jay parcheggiò la Pumpkin Cross accanto ad un muretto crollato e, con uno schiocco di dita, la trasformò in un'innocente zucca: "Una moto in mezzo a queste rovine sarebbe un tantino sospetta" spiegò a Jack, che lo fissava stupito.
Emma si guardò intorno, aggrottando la fronte, mentre Sandy volteggiava qua e là con occhio vigile.
"Non capisco" mormorò la ragazza "Questa città... non dovrebbe essere così... com'è possibile che..." "Credo sia opera di Pitch" commentò Coop, gettando un'occhiata triste al paesaggio desolato.
Emma spalancò gli occhi e si portò le mani davanti alla bocca: "Oh mio Dio! Non avrà mica ucciso tutti gli abitanti?"
"No, non penso proprio" rispose annoiata Mary, emergendo attraverso un vetro rotto che si trovava a terra "Probabilmente li avrà trasferiti da qualche parte, forse li avrà relegati in un'altra dimensione finchè non riuscirà a raggiungere il proprio scopo. E' nel suo stile fare una cosa del genere..."
"Da come ne parli sembra che lo conosci davvero bene" commentò Jack. Gli occhi viola della ragazza lo fulminarono: "Cosa vorresti dire? Mi stai accusando di essere stata in combutta con lui? O di esserlo tutt'ora?" "Maledizione!" imprecò il giovane "Quello che intendevo è che ci avrebbe fatto comodo saperne qualcosa di più! Se hai avuto modo di conoscerlo bene, forse saprai dirci come potrebbe muoversi! Smettila di essere sempre sulla difensiva!"
Mary aprì la bocca per rispondere, quando Shucky attirò l'attenzione di tutti, ringhiando contro qualcosa.
"Shucky, cosa c'è?"
Il cane abbiaiò, poi corse verso una casa semi distrutta, fiutando l'aria sospettoso.
"Shucky!"
Le creature si gettarono all'inseguimento dell'animale, anche se, dopo pochi istanti, Shucky tornò indietro guaendo, nascondendosi dietro a Mary.
"Shucky, che cosa ti succede? Cos'hai visto?" domandò preoccupata la ragazza, trasalendo non appena vide che una parte del muso del cane era stata congelata: "Ma cosa..."
Shucky scrollò la testa, cercando di liberarsi dalla patina di ghiaccio che gli copriva il naso, ma senza risultato. Coop posò la propria mano sul muso dell'animale e solo allora la patina si sciolse, provocando un paio di starnuti al cane nero.
L'aria iniziò a diventare più fredda, mentre il vento prendeva a soffiare impetuoso, portando con sè grossi fiocchi di neve.
"Frost, che stai facendo?" gridò Mary rivolta al ragazzo, il quale però sembrava più sorpreso di lei: "Io non sto facendo niente!" "Guardate là!" li interruppe Emma, indicando qualcosa innanzi a sè "C'è una donna!"
Le creature volsero lo sguardo, restando piuttosto interdetti.
Una giovane donna dalla pelle bianchissima li fissava in silenzio. Non indossava alcuna veste e tutto ciò che copriva le sue nudità erano i lunghi capelli neri che ondeggiavano sinuosamente al vento. I suoi occhi erano scuri e a mandorla, le sue labbra tinte di blu ed il suo volto aveva dei tratti spigolosi ma gradevoli.
Jack aggrottò la fronte, cercando di dare un'identità alla misteriosa fanciulla, ma, non appena provò a domandare chi fosse, notò che Sandy si era leggermente accigliato.
"Sandy, qualcosa non va?"
L'Omino del Sonno iniziò a disegnare qualcosa sopra la propria testa, ma si interruppe non appena Jay esclamò: "Oh, merda..."
La donna pallida avanzò lentamente, senza lasciare alcuna impronta sul manto di neve che copriva il suolo: "Non ci vediamo da duecento anni e tutto ciò che sai dire è 'Oh merda'?"
La sua voce era molto calma e lasciava appena percepire un melodioso accento orientale.
"Jay, chi cavolo è quella donna?" domandò Jack, parandosi istintivamente davanti ad Emma.
L'irlandese sorrise nervosamente, ma non appena provò a rispondere, Mary rispose: "Yuki-Onna. La Donna delle Nevi, appartenente alla mitologia giapponese. Hai una specie di collega, Frost."
"E' uno spirito dell'Inverno?" domandò Jack, tenendo d'occhio lo spettro che avanzava.
"E' un fantasma incantatore" rispose freddamente Coop, lanciando degli sguardi poco amichevoli alla donna "Attira gli uomini incauti per poi congelarli a morte col suo soffio ghiacciato. A volte succhia persino il loro sangue o la loro energia vitale."
"Secondo la mitologia giapponese, è lo spirito di qualcuno morto per assideramento..." mormorò Emma, fissando ad occhi spalancati la creatura.
"Ah, wow" commentò Jack "Quindi sono l'unico qui a non sapere nulla. Grandioso..."
"Non hanno detto tutto" mormorò la donna delle nevi, fermandosi a pochi passi da loro "Giusto, Jay?"
L'irlandese si schiarì la voce e rispose imbarazzato: "Sì, ehm... io e Yuki abbiamo avuto una... storia... più o meno..." "Sono durata più di molte altre" lo corresse Yuki "Qualcosa come... mezzo secolo? Comunque non ti preoccupare, Jay, ti ho già dimenticato. Ora ho un nuovo uomo al mio fianco. Si chiama Pitch. Immagino che lo conosciate..."
Gli occhi di Mary si accesero di una luce violenta, mentre i suoi pugni si serravano: "Pitch è il tuo nuovo... uomo, eh?" I frammenti di vetro sulla strada incominciarono a muoversi "Dovrei farvi... le mie congratulazioni, allora..." sibilò tra i denti.
Jack strinse la mano sul proprio bastone e si mise in posizione di guardia: "Sei dalla sua parte, quindi! Dov'è lui? Che cosa ha fatto a Nord? E, soprattutto, perchè sei qui?"
"Quante domande!" sussurrò Yuki, con una flebile risata "Alla prima non posso rispondere. Per il resto... il grassone sta bene, almeno per ora, e così anche gli altri... più o meno... volete vederli?"
Prima che qualcuno potesse rispondere, Yuki fece un gesto circolare con la mano, formando una spirale di neve che iniziò ad assumere dei colori al centro.
La figura di Nord comparve nel vortice: sembrava illeso, ma era chiuso all'interno di una prigione angusta e privo delle sue spade. Accanto alla sua cella, c'era una gabbia sospesa in aria, costuita con uno strano materiale luminescente. All'interno di essa, la figura piccola e colorata di una fata giaceva esanime, ansimante e visibilmente ferita.
"Dentolina!" esclamò Jack "Pitch ha preso anche lei! Che cosa le ha fatto?" "Mh, la ragazza non vuole collaborare, così abbiamo dovuto ricorrere a dei mezzi un tantino drastici..."
"La state torturando!" gridò indignata Coop.
"Solo un pochino. Doc ha ricevuto l'ortine di andarci cauto, perchè a Pitch serve viva. Ma se lei non cederà, allora toccherà al grassone. Il coniglio gigante ci serve integro, quindi lo risparmieremo, per il momento."
L'immagine all'interno del vortice cambiò, mostrando Calmoniglio legato ai polsi con delle pesanti catene di ferro. Stava trainando qualcosa di molto gravoso, che non si riusciva a vedere nell'inquadratura, e si capiva chiaramente che lo sforzo lo stava spossando.
Jack si sentì pervadere dalla collera e si lanciò verso di Yuki: "Dimmi dove sono i miei amici!"
La donna fece un rapido passo all'indietro e, quando il bastone di Jack la colpì a un fianco, trasformò il proprio corpo in nebbia, facendosi passare l'arma da parte a parte.
"Maledizione..." imprecò il ragazzo.
Yuki emise una risatina di scherno ed iniziò a fuggire, volteggiando leggera.
"Sandy, Shucky, restate voi con Emma!" ordinò il Guardiano, gettandosi all'inseguimento della donna.
Si sentì sollevato nel vedere che Mary, Coop e Jay si erano uniti a lui nella caccia, ma sobbalzò non appena Yuki cambiò direzione, sfrecciando verso di loro.
Una folata di vento li investì, mentre la donna si fermava con il volto ad un centimetro da quello di Jay: "Dimmi che ti sono mancata..."
L'irlandese si lasciò sfuggire una risatina e la fissò malizioso: "In effetti possedevi una certa tecnica..."
"Jay, maledizione!" gridò Jack, correndo verso di loro "Non mi sembra il momento di flirtare con la tua ex!"
Yuki lo fissò annoiata e, con un gesto della mano, provocò una folata di vento che scagliò il giovane contro un muretto. Si voltò poi di nuovo verso Jay, afferrandogli con forza i polsi e posandogli un leggero bacio sulle labbra.
Una scheggia di vetro la ferì leggermente al braccio e, mentre lei si girava sorpresa, Mary la pugnalò alla gamba con un grosso frammento di specchio.
"DIMMI DOV'E' PITCH!" urlò furiosa "DIMMI SUBITO DOV'E' QUEL BASTARDO!" Yuki sibilò furiosa, indietreggiando e premendosi una mano sulla gamba ferita, ma sogghignò non appena posò lo sguardo su Coop: "Tanto odio è difficile da sopportare per qualcuno come lei..."
Mary si voltò e spalancò gli occhi non appena vide Coop in ginocchio, pallida ed ansimante.
"Sta succedendo di nuovo..." mormorò la Ragazza degli Specchi con un filo di voce "Coop..."
Jay si inginocchiò accanto alla rossa, fissando Mary con severità: "Ti vuoi dare una calmata? L'odio che emani ogni giorno è tremendo per lei! Perchè devi farla star male?"
Mary restò un attimo in silenzio, passando lo sguardo da Jay a Coop a Yuki, per poi tornare a posarlo su Coop. Le sue sopracciglia si incurvarono: "No, idiota..." sibilò, rivolta a Jay "Sei tu a farla star male!" "Ma che stai dicendo?" protestò il ragazzo "Come posso essere io? Io non provo l'odio che provi tu, non emano tutta l'energia negativa che tu..."
Con una folata di vento, Yuki si lanciò si di lui, spingendolo lontano da Coop e facendolo atterrare sulla neve di schiena. Lo baciò di nuovo, questa volta più a lungo, ma lanciò un grido non appena una freccia rossa le trapassò la spalla.
Coop si reggeva in piedi a fatica, ma continuava a tenere l'arco dritto innanzi a sè, ferma nella posizione di chi ha appena scoccato una freccia.
Yuki si strappò furiosa il dardo dalle membra e la fulminò con lo sguardo: "E' tutto inutile, ragazzina. Non sai come uccidermi, le tue frecce mi fanno il solletico. E, se non ti dispiace, anche se Pitch è ufficialmente il mio uomo, non posso negare che Jay sia difficilmente dimenticabile... non dovrebbe darti fastidio se proviamo un po' a rivivere i nostri vecchi momenti. Lui mi è appartenuto una volta. A te, mai. Perciò non scocciarmi!"
Coop ebbe un fremito, ma non si mosse dalla propria postazione: "Stai... alla larga... da lui!" "Oh" civettò Yuki "Ecco quel'è il problema: tu lo ami! E sei gelosa... ma la gelosia fa male, proprio tu dovresti saperlo, Cupido. Come dovresti sapere che il suo cuore non ti apparterrà mai. Se avesse provato qualcosa per te, si sarebbe fatto avanti subito, non trovi?"
"ORA BASTA!" gridò Coop in lacrime, scagliando un'altra freccia, ma questa volta Yuki si scansò in fretta: "Perdiamo colpi, eh?"
"Senti, tesoro" replicò Jay, alzandosi in piedi "Io apprezzo molto le tue avances, ma sei dello schieramento opposto, quindi non possiamo..." "Amore, hai presente Romeo e Giulietta?" rispose maliziosa Yuki.
Mentre i due battibeccavano, Mary si inginocchiò accanto a Jack, ancora stordito per il colpo, ed iniziò a scuoterlo: "Svegliati, Frost!" "Eh?" bofonchiò lui "Mary, ma cosa..." "Andate a Ovest, tu e gli altri. Cercate un rifugio e restateci fino a quando non sarà necessario..."
Jack si alzò a sedere e la fissò sorpreso: "Che stai dicendo?" "Non fare domande!" lo rimbeccò lei "Andate a Ovest, alla Vecchia Locanda. Fidati e obbedisci."
Jack provò a protestare, ma si bloccò non appena notò che Mary sembrava visibilmente nervosa: "Mary?" "Frost, vai, ORA!"
Prima che il guardiano riuscisse a realizzare cosa stesse succedendo, la ragazza sfrecciò rapida come il vento verso Yuki, che aveva immobilizzato Jay in una tormenta, stringendolo a sè in un sensuale abbraccio.
Ci fu una specie di sibilo acuto, poi un grido di rabbia soffocato.
Yuki si staccò da Jay, portandosi una mano sul taglio le che correva dalla parte sinistra della fronte fino allo zigomo. Un rivolo di sangue blu scendeva lungo il suo volto perfetto.
"Tu... tu..." ringhiò rivolta verso Mary "Come hai osato sfregiarmi?"
La ragazza roteò il lungo frammento di vetro che aveva usato a mò di spada e la puntò di nuovo: "Inizia a correre, Yuki..."
La donna delle nevi lanciò un urlo e si dissolse in nebbia, sfrecciando rapida verso Nord. Mary la seguì e, prima che qualcuno potesse muovere un dito, ci fu una specie di lampo e le due combattenti sparirono, senza lasciare alcuna traccia.
"Che... che è successo?" ansimò Jack, sorreggendosi col bastone.
Jay fu scosso da un brivido, come si fosse appena risvegliato da un brutto sogno, ma, non appena si guardò attorno, gettò un urlo disperato: "Coop!"
Jack spalancò gli occhi, mentre osservava l'irlandese inginocchiarsi accanto alla ragazza rossa a terra: "Che cosa le succede? E' ferita?"
"Le è capitato un'altra volta di svenire così" ansimò Jay, cercando di rianimarla "Non sappiamo cosa sia... ogni tanto si sente poco bene... oh, ti prego, Coop, svegliati!"
Il volto della creatura era pallido, la sua fronte era imperlata da piccole gocce di sudore. Scostandole i capelli, si potevano notare sulle scapole le due cicatrici lasciate dalle ali: erano rosse e incandescenti.
Jack le posò una mano sulla testa e trasalì: "E' bollente... dobbiamo cercare aiuto...Mary ha detto di andare a Ovest, all'Antica Locanda..." "La Vecchia Locanda" lo corresse Jay, cercando di trattenere le lacrime.
Jack annuì, poi gli posò una mano sulla spalla e sussurrò: "Su, andiamo da Sandy e dagli altri. Almeno alla locanda potremo decidere con calma il da farsi e far riposare Coop. Hai detto che le è già capitato altre volte, giusto?"
Jay annuì debolmente.
"Allora, si riprenderà di nuovo. Su, non perdiamo tempo."
Il ragazzo irlandese si asciugò una lacrima, tirò su col naso e prese in braccio Coop, pallida e inerme. La testa rossa di lei si appoggiò pesantemente contro la sua spalla.
"Che cos'hai, Coop?" domandò con un sussurro, mentre seguiva Jack con passo pesante "Cos'è che ti causa tutto questo dolore?"

*** Angolo dell'Autrice: Perdonate il vergognoso ritardo.
Sono in periodo di esami quindi non riesco a scrivere più di tanto.
Comunque, abbiamo conosciuto un nuovo personaggio e visto le condizioni degli altri. Ma come se la caveranno adesso i nostri eroi, con Mary scomparsa e Coop in quelle condizioni? Cosa sarà mai a provocarle dei simili svenimenti?
Spero di non metterci una vita ad aggiornare.
A presto! :)

Ps: qui alcune immagini create con Lunaii Dollmaker :)

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Capitolo 10
*** Baba Yaga ***


Come previsto, "La Vecchia Locanda" era una catapecchia a due piani abbandonata e in rovina.
La serratura della porta era rotta da chissà quanto ed il vento faceva aprire e chiudere le finestre in continuazione, creando un fastidioso sottofondo.
Eppure, una strana sensazione si impadronì di Jack non appena le creature varcarono la soglia della Locanda. C'era qualcosa di strano nel corridoio buio e polveroso dell'ingresso, così come nel salone principale, un grande spiazzo dal pavimento in legno marcio, con un bancone lurido e qualche sedia e tavolino sparsi qua e là e mangiati dai tarli. All'estrema destra, una scalinata lurida e consumata, che conduceva al piano di sopra, pareva un chiaro invito a non avventurarsi più in alto del piano terra.
Emma starnutì, afferrando d'istinto la mano di Jack: "Cielo, che desolazione! Nemmeno la Casa degli Orrori del Lunapark è così inquietante e sporca..."
Il ragazzo annuì, continuando a guardarsi intorno con aria sospettosa. Perfino Sandy non appariva tranquillo e Shucky continuava a muovere le orecchie nervosamente.
Solamente Jay non pareva rendersi conto della situazione: il suo volto era una maschera di preoccupazione ed il suo sguardo era fisso su Coop, ancora priva di sensi tra le sue braccia.
"Ci sarà una specie di letto qui?" domandò con voce rotta, trattenendo a stento un signghiozzo "Un qualcosa dove appoggiarla?"
Shucky corse in un angolo buio, afferrando qualcosa coi denti, poi tornò indietro, trascinando un grande materasso rovinato.
"Ah... un materasso nel salone di una locanda... le stenza da letto non dovrebbero essere di sopra?" osservò Emma stupita.
Jay spalancò gli occhi indignato: "Quel materasso è lurido! Non posso mettere Coop su quel coso rovinato e sporco!" "E' sempre meglio di niente, no?" osservò Jack, trattenendo una smorfia "Magari possiamo trovare qualcosa da adagiarci sopra..."
Sandy sorrise scuotendo la testa, poi, si avvicinò al materasso e, con un semplice gesto, lo ricoprì con un velo di sabbia dorata.
"Wow, Sandy, sei davvero incredibile!" esclamò ammirata Emma "Addirittura utile in fatto d'igiene?"
L'Omino del Sonno alzò le spalle, rivolgendole un sorriso con aria modesta, quasi volesse dire "Non è nulla di che"
Jay apparve appena più sollevato e, dopo aver adagiato la ragazza rossa sul materasso dorato, si tolse il giubbotto nero e glielo sistemò sotto la testa a mò di cuscino: "Andrà tutto bene, Coop" le sussurrò, accarezzandole le guance bollenti "Troverò il modo per farti guarire... te lo prometto, tesoro, a qualunque costo..."
Jack si morse il labbro nervosamente, poi domandò: "Come si è risvegliata l'ultima volta?"
Jay tirò su col naso, asciugandosi bruscamente le lacrime: "Non lo so! E' rimasta così per tre giorni, poi si è ripresa da sola... è accaduto circa un'ottantina d'anni fa... ricordo che la mia ragazza di allora, Aibhill la Banshee, mi lasciò di punto in bianco dicendo qualcosa come "Ho capito tutto, è giusto così"... penso ci sia rimasta male perchè durante quei tre giorni non mi ero quasi mai allontanato da Coop... ma che altro potevo fare?"
"Forse basterà aspettare anche stavolta, allora..." suggerì Jack speranzoso "Si risveglierà da sola di nuovo, no?" "Non ne ho idea" mormorò Jay, con voce tremante " L'ultima volta non scottava così..."
Frost abbassò lo sguardo, gettando un'occhiata a Sandy, che alzò le spalle. Shucky si accucciò ai piedi del amterasso e cominciò a guaire.
"Senza contare" sussurrò Emma all'orecchio del ragazzo "Che in tre giorni potrebbe succedere di tutto. Pitch tiene i tuoi amici prigionieri e Mary è scomparsa insieme a Yuki. Temo che il tempo non sia nostro alleato in questo momento..."
Jack annuì, mordendosi il labbro, quando un rumore improvviso, proveniente dal piano superiore, gli fece alzare di scatto lo sguardo verso l'alto: "Avete sentito?"
Sandy aggrottò la fronte, compiendo un breve volo fino al soffitto. Una scia di sabbia dorata si adagiò al suolo lentamente.
"Che cosa c'è?" domandò Jay, continuando ad asciugarsi convulsivamente le lacrime.
L'Omino del Sonno diede un leggero colpetto al soffitto con le nocche e attese. Per un po' non accadde nulla, tanto che Jack pensò di essersi sbagliato, quando all'improvviso, un suono cupo e sordo proveniente dal piano di sopra fece correre a tutti i brivido lungo la schiena.
Shucky si alzò di scattò ed iniziò a ringhiare minaccioso.
"Fantastico, sembra che non siamo soli" borbottò Jack, gettando uno sguardo preoccupato ai propri compagni "Vado a controllare" "Vengo con te" si offrì Emma, facendo un passo avanti "Ho visto abbastanza film horror per ritenere una pessima idea avventurarsi da soli verso l'ignoto"
Il Guardiano si lasciò sfuggire un sorriso e si rivolse agli altri: "Sandy, Shucky... restate voi qua con Jay e Coop?"
Il Cane Nero drizzò le orecchie, senza muoversi dal capezzale dell'amica, e Sandy alzò il pollice in segno di approvazione.
"Bene" sospirò Jack, prendendo la mano di Emma "Vediamo un po' chi è il coinquilino misterioso." Gettò un'occhiataccia a Sandy che aveva assunto un'espressione maliziosa, e, afferrando la ragazza umana per la vita, si alzò in volo, facendo ben attenzione a non toccare i gradini semi-distrutti della scalinata in legno.
"Tu pensi si tratti di un altro sottoposto di Pitch?" domandò Emma, non appena posarono i piedi sul pavimento freddo. Jack si morse un labbro nervosamente: "Spero proprio di no. Anche se ormai mi aspetto di tutto..."
Una singola fonte di luce illuminava appena il corridoio buio su cui si affacciavano diverse stanze chiuse: era fioca e di un curioso colore verde smeraldo. Proveniva proprio dalla camera più lontana, la cui porta era stranamente aperta.
"Ci sarà da fidarsi?" domandò Emma con un filo di voce, senza lasciare il braccio di Jack.
"Probabilmente no" rispose il Guardiano "Anzi, credo sia un'idea pessima avventurarsi là in fondo..." "Beh" sospirò la ragazza "Che stiamo aspettando a tentare questo suicidio?"
Jack annuì, sentendosi grato nei confronti dell'umana per il suo sarcasmo che gli allentava un pochino la tensione, e, sempre senza sfiorare terra, volò con lei fino alla soglia della camera illuminata.
"Direi che è piuttosto... curioso" commentò Emma, osservando ad occhi spalancati ciò che si trovava davanti. Anche Jack aveva un'espressione piuttosto perplessa: la stanza era completamente spoglia, l'unico oggetto che si trovava all'interno di essa era un grande calderone nero che volteggiava a mezz'aria al centro esatto delle quattro mura. Non c'era nessun fuoco che lo scaldasse, eppure la miscela verde brillante contenuta all'interno di esso continuava a ribollire senza sosta.
Jack posò i piedi a terra e prese la mano di Emma. Scambiò con lei un rapido sguardo, giusto per avere una muta approvazione. Si avvicinarono al calderone con cautela, ignorando a stento i brividi che percorrevano loro la schiena, accompagnati dall'orrenda sensazione di essere osservati da centinaia di occhi invisibili.
"E' da quando siamo entrati qua dentro che continuo a sentirmi inquieto" sussurrò il Guardiano, affacciandosi lentamente al pentolone nero "Non so... forse sarà solo la mia immaginazione, però..." "Sembra quasi che questi muri abbiano occhi e orecchie" finì per lui Emma " Non sei il solo. Anche Sandy e Shucky mi parevano nervosi. Qui c'è qualcosa che non va..." "Ma perchè Mary ci avrebbe detto di raggiungere questo posto, allora?" mormorò Jack pensieroso "Insomma... non penso sia intenzionata a metterci in pericolo..."
Emma diede un'alzata di spalle e gettò un'occhiata assorta il liquido verde... e, per poco, non cacciò uno strillo di terrore. Un terzo volto era riflesso nel fluido, oltre ai loro, il volto di una donna.
I due ragazzi alzarono lo sguardo di scatto e fecero un balzo indietro per lo spavento: una signora di mezza età, dai capelli grigi e lisci che scendevano quasi fino a terra, era in piedi di fronte a loro, osservandoli con aria scettica dalla parte opposta del calderone.
Indossava un maglione di lana nero, con le maniche un po' troppo lunghe, una lunga gonna color grigio topo che copriva quasi per intero gli zoccoli di legno che portava ai piedi, una cuffia candida vecchio stile posata sulla testa ed un grembiule color panna con su ricamata una scritta in lingua russa.
Ci furono alcuni istanti di imbarazzante silenzio, poi, la strana donna parlò: "Bene, bene. Non riceviamo spesso ospiti in Vecchia Locanda abbandonata... cuori valorosi o anime sperdute in tempesta?"
La sua voce era piuttosto limpida e profonda, caratterizzata da un forte accento russo, simile a quello di Nord, con l'eccezione che, qualche volta, la sua erre veniva arrotondata in maniera appena percettibile, facendo trasparire una leggera cadenza francese.
Jack cercò di sciogliere il nodo alla lingua e domandò con un leggero balbettio: "Chi... chi è Lei?"
La donna inclinò il capo di lato con fare incuriosito, poi aggirò lentamente il calderone, avvicinandosi ai due. Non era molto alta di stuatura, ma aveva un aspetto sano e robusto ed un volto abbastanza gradevole. L'unica cosa inquietante del suo aspetto erano i denti: dritti e ordinati, ma fatti interamente di ferro.
"Tu non ha risposto a mia domanda, giovanotto. Sono ospiti a doversi presentare per primi, non padrone di casa... comunque, già so chi sei tu. Tu sei Jack Frost, giovane e ribelle Spirito d'Inverno..."
Il ragazzo serrò la presa attorno al bastone magico. Accanto a lui, Emma emise una specie di sibilo soffocato.
"Bene, sa chi sono. E le dico subito che non cerco guai, nè io nè la mia amica..." "Questo è certo" lo interruppe la donna "Mettersi in guai con me è cosa molto stupida. Gente viene spesso per chiedermi favori o consigli... chi vuole litigare con me fa sempre brutta fine... molto brutta fine..." "Ci ha mandati qua Bloody Mary" balbettò Jack, indietreggiando insieme ad Emma "Ha... ha detto di rifugiarci qui..." "Mary?" ripetè la misteriosa signora "Beh, cosa non mi sorprende del tutto. Quindi voi volere riparo..." "U-una nostra amica sta male" mormorò Emma "E' una lunga storia..."
La donna la squadrò attentamente, come se stesse cercando di leggerle nel pensiero. Con somma sorpresa, la giovane umana trovò stranamente famigliari quei profondi occhi blu.
"Comunque possiamo andarcene anche subito se le diamo fastidio" si intromise spiccio Jack "Possiamo cercare un altro posto dove rifigiarci. E Lei non mi sembra intenzionata a presentarsi..." "Jack" lo interruppe Emma "Credo di aver capito chi è..."
Con un dito tremante indicò una scopa color argento, comparsa magicamente all'improvviso, che aveva iniziato a spazzare la polvere dal pavimento di legno.
"E so perchè ci sentiamo osservati... lei è Baba Yaga, una delle streghe più famose al mondo. Quella è la scopa di betulla con cui cancella i sentieri nei boschi e per quanto riguarda le presenze che avvertiamo... beh, quelli sono i suoi servi invisibili..."
Il ragazzo spalancò gli occhi azzurri, fecendo d'istinto un altro passo indietro: "Baba Yaga?"
La strega piegò le labbra in un leggero sorriso: "Ragazza è molto sveglia... molto più di te, Spirito D'Inverno..."
"Non domandarle dei suoi servi invisibili, Jack!" si raccomandò Emma con aria allarmata, senza reagire al complimento "O le darai automaticamente il permesso di ucciderti!" "Ci mancherebbe solo questa" rispose Frost, gettando sguardi nervosi alla porta.
Baba Yaga li osservò per qualche secondo in silenzio, poi iniziò a ridere. Aveva una risata particolare: non era gracchiante o fastidiosa come quella di una befana, ma potente e squillante, in un certo senso orecchiabile. Inoltre, mentre rideva, solamente le sue labbra si muovevano, mentre gli occhi restavano perfettamente immobili e inespressivi.
"Se voi non cercare guai non avere motivo di essere spaventati da me! Io non è malvagia. Io è come Magia: dipende con chi avere a che fare. Magia è neutrale, ma potere essere buona o cattiva a seconda di chi usarla. E così essere io: se voi non avere cattive intenzione, io non avere motivo per fare voi del male" "Io ho sentito cose abbastanza spaventose su di Lei" replicò con cautela Jack "So che ha ridotto una ragazza in schiavitù e l'ha sottoposta a delle prove terribili prima di darle il suo aiuto. E che hai rapito dei bambini per poi mangiarli e costruire la tua casa con le loro ossa..."
La strega alzò un sopracciglio con aria annoiata: "Io avere sottoposto Vassilissa a prove difficili, ma non averla mai resa mia serva. Lei, come giovane principe Ivan e altri intraprendenti, essere sempre stata a conoscenza che mio aiuto richiedeva prezzo. E per quanto riguarda resto, io non avere mai rapito o mangiato bambini. Io avere passato anni in mia Foresta di Ferro, desiderosa di essere lasciata in pace. E ossa di mia casa, quella che trovarsi in Russia, essere umane, sì, ma appartenere a uomini dannati che avere fallito mie prove e dato prova di animo malvagio. Io non avere interesse a fare del male. Io avere provato troppo odio e rancore da umana per poterne sopportare ancora peso. Se voi volere mio aiuto, potere chiederlo. Io potere darvi rifugio e aiutare vostra amica, se voi desiderarlo." "E... il prezzo quale sarebbe?" domandò sospettoso Jack.
Baba Yaga ci pensò su: "Mmmh, io forse dover vedere vostra amica. Poi valutare."
Il Guardiano si morse il labbro, poi lanciò un'occhiata interrogativa ad Emma. La ragazza alzò le spalle: "Se avesse voluto farci del male penso l'avrebbe fatto subito... forse... forse, se c'è un modo per aiutare Coop, potremmo tentare..." "Coop?" ripetè la strega, spalancando gli occhi "Vostra amica malata è Cupido?" "S-sì..." balbettò Jack "Perchè, c'è qualche problema?"
Il volto della donna fece trasparire una stranissima preoccupazione: "Io dovere vedere. Subito!"
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata dubbiosa, poi, con poca convinzione, condussero la strega al piano di sotto. Un lieve senso di sollievo li pervase non appena Sandy salutò educatamente l'enigmatica signora russa, inchinandosi leggermente.
"Ushcherba, Uomo di Sonno. Anche io felice di rivederti."
Shucky alzò le orecchie ed iniziò a scodinzolare, il che bastò a rassicurare Jack ed Emma, ancora un po' dubbiosi.
Baba Yaga si avvicinò rapidamente al materasso su cui giaceva Coop e gettò un'occhiata scettica a Jay: "Tu ancora in circolazione, O'Neill?"
Il giovane sembrò riacquistare un po' del proprio carattere spavaldo, anche se non staccò la propria mano da quella di Coop: "La cosa ti infastidisce, Va..." "Non usare quel nome!" lo interruppe la strega, con uno sguardo pieno di rabbia:
"E tu allora non usare il mio" replicò calmo Jay, tornando a fissare Coop con aria assorta.
Baba Yaga sbuffò, poi si rivolse a tutti i presenti: "Io preferire lavorare sola. Energia vitale di Cupid è molto debole. Ho bisogno di silenzio e calma per concentrarmi e capire problema... anche se forse avere mezza idea..." "Io di qui non me ne vado" replicò secco Jay "Resterò accanto a lei fino a quando non si sveglierà, dovesse impiegarci cent'anni." "Curioso" sibilò Baba Yaga in tono tagliente "Tu adesso volere stare accanto a lei? Questo perchè tu non avere fidanzatina con cui passare tempo, ora? In cento anni tu avere pensato molto poco a lei..." "Stammi a sentire, Dolcezza, non venire a farmi la predica, considerando quanto tu le sia stata accanto negli ultimi quattro secoli..." "NON OSARE INTROMETTERTI IN NOSTRE FACCENDE PERSONALI!" sbottò la donna, facendo sobbalzare tutti "Tu non..." "Ehm, scusate..." li interruppe Jack "Non intendo scocciarvi, ma sarebbe meglio che Coop venisse curata al più presto... signora ehm... Yaga? Sarebbe proprio un problema se Jay restasse qui? Io penso che a Coop farebbe piacere avere almeno lui accanto..."
Baba Yaga sospirò: "Va bene. Ma se lui non stare zitto, io trasformarlo in puzzola a tre zampe castrata." Lanciò un'occhiataccia a Jay, che il giovane irlandese ricambiò volentieri.
"Bene, noi andiamo a farci un giro qua fuori" stabilì Jack, facendo un cenno ai propri compagni.
Uscire dalla locanda buia e polverosa fece avvertire un senso di sollievo al gruppo di creature. Sandy si sedette su uno dei davanzali del piano terra, osservando con un sorriso Shucky che cercava di afferrare al volo i fiocchi di neve che cadevano lentamente al suolo.
Jack diede una rapida occhiata al cielo, che sembrava meno livido e minaccioso di prima, e mormorò sovrappensiero: "Io quasi mi faccio un giretto sul retro. Mi è parso ci fosse un cortile abbastanza spazioso." "Ti dispiace se ti accompagno?" domandò Emma, chiudendo la cerniera del giaccone "Non penso riuscirei a stare qui ferma e tranquilla come Sandy..." "D'accordo" rispose Frost con un sorriso "Andiamo"
Effettivamente, il prato che si trovava dietro la locanda era abbastanza grande. Aveva un'aspetto leggermente inquietante, con quegli alberi spogli e scuri che lo abitavano ed i ciuffi di erbacce che spuntavano qua e là dal tappeto di neve, però, nel complesso, appariva molto meno minaccioso dell'interno dell'abitazione.
Un venticello leggero scompigliò i capelli biondi di Emma, facendoli svolazzare contro il viso di Jack.
"Scusami" mormorò lei arrossendo, cercando di domare la capigliatura ribelle. Frost sorrise, sfiorandole d'istinto una guancia col dorso della mano: "Non preoccuparti, non è nulla..."
Un flash improvviso attraversò la sua mente, facendolo barcollare.
Sentì un grido femminile, uno schianto secco, poi udì la propria voce urlare qualcosa come "Non è nulla, stai tranquilla, andrà tutto bene!"
Si strinse la testa tra le mani, lasciando cadere il bastone a terra e crollando sulle proprie ginocchia. Un fischio assordante gli fece quasi saltare i timpani.
"Jack!"
La voce preoccupata di Emma lo riportò alla realtà, facendo sparire il fischio fastidioso e l'orribile senso di nausea che lo stava attanagliando.
Il Guardiano ansimò, cercando di riprendere il controllo completo dei propri sensi, e cercò di concentrare lo sguardo su qualcosa. Attirò la sua attenzione una strana lapide di pietra situata al confine opposto del giardino, seminascosta dalle erbacce e dai rovi.
"Jack?"
Il ragazzo si scosse, permettendo ad Emma di aiutarlo a rialzarsi: "Sto bene, è stato... è stato solo un attimo di stordimento..."
La giovane umana lo fissò preoccupata, ma lui si voltò e si diresse verso i confini del prato innevato.
"Jack, dove vai?" domandò Emma, che pareva più confusa che altro. Frost indicò la propria mèta: "C'è una tomba laggiù, credo... mi domando di chi possa essere..."
Emma aggrottò la fronte, poi, però, si limitò a seguire l'amico, senza protestare: "Potrebbe appartenere al vecchio proprietario della Locanda" suggerì "Anche se mi sembra un po' strano che abbiano seppellito qualcuno in un giardino privato..."
Il Guardiano annuì, raggiungendo la lapide e fermandosi a fissarla per qualche secondo. Si inginocchiò, scostando le erbacce ed i rovi secchi che la ricoprivano, e lesse le scritte incise. Un brivido gli attraversò la schiena.
"Jack, chi è?" domandò Emma, fermandosi a pochi passi da lui.
Il ragazzo deglutì, rileggendo il nome della persona sepolta almeno altre sei volte. Non c'erano dubbi, aveva capito bene.
"Mary Anne Worthington" mormorò, con un filo di voce "Nata a Grandview il Primo Novembre 1879... morta di tifo il Sei Dicembre 1898..."
Emma si inginocchiò accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla: "Jack, stai bene? Stai tremando..."
Il Guardiano cercò di ricomporsi, anche se gli risultò piuttosto difficile: "Mary Anne Worthington... M.A. Worthington... Grandview... l'epidemia di tifo del 1898... io...io ho già visto il nome di questa ragazza... e il nome della città, l'anno..."
Emma aprì la bocca per replicare, quando un fascio di luce improvviso attirò l'attenzione dei due.
Le finestre della Locanda si erano improvvisamente illuminate di una fortissima luce rossa. Un grido agghiacciante li fece alzare in piedi di scatto e, senza pensarci, iniziarono a correre verso l'ingresso della casa in rovina.

***
Angolo dell'Autrice: Mi sa di essere appena diventata una degli autori più odiati di efp per i miei aggiornamenti secolari. Chiedo infinitamente perdono e spero che il capitolo non vi abbia annoiati.
Abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo personaggio, Baba Yaga, strega che io adoro fin da quando la vidi apparire per la prima volta in "Barthok il Magnifico" XD La suddetta strega sembra essere in qualche modo legata alla nostra Coop e conoscere molto bene Jay.
Chissà cos'ha in serbo per noi?
Abbiamo inoltre ricevuto dei piccoli spoiler, come il cognome da umano di Jay ed un collegamento con la foto che Jack trovò nel terzo capitolo nella soffitta della casa degli aspiranti Guardiani. Immagino che qualche piccola idea ve la siate fatta, anche se dietro ogni storia c'è un lungo filo intricato di eventi. Vabbè, esponetemi pure le vostre teorie se vi va XD
Bene, la pianto di blaterare e vi ringrazio per aver letto.
Kiss <3
Tinkerbell-che-ormai-rischia-la-lapidazione.

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Capitolo 11
*** Jack O'Neill, il Ragazzo che ingannò il Diavolo ***


"Coop!"
Il bagliore rossastro si era appena dissolto quando Jack si fiondò all'interno del vecchio salone.
Jay sbatteva le palpebre con aria stordita, probabilmente abbagliato dal fascio di luce improvviso.
"Cos'è successo?" domandò Emma ansimante, rischiando di sbattere contro Shucky che saltava qua e là allarmato.
Coop era sempre immobile e svenuta sul materasso ricoperto di sabbia dorata. Non mostrava alcun miglioramento, anzi, la sua carnagione aveva assunto una tonalità più accesa, come se il suo corpo fosse in via di surriscaldamento.
Baba Yaga scosse la testa con fare quasi innervosito: "Temo che dovruò consultare mia biblioteca personale. Cura per suo male è quasi impossibile da produrre artificialmente, quindi serviranno mie arti magiche più potenti."
"Produrre artificialmente?" ripetè Jack confuso "Cioè... esiste anche una cura naturale? Che cos'è? Magari possiamo trovarla senza ricorre alla stregoneria..."
"E' quello chè ho detto anch'io" lo interruppe Jay, un po' stizzito "Ma a quanto pare la nostra amica strega preferisce tenersi i segreti tutti per sè..."
"Non posso rivelare cura naturale!" replicò Baba Yaga senza batter ciglio " Possessore di quel tipo di antidoto deve accuorgersi da solo di suo potere. Altrimenti effetto sarà diverso!"
Jay si morse il labbro per evitare di rispondere male e si limitò a stringere la mano di Coop tra le sue: "Quindi dobbiamo affidarci al caso... e ai tuoi preziosi libri di magia..."
La donna annuì, dirigendosi verso le scale che conducevano al piano di sopra: "Userò portale magico per raggiungere velocemente mia casa in Russia. Tornerò prima possibile..."
"E chi ci assicura che non sparirai come tuo solito?"
Prima che la strega potesse trasformare il giovane irlandese in qualcosa di disgustoso, Sandy si fece avanti volteggiando. Sopra la sua testa si formò la scritta "La accompagno io"
Baba Yaga alzò un sopracciglio, ma Emma intervenne: "Forse Jay si fiderà se qualcuno verrà con Lei... Voi... insomma, te... possiamo accompagnarti io e Sandy!"
"Emma, non penso sia una buona idea" la interruppe Jack "Voglio dire, tu sei umana, non so se a Baba Yaga vada bene..."
"Nessun problema" rispose la strega "Se mi aiuterete a trovare libro giusto accetterò vostra compagnia."
"Accetto" sorrise la ragazza, voltandosi poi verso Jack "Quando mai mi ricapiterà l'occasione di visitare la capanna di una strega? E poi qui sono completamente inutile e non mi piace stare con le mani in mano!"
Il Guardiano sospirò, gettando un'occhiata dubbiosa alla donna russa e a Sandy che si trovavano già sugli scalini: "D'accordo. Solo... fà attenzione"
La ragazza allargò il sorriso, si alzò sulle punte e gli stampò un bacio sulla guancia: "Me la caverò, vedrai."
"Lei in buone mani" disse Baba Yaga con un mezzo sorriso "Torneremo presto. Non scioglierti nel frattempo, Frost."
Jack annuì rapidamente, rendendosi conto di essere arrossito, poi, quando i tre se ne furono andati, si voltò con aria pensierosa verso Coop.
Il volto immobile ed il rossore innaturale della sua pelle non prometteva niente di buono.
Si sedette a terra accanto a Jay, accarezzando la testa di Shucky che guaiva: "Perchè ce l'hai tanto con Baba Yaga?" domandò "Insomma, mi sembra stia cercando seriamente di prendersi cura di Coop..."
L'irlandese emise uno sbuffo stizzito: "Baba Yaga è tanto brava quando si tratta di puntare il dito contro gli altri... mai che si prenda le proprie responsabilità... a me le persone così danno i nervi perchè mi ricordano tanto..." si interruppe un secondo, scosso da un brivido "Mi ricordano tanto me... quand'ero umano..."
Jack sgranò gli occhi azzurri: "Tu... eri un irresponsabile? Oh, scusa, a voi non va di raccontarmi le vostre storie..."
Una luce particolare accese il volto del giovane dai capelli ramati, che sembrò vagare nel tempo con la mente. Gli occhi verdi brillavano sinistramente: "La mia storia... già, da quanto non penso alla mia storia? Jack O'Neill... il ragazzo che riuscì ad ingannare il Diavolo per ben due volte..."
Le sue dita si serrarono più forte attorno alla mano di Coop, mentre una maschera di malizia e, forse, leggero orgoglio gli ricoprì il viso, rendendolo ancora più affascinante.
Jack aprì la bocca per dirgli che non serviva raccontargli il suo passato doloroso, ma l'irlandese ormai pareva completamente assorto nei ricordi: "Sai una cosa, Jack? Chi se ne frega di quello che pensa Mary! Lei non è qui, no? Se Coop si è fidata di te, perchè non dovrei farlo anch'io? Mi fido molto più del suo giudizio, dopotutto..."
Una curiosissima atmosfera riempì la stanza: all'improvviso, Jack non vedeva più un salone cadente e polveroso, ma l'interno di una locanda nuova e pulita. Per magia, il buio tetro venne sostituito dall'accogliente luce dei lampadari a muro, mentre gli oggetti rotti e sporchi sparivano, lasciando il posto a delle loro copie nuovissime.
"Venni al mondo il 30 Ottobre del 1750 in un sobborgo di Dublino" cominciò Jay con voce assorta "Mia madre non riuscì ad arrivare in ospedale in tempo e poi non avrebbe nemmeno potuto pagarsi un medico specializzato. Fortunatamente, una delle sue, diciamo, colleghe conosceva un anziano dottore, in pensione da tempo ma ancora molto abile nel suo lavoro, che aiutò mia madre a partorire. Nessuno sapeva di chi fossi figlio, ma poco importava, perchè era certo che, chiunque fosse mio padre, non avrebbe mai accettato in casa il bambino di una prostituta.
Crebbi in un ambiente piuttosto malfamato ma, a dir la verità, non mi sfiorò nemmeno una volta il pensiero di vergognarmi delle mie origini. Vedevo certi ragazzini viziati ed insopportabili passare per strada, fissando gli altri con disprezzo e lagnandosi ogni tre secondi, e ti assicuro che mai e poi mai avrei voluto essere come loro.
Molto spesso, il denaro guadagnato da mia madre non bastava per pagare l'affitto della catapecchia in cui vivevamo, figurarsi per pagare il cibo, così, a partire dai cinque anni, cominciai a dilettarmi nell'arte del furto. Alla mamma non piaceva affatto che fossi costretto a rubare ma, piuttosto che vedermi morire di fame, si limitava a chiudere gli occhi e fingere di non sapere nulla.
Andò avanti così per una decina d'anni, fino a quando, finalmente, un colpo di fortuna non sembrò migliorare la nostra situazione: Ronan McDonnell, leader di una famosa organizzazione criminale, notò il mio talento e mi chiese di unirmi alla sua banda di truffatori.
Credo che quello sia stato il miglior periodo della mia vita da umano: la Banda McDonnell era una specie di grande famiglia. Rubavamo, ci spartivamo ingenti bottini e ci riunivamo spesso a festeggiare al Grugno di Porco, la locanda più famosa e malfamata di Dublino gestita dalla giovanissima Molly O'Brien, dove mi presi le peggiori sbornie e persi la verginità a quindici anni.
Ronan per me fu come un fratello.
Era più vecchio di me di circa cinque anni, ma la sua vita era stata così intensa e piena d'esperienze, per la maggior parte sgradevoli, che la differenza d'età pareva molto più grande. Era così forte e carismatico che perfino una piccola parte della Polizia Locale appoggiava segretamente i suoi crimini.
Condussi una vita completamente sregolata per un paio d'anni, tanto che, appena diciottenne, contrassi una misteriosa malattia che mi avrebbe condotto alla morte nel giro di poco tempo.
Fu allora che ebbi il mio primo faccia a faccia con Mefistofele, il Rappresentante Infernale, in un sobborgo poco distante dalla locanda, la sera di Halloween.
Capii all'istante che il diavolo era ansioso di mietere la mia anima per conto del suo signore, Lucifero, e, per nulla intenzionato a morire, decisi di sfruttare la mia astuzia.
Domandai a Mefistofele di pagarmi la mia ultima birra, trasformandosi in una moneta d'argento e, quando lui, un po' stupito, accosentì, lo sistemai nella tasca sinistra della mia giacca, accanto al piccolo crocifisso che mi aveva regalato Molly, preoccupata per la mia anima.
Ritrovandosi imprigionato, Mefistofele acconsentì di stringere un patto con me: se entro un anno non fossi riuscito a rimettermi sulla retta via l'avrei dovuto seguire all'Inferno.
Non penso che le mie intenzioni di allora fossero sinceramente predisposte al cambiamento: ero giovane, irresponsabile e mi importava soltanto di restare in vita.
Una volta che il diavolo fu libero, guarii miracolosamente e, per la gioia, mi dedicai con maggiore insistenza ai vizi che tanto amavo. Nemmeno mia madre riusciva a tenermi lontano dall'alcol e dalle prostitute.
C'era solo un motivo per cui, di tanto in tanto, mi trattenevo: Molly, la mia dolcissima amica Molly, che mi ammoniva spesso riguardo la mia pessima condotta, finendo il più delle volte col litigare con Ronan, che al contrario mi incoraggiava.
Dio, quanto adoravo entrambi! Mio fratello e mia sorella acquisiti, uno allegro e scavezzacollo, l'altra protettiva  e responsabile, anche grazie alle continue cure che riservava al padre pazzo. Avevo capito fin dall'inizio quanto fossero perfetti insieme.
Insomma, tra piccoli crimini e grandi vizi, passò un altro anno e, puntualmente, Mefistofele si ripresentò nel luogo in cui l'avevo incontrato la prima volta. Ma non avevo ancora intenzione di lasciare questo mondo, così lo ingannai di nuovo.
C'era un albero di mele nel giardino sul retro della locanda e, fingendo di essere affamato, domandai a Mefistofele di coglierne una per me, come ultimo desiderio.
Il diavolo accettò e, non appena giunse ai rami più alti, tirai fuori un coltellino ed incisi una croce sul tronco del melo.
Ritrovandosi intrappolato ancora una volta, Mefistofele mi domandò esasperato cos'altro volessi da lui ed io gli imposi di lasciare in pace la mia anima e non tornare mai più.
Finalmente, riuscii a sentirmi al sicuro e ripresi a vivere come più mi aggradava.
Passarono altri cinque anni stupendi, durante i quali venni scelto come testimone per il matrimonio di Ronan e Molly.
Ma se pensavo di averla fatta franca con il Fato, beh, mi sbagliavo di grosso.
Accadde tutto una fredda sera di Halloween, come tutte le cose strane che mi capitarono, naturalmente.
Ronan aveva deciso da un po' di mettere la testa a posto, preoccupato per il futuro del bambino che Molly aspettava, ed aveva stretto una tregua con uno dei capi di Polizia, George O'Malley.
Ci trovavamo tutti al Grugno di Porco, O'Malley compreso insieme ad un paio di agenti,  festaggiando la vigila di Ognissanti, quando una donna proruppe all'interno della Locanda, in lacrime, gridando che la sua bambina di dieci anni era sparita.
Subito, i tre agenti di Polizia diedero il via alle indagini e Ronan si offrì di dare una mano nelle ricerche.
Scelse alcuni membri della banda, io ero incluso tra loro, naturalmente, e ci affidò diverse zone della città da controllare. A me capitò un malfamato piccolo quartiere che noi criminali chiamavamo "Vicolo Nero", una vecchissima zona a Sud della città attorno alla quale circolavano misteriose voci.
Colta da un brutto presentimento, Molly mi pregò di non andare, ma io e Ronan la rassicurammo. Dopotutto, ero sempre stato un ragazzo in gamba.
Prima di partire, pensai di fare un salutino a mia madre, ma decisi quasi subito di rimandare la visita al mio ritorno. Non avevo idea che quella decisione sarebbe diventata il mio più grande rimorso.
Setacciai il Vicolo Nero per circa un'ora, senza trovare nulla, così valutai di tornare alla Locanda e aspettare i miei compagni, quando un grido femminile attirò la mia attenzione.
Mi fiondai di corsa in direzione di quell'urlo agghiacciante e, svoltando l'angolo, vidi un tipo secco e pallido che teneva una bambina immobilizzata contro un muro, schiaffeggiandola e cercando di strapparle i vestiti di dosso.
Credo di non aver mai assistito ad uno spettacolo più orribile in vita mia.
Mi avvicinai furtivamente alle spalle dell'uomo, lo presi per il colletto e, senza troppi sforzi, lo scaraventai a terra. Avrei tanto voluto pestarlo a sangue, non hai idea di quanto odi i pedofili, ma la bambina era già abbastanza terrorizzata e non volevo assistesse ad un'altra scena di violenza.
Appurato che si trattasse della piccola che tutti cercavano, mi avvicinai a lei e cercai di rassicurarla, promettendole che presto sarebbe tornata a casa. Lei si calmò e mi permise di prenderla in braccio, ma, non appena mi voltai, l'uomo che avevo gettato a terra si era rimesso in piedi e mi puntava una pistola contro. E sai quale fu la cosa più sconvolgente, Jack? Quel tipo faceva parte della Polizia Locale!
Non era uno che si vedeva spesso in giro, ma il suo volto non mi era nuovo e, per di più, indossava il distintivo. Sono certo che l'avesse mostrato alla bambina per indurla a fidarsi di lui.
Mi ordinò di posare la sua vittima a terra e di allontanarmi se non volevo passare guai. Obbedii soltanto al primo ordine, temendo che potesse ferire la piccola, ma non me ne andai: mi parai di fronte a lei, pronto a difenderla. Mai e poi mai avrei permesso a quel mostro di averla vinta.
Mi minacciò più volte, senza risultato, gridò che non si sarebbe fatto problemi a sparare. E sparò.
Per un attimo, mi sembrò che il tempo si fosse fermato. I suoni si erano fatti ovattati, le orecchie mi fischiavano ed un dolore atroce mi tormentava il petto. Stringevo in mano il crocifisso di Molly e mi sentivo soffocare. Ma non durò molto.
Quando il mio corpo colpì il suolo ero già morto.
Per un attimo, tutto si fece buio. E poi... mi ritrovai nello stesso vicolo sudicio, a fissare me stesso a terra, il sangue si allargava a macchia d'olio sulla mia camicia bianca.
La bambina che avevo salvato era chinata su di me e piangeva.
Fui assalito dal panico: chi l'avrebbe protetta dal suo aguzzino?
Fortunatamente, il mio uccisore non poteva fare mosse false, perchè un suo collega, attirato dal rumore dello sparo, l'aveva raggiunto.
Ti giuro, in un primo momento pensai che sarebbe stata fatta giustizia, che io e la piccola saremmo stati in qualche modo vendicati. Dio, quanto mi sbagliavo!
Non hai idea di come mi sentii furioso ed impotente quando sentii il bastardo raccontare la sua personale versione dei fatti: io ero il rapitore della bimba, l'avevo nascosta in quello schifoso vicolo per chiedere il riscatto alla madre. Avevo opposto resistenza ed ero armato, per quel motivo lui era stato costretto a spararmi.
Non appena si avvicinarono alla bambina, lei cominciò a gridare, ad accusare il poliziotto di essere un bugiardo, ma si sa, la parola di una ragazzina spaventata contro quella di un ufficiale... e poi, a dirla tutta, ero abbastanza noto a Dublino per la mia cattiva condotta, la versione del maledetto non era poi così inverosimile. Di sicuro, l'altro agente non poteva sapere che non avevo mai fatto del male a nessuno e che mi ero limitato a furti, sbronze e prostitute.
Credo che la parte più difficile della mia vita da spirito fu quando dovetti assistere alla reazione dei miei amici quando venne data loro la notizia. Alla reazione di mia madre, impazzita alla vista del mio corpo senza vita.
Poco importò che nessuno di loro credette alla versione del poliziotto pedofilo: io fui bollato come criminale giustiziato, lui come eroe salvatore. La mia città mi ricorderà per sempre come un esempio da evitare, nessuno saprà mai che, in realtà, Jack O'Neill non era il criminale che tutti pensavano, ma un semplice ragazzo, un po' irresponsabile, morto il giorno seguente il suo ventiquattresimo compleanno per difendere una bambina.
Ben presto, il mio spirito si rese conto che la Terra non era più un luogo adatto in cui passare il resto dell'eternità, così mi presentai alle porte del Paradiso, pensando che, forse, il mio sacrificio finale mi avrebbe garantito l'accesso al Regno dei Cieli.
Ma mi attendeva una brutta sorpresa: San Pietro, il Custode, mi disse che la mia anima non poteva essere accolta in Paradiso, poichè non ero stato assolto dai miei moltissimi peccati prima di morire.
Mi infuriai parecchio: come poteva permettersi di fare il fiscale, dopo che avevo dato la mia vita per salvare una bambina? Mia madre mi aveva sempre parlato della clemenza e della generosità di Dio. Possibile che le sue convinzioni fossero false?
'D'accordo, signor Pietro' dissi furibondo 'Se Voi, che compiste un peccato ancora più grave di tutti i miei messi assieme, rinnegando il Vostro Signore per ben tre volte, dite che la mia sudicia anima non è degna di sporcare le vostre candide nuvolette, allora me ne andrò all'Inferno solo perchè non c'era nessuno stramaledettisimo prete ad assolvermi quando mi hanno sparato! Sono morto a ventiquattro anni per salvare una bambina e nessuno sulla Terra lo saprà mai! Non sono i vostri monaci e compagnia bella a dire che ciò che ci è negato in vita ci verrà dato nel vostro regno? O è solo una specie di simpatica propaganda?'
Il santo sorrise, cosa che mi diede ancora più i nervi, e mi disse di aver frainteso le sue parole: l'accesso al Paradiso non mi era negato, ma prima mi serviva compiere un percorso di purificazione, anche perchè la mia anima non era ancora in pace.
Un modo gentile per dirmi: 'Vattene in Purgatorio!"
Non intendevo affatto passare qualche centinaio d'anni in quel posto di penitenti frignoni, così optai per l'Inferno, che mi sembrava una soluzione più dignitosa. Ma anche lì fui respinto: Mefistofele era vincolato al patto che l'avevo costretto a stringere con me cinque anni prima, per di più la mia ultima azione era stata troppo nobile per meritarmi il Tormento Eterno.
Mi restava solo una cosa da fare: vagare per la Terra come tutti gli spiriti inquieti.
Chiesi a Mefistofele di darmi qualcosa per farmi luce tra i sentieri oscuri e lui acconsentì, regalandomi un tizzone preso direttamente dalle fiamme dell'Inferno, che non si sarebbe quindi mai spento.
Trovai il guscio di una piccola zucca e con quella fabbricai una specie di lanterna, che illuminò per un po' il mio cammino sulla Terra.
Ogni giorno assitevo alle vicende della vita dei miei cari, senza poter mai interagire con loro, rassicurarli, scagionarmi. La mia unica consolazione stava nel fatto che nessuno di loro mi aveva dimenticato: mia madre visitava la mia tomba ogni giorno, Molly pregava per me ogni sera e Ronan, quando il loro bambino venne alla luce, decise di dargli il mio nome. Anche la piccola che avevo salvato si era mostrata riconoscente: portava dei fiori freschi in cimitero per me ogni domenica e non era raro che scoppiasse in lacrime davanti alla mia lapide.
Ero grato loro per tutto, ma non riuscivo comunque a trovare pace.
Vagai per l'Irlanda per circa un anno, fino a quando, stufo di quella condizione, l'anniversario della mia morte mi recai al cimitero, sedetti accanto alla mia lapide e cominciai a riflettere.
Ero sfiduciato, confuso e arrabbiato. Com'era possibile che, dopo tutto quello che mi era sempre stato predicato, invece che poter passare l'Eternità in pace mi ritrovavo in una situazione schifosa? Era davvero quella la mia ricompensa? Avrei potuto benissimo abbandonare la bambina al suo carnefice, continuare a vivere, anche solo per avere la possibilità di mettere la testa a posto, sposarmi, avere una famiglia...
Avevo fatto una buona azione  e per cosa? Per vedere il mio assassino acclamato da tutti ed essere io ritenuto un mostro?
Fu allora che successe qualcosa di incredibile: la luna che brillava in cielo quella notte sembrò ingrandirsi all'improvviso ed una voce maschile mi chiamò, parlandomi con tono comprensivo e gentile.
Non penso riuscii ad afferrare il senso di tutte le sue parole, ma di una cosa ero sicuro: mi stava offrendo l'opportunità di ricominciare, anche se in modo diverso da come mi aspettavo.
Una scia di luce mi investì e, in quel momento, fu pervaso da un'incredibile sensazione di pace. Non durò per molto, ma servì a darmi sollievo.
Non appena aprii gli occhi, mi resi conto del miracolo: avevo di nuovo il mio corpo, ero tornato in vita.
Pensai subito di correre dai miei cari ed abbracciarli, ma l'uomo misterioso mi disse che non sarebbe servito a nulla, non ancora almeno. Non ero più un semplice essere umano, ma una creatura leggendaria, e per poter essere visto avevo bisogno che la gente credesse nella mia esistenza.
Mi consigliò di allargare i miei orizzonti e riempire il mio operato di buone azioni, in modo da indurre i mortali a volermi bene e credere in me.
Ma di buone azioni ne avevo abbastanza, così, stanco di vane promesse ed incertezze, cominciai a viaggiare per il mondo, senza separarmi dalla mia lanterna magica, facendo la conoscenza di molte creature interessanti e scoprendo che, anche come ente leggendario, potevo fare molte delle cose che amavo fare quand'ero umano.
Passarono gli anni e non ricevetti più messaggi dall'Uomo della Luna, nè da San Pietro, nè da Mefistofele, ma mi andava bene così.
Tornai spesso in Irlanda, per scoprire come procedeva la vita dei miei amici, e provai una certa soddisfazione non appena scoprii che la gente aveva cominciato a raccontare storie sul mio conto.
Una cosa che però mi stupì fu il fatto di non aver più visto la bimba che avevo salvato. Ma il mistero non tardò molto a risolversi: un giorno, mentre mi trovavo in riva ad un piccolo lago, in compagnia di una fata sexy, mi accorsi che qualcuno mi stava spiando da dietro un albero.
Sì, Jack, era lei, ma al tempo stesso non lo era. Può suonare strano, ma la ragazzina che avevo salvato non era una semplice mortale: lei era Maeveen, una Banshee, lo spirito protettore della famiglia O'Neill. La mia famiglia.
Aveva assunto forma umana per tenermi d'occhio ed era rimasta colpita quando avevo dato la vita per salvarla, per questo aveva pregato l'Uomo della Luna affinchè mi desse una seconda possibilità.
Le sue richieste, unite alle preghiere di Molly, mi avevano aiutato.
Improvvisamente, capii di volermi dimostrare riconoscente, provare a portare il bene nel mondo, come mi era stato chiesto da Manny, ma non avevo proprio idea di come fare.
Ripresi così a vagare per il mondo, in cerca di una risposta, di un indizio, ma non trovai nulla.
Ero ancora alla ricerca del mio Centro, come lo chiamate voi, quando incontrai Coop, nel 1823. Non fui sorpreso quando mi rivelò di conoscermi: lei girava il mondo da molto più tempo di me, aveva avuto modo di osservarmi anche quand'ero ancora umano.
Continuammo a viaggiare insieme per quasi un centinaio d'anni, arrivando a perdere entrambi le speranze, fino a quando non incontrammo Mary. E il resto... beh, il resto non è poi così entusiasmante."
La curiosa atmosfera che aveva illuminato la stanza si interruppe con il racconto di Jay.
Fu allora che Jack si rese conto che era appena scesa la sera.

***
Angolo dell'Autrice: Capitolo molto lungo, spero non pesante, in cui ci è stata rivelata la storia di un altro personaggio :)
Naturalmente, ho tenuto come base la leggenda di Jack O'Lantern, aggiungendoci del mio. Devo dire che ho sofferto quando l'ho fatto morire, anche perchè, in sottofondo, avevo la canzone "A Thousand Years" di Christina Perry XD
Comunque sia, le rivelazioni su di lui non sono ancora finite, ad esempio bisogna ancora scoprire come ha avuto la Pumpkin Cross, dove è finita la zucca-lanterna, che fine hanno fatto gli altri personaggi del suo racconto... e, soprattutto, se riuscirà a capire di cosa Coop ha bisogno.
Grazie a tutti per aver letto, alla prossima! :) 

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Capitolo 12
*** Le Ali dell'Amore ***


"Quindi tu e Coop vi conoscete da parecchio tempo" balbettò Jack, ancora scosso per il tremendo racconto "Voglio dire, hai incontrato prima lei di Mary..."
"Mary è nata quasi un secolo e mezzo dopo di me. Coop, invece, era già una creatura leggendaria da un pezzo quando sono venuto al mondo..." mormorò Jay, sfiorandole la guancia pallida col dorso della mano "La mia vecchia romanticona... non è mai riuscita a spiegarmi perchè, nonostante abbia avuto molte donne, non mi sia mai innamorato sul serio. E' strano... ogni volta che mi mettevo con una nuova ragazza alla fine era solo una questione di attrazione fisica, al massimo mista ad affetto... come se... fossi stato privato della capacità di amare per davvero... come se stessi aspettando un'altra..."
Gli occhi verdi del ragazzo indugiarono per qualche secondo sul volto immobile di Coop. Ne studiarono i lineamenti, i dettagli, i colori, come se fosse la prima volta, come se non l'avessero mai guardata prima di allora. O meglio, come se non l'avessero mai guardata sul serio...
"Che idiota..."
Jack sgranò gli occhi, sobbalzando quando Shucky gli leccò una guancia: "Che hai detto?"
Jay esitò per qualche secondo, le labbra piegate in un sorriso scaltro e allo stesso tempo incredulo. Infine, scoppiò a ridere: "Che idiota che sono! Mary non ha torto nel dire che ragiono solo con le parti basse! Non me ne sono mai reso conto! Ho sempre guardato altrove... eppure tu eri qui" si chinò, appoggiando la fronte su quella bollente della ragazza, scostandole un ciuffo rosso dal viso "Tu sei sempre stata qui..."
Frost si alzò in piedi, sentendosi improvvisamente a disagio: "Tu... non avevi mai pensato di provare qualcosa per Coop?"
"Io..." balbettò Jay, con la voce un po' rotta per l'emozione "Io ero attratto da lei, certo... ma pensavo che fosse sempre una questione fisica... e andando avanti col tempo sono diventato sempre più cieco... e idiota..."
L'atmosfera della stanza cambiò di nuovo, diventanto quasi più calda. Jack arrossì parecchio, accarezzando la testa di Shucky per contenere l'imbarazzo, osservando l'amico ormai preda dei propri pensieri.
"Così tante persone cercano 'L'Amore'... io l'ho avuto accanto per più di duecento anni e non me ne sono mai accorto... Coop... scusami... scusami per tutto..."
Il tempo sembrò rallentare all'interno della vecchia locanda.
Jay accarezzò un'ultima volta la guancia di Coop, poi posò appena le labbra sulle sue.
"Scusami... ti amo"
Il tempo si fermò, ma solo per un attimo. Poi, un fortissimo fascio di luce illuminò a giorno il locale cadente.
Shucky abbaiò allarmato, mentre Jack dovette coprirsi gli occhi con la mano per non restare abbagliato. Per qualche secondo, non vi fu altro che luce e calore, poi, quando l'intensità dell'atmosfera diminuì, il Guardiano riuscì a dare una sbirciata: Coop era sospesa a mezz'aria, in piedi, le palpebre ancora serrate. Due grandi ali bianche, le stesse che Jack aveva visto nella stanza di Jamie, spuntavano dalla sua schiena.
Fu questione di pochi istanti, dopodichè, Coop aprì gli occhi di scatto. La luce rosata si spense di colpo e la ragazza cadde sul materasso in ginocchio, sostenuta da Jay. Le ali sulla sua schiena erano sparite, ma in compenso le cicatrici parevano molto meno evidenti.
Shucky, dopo aver scosso il muso un paio di volte, cominciò a scodinzolare e a saltare in giro per la stanza, mentre Jack, ancora un po' sconvolto, fece un passo in avanti: "Coop?"
La ragazza serrò i pugni sulla canottiera di Jay, scostandosi appena: "Jay? Ma cosa... che è successo?"
L'irlandese soffocò a stento una risata di gioia e le accarezzò una guancia: "Sei caduta in coma, Amore, come ottant'anni fa... eravamo così preoccupati... io ero così preoccupato..."
Coop aggrottò la fronte con aria confusa, guardandosi intorno: "Dove accidenti siamo? Perchè mi trovo in questa specie di catapecchia? E dov'è Mary?"
"E' sparita dopo aver ferito Yuki" spiegò Jack, rigirandosi distrattamente il bastone magico tra le dita "La stava inseguendo... ci ha detto di venire qui... tu eri svenuta, perciò..."
La rossa aprì la bocca per rispondere, quando all'improvviso si bloccò. I suoi occhi si posarono su Jay, che aveva serrato delicatamente le mani sui suoi fianchi.
"Jay..." mormorò incerta "Tu prima... cioè, poco fa... magari ho capito male, probabilmente deliravo, ma mi è sembrato che tu avessi detto..."
"Ti amo" sussurrò lui, piegando le labbra in un sorriso.
"Sì, esatto" continuò Coop, senza rendersi conto della situazione "E' buffo, sai? Mi è sembrato di sentirlo davvero..."
"Ti amo, Coop" ripetè Jay, posandole i palmi delle mani sulle guance "Ti amo come non ho mai amato nessuno, Tesoro. E scusa se c'ho messo tanto a capirlo."
Per qualche secondo, il silenzio rengò sovrano. Jack si schiarì la voce imbarazzato, mentre la ragazza cercava invano di realizzare le parole del compagno.
"Tu... cioè, intendi..."
"Intendo proprio quello, Coop. E tu, mi ami?"
Finalmente, il dubbio sparì dal volto della giovane, che, dopo aver soffocato a stento una risatina isterica, scosse la testa con fare rassegnato: "Jack O'Lantern... tu sei il più incredibile idiota di tutti i tempi."
"Questo lo so" sorrise Jay, appoggiando la fronte su quella della compagna "Quindi non mi sorprenderei, forse, se tu mi rispondessi che non..."
"Ma certo che ti amo anch'io, Idiota!" esclamò la ragazza, gettandogli le braccia al collo "Più di qualunque altra cosa al mondo!"
Jay aprì la bocca per replicare, ma le labbra di Coop si serrarono con forza sulle sue, bloccandogli quasi il respiro. Non ci volle molto prima che le due creature cominciassero ad approfondire il bacio in modo decisamente passionale, come si fossero dimenticati di avere per spettatori un alquanto imbarazzato Jack Frost ed uno Shucky festoso e scodinzolante.
"Ehm..." Frost indietreggiò di qualche passo, librandosi poi a pochi centimetri dal pavimento "Suppongo vogliate stare soli, adesso... vado a fare un giretto di sopra... chiametemi pure se... se avete bisogno di me..."
Più rosso del cappotto extra large di Nord, lo Spirito dell'Inverno volteggiò fino alle scale, seguito da un ingenuo Shucky, che, a quanto pareva, era l'unico a non rendersi effettivamente conto dell'imbarazzante situazione.
"Non penso avranno bisogno di noi" sussurrò Jack, rivolto al cane, mentre raggiungevano il piano superiore "Ti confesso che, in questo momento, un po' invidio la tua ignoranza canina..."
La stanza in cui era comparsa per la prima volta Baba Yaga continuava ad emettere un sinitro bagliore smeraldino, che si allungava sul pavimento del corridoio come una sottile lama verde.
Jack si trascinò fino alla soglia, sbirciando l'interno attraverso la fessura lasciata dalla porta socchiusa. Alcune piccole ombre sfrecciarono sui muri illuminati, scomparendo in un battito di ciglia.
"Niente domande sui Servi Invisibili" mormorò a sè stesso il giovane Guardiano, contraddicendo la curiosità che lo tormentava. Fece per entrare, desideroso di scoprire qualche segreto in più della misteriosa strega russa, quando l'abbaiare di Shucky lo scosse bruscamente dai propri pensieri.
Il cane stava puntando una stanza chiusa, situata a destra del corridoio, strisciando le unghie contro il legno scuro della porta.
"Che succede, Shuck?" domandò Frost, leggermente allarmato "Perchè vuoi entrare qui?"
Un pensiero improvviso gli balenò in mentre, proprio nell'istante in cui i grandi occhi cremisi di Shucky incontrarono i suoi. Senza perdere tempo, il Guardiano serrò la mano attorno alla maniglia impolverata e tirò con forza verso il basso, facendo scattare il meccanismo di apertura.
La stanza, all'interno, era quasi completamente vuota, conteneva soltanto un grosso armadio in legno, abbandonato tristemente lungo la parete opposta alla soglia.
Shucky si fiondò direttamente verso l'unico oggetto presente nella camera, spalancando  una delle ante con l'aiuto di muso e zampe.
"La situazione è parecchio strana" commentò Jack, avvicinandosi "Ma riconosco che il tuo intuito è sicuramente migliore del mio, quindi suppongo non ci sia nulla di cui..."
Gli occhi celesti del giovane Guardiano si spalancarono non appena realizzò cosa fosse contenuto all'interno dell'armadio impolverato: la parete principale, una volta, doveva essere stata composta da un unico grande specchio, i cui frammenti ora giacevano sul fondo del mobile.
"Specchi..." mormorò senza fiato il ragazzo, afferrando una delle schegge riflettenti che il tempo non aveva ancora reso del tutto opache.
Shucky scondinzolò soddisfatto, per far capire all'amico di trovarsi sulla giusta strada.
"D'accordo" rispose Jack, come fosse in trance "Tentare non nuoce, no?"
Il silenzio che li circondava aveva un che di opprimente, ma il giovane non ci fece caso. Schiarendosi la voce, mormorò per tre volte due semplici parole: "Bloody Mary... Bloody Mary... Bloody Mary..."
Per un attimo, il vetro dello specchio rotto gli restituì il riflesso confuso del proprio sguardo ansioso, poi, la superficie cambiò all'improvviso, mostrando il volto della diciannovenne dagli occhi viola.
Jack rimase pietrificato per qualche secondo: non era del tutto sicuro che avrebbe funzionato. Fu la voce di lei a farlo scuotere dallo stupore: "Jack, dove siete?"
"S-siamo alla locanda che ci hai indicato" balbettò lui, un po' incerto "Io ho trovato dei frammenti di specchio e..."
"Hai fatto bene a chiamarmi" il tono della ragazza traspariva una certa tensione "Non posso raggiungervi, sono bloccata..."
"Che significa? Dove ti trovi?"
Mary si guardò attorno circospetta, poi fissò di nuovo lo sguardo sul giovane Guardiano: "Sono nel covo di Pitch. Mi trovo in una specie di tunnel sotterraneo dove non passa mai nessuno. Lui non sa che sono qui, sto cercando un modo per infiltrarmi. Il problema è che non ci sono superfici riflettenti, credo le abbia rimosse apposta, temendo che sarei arrivata. Quel bastardo sa che ho bisogno di minimo due specchi per spostarmi..."
"Possiamo raggiungerti?"
Mary sembrò rifletterci su: "Siete tutti pronti e collaborativi?"
"Penso di sì" rispose Jack, cercando di non arrossire pensando a Jay e Coop "E siamo aumentati di numero, c'è anche Baba Yaga... ma immagino tu lo sapessi..."
"Baba Yaga, certo!" esclamò la ragazza "Se riuscite, portate anche lei. Quella donna sa essere maledettamente utile quando ci si mette. Ora devo andare, non posso intrattenermi a lungo in questa condizioni."
"Cerca di resistere allora, appena possibile ti raggiungeremo" disse Jack, sorridendo non appena Shucky leccò il frammento che teneva in mano "E... Mary... sono contento che tu stia bene..."
L'espressione, di solito dura, della ragazza cambiò all'improvviso, mentre gli angoli della bocca si piegavano verso l'alto. La sua mano pallida si protese, uscendo dalla superficie riflettente e posandosi sulla guancia di un incredulo Jack Frost. Shucky scodinzolò, leccando anche le dita fredde della padroncina, che si scosse all'improvviso, ritirando la mano all'interno dello specchio: "Beh, posso fare solo questo quando qualcuno mi evoca... sai, per ficcare le unghie in faccia ai disturbatori..."
Il Guardiano emise una sottile risata: "A tra poco, Mary."
La superficie si increspò e l'immagine della diciannovenne scomparve, lasciando il posto al riflesso degli occhi celesti del giovane spirito.
"Jack!"
Una voce femminile e molto famigliare scosse Frost dai propri pensieri, portandolo a voltarsi. Un sorriso affiorò spontaneo sulle sue labbra non appena vide il viso allegro di Emma fare capolino dalla porta socchiusa.
"Siete tornati!" esclamò il Guardiano alzandosi in piedi, mentre Shucky correva a fare le feste alla ragazza.
"Sì e abbiamo visto che Coop si è ripresa" rispose la bionda, allargando il sorriso "Sai, Baba Yaga mi ha spiegato che Jay era l'unico a poterla guarire e non si capacitava che non ci arrivasse da solo. Penso dubitasse di lui, ma alla fine ha avuto torto."
"Già" Jack arrosì un po', mentre le immagini piuttosto intime a cui aveva assistito gli tornavano in mente "Ehm... possiamo scendere da loro, ora? Hanno ancora i vestiti addosso?"
Emma scoppiò in una limpida risata, poi lo prese per mano e lo condusse al piano di sotto.
C'era un qualcosa di diverso all'interno del gruppo, qualcosa che fece aggrottare non poco la fronte del giovane Guardino: Jay e Coop, grazie a Dio, avevano smesso di sbaciucchiarsi e parlavano tranquillamente con Sandy ed una persona che non gli sembrava aver mai visto prima.
Sulle prime esitò, un po' dubbioso, poi vide Shucky ed Emma avvicinarsi senza timore alla sconosciuta, così provò ad imitarli, squadrandola con attenzione.
Era una donna attraente, di età compresa tra i trenta e i quarant'anni, dalla carnagione chiara e di altezza media. I lunghi ricci color rame le scendevano lungo la schiena fino a lambire la vita sottile, mentre un abito nero ed attillato, lungo fino ai polpacci, le esaltava piacevolmente le forme ben modellate.
Fu solo quando incontrò i suoi occhi, blu e profondi, che Jack capì con chi aveva a che fare.
"B-Baba Yaga?"
La strega studiò divertita lo stupore che rigava il suo volto, dopodichè scoppiò a ridere, facendo luccicare le file dritte dei denti di ferro: "Jack Frost! Forse dovevo dire a Emma di avvertirti che avevo assunto mio vero aspetto..."
Il Guardiano si sentì in qualche modo sollevato nel sentire che almeno l'accento russo della donna era rimasto uguale, dopodiché lanciò uno sguardo interrogativo in direzione dell'amica umana: "Lei può cambiare aspetto?"
"E' una strega, Jack" rispose Emma, strizzandogli l'occhio "Credo che incantesimi del genere siano all'ordine del giorno per lei..."
"Perchè allora ti sei presentata a noi con l'aspetto di una vecchia dagli zoccoli di legno?" domandò Jack, tornando a fissare la strega "Insomma, così sei molto più... beh... carina.."
Leggemente divertita dal rossore che aveva vivacizzato le guance pallide del ragazzo, Baba Yaga diede un'alzata di spalle: "Faccia di Vecchia Megera fa più effetto, e poi è divertente vedere confusione su tuo volto."
Jack aprì la bocca per ribattere, ma Emma lo interruppe all'improvviso: "Ho sentito che parlavi con Mary nella stanza di sopra. Ci sono novità?"
"Oh, giusto!" esclamò il Guardiano, raccontando agli amici della chiacchierata avuta con la Strega dello Specchio (omettendo, naturalmente, il dettaglio della carezza).
"Quindi dobbiamo recarci al Palazzo di Pitch" concluse Jay, incrociando le braccia muscolose "Temo non sarà facile..."
"Io ci sono già stata" s'intromise Baba Yaga, sorridendo poi in direzione di Coop "Ormai sono qui, tanto vale che vi aiuti..."
"Sapevo che avremmo potuto contare su di te" disse Coop, stringendola in un abbraccio.
Un lampo improvviso attraversò la mente di Jack, insinuando nella sua testa un curiosissimo dubbio: ora che Baba Yaga aveva assunto il suo vero aspetto, ora che la vedeva così vicina a Coop, forse non era stupido pensare che forse...
Prima ancora che aprisse la bocca per domandare, Jay notò il suo stupore e gli venne spontaneo sorridere: "Si somigliano solo fisicamente, amico."
Coop realizzò la situazione e si lasciò sfuggire una risatina: "E' vero, non ho avuto il tempo di dirtelo visto che... beh, ero svenuta..."
"Dirmi che voi..." balbettò il Guardiano.
"Sì, Jack" il sorriso di Coop si allargò "Lei è Valentine. Lei è mia sorella."

***
Angolo dell'Autrice: Come al solito è passato un secolo dalla pubblicazione del capitolo precedente a questo. Ho provato a farvi un regaluccio con questa rivelazione che magari qualcuno aveva già capito.
Spero di non metterci una vita a pubblicare il prossimo pezzo, anche perchè siamo vicini ad un punto importante della storia.
Intanto, ringrazio Marina94 che ha realizzato questo manip!
Tinkerbell92

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