Il Ritorno di Sacro Romano Impero

di Chanelin90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Risveglio ***
Capitolo 2: *** Presentazioni Poco Affiatate ***
Capitolo 3: *** Infine Insieme ***
Capitolo 4: *** Fine di un' Utopia ***
Capitolo 5: *** L'Onore della Sfida ***
Capitolo 6: *** La Vendetta della Spada ***
Capitolo 7: *** La Notte che Sa d’ Amara Realtà ***
Capitolo 8: *** La Fioritura del Cavalier Cortese ***
Capitolo 9: *** Nelle Grazie del Maggiore ***
Capitolo 10: *** Prassi Inversa ***
Capitolo 11: *** L'Ombra della Minaccia ***
Capitolo 12: *** L'Illazione del Dubbio ***
Capitolo 13: *** La Notte delle Tenebre ***
Capitolo 14: *** Il Sogno si Dissolve.. ***
Capitolo 15: *** La Preda e il Cacciatore ***
Capitolo 16: *** La Notte dei Fiocchi di Neve ( Ultimo Capitolo ) ***



Capitolo 1
*** Il Risveglio ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 1
– Il Risveglio

Premessa: non ho interrotto “ Germoglio Avverso ”.

Semplicemente ho il materiale sull’altro computer e quindi proseguirò non appena lo riavrò sotto mano. Nel frattempo, comincio un’altra storia.

Può sembrare un titolo scontato, ma vi assicuro che io: non amo le cose scontate *,…,*.
Ci siamo intesi?

Come al solito: se lo riterrò opportuno..alzerò il target della storia.
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“ Dove sono?”

Aveva dormito per secoli in quell’antro buio che, quando la luce colpì il suo rifugio, ricordava a malapena chi fosse e dove si trovasse.
Qualcuno stava picconando la grotta.
TOC TOC  TOC

“ Ah si…ora ricordo!”

Sacro Romano Impero cercò la ferita che Francia gli aveva inferto. Al suo posto una vistosa cicatrice.
Aveva combattuto, lo ricordava bene, con coraggio e onore…ma: quel colpo..quel dannatissimo colpo..non l’aveva visto trapassare le sue carni.
Francis nemmeno lo aveva inseguito, si era limitato a ridacchiare mentre Sacro Romano Impero fuggiva verso le montagne.
Non era possibile sopravvivere a quella ferita. Lo aveva capito anche Sacro Romano Impero.
Ma lui non voleva morire.
Doveva rivedere QUELLA persona. L’aveva promesso.

TOC TOC TOC
– EHI! VEDO QUALCOSA!-

Sacro Romano Impero raccolse tutte le forze rimaste a seguito del lungo letargo.
Non aveva potuto fare altrimenti.
Un sonno forzato tra qui ghiacci..nella speranza di salvarsi.
 Ma quanto aveva dormito?

TOC TOC TOC
- ODDIO! UN BAMBINO! UN BAMBINO!-

Le picconate s’intensificarono.

- STAI CALMO, PICCOLO! TI TIREREMO FUORI!-

Sacro Romano Impero si rimise in piedi.
 Non aveva idea di chi fossero, né cosa volessero quei mortali…,ma una cosa era certa:  era in condizioni pietose e doveva difendersi. Non aveva dormito così a lungo per perire proprio adesso.

 TOC TOC TOC
Il ghiaccio, infine, si crepò abbastanza per permettere il passaggio di un essere umano chinato.

– FATTO! STAI TRANQUILLO PICCOLO! Sei al sic…-

Il sangue venne assorbito dalla neve come una spugna.
L’amico dell’essere umano vide il collega riverso a terra e subito si mise a urlare, irritando ancora di più la Nazione che sentiva quelle grida rimbombargli dentro il cranio affaticato.

- TERENCE! TERENCE! ODDIO! CHE ..CHE..CHE TI E’ SUCCESSO??-

“ Francesi..” constatò il Paese sdegnato.
Aveva un conto in sospeso con Francis…anzi: più di uno.

L’uomo tentò di rianimare quel corpo morto, ma si rese ben presto conto dell’inutilità di quei gesti.
Aveva la gola squartata nettamente.
Alzò gli occhi lucidi e impanicati, notando le piccole mani rosse del bambino che lo guardava con occhi diffidenti e maligni.
Nonostante il freddo lo circondasse, emanava un’aura infuocata.

- SEI STATO TU??- domandò isterico e incredulo il francese.

- Oh si!- sibillò Sacro Romano Impero.

L’uomo rimase sconcertato dalla freddezza con cui quel bambino si esprimeva.
Era inquentante. Più del suo modo di vestire. Sembrava il residuo di un’epoca passata.

- CO..COME HAI FATTO??? PERCHE’???-

La Nazione ghiacciò il francese con le sue pupille superbe e nobili.

- Io non sopporto i francesi. Siete il mio nemico! - e fece un passo verso l’uomo.

- ASPETTA! IO ..IO NON SONO FRANCESE! SONO BELGA! Stavo esplorando queste grotte al solo scopo di raccogliere materiali per la mia ricerca! Non c’entro niente con lui! Mi serviva una guida!-

Agitandosi, cercò disperatamente una via di fuga, ma venne bloccato da quel bambino che, avrebbe giurato la testa di sua madre, l’aveva aggirato con una velocità impressionante.
 Non l’aveva visto. Aveva eluso i suoi sensi.
 
- TU..TU ..NON SEI UMANO! SEI UN MOSTRO!!- gemette.

- E’ evidente che siete alleati..- continuò secco il bambino.

- CHE ??-

-Quindi perirai con lui!-

- NO ASPET…!-

Superflue furono le suppliche.

*******************************************
Poco dopo, Sacro Romano Impero stava correndo lontano da quei monti.
Avrebbe preso il sentiero principale per raggiungere l’Austria il prima possibile.
Forse era rischioso.
Non dubitava che, se avesse incontrato Francis, la situazione sarebbe stata veramente complicata per lui. Poteva veramente morire. Per davvero questa volta.
Tuttavia, a casa di Roderich Edelstein l’attendeva l’unica creatura che gli aveva dato la forza di sopravvivere in quel freddo polare, per tutti quei secoli, e lui voleva rivederla a ogni costo.
Voleva rivederla, abbracciarla, baciarla,  farci l’amore, sposarla…qualunque cosa: ma voleva stare con lei. Per sempre.

- Italia!- sospirò – Sto tornando, amore mio! Aspettami!-

“ Chissà se mi riconoscerà..” si tormentava.

“ Forse si è dimenticata di me…” rallentò il passo, per poi accelerare con più vigore “ NO, NON E’ POSSIBILE! IO NON L’HO FATTO!”

Passò i confini.
 La casa di Austria era in vista.

*******************************************************
- Se la smettessi di girare come una trottola e, MAGARI, mi aiutassi: impiegheremmo la metà del tempo!- si lamentò Germania, mentre sistemava la rete per catturare eventuali intrusi sgraditi.

Feliciano smise d’inseguire la farfalla e si rivolse a Ludwig con un ampio sorriso: - Hai ragione, Germania! Ma era così bella!- spasimò l’italiano.

- E’ una farfalla! Una farfalla, Italia! Un insetto piuttosto comune anche dalle tue parti!- commentò il tedesco, esasperato.

- Ciò non toglie che fosse bellissima!-

- Ciò non toglie che, se non tiri quell’estremità, entro 5 secondi, stasera non toccherai cibo!-

La minaccia ebbe effetto.
Italia sobbalzò e tirò la corda  affinchè il tedesco la sistemasse nella maniera  appropriata.

- Che noia, Doitsu!- sbuffò Feliciano.

Erano passati 5 minuti da quando il tedesco si era adoperato per intrecciare le corde.

- Stai sicuro che nemmeno io mi diverto, ma non voglio spie nel mio territorio!-

**********************************************************

“ CHI -E’ -QUELLO?”

Sacro Romano Impero seguiva la scena da sopra l’albero con molta attenzione.

Roderich era stato esplicito: Italia si trovava in compagnia di Germania, una Nazione a lui sconosciuta, ma, a giudicare dallo stato attuale delle cose, molto potente.

Italia, supponendo fosse la ragazza vestita di blu, aveva un’aria leggermente..virile.
Non che le forme fossero un MUST per Sacro Romano Impero , per carità: non l’amava per questo. Eppure..insomma, era completamente priva di femminilità.
Piatta, come una spada.
Peraltro aveva un taglio di capelli più che discutibile: corto come quello di un ragazzo.
Ma l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Il suo cuore palpitava come non mai.
Il suo sorriso, il suo atteggiamento, persino il suo riccio erano impressi nella sua mente come una macchia d’inchiostro indelebile.
Ma si trattenne dall’esporsi.
Avrebbe voluto, eccome se avrebbe voluto, ma quell’altro..Germania..proprio non riusciva a digerirlo.
In che rapporti era col suo unico Amore?
Questo, Austria, non l’aveva detto e Sacro Romano Impero moriva dalla voglia di scoprirlo. O forse no.

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Italia sbuffò nuovamente.
Non era facile mantenere la sua iperattività sotto controllo.
D’altronde.. non voleva nemmeno fare arrabbiare Germania.
Così decise di ammazzare il tempo con una canzone.
Una canzone piuttosto smielata, palesemente indirizzata a Ludwig, il quale, ovviamente, non riuscì a ignorarla oltre a un certo punto.
Era uno spettacolo divertente, in fondo: l’italiano che canticchiava appassionatamente rivolto a un tedesco che inveiva imbarazzato di rimando.
Tuttavia, non tutti i presenti trovavano la scena esilarante.

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Sacro Romano Impero affondò le unghie nella corteccia.
I suoi occhi si mossero da Ludwig a Italia con un’intensità e una rapidità inaudita.
Possibile che Germania fosse…la nuova fiamma d’Italia?
Sentì le mani prudere.
 La voglia di sfidare quella nuova Nazione era dirompente. Eppure..

“Lei sembra così felice…” realizzò amareggiato.

Feliciano rideva e provocava Germania col suo solito comportamento disarmante.
La consapevolezza lo colpì come acqua fredda.
Scese dal suo ramo, toccando il suolo, e si mise a camminare intorno, nervosamente.
 Italia non l’avrebbe riconosciuto.
Era passato tanto di quel tempo che, probabilmente, non si ricordava nemmeno il suo nome.

“Oltretutto..” si specchiò nel corso d’acqua che attraversava quel tratto d’erba  “ io non sono cresciuto…lei si!”

Il vuoto crebbe dentro di lui, inghiottendo la sua stessa anima.
Lui era sopravvissuto per una PRECISA RAGIONE e quella ragione gli stava sfuggendo dalle mani come un velo di seta.
La realtà si fracassò in faccia alla Nazione così forte da farlo barcollare.
Si poggiò una mano sulla fronte, cercando di trattenere le lacrime.

Italia aveva dimenticato e la colpa era sua che aveva dormito per tutto quel tempo.
Si rimproverò. Poteva essere ancora sua e, invece, il destino l’aveva beffato nella maniera più cruda possibile.
All’orecchio giunse il canto dell’italiano. Così dolce, così affezionato.
Il suo posto non era più quello. Era evidente.
Non poteva farla soffrire ancora.

Si rassegnò ad andarsene, così come era venuto, ma furono le urla di Feliciano a distoglierlo dal proposito.


CONTINUA

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Capitolo 2
*** Presentazioni Poco Affiatate ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 2
–  Presentazioni poco affiatate


- DOITSUUUUU!! MOLLAMIIII!- piagnucolò Italia, mentre Ludwig, per porre fine alla sua canzoncina, si era scomodato ad afferrarlo per il collo fino quasi a strozzarlo.

-HAI INTENZIONE DI PIANTARLA CON QUESTA CANTILENA RIDICOLA??- grugnì il tedesco, senza mollare la presa.

La sua pazienza non era infinita. Stavano lavorando, non organizzando un pic-nic.
Italia tossì di rimando.

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- Può, cortesemente, levare le sue sudice mani dalla MIA Italia?-

Ludwig e Feliciano girarono la testa, trovandosi davanti un bambino, dagli occhi glaciali, che raggiungeva, a malapena, il bacino del tedesco con tutto il cappello.
Italia sussultò: conosceva quel cappello.
Non l’aveva mai dimenticato. Mai avrebbe potuto.

Germania lo fissò incredulo : - Come scusa? No, aspetta un attimo..: CHI DIAVOLO SEI ?-

Il bambino si accigliò e la sua voce divenne un ringhio minaccioso: - Se non le togli subito le mani di dosso, molto presto, il tuo carnefice!-

Il suo cappello..i suoi vestiti..i suoi occhi..la sua voce…: non poteva essere vero! Eppure, davanti a Italia, sembrava stagliarsi proprio l’amore perduto, un tempo, che lo tormentava ogni chiaro di luna: - Sacro Romano Impero ???- azzardò, scioccato, liberandosi dal braccio di Ludwig e osservando la reazione dell’apparizione.

Il bambino arrossì e abbassò lo sguardo imbarazzato.
Doveva dire qualcosa di sensato ma la sua mente non gli proponeva niente che avesse un minimo di logicità.
Col braccio si portò il cappello sugli occhi.
Si  vergognava terribilmente.

Italia ne studiò l’espressione.
Quel comportamento sembrava proprio consono a come lo ricordava.
Con veemenza corse verso di lui, lo afferrò per le spalle e s'inginocchiò alla sua altezza.

- Sei..sei tu..? Sacro Romano Impero? Ti prego..dimmi che sei tu! -

E così dicendo, alzò il cappello per poterlo scrutare bene negli occhi-
Sacro Romano Impero rimase immobile a fissarlo con gli occhi dilatati dal timore e dall'angoscia.
Italia si lasciò sfuggire una lacrima lungo la guancia.
Erano i suoi occhi.

- Sei proprio tu...sei tornato!-

E lo abbracciò a sè.
Sacro Romano Impero, lì per lì, rimase ancora allibito e senza parole, ma, il dolce profumo dell'italiano lo avvolse come nebbia.
Si sentiva a casa. Tutto ciò che aveva affrontato: le battaglia, le ferite, le torture.. lo aveva fatto in funzione di QUEL momento e l’appagamento nel riabbracciare Italia, la sua Italia, lo gratificava più di ogni altra cosa.
Lei non aveva dimenticato e questo era già un dono prezioso per lui. 

- SIGH.. Credevo..che non ti avrei più rivisto... SNIF ..è passato così tanto tempo..io..temevo..che..- singhiozzò Feliciano.

Sacro Romano Impero riuscì a trovare le parole. Poche, ma giuste: - Shhh..Ora sono qui, Amore mio! Non me ne andrò più! Mai più! Perdonami! Sono qui con te! -

E pianse silenziosamente anche lui.

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Germania rimase sbigottito a osservare la scena. Era a disagio.
Credeva di aver carpito chi fosse lo sconosciuto: l'amore passato dell'alleato italiano. Sacro Romano Impero.
Un tipo particolare. Portava dei vestiti scuri e antiquati e sembrava tutt'altro che socievole.
Oltretutto..era un moccioso. In tutti i sensi.

Erano venti minuti che i due piccioncini chiacchieravano fitto, fitto tra loro.
Chissà cosa stavano dicendo.
Certo Germania non era il tipo da farsi gli affari altrui, a meno che non si trattasse di questioni particolarmente piccanti, ma, in questo caso, si trattava solo di sdolcinatezze e piagnistei e lui si sentiva terribilmente inopportuno e non mancò di farlo notare per potersela svignare.

- Bè..io vi lascio soli! Avrete un mucchio di cose da raccontarvi!- considerò.

- ASPETTA!- invocò Italia, asciugandosi il naso con la manica.

Si avvicinò a Ludwig, tenendo ben stretta la manina di Sacro Romano Impero, il quale, a sua volta, lo accompagnava saldamente.

- Do...DOitsu..SNIF...ti presento..SNIF ..Sacro Romano Impero..! SNIF... Lui è...- e si rivolse verso il bambino -...una persona a me..molto cara!-

Poi girò nuovamente la testa e indicò il tedesco.

- Lui..è Germania..SNIF....è un mio alleato e....il mio migliore amico! SIGH- affermò.

Sacro Romano Impero squadrò il tedesco da cima a fondo, senza nascondere diffidenza e superbia nel tono di voce.

- AH! Il tuo migliore amico..- puntualizzò senza il minimo d’emozione.

Germania lo ignorò, non volendo altri guai. Ne aveva già a sufficienza e tutto ciò che ruotava attorno all'italiano,  guarda caso, solitamente, portava guai e disastri.

Allungò la mano cordiale : - Piacere, Germania!-

- Piacere mio...- asserì il bambino, ma senza contraccambiare il gesto, lasciando il tedesco con la mano sospesa in aria e un’espressione attonita in volto.

Feliciano riprese la parola: - Ascolta Doitsu! Io adesso..NOI adesso..andiamo a casa mia...che io..devo..cioè..-

- Lo capisco, Italia!- asserì gravemente il tedesco, abbassando lentamente la mano che era rimasta sospesa.

- Giuro che domani ci sarò...per gli allenamenti!- balbettò Feliciano, goffamente.

- Va bene così! Non preoccuparti! Prenditi tutto il tempo necessario!- affermò Germania, senza staccare gli occhi dal bambino che lo scrutava intensamente.
Percepiva un non so che di pericoloso nelle sue pupille investigatrici.

A Feliciano brillarono gli occhi: - OHHH GRAZIEEE!!- si entusiasmò, andando ad abbracciare Ludwig con veemenza, facendo drizzare i capelli a Sacro Romano Impero.

Germania si accorse del sussulto del bambino, anche perchè: era difficile non avvertire il freddo di certi occhi gelidi che lo perforavano come coltelli e l'aura assassina che il suo corpo emanava.
Feliciano si staccò e, preso Sacro Romano Impero, per la manina, lo trascinò via.

- Ci vediamo, Doitsu!-

- Ciao Italia!- bofonchiò il tedesco quando vide il suo amico allontanarsi - Stai attento..-

Non era preoccupato.
Fece qualche passo.
Sì che lo era, invece.

**************************************************

- QUESTA E' CASA MIA!!- dichiarò l'italiano, mostrando al ragazzino le colorate mura, in terracotta, della sua dimora.

- Molto graziosa!- sorrise Sacro Romano Impero constatandone gli addobbi e i davanzali fioriti.
Decisamente ben curata, a scapito della sbadataggine della sua adorata.

 - Piuttosto grandicella per una sola persona!-

- Oh! Qui non abito solo io ! - replicò Feliciano, mentre cercava nella tasca le chiavi per accedervi.

Sacro Romano Impero sentì il nervoso appropiarsi delle sue membra come una diga che ha ceduto, ma lo mascherò bene: - AH, davvero? E con chi la condividi?- ridacchiò allegramente, falso come una lapide.

- Con Romano! Mio fratello! -

- Ah..- il bambino sentì la collera sgonfiarsi.

Nessun rivale. Meglio così.
Già non si fidava del “migliore amico d’ Italia”.., figurarsi se poteva sopportarne un altro.
D’altronde: come biasimarli? Italia era semplicemente la creatura più dolce e carina dell’universo. Assolutamente perfetta!
Se avesse dovuto combattere per lei, non si sarebbe tirato indietro.

- E' un pò brusco a volte, ma ti assicuro che non lo cambierei con nessun'altro al mondo! Te lo avrei presentato...però, probabilmente, non è in casa in questo momento! Solitamente, quando sono in battaglia, lui va da Spagna! Dice che...: se torno a pezzettini, perlomeno, non gli toccherà pulire! Scherza, ovviamente, lui...-

- Frena, frena, frena! Sei in guerra?- scandì il giovane.

A Sacro Romano Impero quasi gli venne un coccolone.
Chi poteva essere così viscido e crudele da attaccare una così leggiadra fanciulla?
Doveva solamente azzardarsi a sfiorarla e se ne sarebbe pentito per tutta la sua esistenza. O quella che gli sarebbe rimasta.


- EH? Ah... si..diciamo..!-  biascicò ansiosamente l’italiano – E’ una storia lunga..si..è lunga..diciamo…-

Così, con nonchalance, riuscì a trovare le chiavi e a inserirle nella serratura di casa sua.

- Vieni dentro?- domandò al bambino.

Sacro Romano Impero rimase perplesso a fissare Italia.
Poi fissò la porta.
Intendeva loro due.. da soli? In casa ?

- Io?? Cioè...tu e io?- farfugliò agitandosi.

Italia non battè ciglia e rispose col suo solito buon umore di cui era espressione: - Certo! Non vorrai mica rimanere qua fuori?! Potresti prendere un raffreddore!

Sacro Romano Impero non era rosso. Era porpora.
Impossibile descrivere tutti i viaggi mentali che percorsero in lungo e in largo la sua mente in quel momento.
Il più tranquillo: li vedeva entrambi abbracciati sul divano, assopiti, a seguito di una seduta di pittura, mentre si scambiavano paroline d’amore e baci appassionati.
Il più audace: non sarebbe stato adatto a un pubblico minorenne.

 - Così, magari, ti preparo qualcosa!-

- Qualcosa..cucinato da te??-

- Sicuro! Ti piace la pasta?-

Il solo pensiero d’ Italia, rigorosamente in tutina da cameriera, che lo imboccava con le sue prelibatezze fatte in casa, gli provocava un riflusso sanguigno dritto verso il cranio, inibendone ogni capacità di giudizio.

- L'adoro!- assicurò convintamente.

Aveva atteso così a lungo quel momento.
Non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di dichiarare il suo amore alla sua amata e..possibilmente…
Insomma, non avrebbe tollerato intrusioni: quello era il suo momento. Suo e d’Italia.



CONTINUA
 


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Capitolo 3
*** Infine Insieme ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 3
–  Infine Insieme

Si mise seduto sulla sedia di legno, davanti al tavolo,  riflettendo sul da farsi.
Italia zompava da una parte all’altra della cucina, canticchiando una canzoncina allegra e, allo stesso tempo, languida.
Lui continuava a ripetersi che non doveva andare di fretta.
Non voleva spaventarla  come al solito.
Doveva rimanere concentrato e…

- Apri la bocca, Impero! – canticchiò Italia, porgendogli la forchetta con arrotolati gli spaghetti.

- Eh?- guaì lui, sgranando gli occhi.

- Ma siii! Dai! Assaggia cosa ti ho preparato!- sorrise Italia, allungandogli la posata.

Come poteva rifiutare?
Sacro Romano Impero aprì la bocca, permettendo a Feliciano di depositare gli spaghetti sulla lingua affamata.
Serrò le mandibole e masticò lentamente.

- Allora? Com’è?-

- E’ la cosa più buona che abbia mai mangiato!- affermò lui, in estasi; più per il gesto che per gli spaghetti.

Se quello era un sogno, non voleva più svegliarsi.
Se invece era morto, e quello era il Paradiso, bè..ne era valsa la pena, dopotutto.
Va bene che Italia non indossava niente di particolarmente Osè, ma, in fondo, poco importava se era LEI a nutrirlo.
Italia rise compiaciuto, posandogli davanti un piatto ricolmo di pasta fumante.
Se Sacro Romano Impero non si era ancora fiondato sul cibo, lo doveva  solo alla sua caparbietà nel voler mantenere un minimo di decoro, contegno ed eleganza a fronte della fanciulla.
Italia sembrò intuirlo.

- Oh mangia pure! Non fare complimenti!-

- E tu dove stai andando?- domandò il bambino, notando che Feliciano si stava allontanando.

- Vado riempire la vasca! Sarai certamente stanco dopo tutto questo viaggiare! Un bel bagno caldo ti aiuterà a rilassarti!- suggerì l’italiano, recandosi in un’altra sala.

In effetti ne aveva bisogno.
Da quanto non vedeva una saponetta o annusava il soffice profumo della pelle appena disinfettata.
Esaminò mortificato il suo abbigliamento: non era nemmeno cortese rivolgersi a una damigella indossando vestiti logori e puzzolenti a causa del sangue rappreso, della polvere e dell’usura del tempo.

- Mi ci vorrebbe proprio!- ammise, masticando uno spaghetto.

Italia ridacchiò dall’altra stanza: - Ahah! Non vedo l’ora d’insaponarti la schiena!-

Sacro Romano Impero sputò l’intero contenuto della bocca, riversandolo sul tavolo.
Aveva capito bene?

- Scusa, Italia…Intendi dire: Io con te nella stessa vasca?-

- Certo! Che domande fai?- sghignazzò l’altro.

Avete presente quei sottofondi musicali che partono a seguito di un evento di particolare successo o beatitudine? Ecco, quella era la condizione di Sacro Romano Impero, prontamente seguita dal panico più totale.
Si alzò in piedi di scatto, muovendosi febbrilmente da un lato all’altra della stanza.

“ No, no, no.. Non posso farlo! NON POSSO ASSOLUTAMENTE FARLO! MI VEDRA’ NUDO…E IO VEDRO’ NUDA LEI…E..”

Arrossì violentemente, sentendosi stupido e ridicolo.
Stavano correndo un po’ troppo, forse. 
Poteva ben comprendere la frenesia nel rincontrarsi dopo tanto tempo, ma, FORSE, così, era un TANTINO  esagerato.
Cioè: lui l’amava moltissimo; più della sua stessa vita! Ma la serenità e leggerezza di quella fanciulla nell’affrontare CERTE cose, lo inquietava alquanto.
Negarsi a un invito così esplicito? Giammai!
Non che non desiderasse fare il bagno con lei o ricevere le sue…attenzioni, ci mancherebbe…, ma questo tipo di confidenza fisica si era immaginato di doversela conquistare a caro prezzo, devolvendo tutto se stesso con costanza e devozione!
 Invece..lei..pareva fin troppo disinibita!
Com’erano cambiati i tempi…
 
“ Calma Sacro Romano Impero…C-A-L-M-A! Non puoi…NON DEVI deluderla! Hai sempre sognato questo tipo di..situazioni..  e adesso NON PUOI TIRARTI INDIETRO!” si dannò con tutto se stesso per la sua codardia.

- Preferisci il bagnoschiuma alla nocciola o al lampone?- domandò Italia, rientrando nel salotto.

AL suo ingresso, si accorse del bambino svenuto sul pavimento, con la faccia da ebete e la bava alla bocca.

- Sacro Romano Impero??- si preoccupò Italia, afferrandolo dalle spalle, per poggiarlo sulle sue ginocchia.

- Io….lei…nudi…insieme.. ghhh..…lampone…ghhh..insieme…ghh..-

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- AHAHAH! Hai una pelle morbidissima, Impero! Proprio come quella di un pomodoro! AHAHHA!- ridacchiò Feliciano, mentre insaponava la schiena del bambino.

Si divertiva un mondo a scoppiare le bolle che scivolavano lungo la pallida e luminosa pelle del giovane che, tremante, gli dava la schiena, mantenendo gli occhi bassi e imbarazzati.
Sacro Romano Impero, da parte sua, aveva adoperato tutte le sue abilità migliori, acquisite in anni e anni di esperienza in battaglia, per non vedere la donna che amava nuda e cruda.
Già il solo fatto che questa gli stesse insaponando la schiena rappresentava, per lui, l’apice della beatitudine.
Tuttavia, la sua timidezza, lo portò a mantenere , per la maggior parte del tempo, gli occhi serrati e le labbra serrate.
Sperava solamente che quella “ tortura” potesse terminare il prima possibile e, soprattutto, che non eccedesse ulteriormente.
Non fraintendiamo: Sacro Romano Impero adorava il fatto che Italia si fosse messo a sua disposizione, ma non era sicuro che sarebbe riuscito a trattenersi una volta lasciatosi andare.
Erano veramente pronti a questo? E se poi, lei, non l’avesse voluto più rivedere?
Quindi, considerate le circostanze, meglio non rischiare. Per ora.
Anche se, dietro di lui, vi era colei che aveva rubato il suo cuore come ciliegie dal ramo.
 Feliciano lasciò scivolare un liquido fruttato sulla testa di Sacro Romano Impero, spalmandolo bene sulle punte.

“ NON GUARDARE! NON GUARDARE! NON GUARDARE! NON- DEVI- GUARDARE PER NESSUNISSIMA RAGIONE!!! “ continuava a ripetersi ossessivamente nella testa fino a scoppiare, mentre Italia gli strofinava i capelli con lo shampoo, annusandone l’aroma.

- Mi sei mancato, Impero..tanto!  Più di una volta ti ho sognato! A volte tornavi, a volte ti allontanavi! Altre volte, invece,  quando ho dovuto prendere decisioni dolorose.. avrei voluto..averti accanto..il tuo consiglio sarebbe stato tanto caro e prezioso per me!- confessò l’italiano mestamente.

Sacro Romano Impero rimase ammutolito, non perché non ascoltasse, anzi..era fin troppo attento, ma Italia era così sincera e malinconica che il bambino non trovò il coraggio d’interromperla.
Troppo importanti erano le sue parole per lui.
Non voleva perdere nemmeno una sfumatura della sua voce soave.

- Oltre Germania e Romano…non ho avuto nessun’altro con cui confidarmi davvero!-

Il  corpo d’Impero venne attraversato da una scossa improvvisa.
Eccolo che tornava. Germania.
Lui e Italia erano fin troppo intimi per i gusti di Sacro Romano Impero.
Ci mancava che erano pure confidenti stretti.

- Una volta, nel cuore della notte, …ho svegliato Doitsu perché credevo di averti visto correre nel bosco davanti casa sua! Al freddo,  l’ho costretto a correre per chilometri, ancora in pigiama, per cercare di raggiungermi mentre io inseguivo una tua visione nella neve! E’ stato frustrante!-

Italia, a quel punto, stava quasi piangendo.
Sacro Romano Impero, invece, stava soppesando attentamente le parole dell’amata.
Dormiva con Germania?
Questa cosa lo mandò in bestia. Non poteva accettarlo. Proprio no.
Col fratello poteva pure condividerla, ma quell’altro…Cosa diamine voleva dalla SUA donna?
Si tormentava su COSA avessero fatto quei due, insieme, di notte.
Non potevano..aver fatto..quello…perché, in quel caso, Germania, era un morto che camminava. Sicuro.

Italia, vedendolo  fremere in quel modo, non potè fare a meno di dolersi: - Oh, Impero? Tutto bene? Hai freddo?-

Sacro Romano strinse i denti e borbottò : - No, no…nessun problema!-

- Vuoi che ti scaldi io?- sorrise seducente l’italiano.

Nel dire questo, strinse il bambino al petto, posando il mento sui suoi capelli bagnati.
La pelle dei due entrò in contatto molto più di quanto non avesse imposto il galateo e il pudore naturale.
Sacro Romano Impero avvertì il calore espandersi in tutto il corpo. E non era a causa della temperatura corporea di Feliciano.
Una sensazione indescrivibile, ma, incredibilmente avvincente.

- Va meglio adesso?- sussurrò l’italiano all’orecchio del giovane.

Sentendo che questo non proferiva parola, lo chiamò.
Infine, girandolo verso di sé, constatò che era svenuto un’altra volta.

- Eheh!  Bentornato Sacro Romano Impero!- commentò Italia, stringendo a sé il corpo stanco del bambino – Mio Amore!-

**************************************************************************

- Ti sei svegliato, finalmente!-

Sacro Romano Impero battè le palpebre più volte.
Si trovava su un letto. Molto ampio a dir la verità.
Italia portava un accappatoio chiaro e sussurrava con la consueta voce dolce e carezzevole.
Incredibilmente sensuale.

- Qui dormo con mio fratello, ma, dato che lui non c’è, mi farebbe piacere se condividessimo le stesse lenzuola dato che .. Impero?-

Era svenuto, chiaramente, un’altra volta.
Italia cominciava seriamente a preoccuparsi per il suo stato di salute, non capacitandosi che il problema potesse essere  tutt’altro che fisico.
Quando Sacro Romano Impero riaprì gli occhi, si ritrovò tra le morbide braccia d’Italia che sorrise nuovamente al suo indirizzo.

- Sei proprio divertente, Impero!-

Il bambino sentì le guancie imporporarsi come un mollusco marino.

- Tuttavia…almeno per questa notte, dormi con me. Ti supplico! Ho così tanta paura di non ritrovarti domani mattina che… Se dovessi scomparire un’altra volta, io…non potrei davvero sopportarlo!- mormorò tristemente Italia con occhi lucidi e depressi.

Era troppo.
Sacro Romano Impero aveva dato il meglio di sé per non lasciarsi prendere dalla foga della sua voglia di rivedere il suo Amore. Ma aveva raggiunto il limite umano e inumano di sopportazione.
Aveva resistito a Italia che lo imboccava, a Italia che lo aiutava a lavarsi, a Italia che lo abbracciava nel medesimo letto..ma quegli occhi…quegli così incantevoli e sinceri… Al diavolo i convenevoli!
Si girò con irruenza verso Feliciano, salì sopra di lui e gli prese il viso tra le mani, fissandolo negli occhi nocciola e confusi con ardore e passione mai viste.

- Ti amo, Italia! Ti ho sempre amato e ti amerò per sempre! SEMPRE!-

Feliciano non riuscì a trattenere le lacrime.
Sacro Romano Impero allungò la mano verso il suo accappatoio cominciando a toglierlo sapientemente.

-Sono stato uno sciocco ad allontanarmi da te! Io darei la mia stessa vita per la tua! Non ti lascerò  più , così che tu non debba più soffrire in futuro!- assicurò, baciandogli le lunghe dita affusolate.

Liberò l’accappatoio dal torso di Feliciano, cominciandone ad assaporare avidamente i capezzoli.
Decisamente il suo corpo peccava di alcune rotondità…ma non lo disturbava più di tanto.
L’importante era poterla, finalmente, toccare.
Ghermire le sue carni come un rapace, godere del suo odore e della sua dolcezza.
Durante il suo letargo forzato..troppe volte aveva sognato  di quel momento di voluttà con la sua donna e, ora, voleva goderselo appieno, una volta per tutte.

-  Sacro Romano Impero? Ma che..AH..che stai… AH..-

- Scusami, Amore mio! Ma non riesco più a trattenermi!- confessò  desolato il bambino,  lasciando ricadere le sue ciocche bionde sul petto nudo dell’italiano.

Voleva possederla. VOLEVA POSSEDERLA ORA.
La passione lo stava consumando come fiamma viva.
Fu allora che ne scoprì completamente il corpo…

CONTINUA

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Capitolo 4
*** Fine di un' Utopia ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 4
–   Fine di un’utopia

“ Non è possibile! Non può essere!”


C’era un problema. Un imprevisto non del tutto irrilevante.
Sacro Romano Impero rimase interdetto a fissare ciò che non doveva esserci sotto l’accappatoio di Feliciano.

Qual’era il significato di tutto ciò? O meglio…: il significato poteva essere solo uno, ma questo era inconcepibile per Impero: possibile che avesse frainteso, per tutto questo tempo, la vera natura d’Italia?


- I..Italia…tu..tu..non sei..voglio dire..una donna?- balbettò imbarazzato.

Italia si coprì i genitali con l’accappatoio. Era in difficoltà pure lei, o meglio..lui.

- Io..te l’avrei detto..in realtà..: pensavo l’avessi capito!- mormorò l’italiano, stringendo le ginocchia a sé e studiando i chiari occhi del suo interlocutore che lo contemplavano perplessi e, temeva, con un briciolo di collera in fondo a sé.

Impero percepì l’irritazione crescere all’interno del suo organismo.
Capito? Come avrebbe potuto capirlo? Italia era una Nazione così poco virile e delicata!
 Avrebbe sfidato chiunque a sostenere che fosse, in realtà, un uomo.
E lui poi? Lo scrupolo di avvisarlo di questo abbaglio prima di quel..frangente? 
Una doccia d’acqua fredda.

- Per tutti gli Dei! Tu mi hai mentito! HAI MENTITO A ME!- urlò il bambino, lasciando che l’angoscia prendesse il posto della rabbia.

Lo sconforto stava prendendo il sopravvento
Preso in giro nel profondo dei suoi sentimenti.
Calpestato come un tappeto.
Italia era un uomo. UN UOMO. Un maschio.
L’immagine della SUA Italia, in veli e leggiadra, che attraversava i campi intrecciando ghirlande di fiori, si frantumò in un millisecondo.
Un’allucinazione. Una chimera. Un miraggio. Una bolla di sapone.
Come poteva adattarsi a una  condizione così poco..sensata?
No. Doveva essere, per forza, uno scherzo. Peraltro di pessimo gusto.

- Italia..dimmi che non è vero! Non può essere vero!- implorò Impero, prendendo Feliciano per le braccia e inchiodandolo con lo sguardo.

Quest’ultimo abbassò il capo mortificato.
Era vero. Purtroppo era vero.
Lasciò tremante la presa e cominciò a guardarsi intorno confuso e smarrito.
La sua Italia non era altro che una menzogna! Un’illusione! Un inganno!

- Impero..io..-mugolò Italia, notando lo sconforto del compagno.

- STAI ZITTO!- urlò Sacro Romano Impero, tradendo la voce strozzata e gli occhi umidi.

Italia ammutolì, ma non riuscì a trattenere le lacrime.

- TU…TU..TU NON SEI LEI! TU NON SEI LA RAGAZZA CHE HO AMATO! SEI SOLO UN IMPOSTORE! – gridò il bambino, storcendo le dita e stringendo i denti.

Con un moto di disgusto, scostò bruscamente le sue mani dal petto dell’italiano.
Feliciano , a sua volta, rimase gelato e completamente paralizzato dal dolore.
Non credeva potesse avere una reazione così furiosa a una notizia del genere.
Non era mai stata sua intenzione mentirgli, né illuderlo.
Lui credeva che la questione non avesse tutta questa importanza.
Invece, per Sacro Romano Impero, che ora sbatteva i pugni,  frenetico e sconsolato, sul letto, doveva rappresentare molto più di quanto non  credesse. O avrebbe voluto credere.
Mai avrebbe pensato di turbarlo in questo modo.

- SONO IO, IMPERO! TE LO GIURO!-  ribadì con forza, cacciando, senza successo, le lacrime.

Sacro Romano Impero non poteva accettarlo: - NOOO!- urlò frastornato.

A quel punto, Feliciano, ebbe come un raggio di consapevolezza e, distogliendo lo sguardo, mormorò frustrato e deluso: - Solo perché…sono un uomo..non ti piaccio più?-

Sacro Romano Impero si bloccò, punto nell’orgoglio e nell’animo.
Il suo amore valeva davvero così poco?
Una passione che si concede e si toglie come per gioco?
Aveva passato la vita a sognare di rivedere Italia e, adesso, lo ripudiava così?
 Era, forse, questo il valore della sua parola, della sua sincerità…dei suoi stessi sentimenti?
Incapace d’interpretare quel tumulto interiore e di sopportare ancora la presenza della persona amata,  il bambino si gettò dalla finestra e scappò tra le lacrime.
Feliciano si affacciò alla finestra, ma non lo vide più all’orizzonte.

*********************************************************************

Ludwig aveva quasi terminato le sue flessioni quotidiane.
Non poteva lamentarsi: nessun imprevisto o nemico in vista.
Era una giornata tranquilla.
L’unica presenza era Giappone  impegnato ad affilare la spada con cui combatteva.
 Per il resto: calma piatta. Proprio come lui desiderava.
Finchè non arrivo LUI.

Feliciano si scaraventò sul tedesco , piangendo incontrollabile.
Tremava come una canna da zucchero sotto il vento di Ponente.
Era veramente disperato e il suo pianto non pareva affatto infantile come avveniva di solito. Era serio, stranamente.

- ITALIA-CHAN- si allarmò Kiku, saltando sulla sedia e mettendo da parte la sua arma.

- Mi ..ha lasciato! Se n’è andato di nuovo! Questa volta, credo, per sempre.. – mormorò Italia, stringendosi al petto di Ludwig.

“ Che novità!” commentò tra sé il tedesco, che intuì al volo che si trattasse di Sacro Romano Impero.

Quanto poteva resistere una persona normale in compagnia d’ Italia? Uno..massimo due giorni, prima di cominciare a dare di matto.
Per questo, non lo sorprese più di tanto il fatto che quel bamboccio l’avesse piantato in asso così presto.
Alla faccia del grande amore e dei paroloni sdolcinati tanto palesati.
Non era un tipo facile da gestire il suo immaturo alleato.

- Animo, animo..cosa hai combinato stavolta ?- Germania già dava per scontato che la colpa fosse la sua esuberanza.

- Snif..Niente! Lo giuro! Gli ho detto solo la verità!-

Germania aggrottò la fronte: - La verità?-

Feliciano gemette sconsolato: - CHE SONO UN UOMO! Lui si è arrabbiato e se n’è andato!-

“ AHHHHH”  comprese l’altro.

- Non credevo fosse così importante! E invece..Sigh..-

Germania non potè fare a meno di provare una sincera compassione per lui.
Ma cosa frullava nella sua piccola testa?
Credeva veramente che fosse una cosa normale innamorarsi di una persona dallo stesso sesso? O, magari, condividerne le stanze?
Che Germania non gli desse peso, perché conosceva Italia e perché riteneva inutile ogni forma di opposizione,  era un altro discorso..ma chiunque, sano di mente, l’avrebbe trovato bizzarro..se non disgustoso.
Ludwig tentò di consolarlo dandogli dei leggeri colpetti sulla schiena.

- Andiamo Italia! Sono certo che non era il tipo adatto a te! E’ passato così tanto tempo da quando eravate piccoli che, per forza di cose, le circostanze non potevano rimanere le stesse! Anche voi siete cambiati!-

Italia si strofinò un occhio arrossato: - Ma io..l’amavo! L’ho amato per davvero! Sono sincero!-

Germania lo fissò severamente: - A volte, Italia, bisogno accettare che le cose non vadano per il verso giusto..Non sempre, ciò che si prova, viene ricambiato allo stesso modo! -

*********************************************

Un voce proruppe come un ringhio dalla boscaglia: - Mi pare di averti già detto di levarle..em..levargli le mani di dosso!-

Era Sacro Romano Impero.
Appariva stanco e trafelato, ma non meno determinato del solito.
Aveva recuperato i suoi vestiti, ora puliti.
Era tornato alla dimora d’Italia per cercarlo, ma, non trovandolo, si era lasciato prendere dal terrore e, col cuore in gola,  era corso alla sua ricerca.
Aveva un sospetto, più che fondato,  dove Italia potesse essere andato a cercare conforto, e non si sbagliava. Sebbene avesse voluto.

Feliciano ebbe un sussulto: - Sacro Romano Impero? Sei tornato?-

Il bambino si avvicinò silenziosamente ma con fare apprensivo e conciliante: - Perdonami, Italia! Io ..lì per lì.. sono stato un po’ impulsivo..come dire..mi ha fatto un certo effetto e, non nego, che la cosa mi abbia stordito parecchio, ma…ma posso accettarlo. Va bene così! Io non..- fece un bel respiro - ..io non voglio perderti di nuovo!-

Feliciano rimase incantato, senza allentare la presa dalla divisa del tedesco.
Era tornato? Per lui?
S’imbronciò, cosa che, peraltro, stupì anche Ludwig e Kiku.

- Come faccio a sapere che non scomparirai di nuovo?-

Sacro Romano Impero rimase sbigottito.
Aveva dato la sua parola, da vero gentiluomo, che, mai e poi mai, avrebbe fatto soffrire nuovamente la sua..il suo amato.
Si sarebbe abituato alla sua mascholinità, in un modo o nell’altro.

- Italia..io ero..scioccato! Capisci? Ho sempre pensato che tu fossi una donna e..NO! NO! NON PIANGERE! TI SUPPLICO! Mi fai star male! Mi aggradi anche così! Dico sul serio! Avevo bisogno..di tempo! Tutto qui!-

Feliciano alzò gli occhi verso di lui, sempre reggendosi a Germania, il quale, si trovò, ancora una volta, decisamente a disagio :- Ma tu mi ami veramente?- questionò amareggiato l’italiano.

Sacro Romano Impero non avrebbe potuto ricevere un’offesa e sofferenza più grande.
Trafitto da quel dubbio che attanagliava la persona amata.
Dubitava del suo amore? DEL SUO AMORE? Ma come poteva? Solo la speranza di rivederlo l’aveva spinto a sopravvivere.

- ITALIA! Tu, così dicendo, mi ferisci più di una lama! CERTO, che ti amo! Lo affermo davanti a tutti con  entusiasmo e convinzione!-

Italia abbassò lo sguardo e si mise a riflettere.
Non appariva molto convinto e, la cosa, non poteva che addolorare immensamente il bambino.
Forse, quella notte, l’aveva presa in malo modo…ma era subito ritornato sui suoi passi.
Una notizia del genere andava metabolizzata, no?
Concentrò la sua espressione su quella di Feliciano.
Appariva ferito e scoraggiato.E la colpa era sua.
 Non aveva tenuto fede alle sue promesse e, adesso, la sua ragione di vita dubitava giustamente di lui.
 Come poteva farsi perdonare?
Doveva dimostrare che la sua morale era salda e ferrea e…COSA CI FACEVA ANCORA QUEL TIPO ABBRACCIATO A ITALIA?
Mosse un braccio verso l’elsa della spada.
Ne aveva abbastanza di quello là.
Poi, però, passò lo sguardo su Italia: sapeva che non avrebbe apprezzato colui che avesse osato fare del male a Germania e lui, in quel frangente, non poteva proprio permettersi di fare passi falsi.
Non poteva compromettere ulteriormente il suo rapporto col suo amato.
 Per questo: doveva apparire un incidente fortuito.
Un piccolo, innocente e imponderabile inconveniente.

- Vi stavate allenando, vero? Vi dispiace se mi unisco all’addestramento?- chiese candidamente rivolto al tedesco che sgranò gli occhi, scettico.

- Non so se è il caso..-

- Oh suvvia, ci divertiremo! Potrei anche insegnarti qualcosa di utile!-

Germania aggrottò la fronte diffidente.

Sacro Romano Impero si leccò le labbra con un ghigno malefico: - E tu..potresti insegnarla a me!-

CONTINUA

 

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Capitolo 5
*** L'Onore della Sfida ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO

 Capitolo 5 – L'Onore della Sfida


Il giorno prima, la pioggia aveva bagnato i sentieri e quest’ultimi, adesso, era particolarmente ostici e, in alcuni punti, melmosi.
Ma questo non fece desistere le Nazioni dall’addestramento quotidiano.

- Per cominciare: faremo una dozzina di giri intorno a questo campo!- dichiarò Ludwig, rivolgendosi a Feliciano, Kiku e Impero.

Il bambino scoprì i denti, rivelando un sorriso superbo: - Non vedo l’ora!-

Germania si mise a correre, incurante della lunatica attitudine del nuovo arrivato, quando, improvvisamente, se lo  trovò al suo fianco che lo squadrava ridacchiando con aria di sufficienza.
Era veloce…maledettamente veloce: l’aveva raggiunto in un batter d’occhio.

- Tutto qui, capitano?- domandò arrogante.

Sacro Romano Impero, in cuor suo, sperava Italia lo stesse guardando.
Valeva molto più di Germania. Infinite volte di più.
E poteva dimostrarlo. Eccome se poteva.
Che motivo c’era di ricercare le attenzioni del tedesco quanto vi era lui a sua completa disposizione?!

Germania sbuffò , distogliendo lo sguardo annoiato da quel bambino altezzoso.
Vuoi vedere che si era messo in competizione con lui per farsi notare da Italia?
Un altro bamboccio a cui fare da balia.
Alzò li occhi al cielo, dannando la sua sfortuna e  provocando l’ irritazione d’Impero.

“ Così ..” analizzò il bambino tra sé “ ..credi di essere migliore di me..”

Impero accelerò. Molto.
Praticamente, Ludwig, che era il più vicino a lui, si ritrovò a ingoiare la polvere provocata, volontariamente, da quest’ultimo.
Con disinvoltura, il bambino riuscì a percorrere il campo almeno 5 volte, a quella velocità.
Formidabile in quelle circostanze.
Gli altri furono decisamente colpiti da quella destrezza. Feliciano stesso ne rimase molto impressionato.

- IMPERO! MAMMA MIA! SEI VELOCISSIMO!!- gridò stupefatto.

Il bambino s’impettì inorgoglito del complimento e subito si presentò a fianco dell’amato, decelerando per mantenersi al suo andamento.

- Figurati!- tossì vagamente – Mi stavo solo sgranchendo!- confidò sorridendo.

Così dicendo lo prese per il gomito e, galante, lo accompagnò per tutto il percorso.
Italia gli concesse un sorriso.
Germania, dal canto suo, mal digeriva che gli allenamenti, che erano circostanze serie e importanti, diventassero occasioni di pavoneggiamenti e smancerie futili.

- Avete finito voi due? I giri non sono terminati!- li ammonì.

Questo fece rodere il fegato a Sacro Romano Impero.
Lui cercava di fare pace e ricongiungersi con Italia…e quello si metteva dannatamente in mezzo con le sue sentenze da quattro soldi.
Ma come si permetteva? Dall’alto di quale scranno?
Accelerò il passo, trovandosi nuovamente al fianco di lui.

- Ehi!- lo chiamò – Che ne dici di una sfida?-

Germania rispose con un pizzico d’insofferenza nella voce: - Sfida?-

- Si, vediamo chi arriva prima a quel pino laggiù!- e indicò l’unico albero della zona – Chi perde: fa penitenza!-

Germania visionò il percorso con noncuranza..dopodichè si limitò a scrollare le spalle: - Non ho tempo per queste sciocchezze!-

- Ohhh! Hai paura?- provocò il bambino arguto.

-Tsk..figurati se ho paura di un moccioso come te!-

Impero si adombrò in volto: -Non farti ingannare...: ho molti più anni di ciò che dimostro!-

*************************************

Sacro Romano Impero si sentiva abbastanza sicuro di vincere, nonostante mostrasse la sua consueta prudenza.
Certamente avrebbe impressionato Italia e quello era il suo preciso scopo.
Certo..: anche umiliare Germania poteva essere un incentivo allettante.
Sentiva l’adrenalina percorrere come elettricità le sue gambe fino a raggiungere le punte degli alluci.
Era come una miccia pronta a esplodere e non si sarebbe risparmiato.
Germania non avrebbe avuto scampo: l’avrebbe annichilito.

Quest’ultimo, invece, era tutt’altro che tranquillo.
Manteneva lo sguardo concentrato e i nervi saldi ma, non poteva negare che, a scapito delle apparenze, il suo avversario era prodigioso e temibile.
Non sarebbe stato facile da battere.


Si prepararono sulla linea di partenza.
Kiku era pronto a dare inizio alla competizione.

- Allora..buona fortuna, Germania!- gli augurò lui con voce pacata e rilassata.

Germania non rispose, troppo preso a esaminare il percorso meno acciottolato e fangoso.

- PRONTI! PARTENZA! VIA!-

Germania scattò come una freccia.
Sentiva tutti i muscoli stendersi come elastici e contrarsi all’impatto col terreno.
Non stava pensando a nulla. Voleva solo raggiungere il traguardo. Quel pino.
 Andava spedito e nessuno avrebbe potuto fermarlo in quel momento. Neppure volendolo.
Fu allora che si accorse della figura che comparve, come dal nulla in prossimità.
Non poteva credere ai suoi occhi: se lui era una freccia, Sacro Romano Impero era una saetta.
Gli fece l’occhiolino e lo superò con agilità fuori dal comune.
Sarebbe stato futile tentativo cercare di riacciuffarlo, ma Germania non era tipo da demordere e continuò testardamente a corrergli appresso.


Sacro Romano Impero prese atto della caparbietà dell’avversario ma non si scapicollò più di tanto.
Voleva che Italia lo ammirasse vincere sul suo adorato “ migliore amico”.
Ed effettivamente, Italia era lì:  eccitato e preso dalla corsa come non mai.

- VEEEE!! VAIIII IMPEROOOO!!! HAI QUASI VINTOOOO!! AHAHA! CORRI! CORRI!!!-

L’aveva notato allora!
E stava facendo anche il tifo per lui!

- SI, MIO AMORE! VINCERO’ QUESTA CORSA PER TE!!- dichiarò caramelloso Impero di rimando.

Manco a farlo apposta, il suo desiderio di apparire gagliardo agli occhi d’ Italia, si trasformò in un’arma fatale: un attimo di distrazione e scivolò sopra il ciottolato, andando a sbattere il muso proprio dove il terreno era più fangoso.
Tentò repentinamente di rimettersi in piedi, ma la melma si appiccicò a lui come una sostanza collosa, facendolo scivolare ripetute volte.
Superfluo dire che venne raggiunto e superato da Germania, il quale, ovviamente, vinse la corsa.

************************************************************

- SIIIIII!! COMPLIMENTI, DOITSUUU!! SEI STATO STREPITOSO!- cantilenò galvanizzato l’italiano.

Sacro Romano Impero, liberatosi dal fango, si avvicinò a passi marcati verso Feliciano, Ludwig e Kiku, che festeggiavano il vincitore.
Gli rodeva. Eccome se gli rodeva.
Il fegato stava abbondantemente eccedendo il naturale quantitativo di bile.
Oltraggiato e svergognato così. Davanti al suo amato.
In modo così sciocco, peraltro!
 Non lo reggeva proprio!

Si piazzò di fronte al tedesco, accusandolo furente: - QUESTA GARA E’ DA INVALIDARE ! Sono rimasto intrappolato nella fanghiglia!-

Germania lo guardò dall’alto in basso: - E io che posso farci? Affar tuo che non hai prestato attenzione alla strada! Adesso devi fare penitenza!- concluse sprezzante.

Sacro Romano Impero sbottò: - TSK..IO NON FARO’ PROPRIO UN BEL  NIENTE! LA GARA NON E’ VALIDA! PUNTO!-

Italia si frappose aggrondato: - Ma come Impero ? Non eri stato tu a insistere che, chi avrebbe perso la corsa, avrebbe dovuto fare penitenza?- lo pizzicò ingrigito.

- Ma…Italia..- il bambino lo supplicò con lo sguardo, incontrando solo la fronte corrucciata e delusa  dell’italiano.

- Vuoi rimangiarti la parola?- denunciò Germania con tono grave e accusatorio.

- NO! Io..- Impero guardò Italia: lo faceva solo per lui -..uff..dimmi che devo fare!-

La vendetta sarebbe arrivata a suo tempo.
Inesorabile come la notte dopo il tramonto.

********************************************************

- Bè..? Cosa gli facciamo fare, Italia? – sorrise il tedesco, volgendosi a Feliciano.

Quest’ultimo ricambiò il sorriso, ma guardò Sacro Romano Impero con occhi dolci e d’incoraggiamento.
Una magra consolazione per Sacro Romano Impero che attendeva di sapere la sua penitenza come una spada di Damocle piazzata sulla testa.

- Fai tu, Doitsu! La sfida l’hai vinta tu!-

Germania si portò le mani sul mento e si grattò l’estremità, riflettendo: - Ci sono!- disse infine.

Impero avvertì un brivido lungo la schiena. Pessima sensazione.

- Che…Che devo fare?- balbettò nervosamente.

Ludwig non era il tipo da infierire sull’avversario, ma quel marmocchio meritava un bel bagno d’ umiltà.
Prese tutti gli attrezzi che si erano portati appresso: tende, pentole, fucili, arnesi per scassare, barattoli e scatolette, lenzuola etc.. e lì gettò sul bambino.
A quest’ultimo tremavano le gambe per mantenersi in piedi ma, come aveva ben intuito Germania, era decisamente più forte della media, nonostante fosse un moccioso.
Inoltre, lo motivava una discreta voglia di non apparire debole di fronte a Italia, cosa che lo spingeva a mantenere sulla propria schiena il materiale d’addestramento di 3 Nazioni intere.

Ludwig lo ammirò, in un certo senso: presuntuoso e altezzoso ma, allo stesso tempo, orgoglioso e caparbio.
Avrebbe utilizzato fino all’ultima briciola di energia rimasta pur di mantenere quel peso.
Invece, il tedesco, voleva dargli una lezione: il moccioso avrebbe dovuto capirlo che, la modestia, era un sinonimo d’intelligenza e certo, Impero, non sarebbe stato in grado di trasportare tutto quel peso da solo e avrebbe dovuto chiedere aiuto.
Anche ammettere i propri limiti faceva parte dell’addestramento per Ludwig.

- Porta tutto l’occorrente per l’addestramento al nostro rifugio!- comandò Germania.

Sacro Romano Impero alzò lo sguardo da sotto gli strumenti: - E dove ..Anf..si trova..questo..Argh..rifugio?-

- Lassù!- indicò il tedesco, puntando a una casetta di legno, in cima a una sporgenza di un colle roccioso.

Non era situata molto in alto e, normalmente, non ci avrebbe impiegato più di una decina di minuti a raggiungerlo, ma il terreno era discretamente impervio e pericoloso e quel peso rischiava di sbilanciarlo da un momento all’altro.
Senza contare che quella roba l’opprimeva come uno sbatticarne.
Fosse stato adulto: avrebbe trasportato quel fardello con facilità estrema, ma era piccolo e insignificante. Tutta quella roba era 10 volte più grande di lui.
Ma Sacro Romano Impero non voleva rinunciare. Ne andava del suo orgoglio.

Italia valutò la situazione preoccupato: - Doitsu, non mi pare il caso! Impero potrebbe farsi male seriamente!-

Ma il bambino, a maggior ragione, lo fulminò con lo sguardo e la voce risoluta: - No! Va bene così! Lo farò! -

*************************************************************
In fondo, quel bastardo aveva ragione : era colpa sua se aveva perso la sfida. Si era distratto e doveva pagare.
Fosse stato in battaglia..: poteva essere già morto.
Quindi era un giusto insegnamento che non si sarebbe scordato molto presto, anzi..
Non aveva considerato di prendere rimedi estremi contro Germania: aveva immaginato di spaccargli qualche osso oppure di lasciarlo paralizzato da qualche parte ma..la sua sete di vendetta lo spingeva a ipotizzare rimedi sempre più..fatali.
Quell’episodio non faceva altro che alimentare un fuoco che già zampillava.

Lentamente e con molta cautela si mise in cammino verso l’edificio di legno.
Il sudore cominciò ad appestargli la fronte e la fatica a sfuocargli la vista.
Ma non demordeva. Non l’avrebbe fatto.

“ Domina i sensi…domina i sensi..” continuava a ripetere dentro di sé “ Il dolore non esiste..la fatica è un inganno della mente…”

Tuttavia le ginocchia fremevano e più di una volta rischiò di perdere l’equilibrio e di cadere sul sentiero abbozzato.
Oramai mancava poco. Pochissimo.
Poteva farcela, ignorando gli allarmi che provenivano da tutto il corpo e la tensione che lo mordeva.
Sentì la caviglia vibrare.

“ NO! NON ORA! NON ORA! MALEDIZIONE!”

Stava per cedere..non riusciva più a sorreggere quel peso.
Sentì la testa che cominciava a vorticare dagli spasmi del corpo sofferente.
Cosa si era messo in testa? Non poteva davvero farcela in quelle condizioni!

Fu allora che arrivò un angelo in suo soccorso.

***********************************************************

- Impero! Ce la fai?-


Era Italia. L’aveva raggiunto per fargli compagnia e per sostenerlo durante l’impresa.
Sacro Romano Impero sentì come una nuova energia nascere e sprizzare all’interno del suo organismo.

- Tranquilla..cioè..tranquillo, Italia! Ce la faccio!- assicurò ammiccando dolcemente.

- Germania ha esagerato! Sembra veramente un carico spropositato per la tua stazza! Io, a malapena, riesco a trascinare il mio…e giusto perché mi porto appresso la pasta! Come riesci a sopportarlo tu?- chiese apprensivo.

- Ho molte forze nascoste che mi alimentano! Non crucciarti, Amore mio!- affermò soave e sicuro il giovane.

Feliciano lo guardò con pena e incrociò le mani nervosamente: - Ecco..Impero..ci tenevo a dirti ..che io..non dubito delle tue parole!-

Il bambino alzò le sopracciglia sorpreso.
Cosa voleva intendere?

- Il fatto è che..lo capisco che tu possa aver provato..ribrezzo nello scoprire che io..insomma..sono un maschio!-

Se ben aveva intuito..gli stava chiedendo scusa.
L’aveva perdonato? L’aveva perdonato, davvero??
Per un attimo, percepì il suo corpo veleggiare tra le nuvole, ma subito si scosse per rispondere a dovere.

- Per tutti i fulmini, Italia! Io non ho MAI associato una sensazione così sgradevole alla tua persona!- sentenziò, quasi offeso.

- Eh?-

“ Periodo troppo complicato.. meglio chiarificare il succo”

- Il fatto è che : Io ti amo! A prescindere dal sesso! Non dar adito a sospetti su questo!-

In quel momento, raggiunse la sua destinazione e scaraventò il materiale sul pavimento.
Era stanco, ma soddisfatto.
Aveva dimostrato di possedere virilità e forza d’animo ben al di sopra della media.
Sicuramente superiori a quello scocciatore tedesco.
Feliciano applaudì estasiato e Impero non nascose il pizzico di vanagloria nell’impettirsi fieramente al suo cospetto, facendogli un inchino elegante.
Gli afferrò le mani, costringendolo a inginocchiarsi alla sua altezza e lo fissò determinato: - Tu sei parte di me!- dichiarò.

- E tu di me!- ammise l’italiano dolcemente. 

E finalmente poterono suggellare il loro ritrovato amore con un bacio breve ma intenso.
Prima di essere interrotti.
**************************************************************

 - Ah! I miei complimenti! Mi hai colpito!- ammise Germania, rovinando il loro attimo romantico.

- Davvero! Lei è veramente in gamba, Impero- San!- si accodò Giappone.

Con amarezza, Sacro Romano Impero avvertì l’italiano staccarsi dalle sue labbra, allargandosi in un sorriso affettuoso.
Guastafeste! Sempre nei momenti più inopportuni!
Bè..se non altro aveva fatto pace con Italia e, il fatto che si fossero baciati, sanciva che i loro sentimenti non erano cambiati.
Quelli d’Impero no di sicuro. Adesso lo sapeva.

Feliciano saltò su Germania: - VEEE! HAI VISTO, DOITSU?? Te l’avevo che Sacro Romano Impero era tostissimo! Che poteva essere alla tua altezza! -

“ NO, ITALIA!” ammonì risentito nella mente il bambino mentre una vena prese a pulsare irritata nella tempia “ Io valgo MOLTO più di quello lì! E te lo dimostrerò una volta per tutte!”

- A proposito di colpi…che ne dici di concedermi la rivincita?- propose Impero, placandosi, almeno nella voce.

Il suo tono amichevole e invitante nascondeva lo spasimo di vedere quel tedesco boccheggiare sanguinante ai suoi piedi.
Prima di concedergli la grazia di una morte rapida. Era pur sempre un gentleman lui.

- Vuoi correre ancora?- si stupì Germania.

- Oh no, no, no! La corsa è roba per pivelli! Che ne dici di alzare la posta con qualcosa di più..raffinato?- suggerì ambiguo l’altro.

Ludwig proprio non coglieva dove volesse andare a parare quel moccioso spocchioso: - Tipo?-

- Tipo una sfida di fioretto!-

“ E questa volta.. non mi distrarrò! Non dubitarne!”

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Capitolo 6
*** La Vendetta della Spada ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO

 Capitolo 6 –   La Vendetta della Spada


- Non credo sia fattibile..considerata la tua…altezza!- valutò Germania, schiettamente.

- Io credo che l’unica cosa che la renda poco fattibile sia la tua vigliaccheria!- accusò Sacro Romano Impero, improvvisamente minaccioso e cupo.

Germania si accigliò e storse il naso.
Certe ingiurie non le tollerava, specie da un bamboccio di chissà quale epoca.
Inoltre, sembrava proprio che quel pargolo non avesse ben inteso la lezione.
Si girò su di sé e prese la spada di Giappone.

- Duello di spade?- sputò velenoso il tedesco.

- E’ irrilevante l’arma! Conta l’abilità!- e così dicendo fece un cenno rilassato e  tronfio all’indirizzo d’Italia, il quale, invece, era tutt’altro che rilassato.

- Emm..forse dovreste lasciar perdere! Insomma..che ne dite di terminare la contesa in parità??- tentò Giappone.

Anche Italia convenne con la testa, angosciato, aggrappandosi al braccio del bambino.

- Non preoccuparti, Italia! E’ solo uno scontro amichevole! Siamo Nazioni: nessuno si farà del male seriamente!!- assicurò il tedesco.

- Sicuro!- lo assecondò Sacro Romano Impero – Non è pericoloso! E’ uno scontro..tra amici!-  affermò.

Mentre parlava, si leccava le labbra, già pregustando l’agonia del suo rivale.
Un piccolo incidente. Nient’altro.
Quella era un’occasione irripetibile.

************************************************************

Ludwig non sottovalutava davvero il marmocchio. Anzi..
Aveva ben visto cosa fosse capace di fare con quelle sue gambine, leggere e robuste come quelle dei cervi.
Lui, peraltro, partiva svantaggiato: era abituato alle armi da fuoco, non all’elsa della spada. Sebbene sapesse usarla.
Probabilmente, si era dato la zappa sui piedi accettando così impulsivamente quella sfida.
Fortuna che era solo un’amichevole per allenarsi. Non c’era alcun pericolo.
Sacro Romano Impero si piazzò davanti a lui, ghignando altero, ma, questa volta, concentrato sull’avversario.

- Sarà uno scontro leale e corretto!-

- Assolutamente!-

Giappone diede il segnale e i due cominciarono a muoversi.
Germania sembrava decisamente meno abituato e tentennava a osare o a eccedere col numero di passi.
Impero, invece, pareva molto più rilassato e sorrideva a fronte dell’ansia del nemico.
Una delle regole principali dei tornei con le armi da taglio era: mantenere i nervi saldi…e Germania, chiaramente, appariva a disagio.
Impero ne approfittò per giocare un po’ con lui.
Si fermò un attimo, abbandonando la posizione di guardia, come se volesse terminare la sfida.
Invece, repentinamente, scattò ferendo la gamba sinistra del tedesco, il quale strinse i denti dal dolore.
Poi, sempre serenamente, si rimise in posizione dall’altra parte.

Germania diede un’occhiata preoccupata al rivolino di sangue che scivolava lungo la coscia.
Il moccioso non aveva lacerato una parte qualunque, ma un lembo particolarmente delicato e doloroso.
Una mossa estremamente subdola e sadica.

- Eheh! Tutto a posto, Capitano?- domandò ingenuamente il bambino.

- Tutto a posto!- confermò il tedesco, ma una gocciolina di sudore, lungo la fronte, tradì i suoi reali pensieri.

- Questo mi fa piacere!- e così dicendo, scattò un’altra volta, ferendogli il palmo della mano che, per un momento, lasciò andare la spada che venne, prontamente, recuperata dalla gemella.

Qualcosa non andava.
Sacro Romano Impero ero troppo preciso, troppo freddo, troppo calmo, troppo..immedesimato.
Era come se non si stessero allenando…: Il bambino si stava divertendo. Sulla sua pelle, peraltro.

Sacro Romano Impero, dal canto suo, manteneva un atteggiamento di distaccato rispetto e di contegno, ma, dentro di lui, trovava ironica la facilità con cui stava avendo la meglio sul tedesco.
Più di una volta si era trattenuto dal colpire gli organi vitali, per non apparire troppo aggressivo agli occhi d’Italia. Ma diamine: Che fatica!
Purtuttavia, il prossimo colpo, l’avrebbe affondato per uccidere.
I giochi erano belli se il topo correva e, soprattutto, se non cercava di soffiarti il ragazzo da sotto il naso.
Serviva solo una situazione che non tradisse i suoi reali propositi.
E colse la contingenza adatta.

Germania decise di tentare un affondò e, per questo motivo, caricò con irruenza verso di lui.
Avrebbe mirato al braccio: così da fargli perdere perlomeno, l’arma.
Ma come fu troppo vicino..percepì un potente calore espandersi per tutto il corpo.
Stupefatto, abbassò lentamente lo sguardo e vide l’enorme chiazza di sangue espandersi su tutto il petto.
Aveva affondato?
Sacro Romano Impero l’aveva davvero trafitto con la spada?
E poi, l’angoscia maggiore: l’aveva colpito di proposito?

Italia e Giappone rimasero inorriditi da quella scena e subito corsero a soccorrere il loro amico.

- DOITSU! DOITSU!- urlò Italia, gettandosi sul tedesco che soffriva terribilmente per terra –IMPERO! CHE COSA HAI FATTO???- si disperò, reggendogli la testa e cercando, inutilmente, di bloccare il flusso sanguigno con la mano.

- E’ stato un incidente!- dichiarò il bambino, assumendo la falsa aria della persona candida e pura, preoccupata e mortificata per l’accaduto: – Non volevo colpirlo! Lui si è fiondato sulla mia lama!-

“ DANNAZIONE! GUARDA TE DI QUANTO HO MANCATO IL CUORE?! Si vede che sono arrugginito!”

 
Avrebbe rimediato prontamente alla sua sbadataggine. Su quello: non aveva dubbi.

- La ferita..è più grave di quanto avessi immaginato! Bisogna subito portarlo in ospedale!- si agitò Kiku, cercando di fermare l’emorragia con le garze di emergenza.

- SI, Giappone! Ti prego..: Facciamo in fretta!- gemette l’italiano, osservando la pozzanghera rossa allargarsi sotto di lui.

Fu allora che Sacro Romano Impero si mise in mezzo : - Ascoltate: questa disgrazia è soprattutto colpa mia! Datemi la possibilità di rimediare! Io sono il più veloce di tutti voi..: posso portare Germania al Pronto Soccorso in un lampo! – asserì costernato.

- E’ stato un incidente, Impero! Non è colpa tua!- cercò d’incoraggiarlo Italia.

Feliciano immaginava la sofferenza della Nazione nell’aver ferito, quasi mortalmente,  un suo amico.
Se lui avesse ferito per sbaglio Doitsu: non si sarebbe MAI dato pace.
Povero, Impero. Chissà come si stava tormentando.

Chiaramente, il bambino, non si stava tormentando proprio per niente.
La verità è che voleva terminarlo il prima possibile e l’avrebbe fatto non appena fossero rimasti soli.

- Devo assumermi le miei responsabilità, Italia! Solo in questo modo potrò avere l’ardire di guardarmi ancora nelle acque dei laghi con dignità!-

“ In particolare,  i compiti non andrebbero mai lasciati incompiuti!” giudicò fra sé.
 
Italia apprezzò davvero il coraggio del suo amato in un momento così tragico.
Come poteva, lui, impedirgli di saldare il suo dolore morale?
Senza contare che aveva visto la forza e l’abilità di cui era dotato. Sicuramente era il più adatto. E loro…l’avrebbero solo rallentato e non c’era tempo da perdere: la vita di Germania poteva essere in pericolo e Sacro Romano Impero poteva salvarla.
Si avvicinò al bambino, perdendosi nei suoi occhi glaciali come gabbiani in mezzo la tempesta.

- Va bene, Impero…mi fido di te!- ammise, stringendolo forte, come per cercare  una colonna robusta ai suoi timori reconditi.

Germania si sarebbe salvato con l’aiuto di Impero. Ne era certo.
Sacro Romano Impero, da parte sua, rimase immobile e impacciato, con gli occhi dilatati e stupefatti.
Avvertiva l’angoscia del suo compagno e, anche per questo, non poteva perdonare Ludwig.
Teneva troppo al destino di quello lì.
Presto, il suo cuore, non avrebbe avuto spazio che per lui.

- Però.. promettimi che riuscirai a salvarlo…- sussurrò Italia, abbracciando il bambino con affetto e paura.

Impero sbattè le palpebre: “Che?”
 
Italia tornò a fissarlo dritto nella profondità delle sue pupille.
Non poteva fargli una promessa del genere, sapendo francamente di mentire: il suo scopo era proprio l’opposto.
Feliciano rimase in attesa, col labbro tremante e gli occhi lucidi. Lo stava turbando.
Non avrebbe macchiato il suo nome, infrangendo una promessa fatta al suo Amore. Ne andava del suo orgoglio e onore.
Italia lasciò le lacrime scorrere lungo le guancie e abbassò il capo desolato.

- Va bene, Italia..te lo prometto!-

Non appena Kiku terminò di fasciarlo, Impero lo poggiò sulle spalle e prese a correre più in fretta che poteva.

Per questa volta, avrebbe avuto la vita salva. Un’eccezione, diciamo..

*******************************************************************

Germania, nonostante la vista offuscata, cercò di focalizzare dove si trovasse.
Accortosi che era sulle spalle del moccioso che, poco prima, l’aveva quasi ucciso..cercò subito di afferrare il coltello che teneva nascosto all’interno della divisa.
Impero se ne accorse.

-Non temere..: non ho intenzione di farti del male!-

- Avrei detto il contrario!- sibillò maligno il tedesco, per niente convinto.

- Tsk.. non tradirò un giuramento fatto a Italia per una nullità come te!- ammonì superbo l’altro.

Germania, lì per lì, tirò un sospiro di sollievo, senza però abbassare la guardia.
Poi fu come se realizzasse chi fosse realmente il suo avversario, per la prima volta.

Avvicinò le labbra all’orecchio di questo e mormorò duramente: -TU..hai tentato di assassinarmi.!-

Il bambino non si scompose e rispose semplicemente: - Tu non mi piaci! Non ti sopporto e, francamente, non nego di avere una gran voglia di spezzarti le ossa!-

Ludwig deglutì.
La doppia personalità di Sacro Romano Impero aveva in sè qualcosa d'insano e pericoloso. Più di quanto non avesse immaginato.
Era difficile da interpretare.
Era capriccioso..proprio come un bambino.

- Tuttavia..siccome l'ho promesso a Italia e considerato che non voglio deluderlo ulteriormente, PER QUESTA VOLTA, avrai la vita salva!-

Germania avrebbe voluto spiaccicare quel marmocchio al muro con tutta la sua forza.
Ma chi si credeva di essere?
Sicuramente era dotato di una forza fuori dal comune, lo dimostrava il fatto che lo stava portando di peso all'Ospedale, ma da qui a permettersi di minacciarlo con tanta boria..intercorreva un mare.
Forse, era più agile con la spada…ma voleva vedere con una pistola in mano chi avrebbe avuto la meglio.

- A patto, chiaramente, che tu ti tenga lontano dal mio fidanzato!-

Questo era veramente troppo!
Fidanzato? Da quando i due si erano fidanzati?
Questo moccioso aveva proprio superato i limiti concessi alla sua pompa magna.

- MA CHE VUOI CHE M' IMPORTI DELLA TUA RELAZIONE CON ITALIA ?!- sbottò irritato - FATE QUELLO CHE VI PARE! Basta che mi lasciate in pace! – e così dicendo avvertì la scossa di dolore provenire dalla ferita e diramarsi per tutti i capillari.

Impero alzò un sopracciglio sospettoso.
Adesso non gl’importava nulla d’Italia? Cos’era un trucco per depistarlo?

 - Che tipo di rapporto intercorre tra te e lui?-

Germania sbuffò- Credimi: sono anni che me lo domando e ancora non ho trovato risposta!-

Forse Ludwig sperava che questa risposta potesse essere esauriente per il bambino, placandone l’animo burrascoso, invece, lo insospettì ancora di più.
Non erano SOLO amici?

- In che senso ?-

- Eh? Ma che ne so! Mi sta sempre appiccicato!- sbuffò il tedesco, quasi ad auto commiserarsi.

- Appiccicato? – Impero soppesò molto attentamente quelle parole, lasciando i muscoli del volto contrarsi nervosi.

- In salotto, in cucina, in camera…sempre appresso! - cominciò a elencare Ludwig pensieroso.

Sacro Romano Impero ebbe uno scatto di rabbia:- SEI ANDATO A LETTO CON LUI????-

 Germania si rese conto che aveva frainteso: - Che? NO! Ma che vai a ..-

"Ma questo pazzoide a che conclusioni è giunto? Sta facendo tutto da solo” considerò, avvertendo il respiro di questo che si faceva più affannoso dalla rabbia.

Si affrettò a specificare: - Cioè Io e lui abbiamo dormito insieme..-

Germania avrebbe giurato di vedere della schiuma uscire dai lati della bocca del moccioso.

-.. ma NON NEL SENSO CHE INTENDI TU!- si disperò, provocando un’altra fitta al torace.

Inutile.
Impero lo gettò a terra violentemente, bloccandogli gli arti.
Gli occhi iniettavano sangue e il suo sguardo vagava ripetutamente sui punti vitali di quello che considerava un rivale.
Perforando pochi punti si poteva ottenere una morte rapida e sbrigativa.
Il “ nemico” si trovava pure in una condizione che non gli permetteva più che una difesa blanda e inoffensiva.
Ma i campanelli cominciarono a tintinnare dentro la sua testa.

" HAI GIURATO! HAI GIURATO! HAI GIURATO!" si rimproverò nella mente.

Si rialzò molto lentamente, permettendo al tedesco di riprendere fiato.

- L'Ospedale è dietro l'angolo! Cerca di non crepare!- ammonì.

Prima di scomparire dalla vista di Ludwig lanciò un ultimo monito: - Bada bene che se ti rivedo “ appiccicato “ a Italia, la prossima volta, non ti risparmio. Ti do la mia parola!-

E prese la via del ritorno, lasciando Ludwig, ancora per terra, a riprendere fiato avidamente.
Quel bambino o era psicopatico o estremamente possessivo.
 In entrambi i casi: costituiva una minaccia.Forse.. anche per lo stesso Italia.
Si rimise in piedi e, barcollando, si diresse verso il Pronto Soccorso.

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Capitolo 7
*** La Notte che Sa d’ Amara Realtà ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 7
–   La Notte che Sa d’ Amara Realtà

Sacro Romano Impero stava affrontando la cosa in maniera molto filosofica.
Se lui voleva essere l’uomo degno di stare accanto a Italia: doveva essere in grado di superare QUELLA prova.
Non era un’impresa elementare: richiedeva disciplina e spirito di sacrificio non indifferenti.
Altri avrebbero ceduto. Lui no..perchè sorretto dalla forza dell’amore.

- Veeee! Impero stai benissimo!-

Il bambino trovò il coraggio di guardarsi allo specchio. Se ne pentì amaramente.
Secondo Italia, i suoi vestiti era troppo antiquati per quell’epoca e quindi andavano sostituiti con qualcosa di più adatto e adeguato: come un’uniforme da marinaretto che piaceva tanto a Italia ma che, in tutta onestà, avrebbe fatto ridere anche il più scemo del villaggio.  Almeno..ad avviso del giovane.

- Allora? Ti piace?-

Impero passò una mano sullo specchio, soffermandosi ad ammirare i bottoni dorati e le strisce nere e bianche dei polsi.
Era ridicolo che più non si poteva.
Girare con una casacca del genere addosso avrebbe messo a dura prova la sua dignità intellettuale.
Eppure..gli occhi di Feliciano era così speranzosi ed entusiasti che era impossibile bocciare la sua creazione come se niente fosse.
A dir la verità, era impossibile anche solo metterla in discussione.

- E’ bellissima!- assicurò il bambino, deglutendo e cacciando in fondo alla mente i suoi veri pensieri.

Italia gli piazzò anche il cappello bianco con il nastro sulla testa.

“ Perfetto!”  inorridì  “ Adesso si che posso tornare in quel ghiacciaio, in letargo, e non farmi più vedere!”

Se non altro, quella sera, erano di nuovo soli. Soli e in intimità.
Non poteva chiedere di meglio per riscattarsi della sera prima, anche perché, il desiderio, non si era spento.. , tutt’altro: lo voleva ancora di più.

Anche perché, diciamola tutta, non aveva digerito il fatto che Germania avesse dormito con Italia, né che avessero potuto condividere momenti d’intimità insieme.
Ovviamente, questi episodi non si sarebbero più verificati, ora che c’era lui.
Non che dubitasse del fatto che avessero consumato, ci mancherebbe…ma era un tipo diffidente per natura.
Quindi..era necessario rimarcare il terreno.

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L’Ospedale aveva chiamato: Germania si sarebbe rimesso in sesto. La spada, per l’appunto, non aveva colpito organi vitali.
Italia era al settimo cielo e Impero non poteva fare a meno di essere contento per la gioia del suo partner. Per la sopravvivenza del suo alleato: un po’ meno.

Italia si mise a lavare i piatti dove avevano mangiato alcuni minuti prima.
Sacro Romano Impero aveva chiacchierato amorevolmente con l’italiano e, insieme, avevano fantasticato sugli accadimenti passati, sui loro sentimenti, sui loro progetti futuri..
A quel punto, però, si erano fatte le undici e e Impero decise di prendere l’iniziativa.
Scivolò giù dalla sedia e, tenendo gli occhi ardenti su Italia, camminò silenziosamente fino a piazzarsi proprio dietro l’amato che, non essendosi accorto di nulla, continuava a lavare i piatti, imperterrito.
Trasalì quando il bambino gli sfiorò le cosce.

- Italia..che ne dici di andare a letto?- sussurrò morbidamente.

L’italiano non percepì la libidine nella voce del bambino e sbadatamente replicò: - Ma..devo ancora finire di pulire i piatti!-

Impero non si arrese.

Gli prese la mano e con voce flautata, ma decisa, lo incalzò: - Suvvia, Amore! Ci penseremo domani!-

Italia  non comprendeva il capriccio notturno d’Impero ma, ipotizzando avesse sonno, decise di assecondarlo e di accompagnarlo a letto.
Feliciano trotterellò fino alla stanza, mentre Impero, sebbene più eccitato di lui, mantenne il suo solito decoro, camminando, lentamente, a testa alta e con passo sicuro.

********************************************

Italia si stese sul letto con un tonfo.

- Uff..che stanchezza! Oggi è stata una giornata faticosa!-

Sacro Romano Impero salì sul letto e si mise accanto a Feliciano e gli sussurrò: - Si è stata una giornata ricca di spunti.. ma non ho ancora voglia di dormire, ti confesso!-

Italia girò il capo sorpreso
Ma come? Gli aveva fatto mollare le pulizie, così su due piedi, e non aveva nemmeno sonno?

- E che vuoi fare, Impero?- domandò trepidante.

Il bambino allungò la mano verso il braccio dell’italiano: - Mah..per esempio..stare con te!-

Italia lo fissò incredulo ma poi ridacchiò affettuosamente, accarezzando puerilmente i capelli del biondino : - Ma se stiamo insieme da stamattina?!-

Sacro Romano Impero prese un bel respiro: - ..E condividere esperienze più profonde e..intime!-

Italia continuava a non cogliere ma si addolcì comunque: - Va bene! Di cosa vuoi parlare?-

Non sembrava un ragazzo particolarmente intuitivo…

“ OOOHHH ! ANDIAMO SU! Già è abbastanza imbarazzante! Possibile che tu debba essere sempre così distratto?!” bofonchiò Impero tra sé.

 - Preferirei “ fare”! – specificò sottile il bambino.

Finalmente, Italia parve capire e arrossì alla richiesta, cosa che, Impero, trovò molto tenera: - Cioè..tu intendi dire..- farfugliò assorto.

- Voglio unirmi a te e coronare il nostro amore anche carnalmente e lasciare i nostri sensi inebriarsi dell’essenza dell’altro!- completò Impero per non tirarla troppo per le lunghe e perché, a dir la verità, si stava emozionando pure lui..e voleva evitare di svenire un’altra volta..

- Eh?-

Come al solito..dimenticava di volare basso con i periodi arzigogolati.

- Italia..facciamo l’amore!- buttò infine, quasi per disperazione, inchiodandolo con lo sguardo glaciale.

********************************************

Non poteva essere più difficile di quanto non lo fosse con una donna.
Aveva dei dubbi su come “ farlo”  a livello pratico, ma, se non altro, era consapevole di come far godere Italia, poi, al resto, ci avrebbe pensato in un momento successivo.
Gli afferrò il sesso e cominciò a strofinarlo lentamente.

- Asp…Aspet..ta Imper..o non..Ah..Uh..-

Impero mantenne l’attenzione sull’amato, baciandogli il collo, appassionatamente.
Italia sentiva strane e intense pulsazioni contrarre i suoi muscoli confusi.
Si sentiva debole e incapace di reagire a tanto furore: l’impeto con cui Impero divorava le sue carni gli era del tutto sconosciuto.

- N..non..AH…non oltre…Ah..-

Il bambino non prestava orecchio all’ansimare disorientato del compagno.
Voleva solo scoprire e impadronirsi dei punti che più stimolavano Feliciano e non si sarebbe risparmiato.
L’appagamento d’Italia lo gratificava più di quanto lo fosse stata la sua stessa felicità. D’altronde era quella la sua estasi: mai avrebbe potuto saziarsi d’Italia.
Se erano entrambi uomini…poteva tentare un’altra strada per soddisfare l’appetito dell’italiano.
Così, prese a sbottonare i pantaloni di Feliciano.

Quest’ultimo, improvvisamente consapevole, urlò:  - FERMATI! TI PREGO!-

Sacro Romano Impero, a quel punto, si bloccò interdetto.
Aveva sbagliato qualcosa?
Rimase impalato a fissare Italia che sgattaiolava, trascinandosi fremente, all’estremità del letto, lontano dalle sue grinfie.
Non capiva.

- Impero..io capisco il tuo..desiderio..: lo provo anch’io. E’ solo che…-

Impero impallidì: - Che succede? Ho sbagliato qualcosa? Ti prego dimmelo! Non riuscirei a perdonarmelo!-

Feliciano arrossì di nuovo, accennando un sorriso clemente : - No, no! Non hai sbagliato niente! E’ solo che…-
 
Il giovane sentì l’ansia e la tensione crescere dentro di lui: - Allora..perchè? …cosa c’è che non va?-

Italia abbassò lo sguardo addolorato: - E’ che tu..sei un bambino!-

************************************************

Le pupille azzurre d’Impero si dilatarono dallo stupore.
E quindi?
Se lui poteva accettare che Italia fosse un uomo…dov’erano gli impedimenti al fatto che lui fosse un bambino?
In amore, contava il feeling, la fiducia reciproca, mica la stazza.

- Posso comunque procurarti piacere! Fammi provare!- disse, spingendosi verso di lui, per tentare un nuovo approccio.


Ma Italia lo fermò e lo distanziò col palmo delle mani.

- Magari quando sarai un po’ cresciuto!- rifiutò garbato e amorevole.

- Io SONO grande! E’ il mio corpo che non è cresciuto!- si risentì Impero, crucciandosi.

Aveva assorbito tutte le energie per rigenerarsi dalle offese provocate da Francis.
Poteva pensare che, questo, avrebbe costituito un problema per il suo rapporto con Italia?

- Sei un bambino, Impero! Quando sarai adulto..-

Italia non voleva mortificarlo. Per carità..
Ma non si rendeva conto che ogni sua parola rappresentava come uno spillo che perforava il cuore del suo amato.

- Ma ci vorranno anni! – implorò esasperato, l’altro.

“ E IO TI VOGLIO ORA!” evidenziò disperato nei suoi pensieri.

- E io aspetterò fino a quel momento! Ho atteso fino adesso: pochi anni passeranno in fretta!-

Così dicendo, senza spogliarsi, come faceva di solito, prese il bambino tra le braccia, adagiando le lenzuola e le coperte sui loro corpi, posata la testa sul cuscino, si addormentò, augurando la “buonanotte” a Sacro Romano Impero.
Quest’ultimo, aveva ancora gli occhi lucidi e il cuore che mancava di battere per il bruciore di tanta delusione e sconforto.

*************************************************************

Ancora una volta, aveva fallito i suoi propositi.
Non era stato nemmeno in grado di soddisfare Italia.
E tutto questo: per colpa di quel bastardo di un francese che gli aveva negato anche quella gioia, oltre che l’esistenza stessa.
Ma avrebbe pagato.
Anzi..avrebbe lui stesso rimediato a quella debolezza.
Quella notte..Impero sarebbe cambiato e Italia l’avrebbe trovato un fidanzato idoneo e appropriato.



CONTINUA

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Capitolo 8
*** La Fioritura del Cavalier Cortese ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 8
–  La Fioritura del Cavalier Cortese
 


Ricordava bene dove si trovasse quella casa.
Neanche l’oscurità poteva ingannare il suo olfatto e la sua memoria.
Si mosse agile tra i campi di lillà e i lupi non si azzardarono ad approcciarsi troppo a lui: riconoscevano l’istinto assassino quando impestava l’aria.

Francia, dal canto suo, stava assaporando un ottimo stufato di lumache, accompagnato allo champagne e, certamente, non sospettava dell’arrivo di Sacro Romano Impero.
Per lui, quella piccola Nazione era già morta e sepolta. Purtroppo si sbagliava.

Terminata la cena, si arrotolò nelle sue lenzuola preziose, bianche e rosa, impreziosite di ricami.
Non aveva paura. Il suo Paese non subiva invasioni nel suo territorio d’almeno mezzo secolo e quindi dormiva della grossa, sicuro che nessuno lo avrebbe svegliato.
Non avrebbe avuto difficoltà a prendere sonno, considerata la lunga partita di golf, di poco prima, con Belgio.
Chiuse la finestra, faceva particolarmente freddo quella notte e, presto, si mise a ronfare, incurante del pericolo.
Poteva pensare che un bambino si era infilato tra le tende della sua stanza e ora lo fissava fremendo dalla voglia di tagliargli la gola?

“ Oh si…Francia..mio antico nemico..dormi pure sogni tranquilli..” commentò Impero, scendendo, come un serpente, a testa in giù, dalle tende.

Si arrampicò sul letto gonfio del francese.

“..presto ti rimarranno solo incubi…”

E lo trapassò, perforandogli, violentemente, il polmone con la spada.

*****************************************************************

Francis si svegliò che era una maschera di sangue.
Il rosso zampillava e aveva macchiato ogni cosa intorno a lui.
Una Nazione, era nella logica cose, era più resistente di un comune essere umano, sebbene non avesse più scampo, ed ebbe la forza di rivolgersi al suo omicida.
Non poteva credere ai suoi occhi.

- Sac..ro Romano..Impe..ro?- strabuzzò gli occhi, sicuro di avere un’allucinazione – Non..eri..io non ti ..avevo..-

- Ucciso?- ghignò l’altro, mostrandogli un perfido sorrido luccicante – A quanto pare no, caro francese!-

Francis si rotolò nelle coperte, cercando una via di fuga.

“ Tsk..Patetico!” constatò il bambino, divertendosi nel cogliere il suo terrore negli occhi.

 Ma non si rendeva conto della gravità della sua situazione? Era inutile tentare di fuggire!
Lo bloccò con un braccio.
Era corto ma possedeva una forza straordinaria.
Oramai era in suo potere.
Francia vomitò sangue dalla bocca.

- Hai idea di cosa ho dovuto passare a causa tua, eh?- e gli diede un calcio –Non solo mi hai quasi ammazzato, depredandomi di tutto….-

Prese il francese per il mento e lo fissò malevolo.
Non vi era traccia d’indulgenza o clemenza nella sua voce, né nei suoi occhi gelidi.

-.. ma hai continuato a farmi torto: privandomi della possibilità di far felice la Nazione di cui sono innamorato!-

Lo scaraventò a terra, rompendogli qualche costola.
Francis non era più nemmeno in grado di parlare : rimase inorridito ad attendere la sentenza di morte.

- Lo sai cosa ha alimentato la fiamma dentro di me?-lo interrogò Impero, puntano gli la spada: - Il desiderio di rivedere la persona che amavo e la vendetta!-

Passò, crudelmente, la lama sul collo del francese: moriva dalla voglia di squarciargliela. Tuttavia..

- Ma non ti darò il piacere di una morte rapida! Dovrai prima rimediare a questo errore!- e indicò il suo corpo di bambino – Anche se, l’idea di assorbirti, mi disgusta come poche cose al mondo!-

Così, invece di ucciderlo definitivamente, sbattè il francese al muro e lo assimilò a sé.

Se l’avesse ucciso ne avrebbe conquistato le terre in automatico: la Francia sarebbe diventata territorio di Sacro Romano Impero con tutte le conseguenze del caso, tra cui, probabilmente, una guerra civile.
Invece, intrappolando la Nazione dentro di sé, la teneva in vita ma, allo stesso tempo, si sarebbe giovato della sua essenza e delle sue energie, per mantenere le sembianze adulte.
Francia era diventato uno “ Stato- fantoccio” e apparteneva a Impero, in tutto e per tutto, ma nessuno se ne sarebbe accorto.
Se le altre Nazioni si fossero accorte dei propositi bellicosi di Sacro Romano Impero, a fronte di un pericolo così grande e aggressivo, normalmente, si sarebbe unite, anche se tra loro ostili, per cercare di distruggerlo prima che lui attaccasse loro.
Ivece, in questo modo, solo dopo parecchio tempo, qualcuno, avrebbe potuto rilevare l’assenza di Francis  ma, fino ad allora, non avrebbe avuto rogne e, a quel punto, sarebbe stato in grado di difendersi da solo.
E avrebbe potuto riappropriarsi pienamente delle sue terre.

Vide il suoi muscoli allungarsi e il suo vestito da marinaretto andare in mille pezzi.
Si permise di rubare un abito di pregio dall’armadio di Francis. Ne apprezzava il gusto estetico, se non altro, anche se puzzava terribilmente di baguette.
Ne ammirò i particolari e il riflesso del velluto blu. Molto chic.
Ora poteva, finalmente, presentarsi a Italia in maniera decorosa e rispettabile.
Conservò solo il cappellino bianco della sua vecchia divisa. L’aveva fatto Italia, dunque, andava conservato imprescindibilmente.

***************************************************

Era l’alba quando Sacro Romano Impero giunse a casa d’Italia.
In verità, aveva sperato di fargli una sorpresa al risveglio.
Chissà la sua reazione nel vederlo, finalmente, come un adulto e non come un fanciullo?

TOC TOC

Sentì dei passi provenire dall’interno: qualcuno stava venendo ad aprire.

CLACK

La porta si aprì.

- ITALIA! AMORE MIO! SONO TORNATO!- esclamò entusiasta Impero, allargando le braccia.

-Ah..Ah..- lo assecondò l’altro con la testa -E CHI SE NE FREGA!-

Impero sgranò gli occhi.
Davanti a lui un ragazzo: più o meno alto come Italia, più o meno con lo stessa acconciatura, più o meno con lo stesso riccio, più o meno con lo stesso abbigliamento..però NON ERA LUI!
Aveva una smorfia scocciata sul volto e un’espressione annoiata, per non dire, irritata.

- Ah..mi perdoni! Devo aver sbagliato casa!- si rammaricò Impero, confuso.

- ECCO VEDI DI ANDARTENE A FANCULO! E DI NON ROMPERE IL CAZZO ALLA GENTE CHE DORME!- lo apostrofò scurrile il ragazzo.

Impero rimase a bocca aperta.
Forse, quella persona, stava cercando di comunicare con lui in qualche modo…ma non aveva mai udito quel modo di esprimersi.
 Che fosse straniero?


-Co..come? Non.. capisco..- si scusò Impero addolorato .

Il ragazzo, all’interno della casa, gli fece cenno con la mano.

- Segui questo dito! – disse, alzando il dito medio.

Sacro Romano Impero s’impegnò veramente tanto a seguirlo… Ma continuava a non capire.
Il ragazzo, alla fine, gli sbattè la porta in faccia.
Impero sapeva solo: che aveva capito ben poco del suo interlocutore.
Finchè non sentì delle grida, familiari e furibonde, provenire da dentro l’edificio.


-VEEE!! ROMANOOOO!! LASCIALO STARE!!-

- OH! MA NON BASTAVA UNO STRONZO?? NE DOVEVI PORTARE PURE UN ALTRO!!-

- PIANTALA DI ESSERE SEMPRE COSì SCORBUTICO!- e così dicendo, Italia aprì la porta.

*******************************************************

- Perdonalo, Impero, mio fratello è sempre un po’…eh..Imp…Impero?-

Italia rimase interdetto.
Di fronte a lui, si presentava un ragazzo magnifico.
Portava un abito lussuosissimo , azzurro, che risaltava facendolo sembrare un principe delle favole.
Aveva i capelli biondi, come quelli d’Impero; gli occhi azzurri, come quelli d’Impero; l’espressione timida e benevola; come quella d’Impero.. ma Sacro Romano Impero era molto più giovane di così..: non poteva essere lui.

- Ah, chiedo scusa! Credevo di aver sentito la voce di un mio amico..Cosa desidera?- questionò gentilmente l’italiano.

- Italia, amore mio, sono io!- proclamò l’intruso.

Feliciano guardò meglio.

- Sacro Romano Impero…sei tu?- chiese conferma, studiandolo, stupito, da capo a piedi.

Sacro Romano diede uno strappo, al suo solito contegno, per ridere di gusto e girò davanti all’italiano, per mostrarsi in tutta la sua statura.

Italia, in un primo momento sconcertato, si eccitò estasiato: - IMPERO! SEI BELLISSIMO!-

Impero si addolcì, prendendogli le mani, col solito romanticismo: - Mai alla tua altezza, Italia!-

Feliciano lo abbracciò festoso domandando: - Ma come hai fatto? Eri..voglio dire..-

- Sono venuto a reclamare il mio miele, come ape, allo sbocciar dei fiori!- chiosò profondo, lui, stringendo gelosamente, Italia a sé.

- Eh..?-

“……….”

- Lascia perdere!- e avvicinò le labbra a quelle di Feliciano – Ti amo!- scandì languido.

Italia avvicinò le sue- Anch’io!- sussurrò leziosamente.

- VI AMEREI ANCH’IO SE CHIUDESTE QUELLA CAZZO DI PORTA, DATO CHE FA UN FREDDO BOIA QUI DENTRO!- sottolineò una voce dall’interno.


CONTINUA


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Capitolo 9
*** Nelle Grazie del Maggiore ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
Capitolo 9 – NELLE GRAZIE DEL MAGGIORE

- Le chiedo umilmente perdono, Esimio Vargas ! Possa accettare le mie misere scuise per averla importunata agli albori del sole!-

Se quello era un parente d’Italia..doveva andarci PERENTORIAMENTE d’accordo.
Impero ci teneva alle formalità: se voleva ottenere la considerazione della famiglia di Feliciano doveva comportarsi in maniera ligia, diligente, degna e rispettabile.
La sua fiducia era importante per lui.
Romano, invece, continua a fissarlo stufo e assonnato, come se avesse di fronte un matto delirante.
Di tanto in tanto, guardava, sbigottito, Feliciano come a chiedere se fosse una cosa normale il suo modo di fare e di esprimersi.

- Le assicuro che rimedierò alla mia tediosa presenza! Spero di non procurarle eccessivo fastidio!- e così esponendo, s’inginocchiò ai piedi del maggiore, seduto sulla poltrona, chinando la testa in segno d’omaggio.

Romano sbattè le palpebre e si rivolse a Feliciano - Per me, questo qui è bruciato forte…- commentò - Ma sei sicuro di volertelo tenere ? -

Feliciano imbruttì suo fratello: - Sicurissimo!- così tirò Impero da terra, prendendolo sotto braccio, facendolo alzare.

Romano sbuffò, togliendosi del cerume dall’ orecchio col mignolo: - Bah! Non può essere peggio di Testa di crauto…-

Sacro Romano Impero s’illuminò entusiasta.
Doveva averlo garbato se il fratello d’Italia lo considerava migliore di “ Testa di crauto!”
A proposito…chi era “ testa di crauto”?

- Germania è mio amico!- proclamo stizzito Italia -..quindi, sei pregato, adesso che c’è Sacro Romano Impero qui con noi, di comportarti in maniera gentile o, almeno, civile!-

“ AHHHHH..” comprese Impero “ Quindi il maggiore non gradisce quel maledetto insetto tedesco..”

Romano alzò le spalle scocciato : - Non è colpa mia se quel succhia-wurstel è uno stronzo!-

- ROMANO!-  lo rimproverò il minore.

“ Umm..credo proprio che andremo d’accordo!”

Una comunanza l’avevano.
Impero provò una naturale simpatia per il maggiore dei Vargas.

************************************************************

Sacro Romano Impero passò una settimana buona a tentare d’ ingraziarsi Sud Italia.
Ne aveva bisogno se voleva Italia.
Non fu un’impresa facile, considerata la diffidenza di Romano nei confronti di tutti, ma Impero era abbastanza sagace da intuire quali fossero le tempistiche giuste per avvicinarlo.
No quando cucinava, No quando dormiva, No quando guardava lo schermo con dentro le figure che rincorrevano la palla..Si quando aveva un problema, Si quando coltivava i pomodori e soprattutto.. quando aveva bisogno di sfogarsi a causa del suo tutore: Antonio.
Fu durante una di queste occasioni che accadde l’imprevisto.

- DANNATISSIMO FIGLIO DI PUTTANA!- gridò Romano, scaraventando il telefono sul divano – L’IDIOTA SONO IO CHE CONTINUO A DARTI CORDA!QUANTO SONO DEFICIENTE!-

Impero comparve come per magia: - Mi perdoni, Romano! Non vorrei recarle torto questionandole l’accaduto…-

- Ma che..- mormorò frustrato l’altro, gettandosi pesantemente sulla poltrona - E’ quel bastardo di Spagna che prima dice una cosa e poi..POF..se la dimentica! MA, guarda caso, IO NON ME LA DIMENTICO!- era arrabbiato più con se stesso che con lo spagnolo.

Impero si avvicinò lentamente: - Comprendo il suo cordoglio! Infrangere la parola data è deprecabile e, alquanto, disdicevole!-

- SMETTILA DI PARLARE COSI’, MI MANDA IN BESTIA!- sbottò l’italiano che, oramai, si tratteneva dal prendere a pugni l’aria -…e poi…- abbassò il tono, improvvisamente addolcendosi - ..non è lui il problema..sono io..-

- Lei ? Impossibile!- affermò con convinzione Impero, apparendo alle spalle dello schienale.

Romano si aizzò: - CHE CAZZO NE VUOI SAPERE TU DI ME??- urlo incollerito.

Sacro Romano Impero non battè ciglio di fronte le ire funeste del maggiore.
Lo sapeva perché reagiva così: era scottato..per amore.. .Figurarsi se un dettaglio del genere gli sfuggiva.


- Bè…io, che, come ben sa ,sono innamorato di suo fratello, MAI nella vita ardirei a recargli offesa sapendo di farlo soffrire in codesto modo!- sostenne il ragazzo.

Romano si bloccò, valutando le parole dell’altro.
Aveva ragione.
Con quanta convinzione lo spagnolo proclamava il suo amore per lui, salvo, poi, ferirlo in continuazione.
Era stupidaggini, per carità, lo sapeva…ma a lui bruciavano. Bruciavano in maniera insopportabile.
Romano lasciò andare la testa, così che il ciuffo gli coprì completamente l’espressione.
Era uno stupido!
Una singola lacrima scese lungo la guancia senza passare inosservata.

- Lei, Romano, non merita di essere trattato in maniera così volgare!- proclamò Impero, posando le sue mani sulle spalle del maggiore che, sconvolto com’era, nemmeno s’accorse di quel contatto fisico.

Voleva solo dimenticare quest’ultimo e inutile episodio di patimento che gli provocava quel cretino di Antonio, sperando di smaltire la delusione il prima possibile.
Impero cominciò a fargli un massaggio, prima lento e profondo poi sempre più preciso e in simbiosi col respiro di Romano.
Già sentiva i muscoli rilassarsi e i nervi distendersi.

-  Le persone cui teniamo devono essere protette, amate e preservate con cura e devozione!- sussurrava deliziosamente quel ragazzo d’altri tempi.

Il piacere di quel massaggio e la voglia di scordare ciò che era successo con Spagna: permisero a Romano di estraniarsi completamente dalla realtà e di godere, almeno per un momento, di quell’isolamento benigno.

Finchè, qualcuno, non bussò alla porta.

*****************************************************

- OHHHHH!!! ROMANITOOOOO!! SONO IO!! APRI QUESTA PORTA, POR FAVOR!-

Era Antonio, chiaramente.
Romano si svegliò di colpo dalla sua trance.
Feliciano scese le scale per andare ad aprire.

- Aspetta, Nord!!- implorò il maggiore impallidito di due tonalita'– Digli che non ci sono! Sono uscito!-

Feliciano si stranì un po’, ma decise di assecondare il fratello con spirito di complicità fratenrna:- Va bene, Romano! Conta su di me!- ammiccò, alzando il pollice.

***********************************************

Fece sporgere la testa fuori, trovandosi davanti un abbronzato spagnolo, dagli occhi verdi, che lo guardava festoso e benevolo.
Portava un enorme mazzo di rose rosse e, all’apparenza, sembrava più imbranato del solito.

- Ohhh! Feliciano! Hola! Quanto tempo?!- salutò allegramente Antonio.

- Ciao Spagna! Che piacere vederti!- ricambiò Italia, allargandosi in un dolce sorriso.

- Emm..senti..Romano è in casa?- chiese l’altro, impacciato.
 
- No, mi dispiace! E’ uscito!- eseguì Italia, compiaciuto della sua tattica.

Antonio si abbacchiò rammaricato, rimanendo assorto a fissare il legno della porta: - Ah…capisco..! E.. mi potresti dire quando torna?!- domandò infine, rassegnato.

Feliciano, lì per lì, rimase di stucco: - Ah! Non lo so! Aspetta che glielo
 chiedo!- e rimise la testa dentro, rivolgendosi candidamente a Romano come se nulla fosse – Ha chiesto a che ora ritorni…-

***********************************************

Sud Italia ebbe come l’istinto di eliminare una parte del Paese.
In fondo, Venezia, già stava affondando! Avrebbe solo accelerato i tempi.
Fu Spagna che, entrando giocondo, lo trattenne dal suo proposito fratricida.

-  ROMANO! MIO AMOR! Qué tal*?- si adoperò gaio lo spagnolo, prima di notare Impero che stava, amorevolmente, massaggiando le spalle dell’italiano.  (Qué tal*àcome va?)

Antonio squadrò il biondo mozzafiato da capo a piedi.
Chi era e, soprattutto, perché stava massaggiando Romano?
Spagna, a differenza di Sacro Romano Impero, non era un tipo possessivo o morboso.
Ma poco prima aveva avuto una discussione con Romano e, giustamente, aveva i nervi a fior di pelle.

- Qué tal? – domandò ironico Romano – Mah! Alla grande! Come al solito direi!- e girò la testa, per non incontrare le sue iridi smeraldo - Ora puoi anche andartene!- continuò, assumendo un’espressione indifferente mentre nascondeva il cuore tamburellare come un ossesso.

Spagna fece, coraggiosamente, un passò avanti: - Ma Romanito! Sono venuto apposta per far pace con te!- supplicò Antonio, allungando le braccia davanti a sé, per mostrare i fiori rossi.
 
Romano si alzò furente: - BE’ HAI PERSO TEMPO! MA CHE CAZZO VUOI CHE SIA POI ?? IN FONDO, CON TUTTO IL TEMPO CHE HO PERSO IO APPRESSO A TE, LA COSA NON DOVREBBE DISTURBARTI!-

Antonio era mortificato.
Romano lo sapeva che era uno sbadato.
 Non avrebbe dovuto prendersela in quel modo.

- Ma suvvia, mio amor…io…- tentò lo spagnolo, sporgendosi per afferrargli il braccio.

- IO NON SONO IL TUO AMORE E NON TOCCARMI!- urlò sdegnato l’italiano, facendo cadere le rose dalla mano di Spagna.

Spagna non si rassegnò: voleva chiarire a tutti i costi.

Gli prese anche l’altro braccio, cercando d’incrociare disperatamente il suo sguardo: - Romanito, ti prego, lasciami spiegare..almeno questo…-

Romano tenne fieramente gli occhi chiusi.
Non voleva guardarlo.
Non voleva che guardasse all’interno delle sue pupille.
Non voleva che lo vedesse piangere.

- Ti.ho.detto.di.NON.toccarmi!- gridò, dando degli strattoni per liberarsi. Senza riuscirci.

- Romano, io voglio parlare con te!- pregò lo spagnolo.


********************************************

CRACK

Il polso d’Antonio si ruppe fragorosamente.
Lo sentirono tutti.
Sacro Romano Impero l’aveva afferrato e, in un attimo, glielo aveva stritolato.

- Mi pare ti abbia detto di non toccarlo! – sottolineò aggressivo, perforandolo con gli occhi ghiacciati e le labbra tirate dallo sprezzo.


CONTINUA

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Capitolo 10
*** Prassi Inversa ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
Capitolo 10  –   Prassi Inversa

Uno sgomentato silenzio scese nella dimora dei Vargas.
Antonio fissò attonito il suo polso, sentendo il calore del dolore allungarsi per tutto il braccio come il diramarsi delle fronde degli alberi.
Tentò di liberarsi dalla presa del ragazzo dagli occhi celesti, ma sembrava una morsa d’acciaio che più si agitava e più si stringeva.

-M…maledizione..Lasciami..- invocò lo spagnolo, cercando di  staccare le dita d’acciaio di quel tizio dalle sue ossa compresse.

Sacro Romano Impero ghignò: - Ritengo che il suo approccio al padrone di casa sia alquanto fastidioso e sconveniente ?- e lo pressò ancora di più, tanto che Antonio lanciò un gemito per il dolore.

Feliciano fu il primo dei fratelli a riprendersi dallo shock: - IMPERO! MOLLALO SUBITO!-

Sacro Romano Impero smise di stritolare e di frantumare le ossa dello spagnolo, facendosi improvvisamente cupo in volto..., ma non mollò la presa.
Si rivolse, invece, a Romano, il quale, ancora allibito, osservava la scena frastornato.

- Se lo desidera…posso accompagnare fuori questo intruso molesto e invadente !- ipotizzò.

Romano, per un attimo, ragionò sulla sequenza dei fatti.
Non voleva rivedere Spagna, questo era sicuro. Ce l’aveva ancora con lui.
Tuttavia..non voleva nemmeno che gli accadesse qualcosa brutto.
 Impero pareva nascondere una forza straordinaria e pericolosa: aveva rotto il polso di Spagna come se fosse un grissino e il suo atteggiamento era ben poco diplomatico, inoltre..

- AHHHH!- Antonio gridò, sentendo le fitte di dolore che cominciavano ad attraversargli il corpo come schegge impazzite.

Romano rinsavì di botto: - Lascialo andare…!- ordinò e Impero mollò la presa.

Poi fece due passi avanti, prese Antonio, il quale si reggeva il polso sofferente, per il gomito e lo trascinò verso la porta.
A scapito di quanto pensasse poco prima, non lo buttò fuori: decise di uscire con lui.

- Torno tra poco! Non combinate disastri nel frattempo!-
 
*****************************************************

Feliciano e Impero rimasero da soli a fissare quella porta chiudersi avanti a loro.
Forse sarebbero riusciti a fare pace...diversamente: le urla di Romano avrebbero raggiunto Basch, in Svizzera.
Impero sogghignò seccato.

- Non mi piace quello Spagna! Decisamente poco cortese ed educato!- affermò incrociando le braccia.

Subito dopo si girò verso l’italiano, come per apprendere la sua opinione, ma vide che, quest’ultimo, era rimasto immobile, scuro in volto e silenzioso, osservando meditabondo la porta di legno.

Preoccupato, Impero si avvicinò: - tutto bene, amore?-

Era insolito che Feliciano mantenesse un atteggiamento così taciturno e misterioso.
A meno che non fosse stato colto da improvvise preoccupazioni o timori.
E se qualcosa lo tormentava era ovvio che Impero volesse saperlo.
O meglio..per lui era imperativo che dovesse saperlo dato che lo considerava il suo fidanzato.

- No..non è niente!- mormorò vago Italia con un alito di voce.

Il biondo, che già era apprensivo di suo, sentendo che c’era qualcosa che non andava in lui, divenne ancora più inquieto: - Italia..se c’è qualcosa che ti turba, desidero saperlo! E’ importante per me!- lo sollecitò.

 
-Davvero, non è nulla d’importante!- ribattè l’italiano indifferente, cercando di abbandonare la stanza.

Ma si ritrovò Impero che, repentinamente, si spostò, ponendosi di fronte l’uscita, bloccandogliela con tutto il suo corpo, imponente sebbene più aggraziato di quello di Ludwig.
Era furioso.
 Ma la sua rabbia non era il frutto d’ira violenta ma, semmai, era dovuto alla frustrazione a causa del muro innalzato dalla persona a cui più teneva. Un muro alzato NEI SUOI CONFRONTI.
Gli faceva malissimo!
Qualunque cosa preoccupasse Italia, per lui, ERA DI VITALE IMPORTANZA!

- Spiegami cos’hai!- intimò, prendendolo da sotto le ascelle e avvicinando le sue labbra.

- Daiii, Impero! Lasciami andare!- supplicò Italia, agitandosi in quella presa.

- Solo se mi dici cosa c’è che non va!- decretò irremovibile l’altro.

Italia, conscio che il ragazzo non avrebbe desistito, sospirò, abbassando il capo.
Era abbastanza imbarazzante ammetterlo ma, effettivamente, la colpa era di Sacro Romano Impero se lui si trovava in quello stato d’animo così inconsueto, quindi era giusto, perlomeno, avvisarlo.

- E’ solo..- cominciò senza guardarlo -..che tu non mi hai ascoltato prima!-

Impero aggrottò la fronte, sorpreso: - Quando?-

- Quando ti ho detto di lasciare Spagna! Invece…- Feliciano riprese fiato -..invece.. a mio fratello hai dato retta!-

Sacro Romano Impero, se prima era stupito, adesso era rimasto concretamente a bocca aperta.
Non fosse altro, perché non aveva mai visto il suo fidanzato geloso…
Di Romano poi… ? Decisamente atipico.
E pensare che stava facendo tutto questo solo per lui.

- Lo so, che lui è più intelligente di me, però… insomma, ultimamente, stai sempre con lui e..cioè.. mi piacerebbe che passassi più tempo con me..- farfugliò Feliciano, impappinandosi con la lingua.

Feliciano si sentiva stupido.
Se l’era davvero presa solo perché Sacro Romano Impero sembrava prestava meno attenzioni del solito?
Era ridicolo!
 Non capiva come fosse possibile che lo cogliessero emozioni così insensate e puerili.

Dal canto suo, Impero seguiva molto attentamente.
Paradossalmente, non lo disturbava affatto che Italia fosse geloso di lui, la trovava una cosa tenera e idilliaca , significava che ci teneva alla loro relazione sentimentale e questo era importante…ma non era accettabile che, ANCORA, dubitasse del suo amore .
L’amore non accettava scorciatoie o corsie differenziate: prevedeva una sola preferenza e un’unica strada.
Come poteva anche solo sfiorarlo l’idea che lui avrebbe potuto tradirlo?
Possibile che, da quando era scappato in seguito alla scoperta della vera natura d’Italia, ancora non si fidasse completamente della sua devozione?
Cosa doveva fare ancora?

- Italia! Se ho assecondato tuo fratello, in questi giorni, è solo perché fa parte della TUA famiglia! Comprendi che volevo solo andargli a genio ? Volevo piacergli! - asserì Impero, gravemente.

Non voleva bastoni tra le ruote da parte di Romano.
Italia assentì con la testa, malinconico, ma, ancora, non aveva il coraggio di affrontarlo.

Prese nuovamente fiato e sussurrò triste: - Tu devi piacere a me!-

Questa era un’ottima osservazione, ben poco discutibile.
Certo che doveva ingraziarsi Romano, se possibile, e adeguarsi a quei tempi a lui così ignoti o bizzarri ..ma Italia doveva venire prima di tutto e tutti.
Va bene, Impero aveva capito l’antifona..ed era ora che, forse, anche Feliciano la capisse.

**********************************************************

Senza dire niente, lo sollevò da terra, caricandoselo su una spalla.

- IMPERO! MA CHE FAI ?! – si lamentò Feliciano, a testa in giù.

- Quello che avrei dovuto fare già da tempo!-affermò l’altro, imperscrutabile.
 
Girò il pomello della camera da letto.
Si era preparato a lungo a quell’evenienza.
Tuttavia, nonostante tutte le ipotesi che aveva immaginato, sentiva che doveva seguire solo il suo istinto.
A volte, era la cosa migliore.

- Per me non può esistere altro di rilevante che non sia tu!- bisbigliò all’orecchio di Feliciano, prima di adagiarlo sul letto.
 
Quest’ultimo lo scrutava confuso, sentendosi quantomeno in soggezione.
Impero si levò il mantello del suo prezioso vestito, lasciandolo cadere.

- Un tuo semplice sorriso m’induce a naufragar tra le acque tempestose!- proclamò languido e sognante.

Si levò la giacca di velluto azzurro che conservava da quando l’aveva rubata a Francis.

- La tua voce mi ricorda il poetare degli angeli!-

Tolse pure la camicia, liberando il suo petto che non aveva nulla da invidiare a quello di un modello.

- I tuoi occhi racchiudono l’immensità del mare!-

A quel punto, si distese per guardare negli occhi, ancora storditi, il suo amato.

- I miei sentimenti sono sinceri, quanto è vero che sono qui in carne e ossa a baciare la tua pelle bianca e a sfiorare le tue dolci labbra!- sussurrò, prendendogli una mano e baciandolo delicatamente sulle nocche e tra le dita affusolate.

Italia non sapeva né cosa dire, né cosa provare.
A volte, Impero parlava in maniera originale, come se non appartenesse a quella terra, e , forse, era così..
Eppure, nonostante le parole giungessero antiche e inafferrabili, i suoi sentimenti, il suo corpo, li percepiva benissimo.
Emanavano una passione e un fascino travolgente.
Lo stesso Italia, non poteva fare a meno di constatare il suo corpo fremere e accaldarsi anche solo soffermandosi sui pettorali d’Impero che assecondavano il suo respiro accelerato dall’emozione.
Gli veniva da piangere..e non sapeva perché.

-  Mio grande desiderio sarebbe poterti trasmettere ciò che provo e inondarti delle mie passioni!-

Avvicinò le labbra sottili a quelle carnose di Feliciano.

- Anche se, l’unica passione della mia vita, sei tu, Italia!-

E lo baciò ardentemente.
Feliciano rimase come intontito.
Era impossibile resistere a quel tornado d’emozioni.Davvero.
Riuscì solo a prendere il viso d’Impero tra le mani tremanti e scosse dai brividi.

Ne catturò lo sguardo divampante, color azzurro cielo: - Sembri Doitsu..- commentò sorridendo e piangendo insieme Feliciano -..solo..con un viso più dolce e un’espressione più accogliente!-

Impero gli posò l’indice e il medio sulle labbra e sussurrò malizioso :- Non nominare più il suo nome quando stai facendo l’amore con me!-

Italia ebbe un sussulto.
Era, dunque, giunto quel momento?

Percependo la titubanza di Feliciano, Sacro Romano Impero, per un attimo, si arrestò scrutandone l’espressione incerta e timorosa.
Era spaventato?
Se Italia non fosse stato pronto a questo..si sarebbe tirato indietro lui stesso.
Non poteva forzarlo, anche se gli sarebbe bruciato come non mai.

- Hai paura?- domandò baciandogli teneramente le dita e allontanandogli le lacrime dalle guancie arrotondate.

Italia parve pondera seriamente quell’evenienza e, per un attimo, Impero trattenne il fiato.

Poi, si ammorbidì e rispose: - Sono un po’ nervorso..questo è vero..ma non ho paura!..Non più!-

CONTINUA

*****************************************************
Non so se avete colto che l’atteggiamento di Sacro Romano Impero varia a seconda che sia lui stesso a comportarsi in un determinato modo o sia un altro soggetto.
E’ una caratteristica interessante del personaggio: si rende conto che certe condotte non sono “ appropriate ”  ma è indulgente con se stesso.

Mah..che tipo..

 

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Capitolo 11
*** L'Ombra della Minaccia ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
 Capitolo 11  –  L’Ombra della Minaccia


Il sole penetrò tra le tende della camera.
Impero alzò le palpebre e constatò l'albeggiare del sole.
Accanto a lui, Feliciano, nudo come lui, dormiva della grossa, raggomitolato a contatto col suo fianco.
Sacro Romano Impero si concesse una decina di minuti per poterlo ammirare in tutta la sua bellezza.
La sera prima si erano lasciati finalmente andare alla passione.
Non ricordava tutto nei minimi particolari, anche perchè, le emozioni provate durante tutta l'" attività" erano talmente difformi e dirompenti che non poteva che rassegnarsi ad accettare quei black-out come conseguenza del trasporto, però sentiva una sana felicità pervadergli tutto il corpo.
Si ricordava i gemiti di piacere e il respiro affannato del suo amato…e anche i suoi.
Nello scrutarlo, notò con dispiacere i lividi e le escoriazioni presenti su tutto il corpo.
Eh si, che si erano lasciati un pochino andare..ma forse aveva esagerato.
Era la sua prima volta e aveva considerato l'eventualità che non sarebbe stato facile trattenersi o ragionare logicamente in “ certi passaggi “ ma certo non auspicava a ridurlo così.
Gli aveva fatto male? Non se lo sarebbe mai perdonato!
Aveva sbagliato qualche capitolo ? Probabile, non era così esperto...
Bel compagno che era!
Tuttavia, l'espressione d'Italia era serena e, non voleva sbagliarsi, ma gli pareva di scorgere anche un leggero sorriso.
Era troppo carino!
Gli diede un altro bacio sulla fronte.

" CALMA! ADESSO CON CALMA!" si tranquillizzò Impero, sentendo il suo cuore riprendere a battere come un tamburo " DUNQUE..cosa dovrebbe fare un gentiluomo, adesso?"

Riflettè.
Sicuramente doveva trattenere i suoi istinti primordiali.
Si narrava che, una volta scoperto l'amore carnale, questo potesse indurre in tentazione più del diavolo e anche nei momenti più inadeguati.  
Ma lui non era una bestia! Si sarebbe comportato civilmente!
Intanto voleva far piacere a Italia e quindi, perlomeno, offrirgli un buon risveglio.
Ecco! Una personale e buona colazione poteva essere una buona idea.
Scese dal letto a malincuore.
L'idea era di fargli una sorpresa, presentandogli un ricco vassoio, e di gustarselo, molto romanticamente, abbracciati insieme.
Poi, se proprio si creava l'intesa giusta...insomma: non avrebbe rigettato un' altra occasione. Galante si, ma pur sempre innamorato.
Arrossì a quel pensiero.
Si coprì con un lenzuolo, così da poter tornare e fiondarsi, nuovamente, nel letto con Feliciano.


********************************************************
Scese le scale, si mise a cucinare delle frittelle su cui spalmare la confettura.
Nel frattempo, rimembrava alcuni episodi divertenti e imbarazzanti avvenuti la sera prima.
Si era imposto l'imperativo di non svenire e, anche quando Italia si era spogliato del tutto, riuscì a rimanere stranamente cosciente.
Ma il momento più imbarazzante in assoluto fu quando fu proprio lui a spogliarsi completamente.

- Impero..è..è..-

- Ti prego, Italia, non guardarmi in questo modo...è imbarazzante!-

- Ma è grossissimo!-

Ecco, se non era morto in quel momento e non si era auto-sotterrato dalla vergogna, probabilmente, le prossime sfide sarebbero state bazzecole ben meno impegnative.
La faccia ravvicinata e incuriosita di Feliciano che lo fissava con stupore era qualcosa di veramente arduo da sopportare.
Anzi che era rimasto lucido a sufficienza per infilarlo e...
Svenne.

Si risvegliò sul pavimento.
E menomale che non era avvenuto durante il rapporto..con che faccia si sarebbe rivolto nuovamente al suo amante poi?
A proposito..era successa una cosa anomala mentre lo stavano facendo e la sua mente vagava in un giubilo di sensazioni.

- AHHHHH IMPERO ..AHHH..NON HO MAI..AHHH..PROVATO NIENTE DI SIMILE !- ansimava Italia.

- Neanch'io, amore mio!- confermava Impero.

- E' stupendo!-esclamava l'altro inarcandosi.

- AHHH Je t'adore, mon amour! Tu riempis mon esprit et mon coeur avec ta douceur...ITALIE! SECOURS-MOI!*-   ( *ahhh ti adoro, amore mio! Riempi il mio animo e il mio cuore con la tua dolcezza..ITALIA! SOCCORRIMI!"

- Impero..parli francese?- si stupiva l’italiano.

- Eh..Ah..ho imparato! Mentre..ero in viaggio..!- eludeva il biondino.

E per fortuna, Italia, il francese non lo conosceva bene.
Si era distratto un attimo, un singolo momento, e l'influenza di quel francese maledetto lo stava quasi per tradire.

- FRANCIA! Dannato! Stattene buono e non costringermi a eliminarti subito!- minacciò, mentre rigirava l’uovo.

Tolse le frittelle dal fuoco e cominciò a spalmare la marmellata sulla superficie, in attesa del caffè.
Non era sicuro che Italia gradisse il caffè mattutino, così si era preso la briga di piazzare sul vassoio anche il latte e una spremuta d’arancia.
Nel frattempo un pensiero lo turbava..

“ Devo rientrare in possesso delle mie terre il prima possibile..Non posso rischiare che Francia, opponendosi alla mia volontà, riesca insinuare dubbi pregiudizievoli per i miei intenti!”

Oltre i territori francesi e quelli al di là delle Alpi, il grosso dei suoi possedimenti era situato a Est.
A chi appartenevano adesso? O meglio..chi li aveva rubati?
Avrebbe dovuto affrontare quel ignoto avversario prima del previsto, ora che poteva contare sulla sottomissione della Francia, che, peraltro, gli consentiva di mantenere una forma adulta..
Una volta eliminato il suo maggior antagonista e conquistato, infine, anche la Francia: nessuno si sarebbe arrischiato a sfidarlo.
E se anche l’avesse fatto..
Rise crudelmente.

- Ancora per poco e tornerò alla mia antica forza! Il regno di Sacro Romano Impero sta per rinascere al suo leggendario splendore!-

All’improvviso: un rumore. Un tonfo secco.

********************************************************

Romano si bloccò, sentendosi scoperto a causa di quel tonfo.
Guardò in direzione d’Impero, ma era scomparso.
Dov’era finito quel folle?
Era paralizzato dalla paura e le goccioline di sudore freddo che inumidivano la fronte non erano certo frutto della sua immaginazione.
Poi  sentì una voce alle sue spalle.

- Buongiorno Romano! Non sa che la buona educazione impone di non origliare le conversazioni altrui?- sorrise innocentemente il biondo.

Romano aveva paura ma non era il tipo che da acquietarsi facilmente: - Con chi stavi parlando, dannato?-

- Con nessuno ovviamente!- rispose semplicemente l’altro, pacatamente.

Romano aggrottò la fronte e lo fissò arcigno: - A chi ti rivolgevi?-

- Qui ci sono solo io!- evidenziò ancora Impero.
 
-Sei sicuro…di essere solo?- mormorò Romano minaccioso.

Fu allora che, Impero, cambiò atteggiamento ed espressione.

- E adesso…- domandò cupo in un brusio che pareva vento polare -..cosa ne faccio di te?-

**********************

- Cosa hai sentito?- gli intimò Impero, avvicinandosi barcollando verso di lui con una strana espressione dipinta in volto e gli occhi gelidi luccicanti.

Romano non sapeva il perché, ma l’aura assassina che percepiva da quell’uomo lo aveva inchiodato al pavimento.
Avrebbe voluto fuggire.  Il suo istinto lo stava implorando.
Ma non ci riusciva.

- Ti ho chiesto: Cosa.hai.sentito!- lo afferrò per il collo e lo sbattè alla parete.

Romano non riusciva nemmeno a rispondere.
Il terrore gli strozzava il fiato e la potente presa del biondo non aiutava.

Quest’ultimo, invece, lo scrutava impaziente.
Cosa sapeva? Cosa sapeva che NON doveva sapere?
Era il fratello maggiore d’Italia ma non poteva permettergli di parlare. Non doveva parlare.
E vi era solo un modo per esserne sicuri, anche se non avrebbe voluto, se non altro per non vedere il suo Italia soffrire.
Rimase lì, immobile, combattuto tra questi propositi.
Alla fine si decise: è vero che Italia avrebbe pianto il fratello, ma ci sarebbe stato lui a consolarlo.
Sarebbero rimasti solo loro due.
E lui sarebbe rimasto il suo unico confidente.
Allungò indietro il braccio, deciso a strappargli il cuore.

- Mi rincresce Romano! Ti avrei risparmiato se non ti fossi immischiato!- asserì grave.

***************************

- FERMO!- implorò Romano, trovando la tenacia per parlare.

- Oramai è  tardi! Fattene una ragione!- rispose l’altro, tendendo i muscoli per fare un lavoro veloce e pulito.

A quel punto, Romano, fu costretto a sperare nell’ultima carta che aveva: - Pensa a mio fratello! Lui non potrebbe mai sopportarlo!- affermò.

Impero sbattè le palpebre un attimo, ma dopo si riconcentrò sul bersaglio: - Ci penso già! Stai tranquillo!-

- Ma tu mi dicesti che le persone innamorate non feriscono le persone a cui tengono!- replicò l’altro nervosamente ma cercando di mantenere ferma la parlata.

Impero sussultò.
Questo era vero!
Poteva lui provocare un dolore così grande in colui che amava?
Quale onta avrebbe sopportato ogni volta che avrebbe incrociato gli occhi innocenti del suo amato?

- Forse tu..non ami mio fratello?- affondò ancora Romano.

CERTO CHE LO AMAVA!
Non potevano esserci dubbi!
E lui corrispondeva, perché, altrimenti , non si sarebbe concesso nella sua purezza a quell’unione.
Come poteva infamare la fiducia che Italia riponeva in lui ?
In maniera così ributante poi: uccidendo suo fratello..
Proprio ora che si era finalmente deciso a fidarsi di lui.

- Tu lo sai, vero, che se il mio stupido fratellino venisse a conoscenza dell’autore della mia morte, non vorrà più condividere con te nemmeno l’aria..?!- ringhiò l’italiano, facendosi coraggio.

********************************************

- IMPEROOOOOOOO!!- piagnucolò una voce al piano di sopra.

I due trasalirono.
Italia, evidentemente, si era svegliato.
La sorpresa era saltata.
Impero mosse freneticamente lo sguardo da Romano alle scale.
Che fare?

- IMPEROOOOOOO!!- chiamò ancora la voce.

- ARRIVO, AMORE!- rispose Sacro Romano Impero e lasciò il collo di Romano permettendogli, nuovamente, di respirare.

- Ascoltami bene! – minacciò severamente Impero, rivolgendosi fatalmente all’italiano  - Non ficcanasare più in certe faccende e non osare riferire ad alcuno ciò che hai sentito!- i suoi occhi lo perforarono - Se ti comporterai bene…non avrò motivo di far soffrire Italia, inutilmente-

Così dicendo, afferrò al volo il vassoio e salì velocemente le scale, lasciando uno scosso Romano sul pavimento.

****************************************
- Impero..- s’imbronciò Italia, vedendolo arrivare -.. dove sei andato?-

Il biondo appariva trafelato ma porse subito la colazione all’italiano.

- Scusami, Italia! Volevo farti una sorpresa..ma temo di aver fallito!- disse sorridendo.

Feliciano scosse la testa di diniego e assaggiò una frittella.

Impero si sedette accanto a lui: -Stai bene?- domandò, avendo presente il furore della notte prima.

Feliciano smise di masticare e si rivolse allegramente al biondino che pendeva trepidante dalle sue labbra.

- Mai stato meglio!-

********************************************************

Romano riprese fiato.
Ciò che aveva sentito lo inquietava.
Se aveva carpito bene la situazione: Quel bastardo di Sacro Romano Impero voleva riconquistare i suoi antichi confini e, per fare questo, non avrebbe guardato in faccia nessuno.
Stava parlando con Francia prima?
Doveva indagare di più su questa faccenda.
Suo fratello poteva essere in pericolo.
Anche parte di lui, una volta, apparteneva a Impero.Doveva avvertirlo che incombeva una grave minaccia!   Doveva avvertirlo
Neanche a farlo apposta cominciarono a sentirsi dei gemiti e delle urla acute provenire dal piano di sopra.
Senza pensarci due volte corse su per le scale.
Avrebbe dovuto affrontare quell’energumeno? Pazienza, ma non gli avrebbe permesso di sfiorare il suo fratellino!
Di soppiatto, si approcciò alla porta.
Sentì Feliciano ridere felice e cristallino.
Allo stesso modo….di quando lui era con Spagna.

CONTINUA

 

 

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Capitolo 12
*** L'Illazione del Dubbio ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO

Capitolo 12 – L’Illazione del Dubbio
 


Italia non era così felice da tanto tempo.
Il mese più bello della sua vita.
Nonostante fosse passato poco tempo, aveva realizzato numerosi propositi che si era prefissato e condiviso le idee che più lo entusiasmavano in quanto, Impero, lo assecondava senza esitazione.
Ovunque andasse, lui era lì ad assisterlo e a incoraggiarlo anche nelle cose più sciocche e inutili.

- Ti prego, Impero! Andiamo a vedere le Cascate del Niagara?- se ne usciva all’improvviso il suo fidanzato.

Impero si limitava a rispondere: - Come vuoi tu!- e lo prendeva in braccio e, in poco tempo, percorrevano chilometri fino alla meraviglia naturale.

Inoltre, la sera, si dedicavano lunghe passeggiate, mano nella mano, leccando un gelato e assaporando la brezza fredda.
Molti curiosi si giravano a scrutarli, certamente non passavano inosservati, ma nessuno ebbe mai  l’ardire di disturbare una coppia così innamorata.
I due avevano raggiunto anche un’ottima intesa sessuale e , sebbene Impero non riuscisse ancora a liberarsi del consueto imbarazzo, la confidenza e la fiducia di Italia erano totali.
Tuttavia..un episodio scalfì le sue convinzioni.

*********************************

Sacro Romano Impero era andato a ritirare le pizze che avevano ordinato.
Feliciano, intanto, stava scegliendo un film recente da vedersi insieme.
Canticchiava gioiosamente e piazzava numerosi cuscini colorati davanti allo schermo.
Si era ripromesso che, questa volta, avrebbero visto tutto il film e non si sarebbe lasciato coinvolgere dai baci e le carezze fugaci del suo ragazzo che poi, per volere di entrambi, si trasformavano in un fuoco ardente.
Il solo pensarci lo emozionava.

Romano entrò all’improvviso.
Ultimamente spariva in continuazione. Poi si ripresentava come se nulla fosse.
Pareva accigliato e nervoso.
Feliciano non si era mai preoccupato d’insistere nell’informarsi sul suo continuo dileguarsi in quanto, l’altro, si limitava ad alzare e scrollare le spalle oppure rispondeva in maniera ambigua e poco chiara.
Forse c’entrava Antonio…ma comunque, Feliciano, non s’impensieriva oltre l’ordinario.
Aveva altro per la testa.
Quando entrò, gli fece cenno, festosamente, con la mano, indicando il cuscino accanto a sé.

- OHHH! Eccoti Romano! Vieni a vedere il film con noi! Se vuoi, posso dividere la mia margherita con te!- salutò il minore.

Romano si guardò nervosamente attorno.
Via libera!

- Italia, devo parlarti! Quello psicopatico non è in casa, giusto?- domandò fermamente a bassa voce.

Feliciano lo fissò sbigottito: - Quello chi?-

- Quel bastardo d’Impero !-

Feliciano, in un primo momento, ci rimase male.
Andavano tanto d’amore e d’accordo prima…il loro rapporto, almeno da parte di Romano, pareva essersi incrinato dalla notte in cui Italia aveva scoperto la passione.
Era più scontroso, distante e diffidente…e li evitava. Evitava lui e Impero.
Non capiva come il suo atteggiamento potesse essere, logicamente, variato così visibilmente.
Ma questo non giustificava il fatto che potesse sparlare di Sacro Romano Impero in questo modo.

- Smettila di parlare male di lui! E’ la persona più buona e gentile che conosca!-  affermò risoluto.
Romano si accigliò e grugnì: -Se è per questo è pure un fottutissimo assassino!-

Italia era senza parole.
Possibile che accusasse di una cosa tanto tremenda e terribile tanto leggermente?
Con quale coraggio veniva da lui ad affermare una sciocchezza simile?

Strabuzzò gli occhi: - COSAAA? -

- E’ la verità!- ribadì il maggiore senza scomporsi.

Suo fratello era un bugiardo.

-Impossibile!-

A quel punto anche Romano s’infervorò.
Era già rischioso affrontare un argomento del genere in quel frangente, figurarsi se doveva combattere anche con la testardaggine e l’ottusità del Nord.
Per un mese, aveva indagato e saggiato le informazioni che aveva.
A lungo aveva riflettuto tra i campi di pomodori quali fossero le vere mire di quel pazzoide.
Non aveva dubbi che fosse un folle. Un folle omicida.
 
- Ti dico che è così! Ha tentato di uccidermi! E ho capito che ha imprigionato Francia dentro di sé! Dobbiamo andarcene subito, prima che ci uccida tutti!-

Feliciano si sarebbe messo a ridere se, la conversazione, non lo disturbasse tanto.
Quella poi: era l’assurdità più ridicola che avesse mai sentito.
Con Impero aveva dovuto combattere per consentire, persino, ai gatti di giardino di farsi accarezzare dalle sue mani: temeva potessero arrecargli qualche graffietto, figurarsi se progettava la sua morte. Poi..perchè mai?
Suo fratello si comportava in maniera strana.
Possibile che fosse geloso d’Impero? Non aveva senso!
Eppure, Romano, pareva, da sempre, odiare e vomitare su tutti coloro che Italia frequentava, apprezzava e ..amava.
Come Germania.
Era suo fratello, ed era vero, ma questo non lo esimeva dal comportarsi in maniera, perlomeno, matura, né poteva scusare il suo continuo sputare accuse insensate su Impero, a cui tanto teneva.

- Romano..adesso stai esagerando!- si adombrò seriamente, per la prima volta, Feliciano.

Il maggiore trasalì.
Impero gli aveva fatto il lavaggio del cervello o cosa?
Si trattava di lui! Suo fratello!
Quale altro motivo poteva avere se non quello di trarlo in salvo da quel mostro.

Sbottò infuriato: - CAZZO! CREDI PIU’ A ME, CHE SONO TUO FRATELLO, O A QUEL PAZZO INDEMONIATO CHE TI SCOPA DA MATTINA A SERA?? SVEGLIAAAAAA!!! NON HAI VISTO QUELLO CHE HA FATTO A SPAGNA?? E’ PERICOLOSO!-

Romano non poteva parlare così della persona che amava. Non l’avrebbe permesso.

- ADESSO PIANTALA! Se tu non sei in buoni rapporti con Spagna..non significa che puoi scaricare la tua frustrazione sulla nostra relazione che va, nonostante te, a gonfie vele!-

Per un attimo, Romano, s’impietrì.
Persino Feliciano si rese conto di aver oltrepassato una soglia e pizzicato una corda che NON doveva toccare.
Vide il fratello fremere.
 Rabbia o dolore?
Forse entrambi.

“Ecco cosa si ottiene…” commentò amareggiato fra sé Romano.

- Dunque io sarei un frustrato!- sussurrò infine, in un brusio e quasi rivolto a se stesso.

Italia non disse niente, anch’egli teso e  rammaricato.
Il maggiore girò sui tacchi e fece per avviarsi verso la porta.
Italia sentì un groppo alla gola.
Lui era molto felice adesso, ma, forse, suo fratello era risentito o afflitto da qualcosa.
Stando sempre con Impero, non ci aveva mai badato.
Era stato egoista e cieco!

- Dove vai?- chiese preoccupato.

- Me la squaglio! Lontano da quello squilibrato! Non avrà la mia pelle tanto facilmente!- dichiarò determinato il maggiore.

Italia trattenne il respiro, poi si fece coraggio: -…E.. quando torni?-

- Allora sei scemo! Ti ho detto che non torno! Men che meno con quello lì a scorrazzare nei paraggi!-  lo incenerì Romano.

Feliciano rimase lì, in apprensione, a vedere suo fratello fare le valigie e abbandonare la loro casa comune.
Potevano risolverla questa faccenda. Di qualunque cosa si trattasse.
Impero non era cattivo! Italia ne era sicuro.
Li avrebbe fatti riconciliare e tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Sarebbero di nuovo rimasti insieme.
Nessuno poteva dividerli.

- Fratello, ascolta..facciamo così: lasciamo perdere tutto questo rancore e odio! Facciamo pace!-propose speranzoso Italia, alzandosi e porgendo la mano a Romano, il quale stava con un piede fuori dalla porta.

Quest’ultimo lo guardò con aria di sufficienza e di sdegno.

“Ognuno si fa promotore del destino che ha scelto!”

- Vuoi fartela con un assassino? Benissimo! Fai quello che cazzo ti pare!  Io, che ho rischiato la vita per avvertirti, non rimango un minuto di più- e sbattè la porta il faccia il minore smarrito e accorato.

***********************************************************

Sacro Romano Impero aveva adempiuto con diligenza alla consegna d’Italia e ora portava come trofei quei cartoni rettangolari, caldi e unti, alla loro destinazione.
Un lavoro impeccabile.
Ma quando entrò nella dimora, invece di trovare il suo amato ad accoglierlo raggiante e caloroso come al solito…lo trovò accasciato sul pavimento, sopra una marea di cuscini colorati, che piangeva disperato.

- ITALIA! CHE E’ SUCCESSO?- si allarmò il biondino, liberandosi velocemente delle pizze per accovacciarsi al fianco dell’amato scosso dai singhiozzi.

- Mio fratello…-singhiozzò -.. se n’è andato!-

Dunque il maggiore aveva abbandonato Italia.

“Una seccatura in meno” valutò cinico.

- Ha detto..che tu…in realtà..sei malvagio e un  bugiardo! Ma io non posso credergli! Non è vero! E lui se n’è andato per sempre!- e si lasciò andare a un urlo soffocato e di dolore.

- Su Italia, forse era di cattivo umore! Sono sicuro che tornerà!- lo rassicurò l’altro.

 Ovviamente:  sarebbe stato un cadavere prima del sorgere dell’alba!
Gli infidi doppiogiochisti non gli garbavano per niente.

- E se attraverserà i confini? E se dovesse imbattersi in Francia..o Inghilterra ..o, peggio ancora, Russia?- Feliciano pareva devastato.
Più ci pensava più il suo cuore accelerava i battiti dall’angoscia:- Come farò a sapere se ha bisogno di me? Se gli è successo qualcosa? Come farò a soccorrerlo o a sapere dove andare?-

Le sue lacrime amare bagnavano il pavimento, rendendolo lucido.
Brutta cosa..i sensi di colpa.
Cominciarono ad affiorare nel cuore d’Impero come veleno, mordendo le sue certezze e le sue volontà.
Romano era una pedina fastidiosa…ma le lacrime di Feliciano lo tormentavano ancora di più.

- Non piangere, amore mio! Lo riporterò qui da te prima che si cacci in qualche guaio!- assicurò il biondino, stremato dal suo conflitto interiore.

Italia si rianimò, tutto d’un colpo: - Dici sul serio?-

- Sul mio onore!- giurò, determinato, l’altro.

“ Non appena avrò ristabilito il mio Regno!”

************************************************
 
Sacro Romano Impero abbandonò il letto, lasciando l’italiano a dormire amabilmente .
Non avrebbe voluto staccarsi dalla sua prediletta compagnia ma aveva una missione da compiere. Un’opera da portare a termine.
Romano era diventato un problema e, purtroppo, non poteva ucciderlo per amor d’Italia.
Quindi..doveva agire quella notte stessa : per riprendersi i suoi domini e la sua sovranità prima che il fratello maggiore d’Italia, ora a piede libero, potesse “ cantare ” o chiamare i rinforzi.
Doveva muoversi.Non vi era più tempo.
Il giorno seguente: niente sarebbe stato più lo stesso!



CONTINUA

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Capitolo 13
*** La Notte delle Tenebre ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
Capitolo 13
– La Notte delle Tenebre

Italia ebbe un incubo e si svegliò nel cuore della notte.
Aveva il cuore in gola.
Visioni terribili affollavano la sua mente. Di morte e sangue.
Si girò sul fianco, sicuro di trovare conforto nella pacata figura d’Impero che, però, non c’era.
Si alzò di scatto, guardandosi intorno.
Ma dov’era andato?

Italia allungò l’orecchio.
Non ne era sicuro..ma sentiva lo scorrere dell’acqua al piano inferiore.
Si mise in piedi e scese le scale titubante.
************************************

Svizzera era piccolo ma temerario.
Impero c’aveva messo un po’ a sopprimerlo del tutto.
Il battito aveva impiegato 10 minuti buoni prima di arrestarsi del tutto.
Adesso lasciava che l’acqua scorresse copiosamente sulle sue mani affinchè l’ultimo residuo di sangue rappreso potesse sciogliersi e dileguarsi. Ma ci voleva un po’…
Successivamente, avrebbe dovuto aprire le finestre per far arieggiare e impedire all’odore del sangue d’impestare l’aria.
Sobbalzò quando sentì la voce d’Italia.

- Impero! Perché sei in piedi?- domandò angosciato Feliciano, sollevato che comunque non fosse un intruso.

Il biondo, approfittando dell’oscurità, riuscì a nascondere le sue mani macchiate, ponendovisi davanti, mentre continuava a porle nel lavandino.

- Ah! Io..stavo..mm…prendendo un bicchiere d’acqua!- si giustificò incerto.

Italia si mosse verso di lui: - Oh! Mi hai  fatto spaventare! Non ti ho visto più accanto a me quando mi sono svegliato!- si angustiò l’italiano.

Impero seguiva i suoi movimenti e il suo approcciarsi lo inquietava non poco: poteva capire cose che non era opportuno rivelare in quel momento. Per il suo bene.
Feliciano si avvicinava sempre di più.

- Italia..stai indietro, per favore!- avvertì pacatamente Impero.

Italia, a quelle parole, rimase sorpreso.
Si paralizzò per un istante, quando il suo naso captò l’inteso e peculiare odore del sangue.

- Cos’è questo odore? Sembra..- annusò ancora l’aria -..SANGUE! IMPERO?-

Impero rabbrividì ma mantenne i nervi saldi, senza fiatare.
Italia esaminò preoccupato il suo interlocutore, notando, nell’ombra dell’oscurità, grazie al fascio lunare, il gocciolare del sangue dalle mani d’Impero.
Subito il suo cuore palpitò dall’apprensione.

- IMPERO! SEI FERITO??- si scandalizzò, accorrendo da lui per soccorrerlo.

- No..NO..NO…non …- balbettò Impero, non vedendo vie d’uscita.

Quello non era il suo sangue, ma quello di Vash.
Italia non doveva sapere. Non doveva vedere.
Non era il momento.
Non era pronto.
Anzi..non avrebbe MAI dovuto conoscere la verità, perché, in cuor suo, Impero temeva che potesse rovinare la figura ideale che egli avesse di lui.
E questo non doveva assolutamente accadere.
Italia, invece, era più che intenzionato a soccorrere il biondo e, per questo, si fece ancora più pressante, aggrappandosi ai vestiti d’Impero, il quale si agitava nervoso, per cercare di poter capire dove si fosse fatto male.

- Coraggio, fammi vedere!- s’indispettì l’italiano, tirandogli la manica.
 
Fu allora che il suo amato, per la prima volta, gli urlò ferocemente contro lasciandolo quasi tramortito dallo sgomento: - NON AVVICINARTI!- e lo spinse indietro, facendolo cadere.

Non lo colpì con forza…ma una piccola spinta fu sufficiente a mandare a gambe all’aria un italiano stupefatto che, improvvisamente, si sentì moralmente ferito.

Impero impallidì di fronte al viso addolorato del suo amato.
Non l’aveva gettato a terra di proposito.
Il desiderio di proteggere Italia da una così cruda verità, l’aveva portato ad agire istintivamente.
Si rammaricò dell’errore.

- Oh..Italia..Scusami! Scusami davvero!- provò a scusarsi il ragazzo -  Non so come…è che solo..mm…dove stai andando?-

- Torno a letto!- rispose  flemmatico l’italiano, rimettendosi in piedi, depresso.

- Ah! Ti raggiungo subito!- si affrettò ad aggiungere l’altro, vivamente dispiaciuto per l’accaduto.

- Non fa niente! Posso dormire anche da solo! Non ho paura!- replicò pizzicato Feliciano.

Non voleva stare con lui quella notte.
Per uno dei presenti era una domanda, per l’altro una constatazione.
Impero non poteva pensare di essere respinto o tenuto distante dal suo unico amore.

- Ma…Italia…-

- Buonanotte Sacro Romano Impero!- tagliò corto Feliciano.

E salì di corsa le scale.
Perché Impero gli nascondeva le cose?
 Era per orgoglio o perché non si fidava di lui?
Entrambe le opzioni…erano terribili e desolanti.
Lui condivideva sempre TUTTO con Impero, come Impero gli aveva chiesto e come lui stesso desiderava.
Perché, adesso, Impero era così ritroso e introverso, arrivando al punto di chiudersi in quel modo pur di non dover dividere i suoi pensieri con lui?
Conosceva una Nazione altrettanto riservata: si trattava del suo migliore amico.
Dopo tanto tempo, Feliciano si sentì nuovamente solo…

****************************************

Italia stava correndo al piano di sopra.

“ MALEDIZIONE!”

Se n’era andato con un’espressione  tale da fargli raggelare il sangue e annebbiargli la logica.

“ MALEDIZIONE!”

Il tavolo di legno si spezzò in due sotto la potenza del suo pugno.

“ MALEDIZIONE!”

Sentì le lacrime bruciargli lungo le guance. Insolito per lui.

- NON L’HO FATTO APPOSTA! NON L’HO FATTO APPOSTA, ITALIA! PERDONAMI!- urlò disperato.

Scaraventò tutte le sedie contro la parete mandandole in frantumi.
Il dolore era accecante e quel che peggio : è che sapeva di essere lui l’infame.
Aveva lasciato il letto di nascosto, aveva mentito a Italia, lo aveva fatto ruzzolare a terra e, come se non bastasse, adesso era lì a distruggere tutto invece di precipitarsi a fianco dell’amato per cercare di rimediare, in qualche modo, a quella discutibile serie di drammatici eventi.
Era un mostro, ma non poteva fermarsi ora.
Doveva porre fine a quelle crepe che intaccavano il loro rapporto e, l’unico modo, era portare a termine i suoi scopi.
Le sue terre lo reclamavano.
Ristabiliti i suoi domini, avrebbe potuto esaudire ogni capriccio o desio dell’amato e , insieme,  avrebbero governato rettamente e con saggezza le loro genti, rendendo la terra fertile e generosa, garantendo un futuro prospero per i popoli e le future generazioni.
Si, era questa la sua aspirazione e, per questo, non poteva fermarsi ora.
Un ultimo ostacolo si frapponeva e, francamente, sebbene fosse di pessimo umore, non gli dispiaceva affatto annientarlo…
Perché aveva capito chi era l’ultima barriera tra lui e il suo Paradiso.
Svizzera l’aveva confessato.
Il bersaglio conclusivo per ristabilire la sua sovranità integralmente era costituito da nientepopodimenoche dal suo acerrimo rivale, nonché migliore amico d’ Italia: Germania.
Una rivelazione inaspettata che lo colpì ma che, in qualche modo, lo alettava piacevolmente.
La sua lingua vibrava eccitata e inumidiva il labbro inferiore, mentre si pregustava già la sua fine al suo cospetto.

“ Aspettami Germania! Stai per subire la collera di Sacro Romano Impero e, ti assicuro, che sono di pessimo umore! E poi…” alzò lo sguardo verso le scale “..e poi tornerò da te, amore mio, e troverò il modo di farmi perdonare! ”

*********************************************

“ Non riesco a prendere sonno!” ammise fra sé, Feliciano.

Non aveva sentito i passi di Sacro Romano Impero far scricchiolare le assi della casa.
Che fosse rimasto a dormire al piano di sotto?
Un po’ rimpiangeva di  averlo allontanato da sé quella notte.
Sia perché credeva nella sua buona fede, sia perché si sentiva ancora scosso dagli incubi.
La solitudine di quelle tenebre lo stava affliggendo come un fardello celato.
Alla fine si rese conto che era destinato a non prendere sonno quella notte.
Scese nuovamente le scale e, questa volta, aprì la luce.
Rimase impietrito da ciò che rivelarono i suoi occhi.
O una mandria di cavalli imbizzarrita era passata da casa sua, e lui non se n’era accorto, o quella devastazione era opera d’ Impero.
La cosa peggiore erano le tracce di sangue sparse nel lavandino, sul tavolo, sui muri…
E lui dov’era adesso?
Credeva avesse trovato una sistemazione per quella notte ma se non era lì, forse, era andato a cercare delle medicazioni. E lui, egoista com’era, l’aveva lasciato andare da solo.
Adesso si che si sentiva, come lo definiva suo fratello, uno stupido.
Uno stupido che necessitava impellentemente di qualcuno con cui condividere le sue paure.
E se non c’era Romano e Impero era scomparso…ne rimaneva solo uno su cui poteva fare affidamento.
Prese i suoi indumenti pesanti e uscì nel cuore della notte.

*************************************************

Germania si era ripreso egregiamente dalla disavventura con Impero, la prima volta.
La ferita era guarita e, siccome era una Nazione, era di nuovo in forma perfetta.
L’unica cosa che un po’ l’opprimeva era la consapevolezza che Italia si trovasse a stretto contatto con uno squilibrato e, distratto com’era, probabilmente nemmeno se n’era reso conto.
Avrebbe dovuto chiamarlo perché non lo sentiva da un mese.
Solitamente era Italia a telefonargli, piagnucolando come al solito, ma questa volta era diverso e lui, detestava ammetterlo, non era così contento come credeva sarebbe stato.
Dopo la pace dei primi giorni era subentrata l’angoscia e la solitudine.
Infatti, quella notte, non era riuscito a prendere sonno, ripensando ripetutamente all’italiano.
Non voleva dire che gli mancava quel disastro ambulante…ovvio che no…certo che no..figurarsi…
Era la presenza d’Impero che lo rendeva così insicuro…

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Germania girò il capo per vedere l’ora.
Le quattro del mattino? Chi era il pazzo che veniva a farti visita alle quattro del mattino?

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Le precauzioni non erano mai abbastanza: prese la pistola e silenziosamente si avvicinò alla porta.

- Chi è?- interrogò con tono di comando.

- Sono io, Doitsu! Ti prego, fammi entrare!- supplicò Feliciano dall’altra parte.

Italia? Nel cuore della notte?
La cosa era sospetta.
Scrutò dal buchino della porta per assodare che fosse effettivamente lui.
Sembrava sconvolto, malmesso, impaurito…era successo qualcosa con Impero?
Chissà perché gli ribolliva il sangue.

- Entra!- intimò, aprendogli la porta.

Germania fece entrare l’italiano che l’abbraccio con forza.
Il tedesco ricambiò l’abbraccio in maniera, inaspettatamente, calorosa, affondando nei capelli castani del ragazzo tremante.
Era felice di rivederlo.  Non poteva negarlo…suo malgrado.
Il suo profumo gli era mancato e anche il suo respiro che ora riscaldava la sua spalla.

- Raccontami tutto!-

Il problema…è che Ludwig non sapeva che stava per ricevere la visita di un altro inaspettato ospite, molto più sprezzante e spregevole, che non vedeva l’ora di mettergli le mani addosso, per poter spezzare il suo vigoroso legame con la vita una volta per tutte.

CONTINUA

 

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Capitolo 14
*** Il Sogno si Dissolve.. ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
Capitolo 14
– Il Sogno si Dissolve..

Scusate tantissimo per la prolungata assenza.
La rete web ha subito un guasto e non ho potuto postare con la solita frequenza T.T
In ogni caso, aggiustata la rete…: Rieccoci qui! J


***********

- …allora sono venuto qui! Ti giuro, Doitsu..sono così confuso!- terminò Feliciano, appoggiandosi alla spalla del tedesco il quale aveva ascoltato, silenziosamente, tutto il racconto.

Italia nascose il viso tra le mani: - So che avrei dovuto aiutare Impero…ma non c’era più al piano di sotto e, uscendo, non l’ho visto! Veee! Spero stia bene!-

- Sei sicuro che quello fosse il suo sangue?- azzardò Germania, avendo sperimentato già l’aggressività del compagno dell’italiano – Voglio dire era veramente ferito?-

Italia alzò la testa di scatto, sconcertato: -  Cosa stai dicendo, Doitsu? Di chi poteva essere altrimenti?-

Le rughe sulla fronte del tedesco divennero più profonde.
Italia amava Impero, ma quest’ultimo non era esattamente l’ angelo che lui credeva che fosse. Non lo era affatto!
E non escludeva che potesse aver compiuto qualche gesto efferato per un proprio piacere personale.
Germania aveva rischiato di morire già una volta a causa sua.
E Romano? Era fuggito chissà dove per scampare a un’eventuale impietosa vendetta.
E Italia…

Ludwig si soffermò sul corpo dell’interlocutore scosso dai brividi: “Italia forse non è in pericolo nell’immediato, ma se a Impero capitasse di perdere la testa anche solo per un istante, allora potrebbe costituire una seria minaccia per la sua vita e quella delle sue genti! “
 
Doveva metterlo in guardia, anche a costo di scontrarsi contro un muro insormontabile di cecità e fedeltà assoluta.
Dopotutto..era il suo migliore amico.

- Mah! Chessò…Magari potrebbe essere il sangue di qualcun altro! Qualcuno con cui ha avuto modo di scontrarsi…- buttò il tedesco con tono vago ma abbastanza sottile.

Italia lo fissò intensamente, ma nella voce, Germania, poteva percepire la diffidenza : - Cosa stai insinuando, Germania?-

Germania, sorpreso peraltro dall’insolita intuizione del ragazzo, sospirò: - Sto insinuando esattamente quello che ha insinuato tuo fratello prima di abbandonare la vostra casa!-

Italia si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo meditabondo: - Uff..Romano…ha detto quelle cose… perché si sentiva trascurato!- sussurrò infine, nonostante il velo d’ afflizione che gli oscurava la fronte – Tornerà a casa molto presto!- affermò sicuro.

Ludwig alzò il sopracciglio con fare di rimprovero: - Non ti sembra un po’ superficiale declinare le  serie accuse di tuo fratello a una semplice gelosia infantile?-

-NON E’ LA PRIMA VOLTA!- replicò Feliciano, inviperito dalle accuse e dai sensi di colpa che, suo malgrado, non l’abbandonavano, come aghi di sale conficcati in una spugna.

- Non mi pare fosse mai stato costretto a lasciare la sua dimora per paura di essere ucciso!- ribattè il tedesco, affondando il dito nella piaga dell’italiano.

Feliciano respirava affannosamente.
Era confuso dalle parole e dagli eventi.
Perché tutti accusavano Impero di crimini così orribili? Era così ingiusto tutto questo!
Impero non avrebbe fatto male a una mosca!
Era solo un po’ riservato ma Italia, che lo conosceva certamente in maniera più approfondita e intima , sapeva che aveva un animo nobile e generoso: sempre a disposizione del prossimo e senza chiedere nulla in cambio.
No! Decisamente Impero non era malvagio!

Riprese a respirare normalmente, deciso a mantenere la calma : -Sacro Romano Impero NON E’ un assassino!- asserì convinto e con voce ferma; dopodichè si alzò.

- Ah! Immagino di essermela sognata la spada che attraversava il mio petto da parte a parte!- ironizzò l’altro.
 
Italia trasalì: - Voi non lo capite affatto!- sbottò.

“ Non l’ha fatto apposta!” lo giustificò fra sé.

Ovviamente era all’oscuro dello scambio di battute avvenute successivamente tra il tedesco e Impero.
Ludwig però era un osso duro.
Non era in grado di figurarsi un’ulteriore occasione per dissipare un po’ delle illusioni di Feliciano su quel moccioso e, di conseguenza, sentì di dover insistere.

- Se c’è qualcuno che qui non lo capisce sei proprio tu, Italia!- accusò severamente.

Feliciano aveva già litigato con suo fratello sulla questione.
Era stanco e nervoso. Non aveva proprio voglia di continuare.
Purtroppo nessuno conosceva veramente Sacro Romano Impero e quindi era inutile proseguire la discussione ulteriormente.

- Grazie della compagnia, Germania! Vado!- salutò.

- Aspetta, Italia! Non abbiamo finito la nostra conversazione!- ringhiò il tedesco.

- La nostra conversazione è inequivocabilmente finita, Germania! Ci vediamo domani…per gli allenamenti!- soggiunse Italia, testardamente.

Sarebbe tornato a casa…era la cosa migliore che potesse fare.
Avrebbe parlato con Impero e, quest’ultimo, certamente l’avrebbe capito.
Sacro Romano Impero lo capiva sempre.
Si diresse verso il corridoio che conduceva alla porta per uscire da quella casa ricolma di calunnie e insinuazioni verso il suo amato, incurante dell’ombra famelica che si proiettava sopra di lui.

**********************************************

Impero si sarebbe aspettato di trovare il suo avversario assopito nel letto come il francese.
Sarebbe stata la cosa più logica, considerata l’ora tarda.
Ma, dopotutto, si trattava pur sempre di Germania: un rivale temibile, sebbene inferiore rispetto a lui.
La prevedibilità la doveva scartare dai suoi piani.
Sentì dei passi avviarsi lungo il corridoio e lui, dietro il muro, aspettava il momento giusto per colpire.
Probabilmente, il codice d’onore avrebbe imposto una sfida faccia a faccia…ma Germania era un ladro…e un ladro non ha niente di onorevole.
Colui che lo aveva derubato delle sue terre non meritava un simile ragguardevole trattamento.
Sarebbe morto come il lestofante che era : annegato nel suo stesso sangue meschino.
I passi si fecero sempre più distinti e Impero strinse l’elsa della spada, trattenendo ,freddamente,  la sua ferocia.

TAP TAP

Altri pochi passi e la sua spada si sarebbe nutrita di sangue nemico.

TAP TAP

E la sua vendetta si sarebbe compiuta egregiamente.

TAP TAP

E il suo Regno avrebbe visto splendere nuovamente la luce della rinascita.
Niente avrebbe potuto distoglierlo dal quel proposito.

TAP TAP

Carpì l’attimo.
Da dietro l’angolo del muro si fiondò sull’avversario.
Quest’ultimo non ebbe nemmeno il tempo di capacitarsene.
Riconobbe solo la lucentezza del metallo della spada che cadeva ineluttabilmente su di lui.

- GERMANIA!! PREPARATI A PERIRE SOTTO I COLPI DELLA MIA SPADA!- inaugurò Impero.

******************************************************

“ Non ci siamo! Non caverò un ragno dal buco in questo modo!” contemplava Ludwig, ascoltando i passi dell’italiano che si allontanavano decisi.

“ Fosse così cocciuto e determinato anche durante gli allenamenti e forse non mi toccherebbe essere così poco indulgente nei suoi confronti!”

Il tedesco sospirò rassegnato.

“ E’ come combattere contro i mulini a vento: o il vento cessa di fendere le pale oppure queste finiranno per schivare sempre i tuoi colpi o ti lasceranno disteso a terra …se solo avessi il temp…”

- AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!-

Un urlo angosciato, proveniente dal corridoio, trapassò la porta della sua stanza, interrompendo i suoi solitari pensieri.
Saltò in piedi e corse a verificare l’accaduto.
Cos’era successo? Chi aveva cacciato quell’urlo terribile? Ma soprattutto…perché?
Focalizzò la scena.
L’accaduto, in questione, assunse toni drammatici.
Schizzi di sangue coloravano la bianca parete della sua casa e due pallide figure spiccavano immobili sullo sfondo buio.

***************************************************

Italia fissò, scioccato e tremante, i freddi occhi azzurri, ora anch’essi inorriditi, del suo amato.
La lama sfiorava il suo naso e, se non fosse stato per la prontezza di riflessi d’Impero, il quale, urlando selvaggiamente,  l’aveva bloccata con l’altra mano, provocandosi una grave lesione sul palmo, probabilmente, gli avrebbe perforato la gola in un istante.

Impero appariva ancora più sconvolto di Feliciano.
Che ci faceva il suo amore lì?
Non l’aveva lasciato a casa a dormire?
Perché proprio lì?
Da Germania?
Contemplò le innocenti e intense iridi color miele dell’italiano.
Le sue pupille erano ritirate dal terrore.
Non era come la discussione che avevano avuto prima: in quel frangente, Impero, aveva letto la delusione nell’anima d’Italia…adesso vi leggeva solo paura.
La cosa lo straziava ancora di più.
Stava per ucciderlo.
Lo avrebbe ucciso se non se ne fosse accorto in tempo.
E se fosse morto per mano sua, poi, che avrebbe fatto? Che avrebbe potuto fare?
Nemmeno la sua morte avrebbe potuto espiare un peccato così atroce e lacerante.
Il lungo e freddo letargo di questi secoli sarebbe apparso una liberazione più che un fardello.
Quale destino sciagurato e nefasto lo avrebbe atteso?

Nessuno dei due sapeva cosa dire.
Italia era troppo traumatizzato per spiccicare parola coerente e rimaneva a fissare il biondino con la bocca tremante, incerto tra il mettersi a urlare o a piangere.
 Impero cercava confusamente di trovare una giustificazione a ciò che stava per fare o, almeno, rimediare a quella situazione quasi sfociata in tragedia.
Entrambi, per motivi diversi, erano bagnati dal sudore.

- Italia..- cominciò.

Sentendo pronunciare il suo nome, l’italiano sbattè le palpebre, riprendendo per un attimo coscienza.
Era vivo?
Perché aveva l’impressione di essere scampato per un soffio dall’abbraccio della morte?
Perché Impero gli aveva puntato un’arma contro?
Scoppiò a piangere spaventato.

- NO, ti prego, amore! Non piangere! – si affrettò Impero, gettando l’arma e prendendolo per le spalle per cercare di abbracciarlo e consolarlo.

“ Va tutto bene!” pronunciò il suo cuore.

Italia fece un salto indietro, atterrito.
Impero rimase sgomentato e desolato a mirarlo, consapevole della gravità del suo gesto ma incapace di figurarsi le ripercussioni future.
Finchè non arrivò, Germania.

***********************************************

Germania appariva sconcertato, a sua volta.
Sacro Romano Impero, perché, nonostante l’aspetto di un adulto, era inevitabilmente lui,  si ergeva davanti a Italia che, impaurito, piangeva miserabilmente.
Il sangue proveniva dal palmo del biondino e sgorgava copiosamente.
 Si trattava di una ferita molto profonda, ma il ragazzo non pareva soffrirne o farci caso.
Avvicinandosi, Ludwig si accorse che Italia respingeva sia lo sguardo che il tocco d’Impero come se, quest’ultimo, gli avesse detto o gli avesse fatto qualcosa di brutto.
Germania si sentì prudere maledettamente le mani.
Non sapeva cosa fosse successo, ma l’istinto gli diceva che avrebbe dovuto sbattere la testa d’Impero dritta nel muro.

- Cosa è successo?- domandò con disappunto, squadrando sospettoso l’intruso.

- La faccenda non ti riguarda, vile usurpatore!- lo apostrofò Impero, malamente.

Germania fece qualche passo avanti, per portarsi al fianco dell’alleato italico : - Stai bene, Italia?- sussurrò premuroso, incurante dello sguardo assassino dell’altro.

A questo mandò il sangue alla testa, infatti scattò in avanti, costringendo il tedesco a scollarsi da Feliciano  per evitare di essere spintonato via dalla sua furia.

- STA LONTANO DA LUI!!!- aggredì rabbioso.

- No, Impero..- mormorò Italia fatalmente - ..Sei tu che devi stare lontano da me!-

*****************************************

Sacro Romano Impero, in un primo momento, rimase intontito da quella dichiarazione lapidaria.
Non poteva e non voleva credere alle sue orecchie.
Neanche i suoi peggiori incubi osavano cotanta crudeltà.

-  Italia, io sono innamorato di te! Non voglio starti lontano! Non lo sopporterei!- implorò Impero.

- Mi hai quasi ucciso, Impero…- constatò ripugnato Feliciano -..Come hai potuto?-

- NON VOLEVO FARLO! NON L’AVREI MAI FATTO! NON CREDEVO FOSSI TU! TU NON DOVEVI ESSERE QUI! TU…- supplicò l’altro che certo non ardiva a perdonarsi il pericoloso gesto antecedente, ma nemmeno a riconoscerlo come spontaneo.

Feliciano s’irrigidì : - E chi volevi uccidere allora? Germania?-

Impero ammutolì.
Si, era quella la verità… ma ammetterlo quanto poteva costargli?
Distolse lo sguardo, impacciato.
A maggior ragione, Italia s’irritò ancora di più.

 - Guardami negli occhi e non mentirmi!-

Impero obbedì.
I suoi occhi non aveva la sfrontatezza di mentire.
Feliciano sprofondò nell’azzurro di quelle iridi, fin dentro l’anima di quel ragazzo tanto desiderato e amato, potendovi scorgere i sentimenti contrastanti che lo affliggevano e lo ravvivano.
Rabbia e Passione, Dolore e Gelosia, Vendetta e Indulgenza, Orgoglio e Amore.
I suoi occhi avevano ancora impresse, come macchie peccaminose, le smorfie agonizzanti di Francia e Svizzera.

- Allora è vero…- proferì infine Italia -..Sei un assassino!-  realizzò agghiacciato.

- No, non è così! Io volevo solo renderti felice!- si giustificò l’altro.

- Ammazzare il mio migliore amico o mio fratello dovrebbe rendermi felice?-

 Questa volta, Italia, si era veramente arrabbiato.
Lui non doveva dimostragli niente!
Potevano vivere felici insieme senza che lui ambisse alla distruzione altrui.
Tutto questo lo disgustava.
E pensare che aveva negato ascolto a suo fratello e a Germania perché credeva a Impero più che a se stesso.
Oramai, nemmeno la verità poteva più essere ingannata dalla triste realtà che gli appariva davanti.
Lo spettacolo era finito: gli attori abbandonavano le maschere e il sipario veniva calato.

- Italia..ti prego di ascoltarmi! Io..-

Non sapendo che dire o che fare, Impero, tentò di seguire il disperato suggerimento del suo cuore.
Si sporse in avanti, afferrando Feliciano per i gomiti e tentò di baciarlo.
Forse certe cose potevano essere spiegate solamente in pochi e significativi gesti.
Un bacio poteva valere più di mille parole.., ma quando il ragazzo si scostò, Impero capì che era veramente finita.
Aveva rotto il legame di fiducia tra lui e il suo amato e recuperarlo gli appariva, ora come ora, impresa impossibile.
Vincere le più ardue sfide, abbattere i nemici più ostinati o riconquistare il suo Regno non avrebbero avuto più alcuna importanza se non poteva condividere queste gioie con chi amava.
Aveva rovinato tutto. Il suo sogno era perduto.
Caddè a terra, come pugnalato, nascondendo il viso tra le mani, piangendo il suo dolore amaramente, maledicendo se stesso e tutto ciò che lo circondava.

**************************************

Italia osservava il suo amato piangere sommessamente e lanciare alcuni angosciati gemiti di tanto, in tanto.
Le sue implorazioni echeggiavano nella casa come il canto dei lupi invernali.
Nonostante tutto, quella scena, gli flagellava il cuore.
Commiserava Impero per il suo stato e si sentiva in colpa per averlo ridotto così.
La colpa, in fondo, era anche sua: avrebbe dovuto capirlo…avrebbe dovuto salvarlo.
Improvvisamente, percepì un tocco gentile sulla sua spalla.
Era Ludwig che, premurosamente, cercava di trasmettergli un po’ di forza ma, soprattutto, di fiducia  per affrontare quella gravosa situazione. Sia per lui che per Impero.
Fu allora che quest’ultimo alzò gli occhi arrossati dalle mani.
Il sangue della lacerazione della mano scivolava lungo il suo mento a partire dall’occhio, dove poco prima aveva appoggiato il palmo.
Guardò prima Italia e poi Germania.
Il labbro superiore rivelò i denti bianchi come belva selvaggia pronta ad azzannare.

CONTINUA

Allora: voglio sapere se, almeno per un attimo, avete provato compassione per Impero oppure non vi ha sfiorato alcun sentimento di umana pietà nei suoi confronti!
Siate collaborativi!

 

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Capitolo 15
*** La Preda e il Cacciatore ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO

Capitolo 15 – La Preda e il Cacciatore


Ruggì in un impeto di rabbia, sentendo il suo cuore accelerare i battiti e la sua mente offuscarsi d’ira e di disperazione: - E’ TUTTA COLPA TUA! TUA! TU, DANNATO BASTARDO!-

Balzò come un gatto sul tedesco, mandandolo a terra: - Può darsi che io abbia perso, Italia…e forse è così…ma tu, maledetto, hai finito di vivere la tua insulsa e miserrima vita!-

Diede un pugno al fine di colpirgli il volto, ma Germania riuscì a scostarsi in tempo per evitare di fare la fine delle mattonelle che impattarono col pugno: al loro posto vi era ora un cratere profondo.
Ludwig riuscì a prendere l’arma e puntargli la pistola dritta in fronte, ma Impero scoppiò a ridere malvagiamente.
Per niente intimorito, afferrò la canna e la frantumò solo con la forza della sua mano.
Germania rimase allibito e strabiliato da tanta potenza.
A parte America, non conosceva Nazioni così forti…con la differenza che Impero era anche psicolabile.
L’altro, nel frattempo che Ludwig si sforzava di elaborare un piano alternativo, gli mollò un altro pugno che, questa volta, andò a segno, rompendogli due costole.

- URGH! AH! DANNATO MOSTRO!- imprecò Ludwig, sputando sangue dalla bocca.

- E non hai visto niente! Siamo solo all’inizio!- sghignazzò sadicamente l’altro.

- IMPERO! BASTA! SMETTILA!- urlò una voce atterrita dietro di lui.

Feliciano intervenne, a dire il vero, in maniera un po’ goffa.
Si gettò di peso sul ragazzo, nella speranza, evidentemente, di spostarlo dal corpo dell’amico.
Non ci riuscì e si ritrovò tra le sue braccia, proprio nel mezzo tra lui e Germania.
Impero lo scrutò confuso.

- Italia…togliti!- proferì imperturbabile infine.

- Non lo farò!- si ostinò l’altro, facendo da scudo al tedesco boccheggiante.

Impero si crucciò :- Non costringermi a diventare cattivo!- minacciò lugubre.

- TI STAI GIA’ COMPORTANDO DA CATTIVO!- accusò l’altro.

- Ti assicuro che posso fare di peggio!-  ammonì tetro il ragazzo.

Alzatosi da Ludwig, allungò le mani, afferrando Feliciano per la cintola, tirandolo su con l’obiettivo di tenerlo fuori dal conflitto.
Questo si mise a scalciare violentemente l’aria come un forsennato.

 - LASCIAMI! LASCIAMI!-

A quel punto, fu la volta di Germania che tirò un calcio nelle parti basse dell’avversario, facendo sì che, quest’ultimo, lasciasse l’italiano e cadesse rantolante a terra, in preda a un dolore lancinante che, questa volta, avvertiva concretamente.

- Ba..BASTARDO! Me la..pagherai!- ringhiò, tenendosi dolorante le parti offese da quel calcio ben assestato.

- GERMANIA! SCAPPA!- esortò supplichevole l’italiano, aiutandolo ad alzarsi.

Ludwig non era all’altezza di abbattere Impero a parità di condizioni.
Necessitava di tempo e di strumenti per elaborare un piano efficace. Piano di cui, in quel frangente, non disponeva.
Per questo non si gettò sul rivale in difficoltà, ma decise di correre via.
Impero era matto da legare…ma non avrebbe offeso Italia. Vero?

******************************************

Impero, traballando, si rimise in piedi.
Se possibile, era ancora più imbestialito di prima.
Umiliato e mortificato così. ..: con un trucchetto di bassa lega.
Questi erano solo gli ultimi colpi di coda della preda prima di soccombere. Nulla di più, nulla di meno.
Era tutto così tedioso e prolisso..
Si avviò snervantemente verso la porta, ma, davanti questa, si piazzò il suo amato, ben deciso a non lasciarlo passare.

- Italia! Te lo ripeto per l’ultima volta: spostati!- mormorò cupo.

Feliciano non si spostò e con gli occhi ricolmi d’angoscia e speranza lo pregò: - Ti prego, Impero! Sei ancora in tempo per porre fine a questa follia! Tutto tornerà al suo posto, vedrai!- assicurò fiducioso.

- Niente tornerà al suo posto finchè Germania sarà in circolazione!- semplificò il biondo.

Feliciano scoppiò: - Io ti voglio ancora bene!-

Impero l’osservò truce : - Non mi basta! Devi amarmi così come io amo te!-

Lo acciuffò e se lo sistemò sulla spalla.
Feliciano cercò di liberarsi, colpendogli la schiena più volte con i suoi pugni, provocando solo un leggero solletico a Impero che rimase impassibile.
Il combattimento a mani nude non era mai stato il forte d’Italia..a dire il vero: nessun combattimento era mai stato il suo forte.
Impero notò un piccolo stanzino che doveva essere il ripostiglio di Germania.
Era ricolmo delle sue divise.
Senza pensarci troppo lo depositò dentro e chiuse a chiave la porta.

- Perdonami, amore mio! Ma adesso ho una missione da compiere e non voglio che tu possa interferire o cacciarti in qualche guaio ! Verrò presto a liberarti!-

Italia si rialzò e prese a dare pugni e calci alla porta con veemenza: - IMPERO! IMPERO ! APRI SUBITO QUESTA PORTA! IMPERO! MI ASCOLTI, IMPERO?? APRI QUESTA PORTA!-

Impero, però, si era già recato in giardino, annusando l’aria per ritrovare la sua preda ferita e scappata.
Non poteva essere troppo lontana.
Saltò sopra un albero e cominciò l’inseguimento, al fine di portare a termine la sua ineluttabile  vendetta.
Le urla di Feliciano vennero futilmente trasportate via dal vento.

***************************************

Germania, tenendosi una mano sul petto, ansante a causa dello sforzo e dal dolore, correva in una precisa direzione, opposta alla sua casa.
Si sentiva braccato.
Non vedeva il suo inseguitore, ma sapeva che era sulle sue tracce.
La sua era una brutta situazione. Difficile figurarsene di peggiori.

Una voce si espanse tra le fronde degli alberi: - Non sei riuscito a scappare quando ero un bambino! Credi di riuscirci ora?- provocò.

Ludwig continuava ostinatamente a correre, ma percepì i movimenti in alto, tra i rami di quei pini.

- Per quanto ancora riuscirai a correre?- lo schernì la voce.

Presto si sarebbero diradati e a quel punto Impero si sarebbe fiondato addosso a lui per ucciderlo.
D’altronde, che speranze poteva avere Ludwig, in quello stato, nell’affrontare quella creatura così antica e sanguinaria ?
Poteva solo scappare e, anche così, l’avrebbe preso prima o poi.
I muscoli cominciavano a fargli male e la lingua impastata del suo sangue interno non facilitava la respirazione.
Ma doveva continuare.
Intanto la sua mente tracciava e sviluppava.

**********************************************

“ Corri pure, Germania! Sei come un cervo ferito a morte intrappolato in un vicolo senza via di scampo!”

Vide il tedesco rallentare.
Oramai era sopra di lui.
Riconobbe il deposito ove aveva scontato la sua punizione, portando quei pesanti oggetti di guerra e di accampamento, quando era ancora un ragazzino.
Lì, il suo nemico si arrestò a riprendere fiato.
L’avrebbe terminato. Non c’era alternativa alla sua morte.
Troppo impellente, invadente e pressante era la sua esistenza nel suo mondo.
Come l’avrebbe presa, Italia? Male! Molto male.
Impero non ci voleva pensare, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti.
L’avrebbe odiato? Forse si.
Avrebbe provato disgusto al solo citarlo ? Probabile.
Non gli avrebbe più rivolto una singola parola o un singolo sguardo affettuoso ? Non poteva escluderlo.
E allora perché lo stava facendo? Per orgoglio, forse.
Era dalla parte del torto? Non ne era sicuro,  ma comunque non avrebbe desistito. Era troppo tardi, ormai.
Si gettò a capofitto sul tedesco.

**************************************

Germania vide l’oscura sagoma gettarsi su di lui come un falco quando avvista un coniglio distratto.
Lo scansò faticosamente.
Questo non si scompose e aggraziatamente si rigirò su se stesso e gli diede una spallata, mandandolo contro la porta del deposito, demolendola come se fosse stata di carta pesta.
Impero fece alcuni passi avanti in quella cortina di fumo e visualizzò Germania che si rimise affannosamente sui gomiti, afferrando scombussolato qualunque cosa apparisse utile.
Lo prese per il collo e l’alzò.

- Facciamo un gioco! Vediamo quanto tempo ci metto a spezzarti il collo! Io dico 15 secondi netti! Non sei d’accordo?- e cominciò a stringere la presa attorno al sostegno del capo.

Germania sentiva il sangue che portava sempre meno ossigeno al cervello, mandandolo in allarme e in confusione.
Anche i suoi sensi stavano cedendo.
La gelida e sfocata smorfia d’Impero copriva la sua visuale.

- Alla tua morte, otterrò finalmente il mio Paradiso!- proclamò quest’ultimo, stringendo ancora di più.

- Sei.. solo… un illuso, Sacro..Romano Impero!- bofonchiò il tedesco, con quel poco di respiro che aveva.

- Anche Italia e si dimenticherà di te, Germania!- mormorò sinistro  l’altro - Perché ci sarò io accanto a lui!-

BANG

Il proiettile perforò il cuore d’Impero, lasciandolo disorientato.

- CHE..CHE..DIAVOLERIA E’ MAI…QUESTA???!!!- eruttò isterico, scaraventandolo a terra.

Quel suono apparteneva a un’arma da fuoco? Ma dove l’aveva recuperata se la sua l’aveva distrutta prima?
Ah…quello..era un deposito di armi..le aveva portate lui, personalmente.

- Una Luger tedesca! … Spero tu possa apprezzane la precisione e l’eleganza estetica e, ovviamente, la sua capacità letale! – provocò ostile il tedesco, non senza un briciolo di soddisfazione.

Impero si sbottonò il mantello, visualizzando il foro rosso all’altezza del cuore.
L’aveva preso in pieno.
Poi fissò incredulo Ludwig.

-Non può essere…io…sono appena.. COF..COF…- biascicò con la voce strozzata, mentre l’energie cominciavano ad assottigliarsi.

- Significa che sei stato sconfitto, Impero! Dalla tua stessa superbia e arroganza!- dichiarò Germania, non perdendolo di vista mentre quest’ultimo vacillava confuso.

Infine, Impero s’inginocchiò sentendo le forze venirgli meno.
Sudava paurosamente e il suo corpo impallidiva più di quanto non fosse naturalmente accettabile.
I suoni gli pervenivano ovattati e la sua mente stava perdendo la sua consueta, fredda, lucidità.
Stava morendo..

CONTINUA

Non è ancora finita...Seguite il finale di questa storia nel prossimo, nonché ultimo, capitolo.

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Capitolo 16
*** La Notte dei Fiocchi di Neve ( Ultimo Capitolo ) ***


IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO
Capitolo 16 ( Ultimo)  
– La Notte dei Fiocchi di Neve

 
Germania osservava l’agonia incredula di quella quasi Nazione.
Era uno spettacolo crudele e  pietoso.
Vederlo accasciato al suolo, mentre si rigirava nel costante desiderio di rialzarsi era commiserevole.
Tentò più volte, fino a prendere consapevolezza della sua pessima condizione.
Si arrese, cadendo sfinito, definitivamente, sul terreno.

- Italia…- bofonchiò Impero, con la faccia sporca della terra nel quale si era rotolato.

- Prego?-

- Italia…Italia..Dov’è? Dov’è Italia?-

Si aggrappò allo stivale di Germania, frenetico, sputando sangue.
Ludwig non potè fare a meno di pensare che stesse impazzendo del tutto.
Anche la sconfitta poteva influire per un’attitudine così complessa e contorta come la sua.

- Ti prego…ho bisogno..di vederlo!- supplicò ancora- Voglio…devo ..parlargli ancora!- implorò il ragazzo.

A quel punto, man mano che la forza e l’arroganza abbandonavano il suo corpo, anche chi era sotto il suo controllo venne liberato, tornando nelle piene facoltà di gestire le sue genti.
Di ciò che era la potenza e la tracotanza di quella Nazione, rimase solo un bambino dagli occhi azzurri che piangeva di rabbia e di dolore, rigirandosi e annaspando nel fango.
Germania, che pure era un tipo duro e scettico, non era così insensibile da negare sostegno ai destinatari dell’oblio prossimo.
L’Inferno l’avrebbe accolto a braccia aperte, ma, finchè era aggrappato in vita, chi era lui per giudicare le sue azioni e negargli l’ ultimo desiderio sul ciglio del baratro.
Ma Feliciano non era lì per soddisfarlo.

- Mi dispiace..- sussurrò il tedesco -…lui non è qui!-

**************************************************

Feliciano stava correndo più che poteva, ignorando le ginocchia e i piedi che scongiuravano una sosta, nella speranza di riuscire a fermare Impero dalla sua follia omicida.
Grazie al suo fisico minuto, era riuscito ad attraversare la finestrella che serviva a condurre l’aria nell’abitacolo.
Si era graffiato un poco e i vestiti apparivano stracciati, ma poco gli importava.
Poteva ancora farlo tornare alla ragione. Doveva provarci.
Seguendo le tracce di Germania giunse alla collinetta dove i due si erano sfidati, ma ciò che gli apparve davanti era raccapricciante.
Ludwig si ergeva con la pistola sopra il corpicino di bambino d’Impero che gemeva  abbattuto nella polvere e nel suo sangue.

- IMPERO!- urlò scandalizzato.

- Italia? Italia stai indietro! Sta delirando! Non sappiamo se sia ancora offensivo!- si premurò Germania, vedendoselo fiondare verso di lui.

Senza pensarci due volte, Italia si slanciò, quasi travolgendo Ludwig, il quale si mise ad assistere stupito il suo alleato che si prodigava verso quella canaglia morente.

 - No..no..io…non posso..COF..lasciare ..le cose..così!- anelava agonizzante Impero.

Italia prese il bambino tra le sue braccia, stringendolo teneramente a sé, mentre quest’ultimo sussultava: - IMPERO! IMPERO! O DIO MIO! IMPERO! – e lo baciò – Sono qui, amore! Stai tranquillo!-

Nonostante la morte incombere, gli occhi d’Impero videro come la luce: - Italia..io..COF..Potevo ..Volevo essere.il tuo..COF.. eroe! Potevo esserlo! COF..-

Feliciano lo baciò ancora, con gli occhi lucidi e  l’espressione dolce e apprensiva allo stesso modo: - Ma tu lo sei sempre stato, Impero!-

- Non è così! COF .. Ti ho… fatto soffrire! Ti …ho fatto..male! COF.. E non era mia intenzione! Ero accecato dalla…volevo..essere..perfetto..volevo..- farfugliò confuso.

- IMPERO! Smettila di parlare, per piacere!- pianse l’altro.

Rendendosi conto di aver raggiunto il limite e di non essere in grado di proseguire oltre, Impero si rilassò: - Oramai è tardi!- proferì sereno – Invoco… solo il tuo perdono..se vorrai.. concedermelo..mi faresti…questa grazia..per tutto..!-

In cuor suo, Impero non sentiva di meritarsela, ma era tutto ciò che voleva in quel momento.

Italia gli sussurrò delle parole all’orecchio che lo fecero sorridere e, a sua volta, mormorò anche lui qualcosa a Feliciano.
Quest’ultimo ebbe un sussulto e s’incantò sbalordito.
Impero sputò altro sangue.

Italia si scosse e pacatamente rispose: - Non posso seguirti, Impero! Devo restare per difendere il mio paese!-

- Lo ..immaginavo..!- ammise, finalmente in pace con se stesso, il bambino…esalando gli ultimi respiri.

Germania s’irritò, sospettando la sua proposta.
Feliciano posò le sue lunghe e affusolate mani sul petto del bambino che si alzava, faticosamente e  in maniera irregolare.

- Non posso accompagnarti in questa avventura! Ma non voglio perderti di nuovo!- sussurrò a Impero, mentre il sangue macchiava il candore delle sue dita.

Germania sussultò: - Italia? Ma che..?-

Feliciano sorrise placido mentre Impero chiudeva le palpebre: - Tu sei parte di me, ricordi?-

Ludwig avvertì una luce, provenire dalle due figure davanti a sé.
Si lanciò in avanti, ma venne sballottato via da quell’energia così magnifica e grandiosa.

- Vivrai per sempre nel mio cuore!-

Germania fissò sconvolto :- ITALIA  NOOOO! NON FARLOOO!-

- Ed è lì che devi stare!- proclamò Feliciano mite, lasciandosi avvolgere da quello splendore.

- NON PUOI SACRIFICARTI!- gridò il tedesco, cercando di resistere a quella luce.

- Perdonami, fratello!- pronunciò infine l’italiano, volgendosi al cielo.

- NOOOOOOO!-

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NEVE..
NEVE..
NEVE..

Feliciano soffiò cosicchè un  fiocco di neve, depositato sul guanto, volò via trasportato dal vento.
Erano le 6 del pomeriggio. Quasi buio. Faceva un gran freddo.
Feliciano se ne stava seduto a Piazza Navona, sul cornicione della fontana.
Molta gente era alle prese con lo shopping natalizio. Nessuno lo vedeva. Era come invisibile ai loro occhi.
Era la sera di Natale.
 Si era perso a fantasticare sui fiocchi di neve , così insoliti da quelle parti, ma che invece vedeva spesso nelle sue zone al Nord.

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Romano passò di lì: - Fratello? Ti decidi a venire?-
Feliciano sorrise: -Vee!  Arrivo subito, Romano! Tu comincia ad andare che ti raggiungo!-
Sbuffando, il maggiore prese la via di casa.
Sapeva già che il minore, prima, sarebbe passato da quelle parti, come faceva di consueto.
Nel frattempo, Spagna stava seduto sul marmo della Fontana di Trevi, ad attendere che comparisse il suo compagno per quella nottata di Natività.
Romano lo vide e sospirò seccato.

- Hai comprato le lenticchie?- domandò innocentemente Antonio, indicando il sacchetto che portava in mano l’italiano.

- Sono un tradizionalista! - puntualizzò beffardo,  passandogli oltre.

Antonio balzò di lato e tirò fuori uno scatolone colorato contente uno Zampone natalizio.

- Anch’io!- assicurò  allargandosi in un sorriso affettuoso.

Così si mise al fianco dell’italiano e, insieme, si recarono a sistemare i preparativi per festeggiare il Natale.

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Feliciano rimase lì, a fissare la neve che si librava fino a terra.
Sembravano tante piume e formavano disegni favolosi nel cielo invernale.
Si accorse di essere rimasto solo.
Avvolse la sua sciarpa più stretta intorno al collo, man mano che la temperatura scendeva.
A casa, probabilmente, era già sul tavolo e non era garbato lasciarli in attesa.
Solo che prima doveva consegnare un dono: una scatola di omini di marzapane.
Attraversò la confusione di Castel Gandolfo, volgendo un cenno di saluto all’angelo che sorvegliava quelle antiche mura.
Continuò a camminare dritto davanti a sé, in direzione opposta a quella della maggior parte delle persone comuni che, ora, si recavano a casa per la cena in famiglia.
Quando arrivò nella Piazza di San Pietro, sotto l’Obelisco, l’area era stata transennata e la zona era praticamente deserta e, ovviamente, silenziosa.
Un’insolita notte di Natale accompagnata dal barlume candido dei fiocchi di neve.

Feliciano si appoggiò stancamente alla colonna, tirando fuori il suo cestino di omini di marzapane.
Alzò amorevolmente gli occhi verso l’immensa cupola.

- Ti ho portato un regalo! Spero che ti piaccia!-

Un paio di benevoli occhi azzurri comparvero davanti a lui, aprendosi poi in un dolce sorriso.

FINE

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E anche di questa storia dobbiamo salutare i protagonisti.
Mi mancheranno pure loro.
Spero vi sia piaciuta.

Il finale, per chi non l’avesse inteso pienamente, vede Italia sacrificare il suo cuore, la Capitale, San Pietro per l’appunto, per permettere a Impero di sopravvivere in una modalità simile a quella che utilizzò quest’ultimo con Francia.
Non proprio la stessa, in quanto, Impero possiede legittimamente un suo spazio di sovranità.
In un certo senso..è come se Impero sia diventato parte del suo amato, vivendo all’interno del suo cuore.
Anche per questo motivo, Feliciano chiede scusa a Romano.

Questa soluzione spiega la relazione dell’Italia con il Vaticano..inoltre, storicamente, il Sacro Romano Impero era una ramificazione dell’influenza della Chiesa che, man mano si è riassorbita, mantenendosi appunto viva all’interno del Paese che l’ha vista nascere e l’ha amata più di tutte. Diventando, così, una Nazione vera e propria , invece di relegarla all’oblio.
La sovranità del Pontefice, in passato, era tutt’altro che trascurabile.
Quindi possiamo interpretarla come se lo spirito del prodigioso  Sacro Romano Impero sia, in realtà, sopravvissuto nella piccola, grande piazza del Vaticano che, appunto, lo rappresenta come attuale sua manifestazione.

Finale affascinante, in un certo senso.

Bè..dopo tanto tempo non posso che augurarvi di rivederci alla prossima storia!
Un saluto e a presto ^^/

 

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