Lost

di DominoRage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I suoi occhi. Beh i suoi occhi erano strani. Quasi intoccabili per lui. Ma in quel lasso di tempo sapeva quanto odio provavano. Quei occhi, che tanto desiderava, che tanto amava, voleva sprofondarci, annegarci e non salire mai più a galla per non vedere più la curda realtà. Voleva stare li, in quel colore così caldo e profondo. Che a un solo sguardo sapevano farti rabbrividire. Era un colore che poche persone potevano avere. E non stiamo parlando del solito azzurro ghiaccio. Ma di un colore scuro e limpido. Così scuro che ti ci potevi specchiare e morire, in pace coccolato dal suo calore.

 
Era questo che pensava Brian Haner ogni volta che incontrava il suo sguardo. Ma per il resto la odiava, era un ragazza schiva e acida con tutte le persone che gli capitavano davanti. Non riusciva a capirla, e credetemi Brian Haner era bravo a capire le persone. Più volte cercava di capirla, conoscerla, ma ogni volta che gli rivolgeva la parola ella rispondeva con un sguardo freddo, o una smorfia. Odiava quando faceva così, ma in un certo senso provava un’attrazione per lei.
Rimaneva quasi incantato dalla sua camminata sinuosa, sembrava un movimento naturale, nulla di forzato gli veniva così come suonare la chitarra.
Adorava i suoi capelli, erano lunghi e neri, voleva sprofondarci il viso e giocarci con le dita. Il suo corpo, rimaneva incantato anche da quello. A volte si perdeva in quella linea sinuosa e, il suo viso candido come la neve, gli occhi scuri e le labbra carnose. Era perfetta per lui. L’amava, viva per lei, pensava a le, suonava per lei, ma non capiva perché tutto quello che faceva le ricordava lei. Quella ragazza che odia e ama, quella ragazza la quale odiano tutti, la quale sicuramente la sua vita era stata rovinata da qualcosa o qualcuno. Gli occhi erano sempre cupi e il suo viso privo di emozioni. Era solitaria, e l’unica volta che parlava era durante le interrogazioni. Era intelligente, ecco cosa pensava Brian quando l’ascoltava. La sua voce era candida e leggera, quasi come un soffio d’aria calda. Per  Brian quella ragazza era un ossessione, così grande che avrebbe fatto di tutto per averla tra le braccia. Averla nuda nel suo letto dopo un notte intera passata a far l’amore. Ecco cosa provava Brian Haner verso di lei. Amore e odio.
 
 
 
Erano iniziato un ‘altro giorno tranquillo, la vita scolastica di Brian non era delle migliori. Ma quello che stava per succedere avrebbe incasinato tutto. La sua mente, la sua vita scolastica e quella sentimentale.
 
-Bene ragazzi, seduti- disse la professoressa d’italiano
-Oggi vi affiderò una ricerca a coppie-
Ricerca a coppie
Brian tirò su la testa dal banco, si sistemò e iniziò ad ascoltare quello che disse la professoressa
-Dovrete fare un compito su uno dei presidenti degli Stati Uniti d’America. Le coppie sono già state formate, e non voglio sentire nessuna lamentela. Non le cambierò perché dovete fare i vostri comodi con il compagno di qualcun altro-
La professoressa iniziò un lungo e noiosissimo elenco, il suo nome non arrivava più, l’angoscia lo torturava ed erano rimasti solo in quattro. Lui, altre due ragazze ed infine Charlotte.
-Haner, Starwood- disse la professoressa
Il cuore di Brian sussultò e un sorriso sghembo adornò il suo viso. Girò lo sguardo su di lei, lo stava fissando, anzi fulminando. In quel momento un senso di odio scattò in lui
“Come osa guardarmi così? Vaffanculo te, e a quella stupida oca di professoressa che mi ha messo con te. Preferivo stare con Rachele, almeno lei me la dà” pensò mentre prendeva le sue cose e usciva dalla classe.
Charlotte lo segui con lo sguardo per il tragitto banco porta fino a quando non uscì dall’aula.
Respirò lentamente e con la calma dovuta prese i suoi libri e uscì dall’aula a passo lento
-Ah Starwood- la chiamò la professoressa
-Mi dica?- non le rivolse lo sguardo. Osservava il suo compagno di ricerca ridere insieme al suo amico Matthew Charles Sanders.
Bello da togliere il fiato, occhi verdi, capelli castani, un semplice labbret e un sorriso adornato da due splendide fossette.
Per lei quel ragazzo era irraggiungibile, ma quando le rivolge un semplice sguardo. Il suo cuore si scioglieva, e un colorito roseo si formava sopra le sue guance.
-Dovrà far studiare duramente il signorino Haner, spero che non ci siano problemi con lui?- le disse la professoressa
-No, non c’è ne sono- disse, mentendo
Uscì dall’aula e con un ultimo sguardo fulminante guardò Brian il quale in quel momento restò imbambolato da quella sinuosa camminata.
 
 
 
-Allora ti ritrovi a studiare con la Starwood?- gli disse Jimmy tirandosi fuori una sigaretta
-Ah quanto pare- disse atonico
-Beh, in bocca al lupo. Girano voci su di lei- disse aspirando il fumo
-E quali?-
-Beh, dicono che si autolesioni per divertimento, e che vada dallo psicologo. E soprattutto dicono che abbia crisi isteriche di panico e che potrebbe impazzire da un momento all’altro. Quindi buona fortuna amico- disse Jimmy dandoli una pacca sulla spalla
Brian rimase al quanto scioccato da quelle informazioni. Adesso che ci pensava su, molte cose erano chiare. Il modo in cui portava costantemente le felpe d’estate, e dei suoi svariati bracciali che li coprivano metà del suo braccio. Voleva salvarla, ecco cosa voleva.
La cercò per il cortile, la trovò sotto il vecchio pino della scuola. Non ci pensò due volte, prese l’ultima boccata di fumo e si incamminò verso di lei. Ad ogni passo il suo cuore aumentava di battito, il fiato si faceva corto e le mano iniziavano a tremare furiosamente.
-Charlotte!- disse facendo  cadere lo sguardo della ragazza su di lui
-Dimmi!- le disse. Era la prima volta che si parlavano veramente.
La ragazza lo guardò sotto occhi torvi, mentre lui si mordeva freneticamente il labbro.
-Allora, dato che il lavoro dovremmo consegnarlo fa tre settimane, che ne dici di iniziare domani?-
-Indifferente- disse spostando lo sguardo sul cortile.
In quel momento molta gente si fermò a guardare quella scena. Era strano vederla insieme a qualcuno, e soprattutto vederla parlare. Era una ragazza molto solitaria, era abituata a stare da sola. I suoi genitori  ormai morti, la zia che non ne voleva sapere niente di lei, e le costante visite dagli assistenti sociali. Non gli rimaneva niente, solo quello, gli assistenti sociali.
-Vogliamo fare a casa mia?- disse Brian cercando qualche risposta che non sia un “indifferente”
-Casa mia- rispose la ragazza
-Abitoin via Woodleigh. Numero 65, domani alle tre in punto, non fare tardi- raccolse le sue cose, si accese una sigaretta e se ne andò lasciando il ragazzo solo, sotto l’albero con un dubbio che gli girava in testa.
Dove sta via Woodleigh?








Okay, voglio iniziare a dirvi bravi, siete arrivati fino a qui sani  e salvi, e quindi questa FF non fa così schifo dato che non ne ho mai scritta una così D:
Spero vi piaccia, e so che ho una FF in opera. Ma non riesco a non pubblicare e aspettare di finire l'altra.
Vi dico anche che non aggiornerò molto spesso, o per lo meno fino a quando non finirò l'altra storia c.c
Altro? Non credo a parte un vostro parere su questa FF
Alla prossima
DominoRage! °33°

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


3 Ottobre 1998
 
 
Erano solo le due, aveva appena rigettato il pranzo e aperto l’acqua calda della vasca.
Soffriva di bulimia. Lo è da quando incrociò lo sguardo di Matt, da li iniziò la sua malattia. L’essere perfetta a i suoi occhi. Ma più ci provava e meno funzionava.
Aprì l’acqua della vasca, si riguardò di nuovo allo specchio e pianse. Pianse per lui, il suo corpo, il suo cuore ormai in mille pezzi.
Si spogliò ed entrò dentro l’acqua bollente. Un brivido percorse la sua schiena, e con calma scivolò dentro l’acqua.
Iniziò a toccarsi. Le costole, le anche, i seni piccoli e l’osso del polso troppo in evidenza.
Si tirò su dall’acqua, i capelli attaccati agli occhi se li tirò indietro, annodandoli tutti.
Si girò verso il bordo della vasca, li giacevano un paio di forbici da cucina. Le prese, le aprì, appoggiò la lama sulla pelle bagnata, face pressione e incise. Face cinque tagli lungo il braccio, il dolore mentale scomparve, il dolore fisico  prese piede. L’acqua si tinse di un colore roseo, il dolore aumenta e il sangue affluiva sempre più velocemente. Questa volta pensò di non farcela, che sarebbe morta li, dentro il suo stesso sangue. Immerse il braccio nell’acqua per poter lavar via il sangue secco, svuotò la vasca e si guardò allo specchio.
“Che schifo di persona ” pensò guardandosi di nuovo, senza piangere
“Sono bulimica la mia vita è una totale perdita di tempo, e sono un cazzo di autolesionista, peggio di così non può andare”
Voltò lo sguardo verso l’orologio, erano le quattro, il campanello non aveva ancora suonato. Brian era in ritardo, e gli assistenti sociali sarebbero stati li tra qualche istante.
Si disinfetto le cinque ferite e le ricoprì con una garza. Si asciugò il corpo e si vestì con i primi stracci che vide in camera.
Quattro e zero cinque, il campanello suona.
Il suo cuore sussulta, “Se mi ispezionano le braccia sono finita” pensò. Con foga scende le scale, prende la maniglia con mano tremolante, chiude gli occhi e apre la porta
-Scusa non volevo, mi spiace. Sono in ritardo, è che ho fatto fatica a trovare la via- disse una voce familiare
Aprì gli occhi e si ritrovò quelli di Brian puntati addosso. Adesso che ci faceva caso erano color cioccolata, profondi e pieni di sfumature chiare.
-Tranquillo, ho tutto il tempo che vuoi- disse abbassando lo sguardo
-Entra pure- si fece da parte e il ragazzo entrò
 
Era una casa al quanto grande, si capiva che viveva da sola. Era un po’ in disordine, e per il pavimento del soggiorno erano sparse fotografie. Lo colpì una in particolare. Raffigurava una donna vestita anni 70.
Camicia larga, una giacca senza maniche, pantaloni color cachi e dei mocassini marroni. Capelli lunghi e mossi. Degli occhiali alla Ozi Osbourne  e un sorriso bellissimo, al suo fianco una bambina sorridente, con un vestito rosa e un cerchietto che teneva apposto i capelli ribelli.
Brian si piegò e la prese tra le mani
-Wow, bella. Questa chi è?- le disse facendogli vedere la fotografia
-Non toccare quella foto- ringhiò la ragazza
Brian la lasciò cadere, e dei brividi percorsero la sua schiena.
-Vieni, camera mia è da questa parte- il ragazzo la seguì un po’ titubante
Arrivò davanti ad una porta completamente nera, la ragazza la aprì violentemente e con passo lento si diresse verso letto
-Entra, fai come fossi a casa tua- li disse cadendo a peso morto sul letto
-Bene, il computer?-
-In casa mia esistono le enciclopedie e le librerie- disse alzandosi e andando a prendere l’enciclopedia dallo scaffale
-Dopo vedi tu, le mie ricerche le ho sempre fatte grazie alla vecchia Sophie- disse facendo cadere a peso morto l’enorme libro sulle gambe di Brian. Le quali gambe cedettero per il troppo peso, facendo cadere l’enciclopedia
-Stai attento cretino-
-Cosa sarà mai, è un libro-
-Sta di fatto che questo libro è l’unica cosa che mi resta dei miei genitori- sbottò.
Solo dopo quella frase che aveva appena detto si rese conto che fu la prima volta che parlò a qualcuno dei suoi genitori. Spalancò la bocca e si portò una mano sopra essa.
-Mi spiace, non volevo. E condoglianze-
-Non ho bisogno delle tue condoglianze, sono morti quando avevo solo sette anni- disse.
“FERMATI” urlò dentro la sua mente. Sentiva caldo e ansimava. Si tolse la felpa lasciando intravedere la garza.
-Cosa hai fatto al braccio?-
-Niente che ti possa interessare- rispose acida
SI arrotolò le maniche della maglietta e si sedette su letto
-Kennedy è a pagina 1345. Li c’è tutto, la sua infanzia, la sua vita e le puttane che si è scopato. Basta fare un riassunto e quell’oca sarà felice- Brian rise a quella battuta
Aggrottò le sopracciglia a quella strana risata
“Ho fatto ridere a qualcuno?” pensò

-Sei simpatica, acida, ma simpatica-
“ E tremendamente sexy con i capelli bagnati” pensò osservandola
-Hai finito di guardarmi?-
-Non ti stavo guardando-
-Ah no? E allora cosa stavi facendo?-
-Osservavo-
-Eh cosa, la madonna? Avrò anche i capelli bagnati ma non gli assomiglierò così tanto?-
-No, affatto- rispose semplicemente il ragazzo
-Ecco affatto, quindi- guardò un attimo l’orologio- te ne puoi anche andare- disse chiudendo l’enciclopedia, la quale fece un tonfo sordo
-Ma sono appena arrivato-
La ragazza si chinò appoggiando le mani sui braccioli della sedia
-Senti bello, se così ti posso chiamare. Quando ti dico che te ne devi andare, te ne vai. Ha capito?-
-No- sussurrò
-Cosa c’è da capire-
-E che mi perdo nelle tue labbra-
-Ma cosa- non fece in tempo, le sue labbra erano sopra le sue. Provò a respingerlo, ma lui era più forte.
Mise due mani sul suo petto e con tutta la poca forza che aveva in corpo lo respinse
-MANIACO- gli urlò
-Io non volevo-
-PERCHE’ MI HAI BACIATA?-
-Mi spiace io-
-TI FACCIO COSI’ PENA?-
-No, io non volevo è solo che tu-
-CHE IO COSA? SONO LE CENTESIMA RAGAZZA CHE TI VORRESTI FARE?-
-COSA CAZZO STAI DICENDO, SEI SOLO UNA DEPRESSA DEL CAZZO- ora stava urlando anche lui
-SEI ACIDA E STUPIDA E UNA GRANDISSIMA STRONZA. TI HO SEMPRE ODIATO, NON SO NEANCHE PERCHE’ SONO VENUTO QUI- stava per dire altro, ma il campanello suonò
La ragazza si guardò la garza, i tagli avevano preso a sanguinare e Brian lo notò
-Il braccio sanguina- lo indicò facendo cadere la voce di molti toni
-Lo so cretino-
-E allora non vai ad aprire?-
-No- rispose secca
-E perché?-
-Sono gli assistenti sociali- sbottò rimpiangendo quello che aveva detto
-I cosa?-
Corse alla finestra, spostò leggermente la tenda e osservò. Erano loro. Jason e Richard. Gli ha sempre odiati e potesse giurare su sua madre: Jason la guarda sempre in modo malizioso.
Si girò e lentamente cadde lungo il muro guardando un punto fisso nella stanza
-Allora è vero, sei una pazza-
-Non sono pazza, non sono una di quelle che gli prende lo schizzo e si ingoia 40 pillole di antidepressivo-
-A no, allora cosa sei?-
-Una persona normale, che ha perso i genitori a sette anni, sua zia la repudia e l’unico aiuto che ho avuto in questi anni sono stati gli assistenti sociali- disse alzandosi e ringhiando verso Brian
-È cambiato tutto, la mia vita, il mio corpo e la mia sanità mentale-  prese le garze e iniziò a srotolarle  facendo intravedere i lunghi tagli. Brian gli afferrò il braccio, passo una mano dietro alla sua schiena e la strinse a se
-Ci sono io con te- sussurrò
-E perché? Mi odi, non ho bisogno della tua compassione-
-La mia non è compassione- disse mentre la allontanò da lui
-E allora cos’è?-
-Amicizia- disse semplicemente
Con delicatezza la prese per un braccio e la portò in bagno. La fece sedere  sul bordo della vasca. Tolse del tutta la garza ormai penzolante per il braccio, disinfettò, togliendo accuratamente il sangue ormai secco dalle ferite e le ricoprì.
-Sei bravo lo sai- disse guardandosi la fasciatura
-Mia madre è una infermiera e quindi quando ero piccolo, e  dato che cadevo molto spesso dalla bici, mi fasciava le ferite. E io mi incantavo nell’osservare la precisione che ci metteva nel curarmi-
-Che mamma premurosa- mugugnò mentre il campanello risuonò di nuovo
-Già, e la tua… com’era?- chiese titubante
-Mia madre è la donna nella foto. Lei, era libera, morì per cancro al seno- disse quest’ultima frase sussurrando
-E tuo padre?-
-Mio padre non l’ho mia conosciuto-
-E perché hai detto che era morto-
-Perché lo considero così- disse secca
Si fissarono per svariati minuti mentre il campanello risuonava dentro quella casa silenziosa.
Si ritrovarono stesi sul letto, lui dormiva e lei definiva i suoi lineamenti con la punta dell'indice. Il sole era caldo come le sue labbra. Le quali  prese a baciarle delicatamente.






Okay, zalve. Sono riuscita a pubblicare, mi sento fiera °3°
Spero che vi piaccia, e se mi lasciate una piccolo pensierino mi farebbe paicere °u°
Alla prossima
Domino °v°

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


14 Febbraio 1999
 
-Ah comunque Buon San Valentino Haner- disse alzandosi dal letto, prese la coperta e si coprì il seno.
-Da quant’è che siamo. Quello che siamo?- chiese con leggero imbarazzo
-Fra mezz’ora  è un anno- disse alzandosi e iniziando a baciare il collo nudo della ragazza per poi scendere lungo la schiena, fino a farla rabbrividire.
La ragazza strinse un pezzo di coperta fra le mani, e sospirò rumorosamente.
-Hai finito?-
-Ho affena inifiato- disse con le labbra nell’incavo della schiena. Risalì velocemente la spina dorsale con la lingua, facendo venire l’ennesimo brivido alla ragazza
-No dai ti prego, continua. Facciamo venire per l’ennesima volta Charlotte-
-Oh per una volta che cerco di fare il romantico a letto- disse mettendo il broncio
-Brian, non lo sai fare il romantico a letto-
-E tutti quei baci arrapanti lungo la schiena?-
-Arrapanti, non romantici- disse guardandolo negli occhi. Appoggiò una mano sul suo volto e lo portò alle sue labbra. Lo baciò lentamente, facendo scontrare le loro lingue. Brian la fece sdraiare, si mise a cavalcioni su di lei e continuò a baciarla. Cominciò a toccarla scendendo velocemente con le mani lungo il corpo. Gli afferrò i polsi e lo blocco
-Più lentamente- disse sulle sue labbra
Riportò le mani sulle spalle e con calma scese lungo il torace facendoli sentire ogni parte del suo corpo.
Penetrò e con un movimento lento iniziò a muoversi.  Charlotte portò una mano lungo la schiena di Brian e lo graffio leggermente sulle spalle
-Ahia!- sbottò Brian
-Che c’è?- chiese perplessa
-C’è che neanche tu sai cosa vuol dire il romanticismo-
-No, il problema è che sei troppo checca-
-Si, ma una checca che sa farti eccitare- disse leccandoli l’angolo della bocca
-Mh, che ore sono?-
-Le quattro. Auguri amore mio- disse Brain baciandoli per l’ennesima volta il collo
La ragazza spalancò gli occhi, e il fiato si fece corto. In quel momento lo stomaco iniziò a tremare. Voleva fuggire e scappare da quelle parole
“… Auguri amore mio”quella frase rimbombava nella sua testa.
“Perché non mi esce dalla testa?” pensò guardando Brian mentre gli sorrideva
-Ehm, si, già. Auguri. Un anno eh, tanto. Fin troppo per le mie aspettative-
-Ho scelto te, questo mi basta- disse baciandole il seno
-No, okay. Ma tipo, perché me? C’è dai guardami. La prima volta che mi hai visto c’è. Non sono mai stata tutto questo splendore. C’era di meglio, non credi?-
-Dove vuoi arrivare Charlotte?- il ragazzo iniziò ad agitarsi.
-No niente, sono solo paranoie- disse abbassando lo sguardo
-Perché ti fai la paranoie?- sbuffò affondando la testa nel cuscino
-Io sono sempre in paranoia. Ti ricordo che per un intero hanno ti sei scopato una depressa, autolesionista e addirittura bulimica. Perché me?-
-Perché dal primo giorni delle superiori, mi sono innamorato della ragazza dagli occhi marroni, i capelli neri, la pelle bianca come la neve, autolesionista, depressa e bulimica- disse mettendosi a cavalcioni su di lei
-Però intanto ti scopavi Michelle. La bella bionda dalle tette enormi, gran bocchinara della scuola. Quante corna vi sarete mai messi a vicenda?-
-Tante. Almeno credo, ma tu se l’eccezione, non ti tradirò mai, te lo giuro-
-E la band, vi siete appena formati, state facendo serate su serate da Johnny’s. E se per qualche fottuto motivi diventate delle rockstar?- disse tutto d’un fiato
-Tu sarai al mio fianco- la bacia per farla tranquillizzare
Cinge le braccia a suo collo e inizia a baciarlo con foga, le loro lingue si scontrano. Lei gli lecca le labbra, lui la sposta sul suo ventre. Sposta le labbra sul suo collo, penetra con forza e inizia a muoversi lentamente per poi velocizzare.
Le sue mani scorrono lungo la schiena di Brian, la quale inizia a graffiare.
-Mh, che ore sono?- chiede nel bel mezzo del rapporto
-Scusami, in questo momento stiamo scopando, e tu mi chiedi che ore sono?- disse fermandosi
-Assistenti sociali- disse secca
-Oh, di sicuro non sono le quattro e mezza- disse nascondendo il volto tra il suo seno
Charlotte  spostò lo sguardo verso l’orologio, il quale segnava le quattro e mezza
-Fottiti Haner- disse levandosi da lui
Prese la biancheria intima e i primi vestiti che trovò, tutto sotto gli occhi sbalorditi di Brian
-No okay, scusa. Ma io ho un’erezione in corso, e tu mi lasci così?-
Si allacciò i pantaloni, si mise la maglietta e si avvicinò a lui. Lo bacio, spostò la mano sulla sua erezione e la fermò
-Così va meglio?- disse mordendoli il labbro inferiore
-Grazie- disse baciandola
-Eh ora vestiti, prima che entrino e ti ritrovino nudo con il pene mezzo moscio e mezzo no-
-Si, non rompere- disse vago
-Ridillo e ti chiudo i viveri- disse guardandolo in cagnesco
-No, okay, stavo scherzando. Mi vesto subito-
Il campanello suona, sussulta e inizia a tremare, si avvicina alla finestra, sposta leggermente la tenda e li vede
Sono sempre loro: Jason e Richard. Il suo cuore si ferma, e nelle sua mente passano quelle immagini, le immagine di quell’estate. Brian non c’era, era sola e non aveva pensato che oggi era il loro turno di visita. L’immagina limpida di Richard che la prende e la sbatte al muore, mentre Jason, sta li e osserva.
Il suo respiro sul suo collo e le orribili frasi su cosa gli avrebbe fatto. Le sue mani che entrano nei suoi pantaloni e la violenza che ci mette. Le lacrime soffocate, e il respiro corto. L’unica cosa che gli restava era stare li immobile, mentre lui penetrava con forza.
-NO- urla
-Charlotte, sono loro?- disse avvicinandosi a lei
Annuisce con debolezza, e Brian la prende tra le sue braccia
-Shh, ci sono io con te, sono io che ti salverò- disse baciandoli la testa.







Saaaalveeee, *3*
Buon anno, anche se in ritardo °-°
Allora, come vedete salterò di anni e anni. Prima l'idea non era quella, ma adesso si, LOL
Comunque, spero che vi sia piaciuto. E sopratutto ringrazio chi l'ha recensita: I LUV Y <3 °3°
Alla prossima
Domino

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


*Avviso di chiamata* (?)
Mpfmpfmpfpmf: La parte in corsivo, è un sogno ricorente. Poi c'è la parte in grassetto. Ma vi spiegherò dopo. Lov Y °v°










7 Luglio 2000

Quella mattina arrivò troppo presto. Charlotte aprì lentamente gli occhi, e un raggio di sole l’accecò. Gli chiuse subito, e tante macchie colorate viaggiarono nel buio dei suoi occhi.  Si accovacciò alla schiena nuda di Brian, cingendo le braccia al suo petto
"Mh. Auguri Bri"mugugnò strofinando la punta del naso sulla sua schiena
"Auguri anche a te piccola" disse Brian massaggiandosi le palpebre
"Oggi non è il mio compleanno cretino"
"Dettagli" disse girandosi verso Charlotte
"Devi alzarti, i ragazzi avranno di sicuro una sorpresa per te"
"Non ne ho voglia. Voglio restare con te a fare sesso" disse  nascondendo il volto tra il seno di Charlotte
"Zitto e muovi il culo. Avranno preparato un festa a sorpresa con tanti ghirigori, cibo, alcool, e puttane a volontà" disse ironicamente
"Verrai con me"
"Che cosa? Io dovrei venire con te? No. Lasciamo stare, jimmy mi odia"
"Jimmy? Ma lui non ti odia, lui…" Charlotte gli lanciò un occhiata fulminante, e Brian cambiò subito discorso
"Ti odierà anche, ma cosa ti frega. Al resto della band stai simpatica" disse facendo spallucce
"Uff, adesso vedo" roteo gli occhi al cielo
"Lo prendo per un si, amore" si chinò su di lei e la baciò. Scese dal letto, si vestì e con un ultimo bacio la lasciò nuda nel letto
"Ti vengo a prendere alle nove" urlò dal salotto.
 
 
 
 Uscì e si diresse verso il garage di Matt.
Passavo le ore, oppure le giornate in quel garage. Suonavano, suonavano fin troppo che i cani ormai non abbaiavano più quando iniziavano.
Arrivò, nell’aria si sentiva un certa elettricità. Entro come molta nonchalance, accolse i mille più auguri dai suoi amici, si prese una birra e sprofondò nel divano che lui e Zacky avevano trovato in discarica.
"Stasera: Sesso, droga e Rock N Roll" disse Jimmy alzando le braccia al cielo
"Stasera facciamo che ti fai andare giù Charlotte" disse Brian prendendo un sorso generoso di birra
"Verrai anche lei?" disse lui sbigottito dalla notizia
"Esatto, sennò non mi divertirei. Sapete a letto è un vera…"
"FERMO!" lo blocco Matt
"Non voglio sapere quanto cazzo si dotata Charlotte. Ti prego tienilo per te, eh!"
"Comunque ragazzo, stasera, si è diciottenni. E si fa quel che si para, potresti dimenticarti Charlotte per una notte?" disse Jimmy facendoli  gli occhioni
"Mai, è troppo importante. Non puoi capirlo" gli diede un pacca sulla spalla e raggiunse gli altri, pronto per suonare la chitarra.
In quel momento, il quel strano istante, quando pronunciò quelle parole “Tu non puoi capire”la rabbia esplose in lui. Brian, si doveva dimenticare di Charlotte, e per farlo succedere sarebbe stato  facile. Bastava farlo ubriacare, qualche canna e sarebbe caduto sulle prime due gambe aperte.
 
 
Mancavano pochi minuti alle nove, e Charlotte era già pronta, in attesa che Brian la venisse a prendere. Tra le mani rigirava e rigirava una piccola scatolina nera, con un fiocco d’argento sopra. Conteneva il suo regalo, un piccolo ciondolo con una loro foto. Ne andava fiera, era sicura che gli sarebbe piaciuto. Il campanello suonò, e il suo cuore iniziò a martellare nella cassa toracica. Andò ad aprire, e il sorriso perfettamente bianco di Brian risplendeva nel buio della notte
"Sei assolutamente perfetta" disse baciandola
Indossava un tubino nero, delle All Star nere, tanto per stare comoda, capelli piastrati e trucco pesante.
"Ohm…Grazie" disse mentre le sue guance diventavano leggermente rosee
"Questo è per te" li porse il regalo, lo scartò e rimase colpito
"Noo, ma cazzo è stupenda la baciò di nuovo, e si diressero verso la festa
 
 
Arrivarono al garage, il quale era già pieno di gente mezza ubriaca
"Andiamo bene" mormorò
"Tranquilla, andrà tutto bene" disse cingendola alla vita
Ad accoglierli era il sorriso sghembo di Johnny
"Brian, auguri amico mio" disse barcollando
"Oh, mh, si, grazie amico" gli diede un pacca sulla spalla, e la trascinò dentro prendendola per il polso.
La festa procedeva bene, Brian era sparito insieme a i suoi amici, e Charlotte, rimaneva in attesa che la festa finisse, in un angolo con un bicchiere di birra in mano.
Brian intanto se ne stava sul divano insieme a Jimmy, i quali erano a loro volta insieme a due ragazze. Tra tutti e quattro, Jimmy era il sobrio. Doveva mettere in piano quella che li passava per la mente. Allontanare Charlotte dalla vita di Brian. Odiava quella ragazza, forse la paura che un semplice ragazzina con dei problemi mentali possa far allontanare Brian da lui, non gli andava giù. Brian era completamente ubriaco. Le sue mani scivolavano lungo il corpo formoso della ragazza bionda. La quale prese a baciarla con foga, le sue dita passarono sotto la gonna, fece gemere la ragazza e dopo svariati tentativi, riuscì a portarsela su di sopra. Percorsero le scale barcollando entrambi. Aprì la porta di una camera qualunque e la butto sul letto spogliandola con furia.
Jimmy si accorse della assenza dei due, si scollò la ragazza di dosso e andò a cerca Charlotte. La trovò a parlare con Matt, rideva. Ed era bella, era la prima volta che la vedeva così. Ma no! Quando la vedeva l’odio cresceva e la voleva fuori dalla vita del suo amico. La raggiunse barcollando un po’
"Ehi Charlotte" disse interrompendo la conversazione tra i due
"Jimmy" disse accennando un saluto con il capo
"Potresti, beh si, potresti seguirmi un attimo. Dovrei mostrarti una cosa" disse strizzando gli occhi e indicando la porta che portava alla camera da letto
"Ohm, si certo. Arrivo subito Matt"
Jimmy guardò Matt il quale gli rivolse un’ espressione interrogativa. Fece un gesto vago e accompagnò Charlotte da Brian
Erano davanti alla porta della camera, Jimmy si appoggiò alla maniglia e respirò profondamente
" Quando te lo faccio vedere…non ti arrabbiare" aprì la porta, e la scena non fu delle migliore per gli occhi di Charlotte
Forse l’unica persona che avesse mai amato nella sua vita, la stava tradendo con un bionda con le tette al vento ansimante dal color della guance paonazze. Brian si fermò, si girò e vide la bocca spalancata di Charlotte. In quel momento collegò tutto
"Charlotte…" disse sconvolto
"ESCI DALLA MIA VITA!"  urlò scoppiando a piangere.
Brian sparì dal nulla, come Jimmy, la bionda e il resto della stanza. Rimanevano solo lei, e il buio di quel momento.
 
 
 
7 Luglio 2008
 
Si risvegliò di soprassalto. Aveva risognato di nuovo quella stupida scena, quello stupido errore commesso otto anni fa.
Erano passati otto anni, e di lui nemmeno una traccia.
Gli ultimi anni gli passo tra crisi di pianto, tagli troppo profondi e corse all’ospedali grazie alla sua nuova vicina.
Il campanello suonò, si alzò velocemente dal letto e percorse a passo pesante le scale. Il cuore martellava nella cassa toracica. Sognava da anni che un giorno sarebbe ricomparso sulla sua soglia di casa, e avrebbe iniziato a baciarla senza motivo, e sarebbero finiti a fare l’amore fino all’alba. Aprì la porta, il suo cuore si calmò, era solo lei. La sua migliore amica.
-Ciao Marti- si chiamava Martina, una ragazza solare, e con un gran cuore che difficilmente mostrava.
Perfetta. Fottutamente perfetta. Gli occhi azzurri dalle varie sfumature che andavano dal giallo chiaro al verde. I capelli biondo scuro, le ciglia folte, il naso all’insù e il corpo della solita californiana. Abbronzata al punto giusto.
-Pensavi che fossi Syn?-  disse incrociando le braccia
-No, io non lo pensavo- disse vaga e facendola entrare
-Come vuoi tu- entrò, fece spallucce e si sedette sul divano
-Cosa farai oggi pomeriggio?- disse osservando alcune foto che erano sparse per il divano
-Non lo so, forse esco, è da un po’ che non lo faccio-  si accomodò di fianco a lei e, presero a guardare le foto assieme
-Ascolta Charlotte, non è che per caso mi presteresti la tua Polaroid?- disse grattandosi la testa
-Cosa ci devi fare?- la guardò sotto occhi torvi
-Cazzo stai tranquilla, mica te la rompo. Devo solo fare qualche foto mentre sono dai miei- sbuffò
-Si, okay, okay. Ma ricorda, un solo graffio e me la ricompri anche se non sono più in vendita- disse minacciosa
-Se certo, come vuoi tu-
-Sei una grandissima stronza-
-Zitta imbecille-
-Lo yogurt che hai mangiato era scaduto per caso?- disse dirigendosi in cucina
-Ah Ah ! Molto divertente, come al solito. Come stanno le braccia?- disse urlandogli dal salotto
-Bene, si stanno rimarginando- si guardò le fasciature, le quali erano impregnate di sangue.
Ritornò in sala con due tazze di caffè fumante, ne porse una a Martina e si sistemò sul bracciolo del divano. Si osservarono per alcuni minuti, Charlotte distolse lo sguardo e parlò
-Mi mancherai- disse guardando il pavimento
-Tranquilla, ritorno- l’abbraccio, finì il caffè, prese la macchina fotografica e uscì
-Ci vediamo il nove, così dopo andiamo a festeggiare il tuo compleanno. Sempre più vecchia vero- disse accennando un sorriso
-Ma sta zitta che sei più vecchia di me-
-Ma solo di un anno- sentenziò lei
-Su forza, sono dettagli- disse Martina facendo spallucce
- Si certo, dettagli- sbuffò roteando gli occhi al cielo
-Dai, buon viaggio. E salutami i tuoi-
-Grazie- si abbracciarono per un’ultima volta e dopo se ne andò sparendo dietro la porta bianca di casa sua
 
Verso il pomeriggio tardi Charlotte decise di uscire. Si vestì, prese un po’ di soldi e se ne andò al negozio di dischi. Era una vita che non ci metteva più piede.
Entrò, nell’aria si respira l’odore dei CD appena arrivati, percorse tutti i generi, Pop, Classic, Electro, Metal.
Si fermò davanti agli Iron Maiden, la quale prese a scorrere i vari album.
Uno in particolare l’attirò, lo prese, si girò per andare alla cassa a testa bassa, ma andò a sbattere contro qualcuno
-Oh, scusa bellezza. Non ti ho visto. Anche se sarebbe stato difficile non vederti, piccola-
Aveva riconosciuto la voce. Era la voce che da otto fottuti anni non sentiva. Non aveva il coraggio di alzare la testa. Gli occhi fissi sulla copertina del CD e il respiro affannato
-Oh… scu-scusami tu- si girò, ripose il CD e si precipitò sui dischi di una band sconosciuta.
Alzò lo sguardo verso il negozio. Era impossibile. Non poteva crederci. Sembrava una scena di quei stupidi film, dove dopo anni rivedi tutti i tuoi vecchi amici e nessuno ti riconosce.
Il suo respiro si blocco. Zacky era assorto nei CD dei Misfist, mentre Johnny e Matt su quelli dei Pantera, e Jimmy… Jimmy la stava osservando, gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta. Il suoi respirò diventava sempre più affannato. Mentre Jimmy, con piccoli passi indecisi si avvicinava sempre di più a lei. Abbassò la testa e cominciò ad osservare i CD
-Cosa ci fai tu qui?- gli disse Jimmy precipitandosi da lei
-Tu che dici? Vivo la mia vita. E comunque non farti più sentire per due settimane, stronzo- mugugnò per poi ricominciare a guardare i CD
-Scusami, abbiamo avuto le registrazioni per il nuovo album-
-Si, certo il nuovo album, e mai una telefonata per la tua migliore amica- disse acida
-Si okay scusami. Ancora non ci posso credere- disse ridendo
- A cosa non puoi crede?- chiese con aria interrogativa
-Che ho una migliore amica segreta- disse dandogli una leggera spallata
-Già nemmeno io, una volta ci odiavamo. E poi sei stato l’unico che mi ha aiutato quando… hai capito-
-Giusto, come stai?-
-Come al solito, settimana scorsa ho sfiorato la morte- sospirò rumorosamente
Zacky alzò lo sguardo dai dischi per poi guardare Jimmy, il quale si accorse e iniziò ad osservare i CD di una band anche a lui sconosciuta.
Zacky si avvicinò a lui con passo incerto e lo affianco, e sussurrando iniziò a riempirlo di domande
-Ehi, chi è quella affianco a te?-
-Non ne ho idea- disse secco
-È carina, io ci proverei Jimmy, sai dopo che… sai no. Hai capito-
-Si certo che ho capito, ma ora ritorna dai tuoi Misfst- disse spingendolo verso il loro CD
Charlotte gli ignorò e riprese a camminare per il negozio. L’adrenalina scorreva in lei. In quel momento voleva parlare con i suoi vecchi amici. Forse i primi per lei, i più speciali.
Si fermò sui Pantera, e iniziò ad osservare.
L’affianco Matt, il quale prese a parlare
- Hai degli ottimi gusti, sai?-
-Grazie- disse senza rivolgergli lo sguardo
-Sei la prima ragazza che vedo che si ascolta i Pantera- disse ridendo, mostrando le sue solite fossette
-Ohm, grazie. Ho avuto ottimi insegnamenti da degli amici fantastici- si strinse nelle spalle e ricominciò a guardare i CD
-Scommetto ottimi amici-
“Siete voi quegli amici, cazzo!” pensò tra se e se
-Già…- rispose semplicemente. Il campanello del negoziò tintinnò e una bionda ossigenata dal solito fisico Californiano, si diresse a passo lungo verso Brian, il quale la prese per la vita e la cinse a se, baciandola dolcemente.
Charlotte strinse i pugni e Matt se ne accorse
-Oh, sei una nostra fan?- Charlotte non rispose
-Ma stai tranquilla, saprai che tra Michelle e Brian non c’è mai stato niente- Charlotte si rilassò, respirò profondamente, prese a caso un CD, di sicuro lo aveva già a casa, e lo avrebbe regalato alla sua migliore amica. Sorrise a Matt e si allontanò, andò a pagare, uscì dal negozio come se niente fosse. L’adrenalina scorreva ancora in lei.
Prese il cellulare con mano tremanti, e inviò un messaggio a Jimmy
“Tra un’ora a casa mia. Muoviti!” lo inviò, prese una sigaretta, l’accese, respirò una gran boccata di fumo e l’adrenalina sparì, lentamente.










*Altro avviso di chiamata* (?)
Ehm Ehm... salve. Dopo anni sono tornata. Ho fatto pasare un po' di annucci. Ma con i prossimi capitoli gli ripercorremo. Wooohoo, non tutti, ma alcuni. Comuuuunque.Spero che vi sia piaciuto, perchè ci ho messo tanto :c
QUINDI FATEVELO PIACERE. Nu scherzo :c
Alla prossima
Domino *v*






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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


9 Luglio 2000
 
Le lacrime gli rigavano il volto, il cuor ormai non batteva più. In posizione fetale sul divano, scorgeva dal tavolino una loro foto. Una fitta al cuore, e altre lacrime scesero rigando per l’ennesima volta le sue guance.
Il campanello suono. Sobbalzò, si alzò di scatto con il pensiero di Brian nella testa
“Se è lui, ignoralo, lascialo stare. Deve scomparire dalla tua vita… Ma chi prendo in giro. Io lo amo” pensò tra se e se
Aprì la porta, e si ritrovò due occhi azzurri a fissarla con dolore.
“Oh, sei tu” abbassò lo sguardo
“Dai entra”
Jimmy entrò con aria titubante, nella sua testa voleva chiedergli scusa, confessare tutto
“È colpa mia se Brian ti ha tradito, è solo colpa mia Charlotte mi dispiace ho fatto un errore” si ripeteva nella mente
 
La seguì fino al divano, si accomodò e continuò a fissarla 
“C-c-harlotte… co-come stai?” disse posandoli una mano sul ginocchio ossuto
“Dovresti saperlo ormai come sto, non credi?”
“Mi spiace…” la guardò. La trovava bella. Bella e tremendamente triste. Gli scostò un ciocca dietro l’orecchio, si avvicinò a lei, e l’abbraccio. Charlotte scoppiò a piangere, voleva urlare, distruggere il mondo. Ma si  limitò, a singhiozzare sulla spalla di Jimmy
“Posso fare qualcosa?” disse scostandola leggermente da lui
“Riportami Brian, riportami tutto quello che abbiamo vissuto, riportami i suoi occhi, riportami il modo in cui mi guardava, riportami il suo amore”
“Charlotte, sono The Rev, non un supereroe –rise- “Ti posso stare vicino, possiamo diventare amici, e se non vuoi io ti starò accanto lo stesso… perché” cerco di continuare, ma un groppo in gola glielo impedì
“Ormai che senso ha? Meglio andarsene” si alzò dirigendosi in cucina. In quel momento sotto i suoi occhi passarono i svariati tagli che si era inflitta. Gli bastò poco per capire il suo intento. Ritornò poco dopo, il braccio alzato in orizzontale, la lama del coltello sopra le sue vene, il tremolio del suo cuore, le lacrime che solcavano il suo volto, ed infine gli occhi glaciali di Jimmy che osservano quella scena. Cercò ti fermala, ma non fece in tempo. Il sangue sgorgava velocemente delimitando il suo braccio, fino ad arrivare al gomito, dove finì il suo percorso con un tuffo nel vuoto.
La vista annebbiata, il fiato corto, il senso di formicolio lungo il suo corpo. Il tintinnio della punta del coltello che cade sul pavimento. Tutto si appanna, l’udito se ne va, e nella sua mente rimbomba l’urlo di Jimmy.
 
 
 
Brian guardava il vuoto, chiuso in camera sua da due giorni. Domani sarebbe stato il suo compleanno. Rigirava la collanina d’oro tra le mani. Aprendo e chiudendo il ciondolo, a volte si soffermava a guardare la loro foto, delle forti fitte al cuore lo colpivano. Paura. Aveva paura, non aveva il coraggio di uscire da li e dirigersi verso quella casa. Gli mancava, e stava male. Ma lei l’odiava. L’aveva tradita. L'aveva tradita dopo avergli promesso che ci sarebbe stato sempre, che non l’avrebbe mai abbandonata, che l’avrebbe salvata.
Ormai, l’aveva persa, voleva soffocare l’amore che provava per lei. Doveva soffocarlo in qualche modo.
 
 
 
 
Gli occhi coperti da un velo grigiastro, la mano fredda posata sul palmo di Charlotte, lo sguardo fisso sul suo corpo, privo di vita. La pelle bianca, le labbra secche e gli occhi chiusi. Solo il Bip del macchinario attaccato a lei, gli dava la conferma che il suo cuore batteva.
Strinse la sua mano, la incrociò con la sua, e la portò alla fronte, stringendola sempre di più.
Iniziò a piangere, era colpa sua se il quel momento Charlotte era ridotta così. Era colpa sua se Charlotte soffriva, era colpa sua se in quel'istante era appesa al filo della morte. Si asciugò le lacrime, ma fu inutile. Passò la notte affianco a lei, senza dire una parola, senza uscire dalla stanza, solo lui, il suo corpo bianco, e il frustrante rumore del macchinario, il quale era accompagnato da un tremendo silenzio.

 
 
 
7 Luglio 2008

Camminava avanti e indietro come un leone in gabbia. Era passata quasi un’ora, il suo cuore accelerava ad ogni secondo che passava. Riguardava più e più volte il display del telefono. Dava le sei e zero cinque. Era passata un’ora,  di Jimmy nemmeno traccia.
Fino a quando non sentì il rumore dei pneumatici fermarsi violentemente sull’asfalto, il tonfo sordo di una portiera sbattuta con forza e i passi pesanti lungo il sentiero fatto di ghiaia che portava direttamente alla porta di casa sua.
Il campanello suono, andò ad aprire. Le mani tremavano come il suo cuore e un groppo in gola stava crescendo .
Aprì la porta, lo sguardo di lui fisso e diretto nelle sue pupille nere, il fiato pesante e i pugni chiusi lungo i fianchi
-Jimmy?- disse increspando la fronte
-Zitta non voglio sentire niente- disse zittendola con un gesto della mano.
Si diresse verso il divano, dove cadde con un tonfo sordo
-Jimmy che diamine sta succedendo?-
“Devo dirglielo, ma come? Iniziando con un: Ehi, ti ricordi il 18esimo compleanno di Brian? Sai è colpa mia se ti ha tradito.  E sono otto anni che ti sto mentendo su questo , ma siamo di nuovo amici?” pensò.
Non era il modo migliore.
-Allora? Terra chiama Jimmy, ci sei?- disse sventolandoli una mano davanti agli occhi
-Ti-ti-ti devo dire una cosa- disse espirando tutto il fiato che aveva in corpo
-Jimbo ti vedo preoccupato. Non ti vedo così da quando Leana ti ha lasciato due anni fa. Dimmi tutto, tranquillo- disse accomodandosi affianco a lui, e passandoli una mano tra i capelli
-Io, io…- le parole facevano fatica ad uscire. Gli sorrideva, felice. Lo sguardo dolce, e gli occhi limpidi. Brian aveva ragione. Potevi affogare dentro quel colore, ma saresti affogato felice, perché non c’era cosa più bella che morire dentro quel calore. Perché in fondo lui, l’amava.
-Io, vo-voglio portarti fuori a cena- disse tutto d’un fiato
-Co-cosa?-
-Si fuori a cena, c’è qualcosa di sbagliato?- disse con aria innocente
-NO! Assolutamente, è solo che… fa strano- disse abbassando lo sguardo
-No, non fa strano. Mi sei mancata, due settimane senza sentirci. Sono tante.  E quindi, si esce fuori a cena. Ti passo a prendere fra due ore. C’è la fai a prepararti?-  chiese alzandosi di scatto dal divano
-Si…io c’è la faccio, allora a fra poco, giusto?-
-Già, si a fra poco- senza pensarci due volte Jimmy prense le chiavi della macchina ed uscì fuori da quella casa.
 Il cuore batteva troppo velocemente. Le mani tremavano così tanto che non riusciva  ad infilare la chiavi per accendere la macchina.
Quando, finalmente ci riuscì, il rombo del motore lo tranquillizzò, e con il solo pensiero di nascondere la cena ai ragazzi si avvisò verso casa, con l’adrenalina che gli scorre nel corpo e con la paura di tradire l’amicizia di Brian.







Domino attesa alla cassa tre. Ripeto: Domino attesa alla cassa tre!

*Si sistema i capelli, anche se i suoi lettori non possono vederla. Si aggiusta gli occhiali sul naso, e cerca di fare un'introduzione speciiiale (?)*
BOOM BAM BABY. No forse non è il modo migliore per incominciare...
Era una notte buia e tempestosa, quando DominoRage, d'untratto, decise di aggiorna...
Bicht pls, non diciamo cazzate. Era sera, punto. E dopo aver passato il pomeriggio a scrivere, e ricevendo i svariati Vaffanculo da parte di sua madre, dato che non uscì quel giorno. Pubblicò alle otto di sera
Coomuuunque, dovrei smetterla di iniziare così...
Dicevamo, ho aggiunto Jimmy alla storia, grazie alle mie svariate corse in bus, e al fantastico panorama ( ovvero, la strada e forse il mare, dipende da dove mi siedo)
Ma dato che, a voi Jimbo sta tanto simpatico, e Brian non si ricorda di lei, stupido e insesato Brian. Vi annuncio che Charlotte e Jimmy, scoperannooooo! YEEEEEAH * Fa trenino conga* Okay mi fermo. No , non credeteci, perchè non lo so manco io cosa succederà, dovrete aspettare c.c
Ma dopo tutto questo vi dico.
 I LUV Y FOREVAHHH.
Domino <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


14 Febbraio 2005
 
Erano passati cinque anni, era appena tornato dall’ennesimo tour e in questo momento guardava il vuoto in camera sua.
“Oggi è il nostro anniversario” rise al quel pensiero
“È inutile dimenticarla, niente funziona” si passò le mani tra i capelli e iniziò a piangere. Le lacrime cadevano con un tonfo sordo nella moquette della camera, il suo cuore accelerava ogni secondo di più. Nella sua mente passava sempre il suo viso. Candido e rilassato ogni volta che stava insieme a lui. Doveva vederla, doveva rivedere quegli occhi tanto mancati in questi anni.
Si ricompose prese le chiavi della macchina e uscì di casa. Accese il rumore e si avviò verso  via Woodleigh. Numero 65.
Sfreccio verso in strada, gli alberi si dislocarono in fitte e colorate linee verdi e marroni, la musica a palla e un senso di vuoto nello stomaco.
Frenò così bruscamente, che sobbalzò leggermente dal sedile. Scese, e si avvicinò verso la soglia di casa, non era cambiato niente.
“E se non abitasse più qui?” si domandò. Controllò veloce il campanello, ancora c’era inciso il suo nome “Charlotte Starwood”
Prese coraggio, respirò profondamente e suonò.
Il suo cuore si fermò non appena scattò la serratura, il suo corpo si irrigidì il respirò smezzato. La porta si aprì, il suo corpo si rilasso, ma corrucciò la fronte e iniziò a contemplare la ragazza davanti a i suoi occhi.
Capelli oro, dalle svariate sfumature che andavano sul biondo cenere, occhi azzurri e l’iride tendente anche essa all’oro, quel colore si abbinava perfettamente a quello dei capelli.
La ragazza aveva un faccia enigmatica, non si capiva. Felice?, sbalordita?, confusa?, eccitata?
“Ciao dolcezza, c’è per caso Charlotte?” disse mostrando uno dei suoi sorrisi mozzafiato
“Tu..tu…tu… sei reale?” il ragazzo rimase perplesso dalla domanda che gli porse in quel momento
“Ehm, sono Synyster Gates, tu, mi conosci?” la ragazza annui lentamente con la bocca leggermente aperta
“Bene, sto cercando Charlotte” il viso della ragazza si irrigidì, serrò la mascella, e nei suo occhi vennero tempestati da saette
“Brian.Elwin.Haner.Jr.” disse rimproverandolo come una madre che rimprovera il proprio figlio
“Co-cosa?”
“Già tu, essere viscido, schifoso e tremendamente sexy. Entra in casa, subito!”
“Ti prego non violentarmi” disse coprendosi la testa con le mani
“ZITTO ED ENTRA!” Brian entrò titubante e si andò a sedere sul grande divano bianco il quale padroneggiava la stanza del loro primo incontro.
“Chi ti ha detto di sederti?” disse acida
Brian scattò subito in piedi, e si girò verso la sua direzione
“Sarai pur figo, ma sei un grandissimo… qualcosa. Si sei qualcosa di così losco che non esiste parola per descriverti” sbotto Martina
“A quanto pare sei la sua migliore amica” mormorò
“Esatto, sono stata io a salvarla, cosa che tu non hai fatto” ringhiò avvicinandosi pericolosamente a lui
“Dove è Charlotte?”
“All’ospedale, in terapia intensiva” mormorò abbassando lo sguardo
“Continua a tagliarsi?”
“Tu credi?” disse acida
“È colpa mia, giusto?”
“È perspicace, Signor Gates” disse con un punta d’ironia
“Ora, se non le di troppo disturbo- si avviò verso la porta, la quale aprì- Io dovrei andare a trovare una mia amica”
“Si certo, ma un’ultima cosa”  disse avvicinandosi a lei
“Certo”
“Com’è che ti chiami?”
“Martina” rispose secca
“Bene Martina. Non dire a Charlotte che sono stato qui. Non voglio farla soffrire di più” mormorò uscendo di casa
“È stato bello conoscerti, Martina” sorrise
“Anche per me, Brian” disse ricambiando il sorriso
 
 
 
7 Luglio 2008
 
 
Era pronto da ormai 45 minuti, era un record personale per Jimmy. Quando aveva appuntamento si vestiva gli ultimi cinque minuti, e arrivava sempre in ritardo. Beh, succedeva solo quando aveva appuntamento con Leana.
Si riguardò nello specchio del salotto per almeno 10 volte, finche Johnny non lo interruppe
-Ehi spilungone, dove vai vestito così?- gli domandò
-Esco-
-E si può sapere chi è la mal capitata?- disse prendendosi un grosso sorso di birra
-Quella del negozio dei CD- disse, ma si morse subito la lingua dove aver detto quella frase, dato che,  un Vengeance curioso sbucò da dietro la porta del salotto
-NOOOO! ASPETTA, QUELLA CARINA DAL FISICO MOZZIAFIATO?-
“Cazzo, sono nei guai. Fanculo me e la mia stupida lingua”
-Si, Zacky, lei-
-Bravo, hai cominciato a rivivere vecchio- disse dandoli delle fragorose pacche sulla spalla
-Già, a rivivere- mormorò
La verità è che Jimmy non visse più da quando Leana lo lasciò. Quella semplice ragazza gli strappò l’anima, e il suo cuore non batte ormai più da anni. Forse, Charlotte era la sua unica ancora di speranza, beh si amava quella ragazza, ma lei sarebbe mai stata tra le sue braccia? Avrebbe mai potuto assaggiare quelle labbra? No, perché il suo cuore, anche se ormai rotto, apparteneva ancora a Brian
-E quindi il vecchio Owen fa conquiste?- disse Brian sbucando d’un tratto dietro di lui. Jimmy sobbalzò portandosi una mano sul cuore
-Cazzone mi hai fatto prendere un colpo-
-Mi spiace principessa, e per perdonarmi ti do queste- disse sventolandogli le chiavi della sua macchina
-No aspetta un momento. Queste sono le chiavi della spider R8? Brian sei sicuro di quello che stai facendo?-
-Certo amico, così farai colpo e te la porti a letto, su, credo che sia ora che tu parta- disse mettendogli le chiavi in mano
-No Bri, non posso acce..-
-Zitto e vai-
-Ma devi andare a cena fuori anche tu, con Michelle, con cosa andrai?- chiese perplesso
-Con il SUV, ma adesso tu vai e non rompere i coglioni-
-Grazie Bri-
-Si si a più tardi- disse spingendolo fuori di casa
 
 
 
Era perfetta, forse fin troppo, ma non gli importava. In quel momento si stava mordendo il labbro inferiore
“Oh quanto vorrei morderlo io” pensò osservandola
-Sei nervosa- disse d’un tratto
-Cosa? Io nervosa? E quando mai?-
-Adesso, non ti mordi mai il labbro- mormorò giocando con la forchetta
-Io non sono mai nervosa, anzi io sono rilassata, un cena con un vecchio amico. Quello che mi ci vuole per dimenticarlo- disse sprofondando nello schienale della sedia
-Ho un regalo per te- esclamò frugando nella tasca del cappotto
-Non dovevi- mormorò
-Oh, non è niente di che, lo stiamo ancora sistemando, e a parte noi, tu sei l’unica ad averlo nell’intero globo terrestre- disse porgendoli un demo con sopra scritto “Diamond In The Rough”
Lo rigirò tra le mani, guardandolo, aprendolo e facendo girare lentamente il CD nella custodia
-Ne sei sicuro? E se qualcuno me lo rubasse lo copiasse e ne vendesse le copie?- disse con ansia
Allungò la mano destra verso la sua, intrecciò le dita, e con il pollice iniziò a giocare con l’anello che portava sull’indice.
-Charlotte, smettila di farti le paranoie- disse abbassando lo sguardo
-Lo sai che sono il mio pane quotidiano- rise distrattamente
-Sai, io, devo dirti una cosa- respirò profondamente, stringendo di più la sua mano
-Sono passati otto anni, e in questi otto anni io ho capito che…-
-JIMMY!- una voce in secondo piano lo fece sussultare. Charlotte si irrigidì alla sua vista, stringendo ancora di più la sua mano. Vedendolo con una bionda al suo fianco, il suo sangue gli ribolliva nelle vene.
-Br-brian, che ci fai tu qui?- chiese Jimmy
-Beh, ceno con Mich, glielo avevo promesso, e quindi eccoci qua!- disse stringendosi nelle spalle
Brian rivolse lo sguardo a Charlotte, la quale diventò immediatamente rossa. Il suoi occhi gli erano mancati, sentirli addosso quasi la eccitava. Iniziò ad avere caldo e, sciolse la stretta di Jimmy
-Beh Jimmy, non mi presenti la fortunata di questa sera?- disse dandoli una pacca sulla spalla.
Charlotte lo guardò senza espressione in volte, Jimmy non sapeva cosa fare. Mentire sul suo nome? Svelare che questa è la ragazza che ha sofferto otto anni per lui. E, in un certo senso sconvolgere tutta la sua vita, e il suo rapporto. Far riaffiorare quei sentimenti che provava anni fa? Si stava mordendo il labbro inferiore quando Brian ruppe il silenzio
-Sai hai un aria vagamente familiare. Io ti ho già vista…-
-Al negozio di CD- disse finendo la sua frase e senza degnarlo di un sguardo
-Ecco, per sbaglio ti sono venuto addosso- rise e si passo una mano tra i capelli
-Beh, posso sapere come ti chiami?- chiese con tenerezza
Stava per succedere. Brian si sarebbe ricordato di lei, di quei brevi e intensi anni passati con lei. Anni che passarono facendo l’amore da quando il sole sorgeva a quando tramontava.
-Lei… lei è Charlotte Starwood- disse Jimmy, togliendosi un peso sullo stomaco.
Brian serrò la mascella, i suoi occhi puntavano solo lei. Charlotte aveva lo sguardo abbassato si stava mordendo il labbro e allo stesso tempo si torturava le dita
-Ch-ch-ch-Charlotte- disse freddo e increspando sulle parole
-Br-Brian-
-Come stai?-
-Come otto anni fa- disse guardandosi le fasciature che aveva negli avambracci
-Bene, spero che passiate una bella serata. Ci vediamo a casa Jimmy- disse sorridendo all’amico
-Okay, passa una bella serata anche tu-
-Grazie… Charlotte- disse di nuovo freddo
-Brian-  rispose languida
Brian venne scortato al suo tavolo da una cameriera, e tra i due ci furono alcuni istanti di silenzio. Poi Charlotte prese parola
-Cosa succederà adesso?- disse stringendo di nuovo la sua mano
-Non lo so, mi spiace- mormorò
-Tranquillo, prima o poi lo avrebbe capito- sorrise, a malapena
 
 
 
Il ritorno a casa fu silenzioso e tranquillo. Charlotte era persa nel paesaggio notturno, mentre Jimmy sfrecciava veloce lungo la strada. Sapeva di andare troppo veloce, ma voleva mettere fine a questo silenzio e sentire le parole della buonanotte.
Arrivati a casa, Charlotte sospirò profondamente, si girò e guardo Jimmy. Stava giocando freneticamente con il piercing, facendolo uscire e storcendolo il più possibile con la lingua.
-Se continui così prima o poi ti fai male- mormorò avvicinando le labbra alla sua guancia
-Avevo intenzione di dilatarlo-
-Se lo fai ti dilato il buco del culo-
-Siamo garbati Miss Starwood- disse ridendo
-Io sono sempre stata garbata- gli soffio sul collo per poi appoggiarci le labbra. Iniziò a delimitare i contorni delle manette tatuate sul collo con piccoli baci, facendolo rabbrividire ad ogni tocco
-Vuoi entrare?- disse appoggiando la punta del naso sulla sua spalla
-Forse è meglio di no- si stacco leggermente da lui e lo guardò con occhi languidi
-Ti prego, sono sola- mormorò. Non riuscì a resisterle,  gli sollevò il mento e la baciò sulla punta del naso
-Okay, ma però domani verrai da noi. Ti farò riconoscere i ragazzi- rise per poi depositarle un bacio in fronte.
Mormorò qualcosa, e allacciò le braccia al suo collo
-Mi porti in braccio?- disse delimitando i lineamenti della mascella con la punta del naso
-Come vuoi tu, dolcezza- la spostò sulle sue gambe, aprì la portiera e uscì cautamente dall’auto
-Non chiamarmi dolcezza- mormorò
Rise distrattamente, e l’accompagnò fino alla soglia di casa
-Le chiavi?- chiese con tenerezza
-Nella borsetta- fece scivolare un braccio fin dentro la borsa, le prese e aprì la porta. Jimmy la fece scendere, depositandola cautamente in piedi sulla soglia
-No, portami ancora in braccio-  mugugnò
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo
-Siamo in cerca di contato fisico signorina?- disse baciandole la nuca. La prese in braccio, baciandole di nuovo la nuca
-Sono otto anni che non scopo-
-Mi spiace- disse ridendo
L’accompagnò fino alla soglia della sua camera, la fece scendere e la cinse da dietro
-Andiamo a letto, dolcezza- disse sprofondando il naso nei suoi capelli e inalando il suo dolce profumo
-Ti ho detto che non devi chiamarmi dolcezza- sbuffò per poi trascinarlo in camera
-Ci sono dei vecchi pantaloni, li nel cassetto, e una maglia grande nell’armadio. Serviti pure, io vado a cambiarmi in bagno- prese le sue cose, e sparì dietro la porta nera.
 
Ritornò poco dopo, una maglietta strausata dei Metallica e dei pantaloncini corti, i quali mostravano le lunghe gambe bianche e troppo ossute
-Come va la tua alimentazione?- chiese infilandosi la maglietta
-Va bene, credo. Anzi si va benissimo- mormorò
-Ne sei sicura?- disse alzandoli il mento, e costringendola a guardarlo
-Certo. Ma ora dormiamo, ti prego- distolse lo sguardo e si sotterò sotto le coperte fredde. Jimmy la seguì subito, cingendoli le spalle e strofinando il naso tra i suoi capelli
-Mi sei mancato Jimmy- disse accovacciandosi a lui.







Erano le otto di sera, quel giorno non aveva messo gli occhiali, erano passati tre giorni dal suo compleanno e in quel momento non respirava dalla narice destra per colpa del raffreddore.
I WAS MADE FOR LOVING YOU BABY, YOU WAS MADE FOR LOVING MEEEEE *  fa acuto e fa scappare il gatto*
Popolo, Domino è tornata, malaticcia, quindicenne (?) ( anche se non vi frega) e più idiota che mai * fa pugno vincente*
Allora, finalmente Brian, dopo avergli detto nome e cognome si ricorda di lei. Cazzo, facciamo un "Clap Clap" per il Signor Gates * Clap Clap*
Pensavavate che Jimmy e Charlotte finivamo per scopare, eheheh no, devo ancora decidere forse in futuro un giorno, se sarò nella mia modalita pervertita. Beh quel giorno scriverò la loro scopata. (?)
Come non detto, credo che sia tutto.
Alla prossima Dominianiii (?)
Domino!<3
BBenee,

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


8 Luglio 2008
 
Si risvegliò con la scritta Fiction sotto i suoi occhi. Iniziò a delimitarla con l’indice. L’addome di Jimmy era liscio e perfettamente bianco.
Finì di delimitare la “n” e la sua mano si adagiò su quella di Charlotte
-Non volevo svegliarti- mormorò
-Tranquilla è stato un risveglio piacevole- mugugnò strofinando gli occhi
-Ho voglia di pancake- Jimmy la cinse a se sprofondando le lunghe dita tra i suoi capelli
Charlotte strofinò il naso nei pochi peli biondicci del suo petto, inalando il dolce profumo di vaniglia, il quale padroneggiava il suo petto.
-Sei così dolce Charlotte-
-Ti prego Jimmy-
-Non posso- disse sospirando
-Perché?-
-Perché non posso tradire Brian, e soprattutto, non posso tradire il tuo cuore- si chinò su di lei e le baciò la nuca
-Forza, pancake- disse alzandosi da letto
-Non ho fame- mugugnò
-Invece mangi Charlotte, anche se dovrò ingozzarti, mangerai. E adesso alzati, sono le nove- disse dirigendosi verso la serranda, la quale aprì. Il sole entrò violentemente nella stanza, Charlotte si rannicchiò su se stessa, e si portò le coperte fin sopra la testa.
-Forza, non puoi stare tutto il giorno a letto, almeno alzati- disse scuotendola leggermente per una spalla
-Non voglio venire a casa vostra- mugugnò
-Non fare la bambina Charlotte- sbuffò, si tolse le coperte di dosso e si alzò, lanciando uno sguardo fulminio a Jimmy, il quale si mise a ridere.
 
Il sole splendeva, e gli alberi diventavano lunghe line fitte verdi e marroni, man mano che Jimmy aumentava la velocità.
-Cosa dirà Brian quando mi vedrà?- domandò
-Non lo so, mi odierà, e poi mi amerà di nuovo- fece spallucce
-Tutto qui?-
-Si, tutto qui. Charlotte rilassati, ci sarò io- disse posando una mano sul suo ginocchio
Sospirò rumorosamente spostando lo sguardo verso la strada.
Arrivarono davanti casa. Charlotte spalancò la bocca a quella vista. Una villa bianca con del verde intorno, affianco al cancello cinque SUV neri, e alla fine una moto scintillante rossa. Jimmy aprì il cancello entrando con la macchina. Posteggiò e fece scendere Charlotte, aprendole lo sportello della macchina. Abbassò lo sguardo, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Grazie- mormorò
-Non c’è di che piccola- disse baciandole la nuca
-Quando smetterai di chiamarmi così?- Jimmy di tutta risposta fece spallucce. Si diresse verso la soglia di casa, prese le chiavi, diede un’ultima occhiata a Charlotte, e fece scattare la serratura
-RAGAZZI, ECCOMI!- urlò. Dalle scale spuntarono Matt e Zacky, mentre dalla cucina Johnny e Brian
-Ecco il ragazzone da una scopata e vi…- Zacky non finì la frase. Rimase bloccato nel vedere Charlotte nella penombra di Jimmy
-Oh…Ciao, io sono Zacky- disse rimediando la figura disastrosa fatta un momento prima. Zacky gli porse la mano, che lei prese delicatamente
-Il tuo nome, bellezza?-
Charlotte strinse la maglietta di Jimmy in cerca d’aiuto, lui di tutta risposta gli lanciò un occhiata veloce per poi prendere parola
-Lei. Il suo nome è Charlotte- disse sospirando. Silenzio.
-Quella Charlotte. La ragazza di otto anni fa?- Matt spalancò la bocca rimanendo paralizzato dalla sua figura esile e bianca
-Starwood?- sgranò gli occhi Zacky
-Vengeance- esclamò flebile
-Aspetta. Cha?-
-Lewis smettila di chiamarmi così-
-E tu smettila di chiamarmi Lewis, Cha- disse andando ad abbracciarla
-Mi sei mancata- sussurrò
-Anche tu Johnny. E da quanto vedo non sei cresciuto per niente, a parte la tua cresta- rise
-Lascia stare la mia cresta blu elettrico- disse mettendo il muso
Zacky e Matt rimasero ancora un po’ sconvolti dalla sua presenza. Mentre da lontano un miglio si poteva sentire la mascella di Brian contrarsi per la rabbia.
-Da quanto tempo!- finalmente Zacky si rese conto di lei, e che in quel momento era davanti ai suoi occhi. Corse ad abbracciarla, facendola volteggiare
-Troppo- mormorò. Gli butto le braccia al collo, stringendolo di più a se
-Ho un sacco di cose da raccontarti. Fin troppe credo. E soprattutto mi serve il tuo aiuto per alcune foto, e poi…- Matt non lo fece finire. Gli tappo la bocca e lo scansò leggermente via
-Sei veramente tu?- disse prendendoli il volto tra le mani
-No Shadz, sono un fantasma- rise leggermente, per poi far scontrare i loro occhi
-Mi sei mancata tantissimo- l’abbraccio, stringendola a se. Respirò il suo profumo, degustandolo pian piano
-Quanti abbracci oggi- mormorò al suo orecchio
-È il minimo- si stacco da lei, e la guardò ancora, sorridendo, mostrando le solite fossette.
Distolse lo sguardo. I suoi occhi erano puntati su di lei. Si guardarono a lungo, le loro iridi si fusero insieme, mentre l’aria diventava sempre più elettrica. Brian si avvicinò a lei, senza mai distogliere lo sguardo. Irrigidì ancora di più la mascella quando la vide sotto i propri occhi. In quel momento ricordò la ragazza di otto anni fa. Sinuosa e bella. Un corpo fantastico, la pelle candida e gli occhi color cioccolato. Era cambiata. Troppo. I capelli lunghi e blu elettrici. Le labbra adornate da due labbret, le braccia tatuate e fin troppo magre. Il suo corpo mostrava il più piccolo ossicino. Era troppo magra. Era stato lui a farle tutto quello. I suoi occhi si spostarono sugli avambracci, i quali erano ricoperti da garze bianche. Rispostò lo sguardo sul suo viso. Gli chiuse per un’istante, si rilassò e gli rivolse il suo primo sorriso
-Che bello rivederti Charlotte- inclinò leggermente la testa, sorridendogli dolcemente
-Anche per me- mormorò
-Bene, accomodiamoci sul divano- esclamò Johnny
I ragazzi si spostarono in salotto. Brian e Charlotte non si tolsero gli occhi di dosso. Mentre Charlotte si accomodò di fianco a Jimmy, Brian si sedette sulla poltrona davanti a lei.
-Allora Cha, cosa hai fatto i questi anni?- chiese Johnny
-Oh.. beh, ho trovato lavoro come fotografa. Qualche volta faccio la regia per dei video musicali a delle band in crescita, e a volte, me ne sto a casa- disse sospirando
-Sapere la vostra vita sarebbe inutile. In questi anni, siete stati sulla bocca di tutti- i ragazzi si lasciarono uscire un piccola risatina. Mentre Brian rimase impassibile.
I ragazzi parlarono di tutti, ricordando i vecchi tempi. Tutto questo a Charlotte erano mancato. Sei amici, una birra e chiacchere inutili.
 
-Dovrei andare in bagno, dov’è?-
-Oh, sali le scale, percorri il corridoio ed è l’ultima porta che trovi in fondo- disse Matt
-Grazie-
Charlotte percorse le scale, entrò nell’ultima porta in fondo al corridoio.
Si lavò le mani e la faccia. Rimase qualche istante a fissarsi nello specchio.
Le lunghe occhiaie violacee, le guance leggermente incassate, e le ossa troppo sporgenti
“Quanto mi odio” si risciacquò di nuovo il volto, guardandosi per l’ultima volta allo specchio. Prese un lungo respiro e aprì la porta.
Si ritrovò Brian sulla soglia a braccia incrociate. Lo sguardo puntato sul suo.
-Brian- mormorò
Non disse niente, la prese per un braccio e la spinse dentro una stanza buia. Accese una piccola lampadina, e da quanto si poteva vedere, si trovavano dentro lo stanzino.
La forte luce della lampadina, illuminava i loro volti, senza dare luce a nient’altro. Brian la cinse per i fianchi, bloccandoli le mani dietro la schiena
-Una volta era di mia proprietà- ringhiò sulle sue labbra
-E da quando sono diventata un’oggetto?-
Brian si allontanò leggermente, guardandola con occhi dolci
-Mi spiace-mormorò
-Ti spiace? Perché non sei mai venuto in questi anni? Dimmelo!-
-Avevo paura-
- E di cosa?-
-Di un tuo rifiuto-
-Un rifiuto? Brian sei stato il mio primo amore, come avrei potuto rifiutarti?-
-Ti amo Charlotte-
-Smettila, e lasciami le mani- ringhiò
-Non posso-
-E perché?-
-Perché scapperai da me, e andrai da lui. E io questo non te lo permetto-
-Intendi Jimmy?- disse alzando il sopracciglio
-Perché sei uscita con lui a cena? Voi vi siete sempre odiati. Perché adesso?-
-Mi è sempre stato vicino- mormorò
-E io?- disse sgranando gli occhi
-Ti ricordo che tu mi hai tradito dopo un anno di fidanzamento. E ORA LASCIAMI LE MANI- sbottò
Brian sciolse delicatamente la presa, e la cinse di nuovo per i fianchi.
-Mi puoi levare le mani di dosso?-
-Non posso, mi sei mancata cosi tanto- disse sprofondando il volto nei suoi capelli
Un brivido percosse il corpo di Charlotte. Il suo respiro gli era mancato così tanto.
-E adesso cosa hai intenzione di fare ?-
-Scoparti violentemente- rise leggermente per poi stringerla di più a se
-Non  sei cambiato di una virgola- disse buttandogli le braccia al collo. Intrecciò le dita tra i suoi capelli tirandoglieli leggermente indietro.
Delimitò la sua mascella con la punta della lingua. Lo fece rabbrividire. Appoggiò la fronte sulla sua. Si guardarono per alcuni istanti. Brian eliminò le distanze. La baciò.
Gli era mancato. Fin troppo. Ma in questo momento si sentiva in colpa.
“JIMMY!” urlò nella sua mente
“Cosa sto facendo? Non lo so nemmeno io” scacciò via quei pensieri, concentrandosi sulle sue labbra. Le schiuse leggermente, facendo scontrare le loro lingue. Il suo sapore invase la bocca di Charlotte. Strinse di più i suoi capelli iniziando ad assaporare quell’aroma di menta e tabacco. L’adorava.
Si staccarono, affannati e pieni di desiderio. Volevano di più, ma non potevano. I ragazzi si sarebbero insospettiti della loro assenza. Si ricomposero, Charlotte si rifece la coda, mentre Brian aggiustò delicatamente i capelli.
-Vuoi venire a cena con me?- disse d’un tratto Brian
-Si, ne sarei lieta- disse con una punta di malizia.
Uscirono dallo stanzino. Il suo cuore batteva a mille, si toccò le labbra. Pulsavano ancora per l’eccitazione, e nella sua bocca aveva ancora quel dannato sapore. Che tanto desiderava assaggiare ancora.







Eccome tornatasi, tornatasi, atasi, si (?)
Ma che sto a dì?
Boh niente, allura. Tan tan tan. Brian è tornato all'attaco, ebbene si. E con Jimmy? Già, e lui. E scoprirete, più avanti, molto più avanti. Non è vero, fra qualche capitoluccio. MLMMLLM (?)
Alla prossima

Domino<3

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


9 Luglio 2008
 
Si accese una sigaretta in attesa che la sua migliore amica tornasse dal Minnesota
“IN ARRIVO IL TRENO MINNESOTA HUNTINGTON BEACH CALIFORNIA DELLA LINEA 23 “ annunciò la voce elettronica dell’auto parlante. Finì velocemente la sigaretta, prese il sottopassaggio e si avviò alla linea 23.
Il treno sarebbe arrivato con cinque minuti di ritardo.
Tutto il tempo per farsi l’ultima sigaretta. La prese, e resto qualche istante a contemplare i rimasugli di tabacco in fondo al pacchetto, il quale prese, accartocciò e butto, in mezzo ai binari.
Accese la sigaretta, ispirando quel tanto di nicotina che gli bastava. Era una giornata calda, era il suo compleanno, e gli occhiali ricoprivano i suoi grandi occhi marroni.
La stazione di Huntington era deserta, c’erano solo alcuni ragazzi che si rilassavano, prendendo il sole sulle panchine di marmo. Prese un’altra boccata di fumo. Dal silenzio che c’era si poteva sentire il rumore della cenere bruciare la carta della sigaretta. Finì la sigaretta, buttando il mozzicone tra i binari.
Declinò leggermente la schiena all’indietro, sorreggendosi  con i palmi delle mani.
Buttò la testa all’indietro accavallando le lunghe gambe bianche e ossute. Il sole splendeva, e da lontano si poteva sentire il rumore del treno avvicinarsi sempre di più
“IL TRENO PORVVENIENTE DAL MINNESOTA STA ARRIVANDO”
Il treno si fece sempre più vicino, il suo cuore iniziò a tremare, ma sul suo viso era disegnato un sorriso ebete. Il cigolio dei freni la fece sussultare, butto la testa in avanti alzandosi di scatto dalla panchina.
Un folata di gente uscì dal treno, restò qualche minuti ad osservare ogni minima persona. Finche degli occhi azzurri dalle sfumature giallastre si bloccarono su i suoi, Charlotte sorrise come un’ebete e corse da lei, più velocemente possibile
-Charlotte!- urlò Martina appena vide la lunga chioma blu
-Quanto cazzo mi sei mancata!-  la strinse a se cingendo la braccia al collo
-Oh anche tu- disse ricambiando l’abbraccio
-La mia polaroid?- chiese staccandosi leggermente
-L’ho rotta-
-Cosa?!-
-No scherzavo, è ancora viva, a parte qualche graffio provocatosi per qualche caduta da parte di mia madre- farfugliò l’ultima frase passandosi un mano tra i capelli
Charlotte si passò un mano sulla faccia ridendo appena
-Allora novità?- disse piegando leggermente la testa
-Mhh, beh che dire. Oggi è il mio compleanno!-
-Giuusto, Auguri- sorrise dandogli un bacio sulla guancia
-Si esce, ricorda!-
-Certo, sta sera, si esce-
-Allora, dai novità?
-L’ho rivisto- disse atonica
-Chi?-
Doveva dirgli la verità, era la sua migliore amica. Doveva, ma aveva paura. Di cosa? Di lei, della sua reazione la paura di non parlarsi più, di litigare. Solo per un errore commesso anni fa
-James- disse mordendosi il labbro
-The Rev?-
-No Martina, James Cassells  il batterista degli Asking Alexandria-
-Sai, ancora non concepisco l’idea di te e lui migliori amici- disse facendo spallucce
-No vabbè, l’ho incontrato al negozio di CD-
-Fermati un momento, ho collegato solo adesso. Tu, hai incontrato Jimmy, quindi gli Avenged sono ad Huntington!- esclamò   abbracciandola
-Perché mi abbracci?-
-Perché?! Perché dopo anni avrò l’opportunità di scoparmi Matt- disse battendo le mani come una bambina
-Sei un caso perso-
-Cosa?! Guardami, sono alta bionda con gli occhi azzurri. La ragazza perfetta-
-Ti ricordo, la ragazza perfetta è abbronzata, oca e stupida. Tu non lo sei. Sei pallida, e la tua faccia per il 30 % è fatta di pezzi metallici, e non sei stupida- sorrise
-E nemmeno oca-
-Già, nemmeno oca-
-Sei una puttana- disse seria
-E comunque, mi ha portato fuori a cena, e indovina chi abbiamo incontrato?-
-Chi?-
-Brian- Martina si fermò, lasciando cadere la valigia. Il suo sguardo era perso nel vuoto, in quel momento passarono le immagine di quel giorno. Lui, lei e un discussione nascosta a Charlotte. Il suo cuore si strinse in una morsa ardente, si portò un mano al cuore e iniziò a respirare debolmente
-Marti, tutto bene?-
La ragazza cerco di parlare, spiccicando un debole si
-Ci vogliamo sedere?- disse massaggiandoli in modo circolatorio la schiena
-No, sto bene- prese un lungo respiro, raccolse la sua valigia e ricominciò a camminare
-E vabbè, poi l’ho invitato a casa mia-
-Chi?- disse girandosi di scatto e sbarrando gli occhi
-Jimmy- Charlotte incarnò un sopracciglio squadrandola per un secondo
-Ah, pensavo Brian-
-Eh, dopo ci arrivo-
-In che senso, dopo ci arrivo?-
-E non niente, sono andata a trovarli, dopo molti convenevoli e dopo aver parlato come ai vecchi tempi, io sono andata in bagno- abbassò la testa, grattandosela leggermente
-E.cosa.è.successo.- disse a denti stretti
-Niente, mi ha preso mi ha portato in un ripostiglio e… alla fine ci siamo baciati-
-Lurido figlio di …-
-MARTINA NON OSARE- riuscì a fermarla, tappandola la bocca
-Come non osare? Quell’uomo ti ha fatto soffrire, e tu… tu… tu lo baci-
-Io… lo amo ancora, e lui ama me-
-Lui non ti ama, lui ama il tuo corpo Charlotte, capiscilo-
-Quale corpo? Del mio aspetto fisico non rimane niente- si guardarono per alcuni istanti. Martina non disse niente, chinò il capo e cominciò a camminare.
Arrivarono alla macchina in silenzio, Martina caricò la valigia nel portabagagli e sedette nel posto davanti. Charlotte mise in moto, accendendo la radio a tutto volume. Almeno il viaggio sarebbe stato colmato da qualcosa.
 
 
Erano le nove,  i suoi ventott’anni erano stati appena compiuti. Indossava un pantaloncino corto in pelle, una maglia dei Nirvana, i capelli legati in un coda e le All  Star nere.
Ventottenne e si mette ancora le All Star. Si ritoccò il trucco, cambiò i labbret e si passò il rossetto nero sulle labbra.
Il campanello suonò, era lei. Non si parlarono per tutto il pomeriggio, ma Charlotte sapeva che non avrebbe rifiutato un serata al Johnny’s, con il pensiero di incontrare gli Avenged, e forse di spaccare la faccia a Brian. Aprì la porta, era bella. Un tubino nero, i capelli sciolti, i tatuaggi sulle braccia risaltavano alla luce lunare, e aveva cambiato quasi tutti i suoi piercing.
-Sei bella- mugugnò Charlotte
-Zitta e ascolta-
-Iniziamo bene- disse alzando gli occhi al cielo
-Se quel figlio di puttana. Si l’ho detto. Ti farà soffrire di nuovo. Giurò che gli spacco la faccia e gli rigo i bel SUV. Okay?- disse tutto d’un fiato
-Okay-
-E un’altra cosa. Ci saranno i ragazzi?-
-Mh, sinceramente non lo so. Oggi Jimmy non mi ha chiamato-
Il telefono squillò
-Parli del diavolo- Charlotte scrollo le spalle, e rispose al secondo squillo
 
-Dolcezza. Auguri-
-Oh, grazie Jimmy- arrossì violentemente, la sua voce al telefono era ancora più bella
-Sta sera sei al Johnny’s?-
-Si, ehm, sta sera siamo al Johnny’s-
-Come siamo?-
-Ci sarà anche Martina, te la ricordi. Te ne ho parlato spesso negli ultimi otto anni. Vi crea disturbo?-
-Nessun disturbo. Almeno mi staccherò Zacky di dosso- disse sbuffando
-Si è lasciato con Gena?-
-Esatto, ma non ci pensiamo. Ci vediamo tra poco. Okay, dolcezza?-
-Smettila di chiamarmi così- mugugnò
-Lo so che in fondo ti piace- rise leggermente
-Si, okay. Ciao Jimmy- chiuse la chiamata, mettendosi il telefono in tasca
-Allora, ci saranno?- chiese con entusiasmo
-Si, ci saranno. E Zacky sta cercando carne fresca-  fece spallucce, prese le chiavi della macchina e si infilarono nella vecchia Merceds bianca di Charlotte.
 
 
 
 
 
Il suo sguardo era perso nella scritta al neon gialla del bar.
Storse leggermente il naso per l’odore pungente del fumo, che in quel momento fluttuava nel l’aria creando uno strato di nebbia.
-Entriamo?- disse Martina, sorridendo a Charlotte
La ragazza annuì. Entrarono, il locale era abbastanza affollato, il lungo balcone nero era  popolato da persone intente ad ubriacarsi il più possibile e dalle casse usciva una vecchia canzone dei Queen.
Gli occhi azzurri di Martina percorrevano ogni singolo centimetro del locale, in cerca di quelli verdi e cristallini di Zacky.
-Gli ho trovati!- disse prendendo per un braccio Charlotte.  I loro corpi sfiorano la gente intenta a ballare su un pezzo smielato dei Queen.
La portò al loro tavolo. Quello in fondo al locale. Isolato da tutti.
Si piazzano davanti. Martina in bella vista con il sorriso smagliante e gli occhi che risplendono in mezzo alla luce soffusa e alla foschia del fumo. Mentre Charlotte rimase nella penombra, a fissare i suoi occhi scuri e, a contemplare le sue adorabili – ma poche- lentiggini distribuite sul naso.
Zacky e Johnny spalancarono subito la bocca a quella vista. Per Zacky era da portare a letto. Per Johnny fu un colpa di fulmine. Ma lui aveva una fidanzata. Lena, la prima ragazza, il suo primo amore, un amore che dura ormai fin dal liceo. Non poteva lasciarla.
-ECCOLA LA FESTEGGIATAA!- sbottò Jimmy, alzando le braccia al cielo
Brian le sorrise, ignorando totalmente Martina, la quale lo stava fulminando. Si avvicinò a Charlotte portando le labbra al suo orecchio
-Auguri, dolcezza- sussurrò. Un brivido percorse la sua spina dorsale, e impulsivamente, prese i lati della sua maglietta, portando il suo petto a scontrarsi leggermente contro il suo naso. Lo abbracciò e Brian ricambiò, confuso, come il resto del gruppo.
Si staccarono, Charlotte rivolsi lo sguardo agli altri rimanendo perplessa dal colore freddo degli occhi di Jimmy, e dalla faccia atonica di Matt. Mentre Martina, Zacky e Johhny, rimasero confusi da quell’abbraccio. Ma poi capì, non doveva succedere. Ma lui le ha sussurrato all’orecchio. Capito, l’orecchio. Lui sapeva benissimo che non poteva farlo. Doveva rimediare in qualche modo.
-Ehm… Lei è Martina. Avenged Martina. Martina..- non la fece finire
-Si, gli Avenged- disse rivolgendo uno sguardo freddo a Charlotte.
-Bene- mormorò
Si sedettero, Martina vicino a Zacky, lei vicino a Brian. Rivolse lo sguardo verso le casse del locale. Riconobbe la canzone. One dei Metallica. La preferita di Brian.
Girò leggermente la testa. Martina aveva preso a filtrare con Zacky, e a parlare con Johnny, Matt e Brian, rivolgendo ogni tanto piccole frecciatine a Brian. Ma perché? Come è possibile? Si conoscono da nemmeno cinque minuti e già si tirano frecciatine? Beh, era il suo carattere. E Brian rimaneva il testone di otto anni fa, quindi di conseguenza rispondeva più pesantemente.
Ridevano, gli faceva piacere. Ma in quel momento sentì lo sguardo pesante di Jimmy addosso. Gli occhi gelidi e spenti.
Cazzo, pensò.
Successe tutto così velocemente, lui, lei, Chapter Four che usciva dalle casse, le persone che pogavano, il retrò del locale, la sua schiena attaccata al muro, il suo respiro addosso, i suoi occhi puntanti su quelli di Charlotte.
-PERCHÉ?!- urlò poggiando la  fronte sulla sua
-Cosa..-
-PERCHÉ?!- urlò di nuovo
-Perché lui mi ama- mugugnò
-Lui non ti ama- sussurrò
-Zitto-
-Lui ama il tuo corpo-
-Non può saperlo- sibilò
-Lo so e basta-
-Non voglio ascoltarti-
-E invece lo fai, perché qui l’unico che ti ama sono io!- la strinse a se facendo scontrare le punte dei loro nasi
-Non dire cazzate, tu hai solo paura che io risoffra- disse scansandolo leggermente
-Stai delirando Charlotte- sbuffò alzando gli occhi al cielo
-Io non sto delirando. Se tu che sei iperprotettivo-
-Sarei iperprotettivo?- Charlotte annuì silenziosamente
-Okay. Quando soffrirai, non disturbarti a cercarmi- se ne andò. Lasciandola li, sola, in mezzo alle sue lacrime aspre e piene di acidità
 
Jimmy rientrò nel locale, le ciglia corrugate e gli occhi pieni di rabbia. Stringeva così forte i pugno che le nocche erano diventante completamente bianche. Questione si secondi? Attimi? No, in un centesimo prese Brian per il colletto della maglia trascinandolo per tutto il locale
-JIMBO CHE CAZZO STAI FACENDO!- sbottò Brian, provò a dimenarsi ma la stretta di Jimmy era salda intorno al colletto
- TU FIGLIO DI PUTTANA!- disse buttandolo letteralmente fuori dal locale
-Jim, che ti è preso?-
-FALLA SOFFRIRE UN’ALTRA VOLTA E TI AMMAZZO CON LE MIE STESSE MANI- ringhiò  sollevando il ragazzo da terra
-COSA CAZZO STAI DICENDO!- Brian riuscì ad uscire da quella presa, allontanandosi di qualche metro da lui. Non sembrava, ma Brian lo temeva sempre quando era incazzato. Non stiamo parlando di un Jimmy qualunque, ma di James Owen Sullivan. Il ragazzone alto un metro e novantasei, che in un giorno fece a botte diciassette volte. Ne vogliamo parlare? Anche se Brian aveva i muscoli, Jimmy aveva l’altezza, la rabbia e l’esperienza delle risse del sabato sera.
Sono nella merda. Pensò vedendo la figura alta e snella di Jimmy avventarsi su di lui. Una capocciata sulla asfalto, una maglia stropicciata e forse, un’amicizia appena distrutta. Jimmy era a cavalcioni su di lui, lo sguardo fisso e l’odio che cresceva. Non sopportava l’idea che Charlotte potesse amare ancora un lurido verme come lui. Non poteva essere. Aveva sofferto, e lui era  rimasto accanto a lei. E Brian? Cosa ha fatto? Se ne andato a puttane per otto fottuti anni.
Lo faceva per sopprimere quel bello e strano sentimento. Quella cosa calda e grande. Così calda che ti faceva sudare. Così grande che manco il tuo corpo riusciva a contenere. Tutto era muto. Le labbra di Jimmy si muovevano velocemente, ma lui non capiva. La sua bocca sputava sentenze, i suoi occhi sputavano la voglia di amare. Ma chi amava? Lo conosceva da una vita, il suo migliore amico. Ricordava ancora il loro primo incontro.
La voglia di picchiarsi, l’adrenalina e, lui sottomesso – come al solito- dalla figura alta e snella di Jimmy. I capelli biondicci sparati in aria, gli occhi coperti da quei stupidi occhiali da vista – che ancora oggi porta- il suo sorriso sghembo dopo che Jimmy gli diede un pugno in faccia. Ancora non capiva, ma dopo quel pugno tutto cambiò. Forse cambiò quando Jimmy si alzò dal suo corpo, gli tese la mano e aiutò ad alzarlo. “Bella maglietta” gli disse Brian. Portava una maglietta dei Pantera. La sua preferita.
 
-STRONZO. SEI UNO STRONZO HANER- urlò di nuovo Jimmy. Ma Brian sembrava entrato in trance, gli occhi fissi sui suoi e restava immobile, impassibile a quelle parole.
-BRIAN CAZZO DI QUALCOSA, PERCHÈ NON REAGISCI.CRISTO!- gli occhi iniziarono a pizzicare, e un lacrima amara solco la sua guancia. Non ci pensò due volte. Gli tirò un pugno, e poi un altro, e poi un altro. Ma lui rimaneva fermo, immobile senza reagire. Stava per tirarne un altro, ma la mano di Matt lo fermò prima che potesse rompere definitivamente il naso a Brian
-JIMMY SEI IMPAZZITO!- Zacky e Johnny andarono ad aiutare Brian. Perdeva molto sangue dal naso, un sopracciglio spaccato e lo stesso valeva per le labbra
-Matt, io porto Brian all’ospedale- disse Johnny alzando a fatica Brian
-Zacky, tu porta a casa Jimmy, e cerca di farlo calmare-
-Amico c’è la fai?-
-Certo, va tranquillo- disse facendoli l’occhiolino e portando a peso morto Brian dentro la macchina
 
 
-Dai Jimmy andiamocene a casa- disse Zacky dandoli una pacca sulla spalla
-Matt, vieni?-
-No, vado a cercare Charlotte. Tu Martina vai pure con loro, Zacky ti riporterà a casa- disse mostrando le fossette alla ragazza
-Oh, io non vorrei essere di …-
-Non pensarci nemmeno, puoi venire- Martina raggiunse i due affiancando Zacky, dato che Jimmy in quel momento gli incuteva timore, vedere la faccia di Brian ridotta in quel modo gli aveva fatto ribrezzo.
Jimmy rimase muto, la faccia atonica e le lacrime che scendeva lungo le sue guance, delimitandone i bordi.
 
Matt entrò dentro il locale in cerca di Charlotte. Cercò di fare mente locale, anche se l’alcool e la musica a  tutto volume non aiutava molto. Dopo aver chiesto ad ogni singola persona, si ricordò di lei e di Jimmy andarsene nel retro del locale. Non ci pensò due volte, iniziò a correre in mezzo alla gente, ricevendo molti più colpi del solito. Aprì violentemente la porta taglia fuoco e urlò il suo nome
-CHARLOTTE- di risposta senti dei singhiozzi, girò velocemente la testa e la vide rannicchiata su se stessa in angolo  della strada. Si avvicinò a lei, si inginocchio e adagiò una mano sulla sua spalla
-Ehi Charlotte- disse con voce dolce
-Vattene Matt-
-Mai, non posso vederti così- sussurrò
-Perché lo dice? Lo amo, qual è il suo problema?- iniziò a gesticolare, piangendo sempre più forte
-Charlotte smettila. Respira- disse asciugandoli le lacrime
-Non voglio perdere anche Jimmy- mugugnò
-Non lo perderai Charlotte, non succederà mai-
-Che bel compleanno di merda- Matt rise leggermente portando il suo fragile corpo in mezzo alle sue braccia.















Oddio è la prima volta che scrivo così tanto. * si commuove* :')
Commmunque. Cazzo Eugenia smettila di iniziare così ç.ç
Tralasciando i miei sbalzi d'umore. - w il ciclo <3 - (?)
IO aggiorno ogni morte di papa. Volevo fare una battuta sulle dimissioni del papa ma non mi viene in mente niente ç.ç
Ho scritto tanto, e credo che sia un po una confusione in certi pezzi. Ditemelo, ammetetelo, non so fare i dilaoghi ç.ç
Lasciamo perdere. Agiornerò quando morirà il papa, così forse riuscirò a fare un battuta c.c
Alla prossima
Domino!<3
P.s
I LUV Y

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


12 Luglio 2008
 
Era un giorno di pioggia a Huntington.
La casa era invasa dal colore neutro delle nuvole grigie e il solo rumore che si sentiva era quello dei passi pesanti di Martina scendere le scale
-Charlotte, io esco- disse prendendo la borsa
-Con Zacky?- chiese girando leggermente la testa
-Esatto. Tu stai bene?-
-Si, sto bene- mormorò
-Sai, forse uscire con qualcuno dei ragazzi ti farà star meglio. Non credi?-
-Non credo, forse domani vado a vedere come sta Brain. Oggi rimango a casa- respirò rumorosamente. Si buttò a peso morto sul divano, sprofondando il viso tra i cuscini
-Ti prego, non fare atti di cui potresti pentirtene- disse avvicinandosi a lei
-Tranquilla, resterò qui sul divano ad autoinfliggermi di quello che è successo a Brian- Martina sospirò, passandole un mano tra i capelli
-Ci vediamo all’ora di cena- sussurrò
-Divertiti con Zacky, e salutamelo-
-Certo!- le baciò la guancia e se ne andò, salutandola per un ultima volta
 
Rimase sola lei, e quel adorabile silenzio che  tanto amava.
Si alzò dal divano trascinando i piedi, si diresse in cucina aprendo il frigorifero ed estrasse il cartone del latte versandolo in un bicchiere.
Alzò lo sguardo, la tentazione era forte. Allungò la mano incerta sul gesto che stava per compiere. Lo voleva veramente fare? Voleva rovinarsi di nuovo? Le sue braccia già pulsavano  dal dolore. Ritrasse la mano e si avviò verso le scale con il bicchiere di latte in mano, percorse il corridoio arrivando all’ultima porta bianca.
Era da tempo che non apriva quella stanza, la paura, la solitudine, l’odio, l’amore, la tristezza, la rabbia. Tutto era chiuso la dentro, una stanza e un piano a coda. La chiave era ancora inserita nella serratura. Non l’apriva da anni, quel giorno lo fece. Doveva, aveva bisogno di quello strumento, della musica, di sua madre. Fece scattare la serratura aprì la porta ed entrò. Era una stanza piccola con una grande finestra che dava sul giardino della casa, e in mezzo il lungo e grande piano di sua madre. Si sedette sullo sgabello in pelle nera adagiando delicatamente i polpastrelli sui tasti bianchi, il respiro era mozzato e aveva paura di suonare. Un dito gli sfuggì e un dolce ‘Do’ rimbombò in quella stanza bianca, si tolse un peso dallo stomaco le lacrime iniziarono a salire e le dita correvano veloci lungo i tasti bianchi. Qualcosa stava nascendo in lei, qualcosa che le riempiva il cuore e l’anima, erano anni che non si sentiva così…libera. Erano anni che non stava così bene con se stessa, le lacrime rigavano le sue guance e il suo viso era adornato da un sorriso sghembo.
Le dolci note di una canzone dei Beatles  risuonavano perfette in quella piccola stanza.
 
 
 
Teneva gli occhi stretti in una piccola fessura, se provava ad aprirli il dolore aumentava la luce soffusa della stanza era a suo favore così gli occhi riuscivano a riposare.
-Charlotte?- sussurrò a Matt
-È da giorni che non la sento- si passo una mano sulla testa pelata rilasciando un lungo sbuffo
La sua mandibola gli faceva tremendamente male, e ormai erano tre giorni che era rinchiuso in quella piccola stanzina d’ospedale.
Lui stava bene, più o meno, ma per i medici era da tenere sotto controllo. Forse erano in pensiero per i svariati lividi violacei lungo il corpo e per il fatto che non si reggeva in piedi.
Beh in quei tre giorni pensò. Pensò tantissimo, oltre ai i suoi limiti.
Pensò soprattutto a Charlotte e a Jimmy. Migliori amici? Quando avevano 18 anni loro…anzi lui la odiava a morte. E dopo otto fottuti anni, gli rivede a cena fuori? C’è qualcosa che non torna. Corrugò la fronte, cercando di non far pulsare l’occhio nero. E cercò di ricordare quell’anno. L’anno di otto anni fa. Il suo compleanno.
L’alcool a fiumi, l’erba, le ragazze, e le sue lacrime. Quelle lacrime che non sperava mai di vedere.  Lacrime di delusione, quelle fottute lacrime. Tradita. Ecco cosa aveva fatto. Il perché? Era ubriaco, fin troppo da non capire che stava mettendo le corna alla ragazza autolesionista e bulimica della Huntington Beach High School. La ragazza  che ha sempre amato.
C’era sempre qualcosa che non tornava. Chi l’aveva fatto ubriacare al punto di farlo andare con la prima zoccola che gli capitava?
Cercò di ricordare ancora. La luce soffusa, il tavolinetto pieno di birre, lui la ragazza bionda e al suo fianco?
Jimmy. Aprì di scatto gli occhi, e se ne pentì dato che una seria di fitte trapassarono il suo occhio
-MERDA!- esclamò
-Brian, calmati- Matt gli posò una mano sulla spalla cercando di calmarlo, ma fu inutile
-ORA RICORDO. È STATO LUI. È TUTTA COLPA SUA. È LUI CHE MI HA FATTO UBRIACARE, MI HA FATTO ANDARE CON LEI, ED È STATO LUI AD APRIRE LA PORTA IN QUEL MOMENTO. IL MIO MIGLIORE AMICO MI HA TRADITO!- Brian scoppiò a piangere. Non poteva crederci, il suo migliore amico. La persona che lo completava in tutto. L’ha tradito. In quel momento quelle lacrime facevano male, fisicamente per l’occhio e mentalmente.
-Chi ha fatto cosa Brian- disse fermandolo per le spalle
-Jimmy. Jimmy il mio migliore amico. Mi ha tradito- sibilò a denti stretti.
-Non ci credo-
- È colpa sua se Charlotte mi ha lasciato. Se ne andata da me per colpa sua-
-Brian ne sei sicuro?- mormorò Matt
-CHIAMA QUEL FIGLIO DI PUTTANA IMMEDIATAMENTE-
-Brian, ne se veramente sic…-
-HO DETTO CHIAMALO!- urlò più forte
-Okay- mugugnò Matt uscendo dalla stanza.














Siiiii, sono fottutamente in ritardo. Non me lo ricordate pleaseee. MI dispiace tanto ç.ç
Ma tra la scuola e la poca voglia di accendere il pc, ho pubblicato dopo (quasi ) un mese. Mi dispiace così tanto.
Di sicuro farà cagare è corto ma sono un po' a corto di idee.
Che brava scrittrice.
Detto ciò, mi scuso ancora per il ritrardo, la schifezza del capitolo e... vi prego amatemiii. Perchè io lo faccio ç.ç
Alla prossima
Domino <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


12 Luglio 2008
 
Aveva appena finito di suonare quando il campanello suonò. Scese velocemente le scale facendo rimbombare per tutta la casa i suoi passi pesanti. Aprì la porta e rimase pietrificata dai suoi occhi azzurri dall’iride bianca. Gli occhi erano contornati da lunghe occhiaie nere, lo sguardo cupo e la pelle era giallastra. Puzzava di alcool e fumo. Storse in naso  e lo fece entrare.
Non disse nulla, guardò la figura ormai smorta di Jimmy cadere a peso morto sul divano.
-Charlotte- disse a voce spezzata
-Che cosa vuoi?-
-È colpa mia- sussurra
-Di quello che è successo a Brian? Si Jimbo, è colpa tua.-
-No-
-Allora di cosa?- chiede curiosa
-Otto anni fa, al compleanno di Brian-
-Si mi ha messo le corna- mormora diventando improvvisamente  cupa
-È colpa mia- la sua voce è fredda, così fredda che a quelle parole Charlotte rabbrividisce
-Ma.. ma come è possibile? Lui era sbronzo, incapace di intendere- inizia ad agitarsi, la sua felicità scompare, tutto diventa nero e la voglia di farsi male aumenta
-L’ho fatto sbronzare, non lo fermato quando stava andando con la bionda… perché- si ferma, i suoi occhi iniziano a pizzicare per le lacrime
-Perché non sopportavo l’idea di perdere Brian. E poi sono venuto da te dopo due giorni, ti ho visto soffrire, ho voluto aiutarti, mi sono innamorato di te e poi, lui è tornato e ti ha portato via da me- disse le ultime parole con rabbia. Le lacrime rigavano il suo volto smorto, facendo ritornare la sua pelle di quel colore vivo e bianco.
Per Charlotte il mondo gli era crollato addosso. Non voleva sapere niente di niente. Jimmy, il suo migliore amico, o almeno credeva, l’aveva tradita. Tutto era fermo. Charlotte non piangeva neanche, guardava il volto umido di Jimmy sbriciolarsi in piccoli pezzi. Non sapeva cosa dire, cosa fare, voleva solo che tutto questo finisse il più velocemente possibile. Che si risvegliasse da un lungo sogno. Voleva svegliarsi piccola e indifesa, correre dalla mamma e piangere. Piangere finche tutto sarebbe dovuto finire. Invece rimaneva li, immobile sulla soglia di casa ad osservare il suo volto. Lo aveva visto così tante volte in questi ultimi anni. Jimmy era sempre sorridente, non c’era giorno che non piangeva. Anche quando Leana l’aveva lasciato, il suo sorriso era sempre li, ad adornare il suo viso candido e a far brillare i suoi occhi cristallini.
-Mi dispiace- mugolò come un cane bastonato
-Fuori da casa mia- disse secca. Jimmy non disse niente, eseguì gli ordini. Uscì  guardandola per un’ ultima volta negli occhi. Gli disse addio per l’ultima volta, sicuro di non poterli vedere mai più.
Appena messo fuori il piede dall’abitazione, il telefonò gli squillo, e sul display apparse il numero di Matt
-Matt ascolta non è il momento..- non lo fece finire
-Non me ne frega niente, vieni immediatamente in ospedale. Brian ti deve parlare. Sei una delusione Jimmy- il suo cuore si fermò
Sei una delusione Jimmy.
Risunò nella sua testa come un boato. In quel momento voleva veramente morire. Voleva farlo? Si, ma cosa avrebbe portato la morte? Disperazione a tutti, oppure un’ aiuto. Si, forse se si sarebbe tolto dai piedi Charlotte sarebbe potuta tornare da Brian vivere una vita felice, avere dei figli che lui non avrebbe mai visto perché sarebbe stato morto. E la band? Beh forse quello sarebbe stato un problema. Tutto il mondo lo considerava un genio della musica, e il suo nome non sarebbe scomparso tanto facilmente dalle menti dei suoi fans. I suoi amici lo avrebbero ricordato come il Grande The Rev, il grande batterista degli Avenged Sevenfold. Ma traditore del suo migliore amico. Traditore di un cuore fraglie come quello di Charlotte, e grande delusione come persona, non come musicista.
Ormai Matt aveva chiuso, ma il rumore della linea staccata rimbombava nelle sue orecchie. Senza pensarci andò verso la macchina aprì lo sportello e si avviò verso l’ospedale di Huntington Beach.
Fermati Jimmy, fermati. FERMATI.
Ma la lancetta aumentava. 40, 50, 60, 70, 80, 90 all’ora. Stava andando troppo veloce, lo sapeva, ma voleva mettere fine a tutta questa storia. Dire addio a Brian e andarsene da Huntington Beach California. Andare lontano. In Minnesota, dai suoi genitori. Stare li e poi forse tornare ad HB.
Frenò bruscamente davanti l’entrata dell’ospedale.
Entrò, chiese in che stanza si trovò Brian Haner e si fiondò al  Secondo piano stanza numero 67.
Mentre correva lungo il corridoio, esso gli sembrò infinito. Già si immaginava la sua faccia cupa, le braccia incrociate e gli occhi neri. Neri come la pece, profondi come un pozzo di petrolio.
Si fermò di colpo davanti alla soglia smorta e bianca della stanza di Brian, il fiato mozzato e tutti li intorno al suo letto . Il silenzio e gli occhi puntati su di lui. Cercò quelli di Brian e quando li trovò si soffermò a guardarli. Gli mancheranno da morire.
-Brian- sibilò
-Ragazzi, potete andare?- disse Brian
-Chiamaci se hai bisogno di qualcosa- mormorò Johnny poggiando una mano sulla spalla di Brian. I ragazzi uscirono e, in quella stanza dalle quattro pareti smorte rimasero solo lui e il suo migliore amico
-Brian- mormorò
-Sta zitto, parlo io-
-Ti odio. È colpa tua. Tu, sei stato tu a farmi lasciare con Charlotte. Come hai potuto?- disse stringendo fortemente il lenzuolo
-A quel tempo non sopportavo l’idea che ti potesse portare via da me, l’ho fatto perché tu se il mio migliore amico-
-Eri il mio migliore amico- a Jimmy venne un colpo al cuore, si portò una mano al  petto, stringendolo il più possibile.
-Me ne sono innamorato Brian- disse con il poco fiato che aveva in corpo
-Quando? Quando te ne sei innamorato-
-Quando andai da lei per confessarle tutto. Le vidi indifesa e la sensazione di aiutarla si impadronì del mio corpo-
-Non voglio più vederti. Anche se fai parte della band, io non voglio più vederti. Ora vattene da qui James-
-Ti prego Brian…-
-Ho detto vattene-
-Bri-
-HO DETTO VATTENE!- urlò stringendo ancor di più le lenzuola
Una mano si posò sulla spalla di Jimmy, quando girò la testa vide lo sguardo cupo di Matt. Se ne andò senza dire niente, senza salutare nessuno.
Quando uscì dall’ospedale la voce di Zacky lo chiamo
-Jimmy- disse correndo verso l’amico
-Zack-
-Ascolta, cosa hai intenzione di fare adesso?-
-Andarmene-
-Dalla Band?- disse sgranando gli occhi verde smeraldo
-No, Zack. Da HB dalla California-
-Ritornerai?-
-Forse. Ti farò sapere-
-Jimmy ti prego non andare- mormorò facendo luccicare gli occhi
-Devo. Me ne andrò dai miei. Starò li e respirerò un po’ d’aria pulita-
-Dimmi che ritornerai-
-Si Zack, lo farò-  disse abbracciandolo per un' ultima volta
 
 

 
Prese le ultime cose, le chiavi della macchina e si avviò verso il confine della California. Mentre percorreva la strada pianse. Troppo. Disse addio alle cose più importanti. Il molo, la sua vecchia scuola, il garage di Matt ormai disabitato  e a Charlotte. Alla sua tenera e fragile Charlotte. Strinse il volante e schiacciò sull'acceleratore per poter finalmente lasciar tutto alle sue spalle.
Addio Charlotte…















  Devo smetterla di fare capitoli così corti...
BOOM BAM BAY, sono tornata prestissimo. Amatemi
Che dire, gran colpo di scena. Jimmy se ne va. E adesso?
*SUSPANCE* se si scrive così c.c
Detto ciò vi lascio con il magone nello stomaco e vi dico
Alla prossima
DOMINIANIIIII (?) <3 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


13 Luglio 2008
 
Era appena passata la mezza notte ed era appena entrato nella città di Bloomington in Minnesota. Ancora doveva capire cosa ci facevano li i suoi genitori. Ultra sessantenni in un città come questa. Vivevano in periferia, in una di quelle piccole case a schiera. Più volte avevano chiesto al figlio di andargli a trovare, ma lui rifiutava lanciando una delle sue solite scuse riguardanti la band.
In realtà non odiava i suoi genitori, ma gli riteneva abbastanza assillanti nei suoi confronti. Non parlando della sua sorellina 17enne che ancora viveva con loro. Di sicuro avrebbe condiviso la stanza con lei. Gli avrebbe fatto piacere, ma  lo avrebbe assillato sul il perché era qui, e lui come bravo fratello che era, gli avrebbe dovuto raccontare tutto. Ovvero: dirgli un bugia per scrollarsela di dosso.
Entrò in periferia seguendo le istruzioni del navigatore, girò a sinistra nella via principali e si trovò in Via Madder 67, percorse un altro paio di metri e la casetta a schiera con il numero civico 3 gli si parò davanti. Le luci erano ancora accese. Di sicuro sua sorella stava facendo le ore piccole. Rise all’immagine di lei  dentro al solito pigiama con i conigli sopra, i cappelli legati in una coda, la ciotola delle patatine e i lacrimoni agli occhi per l’ennesimo film strappa lacrime.
Scese dalla macchina prendendosi la valigia dal portabagagli, si posizionò davanti al cancello e suonò. In pochi istanti i cane del quartiere iniziarono ad ululare e la porta dal colore bianco smorto si aprì lasciando intravedere una figura femminile slanciata e non poco più alta di lui.
-Si? Chi è?- era sua sorella, aveva la voce grossa per colpa delle patatine in bocca
-Dakota sono io, il tuo fratellone. Mi fai entrare?-
-Jimfo?- disse con le patatine ancora in bocca
-Si, mi fai entrare?-
-Chi lo dice che sei mio fratello e non un maniaco intento a stuprarmi?-
-Dakota credo che nessuno abbia l’intenzione di stuprarti-
-Si okay, sei quel coglione di mio fratello- aprì il cancello e Jimmy entrò  scalciando la ghiaia e facendo alzare una piccola nube di polvere
-Cretino non rovinare il vialetto di papà!-
-Che bel modo di accogliere tuo fratello- disse ironicamente stampando un bacio sulla fronte di Dakota
-Non ci vieni a trovare da una vita, l’ultima volta che ti ho visto è stato un mese fa in tv- scrollò le spalle facendo entrare Jimmy
-La band- mormora poggiando la valigia
-Si, certo la band. È sempre la tua  solita scusa-
Si osservarono per alcuni minuti. Era cambiata. I cappelli erano diventati blu acqua marina, si era fatta gli snake bites e un septum. Le sue nocche erano ricoperte da delle stelle e gli occhi erano contornati da un trucco pesante che faceva risplendere il colore azzurro dei suoi occhi.
-Sei cambiata per avere solo 17 anni-
-Jimbo, ne ho 19-
-E da quando?-
-Da due mesi.-
-Giusto, a Maggio era il tuo compleanno-
-Eh già- Dakota sospirò passandomi una mano in viso
-Scusami… la band- dissero all’unisono
-Cosa ti porta in Minnesota?-
-Il casino-
Dakota piegò leggermente la testa, non riusciva a capire. Ormai non sapeva più niente di lui.
-In che guai ti sei messo? Ti fai ancora di Acidi?-
-Nessuno. E no, non mi faccio di Acidi- disse seccato
-A giusto, sei passato all’ Metanfetamina-
-A giusto, sei passato all’ Metanfetamina- disse facendoli il verso
-Sei il solito imbecille. Dimmi che ti è successo-
-Niente, volevo solo vedere…- non lo fece finire
-Dimmi la verità- i suoi occhi divennero freddi come il ghiaccio, erano uguali ai suoi, e in quel momento si fondevano come gocce d’acqua fredda. Quel colore ricordava lame taglienti, non riusciva a sopportarli. Distolse lo sguardo e respirò rumorosamente
-Ti ricordi di Charlotte-
-Vagamente. Stava con Haner giusto?-
-Gli ho detto la verità. Che la causa della loro separazione ero io-  
-Tu cosa?-
-Si, io, ho fatto la cazzata più grande della mia vita otto anni fa. Non so come, ma Brian è venuto a saperlo e adesso non ho più un migliore  amico-
-Cosa sei venuto a fare in Minnesota?- disse seria. Jimmy si sbalordì della sua reazione. Di solito i ragazzi a questa età pensano solo all'amore a ubriacarsi  ad andare contro ad ogni regola e a fottersi di tutto. Invece lei era adulta e  matura addirittura più di lui.
-Schiarirmi le idee, respirare aria pulita e forse ritornare, un giorno ad HB-  si guardarono per alcuni istanti. Poi si abbracciarono come fratelli lontani.
 

Il suo pianto squarciò il silenzio di quella casa. Stava piangendo da quando i suoi occhi la guardarono per un’ultima volta .
Strinse di più il cuscino e urlò per l’ennesima volta. Urla di dolore mischiate alle lacrime amare. Con gli occhi ancori inumiditi  andò a tastoni con la mano nel comodini affianco al letto. Appena sentì la lama fredda sfiorargli il polpastrello ebbe un sussulto. La delimitò per un paio di volte pensando se sarebbe stato la cosa più giusta da fare. Le continue prediche di Jimmy la facevano ragionare quando era sul punto di tagliarsi, ma in quel momento non gliene fregava niente. Per tutto questo tempo il suo migliore amico le aveva mentito, lo aveva fatto perché teneva a Brian, ma lei questo non lo concepiva –per ora- forse un girono avrebbe capito tutto, lo avrebbe perdonato ma non ora.
Afferrò la lametta, non piangeva più, la portò sulla pelle e incise. Una volta, due volte, tre volte, quattro volte, cinque volte. Lo fece finche non si sentì più leggera. Il sangue affluiva come un fiume in piena, si impregnava nel materasso come acqua le sue lacrime erano scomparse e il suo cuore aveva smesso d’amare.












BBBuonSalve :33
Sono tornate per voi e perchè in questo momento sono in vacanza * fa trenino conga*
Allora. Jimmy se ne va dai suoi. La comparsa della sua sorellina ( Ho tirato un nome a cazzo e un'età) sarà permanente per i prossimi capitoli ( non so per quanti) Chiamiamola l'aggiunta di un nuovo personaggio perchè forse la integrerò completamente nella storia. Okay questa è un'idea del momento Yuhuuuu.
La smetto.
il capitolo è corto e non mi ispira molto ma è tutto quello che sono riuscita a fare ç.ç
Voglio ringraziare chi la recensisce, chi l'ha messa nelle preferite, ricordate, o altre michiate. Vi amo perchè 12 persone hanno come preferite la mia storia. Vi adoro, è un mio nuovo record <3<3
Vi amo anche perchè continuate a seguirla dopo che io vi prometto di postare velocemente i capitoli ma non lo faccio <33
Ciò detto al prossimo capitolo
Domino <3 :33

P.s BUONA PASQUAAAA  

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


20 Luglio 2008

Erano passati otto giorni, nemmeno una chiamata un messaggio o una visita. Tutto rimaneva così, fermo e immobile. Matt, Zacky, Johnny e Brian si ritrovavano il più delle volte nella sala prove a guardarsi negli occhi. Zacky aveva raccontato tutto. La sua fuga, la sua voglia di respirare schiarirsi le idee e di forse ritornare ad HB.
Le reazioni dei ragazzi furono prevedibili. Matt con i soliti schizzi di rabbia, Johnny con lo sguardo perso nel vuoto dalla seria “ Che cazzo è successo” Zacky con la sua aria cupa e Brian il quale era accompagnato dal suo senso di colpa. Tremenda colpa. Non voleva dire tutte quelle cose a Jimmy, ma lo aveva fatto. La rabbia? Gelosia? L’amore? Forse, ma sinceramente in quel momento non riusciva a capire niente. Tutto gli sembrava confuso, e dopo otto giorni dall’annuncio della sua fuga, gli Avenged Sevenfold ebbero un vuoto.
 
 
 
 
 
-Sei sicuro di star bene?- la signora Sullivan guardò Jimmy con tenerezza, era felice che il suo bambinone fosse tornato a casa.
-Si mamma sto bene-
-Mi sembri sciupato. Mangiavi!?- Jimmy roteò gli occhi al cielo e sbuffò pesantemente
-Si mamma, tutti i giorni-
-Ne sei sicuro?-
-Secondo te?- disse ironico alzando le braccia al celo
-Sisisi, sempre le stesse storie-
-Ma…- rimase perplesso. Non la capiva proprio sua madre. Si passo una mano il volto e sbuffò per l’ennesima volta
-Ehi Jimbo, andiamo?- sua sorella scese pesantemente le scale, buttandosi letteralmente addosso a lui
-Dakota ma quanto pesi?- disse con aria di sofferenza
-Quanto il gel che usa Johnny per tenersi su la cresta. E credimi ne usa taaaanto quel ragazzo- diede un buffetto scherzoso sopra il naso di Jimmy, si alzo e si diresse verso la porta mentre, Jimmy si pulì i pantaloni, prese le chiavi della macchina e uscì con la sua amata e innocente sorellina.
-Dove andiamo?!- chiese con entusiasmo
-Zitta Dakota!-
-Dai dimmi dove andiamo!-
-Zitta Dakota-
-Posso almeno guidare il SUV?-
-Non lo guiderai mai-
-Già fatto-
- E quando?!- disse fermandosi di colpo in mezzo al vialetto
-Quando tu dormivi, papà mi ha dato il permesso-
-COSA?! HAI SOLO 17 ANNI!-
-Ne ho 19 Jim- sbuffò rubandoli le chiavi della macchina
-EHI RIDAMMELE!- ma ormai era troppo tardi, Dakota era già al posto di guida, con il CD degli Iron Maiden a palla. Suonava vivamente il clacson della macchina. Beh, almeno durante il viaggio avrebbe ascoltato buona musica.
 
 
 
 
Era distesa sul letto, l’ennesimo taglio del momento. Non apriva a nessuno, non rispondeva alle chiamate o ai messaggi del ragazzi. Aveva un sorriso stampato sul volto. Era in quello stato dove ad ogni cosa ridi, la prendi come scherzo e ci passi su. Ridi come un’isterica quasi da manicomio. Charlotte si trovava in quel periodo. Periodo di schizofrenia cronica. Si alzò, e si guardò allo specchio, era così sporco che non riusciva a specchiarsi. Rise, ma poi pensò a Jimmy. L’aveva tradita, ma per otto anni gli era stata affianco. E Brian? Lui, era scomparso, ma Jimmy aveva fatto di peggio.
Tradita, ecco cosa aveva fatto.
E Brian, non l’ha fatto?
Ma era colpa di Jimmy
O dell’alcool?
Intrecciò le dita nei capelli, si piegò su se stessa e iniziò ad urlare, mentre i suoi occhi venivano inondate da altre lacrime.
Cadde lentamente a terra, si rannicchiò su se stessa e pianse, finche il campanello suono. Di colpo le sue lacrime si interruppero, sembrava quasi una magia. Il suono acuto del campanello era insistente. Gattonò fino alla porta, si aggrappò alla maniglia ed aprì. Reggendosi al corrimano scese le scale a passo lento, arrivò biascicando alla porta di casa e la aprì, rivelando la massiccia figura di Brian Elwin Haner Jr.
 
-Che vuoi Brian- disse cambiando totalmente espressione
-Jimmy se ne andato-
-Me ne dovrebbe fregare qualcosa?-
-Forse- mormorò grattandosi leggermente la nuca
-P-posso entrare?-
-Certo- Charlotte lo fece entrare, chiudendosi lentamente la porta alle spalle
-Non ti vedo in ottima forma-
-Tu dici?- Brian si soffermò a guardare le sue braccia, erano ricoperte da del sangue secco. A lei non importava, Brian l’aveva vista in situazioni peggiori, e in quel momento iniziò a pensare a Jimmy
-Sai dov’è andato?-
-Jimmy?- Charlotte annuì, rannicchiandosi dolcemente al suo fianco
-In Minnesota, dai suoi genitori-
-Capisco, ha intenzione di tornare?-
-Da quanto dice Zacky, non credo. Ma forse tu ci riuscirai. Abbiamo bisogno di lui, e soprattutto tu, hai bisogno di lui. Sei ridotta malissimo- gli accarezzò i capelli, intrecciandoli ogni tanto tra le dita
Rimasero in silenzio.
Charlotte amava il silenzio
. Per lei era migliore di qualsiasi altra parola.
E in quel momento capì.
Il suo cuore apparteneva a Jimmy.

 
-Brian, posso farti un domanda?-
-Certo, dimmi-
-Mi ami?- in quel momento si sentiva un stupida 15 enne in crisi ormonale, ma quella domanda era essenziale in quel momento.
Brian la osservò per alcuni minuti.
Il viso sciupato, la carne bianca, le lunghe occhiaie che contornavano i suoi occhi, le labbra secche e il braccio condannato da innumerevoli tagli.
Era la ragazza di otto anni fa.
La voglia di salvarla c’era, ma quella  di amarla si era messa da parte per far spazio a Jimmy.
In quei otto giorni capì tutto.
Jimmy ne era sempre stato innamorato. Forse addirittura più di lui. Il modo in cui la guardava a scuola e le sue continue frecciatine su di lei in sua presenza. Forse gli bastava solo un attimo, guardarla toccarla e far accettare alla sua mente che lui era pazzamente, e follemente innamorato di Charlotte Starwood.
-No Charlotte, ma so che qualcuno la fuori ti ama. E quel qualcuno è a 2300 km di distanza da noi. Il suo nome è James Owen Sullivan- sussurrò il suo nome facendola rabbrividire
-Grazie Brian- mormorò lasciandogli l’ultimo bacio.













Ssssono tornataaaaaaaaa.
E anche presto rispetto all'ultima volta.
RItornando alla storia
CHARLOTTE HA CAPITO CHE AMAM JIMMY. WOOOHOOOO *  Fa partira l'aola*
Il colpo di scene non ve lo immaginavate, neeh * fa accentò Milanese *
Oddio, non so più come continuare ( amatemi follemente)
Alla prossima
Domino<3

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


30 Luglio 2008
                                  
 
 
Il sole era caldo, penetrava dolcemente nelle finestre della camera di Jimmy.
Ed era la prima volta, in tutta la sua vita che vedeva il sole a Bloomington. Si stiracchiò ben bene le braccia, fece un lungo sbadiglio e scese dal letto. Aveva ancora la bocca impastata dal sonno, si grattò il fondoschiena, un passata veloce  di mano tra i capelli neri e si diresse verso il bagno. Il bagno era freddo, a quel tocco Jimmy rabbrividì, scrollando violentemente le spalle.
Era una giornata strana, quasi come se il karma quel giorno volesse prendersela con lui.
Scrollò di nuovo le spalle, si lavò i denti e uscì assonato dal bagno.
La casa era silenziosa, non c’era nessuno, ne le solite urla di sua sorella, ne la tv accesa a tutto volume di suo padre ne il delizioso aroma di Pancakes di sua madre. Fece spallucce e scese con molta calma le scale fino ad arrivare in salotto. Deserto.
Ne un bigliettino ne la colazione. Vuoto, il puro vuoto.
Tutto questo assomigliava alla sua vita senza Charlotte. Sospirò rumorosamente, si diresse in cucina e cerco qualcosa da mangiare, ma restò impalato davanti al frigo a guardare il vuoto, pensando a lei. Appoggiò la fronte contro la parete fredda e bianca del frigorifero, sospirando per l’ennesima volta.
 
 
 
 
I suoi occhi azzurri si univano come cioccolato fuso a quelli di Charlotte.
-Ne sei sicura?-
-Certo, devo recuperarlo-
-Non voglio che tu affronti un viaggio così lungo- mormorò Martina accarezzando dolcemente il suo zigomo
-Non sono sola, ci sarà Matt con me. Puoi stare tranquilla- gli sorrise. Ma sapeva che quel sorriso era falso. Charlotte sapeva benissimo che arrivata li, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.
Stranamente i suoi occhi brillavano di speranza, anche se il suo sorriso era spento come la luna coperta dalle nuvole di un temporale.
-Tranquilla amore. Se ci sarà Matt tutto andrà bene- la rassicurò Zacky.
-Mh, okay. Ma quando siete arrivati chiamatemi immediatamente, capito?-
-Si, Marti capito-
-Buona fortuna Cha- l’abbraccio sentendo per un’ultima volta il suo profumo.
Martina aveva gli occhi lucidi, mentre Charlotte si rendeva forte, ma dentro di lei il suo impero di cristallo era ormai caduto.
 
 
 
 
 
Erano ormai ore che viaggiavano, e il Minnesota sembrava ancora lontano.
Il sole picchiava forte sul SUV di Matt. A Charlotte non piaceva il sole, ma in quel momento non aveva altra scelta.
Alla radio giravano vecchi canzoni anni 80’ da quanto si capiva Matt ne andava pazzo, in quel momento muoveva come un forsennato il ritmo sul voltante, facendo rimbombare nella testa di Charlotte quell’orribile ticchettio.
-Matt, la smettiamo?-
-Dai Charlotte, non mi dire che non ti piace la musica anni 80’?-
-Non è che non mi piace, sei tu e il tuo stupido ticchettio a farmi impazzire-
-Sempre la solita simpatica- sbuffò, spegnendo a malincuore la radio
-Ti ringrazio Charles-
-Evitiamo di chiamarmi così?-
-Amo il tuo secondo nome, perché non dovrei dirlo?-
-Ma perché non dormi?-
-Sempre il solito simpatico- sbuffò
-Senti chi parla- disse alzando gli occhi al cielo
-Cretino- mormorò Charlotte
-Deficiente-
-Coglione-
-Stronza-
-Testa di Cazzo-
-Zoccola-
-Cosa hai detto?- Charlotte drizzo sulla schiena, guardando di sottecchi Matt
-Niente che ti interessi- borbottò Matt passandosi la mano sulla nuca per asciugare le piccole goccioline di sudore
-Allora…- bofonchiò Charlotte – Cosa dice Valery di questo viaggio?-
-Non ne è entusiasta, sai è sempre stata una tipa gelosa. E pensa che vedendoti in questo stato io…-
-Ha paura che tu possa  fare sesso con me?!- disse ridendo fragorosamente
-Più o meno-
-Che cosa ridicola-
-Lo so, ma credo che le chiederò di sposarmi- disse fiero sistemando meglio le mani sul volante della macchina.
Charlotte sgranò gli occhi e per poco non si strozzava con la sua stessa saliva.
-Matt, è un passo importante il matrimonio. Eh, ne sei sicuro?-
-Più che sicuro. La conosco dal Liceo, e l’amo più di ogni altra cosa. Credo che il matrimonio rafforzerà ancora di più il nostro rapporto-  Charlotte gli rivolse un sorriso, uno di quelli sinceri, davanti ai suoi occhi aveva il ragazzo che un tempo credeva di amare.
-Sono fiera di te Matt-  disse posandoli una mano sul braccio, e rivolgendoli l’ennesimo sorriso.
Matt ricambiò scompigliandoli leggermente i capelli, facendoli ricadere davanti al viso.
 
 
 
 
 
-Matt ho bisogno del bagno- mugugnò Charlotte risvegliandosi dal sonno
-Ben tornata tra di noi Charlotte. Come stai? Hai bisogno che guidi io al posto tuo Matt? Si, grazie mille te ne sarei grata dato che sono 15 ore che guido interrottamente- disse acido
-Vuoi che guidi io Matt?- disse ridacchiando
-Te ne sarei grato- Matt lanciò un occhiata fulminante a Charlotte, che si mise a ridere immediatamente
-Guiderò appena troverai un Autogrill con il bagno- sorrise, e lui sbuffò
 
Matt entrò nel parcheggio dell’Autogrill, e Charlotte si fiondò letteralmente dentro il locale in cerca di un bagno.
Uscì dalla macchina con estrema calma, aveva le gambe intorpidite e gli occhi si stavano lentamente chiudendo. Raggiunse Charlotte dentro l’Autogrill, la quale era impegnata a comprare le peggio bibite energetiche per la lunga nottata che avrebbe dovuto affrontare.
-Ti conviene prendere anche qualcosa da mangiare, non credi?- disse delimitando le scapole della sua schiena
-Non ne ho bisogno grazie- mormorò. Matt depositò la mano a metà della sua schiena, e l’accompagnò verso il bancone.
Dietro alla cassa c’era una ragazza, sulla ventina d'anni, alta, occhi scuri contornati da del trucco pesante, capelli biondi raccolti da una morbida coda e una maglietta verde vomito con il nome dell’Autogrill
-Ciao, vorremo due Hamburger da portare via e caffè espresso, grazie- disse Matt rivolgendo un sorriso cordiale alla ragazza.
-Non voglio niente da mangiare Matt.-
-Mi dispiace Charlotte, ma ho promesso a Martina di occuparmi di te. Quindi tu stasera mangerai e guiderai-
Charlotte sbuffò, roteando gli occhi al cielo
-Vado a pagare le bibite e ti aspetto vicino alla macchina-
 
 
Charlotte pagò velocemente e uscì dal locale, dirigendosi il più fretta possibile verso l’auto. Erano solo le otto di sera, ma già il cielo era buio e la luna piena.
Aprì dalla parte del guidatore, e lasciando la portiera aperta, iniziò a trangugiare una delle svariate lattine energetiche, aspettando Matt con i fari della macchina accesi.
-Se continui a bere così, dovrai andare molto presto in bagno- Charlotte si fece sfuggire una risatina e si passò una mano tra i capelli
-Matt, mi fermerò molto più spesso di quanto tu creda- alzò lo sguardo, e il sorriso sul volto si spense. Un ragazzo alto nella penombra, un capello di lana, giacca di pelle, e  pantaloni stretti. Tutto accompagnato da un sorriso sghembo sulle labbra.
-Bellezza il mio nome è Robert- disse accarezzandoli la mandibola
-Non mi toccare lurido- rabbrividì a quel tocco, stringendo gli occhi come per poter sparire
-Sai sei un bellissima ragazza, un po’ troppo magra e con un carattere troppo acido-  disse sfiorandoli la spalla con le dita
-Ho detto che non mi devi toccare- sibilò a denti stretti
-Questo Matt, è il tuo ragazzo?-
-No è un amico. Amico che se non mi lasci stare, ti staccherà le palle-
-Beh, lui non ha questo- le sue labbra vennero sfiorate da una lama fredda e lucente. Deglutì pesantemente, stringendo le ginocchia in un pugno
-Ora hai due possibilità. Fare sesso con me, oppure essere uccisa. Dimmi cosa preferisci? Se vuoi un consiglio io opterei per la prima- disse delimitando le sue labbra con il pollice. La lama del coltello sfiorava la sua pelle, un solo movimento, e la sua guancia sarebbe stata tagliata a metà
-Io farei così, facciamo che tu togli quella cosa dalla guancia di Charlotte e te ne vai. Oppure ti spacco letteralmente la faccia. Cosa scegli? Io opterei per la seconda- una mano si posò sulla spalla del ragazzo, il suo sangue rabbrividì a quel tocco, ebbe un sussulto, girò lentamente la testa, intravedendo nella penombra gli occhi verde smeraldo di Matt.
Charlotte si girò, mossa sbagliata. La sua guancia entrò in contatto con la lama del coltello. Il sangue scendeva lento e freddo, ma a lei non importava.
-Matt..- sibilò
-Allora cosa facciamo?- Matt posò entrambe le mani sulle spalle del ragazzo. Facendo scoccare nell’aria un suono sordo.
-Me ne vado- mormorò
-Bravo ragazzo- Matt prese violentemente il coltello puntandolo d’un tratto alla gola di Robert
-C’è ne andiamo?- disse inclinando la testa da un lato. Il cuore di Charlotte si fermò, trattenne il respiro e deglutì per l’ennesima volta.
-Si me ne vado- il ragazzo indietreggiò, fino a scappare via letteralmente.
Matt fece cadere il coltello, abbracciando di scatto Charlotte
-Dimmi che stai bene- mormorò sprofondando il naso tra i suoi capelli.
Charlotte si fece piccola tra le sue braccia, iniziò a piangere, stringendo sempre di più la sua maglietta.
-Ti prego non mi lasciare più da sola- disse tra un singhiozzo e l’altro
-No, ora ti terrò sempre affianco a me- la strinse ancora di più, facendole sprofondare il viso tra il suo petto
.











Okay, okya, okay, Sono due mesi che non aggiorno, ho la vostra più totale rabbia verso di me. Scusatemi tanto ç.ç
In questo periodo sono stata incasinata tra il recupero dei voti e cazzate varie, non sono mai riuscita a scrivere. Ma vi prego, non mi abbandonate ç.ç
Tornerò molto presto, ve lo giuro.
Vi prego ditemi se ci sono errori grammaticali, ve ne sarei grata dato che sono mesi che non scrivo più niente.
Vi amo tanto tanto tanto tanto tanto.

Alla prossima
Domino<3

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


31 Luglio 2008

 
Strinse con forza il volante, appoggiandoci delicatamente la fronte
-Stai bene?-
-Credo che vomiterò- borbottò Charlotte
Avevano appena passato il confine, ed ora erano fermi ad un semaforo. Il suo cuore accelerava ogni secondo di più. Voleva sprofondare nella notte e non risalire più a galla.
-Charlotte, è verde- mormorò Matt, posandoli una mano sulla spalla
Spinse sull’acceleratore e raggiunse in poco tempo la periferia della città.
Sapeva benissimo dove abitavano i genitori di Jimmy, molto spesso parlava di loro e delle loro nuova vita in Minnesota.
Girò nella via principale della periferia, e in poco tempo, con l’aiuto del navigatore arrivo in Via Madder 67 e in pochi istanti si ritrovò davanti alla casa dei genitori di Jimmy.
Via Madder 67, casa numero 3.
Era giunto il momento, deglutì un paio di volte prima di scendere dalla macchina.
La luce era accesa, forse lui era sveglio, oppure sua sorella Dakota.
-Sei pronta Charlotte?-
-Non lo so, e se non volesse più sapere niente di me?-
-Non diciamo cazzate Charlotte, è innamorato di te da anni. Come fa a non voler sapere più niente di te. Abbi fiducia in te stessa per sta volta. Te ne prego- Matt guardò dritto negli occhi di Charlotte. Erano neri e profondi. Era sul punto di inginocchiarsi e di piangere per l’ennesima volta. Ma non lo fece. Ricostruii quella piccola parte di castello, prese coraggio e suonò, facendo ululare i cane del quartiere.
La piccola porta di vetro si aprì, una figura alta e snella comparse sulla soglia di casa
-Si? Chi è?- era la sua voce, profonda e impastata dal sonno. Charlotte provò a parlare, ma uscì un leggero gemito, che si soffocò in poco tempo.
-Jimmy sono io, Matt-
-Sanders? Sei veramente tu?- a Jimmy pareva irreale quella situazione, iniziò ad avvicinarsi al piccolo cancello di casa, camminando per poi iniziare a correre, aprendo di scatto  il cancello e fiondandosi letteralmente tra le braccia di  Matt.
-Mi sei mancato Matt, mi sei mancato tantissimo-
-Anche tu Jimmy, anche tu- strinse Jimmy ancora di più, gli era mancato, più di ogni altra cosa.
Aprì lentamente gli occhi, sotto la luce lunare erano di un colore grigiastro, vagò per alcuni secondi con lo sguardo, finche non incontro il suo.
Era magra, stanca, e piena di tagli. Il rossore si illuminava sotto quella luce chiara, sembrava quasi luccicare.
-Charlotte…- sussurrò, staccandosi lentamente dall’abbraccio di Matt.
Jimmy fece qualche passo verso di lei inginocchiandosi e adagiando le mani sui fianchi di Charlotte, la spinse verso di se poggiando delicatamente la guancia sul suo ventre. Gli era mancata. La strinse ancora di più, come se non volesse farla scappare e pianse.
Charlotte aveva la testa abbassata, i capelli ricadevano delicati lungo il suo viso, mentre le sue dita vagavano avvolte nei capelli di Jimmy. Era lunghi, lucenti e sapevano si albicocca. Rise leggermente, e continuò a far passare le lunghe dita affusolate  nei suoi capelli.
Jimmy si ricompose, alzandosi ed asciugandosi le lacrime.
-Perdonami, perdonami, perdonami, perdonami ti prego- una sua mano sfiorò il viso di Charlotte, finendo il suo percorso lungo il collo.
-Dimmi che mi ami- a quelle parole ebbe un sussulto, il suo cuore si strinse in una morsa ardente. L’amava, o eccome se l’amava. Avrebbe ucciso per lei, e ci era andato vicino.
Adagiò le mani sul suo viso, fece scontrare leggermente le loro fronti e sfiorò la punta del suo naso
-Charlotte Starwood, io ti amo- disse incidendo il tono di voce  sull’ultima parola
-Allora non mi abbandonare mai più, testa di cazzo- disse tra un singhiozzo e l’altro
-No, mai mai mai mai mai mai mai, più- ripeté fino a far scontrare le loro labbra.
Si baciarono a lungo, sotto la luna, lentamente e dolcemente. Gli occhi di Charlotte erano inondati dalle lacrime, mentre il cuore di Jimmy batteva all’impazzata.
Era il bacio che aspettava da lunghi otto fottutissimi anni.
 
 
-Se avete finito, io avrei sonno e sono anche abbastanza affamato, non vorrei distruggere il vostro momento di riconcilio, ma sono 10 minuti che state limonando, Volete prendere un po’ di fiato?- sbraitò Matt
I due si misero a ridere, Jimmy lasciò a malavoglia Charlotte, donandogli uno dei suoi soliti sorrisi.
-Jimbo dimmi dove dormo e dopo vuoi due fate quel cazzo che vi pare- borbottò prendendosi la valigia
-Tranquillo Matt, starai nella camera degli ospite, mentre Charlotte, beh, tu dormirai con me- disse in modo malizioso
Charlotte arrossì violentemente, era la prima volta in tutta la sua vita che dopo una stupida frase, per niente sexy, detta da Jimmy, il suo viso prendeva colore.
Non era la prima volta che dormivano insieme. Si sono ritrovati anche in mutande, ma forse oltre al sfiorarsi leggermente durante la notte, sarebbero finiti nell’andare oltre a quel semplice tocco.
La casa era silenziosa e tranquilla, sua sorella e i suoi genitori erano fuori per il week-end,  sarebbero tornati l’indomani.
 
 
 
 
-Allora… questa è la tua stanza- mormorò Charlotte, osservando quella piccola stanza disordinata da quindicenne.
-Ehm… si, avrei messo apposto se avessi saputo del tuo arrivo- disse cercando di mettere in ordine quel poco di vestiti. Sembrava una trottola, si muoveva come una scheggia per la stanza.
-Jimmy…-
-Si?!- si blocco di colpo
-Fermati…- Jimmy lasciò cadere i vestiti sul pavimento, avvicinandosi lentamente a Charlotte.
Le sue nocche sfiorarono i suoi zigomi, mentre il respiro di Charlotte a quel tocco aumentava sempre di più
-Fammi tua..- mormorò
-Molto presto, ma prima voglio una cosa- disse sfiorando il suo corpo con i polpastrelli delle dita
-Tutto quello che vuoi…-
Le mani di Jimmy passarono dietro la schiena, fino a scendere giù, lungo l’interno coscia. Separò leggermente le sue gambe, per poi prenderla alla sprovvista in braccio, facendo circondare la sua vita con le sue gambe
-Voglio che tu metta del cibo sotto i denti- sussurrò al suo orecchio
-Mhh, non ne ho voglia in questo momento- mugugnò aggrappandosi meglio a Jimmy
-Charlotte, sei sottopeso, non ci vuole un genio a capirlo-
-Ma io non ho fame, e poi ho già mangiato-
-Un pasto vero?-
-No, ma…- Jimmy non la fece finire
-Non mi frega, tu mangerai-
Appoggiò Charlotte sul bancone della cucina, mentre lui iniziò a preparare un pasto decente
-Ma se mangio tutte le calorie assunte verranno eliminate col sesso- disse convinta di aver fatto cambiare idea a Jimmy
-Allora non faremo sesso- si avvicinò a lei, sfiorandole in modo sensuale le labbra
-Stai scherzando?!-
-Hai resistito 8 anni, resisterai ancora un po’- disse prendendo la pentola per l’acqua
-Pasta?- domandò
-Al pomodoro!- esclamò felice
-Invitante-
-In pochi minuti sarà pronto- le sorrise tornando a cucinare
Charlotte scese dal bancone della cucina, sedendosi a tavola.
In pochi minuti Jimmy aveva preparato un abbondate piatto di pasta, l’odore era invitante come l’aspetto. Con delicatezza prese la forchetta, prendendosi un generosa forchettata di pasta. Prese l’intero boccone in bocca, mangiandolo lentamente.
-Se lo mangi tutto lo facciamo- disse maliziosamente
In quel momento qualcosa scatto in Charlotte, e iniziò a mangiare sempre più velocemente il piatto di pasta
-Visto, ho trovato il modo di farti mangiare- disse ridendo
-Voglio vedere io quando avrò il potere- borbottò con ancora il boccone di pasta in bocca
Charlotte prese l’ultimo forchettata di pasta, butto giù l’intero bicchiere d’acqua e si pulì la bocca.
-Bene, ora, sesso- si alzò di scatto dalla sedia, mettendosi a cavalcioni su di lui, prese a baciarlo con violenza, le loro lingue si scontrarono più volte, mentre le loro mani viaggiano contemporaneamente lungo i loro corpi. Un fremito trapassò il ventre di Charlotte mentre Jimmy soffocò un gemito nel fondo della gola
-Ti voglio, ora- ansimò Jimmy tra un bacio e l’altro. Le sue mani circondarono i fianchi di Charlotte, spingendo la sua erezione contro il ventre.
Charlotte gemette, buttando la testa all’indietro. I pollici di Jimmy entrarono delicati nei suoi pantaloncini, sfiorando leggermente le sue ossa in evidenza, arrivò al bottone il quale slacciò, facendo scivolare Charlotte fuori. Le sue dita accarezzano delicatamente il suo corpo fino ad entrare nelle sue mutandine, le quali iniziarono un delicato e straziante movimento circolatorio lungo il suo sesso. Charlotte si fece sfuggire un gemito, facendo cadere delicatamente la testa sulla sua spalla, si morse il labbro, assaporando quel momento. Le sue mani slacciarono i pantaloni di Jimmy fino a liberare la sua erezione, scivolò dalle mutandine per poi sentire la sua pienezza d’entro di se
-Charlotte…- sussurrò
-Oh Jimmy…- le mani di Charlotte passarono lungo i capelli di Jimmy stringendoli delicatamente. I loro corpi affamati vennero saziati le loro labbra assetate vennero dissetate le loro anime perse vennero ritrovate
















Quuuanto sono brava a pubblicare velocemente, mlmlmlmlmlmlmlmlml <3
Dopo questo finale molto Hardcore (?)
Aspetto le vostre esclamazione, punti di vista, critiche, consigli, idee, e non so cosa metterci....
Bene, vi dico ch partirò lontano in un posto dove Internet non esiste e dove la natura mi circonderà come la Madonna.
Infine vi aguro un divertimento della Madonna e vi saluto Abbestia
Sciao Belli
Domino Rage <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


1 Agosto 2008
 
 
Erano abbracciati, le  gambe intrecciate tra esse, mentre Jimmy accarezzava delicatamente la sua piccola testa che in quel momento sprofondava nel suo petto. Un mugugno da parte sua, si stava svegliando. Aprì lentamente gli occhi mostrando i grandi occhi marroni che illuminavano il suo volto.
-Buon giorno Jim- disse con voce flebile. Un leggero sorriso adornò il suo volto facendo battere il cuore di James all’impazzata
-Giorno Cha- la strinse a se, sprofondando il naso nei suoi capelli, ed inebriando il dolce profumo di lavanda che emanavano.
Le dita di Charlotte  scorrevano lungo il petto di Jimmy contornando la scritta Fiction disegnata sul suo torso. Erano in silenzio, un momento magico definirebbe Jimmy, adorava questi momenti. Gli aveva sempre con Leana, ed ora gli aveva con lei. Erano speciali, diversi ed unici, migliori di quelli che aveva con la sua ex ragazza. Amava Charlotte.
Tutto questo fu interrotto dal forte bussare e dalle urla di Matt
  • Ehi voi due smettetela di fare i piccioncini, mi serve il vostro aiuto- Charlotte e Jimmy si guardarono torvi per un secondo, si alzarono e con calma dovuta si rivestirono redendosi presentabili agli occhi di Matt.
Jim aprì la porta e incrociò lo sguardo di Matt, il quale era un misto di euforia e preoccupazione.
-Shadz che è successo?- domando Jimmy incarnando un sopracciglio
- Charlotte tu già lo sai, ma tu Jimbo, no. Tu questo non lo sai- rise grattandosi leggermente la testa
-Matt muoviti e sputa il rospo- disse incrociando le braccia al petto
- Devo chiedere a Valery di sposarmi e non so proprio come cazzo fare- Jimmy rimase scioccato  mentre a Charlotte venne riempita da mille e più idee
-AHAHAHAHA, okay Matt tu sei impazzito, COSA?! Tu ti vorresti sposare? Ne sei sicuro?- disse sgranando gli occhi
-È la donna della mia vita Jim, la amo più di qualsiasi cosa, morirei per lei, mi strapperei il cuore da solo se potessi, farei di tutto. Voglio crearmi una famiglia, avere dei figli, sposarmi andare in vacanza al mare assieme ad un mini me, e tutto questo lo voglio con lei Jim.- disse con la voce strozzata per l’emozione
A Charlotte vennero le lacrime agli occhi, era emozionata. Dopo tutto lui, fu la sua prima cotta segreta, ed era felice per quell’armadio a due ante. Aveva trovato la felicità, come lei l’aveva trovata in Jimmy. In quel momento prese la mano di Jim, stringendola il più possibile, gli sorrise. E lui ricambiò con un tenero bacio sulla fronte.
-Okay Matt, torniamo ad Huntington Beach, ho in mente un piano geniale, per far dire di SI a Val- disse Charlotte facendoli l’occhiolino. Quel pomeriggio fecero le valige, caricarono la macchina, salutarono i genitori di Jimmy e partirono per HB, erano eccitati e felici. Matt avrebbe avuto quello che desirava da una vita, mentre Charlotte avrebbe iniziato una nuova vita insieme a Jimmy, era entusiasta ed innamorata.
 
 
Durante il viaggio Charlotte espose la sua idea, ovvero di creare un filmino con tutte le loro foto di questi fantastici e lunghissimi 8 anni di fidanzamento, fare tutto questo lungo il molo di HB, lo avrebbe riempito di candele bianche, e avrebbe fatto arrivare Val con una banalissima scusa proprio li.
       -E poi arrivi tu Matt, e..- disse per farli finire la frase
-E?- chiese interrogativo
- Cosa farai tu Matt?- disse incoraggiandolo a finire di nuovo la frase
- Cosa, cosa devo fare?- chiese spaventato
- Devi chiederle di sposarla, IDIOTA- imprecò verso di lui e Jim si mise a ridere
- NON C’È NIENTE DA RIDERE JAMES- urlò Charlotte facendolo zittire
- Andiamo Matt non è difficile, devi solo inginocchiarti dire due o tre frasi sdolcinate e chiederle “Valery diBenedetto, vuoi tu sposarmi?”, lei farà duo o tre urletti e ti dirà di si- disse James facendo spallucce – e se questo non basta e ti dirà di no, dagli un botta in testa e sposala contro la sua volontà semplice la questione- concluse ridacchiando, Charlotte lo fulmino, a quello sguardo Jim mostrò il suoi occhioni azzurri facendola sorridere.
- Matt, non lo ascoltare, andrà tutto per il meglio- cercò di consolarlo
- Si, andrà tutto per il meglio, tutto per il meglio, su Sanders, tutto per il meglio- si ripeté Matt
- Esatto Matt, tutto per il meglio- disse Charlotte rivolgendoli un sorriso ampio e gioioso
- Pensò che vomiterò- disse inchiodando e riempiendo il parabrezza con tutta l’anima che possedeva in corpo
- Io non pulisco- disse Jim, guardando quella scena orribile.





 
E boh ecco, sono tornata dopo quasi tre anni. AHAHAHAHAHAHA. ODDIO CHE EMOZIONE. No niente mi scuso profondamente ma la creatività in questi anni mi abbandonata, non vi assicuro niente, che continuerò a scrivere o meno. Ma spero di pubblicare qualche capitoletto per poi concludere la storia. Non so quanta gente leggerà o farà recensioni su questo capitolo, ma se siete mie fan accanite, vi prego lasciate una piccola recensione negativa, positiva o quel che sia.
Alla prossima, adiue

 

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